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Sindacato<br />
Pino Marras è stato confermato alla guida della segreteria regionale della Cgil<br />
“I governi di centro destra stanno pagando<br />
le cambiali firmate in campagna elettorale”<br />
Pino Marras, 55 anni, è stato riconfermato<br />
alla guida della Cgil isolana,<br />
il sindacato col maggior<br />
numero di iscritti in Sardegna. Ricopre<br />
l’incarico dal giugno del 1996. In questi<br />
ultimi anni ha guidato la Cgil con i quattro<br />
segretari regionali Paola Bertolucci,<br />
Gianna Rita Mele, Francesco Coghene e<br />
Giampaolo Diana. Un congresso che ha<br />
confermato la linea seguita dal sindacato<br />
in questi ultimi anni e che ha puntato<br />
l’indice sulla “incapacità” della Sardegna<br />
di esprimere politiche efficaci e<br />
classi dirigenti avvedute. Duro l’attacco<br />
al governo di centro destra in campo<br />
nazionale e regionele. Marras ha detto:<br />
“Il governo di centro destra sta pagando<br />
tutte le cambiali sottoscritte in campagna<br />
elettorale: mercato del lavoro con meno<br />
regole e tutele, licenziamenti senza giusta<br />
causa, riduzione del costo del lavoro a<br />
carico della previdenza”. Ottimismo - ha<br />
espresso Marras - sull’avvento dell’euro.<br />
Ma ecco, in estrema sintesi, alcuni dei<br />
passi salienti letti dal leader Cgil durante<br />
la sua relazione d’apertura al congresso.<br />
Incapaci di esprimerci<br />
“L’istituzione regionale vive una crisi<br />
grave e profonda. È in crisi la capacità<br />
di interpretare e governare le dinamiche<br />
dell’economia e della società sarde, è in<br />
crisi la capacità di esprimere l’autonoma<br />
identità di una comunità che, per vicende<br />
storiche e peculiarità culturali, si sente<br />
popolo”.<br />
Politiche vecchie<br />
“Abbiamo una politica per l’impresa in<br />
gran parte vecchia e inadeguata, volta più<br />
al sostegno delle imprese quali sono, a<br />
compensarne parzialmente la debolezza<br />
e la scarsa produttività e competitività<br />
piuttosto che a promuoverne il miglioramento<br />
qualitativo e la capacità di stare<br />
sul mercato”.<br />
Formazione professionale<br />
“La Sardegna è priva della strumentazione<br />
di governo del mercato del lavoro<br />
e non consente un’adeguata conoscenza<br />
delle sue dinamiche. Specchio di questa<br />
situazione è la formazione professionale,<br />
la cui riforma sollecitiamo, da molto<br />
tempo, inascoltati, che impiega ingenti<br />
Pino Marras, confermato alla guida<br />
della Cgil in Sardegna (foto <strong>Sardinews</strong>)<br />
risorse in programmi definiti nella più<br />
assoluta ignoranza dei profili professionali<br />
necessari al mercato, col risultato<br />
di produrre molte professionalità inutili<br />
riuscendo, nel contempo a non soddisfare<br />
la domanda di svariate qualifiche”.<br />
Senza politiche economiche<br />
“Le politiche economiche della Regione<br />
condizionano anche le sorti di parti<br />
importanti dell’attuale sistema produttivo<br />
industriale. È il caso della chimica che<br />
resta il comparto industriale di maggior<br />
consistenza e che rischia oggi, in conseguenza<br />
delle scelte del riposizionamento<br />
di Enichem, ma anche di insufficienze<br />
dei siti, di imboccare una strada di<br />
marginalizzazione e di declino. È il<br />
caso della metallurgia non ferrosa che<br />
necessita di scelte non contingenti in<br />
materia ambientale ed energetica. È<br />
il caso della cartiera di Arbaax la cui<br />
prospettiva torna ad essere incerta a causa<br />
di una mancata delibera del Cipe. Dipendono<br />
dalle scelte della Regione, anche,<br />
la qualità della continuità territoriale<br />
che si realizzerà, e le sue conseguenze<br />
sull’occupazione nei trasporti, così come,<br />
il completamento della stabilizzazione<br />
dei lavoratori, impegnati nei lavori socialmente<br />
utili, già positivamente avviata nel<br />
caso del parco geo-minerario”.<br />
Cambiali in pagamento<br />
“Il governo di centro destra, dunque, sta<br />
pagando tutte le cambiali sottoscritte in<br />
campagna elettorale: mercato del lavoro<br />
con meno regole e tutele, licenziamenti<br />
senza giusta causa, riduzione del costo<br />
del lavoro a carico della previdenza. I<br />
passi successivi, peraltro già annunciati,<br />
sono la messa in discussione del modello<br />
contrattuale e della politica dei redditi in<br />
favore di quella che il libro bianco e, già<br />
prima, il manifesto di Parma chiamano<br />
politica per la competitività. Il modello<br />
contrattuale cui si tende è finalizzato<br />
al depotenziamento, se non al totale<br />
superamento, del contratto nazionale per<br />
privilegiare regimi salariali articolati<br />
per territorio così da consentire e incoraggiare<br />
ipotesi di politiche di sviluppo<br />
costruite essenzialmente sulla ricerca<br />
della competitività sul terreno dei costi<br />
piuttosto che su quello della qualità e<br />
dell’innovazione”.<br />
Politica dei redditi addio<br />
“La politica dei redditi è considerata,<br />
sempre in linea col manifesto di Parma,<br />
uno strumento che ha esaurito il suo compito<br />
col risanamento della finanza pubblica<br />
e dei parametri fondamentali dell’economia<br />
e che oggi conviene abbandonare<br />
per lasciare che la ripartizione<br />
del reddito sia determinata dalla libera<br />
dinamica del mercato e del conflitto<br />
sociale”.<br />
L’Europa<br />
“I colpi di coda antieuropeisti del centrodestra<br />
italiano non cambiano la realtà<br />
dei fatti. Dal primo gennaio, trecento<br />
milioni di cittadini di dodici Stati europei<br />
usano la stessa moneta. Gli effetti positivi<br />
di quest’evento si manifesteranno già nei<br />
prossimi mesi e, ancor più, nei prossimi<br />
anni quando l’Euro sarà adottato dai<br />
restanti tre Stati dell’Unione e dai tredici<br />
Paesi che entreranno a farne parte. Si<br />
tratta, già da oggi, della seconda moneta<br />
mondiale e questo dato è destinato a<br />
rafforzarsi considerevolmente, sia in<br />
relazione all’aumento del numero dei<br />
Paesi membri, sia alla sua prevedibile<br />
adozione come divisa di scambio in<br />
tutte le transazioni internazionali, come<br />
avviene per il dollaro. E l’Europa avrà<br />
un nuovo ruolo storico”.<br />
Sabrina Cenni<br />
gennaio 2002 11