FinMag.23_ITAdef (Download: pdf, Size: 2.9 MB) - Finmeccanica

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E D I T O R I A L E 3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE Una svolta strategica Imesi che abbiamo davanti a noi saranno particolarmente impegnativi: dovremo realizzare il piano strategico ed industriale che abbiamo delineato e che è stato approvato dagli azionisti e presentato al mercato. Ci è ben chiaro quello che Finmeccanica dovrà diventare: un gruppo attivo nel settore dell’alta tecnologia, non concentrato esclusivamente sul settore della difesa, ma in grado di affermarsi e trovare nuovi spazi di crescita grazie allo sviluppo di tecnologie avanzate che, originate dai sistemi per la difesa, trovano applicazione in nuovi domini legati alle diverse attività quotidiane di una società moderna che sempre più usufruisce di tecnologia. Non vogliamo affatto abbandonare il campo civile, al contrario, proprio sfruttando pienamente ogni potenziale applicazione, civile, duale, militare del nostro patrimonio tecnologico vogliamo ridefinire Finmeccanica come il presidio dell’industria Italiana e non solo, sulle più avanzate frontiere della conoscenza e della tecnologia. La nostra missione è l’impiego del patrimonio di competenze tecniche e manifatturiere acquisito nel tempo per elevare la qualità della vita dei cittadini del nostro Paese. Possiamo infatti contribuire in modo significativo alla ripresa di uno sviluppo sostenibile dell’Italia mantenendo forte e competitiva la nostra capacità di innovazione, premessa comunque essenziale per continuare ad essere protagonisti del nostro futuro. Finmeccanica, paragonata alle altre industrie della difesa, è la società che opera nel più ampio numero di settori, quasi fosse una conglomerata. La situazione economica mondiale, con la fortissima spinta competitiva che ne deriva, ci chiede oggi di concentrarci su un numero inferiore di settori semplicemente perché non sono disponibili risorse che ci consentano di sostenere tutte le aree di business in modo tale da rendere ciascuna di esse eccellente e vincere la sfida della concorrenza. Parimenti dobbiamo rivedere il nostro portafoglio di tecnologie e prodotti anche nelle aree individuate come core, per puntare su ciò che ci consenta di essere leader di mercato e su cui costruire un successo industriale e finanziario duraturo Sono perfettamente conscio della difficoltà dell’impresa, che richiede oltre ad una visione strategica e ad un piano d’azione articolato, peraltro già avviato, un orizzonte temporale adeguato. Per riconfigurare Finmeccanica e focalizzarla sulla sua nuova missione serviranno infatti alcuni anni, caratterizzati da uno sforzo condiviso, mirato e continuo. Finmeccanica deve compiere una profonda trasformazione e nel contempo deve migliorare i risultati economici e finanziari in modo sostanziale. Questo ci chiedono gli azionisti e il mercato, nella consapevolezza che i nostri concorrenti hanno già intrapreso e in qualche caso completato un percorso analogo; noi abbiamo l’obbligo di realizzare quanto abbiamo promesso ben sapendo che la fiducia che ci è stata accordata è temporanea e soggetta a verifica continua fino al nostro definitivo rilancio. Proprio per questo i primi risultati, indicatori di un trend positivo, dovranno già realizzarsi quest’anno e per un gruppo delle dimensioni e della complessità di Finmeccanica, ciò significa un cambiamento molto rapido. Uno specifico target della nuova Finmeccanica è quello di fare del settore che oggi chiamiamo elettronica per la difesa e sicurezza, il fulcro del cambiamento: perché è già oggi il maggior business del Gruppo e perché è il segmento con il maggiore tasso di crescita previsto da oggi al 2020. È in questa chiave che si inserisce l’iniziativa della fusione SELEX Galileo, SELEX Sistemi Integrati e SELEX Elsag, il cui scopo non è tanto finalizzato a conseguire efficienza industriale e finanziaria – obiettivi comunque indispensabili per la stessa sopravvivenza delle aziende – quanto a realizzare quell’auspicato mutamento di strategia che vede come target primario l’ampliamento e l’estensione del patrimonio tecnologico del settore alle applicazioni in campo civile. Basti pensare alla cyber defense/security, sempre più importante nella vita di ogni cittadino, oppure alla protezione e gestione delle infrastrutture critiche, al concetto di smart grid e più in generale di smart cities, al monitoraggio e controllo del traffico aereo, di quello marittimo, ferroviario, alla sorveglianza delle coste. Le tecnologie da noi sviluppate nel settore elettronico ed aerospaziale, spesso derivate da quelle militari, unite alle esperienze acquisite nell’integrazione e gestione di sistemi complessi per la difesa, saranno sempre più appetibili, in quanto sempre più applicate all’intero spettro delle attività della nostra vita quotidiana. È proprio grazie a queste tecnologie e competenze che Finmeccanica è in grado di candidarsi a guidare la crescita dell’Italia nella modernizzazione delle proprie infrastrutture e nel conseguente miglioramento della qualità della vita dei suoi cittadini. Anche dRS negli USA sarà oggetto di ristrutturazione per aumentarne l’integrazione, sia al suo interno sia nei rapporti con le altre società del Gruppo. Abbiamo avviato anche una riorganizzazione delle attività di Finmeccanica nel settore della difesa negli Stati Uniti, con l’obiettivo di dar vita nel 2013 ad un unico raggruppamento, Finmeccanica defense, guidata da William Lynn, che da qualche mese già dirige dRS. Compito di Finmeccanica defense sarà quello di incrementare la visibilità e credibilità delle attività di Finmeccanica nel mondo della difesa USA, cioè in quello che si confermerà come un mercato di primaria importanza per il nostro futuro. Altri due settori nei quali vogliamo continuare ad essere protagonisti sono quelli dell’aeronautica e degli elicotteri. Per quanto riguarda l’aeronautica, le azioni in corso devono consentirci di riguadagnare efficienza e competitività, rinforzando la presenza in aree di eccellenza ben determinate. Nell’ala rotante i risultati sono già eccellenti, ma ci sono i margini per crescere e migliorare ulteriormente, grazie all’ampliamento della gamma di prodotti e a nuove applicazioni. Nel campo spaziale, che ritengo di importanza strategica per il nostro Paese, dobbiamo riprendere un ruolo centrale, coerente con la nostra storia nel settore, laddove l’Italia è stata uno dei pionieri. Ci faremo parte diligente per essere di raccordo tra tutte le componenti che si occupano di spazio, al fine di massimizzare le possibili sinergie e mettere a miglior frutto le risorse economiche stanziate dall’Italia. Nei settori della difesa subacquea e dei sistemi navali e terrestri, dove abbiamo aree di eccellenza e di leadership mondiali, dovremo continuare a crescere per raggiungere quella massa critica che ci consentirà di rimanere sul mercato in termini competitivi rispetto ai maggiori concorrenti mondiali, eventualmente stringendo con loro accordi di programma o creando specifiche partnership. Per quanto riguarda energia e trasporti, la scelta di disinvestire deriva dalla impossibilità di essere competitivi nel medio termine in queste attività in assenza dei necessari investimenti, che oggi non possiamo garantire. Già nel breve termine quindi effettueremo disinvestimenti selettivi. Il che non significa disattenzione verso questi settori, come conferma lo sforzo che stiamo facendo per risanare AnsaldoBreda, né volontà di “sacrificarli per fare cassa” come è stato scritto. Semplicemente questi settori possono essere pienamente valorizzati solo da chi può garantire le indispensabili dimensioni di scala e la necessaria continuità di investimenti nel tempo, da chi cioè ha tali attività nel proprio core strategico. Tuttavia il mantenimento delle capacità tecniche ed industriali in Italia è una delle condizioni che ci sta guidando nelle scelte dei partner e nella definizione delle modalità con le quali ci disimpegneremo. E di questo desidero rassicurare tutti i dipendenti interessati. Un breve commento, infine, sui risultati di bilancio dello scorso anno (analizzati nell’articolo che troverete a pagina 26): gli interventi e le scelte compiute non hanno una motivazione meramente finanziaria, ma soprattutto industriale e costituiscono i presupposti per consentirci di affrontare con basi certe il nostro cammino verso il futuro. Certo, le perdite per 2,3 miliardi di euro, il risultato operativo negativo, la contrazione dei ricavi, il flusso di ordini ridotto, la diminuzione del portafoglio ordini, l’incremento dell’indebitamento ci preoccupano, ma nel contempo ci stimolano nel nostro processo di rinnovamento. Il 2012, pur essendo ancora un anno di transizione, sarà caratterizzato da numeri ben diversi. I traguardi che abbiamo fissato sono ambiziosi, ma possiamo raggiungerli, con l’impegno di ciascuno di noi, a partire da un management già ampiamente rinnovato e con il supporto delle organizzazioni sindacali, tutti consapevoli della posta in gioco. Siamo noi, i 70.000 dipendenti, assieme ai nostri stakeholder, ad avere il compito di far sì che Finmeccanica ritorni ad essere una società alla quale si sia orgogliosi di appartenere. Giuseppe Orsi 2 3
P R I M O P I A N O 3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE in afghanistan con il linaPs uL’esperIenza operatIva deL sergente pauL ChaLLoner, artIgLIere deL 7 th paraChute regIment royaL horse artILLery Il 7 th Parachute Regiment Royal Horse Artillery (RHA) è uno dei reparti di élite del British Army ed è l’unica unità di artiglieria leggera paracadutista. Per tutti i suoi soldati è richiesta non solo l’abilitazione al lancio con paracadute, ma anche un elevato livello addestrativo e la massima prontezza operativa. Il compito fondamentale del 7 th Parachute Regiment è quello di fornire il supporto di fuoco con i suoi cannoni da 105 mm alla 16 Air Assault Brigade e ai suoi reparti. L’unità ha base a Colchester, in Essex, e, come è naturale per un reparto di pronto impiego, è frequentemente chiamata a operare nei più diversi teatri operativi. Il Reggimento è basato su quattro batterie (denominate F, G, H, I) ed è impiegato con Fire Support Team che hanno il compito di trovare e identificare il nemico, per poi dirigere il tiro dei cannoni sull’obiettivo, coordinando anche l’intervento di elicotteri d’attacco, cacciabombardieri e mortai. Il 7 th Para RHA è stato più volte schierato in Afghanistan, nell’operazione Herrick. Un teatro molto impegnativo e difficile, sia per le caratteristiche climatiche sia per la presenza di avversari pericolosi e agguerriti. Il Sergente Paul Challoner, Gun No1, Detachment Commander, ci spiega la sua esperienza operativa quotidiana in Afghanistan, con l’impiego del sistema di puntamento LINAPS, installato sui pezzi d’artiglieria L118 Light Gun del Reggimento. L’attività comprende l’addestramento di artiglieri dell’Esercito Afghano (ANA), ma anche azioni di combattimento. Sergente, può spiegarci come vi preparate a una missione? Generalmente frequentiamo un corso pre-spiegamento, della durata di sei mesi, durante il quale veniamo sottoposti ad un addestramento specifico denominato MST (Mission Specific Training). A sinistra, il Sergente Paul Challoner, artigliere del 7 th Parachute Regiment Royal Horse Artillery durante l’addestramento dei soldati dell’Afghan National Army 4 5
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