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Il mancato od incompleto trasferimento nelle varie regioni italiane dei valori culturali alla base
della riforma psichiatrica e la condivisione di modalità organizzative uniformi su tutto il territorio
nazionale ha dato luogo a pratiche terapeutiche che, a fronte di un generico riconoscimento dei
diritti per le persone malate di mente, rappresentano modalità di cura e di gestione molto diverse,
sebbene tutte riconoscano nel progetto individuale lo strumento per dare centralità alla persona.
Troppi DSM tuttavia sono ancora incerti tra assistenza e sicurezza, pietà e paura, limiti burocratici
ed innovazione, pervasi da quello che Basaglia definiva il “culto del pessimismo”, privi della
necessaria volontà per raccogliere la sfida importante che oggi ci aspetta. Resta a mio giudizio
prevalente la logica custodialistica e l’equivalenza fra progetti di cura e strutture residenziali che
spesso divengono contenitori, i anche sepiccoli, dell’abbandono.
d
56 persone oggi grazie all’adesione al progetto Luce è Libertà hanno conquistato la libertà di
varcare la soglia dell’opg, ma anche quella di desiderare, scegliere, ricostruire legami di senso, di
fiducia, attraverso un intenso lavoro sulle abilità e sulle capacità che ogni persona possiede,
sono oggi in tanti inseriti in duraturi percorsi socio-lavorativi e produttori di benessere per la
comunità che li accoglie.
Premessa