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volume secondo - Dipartimento di Ingegneria Industriale

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i<br />

UNIVERSITÀ DI CATANIA<br />

FACOLTÀ DI INGEGNERIA<br />

IMPIANTI TERMOTECNICI<br />

VOLUME SECONDO<br />

COMPONENTI PER IMPIANTI DI RISCALDAMENTO<br />

COMPONENTI PER IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO<br />

COMPRESSORI FRIGORIFERI<br />

DISTRIBUZIONE DELL’ARIA<br />

COMPONENTI PER IMPIANTI FRIGORIFERI<br />

DICHIARAZIONE ISPESL PER RISCALDAMENTO<br />

IMPIANTI SOLARI TERMICI E FOTOVOLTAICI<br />

IMPIANTI SOLARI TERMODINAMICI -IMPIANTI EOLICI<br />

CENNI SULLA REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI<br />

PROF. ING. GIULIANO CAMMARATA<br />

DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA INDUSTRIALE E MECCANICA<br />

SEZIONE DI ENERGETICA INDUSTRIALE ED AMBIENTALE<br />

UNIVERSITÀ DI CATANIA<br />

AGGIORNAMENTO DEL 18/12/2010


ii<br />

FILE: IMPIANTI TERMOTECNICI - VOLUME 2 EDIZIONE 10-11.DOC<br />

AUTORE: GIULIANO CAMMARATA<br />

DATA: 18 DICEMBRE 2010<br />

www.gcammarata.net<br />

gcamma@<strong>di</strong>im.unict.it<br />

cammaratagiuliano@tin.it<br />

L’utilizzo personale e la riproduzione a scopi <strong>di</strong>dattici <strong>di</strong> quest’opera sono liberi da parte degli<br />

Allievi purché non siano cancellati i riferimenti all’Autore sopra in<strong>di</strong>cati.<br />

Non sono consentiti usi commerciali <strong>di</strong> alcun genere senza il consenso dell’Autore


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

1<br />

PREMESSE<br />

Questo <strong>volume</strong> tratta i componenti <strong>di</strong> impianto cioè quelle apparecchiature che compongono<br />

<strong>di</strong> fatto un impianto termico e che, pertanto, realizzano l’idea progettuale (carichi termici, potenzialità<br />

nominali, carichi finali dei terminali, …..) espressa nel 1° Volume <strong>di</strong> questo Corso <strong>di</strong> Impianti Termotecnici.<br />

E’ proprio la selezione dei componenti <strong>di</strong> impianto che costituisce la fase realizzativa (o meglio<br />

esecutiva) degli impianti termotecnici poiché sono i questi componenti che consentono <strong>di</strong> ottenere tutte<br />

le azioni impiantistiche ipotizzate in sede teorica.<br />

Quando ad esempio, facendo i calcoli dei carichi termici <strong>di</strong> picco (ve<strong>di</strong> L. 10/91), perveniamo al<br />

carico totale <strong>di</strong> picco <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio e ai carichi dei singoli ambienti ipotizziamo che ci sia un generatore<br />

termico che dovrà fornire l’energia corrispondente al primo e dei terminali che cedono agli ambienti i<br />

secon<strong>di</strong>.<br />

Vedremo nel prosieguo che questi componenti, fra i più comuni e noti, non sono ideali e non<br />

sono unici ma sono fortemente legati alla tipologia costruttiva e al Costruttore. In definitiva questi<br />

componenti, come pure tutti gli altri che incontreremo nel prosieguo, sono presenti sul mercato e<br />

presentano caratteristiche variabili in funzione del Costruttore e della tipologia costruttiva (ad esempio<br />

caldaia a metano o caldaie a gasolio o generatori elettrici, ….).<br />

Consegue da quanto appena accennato che non è possibile parlare <strong>di</strong> generatori <strong>di</strong> calore senza<br />

fare riferimento a tipologie reali e commerciali presenti sul mercato. Del resto in questa sede non<br />

progettiamo i generatori <strong>di</strong> calore ma li utilizziamo nell’ambito degli impianti che an<strong>di</strong>amo a<br />

progettare e pertanto è più corretto <strong>di</strong>re che li selezioniamo da cataloghi commerciali reali.<br />

Un impianto termotecnico è dato dall’insieme <strong>di</strong> uno o più <strong>di</strong>spositivi finalizzati alla<br />

climatizzazione dell’e<strong>di</strong>fico e/o <strong>di</strong> soli ambienti. Pertanto nel corso della trattazione dei vari argomenti<br />

nel presente <strong>volume</strong> si farà largo uso <strong>di</strong> dati costruttivi reali (dati <strong>di</strong> targa) prelevati da cataloghi<br />

commerciali oggi, per altro, facilmente reperibili anche in Internet o <strong>di</strong>rettamente dai vari Concessionari<br />

o Rappresentanti locali delle varie Case Costruttrici.<br />

Si invita caldamente gli Allievi a reperire quanti più cataloghi possibili, sia per tipologia <strong>di</strong><br />

componenti che per Costruttori: questi risulteranno utili per le esercitazioni progettuali che saranno<br />

svolte durante il Corso.<br />

Si intuisce subito che la fase <strong>di</strong> selezione dei componenti è particolarmente delicata perché,<br />

<strong>di</strong>versamente dall’applicazioni <strong>di</strong> relazioni analitiche immutabili nel tempo, questa <strong>di</strong>pende<br />

dall’evoluzione del mercato e della tecnologia.<br />

Oggi abbiamo componenti <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong>versi da quelli <strong>di</strong>sponibili già un paio <strong>di</strong> anni or sono e<br />

questi saranno certamente obsoleti in breve tempo. E’ quin<strong>di</strong> importante che l’Allievo <strong>di</strong> oggi, futuro<br />

Progettista <strong>di</strong> domani, entri nell’idea <strong>di</strong> inseguire costantemente le innovazioni del mercato, cioè <strong>di</strong><br />

tenersi sempre aggiornato.<br />

Tale aggiornamento <strong>di</strong>pende anche dall’evoluzione della Normativa vigente sia sugli aspetti<br />

progettuali (che abbiamo sopra chiamati teorici) che su quelli applicativi (quale la selezione dei componenti).<br />

Fra l’altro va subito detto che in questi ultimi anni (<strong>di</strong>ciamo negli ultimi due lustri) si sta assistendo ad<br />

una impressionante emissione <strong>di</strong> leggi, decreti e normative (sia nazionali che europee) che incidono<br />

sensibilmente in entrambi le fasi progettuali: progetto ed esecuzione del progetto.<br />

I componenti <strong>di</strong> impianto debbono oggi essere certificati e quin<strong>di</strong> rispondere a specifiche norme<br />

costruttive che ne garantiscono sia la funzionalità che la qualità.<br />

E’ allora opportuno che gli Allievi comincino a richiedere i Certificati <strong>di</strong> Qualità e/o <strong>di</strong><br />

Conformità delle apparecchiature selezionate, controllandone la rispondenza e il contenuto.<br />

Quest’attività risulterà certamente chiara nell’esecuzione del Progetto Stu<strong>di</strong>o che verrà svolto<br />

nell’ambito del Corso.<br />

Questo progetto dovrà essere il più esecutivo possibile e quin<strong>di</strong> dovrà fare riferimenti a<br />

componenti reali attualmente presenti in commercio.<br />

Mi rendo conto che pre<strong>di</strong>sporre un progetto esecutivo richieda molto tempo e de<strong>di</strong>zione da parte<br />

degli Allievi ma ritengo questo impegno necessario per la piena comprensione del presente Corso.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

2<br />

Da parte mia porrò un impegno altrettanto importante nel seguire passo passo tutte le fasi<br />

progettuali, fornendo consigli pratici, suggerimenti realizzativi e quant’altro sia necessario per<br />

completare il progetto. La progettazione esecutiva pone inevitabilmente vari problemi <strong>di</strong> scelte<br />

progettuali, <strong>di</strong> soluzioni impiantistiche, <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> componenti, …..<br />

Gli Allievi lavoreranno su progetti concreti e <strong>di</strong> adeguate <strong>di</strong>mensioni, cioè tali da fare emergere<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> vario genere: in primo luogo si evidenzieranno i classici problemi <strong>di</strong> interfaccia con i<br />

Progettisti E<strong>di</strong>li (Architetti e varie altre figure professionali), poi si evidenzieranno i consueti problemi <strong>di</strong> spazi<br />

tecnici mancanti (gli impianti non sono mai nella mente dei Progettisti e<strong>di</strong>li), <strong>di</strong> centrali termiche inesistenti, <strong>di</strong><br />

canali d’aria che si sa dove farli passare, <strong>di</strong> cave<strong>di</strong> sempre assenti, ….<br />

In fondo si tratta <strong>di</strong> una bella esperienza professionale!<br />

Buon lavoro Ragazzi.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

3<br />

1 COMPONENTI PRINCIPALI DI IMPIANTO<br />

Gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione possono essere <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>verso a seconda della destinazione d’uso<br />

degli e<strong>di</strong>fici, del fluido termovettore utilizzato, dal costo e quin<strong>di</strong> dalla qualità che si desidera avere.<br />

Ogni impianto <strong>di</strong> riscaldamento o <strong>di</strong> raffrescamento è composto <strong>di</strong> tre sezioni fondamentali (qui<br />

si trascura la sezione <strong>di</strong> controllo che sarà affrontata in un capitolo successivo.:<br />

Sezione <strong>di</strong> produzione dell’energia Sezione <strong>di</strong> trasporto dell’energia Sezione <strong>di</strong> scambio<br />

Ciascuna <strong>di</strong> esse ha caratteristiche costruttive e progettuali proprie. In ogni caso è da tenere<br />

presente che l’obiettivo finale <strong>di</strong> riscaldare o raffrescare gli ambienti si raggiunge solamente se tutte e tre<br />

la sezioni sono congruenti e correttamente progettate. Non basta, ad esempio, produrre in caldaia<br />

l’energia necessaria per il riscaldamento ma occorre anche trasportare tutta l’energia prodotta a<br />

destinazione e fare in modo che i terminali, ad esempio i ra<strong>di</strong>atori, la cedano agli ambienti.<br />

Se si sotto<strong>di</strong>mensiona una <strong>di</strong> queste sezioni tutto l’impianto funzionerà male o non funzionerà<br />

affatto. E non si deve pensare che il sovra<strong>di</strong>mensionare le sezioni sia un bene, in genere si ottiene un<br />

deca<strong>di</strong>mento della funzionalità complessiva soprattutto se il punto <strong>di</strong> lavoro effettivo è molto al <strong>di</strong> sotto<br />

delle singole potenzialità. Avviene, infatti, che il ren<strong>di</strong>mento dei componenti (pompe, regolazione, generatori,<br />

terminali,...) non sia ottimale per tutto un grande intervallo bensì in un range ristretto 1 e pertanto il<br />

sovra<strong>di</strong>mensionamento porta spesso al malfunzionamento dell’impianto nella sua globalità.<br />

In linea <strong>di</strong> massima possiamo qui classificare gli impianti <strong>secondo</strong> tre caratteristiche:<br />

1. Tipo <strong>di</strong> generatore <strong>di</strong> calore utilizzato: a gasolio, a gas, elettrico;<br />

2. Tipo <strong>di</strong> flui<strong>di</strong> termovettore utilizzato: ad acqua, ad aria, misto.<br />

3. Tipo <strong>di</strong> terminali utilizzati: ra<strong>di</strong>atori, termoconvettori, pannelli ra<strong>di</strong>anti.<br />

Seguiranno alcune brevi note descrittive, soprattutto <strong>di</strong> tipo qualitativo visto che dobbiamo solo<br />

selezionare i componenti, sulle tipologie impiantistiche, sulle problematiche d’uso, <strong>di</strong> gestione e <strong>di</strong><br />

installazione. I criteri progettuali saranno ora brevemente <strong>di</strong>scussi.<br />

1.1 GENERATORI TERMICI<br />

In base alla precedente classificazione la scelta del tipo <strong>di</strong> generatore è fondamentale per<br />

l’impianto <strong>di</strong> riscaldamento sia perché sono questi <strong>di</strong>spositivi a fornire energia agli impianti <strong>di</strong><br />

riscaldamento sia perché il loro funzionamento (e in particolare il loro ren<strong>di</strong>mento) è oggi fortemente<br />

regolato dalla L. 10/91 e dai suoi regolamenti <strong>di</strong> attuazione DPR 412/94 e DPR 551/99 sia perché oggi<br />

siamo in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> costruire caldaie con caratteristiche tecnologiche impensabili già venti anni fa.<br />

Possiamo classificare le moderne caldaie in funzione del loro funzionamento:<br />

caldaie a modulazione <strong>di</strong> fiamma<br />

caldaia a temperatura scorrevole<br />

caldaia a condensazione<br />

1 Ad esempio per una pompa il punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>pende, come si osserva nel <strong>volume</strong> 3° per il <strong>di</strong>mensionamento delle<br />

reti tecnologiche, dalla portata <strong>di</strong> fluido e dalle per<strong>di</strong>te totali agli attacchi della stessa ed è dato dall’intersezione della curva<br />

caratteristica della pompa con la curva delle per<strong>di</strong>te totali, entrambe <strong>di</strong> tipo quadratico ma a concavità. Se la rete <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione è sovra<strong>di</strong>mensionata si hanno minori per<strong>di</strong>te e ciò provoca lo spostamento del punto <strong>di</strong> lavoro verso il basso<br />

della curva caratteristica della pompa e quin<strong>di</strong> in una zona dove il ren<strong>di</strong>mento della stessa scende al <strong>di</strong> sotto dei valori usuali<br />

( >0.8)). Lo stesso accade se si sceglie una pompa <strong>di</strong> circolazione molto più potente rispetto alle necessità della rete <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione: la curva caratteristica della pompa si innalza mentre la parabola dei carichi resta bassa e il punto <strong>di</strong> lavoro risulta<br />

basso, ancora con ren<strong>di</strong>mento inferiore a 0.8. Ragionamento simile a quello fatte per le pompe si può fare per i generatori <strong>di</strong><br />

calore: scegliere una caldaia molto più potente <strong>di</strong> quella necessaria significa avere regimi <strong>di</strong> funzionamento ridotti con<br />

alternanze frequenti <strong>di</strong> accensione e spegnimento del bruciatore. Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> combustione comunque scende al <strong>di</strong> sotto<br />

<strong>di</strong> quello nominale (cioè corrispondenza alla piena potenzialità della caldaia) con grave pregiu<strong>di</strong>zio per il funzionamento globale<br />

dell’impianto. A questo proposito si osserva che la L. 10/91 prescrive anche un ren<strong>di</strong>mento limite delle caldaie per il<br />

funzionamento a potenza ridotta. I terminali (ad esempio i ra<strong>di</strong>atori) sono progettati per funzionare al meglio nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

nominali <strong>di</strong> progetto per cui sovra<strong>di</strong>mensionare i ra<strong>di</strong>atori porta ad avere una minore temperatura superficiale degli stessi e<br />

quin<strong>di</strong> una resa termica inferiore a quella nominale.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

4<br />

caldaia a più passaggi <strong>di</strong> fumi<br />

In tutti i casi sono esclusi i combustibili soli<strong>di</strong> e in qualche caso anche i liqui<strong>di</strong>. Ve<strong>di</strong>amo<br />

brevemente il loro funzionamento.<br />

CALDAIE A MODULAZIONE DI FIAMMA<br />

Il funzionamento <strong>di</strong> una caldaia è dettato dal funzionamento del suo bruciatore, ve<strong>di</strong> Figura 1.<br />

Esso può essere <strong>di</strong> vari tipi in funzione del combustibile utilizzato (gasolio, olio combustibile, gas, …)<br />

e del regime <strong>di</strong> funzionamento e regolazione della fiamma.<br />

Figura 1: Esempio <strong>di</strong> bruciatore<br />

In queste caldaie (alimentate sia con combustibili liqui<strong>di</strong> che con gas) si agisce sul bruciatore<br />

modulandone la potenza in vari mo<strong>di</strong>:<br />

Modulazione in regime monosta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tipo on – off: si tratta del tipo più semplice e la<br />

modulazione del bruciatore non avviene per variazione della sua potenza ma con semplice<br />

spegnimento quando viene raggiunta la temperatura massima dell’acqua e con l’accensione<br />

quando questa scende sotto il valore minimo prefissato.<br />

Regime bista<strong>di</strong>o 50 100%: il bruciatore può funzionare a due regimi a seconda del valore della<br />

temperatura dell’acqua in caldaia. Quando si chiede la massima potenza si ha il 100% del<br />

funzionamento mentre per regimi attenuati si ha un funzionamento al 50%.<br />

Regime modulante fra 50 100%: in questo caso la potenza del bruciatore varia con continuità<br />

fra il 50% e il 100% della potenza massima. In questo modo si ha la massima efficienza e si<br />

riducono fortemente gli sprechi energetici.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

5<br />

P<br />

t<br />

Figura 2: Regolazione Monosta<strong>di</strong>o On-Off<br />

Figura 3: Esempio <strong>di</strong> bruciatore monosta<strong>di</strong>o<br />

Figura 4: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un bruciatore monosta<strong>di</strong>o<br />

Figura 5: Esempio <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> bruciatori monosta<strong>di</strong>o


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

6<br />

P<br />

t<br />

Figura 6: Regime Bista<strong>di</strong>o 50 100%<br />

Figura 7: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un bruciatore bista<strong>di</strong>o<br />

Figura 8: Esempi <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> bruciatori bista<strong>di</strong>o


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

7<br />

Figura 9: Esempio <strong>di</strong> bruciatore modulante<br />

Figura 10: Schema <strong>di</strong> principio della regolazione <strong>di</strong> un bruciatore<br />

P<br />

INSTALLAZIONE DEI BRUCIATORI<br />

Figura 11: Regime modulante fra 50 e 100%<br />

I bruciatori sono componenti <strong>di</strong> impianto particolarmente pericolasi e vanno installati <strong>secondo</strong> le<br />

prescrizioni in<strong>di</strong>cate dalla Circolare del 29-07-71 per quelli a gasolio e danna norma UNI 8042 per quelli<br />

a gas.<br />

In particolare vanni rispettate scrupolosamente le prescrizioni <strong>di</strong> sicurezza che qui si riassumono<br />

schematicamente.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

8<br />

Figura 12: Schemi <strong>di</strong> installazione dei bruciatori a gasolio<br />

CALDAIE A CONDENSAZIONE<br />

Figura 13: Schema <strong>di</strong> installazione dei bruciatori a gas<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> combustibili gassosi a basso tenore <strong>di</strong> zolfo consente <strong>di</strong> costruire caldaie a<br />

condensazione nelle quali si recupera il calore latente del vapore acqueo contenuto nei fumi. Il punto <strong>di</strong><br />

rugiada dei fumi del metano in funzione dell’eccesso d’aria varia <strong>secondo</strong> quanto in<strong>di</strong>cato in Figura 15.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

9<br />

Queste caldaie consentono <strong>di</strong> abbassare la temperatura dei fumi fino a 50 70 °C recuperando il<br />

calore latente <strong>di</strong> condensazione dell’acqua. Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> queste caldaie riferito al potere calorifico<br />

inferiore del combustibile risulta > 100% (com’è ovvio non tenendosi conto del calore latente <strong>di</strong><br />

condensazione nel p.c.i.) mentre risulta < 100% se riferito al potere calorifico superiore.<br />

Figura 14: Schema <strong>di</strong> una caldaia a condensazione<br />

Figura 15:Punto <strong>di</strong> rugiada dei fumi <strong>di</strong> metano<br />

Figura 16: Schema <strong>di</strong> funzionamento della caldaia a condensazione<br />

Le caldaie a condensazione sono sempre dotate <strong>di</strong> ventilatore <strong>di</strong> estrazione dei fumi (tiraggio<br />

meccanico) per potere:


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

10<br />

<br />

<br />

<br />

Vincere le resistenze fluido<strong>di</strong>namiche create dal condensatore;<br />

Migliorare lo scambio termico convettivo (si ha convezione forzata) fra fumi e acqua;<br />

Minimizzare l’eccesso <strong>di</strong> aria e le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore sensibile nella combustione;<br />

Massimizzare il ren<strong>di</strong>mento.<br />

CALDAIE A TEMPERATURA SCORREVOLE<br />

Figura 17: Schema logico <strong>di</strong> una caldaia a condensazione<br />

Soprattutto per usi civili, sono apparse sul mercato caldaie a fiamma scorrevole nelle quali la camera<br />

<strong>di</strong> combustione è <strong>di</strong> tipo secco cioè gli elementi scaldanti a contatto con l’acqua non sono anche a<br />

contatto <strong>di</strong>retto con i fumi ma separati dai una serie <strong>di</strong> tubi concentrici che evitano il fenomeno della<br />

condensa ai bassi regimi.<br />

Figura 18: Camera <strong>di</strong> combustione <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole<br />

Nella Figura 19 si hanno i particolari dei tubi <strong>di</strong> fumo che presentano tre settori circolari che<br />

assicurano un contatto in<strong>di</strong>retto parete-acqua evitando i rischi della condensazione del vapore quando<br />

la temperatura della caldaia scende al <strong>di</strong> sotto del punto <strong>di</strong> rugiada.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

11<br />

Figura 19: Tubi <strong>di</strong> fumo per caldaia a temperatura scorrevole<br />

Il pericolo della condensazione si ha quando la caldaia lavora a bassi regimi e nelle caldaie<br />

tra<strong>di</strong>zionali si utilizza una pompa <strong>di</strong> ricircolo asservita alla caldaia.<br />

Nella Figura 22 si ha uno spaccato <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole nel quale si possono<br />

vedere i particolari sopra in<strong>di</strong>cati.<br />

In Figura 23 si ha il confronto dei ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> caldaie <strong>di</strong> moderna costruzione: la<br />

caldaia a temperatura scorrevole (in<strong>di</strong>cata con il logo TRISECAL®) presenta i valori più elevati,<br />

soprattutto ai bassi gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> utilizzazione.<br />

Figura 20: Esempi <strong>di</strong> dati tecnici <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

12<br />

Figura 21: Ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole<br />

I generatori termici <strong>di</strong> questo tipo quando sono abbinati ai pannelli <strong>di</strong> controllo elettronici con<br />

regolazione climatica, possono esercire con logica <strong>di</strong> temperatura scorrevole, adeguando la temperatura<br />

<strong>di</strong> caldaia in funzione del carico termico richiesto (legato al valore della temperatura esterna), con<br />

notevoli risparmi <strong>di</strong> gestione.<br />

La modulazione della potenza, ottenuta attraverso i cicli <strong>di</strong> on – off degli sta<strong>di</strong> del bruciatore,<br />

consente al generatore <strong>di</strong> operare con temperatura variabile tra 80 e 40 °C.<br />

CALDAIA A PIÙ PASSAGGI DI FUMI<br />

Per ridurre le emissioni nocive (soprattutto <strong>di</strong> NOx) si costruiscono oggi caldaie a più passaggi <strong>di</strong><br />

fumi (ad esempio a tre passaggi) che ottimizzano sia gli scambi convettivi dei fumi sia la fase <strong>di</strong><br />

inversione che viene realizzata non più in camera <strong>di</strong> combustione ma in un <strong>volume</strong> <strong>di</strong>verso posto al <strong>di</strong><br />

sopra <strong>di</strong> questa.<br />

Figura 22: Sezione <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole<br />

Figura 23: Confronto fra ren<strong>di</strong>menti dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> caldaia


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

13<br />

Figura 24: Distribuzione della temperatura<br />

Figura 25: Schema <strong>di</strong> una moderna caldaia a tre passaggi <strong>di</strong> fumi<br />

1.2 FUNZIONAMENTO DEI GENERATORI DI CALORE<br />

Il generatore <strong>di</strong> calore è, in ultima analisi, uno scambiatore <strong>di</strong> calore che consente <strong>di</strong> trasferire il<br />

calore dei prodotti <strong>di</strong> combustione (fumi) all’acqua (o al vapore) calda. L’elemento attivo che fornisce<br />

calore è il bruciatore che bruciando combustibile produce i fumi, come in<strong>di</strong>cato in Figura 26.<br />

ma<br />

mf<br />

mc<br />

ms<br />

Figura 26: Sistema termo<strong>di</strong>namico <strong>di</strong> un generatore<br />

In base al principio <strong>di</strong> conservazione della massa possiamo scrivere il bilancio:


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

14<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

ove si ha:<br />

m portata massica del combustibile<br />

m<br />

m<br />

c<br />

a<br />

f<br />

portata massica <strong>di</strong> aria comburente<br />

mc ma mf ms<br />

[1]<br />

portata massica dei fumi prodotti e che escono dal camino<br />

m<br />

s<br />

portata massica <strong>di</strong> scorie eventualmente prodotte.<br />

Questa relazione si può scrivere opportunamente definendo l’in<strong>di</strong>ce d’aria come:<br />

ma<br />

n [2]<br />

m<br />

at<br />

ove m<br />

at<br />

è il flusso <strong>di</strong> aria teorica necessaria per la combustione stechiometrica del combustibile.<br />

Pertanto la [1] <strong>di</strong>viene:<br />

f s<br />

1 m m<br />

na t<br />

m<br />

m<br />

[3]<br />

c<br />

ove n t è l’in<strong>di</strong>ce d’aria e a t è l’aria teorica <strong>di</strong> combustione.<br />

Sempre con riferimento al sistema <strong>di</strong> Figura 26 si può scrivere il bilancio energetico:<br />

c<br />

2 i<br />

2<br />

<br />

u<br />

w w <br />

E Q L mh gz m h gz <br />

2 2 <br />

[4]<br />

j1 j<br />

j1<br />

dove a primo membro abbiamo, nell’or<strong>di</strong>ne, la potenza elettromagnetica, termica e meccanica che<br />

entrano nella superficie <strong>di</strong> controllo, m la portata <strong>di</strong> massa e in parentesi tonda la metalpia 2 delle masse<br />

j<br />

entranti ed uscenti dal sistema. Lo scambio <strong>di</strong> potenza attraverso la superficie <strong>di</strong> controllo (1° membro)<br />

produce una variazione <strong>di</strong> metalpia nelle portate <strong>di</strong> massa che attraversano la superficie <strong>di</strong> controllo.<br />

Nel caso dei generatori termici poniamo a zero la potenza meccanica L poiché non viene<br />

compiuto lavoro attraverso l’involucro. Inoltre si possono trascurare i termici gravimetrici (gz) e cinetici<br />

(w 2 /2) rispetto alla variazione <strong>di</strong> entalpia h ottenendo:<br />

u<br />

<br />

j [5]<br />

j<br />

E Q mh mh<br />

j1 j1<br />

Con riferimento alla Figura 27 la precedente equazione <strong>di</strong>viene:<br />

E Q Q m h m h m H m h m h m H<br />

[6]<br />

d t f f s s I I a a c c c<br />

ove si ha il simbolismo:<br />

E potenza elettrica entrante per azionamento degli ausiliari<br />

Q potenza termica <strong>di</strong>spersa dall’involucro del generatore<br />

<br />

d<br />

Q<br />

t<br />

potenza termica utile e quin<strong>di</strong> ceduta al fluido termovettore<br />

h f entalpia massica dei fumi<br />

h s entalpia massica delle scorie (assunte come solido inerte)<br />

m<br />

I<br />

portata <strong>di</strong> massa degli incombusti (trascurabile rispetto ad m<br />

f<br />

)<br />

H I potere calorifico inferiore degli incombusti<br />

h a entalpia massica dell’aria comburente<br />

h c entalpia massica del combustibile (inteso come fluido inerte)<br />

H potere calorifico inferiore (a pressione costante) del combustibile)<br />

i<br />

<br />

<br />

j<br />

2 Si ricor<strong>di</strong> dalla Fisica Tecnica che si definisce metalpia (detta anche entalpia totale) la somma : h+w 2 /2 + gz.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

15<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> riferimento (t 0 , p 0 ) delle entalpie sono quelle del combustibile. La [6] si può<br />

ancora scrivere nella forma:<br />

<br />

E mc H Qt Qd <br />

mf hf maha mchc <br />

mI HI mshs<br />

[7]<br />

Questa equazione ci <strong>di</strong>ce che la potenza del combustibile e degli ausiliari elettrici viene convertita<br />

in parte in potenza utile ( Q ) e la restante parte viene persa in <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti vari.<br />

t<br />

Si osservi che la potenza elettrica degli ausiliari ( E ) è <strong>di</strong> solito trascurabile (qualche %) rispetto<br />

alla potenza del combustibile e alla potenza utile ma la si è esplicitamente in<strong>di</strong>cata per tenere conto<br />

dell’alto valore exergetico rispetto alle energie termiche.<br />

<br />

E<br />

Qd<br />

Qt<br />

maha<br />

mc*H+hc(<br />

GENERATORE<br />

mfhf<br />

mshs<br />

mlHl<br />

Viene definita potenza al focolaio il prodotto:<br />

Q m H<br />

Figura 27: Bilancio energetico per un generatore<br />

f<br />

[8]<br />

c<br />

cioè la potenza fornita al bruciatore e rappresenta l’energia primaria in ingresso (oltre quella<br />

elettrica per gli ausiliari) al generatore, fondamentale per tutte le analisi economiche. La grandezza<br />

principale <strong>di</strong> uscita è rappresentata dall’energia utile ( Q<br />

t<br />

) che è anche lo scopo fondamentale del<br />

generatore termico. La potenza <strong>di</strong>spersa per <strong>di</strong>spersioni attraverso il mantello si calcola, tenendo conto<br />

della coibentazione termica normalmente presente e della bassa temperatura superficiale esterna,<br />

me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

<br />

Q hA t t<br />

d p e<br />

avendo in<strong>di</strong>cato con t p la temperatura superficiale esterna del mantello, t e la temperatura dell’aria<br />

esterna, h il coefficiente <strong>di</strong> convezione termica e con A la superficie <strong>di</strong>sperdente del mantello. Il termine<br />

m h m h m h è la potenza termica <strong>di</strong>spersa con i fumi nel camino. Questa potenza può essere<br />

<br />

f f a a c c<br />

espressa nella forma:<br />

<br />

0 0 0 <br />

Qc mf c<br />

f<br />

t<br />

f<br />

t mccc tc t maca ta<br />

t<br />

[9]<br />

avendo in<strong>di</strong>cato con c i calori specifici e t 0 la temperatura <strong>di</strong> riferimento.<br />

Si osservi che h a ed h c sono trascurabili rispetto ad h f e pertanto, trascurando anche il contributo<br />

delle scorie (oggi <strong>di</strong> poco conto con i combustibili liqui<strong>di</strong> e gassosi) si può ancora scrivere che le per<strong>di</strong>te<br />

al camino sono essenzialmente date da:<br />

<br />

Q m c t t<br />

[10]<br />

c f f f a<br />

La potenza perduta per incombusti ( mH<br />

I I<br />

) <strong>di</strong>pende dalla qualità della combustione e quin<strong>di</strong> dalla<br />

maggiore o minore presenza <strong>di</strong> sostanze che non sono state completamente ossidate.<br />

TEMPERATURA TEORICA DI COMBUSTIONE<br />

Se assumiamo le ipotesi:


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

16<br />

assenza <strong>di</strong> scambio termico, Qt<br />

0<br />

assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti Qds<br />

0<br />

reazione <strong>di</strong> ossidazione completa (e quin<strong>di</strong> mH<br />

I I<br />

0 )<br />

assenza <strong>di</strong> scorie calde (e quin<strong>di</strong> mh<br />

s s<br />

0)<br />

possiamo scrivere l’equazione <strong>di</strong> bilancio:<br />

m H m c t t m c t t m c t t<br />

[11]<br />

<br />

c f f ad 0 a a a 0 c c c 0<br />

La temperatura teorica viene anche detta temperatura a<strong>di</strong>abatica <strong>di</strong> combustione, in<strong>di</strong>cata con t ad , e vale,<br />

dalla precedente equazione:<br />

H natca ta t0 cc tc<br />

t0<br />

tad<br />

t0<br />

<br />

[12]<br />

1<br />

na c<br />

<br />

t<br />

<br />

Ne deriva che la temperatura a<strong>di</strong>abatica <strong>di</strong>pende dall’eccesso d’aria (attraverso n), dall’entalpia dei<br />

reagenti (attraverso t a e t c ) e dal tipo <strong>di</strong> combustibile (attraverso H ed a t ).<br />

RENDIMENTI E PERDITE<br />

Scriviamo la [7] in forma a<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong>videndo ambo i membri per la potenza al focolaio<br />

mHper cui otteniamo:<br />

c<br />

E<br />

mh<br />

[13]<br />

m H<br />

c<br />

s s<br />

1 Pd Pc PI<br />

mcH<br />

ove si sono in<strong>di</strong>cati:<br />

ren<strong>di</strong>mento del generatore termico<br />

P d per<strong>di</strong>te per <strong>di</strong>spersioni<br />

P c per<strong>di</strong>te al camino<br />

P I per<strong>di</strong>te per incombusti.<br />

f<br />

Questa equazione non <strong>di</strong>ce nulla <strong>di</strong> nuovo rispetto alla [7] ma è espressa in forma più semplice.<br />

Il ren<strong>di</strong>mento energetico del generatore è dato da:<br />

Q<br />

mH<br />

t<br />

[14]<br />

c<br />

e in pratica viene calcolato valutando separatamente sia il numeratore che il denominatore con<br />

meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>retti (cioè valutando i singoli termini) che in<strong>di</strong>retti (cioè valutando quanto ceduto all’acqua<br />

sottraendo alla potenza al focolare le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore).<br />

La per<strong>di</strong>ta per <strong>di</strong>spersione è definita dalla relazione:<br />

P<br />

Q<br />

d<br />

d<br />

[15]<br />

mH<br />

c<br />

e in genere è piccola (qualche %) rispetto alla potenza utile grazie all’isolamento del mantello. La<br />

per<strong>di</strong>ta per <strong>di</strong>spersione cresce al <strong>di</strong>minuire del carico in quanto il denominatore della [15] <strong>di</strong>minuisce.<br />

La Potenza perduta al camino vale:<br />

P<br />

Q<br />

c<br />

c<br />

[16]<br />

mH<br />

c<br />

che può ancora scriversi, per la [10] nella forma:<br />

P<br />

c<br />

<br />

m c t t<br />

f f f a<br />

mH<br />

c<br />

<br />

[17]<br />

Le per<strong>di</strong>te al camino <strong>di</strong>pendono dal sistema <strong>di</strong> regolazione del bruciatore. Questo può essere:


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

17<br />

Modulante: se la portata <strong>di</strong> combustibile viene variata con continuità fra un valore minimo e<br />

quello massimo (nominale);<br />

Tutto o Niente: quando la portata <strong>di</strong> combustibile è solo quella nominale e quin<strong>di</strong> si regola<br />

accendendo o spegnendo il bruciatore stesso. Questo tipo <strong>di</strong> bruciatori sono certamente più<br />

grossolani ma meno costosi <strong>di</strong> quelli modulanti e sono utilizzati per generatori <strong>di</strong> piccola<br />

potenza.<br />

Con regolazione tutto o niente il generatore lavora sempre a regime nominale quando il bruciatore è<br />

in funziona e quin<strong>di</strong> le per<strong>di</strong>te al camino sono pressoché costanti.<br />

Con la regolazione modulante se la portata <strong>di</strong> combustibile scende (a pari in<strong>di</strong>ce d’aria) si riduce<br />

la t f e quin<strong>di</strong> le per<strong>di</strong>te al camino.<br />

La Per<strong>di</strong>ta per incombusti vale:<br />

mH<br />

I I<br />

PI<br />

[18]<br />

mH<br />

Nel caso <strong>di</strong> incombusti gassosi si può scrivere:<br />

P V<br />

I 1<br />

I<br />

H na<br />

I<br />

t<br />

I<br />

V H<br />

f<br />

f<br />

c<br />

[19]<br />

ove I è la densità degli incombusti, f la densità dei fumi (in con<strong>di</strong>zioni normali) e il rapporti<br />

V I /V f è il contenuto <strong>di</strong> incombusti in <strong>volume</strong> nei prodotti della combustione secchi.<br />

1.3 FUNZIONAMENTO DEI BRUCIATORI<br />

I bruciatori sono organi meccanici necessari al funzionamento dei generatori termici, Essi<br />

bruciano il combustibile (solido, liquido o gassoso) generando i prodotti <strong>di</strong> combustione che, con percorsi<br />

interni al generatore, riscaldano il fluido.<br />

Si hanno <strong>di</strong>verse classificazioni ma qui si presenta la classificazione commerciale.<br />

BRUCIATORI ATMOSFERICI<br />

Sono apparecchi a combustibile gassoso con premiscelazione <strong>di</strong> aria e combustibile a pressione<br />

atmosferica, ve<strong>di</strong> Figura 28. Il combustibile effluisce da un ugello con portata <strong>di</strong>pendente dalla<br />

pressione <strong>di</strong> alimentazione. Il getto <strong>di</strong> gas perviene in un condotto a forma <strong>di</strong> tubo Venturi nel quale si<br />

determina anche l’aspirazione per induzione della portata d’aria <strong>di</strong> combustione, m<br />

a1<br />

. La miscela <strong>di</strong> gas<br />

ed aria primaria percorre il condotto fino alla zona <strong>di</strong> efflusso dove, a contatto con una superficie<br />

porosa, si ha formazione <strong>di</strong> fiammelle con combustione quasi completa. Questi bruciatori non hanno<br />

organi in movimento e possono realizzare potenze fino a 500 kW/m 2 <strong>di</strong> superficie porosa.<br />

BRUCIATORI PREMISCELATI<br />

Questi bruciatori non sono atmosferici poiché hanno all’interno un ventilatore che forniscono<br />

una pressurizzazione alla caldaia. Essi sono più compatti e sono meno influenzati dalle variazioni <strong>di</strong><br />

tiraggio al camino proprio per la pressurizzazione che possono realizzare., ve<strong>di</strong> Figura 29. In questi<br />

bruciatori il moto dell’aria è determinato dalla presenza <strong>di</strong> un ventilatore che serve a vincere le<br />

resistenza al moro dello stesso bruciatore e a pressurizzare la camera <strong>di</strong> combustione.<br />

Il combustibile effluisce dall’ugello U con un getto conico che induce una corrente d’aria<br />

controllata dal deflettore D. La fiamma <strong>di</strong> combustione emerge dalla testa <strong>di</strong> combustione T. Davanti a<br />

D si crea una depressione che provoca un moto <strong>di</strong> ricircolo interno che trasporta prodotti <strong>di</strong><br />

combustione cal<strong>di</strong> nella zona <strong>di</strong> efflusso del combustibile determinando l’accensione e la formazione <strong>di</strong><br />

una fiamma stabile.<br />

I bruciatori ad aria soffiata vengono prodotti in grande serie e in versione monoblocco per un<br />

campo <strong>di</strong> utenze che vanno da 10 a 5000 kW <strong>di</strong> potenza al focolaio con combustibili sia liqui<strong>di</strong> che<br />

gassosi.<br />

Per potenze industriali (oltre 10 MW) si costruiscono bruciatori specifici anche a più getti.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

18<br />

ma2<br />

miscela<br />

mf<br />

mc<br />

ma1<br />

Figura 28: Bruciatore atmosferico<br />

T<br />

D<br />

mf<br />

ma<br />

U<br />

mc<br />

pf<br />

Figura 29: Bruciatore ad aria soffiata<br />

1.4 ANALISI DELLE TIPOLOGIE DI CALDAIE<br />

Le caldaie, oltre per il funzionamento, possono essere classificate per il tipo <strong>di</strong> combustibili<br />

utilizzati e in particolare <strong>di</strong> tipo:<br />

Solido<br />

Liquido<br />

gassoso<br />

e/o <strong>di</strong> energia elettrica.<br />

Ve<strong>di</strong>amo brevemente le caratteristiche salienti <strong>di</strong> ciascun tipo.<br />

1.4.1 GENERATORI A GASOLIO<br />

Si tratta del tipo più <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> generatore <strong>di</strong> calore. Esso è costituito da una caldaia, da un<br />

bruciatore e da un serbatoio per il gasolio. Ha buone caratteristiche d’uso: ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> combustione<br />

elevati, specialmente nelle caldaie <strong>di</strong> nuova generazione, buona regolazione, bassi costi <strong>di</strong> installazione e<br />

<strong>di</strong> manutenzione, buona affidabilità e tecnologia <strong>di</strong>ffusamente conosciuta (e quin<strong>di</strong> facile reperibilità<br />

della mano d’opera) e buona economia <strong>di</strong> esercizio. Gli spazi necessari per la centrale termica sono<br />

stabiliti da apposite norme tecniche pubblicate dall’UNI. Per potenzialità superiore ai 35 kW occorre<br />

anche ottenere un Nulla Osta da parte dei Vigili del Fuoco. Occorre prevedere la porta <strong>di</strong> accesso alla<br />

centrale termica del tipo a cielo aperto (per necessità dei V.V.F) e la localizzazione del serbatoio <strong>di</strong><br />

combustibile in modo che siano facilmente espletabili le operazioni <strong>di</strong> scarico del carburante.<br />

In Figura 30 si ha lo spaccato <strong>di</strong> una moderna caldaia a gasolio per flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici 3 nella quale<br />

sono visibili sia i percorsi dei fumi e dei flui<strong>di</strong> riscaldati che gli organi <strong>di</strong> controllo. Il bruciatore montato<br />

nella caldaia garantisce la cessione <strong>di</strong> energia al fluido.<br />

3 I flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici sono particolari oli in grado <strong>di</strong> riscaldarsi a temperature superiori a 100 °C senza raggiungere il<br />

punto <strong>di</strong> vaporizzazione. Essi sono utilizzati in impianti nei quali la temperatura del fluido <strong>di</strong> lavoro deve essere maggiore <strong>di</strong><br />

100 °C senza ricorrere alla pressurizzazione.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

19<br />

Figura 30: Schema <strong>di</strong> una caldaia alimentata a gasolio per flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici<br />

Figura 31: Esempio <strong>di</strong> centrale termica con generatori ad olio <strong>di</strong>atermico<br />

In Figura 31 si ha un esempio <strong>di</strong> layout <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> vapore con due<br />

generatori ad olio <strong>di</strong>atermico. Si osservi lo scambiatore a fascio tubiero posto lateralmente a ciascuno<br />

dei generatori e il collegamento del circuito dell’olio <strong>di</strong>atermico al serbatoio interrato. Pari attenzione<br />

meritano i vasi <strong>di</strong> espansione aperti posti al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ciascun generatore <strong>di</strong>atermico.<br />

In Figura 32 si ha la foto <strong>di</strong> una moderna caldaia del tipo a mantello in acciaio: nella parte a destra<br />

si ha l’apertura dello sportello con la vista dei tubi <strong>di</strong> fumo interni. In Figura 33 si ha lo schema<br />

costruttivo <strong>di</strong> una caldaia con elementi in ghisa.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> generatore è utilizzato quasi esclusivamente per il riscaldamento <strong>di</strong> condomini e/o<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici pubblici, meno frequentemente per il riscaldamento <strong>di</strong> abitazioni singole (villette o<br />

appartamenti isolati).


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

20<br />

Figura 32: Esempio <strong>di</strong> caldaia a mantello in acciaio<br />

Normalmente la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del fluido vettore è ad acqua e quin<strong>di</strong> le esigenze <strong>di</strong> spazio<br />

da questa occupato sono ridotte. I terminali possono essere <strong>di</strong> qualunque tipo.<br />

La selezione dei generatori a gasolio si effettua me<strong>di</strong>ante i cataloghi forniti dai costruttori nei quali<br />

sono in<strong>di</strong>cati <strong>di</strong>versi parametri funzionali fra i quali:<br />

La potenzialità resa all’acqua (cioè quella fruibile realmente), (W)<br />

La potenzialità al focolare, cioè dovuta alla combustione del gasolio da parte del bruciatore, (W)<br />

Il ren<strong>di</strong>mento globale del generatore (rapporto fra le due precedenti potenzialità) che deve<br />

essere conforme alla L10/91 e suoi regolamenti <strong>di</strong> esecuzione;<br />

Le <strong>di</strong>mensioni reali del generatore <strong>di</strong> calore;<br />

I <strong>di</strong>ametri degli attacchi dell’acqua,<br />

Il <strong>di</strong>ametro della canna fumaria.<br />

Figura 33: Elemento <strong>di</strong> una caldaia in ghisa<br />

In Tabella 1 si ha un esempio <strong>di</strong> catalogo commerciale per le caldaie in acciaio del tipo viste in<br />

precedenza.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

21<br />

Tabella 1: Dati caratteristici per una caldaia in acciaio<br />

1.4.2 GENERATORI A GAS<br />

Con la <strong>di</strong>ffusione del gas metano si sta assistendo ad una buona <strong>di</strong>ffusione delle caldaie<br />

alimentate a gas. Normalmente si tratta <strong>di</strong> generatori <strong>di</strong> piccola taglia, adatti al riscaldamento<br />

unifamiliare o <strong>di</strong> piccoli condomini e non richiedono particolari autorizzazioni dei VV.F. Proprio<br />

questa caratteristica, unitamente alle ridotte <strong>di</strong>mensioni e quin<strong>di</strong> facilità <strong>di</strong> installazione anche in un<br />

balcone, sta contribuendo alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questi generatori per singole utenze.<br />

I ren<strong>di</strong>menti sono buoni, specialmente nei modelli più recenti, l’esercizio è quasi del tutto<br />

automatizzato dalle installazioni monoblocco. Presentano qualche pericolosità se installate all’interno<br />

degli appartamenti a causa del consumo d’aria <strong>di</strong> combustione che, se non rinnovata, può portare alla<br />

formazione del monossido <strong>di</strong> carbonio, altamente pericoloso perché mortale. La rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

del fluido termovettore è, <strong>di</strong> solito, ad acqua con terminali del tipo a ra<strong>di</strong>atori o termoconvettori.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

22<br />

Si fa osservare che la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> queste piccole caldaie può portare ad una <strong>di</strong>minuzione globale<br />

del ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> combustione rispetto a quello ottenibile con un generatore unico a gasolio.<br />

La tendenza al controllo personalizzato del proprio impianto <strong>di</strong> riscaldamento induce alla<br />

<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> caldaie a gas ma il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> 100 caldaie singole <strong>di</strong> un condominio<br />

non è lo stesso del ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un generatore unico <strong>di</strong> potenzialità termica equivalente.<br />

Spesso i singoli proprietari non effettuano la necessaria manutenzione e quin<strong>di</strong> le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

esercizio spesso non sono ottimali. Inoltre i <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti termici (dovute al mantello e ai fumi) sono<br />

certamente superiori. Stranamente in Italia si sta avendo un’evoluzione positiva per il riscaldamento<br />

monoutente mentre in altre nazioni, ve<strong>di</strong> ad esempio la Francia, si ha una tendenza opposta che porta a<br />

sostituire le caldaie singole con un impianto centralizzato, più economico nell’esercizio e<br />

nell’installazione. Le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> gestione personalizzata del periodo <strong>di</strong> riscaldamento giornaliero, che è<br />

l’unico motivo ancora valido per la preferenza delle caldaie singole, è oggi superata, nei nuovi impianti,<br />

con la contabilizzazione elettronica dell’energia termica consumata per il riscaldamento.<br />

Figura 34: Caldaia Murale a gas – Configurazione Chiusa e Aperta<br />

Figura 35: Schema funzionale <strong>di</strong> una caldaia murale a gas


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

23<br />

In pratica la L. 10/91 prevede che, in caso <strong>di</strong> uso condominiale, ci sia la contabilizzazione<br />

dell’energia termica me<strong>di</strong>ante un semplice entalpimetro 4 e che quin<strong>di</strong> ciascun utente paghi in relazione al<br />

consumo vero <strong>di</strong> energia termica e non in base a quote millesimali fittizie.<br />

Ciò rende del tutto inutile l’imposizione <strong>di</strong> perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> riscaldamento unici per tutti i condomini<br />

poiché si può sempre avere il generatore in funzione (soprattutto nelle zone climatiche più fredde, dalla<br />

C in poi) ed attivare i singoli impianti condominiali (ciascuno con alimentazione in<strong>di</strong>pendente) nelle ore<br />

nelle quali si desidera avere il riscaldamento.<br />

Naturalmente è facile avere questa flessibilità per i nuovi impianti, progettati già in funzione della<br />

contabilizzazione e della flessibilità <strong>di</strong> esercizio. Per i vecchi impianti risulta <strong>di</strong>fficile intervenire se non<br />

con costi elevati <strong>di</strong> installazione e riadattamento. L’uso del gas può anche essere ammesso per gran<strong>di</strong><br />

centrali termiche, in sostituzione del gasolio.<br />

Si ha il risparmio del serbatoio <strong>di</strong> combustibile ed una maggiore facilità <strong>di</strong> esercizio.<br />

L’installazione dei bruciatori a gas richiede una maggiore attenzione progettuale. Il gas può essere<br />

utilizzato anche per far marciare le macchine ad assorbimento sia per il riscaldamento che per il<br />

con<strong>di</strong>zionamento estivo. Si tratta, invero, <strong>di</strong> impianti particolari e non molto <strong>di</strong>ffusi in Italia.<br />

La selezione dei generatori a gas viene effettuata ancora su catalogo, come in<strong>di</strong>cato per i generatori<br />

a gasolio. Per potenzialità piccole (abitazioni unifamiliari) spesso si ha un esubero che può essere<br />

utilizzato per la produzione <strong>di</strong> acqua sanitaria.<br />

Particolare attenzione deve essere prestata alla ventilazione della centrale termica sia per garantire<br />

il buon funzionamento del bruciatore a gas che per con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza, in particolare per generatori<br />

unifamiliari.<br />

In Figura 34 si ha una vista <strong>di</strong> una caldaia murale a gas in configurazione chiusa e in<br />

configurazione aperta e si possono vedere all’interno gli organi principali quali il bruciatore, la pompa <strong>di</strong><br />

circolazione, gli organi <strong>di</strong> controllo e l’eventuale soffiante per i fumi se la caldaia è pressurizzata.<br />

In Figura 35 si ha lo schema funzionale <strong>di</strong> una caldaia murale a gas nel quale sono in<strong>di</strong>cati i<br />

collegamenti alla rete idrica <strong>di</strong> alimentazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda (sia per il riscaldamento<br />

che per l’acqua sanitaria).<br />

1.5 SISTEMA GENERATORE – CAMINO<br />

I generatori <strong>di</strong> calore visti nei precedenti paragrafi sono in pratica costituiti da un bruciatore<br />

(elemento attivo) ed uno scambiatore <strong>di</strong> calore (mantello della caldaia) che fornisce il calore generato<br />

dai prodotti <strong>di</strong> combustione all’acqua <strong>di</strong> riscaldamento. Il circuito aria – fumi assume notevole<br />

importanza ai fini impiantistici.<br />

Come si può osservare in Figura 36, l’aria esterna a pressione atmosferica viene inviata al<br />

bruciatore nel quale si ha la reazione <strong>di</strong> combustione con il combustibile formando i fumi che<br />

proseguono, attraverso il generatore nel quale cedono la potenza termica Q, fino all’atmosfera<br />

attraverso il camino.<br />

Il circuito è aperto e la pressione <strong>di</strong> funzionamento è circa quella atmosferica (con<strong>di</strong>zioni iniziali e<br />

finali). Si possono avere tre casi:<br />

Circuito dei fumi pressurizzato: si ha una ventola in ingresso al generatore, nel bruciatore,<br />

che pone sotto una leggera pressione il circuito dei fumi, come evidenziato in Figura 38. Questa<br />

soluzione favorisce lo smaltimento dei fumi al camino ed è in<strong>di</strong>cata per generatori <strong>di</strong><br />

potenzialità me<strong>di</strong>o - grande. Questa soluzione richiede tenute <strong>di</strong> sovrapressione per evitare la<br />

fuoriuscita dei fumi lateralmente.<br />

4 L’entalpimetro è un semplice apparecchio misuratore costituito da due termosonde inserite nella tubazione <strong>di</strong><br />

mandata e <strong>di</strong> ritorno dell’acqua <strong>di</strong> riscaldamento, da una turbinetta per la misura della portata dell’acqua calda e da uno<br />

strumento integratore (anche meccanico ma la <strong>di</strong>ffusione dell’elettronica ha portato ad avere strumenti elettronici più<br />

2<br />

economici) che effettua l’integrale <br />

<br />

Q mc t t d<br />

<br />

1<br />

p i u<br />

della portata <strong>di</strong> massa m per la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra ingresso e uscita dell’acqua.<br />

, cioè la somma continua fra gli istanti 1 e 2 del prodotto


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

24<br />

Fumi<br />

Aria<br />

Q<br />

Combustibile<br />

Camino<br />

Generatore <strong>di</strong> calore<br />

<br />

<br />

Figura 36: Sistema Generatore – Camino<br />

Circuito dei fumi depressurizzato: non si ha la ventola nel bruciatore e l’andamento delle<br />

pressioni è del tipo in<strong>di</strong>cato in Figura 39. In uscita dal generatore si ha una leggere depressione<br />

generata dalle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> attraversamento. In questo caso occorre inserire un ventilatore in uscita<br />

dal generatore per far uscire i fumi dal camino. Questa soluzione può provocare l’immissione <strong>di</strong><br />

aria nel circuito dei fumi e quin<strong>di</strong> occorre sigillare attentamente il generatore. La depressione<br />

può essere creata anche dal camino. Questa tipologia <strong>di</strong> impianto va bene per piccoli generatori.<br />

Circuito dei fumi equilibrato: in questo caso si hanno due ventilatori, uno in ingresso nel<br />

bruciatore ed uno in uscita alla base del camino, che fanno in modo da equilibrare le pressioni<br />

all’interno del generatore <strong>di</strong> calore, come in<strong>di</strong>cato in Figura 40. Questa tipologia <strong>di</strong> impianto va<br />

bene per gran<strong>di</strong> generatori e consente <strong>di</strong> controllare molto bene la portata dei fumi <strong>di</strong> scarico al<br />

camino. Occorre avere tenute molto buone sia per la sovrapressione che per la depressione.<br />

1.5.1 IL CAMINO<br />

E’ il condotto <strong>di</strong> scarico dei prodotti della combustione dal generatore all’atmosfera. Esso deve<br />

garantire <strong>di</strong> smaltire la portata dei fumi prodotta in modo da scaricarla in una posizione che non sia<br />

nociva 5 all’ambiente. Occorre che i camini abbiano un’altezza adeguata in modo tale che i prodotti della<br />

combustione possano ricadere al suolo in lontananza e in ogni caso essa deve garantire che la<br />

concentrazione a terra degli inquinanti sia inferiore ai limiti consentiti dalla Legge. Il camino è in genere<br />

formato dal tratto orizzontale (o anche inclinato) <strong>di</strong> collegamento al generatore e dal tratto verticale. Ai<br />

fini del calcolo ci interessa il tratto verticale che deve garantire un adeguato tiraggio per lo scarico dei<br />

prodotti della combustione. Se si hanno sistemi in sovrapressione (camini ventilati) le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

funzionamento risultano più agevoli e non si hanno vincoli eccessivi per il progetto. In caso contrario<br />

occorre fare in modo che l’altezza del camino, nelle con<strong>di</strong>zioni operative in cui si trova, garantisca la<br />

forza motrice necessaria a portare la portata dei fumi nell’atmosfera.<br />

Con riferimento alla Figura 41 nel quale si suppone che la densità dei fumi sia inferiore a quella<br />

dell’aria, la prevalenza motrice (o tiraggio) ha la seguente espressione:<br />

<br />

p gz <br />

[20]<br />

st a f<br />

dove:<br />

z è la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quota fra z 2 (ove la pressione è quella p 2 dell’aria esterna) e z 1 (in cui è<br />

idealmente posto il setto <strong>di</strong> separazione tra le due colonne a <strong>di</strong>versa densità).<br />

<br />

5 Questa definizione è pleonastica poiché l’immissione <strong>di</strong> scarichi gassosi in atmosfera è sempre dannosa per<br />

l’ambiente. In realtà qui si vuole in<strong>di</strong>care un danno imme<strong>di</strong>ato per le persone se lo scarico avviene in loro vicinanza.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

25<br />

Figura 37: Sistema Generatore - Camino<br />

Fumi<br />

Generatore <strong>di</strong> calore<br />

Aria<br />

Q<br />

Combustibile<br />

Camino<br />

p _ p<br />

f a<br />

0<br />

+<br />

_<br />

Figura 38: Circuito dei fumi pressurizzato


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

26<br />

Fumi<br />

Generatore <strong>di</strong> calore<br />

Aria<br />

Q<br />

Combustibile<br />

Camino<br />

0<br />

p _ p<br />

f a<br />

_<br />

Figura 39: Circuito dei fumi depressurizzato<br />

Questa relazione si può scrivere in modo più utile facendo l’ipotesi che l’aria e i fumi seguano la<br />

legge dei gas perfetti con eguale costante <strong>di</strong> elasticità nell’equazione <strong>di</strong> stato. La densità dell’aria si<br />

calcola con la relazione:<br />

p pr<br />

<br />

T T<br />

a ar r<br />

ove ar = 1.293 kg/m 3 per T r =273 K e p r = 1.013 bar.<br />

In Figura 42 si ha l’andamento del tiraggio statico (in Pa) riferito all’altezza in funzione della<br />

temperatura dei fumi per due valori della temperatura dell’aria. Nel funzionamento <strong>di</strong> un generatore,<br />

Figura 43, il tiraggio può essere naturale o forzato.<br />

Fumi<br />

Generatore <strong>di</strong> calore<br />

Aria<br />

Q<br />

Combustibile<br />

Camino<br />

p _ p<br />

f a<br />

0<br />

_<br />

Figura 40: Circuito dei fumi equilibrato


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

27<br />

p2<br />

p1<br />

z<br />

z2<br />

z<br />

<br />

a<br />

<br />

f<br />

f<br />

a<br />

pa1<br />

pf1<br />

z1<br />

dp<br />

st<br />

dpst<br />

p<br />

Figura 41: Schema <strong>di</strong> funzionamento del camino<br />

Ta<br />

pst<br />

gz a<br />

1<br />

<br />

<br />

T <br />

f<br />

<br />

<br />

[21]<br />

TIRAGGIO NATURALE<br />

In questo caso il moto dei fumi avviene solamente per effetto della driving force generata alla<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> densità tra l’aria esterna e i prodotti <strong>di</strong> combustione. Questa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> densità si<br />

mantiene grazie al fatto che l’atmosfera si comporta come un serbatoio termo<strong>di</strong>namico per cui la sua<br />

temperatura e densità non variano pur ricevendo i fumi dal camino. In Figura 43 è segnato anche un<br />

condotto <strong>di</strong> aspirazione che genera un battente <strong>di</strong> pressione per effetto della quota z ma nella realtà<br />

questo condotto non viene inserito poiché l’atmosfera garantisce l’effetto <strong>di</strong> pressione esterna.<br />

10<br />

dp/z<br />

273 K<br />

T<br />

a<br />

273+15 K<br />

5<br />

Tf<br />

300 400 500 600<br />

K<br />

Figura 42: Tiraggio statico in funzione della temperatura dei fumi<br />

Applicando l’equazione <strong>di</strong> Bernoulli al camino fra le sezioni 1 e 2 <strong>di</strong> Figura 43, supponendo per il<br />

momento un tiraggio naturale (per cui non vi è lavoro esterno, l=0) si ha:<br />

2 2<br />

w2 w1<br />

v<br />

f p2 p1 g z2 z1 R12 0 [22]<br />

2<br />

Possiamo riscrivere questa equazione nella forma:<br />

2 2<br />

w2 w1<br />

p2 p1 e<br />

p1 e<br />

p1 <br />

f<br />

g z2 z1 <br />

f<br />

<br />

f<br />

R12 0<br />

[23]<br />

2<br />

<br />

ove si è posto p 1 e la pressione alla quota 1 nell’aria esterna al camino.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

28<br />

m<br />

p2<br />

2<br />

z<br />

z2<br />

m<br />

z<br />

<br />

a<br />

<br />

f<br />

f<br />

a<br />

p1e<br />

z1<br />

dp<br />

1<br />

p1<br />

dp<br />

dp<br />

st<br />

p<br />

In<strong>di</strong>cando con:<br />

e ricordando che è:<br />

si ottiene l’equazione:<br />

da cui ricaviamo p:<br />

Figura 43: Tiraggio nel sistema generatore – camino<br />

p p p [24]<br />

1e<br />

1<br />

p2 p1e gza<br />

[25]<br />

2 2<br />

w2 w1<br />

gz a <br />

f p <br />

f<br />

<br />

f<br />

R12 0<br />

[26]<br />

2<br />

2 2<br />

w2 w1<br />

p pst <br />

f<br />

R12<br />

<br />

f<br />

[27]<br />

2<br />

Pertanto il tiraggio p è pari al tiraggio statico p st <strong>di</strong>minuito della resistenza al moto dei fumi nel<br />

camino e del termine cinetico che risulta positivo se w 2 > w 1 come deve essere per favorire la <strong>di</strong>ffusione<br />

dei fumi in atmosfera. La [27] può riscriversi in forma <strong>di</strong>versa, più utile per le applicazioni:<br />

2 2<br />

<br />

2<br />

T Leq mf mf<br />

<br />

a<br />

A <br />

1<br />

p gza<br />

1 <br />

1<br />

<br />

2 2 2<br />

T <br />

<br />

f Deq 2f A1 2f<br />

A1 A2<br />

<br />

dove:<br />

T a temperatura dell’aria esterna<br />

T f temperatura me<strong>di</strong>a dei fumi lungo L eq<br />

A 1 area della sezione 1<br />

A 2 area della sezione 2<br />

L eq lunghezza equivalente del camino per tutta la lunghezza del percorso dei fumi (L eq >z) e<br />

delle resistenze concentrate espresse come lunghezze equivalenti per per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite<br />

D eq <strong>di</strong>ametro equivalente della sezione del camino.<br />

La [28] si risolve iterativamente poiché il camino non è a<strong>di</strong>abatico e quin<strong>di</strong> la temperatura me<strong>di</strong>a<br />

T f non è un dato iniziale noto ma <strong>di</strong>pende dalle <strong>di</strong>spersioni termiche della parete del camino che sono<br />

legate al coefficiente <strong>di</strong> convezione interna fumi – parete che <strong>di</strong>pende dalla portata stessa dei fumi.<br />

Al crescere della portata dei fumi la resistenza al moto cresce fino ad annullare il tiraggio. Lo<br />

stesso avviene se si <strong>di</strong>minuisce il <strong>di</strong>ametro del camino.<br />

[28]


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

29<br />

TIRAGGIO FORZATO<br />

In questo caso fra le sezioni 1 e 2 vi è un ventilatore che aiuta la prevalenza statica del camino. La<br />

[27] ora <strong>di</strong>viene:<br />

2 2<br />

w2 w1<br />

p <br />

f<br />

l pst <br />

f<br />

R12<br />

<br />

f<br />

[29]<br />

2<br />

Se il ventilatore è inserito a monte della sezione 1, come avviene nei bruciatori monoblocco che<br />

contengono al loro interno un ventilatore, allora il generatore è pressurizzato e può funzionare anche a<br />

pressione nulla: p 1 =p 1e .<br />

I costruttori <strong>di</strong> generatori termici e <strong>di</strong> bruciatori forniscono abachi per il progetto della sezione<br />

dei camini del tipo <strong>di</strong> quello riportato in Figura 45 nel quale, per data potenza nominale del bruciatore e<br />

altezza del camino si rileva la sezione circolare.<br />

Si osservi che con tiraggio forzato la funzione del camino è solo quella <strong>di</strong> convogliare i fumi in<br />

atmosfera e non <strong>di</strong> fornire il tiraggio necessario che viene fornito dal ventilatore. In base alla norma<br />

UNI 9615 la temperatura dell’aria è posta pari a T a =15 + 273= 278 K<br />

La portata dei fumi è legata alla potenza nominale del bruciatore dalla relazione:<br />

1<br />

nat nat<br />

mf Qn Qn<br />

[30]<br />

H<br />

H<br />

dove si ha:<br />

n in<strong>di</strong>ce dell’aria<br />

a t aria teorica <strong>di</strong> combustione<br />

ren<strong>di</strong>mento del generatore <strong>di</strong> calore<br />

potere calorifico inferiore del combustibile.<br />

Il rapporto nat<br />

/ H<br />

è circa costante per gasolio, gas naturale ed olio combustibile essendo aH<br />

sensibilmente costante. Le resistenza al moto sono calcolate assumendo A 1 =A 2 ed una lunghezza<br />

equivalente totale che tenga conto <strong>di</strong> curve e gomiti. La scabrezza assoluta si pone pari a 0,1 mm.<br />

m<br />

p2<br />

2<br />

z<br />

z2<br />

m<br />

z<br />

<br />

a<br />

Ventilatore<br />

<br />

f<br />

f<br />

a<br />

p1e<br />

z1<br />

dp<br />

1<br />

p1<br />

dp<br />

dp<br />

st<br />

p<br />

Figura 44: Schema <strong>di</strong> funzionamento per tiraggio forzato<br />

La resistenza termica del camino si pone pari (per acciaio) a R =0.65 m 2 K/W.<br />

Si osservi ancora che nella trattazione sin qui svolta non si è tenuto conto <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong><br />

condensazione del vapore d’acqua nei fumi del camino. Questi vanno comunque evitati perché dannosi<br />

sia per il camino che per il generatore.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

30<br />

Figura 45: Abaco per la selezione dei camini commerciali in acciaio<br />

1.5.2 USO DEI CAD PER LA SELEZIONE DEI CAMINI<br />

Anche per il progetto dei camini si possono utilizzare programmi <strong>di</strong> calcolo ad hoc che<br />

semplificano la procedura <strong>di</strong> calcolo e al tempo stesso ottimizzano i risultati.<br />

Figura 46: Esempio d’uso del CAD per i camici<br />

In Figura 46 si ha un esempio <strong>di</strong> CAD 6 de<strong>di</strong>cato ai camini con il quale, cliccando sugli elementi in<br />

acciaio (zona degli elementi <strong>di</strong>sponibili) si costruisce il camino.<br />

6 Si tratta <strong>di</strong> EasyCamini ® della Secos Engineering, Torino.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

31<br />

E’ possibile selezionare la norma <strong>di</strong> riferimento (in figura è segnata la UNI 9615 ma è possibile<br />

selezionare anche la UNI 10640 e 10641), la caldaia (ve<strong>di</strong> Figura 48) e la sezione <strong>di</strong> verifica (Figura 47).<br />

In Figura 49 si ha la maschera <strong>di</strong> selezione delle opzioni <strong>di</strong> calcolo.<br />

Il programma consente <strong>di</strong> visualizzare i dati e le ipotesi <strong>di</strong> calcolo (ve<strong>di</strong> Figura 48) ottenendo, alla<br />

fine, la stampa del progetto, come riportato nel prosieguo.<br />

STAMPA DEI RISULTATI DI CALCOLO<br />

-----------------------------------------------------------------------------<br />

DATI DEL GENERATORE DI CALORE<br />

-----------------------------------------------------------------------------<br />

Generatore e Combustibile<br />

Tipo Caldaia :<br />

Potenza termica nominale : 50 [kW]<br />

Combustibile : Gasolio<br />

Combustione :<br />

Dimensione del foro uscita fumi dal generatore<br />

Forma : Circolare<br />

Dimensione (<strong>di</strong>ametro?) : 0.15 [m]<br />

Dati fisici dei fumi<br />

Temperatura dei fumi all'uscita del generatore : 140 [°C]<br />

Pressione alimentazione necessaria al generatore: Pw 0 [N/m2]<br />

Percentuale <strong>di</strong> CO2 : 9.17005 [%]<br />

Portata in massa dei fumi : 0.0328489 [kg/s]<br />

Costante <strong>di</strong> elasticità dei fumi : 300 [m2/s2]<br />

Calore specifico isobaro dei fumi : 1040.8 [J/kgK]<br />

Temperatura <strong>di</strong> Rugiada dei fumi : 51.9797 [°C]<br />

Figura 47: Stima delle sezioni per un camino<br />

1.5.3 CANNE FUMARIE<br />

Le canne fumarie rivestono un ruolo fondamentale e la loro progettazione è oggi regolamentata<br />

dalle norme UNI 9615, UNI 10640 e UNI 10641. Esse debbono garantire il corretto smaltimento dei<br />

fumi senza formazione <strong>di</strong> condensa e senza inquinare l’ambiente o influire sui vicini. La sezione minima<br />

<strong>di</strong> progetto è data dalla relazione:<br />

Q<br />

A k<br />

[31]<br />

H<br />

ove:<br />

Q è la potenzialità della caldaia, kW o kcal/h;<br />

H è l’altezza netta della canna fumaria, m<br />

A la sezione della canna fumaria, m 2 .<br />

Il fattore k <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> combustibile utilizzato:


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

32<br />

<br />

<br />

K = 0.025 per combustibili soli<strong>di</strong>,<br />

K = 0.015 per combustibili liqui<strong>di</strong>.<br />

Figura 48: Selezione <strong>di</strong> una caldaia per il progetto dei camini<br />

Figura 49: Selezione delle opzioni per il progetto dei camini


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

33<br />

Figura 50: Verifica dei dati <strong>di</strong> calcolo<br />

Figura 51: Disposizione corrette <strong>di</strong> una canna fumaria<br />

Per caldaie pressurizzate (cioè con combustione ventilata e controllata da una ventola nel<br />

bruciatore) si sceglie K = 0.01.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

34<br />

Per caldaie a gas si hanno opportune tabelle in funzione della potenzialità della caldaia e<br />

dell’altezza H. L’altezza da considerare nella precedente relazione è quella netta data dalla <strong>di</strong>fferenza fra<br />

il <strong>di</strong>slivello comignolo – caldaia e 0.5 m per ogni curva lungo il percorso.<br />

Se le canne fumarie servono più impianti occorre garantire il corretto funzionamento <strong>di</strong> ciascuna<br />

caldaia senza riversamenti <strong>di</strong> fumi. In Figura 51 si ha lo schema <strong>di</strong> montaggio corretto <strong>di</strong> una canna<br />

fumaria: sono visibili in basso il tronchetto <strong>di</strong> ispezione con lo sportello apribile, gli ancoraggi, le curve<br />

e gli elementi terminali <strong>di</strong> protezione dalla pioggia.<br />

1.5.4 CENTRALI TERMICHE<br />

Le centrali termiche debbono ospitare le caldaie e molti dei componenti <strong>di</strong> impianto (pompe <strong>di</strong><br />

circolazione, vasi <strong>di</strong> espansione, organi <strong>di</strong> controllo, …) e pertanto debbono sod<strong>di</strong>sfare ad alcune regole<br />

sia <strong>di</strong>mensionali che funzionali. Le centrali termiche debbono sempre avere almeno una parete in<br />

comunicazione con il cielo aperto, debbono essere accessibili dai VV.F. dall’esterno ed avere almeno<br />

una parete cedevole.<br />

Le <strong>di</strong>mensioni debbono essere tali da lasciare, attorno alla o alle caldaie ospitate, almeno 70 cm <strong>di</strong><br />

spazio per la pulizia e la manutenzione ed una superficie capace <strong>di</strong> accettare tutte le apparecchiature<br />

presenti in modo da consentire, sempre, la manutenzione e la sostituzione dei componenti. Di solito si<br />

assegnano <strong>di</strong>mensioni minime che possono essere desunte dalla seguente Tabella 2:<br />

Potenzialità Termica Superficie della Centrale Termica<br />

(kW) (kcal/h) (m 2 )<br />

116 100000 20<br />

232 200000 25<br />

464 400000 40<br />

696 600000 50<br />

1160 1000000 70<br />

Tabella 2: Dimensioni minime consigliate per le centrali termiche<br />

Le norme impongono che si utilizzino più generatori <strong>di</strong> calore se la potenzialità globale<br />

dell’impianto supera 464 kW (400000 kcal/h).<br />

L’altezza della centrale termica deve essere <strong>di</strong> almeno 2.5 m e le aperture <strong>di</strong> ventilazione debbono<br />

consentire la corretta combustione. Le <strong>di</strong>mensioni delle aperture <strong>di</strong>pendono dal tipo <strong>di</strong> combustibile<br />

utilizzato. In ogni caso non debbono aversi <strong>di</strong>mensioni inferiori ad 1/30 della superficie in pianta della<br />

centrale. Per potenzialità termica totale maggiore <strong>di</strong> 1160 kW (1000000 kcal/h) la superficie <strong>di</strong><br />

ventilazione deve essere almeno 1/20 della superficie in pianta del locale. Per caldaie alimentate a gas si<br />

impone che sia:<br />

P<br />

2<br />

SVP ( cm )<br />

[32]<br />

100<br />

con P potenzialità del generatore in kcal/h. La <strong>di</strong>stanza fra pareti e caldaia a gas è incrementata ad<br />

un valore minimo <strong>di</strong> 1.30 m. In base alle nuove <strong>di</strong>sposizioni contenute nel DPR 551/1999, se si<br />

utilizzano caldaie a gas <strong>di</strong> tipi B1 per singolo appartamento allora occorre prevedere una apertura <strong>di</strong><br />

ventilazione <strong>di</strong> almeno 0,4 m 2 . La centrale termica non deve avere accessi da altri locali ma solo<br />

dall’esterno (consigliato) o da un <strong>di</strong>simpegno con almeno un lato attestato a cielo aperto ed aventi<br />

un’apertura senza serramenti verso l’esterno <strong>di</strong> almeno 0,5 m 2 .<br />

La centrale termica non deve essere sottostante a locali per comunità. Le porte della centrale<br />

termica debbono essere incombustibili ed autochiudenti. All’esterno della centrale deve essere posto un<br />

interruttore generale con sportello <strong>di</strong> vetro a rompere in modo da intercettare l’alimentazione <strong>di</strong> tutte le<br />

apparecchiature in caso <strong>di</strong> incen<strong>di</strong>o.<br />

Nella Figura 52 si ha uno schema esecutivo <strong>di</strong> centrale termica completa <strong>di</strong> organi <strong>di</strong> controllo e<br />

con produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria. In Figura 53 si ha uno schema <strong>di</strong> una centrale termica per<br />

riscaldamento completa degli organi <strong>di</strong> controllo previsti dalla Raccolta “R” del DM 1.12.1975 (verifica<br />

ISPESL, ve<strong>di</strong> §5).


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

35<br />

Nella Figura 54 si ha un quadro sinottico delle caratteristiche costruttive delle centrali termiche a<br />

seconda della potenzialità del generatore. In Figura 55 si hanno alcune prescrizioni sulle <strong>di</strong>stanze<br />

minime che i generatori <strong>di</strong> calore debbono avere dalle pareti e dal soffitto.<br />

Figura 52: Schema <strong>di</strong> una centrale termica completa<br />

Figura 53: Schema completo <strong>di</strong> una centrale termica <strong>secondo</strong> DM 1.12.1975


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

36<br />

Figura 54: Caratteristiche costruttive delle centrali termiche


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

37<br />

Figura 55: Prescrizioni per le Centrali Termiche


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

38<br />

Figura 56: Schema <strong>di</strong> centrale con collettori <strong>di</strong> mandata e ritorno<br />

Figura 57: Schemi <strong>di</strong> centrale con bollitore ad accumulo


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

39<br />

Figura 58: Schema <strong>di</strong> centrale con vaso chiuso e singolo circuito <strong>di</strong> utenza<br />

Figura 59: Schema <strong>di</strong> centrale con caldaia a gas – vaso chiuso e collettori <strong>di</strong> mandata e ritorno


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

40<br />

1.5.5 GENERATORI ELETTRICI – REFRIGERATORI E POMPE DI CALORE<br />

L’uso dell’energia elettrica per usi termici (riscaldamento ambientale) non è del tutto ortodosso in<br />

senso exergetico 7 ma sempre più spesso si ricorre ad essa per situazioni <strong>di</strong> comodo o dove non esistono<br />

impianti <strong>di</strong> riscaldamento tra<strong>di</strong>zionali (a gasolio e/o a gas).<br />

Si possono avere sostanzialmente due forme <strong>di</strong> utilizzo dell’energia elettrica: me<strong>di</strong>ante resistenze<br />

termiche o me<strong>di</strong>ante macchine frigorifere (che nel riscaldamento <strong>di</strong>vengono pompe <strong>di</strong> calore).<br />

L’uso <strong>di</strong> resistenze elettriche è oltremodo irrazionale e non giustificabile se non per usi saltuari e<br />

particolari: esso è costoso e poco efficiente.<br />

Per contro le stufe elettriche costano poco e non hanno problemi <strong>di</strong> installazione se non nella<br />

potenza elettrica massima al contatore. Un utilizzo più razionale ed efficiente dell’energia elettrica si ha<br />

con le pompe <strong>di</strong> calore: si tratta, in pratica, <strong>di</strong> macchine frigorifero a compressione <strong>di</strong> vapori saturi<br />

alimentate elettricamente e che funzionano a pompa <strong>di</strong> calore.<br />

In Figura 60 è riportato lo schema funzionale <strong>di</strong> una macchina frigorifera/pompa <strong>di</strong> calore e il<br />

ciclo ideale <strong>di</strong> riferimento.<br />

Gli impianti frigoriferi sono <strong>di</strong>scussi in un capitolo a parte, considerato il notevole interesse che<br />

hanno sia per la climatizzazione che per l’industria del freddo.<br />

Alimentando elettricamente il compressore si ottiene freddo all’evaporatore e caldo<br />

(relativamente all’evaporatore) al condensatore. In Figura 61 si ha il layout impiantistico <strong>di</strong> un ciclo<br />

frigorifero: sono ben visibili il compressore e i due scambiatori <strong>di</strong> calore denominati condensatore e<br />

evaporatore. Pertanto se utilizziamo questa macchina ponendo l’evaporatore in corrispondenza <strong>di</strong> un<br />

serbatoio freddo (un lago, un grosso fiume, il mare, l’ambiente esterno) e il condensatore in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> un ambiente da riscaldare allora il calore Q 2 sottratto dall’evaporatore più il lavoro L<br />

fornito al compressore si riversano, tramite il condensatore, nell’ambiente da riscaldare:<br />

Q Q L [33]<br />

1 2<br />

Quin<strong>di</strong> l’energia elettrica che forniamo al compressore <strong>di</strong>venta calore ambiente ma non solo<br />

questa poiché ad essa si somma anche Q 2 sottratto al serbatoio freddo. Il coefficiente <strong>di</strong> effetto utile della<br />

pompa <strong>di</strong> calore (detto anche COP coefficient of performance) è definito dalla relazione:<br />

Q1 Q2<br />

L<br />

' 1<br />

<br />

L L<br />

[34]<br />

Q2<br />

ove è:<br />

<br />

L<br />

7 Si ricorda che l’exergia è la massima energia primaria utilizzabile per una data quantità <strong>di</strong> calore. Nel caso sorgenti<br />

E Q<br />

<br />

<br />

<br />

ad elevata temperatura T (quale la temperatura <strong>di</strong> fiamma nei bruciatori delle caldaie) l’exergia è data da 1<br />

a<br />

T<br />

<br />

<br />

T <br />

<br />

ove T a è la temperatura dell’ambiente e l’espressione in parentesi è il ren<strong>di</strong>mento ideale <strong>di</strong> una macchina <strong>di</strong> Carnot che opera<br />

fra queste temperature. Nelle caldaie a gasolio e a gas bruciamo combustibile pregiato capace <strong>di</strong> generare calore a<br />

temperature elevate (dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 1400°C) per poi degradarlo alla temperatura <strong>di</strong> 80÷90 °C per il riscaldamento degli<br />

ambienti. Il ren<strong>di</strong>mento exergetico (rapporto fra exergia utilizzata e quella massima ottenibile) <strong>di</strong> questo processo è bassissimo<br />

(qualche %) e questo ci induce a riflettere sul cattivo uso che stiamo ancora facendo dell’energia termica da combustibili<br />

fossili. Il ren<strong>di</strong>mento energetico (rapporto fra energia utilizzata e quella massima <strong>di</strong>sponibile) è però elevato, circa il 95%, nel senso<br />

che il 95% dell’energia termica generata (non si parla più <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong> utilizzo!) dalla caldaia è ceduta all’acqua <strong>di</strong><br />

riscaldamento. Per l’energia elettrica le cose sono un po’ più complesse: nelle centrali elettriche viene bruciato combustibile<br />

fossile per ottenere energia meccanica utilizzata per gli alternatori elettrici che forniscono energia elettrica. Il ren<strong>di</strong>mento<br />

exergetico <strong>di</strong> trasformazione è dell’or<strong>di</strong>ne del 35÷40% e quin<strong>di</strong> buono per le attuali tecnologie. Il ren<strong>di</strong>mento energetico è all’incirca<br />

eguale e pari a 35÷42% il che significa che riusciamo a convertire in energia elettrica circa il 40% dell’energia chimica dei<br />

combustibili fossili. L’energia che troviamo <strong>di</strong>sponile in casa nelle prese elettriche è ancora meno se teniamo conto delle<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione nelle linee elettriche, nei trasformatori da alta a me<strong>di</strong>a e da questa a bassa tensione. Diciamo che<br />

circa il 33% dell’energia chimica iniziale è <strong>di</strong>sponibile nella prese elettriche <strong>di</strong> casa. Se utilizzassimo questa energia elettrica<br />

per alimentare delle normali stufe elettriche del tipo a resistenza (e quin<strong>di</strong> utilizzanti l’effetto Joule) allora cederemmo<br />

all’ambiente circa il 33% dell’energia chimica <strong>di</strong>sponibile alla fonte nelle centrali elettriche e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> gran lunga<br />

percentualmente inferiore rispetto all’uso delle caldaie tra<strong>di</strong>zionali.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

41<br />

I valori usuali <strong>di</strong> ’ per le macchine commerciali oggi <strong>di</strong>sponibili vanno da circa 2 a circa 4 a<br />

seconda delle modalità <strong>di</strong> scambio termico nel condensatore e nell’evaporatore.<br />

A seconda del fluido <strong>di</strong> scambio (aria o acqua) si hanno valori minimi per le pompe aria-aria e<br />

massimi per le pompe <strong>di</strong> grossa potenzialità del tipo acqua-acqua.<br />

Figura 60: Schema <strong>di</strong> una macchina frigorifera e/o <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> calore<br />

Figura 61: Schema impiantistico <strong>di</strong> un ciclo frigorifero a vapori saturi<br />

Figura 62: Funzionamento estivo <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

42<br />

Figura 63: Funzionamento invernale <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile<br />

Figura 64: Vista assonometrica <strong>di</strong> un refrigeratore reversibile a pompa <strong>di</strong> calore<br />

Si intuisce che avere un COP pari a 3 significa ottenere 3 kJ <strong>di</strong> energia termica nell’ambiente da<br />

riscaldare contro 1 kJ <strong>di</strong> energia elettrica impegnata per alimentare il compressore e quin<strong>di</strong> si ha un<br />

effetto <strong>di</strong> moltiplicazione dell’energia elettrica convertita in energia termica e ciò, in qualche modo,<br />

compensa la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> trasformazione dell’energia termica in elettrica effettuata nelle centrali elettriche.<br />

L’uso delle pompe <strong>di</strong> calore è allora razionale e certamente ammissibile rispetto all’uso delle semplici<br />

resistenze elettriche. Oggi le pompe <strong>di</strong> calore si stanno <strong>di</strong>ffondendo notevolmente grazie alla possibilità<br />

<strong>di</strong> inversione rapida del funzionamento da estivo ad invernale e viceversa che viene effettuata me<strong>di</strong>ante<br />

una apposita cassetta <strong>di</strong> scambio. Ad esempio in Figura 62 si ha un normale ciclo frigorifero arai-aria in<br />

funzionamento estivo. In Figura 63 si ha lo stesso impianto in funzionamento invernale: si osservi<br />

come le funzioni del condensatore e dell’evaporatore siano state invertite me<strong>di</strong>ante la cassetta <strong>di</strong><br />

scambio senza dovere fisicamente scambiare le posizioni dei due scambiatori <strong>di</strong> calore.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

43<br />

Figura 65: Layout impiantistico <strong>di</strong> un refrigeratore in funzionamento estivo<br />

Figura 66: Layout impiantistico <strong>di</strong> un refrigeratore in funzionamento estivo


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

44<br />

Figura 67: Layout impiantistico per una pompa <strong>di</strong> calore- stagione invernale<br />

Le problematiche impiantistiche che le pompe <strong>di</strong> calore pongono sono <strong>di</strong>verse. Esse richiedono<br />

impianti elettrici <strong>di</strong> maggiore potenza installata e pertanto si ha un aggravio <strong>di</strong> costo anche nel canone<br />

mensile pagato all’Azienda Elettrica. Pertanto risulta più ragionevole pensare <strong>di</strong> avere impianti reversibili<br />

cioè capaci <strong>di</strong> fornire freddo in estate (con<strong>di</strong>zionamento) e caldo in inverno (riscaldamento a pompa <strong>di</strong><br />

calore). In quest’ottica gli impianti a pompa <strong>di</strong> calore risultano convenienti.<br />

Gli spazi occupati dalle pompe <strong>di</strong> calore è solitamente limitato e la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione può<br />

essere sia ad acqua che ad aria. I terminali possono essere del tipo fan coil (cioè dei termoventilconvettori<br />

capaci <strong>di</strong> funzionare sia per il riscaldamento che per il con<strong>di</strong>zionamento) o delle Unità <strong>di</strong> trattamento aria<br />

(UTA) canalizzate o non.<br />

L’esercizio <strong>di</strong> queste macchine è oltremodo semplice e non richiede alcuna particolare attenzione.<br />

La regolazione è solitamente effettuata dalla stessa macchina e risulta molto efficiente<br />

(specialmente nei modelli più recenti che fanno uso <strong>di</strong> logica fuzzy). E’ bene tenere presente che quando<br />

si hanno reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ad aria (quin<strong>di</strong> canali) gli spazi occupati da queste non sono trascurabili e<br />

debbono essere tenuti in debito conto in sede progettuale sia impiantistica che architettonica.<br />

Di regola i canali d’aria hanno <strong>di</strong>mensioni non trascurabili e non possono essere nascoste nelle<br />

murature, come si fa normalmente con le tubazioni per l’acqua. Il progettista deve prevedere spazi<br />

adeguati (dell’or<strong>di</strong>ne del metro) per il passaggio dei canali e per i cave<strong>di</strong> <strong>di</strong> attraversamento fra i vari<br />

piani. La mancanza <strong>di</strong> questi spazi costituisce un grave problema nel momento della posa <strong>di</strong> questi tipi<br />

<strong>di</strong> impianti e quasi sempre le soluzioni <strong>di</strong> compromesso comportano mo<strong>di</strong>fiche architettoniche e<br />

superfetazioni non facili da accettare.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

45<br />

Tabella 3: Dati tecnici relativi ai refrigeratori d’acqua (e/o pompe <strong>di</strong> calore)<br />

In Figura 68 si riporta un esempio dell’impiantistica necessaria per l’installazione <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong><br />

calore che alimenta una rete ad aria canalizzata. Sono ben visibili gli spazi necessari per la posa dei<br />

canali, per gli attraversamenti murari e per i terminali <strong>di</strong> mandata. Questo tipo <strong>di</strong> impianti richiede<br />

spesso la controsoffittatura degli ambienti o quanto meno delle zone interessate dall’attraversamento<br />

dei canali o dalla presenza delle UTA e dei terminali <strong>di</strong> mandata. I cicli frigoriferi vengono utilizzati, nei<br />

gran<strong>di</strong> impianti, in opportune macchine per il raffreddamento dell’acqua <strong>di</strong> alimento delle batterie <strong>di</strong><br />

acqua fredda nelle centrali <strong>di</strong> trattamento dell’aria.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

46<br />

Queste unità possono raggiungere <strong>di</strong>mensioni notevoli. Esse sono costituite come in<strong>di</strong>cato nella<br />

Figura 64 ove si ha un esempio <strong>di</strong> tali macchine.<br />

Al loro interno si hanno tutti gli organi meccanici ed elettrici in<strong>di</strong>cati in precedenza, come<br />

riportato nella stessa Figura 64. Sono ben visibili i compressori alimentati elettricamente, l’evaporatore,<br />

il condensatore e il sistema <strong>di</strong> raffreddamento a ventola in copertura.<br />

Figura 68: Esempio <strong>di</strong> impianto a pompa <strong>di</strong> calore con <strong>di</strong>stribuzione ad aria<br />

Queste macchine sono oggi molto <strong>di</strong>ffuse nell’impiantistica perché consentono <strong>di</strong> avere acqua<br />

fredda senza la necessità del raffreddamento dei condensatori ad acqua.<br />

Questi ultimi, seppure più vantaggiosi dal punto <strong>di</strong> vista dell’efficienza, richiedono la <strong>di</strong>sponibilità<br />

<strong>di</strong> acqua corrente o l’installazione <strong>di</strong> torri <strong>di</strong> raffreddamento ingombranti e complesse.<br />

Le stesse macchine <strong>di</strong> Figura 64 possono funzionare anche come Pompa <strong>di</strong> calore: in questo caso il<br />

circuito interno viene invertito me<strong>di</strong>ante elettrovalvole e lo scambiatore <strong>di</strong> calore che <strong>di</strong> norma è il<br />

condensatore <strong>di</strong>viene l’evaporatore (e quin<strong>di</strong> assorbe calore dall’aria tramite le ventole) mentre<br />

l’evaporatore <strong>di</strong>viene il condensatore che viene raffreddato dall’acqua del circuito <strong>di</strong> riscaldamento<br />

interno degli e<strong>di</strong>fici. La selezione dei refrigeratori d’acqua e delle pompe <strong>di</strong> calore viene effettuata<br />

tramite i cataloghi forniti dal costruttore nel quale si hanno tutti i dati necessari sia alla selezione del<br />

modello che alla progettazione impiantistica (potenza dei motori, <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> attacco, ingombro<br />

geometrico, peso, schemi elettrici, tipo <strong>di</strong> alimentazione, ….).<br />

PROBLEMATICHE DELLE POMPE DI CALORE<br />

Sebbene l’utilizzo delle pompe <strong>di</strong> calore sia oggi molto più esteso rispetto ad una decina <strong>di</strong> anni fa<br />

per i vantaggi sopra esposti, vanno tuttavia tenute in considerazioni alcune problematiche che si<br />

possono presentare nel loro utilizzo.<br />

In primo luogo si consideri che la temperatura dell’aria esterna non può variare liberamente ma è<br />

soggetta a limiti massimi in<strong>di</strong>cati dai vari Costruttori. In ogni caso si ha, in genere, un limite a -10 °C e<br />

in qualche caso anche – 15 °C. Pertanto in zone climatiche molto fredde (dalla D in su) spesso è<br />

impossibile utilizzare le pompe <strong>di</strong> calore.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

47<br />

Inoltre l’utilizzo <strong>di</strong> impianti con acqua quale fluido <strong>di</strong> lavoro (quin<strong>di</strong> escludendo i sistemi split con<br />

batterie ad espansione <strong>di</strong>retta) può avvenire solo con forti percentuali <strong>di</strong> antigelo (glicole etilenico)<br />

variabili da 20 al 35%. Ciò comporta anche un <strong>di</strong>mensionamento ad hoc della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione a<br />

causa della sensibile variazione della densità dell’acqua ad<strong>di</strong>tivata.<br />

Una seconda importante considerazione per l’utilizzo delle pompe <strong>di</strong> calore è che, nel caso <strong>di</strong><br />

unità <strong>di</strong> trattamento aria con presa <strong>di</strong> aria esterna, nel climi più fred<strong>di</strong>, già al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> 0 °C, occorre<br />

evitare la ghiacciatura dell’acqua nelle batterie <strong>di</strong> scambio quando l’impianto è spento. Pertanto occorre<br />

inserire opportune batterie <strong>di</strong> riscaldamento (scal<strong>di</strong>glie) atte ad evitare la ghiacciatura dell’acqua o a<br />

scongelarla nel caso si sia già verificata.<br />

Una terza importante considerazione deriva dall’osservazione che le potenzialità delle pompe <strong>di</strong><br />

calore sono praticamente equivalenti (si ha qualche percento in più per la resa termica invernale) per<br />

l’estate e per l’inverno e pertanto la stessa macchina deve potere far fronte ad entrambi i carichi<br />

me<strong>di</strong>ante semplice inversione. Tuttavia per le zone climatiche più fredde (dalla zona C in su) è possibile<br />

che i carichi invernali siano sensibilmente più elevati rispetto a quelli estivi e pertanto si perde la<br />

simmetria <strong>di</strong> utilizzo delle pompe <strong>di</strong> calore.<br />

In pratica le con<strong>di</strong>zioni estive variano poco in Italia (temperature esterne variabili da 30 a 34 °C<br />

ed umi<strong>di</strong>tà relative esterne variabili fra il 40 e il 60%) e pertanto i carichi estivi risultano comparabili<br />

nelle varie regioni italiane. In inverno abbiamo temperature esterne <strong>di</strong> progetto variabili fra i 5 °C delle<br />

zone A ai -15 o anche – 20 °C delle zone montane e per conseguenza i carichi termici invernali possono<br />

più che raddoppiare fra le varie situazioni climatiche.<br />

A parte le considerazioni esposte nei primi due punti, la <strong>di</strong>ssimmetria del carico termico<br />

stagionale richiede l’installazione <strong>di</strong> più unità per far fronte al carico invernale oppure si sostituiscono le<br />

pompe <strong>di</strong> calore con normali generatori termici.<br />

UNITÀ CON MODULO IDRONICO INCORPORATO<br />

Per le unità a pompa <strong>di</strong> calore del tipo aria – acqua si hanno ingombri notevoli dovute alle<br />

batterie del condensatore. Ne deriva che queste unità sono degli enormi parallelepipe<strong>di</strong> praticamente<br />

vuoti all’interno.<br />

Molti Costruttori hanno pensato <strong>di</strong> dotare le unità <strong>di</strong> refrigerazione (e quin<strong>di</strong> anche le pompe <strong>di</strong><br />

calore) <strong>di</strong> un modulo idronico costituito dal serbatoio <strong>di</strong> accumulo, valvole <strong>di</strong> sicurezza e gruppo <strong>di</strong><br />

pompaggio, ve<strong>di</strong> ad esempio lo schema <strong>di</strong> Figura 83.<br />

Il vantaggio che ne deriva è <strong>di</strong> avere delle unità complete del necessario per l’installazione<br />

nell’impianto senza dover prevedere spazi aggiuntivi per gli organi sopra in<strong>di</strong>cati.<br />

La selezione delle pompe può essere effettuata su catalogo in funzione della prevalenza necessaria<br />

per la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.<br />

1.6 POMPE DI CALORE GEOTERMICHE<br />

La temperatura del terreno, <strong>di</strong> là <strong>di</strong> una certa profon<strong>di</strong>tà, si mantiene costante durante tutto<br />

l'anno. E' allora possibile sfruttare questa notevole caratteristica per estrarre calore dal terreno d'inverno<br />

per produrre acqua calda me<strong>di</strong>ante una pompa <strong>di</strong> calore. La temperatura del terreno è influenzata dalle<br />

con<strong>di</strong>zioni termiche dell’atmosfera solo nello strato superficiale. Già a circa 510 m <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà la<br />

temperatura rimane costante e prossima a quella me<strong>di</strong>a annuale della superficie terrestre in quella zona.


°C<br />

IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

48<br />

30<br />

Temperature a varie profon<strong>di</strong>tà<br />

25<br />

20<br />

15<br />

quota -1<br />

quota -10<br />

quota -30<br />

10<br />

5<br />

0<br />

G F M A M G L A S O N D<br />

mese<br />

Figura 69: Temperatura del terreno<br />

In estate si può immaginare <strong>di</strong> trasferire energia al terreno per il ciclo del con<strong>di</strong>zionamento.<br />

Figura 70: Il terreno come sorgente termica per la pompa <strong>di</strong> calore e come refrigeratore<br />

La pompa <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> tipo geotermico può essere abbinata a più tipologie <strong>di</strong> scambio termico,<br />

come rappresentato in Figura 71. Sia sul lato esterno che sul lato utenza si hanno <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong><br />

accoppiamento, a seconda dell'impianto desiderato.<br />

Le pompe <strong>di</strong> calore che sfruttano il terreno come sorgente termica si possono <strong>di</strong>stinguere in tre<br />

categorie in funzione della modalità con cui avviene lo scambio termico con il sottosuolo:<br />

1. impianti accoppiati <strong>di</strong>rettamente con il terreno attraverso un sistema <strong>di</strong> tubazioni a circuito chiuso al cui interno<br />

scorre il fluido termovettore;<br />

2. impianti che utilizzano l’acqua <strong>di</strong> falda come fluido termovettore, con o senza reimmissione nella falda stessa<br />

dopo l’uso;<br />

3. impianti che sfruttano l’acqua dei laghi e dei bacini come sorgente termica attraverso un circuito che può essere<br />

sia aperto che chiuso.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

49<br />

Figura 71: Tipologia <strong>di</strong> scambi termici per le pompe <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> tipo geotermico<br />

Il caso 2 e il caso 3 richiedono situazioni ambientali particolari legate alla <strong>di</strong>sponibilità idrica e<br />

soprattutto comportano maggiori vincoli legislativi sull’inquinamento termico delle acque (attualmente<br />

la materia è regolamentata a livello nazionale dalla L. 152/99 e s.m.i, ma sono da tener presenti<br />

eventuali piani regionali <strong>di</strong> risanamento delle acque emanati da alcune Regioni). Invece il caso 1 è un<br />

sistema più adattabile alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni, anche per quanto riguarda la <strong>di</strong>sposizione delle tubazioni<br />

stesse nel terreno, che possono assumere uno sviluppo orizzontale (lineare, a spirale, etc.) o verticale.<br />

I risparmi energetici conseguibili con un impianto geotermico, rispetto ad uno tra<strong>di</strong>zionale torrecaldaia,<br />

sono quantificabili in un range del 25% 50% Tali risparmi si hanno principalmente per<br />

ridotta manutenzione.<br />

Inoltre nessun organo meccanico è in movimento, le strutture sono totalmente statiche, i<br />

materiali resistenti alla corrosione e <strong>di</strong> elevata resistenza meccanica, inoltre i materiali sono flessibili.<br />

Con il geo scambiatore eliminiamo la necessità della caldaia e della torre <strong>di</strong> raffreddamento ossia<br />

evitiamo l’installazione <strong>di</strong>:<br />

Pompe centrifughe;<br />

Ventilatori;<br />

Motori elettrici;<br />

Cinghie <strong>di</strong> trasmissione;<br />

Bruciatore <strong>di</strong> caldaia.<br />

A livello in<strong>di</strong>cativo si può <strong>di</strong>re che per tubazioni verticali:<br />

sono necessari da 4,5 7 m <strong>di</strong> interasse tra i tubi;<br />

sono necessari dai 15 22 m <strong>di</strong> perforazione per kW;<br />

le profon<strong>di</strong>tà perforazioni vanno da 50 m fino a 200 m;<br />

<br />

tipicamente occorrono per 25 kW circa 40 m 2 <strong>di</strong> superficie.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

50<br />

Figura 72: Esempi <strong>di</strong> tubazioni interrate verticali<br />

Mentre per tubazioni orizzontali occorrono:<br />

profon<strong>di</strong>tà della trincea fino a 2 m ;<br />

12 19 m <strong>di</strong> trincea necessari per kW da smaltire;<br />

60 70 m 2 <strong>di</strong> superficie in pianta per kW<br />

minori costi <strong>di</strong> installazione del geo scambiatore<br />

I costi degli impianti geotermici variano da caso a caso e sono quantificabili in 3-4 volte il costo<br />

degli impianti tra<strong>di</strong>zionali. Per contro si possono avere risparmi dei costi <strong>di</strong> gestione dal 50 al 60%.<br />

I tempi <strong>di</strong> pay back variano da 2,5 a 3,5-4 anni. Tuttavia i vantaggi non sono da considerare <strong>di</strong><br />

tipo solamente economici. Esistono vantaggi non quantificabili ma egualmente importanti quali:<br />

<br />

<br />

assenza <strong>di</strong> rumorosità per la mancanza <strong>di</strong> torri evaporative o condensatori raffreddati ad aria;<br />

minore impatto visivo degli impianti geotermici in quanto tutto l'impianto è sotto terra e quin<strong>di</strong> esternamente non<br />

visibile.<br />

1.7 I PALI ENERGETICI<br />

Figura 73: Schematizzazione dell'impiantistica geotermica<br />

Negli e<strong>di</strong>fici muniti <strong>di</strong> pali <strong>di</strong> fondazione si possono inserire nei pali i tubi per la circolazione dei<br />

flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> scambio termico con il terreno. In pratica si tratta <strong>di</strong> un'azione combinata <strong>di</strong> pali che svolgono<br />

la loro azione <strong>di</strong> sostegno e al tempo stesso consentono <strong>di</strong> scambiare calore con il suolo e quin<strong>di</strong><br />

consentono applicazioni <strong>di</strong> geotermica, come sopra in<strong>di</strong>cato.<br />

Nelle figure seguenti si hanno esempi <strong>di</strong> pali energetici d'angolo oppure su muratura.<br />

I tubi che emergono dai pali energetici (<strong>di</strong> solito del tipo ad U) sono poi raccordati per essere<br />

collegati alla pompa <strong>di</strong> calore geotermica, come in<strong>di</strong>cato in Figura 76.<br />

Naturalmente l'utilizzo dei pali energetici deve essere pianificato in fase <strong>di</strong> progetto e non come<br />

applicazioni <strong>di</strong> retrofitting.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

51<br />

Figura 74: Esempi <strong>di</strong> pali energetici<br />

Figura 75: Posa <strong>di</strong> tubazioni all'interno dei pali energetici<br />

Figura 76: Collegamento dei pali energetici alla pompa <strong>di</strong> calore


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

52<br />

Figura 77: Layout <strong>di</strong> funzionamento dei pali energetici con geocooling<br />

Figura 78: Pali energetici con raffreddamento attivo


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

53<br />

Figura 79: Schema <strong>di</strong> principio dell'utilizzo dei pali energetici<br />

Figura 80: Layout per un umpianto a PdC geotermica<br />

1.8 FUNZIONAMENTO IN FREE COOLING<br />

Quando l’impianto è asservito a sistemi tecnologici operanti anche con temperature esterne basse,<br />

è energicamente molto conveniente utilizzare i refrigeratori dotati <strong>di</strong> free cooling. Nei refrigeratori<br />

appartenenti a tale serie è implementato il sistema free cooling che permette, qualora la temperatura


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

54<br />

esterna sia sufficientemente bassa, <strong>di</strong> non utilizzare la parte “refrigerante” del chiller e cioè i compressori,<br />

che sono i componenti principalmente responsabili dei consumi energetici.<br />

In tali unità, infatti, l’acqua refrigerata è prodotta utilizzando l’aria esterna e quin<strong>di</strong> il consumo<br />

energetico è limitato ai soli ventilatori.<br />

In tal modo si potrà <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> acqua refrigerata a costo zero. In tali casi il funzionamento<br />

è detto misto: il refrigeratore utilizzerà l’aria esterna per pre-raffreddare il fluido refrigerante<br />

sottoponendo i compressori ad un lavoro inferiore ed ottenendo ancora un risparmio energetico, ve<strong>di</strong><br />

schema <strong>di</strong> Figura 82.<br />

Vi saranno pertanto tre regimi <strong>di</strong> funzionamento, esemplificati schematicamente nel <strong>di</strong>agramma<br />

<strong>di</strong> Figura 81:<br />

Free cooling (funzionamento <strong>di</strong> ventilatori e pompa <strong>di</strong> free-cooling);<br />

<br />

<br />

Misto (funzionamento <strong>di</strong> ventilatori, pompa <strong>di</strong> free cooling ed in parte dei compressori);<br />

Raffreddamento meccanico (Espansione <strong>di</strong>retta) (funzionamento <strong>di</strong> ventilatori e<br />

compressori).<br />

L’idea che sta alla base del funzionamento free cooling è, come detto sopra, quella <strong>di</strong> produrre<br />

acqua refrigerata utilizzando l’aria esterna anziché il funzionamento in espansione <strong>di</strong>retta. Il sistema <strong>di</strong><br />

regolazione a microprocessore, quando la temperatura dell’aria esterna è sufficientemente bassa, abilita<br />

il funzionamento in free cooling: attraverso l’apposita pompa. l’acqua viene fatta circolare all’interno <strong>di</strong><br />

apposite batterie <strong>di</strong> scambio termico e raffreddata dall’aria esterna forzata dai ventilatori che, assieme<br />

alla pompa, sono gli unici componenti che assorbono energia. L’acqua viene quin<strong>di</strong> re-immessa nel<br />

circuito e fornita all’utenza. Dalla Tabella 4 fino alla Tabella 7 si hanno esempi <strong>di</strong> dati tecnici (Data<br />

Sheet) per una serie commerciale <strong>di</strong> refrigeratori reversibili a pompa <strong>di</strong> calore con possibilità <strong>di</strong> recupero<br />

termico e funzionamento in free cooling. Si osservino i dati tecnici circuitali (potenze elettriche<br />

assorbite, portate <strong>di</strong> fluido, scambiatori <strong>di</strong> calore) e i dati relativi alle potenzialità frigorifere<br />

(funzionamento estivo) e termiche (funzionamento invernale). In Figura 83 si ha la vista interna <strong>di</strong><br />

refrigeratore monoblocco completo <strong>di</strong> vaso <strong>di</strong> espansione e <strong>di</strong> pompe <strong>di</strong> circolazione adeguate all’uso.<br />

Infine in Figura 84 si hanno in<strong>di</strong>cazioni sulle <strong>di</strong>stanze minime da rispettare per l’installazione <strong>di</strong> queste<br />

macchine. Tali <strong>di</strong>stanze sono necessarie per interventi <strong>di</strong> manutenzione or<strong>di</strong>naria e straor<strong>di</strong>naria<br />

(sostituzione <strong>di</strong> pezzi <strong>di</strong>fettosi o guasti). E’ opportuno rispettarle sempre con la dovuta attenzione.<br />

Figura 81: Regimi <strong>di</strong> funzionamento in free cooling<br />

Figura 82: Schema <strong>di</strong> funzionamento del free cooling


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

55<br />

Tabella 4: Dati tecnici circuitali <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> refrigeratori


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

56<br />

Tabella 5: Dati circuitali in free cooling <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> refrigeratori


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

57<br />

Tabella 6: Dati tecnici per potenze frigorifere


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

58<br />

Tabella 7: Dati tecnici in riscaldamento <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> calore


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

59<br />

Figura 83: Vista dell’interno <strong>di</strong> un refrigeratore reversibile completo <strong>di</strong> vaso <strong>di</strong> espansione e pompe <strong>di</strong> circolazione<br />

Figura 84: Distanze minime <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> un refrigeratore<br />

1.9 TIPI DI FLUIDI TERMOVETTORI<br />

I flui<strong>di</strong> termovettori principali sono l’acqua e l’aria; in alcuni impianti si servono anche <strong>di</strong> flui<strong>di</strong><br />

frigorigeni del tipo HCFC (Hydro-cloro-fluoro-carbide) utilizzati per gli impianti frigoriferi e a pompa <strong>di</strong><br />

calore. Ve<strong>di</strong>amo qui brevemente le loro caratteristiche d’uso e le implicazioni progettuali per le reti <strong>di</strong><br />

trasporto del fluido termovettore che qui abbiamo più volte chiamato reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

60<br />

1.9.1 CIRCUITI AD ACQUA: POMPA DI CIRCOLAZIONE, CORPI SCALDANTI<br />

E’ il fluido più utilizzato, assieme all’aria, per le sue caratteristiche chimico-fisiche ottimali. Essa<br />

ha il maggior calore specifico a pressione costante (4186 J/kg.K), un’elevata massa volumica (1000 kg/m³),<br />

è inodore, insapore, chimicamente non aggressiva, economica e facilmente reperibile. L’acqua può,<br />

quin<strong>di</strong>, essere facilmente trasportata con piccole sezioni <strong>di</strong> passaggio delle tubazioni: vale la relazione <strong>di</strong><br />

continuità:<br />

m wS<br />

[35]<br />

con:<br />

massa volumica, (kg/m³),<br />

w velocità del fluido, (m/s),<br />

S sezione <strong>di</strong> passaggio del condotto, (m²).<br />

Ne consegue che, per data portata <strong>di</strong> fluido m , si ha per l’acqua una sezione <strong>di</strong> passaggio circa<br />

1000 volte inferiore, a parità <strong>di</strong> velocità w e portata, rispetto all’aria che ha =1.27 kg/m³. Ciò significa<br />

che i tubi per il trasporto dell’acqua, ad esclusione dei tronchi principali che debbono smaltire grosse<br />

portate, sono <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni dell’or<strong>di</strong>ne del centimetro e quin<strong>di</strong> in genere facilmente occultabili all’interno<br />

delle murature.<br />

1.9.2 POMPA DI CIRCOLAZIONE<br />

La potenza <strong>di</strong> pompaggio per le reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ad acqua risulta notevolmente inferiore, in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pari confronto, rispetto a quella delle reti ad aria (Ve<strong>di</strong> Capitolo sulle Reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione).<br />

Risulta, infatti, che la potenza della pompa <strong>di</strong> circolazione è data dalla relazione:<br />

ptot<br />

m<br />

P (W) [36]<br />

<br />

ove si ha:<br />

p tot<br />

caduta <strong>di</strong> pressione totale ai capi della pompa <strong>di</strong> circolazione, (Pa),<br />

massa volumica del fluido, (kg/m³),<br />

m portata massica del fluido, (m/s),<br />

ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> compressione della pompa.<br />

p<br />

p<br />

Essendo per l’acqua pari a 1000 kg/m³ (numero magico da ricordare sempre!) contro 1.27 kg/m³<br />

nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esercizio delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria negli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento si<br />

giustifica quanto sopra detto. Anche le <strong>di</strong>mensioni delle pompe sono inferiori rispetto alle soffianti per<br />

l’aria. Inoltre la circolazione dell’acqua, se la rete è stata correttamente progettata mantenendo le<br />

velocità del fluido basse (dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 1÷2 m/s), è anche meno rumorosa della circolazione dell’aria nei<br />

canali, soprattutto per effetto della non eccessiva rigi<strong>di</strong>tà dei canali rispetto a quella dei tubi in acciaio.<br />

Per altri argomenti sulle pompe <strong>di</strong> circolazione si rimanda ai manuali specializzati e ai dati forniti<br />

dalla Case Costruttrici.<br />

1.9.3 CORPI SCALDANTI<br />

RADIATORI<br />

Sono gli elementi terminali più utilizzati e possono essere in ghisa, in alluminio o leghe <strong>di</strong> acciaio.<br />

Essi sono alimentati con acqua a temperatura <strong>di</strong> entrata 80÷90 °C e <strong>di</strong> uscita <strong>di</strong> 70÷80 °C. La<br />

loro selezione 8 deve tenere conto <strong>di</strong> vari criteri e fattori progettuali quali, la resa termica (solitamente<br />

certificata dal costruttore), l’estetica, il costo, la durata, l’affidabilità.<br />

8 Normalmente in fase <strong>di</strong> progetto dell’impianto si selezionano i componenti dai cataloghi commerciali. Così<br />

avviene per i generatori <strong>di</strong> calore, per le pompe e le soffianti, per le tubazioni e per i terminali. Non è pensabile costruire un<br />

ra<strong>di</strong>atore <strong>di</strong> superficie qualunque poiché avrebbe costi elevatissimi. Meglio selezionare i ra<strong>di</strong>atori dai cataloghi commerciali<br />

dei vari fornitori. Questo fatto introduce tutta una serie <strong>di</strong> problemi per via della <strong>di</strong>scretizzazione delle serie commerciali dei<br />

prodotti: se occorre un ra<strong>di</strong>atore da 454 W occorre selezionare fra i due della serie commerciale <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong> 400 e 500 W.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

61<br />

Una cattiva abitu<strong>di</strong>ne che l’ignoranza alimenta è quella <strong>di</strong> rendere le superfici dei ra<strong>di</strong>atori<br />

speculari me<strong>di</strong>ante vernici metalliche (ciò abbassa l’emissività della superficie) o <strong>di</strong> racchiuderli in<br />

cassonetti con piccolissime fessure <strong>di</strong> aerazione o ad<strong>di</strong>rittura annegarli in vere e proprie nicchie murarie<br />

e murarli con pannelli trapuntati <strong>di</strong> stile arabeggiante: il riscaldamento ambientale non è più dovuto, in<br />

questi casi, a fatti fisici ma a fenomeni psicofisici.<br />

I ra<strong>di</strong>atori vanno posti, per il miglior ren<strong>di</strong>mento termico e per il miglior comfort ambientale,<br />

nelle pareti interne e non sotto le finestre come spesso viene fatto. La loro collocazione in pianta deve<br />

essere ben stu<strong>di</strong>ata in funzione dell’arredamento, del senso <strong>di</strong> apertura delle porte e della <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />

allacciamento alla rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda. In ogni caso si tratta <strong>di</strong> elemento terminali <strong>di</strong><br />

tecnologia <strong>di</strong>ffusa, affidabili, economici e facilmente manutenzionabili.<br />

Le capacità <strong>di</strong> scambio termico dell’acqua sono elevate e certamente superiori a quelle dell’aria.<br />

Basti pensare che il coefficiente <strong>di</strong> convezione termica per l’acqua risulta notevolmente più elevato<br />

rispetto a quello per l’aria. Ne consegue che le superfici <strong>di</strong> scambio termico sono inferiori, a parità <strong>di</strong><br />

potenza scambiata, rispetto a quelle per l’aria.<br />

La relazione <strong>di</strong> scambio è, infatti:<br />

Q K S T F<br />

[37]<br />

ml<br />

ove è:<br />

K trasmittanza termica <strong>di</strong> scambio fra fluido interno (acqua e quin<strong>di</strong> più elevato rispetto a<br />

quello corrispondente con l’aria) e l’aria ambiente, (W/m²K);<br />

S superficie <strong>di</strong> scambio termico, (m²);<br />

T <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura me<strong>di</strong>a logaritmica fra le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ingresso e uscita del<br />

ml<br />

12<br />

fluido primario e quella del fluido secondario, Tml<br />

con: =tf<br />

t<br />

1 f<br />

, (K);<br />

2<br />

1<br />

ln<br />

2<br />

F fattore <strong>di</strong> configurazione per il tipo <strong>di</strong> scambiatore considerato (F=1 per<br />

scambiatori ideali in controcorrente). I valori <strong>di</strong> F sono dati dai manuali specializzati per le varie<br />

geometrie degli scambiatori <strong>di</strong> calore.<br />

A parità <strong>di</strong> tutto, se K è maggiore risulta S minore ed è quello che succede quando si utilizza<br />

l’acqua come fluido primario, cioè fluido termovettore. La selezione dei corpi scaldanti viene effettuata<br />

me<strong>di</strong>ante cataloghi commerciali a seconda delle tipologie <strong>di</strong>sponibili. Queste sono:<br />

in ghisa<br />

in acciaio<br />

in alluminio<br />

Figura 85: Schema <strong>di</strong> collegamento <strong>di</strong> un terminale<br />

Di solito si pone lo scambio termico nella forma:


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

62<br />

n<br />

QCS<br />

C<br />

T<br />

cs amb<br />

ove si ha:<br />

- Tcs amb<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra la T me<strong>di</strong>a del corpo scaldante e l’aria ambiente;<br />

- C coefficiente <strong>di</strong> scambio termico;<br />

- n esponente che <strong>di</strong>pende dal corpo scaldante.<br />

L’esponente n è fornito dai Costruttori dei corpi scaldanti con riferimento ad uno scambio<br />

nominale (EN 442) <strong>di</strong> 50 °C fra corpo scaldante ed ambiente. Di solito i costruttori forniscono i dati <strong>di</strong><br />

riferimento supponendo un T=60 °C nella [37]. La potenzialità standard così determinata va corretta<br />

per tenere conto della reale <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura nella rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione. La relazione da<br />

utilizzare è la seguente:<br />

n n<br />

Q Ct C60<br />

[38]<br />

RN<br />

con esponente n variabile da 1.25 a 1.30. Pertanto la potenzialità nominale da adottare quando si<br />

ha un t <strong>di</strong>verso da 60 °C è data dalla relazione:<br />

Q<br />

RN<br />

60 <br />

n<br />

QR<br />

<br />

t<br />

<br />

I costruttori possono anche fornire tabelle o grafici per un più rapido calcolo delle nuove<br />

potenzialità.<br />

[39]<br />

Modello<br />

Resa T=50<br />

EN442 [W]<br />

n<br />

Cont. acqua<br />

[L]<br />

Prof. Alt. Inter. Lungh.<br />

attacco<br />

[pollici]<br />

Massa<br />

[kg]<br />

TEMA 2-558 55 1,288 0,53 60 558 500 60 1 3,40<br />

TEMA 2-681 69 1,287 0,60 60 681 623 60 1 3,90<br />

TEMA 2-871 82 1,3 0,77 60 871 813 60 1 5,00<br />

TEMA 3-400 55 1,295 0,51 94 400 342 60 1 3,70<br />

TEMA 3-558 13 1,295 0,73 94 558 500 60 1 4,80<br />

TEMA 3-640 84 1,3 0,75 94 640 581 60 1 5,30<br />

TEMA 3-681 88 1,3 0,85 94 681 623 60 1 5,8<br />

TEMA 3-790 102 1,305 0,9 94 790 731 60 1 6,5<br />

TEMA 3-871 109 1,315 1 94 871 813 60 1 6,80<br />

TEMA 4-558 93 1,299 0,84 128 558 500 60 1 5,80<br />

TEMA 4-681 111 1,276 1,07 128 681 623 60 1 7,90<br />

TEMA 4-871 137 1,331 1,34 128 871 813 60 1 8,60<br />

TEMA 5-558 114 1,312 1,01 162 558 500 60 1 7,30<br />

TEMA 5-681 136 1,322 1,23 162 681 623 60 1 9,00<br />

TEMA 5-871 166 1,324 1,7 162 871 813 60 1 11,00<br />

TEMA 8-300 103 1,326 1,18 267 300 242 60 1 6,70<br />

NEOCLASSIC 4-<br />

571 80 1,295 0,68 141 576 500 55 1 4,65<br />

NEOCLASSIC 4-<br />

665 92 1,309 0,74 141 669 595 55 1 5,25<br />

NEOCLASSIC 4-<br />

871 112 1,345 0,86 141 871 800 55 1 6,89<br />

NEOCLASSIC 6-<br />

665 134 1,3 0,96 222 665 595 55 1 1/4 8,30<br />

NEOCLASSIC 6-<br />

871 169 1,32 1,5 222 871 800 55 1 1/4 10,80<br />

Tabella 8: Esempio <strong>di</strong> dati per ra<strong>di</strong>atori commerciali<br />

Secondo la recente norma EN442 la potenzialità viene fornita con t=50 °C.<br />

Valgono le relazioni e quant’altro detto in precedenza per il calcolo della potenzialità nominale<br />

con salti termici <strong>di</strong>versi. In Figura 86 si ha un esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>atore (nel caso


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

63<br />

particolare in ghisa, modello TEMA Ideal Standard). Sono visibili i tubi <strong>di</strong> adduzione dell’acqua calda, la<br />

valvola <strong>di</strong> sfiato aria (in alto) e la valvola <strong>di</strong> chiusura (in <strong>secondo</strong> piano sul lato opposto).<br />

In particolare nei moderni ra<strong>di</strong>atori si hanno <strong>di</strong>rettamente montate le valvole termostatiche per la<br />

regolazione ambientale. Nei ra<strong>di</strong>atori sono anche montate le valvole automatiche <strong>di</strong> sfogo aria, come<br />

rappresentato in Figura 88. In Figura 89 si hanno i dati caratteristici per ra<strong>di</strong>atori in alluminio (rese<br />

termiche a 60 °C e 50 °C) e le curve per la correzione della resa termica al variare della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

temperatura <strong>di</strong> progetto.<br />

PANNELLI RADIANTI<br />

In questi ultimi anni si stanno <strong>di</strong>ffondendo gli impianti <strong>di</strong> riscaldamento e <strong>di</strong> raffrescamento a<br />

pannelli ra<strong>di</strong>anti. In pratica gli elementi terminali usuali vengono sostituiti da pannelli costruiti me<strong>di</strong>ante<br />

tubazioni opportunamente inserite nei pavimenti in modo da formare un pannello ra<strong>di</strong>ante.<br />

Le tubazioni utilizzate, usualmente in rame o in plastica incru<strong>di</strong>ta, hanno geometrie ben<br />

determinate da esigenze <strong>di</strong> trasmissione del calore. Al <strong>di</strong> sotto delle tubazioni si pone uno spessore <strong>di</strong><br />

isolante (variabile da 45 a 60 mm) per evitare che il calore fornito dai tubi si propaghi al <strong>di</strong> sotto del<br />

pavimento. Il <strong>di</strong>mensionamento dei pannelli ra<strong>di</strong>anti è complesso è regolato dalla norma EN 1264 e,<br />

recentemente, dalla UNI-CEN 130. In sintesi si procede così.<br />

Figura 86: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>atore<br />

Figura 87: Valvola termostatica per ra<strong>di</strong>atore<br />

Figura 88: Valvola <strong>di</strong> sfiato d’aria automatico per ra<strong>di</strong>atore<br />

Dal calcolo dei carichi termici dei singoli ambienti <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio si calcola il carico specifico per<br />

metro quadro <strong>di</strong> pavimento (W/m²) e si applica la relazione, in<strong>di</strong>cata dalla UNI-CEN 130:


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

64<br />

max<br />

8.92 p max a<br />

<br />

<br />

1.1<br />

q t t [40]<br />

ove si ha:<br />

q max calore specifico massimo ceduto da un metro quadro <strong>di</strong> pavimenti, (W/m²);<br />

t pmax temperatura massima del pavimento, °C;<br />

t a temperatura dell’aria ambiente, °C.<br />

La temperatura massima del pavimento <strong>di</strong>pende, ovviamente, dalle con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> benessere<br />

ambientale e devono essere:<br />

t pmax =29 °C per zone <strong>di</strong> normale residenza;<br />

t pmax =35 °C per zone con residenza saltuaria.<br />

Assumendo il valore <strong>di</strong> 29 °C per residenze civili e sostituendo questo valore nella precedente<br />

relazione si ottiene la regola:<br />

1.1<br />

qmax 8.92 29 20 100 W / m²<br />

[41]<br />

Pertanto, se si vuole mantenere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort termico, la potenza specifica massima<br />

che un metro quadro <strong>di</strong> pavimento può cedere deve essere non superiore a 100 W/m². Da questa<br />

osservazione scaturisce la regola pratica che ogni m² <strong>di</strong> superficie destinata a pannello ra<strong>di</strong>ante cede 100<br />

W/m². Le caratteristiche <strong>di</strong> un pannello ra<strong>di</strong>ante tipo sono qui brevemente riassunte:<br />

Tubazione<br />

Conducibilità: 0.035 W/mK (tubo in plastica tipo Pex)<br />

Diametro interno 16.0 mm<br />

Diametro esterno 20.0 mm<br />

Interasse <strong>di</strong> posa 7.5 cm<br />

Massetto<br />

Conducibilità 1.0 W/mK<br />

Spessore sopra i tubi 4.5 cm<br />

Pavimento<br />

Non esistente (si considera come piano <strong>di</strong> calpestio quello del massetto)<br />

Per questo pannello tipo si ha la resa data dalla relazione:<br />

Q 6.7 S t [42]<br />

tipo<br />

con:<br />

Q tipo calore emesso verso l’alto dal pannello, W<br />

S superficie del pannello, m²<br />

t temperatura me<strong>di</strong>a logaritmica fra la temperatura del fluido e l’aria ambiente data da:<br />

tm<br />

tr<br />

t<br />

<br />

[43]<br />

tm<br />

t <br />

a<br />

ln <br />

tr<br />

t<br />

<br />

a <br />

con t m e t r temperature <strong>di</strong> mandata e <strong>di</strong> ritorno del fluido nel pannello ra<strong>di</strong>ante.<br />

Alla resa teorica data dalla precedente relazione si applicano opportuni fattori correttivi per<br />

ottenere la resa effettiva del pannello reale si deve tenere conto del tipo <strong>di</strong> tubo, della resistenza termica<br />

del pavimento, dello spessore <strong>di</strong> massetto sopra i tubi, del <strong>di</strong>ametro esterno dei tubi.<br />

Tali fattori correttivi sono dati in manuali specializzati e dalle case costruttrici dei materiali <strong>di</strong><br />

base. I pannelli ra<strong>di</strong>anti risultano como<strong>di</strong> nei casi in cui non si ha <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> spazio per i ra<strong>di</strong>atori o<br />

altre tipologie <strong>di</strong> terminali. In Figura 93 si ha un esempio <strong>di</strong> applicazione della tecnica a pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

in appartamenti per civile abitazioni.<br />

Si può osservare come per ogni ambiente si abbia un pannello costruito con tubazioni avvolte in<br />

modo da riempire uniformemente i pavimenti e pertanto a geometria variabile.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

65<br />

L’alimentazione dei singoli pannelli viene sempre effettuata tramite collettore complanare dotato<br />

<strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> controllo della temperatura <strong>di</strong> uscita. I pannelli ra<strong>di</strong>anti sono spesso utilizzati in luoghi <strong>di</strong><br />

particolare pregio quali i teatri, le chiese e in genere in tutti quei luoghi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile sod<strong>di</strong>sfacimento con i<br />

terminali classici.<br />

In Figura 94 si ha un esempio <strong>di</strong> applicazione dei pannelli ra<strong>di</strong>anti in una chiesa. In questo caso<br />

occorre ristrutturare i pavimenti in modo da posare alla perfezione le tubazioni che formano i pannelli<br />

ra<strong>di</strong>anti. E’ possibile osservare come la geometria dei pavimenti possa essere bene seguita dall’inviluppo<br />

delle tubazioni. I pannelli ra<strong>di</strong>anti possono essere utilizzati anche per il raffrescamento estivo inviando<br />

acqua refrigerata ad opportuna temperatura.<br />

Figura 89: dati caratteristici per ra<strong>di</strong>atori in alluminio<br />

Figura 90: Schema <strong>di</strong> posa dei pannelli ra<strong>di</strong>anti


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

66<br />

E’ da ricordare, infatti, che le superfici fredde possono provocare fenomeni <strong>di</strong> condensa che<br />

avrebbero effetti deleteri sui pavimenti. Per un maggior controllo della <strong>di</strong>stribuzione le tubazioni dei<br />

pannelli ra<strong>di</strong>anti si <strong>di</strong>partono da collettori complanari e pertanto si possono intercettare singolarmente.<br />

Figura 91: Schema tipo <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> un pannello ra<strong>di</strong>ante<br />

Figura 92: Particolare <strong>di</strong> montaggio dei pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

Figura 93: Esempio <strong>di</strong> applicazione in civili abitazioni dei pannelli ra<strong>di</strong>anti


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

67<br />

Il massetto al <strong>di</strong> sopra delle tubazioni è <strong>di</strong> solito reso più fluido me<strong>di</strong>ante speciali ad<strong>di</strong>tivi. Si<br />

ottiene una massa più fluida che può riempire meglio gli spazi fra le tubazioni e formare una superficie<br />

più uniforme e compatta.<br />

I pannelli ra<strong>di</strong>anti sono caratterizzati da una notevole inerzia termica e pertanto la loro<br />

regolazione risulta <strong>di</strong>fficoltosa per via dei tempi <strong>di</strong> intervento necessari. Di solito la regolazione viene<br />

fatta cercando <strong>di</strong> anticipare gli effetti termici.<br />

Figura 94: esempio <strong>di</strong> applicazione dei pannelli ra<strong>di</strong>anti in una chiesa<br />

In genere questi impianti non accettano variazioni notevoli delle temperature. A causa dell’inerzia<br />

termica si hanno tempi <strong>di</strong> avviamento e <strong>di</strong> spegnimento notevolmente lunghi (alcune ore) e pertanto gli<br />

impianti a pannelli ra<strong>di</strong>anti hanno funzionamento continuo con attenuazione notturna e messa a regime<br />

con aumento della temperatura anticipata <strong>di</strong> un paio d’ore rispetto all’ora <strong>di</strong> utilizzo degli ambienti.<br />

Figura 95: Esempio <strong>di</strong> utilizzo dei collettori complanari per pannelli ra<strong>di</strong>anti


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

68<br />

RAFFRESCAMENTO CON PANNELLI RADIANTI<br />

I pannelli ra<strong>di</strong>anti possono essere utilizzati anche per il raffrescamento ambientale. In questo caso<br />

si invia acqua refrigerata ad una temperatura <strong>di</strong> circa 14 °C <strong>di</strong> solito me<strong>di</strong>ante un circuito misto (caldo e<br />

freddo) come in<strong>di</strong>cato in Figura 96. Nella Figura 97 e in Figura 98 si hanno le rese termiche per due<br />

<strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> pavimenti ra<strong>di</strong>anti, con parquet e con piastrelle. Gli effetti del raffrescamento<br />

possono essere visti esaminando la Figura 99 nella quale appare evidente l’abbassamento della<br />

temperatura interna per effetto del raffrescamento esercitato dal pavimento ra<strong>di</strong>ante con acqua a 14 °C<br />

(valore consigliato per evitare i fenomeni <strong>di</strong> condensa superficiale).<br />

Figura 96: Schema misto per riscaldamento e raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

Figura 97: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento ra<strong>di</strong>ante con parquet per raffrescamento<br />

Nella pratica avviene che l’acqua a bassa temperatura proveniente dal refrigeratore viene<br />

miscelata dalla valvola 3-vie comandata da una centralina <strong>di</strong> regolazione e inviata all’impianto <strong>secondo</strong><br />

una temperatura programmata, 14 °C nel caso citato.<br />

Figura 98: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento con piastrelle ra<strong>di</strong>ante per raffrescamento


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

69<br />

La temperatura dell’acqua <strong>di</strong> mandata al fan-coil, qualora presenti, è invece la stessa del<br />

refrigeratore. In questo caso si ottengono due effetti: ridurre la umi<strong>di</strong>tà sottraendo il calore latente ed<br />

incrementare l’apporto <strong>di</strong> freddo all’ambiente quando il carico termico è particolarmente elevato.<br />

Anche nel caso <strong>di</strong> raffrescamento estivo sono da tenere in debito conto i fenomeni <strong>di</strong> elevata<br />

inerzia termica del pavimento ra<strong>di</strong>ante e quin<strong>di</strong> la regolazione elettronica deve precede adeguatamente<br />

l’azione voluta.<br />

Figura 99: Andamento della temperatura interna con raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

In Figura 100 si ha uno schema a blocchi delle funzioni <strong>di</strong> regolazione, estate e inverno, per un<br />

impianto a pannelli ra<strong>di</strong>anti. La temperatura <strong>di</strong> mandata non scende mai sotto i 14°C ed inizia a salire<br />

leggermente con pendenza programmabile a partire dalla temperatura esterna <strong>di</strong> 25°C.<br />

La pendenza della curva (da 0,2 a 0.8 ) va scelta in funzione della temperatura interna che si<br />

desidera conseguire nel locale e della umi<strong>di</strong>tà relativa.<br />

Figura 100: Schema della centralina <strong>di</strong> regolazione per pannelli ra<strong>di</strong>anti


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

70<br />

Se ad esempio la zona in cui si opera è molto umida, una curva piuttosto piatta è<br />

controproducente, in quando il <strong>di</strong>vario tra la temperatura dell’aria <strong>di</strong> rinnovo nell’ambiente e quella<br />

superficiale è via via maggiore quanto maggiore è la temperatura esterna. È facilmente comprensibile<br />

allora come il rischio <strong>di</strong> condensa sia elevato. E quand’anche poi non si formasse condensa l’impianto<br />

opererebbe per la maggior parte del tempo nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza, sulla curva superiore, a cui<br />

l’efficienza della superficie fredda è minima.<br />

In ogni caso una pendenza intorno a 0,3 è ideale per il pavimento; eventuali correzioni sono<br />

possibili agendo sul regolatore me<strong>di</strong>ante cacciavite. Le moderne centraline <strong>di</strong> regolazione per pavimenti<br />

ra<strong>di</strong>anti sono equipaggiate <strong>di</strong> sonda anticondensa , posizionata sulle superfici più fredde dell’impianto e<br />

quin<strong>di</strong> maggiormente a rischio <strong>di</strong> condensa superficiale.<br />

Quando sulla superficie più fredda si raggiunge una umi<strong>di</strong>tà relativa superficiale <strong>di</strong> circa il 95%<br />

allora avviene lo slittamento automatico della curva <strong>di</strong> regolazione sul valore più elevato.<br />

Figura 101: Curve <strong>di</strong> regolazione per pavimenti ra<strong>di</strong>anti<br />

1.9.4 VASO DI ESPANSIONE<br />

Nelle reti ad acqua occorre tenere conto dell’espansione dell’acqua per effetto della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

temperatura fra circuito freddo e caldo. Di solito supponendo che l’acqua <strong>di</strong> rete abbia una temperatura<br />

<strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> Celsius e che la caldaia porti l’acqua a 90 °C si ha una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong><br />

ben 80 °C che non può essere trascurata pena la sicurezza dello stesso impianto. Si ricor<strong>di</strong>, infatti, che<br />

l’acqua, come qualunque altro corpo del resto, si <strong>di</strong>lata <strong>secondo</strong> la legge:<br />

V V 1 t<br />

[44]<br />

f<br />

i<br />

<br />

<br />

Ne segue che la variazione <strong>di</strong> <strong>volume</strong> dovuta all’espansione (l’acqua si espande riscaldandola) è:<br />

V V V t<br />

[45]<br />

f i i<br />

Questo è il <strong>volume</strong> minimo <strong>di</strong> espansione che occorre garantire all’acqua. Il coefficiente <strong>di</strong><br />

espansione varia con la temperatura. A 90°C è =0.00355 °C -1 e quin<strong>di</strong> la precedente relazione<br />

consente <strong>di</strong> calcolare il <strong>volume</strong> <strong>di</strong> espansione. La tubazione <strong>di</strong> collegamento fra vaso <strong>di</strong> espansione e<br />

caldaia no deve avere <strong>di</strong>ametro inferiore a 15 mm. Per vasi <strong>di</strong> espansione chiusi il <strong>di</strong>ametro della<br />

tubazione <strong>di</strong> collegamento deve essere non inferiore a:<br />

P<br />

d ( mm)<br />

[46]<br />

1000<br />

con P in kcal/h e con valore minimo <strong>di</strong> 18 mm. Di solito si hanno due tipi <strong>di</strong> vasi espansione, così<br />

sono chiamati i serbatoi dove si fa assorbire l’espansione dell’acqua: vasi <strong>di</strong> espansione aperti e vasi <strong>di</strong><br />

espansione chiusi.<br />

VASI DI ESPANSIONE APERTI<br />

Nel primo caso si tratta <strong>di</strong> un recipiente posto alla sommità della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione avente un<br />

<strong>volume</strong> <strong>di</strong> almeno tre volte V sopra calcolato e a contatto con l’atmosfera, ve<strong>di</strong> Figura 102.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

71<br />

L’acqua <strong>di</strong>latandosi fa innalzare il livello del liquido all’interno del vaso. Per un calcolo rapido si<br />

può utilizzare la relazione:<br />

V 1.4<br />

P [47]<br />

vasoespansione<br />

ove P i è la potenzialità della caldaia in kW.<br />

VASI DI ESPANSIONE CHIUSI<br />

Per i vasi <strong>di</strong> espansione chiusi presentano alcuni vantaggi rispetto a quelli aperti che si possono<br />

così riassumere:<br />

riduzione delle corrosione nei materiali essendo il circuito sigillato e quin<strong>di</strong> non a contatto con<br />

l’aria;<br />

protezione della caldaia;<br />

possibilità <strong>di</strong> una più efficace regolazione automatica;<br />

eliminazione delle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> sistemazione del vaso aperto;<br />

eliminazione della rete <strong>di</strong> sfiato perché l’eliminazione dell’aria può essere effettuata con apposito<br />

<strong>di</strong>spositivo nel sistema <strong>di</strong> espansione;<br />

possibilità <strong>di</strong> utilizzare impianti ad acqua surriscaldata.<br />

Si hanno due possibili tipologie:<br />

a membrana: il gas interno al serbatoio, <strong>di</strong> solito azoto, viene separato dall’acqua da una<br />

membrana elastica, ve<strong>di</strong> Figura 103;<br />

senza membrana: il gas, <strong>di</strong> solito aria, è a contatto con l’acqua, ve<strong>di</strong> Figura 104.<br />

Il <strong>volume</strong> del serbatoio chiuso pressurizzato con membrana è dato dalle seguenti relazioni 9 :<br />

Mt<br />

Vmembrana<br />

<br />

[48]<br />

pi<br />

1<br />

p<br />

ove con M si è in<strong>di</strong>cata la massa iniziale <strong>di</strong> acqua nell’impianto.<br />

f<br />

Si osservi che Mt è la capacità termica totale dell’impianto.<br />

La pressione iniziale p i , espressa in m c.a., è pari all’altezza netta al <strong>di</strong> sopra del serbatoio più 0,3<br />

metri per sicurezza. La pressione finale p f è quella della valvola <strong>di</strong> sicurezza necessaria in questa<br />

tipologia <strong>di</strong> vasi <strong>di</strong> espansione.<br />

i<br />

9 La relazione seguente si <strong>di</strong>mostra me<strong>di</strong>ante normali passaggi <strong>di</strong> Termo<strong>di</strong>namica. Infatti è possibile scrivere<br />

l’eguaglianza (per la legge dei gas ideali):<br />

p i V = P fV f<br />

dalla quale si trae:<br />

V f = V (p i/p f)<br />

Poiché l’espansione dell’acqua è pari a:<br />

Mt = V - V f<br />

Sostituendo nella precedente relazione si ottiene la [48].


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

72<br />

Figura 102: Vaso <strong>di</strong> espansione aperto<br />

Per i vasi pressurizzati senza membrana il <strong>volume</strong> del serbatoio è 10 :<br />

Mt<br />

Vsenza nenbrana<br />

<br />

[49]<br />

pa<br />

pa<br />

<br />

p p<br />

ove p a è la pressione atmosferica.<br />

i<br />

f<br />

Figura 103: Vaso <strong>di</strong> espansione chiuso a membrana<br />

Figura 104: Vaso chiuso pressurizzato senza membrana<br />

1.9.5 VALVOLA DI SICUREZZA<br />

La valvola <strong>di</strong> sicurezza serve a mantenere la pressione nell’impianto al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> un valore<br />

massimo. Essa ha, <strong>di</strong> solito, ha una molla tarata che garantisce l’apertura della valvola quando si supera<br />

il valore <strong>di</strong> taratura.<br />

La pressione <strong>di</strong> sicurezza viene calcolata in funzione dell’altezza al <strong>di</strong> sopra della caldaia e dalla<br />

necessità <strong>di</strong> non superare i 95°C nel generatore d’acqua.<br />

Le valvole <strong>di</strong> sicurezza sono obbligatorie negli impianti chiusi e debbono garantire, al<br />

raggiungimento della pressione limite, lo scarico <strong>di</strong> una portata <strong>di</strong> vapore:<br />

P<br />

Gv<br />

( kg / h)<br />

[50]<br />

500<br />

10 Per la legge dei gas ideali si ha:<br />

p a V = p i V i = p f V f<br />

essendo Mt = V - V f ed ancora V i = p a (V/p i ) , V f =p a (V/p f ) si ottiene:<br />

Mt = p a V (1/p i – 1/p f)<br />

e quin<strong>di</strong> la [49].


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

73<br />

con P potenzialità della caldaia in kcal/h 11 .<br />

La sezione <strong>di</strong> scarico può essere calcolata me<strong>di</strong>ante la relazione approssimata:<br />

P M<br />

2<br />

A ( cm )<br />

[51]<br />

5<br />

10 0.9K<br />

ove P è ancora la potenzialità della caldaia (in kcal/h) ed M un termine funzione della pressione <strong>di</strong><br />

scarico e K la caratteristica della valvola data dal costruttore.<br />

In alcuni casi, per impianti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni, si hanno gruppi combinati che comprendono le<br />

valvole <strong>di</strong> sfiato aria, <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> caricamento, come in<strong>di</strong>cato in Figura 106.<br />

Figura 105: Esempio <strong>di</strong> valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

Figura 106: Gruppo polivalente <strong>di</strong> sicurezza, sfiato aria e caricamento<br />

Figura 107: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

11 Si ricor<strong>di</strong> che vale la relazione 1 kcal/h = 1.163 W , ed ancora 1 W = 0.860 Kcal/h.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

74<br />

Nella Figura 110 si hanno esempi <strong>di</strong> schemi <strong>di</strong> montaggio della valvola <strong>di</strong> sicurezza e in Figura<br />

111 si ha lo schema <strong>di</strong> installazione in un bollitore ad accumulo.<br />

Figura 108: Foto esempio <strong>di</strong> installazione del vaso chiuso e della valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

In Figura 108 si ha un esempio <strong>di</strong> corretta installazione del vaso <strong>di</strong> espansione chiuso, della<br />

valvola <strong>di</strong> sicurezza e del tronchetto flangiati per la misura della portata d’acqua calda dalla caldaia.<br />

1.9.6 VALVOLA DI SCARICO TERMICO<br />

E’ una valvola che serve a garantire che non sia superata la temperatura massima nel generatore<br />

termico, solitamente fissata a 90 o 95 °C a seconda del tipo <strong>di</strong> generatore termico 12 , ve<strong>di</strong> Figura 112 e in<br />

sezione la Figura 113.<br />

Essa fa aprire un orifizio tarato in modo da svuotare l’impianto in pochi minuti e va selezionata<br />

in funzione della potenzialità della caldaia. Il <strong>di</strong>ametro dell’orifizio <strong>di</strong> sfogo deve essere non inferiore a:<br />

C<br />

d0 ( mm)<br />

5<br />

[52]<br />

ove C è la capacità, in litri, della caldaia. Il <strong>di</strong>ametro non può essere inferiore a 15 mm.<br />

La portata che queste valvole debbono scaricare, in kg/h, nel caso si reintegro totale<br />

dell’impianto 13 è determinata dalla relazione:<br />

P<br />

Gs<br />

( kg / h)<br />

[53]<br />

80<br />

con P la potenzialità della caldaia in kcal/h.<br />

Nel caso si reintegro parziale vale la relazione:<br />

P<br />

Gs<br />

( kg / h)<br />

[54]<br />

25<br />

Sono <strong>di</strong>sponibili anche abachi <strong>di</strong> selezione rapida come quello riportato in Figura 114.<br />

Il montaggio della valvola <strong>di</strong> scarico termico deve essere effettuato entro 50 cm dal corpo della<br />

caldaia, <strong>secondo</strong> le norme ISPESL DM 1.12.1975 Raccolta “R”, come in<strong>di</strong>cato in Figura 115<br />

12 Per gli impianti che, all’entrata in vigore delle normative, non risulti a norma si deve installare una o più valvole<br />

<strong>di</strong> scarico termico. Questa può anche essere sostituita con la valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile tarata alla stessa<br />

temperatura <strong>di</strong> 95 °C.<br />

13 Cioè quando l’alimentazione dell’impianto è aperta e può quin<strong>di</strong> continuare a reintegrare l’acqua scaricata dalla<br />

valvola.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

75<br />

In Figura 116 si hanno in<strong>di</strong>cazioni utili sugli schemi <strong>di</strong> installazione della valvola <strong>di</strong> scarico<br />

termico e in Figura 117 si hanno due schemi elettrici <strong>di</strong> collegamento della valvola con i bruciatori. La<br />

valvola <strong>di</strong> scarico termico è a riarmo manuale e pertanto quando interviene non consente la ripartenza del<br />

bruciatore senza che la si riarmi manualmente.<br />

Figura 109: Esempi <strong>di</strong> dati tecnici <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> sicurezza


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

76<br />

Figura 110: Montaggio <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

Figura 111: Installazione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza in un bollitore d’acqua


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

77<br />

Figura 112: Valvola <strong>di</strong> scarico termico<br />

Figura 113: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> scarico termico<br />

Figura 114: Abaco <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> scarico termico


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

78<br />

Figura 115: In<strong>di</strong>cazioni sull’installazione della valvola <strong>di</strong> scarico termico<br />

Figura 116: Schemi <strong>di</strong> installazione della valvola <strong>di</strong> scarico termico<br />

Figura 117: Schemi <strong>di</strong> collegamento elettrico della valvola <strong>di</strong> scarico termico<br />

1.9.7 VALVOLE DI INTERCETTAZIONE DEL COMBUSTIBILE<br />

La valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile è un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> sicurezza ad azione positiva per<br />

l’interruzione del flusso <strong>di</strong> combustibile al bruciatore, ve<strong>di</strong> Figura 118. La valvola, installata sulla<br />

tubazione <strong>di</strong> adduzione del bruciatore, ha la funzione <strong>di</strong> intercettare l’afflusso <strong>di</strong> combustibile allorché<br />

la temperatura del fluido termovettore raggiunge il valore limite <strong>di</strong> 98 °C.<br />

Essendo un <strong>di</strong>spositivo ad azione positiva in caso <strong>di</strong> avaria dell’elemento sensibile, la chiusura<br />

della valvola <strong>di</strong> alimentazione avviene automaticamente.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

79<br />

Questa valvola è utilizzabile con <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> combustibili ed è <strong>di</strong>sponibile anche in versione<br />

per acqua surriscaldata.<br />

Figura 118: Valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile filettata e flangiata<br />

L’elemento sensibile a tensione <strong>di</strong> vapore, al raggiungimento della temperatura <strong>di</strong> taratura, con il<br />

cambiamento <strong>di</strong> stato, provoca lo sgancio dell’otturatore attraverso il tubo capillare ed il soffietto<br />

elastico. Il ripristino delle funzioni d’intervento avviene agendo sul pulsante collocato nella parte<br />

inferiore della valvola e protetto da un coperchio in materiale plastico.<br />

Qualora il <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> intercettazione sia intervenuto, per effettuare il ripristino delle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> intervento, è necessario operare come segue:<br />

a) Attendere che la temperatura dell’acqua scenda <strong>di</strong> 10°C al <strong>di</strong> sotto della temperatura<br />

d’intervento (in caso contrario non è possibile riarmare il <strong>di</strong>spositivo).<br />

b) Svitare il cappuccio <strong>di</strong> protezione.<br />

c) Premere il pulsante <strong>di</strong> riarmo.<br />

Figura 119: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

80<br />

Figura 120: abachi <strong>di</strong> selezione della valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile<br />

La selezione <strong>di</strong> queste valvole è effettuata me<strong>di</strong>ante appositi abachi in funzione del tipo <strong>di</strong><br />

combustibile e della portata al bruciatore, ve<strong>di</strong> Figura 120.<br />

Figura 121: Installazione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile<br />

Il sensore della valvola <strong>di</strong> intercettazione deve essere installato alla sommità del generatore, o<br />

sulla tubazione <strong>di</strong> andata entro 0,5 m dal generatore, a monte <strong>di</strong> qualsiasi organo <strong>di</strong> intercettazione.<br />

La valvola va installata sulla tubazione <strong>di</strong> mandata del combustibile, anche in posizione verticale,<br />

rispettando il senso <strong>di</strong> flusso in<strong>di</strong>cato dalla freccia, ve<strong>di</strong> Figura 121 e Figura 122.<br />

Nell’installazione del <strong>di</strong>spositivo si devono adottare le opportune precauzioni affinché il capillare<br />

che collega il sensore alla valvola non venga schiacciato o curvato eccessivamente.<br />

Al fine <strong>di</strong> evitare manomissioni, od accidentali fuoriuscite del sensore, quest’ultimo deve essere<br />

piombato nel pozzetto.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

81<br />

Figura 122: Corretta installazione della valvola <strong>di</strong> intercettazione<br />

1.10 FLUIDI DI LAVORO DIVERSI DALL’ACQUA<br />

Gli impianti sono quasi sempre caratterizzati dal fluido <strong>di</strong> lavoro. Così si parla <strong>di</strong> riscaldamento<br />

ad acqua o <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento ad acqua se questa è il fluido <strong>di</strong> lavoro. In alcuni casi è opportuno,<br />

conveniente o anche consigliabile avere impianti <strong>di</strong> climatizzazione che lavorano con flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

dall’acqua, come ad esempio negli impianti ad aria. Si vedranno brevemente nel prosieguo le<br />

problematiche <strong>di</strong> questi flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro.<br />

1.10.1 L’ARIA COME FLUIDO DI LAVORO<br />

Anche l’aria è utilizzata moltissimo negli impianti termici per le sue caratteristiche chimico-fisiche<br />

ben conosciute e per le sue qualità termofisiche.<br />

Certo rispetto all’acqua, come già osservato nel precedente paragrafo, si hanno con<strong>di</strong>zioni meno<br />

favorevoli ma la <strong>di</strong>ffusione dell’aria nell’atmosfera, la mancanza <strong>di</strong> pericolosità negli impianti in caso <strong>di</strong><br />

fughe e il grado <strong>di</strong> affidabilità che deriva dal suo uso la rendono un fluido termovettore in<strong>di</strong>spensabile e<br />

tecnicamente vantaggioso. Valgono tutte le osservazioni già fatte in precedenza e che qui si riassumono.<br />

Le <strong>di</strong>mensioni dei canali sono, per effetto della legge <strong>di</strong> continuità, non trascurabili e in ogni<br />

caso gran<strong>di</strong> rispetto a quelle corrispondenti per l’acqua. Le <strong>di</strong>mensioni dei tratti terminali sono<br />

dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 30x40 cm² mentre i tronchi principali possono avere <strong>di</strong>mensioni dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 2÷3<br />

m <strong>di</strong> larghezza e <strong>di</strong> 60÷100 cm <strong>di</strong> altezza (con riferimento alle sezioni rettangolari). Pertanto, e<br />

lo riba<strong>di</strong>sce ancora una volta con forza, i canali d’aria non sono mascherabili facilmente nelle<br />

strutture e<strong>di</strong>lizie ma richiedono sempre uno stu<strong>di</strong>o attento ed accurato dei passaggi (a soffitto o<br />

a parete) al piano e nell’attraversamento dei piani (cave<strong>di</strong> tecnici). Un progetto architettonico<br />

che non preveda accuratamente questi spazi è destinato ad avere mutilazioni e superfetazioni<br />

visibili ed antiestetiche. Si guar<strong>di</strong> con attenzione la Figura 68 dove si hanno, in scala esecutiva, le<br />

<strong>di</strong>mensioni dei canali per un semplice appartamento. Si pensi alle <strong>di</strong>mensioni dei canali nei<br />

tronchi principali <strong>di</strong> un grande e<strong>di</strong>ficio (scuola, ospedale, uffici, ….): non si può più nascondere<br />

tutto con qualche controsoffitto ma occorre prevedere fin dall’inizio della fase progettuale le vie<br />

<strong>di</strong> passaggio, orizzontali e verticali, <strong>di</strong> canali <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> metri!<br />

La potenza <strong>di</strong> soffiaggio non è trascurabile (rispetto a quella delle reti ad acqua a pari<br />

con<strong>di</strong>zioni) e le <strong>di</strong>mensioni delle soffianti sono notevoli e richiedono più attenzione progettuale.<br />

Le <strong>di</strong>mensioni delle superfici <strong>di</strong> scambio termico, per effetto della trasmittanza termica minore,<br />

sono ben maggiori <strong>di</strong> quelle per l’acqua.<br />

Va qui osservato che spesso gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione debbono utilizzare l’aria quale fluido<br />

termovettore per sod<strong>di</strong>sfare alle esigenze <strong>di</strong> ricambio d’aria imposto dalle norme per i locali pubblici.<br />

Ad esempio per le scuole le norme prevedono che si abbiano ricambi orari variabili da 2.5 a 5.<br />

Ciò significa che, oltre al riscaldamento e alla climatizzazione in genere, occorre garantire un<br />

ricambio d’aria fisiologico non in<strong>di</strong>fferente e in ogni caso non più ottenibile per ricambio naturale


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

82<br />

attraverso i battenti sottoporta e attraverso le aperture casuali degli infissi. Un’aula <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

6x6x3= 54 m³ richiede una portata <strong>di</strong> ventilazione, nel caso <strong>di</strong> scuole superiori con n=5, pari a ben 270<br />

m³/h e quin<strong>di</strong> è necessario avere un impianto <strong>di</strong> ventilazione. Ma allora perché non utilizzare<br />

quest’impianto anche per il riscaldamento? L’aria <strong>di</strong> riscaldamento può anche essere <strong>di</strong> ventilazione (è<br />

uno dei punti <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> impianti!) e quin<strong>di</strong> sorge spontanea la necessità <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong><br />

termoventilazione ad aria.<br />

1.10.2 SISTEMI SPLIT<br />

Negli ultimi anni si sono <strong>di</strong>ffusi con<strong>di</strong>zionatori reversibili (quin<strong>di</strong> che funzionano anche da pompe<br />

<strong>di</strong> calore) del tipo split. In Figura 123 si ha uno spaccato funzionale <strong>di</strong> un moderno sistema split nel quale<br />

sono visibili l’unità esterna (che in funzionamento estivo funge da unità moto-condensante) e l’unità<br />

interna (che in estate funge da evaporatore del flui<strong>di</strong> refrigerante che circola <strong>di</strong>rettamente in essa).<br />

Con riferimento alla Figura 124 si può osservare che si tratta <strong>di</strong> impianti compatti, solitamente<br />

per uno fino a quattro ambienti, costituiti da un’unità moto-condensante (in estate) esterna ed da un’unità<br />

evaporativa (sempre in estate) interna.<br />

Figura 123: Spaccato <strong>di</strong> un moderno sistema split<br />

Nella Figura 68 si ha un esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> questi impianti: sono ben visibili all’esterno<br />

(qui in<strong>di</strong>cato sul terrazzo) l’unità moto-condensante (cioè contenente il compressore frigorifero e il<br />

condensatore) e all’interno due unità evaporatrici (cioè contenente ciascuna un evaporatore). Il fluido<br />

termovettore è contemporaneamente frigorigeno, cioè è lo stesso Freon che circola nell’unità interna.<br />

Questa soluzione consente <strong>di</strong> avere migliore ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> scambio termico in quanto le batterie<br />

interne alle unità sono ad espansione <strong>di</strong>retta: in esse il Freon si espande a bassa pressione (ve<strong>di</strong> ciclo <strong>di</strong><br />

Figura 60) assorbendo calore dall’ambiente e quin<strong>di</strong> raffrescandolo.<br />

Se il sistema è reversibile allora in inverno le funzioni delle batterie si scambiano: nell’unità<br />

esterna si ha il compressore e l’evaporatore mentre all’interno si ha il condensatore che cede calore, sempre per<br />

espansione <strong>di</strong>retta, all’ambiente, riscaldandolo.<br />

Questo genere <strong>di</strong> impianti non accettano lunghi percorsi per le tubazioni poiché all’interno il<br />

fluido deve essere soggetto alle pressioni delle fasi termo<strong>di</strong>namiche in<strong>di</strong>cate nel ciclo <strong>di</strong> Figura 60.<br />

Di solito si possono avere lunghezze <strong>di</strong> 10÷15 m con tubazioni precaricate <strong>di</strong> fluido frigorigeno.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

83<br />

Figura 124: Impianto <strong>di</strong> climatizzazione tipo Split<br />

Figura 125: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> sistemi split in un e<strong>di</strong>ficio


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

84<br />

Per maggiori lunghezze occorre aggiungere una pompa <strong>di</strong> circolazione che ripristina la pressione<br />

<strong>di</strong> esercizio all’evaporatore e al condensatore.<br />

In Figura 126 si ha un esempio <strong>di</strong> sistema split nel quale l’unità interna è canalizzata, cioè l’uscita<br />

non è imme<strong>di</strong>ata nell’ambiente in cui essa si trova ma l’aria viene opportunamente canalizzata con una<br />

semplice rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria con<strong>di</strong>zionata. In questo modo si può avere un sistema split che<br />

può servire un appartamento o una piccola zona. Per impianti maggiormente estesi si debbono avere<br />

impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento tra<strong>di</strong>zionali.<br />

I sistemi split si sono evoluti in modo tale che è oggi possibile utilizzarli in modo quasi esclusivo<br />

per qualunque esigenza <strong>di</strong> climatizzazione anche in e<strong>di</strong>fici complessi, come si può osservare in Figura<br />

125 dove i sistemi <strong>di</strong>stributivi all’interno sono molteplici in funzione del tipo <strong>di</strong> unità interne (a soffitto,<br />

a parete, canalizzata, ..).<br />

Va osservato che recentemente si sono prodotti unità split con fluido termovettore ad acqua. In<br />

pratica si ha all’interno del gruppo frigorifero una batteria <strong>di</strong> scambio fra fluido frigorigeno ed acqua<br />

che viene inviata agli ambienti per la climatizzazione. Questi sistemi sono, in pratica, dei veri e propri<br />

piccoli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento nei quali si ha una maggiore ingegnerizzazione delle unità <strong>di</strong><br />

refrigerazione con una migliore <strong>di</strong>sposizione topologica.<br />

Si osservi che i sistemi split non controllano bene l’umi<strong>di</strong>tà ambiente ma solo il carico sensibile.<br />

Se si ha necessità <strong>di</strong> controllare anche il carico latente si deve ricorrere agli impianti tra<strong>di</strong>zionale ad aria.<br />

Figura 126: Sistema split con canalizzazione interna<br />

1.10.3 TIPI DI TERMINALI PER LA CESSIONE DELL’ENERGIA<br />

I terminali <strong>di</strong> cessione dell’energia sono la sezione finale <strong>di</strong> tutto l’impianto ma non per questo<br />

meno importanti. Essi, in genere assommano tutta l’ignoranza progettuale e quin<strong>di</strong> tutti gli errori<br />

eventualmente commessi. La loro funzione è quella <strong>di</strong> cedere energia (con segno algebrico, positiva in<br />

inverno e negativa in estate) al sistema-e<strong>di</strong>ficio nella quantità necessaria a mantenerlo nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

progetto (solitamente 20 °C in inverno e 26 °C in estate) e in modo da rendere confortevole ed<br />

uniforme la temperatura ambiente. In fase <strong>di</strong> progetto occorre rispondere, quin<strong>di</strong>, alle due domande:<br />

quanta energia fornire all’ambiente e come <strong>di</strong>stribuirla.<br />

Per cedere l’energia giusta per il mantenimento dell’ambiente alle con<strong>di</strong>zioni desiderate occorre<br />

averne prodotto e trasportato la quantità necessaria: il terminale non può far miracoli accrescendo la<br />

quantità <strong>di</strong> energia da cedere e quin<strong>di</strong> inserire elementi sovra<strong>di</strong>mensionati non serve a nulla. Anzi è<br />

sempre bene <strong>di</strong>mensionare i terminali correttamente per la potenza nominale <strong>di</strong> progetto (o<br />

leggermente superiore, non più del 10%, per sopperire alle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> efficienza per invecchiamento) per<br />

ottimizzare la resa termica.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

85<br />

Spesso i terminali, anche per effetto della legislazione vigente (L. 10/91), sono provvisti <strong>di</strong><br />

regolazione termica e quin<strong>di</strong> la loro posizione in pianta e il loro funzionamento risultano <strong>di</strong> grande<br />

importanza.<br />

Le tipologie <strong>di</strong> terminale più ricorrenti per l’aria sono: termoconvettori, termoventilconvettori, unità <strong>di</strong><br />

trattamento aria, bocchette o <strong>di</strong>ffusori. Se ne descrivono qui le caratteristiche fondamentali e rimandando al<br />

prossimo capitolo l’approfon<strong>di</strong>mento della <strong>di</strong>ffusione dell’aria.<br />

TERMOCONVETTORI<br />

L’uso dei termoconvettori si è sviluppato con l’esigenza <strong>di</strong> avere terminali con elevata superficie <strong>di</strong><br />

scambio che consentissero <strong>di</strong> utilizzare acqua calda a temperatura moderata (40÷50 °C) quale si ha negli<br />

impianti a pompa <strong>di</strong> calore, ad energia solare o cogenerativi. Il termoconvettore, infatti, ha una elevata<br />

efficienza <strong>di</strong> scambio in quanto ha una batteria in rame alettata in alluminio (materiali ottimi conduttori)<br />

alimentata dall’acqua calda che funge da fluido primario e attraverso la quale si fa passare l’aria<br />

dell’ambiente da riscaldare me<strong>di</strong>ante una piccola ventola <strong>di</strong> circolazione.<br />

Si ha, pertanto, una convezione forzata fra alette <strong>di</strong> alluminio e aria da riscaldare e questo fa<br />

aumentare la trasmittanza K e quin<strong>di</strong> occorre una minore superficie <strong>di</strong> scambio a parità delle altre<br />

con<strong>di</strong>zioni oppure, essendo il Tml<br />

inferiore rispetto a quello dei ra<strong>di</strong>atori, una maggiore quantità <strong>di</strong><br />

energia ceduta a parità <strong>di</strong> ingombro.<br />

Le problematiche <strong>di</strong> installazione sono simili a quelle dei ra<strong>di</strong>atori per la posizione e<br />

l’alimentazione. La <strong>di</strong>ffusione del calore è migliore per via della circolazione forzata indotta dalla<br />

ventola interna. Le potenze in gioco sono modesta: ciascun termoconvettore ha una potenza <strong>di</strong><br />

alimentazione della ventola <strong>di</strong> circolazione <strong>di</strong> poche decine (al massimo un centinaio nei modelli più<br />

potenti) <strong>di</strong> Watt e quin<strong>di</strong> non si hanno grossi problemi <strong>di</strong> impiantistica.<br />

La presenza della ventola, e quin<strong>di</strong> la possibilità <strong>di</strong> controllare il flusso d’aria non più in<br />

conseguenza della sola convezione naturale rende possibile l’installazione <strong>di</strong> queste unità anche a<br />

soffitto a parete in posizione non a pavimento. Ciò rende più flessibile il loro utilizzo rendendo fruibili<br />

spazi che altrimenti sarebbero occupati dai terminali e/o da questi impe<strong>di</strong>ti.<br />

Inoltre nelle scuole o negli ospedali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza e/o <strong>di</strong> igienicità possono obbligare ad<br />

avere terminali non accessibili a pavimento e in questo caso i termoconvettori vanno benissimo. Qualche<br />

problema in più si ha nella manutenzione essendo questi componenti dotati <strong>di</strong> organi mobili. Inoltre se<br />

la selezione non è effettuata con attenzione si possono avere problemi <strong>di</strong> rumorosità indotta dall’aria in<br />

uscita dalle bocchette <strong>di</strong> mandata. La selezione dei termoconvettori viene effettuata me<strong>di</strong>ante i cataloghi<br />

dei costruttori ove, oltre le <strong>di</strong>mensioni e i dati tecnici usuali, viene in<strong>di</strong>cata la potenzialità termica<br />

nominale con acqua <strong>di</strong> alimentazione a 50 °C.<br />

TERMOVENTILCONVETTORI (FAN COIL)<br />

I termoventilconvettori sono in tutto identici ai termoconvettori con la <strong>di</strong>fferenza che hanno <strong>di</strong> solito due<br />

batterie, una fredda per il raffrescamento ed una calda per il riscaldamento. Questi terminali vengono<br />

utilizzati per gli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento misti (acqua-aria) e <strong>di</strong> riscaldamento invernale.<br />

L’esigenza della doppia batteria nasce da problemi <strong>di</strong>mensionali delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

dell’acqua fredda e dell’acqua calda: le potenze in gioco in inverno e in estate sono in valore assoluto<br />

<strong>di</strong>verse come pure <strong>di</strong>verse sono <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura fra ingresso e uscita (5 °C in estate, 10 °C in<br />

inverno). Di solito la batteria calda è <strong>di</strong> minore superficie <strong>di</strong> scambio rispetto alla batteria fredda.<br />

In Figura 127 si ha lo schema costruttivo (spaccato) <strong>di</strong> un moderno ventilconvettore nel quale<br />

sono ben visibili la batteria <strong>di</strong> scambio termico e la ventola <strong>di</strong> circolazione dell’aria (posta in alto, in<br />

aspirazione) e in Figura 128 si ha la vista interna <strong>di</strong> un ventilconvettore.<br />

I problemi <strong>di</strong> installazione dei termoventilconvettori) sono gli stessi dei termoconvettori con l’aggiunta<br />

della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione della condensa.<br />

Avviene, infatti, che in estate la batteria fredda condensi il vapore d’acqua presente nell’aria e<br />

quin<strong>di</strong> occorre prevedere una tubazione che porti la condensa così prodotta in una rete <strong>di</strong> scarico<br />

opportunamente pre<strong>di</strong>sposta altrimenti si possono avere spiacevoli travasi <strong>di</strong> acqua con<br />

danneggiamento delle pareti, del pavimento e del soffitto.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

86<br />

Per la selezione dei fan coil occorre utilizzare i dati tecnici forniti dalle case costruttrici: in essi<br />

sono date le potenzialità termiche (calda e fredda) e il rapporto fra calore sensibile e calore latente che è<br />

possibile ottenere. I fan coils possono anche avere una presa <strong>di</strong> aria esterna nel caso <strong>di</strong> impianti senza<br />

aria primaria. In questo modo si fornisce agli ambienti l’aria necessaria per il ricambio fisiologico.<br />

Ciò consente un leggero controllo dell’umi<strong>di</strong>tà interna. Con gli impianti ad aria primaria i fan coil<br />

non hanno prese esterne e possono fornire prevalentemente calore sensibile. L’umi<strong>di</strong>tà degli ambienti<br />

viene controllata me<strong>di</strong>ante l’aria primaria.<br />

Figura 127: Schema costruttivo <strong>di</strong> un ventilconvettore<br />

Figura 128: Vista dell’interno <strong>di</strong> un ventilconvettore – Batteria <strong>di</strong> scambio e ventilatore


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

87<br />

Figura 129: Dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un ventilconvettore<br />

Figura 130: Portate <strong>di</strong> acqua nominali <strong>di</strong> un ventilconvettore


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

88<br />

OSSERVAZIONE SUI TERMOCONVETTORI E FAN COIL<br />

E’ uso corrente avere termoconvettori con batteria ad un rango ovvero anche fan coils a quattro<br />

tubi con batteria a 3 ranghi per l’estate e ad un rango per l’inverno. Le temperature <strong>di</strong> riferimento per il<br />

<strong>di</strong>mensionamento dei termoconvettori e dei fan coils sono, <strong>di</strong> norma,<br />

Acqua fredda in regime estivo: 7 °C entrante, 12 °C uscente<br />

Acqua calda per il regime invernale batteria 1 rango 70 °C entrante 60 °C uscente.<br />

E’ comunque possibile avere funzionamenti a temperature <strong>di</strong> alimento <strong>di</strong>verse da quelle sopra<br />

in<strong>di</strong>cate e i vari Costruttori fornisco tabelle e/o abachi adatti a calcolare le due potenzialità delle batterie<br />

sia a 3 ranghi che a ad 1 rango.<br />

Tabella 9: Potenzialità frigorifera <strong>di</strong> fan coil a due tubi con <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura acqua – ambiente


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

89<br />

Tabella 10: Potenzialità termica <strong>di</strong> fan coil a due tubi con <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura acqua – ambiente<br />

Va comunque tenuto presente che quasi sempre i fan coil sono utilizzati, per problemi <strong>di</strong> costo <strong>di</strong><br />

impianto, nella configurazione a due tubi e pertanto il problema <strong>di</strong> alimentare le batterie con acqua a<br />

bassa temperatura non si pone.<br />

Anche se in inverno si utilizza acqua entrante a 45 °C ed uscente a 40 °C (vedasi il caso <strong>di</strong><br />

accoppiamento con pompe <strong>di</strong> calore) la superficie delle batterie a tre ranghi è tale che la potenzialità<br />

termica <strong>di</strong> riscaldamento è sempre sod<strong>di</strong>sfatta.<br />

Tuttavia se si usano fan coil a 4 tubi (in grado <strong>di</strong> dare contemporaneamente freddo o caldo a<br />

seconda delle necessità del carico ambiente) allora si pone un grosso problema nell’alimentare la batteria<br />

calda ad 1 rango con acqua a 45 °C.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

90<br />

La potenzialità termica <strong>di</strong> quest’ultima, infatti, si riduce notevolmente con il rischio <strong>di</strong> non potere<br />

sod<strong>di</strong>sfare il carico ambiente. In definitiva un fan coil che riesce a dare in estate <strong>di</strong> 3 kW frigoriferi<br />

riesce a dare in inverno, con batteria ad 1 rango alimentata a 45 °C, circa un 1 kW caldo. Ne consegue<br />

che non si hanno le necessarie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> simmetria <strong>di</strong> carico che le zone climatiche A e B<br />

richiedono.<br />

Ad esempio nelle zone B si hanno carichi massimi estivi ed invernali del tutto comparabili per cui<br />

un ambiente può richiedere 3 kW in estate e 3 kW (o giù <strong>di</strong> lì) in inverno. In queste con<strong>di</strong>zioni un fan<br />

coil a quattro tubi alimentato con refrigeratore – pompa <strong>di</strong> calore potrà sod<strong>di</strong>sfare il carico ambiente in<br />

estate ma non inverno.<br />

Questa situazione, per altro standard per tutti i costruttori e prevista dalle norme Eurovent<br />

europee, non si pone per le zone fredde (dalla C in su) perché in queste l’utilizzo della pompa <strong>di</strong> calore<br />

non risulta conveniente o del tutto inopportuna (per il rischio delle gelate). Pertanto nelle zone fredde<br />

(e quin<strong>di</strong> nella stragrande maggioranza delle regioni europee e nel nord dell’Italia) si utilizzano i fan coil<br />

a quattro tubi con alimentazione 7-12 °C in estate e 70-60 °C in inverno con caldaie a basse<br />

temperatura.<br />

Ciò pone notevoli problemi nella climatizzazione delle zone temperate con refrigeratori – pompa<br />

<strong>di</strong> calore con fan coil a quattro tubi. In pratica occorre forzare l’alimentazione delle batterie calde ad 1<br />

rango dei fan coils con <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura dell’acqua <strong>di</strong> 10 °C (ad esempio 45-35 °C) in modo da<br />

avere una maggiore resa termica, al limite sovra<strong>di</strong>mensionando il fan coil per l’estate in modo da avere<br />

una maggiore resa termica in inverno.<br />

BOCCHETTE E DIFFUSORI<br />

Le bocchette <strong>di</strong> mandata (e <strong>di</strong> ripresa per i circuiti con ricircolo dell’aria) sono solitamente<br />

collegate ai canali dell’aria me<strong>di</strong>ante opportuni tronchetti <strong>di</strong> collegamento. Esse sono dotate <strong>di</strong> alette <strong>di</strong><br />

orientamento del flusso d’aria e, nei casi <strong>di</strong> bocchette più complesse, anche <strong>di</strong> una serranda <strong>di</strong><br />

regolazione a monte, ve<strong>di</strong> Figura 131.<br />

Le bocchette sono caratterizzate da una velocità <strong>di</strong> lancio, v k , e da un lancio, L T , dell’aria fino a<br />

quando essa riduce la sua velocità al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> 0.3 m/s. I <strong>di</strong>ffusori hanno una funziona analoga quella<br />

delle bocchette.<br />

Essi sono del tipo in<strong>di</strong>cato in Figura 132, cioè a forma quadrata o circolare. La loro selezione è<br />

del tutto simile a quella in<strong>di</strong>cata per le bocchette e pertanto si fa ricorso ad abachi o tabelle fornite dai<br />

costruttori.<br />

Maggiori e più approfon<strong>di</strong>ti dettagli sono fornito più avanti per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria.<br />

Figura 131: Bocchetta <strong>di</strong> mandata dell’aria con alette in alluminio


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

91<br />

Figura 132: Tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori<br />

1.10.4 CENTRALI DI TRATTAMENTO DELL’ARIA: CTA<br />

Si tratta <strong>di</strong> un vero e proprio impianto terminale, molto utilizzato negli impianti <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zionamento e nella termoventilazione. L’unità <strong>di</strong> trattamento aria (UTA) è <strong>di</strong> solito una macchina<br />

complessa che può essere assemblata in base alle caratteristiche <strong>di</strong> progetto ed è costituita,<br />

essenzialmente, da un grosso cassonetto nel quale sono presenti vari sezioni quali, ad esempio, quella<br />

filtrante, la sezione <strong>di</strong> riscaldamento con batteria calda, la sezione <strong>di</strong> raffreddamento con batteria<br />

fredda, la sezione <strong>di</strong> post-riscaldamento con una batteria calda, la sezione <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>ficazione (ad acqua o<br />

a vapore, la sezione <strong>di</strong> lavaggio, la sezione ventilante <strong>di</strong> mandata e/o <strong>di</strong> ripresa.<br />

In Figura 133 si ha un esempio <strong>di</strong> CTA. I problemi impiantistici sono notevoli: <strong>di</strong> spazio, <strong>di</strong><br />

collegamenti con i flui<strong>di</strong> termovettori cal<strong>di</strong> e/o fred<strong>di</strong>, <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong> acqua o <strong>di</strong> vapore per<br />

l’umi<strong>di</strong>ficazione, <strong>di</strong> eliminazione della condensa, <strong>di</strong> collegamento ai canali <strong>di</strong> mandata, <strong>di</strong> ripresa e <strong>di</strong><br />

ricircolo. Non si può improvvisare l’installazione <strong>di</strong> un’unità <strong>di</strong> questo genere a meno <strong>di</strong> non sacrificare<br />

uno o più ambienti originariamente non previsti per ospitare queste unità. Spesso l’ignoranza<br />

progettuale e la mancanza <strong>di</strong> ogni criterio <strong>di</strong> previsione progettuale portano a conseguenze estetiche e<br />

tecniche poco piacevoli.<br />

Nel caso <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni (per esempio per singoli appartamenti o per pochi<br />

ambienti) le UTA hanno <strong>di</strong>mensioni tali da potere essere poste in controsoffitto. In questo caso<br />

l’ingombro maggiore si ha in altezza ed occorre prevedere almeno 50 cm <strong>di</strong> altezza.<br />

I problemi che queste unità pongono in esercizio sono molteplici: alimentazione fluido<strong>di</strong>namica,<br />

cambio dei filtri, manutenzione delle batterie e delle ventole, eliminazione della condensa e dell’acqua<br />

superflua <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>ficazione, controllo delle valvole <strong>di</strong> regolazione. Occorre sempre prevedere una facile<br />

accessibilità alla sezione filtrante per consentire il ricambio dei filtri con regolarità (almeno ad ogni<br />

stagione): accade spesso che queste unità (se <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni) vengano annegate nel controsoffitto<br />

e che non si abbia alcuna possibilità <strong>di</strong> accedervi se non rompendo il controsoffitto. Inoltre le UTA<br />

sono rumorose se non correttamente progettate, come brevemente in<strong>di</strong>cato nei capitoli precedente. Le<br />

soffianti debbono essere ben bilanciate ed è opportuno inserire i giunti antivibranti e, se necessario, le<br />

sezioni silenzianti dotate <strong>di</strong> trappole acustiche, ve<strong>di</strong> Figura 133.<br />

La selezione delle UTA (o anche CTA per Centrali <strong>di</strong> Trattamento Aria) è effettuata me<strong>di</strong>ante i<br />

cataloghi delle case costruttrici partendo dalle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> attraversamento che sono determinate<br />

imponendo una velocità variabile da 3 a 5 m/s.<br />

In questo modo si hanno <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> riferimento che debbono poi essere confrontate con<br />

quelle standard fornite dai costruttori. In questo modo si seleziona la classe della CTA. Ogni<br />

componente interno della CTA (batterie, filtri, soffianti, ….) debbono essere conformi alla classe sopra<br />

determinata (cioè debbono essere compatibili con le <strong>di</strong>mensioni fisiche della CTA) ed avere le<br />

potenzialità termiche (calde e/o fredde) calcolate in precedenza.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

92<br />

Nel caso <strong>di</strong> impianti multizona, ve<strong>di</strong> Figura 134, si hanno più sezioni <strong>di</strong> uscita che possono essere<br />

dotate <strong>di</strong> unità <strong>di</strong> post riscaldamento. In Figura 135 si ha uno schema delle possibili configurazione<br />

delle Centrali <strong>di</strong> trattamento aria: si osservi come sono <strong>di</strong>sposte e concatenate le varie sezioni (presa aria<br />

esterna, miscelazione, filtrazione, riscaldamento, deumi<strong>di</strong>ficazione, separazione gocce,…, ventilazione.<br />

Nella Tabella 11 si hanno <strong>di</strong>mensioni tipiche per le varie configurazioni e per grandezza<br />

(determinata dalla sezione <strong>di</strong> passaggio) delle CTA. In Tabella 12 si ha una schematizzazione<br />

dell’occupazione geometrica (frontale) delle CTA per le varie grandezze commerciali corrispondenti alla<br />

Tabella 11. In Figura 143 si ha una vista laterale della CTA nella quale risulta visibile la serranda sulla<br />

presa dell’aria esterna. Analoga serranda si ha sulla presa del ricircolo (se presente).<br />

Figura 133: Esempio <strong>di</strong> Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria (CTA)<br />

Figura 134: Layout <strong>di</strong> una UTA multizona


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

93<br />

Figura 135: Configurazioni tipiche per le CTA<br />

Tabella 11: Dimensioni delle CTA e loro potenzialità<br />

Sono oggi <strong>di</strong>sponibili numerosi CAD per la selezione delle CTA.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

94<br />

Figura 136: Esempio <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> CTA me<strong>di</strong>ante CAD<br />

Figura 137: Vista interna <strong>di</strong> una CTA<br />

Figura 138: Vita <strong>di</strong> una batteria <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> una CTA


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

95<br />

Figura 139: Esempio <strong>di</strong> dati per la CTA <strong>di</strong> figura precedente<br />

Figura 140: Dati per la batteria fredda<br />

Figura 141: Dati per la batteria calda


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

96<br />

SELEZIONE DEI FILTRI<br />

Figura 142: Dati <strong>di</strong> selezione del ventilatore<br />

I filtri sulla presa dell’aria esterna e sul ricircolo sono <strong>di</strong> importanza fondamentale per il corretto<br />

funzionamento delle CTA. Spesso sono ad<strong>di</strong>rittura in<strong>di</strong>spensabili per applicazioni particolari: si pensi,<br />

ad esempio, ad una sala operatoria o <strong>di</strong> terapia intensiva, ad una industria elettronica (camera bianca per<br />

la lavorazione dei componenti elettronici, …) o per l’industria chimica e farmaceutica.<br />

Si hanno <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> filtri a seconda dell’efficienza (cioè della capacità <strong>di</strong> eliminare le<br />

polveri) che si desidera avere. In Tabella 13 si ha una classificazione dei filtri commerciali per CTA e in<br />

Tabella 14 si ha una elencazione <strong>di</strong> criteri <strong>di</strong> scelta del tipo <strong>di</strong> filtro da utilizzare nelle varie applicazioni<br />

impiantistiche. In Figura 147 e in Tabella 15 si hanno gli ingombri geometrici dei vari tipi <strong>di</strong> filtri per le<br />

<strong>di</strong>verse grandezze delle CTA.<br />

Tabella 12: Dimensioni tipiche per varie grandezze


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

97<br />

Figura 143: Particolari della serranda <strong>di</strong> presa aria esterna<br />

Figura 144: particolare <strong>di</strong> attacco <strong>di</strong> una serranda<br />

Figura 145: Schema <strong>di</strong> orientamento dei ventilatori per una CTA


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

98<br />

Figura 146: Sezione ventilante <strong>di</strong> una CTA<br />

Tabella 13: Classificazione dei filtri per CTA


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

99<br />

Tabella 14: Criteri <strong>di</strong> selezione dei filtri<br />

Figura 147: Dimensioni dei filtri per le varie grandezze della CTA


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

100<br />

Figura 148: Sezione filtrante <strong>di</strong> una CTA<br />

Tabella 15: Dimensioni dei filtri per le varie grandezze delle CTA


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

101<br />

UNITÀ DI CONDIZIONAMENTO COMPATTE<br />

Per piccoli carichi o per piccole zone (appartamenti) si utilizzano unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />

compatte che non sono complesse come le centrali <strong>di</strong> trattamento dell’aria, ve<strong>di</strong> Figura 149.<br />

Per <strong>di</strong>mensioni e portate d’aria elevate (ma sempre piccole rispetto alle CTA) si utilizzano unità <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zionamento più complesse (ve<strong>di</strong> Figura 151) che consentono una maggiore scelta delle batterie e<br />

del ventilatore <strong>di</strong> mandata.<br />

Figura 149: Unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />

Figura 150: Schema costruttiva dell’unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />

1.10.5 SISTEMA IDROSPLIT<br />

Si tratta <strong>di</strong> un sistema moderno e versatile che consente <strong>di</strong> alimentare più unità (fan coil) interne<br />

in modo reversibile ed automatica. E’ possibile collegare l’idrosplit ad una caldaia ed avere la gestione<br />

automatica del riscaldamento e raffrescamento ambientale.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

102<br />

Tabella 16: Potenzialità delle unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

103<br />

Tabella 17: Modalità <strong>di</strong> installazione delle unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />

Figura 151: Unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

104<br />

Figura 152: Componenti principali <strong>di</strong> un sistema idrosplit<br />

Figura 153: Configurazione possibile <strong>di</strong> un idrosplit<br />

L’unità <strong>di</strong> controllo, ve<strong>di</strong> Figura 153, consente <strong>di</strong> accendere a volontà uno o più unità interne<br />

senza doversi preoccupare del sistema <strong>di</strong> refrigerazione e <strong>di</strong> regolare il sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.<br />

Si osservi che i sistemi multi split <strong>di</strong> nuova concezione consentono <strong>di</strong> alimentare più unità interne<br />

con batterie ad espansione <strong>di</strong>retta e con variazione sia della portata del refrigerante che dell’aria al<br />

ventilatore delle unità interne.<br />

Ciò viene fatto me<strong>di</strong>ante l’uso <strong>di</strong> microprocessori che adattano la potenza fornita al carico<br />

effettivo richiesto. Alimentazione elettrica con inverter dell’unità motocondensante evita spunti <strong>di</strong><br />

avviamento elevati ed un corretto funzionamento del motore elettrico.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

105<br />

Figura 154: Modalità <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un idrosplit<br />

Figura 155: Particolari costruttivi dei componenti <strong>di</strong> un sistema idrosplit


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

106<br />

Tabella 18: Potenzialità degli idrosplit<br />

Figura 156: Punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> un idrosplit<br />

1.10.6 RECUPERATORI DI CALORE<br />

In alcune zone climatiche è obbligatorio recuperare il calore dell’aria calda espulsa dagli ambienti.<br />

Ma il concetto del recupero termico è utilizzato anche per il con<strong>di</strong>zionamento invernale. Le unità<br />

<strong>di</strong> recupero termico sono scambiatori ad aria a doppio flusso, come in<strong>di</strong>cato in Figura 157. In Figura<br />

159 si può osservare come è fatto internamento questo scambiatore <strong>di</strong> calore.<br />

I dati tecnici e le prestazioni dei recuperatori sono riportati in Figura 160 e in Tabella 19.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

107<br />

Figura 157: Funzionamento <strong>di</strong> un recuperatore <strong>di</strong> calore<br />

Figura 158: Prestazioni <strong>di</strong> un idrosplit


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

108<br />

Figura 159: Vista interna <strong>di</strong> un recuperatore <strong>di</strong> calore<br />

Tabella 19: Dati tecnici dei recuperatori <strong>di</strong> calore


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

109<br />

Figura 160: Prestazioni dei recuperatori al variare delle portate e dell’ UR


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

110<br />

2 DISPOSITIVI DI DISTRIBUZIONE DELL’ARIA<br />

Si è visto nello stu<strong>di</strong>o delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort ambientale, me<strong>di</strong>ante l’equazione del benessere<br />

<strong>di</strong> Fanger, che la velocità dell’aria nell’ambiente è un parametro importante per il giu<strong>di</strong>zio finale<br />

dell’utenza. In particolare si è detto che la velocità dell’aria deve essere inferiore a 0,15 m/s per evitare<br />

una spiacevole sensazione <strong>di</strong> fresco sulla pelle che richiede una temperatura ambientale me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante<br />

più elevata.<br />

Gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione hanno anche lo scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire aria all’interno degli ambienti<br />

me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>spositivi e meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong>versi che, oltre a fornire energia (con il suo segno),<br />

debbono garantire che la velocità dell’aria sia, nella zona occupata dalle persone, nei limiti in<strong>di</strong>cati dalle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere.<br />

Si hanno tre metodologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione:<br />

Distribuzione a flusso turbolento (Mixing ventilation) con mescolamento induttivo fra l’aria<br />

immessa (setta aria primaria) e l’aria ambiente che viene richiamata dalla prima, ve<strong>di</strong> Figura 161.<br />

In genere l’induzione è modesta ma la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra l’aria primaria e quella<br />

dell’ambiente può essere elevata. La velocità <strong>di</strong> immissione varia da 2 a 20 m/s.<br />

<br />

<br />

Figura 161: Distribuzione per miscelazione<br />

Distribuzione a <strong>di</strong>slocazione (Dislocation ventilation) con velocità <strong>di</strong> uscita fra 0,2 e 0,4 m/s e<br />

con <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura modeste e tali da consentire una lenta <strong>di</strong>ffusione dell’aria immessa<br />

nell’ambiente senza turbolenza, ve<strong>di</strong> Figura 163. Il movimento dell’aria immessa, solitamente<br />

dal basso, e risalente lentamente verso l’alto crea una sorta <strong>di</strong> movimento a stantuffo dell’aria<br />

sovrastante. La portata d’aria immessa è <strong>di</strong> solito elevata ma a bassa velocità e quin<strong>di</strong> senza<br />

effetti <strong>di</strong> turbolenza che invece caratterizzano la <strong>di</strong>stribuzione in<strong>di</strong>cata nel caso precedente.<br />

Distribuzione a flusso laminare sia orizzontale che verticale me<strong>di</strong>ante getti d’aria a velocità fra<br />

0,4 e 0,5 m/s (ve<strong>di</strong> Figura 164) e con ripresa dal lato opposto in modo da creare un percorso<br />

obbligato. Lo scopo è quello <strong>di</strong> creare una zona <strong>di</strong> elevata purezza dell’aria con flusso non<br />

turbolento e modeste <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura con l’ambiente.<br />

In tutti i casi i terminali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione influenzano l’efficienza locale e l’efficienza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

ventilazione, l’efficienza <strong>di</strong> ricambio d’aria e l’età me<strong>di</strong>a e/o locale dell’aria nell’ambiente.<br />

2.1 I GETTI<br />

Lo stu<strong>di</strong>o dei getti riveste notevole interesse sia industriale che ambientale. Si tratta <strong>di</strong> un esempio<br />

<strong>di</strong> convezione termica non confinata, cioè non limitata da superfici solide: una corrente fluida (getti o<br />

fumi) induce un moto convettivo della massa esterna.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

111<br />

Con riferimento alla Figura 162, una corrente <strong>di</strong> fluido immesso attraverso un orifizio, dopo una<br />

zona iniziale (circa 6 volte la <strong>di</strong>mensione del foro nel quale la velocità me<strong>di</strong>a coincide con quella a<br />

monte dell’orifizio) passa dalla zona laminare a quella turbolenta.<br />

Uo, To<br />

Formazione<br />

del getto<br />

Formazione dei vortici<br />

Distribuzione della velocita'<br />

Zona della crescita lineare<br />

Figura 162: Formazione del getto (zona turbolenta)<br />

Il getto si allarga man mano che si procede in avanti e si parla <strong>di</strong> una zona <strong>di</strong> accrescimento<br />

lineare dello spessore del getto. La <strong>di</strong>stribuzione della velocità nel getto si <strong>di</strong>mostra, partendo dalle<br />

equazioni allo strato limite turbolento, che è <strong>di</strong> tipo esponenziale <strong>secondo</strong> la relazione:<br />

<br />

r<br />

2<br />

u u e b<br />

c<br />

ove è b=0.107 x ed u c è la velocità sull’asse. Analogamente la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> temperatura è:<br />

<br />

T T T T e <br />

<br />

c<br />

con b T = 0.127 x. Le precedenti equazioni necessitano dei valori della velocità e della temperatura<br />

sull’asse del getto. Si <strong>di</strong>mostra che vale la seguente relazione:<br />

<br />

2 2<br />

2 u rdr U 0<br />

D0<br />

0<br />

4<br />

Combinando con l’equazione della <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità si ottiene il valore della velocità<br />

sull’asse:<br />

UD<br />

0 0<br />

uc<br />

6.61<br />

x<br />

Si osservi come questa velocità decresce al crescere <strong>di</strong> x e che per x = 6.61 D 0 si ha uc<br />

U0<br />

.<br />

Si <strong>di</strong>mostra ancora valida la relazione:<br />

<br />

2<br />

<br />

2<br />

2 cpu T T rdr cpU 0 T0 TD<br />

0<br />

0<br />

4<br />

<br />

<br />

r<br />

2<br />

bT<br />

Combinando con l’equazione della <strong>di</strong>stribuzione della temperatura si ottiene:<br />

T0<br />

T<br />

<br />

Tc<br />

T<br />

5.65<br />

D0<br />

x<br />

Quin<strong>di</strong> l’eccesso <strong>di</strong> temperatura decresce ancora con la <strong>di</strong>stanza x dall’orifizio.<br />

Se un getto viene orientato su una parete verticale allora nell’area della sezione del getto si hanno<br />

coefficienti <strong>di</strong> convezione elevati. Pertanto si usano i getti per il raffreddamento rapido ed intensivo <strong>di</strong><br />

superfici particolarmente calde (ad esempio le palette delle turbine, …).<br />

In definitiva possiamo in<strong>di</strong>viduare tre zone nel getto così <strong>di</strong>stinte:<br />

per una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> circa 6 <strong>di</strong>ametri equivalenti dell’orifizio <strong>di</strong> mandata la velocità si mantiene<br />

costante e pari a quella <strong>di</strong> uscita;


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

112<br />

<br />

<br />

nello spazio <strong>di</strong> ulteriori 4÷6 <strong>di</strong>ametri equivalenti si ha la transizione da flusso laminare a<br />

turbolento e la velocità sull’asse del getto è inversamente proporzionale a x , con x <strong>di</strong>stanza<br />

dal foro <strong>di</strong> uscita;<br />

a questo punto il moto turbolento è completamente stabilizzato e iniziano a prevalere le forze <strong>di</strong><br />

inerzia. Fino ad una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 25÷100 <strong>di</strong>ametri equivalenti dell’orifizio <strong>di</strong> uscita la velocità è<br />

inversamente proporzionale alla <strong>di</strong>stanza x, come sopra in<strong>di</strong>cato. E’ questa la zona <strong>di</strong> maggiore<br />

interesse. Si è trovato, empiricamente, la seguente relazione:<br />

Q<br />

u K'<br />

x A c R<br />

g d fa<br />

ove K’ è una costante <strong>di</strong> proporzionalità variabile da 4.7 a 7 a seconda del tipo <strong>di</strong> foro (circolare o<br />

rettangolare) e della velocità iniziale, Q è la portata <strong>volume</strong>trica dell’aria, A g è l’area esterna lorda<br />

della sezione <strong>di</strong> uscita, c d è un coefficiente <strong>di</strong> taglio che varia da 0.6 a 1.0 per fori mal tagliati e fori<br />

con bor<strong>di</strong> arrotondati e infine R fa è il rapporto fra l’area netta e l’area lorda della sezione <strong>di</strong> uscita.<br />

infine, alla fine della zona turbolenta la velocità sull’asse, u c , <strong>di</strong>minuisce rapidamente a meno <strong>di</strong><br />

0,25 m/s e il la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità risulta <strong>di</strong> non facile previsione. Le forze viscose iniziano<br />

a prevalere con valori modesti e producono cambiamenti transitori rapi<strong>di</strong>.<br />

Per un getto isotermo in aria libera si ha una espansione con un angolo <strong>di</strong> circa 20÷24° a causa<br />

dell’entrainment dell’aria esterna nel getto. Per un getto isotermo con l’aria ambiente non si hanno effetti<br />

<strong>di</strong> alleggerimento termico. Per un getto non isotermo si hanno effetti <strong>di</strong> scambio termico fra l’aria del<br />

getto e quella esterna e questi producono effetti <strong>di</strong> alleggerimento termico (aria calda) o piegatura del<br />

getto (aria fredda). In genere si opera in modo che la velocità terminale del getto sia 0,2 m/s e la<br />

temperatura finale sia <strong>di</strong> equilibrio termico con l’ambiente.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o termo<strong>di</strong>namico dei getti non isotermi non è stato del tutto completato e si ricorre,<br />

pertanto, a relazioni empiriche. Ad esempio la caduta (ve<strong>di</strong> dopo per le definizioni) del getto a <strong>di</strong>stanza<br />

x dalla sezione <strong>di</strong> lancio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro equivalente D 0 è data dalla relazione <strong>di</strong> Koestel:<br />

y x tr<br />

t 0<br />

gD <br />

0<br />

0.065 2 <br />

D0 D0 tr<br />

273 c0<br />

<br />

essendo t r la temperatura iniziale del getto, t 0 la temperatura ambiente, c 0 la velocità iniziale al<br />

centro del getto.<br />

2.2 GRANDEZZE FONDAMENTALI<br />

La progettazione dei terminali viene effettuata ricorrendo ad alcuni parametri caratteristici fra i<br />

quali si ricorda:<br />

VELOCITÀ DI USCITA<br />

E’ la velocità <strong>di</strong> uscita dalle bocchette rettangolari valutata sull’are frontale (lorda o netta a<br />

seconda dei casi e in ogni caso i Costruttori debbono in<strong>di</strong>carla con esattezza). Per gli anemostati la<br />

velocità <strong>di</strong> uscita è misurata sul collo del <strong>di</strong>ffusore.<br />

3<br />

Figura 163: Distribuzione a <strong>di</strong>slocazione


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

113<br />

VELOCITÀ IN UN PUNTO DEL GETTO<br />

Figura 164: Sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione a flusso laminare<br />

La velocità al centro del getto può essere determinata con l’equazione che segue, per una<br />

superficie definita: v X 0.2<br />

x<br />

dove x è <strong>di</strong>stanza in metri dal <strong>di</strong>ffusore al punto nel centro del getto<br />

x<br />

in cui la velocità è vx (m/s). Esempio: un <strong>di</strong>ffusore ha una gittata X=3,0 m; la <strong>di</strong>stanza del punto dove la<br />

velocità del getto è <strong>di</strong> 0,3 m/s sarà: x = 3 0,2/0,3 = 2 m.<br />

LANCIO<br />

Figura 165: Velocità dell’aria a <strong>di</strong>stanza x dal getto<br />

E’ la <strong>di</strong>stanza che percorre l’aria immessa nell’ambiente fino a quando si pone in equilibrio<br />

termico con esso, ve<strong>di</strong> ancora la Figura 161 e la velocità residua <strong>di</strong>viene 0,15 m/s. Si desidera in genere<br />

che il lancio sia tale da far raggiungere le posizioni più <strong>di</strong>stanti dell’ambiente.<br />

A causa dell’effetto <strong>di</strong> mescolamento (induzione) con l’aria ambiente si ha quasi sempre un<br />

effetto <strong>di</strong> curvatura dell’asse per cui il lancio reale è solitamente maggiore <strong>di</strong> quello teorico.<br />

Figura 166: Illustrazione del lancio


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

114<br />

RAPPORTO DI INDUZIONE<br />

L’aria immessa per effetto dell’elevata velocità (rispetto a quella dell’ambiente) induce un effetto<br />

<strong>di</strong> richiamo dell’aria esterna che <strong>di</strong> fatto accresce la portata <strong>di</strong> aria trasportata rispetto a quella<br />

inizialmente immessa. Detta Q i la portata <strong>volume</strong>trica immessa e Q t quella totale (valutata ad ogni<br />

ascissa lungo il lancio) il rapporto <strong>di</strong> induzione è dato dalla relazione ri Qt / Qi<br />

. Un rapporto <strong>di</strong><br />

induzione elevato provoca una miscelazione dell’aria ambiente più rapida e quin<strong>di</strong> evita una rapida<br />

caduta dell’aria fredda o una ristagnazione dell’aria calda. Il rapporto <strong>di</strong> induzione può esse scritto nella<br />

t<br />

forma<br />

m<br />

t<br />

r<br />

i<br />

i<br />

<br />

ove t<br />

ta<br />

t<br />

a è la temperatura dell’aria dell’ambiente nella zona occupata, t i la<br />

m<br />

temperatura dell’aria <strong>di</strong> immissione e t m la temperatura dell’aria miscelata.<br />

CADUTA<br />

E’ la <strong>di</strong>stanza fra la quota del getto dell’aria, valutata a data ascissa dalla bocchetta <strong>di</strong> immissione,<br />

e la linea teorica orizzontale del lancio iniziale. L’aria fredda tende ad abbassarsi per effetto degli scambi<br />

con l’aria ambiente e l’aria calda tende ad innalzarsi. Nelle elaborazioni si utilizza quasi sempre la caduta<br />

in corrispondenza del lancio.<br />

ZONA OCCUPATA<br />

Figura 167: Illustrazione della caduta<br />

Parte dell’ambiente delimitata geometricamente da una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 0,15 metri da tutte le pareti,<br />

con una altezza <strong>di</strong> 1,8 metri dal suolo, nella quale si svolgono le normali attività delle persone. Per<br />

evitare entro la zona occupata velocità dell’aria maggiori <strong>di</strong> 0,2 m/s, i <strong>di</strong>ffusori devono essere<br />

<strong>di</strong>mensionati in modo che la gittata X abbia la giusta proporzione rispetto alle <strong>di</strong>stanze A, B, C. Quando<br />

due <strong>di</strong>ffusori soffiano l’uno contro l’altro deve essere applicata la formula:<br />

X (1) + X (2) A + C<br />

Quando un <strong>di</strong>ffusore soffia contro una parete deve essere applicata la formula:<br />

X B + C<br />

Queste regole definiscono la massima gittata dei <strong>di</strong>ffusori. Per ottenere una ragionevole<br />

<strong>di</strong>ffusione dell’aria le gittate non devono essere inferiori al 75% dei massimi valori <strong>di</strong> cui sopra.<br />

TEMPERATURA FINALE DEL LANCIO<br />

E’ la temperatura dell’aria del getto alla fine del lancio. Questa <strong>di</strong>pende dall’induzione e dalle<br />

caratteristiche del lancio. Si ricor<strong>di</strong> che la <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura fra l’aria del getto e quella dell’aria<br />

dell’ambiente favorisce la caduta del getto, nel casi <strong>di</strong> aria fredda immessa.<br />

EFFETTO COANDA<br />

Quando l’aria viene <strong>di</strong>ffusa a contatto <strong>di</strong> una superficie piana, ad esempio un controsoffitto, si<br />

determina una depressione tra il getto e il piano del controsoffitto che provoca l’aderenza del getto, il<br />

cosiddetto effetto Coanda.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

115<br />

Figura 168: definizione della zona occupata<br />

Questo fenomeno ha grande importanza soprattutto nella <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> aria fredda.<br />

Per ottenere l’effetto Coanda più efficace possibile, l’aria deve essere immessa in piccole quantità<br />

per <strong>di</strong>ffusore con la maggiore ampiezza e con la massima velocità possibile.<br />

L’effetto scompare totalmente per velocità inferiori a 0,35 m/s.<br />

l massimo effetto Coanda si ottiene sempre quando l’aria è <strong>di</strong>ffusa su un fronte <strong>di</strong> 360° senza<br />

alcuna ostruzione.<br />

Per non avere l’effetto Coanda occorre avere le situazioni riportate in figura seguente per<br />

<strong>di</strong>ffusori a soffitto.<br />

Per installazioni su canali a vista la gittata si riduce del 20%.<br />

Per le bocchette a parete le installazioni debbono avere <strong>di</strong>stanza dal soffitto superiore a 300 mm e<br />

la gittata si riduce del 40%.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

116<br />

DISTANZA MINIMA DA UN OSTACOLO<br />

Figura 169: Modalità <strong>di</strong> installazione senza effetto Coanda<br />

Nel caso <strong>di</strong> ostacoli sul soffitto (esempio plafoniere luminose) le <strong>di</strong>stanze minime ammesse sono<br />

in funzione della sporgenza dell’ostacolo verso il basso e della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura dell’aria.<br />

Se per esempio abbiamo una sporgenza <strong>di</strong> 80 mm con aria immessa a -8°C la minima <strong>di</strong>stanza da<br />

tenere sarà A = 0,4 X.<br />

Figura 170: Distanza minima da un ostacolo<br />

2.3 TERMINALI A FLUSSO TURBOLENTO<br />

Fanno parte <strong>di</strong> questa categoria le bocchette ad alette (ve<strong>di</strong> Figura 171) i <strong>di</strong>ffusori a coni (ve<strong>di</strong><br />

Figura 172 e Figura 173) i <strong>di</strong>ffusori spiroidali (ve<strong>di</strong> Figura 174) i <strong>di</strong>ffusori lineari (ve<strong>di</strong> Figura 176) e gli<br />

ugelli (ve<strong>di</strong> Figura 175)<br />

Figura 171: Bocchetta ad alette


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

117<br />

Figura 172: Diffusori a coni<br />

Figura 173: Diffusori a coni a geometria variabile<br />

Figura 174: Diffusore spiroidale<br />

Figura 175: Diffusori ad ugelli


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

118<br />

Figura 176: Diffusori lineari<br />

Le caratteristiche <strong>di</strong> questi tipi <strong>di</strong> terminali sono riepilogate nella seguente Tabella 20.<br />

2.4 DIFFUSORI<br />

Tabella 20: Confronto delle caratteristiche dei terminali a turbolenza<br />

CARATTERISTICHE GENERALI<br />

I <strong>di</strong>ffusori circolari a coni fissi sono la soluzione per <strong>di</strong>ffondere uniformemente l’aria dal soffitto<br />

in ambienti <strong>di</strong> altezza non superiore ad una certa altezza funzione del modello. L’estrema leggerezza e le<br />

<strong>di</strong>mensioni esterne contenute li rendono facilmente installabili anche in situazioni rese critiche dagli<br />

eventuali spazi ristretti e da controsoffitti leggeri e non autoportanti.<br />

Essi costituiscono un’ottima soluzione per l’aspirazione d’aria viziata nei locali pubblici.<br />

CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE<br />

La costruzione è <strong>di</strong> solito in acciaio con verniciatura a polvere elettrostatica ed essiccazione a<br />

forno in colore bianco.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> verniciatura con polveri a base <strong>di</strong> resine epossi-poliestere mantiene nel tempo la<br />

pregevolezza estetica del <strong>di</strong>ffusore senza alterazioni. L’esecuzione può essere anche in alluminio<br />

ano<strong>di</strong>zzato naturale. Il fissaggio è effettuato me<strong>di</strong>ante viti utilizzando i tre fori pre<strong>di</strong>sposti sul bordo<br />

esterno del <strong>di</strong>ffusore.<br />

La serranda <strong>di</strong> regolazione, solitamente presente, è provvista <strong>di</strong> una flangia preforata che<br />

sostituisce il collare <strong>di</strong> montaggio rendendo possibile l’accoppiamento <strong>di</strong>retto tra condotto - serranda -<br />

<strong>di</strong>ffusore.<br />

I dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori <strong>di</strong>pendono dal modello e dal Costruttore. In Tabella 21 si hanno i<br />

dati caratteristici <strong>di</strong> un modello commerciale: per date <strong>di</strong>mensioni (<strong>di</strong>ametro nominale D n ) si hanno le<br />

portate, il lancio, la caduta <strong>di</strong> pressione e la rumorosità espressa con l’in<strong>di</strong>ce NR.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

119<br />

Figura 177: Diffusori e loro dati caratteristici<br />

Tabella 21: Caratteristiche aerauliche dei <strong>di</strong>ffusori


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

120<br />

Figura 178: Abachi per la gittata e la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione<br />

Spesso i dati <strong>di</strong>mensionali e le caratteristiche dei <strong>di</strong>ffusori sono raggruppati in modo tale da avere<br />

sott’occhio sia i dati fluo<strong>di</strong>namici che quelli <strong>di</strong> rumorosità. Ad esempio alcuni Costruttori forniscono i<br />

loro cataloghi come in<strong>di</strong>cato nella Figura 179 e nella Figura 180 per le caratteristiche fluido<strong>di</strong>namiche.<br />

Figura 179: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore a coni variabili<br />

Come si può osservare in Figura 180 (come schematizzato anche nello stesso abaco con le linee<br />

<strong>di</strong> richiamo riportate in basso a sinistra) nota la portata d’aria da inviare si hanno imme<strong>di</strong>atamente il<br />

lancio, la velocità iniziale e la rumorosità (in<strong>di</strong>ce NR).<br />

Pertanto la selezione della <strong>di</strong>mensione del <strong>di</strong>ffusore risulta legata sia ai dati <strong>di</strong> progetto<br />

fluido<strong>di</strong>namici (v k , L T ) ma anche alla rumorosità prodotta.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

121<br />

Figura 180: Selezione del <strong>di</strong>ffusore con abaco integrato (caratteristiche rumorosità)<br />

Per <strong>di</strong>ffusori quadrati si hanno i dati <strong>di</strong>mensionali seguenti e le curve <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> Figura 182,<br />

<strong>di</strong> Figura 183. <strong>di</strong> Figura 184 e <strong>di</strong> Figura 185.<br />

Figura 181: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori quadrati


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

122<br />

Figura 182: Curve caratteristiche per <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

123<br />

Figura 183: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

124<br />

Figura 184: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

125<br />

Figura 185: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata<br />

2.4.1 DIFFUSORI ELICOIDALI<br />

I <strong>di</strong>ffusori regolabili ad effetto elicoidale consentono una rapida miscela fra l'aria immessa e quella<br />

indotta permettendo <strong>di</strong> raggiungere un elevato numero <strong>di</strong> ricambi d'aria (fino a 30 ricambi ora) con<br />

<strong>di</strong>fferenziali <strong>di</strong> temperatura compresi tra +10°C e -10°C in locali alti fino a 4 metri.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

126<br />

Il flusso elicoidale può essere variato me<strong>di</strong>ante l’orientamento dei deflettori ottenendo i seguenti<br />

risultati (ve<strong>di</strong> Figura 186):<br />

- Flusso in senso orario = gittata maggiore<br />

- Flusso in senso antiorario = gittata ridotta<br />

- Metà deflettori con flusso orario e metà con flusso antiorario = gittata in una sola <strong>di</strong>rezione.<br />

- Un quarto <strong>di</strong> deflettori a flussi alternati = gittata in due <strong>di</strong>rezioni opposte.<br />

La posizione dei deflettori può essere mo<strong>di</strong>ficata anche ad installazione avvenuta, sia per<br />

ottimizzare la <strong>di</strong>ffusione dell’aria nel locale sia per supplire ad inconvenienti provocati da mo<strong>di</strong>fiche<br />

strutturali (colonne, pareti mobili, lampade sporgenti, ecc.).<br />

Le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione non cambiano al variare della posizione dei deflettori rendendo inutile una<br />

successiva taratura dei circuiti. In Tabella 22 si hanno i dati <strong>di</strong>mensionali per una serie commerciale.<br />

Tabella 22: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori elicoidali<br />

Figura 186: Funzionamento dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali<br />

In Tabella 23 si hanno i dati caratteristici <strong>di</strong> una serie commerciale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali con<br />

l’in<strong>di</strong>cazione del lancio X , della caduta <strong>di</strong> pressione p e il livello <strong>di</strong> rumorosità NR.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

127<br />

Figura 187: Dati geometrici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

128<br />

Figura 188: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

129<br />

Tabella 23: Dati caratteristici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali<br />

2.4.2 DIFFUSORI A PORTATA VARIABILE<br />

I <strong>di</strong>ffusori a portata variabile autoregolanti consentono <strong>di</strong> realizzare impianti a portata d’aria<br />

variabile (VAV) senza l’utilizzo <strong>di</strong> cassette terminali <strong>di</strong> regolazione. I principali componenti sono:<br />

Dispositivo termico autoazionato: non richiede alimentazione e collegamenti ad una rete<br />

elettrica o pneumatica.<br />

Funziona a bassa pressione (25 ÷ 60 Pa) con conseguente riduzione dei costi per i ventilatori e<br />

per le canalizzazioni.<br />

Commutatore aria calda-aria fredda. Cambia automaticamente funzionamento da riscaldamento<br />

a raffreddamento.<br />

Elemento termosensibile regolabile: permette <strong>di</strong> regolare con una precisione <strong>di</strong> ± 0,75 C la<br />

temperatura <strong>di</strong> ogni singolo locale in un campo <strong>di</strong> temperature da 21 a 25 C. » incassato nel<br />

<strong>di</strong>ffusore, facilmente raggiungibile per la regolazione, fuori dalla portata dei non addetti. Evita i<br />

costi d’installazione <strong>di</strong> sonde in ogni ambiente.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

130<br />

2.4.3 DEFLETTORI AD ASSETTO AUTOMATICAMENTE VARIABILE<br />

Consentono <strong>di</strong> ottenere velocità costanti dell’aria immessa in ambiente al variare della portata,<br />

creano un elevato effetto induttivo che sod<strong>di</strong>sfa le esigenze <strong>di</strong> ventilazione anche con portate <strong>di</strong> soli 3,7<br />

m3/h per m2 <strong>di</strong> superficie (pari a 1,4 volumi/h in ambienti <strong>di</strong> 2,7 m <strong>di</strong> altezza). In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> massima<br />

chiusura garantiscono il passaggio <strong>di</strong> 42,4 m3/h per consentire la ventilazione dell’ambiente.<br />

I <strong>di</strong>ffusori ad assetto variabile assicurano una facile ritaratura degli ambienti dopo lo spostamento<br />

<strong>di</strong> pareti mobili. Sono utilizzati per ottenere delle zone VAV in normali impianti a portata costante.<br />

Facilitano l’utilizzo <strong>di</strong> unità ad espansione <strong>di</strong>retta.<br />

Figura 189: Diffusori a portata variabile<br />

Il flusso d’aria a portata variabile è <strong>di</strong>ffuso attraverso quattro deflettori perimetrali in modo da<br />

mantenere l’effetto Coanda e impe<strong>di</strong>re cadute d’aria fredda in ambiente. Il <strong>di</strong>ffusore a portata variabile<br />

conferisce al flusso d’aria emesso il massimo contenuto <strong>di</strong> energia cinetica in tutto il normale campo <strong>di</strong><br />

variazione, esaltando sia il trascinamento dell’aria ambiente, sia l’aspirazione <strong>di</strong> un prestabilito<br />

quantitativo della stessa per l’apprezzamento <strong>di</strong> temperatura da parte del <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> regolazione.<br />

Tale effetto continuo <strong>di</strong> aspirazione consente al tempo stesso una precisa risposta del <strong>di</strong>ffusore<br />

alla temperatura ambiente e previene fenomeni <strong>di</strong> stratificazione.<br />

I vantaggi principali <strong>di</strong> un impianto a portata variabile realizzato con <strong>di</strong>ffusori a portata d’aria<br />

variabile sono il basso livello sonoro ed il basso costo <strong>di</strong> esercizio. Come tutti gli altri <strong>di</strong>ffusori,<br />

<strong>di</strong>ventano rumorosi quando la pressione statica al loro ingresso supera i 60 Pa. Di conseguenza<br />

l’impianto, i canali ed il metodo <strong>di</strong> controllo della pressione statica dovrebbero essere concepiti per<br />

mantenere la pressione statica in ingresso al <strong>di</strong>ffusore entro i 60 Pa, sia alla portata <strong>di</strong> progetto sia a<br />

portata parziale. La pressione non può però nemmeno scendere sotto i 12 Pa, altrimenti l’aria non ha<br />

l’energia per poter defluire dal <strong>di</strong>ffusore. Quello che si deve quin<strong>di</strong> curare è <strong>di</strong> mantenere una pressione<br />

statica non superiore a 60 Pa all’ingresso del primo <strong>di</strong>ffusore, e non inferiore a 12 Pa in corrispondenza<br />

dell’ultimo, e lasciare che la pressione si equalizzi a portata parziale. Le pressioni effettive <strong>di</strong><br />

funzionamento nel canale <strong>di</strong>pendono dalle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione negli stacchi. Ogni stacco dovrebbe<br />

essere dotato <strong>di</strong> serranda <strong>di</strong> taratura, collocata subito dopo la <strong>di</strong>ramazione del canale principale per<br />

ridurre il livello sonoro. Due sono i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> canali comunemente adottati: il<br />

metodo a per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione costante e quello a guadagno statico. Il primo metodo è il più<br />

comunemente usato.<br />

Per la progettazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> canali che serva una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori a portata variabile si<br />

consiglia <strong>di</strong> adottare una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione unitaria uguale o inferiore a 0,82 Pa/m. In questo modo è<br />

possibile ottenere <strong>di</strong>ramazioni <strong>di</strong> lunghezza equivalente fino a 60 m con una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione non<br />

superiore a 50 Pa nel tronchetto flessibile <strong>di</strong> collegamento.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

131<br />

Figura 190: Distribuzione dell’aria con <strong>di</strong>ffusori a portata variabile<br />

Tabella 24: Dati caratteristici per <strong>di</strong>ffusori a portata variabile


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

132<br />

Poiché gli impianti a portata variabile realizzati con <strong>di</strong>ffusori a portata variabile funzionano in<br />

modo ottimale in un campo <strong>di</strong> pressione statica compreso fra 25 e 64 Pa, nel caso <strong>di</strong> un impianto esteso<br />

con lunghi collettori e numerose <strong>di</strong>ramazioni, Ë necessario installare in queste ultime (progettate in base<br />

ad una velocità dell’aria compresa fra 5 e 6 m/s) delle serrande <strong>di</strong> regolazione che riducano la pressione<br />

rispetto a quella esistente nei tronchi principali (nei quali la velocità varia in genere fra i 7 ed i 10 m/s).<br />

Tali serrande, complete <strong>di</strong> servomotore, sono a loro volta collegate a dei regolatori <strong>di</strong> pressione<br />

statica con una precisione <strong>di</strong> ± 0,5 Pa, impostati in modo da mantenere nelle <strong>di</strong>ramazioni una pressione<br />

non eccedente i 60 Pa, e serviti da sonde <strong>di</strong> pressione statica posizionate in base ai criteri<br />

precedentemente descritti. I servomotori sono concepiti in modo da aprire o chiudere le serrande al<br />

variare della pressione statica a valle. Il tempo <strong>di</strong> corsa del comando dovrebbe variare fra i 5 ed i 12<br />

minuti. E’ anche opportuno adottare un regolatore con zona morta, in modo da ridurre il numero degli<br />

interventi e quin<strong>di</strong> prolungare la vita del motore della serranda. Conviene notare peraltro che, qualora la<br />

pressione dell’aria <strong>di</strong> mandata sia abbastanza bassa da non richiedere una riduzione, e non sia soggetta a<br />

variazioni significative, tali <strong>di</strong>spositivi possono essere non necessari. Un esempio tipico è costituito da<br />

un impianto a bassa pressione la cui porzione a portata variabile non sia superiore al 30% del totale.<br />

In linea <strong>di</strong> massima, se i <strong>di</strong>ffusori esistenti non sono rumorosi, un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> riduzione della<br />

pressione non sarà necessario qualora essi vengano sostituiti da <strong>di</strong>ffusori a portata d’aria variabile in<br />

misura non superiore al 30% del totale.<br />

In Tabella 24 sono riportati i dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori a portata d’aria variabile <strong>di</strong> una serie<br />

commerciale.<br />

2.4.4 DIFFUSORI LINEARI<br />

I <strong>di</strong>ffusori lineari a feritoia costituiscono una interessante alternativa tecnica e architettonica ai<br />

<strong>di</strong>ffusori quadrati e circolari. Consentono <strong>di</strong>ffusioni d’aria perimetrali da soffitto sia verso il centro<br />

dell’ambiente che lungo le vetrate esterne. Si integrano nei controsoffitti a doghe e formano interessanti<br />

<strong>di</strong>segni architettonici sui controsoffitti a gesso.<br />

La <strong>di</strong>ffusione orizzontale sviluppa una elevata induzione che integrata dall’effetto Coanda<br />

permette <strong>di</strong> ottenere considerevoli gittate d’aria. L’uso contemporaneo <strong>di</strong> più feritoie posizionate verso<br />

il basso crea un getto d’aria verticale estremamente utile per formare delle barriere d’aria in grado <strong>di</strong><br />

contrastare elevate rientranze <strong>di</strong> calore. Pur essendo un <strong>di</strong>ffusore concepito per installazioni a soffitto è<br />

ugualmente utilizzato con ottimi risultati anche in applicazioni a parete ed occasionalmente come unità<br />

<strong>di</strong> aspirazione d’aria ambiente.<br />

Figura 191: Caratteristiche costruttive dei <strong>di</strong>ffusori lineari<br />

Nella Tabella 25 si hanno i dati caratteristici <strong>di</strong> una serie commerciale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori lineari.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

133<br />

Figura 192: Modalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria dei <strong>di</strong>ffusori lineari<br />

Tabella 25: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori lineari<br />

Figura 193: Caratteristiche <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori lineari


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

134<br />

Figura 194: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori lineari della figura precedente<br />

2.4.5 DIFFUSORI AD UGELLO<br />

Gli ugelli a getto concentrato con angolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione variabile sono particolarmente in<strong>di</strong>cati per<br />

la climatizzazione <strong>di</strong> ambienti che richiedono gittate lunghe e concentrate per poter raggiungere punti<br />

del locale <strong>di</strong>stanti dalla rete <strong>di</strong> canalizzazioni o particolarmente nascosti da elementi strutturali.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

135<br />

Il loro utilizzo, sia in ventilazione isotermica che in climatizzazione estiva/invernale, garantisce il<br />

raggiungimento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere nei punti desiderati.<br />

E’ quin<strong>di</strong> possibile effettuare con estrema precisione dei raffreddamenti o riscaldamenti<br />

localizzati (spot cooling/heating). Gli ugelli sono utilizzabili sia per <strong>di</strong>ffusione d’aria orizzontale che<br />

verticale e, grazie alla facilità <strong>di</strong> regolazione, in qualsiasi <strong>di</strong>rezione interme<strong>di</strong>a.<br />

Figura 195: Caratteristiche <strong>di</strong>mensionali dei <strong>di</strong>ffusori ad ugello<br />

Figura 196: Diffusori ad ugello – Dati caratteristici<br />

La selezione dei <strong>di</strong>ffusori ad ugello viene effettuata me<strong>di</strong>ante i dati caratteristici riportati in<br />

Tabella 26 che riportano, oltre al lancio e la caduta <strong>di</strong> pressione p, anche i valori della rumorosità con<br />

l’in<strong>di</strong>ce NR.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

136<br />

Tabella 26: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori ad ugello<br />

2.4.6 BOCCHETTE DI MANDATA<br />

Si tratta <strong>di</strong> terminali finali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione adatti per l’inserimento a pareti e comunque su<br />

superfici verticali. Sono largamente utilizzate nella applicazioni pratiche e sono normalmente poste in<br />

alto, al <strong>di</strong> sopra delle porte, in modo da coprire, con il lancio, l’ambiente da climatizzare.<br />

Queste bocchette possono essere ad alette fisse (più economiche) che ad alette mobili (più adatte<br />

per il bilanciamento complessivo della rete).<br />

Nelle figure seguenti si hanno i dati <strong>di</strong>mensionali per varie tipologie <strong>di</strong> bocchette e le curve <strong>di</strong><br />

selezione con l’in<strong>di</strong>cazione della rumorosità (in<strong>di</strong>ce NR).


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

137<br />

Figura 197: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette rettangolari


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

138<br />

Figura 198: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> bocchette rettangolari<br />

Figura 199: Bocchette rettangolari ad alette regolabili


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

139<br />

Figura 200: Dati caratteristici delle bocchette rettangolari<br />

2.4.7 BOCCHETTE DI ASPIRAZIONE<br />

Le bocchette <strong>di</strong> aspirazione ad alette fisse inclinate a 40°, trovano la loro applicazione come prese<br />

d’aria all’interno <strong>di</strong> locali. Lo speciale profilo delle alette assicura un’ottima sezione libera <strong>di</strong> passaggio<br />

con per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico contenute.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

140<br />

Figura 201: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette <strong>di</strong> ripresa<br />

Figura 202: Dati caratteristici delle bocchette <strong>di</strong> ripresa


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

141<br />

2.4.8 GRIGLIE DI RIPRESA<br />

Le griglie <strong>di</strong> ripresa ad alette fisse inclinate a 45°, grazie alla loro linea moderna e funzionale,<br />

trovano applicazione come prese d’aria all’interno ed all’esterno <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici. Lo speciale profilo<br />

antipioggia delle alette garantisce la massima protezione.<br />

Figura 203: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa<br />

Figura 204: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

142<br />

2.4.9 GRIGLIE DI TRANSITO<br />

Le griglie <strong>di</strong> transito sono caratterizzate da uno speciale profilo antiluce e trovano la loro<br />

applicazione per il transito dell’aria tra locali, installabili su porte o pareti.<br />

Lo speciale profilo delle alette, oltre a renderle gradevoli <strong>di</strong> aspetto assicura il trasferimento<br />

dell’aria per effetto della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione fra i locali considerati.<br />

Figura 205: Dati <strong>di</strong>mensionali delle griglie <strong>di</strong> transito<br />

Figura 206: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> transito


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

143<br />

2.4.10 SERRANDE DI REGOLAZIONE<br />

A monte dei <strong>di</strong>ffusori può essere installata una serranda <strong>di</strong> taratura in acciaio verniciato che<br />

consente la regolazione frontale attraverso il <strong>di</strong>ffusore me<strong>di</strong>ante una apposita chiave. L’installazione<br />

avviene sul canotto con viti laterali. L’apposita flangia preforata permette il fissaggio <strong>di</strong>retto del<br />

<strong>di</strong>ffusore senza l’ausilio del collarino.<br />

Figura 207: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> taratura<br />

Figura 208: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> taratura


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

144<br />

Figura 209: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> regolazione


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

145<br />

Figura 210: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> regolazione<br />

2.4.11 SERRANDE DI SOVRAPRESSIONE<br />

Le serrande <strong>di</strong> sovrapressione sono caratterizzate dall’equilibrato funzionamento delle alette,<br />

trovano la loro applicazione nel montaggio all’esterno <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, sia per l’espulsione che per<br />

l’aspirazione, garantendo la chiusura per gravità all’arresto del ventilatore.<br />

Per installazioni su e<strong>di</strong>fici molto alti e particolarmente esposti ai venti, è consigliabile montare<br />

davanti alla serranda una griglia fissa <strong>di</strong> presa d’aria esterna.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

146<br />

Figura 211: Dati <strong>di</strong>mensionali delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione<br />

Figura 212: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> sovrapressione da canale<br />

Figura 213: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

147<br />

2.4.12 GRIGLIE TAGLIAFUOCO E TAGLIAFUMO<br />

Queste griglie si rendono necessarie in impianti <strong>di</strong> grande estensione e in e<strong>di</strong>fici aventi particolari<br />

destinazione d’uso.<br />

LA COMPARTIMENTAZIONE DEGLI EDIFICI<br />

Per e<strong>di</strong>fici destinati ad uffici, ospedali, alberghi, attività commerciali ,… occorre sud<strong>di</strong>videre il<br />

<strong>volume</strong> complessivo in comparti 14 cioè in volumi in<strong>di</strong>pendenti ed isolati dagli altri in modo che un<br />

eventuale incen<strong>di</strong>o che si sviluppi in uno <strong>di</strong> essi non si propaghi verso gli altri.<br />

La compartimentazione è effettuata <strong>secondo</strong> regole dettate dalle circolari del Ministero degli Interni e<br />

in particolare dai Vigili del Fuoco a seconda delle destinazione d’uso degli e<strong>di</strong>fici.<br />

Figura 214: Esempio <strong>di</strong> compartimentazione in un blocco operatorio<br />

In Figura 214 si ha un esempio <strong>di</strong> compartimentazione per un e<strong>di</strong>ficio destinato a blocco<br />

operatorio e per il quale la Norma Tecnica <strong>di</strong> riferimento (D.M. Interno 18/09/2002) prescrive che la<br />

superficie massima <strong>di</strong> ogni compartimento deve essere inferiore a 1000 m². I bor<strong>di</strong> a tratto spesso<br />

in<strong>di</strong>ca la delimitazione dei comparti.<br />

14 Nel capitolo de<strong>di</strong>cato agli impianti antincen<strong>di</strong>o (Vol. 3°) si hanno notizie più approfon<strong>di</strong>te <strong>di</strong> questo argomento.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

148<br />

Si osservi anche l’inserimento <strong>di</strong> porte tagliafuoco che hanno lo scopo <strong>di</strong> resistere al fuoco per<br />

una durata <strong>di</strong> 60÷120 minuti e <strong>di</strong> chiudersi a scatto quando i rivelatori in<strong>di</strong>cano la presenza <strong>di</strong> un<br />

incen<strong>di</strong>o. In questo modo le fiamme all’interno del comprato interessato non si possono propagare agli<br />

altri comparti e gli occupanti possono porsi in salvo attraverso le vie <strong>di</strong> fuga.<br />

Con la stessa filosofia dell’isolamento del comparto sotto incen<strong>di</strong>o la Norma Tecnica richiede che<br />

anche i canali che attraversano i comparti siano dotati <strong>di</strong> serrande tagliafuoco e <strong>di</strong> serrande tagliafumo in<br />

modo che l’aria immessa nei comprati non provochi asfissia per gli occupanti. Le serrande tagliafuoco,<br />

ve<strong>di</strong> Figura 215, sono installate all’interno dei canali <strong>di</strong> ventilazione con lo scopo <strong>di</strong> bloccare la<br />

ventilazione dei settori interessati dall’incen<strong>di</strong>o.<br />

Le serrande scattano, cioè le alette si serrano, quando un elemento sensibile interno fonde se la<br />

temperatura supera i 72 °C o quando un rivelatore <strong>di</strong> fumi esterno invia il segnale elettrico <strong>di</strong> chiusura.<br />

In Figura 216 si ha una serranda tagliafumo che ha lo scopo <strong>di</strong> evitare, in caso <strong>di</strong> incen<strong>di</strong>o, la<br />

propagazione <strong>di</strong> fumo da un ambiente attraverso la rete dei canali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria.<br />

Anche in questo caso le alette sono tenute aperte da un levismo esterno che scatta quando<br />

l’elemento sensibile interno raggiunge i 72 °C o quando una sonda esterna rivela la presenza <strong>di</strong> fumi. Si<br />

può avere anche il caso <strong>di</strong> serranda tagliafumo sempre chiusa che viene aperta automaticamente quando<br />

si vuole evacuare il fumo eventualmente presenti nei canali.<br />

Figura 215: Serranda tagliafuoco<br />

Figura 216: Serrande tagliafumo<br />

2.4.13 SILENZIATORI<br />

Per ridurre la rumorosità dell’aria, anche ai fini del rispetto della norma tecnica sui requisiti<br />

acustici degli e<strong>di</strong>fici si inseriscono nei canali opportuni tratti silenziati, ve<strong>di</strong> Figura 217, che riducono il<br />

livello <strong>di</strong> rumore in funzione della tipologia costruttiva, <strong>secondo</strong> dati caratteristici forniti dai vari<br />

costruttori.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

149<br />

Figura 217: Silenziatore per canali d’aria<br />

2.5 CAD PER LA SELEZIONE DEI DIFFUSORI E BOCCHETTE<br />

La selezione dei <strong>di</strong>ffusori e delle bocchette viene effettuata in base ai parametri fondamentali <strong>di</strong><br />

ciascun <strong>di</strong>spositivo e cioè in base alla portata d’aria, alla velocità <strong>di</strong> uscita, al lancio, alla caduta e alla<br />

rumorosità. La selezione viene effettuata me<strong>di</strong>ante i dati caratteristici <strong>di</strong> ciascun <strong>di</strong>spositivo rilevabili ne<br />

cataloghi tecnici della case costruttrici.<br />

Oggi questi cataloghi sono reperibili anche in formato <strong>di</strong>gitale e le stesse case costruttrici<br />

forniscono programmi <strong>di</strong> selezione personalizzati che guidano passo passo nella selezione corretta dei<br />

terminali. In Figura 218 si ha un esempio <strong>di</strong> immissione dei dati <strong>di</strong> un ambiente e <strong>di</strong> scelta del numero<br />

<strong>di</strong> terminali da inserire (ultime due righe <strong>di</strong> dati)<br />

In Figura 219 si ha la selezione delle con<strong>di</strong>zioni interne (temperatura dell’aria ambiente e<br />

temperatura dell’aria <strong>di</strong> immissione) e l’in<strong>di</strong>cazione della zona degli occupanti (altezza della testa per<br />

persona in pie<strong>di</strong> e seduta). In Figura 220 si ha la finestra <strong>di</strong> input della portata d’aria nell’ambiente che<br />

può essere fornita in<strong>di</strong>cando una sola riga: ad esempio si può fissare la portata per unità <strong>di</strong> superficie<br />

(L/s/m²) o totale (L/s) o per <strong>di</strong>ffusore o come carico termico (<strong>di</strong> riscaldamento o <strong>di</strong> raffreddamento) o,<br />

infine, come numero <strong>di</strong> ricambi orari.<br />

Figura 218: Esempio <strong>di</strong> Input delle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un ambiente


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

150<br />

In Figura 221 si ha una finestra <strong>di</strong> verifica delle selezione effettuata con la quale si possono<br />

vedere sia i dati <strong>di</strong>mensionali che <strong>di</strong> rumorosità della selezione effettuata, come illustrato in Figura 222<br />

nella quale è riportato lo spettro <strong>di</strong> rumore prodotto nelle ipotesi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusore descritto nelle righe in<br />

alto (presenza <strong>di</strong> plenum). Il programma calcola il livello NC e il livello <strong>di</strong> pressione pesato nella scala<br />

A. E’ possibile vedere il tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusore selezionato dal catalogo elettronico, come illustrato in Figura<br />

222. E’ anche possibile avere una anteprima del <strong>di</strong>segno (pianta, sezione, …) del tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusore<br />

selezionato con l’in<strong>di</strong>cazione delle <strong>di</strong>mensioni e del particolare <strong>di</strong> inserimento nel canale <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione. Questi <strong>di</strong>segni vengono poi riportati nella stampa finale, come in<strong>di</strong>cato in Figura 224.<br />

Il vantaggio dell’utilizzo <strong>di</strong> questi programmi risiede nella verifica complessiva effettuata dal<br />

software. In particolare si ha la possibilità, come in<strong>di</strong>cato in Figura 219, <strong>di</strong> selezionare la Norma <strong>di</strong><br />

riferimento per la verifica del comfort o <strong>di</strong> fissare una zona per gli occupanti <strong>di</strong>versa da quella standard.<br />

E’ bene ricordare, infatti, che non basta assicurarsi che venga mandata nell’ambiente la portata<br />

d’aria desiderata ma occorre anche assicurarsi che questa sia <strong>di</strong>stribuita all’interno in modo da creare<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort o, se si vuole, <strong>di</strong> evitare le situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>scomfort cioè <strong>di</strong> zone con velocità<br />

dell’aria superiore a 0,15 m/s e gra<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> temperatura elevati.<br />

Figura 219: Esempio <strong>di</strong> selezione delle con<strong>di</strong>zioni ambientali<br />

Figura 220: Input della portata d’aria


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

151<br />

Figura 221: Verifica della selezione dei <strong>di</strong>ffusori<br />

Figura 222: Verifica acustica della selezione dei <strong>di</strong>ffusori<br />

Figura 223: Disegno del <strong>di</strong>ffusore selezionato nell’esempio


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

152<br />

2.6 TERMINALI A DISLOCAMENTO<br />

Come detto in precedenza, l’aria viene immessa a bassa velocità e basse <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura<br />

in modo da aversi una stratificazione dell’aria fredda immessa che spinge verso l’alto l’aria calda, come<br />

illustrato in Figura 163 e Figura 225. In pratica si forma una zona inferiore dove è presente l’aria fredda<br />

ed una zona superiore ove si ha l’aria calda che viene estratta me<strong>di</strong>ante bocchette <strong>di</strong> ripresa. L’aria<br />

fredda tenda a innalzarsi anche per effetto <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>enti termici (detti pennacchi) provocati da sorgenti<br />

interne (persone, computer, lampade, …). Questi terminali sono naturalmente utilizzati per il<br />

raffrescamento dei locali e possono essere usati per il riscaldamento se accoppiati a sistemi <strong>di</strong><br />

riscaldamento ra<strong>di</strong>ante a soffitto.<br />

<br />

Figura 224: Esempio <strong>di</strong> stampa finale della selezione dei <strong>di</strong>ffusori<br />

Le caratteristiche dei terminali a <strong>di</strong>slocazione possono essere qui riassunte:<br />

La portata dell’aria immessa non deve essere inferiore a quella movimentata dalle correnti<br />

convettive generate dai pennacchi interni all’ambiente, come si <strong>di</strong>mostrerà fra breve.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

153<br />

<br />

<br />

<br />

226.<br />

Nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze della zona <strong>di</strong> immissione la velocità dell’aria, per quanto basso,<br />

supera i 0,2 m/s e pertanto può provocare <strong>di</strong>sagi negli occupanti. E’ opportuno non prevedere<br />

zone <strong>di</strong> lavoro in queste aree dette neutre.<br />

La zona <strong>di</strong> influenza del terminale a <strong>di</strong>slocazione ed il relativo campo <strong>di</strong> flusso sono<br />

strettamente connessi alla forma del <strong>di</strong>ffusore (rapporto fra base e altezza) e alla sua posizione<br />

(centro parete, angolo, centro locale).<br />

L’elevata porta d’aria immessa consente <strong>di</strong> realizzare una zona detta pulita la cui altezza può<br />

essere <strong>di</strong> 1 ÷ 2 m.<br />

Fra i terminali a <strong>di</strong>slocamento vanno considerati anche i <strong>di</strong>ffusori sotto poltrone, ve<strong>di</strong> Figura<br />

Figura 225: Terminali a <strong>di</strong>slocamento<br />

Figura 226: Diffusori a <strong>di</strong>slocamento sotto poltrona<br />

Figura 227: Moto dell’aria in un sistema a <strong>di</strong>slocamento


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

154<br />

Il progetto dei sistemi a <strong>di</strong>slocamento richiede la conoscenza dettagliata dei carichi termici interni<br />

all’ambiente da climatizzare.<br />

Nel <strong>di</strong>splacement ventilation l’aria fresca viene immessa solitamente dal basso con bassa velocità e<br />

turbolenza e con un basso gra<strong>di</strong>ente termico rispetto alla temperatura dell’ambiente.<br />

Ciò che determina il funzionamento <strong>di</strong> questo sistema è il moto dell’aria fredda che riscaldandosi<br />

si muove, naturalmente, verso l’alto in una zona dove avviene l’estrazione dell’aria interna, Figura 227.<br />

Il movimento dell’aria dal basso verso l’alto è pilotato dalle sorgenti interne all’ambiente che<br />

determinano una corrente ascensionale (pennacchio) che spinge l’aria fredda a spostarsi verso l’alto.<br />

Le sorgenti interne più usuali sono le persone, i computer, le macchine, le lampade, …. Ciascuna<br />

<strong>di</strong> queste produce una portata ascensionale data in Figura 228.<br />

Figura 228: Portate d’aria delle sorgenti interne per altezze <strong>di</strong> stagnazione variabili<br />

Per effetto delle correnti ascensionali si viene a determinare all’interno del locale un’altezza detta<br />

neutra (o <strong>di</strong> stagnazione) che lo <strong>di</strong>vide in due parti: in quella inferiore si ha una stratificazione <strong>di</strong> aria<br />

fredda che si sposta uniformemente verso l’alto e in quella superiore si ha la miscelazione della corrente<br />

ascensionale con quella calda ivi esistente.<br />

Figura 229: Stratificazione dell’aria in un ambiente con <strong>di</strong>ffusore a <strong>di</strong>slocamento<br />

Con riferimento alla zona inferiore <strong>di</strong> Figura 230 si può scrivere la seguente equazione <strong>di</strong> bilancio<br />

della portata d’aria:


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

155<br />

V V V<br />

0 2 1<br />

Figura 230: Volume <strong>di</strong> controllo per il bilancio del <strong>di</strong>slocamento<br />

Da questa si desume che la portata <strong>di</strong> immissione è data dalla <strong>di</strong>fferenza V0 V1 V2<br />

fra il flusso<br />

ascendente e quello <strong>di</strong>scendente.<br />

Il sistema a <strong>di</strong>slocazione ha il vantaggio, in genere, <strong>di</strong> mantenere bassa la concentrazione <strong>di</strong><br />

inquinante interno nella zona al <strong>di</strong> sotto dell’altezza <strong>di</strong> stagnazione y st mentre la concentrazione nella<br />

zona superiore è via via crescente. Si assume valida la regola cautelativa del 30% per la concentrazione<br />

nella zona occupata dalle persone rispetto alla zona superiore.<br />

Figura 231: Distribuzione dell’inquinante in presenza del <strong>di</strong>slocamento<br />

La <strong>di</strong>stribuzione della temperatura varia linearmente fra il pavimento e il soffitto, riportato in<br />

Figura 232. In genere si assume la regola del 50% .<br />

Figura 232: Distribuzione <strong>di</strong> temperatura in un sistema a <strong>di</strong>slocamento<br />

Il progetto dei sistemi a <strong>di</strong>slocazione risulta complicato dalla necessità <strong>di</strong> dovere sod<strong>di</strong>sfare più<br />

con<strong>di</strong>zioni contemporaneamente. In particolare si vuole avere una concentrazione nella zona inferiore<br />

dell’ambiente limitata da un valore limite c oc che <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> locale e dal tipo <strong>di</strong> inquinante<br />

considerato (si veda la teoria <strong>di</strong> Fanger sulla qualità dell’aria). Al tempo stesso si deve avere un’altezza <strong>di</strong><br />

stagnazione maggiore dell’altezza <strong>di</strong> occupazione (fra 1,1 e 1,9 m) in modo che le persone risiedano<br />

permanentemente nella zona pulita. Infine si vuole che la portata <strong>di</strong> immissione sod<strong>di</strong>sfi i carichi<br />

termici interni ed esterni dell’ambiente. Si procede quin<strong>di</strong> per tentativi ipotizzando inizialmente che la<br />

portata <strong>di</strong>scendente V<br />

2<br />

sia nulla. Si valutano, quin<strong>di</strong>, le portate dei pennacchi interni in base alle curve<br />

<strong>di</strong> Figura 228 e si calcola la portata <strong>di</strong> ventilazione corrispondente.<br />

Si verifica poi che la concentrazione nella zona <strong>di</strong> occupazione sia inferiore a quella limite e<br />

quin<strong>di</strong> che la portata <strong>di</strong> immissione garantisca la neutralizzazione del carico termico dell’ambiente.<br />

Si ha una schema <strong>di</strong> calcolo del tipo <strong>di</strong> quello riassunto in Figura 234.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

156<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Si sottolineano qui alcuni aspetti positivi e negativi del sistema a <strong>di</strong>slocazione.<br />

Esso garantisce in genere una buona pulizia della zona <strong>di</strong> occupazione tranne nei casi in cui la<br />

produzione <strong>di</strong> inquinanti sia proprio a livello del pavimento (ad esempio per produzione <strong>di</strong><br />

radon che, essendo pesante, si trova a livello <strong>di</strong> pavimento ma che per effetto dello spostamento<br />

dell’aria fredda a stantuffo si può spostare in alto e quin<strong>di</strong> portarsi nella zona pericolosa della<br />

bocca e delle narici dell’uomo).<br />

Esso garantisce un minor gra<strong>di</strong>ente termico e quin<strong>di</strong> un maggior comfort interno rispetto ai<br />

sistemi a ventilazione;<br />

E’ silenzioso per effetto delle basse velocità <strong>di</strong> immissione <strong>di</strong> aria fredda nell’ambiente;<br />

Per contro è fortemente <strong>di</strong>pendente dai carichi interni e quin<strong>di</strong> dai pennacchi che essi formano.<br />

Pertanto il <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> questi sistemi non <strong>di</strong>pende solamente dalla geometria della sala<br />

e dalle esigenze tecniche ma anche dall’uso che ne viene fatto. Questi sistemi sono spesso<br />

utilizzati nelle scuole, negli ospedali o anche in ambito industriale dove si conoscano bene i<br />

carichi interni.<br />

Figura 233: Tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stributori a <strong>di</strong>slocazione


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

157<br />

Figura 234: Schema <strong>di</strong> calcolo per sistemi a <strong>di</strong>slocazione<br />

Figura 235: Un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento circolare commerciale


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

158<br />

Figura 236: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento


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159<br />

Figura 237: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento


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160<br />

Figura 238: Curve caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento


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161<br />

Figura 239: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento


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162<br />

Figura 240: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare


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163<br />

Figura 241: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare


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164<br />

Figura 242: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare


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165<br />

Figura 243: dati geometrici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare


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166<br />

Figura 244: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

167<br />

2.7 SISTEMI A FLUSSO LAMINARE<br />

Figura 245: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare<br />

Questi terminali sono usati per ottenere zone con elevata purezza dell’aria me<strong>di</strong>ante immissione a<br />

bassa velocità (zone laminari, ve<strong>di</strong> Figura 164 e Figura 246) con aria proveniente da una intera parete o<br />

da un soffitto attrezzati con filtri HEPA e con velocità uniforme <strong>di</strong> 0,4 ÷ 0,5 m/s.<br />

Dalla parete opposta l’aria viene estratta in modo uniforme in modo da creare un effetto <strong>di</strong><br />

pistone nello spostamento. La portata <strong>di</strong> aria immessa <strong>di</strong>pende dalla superficie utilizzata per<br />

l’immissione e pertanto è bene porre attenzione alla scelta <strong>di</strong> quest’ultima potendosi ottenere valori <strong>di</strong><br />

portata fino a 100 Volumi /ora.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

168<br />

Figura 246: Flusso laminare dal soffitto e ripresa dal pavimento<br />

Questi sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzioni (complessi e costosi) si utilizzano nei casi in cui la purezza dell’aria<br />

è fondamentale, quali le industrie elettroniche, le sale operatorie, l’industria farmaceutica.<br />

2.8 TRAVI FREDDE<br />

Figura 247: Esempio <strong>di</strong> applicazione dei sistemi laminari<br />

La trave fredda è un sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione misto aria-acqua molto utilizzata soprattutto nei<br />

paesi nor<strong>di</strong>ci, il nome deriva dal termine inglese “chilled beams” ma, a <strong>di</strong>spetto del nome, sono<br />

terminali in grado <strong>di</strong> riscaldare l’ambiente, non solo <strong>di</strong> raffreddarlo, oltre che garantire il controllo<br />

dell’umi<strong>di</strong>tà ed il ricambio dell’aria.<br />

Gli elementi sono costituiti da un carter metallico che contiene una batteria alettata, con tubi in<br />

rame percorsi da acqua fredda o calda, ed un sistema integrato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione dell’aria costituito da due<br />

bocchette lineari, a <strong>di</strong>fferenza dei ventilconvettori non esistono né il ventilatore né il filtro.<br />

Possono essere <strong>di</strong> due tipi:<br />

<br />

<br />

passiva;<br />

attiva;<br />

La trave fredda passiva, detta anche a convezione, non è dotata <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> immissione<br />

dell’aria, ma si basa principalmente sulla circolazione naturale dell’aria ambiente che surriscaldandosi<br />

sale verso l’alto, attraversa la batteria <strong>di</strong> scambio termico e ri<strong>di</strong>scende verso il basso. La portata dell’aria<br />

che attraversa la trave fredda passiva <strong>di</strong>pende, quin<strong>di</strong>, dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura e quin<strong>di</strong> anche <strong>di</strong><br />

pressione dell’aria all’interno e all’esterno della trave, ma anche dall’altezza della trave dal suolo.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

169<br />

Figura 248:Trave fredda attiva serie ACB 40<br />

Figura 249:Principio <strong>di</strong> funzionamento trave fredda passiva<br />

Per quanto riguarda la trave fredda attiva invece il principio <strong>di</strong> funzionamento risulta leggermente<br />

<strong>di</strong>verso, l’aria primaria, che proviene da una centrale <strong>di</strong> trattamento aria, esce dagli ugelli ad altissima<br />

velocità. Per effetto induttivo l’aria ambiente viene “risucchiata” ed attraversa così uno scambiatore <strong>di</strong><br />

calore dal quale viene raffreddata o riscaldata.<br />

E’ evidente che maggiore è l’induzione , migliore sarà la miscelazione dell’aria con conseguente<br />

abbattimento della velocità e <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra mandata e ambiente per il raggiungimento<br />

del benessere degli occupanti.<br />

All’interno del terminale l’aria primaria si miscela con quella secondaria per poi essere immessa in<br />

ambiente.<br />

Figura 250:Principio <strong>di</strong> funzionamento trave fredda attiva


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

170<br />

Figura 251: Immagine 3D che illustra il principio <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una trave fredda attiva<br />

Fra i due sistemi è da preferire sicuramente quella attiva in quanto è in grado <strong>di</strong> rilasciare una<br />

potenza (300W/m 2 ) che è circa 3 volte superiore a quella rilasciata da una trave passiva.<br />

2.8.1 VANTAGGI NELL’UTILIZZO DELLE TRAVI FREDDE<br />

Va ancora detto che le travi fredde presentano alcuni vantaggi ed alcuni svantaggi<br />

Fra i vantaggi si ricordano i seguenti:<br />

Installazione a soffitto relativamente facile;<br />

Possibilità <strong>di</strong> immettere anche aria primaria all’ambiente (portate variabili fra 0,5 e 2 Vol/h);<br />

Possibilità <strong>di</strong> avere anche le plafoniere dell’illuminazione comprese nel carte delle travi fredde;<br />

Silenziosità elevata (rumore prodotto <strong>di</strong> circa 25 dB.A);<br />

Scarsa manutenzione (ogni 3-4 anni) sia per la mancanza <strong>di</strong> motori (come nei fan coils) che per<br />

la scarsa sporcabilità delle travi fredde);<br />

Assenza <strong>di</strong> tubazioni <strong>di</strong> scarico della condensa perché l’acqua in batteria è immessa ad una<br />

temperatura superiore a 15 °C ed in ogni caso tale da non provocare condensa nella trave<br />

fredda. A questo scopo si utilizza anche una sonda <strong>di</strong> condensa <strong>di</strong> tipo a striscia inserita<br />

all’interno della trave fredda e collegata al servocomando <strong>di</strong> alimentazione della batteria fredda<br />

in modo da bloccare il flusso se si stanno verificando con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> possibile condensazione;<br />

Possibilità <strong>di</strong> compensare il calore ra<strong>di</strong>ante solare installando le travi fredde parallelamente alle<br />

finestre;<br />

Buona capacità <strong>di</strong> regolazione del carico termico variando la temperatura dell’acqua <strong>di</strong> batteria<br />

in relazione alla temperatura interna.<br />

2.8.2 SVANTAGGI DELLE TRAVI FREDDE<br />

Fra gli svantaggi delle travi fredde si ricordano i seguenti:<br />

Scarsa possibilità <strong>di</strong> contrastare carichi latenti elevati. Il carico latente è compensato solo<br />

dall’aria primaria che normalmente viene immessa ad una temperatura <strong>di</strong> 15-16 °C (cioè viene<br />

prima raffreddata fino alla saturazione e poi post riscaldata alla temperatura <strong>di</strong> circa 15 °C). Ne<br />

consegue che le capacità <strong>di</strong> compensazione del carico latente sono davvero minime. Le travi<br />

fredde, quin<strong>di</strong>, non possono essere installate in locali affollati (sale riunioni, stanze con elevati<br />

carichi latenti interni) ed inoltre l’umi<strong>di</strong>tà dell’ambiente deve essere rigorosamente mantenuta<br />

fra 40 e 55 % pena l’inefficienza della stessa trave fredda;<br />

Forte <strong>di</strong>pendenza dalla portata <strong>di</strong> aria primaria a causa del rapporto <strong>di</strong> induzione che la trave<br />

deve assicurare per il corretto funzionamento. Questo richiede la costruzione <strong>di</strong> canali <strong>di</strong><br />

mandata dell’aria primaria in classe B, cioè ad elevata tenuta. Una per<strong>di</strong>ta superiore al 10% della<br />

portata nominale ha una forte influenza negativa sulla resa termica della trave fredda;<br />

Necessità <strong>di</strong> una regolazione efficiente normalmente per singola trave fredda;


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

171<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Necessità <strong>di</strong> controllo delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> formazione della condensa me<strong>di</strong>ante sonda a striscia<br />

da porre all’interno della stessa trave;<br />

Qualità delle installazioni dei canali e delle tubazioni superiore a normali standard impiantistici;<br />

Forte <strong>di</strong>pendenza dalle con<strong>di</strong>zioni progettuali. Un errore progettuale non può essere<br />

compensato in alcun modo dalla trave fredda che, pertanto, si presenta come un <strong>di</strong>spositivo<br />

molto rigido. Pertanto è sempre bene controllare i parametri <strong>di</strong> progetto e, possibilmente,<br />

introdurre fattori cautelativi <strong>di</strong> maggiorazione;<br />

Costi complessivi <strong>di</strong> installazione più elevati degli impianti tra<strong>di</strong>zionali a fan coil con aria<br />

primaria;<br />

Dubbia applicabilità in zone particolarmente calde con carichi ambientali superiori a 800-1000<br />

W. In questo caso, infatti, per compensare carichi termici elevati occorrerebbe installare più<br />

travi fredde con evidenti problemi <strong>di</strong> scarsa convenienza economica.<br />

2.8.3 PROGETTO DELLE TRAVI FREDDE<br />

Il progetto dei sistemi a travi fredde viene effettuato con l’ausilio <strong>di</strong> opportuni co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo<br />

che tengono conto delle numerose variabili in gioco.<br />

Nelle figure seguenti si ha una sessione <strong>di</strong> lavoro con un CAD per travi fredde commerciale.<br />

Si osservi come l’input dei dati sia organizzato per tipologia: in alto a sinistra si hanno i dati<br />

relativi all’ambiente, al centro la destinazione d’uso del locale, in basso a sinistra i dati <strong>di</strong> progetto della<br />

trave (portata d’aria primaria, temperatura dell’aria del locale e della trave, …..) al centro in basso si ha<br />

la selezione del tipo <strong>di</strong> trave e a destra in basso il tipo <strong>di</strong> esecuzione.<br />

Figura 252: Progetto <strong>di</strong> travi fredde – Dati <strong>di</strong> input


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

172<br />

Figura 253: Travi fredde – Dati <strong>di</strong> calcolo<br />

Per la trave fredda si possono selezionare numerosi accessori quali il servomotore, la valvola <strong>di</strong><br />

regolazione, …<br />

Figura 254: selezione delle apparecchiature <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> una trave fredda


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

173<br />

Figura 255: Selezione degli accessori <strong>di</strong> una trave fredda<br />

Figura 256: Parametri <strong>di</strong> progetto per la trave fredda<br />

I parametri <strong>di</strong> calcolo e i vincoli progettuali possono essere variati con apposite finestre (ve<strong>di</strong><br />

Figura 256).<br />

Alla fine della selezione e della fase <strong>di</strong> calcolo si ha la stampa dei risultati, come in<strong>di</strong>cato in Figura<br />

257. Spesso si ha anche un <strong>di</strong>segno del progetto finale.<br />

In Figura 258 si ha un esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionamento rapido <strong>di</strong> trave fredda: si hanno solo i dati<br />

riguardanti la selezione della trave e non quelli geometrici e <strong>di</strong> carico dell’ambiente. Alla fine si prosegue<br />

come nel caso generale con la stampa dei risultati <strong>di</strong> calcolo.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

174<br />

Figura 257: Esempio <strong>di</strong> stampa <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> trave fredda


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

175<br />

Figura 258: Dimensionamento rapido <strong>di</strong> trave fredda<br />

2.8.4 USO INVERNALE DELLE TRAVI FREDDE<br />

L’uso delle travi fredde è principalmente in<strong>di</strong>cato nell’ambito del raffrescamento ambientale.<br />

Tuttavia, anche per evitare il doppio impianto, in Italia si utilizzano le travi fredde (il nome quin<strong>di</strong><br />

risulta ingannevole) anche per il riscaldamento ambientale. In questo caso non sussiste il pericolo <strong>di</strong><br />

formazione condensa e l’aria primaria, sempre in quantità da 0,5 a 2 <strong>volume</strong> ora, è inviata alla<br />

temperatura <strong>di</strong> 20 °C (temperatura neutra), mentre l’acqua calda nella batteria <strong>di</strong> scambio è inviata ad<br />

una temperatura opportuna solitamente oltre i 40 °C. La rete <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong> quest’ultima può<br />

essere coincidente con quella <strong>di</strong> raffrescamento estiva (impianto a due tubi) o separata (impianto a<br />

quattro tubi).<br />

2.9 STUDIO TERMO FLUIDO DINAMICO DELLE TRAVI FREDDE<br />

Nella società moderna la popolazione trascorre più del 90% del proprio tempo all’interno <strong>di</strong><br />

e<strong>di</strong>fici. Questa affermazione mette bene in evidenza l’importanza degli stu<strong>di</strong> concernenti l’efficienza dei<br />

sistemi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento ambientale, la qualità dell’aria all’interno degli ambienti confinati e le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort termo-igrometrico per gli occupanti <strong>di</strong> tali ambienti. Una buona parte degli stu<strong>di</strong><br />

presenti in letteratura su questo argomento hanno carattere sperimentale. Ciò nonostante, nel corso<br />

degli ultimi anni, sia la comunità scientifica che il mondo industriale mostrano crescente e vivo interesse<br />

nell’approccio numerico-simulativo per stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> design o verifica <strong>di</strong> componenti <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zionamento ambientale. In particolare l’indagine pre<strong>di</strong>ttiva sulla <strong>di</strong>stribuzione fluido<strong>di</strong>namica e<br />

termica dell’aria <strong>di</strong> ventilazione all’interno <strong>di</strong> ambienti confinati trova un ottimo riscontro tramite<br />

questo tipo <strong>di</strong> analisi. In questo stu<strong>di</strong>o un co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> calcolo agli elementi finiti è utilizzato per simulare<br />

la termo-fluido<strong>di</strong>namica dell’aria <strong>di</strong> ventilazione trattata tramite particolari <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

induttivi, denominati in gergo tecnico a “trave fredda”. Tali componenti assicurano sia l’immissione<br />

all’interno degli ambienti dell’aria <strong>di</strong> rinnovo che il trattamento termico dell’aria <strong>di</strong> ricircolo. Il principio<br />

<strong>di</strong> funzionamento è basato sull’effetto induttivo assicurato dal getto a forte velocità dell’aria primaria<br />

nei confronti dell’aria secondaria presente nell’ambiente. L’aria <strong>di</strong> ricircolo infatti, a causa della<br />

depressione locale creata in prossimità dell’ugello <strong>di</strong> lancio dell’aria primaria, è richiamata all’interno del<br />

componente, e forzata a fluire attraverso una batteria <strong>di</strong> scambio termico. Le due correnti sono quin<strong>di</strong><br />

miscelate ed immesse in ambiente attraverso appositi <strong>di</strong>ffusori a soffitto. La fluido<strong>di</strong>namica e l’analisi


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

176<br />

termica del processo è analizzata tramite modelli 2D e 3D per vari assetti funzionali concernenti sia<br />

l’orientazione dell’asse del getto (orizzontale, verticale ed obliqua) che della batteria <strong>di</strong> scambio ariaacqua<br />

(orizzontale e verticale). L’affidabilità dei modelli è stata testata tramite confronto dei valori dei<br />

rapporti induttivi tra le portate <strong>di</strong> aria immessa e aria richiamata con quelli forniti dai principali<br />

costruttori <strong>di</strong> questi componenti. I risultati, ottenuti sia per deflussi stazionari che per transitori<br />

caratterizzanti la fase <strong>di</strong> avviamento dell’impianto, sono principalmente presentati nella forma <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> velocità e temperatura. Un’attenzione particolare è stata posta nella valutazione <strong>di</strong><br />

parametri in<strong>di</strong>cativi delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort nel <strong>volume</strong> dell’ambiente potenzialmente occupato,<br />

quali valori massimi della velocità dell’aria e gra<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> temperatura. Da un punto <strong>di</strong> vista applicativo<br />

lo stu<strong>di</strong>o permette <strong>di</strong> valutare la resa termica per metro <strong>di</strong> lunghezza della “trave fredda” nelle <strong>di</strong>verse<br />

configurazioni stu<strong>di</strong>ate. Numerose analisi parametriche in funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi fattori operativi (portata<br />

dell’aria <strong>di</strong> rinnovo, temperatura dell’aria <strong>di</strong> rinnovo, temperatura esterna, temperatura dell’acqua <strong>di</strong><br />

alimento della batteria) sono state inoltre svolte, simulando il funzionamento del componente sia in<br />

stagione invernale che estiva.<br />

2.9.1 MODELLO FISICO<br />

Il principio funzionale della trave fredda attiva è presentato schematicamente in Figura 259.<br />

Figura 259: Schema funzionale <strong>di</strong> principio della trave fredda <strong>di</strong> tipo attivo.<br />

Esso consiste in un effetto <strong>di</strong> induzione provocato dall'immissione <strong>di</strong> aria esterna fresca che<br />

genera un effetto <strong>di</strong> depressione con richiamo <strong>di</strong> aria ambiente che attraversa la batteria alettata<br />

sottostante e quin<strong>di</strong> viene nuovamente inviata nell'ambiente. La trave fredda è <strong>di</strong> norma posta nel<br />

soffitto <strong>di</strong> una stanza. Le equazioni costitutive per flui<strong>di</strong> newtoniani incomprimibili sono le<br />

seguenti:<br />

T <br />

<br />

u u pI <br />

u u <br />

F<br />

<br />

<br />

u<br />

0<br />

<br />

<br />

T<br />

u k kT<br />

Pu<br />

<br />

<br />

T<br />

<br />

T<br />

ove:<br />

T<br />

u<br />

<br />

2<br />

<br />

<br />

C<br />

1<br />

P u C<br />

2<br />

<br />

<br />

<br />

T<br />

k k<br />

T<br />

: <br />

<br />

<br />

P u u u u<br />

Ck<br />

<br />

<br />

T<br />

<br />

<br />

Le proprietà termofisiche a base <strong>di</strong> calcolo sono riportate in Tabella 27.<br />

2<br />

Proprietà termofisiche dell'aria


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

177<br />

Densità, 1.19 [kg/m 3 ]<br />

Viscosità cinematica,<br />

Calore specifico, C p<br />

Conducibilità termica, <br />

1.52 e-5 [m 2 /s]<br />

1100 [J/(kg K)]<br />

0.026 [W/(m K)]<br />

Tabella 27: Proprietà termofisiche dell'aria.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> temperatura si ottiene dalla risoluzione dell'equazione <strong>di</strong> conservazione<br />

dell'energia:<br />

kTQCuT<br />

<br />

La risoluzione delle precedenti equazioni <strong>di</strong>fferenziali è effettuata me<strong>di</strong>ante le seguenti<br />

con<strong>di</strong>zioni al contorno:<br />

Con<strong>di</strong>zioni al contorno fluido<strong>di</strong>namiche<br />

aderenza alle pareti;<br />

velocità imposta (u in ) per l'aria in ingresso attraverso la trave fredda;<br />

pressione imposta in corrispondenza della griglia <strong>di</strong> recupero dell'aria.<br />

Con<strong>di</strong>zioni al contorno termiche<br />

temperatura imposta (T air ) per l'aria entrante;<br />

temperatura imposta (T batt ) per la superficie dei tubi dello scambiatore <strong>di</strong> calore;<br />

flusso termico convettivo per la parete laterale esterna (T ext , h ext ) ed interna (T int , h int );<br />

flusso termico convettivo attraverso la griglia <strong>di</strong> recupero;<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> a<strong>di</strong>abaticità per il soffitto ed il pavimento dell'ambiente.<br />

Le equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali sono risolte, unitamente alle con<strong>di</strong>zioni al<br />

contorno in<strong>di</strong>cate, me<strong>di</strong>ante un solutore non lineare basato sul metodo <strong>di</strong> Newton-Raphson. Nel<br />

caso <strong>di</strong> risoluzione transitoria, l’integrazione temporale è stata invece condotta tramite un metodo<br />

<strong>di</strong> tipo Eulero ritardato. In entrambi i casi i sistemi algebrici sono stati trattati tramite un metodo<br />

<strong>di</strong>retto <strong>di</strong> tipo UFMPACK. I calcoli sono stati condotti su workstation a 64 bit con 64 GBytes <strong>di</strong><br />

RAM. Le tipologie <strong>di</strong> trave fredda stu<strong>di</strong>ate sono le seguenti:<br />

<strong>di</strong>sposizione verticale sia degli ugelli dell'aria in ingresso che per la batteria dello scambiatore<br />

locale;<br />

<br />

<br />

<strong>di</strong>sposizione orizzontale sia degli ugelli che della batteria dello scambiatore termico;<br />

<strong>di</strong>sposizione degli ugelli inclinata a 45° per l'aria in ingresso ed orizzontale per la batteria <strong>di</strong><br />

scambio termico.<br />

P<br />

Figura 260: Tipologie <strong>di</strong> trave fredda analizzate: ugelli e batteria verticali, ugelli e batteria orizzontali, ugelli<br />

inclinati e batteria orizzontale.<br />

In Figura 260 sono rappresentate solo metà delle travi fredde e la mesh utilizzata per le<br />

simulazioni. Il primo ed il <strong>secondo</strong> tipo sono stati modellizzati anche in 3D, come in<strong>di</strong>cato in


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

178<br />

Figura 261. Queste rappresentazioni hanno consentito <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are gli effetti della <strong>di</strong>stribuzione<br />

dell'aria nell'ambiente dovuta alla caduta <strong>di</strong> pressione lungo il condotto <strong>di</strong> adduzione <strong>di</strong> aria<br />

fresca.<br />

2.10 RISULTATI<br />

Figura 261: Geometrie utilizzate nelle simulazioni 3D.<br />

Si sono stu<strong>di</strong>ate <strong>di</strong>verse configurazioni delle travi fredde sia in con<strong>di</strong>zioni invernali che<br />

estive con uno stu<strong>di</strong>o parametrico <strong>secondo</strong> lo schema sinottico riportato in Tabella 2.<br />

Parametro Inverno Estate<br />

T ext [°C] -5 35<br />

h ext [W/(m 2 K)] 25 25<br />

T int [°C] 8 28<br />

h int [W/(m 2 K)] 8 8<br />

T batt [°C] 40-45 16-21<br />

u in [m/s] 8-20 8-20<br />

T air [°C] 18-22 16-20<br />

Tabella 28: Valori dei parametri adottati nelle simulazioni.<br />

In Figura 262 viene presentata la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità e le linee <strong>di</strong> flusso per u in <strong>di</strong> 10<br />

[m/s] in uno dei casi analizzati. Dall'analisi dei risultati possono farsi alcune osservazioni. Il<br />

campo <strong>di</strong> moto calcolato mostra un andamento quasi costante nella zona occupata dalle persone in<br />

un ambiente standard prismatico. Variando la velocità <strong>di</strong> ingresso del flusso d'aria nella trave<br />

fredda si hanno variazioni del campo <strong>di</strong> velocità solamente in vicinanza della trave fredda. Nel<br />

resto della stanza si ha un campo <strong>di</strong> velocità quasi costante <strong>di</strong> 0,1 [m/s].<br />

I gra<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> velocità verticali ed orizzontali, sempre nella zona occupata dalle persone,<br />

appaiono poco variabili. Variando la portata <strong>di</strong> alimentazione in ingresso alla trave fredda la<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità varia significativamente solo in vicinanza della stessa trave fredda.<br />

Quanto esposto si <strong>di</strong>mostra concorde ai criteri <strong>di</strong> progettazione per i sistemi <strong>di</strong> climatizzazione<br />

degli e<strong>di</strong>fici mirati a garantire con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort ottimali.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

179<br />

Figura 262: Campo <strong>di</strong> velocità e linee <strong>di</strong> flusso.<br />

Il metodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o utilizzato si <strong>di</strong>mostra peraltro efficace per questo tipo <strong>di</strong> analisi sia in fase<br />

progettuale che <strong>di</strong> verifica. In Figura 263 si ha la <strong>di</strong>stribuzione della temperatura in ambiente sia<br />

in<strong>di</strong>zioni invernali che estive.<br />

Figura 263: Distribuzione della temperatura in con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive.<br />

Anche riguardo il comfort termico all’interno dell’ambiente sono verificate le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

benessere per gli occupanti. Questa osservazione è supportata dagli andamenti della temperatura<br />

in funzione della larghezza della stanza riportati in Figura 264: la temperatura è calcolata ad<br />

un'altezza <strong>di</strong> 1,60 [m] dal pavimento con analisi parametrica in con<strong>di</strong>zioni invernali (40 °C ≤ T batt ≤<br />

50 °C) e in con<strong>di</strong>zioni estive (16 °C ≤ T batt ≤ 20 °C).<br />

Figura 264: Distribuzione temperatura con la larghezza della stanza in con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

180<br />

In Figura 265 si ha un esempio della <strong>di</strong>stribuzione della temperatura durante il transitorio <strong>di</strong><br />

avviamento. Questo tipo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o consente <strong>di</strong> valutare gli effetti <strong>di</strong> inerzia del sistema dato dalla<br />

combinazione <strong>di</strong> configurazioni geometriche e proprietà termo-fisiche degli elementi strutturali<br />

dell'ambiente e del sistema <strong>di</strong> climatizzazione. Si osserva che il sistema con travi fredde porta al<br />

raggiungimento <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni stazionarie in circa 30 minuti (per le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> riferimento a base<br />

dei calcoli) per le peggiori con<strong>di</strong>zioni climatiche sia estive che invernali.<br />

Figura 265: Distribuzione della temperatura in con<strong>di</strong>zioni transitorie invernali.<br />

E’ possibile esaminare in maggior dettaglio il funzionamento delle travi fredde con<br />

riferimento ai risultati presentati in Figura 266, ove si può osservare come per effetto della velocità<br />

<strong>di</strong> ingresso dell'aria primaria si stabilisca un campo <strong>di</strong> bassa pressione attorno agli ugelli che induce<br />

l'aria ambiente a fluire attraverso la batteria <strong>di</strong> scambio termico. Si può osservare infatti una sorta<br />

<strong>di</strong> pennacchio termico che caratterizza il riscaldamento o il raffreddamento dell'aria ricircolata.<br />

Figura 266: Temperatura e dei vettori <strong>di</strong> velocità (con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive).<br />

Il calcolo CFD si <strong>di</strong>mostra fondamentale per la determinazione degli effetti <strong>di</strong> induzione del<br />

flusso <strong>di</strong> aria primaria rispetto al flusso <strong>di</strong> aria indotta secondaria e in particolare per la valutazione<br />

del rapporto aria primaria/aria secondaria. In Figura 267 sono riportati i valori calcolati del<br />

rapporto <strong>di</strong> induzione (IR %) in funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse velocità <strong>di</strong> ingresso imposte per il flusso<br />

primario, e le cadute <strong>di</strong> pressione associate al transito dell’aria secondaria attraverso la batteria. I<br />

valori <strong>di</strong> IR mostrano una bassa sensitività alla variazione <strong>di</strong> velocità <strong>di</strong> ingresso del flusso<br />

primario <strong>di</strong> aria fresca. Nelle tre configurazioni <strong>di</strong> travi fredde commerciali analizzate è stato<br />

ottenuto un intervallo <strong>di</strong> variazione <strong>di</strong> IR del 24-32%, in accordo con i dati tecnici forniti dai<br />

costruttori.<br />

La caduta <strong>di</strong> pressione nell'attraversamento della batteria <strong>di</strong> scambio termico visualizzata in<br />

Figura 267 si riferisce invece alla configurazione meno favorevole (ugelli inclinati a 45° e batteria<br />

orizzontale) in funzione della velocità <strong>di</strong> ingresso u in. Dal punto <strong>di</strong> vista applicativo il parametro<br />

più importante per caratterizzare la trave fredda è la capacità termica <strong>di</strong><br />

riscaldamento/raffreddamento del <strong>di</strong>spositivo per ogni metro <strong>di</strong> lunghezza.


[W/m]<br />

[W/m]<br />

IR<br />

Dp [Pa]<br />

IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

181<br />

34%<br />

100<br />

32%<br />

30%<br />

28%<br />

26%<br />

24%<br />

50<br />

26.43<br />

31.86<br />

42.57<br />

54.29<br />

74.43<br />

22%<br />

6 11 16 21<br />

u_in [m/s]<br />

0<br />

5 m/s 6 m/s 8 m/s 10 m/s 13.5 m/s<br />

u_in<br />

Figura 267: Valori <strong>di</strong> IR e cadute <strong>di</strong> pressione in corrispondenza della batteria in funzione della velocità in ingresso dell’aria primaria.<br />

Questo parametro è stato calcolato come somma del flusso termico associato al deflusso <strong>di</strong><br />

aria primaria e flusso termico fornito dalla batteria <strong>di</strong> scambio all’aria secondaria. Per il flusso<br />

primario vale l’espressione:<br />

q S u C T T<br />

nozzle in p air amb<br />

ove S nozzle è la superficie totale <strong>di</strong> ingresso dell'aria primaria per metro <strong>di</strong> lunghezza (si sono<br />

assunti 60 ugelli per metro). Per il flusso secondario si assume invece che:<br />

1 <br />

Q Scross u dx Cp ( Tbatt Tamb<br />

)<br />

W<br />

<br />

batt Wbatt<br />

<br />

dove S cross è la superficie <strong>di</strong> attraversamento del fluido attraverso la batteria mentre W batt è la<br />

larghezza della batteria. Si è assunto, per le con<strong>di</strong>zioni invernali, che la temperatura me<strong>di</strong>a<br />

dell'ambiente sia 20 °C. Si è trovato che il contributo del flusso primario sulla capacità termica è <strong>di</strong><br />

circa il 5% in tutte le simulazioni effettuate. In Figura 268 sono riportati i valori <strong>di</strong> potenza termica<br />

fornita per metro lineare, in funzionamento sia estivo che invernale, in funzione della temperatura<br />

dell’acqua <strong>di</strong> alimento alla batteria <strong>di</strong> scambio.<br />

<br />

<br />

500<br />

400<br />

300<br />

1000<br />

800<br />

600<br />

200<br />

400<br />

100<br />

200<br />

0<br />

10 14 15 16 17 18 19 20<br />

T_batt [°C]<br />

0<br />

40 41 42 43 44 45<br />

T_batt [°C]<br />

Figura 268: Potenze termiche per metro lineare in regime <strong>di</strong> funzionamento estivo ed invernale.<br />

I valori riportati si riferiscono alla configurazione con ugelli inclinati a 45° che, secon<strong>di</strong> i<br />

risultati ottenuti, offrono le minori prestazioni termiche rispetto alle altre configurazioni. Si osservi<br />

che in con<strong>di</strong>zioni estive il rischio <strong>di</strong> condensazione sulle tubazioni presenti sul soffitto<br />

dell'ambiente limita gli effetti migliorativi che si avrebbero <strong>di</strong>minuendo la temperatura della<br />

batteria.<br />

Me<strong>di</strong>ante le simulazioni 3D è stato quin<strong>di</strong> possibile stu<strong>di</strong>are anche l'effetto delle cadute <strong>di</strong><br />

pressione nei canali <strong>di</strong> adduzione dell'aria primaria sul rapporto <strong>di</strong> induzione IR. La procedura <strong>di</strong><br />

calcolo è stata sud<strong>di</strong>visa in due fasi: inizialmente si determina il campo <strong>di</strong>namico nei canali <strong>di</strong>


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

182<br />

adduzione e successivamente si utilizzano le velocità <strong>di</strong> uscita dagli ugelli per risolvere i modelli<br />

3D delle travi fredde. In Figura 269 sono riportate le <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> velocità e <strong>di</strong> temperatura in<br />

un caso fra quelli esaminati.<br />

Figura 269: Linee <strong>di</strong> flusso dei campi <strong>di</strong> moto e campi termici ottenuti tramite simulazione 3D.<br />

Si osserva, dai risultati ottenuti, che malgrado la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità non sia uniforme si<br />

ha una debole influenza sul rapporto <strong>di</strong> induzione IR.<br />

CONCLUSIONI<br />

L'utilizzo <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> numerici applicati a processi termo-fluido<strong>di</strong>namici ha consentito lo<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> singoli componenti impiantistici (travi fredde in <strong>di</strong>verse configurazioni costruttive) ma<br />

anche <strong>di</strong> esaminare l'interazione e<strong>di</strong>ficio-impianto con simulazioni complete del sistema ambiente–<br />

componente. Le simulazioni sono state condotte sia in regime transitorio che stazionario, per<br />

con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive.<br />

I risultati delle simulazioni, opportunamente trattati, consentono <strong>di</strong> calcolare con<br />

imme<strong>di</strong>atezza due parametri fondamentali per le travi fredde: la capacità termica <strong>di</strong> riscaldamento<br />

e <strong>di</strong> raffrescamento e il rapporto <strong>di</strong> induzione IR. Non sfugge, infine, la possibilità <strong>di</strong> ottimizzare il<br />

progetto impiantistico con l'ottimizzazione della <strong>di</strong>stribuzione della temperatura e del campo <strong>di</strong><br />

velocità in ambiente. In definitiva lo stu<strong>di</strong>o CFD del sistema consente <strong>di</strong> ottimizzare anche le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> utilizzo dei componenti attivi e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> migliorare le con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong><br />

comfort.<br />

2.11 CANALI FORATI<br />

Si tratta <strong>di</strong> canali solitamente <strong>di</strong> tessuto aventi una foratura laterale da cui fuoriesce l’aria da<br />

inviare nell’ambiente, come illustrato in Figura 270.<br />

Si tratta <strong>di</strong> sistemi nei quali si realizza un <strong>di</strong>slocamento anche per effetto della modesta velocità <strong>di</strong><br />

uscita dell’aria. Essi riprestano solo ad applicazioni per solo raffrescamento ambientali poiché l’invio <strong>di</strong><br />

aria calda provocherebbe una stratificazione in alto che vanificherebbe la loro azione.<br />

Figura 270: Canale forato


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

183<br />

3 DISTRIBUZIONE DELL’ARIA NEGLI AMBIENTI<br />

Come già in<strong>di</strong>cato ad inizio del capitolo, la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria negli ambienti è <strong>di</strong> fondamentale<br />

importanza per garantire le migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort ambientale. Purtroppo il raggiungimento<br />

delle con<strong>di</strong>zioni ottimali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione non è semplice né imme<strong>di</strong>ato. Spesso ci si affida a regole<br />

pratiche, non scritte, che ciascun installatore ha sviluppato in funzione della sua sensibilità e/o<br />

esperienza <strong>di</strong> lavoro.<br />

Non sempre si ottengono risultati accettabili e ciò è causa <strong>di</strong> lamentele da parte degli utenti degli<br />

impianti fino a far nascere una vera e propria repulsione per gli impianti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria e degli<br />

stessi impianti <strong>di</strong> climatizzazione.<br />

Non è raro sentir lamentare i soggetti per l’eccessiva velocità dell’aria che provoca loro un mal <strong>di</strong><br />

testa tanto da spegnere ad<strong>di</strong>rittura gli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento.<br />

Si vuole in questo paragrafo affrontare il problema della <strong>di</strong>stribuzione dell’aria in modo<br />

formalmente corretto facendo ricorso a co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> simulazione CFD (Computer Fluid Dynamics) specifici<br />

per questo scopo. In particolare si è utilizzato il software COMSOL Multiphysics per effettuare alcune<br />

simulazioni.<br />

Per la simulazione è stato impiegato COMSOL Multiphysics 3.3, un software che risolve<br />

problemi basati su equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali (PDEs) in un ambiente interattivo<br />

ed è caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> un modulo CAD. Con questo software è possibile estendere<br />

facilmente modelli <strong>di</strong> tipo fisico in modelli multifisici che risolvono problemi fisici accoppiati<br />

considerandoli quin<strong>di</strong> simultaneamente.<br />

Esso presenta interfacce intuitive per la descrizione dei problemi fisici e delle relative equazioni;<br />

genera in maniera automatica la mesh; offre una serie <strong>di</strong> risolutori ottimizzati; offre un valido sistema <strong>di</strong><br />

visualizzazione e post-processing.<br />

I moduli presenti sono:<br />

modulo <strong>di</strong> base COMSOL Multiphysics: contiene vari elementi come:<br />

acustica;<br />

convezione e <strong>di</strong>ffusione;<br />

elettro-magnetismo;<br />

fluido-<strong>di</strong>namica;<br />

analisi termica;<br />

meccanica strutturale;<br />

PDE-equazioni alle derivate parziali;<br />

deformata;<br />

interazione termo-elettrica;<br />

interazione fluido-termica;<br />

AC/DC Module: Modalità applicative specializzate per le analisi elettromagnetiche nel campo<br />

AC/DC;<br />

Acoustics Module: modalità applicative specializzate per la modellazione in campo acustico;<br />

Chemical Engineering Module: modulo per le analisi <strong>di</strong> ingegneria chimica e CFD;<br />

Earth Science Module: modulo per le analisi <strong>di</strong> tipo geotecnico e scienze della terra;<br />

Heat Transfer Module: modulo per le analisi <strong>di</strong> tipo termico: analisi termica per conduzione,<br />

convezione ed irraggiamento in con<strong>di</strong>zioni stazionarie o nel transitorio;<br />

MEMS Module: modulo per le analisi applicate ai MEMS (Micro Electro Mechanical System);<br />

RF Module: modalità applicative specifiche per le simulazioni RF e <strong>di</strong> fotonica;<br />

structural mechanics module: modulo per le analisi strutturali meccaniche.<br />

Nell’interfaccia d’apertura del programma è possibile scegliere:<br />

la <strong>di</strong>mensione geometrica, “2D” o “3D”, su cui lavorare;<br />

il modulo che si vuole caricare, ovvero la modalità <strong>di</strong> analisi che si vuole eseguire.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

184<br />

Dopo <strong>di</strong> che si aprirà un’ interfaccia <strong>di</strong> tipo CAD (Computer Aided Design), dove sarà<br />

possibile costruire la geometria sulla quale si vuole eseguire l’analisi scelta. In alternativa la geometria<br />

CAD può essere importata da un altro programma dove è più semplice la sua esecuzione.<br />

3.1 MODALITÁ D’ANALISI<br />

COMPORTAMENTO DELL’ARIA ALL’INTERNO DI UNA STANZA<br />

Lo stu<strong>di</strong>o nasce dall’esigenza <strong>di</strong> verificare la qualità dello schema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />

scelto per:<br />

una corretta e razionale climatizzazione dell’ambiente;<br />

un maggior comfort;<br />

degli impianti sempre più evoluti per il controllo delle con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche interne e<br />

dei requisiti <strong>di</strong> qualità dell’aria.<br />

L’obiettivo è quello <strong>di</strong> effettuare delle simulazioni riguardanti il comportamento dell’aria dal tratto<br />

finale del condotto, al terminale ed infine all’interno <strong>di</strong> una stanza. Ciò è reso possibile dall’utilizzo del<br />

software COMSOL; il comportamento del fluido è <strong>di</strong> tipo turbolento. La descrizione <strong>di</strong> tale<br />

comportamento è stata resa nel precedente capitolo.<br />

SIMULAZIONI 2D AL COMSOL MULTIPHYSICS<br />

A questo punto, si effettua un’analisi <strong>di</strong>namica completa del comportamento del fluido all’interno<br />

della parte finale del condotto, del terminale <strong>di</strong> mandata (bocchetta o <strong>di</strong>ffusore) e della stanza con il<br />

COMSOL; dal model navigator si è scelto il Chemical Engineering Module. Al suo interno si<br />

possono trovare <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> analisi.<br />

Per il caso in esame, l’analisi appropriata è quella del bilancio della quantità <strong>di</strong> moto, che dà la<br />

possibilità <strong>di</strong> scegliere al suo interno ancora fra le <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> analisi:<br />

flusso incomprimibile, equazioni <strong>di</strong> Navier-Stokes: analisi <strong>di</strong> flusso per un fluido incomprimibile<br />

a temperatura costante;<br />

flusso non isotermico: flusso <strong>di</strong> un fluido incomprimibile in con<strong>di</strong>zioni non isotermiche;<br />

flusso non-newtoniano: flusso <strong>di</strong> un fluido non-newtoniano con <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> vari modelli <strong>di</strong><br />

viscosità;<br />

equazioni <strong>di</strong> Brinkman: flusso <strong>di</strong> un fluido in un mezzo poroso descritto dall’equazione <strong>di</strong><br />

Brinkman;<br />

modello <strong>di</strong> turbolenza k-epsilon: flusso in regime turbolento <strong>di</strong> un fluido incomprimibile;<br />

fluido comprimibile <strong>secondo</strong> Eulero: flusso <strong>di</strong> un fluido comprimibile descritto attraverso le<br />

equazioni <strong>di</strong> Eulero;<br />

legge <strong>di</strong> Darcy (flusso in mezzi porosi descritto dalla legge <strong>di</strong> Darcy).<br />

Per ogni modulo è possibile trovare due varianti:<br />

<br />

<br />

analisi in regime stazionario;<br />

analisi in regime transitorio.<br />

Per lo stu<strong>di</strong>o in esame si è scelto <strong>di</strong> usare un’analisi <strong>di</strong> un fluido incomprimibile alle equazioni<br />

della turbolenza k-epsilon in regime stazionario.<br />

L’analisi che seguirà stu<strong>di</strong>a un flusso <strong>di</strong> fluido incomprimibile immesso nell’ambiente a<br />

temperatura e velocità costanti. L’analisi è stata implementata in modo combinato fluido-termico. Per le<br />

caratteristiche fisico-chimiche dell’aria si è fatto riferimento a quelle che il COMSOL possiede in<br />

libreria, le quali sono <strong>di</strong>pendenti dalla temperatura. La temperatura che abbiamo posto nelle equazioni è<br />

T 0 =293.15 K=20 °C che rappresenta la temperatura ambiente cioè la temperatura me<strong>di</strong>a dell’aria. Si è<br />

quin<strong>di</strong> scelto l’heat transfer module implementando l’analisi termica <strong>di</strong> tipo generale (analisi termiche<br />

per conduzione, convezione ed irraggiamento).<br />

L’analisi termo<strong>di</strong>namica e fluido<strong>di</strong>namica del sistema proposto finalizzata allo stu<strong>di</strong>o della<br />

<strong>di</strong>stribuzione del flusso d’aria, della velocità e della temperatura nello spazio confinato ha richiesto una


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

185<br />

sua simulazione per poter valutare l’incidenza dell’impianto sul campo <strong>di</strong> velocità, sul gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong><br />

temperatura e sul flusso termico convettivo.<br />

Si deve aggiungere che i moduli chemical engineering module e heat transfer module, sono<br />

stati implementati in modo simultaneo. La simultaneità ha comportato un aumento notevole della<br />

complessità dei calcoli da parte del solutore del co<strong>di</strong>ce.<br />

Si è cominciato con il costruire la geometria utilizzando il CAD del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> simulazione.<br />

Dal menù del COMSOL andando su “multi-fisica” è possibile scegliere il modulo, <strong>di</strong>namico o<br />

termico, su cui andare ad effettuare le impostazioni. Si è iniziato con quello <strong>di</strong>namico imponendo le<br />

con<strong>di</strong>zioni ai sottodomini dal menù a ten<strong>di</strong>na “dati fisici”.<br />

Per le caratteristiche dell’aria si è fatto riferimento, come già detto, a quelle che il COMSOL<br />

possiede in libreria ponendo nelle equazioni T<br />

0=293.15 K=20 °C , temperatura me<strong>di</strong>a dell’aria.<br />

Pertanto i valori delle costanti sono:<br />

2<br />

eta_aria= -7.887E-12 T +4.427E-08 T +5.204E-06=1.7498 [Pa s] viscosità <strong>di</strong>namica<br />

T<br />

0= 273+20 = 293 [K]<br />

0 0<br />

rho_aria= p 28.8E-3/8.314/T =1.19793 kg/m<br />

<br />

0<br />

3<br />

0 0 densità<br />

p = 101325=1.01325 E-5 bar .<br />

<br />

<br />

La costante “v_in” cambia in base al valore <strong>di</strong> velocità che imponiamo al flusso.<br />

Le equazioni per il sottodominio in esame sono quelle del modello <strong>di</strong> turbolenza K-Epsilon<br />

(chns).<br />

dove:<br />

<br />

<br />

u u pI T<br />

u u <br />

F<br />

<br />

<br />

u<br />

0<br />

<br />

<br />

T<br />

u k kT<br />

Pu<br />

<br />

<br />

T<br />

<br />

T<br />

u<br />

<br />

T<br />

2<br />

<br />

<br />

C<br />

1<br />

P u C<br />

2<br />

<br />

<br />

<br />

T<br />

k k<br />

<br />

<br />

P u u : u u , e <br />

T<br />

<br />

T<br />

Ck<br />

<br />

<br />

Impostate le con<strong>di</strong>zioni al sottodominio, si passa al settaggio per il contorno. Per ogni tipo <strong>di</strong><br />

geometria esaminata, le con<strong>di</strong>zioni al contorno riguardanti l’analisi del fluido, <strong>secondo</strong> il modello <strong>di</strong><br />

turbolenza k-epsilon (chns), sono:<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> velocità entrante pari a quella voluta, che corrisponde nel caso in esame<br />

<br />

<br />

2<br />

3I<br />

<br />

T<br />

2<br />

<br />

u0u0<br />

3I all’equazione: u = u 0 , k T<br />

<br />

0.75 2 <br />

<br />

u0u0<br />

, C<br />

<br />

<br />

<br />

;<br />

2 <br />

LT<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> scorrimento/simmetria alle pareti, corrispondente all'equazione:<br />

T<br />

nu 0 , t pI T<br />

u u<br />

n<br />

0<br />

<br />

<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> flusso normale/pressione, corrispondente all’equazione:<br />

T<br />

tu 0, n pI T<br />

u u<br />

n p0<br />

.<br />

<br />

<br />

2<br />

1.5


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

186<br />

Ultimati i settaggi relativi alla modalità d’analisi <strong>di</strong>namica, dal menù “multi-fisica”, si seleziona il<br />

modulo termico.<br />

Si impongono le con<strong>di</strong>zioni ai sottodomini la cui equazione è:<br />

kT Q C u T T temperatura<br />

,<br />

P<br />

Si procede implementando i valori delle costanti relative al modulo termico:<br />

<br />

k_aria=10 =0.025778<br />

<br />

mK<br />

<br />

conducibilità<br />

(0.8616 log10(abs(T0))-3.7142) W<br />

J <br />

C<br />

p_aria= 0.0769 T 0+1076.9=1099.4317<br />

<br />

kg K<br />

calore specifico<br />

<br />

le costanti T_in e T_est cambiano in base al valore <strong>di</strong> temperatura che imponiamo al flusso<br />

(estate o inverno).<br />

Le costanti riportate sono considerate tali perché nell’intervallo <strong>di</strong> temperatura e pressione<br />

considerato non variano sensibilmente.<br />

Dopo, per ognuna delle geometrie stu<strong>di</strong>ate, si procederà ad imporre le con<strong>di</strong>zioni al contorno:<br />

temperatura del fluido entrante costante e pari alla temperatura entrante T_in, corrispondente<br />

all’equazione: T T0<br />

;<br />

isolamento termico <strong>di</strong> tutte le pareti interne, a cui corrisponde l’equazione:<br />

n kT C uT <br />

<br />

<br />

0<br />

P<br />

flusso convettivo alla bocchetta <strong>di</strong> aspirazione, con equazione:<br />

qn C uT n nkT<br />

0<br />

;<br />

P<br />

flusso termico sulla parete a contatto con l’ambiente esterno, con equazione:<br />

n kT C uT q h T T<br />

<br />

P<br />

0 inf<br />

Quin<strong>di</strong> si passa alla impostazione preliminare dei settaggi per creare la mesh. Il tipo <strong>di</strong> elemento<br />

utilizzato è quello triangolare. Il COMSOL possiede <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> infittimento predefiniti per la<br />

generazione della mesh. Nel caso in stu<strong>di</strong>o si è proceduto attraverso il menù come segue:<br />

mesh<br />

<br />

parametri per la mesh<br />

globale<br />

tipo <strong>di</strong> infittimento predefinito:fitta<br />

contorno<br />

selezione del contorno<br />

rigenera<br />

Nel generare la mesh, si è deciso <strong>di</strong> operare in modo che l’errore che si crea nell’approssimazione,<br />

inevitabilmente presente, sia inferiore all’1%. Tale approssimazione è importante perchè<br />

nell’integrazione delle equazioni, con approcci numerici, è significativa la <strong>di</strong>mensione ed il numero degli<br />

elementi costituenti la mesh.<br />

A questo punto si passa al settaggio del tipo <strong>di</strong> analisi e dei valori iniziali. Per quanto<br />

riguarda il tipo <strong>di</strong> analisi scelta, essa è un’analisi stazionaria altamente non lineare con tolleranza<br />

relativa <strong>di</strong> 1,0 e-6 ed un numero massimo <strong>di</strong> iterazioni pari a 50. Si utilizza un solutore lineare del tipo<br />

<strong>di</strong>retto (UMFPACK).


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

187<br />

I valori iniziali sono impostati relativamente alle espressioni sulla soluzione corrente, per quanto<br />

riguarda le variabili non risolte ed il punto <strong>di</strong> linearizzazione è impostato su “usa il settaggio definito sul<br />

frame iniziale”.<br />

In conclusione si lancia la simulazione, che impiegherà tanto più tempo a dare una soluzione,<br />

quanto maggiore è il numero <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà del sistema, che <strong>di</strong>pende dalla qualità della mesh<br />

utilizzata, e dalla complessità della geometria e dell'equazione da risolvere.<br />

3.2 MODELLI 2D<br />

Il primo passo per la simulazione ha riguardato la costruzione geometrica del modello della<br />

stanza. E’ stato necessario operare delle semplificazioni per ridurre il più possibile il numero <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

libertà del sistema senza compromettere il suo significato fisico.<br />

Allo scopo si è utilizzato un modello bi<strong>di</strong>mensionale in<strong>di</strong>viduando la sezione del progetto più<br />

significativa ai fini dell’analisi. Si è scelta la sezione trasversale dell’ambiente, 4.5m x 2.8m, che mostra<br />

sia la bocchetta <strong>di</strong> mandata dell’aria posizionata sulla parete in prossimità del soffitto, sia la bocchetta <strong>di</strong><br />

ripresa dell’aria sulla stessa parete come prevede la prassi impiantistica.<br />

Per il <strong>di</strong>ffusore si è scelta pure la sezione trasversale e si è sfruttata l’assialsimmetria dell’ambiente,<br />

9m x 2.8m, che mostra sia il <strong>di</strong>ffusore posizionato sul solaio-controsoffitto, sia la bocchetta <strong>di</strong> ripresa<br />

dell’aria.<br />

E’ stata effettuata sia l’analisi fluido<strong>di</strong>namica che termica per la stagione estiva, temperatura<br />

esterna 33°C, ed invernale, temperatura esterna 5°C.<br />

3.2.1 BOCCHETTA<br />

Lunghezza stanza<br />

Altezza stanza<br />

Inclinazione alette<br />

Altezza bocchetta <strong>di</strong> mandata<br />

Distanza bocchetta <strong>di</strong> mandata<br />

dal soffitto<br />

Altezza bocchetta <strong>di</strong> ripresa<br />

Distanza bocchetta <strong>di</strong> ripresa dal<br />

pavimento<br />

Distanza tra le due bocchette<br />

l=4.5 m<br />

h=2.8 m<br />

α=-20°,-<br />

10°,0°,10°,20°,<br />

h bm =0.15 m<br />

d s =0.15 m<br />

h br =0.15 m<br />

d p =0.15 m<br />

d bb =2.20 m<br />

Tabella 29-Dimensioni caratteristiche per la bocchetta.<br />

3.3 RISCALDAMENTO INVERNALE<br />

Per ogni tipo <strong>di</strong> geometria delle alette avremo tre velocità d’immissione dell’aria, velocità che a<br />

loro volta avranno un range <strong>di</strong> temperature d’immissione da 25°C a 30°C, essendo un riscaldamento<br />

invernale.<br />

Si procede con l’analisi dei risultati.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

188<br />

A=0°<br />

V=0.2 M/S<br />

Analisi campo <strong>di</strong> velocità<br />

Figura 271: -Alette inclinate α=0°.<br />

Figura 272: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.2 m/s.<br />

L’immagine <strong>di</strong> Figura 272 rappresenta il campo <strong>di</strong> velocità alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 27°C.<br />

In essa il campo <strong>di</strong> velocità è rappresentato sia in superficie utilizzando una scala <strong>di</strong> colori<br />

corrispondenti ai <strong>di</strong>versi valori calcolati, sia nella forma <strong>di</strong> linee <strong>di</strong> flusso (in bianco) che riproducono<br />

l’insieme delle linee punto per punto tangenti ai vettori velocità del campo <strong>di</strong> moto.<br />

Analizzando il campo <strong>di</strong> velocità si è in presenza <strong>di</strong> un vortice laminare molto ampio che non<br />

produce importanti zone <strong>di</strong> ristagno. Molto probabilmente ciò è dovuto alla presenza dei moti<br />

convettivi che spostano l’aria evitando la stratificazione termica <strong>di</strong> essa. All’altezza <strong>di</strong> circa 0.5 m dal


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

189<br />

pavimento le isovelocità non creano un ricircolo ma l’aria esce dal sistema attraverso la bocchetta <strong>di</strong><br />

ripresa, così come prevede la legge <strong>di</strong> conservazione della massa.<br />

Un ulteriore motivo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è stato l’andamento della velocità in funzione dell’altezza<br />

dell’ambiente. Nello specifico si è scelto <strong>di</strong> analizzare le altezze che possono influenzare la permanenza<br />

dell’uomo nel sistema:<br />

h=1 m; h=1.5 m; h=2 m.<br />

Di seguito si riportano i relativi grafici:<br />

Figura 273:-α=0°,v=0.2- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />

Dai risultati delle simulazioni si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />

nella stanza, che prevede la mandata dall’alto a parete e la ripresa dal basso sempre a parete, non<br />

produce significative zone <strong>di</strong> stagnazione, <strong>di</strong> vorticità e <strong>di</strong> turbolenza locale, in cui l’eccessiva velocità<br />

dell’aria arrecherebbe notevole <strong>di</strong>scomfort. Infatti, il valore della velocità dell’aria si mantiene sempre<br />

sotto gli 0.15 m/s.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

190<br />

ANALISI DISTRIBUZIONE DELLA TEMPERATURA<br />

Figura 274: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.2 m/s, α=0° e T=27°C.<br />

L’immagine <strong>di</strong> Figura 274 rappresenta il campo termico alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 27°C; si<br />

è scelto <strong>di</strong> inserire questa in quanto rappresenta il valore me<strong>di</strong>o tra le temperature immesse. La<br />

simulazione ha mostrato il corretto posizionamento della bocchetta <strong>di</strong> mandata che comporta una<br />

buona uniformità delle con<strong>di</strong>zioni termiche dell’aria. Dai risultati della simulazione si riscontra che lo<br />

schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria nell’ambiente produce una zona fredda poco rilevante in<br />

basso a destra, dove il lancio della bocchetta non arriva e la zona <strong>di</strong> miscelamento dell’aria è a circa 0.5<br />

m dalla parete esterna. Perciò il suddetto sistema permette <strong>di</strong> ottenere un microambiente a temperatura<br />

me<strong>di</strong>amente costante, circa 20°C come prevede la Legge 10/91, nell’intorno della zona occupata<br />

dall’uomo. Si riportano <strong>di</strong> seguito le immagini relative alle temperature, 25°C e 30°C, estreme del range<br />

utilizzato; quelle interme<strong>di</strong>e non vengono rappresentate in quanto il campo <strong>di</strong> temperatura varia in<br />

proporzione.<br />

Figura 275: -Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.2 m/s, α=0° con T=25°C (sx) e T=30°C (dx).<br />

Dalla mappatura dei colori corrispondenti alla <strong>di</strong>stribuzione termica del sistema:<br />

per i 25°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 20°C;<br />

per i 30°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme,sui 20°C, e presenta una zona <strong>di</strong> miscelamento più<br />

ampia.<br />

Non si rileva un’apprezzabile <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le altezze analizzate come dalle<br />

immagini seguenti.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

191<br />

Figura 276-α=0°,v=0.2- Temperatura in funzione dell’altezza,da 25°C(in alto a sx)a 30°C (in basso a dx)


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

192<br />

V=0.3 M/S - ANALISI CAMPO DI VELOCITÀ<br />

Figura 277: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.3 m/s.<br />

L’immagine <strong>di</strong> Figura 277 rappresenta il campo <strong>di</strong> velocità alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 27°C;<br />

il campo <strong>di</strong> velocità per i rimanenti valori non subisce significative variazioni. Analizzando il campo <strong>di</strong><br />

velocità si è in presenza <strong>di</strong> un vortice laminare molto ampio che non produce importanti zone <strong>di</strong><br />

ristagno. All’altezza <strong>di</strong> circa 0.5 m dal pavimento le isovelocità non creano un ricircolo ma l’aria esce dal<br />

sistema attraverso la bocchetta <strong>di</strong> ripresa. Un ulteriore motivo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è stato l’andamento della<br />

velocità in funzione dell’altezza. Di seguito si riportano i relativi grafici:


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

193<br />

Figura 278: α=0°,v=0.3- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />

Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />

nella stanza non produce significative zone <strong>di</strong> stagnazione, <strong>di</strong> vorticità e <strong>di</strong> turbolenza locale. Il valore<br />

della velocità dell’aria si mantiene sotto gli 0.15 m/s.<br />

ANALISI DISTRIBUZIONE DELLA TEMPERATURA<br />

L’immagine <strong>di</strong> Figura 279 rappresenta il campo termico alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 27°C; la<br />

simulazione ha mostrato il corretto posizionamento della bocchetta <strong>di</strong> mandata che comporta una<br />

buona uniformità delle con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche dell’aria.<br />

Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />

nell’ambiente produce una zona fredda poco rilevante in basso a destra, dove il lancio della bocchetta<br />

non arriva; la zona <strong>di</strong> miscelamento dell’aria è a circa 0.5 m dalla parete esterna. Perciò il suddetto<br />

sistema permette <strong>di</strong> ottenere un microambiente a temperatura me<strong>di</strong>amente costante, circa 20°C, come<br />

prevede la Legge 10/91, nell’intorno della zona occupata dall’uomo.<br />

Figura 279: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.3 m/s, α=0° e T=27°C.<br />

Si riportano <strong>di</strong> seguito le immagini relative alle temperature, 25°C e 30°C, estreme del range<br />

utilizzato; quelle interme<strong>di</strong>e non vengono rappresentate in quanto il campo <strong>di</strong> temperatura varia in<br />

proporzione.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

194<br />

Figura 280: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.3 m/s, α=0° con T=25°C (sx) e T=30°C (dx).<br />

Dalla mappatura dei colori corrispondenti alla <strong>di</strong>stribuzione termica del sistema:<br />

per i 25°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 20°C;<br />

per i 30°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme,sui 20°C, e presenta una zona <strong>di</strong> miscelamento più<br />

ampia.<br />

Non si rileva un’apprezzabile <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le altezze analizzate come dalle<br />

immagini seguenti.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

195<br />

Figura 281: α=0°,v=0.3-Temperatura in funzione dell’altezza,da 25°C(in alto a sx)a 30°C(in basso a dx)<br />

3.4 CONDIZIONAMENTO ESTIVO<br />

Per ogni tipo <strong>di</strong> geometria delle alette avremo tre velocità d’immissione dell’aria che a loro volta<br />

avranno un range <strong>di</strong> temperature d’immissione tra 14°C e 20°C, essendo un con<strong>di</strong>zionamento estivo. Si<br />

procede con l’analisi dei risultati.<br />

3.4.1 Α=0°<br />

V=0.2 M/S<br />

ANALISI CAMPO DI VELOCITÀ<br />

Figura 282: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.2 m/s.<br />

L’immagine Figura 282 rappresenta il campo <strong>di</strong> velocità alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 17°C; si<br />

è scelto <strong>di</strong> inserire questa in quanto rappresenta il valore me<strong>di</strong>o tra le temperature immesse e il campo


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

196<br />

<strong>di</strong> velocità per i rimanenti valori non subisce significative variazioni. In essa il campo <strong>di</strong> velocità è<br />

tangente al flusso cioè il vettore velocità si mantiene punto per punto tangente alla traiettoria.<br />

Analizzando il campo <strong>di</strong> velocità si è in presenza <strong>di</strong> un vortice laminare molto ampio che non<br />

produce importanti zone <strong>di</strong> ristagno. Probabilmente ciò è dovuto alla presenza dei moti convettivi che<br />

spostano l’aria evitando la stratificazione termica <strong>di</strong> essa. All’altezza <strong>di</strong> circa 0.5 m dal pavimento le<br />

isovelocità non creano un ricircolo ma l’aria esce dal sistema attraverso la bocchetta <strong>di</strong> ripresa.<br />

Si riporta l’andamento della velocità in funzione dell’altezza.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

197<br />

Figura 283: -α=0°,v=0.2- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />

Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />

nella stanza, che prevede la mandata dall’alto a parete e la ripresa dal basso sempre a parete, non<br />

produce rilevanti zone <strong>di</strong> stagnazione, <strong>di</strong> vorticità e <strong>di</strong> turbolenza locale, in cui l’eccessiva velocità<br />

dell’aria arrecherebbe notevole <strong>di</strong>scomfort. Infatti, il valore della velocità dell’aria si mantiene sotto gli<br />

0.15 m/s.<br />

ANALISI DISTRIBUZIONE DELLA TEMPERATURA<br />

Figura 284: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.2 m/s, α=0° e T=17°C.<br />

L’immagine <strong>di</strong> Figura 284 rappresenta il campo termico alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 17°C; si<br />

è scelto <strong>di</strong> inserire questa in quanto rappresenta il valore me<strong>di</strong>o tra le temperature immesse. La<br />

simulazione ha mostrato il corretto posizionamento della bocchetta <strong>di</strong> mandata che comporta una<br />

me<strong>di</strong>ocre uniformità delle con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche dell’aria. Dai risultati della simulazione si<br />

riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria nell’ambiente produce una zona calda<br />

poco rilevante in basso a destra, dove il lancio della bocchetta non arriva; la zona <strong>di</strong> miscelamento<br />

dell’aria al centro della stanza potrebbe creare fasti<strong>di</strong>o perché è ad un’altezza che potrebbe investire<br />

l’uomo. Non si rileva un’apprezzabile <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le altezze analizzate, ma la<br />

temperatura è bassa per poter avere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

198<br />

Si riportano <strong>di</strong> seguito le immagini relative alle temperature, 14°C e 20°C, estreme del range<br />

utilizzato; quelle interme<strong>di</strong>e non vengono rappresentate in quanto il campo <strong>di</strong> temperatura varia in<br />

proporzione.<br />

Figura 285: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.2 m/s, α=0° con T=14°C (sx) e T=20°C (dx).<br />

Dalla mappatura dei colori corrispondenti alla <strong>di</strong>stribuzione termica del sistema:<br />

per i 14°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 24°C,valore troppo basso per poter<br />

assicurare il benessere degli occupanti anche per via della zona <strong>di</strong> miscelamento estesa ed a<br />

temperatura bassa;<br />

per i 20°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 27°C; presenta una zona <strong>di</strong> miscelamento<br />

meno ampia che rende le con<strong>di</strong>zioni confortevoli.<br />

Non si rileva un’apprezzabile <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le altezze analizzate dalle immagini<br />

seguenti.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

199<br />

Figura 286: α=0°,v=0.2- Temperatura in funzione dell’altezza,da 14°C(in alto a sx)a 20°C(in basso a dx)<br />

V=0.3 M/S<br />

ANALISI CAMPO DI VELOCITÀ<br />

Figura 287: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.3 m/s.<br />

L’immagine rappresenta il campo <strong>di</strong> velocità alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 17°C; analizzando<br />

il campo <strong>di</strong> velocità si è in presenza <strong>di</strong> un vortice laminare molto ampio che non produce importanti<br />

zone <strong>di</strong> ristagno. Ciò è dovuto alla presenza dei moti convettivi che spostano l’aria evitando la<br />

stratificazione termica <strong>di</strong> essa. All’altezza <strong>di</strong> circa 0.5 m dal pavimento le isovelocità non creano un<br />

ricircolo ma l’aria esce dal sistema attraverso la bocchetta <strong>di</strong> ripresa.<br />

L’andamento della velocità in funzione dell’altezza è <strong>di</strong> seguito riportata.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

200<br />

Figura 288: α=0°,v=0.3- Velocità in funzione dell’altezza, da 14°C (in alto a sx) a 20°C (in basso a dx).


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

201<br />

Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />

nella stanza non produce significative zone <strong>di</strong> stagnazione, <strong>di</strong> vorticità e <strong>di</strong> turbolenza locale. Il valore<br />

della velocità dell’aria si mantiene sotto gli 0.15 m/s.<br />

ANALISI DISTRIBUZIONE DELLA TEMPERATURA<br />

Figura 289: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.3 m/s, α=0° e T=17°C.<br />

L’immagine rappresenta il campo termico alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 17°C; la simulazione<br />

ha mostrato il corretto posizionamento della bocchetta <strong>di</strong> mandata che comporta una buona uniformità<br />

delle con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche dell’aria. Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema<br />

utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria nell’ambiente produce una zona calda poco rilevante in basso a<br />

destra, dove il lancio della bocchetta non arriva; la zona <strong>di</strong> miscelamento dell’aria sulla destra della<br />

stanza potrebbe creare un piccolo fasti<strong>di</strong>o perché è ad un’altezza che potrebbe investire l’uomo.<br />

Perciò il suddetto sistema permette <strong>di</strong> ottenere un microambiente a temperatura me<strong>di</strong>amente<br />

costante, circa 24°C nella zona maggiormente occupata dall’uomo. Si riportano <strong>di</strong> seguito le immagini<br />

relative alle temperature, 14°C e 20°C, estreme del range utilizzato; quelle interme<strong>di</strong>e non vengono<br />

rappresentate in quanto il campo <strong>di</strong> temperatura varia in proporzione.<br />

<br />

Figura 290: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.3 m/s, α=0° con T=14°C (sx) e T=20°C (dx).<br />

Dalla mappatura dei colori corrispondenti alla <strong>di</strong>stribuzione termica del sistema:<br />

per i 14°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 23°C,valore troppo basso per poter<br />

assicurare il benessere degli occupanti anche per via della zona <strong>di</strong> miscelamento estesa ed a<br />

temperatura bassa;


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

202<br />

per i 20°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 25°C; presenta una zona <strong>di</strong> miscelamento<br />

meno ampia.<br />

Non si rileva un’apprezzabile <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le altezze analizzate come dalle<br />

immagini seguenti.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

203<br />

Figura 291: α=0°,v=0.3- Temperatura in funzione dell’altezza,da 14°C(in alto a sx)a 20°C(in basso a dx)<br />

3.4.2 CONCLUSIONI<br />

Per la bocchetta <strong>di</strong> mandata e il <strong>di</strong>ffusore si è definita una velocità d’uscita pari a 0.2÷0.4 m/s.<br />

La simulazione ha mostrato il corretto posizionamento dei terminali ed è stato possibile valutare<br />

che l’aria uscente da essi deve essere <strong>di</strong>retta verso la parete.<br />

Dai risultati della simulazione si è riscontrato, quin<strong>di</strong>, che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione<br />

dell’aria nell’ambiente produce: la presenza <strong>di</strong> un solo vortice laminare molto ampio. Esso, infatti, non<br />

genera importanti zone <strong>di</strong> ristagno e <strong>di</strong> turbolenza locale e non arreca <strong>di</strong>scomfort agli occupanti; il<br />

valore della velocità dell’aria, si mantiene in ambiente sotto gli 0.15 m/s.<br />

Eccetto il caso della bocchetta con inclinazione delle alette pari a α= -20° in cui, analizzando il<br />

campo <strong>di</strong> velocità, si è in presenza <strong>di</strong> due vortici molto ampi che producono una zona <strong>di</strong> ristagno; la<br />

presenza dei due vortici induce moti convettivi che spostano l’aria in senso opposto e il lancio del getto<br />

d’aria non è sufficiente a raggiungere la parete opposta, per cui il flusso d’aria arriva circa a metà stanza<br />

creando un’eccessiva velocità dell’aria e <strong>di</strong>scomfort.<br />

l’analisi termica ha verificato l’andamento del gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> temperatura e del flusso termico, in<br />

particolare nella zona occupata dall’uomo.<br />

Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria ha<br />

prodotto un microambiente a temperatura me<strong>di</strong>amente costante per la stagione invernale, circa 20°C<br />

come prevede la Legge 10/91, nell’intorno della zona occupata dall’uomo; invece per la stagione estiva<br />

si sono riscontrati, a volte, valori <strong>di</strong> temperatura troppo bassi per garantire il comfort.<br />

L’analisi qui presentata si è articolata in centinaia <strong>di</strong> simulazioni analizzate ma sono state esposte<br />

quelle <strong>di</strong> maggior interesse applicativo.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

204<br />

4 MACCHINE FRIGORIFERE<br />

Gli impianti frigoriferi e in generale la Tecnica del Freddo rivestono oggi un’importanza<br />

fondamentale nella vita moderna industriale e civile. Essi infatti debbono garantire temperature <strong>di</strong><br />

processo negli impianti industriali, la conservazione <strong>di</strong> derrate alimentari nell’industria alimentare (catena<br />

del freddo) e debbono produrre flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro (acqua, aria, freon,…) a bassa temperatura per gli impianti<br />

<strong>di</strong> climatizzazione.<br />

Possiamo classificare gli impianti frigoriferi a seconda della temperatura minima che consentono<br />

<strong>di</strong> raggiungere e della potenza impegnata, <strong>secondo</strong> la Tabella 30.<br />

Tipo <strong>di</strong> Impianto Temperatura minima (°C) Pressione lavoro (bar) Potenza frigorifera (kW)<br />

Compressione <strong>di</strong> vapore<br />

Assorbimento (fluido<br />

frigorigeno/solvente)<br />

-25 ciclo semplice<br />

- 60 ciclo a doppia<br />

compressione e doppia<br />

laminazione<br />

-150 cicli in cascata<br />

(H 2 O-BrLi)<br />

Vapore d’acqua 0<br />

-60 (NH 3 /H 2 O)<br />

-20 salamoia<br />

0.2<br />

>1<br />

0.01<br />

0.006<br />

0.0013<br />

Con compressore <strong>volume</strong>trico:<br />

0.1 30 ermetico<br />

3300 rotativo<br />

30 250 semiermetico<br />

250500 aperto<br />

4003000 a vite<br />

Con<br />

centrifugo<br />

compressore<br />

3006000 chiuso<br />

30030000 aperto<br />

3505000<br />

500010000<br />

303000<br />

Compressione <strong>di</strong> gas -25 (aria) 1 10<br />

Effetto termoelettrico -33<br />

-103<br />

Tabella 30: Classificazione degli impianti frigoriferi<br />

-


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

205<br />

Q1<br />

C<br />

B<br />

L<br />

D<br />

A<br />

t2<br />

Q2<br />

Figura 292: Layout del ciclo Joule inverso<br />

50<br />

T<br />

C<br />

q1<br />

B<br />

h=370 kJ/kg<br />

p=3 bar<br />

0<br />

C<br />

A<br />

h=315 kJ/kg<br />

p=1 bar<br />

q2<br />

-50<br />

D<br />

h=230 kJ/kg<br />

kJ/kgK<br />

s<br />

Figura 293: Ciclo Joule inverso per frigoriferi a gas<br />

Gli impianti termoelettrici (senza fluido <strong>di</strong> lavoro) sono utilizzati in campo elettronico e spaziale.<br />

4.1 LAMINAZIONE<br />

La laminazione è una applicazione dell’effetto Joule Thompson (ve<strong>di</strong> corso <strong>di</strong> Fisica Tecnica) con il<br />

quale si fa passare un fluido da una pressione maggiore ad una minore attraverso uno strozzamento del<br />

condotto o me<strong>di</strong>ante una valvola <strong>di</strong> laminazione appositamente pre<strong>di</strong>sposta. L’effetto Joule Thompson è<br />

caratterizzato dal coefficiente definito da:<br />

T<br />

<br />

<br />

[56]<br />

p<br />

<br />

h<br />

che può essere positivo, negativo o nullo a seconda delle proprietà del fluido e il campo <strong>di</strong><br />

temperature e pressioni iniziali. Dal punto <strong>di</strong> vista impiantistico interessa definite la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

temperatura che subisce il fluido:<br />

u<br />

i<br />

pu<br />

T T dp<br />

<br />

[57]<br />

pi<br />

Se >0 allora si ha una <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> temperatura mentre se è


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

206<br />

4.2 FLUIDI FRIGORIGENI<br />

I flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro degli impianti frigoriferi sono detti flui<strong>di</strong> frigorigeni. Questi fino all’inizio del 1900<br />

erano naturali ma sono stati poi rimpiazzati con flui<strong>di</strong> artificiali quali gli idrocarburi alogenati (CFC e<br />

CHFC) della serie Freon F11, F12, F22, F13 (o gli equivalenti con sigle internazionali R11, R12, R22,<br />

R13). Gli idrocarburi alogenati presentano proprietà termofisiche interessanti che li hanno reso<br />

prevalenti sugli altri flui<strong>di</strong> frigorigeni: essi sono stabili chimicamente, non infiammabili, non tossici,<br />

inodori e insapori, hanno un buon calore latente <strong>di</strong> vaporizzazione e un accettabilmente basso lavoro<br />

specifico <strong>di</strong> compressione. Purtroppo la recente scoperta della pericolosità del fluoro e del Cloro per la<br />

fascia <strong>di</strong> ozono nell’atmosfera ha cambiato tutti i giu<strong>di</strong>zi su questi flui<strong>di</strong> refrigeranti ed anzi sono state<br />

approvate convenzioni internazionali per la totale messa al bando degli HCFC entro un breve lasso <strong>di</strong><br />

tempo.<br />

IL PROBLEMA DELL’OZONO<br />

L’ozono, O 3 , ha la caratteristica <strong>di</strong> assorbire le ra<strong>di</strong>azioni solari ultraviolette (nell’introno <strong>di</strong> 0.25<br />

m) e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> esercitare una vitale funzione protettiva sull’Uomo. Esso si forma dalle molecole <strong>di</strong> O 2<br />

me<strong>di</strong>ante la reazione endotermica:<br />

3O 2O 288.8 kJ / mol [58]<br />

2 3<br />

L’ozono è uno stato allotropico dell’O 2 ed è piuttosto instabile. La costante <strong>di</strong> equilibrio della<br />

precedente reazione è K=10 -54 . L’input energetico è fornito sia dalla ra<strong>di</strong>azione solare che dalle scariche<br />

elettriche atmosferiche. La ra<strong>di</strong>azione solare è molto intensa ad alta quota (stratosfera, da 25 a 50 km<br />

s.l.m) e in corrispondenza dell’equatore. La maggior quantità <strong>di</strong> ozono si ha ai poli per effetto del<br />

trasporto dovuto ai moti planetari dell’aria. La concentrazione dell’ozono nell’aria è molto bassa e pari a<br />

0.375 ppm. I processi che possono provocare la formazione e la <strong>di</strong>struzione dell’ozono possono essere<br />

molteplici e in particolare si segnalano le seguenti reazioni:<br />

3SO O 3SO<br />

2 3 3<br />

H S O H SO<br />

2 3 2 3<br />

NO O3 NO2 O2<br />

Cl O3 ClO O2<br />

3H O 3H O<br />

2 3 2<br />

H O O 3H O O<br />

2 3 2 2 2<br />

Si vede, quin<strong>di</strong>, che alla <strong>di</strong>struzione dell’O 3 concorrono anche alcuni inquinanti atmosferici quali<br />

l’SO 2 , H 2 S, NO,…. A queste reazioni si aggiunge anche quella <strong>di</strong> attacco dei CFC <strong>secondo</strong> il seguente<br />

schema:<br />

CFC Ultravioletto Cl FC<br />

Cl O3 ClO O2<br />

[59]<br />

Pertanto il cloro (ma è presente anche un’analoga reazione per il fluoro presente in minor quantità) attacca<br />

l’ozono eliminandolo dall’atmosfera.<br />

Le intuizioni dei ricercatori Rowland e Molina (1974) sull’azione dei CFC è stata confermata dalle<br />

osservazioni fatte dal 1978 al 1989 che hanno mostrato una riduzione del 9% <strong>di</strong> ozono nell’emisfero<br />

Sud e 4% nell’emisfero nord. I CFC più aggressivi sono quelli più stabili, cioè con una molecola priva <strong>di</strong><br />

legami deboli.<br />

L’R12 è una molecola composta da CCl 2 F 2 e quin<strong>di</strong> molto stabile: è questa la molecola più<br />

aggressiva.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

207<br />

Per destabilizzare i CFC (clorofluoro carburi) si preferisce usare molecole con presenza del legame a<br />

idrogeno, come avviene nelle molecole HCFC (idroclorofluoro carburi). Si definisce in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione<br />

dell’ozono (Ozone Depletion Parameter), ODP, l’effetto sull’ozono valutato in rapporto a quello dell’R11.<br />

Figura 294: Esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionatori <strong>di</strong> tipo split<br />

Un’altra grandezza oggi utilizzata per in<strong>di</strong>care il potenziale rischio <strong>di</strong> riscaldamento globale della<br />

Terra è il GWO (Global Warm Potential) che rappresenta una misura dell’effetto (su un periodo <strong>di</strong> tempo<br />

prefissato <strong>di</strong> 100 anni) dell’emissione <strong>di</strong> 1 kg <strong>di</strong> gas serra confrontato con l’effetto <strong>di</strong> 1 kg <strong>di</strong> anidride<br />

carbonica nello stesso periodo <strong>di</strong> tempo.<br />

In pratica esso considera l’efficacia <strong>di</strong> assorbimento del gas e la sua persistenza. Si ha la Tabella<br />

31 che sintetizza in forma comparativa i precedenti parametri.<br />

Dall’esame della Tabella 31 si osserva la grande flessibilità d’uso dei CFC. Con riferimento<br />

all’Occidente (esclusa la Cina e l’In<strong>di</strong>a che pure sono oggi gran<strong>di</strong> produttrici <strong>di</strong> CFC) si hanno i <strong>di</strong>agrammi<br />

in<strong>di</strong>cati in Figura 295 per l’R11, in Figura 296 per l’R12 e in Figura 297 per l’uso combinato <strong>di</strong> R11 ed<br />

R12.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

208<br />

Tabella 31: In<strong>di</strong>ci ODP per alcuni CFC<br />

Tabella 32: Flui<strong>di</strong> frigorigeni <strong>di</strong> vecchia generazione- In<strong>di</strong>ci ODP e GWP<br />

USO R11<br />

SCHIUME<br />

ISOLANTI<br />

REFRIGERAZIONE<br />

E<br />

CONDIZIONAMEN<br />

TO<br />

SPRAY<br />

ALTRO<br />

Figura 295: Uso <strong>di</strong> R11 in Occidente


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

209<br />

Tabella 33: Confronto fra le proprietà dei refrigeranti più usuali<br />

Tabella 34: Confronto degli in<strong>di</strong>ci ODP e GWP dei alcuni refrigeranti<br />

INDICE TEWI (TOTAL EQUIPMENT WARMING IMPACT)<br />

Dalla Tabella 31 appare evidente che i HCFC hanno impatti <strong>di</strong>versi nell’atmosfera, nei riguar<strong>di</strong><br />

dell’ozono. Tuttavia è da prendere in considerazione (anche alla luce degli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Kyoto che ormai<br />

esecutivi) l’effetto serra ai fini del surriscaldamento terrestre. I CFC e HCFC hanno anche un effetto<br />

serra considerevole e l’in<strong>di</strong>ce GWP (Greenhouse Warming Potential) del F123 risulta pari, ve<strong>di</strong> Tabella 32, a<br />

120 e cioè 1 kg <strong>di</strong> F123 equivale a 123 kg <strong>di</strong> CO 2 .<br />

Di recente si è considerato un nuovo in<strong>di</strong>ce, denominato TEWI (Total Equipment Warming Impact)<br />

che tiene conto dell’effetto globale, ai fini dell’effetto serra, che si ha in una macchina che utilizza i<br />

flui<strong>di</strong> frigorigeni sopra in<strong>di</strong>cati e che consuma energia elettrica per il suo funzionamento (si pensi ad<br />

una macchina frigorifera).


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

210<br />

Per produrre l’energia elettrica consumata da questa macchina si deve bruciare combustibile in<br />

una centrale termo-elettrica producendo gas serra CO 2 . L’in<strong>di</strong>ce TEWI è allora definito dalla seguente<br />

relazione:<br />

TEWI mGWP <br />

T e<br />

2<br />

CO<br />

Ove vale il seguente simbolismo:<br />

m massa totale <strong>di</strong> fluido frigorigeno emessa in atmosfera;<br />

GWP potenziale <strong>di</strong> effetto serra del fluido rispetto alla CO 2 ;<br />

CO<br />

2<br />

massa <strong>di</strong> CO 2 emessa nell’atmosfera per unità <strong>di</strong> energia elettrica prodotta;<br />

tempo si vita utile del sistema;<br />

e energia elettrica me<strong>di</strong>amente consumata nell’unità <strong>di</strong> tempo.<br />

L’in<strong>di</strong>ce CO 2 è funzione dei sistemi energetici nazionali, come in<strong>di</strong>cato nella Tabella 35 dove si<br />

può osservare il valore nullo per la Norvegia e molto basso (0,09) per la Francia in quanto la prima<br />

utilizza centrali idroelettriche e la seconda centrali in prevalenza nucleari.<br />

Per l’Italia l’in<strong>di</strong>ce risulta CO 2 = 0,59 non certo basso ma neanche così elevato come in Cina, in<br />

Australia e in Africa.<br />

Tabella 35: In<strong>di</strong>ce CO<br />

2<br />

per varie nazioni nel mondo e in Europa<br />

In definitiva l’in<strong>di</strong>ce TEWI <strong>di</strong>pende non solamente dal fluido frigorigeno utilizzato ma anche dal<br />

sito in cui viene utilizzato per via della produzione in<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> gas serra per la produzione dell’elettricità<br />

consumata.<br />

La stessa macchina frigorifera in Italia ha un in<strong>di</strong>ce maggiore <strong>di</strong> T e<br />

2 rispetto alla Norvegia.<br />

CO<br />

<br />

<br />

<br />

RILASCIO DEI CFC IN AMBIENTE<br />

I CFC vengono rilasciati nell’ambiente attraverso vari processi che qui si elencano:<br />

Manipolazione dei CFC nei processi <strong>di</strong> produzione e lavorazione<br />

Fughe accidentali dagli impianti<br />

Smantellamento <strong>di</strong> impianti esistenti (frigoriferi, pompe <strong>di</strong> calore, ….)


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

211<br />

<br />

<br />

<br />

Collaudo degli impianti<br />

Estinzione incen<strong>di</strong><br />

Uso <strong>di</strong> bombolette spray.<br />

Pertanto i processi <strong>di</strong> scarico in atmosfera sono <strong>di</strong>versi e non sempre controllabili.<br />

Nel 1987 è stato firmato il Protocollo <strong>di</strong> Montreal, con l’adesione <strong>di</strong> 24 paesi industrializzati, con il<br />

quale si prevede:<br />

Il congelamento della produzione dei CFC ai livelli del 1986 e fino al 1993<br />

Riduzione all’80% entro il 1998<br />

Riduzione al 50% entro il 2000.<br />

USO DI R12<br />

SCHIUME ISOLANTI<br />

REFRIGERAZIONE E<br />

CONDIZIONAMENTO<br />

SPRAY<br />

ALTRO<br />

Figura 296: Uso <strong>di</strong> R12 in Occidente<br />

Sono stati proposti riduzioni ancora più ra<strong>di</strong>cali.<br />

In ogni caso occorre ottimizzare i processi tecnologici e produttivi in modo da minimizzare i<br />

rilasci, ri<strong>di</strong>segnare agli organi <strong>di</strong> tenuta e giunzioni degli impianti esistenti.<br />

USO DI R11 + R12<br />

SCHIUME ISOLANTI<br />

REFRIGERAZIONE E<br />

CONDIZIONAMENT<br />

O<br />

SPRAY<br />

ALTRO<br />

Figura 297: Uso combinato <strong>di</strong> R11 ed R12 in Occidente<br />

Per la sostituzione completa dei CFC occorre trovare nuovi flui<strong>di</strong> frigorigeni che abbiano<br />

caratteristiche chimico – fisiche ottimali:<br />

Non devono inquinare<br />

Non essere volatili<br />

Essere chimicamente stabili<br />

Non corrodere i metalli costitutivi degli impianti<br />

Non essere infiammabili<br />

Avere buona capacità <strong>di</strong> trasporto termico e quin<strong>di</strong> elevato calore latente <strong>di</strong> vaporizzazione<br />

Basso costo<br />

Possibilità <strong>di</strong> adattarsi ai compressori e alle attuali tecnologie del freddo


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

212<br />

<br />

<br />

Possibili sostituti dei CFC sono:<br />

Solo in fase transitoria gli idrocarburi alogenati insaturi, HCHFC<br />

Gli Idro Fluoro Alcani, HFA, come R123.R124, R134a, R141b<br />

Si tenga presente che il problema della sostituzione dei CFC è <strong>di</strong> enormi proporzioni sia per la<br />

ormai gran<strong>di</strong>ssima produzione industriale attuale <strong>di</strong> questi flui<strong>di</strong>, sia per il necessario lavoro <strong>di</strong><br />

adattamento della meccanica (compressori) alle mutate caratteristiche termofisiche e infine per il<br />

problema posto dai nuovi componenti (R123, R134a,….) <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>luenti delle guarnizioni utilizzate<br />

nella costruzione degli stessi compressori.<br />

REFRIGERANTI COMPOSITI (BLEND)<br />

Molti nuovi refrigeranti sono composti da miscele (Blend) <strong>di</strong> refrigeranti (in genere due o tre). Si<br />

tratta <strong>di</strong> miscele zeotropiche caratterizzate dall’avere temperature <strong>di</strong> vaporizzazione e <strong>di</strong> condensazione<br />

variabili con le percentuali dei componenti, come in<strong>di</strong>cato in Figura 298.<br />

Figura 298: Andamento della curva <strong>di</strong> vaporizzazione per una miscela zeotropica<br />

Il ciclo frigorifero a miscela <strong>di</strong> vapori saturi si trasforma come in<strong>di</strong>cato in Figura 299.<br />

Figura 299: Miscele zeotropiche <strong>di</strong> refrigeranti<br />

Per confrontare le caratteristiche dei refrigeranti singoli o delle miscele azeotropiche occorre<br />

confrontare i punti A e B <strong>di</strong> Figura 299. La variazione delle temperature <strong>di</strong> vaporizzazione e <strong>di</strong><br />

condensazione corrispondenti al ciclo può portare a qualche vantaggio nel progetto degli scambiatori <strong>di</strong><br />

calore.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

213<br />

Va osservato che una fuga della miscela zeotropica porta alla variazione della composizione della<br />

miscela residua con conseguente possibile variazione delle caratteristiche del fluido <strong>di</strong> lavoro. Tuttavia si<br />

è osservato che fughe <strong>di</strong> piccole quantità <strong>di</strong> flui<strong>di</strong> non porta a gran<strong>di</strong> inconvenienti meccanici.<br />

Per questo motivo i compressori che usano miscele zeotropiche sono già precaricati con liquido<br />

refrigerante in modo da evitare spostamenti <strong>di</strong> concentrazioni.<br />

Inoltre è spesso utilizzato un componente infiammabile nella miscela e quin<strong>di</strong> è necessario evitare<br />

ogni contatto con l’aria. Questa considerazione ha portato ad avere locali tecnologici per i refrigeratori<br />

separati dagli altri locali e soprattutto dalle centrale termiche con caldaie all’interno.<br />

IL GLIDE DELLE MISCELE ZEOTROPICHE<br />

Un effetto del comportamento delle miscele zeotropiche è il fenomeno detto glide cioè della<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura che si ha fra la condensazione e l’evaporazione, come illustrato anche in<br />

Figura 299.<br />

Questa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura può variare da 7,4 °C per l’R407C a meno <strong>di</strong> 0.2 °C per<br />

l’R410A, come illustrato nella Tabella 36.<br />

Tabella 36: Alcuni dati caratteristici dei flui<strong>di</strong> refrigeranti<br />

CARATTERISTICHE TERMOFISICHE DEI FLUIDI FRIGORIGENI<br />

Al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionare gli impianti frigoriferi è necessario conoscere le caratteristiche<br />

termofisiche dei flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro oggi più utilizzati, quali l’R22, l’R134a e l’ammoniaca (R717).<br />

Nelle tabelle nelle figure seguenti si riportano queste caratteristiche, per altro reperibili nei<br />

manuali specializzati per impianti frigoriferi e nel manuale ASHRAE.<br />

DATI TERMOFISICI DEI REFRIGERANTI DI MAGGIOR USO<br />

Nelle pagine seguenti saranno riportate tabelle e <strong>di</strong>agrammi che forniscono i dati termofisici dei<br />

refrigeranti commerciali <strong>di</strong> maggior uso.<br />

Nella Tabella 37 e nella Tabella 38 si hanno alcuni in<strong>di</strong>catori, per altro già descritti in precedenza,<br />

relativi alla compatibilità ambientale, alle pressioni e temperature <strong>di</strong> esercizio e alle efficienze me<strong>di</strong>a<br />

ottenute con i vari refrigeranti.<br />

Viene riportato per solo confronto l’R22, oggi fuori uso, ritenuto fra i migliori refrigeranti CFC.<br />

I sostituti HCFC hanno tutti efficienze inferiori.<br />

Seguono le tabelle e le curve nei vari piani termo<strong>di</strong>namici (T,s) o (h,p).


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

214<br />

Tabella 37: Proprietà termofisiche <strong>di</strong> alcuni flui<strong>di</strong> frigorigeni<br />

Tabella 38: Confronto delle efficienze per funzionamento standard –10, +30 °C


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

215<br />

Tabella 39: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R22<br />

Figura 300: Diagramma h-p per R22


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

216<br />

Tabella 40: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R134a<br />

Figura 301: Diagramma h-p per R134a


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

217<br />

Tabella 41: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R717 (Ammoniaca)<br />

Figura 302: Diagramma h-p per R717 (Ammoniaca)


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

218<br />

Figura 303: Diagramma (T,s) per l’R407C<br />

Figura 304: Diagramma (h,p) per l’R407C


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

219<br />

Figura 305: Diagramma <strong>di</strong> Mollier (h,s) per l’R707C<br />

Figura 306: Diagramma exergetico per l’R407C


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

220<br />

Figura 307: Diagramma (T,s) per l’R404A<br />

Figura 308: Diagramma (h,p) per l’R404A


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

221<br />

Figura 309: Curve <strong>di</strong> Gibbs (T,s) per alcuni flui<strong>di</strong> frigorigeni<br />

Figura 310: Diagramma (h,p) per la CO 2


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

222<br />

In Figura 309 si possono osservare le curve <strong>di</strong> Gibbs per alcuni gas frigorigeni. La CO 2 ha una<br />

temperatura critica <strong>di</strong> 30 °C a circa 75 bar. Ne consegue che la CO 2 se usata come fluido frigorigeno dà<br />

luogo a cicli transcritici (ve<strong>di</strong> Figura 311) e in particolare la fase <strong>di</strong> raffreddamento normalmente<br />

effettuata al condensatore viene ora effettuata con uno scambiatore <strong>di</strong> calore (gas cooler).<br />

Figura 311: Ciclo frigorifero transcritico per la CO 2<br />

Pertanto la CO 2 (classificata anche come R744 dall’ASHRAE) richiede un circuito frigorifero<br />

leggermente <strong>di</strong>verso da quello usuale.<br />

Inoltre la CO 2 opera a pressioni elevate (oltre 60 bar) e quin<strong>di</strong> tutti gli organi <strong>di</strong> impianto<br />

debbono essere progettati per queste pressioni.<br />

Tuttavia la CO 2 ha densità elevata e pertanto i <strong>di</strong>ametri, a parità <strong>di</strong> flusso <strong>di</strong> massa, sono minori <strong>di</strong><br />

quelli usuali e la <strong>di</strong>minuzione del <strong>di</strong>ametro compensa la maggior resistenza alla pressione <strong>di</strong> esercizio.<br />

4.3 TRACCIAMENTO DEL CICLO FRIGORIFERO<br />

I <strong>di</strong>agrammi (h,p) sono molto utili per tracciare i cicli frigoriferi poiché hanno in assi coor<strong>di</strong>nati le<br />

principali grandezze <strong>di</strong> controllo (l’entalpia nelle ascisse e la pressione nelle or<strong>di</strong>nate).<br />

In Figura 313 si ha un esempio <strong>di</strong> tracciamento <strong>di</strong> ciclo frigorifero a compressione <strong>di</strong> vapori saturi<br />

nel piano (h,p): scelte le pressioni massima e minima (funzione delle temperature estreme <strong>di</strong> ciclo) si ha<br />

un imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong>segno del ciclo frigorifero (1234) con le seguenti fasi:<br />

12 compressione isoentropica;<br />

23 desurriscaldamento e condensazione del fluido frigorigeno;<br />

34 laminazione fra pressione superiore e pressione inferiore (isoentalpica);<br />

41 evaporazione del fluido frigorigeno.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

223<br />

Figura 312: Ciclo a compressione <strong>di</strong> vapori saturi nel piano (T,s) per l’R407C<br />

Figura 313: Ciclo a compressione <strong>di</strong> vapori saturi nel piano (h,p) per l’R407C<br />

Figura 314: Evidenziazione delle fasi <strong>di</strong> un ciclo frigorifero


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

224<br />

Figura 315: Sequenza delle trasformazioni del ciclo frigorifero<br />

4.3.1 RECUPERO DI CALORE<br />

Volendo recuperare calore <strong>di</strong> condensazione, anche ai fini <strong>di</strong> un corretto risparmio energetico<br />

negli impianti <strong>di</strong> climatizzazione, si può pensare o inserire uno scambiatore <strong>di</strong> calore nel quale il fluido<br />

frigorigeno in uscita dal compressore possa cedere il calore <strong>di</strong> desurriscaldamento o il calore totale <strong>di</strong><br />

condensazione. Nel primo caso si ha la situazione <strong>di</strong> Figura 316 e nel piano (h,p) si ha l’evidenziazione<br />

del tratto relativo al desurriscaldamento, ve<strong>di</strong> Figura 317. In termini quantitativi si recupera circa il 30%<br />

del calore totale al condensatore.<br />

Figura 316: Schema <strong>di</strong> impianto con desurriscaldatore


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

225<br />

Figura 317: Recupero del desurriscaldamento nel piano (h,p)<br />

Nel caso in cui si desideri recuperare del tutto il calore normalmente ceduto nel condensatore<br />

allora si opera come in<strong>di</strong>cato in Figura 318 e il calore recuperato può essere calcolato me<strong>di</strong>ante il<br />

<strong>di</strong>agramma (h,p) come in<strong>di</strong>cato in Figura 319.<br />

Figura 318: Schema <strong>di</strong> impianto per recupero totale del condensatore<br />

Va osservato che quando si mo<strong>di</strong>fica il ciclo frigorifero, con l’inserimento del desurriscaldatore o<br />

del recuperatore totale, occorre comunque assicurare che esso funzioni correttamente. Pertanto se si<br />

opera a ciclo continuo la quantità <strong>di</strong> energia che viene normalmente riversata nel condensatore deve<br />

essere sempre smaltita o in aria (per macchine raffreddate ad aria) o in acqua (per macchine frigorifere<br />

raffreddate ad acqua) o nello scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> recupero (parziale o totale). L’utilizzo <strong>di</strong>


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

226<br />

quest’ultima quantità <strong>di</strong> calore deve essere sempre assicurato dall’impianto pena il malfunzionamento<br />

del ciclo frigorifero..<br />

Figura 319: Recupero totale del condensatore nel piano (h,p)<br />

In pratica l’Utente deve prendersi carico del calore che la macchina pensa <strong>di</strong> smaltire al<br />

condensatore.<br />

Se l’applicazione <strong>di</strong> questo recupero è <strong>di</strong> tipo saltuario e/o <strong>di</strong>scontinua e quin<strong>di</strong> non può<br />

assicurare il corretto funzionamento del ciclo allora occorre prevedere l’inserimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssipatori <strong>di</strong><br />

calore (ad esempio ventole che <strong>di</strong>sperdono calore in aria) in modo da avere sempre il corretto<br />

smaltimento del calore <strong>di</strong> condensazione.<br />

4.4 DEFINIZIONE DEGLI INDICI DI PRESTAZIONE<br />

Prima <strong>di</strong> affrontare l’analisi dei vari tipi <strong>di</strong> compressori frigoriferi è bene avere presenti le<br />

definizioni più frequenti degli in<strong>di</strong>ci energetici.<br />

L’efficienza frigorifera è definita, come già in<strong>di</strong>cato in precedenza, dal rapporto:<br />

Energia _ Frogorifera _ ottenta Q2<br />

<br />

Energia _ elettrica _ al _ compressore L<br />

Spesso tale in<strong>di</strong>ce è definito, riprendendo la definizione anglosassone, come COP (Coefficient Of<br />

Performance). E’ uno degli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> maggior uso nella pratica e nella documentazione tecnica dei<br />

Costruttori.<br />

L’ARI (Associazione delle industrie <strong>di</strong> refrigerazione) definisce anche l’in<strong>di</strong>ce EER (Energy Energy<br />

Ratio) sostanzialmente analogo al precedente salvo a non avere unità omogenee come, ad esempio,<br />

BTU/kW o altre <strong>di</strong> uso comune mentre il COP è definito in unità omogenee (kW/kW).<br />

Un altro in<strong>di</strong>ce utilizzato è l’EER G (EER Globale) dato dal rapporto:<br />

Potenza _ Frogorifera _ Ottenuta Q2<br />

EERG<br />

<br />

Potenza _ Totale _ Spesa L L L<br />

Ove si hanno i seguenti simboli:<br />

Q 2 Potenza frigorifera ottenuta, kW<br />

L Potenza ceduta al compressore, kW<br />

L V Potenza ceduta ai ventilatori, kW<br />

V<br />

P


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

227<br />

L P Potenza ceduta alle pompe <strong>di</strong> circolazione, kW<br />

Un andamento tipico dell’efficienza energetica totale al variare del carico è riportata in Figura 320<br />

ove, a partire dall’alto, si hanno le curve <strong>di</strong> efficienza per compressori scroll, per compressori a vite con<br />

rapporto <strong>di</strong> compressione 2,5 e compressori a vite con rapporti <strong>di</strong> compressione 3,5 a più gra<strong>di</strong>ni e on -<br />

off.<br />

Figura 320: Influenza dell’efficienza energetica al variare del carico<br />

Poiché il carico frigorifero varia continuamente, almeno per gli impianti civili, al variare delle<br />

con<strong>di</strong>zioni climatiche esterne, si è soliti definire un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> prestazioni me<strong>di</strong>o calcolato su 4 punti. In<br />

particolare si hanno:<br />

IPLV PE EER PE ER PE EER PE EER<br />

<br />

100% 100% 75% 75% 50% 50% 25% 25%<br />

Ove si hanno le seguenti definizioni:<br />

PE P peso energetico: energia prodotta alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico considerate (p=100%, 75%,<br />

50% e 25%) su energia totale erogata nella stagione;<br />

<br />

EER P efficienza energetica del con<strong>di</strong>zionatore alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico (p=100%, 75%, 50% e<br />

25%) e a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura all’evaporatore e al condensatore rappresentative dell’intera<br />

stagione estiva.<br />

Un analogo in<strong>di</strong>ce è stato definito dall’AICARR, l’EMPE (Efficienza Me<strong>di</strong>a Ponderata Estiva)<br />

ma con percentuali <strong>di</strong> carico <strong>di</strong>verse per tenere conto delle con<strong>di</strong>zioni climatiche dell’Italia. Nella<br />

seguente Tabella 42 sono riportati i valori <strong>di</strong> PEp e <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong> ingresso nel condensatore<br />

(corrispondente alla temperatura esterna) adottati nei due casi.<br />

<br />

Tabella 42: Parametri <strong>di</strong> esercizio adottati da ARI ed AICARR<br />

I valori delle efficienze ai carichi parziali (EER75%, EER50%, EER25%) sono determinati a partire<br />

da quella a carico nominale EER100% ricorrendo a quanto <strong>di</strong>sponibile in letteratura ed alla normativa<br />

tecnica.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

228<br />

Successivamente si procede al calcolo degli in<strong>di</strong>ci energetici stagionali <strong>secondo</strong> le con<strong>di</strong>zioni<br />

operative assunte da ARI e AICARR.<br />

Con riferimento alla Tabella 42, le prestazioni del con<strong>di</strong>zionatore alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni operative<br />

da utilizzarsi nella (2) vengono determinate adottando la seguente formulazione semplificata:<br />

EERp = EERN . kfc . kte (p = 25%; 50%; 75%) (3)<br />

dove:<br />

EERN prestazioni a con<strong>di</strong>zioni nominali (2002/31/CE, EN 14511);<br />

kfc coefficiente correttivo delle prestazioni nominali in relazione al fattore <strong>di</strong> carico [-];<br />

kte coefficiente correttivo delle prestazioni nominali in relazione alla temperatura esterna<br />

Nel 2005 l’Unione Europea ha proposto un in<strong>di</strong>ce avente la stessa formulazione analitica dei<br />

precedenti ma con percentuali <strong>di</strong> produzione energetica e temperature dell’aria al con<strong>di</strong>zionatore<br />

<strong>di</strong>verse (ottimizzate pei i paesi europee). Tale in<strong>di</strong>ce è denominato ESEER (European Seasonal EER). Si<br />

hanno i seguenti valori <strong>di</strong> calcolo:<br />

Carico Perso Energetico PE Temperatura Aria Condensatore<br />

% % °C<br />

100 3 30<br />

75 33 25<br />

50 41 20<br />

25 23 20<br />

Tabella 43: Valori <strong>di</strong> calcolo per l’in<strong>di</strong>ce ESEER<br />

Nelle applicazioni pratiche il confronto fra l’IPLV e EMPE mostra che quest’ultimo ha valore<br />

inferiori al primo a causa delle <strong>di</strong>verse percentuali energetiche e temperature dell’aria <strong>di</strong> condensazione.<br />

Me<strong>di</strong>amente si hanno valori dell’EMPE minori del 30-40% rispetto all’IPLV.<br />

4.4.1 OSSERVAZIONI SUGLI INDICI DI PRESTAZIONE MEDI STAGIONALI<br />

Spesso i dati <strong>di</strong> targa dei refrigeratori riportano le tipologie dei compressori (alternativi, scroll,<br />

vite, ..) e l’efficienza frigorifera (EER in unità omogenee per l’Italia). Questi dati non sono certo<br />

sufficienti per conoscere la reale efficienza me<strong>di</strong>a dei refrigeratori nell’arco <strong>di</strong> una stagione allorquando i<br />

carichi frigoriferi variano al variare delle con<strong>di</strong>zioni climatiche e variano anche i ren<strong>di</strong>menti dei<br />

compressori sia per tipologia che per numero <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>ni possibili.<br />

Così, ad esempio, un refrigeratore a compressori alternativi avente un COP nominale <strong>di</strong> 3,5 con<br />

due gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> regolazione raggiunge un in<strong>di</strong>ce me<strong>di</strong>o stagionale EMPE pari a 4,5. Un refrigeratore con<br />

compressori scroll <strong>di</strong> tipo gemellati (due per circuito) hanno un ren<strong>di</strong>mento dei compressori minore,<br />

pari a 3,0, ma una efficienza me<strong>di</strong>a stagionale EMPE pari a 4,5, come per il caso precedente.<br />

Per un compressore Turbocor® (ve<strong>di</strong> più avanti) il valore dell’in<strong>di</strong>ce ILPV (Integrated Part Load<br />

Value) risulta molto elevato per refrigeratori raffreddati ad acqua (9) ma anche per i refrigeratori<br />

raffreddati ad aria si ha un beneficio sensibile (5,9).<br />

Va ancora tenuto presente che le percentuali energetiche in<strong>di</strong>cate dai vari in<strong>di</strong>ci al variare del<br />

carico sono solo <strong>di</strong> riferimento e nelle applicazioni reali si possono avere risultati anche molti <strong>di</strong>scosti<br />

da quelli calcolati.<br />

Tuttavia un confronto fra <strong>di</strong>verse macchine a parità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ce me<strong>di</strong>o stagionale può essere utile<br />

per scegliere il refrigeratore migliore.<br />

4.5 COMPRESSORI ALTERNATIVI PER IMPIANTI FRIGORIFERI<br />

Si vuole ora presentare brevemente la problematica dei compressori frigoriferi, tenendo presente<br />

che questo argomento è <strong>di</strong> norma svolto in un corso specialistico <strong>di</strong> Tecnica del Freddo o <strong>di</strong> Impianti<br />

Frigoriferi.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

229<br />

Si è detto, infatti, che nell’ambito del Corso <strong>di</strong> Impianti Termotecnici ve<strong>di</strong>amo le macchine e i<br />

componenti <strong>di</strong> impianto tutti come oggetti già costruiti (vedansi Cataloghi dei Costruttori) e pertanto<br />

dobbiamo solamente selezionarli e non progettarli ex novo.<br />

Tuttavia la conoscenza del loro funzionamento e delle problematiche costruttive è comunque<br />

necessaria per effettuare una corretta selezione in funzione delle specifiche <strong>di</strong> progetto e <strong>di</strong><br />

funzionamento dei componenti.<br />

I compressori utilizzati sono molteplici e ciascuna tipologia è in<strong>di</strong>cata per applicazioni particolari<br />

o per potenzialità compresa in determinati intervalli.<br />

Possiamo qui riassumere la situazione attuale come descritto in Tabella 44.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni nominali <strong>di</strong> riferimento sono:<br />

t ev = -10 °C, T c = 25 °C<br />

Un’altra classificazione dei compressori può essere:<br />

Compressori Aperti quando l’albero <strong>di</strong> trasmissione esce dal carter<br />

Compressori Ermetici: se dal carter escono solo le tubazioni <strong>di</strong> aspirazione e <strong>di</strong> mandata del<br />

fluido, nonché i cavi elettrici<br />

Compressori Semiermetici: se il carter è apribile (cioè è imbullonato ma non saldato).<br />

<br />

Tipologia Potenza Frigorifera (kW) Rumorosità prodotta<br />

Alternativi<br />

Ermetici<br />

Semiermetici<br />

Aperti<br />

Rotativi<br />

A palette<br />

A vite<br />

Scroll<br />

Centrifughi<br />

Semiermetici<br />

Aperti<br />

110<br />

30250<br />

300500<br />

1.57<br />

2003000<br />

502000<br />

Me<strong>di</strong>o grande con produzione <strong>di</strong><br />

rumore e vibrazioni<br />

Silenziosi e stabili<br />

3006000<br />

Necessari pavimenti antivibranti e cuffie<br />

30030.000<br />

afoniche<br />

Tabella 44: Classificazione dei compressori per tipologia<br />

RENDIMENTO VOLUMETRICO DEI COMPRESSORI<br />

Con riferimento alla Figura 321, definiamo ren<strong>di</strong>mento <strong>volume</strong>trico <strong>di</strong> un compressore alternativo il<br />

rapporto:<br />

Va<br />

v<br />

[60]<br />

V<br />

ove :<br />

V a <strong>volume</strong> aspirato,<br />

V g <strong>volume</strong> generato<br />

V n <strong>volume</strong> nocivo.<br />

Risulta:<br />

g<br />

Vg Vn Va Vd<br />

[61]<br />

ed inoltre, essendo la CD a<strong>di</strong>abatica (almeno con riferimento al ciclo ideale), si ha:<br />

V<br />

V<br />

1<br />

k 1<br />

<br />

d<br />

p <br />

c k<br />

c<br />

<br />

p<br />

Combinando le ultime relazioni si ottiene:<br />

d<br />

<br />

<br />

<br />

[62]


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

230<br />

La cilindrata del compressore è pari a:<br />

1<br />

V <br />

n k<br />

v<br />

1<br />

1<br />

<br />

Vg<br />

<br />

V<br />

V<br />

n<br />

[63]<br />

a<br />

[64]<br />

v<br />

mv<br />

n<br />

Ove:<br />

V è la portata <strong>volume</strong>trica<br />

m è la portata massica<br />

v a il <strong>volume</strong> specifico in aspirazione<br />

n il numero <strong>di</strong> giri.<br />

v<br />

Naturalmente i valori reali sono <strong>di</strong>scosti da quelli teorici per effetto sia delle irreversibilità che dei<br />

volumi morti che si vengono a generare in aspirazione.<br />

p<br />

C<br />

B<br />

D<br />

A<br />

Vn<br />

Vd<br />

Vg<br />

Va<br />

V<br />

Figura 321: Diagramma all’in<strong>di</strong>catore del compressore<br />

Figura 322: Compressore semiermetico


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

231<br />

Figura 323: Compressore alternativo ermetico<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

REGOLAZIONE DEI COMPRESSORI ALTERNATIVI<br />

La regolazione dei compressori alternativi può essere effettuata con uno dei seguenti mo<strong>di</strong>:<br />

funzionamento intermittente, ON-OFF<br />

frazionamento del carico su più compressori<br />

variazione della velocità <strong>di</strong> rotazione<br />

combinazione delle due precedenti modalità.<br />

Si possono altresì variare le grandezze caratteristiche del compressore, cioè:<br />

con un by – pass aspirante – premete<br />

me<strong>di</strong>ante sollevamento delle valvole <strong>di</strong> aspirazione (capacity control)<br />

variazione dello spazio nocivo<br />

variazione della corsa utile <strong>di</strong> aspirazione.<br />

Figura 324: Assemblaggio <strong>di</strong> un compressore alternativo a due cilindri


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

232<br />

Figura 325: Assemblaggio <strong>di</strong> un compressore alternativo a 4 cilindri<br />

Gli ultimi due meto<strong>di</strong> sono raramente usati. Il funzionamento ON OFF (Funzionamento<br />

Intermittente) può essere attuato spegnendo il compressore in modo programmato o automatico in<br />

concomitanza alla riduzione del carico termico. In quest’ultimo caso si ha una variazione della<br />

temperatura <strong>di</strong> evaporazione e quin<strong>di</strong> della pressione <strong>di</strong> evaporazione che viene rilevata da un<br />

pressostato <strong>di</strong>fferenziale che provvede a chiudere il solenoide sull’alimentazione della batteria fredda. Il<br />

compressore viene anche arrestato ad opera del compressore <strong>di</strong> bassa pressione.<br />

FRAZIONAMENTO DEL CARICO SU PIÙ COMPRESSORI<br />

I gruppi frigoriferi dotati <strong>di</strong> 2, 3 o 4 compressori permettono <strong>di</strong> avere i seguenti gra<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

parzializzazione:<br />

Numero <strong>di</strong> compressori 1° gra<strong>di</strong>no 2° gra<strong>di</strong>no 3° gra<strong>di</strong>no 4° gra<strong>di</strong>no 5° gra<strong>di</strong>no<br />

2 0 50% 100%<br />

3 0 33% 66% 100%<br />

4 0 25% 50% 75% 100%<br />

Tabella 45: Parzializzazione del carico nei gruppi frigoriferi<br />

Ogni compressione interviene su comando <strong>di</strong> un termostato a 2, 3 o 4 sta<strong>di</strong>.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

VARIAZIONE DELLA VELOCITÀ DEL COMPRESSORE<br />

La velocità può essere variata se si hanno motori elettrici con due avvolgimenti statorici <strong>di</strong>stinti:<br />

a 4 poli per l’alta velocità;<br />

a 8 poli per la bassa velocità.<br />

La velocità <strong>di</strong> rotazione viene calcolata dal numero <strong>di</strong> coppie, p, del motore me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

50( Hz) 60(sec/ min)<br />

n [65]<br />

p<br />

Pertanto si hanno:<br />

750 gpm per motori a 8 poli;<br />

1500 gpm per motori a 4 poli;<br />

3000 gpm per motori a 2 poli.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

233<br />

COMBINAZIONE DELLA PRECEDENTI TECNICHE<br />

Un gruppo frigorifero con due compressori, ciascuno a doppia velocità, permette, come sopra<br />

detto, i seguenti gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> parzializzazione (fine):<br />

a 2 compressori: 0, 25%, 50%, 75%, 100%<br />

a 4 compressori: 0, 12.5%, 25%, 37.5%, 50%, 62.5%, 75%, 87.5%,<br />

100%.<br />

PRESTAZIONI DEI COMPRESSORI ALTERNATIVI<br />

Le prestazioni dei compressori alternativi <strong>di</strong>pendono dalla temperatura <strong>di</strong> evaporazione e dalla<br />

temperatura <strong>di</strong> condensazione. Per como<strong>di</strong>tà i cataloghi forniscono le potenze rese ed assorbite con<br />

riferimento alla temperatura dell’acqua in uscita dall’evaporatore e dell’acqua <strong>di</strong> condensazione. Si fa<br />

osservare che sulla potenza dei compressori c’è da scrivere un romanzo giallo: a pari costruttore del<br />

compressore, modello e con<strong>di</strong>zioni d’uso si hanno prestazioni <strong>di</strong>chiarate dai costruttori dei gruppi<br />

frigoriferi (dei quali i compressori sono solo un componente) che <strong>di</strong>fferiscono fino al 100% rispetto a<br />

quelle nominali del compressore.<br />

Purtroppo la scarsa chiarezza delle con<strong>di</strong>zioni d’uso spesso ingenerano questi errori. Occorre<br />

prestare molta attenzione alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> riferimento dei cataloghi commerciali per evitare spiacevoli<br />

sorprese in sede <strong>di</strong> costruzione dell’impianto. In Figura 327 si ha una tabella che evidenzia le prestazioni<br />

standard <strong>di</strong> compressori alternativi al variare della temperatura dell’acqua all’evaporatore e al<br />

condensatore. Ogni sezione è riferita ad un modello commerciale <strong>di</strong>verso.<br />

Nella tabella si ha, per ogni temperatura <strong>di</strong> condensazione, sia la potenza frigorifera resa che la<br />

potenza elettrica assorbita. Si osservi come la potenzialità frigorifera <strong>di</strong>minuisca sensibilmente al<br />

crescere della temperatura dell’acqua <strong>di</strong> condensazione. Pertanto quando non si può utilizzare acqua <strong>di</strong><br />

fiume o <strong>di</strong> pozzo (<strong>di</strong> solito a bassa temperatura in estate) ma acqua <strong>di</strong> torre evaporativa (ve<strong>di</strong> nel<br />

prosieguo) occorre tenere conto <strong>di</strong> questo degrado delle prestazioni.<br />

4.5.1 CICLI FRIGORIFERI MULTISTADIO<br />

Per evitare un eccessivo riscaldamento del gas in uscita dal compressore e per ridurre il lavoro <strong>di</strong><br />

compressione si utilizzano i cicli multista<strong>di</strong>o. In questi cicli (detti composti) lo stesso refrigerante subisce<br />

due o più sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> compressione. Il gas in uscita dal primo sta<strong>di</strong>o viene raffreddato (intercooler) prima<br />

<strong>di</strong> essere inviato al <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> compressione, come illustrato in Figura 326 in Figura 328.<br />

Si hanno anche cicli <strong>di</strong> refrigerazione in cascata nei quali il primo ciclo agisce da condensatore per<br />

il <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o: in questo modo si possono raggiungere elevate pressioni, come in<strong>di</strong>cato in Figura 329<br />

e in Figura 330. Si osserva che, ai fini del bilancio energetico, le portate <strong>di</strong> massa nei due circuiti<br />

possono essere <strong>di</strong>versi.<br />

Figura 326: Schema <strong>di</strong> un ciclo <strong>di</strong> refrigerazione bista<strong>di</strong>o composto


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

234<br />

Figura 327: Prestazioni standard dei compressori alternativi


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

235<br />

Figura 328: Rappresentazione nel piano (h,p) del ciclo bista<strong>di</strong>o composto con intercooler<br />

Figura 329: Ciclo bista<strong>di</strong>o in cascata<br />

Figura 330: Rappresentazione nel piano (h,p) del ciclo bista<strong>di</strong>o in cascata<br />

4.6 COMPRESSORI CENTRIFUGHI PER IMPIANTI FRIGORIFERI<br />

I compressori centrifughi utilizzano una tecnologia molto <strong>di</strong>versa da quelli alternativi.<br />

Lo schema <strong>di</strong> funzionamento è dato in Figura 331 nella quale si evidenzia una girante<br />

(opportunamente profilata) che opera una compressione del fluido convertendo energia cinetica in<br />

aumento <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>namica (si ricor<strong>di</strong> l’equazione <strong>di</strong> Bernoulli) ed un <strong>di</strong>ffusore <strong>di</strong> uscita del fluido<br />

compresso.<br />

Si possono avere compressori con più giranti (a due o più sta<strong>di</strong>) a seconda della compressione<br />

desiderata. Questi compressori si caratterizzano da quelli alternativi per il funzionamento continuo (mentre<br />

in quelli alternativi la fase <strong>di</strong> compressione è una sola) e per l’assenza <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> immissione.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

236<br />

Sono compressori <strong>di</strong> potenza me<strong>di</strong>a – grande e vengono usati principalmente per impianti che<br />

richiedono grande potenza (1005000 kW) caratterizzati da un funzionamento continuo, come, ad<br />

esempio, nei sistemi <strong>di</strong> processo industriali, negli ospedali, …<br />

Una <strong>di</strong>fferenza importante con i compressori alternativi è data dall’assenza del mescolamento<br />

dell’olio <strong>di</strong> lubrificazione e non soffrono le elevate temperature in uscita dalla compressione.<br />

La conversione <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>namica in pressione statica è attuata dal <strong>di</strong>ffusore (<strong>di</strong> sezione<br />

toroidale a sezione crescente, ve<strong>di</strong> Figura 331) dove la velocità del fluido si riduce fino quasi ad<br />

annullarsi.<br />

Figura 331: Schema <strong>di</strong> un compressore centrifugo<br />

DIMENSIONAMENTO DI MASSIMA DEI COMPRESSI CENTRIFUGHI<br />

Il <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> massima dei compressori centrifughi evidenzia alcune problematiche<br />

fondamentali connesse al funzionamento <strong>di</strong> queste macchine operatrici.<br />

Con riferimento alla Figura 332 calcoliamo il lavoro motore che è dato dal prodotto della portata<br />

per la variazione del momento della quantità <strong>di</strong> moto del fluido.<br />

In<strong>di</strong>cate V t1 e V t2 le componenti tangenziali della velocità sul profilo alare in ingresso e in uscita<br />

dalla girante, si ha:<br />

2<br />

u2<br />

u1<br />

1<br />

vt1<br />

vt2<br />

r1<br />

r2<br />

Figura 332: Vettori per le giranti <strong>di</strong> un compressori centrifughi


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

237<br />

Per la quantità <strong>di</strong> moto: q m<br />

Vt<br />

Per il momento della quantità <strong>di</strong> moto: P mVt<br />

r<br />

Il lavoro motore è dato da:<br />

L m V r V r mV r [66]<br />

<br />

<br />

t2 2 t1 1 t2 2<br />

essendo il raggio esterno molto maggiore <strong>di</strong> quello interno e la velocità all’ingresso V t1 0. La<br />

potenza motrice è data dalla relazione:<br />

Vt<br />

2 2<br />

W L<br />

L mVt<br />

2<br />

[67]<br />

r<br />

2<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista termo<strong>di</strong>namico la potenza motrice è anche data dalla relazione:<br />

W m h h<br />

[68]<br />

Da questa segue che:<br />

da cui si ricava:<br />

r<br />

<br />

2 1<br />

Vt2<br />

h<br />

<br />

<br />

h<br />

h<br />

2 1<br />

2<br />

[69]<br />

<br />

Ad esempio, assegnate le temperature dell’evaporatore e del compressore: T ev = -10 °C, T c = 25<br />

°C per R11 ed NH 3 si ha la seguente tabella (si suppone una compressione isoentropica):<br />

Fluido P 1 (bar) P 2 (bar) R=p 1 /p 2 h 1 (kcal/kg) k<br />

NH 3 3 10.6 3.5 400 1.312<br />

1.312R11 0.26 1.2 4.62 145 1.124<br />

Tabella 46: Confronto dei dati <strong>di</strong> progetto per R11 e NH 3<br />

Da questi dati si possono calcolare:<br />

T<br />

T R<br />

2 1<br />

k1<br />

k<br />

h f ( T , p )<br />

2 2 2<br />

V 4186 h h<br />

t2 2 1<br />

<br />

<br />

r <br />

V t 2<br />

<br />

np<br />

<br />

60<br />

V t<br />

h h<br />

2<br />

r <br />

np<br />

60<br />

2 1<br />

Assumendo per la rete europea = 50 Hz e ricordando la [65] si hanno i seguenti risultati:<br />

Dimensioni delle giranti (m)<br />

Tipologia<br />

N<br />

(gpm)<br />

NH 3<br />

(V t2 =419 m/s)<br />

R11<br />

(V t2 =158 m/s)<br />

p=1, =50 Hz<br />

3000 8.4 3.1<br />

Senza moltiplicatore <strong>di</strong> giri<br />

p=1, =50 Hz 6000 4.2 1.6


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

238<br />

con moltiplicatore <strong>di</strong> giri 12000 2.1 0.8<br />

Tabella 47: Dimensioni della girante per R11 e NH 3<br />

Le <strong>di</strong>mensioni delle giranti sono enormi per cui si ricorre ad un moltiplicatore <strong>di</strong> giri per ridurne<br />

le <strong>di</strong>mensioni. Come si osserva dai risultati ottenuti, le <strong>di</strong>mensioni della girante per R11 sono inferiori a<br />

quelle per l’NH 3 . Quest’ultimo fluido frigorigeno, quin<strong>di</strong>, richiede maggiore potenze <strong>di</strong> compressione e<br />

macchine operatrici più gran<strong>di</strong> e costose. Questo ha giustificato, fino ad oggi, la preferenza accordata<br />

dai costruttori ai CFC.<br />

p<br />

p2<br />

3<br />

Lavoro risparmiato<br />

pv<br />

k<br />

=C<br />

2<br />

pv=RT<br />

p1<br />

1<br />

v<br />

Figura 333: Compressione a due sta<strong>di</strong><br />

Si ha un miglioramento sostanziale se si effettua una compressione bista<strong>di</strong>o composita con una<br />

pressione interme<strong>di</strong>a data dalla me<strong>di</strong>a geometrica delle pressioni estreme:<br />

pi<br />

p p<br />

[70]<br />

1 2<br />

Nel piano (pv) si ha l’andamento <strong>di</strong> Figura 333 e in Figura 334 si ha la rappresentazione nel piano<br />

(hp). In entrambe le figure è anche segnata l’area corrispondente al risparmio conseguito con questo<br />

metodo. Dall’osservazione della Figura 334 si osserva che, in questa ipotesi, su ogni girante si ha un<br />

salto entalpico <strong>di</strong>mezzato rispetto al caso <strong>di</strong> compressione ad unico sta<strong>di</strong>o. Ripetendo i calcoli in questa<br />

nuova ipotesi si ottiene la seguente tabella.<br />

p<br />

p2<br />

pi<br />

p1<br />

Lavoro<br />

Risparmiato<br />

Dh/2<br />

Dh/2<br />

h<br />

Figura 334: Compressione bista<strong>di</strong>o sul piano hp


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

239<br />

Tipologia<br />

p=1, =50 Hz<br />

Senza moltiplicatore <strong>di</strong> giri<br />

p=1, =50 Hz<br />

con moltiplicatore <strong>di</strong> giri<br />

Dimensioni delle giranti (m)<br />

N<br />

NH 3<br />

R11<br />

(gpm) (V t2 =419 m/s) (V t2 =158 m/s)<br />

3000 6.3 2.2<br />

6000 3.2 1.1<br />

12000 1.6 0.5<br />

Tabella 48: Confronto delle <strong>di</strong>mensioni della girante per R11 ed NH 3 bista<strong>di</strong>o<br />

Si conviene, allora, che per R11 in configurazione bista<strong>di</strong>o si ha un raggio, con moltiplicatore <strong>di</strong><br />

giri, accettabile.<br />

Nella pratica si possono anche utilizzare più flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro (ad esempio R11 nel 1° sta<strong>di</strong>o e R13<br />

nel 2° sta<strong>di</strong>o).<br />

Il guadagno <strong>di</strong> pressione è dato da:<br />

2 2<br />

v2 v1<br />

p<br />

<br />

[71]<br />

2<br />

con densità del fluido. Allora si ha p maggiore con flui<strong>di</strong> ad elevato peso molecolare (e quin<strong>di</strong><br />

grande densità). Si ha la seguente tabella <strong>di</strong> confronto per i CFC più usati commercialmente.<br />

Fluido<br />

Peso Molecolare<br />

R113 187.5<br />

R503 174.5<br />

R114 171.0<br />

R11 137.4<br />

R12 120.9<br />

R14 88.0<br />

R22 86.5<br />

R717 (NH 3 ) 17<br />

Tabella 49: Peso Molecolare <strong>di</strong> alcuni CFC<br />

Uno schema costruttivo <strong>di</strong> un compressore centrifugo bista<strong>di</strong>o è dato in Figura 335.<br />

Figura 335: Sezione <strong>di</strong> un compressore centrifugo bista<strong>di</strong>o


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

240<br />

POMPAGGIO NEI COMPRESSORI CENTRIFUGHI<br />

La curva delle caratteristiche idrauliche dei compressori centrifughi è del tutto simile a quella <strong>di</strong><br />

una pompa, come in<strong>di</strong>cato in Figura 336. La curva <strong>di</strong> carico del circuito incontra la curva caratteristica<br />

del compressore in un punto. In figura si hanno due casi: nel caso che il punto <strong>di</strong> incontro, A, sia a<br />

destra del massimo della caratteristica, B, allora il funzionamento risulta stabile, nel caso <strong>di</strong> incontro a<br />

sinistra <strong>di</strong> B, si ha, punto C, un funzionamento instabile.<br />

La giustificazione deriva dall’osservare che in A una variazione V della portata <strong>volume</strong>trica<br />

comporta una corrispondente variazione p della pressione prodotta in senso opposto e quin<strong>di</strong> tale da<br />

riportare il punto <strong>di</strong> lavoro in A.<br />

L’opposto avviene se il punto <strong>di</strong> lavoro è C: una variazione <strong>di</strong> portata porta ad una variazione <strong>di</strong><br />

uguale segno della pressione che fa spostare sempre più C dal punto iniziale. Il punto B è il punto limite<br />

detto anche punto <strong>di</strong> pompaggio. Il raggiungimento del punto B è possibile a seguito <strong>di</strong> ampie<br />

parzializzazioni del compressore centrifugo.<br />

La presenza del limite <strong>di</strong> pompaggio porta ad avere <strong>di</strong>agrammi caratteristici del tipo in<strong>di</strong>cato in<br />

Figura 337 nel quale si ha una linea che segna il limite <strong>di</strong> pompaggio.<br />

In Figura 337 si hanno le curve caratteristiche <strong>di</strong> un compressore centrifugo al variare della<br />

temperatura <strong>di</strong> uscita.<br />

Per allontanare il limite <strong>di</strong> pompaggio si inserisce nel compressore centrifugo una fila <strong>di</strong><br />

palettature mobili, cioè orientabili, collocata sulla bocca aspirante. La rotazione <strong>di</strong> queste palette<br />

mo<strong>di</strong>fica le con<strong>di</strong>zioni fluido<strong>di</strong>namiche (ve<strong>di</strong> Figura 332) all’aspirazione e quin<strong>di</strong>, per conseguenza,<br />

anche la curva delle prestazioni (o curva caratteristica) del compressore centrifugo.<br />

In pratica variando l’angolo delle palette mobili si ha un effetto simile a quello della variazione del<br />

numero <strong>di</strong> giri <strong>di</strong> Figura 337.<br />

L’azione delle palette mobili è rappresentata in Figura 338. Se il compressore in con<strong>di</strong>zioni<br />

normali si trova nelle con<strong>di</strong>zioni del punto A e per effetto <strong>di</strong> una parzializzazione della portata V si<br />

porta in B (punto limite).<br />

Se il sistema <strong>di</strong> controllo fa variare l’orientamento delle palette mobili la curva caratteristica si<br />

sposta (in figura è segnata l’apertura a 70°) e il nuovo punto <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong>viene C, lontano dal<br />

punto limite.<br />

Dp<br />

B<br />

C<br />

Instabile<br />

A<br />

Stabile<br />

Resistenze a valle <strong>di</strong> un<br />

compressore centrifugo<br />

n<br />

V<br />

Figura 336: Punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> un compressore centrifugo


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

241<br />

Figura 337: Abaco delle curve caratteristiche <strong>di</strong> un centrifugo<br />

Dp<br />

B<br />

A<br />

C<br />

90^<br />

30^<br />

70^<br />

DV<br />

V* v<br />

V<br />

Figura 338: Andamento delle curve caratteristiche al variare dell’angolo <strong>di</strong> apertura<br />

4.7 COMPRESSORI CENTRIFUGHI CON INVERTER<br />

Di recente sono stati introdotti nel mercato refrigeratori centrifughi con variazione continua del<br />

numero <strong>di</strong> giri me<strong>di</strong>ante inverter.<br />

In Figura 339 si ha una veduta <strong>di</strong> un refrigeratore centrifugo commerciale che appare del tutto<br />

simile ad un normale refrigeratore centrifugo.<br />

Nella tabella seguente si hanno i dati caratteristici <strong>di</strong> questa famiglia <strong>di</strong> compressori con<br />

l’in<strong>di</strong>cazione del COP ai vari regimi <strong>di</strong> carico.<br />

Questi compressori hanno la capacità <strong>di</strong> variare il regime dal 15% al 100% in modo continuo e<br />

pertanto si comparano con i compressori a vite.<br />

Il controllo della resa <strong>di</strong> progetto ottenuto tramite variazione <strong>di</strong> velocità con VSD ed alette <strong>di</strong><br />

prerotazione (PRV) a profilo alare poste sull'aspirazione del compressore.<br />

Le alette sono comandate da un attuatore elettrico esterno che automaticamente ne controlla la<br />

posizione in modo da mantenere costante la temperatura <strong>di</strong> uscita dell'acqua refrigerata realizzate in<br />

lega <strong>di</strong> bronzo manganese.<br />

Il sistema <strong>di</strong> controllo (variatore <strong>di</strong> velocità VSD) attua una variazione della velocità <strong>di</strong> rotazione<br />

in modo da ottimizzare le prestazioni energetiche a carico parziale delle unità.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

242<br />

Figura 339: Vista <strong>di</strong> un refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della York<br />

E’ progettato per variare la velocità del motore del compressore controllando la frequenza e la<br />

tensione del motore elettrico.<br />

La capacità adattativa del sistema <strong>di</strong> controllo mo<strong>di</strong>fica automaticamente ed in<strong>di</strong>pendentemente la<br />

velocità del motore e la posizione delle alette <strong>di</strong> pre-rotazione per ottenere il massimo ren<strong>di</strong>mento ai<br />

carichi parziali, analizzando le informazioni trasmesse dai sensori posti sul gruppo refrigeratore.<br />

Tale sistema <strong>di</strong> controllo deve essere in grado <strong>di</strong> operare in modo tale che la macchina abbia la<br />

possibilità <strong>di</strong> funzionare a velocità ridotta nei tre seguenti campi <strong>di</strong> funzionamento:<br />

alette <strong>di</strong> prerotazione completamente aperte e riduzione <strong>di</strong> velocità <strong>di</strong> rotazione per ottenere<br />

l’effetto <strong>di</strong> riduzione dei consumi più significativo, ove possibile<br />

alette <strong>di</strong> prenotazione parzialmente chiuse e comunque velocità ridotta al valore minimo<br />

consentito dalle effettive richieste <strong>di</strong> rapporto <strong>di</strong> compressione (bassi carichi e rapporti <strong>di</strong><br />

compressione vicini a quello <strong>di</strong> progetto), così come determinate dalla logica adattativa<br />

<br />

alette <strong>di</strong> prerotazione in progressiva chiusura alla minima velocità <strong>di</strong> rotazione.<br />

Con questi nuovi compressori si possono ottenere risparmi energetici considerevoli (oltre il 30%<br />

stagionale) in considerazione della variabilità sia delle con<strong>di</strong>zioni climatiche che del carico interno degli<br />

ambienti.<br />

Le curve del COP, infatti, mostrano un picco per una potenzialità pari al 50% del valore <strong>di</strong> picco.


100%<br />

90%<br />

80%<br />

70%<br />

60%<br />

50%<br />

40%<br />

30%<br />

20%<br />

14.6%<br />

C.O.P.<br />

IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

243<br />

% carico<br />

Pot. Frig. Pot. Ass. Pot. Ass. C.O.P. C.O.P.<br />

kW (STD) kW (VSD) kW (STD) (VSD)<br />

100% 1800 304 318 5.9 5.7<br />

90% 1620 257 253 6.3 6.4<br />

80% 1440 216 200 6.7 7.2<br />

70% 1260 183 155 6.9 8.1<br />

60% 1080 157 114 6.9 9.5<br />

50% 900 134 84 6.7 10.7<br />

40% 720 117 69 6.2 10.4<br />

30% 540 100 59 5.4 9.2<br />

20% 360 82 48 4.4 7.5<br />

14.6% 263 72 43 3.7 6.1<br />

A=COP a 100%; B=COP a 75%; C=COP a 50%; D=COP a 25%<br />

C.O.P. (me<strong>di</strong>o stagionale) = 0,01 x A + 0,42 x B + 0,45 x C + 0,12 x D = 6.5 STD<br />

C.O.P. (me<strong>di</strong>o stagionale) = 0,01 x A + 0,42 x B + 0,45 x C + 0,12 x D = 9.1 VSD<br />

12.0<br />

11.0<br />

10.0<br />

9.0<br />

8.0<br />

7.0<br />

6.0<br />

5.0<br />

4.0<br />

3.0<br />

2.0<br />

C.O.P. (STD)<br />

C.O.P. (VSD)<br />

% CARICO FRIGORIFERO<br />

Tabella 50: Variazione del COP per un compressore centrifugo con inverter da 1 MW


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

244<br />

Tabella 51: Prestazioni <strong>di</strong> un centrifugo con inverter


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

245<br />

4.7.1 POTENZA FRIGORIFERA<br />

kW 1011<br />

Potenza elettrica assorbita kW 182<br />

Massimo carico elettrico del motore kW 201<br />

C.O.P. - 5.6<br />

C.O.P. me<strong>di</strong>o stagionale - 8.7<br />

Refrigerante<br />

R 134a<br />

Temp. ingresso acqua evaporatore °C 12<br />

Temp. uscita acqua evaporatore °C 7<br />

Portata acqua refrigerata l/s 48.4<br />

Temp. ingresso acqua condensatore °C 30<br />

Temp. uscita acqua condensatore °C 35<br />

Portata acqua raffreddamento condensatore l/s 57.0<br />

Per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico lato acqua:<br />

attraverso l’evaporatore passi 3 kPa 94<br />

attraverso il condensatore passi 2 kPa 25<br />

Pressione lato acqua raggiungibile in esercizio:<br />

evaporatore kPa 1050<br />

condensatore kPa 1050<br />

Fattore sporcamento evaporatore ARI 550-590 m 2 °C/kW 0.018<br />

Fattore sporcamento condensatore ARI 550-590 m 2 °C/kW 0.044<br />

Tabella 52: Dati caratteristici <strong>di</strong> un compressore centrifugo con inverter da 1 MW<br />

In Refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della Carrier si ha un nuovo modello <strong>di</strong><br />

refrigeratore con compressore centrifugo con inverter prodotto dalla Carrier.<br />

Figura 340: Refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della Carrier<br />

I gruppi centrifughi CARRIER della serie “Evergreen” mod. 19XRV sono <strong>di</strong> tipo semiermetico<br />

espressamente progettati per funzionare con refrigerante R134a.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

246<br />

La gamma <strong>di</strong> potenzialità è compresa tra 700 e 5275 kW ed entro questi valori è <strong>di</strong>sponibile una<br />

numerosa serie <strong>di</strong> combinazioni tra scambiatori, motori elettrici e compressori per sod<strong>di</strong>sfare l'esatta<br />

potenzialità richiesta . L'esecuzione è del tipo componibile a elementi separati.<br />

CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE<br />

Dati generali<br />

Refrigeratore d'acqua completamente assemblato in fabbrica, costituito da singoli componenti ed<br />

essenzialmente comprensivo <strong>di</strong>:<br />

-un motocompressore centrifugo <strong>di</strong> tipo semiermetico<br />

-una sezione evaporatore<br />

-una sezione condensatore<br />

-un circuito olio con pompa autonoma<br />

-un pannello <strong>di</strong> controllo, sicurezza e <strong>di</strong>agnosi a microprocessore<br />

-un <strong>di</strong>spositivo automatico <strong>di</strong> regolazione della potenzialità resa all'evaporatore<br />

-un avviatore ad inverter con variatore <strong>di</strong> frequenza<br />

-carica iniziale <strong>di</strong> refrigerante e olio<br />

-isolamento termico delle superfici fredde<br />

Compressore<br />

a. L'unita è equipaggiata <strong>di</strong> un compressore <strong>di</strong> tipo semiermetico monosta<strong>di</strong>o ad alta<br />

efficienza completamente assemblato in fabbrica. Le tenute ermetiche sono ottenute<br />

me<strong>di</strong>ante O - Ring per ridurre le eventuali per<strong>di</strong>te.<br />

b. La girante è <strong>di</strong> tipo aperto, <strong>di</strong>segnata con profilo aero<strong>di</strong>namico e automaticamente<br />

sagomata; il suo <strong>di</strong>ametro è ottimizzato per migliorare l'efficienza ad ogni specifica<br />

applicazione e selezione del sistema.<br />

c. La <strong>di</strong>ffusione del refrigerante è garantita da tunnel <strong>di</strong>ffusori posizionati sul contorno<br />

della girante. Essi garantiscono una corretto flusso <strong>di</strong> gas refrigerante ad ogni con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

lavoro del compressore.<br />

d. Gli organi <strong>di</strong> trasmissione, progettati <strong>secondo</strong> i più alti standard qualitativi AGMA<br />

grado II, sono racchiusi in una scatola ermetica, già meccanicamente accoppiati e ispezionabili<br />

senza rimuovere il compressore; le connessioni <strong>di</strong> aspirazione e <strong>di</strong> mandata del gas sono<br />

flangiati per facilitare il <strong>di</strong>sassemblaggio e la manutenzione.<br />

e. I cuscinetti sono trattati con rivestimento antifrizione, il cuscinetto reggispinta è del tipo<br />

Kingsbury a pattini intercambiabili singolarmente .<br />

f. Il <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> parzializzazione del carico assicura un economico ed efficiente<br />

controllo della temperatura fra il 15% e il 100% della potenzialità qualora l'unità venga<br />

alimentata con acqua al condensatore con flusso <strong>di</strong> progetto e <strong>di</strong> temperatura variante <strong>secondo</strong><br />

la norma ARI 550/590-98 che prevede una riduzione lineare della temperatura <strong>di</strong> progetto al<br />

<strong>di</strong>minuire della capacità. La parzializzazione è ottenuta tramite variazione <strong>di</strong> giri dal 100%<br />

al 65% della velocità del motore e la chiusura delle palette del condotto <strong>di</strong> aspirazione.<br />

g. Il gruppo compressore è corredato da un circuito <strong>di</strong> lubrificazione preassemblato in<br />

fabbrica che assicura la costante e continua lubrificazione dei cuscinetti e degli altri<br />

organi <strong>di</strong> trasmissione; il sistema include:<br />

<br />

- pompa ermetica completa <strong>di</strong> avviatore e relative protezioni termiche<br />

assemblata in fabbrica<br />

<br />

- raffreddatore dell'olio tramite flusso <strong>di</strong> refrigerante<br />

<br />

- <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> regolazione della pressione dell'olio<br />

<br />

- filtro olio a maglie da 20 Micron intercettabile per la sostituzione senza per<strong>di</strong>te<br />

<strong>di</strong> refrigerante<br />

<br />

- riscaldatore olio nel carter <strong>di</strong>rettamente comandato dal sistema <strong>di</strong> controllo<br />

elettronico dell'unità


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

247<br />

<br />

- serbatoio olio con sensori <strong>di</strong> controllo temperatura<br />

h. Il condotto <strong>di</strong> mandata del refrigerante è corredato <strong>di</strong> rubinetto <strong>di</strong> intercettazione il<br />

quale, in accoppiamento con la valvola <strong>di</strong> intercettazione della linea del liquido, consente il<br />

completo isolamento del compressore dal circuito facilitando sensibilmente le<br />

operazioni <strong>di</strong> manutenzione senza l’ausilio <strong>di</strong> sistemi con serbatoi esterni per il recupero del<br />

refrigerante.<br />

Motore elettrico<br />

a. Il motore, <strong>di</strong> tipo semiermetico, è ermeticamente accoppiato con il compressore. Esso<br />

è raffreddato dal refrigerante in circolo tramite un sistema che regola automaticamente il flusso<br />

necessario per un ottimale raffreddamento; la struttura ermetica del motocompressore mantiene<br />

il motore elettrico incontaminato da polvere, sporcizia, umi<strong>di</strong>tà ed elimina la<br />

trasmissione <strong>di</strong> calore all'ambiente circostante. La costruzione con motore semiermetico<br />

garantisce una migliore tenuta alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> refrigerante rispetto all’esecuzione aperta con<br />

giunto <strong>di</strong> trasmissione.<br />

b. L'alimentazione elettrica è <strong>di</strong>sponibile con tensioni da 230V a 400V 50/60Hz.<br />

L'avvolgimento è progettato per operare a 2950 giri/min. (50Hz); esso è facilmente estraibile,<br />

senza la necessita <strong>di</strong> un completo <strong>di</strong>sassemblaggio delle parti meccaniche.<br />

c. L'avvolgimento è protetto da sensori interni <strong>di</strong> temperatura.<br />

ed. Lo statore è facilmente ispezionabile senza la rimozione delle tubazione principali del<br />

refrigerante.<br />

Evaporatore/condensatore<br />

a. Sono costruiti in involucri separati in acciaio con tubi in rame progettati per elevato<br />

scambio termico, completi <strong>di</strong> piastre tubiere e testate . Le connessioni idrauliche sono del<br />

tipo non flangiato e <strong>di</strong>sponibili per accoppiamenti Victaulic al fine <strong>di</strong> evitare saldature o<br />

flangiature in cantiere. I tubi sono in rame ad alta efficienza lavorati sia internamente che<br />

esternamente per incrementare lo scambio termico. Le misure standard corrispondono ad un<br />

<strong>di</strong>ametro esterno <strong>di</strong> 3/4" con spessore minimo <strong>di</strong> 0,025" . Il fascio tubiero o i singoli tubi sono<br />

ispezionabili ed asportabili; sono inoltre installati i necessari supporti a <strong>di</strong>stanze massime <strong>di</strong> 914<br />

mm. I tubi vengono mandrinati sulla piastra con una doppia scanalatura <strong>di</strong> tenuta.<br />

c. Le testate e i bocchelli sono progettati per una pressione <strong>di</strong> 1034 KPa in versione<br />

standard e sono collaudati <strong>secondo</strong> le normative europee 97/23/CE.<br />

d. L'evaporatore è costruito in modo da evitare, in qualsiasi con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> funzionamento,<br />

l'aspirazione del refrigerante liquido da parte del compressore.<br />

Dispositivo <strong>di</strong> regolazione del flusso <strong>di</strong> refrigerante<br />

a. Regola automaticamente il flusso del refrigerante dal condensatore all'evaporatore<br />

assicurando la massima efficienza <strong>di</strong> scambio termico e quin<strong>di</strong> un elevato ren<strong>di</strong>mento del<br />

compressore anche ai carichi parziali. La valvola <strong>di</strong> regolazione a galleggiante misura<br />

automaticamente la portata del refrigerante in funzione del carico e del livello <strong>di</strong> liquido nel<br />

condensatore mantenendo una tenuta <strong>di</strong> liquido che impe<strong>di</strong>sce il passaggio <strong>di</strong> vapore <strong>di</strong><br />

refrigerante all'interno dell'evaporatore.<br />

Quadro <strong>di</strong> controllo, sicurezze e <strong>di</strong>agnosi guasti<br />

Controlli<br />

a. Il refrigeratore è corredato <strong>di</strong> un pannello <strong>di</strong> controllo completamente cablato e<br />

installato in fabbrica. Il sistema è del tipo a microprocessore con controllo <strong>di</strong>gitale integrato<br />

(PIC) a componenti modulari intercambiabili in<strong>di</strong>vidualmente. Dispone <strong>di</strong> un <strong>di</strong>splay a 16<br />

linee da 40 caratteri, 4 chiavi <strong>di</strong> funzione, pulsanti <strong>di</strong> marcia/arresto e luci spia per<br />

segnalazione allarmi che consentono <strong>di</strong> visualizzare tutti i parametri e le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

funzionamento tramite termosonde e trasduttori <strong>di</strong> pressione.<br />

b. Il <strong>di</strong>splay può in<strong>di</strong>care simultaneamente le seguenti con<strong>di</strong>zioni operative:<br />

- data e ora


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

248<br />

- messaggi principali <strong>di</strong> stato su 24 caratteri<br />

- messaggi secondari <strong>di</strong> stato su 24 caratteri<br />

- tempo <strong>di</strong> funzionamento parziale o totale<br />

- temperatura ingresso acqua refrigerata<br />

- temperatura <strong>di</strong> uscita acqua refrigerata<br />

- temperatura gas nell'evaporatore<br />

- temperatura ingresso acqua <strong>di</strong> condensazione<br />

- temperatura <strong>di</strong> uscita acqua <strong>di</strong> condensazione<br />

- temperatura del condensato<br />

- pressione olio<br />

- temperatura olio<br />

- assorbimento motore <strong>secondo</strong> la percentuale <strong>di</strong> carico<br />

Sicurezze<br />

a. L'unità si arresta automaticamente quando una delle seguenti con<strong>di</strong>zioni viene<br />

in<strong>di</strong>viduata dai vari sensori.<br />

- sovracorrente motore<br />

- sovratensione alimentazione<br />

- bassa tensione alimentazione<br />

- alta temperatura olio cuscinetti<br />

- alta temperatura motore<br />

- alta pressione condensatore<br />

- bassa temperatura evaporatore<br />

- bassa pressione olio<br />

- alta temperatura gas <strong>di</strong> mandata<br />

- scatto termico pompa olio<br />

- mancanza flusso acqua refrigerata o acqua <strong>di</strong> condensazione<br />

- errato avviamento motore<br />

- pompaggio prolungato<br />

b. L'unità riduce automaticamente la sua capacità frigorifera e memorizza la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

preallarme quando una dei seguenti punti <strong>di</strong> controllo rileva una <strong>di</strong>fferenza dai valori ottimali:<br />

- alta pressione condensatore<br />

- alta temperatura motore<br />

- bassa temperatura refrigerante<br />

Se la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> preallarme dovesse permanere o le letture dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> sicurezza <strong>di</strong>fferire<br />

ulteriormente dai valori standard il gruppo si arresta automaticamente.<br />

Quadro <strong>di</strong> potenza e avviatore del motore elettrico<br />

Il quadro <strong>di</strong> potenza, collaudato in fabbrica, comprende un avviatore ad inverter VFD<br />

(Variable Frequency Drive) per il controllo della velocità <strong>di</strong> rotazione del motore installato a<br />

bordo macchina o fornito in quadro a parte e pilotato con segnale 4-20 mA dal microprocessore <strong>di</strong><br />

controllo dell’unità.<br />

L’inverter utilizzato sod<strong>di</strong>sfa le più rigide <strong>di</strong>rettive europee EMC (compatibilità elettromagnetica)<br />

IEC1000-3, IEC1800-3 (EN61800-3), IEC 555 (EN60555) e IEC 519-92.<br />

Grazie all’utilizzo <strong>di</strong> un telaio schermato, <strong>di</strong> una reattanza interna e un filtro RFI sono state<br />

ottenute elevate tolleranze ai <strong>di</strong>sturbi elettromagnetici ed un basso livello <strong>di</strong> emissioni.<br />

La reattanza in ingresso <strong>di</strong>minuisce in maniera significativa la <strong>di</strong>storsione armonica totale (THD).<br />

Nella Tabella 52 si hanno i dati prestazionali per un refrigeratore da 1000 kW del tipo con<br />

compressore centrifugo ad inverter.<br />

Dall’esame <strong>di</strong> questa tabella si osserva come al 50% del carico si abbia un COP pari a 10,352 e<br />

quin<strong>di</strong> molto alto.


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

249<br />

Output Type Full Load Part Load Part Load Part Load Part Load Part Load Part Load Part Load Part Load Part Load<br />

Percent Load 100,00 90,00 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 12,00<br />

Chiller Capacity 1.000 kW 900 kW 800 kW 700 kW 600 kW 500 kW 400 kW 300 kW 200 kW 120 kW<br />

Chiller Input kW 171 kW 137 kW 112 kW 88 kW 66 kW 48 kW 41 kW 36 kW 31 kW 26 kW<br />

Chiller Input Power 0,171 ikW/kW 0,152 ikW/kW 0,140 ikW/kW 0,126 ikW/kW 0,110 ikW/kW 0,097 ikW/kW 0,103 ikW/kW 0,120 ikW/kW 0,153 ikW/kW 0,215 ikW/kW<br />

Chiller COP 5,833 6,558 7,145 7,963 9,083 10,352 9,690 8,347 6,518 4,649<br />

Cooler<br />

Entering Temp. 12,0 °C 11,5 °C 11,0 °C 10,5 °C 10,0 °C 9,5 °C 9,0 °C 8,5 °C 8,0 °C 7,6 °C<br />

Leaving Temp. 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C<br />

Flow Rate 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s<br />

Pressure Drop 84,0 kPa 84,1 kPa 84,2 kPa 84,3 kPa 84,5 kPa 84,6 kPa 84,7 kPa 84,9 kPa 85,0 kPa 85,1 kPa<br />

Condenser<br />

Heat Rejection 1166 kW 1032 kW 907 kW 784 kW 662 kW 545 kW 438 kW 333 kW 228 kW 143 kW<br />

Leaving Temp. 35,0 °C 32,1 °C 29,2 °C 26,4 °C 23,5 °C 20,7 °C 20,2 °C 19,8 °C 19,3 °C 19,0 °C<br />

Entering Temp. 30,0 °C 27,7 °C 25,3 °C 23,0 °C 20,7 °C 18,3 °C 18,3 °C 18,3 °C 18,3 °C 18,3 °C<br />

Flow Rate 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s<br />

Pressure Drop 45,0 kPa 45,5 kPa 46,0 kPa 46,4 kPa 47,0 kPa 47,5 kPa 47,5 kPa 47,6 kPa 47,6 kPa 47,7 kPa<br />

Motor<br />

Motor Input Power 165 kW 132 kW 107 kW 83 kW 62 kW 44 kW 38 kW 33 kW 28 kW 23 kW<br />

Motor RLA 310 260 225 191 159 132 120 109 100 91<br />

Motor OLTA 335<br />

Motor LRDA 1761<br />

Chiller RLA 277 229 192 158 126 97 85 76 67 60<br />

Chiller Inrush Amps 277<br />

Max Fuse/CB Amps 600<br />

Min Circuit Ampacity 347<br />

Compressor<br />

Control Parameters<br />

DT1 0,5 °C<br />

DP1<br />

320,7 kPa<br />

DT2 5,5 °C<br />

DP2<br />

697,9 kPa<br />

Cooler Min DP<br />

16,7 kPa<br />

Condenser Min DP 14,0 kPa


IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />

250<br />

Heat Exchangers<br />

Condensing Temp 35,6 °C 32,6 °C 29,7 °C 26,7 °C 23,8 °C 20,9 °C 20,4 °C 19,9 °C 19,4 °C 19,0 °C<br />

Cooler Wall Temp 6,7 °C 6,7 °C 6,8 °C 6,8 °C 6,8 °C 6,8 °C 6,9 °C 6,9 °C 6,9 °C 6,9 °C<br />

Suction Temp 6,4 °C 6,5 °C 6,5 °C 6,6 °C 6,6 °C 6,7 °C 6,7 °C 6,8 °C 6,8 °C 6,8 °C<br />

Cooler Freeze Temp 0,2 °C<br />

Cooler Tube Vel 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s<br />

Cond Tube Vel 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s<br />

Cooler<br />

Fouling Temp Adj 0,16 °C 0,15 °C 0,13 °C 0,12 °C 0,10 °C 0,09 °C 0,07 °C 0,06 °C 0,04 °C 0,03 °C<br />

Condenser<br />

Fouling Temp Adj 0,29 °C 0,25 °C 0,21 °C 0,18 °C 0,15 °C 0,12 °C 0,09 °C 0,07 °C 0,05 °C 0,03 °C<br />

ASHRAE 90.1<br />

Efficiency<br />

Requirements<br />

ASHRAE 90.1 Max.<br />

N/A<br />

Input Power<br />

N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A<br />

ASHRAE 90.1 Max.<br />

N/A<br />

IPLV/NPLV<br />

N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A<br />

Tabella 53: Dati caratteristici <strong>di</strong> un refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della Carrier, poten za 1 MW


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 251<br />

4.7.2 COMPRESSORI TURBOCOR ®<br />

Di recente sono stati presentati una nuova tipologia <strong>di</strong> compressori centrifughi aventi<br />

caratteristiche avanzate e molto interessanti.<br />

Il compressore Turbocor®, ve<strong>di</strong> Figura 341, è <strong>di</strong> tipo centrifugo con inverter incorporato. Esso<br />

utilizza tecnologie avanzate derivate dalla tecnologia aeronautica. In particolare i cuscinetti <strong>di</strong> tenuta<br />

dell’albero motore sono <strong>di</strong> tipo elettromagnetico.<br />

Figura 341: Compressore Turbocor® con sezione interna<br />

Figura 342: Albero motore del Turbocor®<br />

Il numero <strong>di</strong> giri del compressore varia da 18000 a 48000 gpm e richiede spunti <strong>di</strong> corrente per<br />

avviarsi <strong>di</strong> soli 2 A contro i 500-600 dei compressori a vite aventi pari potenza 250 kW.<br />

Il sistema <strong>di</strong> variazione <strong>di</strong> velocità me<strong>di</strong>ante inverter assicura una potenza sempre pari al carico<br />

frigorifero, con grande risparmio <strong>di</strong> energia.<br />

I cuscinetti magnetici hanno una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> attrito pari allo 0,2% rispetto ai sistemi tra<strong>di</strong>zionali.<br />

Inoltre questo sistema è del tutto privo <strong>di</strong> olio.<br />

Essi, inoltre, contribuiscono a mantenere l’albero perfettamente centrato in ogni con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

carico.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 252<br />

Figura 343: Un’altra vista del compressore Turbocor®<br />

Figura 344: Particolare dei supporti magnetici del Turbocor®<br />

Figura 345: Schematizzazione del supporto magnetico del Turbocor®


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 253<br />

Figura 346: Vista dell’impeller del Turbocor®<br />

E’ previsto un sistema automatico <strong>di</strong> de-lievitazione magnetica con atterraggio dell’asse motore su<br />

cuscinetti tra<strong>di</strong>zionali che hanno una funzione <strong>di</strong> solo supporto alternativo.<br />

Figura 347: Sistema <strong>di</strong> controllo elettronico del Turbocor®


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 254<br />

Il compressore Turbocor® è dotato <strong>di</strong> un sofisticato sistema <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>gitale che ne controlla<br />

le funzioni (vi sono fino a 150 punti <strong>di</strong> controllo) e ne massimizza l’efficienza.<br />

I vantaggi della tecnologia Turbocor® sono così riassumibili:<br />

- elevata efficienza frigorifera, così come visto per i compressori centrifughi con inverter;<br />

- minori emissioni;<br />

- maggiore affidabilità per una sensibile riduzione <strong>di</strong> parti rotanti;<br />

- un peso pari ad 1/5 dei compressori tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> pari potenzialità;<br />

- una rumorosità molto bassa (da 50 a 70 dB ad 1m <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza 15 )<br />

Figura 348: Compressore Turbocor® in funzione<br />

Figura 349: Particolare del circuito frigorifero interno al Turbocor®<br />

15 Anche se i dati acustici così espressi non sono del tutto sod<strong>di</strong>sfacenti, come si vedrà nel capitolo sulla rumorosità<br />

degli impianti, questi dati forniscono una in<strong>di</strong>cazione comparativa molto positiva rispetto ad analoghi dati dei compressori<br />

tra<strong>di</strong>zionali. Lo spettro della rumorosità prodotta è comunque visibile in Tabella 54.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 255<br />

Figura 350: Layout del circuito <strong>di</strong> raffreddamento del Turbocor®<br />

Figura 351: Andamento del COP del Turbocor® in funzione della percentuale <strong>di</strong> carico<br />

Figura 352: Curva kW/ton del compressore Turbocor®


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 256<br />

Tabella 54: Spettro <strong>di</strong> rumore emesso dal Turbocor® per due potenzialità<br />

Figura 353: Esempi <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> compressori Turbocor® con raffreddamento ad acqua<br />

Figura 354: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> compressori Turbocor® della McQuay


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 257<br />

Figura 355: Unità con Turbocor® raffreddata ad aria della Climaveneta<br />

Tabella 55: Data sheet dei refrigeratori Climaveneta<br />

Una interessante applicazione <strong>di</strong> questa famiglia <strong>di</strong> compressori è il retrofitting in impianti<br />

esistenti.<br />

Le <strong>di</strong>mensioni ridotte <strong>di</strong> questo compressore, infatti, ne permettono l’inserimento in impianti già<br />

esistenti con molta facilità.<br />

PROBLEMATICHE ATTUALI DEI COMPRESSORI TURBOCOR®<br />

I compressori Turbocor®, anche alla luce <strong>di</strong> quanto sopra esposto, si presentano come una vera<br />

innovazione tecnologica nel campo delle macchine <strong>di</strong> refrigerazione. Tuttavia oltre ai tanti vantaggi già<br />

esposti (leggerezza, silenziosità, frictionless, regolazione continua, COP e IPLV elevati,..) occorre tenere<br />

conto <strong>di</strong> alcune attuali limitazioni alla loro <strong>di</strong>ffusione.<br />

In primo luogo il costo <strong>di</strong> questi compressori è ancora elevato e si pone al <strong>di</strong> sopra degli attuali<br />

costi <strong>di</strong> compressori <strong>di</strong> paragonabile potenza. In <strong>secondo</strong> luogo è da considerare che la novità spesso è


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 258<br />

un ostacolo alla <strong>di</strong>ffusione: la tecnologia avanzata utilizzata (vedasi cuscinetti a lievitazione magnetica)<br />

suscita timori e perplessità, specialmente se si considerano le limitate conoscenze <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong><br />

compressori e le <strong>di</strong>fficoltà che si verrebbero a porre in caso <strong>di</strong> interventi on site per guasti.<br />

Ma probabilmente il limite maggiore deriva dalla temperatura limite che questo compressore oggi<br />

consente <strong>di</strong> raggiungere a fine fase compressione e pari a 42 °C. Ciò pone grosse <strong>di</strong>fficoltà per la<br />

condensazione in climi cal<strong>di</strong> ed esclude, almeno fino ad oggi, la possibilità <strong>di</strong> utilizzare questo<br />

compressore per refrigeratori a pompe <strong>di</strong> calore.<br />

Passando, ad esempio, da una temperatura dell’aria esterna da 35 a 32 °C si ha un incremento <strong>di</strong><br />

circa il 14,5% <strong>di</strong> potenza frigorifera.<br />

Figura 356: Esempio <strong>di</strong> retrofitting con compressore Turbocor®<br />

I costruttori <strong>di</strong> refrigeratori d’acqua sono tutt’ora scettici. Ad oggi, in Italia, si hanno pochissimi<br />

refrigeratori con Turbocor® in catalogo e spesso le loro caratteristiche non sono facilmente reperibili.<br />

Molti costruttori stanno a guardare l’evoluzione del mercato prima <strong>di</strong> scommettersi in produzioni<br />

ritenute costose ed ancora azzardate.<br />

Tuttavia si ritiene che questa tecnologia risulti vincente nell’imme<strong>di</strong>ato futuro sia per le<br />

caratteristiche innovative del prodotto che per le alte prestazioni ottenibili.<br />

In Figura 357 si hanno gli andamenti degli in<strong>di</strong>ci EER e IPLV per le due configurazioni con<br />

raffreddamento ad acqua e ad aria con condensatore a secco (H) e con condensatore allagato (HF)<br />

rispetto ad analoghi refrigeratori con compressori centrifughi senza inverter.<br />

Si può osservare come l’andamento <strong>di</strong> entrambi gli in<strong>di</strong>ci siano molto favorevoli a questo tipo <strong>di</strong><br />

refrigeratori, specialmente ai carichi parziali.<br />

Inoltre il valore dell’in<strong>di</strong>ce ILPV (Integrated Part Load Value) risulta molto elevato per refrigeratori<br />

raffreddati ad acqua (9 contro 6,5) ma anche per i refrigeratori raffreddati ad aria si ha un beneficio<br />

sensibile (5,9 contro 4,5).


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 259<br />

Figura 357: In<strong>di</strong>ci EER e IPLV per refrigeratori con Turbocor® raffreddati a d acqua e ad aria<br />

4.8 COMPRESSORI ROTATIVI NEGLI IMPIANTI FRIGORIFERI<br />

I compressori rotativi stanno vivendo oggi un momento <strong>di</strong> gloria per le caratteristiche positive<br />

che presentano.<br />

Essi, infatti, producono una p che risulta in<strong>di</strong>pendente dalla pressione a monte e a valle dello<br />

stesso compressore, non hanno bisogno <strong>di</strong> valvole (essendo rotativi sono anche a flusso continuo)<br />

anche se hanno bisogno <strong>di</strong> una abbondante lubrificazione.<br />

Anche per questi compressori restano vali<strong>di</strong> i concetti <strong>di</strong> spazio nocivo e <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento<br />

<strong>volume</strong>trico.<br />

Possono essere:<br />

A palette<br />

A vite<br />

A spirale orbitante (scroll)


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 260<br />

4.8.1 COMPRESSORE ROTATIVO A PALETTE MULTIPLE<br />

E’ un compressore che utilizza lo schema <strong>di</strong> compressione per rotazione asimmetrica con palette<br />

mobili che si spostano ra<strong>di</strong>almente in modo da confinare il fluido in lobi ben precisi, come in<strong>di</strong>cato in<br />

Figura 358.<br />

Anche in questo caso, come per i compressori centrifughi, si ha un collettore <strong>di</strong> raccolta esterno<br />

che converte la pressione <strong>di</strong>namica in pressione statica.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> compressori è utilizzato per impianti <strong>di</strong> potenzialità limitata (qualche kW) ed ha un<br />

suo punto <strong>di</strong> forza nella compattezza, regolarità <strong>di</strong> funzionamento e nella richiesta <strong>di</strong> poca<br />

manutenzione.<br />

I ren<strong>di</strong>menti <strong>volume</strong>trici non sono elevati e così pure i rapporti <strong>di</strong> compressione per cui sono<br />

convenienti solo con quei flui<strong>di</strong> frigorigeni che possono essere utilizzati in questi range <strong>di</strong> lavoro<br />

Figura 358: Compressore rotativo a palette multiple<br />

Figura 359: Sezione <strong>di</strong> un compressori a lobi<br />

4.8.2 COMPRESSORI A VITE<br />

I compressori a vite sono caratterizzate da due viti controrotanti, dette maschio e femmina, in<br />

modo da trasportare e comprimere il fluido all’interno dei lobi in accoppiamento. In Figura 360 si ha il<br />

particolare delle due viti controrotanti. Queste sono poste all’interno <strong>di</strong> un contenitore (carter) nel quale<br />

fluisce sia il fluido frigorigeno che il lubrificante.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 261<br />

Il funzionamento del compressore a vite (utilizzato anche negli impianti per l’aria compressa da<br />

qualche decennio) è schematizzato in Figura 361: il fluido è portato dall’ingresso verso l’uscita per<br />

effetto della rotazione delle viti e contemporaneamente viene compresso con rapporto <strong>di</strong> compressione<br />

funzione della <strong>di</strong>stanza degli assi delle viti.<br />

Una particolarità interessante dei compressori a vite è la loro capacità <strong>di</strong> variare il carico <strong>di</strong> lavoro<br />

dal 10 al 100% del valore nominale con continuità e non a gra<strong>di</strong>ni, come già visto per i compressori<br />

alternativi.<br />

Ciò viene realizzato me<strong>di</strong>ante un cassonetto, ve<strong>di</strong> Figura 362, che posto al <strong>di</strong> sopra del carter<br />

bypassa il fluido refrigerante da comprimere facendolo passare in uscita. La posizione del cassonetto<br />

viene stabilita dal sistema <strong>di</strong> regolazione in funzione del carico <strong>di</strong> lavoro.<br />

La potenza <strong>di</strong> spunto a carichi ridotti può essere maggiore rispetto ai compressori alternativi.<br />

Questa caratteristica <strong>di</strong> variazione continua del carico rende questi compressori molto como<strong>di</strong><br />

nelle applicazioni impiantistiche che richiedono un forte adattamento al carico in con<strong>di</strong>zioni molto<br />

variabili.<br />

Si pensi, ad esempio, alle applicazioni free cooling (stagione primaverile o autunnale) quando i<br />

carichi termici sono molto bassi e le con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche dell’aria esterna sono ideali per la<br />

climatizzazione dei locali interni.<br />

Questi compressori hanno un sistema corposo <strong>di</strong> separazione dell’olio <strong>di</strong> lubrificazione, sono<br />

relativamente rumorosi (ai regimi estremi) ma presentano un buon ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> compressione ed un<br />

elevato ren<strong>di</strong>mento <strong>volume</strong>trico. Inoltre la temperatura <strong>di</strong> mandata <strong>di</strong> questi compressori è<br />

notevolmente inferiore a quella dei compressori alternativi o a pistoni.<br />

In Figura 363 si ha una sezione <strong>di</strong> un compressore a vite commerciale nella quale sono ben<br />

visibili le viti, il motore elettrico (raffreddato dallo stesso fluido frigorigeno) e il sistema <strong>di</strong> regolazione a<br />

cassonetto.<br />

I compressori a vite sono macchine a funzionamento continuo e pertanto risultano <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

molto compatte.<br />

Figura 360: Viti maschio e femmina: particolare costruttivo


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 262<br />

Figura 361: funzionamento del compressore a vite<br />

Figura 362: Regolazione a cassonetto dei compressori a vite<br />

Figura 363:Sezione <strong>di</strong> un compressore a vite


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 263<br />

RAPPORTO VOLUMETRICO INTRINSECO<br />

I compressori rotativi comprimono il gas fino ad una pressione finale che è in<strong>di</strong>pendente dalla<br />

pressione iniziale nel condotto <strong>di</strong> mandata. Ai fini del calcolo della potenza assorbita (W) possiamo<br />

definire ren<strong>di</strong>mento del compressore rotativo il rapporto:<br />

Leff . speso<br />

rot<br />

[72]<br />

L<br />

ottenuto.max<br />

Occorre anche tenere conto del ren<strong>di</strong>mento <strong>volume</strong>trico intrinseco dato da:<br />

Vmax<br />

va<br />

r vi<br />

V<br />

v<br />

[73]<br />

Assumendo una compressione politropica si ha:<br />

min<br />

v<br />

<br />

a<br />

pp pa par<br />

<br />

v <br />

p <br />

Il ren<strong>di</strong>mento del compressore rotativo può allora scriversi nella forma:<br />

<br />

Rot<br />

n<br />

p<br />

n<br />

vi<br />

<br />

p <br />

<br />

pr <br />

<br />

r<br />

<br />

<br />

<br />

[74]<br />

n<br />

p<br />

a vi<br />

vi<br />

f f f f r<br />

<br />

vi<br />

p <br />

p<br />

pm<br />

<br />

ove p M è la pressione <strong>di</strong> mandata, p a la pressione minima. La potenza assorbita vale:<br />

V <br />

[75]<br />

v<br />

W m hcom<br />

hcom<br />

v1<br />

Rot<br />

4.8.3 COMPRESSORI A SPIRALE ORBITANTE<br />

Sono detti anche compressori scroll e sono l’ultima novità nel campo dei compressori frigoriferi. In<br />

essi una spirale orbitante, ve<strong>di</strong> Figura 364, in modo eccentrico produce la compressione <strong>di</strong> lobi e lo<br />

spostamento del fluido compresso verso il punto <strong>di</strong> uscita.<br />

, <br />

<br />

Figura 364: Spirale orbitante<br />

Il movimento orbitale provoca l’accumulo nelle spirali accoppiate <strong>di</strong> sacche <strong>di</strong> gas che, con il<br />

progre<strong>di</strong>re del movimento, vengono spostate verso l’uscita, ve<strong>di</strong> Figura 366.<br />

Osservando il ciclo completo, Figura 366, si nota che le tre fasi: (A) <strong>di</strong> aspirazione, (B) <strong>di</strong><br />

compressione, (C) <strong>di</strong> scarico, avvengono simultaneamente in sequenza <strong>di</strong>namica.<br />

In Figura 370 si ha il dettaglio della funzione dell’elemento interme<strong>di</strong>o dello scroll, cioè il<br />

<strong>di</strong>spositivo per il motore eccentrico con in canale <strong>di</strong> scarico centrale.<br />

In Figura 371 si ha il particolare dell’accoppiamento faccia a faccia delle spirali: la spirale superiore è<br />

fissa e contiene l’apertura per lo scarico del gas compresso, la spirale inferiore è quella mobile in moto<br />

orbitante (non rotativo). L’aspirazione del gas avviene sul bordo estremo del complesso a spirale.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 264<br />

Figura 365: Vista <strong>di</strong> uno scroll<br />

Figura 366: Ciclo scroll completo<br />

Figura 367: Il completamento della seconda orbita sviluppa la compressione massima<br />

Figura 368: Durante la terza orbita i gas compressi sono evacuati verso la luce <strong>di</strong> scarico


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 265<br />

Figura 369 : Al completamento dell’orbita il <strong>volume</strong> occupato dal gas si riduce a zero: espulsione gas<br />

I bor<strong>di</strong> superiori delle spirali sono muniti <strong>di</strong> guarnizione che fanno tenuta stagna sulla superficie<br />

della spirale opposta. Il centro del cuscinetto <strong>di</strong> supporto e quello dell’albero motore sono sfalsati, ve<strong>di</strong><br />

Figura 370, in modo da imprimere un moto orbitale (eccentrico) alla spirale mobile.<br />

In Figura 372 si ha una sezione <strong>di</strong> un compressore scroll completo nella quale sono visibili tutti i<br />

particolari descritti in precedenza, il motore elettrico e gli ingombri.<br />

I compressori scroll (detti anche più semplicemente, scroll) arrivano a potenze massime <strong>di</strong> 3050<br />

kW e sono caratterizzati da una buona silenziosità <strong>di</strong> marcia, da ren<strong>di</strong>menti <strong>volume</strong>trici elevati (rispetto<br />

agli alternativi), buoni ren<strong>di</strong>menti isoentropici <strong>di</strong> compressione.<br />

La loro <strong>di</strong>ffusione è oggi elevata nei gruppi frigoriferi per applicazioni <strong>di</strong> climatizzazione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a<br />

taglia (< 50 kW per compressore). Possono anche aversi gruppi frigoriferi a più compressori scroll fino<br />

a potenzialità totali massime dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 500 kW.<br />

Figura 370: Dispositivo per moto eccentrico e punto <strong>di</strong> scarico


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 266<br />

Figura 371: Particolare dell’accoppiamento delle spirali<br />

Figura 372: Sezione <strong>di</strong> un compressore scroll<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> più compressori scroll consente <strong>di</strong> parzializzare meglio il funzionamento dei gruppi<br />

frigoriferi.<br />

Recentemente sono stati proposti gruppi <strong>di</strong> refrigerazione scroll, del tipo aria – acqua, con ben 12<br />

compressori scroll e 10 gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> parzializzazione dal 20 al 100% del carico.<br />

Questa soluzione consente due grossi vantaggi: una minore corrente <strong>di</strong> spunto all’avviamento (si<br />

hanno solo 2 scroll attivi) ed una regolazione a carico parziale più efficiente (con 10% <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>no).<br />

4.9 REFRIGERATORI AD ASSORBIMENTO<br />

Si è visto in Fisica Tecnica il principio <strong>di</strong> base <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> queste macchine. Si riporta nel<br />

prosieguo un breve richiamo.<br />

In Figura 373 ne é in<strong>di</strong>cato lo schema impiantistico per una macchina del tipo acqua-ammoniaca. La<br />

miscela acqua-ammoniaca si compone <strong>di</strong> acqua che fa da solvente e <strong>di</strong> ammoniaca che fa da soluto (e<br />

quin<strong>di</strong> più volatile). Per effetto del calore Q 4 ceduto al serbatoio superiore (detto generatore) si libera NH 3


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 267<br />

allo stato quasi puro e ad alta pressione. L'NH 3 inizia il ciclo classico <strong>di</strong> condensazione, laminazione ed<br />

evaporazione (presente anche nel ciclo frigorifero classico a compressione <strong>di</strong> vapori saturi).<br />

All'uscita dell'evaporatore l'NH 3 si ricombina nel serbatoio inferiore, detto assorbitore, con la<br />

miscela <strong>di</strong> acqua-ammoniaca impoverita <strong>di</strong> ammoniaca e proveniente dal serbatoio superiore (tramite<br />

una valvola <strong>di</strong> laminazione perché in basso c'è una pressione inferiore a quella presente in alto).<br />

La reazione <strong>di</strong> assorbimento é esotermica e quin<strong>di</strong> cede calore Q 4 all'esterno. Una pompa provvede<br />

a riportare la miscela <strong>di</strong> acqua e ammoniaca ricomposta al serbatoio superiore (generatore) e si riprende<br />

il ciclo.<br />

In conclusione si hanno due cicli:<br />

<br />

<br />

uno interno fra generatore e assorbitore;<br />

uno esterno che produce nell'evaporatore l'effetto frigorifero.<br />

Le temperature tipiche <strong>di</strong> utilizzo della macchina ad assorbimento <strong>di</strong>pendono dal fluido <strong>di</strong> lavoro.<br />

Per acqua ed ammoniaca si hanno circa 130150 °C al generatore e circa 4555 °C all’assorbitore e al<br />

condensatore. La temperatura all’evaporatore è funzione della pressione <strong>di</strong> esercizio ed è <strong>di</strong> qualche<br />

grado sotto lo zero. Oltre alla miscela acqua-ammoniaca si utilizzano oggi anche miscele acqua-bromuro <strong>di</strong><br />

litio o anche acqua-fluoruro <strong>di</strong> litio: in questi casi é l'acqua il componente più volatile.<br />

Queste macchine hanno il pregio <strong>di</strong> funzionare a temperatura inferiore (circa 80 °C) rispetto a<br />

quella ad ammoniaca (130÷150 °C). In alcuni casi si é anche utilizzata l'energia solare per alimentare il<br />

generatore (Q 3 ).<br />

Le macchine ad assorbimento possono essere utilizzate anche con cascami termici (termine usato<br />

per in<strong>di</strong>care i rifiuti termici nei processi <strong>di</strong> lavorazione industriale).<br />

L'utilizzo come pompa <strong>di</strong> calore risulta conveniente negli impianti cogenerativi perché queste<br />

macchine trasformano un carico elettrico (quello dei compressori tra<strong>di</strong>zionali alimentati ad energia<br />

elettrica) in un carico termico (quello del generatore) e quin<strong>di</strong> consentono <strong>di</strong> avere sia caldo (pompa <strong>di</strong><br />

calore) che freddo (refrigeratore) con sola energia termica.<br />

GENERATORE 1<br />

7 H2O + NH3<br />

NH3<br />

qg<br />

CONDENSATORE<br />

qc<br />

p1<br />

6<br />

VALVOLE DI LAMINAZIONE<br />

8<br />

2 LINEA DELLE PRESSIONI<br />

POMPA RICIRCOLO<br />

p2<br />

5<br />

9<br />

3<br />

EVAPORATORE<br />

H2O<br />

4<br />

qo<br />

ASSORBITORE<br />

qa<br />

Figura 373: Schema <strong>di</strong> una macchina frigorifera ad assorbimento


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 268<br />

4.9.1 FUNZIONAMENTO DELLA MACCHINA AD ASSORBIMENTO<br />

Il funzionamento della macchina ad assorbimento può essere illustrato me<strong>di</strong>ante le curve Log(p)-<br />

1/T <strong>di</strong> Figura 374. In ascisse si ha l’inverso della temperatura assoluta (1/T) e in or<strong>di</strong>nate il logaritmo<br />

della pressione <strong>di</strong> lavoro del fluido.<br />

Il punti 1 e 2 sono coincidenti perché alla stessa pressione, così come i punti 3 e 4. I due cicli<br />

marcati in figura rappresentano il ciclo (degenere in linea) dell’ammoniaca e il ciclo della miscela<br />

impoverita. Se scriviamo il bilancio <strong>di</strong> energia alla macchina ad assorbimento a regime stazionario si ha:<br />

q0 qg qa qc<br />

Il bilancio <strong>di</strong> entropia <strong>di</strong>viene:<br />

q q q q<br />

<br />

T T T<br />

0 g a c<br />

o g a<br />

avendo in<strong>di</strong>cato con T 0, T g e T a le temperature all’evaporatore, al generatore e all’assorbitore. Se si<br />

tiene conto del bilancio energetico la precedente <strong>di</strong>viene:<br />

q q<br />

0 g<br />

q0<br />

qg<br />

<br />

T T T<br />

o g a<br />

Se ora definiamo il coefficiente <strong>di</strong> effetto utile frigorifero come rapporto:<br />

q0 qo<br />

<br />

q P q<br />

g<br />

p<br />

g<br />

allora, per la precedente relazione, si ha:<br />

1 1<br />

<br />

q T<br />

0 a<br />

Tg<br />

<br />

q 1 1<br />

g <br />

T T<br />

0<br />

a<br />

[76]<br />

Log p<br />

pc<br />

1<br />

1=2<br />

0.8 0.6 0.4 0.3 0.2 0<br />

8<br />

po<br />

3=4<br />

5<br />

Soluzione<br />

A B C<br />

To Ta Tg<br />

1/T<br />

Figura 374: Rappresentazione del ciclo ad assorbimento


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 269<br />

Osservando la Figura 374 si può anche scrivere:<br />

BC<br />

[77]<br />

AB<br />

e quin<strong>di</strong> il coefficiente <strong>di</strong> effetto utile è imme<strong>di</strong>atamente calcolabile graficamente dallo stesso<br />

<strong>di</strong>agramma termo<strong>di</strong>namico.<br />

Figura 375Diagramma <strong>di</strong> Oldham per H 2 o e NH 3<br />

4.9.2 RICHIAMI DI TERMODINAMICA DELLE SOLUZIONI<br />

E’ noto dalla teoria delle soluzioni che per liberare NH 3 da una miscela con acqua occorre fornire<br />

calore mentre corre raffreddare la miscela per assorbirla. Quanto detto viene riportato in abachi aventi<br />

in ascissa la concentrazione (massa <strong>di</strong> soluto per kg <strong>di</strong> miscela) e la temperatura T.<br />

In Figura 376 si ha un esempio per curve Vaporus – Liquidus relative a due pressioni. Le due curve<br />

separano tre campi <strong>di</strong> esistenza della soluzione: liquido – vapore saturo – vapore surriscaldato.<br />

Applicando la regola delle fasi <strong>di</strong> Gibbs si possono determinare i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà del sistema nei tre<br />

campi <strong>di</strong> esistenza anzidetti e sulle curve <strong>di</strong> equilibrio.<br />

<br />

<br />

Figura 376: Esempio <strong>di</strong> curve Vaporus – Liquidus


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 270<br />

Nelle applicazioni impiantistiche relative agli impianti frigoriferi risulta più agevole riferirsi al<br />

piano (h,), aventi in or<strong>di</strong>nate le entalpie specifiche e in ascisse le concentrazioni del soluto<br />

(ammoniaca).<br />

Si ha quin<strong>di</strong> la mo<strong>di</strong>fica dell’abaco <strong>di</strong> Figura 376 che <strong>di</strong>viene quello <strong>di</strong> Figura 377. In questi<br />

abachi, oltre alle curve <strong>di</strong> equilibrio, vi sono le curve ausiliarie che servono per determinare il punto<br />

corrispondente del vapore in equilibrio con il liquido <strong>di</strong> cui sono note ( e T) o ( e p).<br />

Nella stessa figura si vede come il liquido segnato con A stia in equilibrio con il vapore B<br />

determinato dall’intersezione della AA’ (con A’ sull’ausiliaria <strong>di</strong> pari pressione) e con la A’B (con B sulla<br />

curva Vaporus alla pressione del liquido).<br />

L’abaco così strutturato prende il nome <strong>di</strong> Merkel – Bosnjakovic ed è riportato, per la miscela<br />

acqua – ammoniaca, in Figura 378.<br />

<br />

<br />

Figura 377: Esempio <strong>di</strong> curve (h,)<br />

4.9.3 PROGETTO DI UN IMPIANTO AD ASSORBIMENTO<br />

Il ciclo ad assorbimento visto in precedenza si può ulteriormente migliorare osservando che la<br />

miscela impoverita che dal generatore scende nell’assorbitore è ad una temperatura maggiore <strong>di</strong><br />

quest’ultimo (che fra l’altro deve essere raffreddato poiché la reazione <strong>di</strong> assorbimento è esotermica) e<br />

pertanto si può recuperare il calore come in<strong>di</strong>cato in Figura 380 ove lo scambiatore consente <strong>di</strong><br />

preriscaldare la miscela arricchita in entrata al generatore. In Figura 381 si ha la schematizzazione del<br />

ciclo ad assorbimento nel piano (h,) <strong>di</strong> Bosnjakovic.<br />

In essa sono segnati alcuni valori della temperatura e <strong>di</strong> pressione usuali. Il liquido ricco (a<br />

concentrazione r ) entra nel generatore Ge a pressione p 1 =12 bar. Dopo l’evaporazione <strong>di</strong> parte <strong>di</strong> NH 3<br />

la miscela impoverita (a concentrazione p ) esce da Ge.<br />

Il processo <strong>di</strong> impoverimento (o <strong>di</strong> rilascio <strong>di</strong> NH 3 dal generatore) si può ritenere isobaro e in<br />

figura è segnata come 12. Il punto 3 <strong>di</strong> Figura 380 ha la stessa entalpia del punto 2 per effetto della<br />

laminazione. Per effetto dello scambiatore <strong>di</strong> calore il liquido impoverito cede calore al liquido<br />

arricchito proveniente dall’assorbitore; l’entalpia del punto 3 <strong>di</strong>minuisce e la concentrazione si mantiene<br />

costante per cui si ha la trasformazione 33’ <strong>di</strong> figura.<br />

Nell’assorbitore il liquido povero assorbe vapore condensato dall’evaporatore: il processo avviene<br />

a pressione costante portando la concentrazione da p ad r lungo la trasformazione 3’4 <strong>di</strong> figura. Il


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 271<br />

liquido ormai arricchito <strong>di</strong> NH 3 viene preriscaldata dallo scambiatore <strong>di</strong> calore e portato alla pressione<br />

maggiore p 1 .<br />

Trascurando il lavoro <strong>di</strong> compressione della pompa <strong>di</strong> trasferimento, possiamo <strong>di</strong>re che il punto 4<br />

coincide con il punto 1. Quanto detto descrive il ciclo del liquido. Ve<strong>di</strong>amo adesso il ciclo del vapore o<br />

dell’NH 3 . Questo esce dal generatore in con<strong>di</strong>zioni relative a punto 5 e alla pressione p 1 . Per mezzo<br />

della curva ausiliaria per la pressione p 1 si determina il punto 5 sulla curva <strong>di</strong> equilibrio del vapore, come<br />

in<strong>di</strong>cato in Figura 381. Il vapore <strong>di</strong> NH 3 (che è ad elevata concentrazione, come si può osservare dalla<br />

stessa figura, passa allo stato corrispondente al punto 6 all’uscita del condensatore.<br />

Figura 378: Abaco <strong>di</strong> Bosnjakovic per la miscela Acqua – Ammoniaca


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 272<br />

Figura 379: Diagramma <strong>di</strong> Merkel per H 2 0 e BrLi<br />

GENERATORE 5<br />

1 H2O + NH3<br />

Ge<br />

NH3<br />

Qg<br />

CONDENSATORE<br />

Q1<br />

p1<br />

2<br />

6<br />

LINEA DELLE PRESSIONI<br />

POMPA RICIRCOLO<br />

p2<br />

4'<br />

3<br />

7<br />

EVAPORATORE<br />

3'<br />

4<br />

H2O<br />

As<br />

8<br />

Q2<br />

ASSORBITORE<br />

Qa<br />

Figura 380: Ciclo ad assorbimento con recupero <strong>di</strong> calore<br />

La trasformazione 56 avviene a v costante fino alla temperatura <strong>di</strong> uscita alla pressione p 1 . Il<br />

liquido condensato è formato da NH 3 quasi pura ed attraversa la valvola <strong>di</strong> laminazione (trasformazione<br />

isoentalpica) fino al punto 7 (trasformazione = costante e h = costante) coincidente con il punto 6<br />

prima trovato. Il liquido laminato viene poi vaporizzato nell’evaporatore nelle con<strong>di</strong>zioni relative al<br />

punto 8. A seconda della temperatura <strong>di</strong> inizio e <strong>di</strong> fine evaporazione (si osservi che si ha sempre una<br />

miscela <strong>di</strong> due componenti e che, per conseguenza, non si ha temperatura costante durante il passaggio<br />

<strong>di</strong> stato <strong>di</strong> evaporazione) il punto 8 può ricadere nella zona dei vapori saturi.<br />

Per determinarlo occorre conoscere le con<strong>di</strong>zioni della miscela tutta liquida alla temperatura <strong>di</strong><br />

inizio vaporizzazione (L) e <strong>di</strong> quella tutta vapore nelle stesse con<strong>di</strong>zioni, (V), come in<strong>di</strong>cato in figura<br />

con l’ausilio delle curve ausiliarie, ve<strong>di</strong> il particolare in Figura 382.<br />

La miscela avrà le con<strong>di</strong>zioni 8 date dalla intersezione del v = costante (in quanto la percentuale<br />

<strong>di</strong> NH 3 rimane costante nella miscela) con la retta LV <strong>di</strong>anzi determinata.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 273<br />

Il fluido nelle con<strong>di</strong>zioni del punto 8 entra nell’assorbitore e il ciclo riprende nuovamente con la<br />

miscela arricchita che esce nelle con<strong>di</strong>zioni del punto 4 dall’assorbitore.<br />

La portata <strong>di</strong> fluido frigorigeno all’evaporatore si determina con il rapporto:<br />

m P0<br />

v<br />

h h<br />

ove si ha:<br />

P 0 potenzialità frigorifera, kW;<br />

h 8 – h 7 <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> entalpia all’evaporatore, kJ(kg.<br />

La portata <strong>di</strong> liquido impoverito è in rapporto ben determinato con quella del vapore<br />

nell’evaporatore e per determinarla occorre fare un bilancio delle masse <strong>di</strong> NH 3 entranti ed uscenti dal<br />

generatore, Ge. A tale scopo in<strong>di</strong>chiamo con f il numero <strong>di</strong> kg <strong>di</strong> soluzione ricca da far circolare per<br />

ogni kg <strong>di</strong> vapore necessario all’evaporatore.<br />

Con riferimento alla Figura 383 si ha il seguente bilancio delle masse:<br />

f 1 f 1<br />

<br />

da cui ricaviamo:<br />

espressa come kg soluzione /kg vapore .<br />

8 7<br />

<br />

r v p<br />

f<br />

v<br />

p<br />

<br />

<br />

r<br />

p<br />

<br />

<br />

p<br />

<br />

r<br />

v<br />

<br />

Figura 381: Ciclo ad assorbimento nel piano (h,)


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 274<br />

Figura 382: Particolare del ciclo del vapore<br />

<br />

f [kg]<br />

1<br />

5<br />

Ge<br />

<br />

1 [kg]<br />

Qg<br />

2<br />

[f-1] [kg]<br />

<br />

La portata totale della soluzione è:<br />

Figura 383: Bilancio delle portate al generatore<br />

m<br />

r<br />

f m<br />

Il calore da fornire al generatore, Q g , può essere determinato dal bilancio energetico allo stesso<br />

generatore. Dalla Figura 383 si ha:<br />

1h5 f 1<br />

h2 f h1<br />

Qg<br />

Energiauscente<br />

v<br />

Energiaentrante<br />

ponendo, nel caso <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> calore, h 1 = h 4’ (trascurando l’incremento <strong>di</strong> entalpia dovuto alla<br />

pompa <strong>di</strong> trasferimento del liquido) allora si ha:<br />

Q f h h h h<br />

g<br />

<br />

2 4' 5 2<br />

Assume una certa importanza, in questo tipo <strong>di</strong> impianti, il rapporto fra il calore asportato<br />

all’evaporatore e quello fornito al generatore. Questo viene detto rapporto termico, R, e coincide con<br />

il coefficiente <strong>di</strong> effetto utile se si trascura il lavoro della pompa. Risulta:<br />

Qev<br />

h8 h7<br />

R Q Q<br />

g<br />

g


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 275<br />

La potenza teorica della pompa <strong>di</strong> alimento del generatore vale:<br />

P m v p p<br />

p r r<br />

<br />

1 2<br />

ove si ha:<br />

m<br />

r<br />

è la portata <strong>di</strong> miscela ricircolata, (kg/s)<br />

v r <strong>volume</strong> specifico della miscela, (m³/kg)<br />

p 1 –p 2 salto <strong>di</strong> pressione fra assorbitore e generatore, (Pa).<br />

4.10 DETERMINAZIONE DEL CICLO AD ASSORBIMENTO<br />

Per la determinazione del ciclo <strong>di</strong> Figura 381 occorre conoscere, quali dati <strong>di</strong> progetto, la<br />

temperatura <strong>di</strong> evaporazione iniziale, t’ ev , e finale, t” ev , la temperatura del generatore, t g , la temperatura <strong>di</strong><br />

uscita della soluzione ricca dall’assorbitore , t a , e la temperatura finale <strong>di</strong> condensazione, t c ..<br />

Si determina, in primo luogo, la pressione <strong>di</strong> esercizio del condensatore, p 1 , nonché la pressione <strong>di</strong><br />

esercizio dell’evaporatore, p 2 .<br />

Per far ciò supponiamo, inizialmente, che l’NH 3 lasci il generatore pressoché pura ( v =1); in<br />

questo modo sull’asse verticale a destra della Figura 378 è possibile trovare l’intersezione la =1 e le<br />

isoterme t’ ev e t c determinando le due isobare <strong>di</strong> equilibrio p 2 e p 1 .<br />

Noti questi valori, dall’intersezione della isobara p 1 con la isoterma tg si ottiene il punto 2 <strong>di</strong><br />

equilibrio all’uscita dal generatore e dall’intersezione dell’isobare p 2 con l’isoterma t a si ottiene il punto 4<br />

<strong>di</strong> equilibrio all’uscita dall’assorbitore.<br />

Qualora non ci sia lo scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> recupero si traccia il ciclo <strong>di</strong> liquido, come in<strong>di</strong>cato<br />

in Figura 381. Sono così determinati i valori delle concentrazioni r e p delle soluzioni ricca e povera.<br />

Con l’uso delle curve ausiliarie a pressione p 1 si può determinare il punto 5 rappresentativo del<br />

vapore all’uscita dal generatore. Il punto 6 <strong>di</strong> fine condensazione si determina dall’intersezione<br />

dell’isoterma t c e della v Il punto 7, a valle della laminazione, coincide (almeno per questo tipo <strong>di</strong><br />

abachi) con il punto 6, per quanto già detto in precedenza. Il punto 8 si determina me<strong>di</strong>ante<br />

l’intersezione fra la LV con la v = costante. Se si ha lo scambiatore <strong>di</strong> calore allora si procede come<br />

sopra detto per la determinazione delle pressioni e dei punti 4, 2, 5, 6, 7, 8.<br />

Il punto 3’ <strong>di</strong> uscita dallo scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> determina intersecando la p 0 con la isoterma<br />

t c . L’entalpia del liquido nelle con<strong>di</strong>zioni del punto 1’ si determina con un semplice bilancio energetico<br />

allo scambiatore <strong>di</strong> calore. Con il simbolismo <strong>di</strong> Figura 383 si ha:<br />

f h h f 1<br />

h h<br />

ovvero:<br />

<br />

1' 4 3 3'<br />

f 1<br />

h h h h<br />

f<br />

4' 4 3 3'<br />

In genere si può considerare h 4’ = h 1 e segnare il punto 1 lungo la = r nel <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> Figura<br />

381. Il flusso termico che lo scambiatore deve trasmettere vale:<br />

Q m f h h<br />

sc<br />

v<br />

<br />

4' 4<br />

In questo modo resta completamente tracciato il ciclo ad assorbimento nel piano (h, ).<br />

4.10.1 REFRIGERATORI COMMERCIALI<br />

In Figura 384 si ha il layout <strong>di</strong> un refrigeratore ad assorbimento a singolo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tipo<br />

commerciale. Sono visibili gli organi principali <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> macchine (Generatore ed Assorbitore)<br />

nonché l’Evaporatore e il Condensatore tipici delle macchine frigorifere.<br />

In Figura 385 si ha la foto <strong>di</strong> un assorbitore monosta<strong>di</strong>o commerciale nel quale sono visibili i<br />

componenti in<strong>di</strong>cati nel layout.<br />

Queste macchine lavorano con BrLi ed hanno una temperatura massima <strong>di</strong> esercizio <strong>di</strong> 130 °C.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 276<br />

Figura 384: Schematizzazione <strong>di</strong> un assorbitore commerciale<br />

Figura 385: Un assorbitore commerciale assemblato


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 277<br />

4.10.2 ASSORBITORI A DUE STADI AUTOALIMENTATI<br />

I refrigeratori/generatori <strong>di</strong> calore ad assorbimento a due sta<strong>di</strong> consentono <strong>di</strong> ottenere elevati<br />

COP (vicino all’unità) con una temperatura massima <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong> 160÷170 °C.<br />

Essi sono spesso autoalimentati e sono progettati per produrre acqua calda e acqua refrigerata<br />

necessarie per le esigenze <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni. In Figura 386 si ha il layout <strong>di</strong> questa<br />

macchina.<br />

Figura 386: Layout <strong>di</strong> un assorbitore autoalimentato a due sta<strong>di</strong><br />

Sia la funzione <strong>di</strong> raffreddamento che quella <strong>di</strong> riscaldamento avvengono attraverso l'evaporatore.<br />

Durante il funzionamento in riscaldamento è operativa solo la pompa della soluzione <strong>di</strong> cui è<br />

dotata l'unità. Il ciclo frigorifero ad assorbimento a due sta<strong>di</strong> usato nei refrigeratori/generatori <strong>di</strong> calore<br />

utilizza come refrigerante l'acqua e come assorbente il bromuro <strong>di</strong> litio.<br />

Il funzionamento dell'intero ciclo è reso possibile dalla forte affinità tra queste due sostanze. Il<br />

processo avviene all'interno <strong>di</strong> recipienti ermetici nei quali viene ricavato il vuoto pressoché assoluto.<br />

4.10.3 MACCHINE AD ASSORBIMENTO AD ALIMENTAZIONE SOLARE<br />

Le macchine ad assorbimento ben si prestano per un utilizzo con l'energia solare. In questo caso<br />

una batteria <strong>di</strong> collettori (ad esempio selettivi o del tipo heat pipe) alimenta il generatore con acqua a<br />

80-90 °C ottenendo al condensatore energia a circa 40 °C.<br />

Può anche sempbare un controsenso degradare calore da 80 °C a 40 °C me in realtà queste<br />

macchine si <strong>di</strong>mostrano convenienti dal punto <strong>di</strong> vista del bilancio energetico.<br />

Nelle figure seguenti si hanno gli schemi (layout) impiantistici per macchine ad assorbimento<br />

alimentate ad energia solare, sia per la refrigerazione dell'acqua che come pompe <strong>di</strong> calore.<br />

Resta da considerare il costo <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong> queste soluzioni. I refrigeratori ad assorbimento,<br />

infatti, hanno costi assai elevati rispetto a quelli tra<strong>di</strong>zionali e a questi si aggiungono i costi dei collettori<br />

solari e del sistema <strong>di</strong> accumulo.<br />

Inoltre si deve tenere conto del fatto che il numero <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> funzionamento ad energia solare è<br />

tanto più limitato quanto più elevata è la temperatura <strong>di</strong> utilizzo dell'acqua calda (ve<strong>di</strong> concetti <strong>di</strong> cut off).<br />

A titolo comparativo, un impianto da 5 kW con pompa Yazaki e collettori a tubi in vetro sotto<br />

vuoto con temperatura <strong>di</strong> utilizzo dell'acqua calda <strong>di</strong> 110°C raggiungeva una copertura del 20-30% del<br />

carico frigorifero. Ne consegue che è sempre necessario considerare un sistema <strong>di</strong> alimentazione<br />

tra<strong>di</strong>zionale (con caldaia o cogenerativo) che affianchi, integri e/o sostituisca quello solare.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 278<br />

Figura 387: Layout <strong>di</strong> un impianto ad assorbimento integrato con energia solare<br />

Figura 388: Layout <strong>di</strong> un impianto ad assorbimento per fan coil


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 279<br />

Figura 389: Vista <strong>di</strong> un assorbitore alimentato ad acqua calda con potenza frigorifera da 35 kW<br />

CONSIDERAZIONI AMBIENTALI<br />

I refrigeratori tra<strong>di</strong>zionali azionati da motori elettrici usano <strong>di</strong> norma come flui<strong>di</strong> refrigeranti degli<br />

idrocarburi alogenati, che possono provocare danni allo strato atmosferico <strong>di</strong> ozono e che sono<br />

caratterizzati da un elevato Potenziale <strong>di</strong> Riscaldamento del Pianeta (GWP).<br />

Gli assorbitori a due sta<strong>di</strong> autoalimentai usano il refrigerante più ecologico e meno dannoso che<br />

esista: l'acqua. Possono essere alimentati sia a gas naturale (o GPL) sia a gasolio. O<br />

4.10.4 FUNZIONAMENTO IN RAFFREDDAMENTO<br />

Il ciclo <strong>di</strong> raffreddamento dell'assorbitore bista<strong>di</strong>o autoalimentato è continuo ma, per semplicità<br />

esplicativa, abbiamo preferito sud<strong>di</strong>viderne la descrizione in sei fasi:<br />

1. POMPA /SCAMBIATORE DI CALORE DELLA SOLUZIONE<br />

La soluzione <strong>di</strong>luita <strong>di</strong> bromuro <strong>di</strong> litio e acqua scende dall'assorbitore alla pompa della soluzione.<br />

Tale soluzione <strong>di</strong>luita viene pompata attraverso lo scambiatore <strong>di</strong> calore, tale flusso viene<br />

successivamente <strong>di</strong>viso in due parti delle quali una fluisce verso il generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o e l'altra<br />

verso il generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o.<br />

La sud<strong>di</strong>visione del flusso <strong>di</strong> soluzione in due parti in pratica elimina la possibilità <strong>di</strong><br />

cristallizzazione (soli<strong>di</strong>ficazione) dei sali <strong>di</strong> bromuro <strong>di</strong> litio poiché consente all'unità <strong>di</strong> operare a valori<br />

<strong>di</strong> concentrazione assai minori rispetto a quelli dei sistemi con flussi della soluzione in serie.<br />

2. GENERATORE DEL PRIMO STADIO<br />

Il calore sviluppato dal bruciatore riscalda la soluzione <strong>di</strong>luita <strong>di</strong> bromuro <strong>di</strong> litio proveniente<br />

dalla pompa/scambiatore <strong>di</strong> calore della soluzione. Tale processo comporta la formazione <strong>di</strong> vapori


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 280<br />

cal<strong>di</strong> <strong>di</strong> refrigerante che passano al generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o e lasciano la soluzione, ora più<br />

concentrata, che viene ricircolata verso lo scambiatore <strong>di</strong> calore.<br />

3. GENERATORE DI SECONDO STADIO<br />

Nel generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o la sorgente calda che determina la produzione <strong>di</strong> vapori <strong>di</strong><br />

refrigerante è il vapore prodotto nel generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o. Questo accorgimento rappresenta il<br />

motivo degli elevati ren<strong>di</strong>menti termo<strong>di</strong>namici che caratterizzano i refrigeratori ad assorbimento<br />

bista<strong>di</strong>o a BrLi.<br />

La quantità <strong>di</strong> vapore <strong>di</strong> refrigerante prodotta nel primo sta<strong>di</strong>o viene infatti incrementata del 40%<br />

senza alcun consumo aggiuntivo <strong>di</strong> combustibile e con il risultato <strong>di</strong> ottenere un'efficienza molto più<br />

elevata rispetto a quella dei sistemi tra<strong>di</strong>zionali monosta<strong>di</strong>o. La quota aggiuntiva <strong>di</strong> vapori <strong>di</strong> refrigerante<br />

è prodotta nel momento in cui la soluzione <strong>di</strong>luita proveniente dallo scambiatore <strong>di</strong> calore della<br />

soluzione viene riscaldata dai vapori provenienti dal generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o. La restante quota <strong>di</strong><br />

soluzione concentrata che viene sviluppata da tale processo viene poi ricircolata verso lo scambiatore <strong>di</strong><br />

calore. I vapori <strong>di</strong> refrigerante provenienti dal generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o, cedendo il loro calore alla<br />

soluzione, condensano in fase liquida che viene poi mandata nel condensatore.<br />

<br />

<br />

4. CONDENSATORE<br />

Il condensatore riceve refrigerante da due fonti:<br />

1) come liquido derivante dalla condensazione dei vapori provenienti dal generatore <strong>di</strong> primo<br />

sta<strong>di</strong>o che si condensano nel generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o;<br />

2) come vapore generato nel generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o. In esso i vapori provenienti dal<br />

generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o si condensano sulla superficie esterna dei tubi in cui circola l'acqua<br />

<strong>di</strong> raffreddamento che, ricevendo da essi calore, si scalda fino a 36 °C. L'acqua <strong>di</strong><br />

raffreddamento viene poi inviata alla torre <strong>di</strong> raffreddamento e da qui, una volta raffreddata,<br />

ritorna all'assorbitore. Nel condensatore avviene il congiungimento dei due flussi <strong>di</strong> refrigerante<br />

liquido che vengono <strong>di</strong> seguito avviati nell'evaporatore.<br />

5 EVAPORATORE<br />

Il refrigerante liquido proveniente dal condensatore attraversa un ugello calibrato e, dopo essersi<br />

raccolto sul fondo dell'evaporatore, viene aspirato dalla pompa del refrigerante che lo invia alla sommità<br />

dell'evaporatore stesso dove viene nebulizzato e spruzzato sulla superficie dei tubi in cui circola l'acqua<br />

da raffreddare. In virtù dell'estremo grado <strong>di</strong> vuoto presente nell'evaporatore (soli 6 mm <strong>di</strong> Hg <strong>di</strong><br />

pressione assoluta), parte del refrigerante liquido evapora creando il necessario effetto frigorigeno.<br />

(Il grado <strong>di</strong> vuoto presente nell'evaporatore è mantenuto grazie all'energica azione igroscopica - elevata affinità del<br />

bromuro <strong>di</strong> litio rispetto all'acqua - svolta dall'assorbitore che si trova a fianco dell'evaporatore).<br />

L'effetto frigorigeno così creato raffredda l'acqua che, arrivando dalle utenze, entra nei tubi<br />

dell'evaporatore portandola da 12 a 7°C.<br />

Una volta raffreddata l'acqua viene riavviata alle utenze.<br />

6. ASSORBITORE<br />

La soluzione concentrata proveniente dallo scambiatore <strong>di</strong> calore viene spruzzata nell'assorbitore<br />

dove incontra i vapori <strong>di</strong> refrigerante che arrivano dall'evaporatore. L'azione igroscopica tra acqua e<br />

bromuro <strong>di</strong> litio ed i cambiamenti <strong>di</strong> stato che da essa derivano consentono <strong>di</strong> mantenere<br />

nell'evaporatore il grado <strong>di</strong> vuoto necessario allo svolgimento del ciclo.<br />

L'assorbimento <strong>di</strong> refrigerante da parte della soluzione concentrata provoca un rilascio <strong>di</strong> calore<br />

che viene asportato dall'acqua proveniente a 29 °C dalla torre e che circola nei tubi dell'assorbitore fino<br />

a raggiungere la temperatura <strong>di</strong> 33°C circa proseguendo poi verso il condensatore.<br />

La risultante soluzione <strong>di</strong>luita che deriva dal processo <strong>di</strong> assorbimento si raccoglie sul fondo<br />

dell'assorbitore dal quale viene aspirata dalla pompa della soluzione. A questo punto il ciclo è<br />

completato e riprende come descritto al Punto 1.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 281<br />

4.10.5 FUNZIONAMENTO IN RISCALDAMENTO<br />

1. GENERATORE DI PRIMO STADIO<br />

Nel generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o il calore sviluppato nel bruciatore riscalda la soluzione <strong>di</strong>luita <strong>di</strong><br />

bromuro <strong>di</strong> litio e acqua. Tale processo comporta lo sviluppo <strong>di</strong> vapori <strong>di</strong> refrigerante che passano<br />

attraverso il generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o ed il condensatore per arrivare infine nell'evaporatore,<br />

attraverso l'opportuna valvola <strong>di</strong> by-pass <strong>di</strong> servizio, opportunamente aperta in ciclo termico.<br />

2. EVAPORATORE<br />

I vapori cal<strong>di</strong> <strong>di</strong> refrigerante che passano all'interno dell'evaporatore cedono calore all'acqua<br />

proveniente dalle utenze, che circola all'interno dei tubi dell'evaporatore stesso, condensando mano a<br />

mano che avviene il processo <strong>di</strong> scambio. Il refrigerante liquido derivante da tale processo si raccoglie<br />

sul fondo dell'evaporatore.<br />

3. GUARDIA IDRAULICA DEL REFRIGERANTE<br />

La guar<strong>di</strong>a idraulica del refrigerante permette al refrigerante liquido <strong>di</strong> tracimare dall'evaporatore<br />

verso l'assorbitore, dove viene aspirato e miscelato dalla pompa della soluzione.<br />

4. POMPA DELLA SOLUZIONE<br />

La pompa fa circolare la soluzione dall'assorbitore attraverso lo scambiatore <strong>di</strong> calore fino al<br />

generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o da dove il ciclo <strong>di</strong> riscaldamento ricomincia come descritto al Punto 1.<br />

In Figura 390 si ha una foto <strong>di</strong> un assorbitore bista<strong>di</strong>o autoalimentato. Si osservino le <strong>di</strong>mensioni<br />

ridotte e la compattezza. All’interno dello stesso box si ha il bruciatore che può funzionare a gasolio o a<br />

gas metano.<br />

4.11 CONDENSATORI<br />

Figura 390: Foto <strong>di</strong> un assorbitore a due sta<strong>di</strong> autoalimentato<br />

I condensatori sono scambiatori <strong>di</strong> calore utilizzati dai gruppi frigoriferi nel ciclo inverso a<br />

condensazione <strong>di</strong> vapori saturi. Essi sono installati a valle dei compressori e possono essere <strong>di</strong> due tipi:<br />

Raffreddati ad acqua


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 282<br />

Raffreddati ad aria<br />

Queste tipologie con<strong>di</strong>zionano molto tutta l’impiantistica relativa al gruppo frigorifero sia per le<br />

<strong>di</strong>mensioni totali occupate dai gruppi che per la collocazione nell’e<strong>di</strong>ficio che risulta possibile.<br />

CONDENSATORI RAFFREDDATI AD ACQUA<br />

Sono quelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni minori per effetto dell’elevata efficienza dello scambio convettivo con<br />

l’acqua. Per contro hanno bisogno <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> raffreddamento a ciclo continuo e pertanto possono<br />

essere utilizzati solo se si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> acqua corrente (<strong>di</strong> fiume o <strong>di</strong> lago) o in congiunzione alle torri <strong>di</strong><br />

raffreddamento (ve<strong>di</strong> nel prosieguo).<br />

Utenza frigorifera<br />

Refrigeratore<br />

Condensatore<br />

Acqua <strong>di</strong> raffreddamento<br />

Figura 391: Layout <strong>di</strong> installazione per un condensatore ad acqua corrente<br />

Figura 392: Esempio <strong>di</strong> refrigeratore con condensatore raffreddato ad acqua<br />

In Figura 391 si ha uno schema semplificato <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un condensatore raffreddato ad<br />

acqua corrente con un gruppo frigorifero.<br />

Questo sistema consente <strong>di</strong> posizionare il gruppo frigorifero – condensatore all’interno degli<br />

e<strong>di</strong>fici, pur con il necessario collegamento al serbatoio <strong>di</strong> prelievo dell’acqua che, <strong>di</strong> norma, è esterno<br />

all’e<strong>di</strong>ficio. Questa soluzione è la più silenziosa avendosi solo la rumorosità prodotta dalle pompe <strong>di</strong><br />

circolazione.<br />

In esecuzione monoblocco possiamo vedere un esempio in Figura 392 ove il condensatore è in<br />

basso al gruppo <strong>di</strong> refrigerazione.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 283<br />

In Figura 393 si ha l’analogo schema ma con raffreddamento con acqua <strong>di</strong> torre. In questo caso<br />

occorre prevedere l’installazione della torre <strong>di</strong> raffreddamento fuori dall’e<strong>di</strong>ficio con le <strong>di</strong>fficoltà<br />

architettoniche ed impiantistiche che questa può generare.<br />

Utenza frigorifera<br />

Refrigeratore<br />

Condensatore<br />

Torre Evaporativa<br />

Acqua <strong>di</strong> Torre<br />

Figura 393: Condensatore raffreddato con acqua <strong>di</strong> torre<br />

Le torri <strong>di</strong> raffreddamento possono generare fasti<strong>di</strong>osi fruscii <strong>di</strong> funzionamento e pertanto questa<br />

soluzione impiantistica può essere più rumorosa della precedente.<br />

Figura 394: Sezione costruttiva <strong>di</strong> un condensatore ad acqua (shell and tube)<br />

CONDENSATORI RAFFREDDATI AD ARIA<br />

Lo scambio con aria è più <strong>di</strong>fficoltoso, come si ricorderà dalla Trasmissione del Calore, rispetto a<br />

quello con acqua ed pertanto i condensatori ad aria sono più ingombranti dei precedenti.<br />

Inoltre la necessità <strong>di</strong> avere aria esterna <strong>di</strong> raffreddamento <strong>di</strong>sponibile obbliga a posizionare<br />

questi condensatori sui tetti o al <strong>di</strong> fuori dell’e<strong>di</strong>ficio in spazi aperti.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 284<br />

Figura 395: Gruppo frigorifero con condensatore raffreddato ad aria in sommità<br />

L’aria <strong>di</strong> raffreddamento viene mossa da ventole poste orizzontalmente o anche inclinate (per<br />

ridurre l’ingombro totale) e pertanto si hanno i problemi <strong>di</strong> rumorosità connessi con i ventilatori. Se si<br />

vuole ridurre il rumore occorre prevedere ventole con motori ad elevato numero <strong>di</strong> poli (>4). Risulta<br />

utile, spesso, prevedere dei muretti <strong>di</strong> protezione (schermi) nel caso <strong>di</strong> vicinanza <strong>di</strong> ambienti abitati.<br />

I condensatori ad aria vengono <strong>di</strong> solito, tranne in installazioni industriali e/o <strong>di</strong> grande potenza,<br />

inseriti nello stesso gruppo <strong>di</strong> refrigerazione (così come i condensatori ad acqua) costituendo un<br />

monoblocco compatto, come si può osservare in Figura 395 dove il condensatore è posto in sommità e<br />

sono ben visibili quattro ventole <strong>di</strong> raffreddamento.<br />

Quando si ha l’esecuzione monoblocco le potenzialità complessive del gruppo sono fornite dai<br />

costruttori nei loro manuali tecnici che occorre sempre consultare per una corretta progettazione.<br />

Per ridurre le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> ingombro dei refrigeratori (per potenzialità elevate si raggiungono<br />

anche qualche decina <strong>di</strong> metri quadrati <strong>di</strong> occupazione totale) si pongono i condensatori non più<br />

orizzontali (in copertura) bensì inclinati, come illustrato in Figura 396.<br />

Figura 396: Refrigeratore raffreddato ad aria con condensatore inclinato


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 285<br />

4.12 TORRI DI RAFFREDDAMENTO<br />

Le torri <strong>di</strong> raffreddamento sono utilizzate negli impianti con gruppi <strong>di</strong> refrigerazione raffreddati<br />

ad acqua non corrente.<br />

Figura 397: Torre <strong>di</strong> evaporazione commerciale<br />

Esse, infatti, come in<strong>di</strong>cato nella Figura 393, consente <strong>di</strong> raffreddare l’acqua in uscita dal<br />

condensatore me<strong>di</strong>ante evaporazione parziale del vapore d’acqua in aria ambiente.<br />

In Figura 397 si ha un esempio <strong>di</strong> torre <strong>di</strong> evaporazione compatta ad uso commerciale e nella<br />

Figura 399 si ha lo schema costruttivo interno con la seguente descrizione delle voci. L’acqua del<br />

circuito <strong>di</strong> raffreddamento ha un t = 5 6 °C e la potenzialità della torre risulta funzione delle<br />

con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche dell’aria ambiente, come si può osservare dalla Figura 398 nella quale<br />

sono riportate le potenzialità <strong>di</strong> una serie commerciale e le con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong> riferimento.<br />

Figura 398: Potenzialità <strong>di</strong> torri evaporative commerciali


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 286<br />

Figura 399: Schema costruttivo <strong>di</strong> una torre evaporativa commerciale<br />

1 Separatore <strong>di</strong> gocce<br />

2 Orecchie per il sollevamento<br />

3 Pacco <strong>di</strong> scambio<br />

4 Mobile metallico<br />

5 Motore elettrico<br />

6 Rete <strong>di</strong> protezione<br />

7 Ventilatore<br />

8 Ugello<br />

9 Distributore d’acqua<br />

10 Collettore <strong>di</strong> ingresso<br />

11 Portina d’ispezione<br />

12 Rubinetto <strong>di</strong> by pass<br />

13 Attacco reintegro acqua<br />

14 Attacco <strong>di</strong> troppo pieno<br />

15 Attacco <strong>di</strong> scarico acqua<br />

15 Attacco uscita acqua<br />

Tabella 56: Didascalie della Figura 399<br />

Si osservi che normalmente le con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong> riferimento sono pari a 23,5 °C a b.u.,<br />

come illustrato in Figura 400.<br />

Queste sono molto lontane da quelle corrispondenti ai nostri climi e pertanto occorre apportare<br />

sempre una correzione significativa ai dati nominali in<strong>di</strong>cati dai costruttori.<br />

Nel caso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni esterne <strong>di</strong>verse da quelle nominali si apportano correzioni me<strong>di</strong>ante abachi<br />

opportunamente pre<strong>di</strong>sposti dalle case costruttrici del tipo <strong>di</strong> quello riportata in Figura 401 nel quale a<br />

destra degli assi si ha il fattore correttivo K in funzione delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperature <strong>di</strong> ingresso e <strong>di</strong><br />

uscita rispetto alla temperatura a bulbo umido effettiva.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 287<br />

L’efficienza <strong>di</strong> una torre evaporativa è definita dal rapporto:<br />

Q cpmti tu<br />

<br />

condensato<br />

t 5 6C<br />

<br />

Q c m t t t t t t<br />

<br />

massimo p i u max i bu aria i bu<br />

aria<br />

[78]<br />

Figura 400: Con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong> riferimento<br />

La portata <strong>di</strong> acqua da raffreddare (proveniente dal condensatore) è data da:<br />

Q<br />

c<br />

m ( l / h)<br />

[79]<br />

c t<br />

p<br />

Con riferimento alla Figura 405 si può scrivere:<br />

Qc<br />

ho<br />

hE<br />

[80]<br />

G 1.2<br />

Letto x 0 dal <strong>di</strong>agramma psicrometrico si calcola la portata d’aria necessaria nella torre:<br />

m<br />

3 / h <br />

G0.2<br />

Q<br />

kcal / h <br />

c<br />

[81]<br />

e la portata <strong>di</strong> alimento, in l/h:<br />

3<br />

mr<br />

GxE<br />

x0 10 1.2<br />

[82]


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 288<br />

Figura 401: Fattore correttivo per con<strong>di</strong>zioni esterne non nominali per le torri <strong>di</strong> evaporazione<br />

Ti<br />

m<br />

mr<br />

Dt<br />

Tu<br />

Figura 402: Torre evaporativa


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 289<br />

Figura 403: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> una torre evaporativa<br />

Figura 404: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una torre evaporativa<br />

h<br />

0<br />

t bu<br />

o'<br />

h=cost<br />

Figura 405: Trasformazioni psicrometriche nella torre evaporativa


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 290<br />

ESEMPIO DI DIMENSIONAMENTO DI UNA TORRE EVAPORATIVA<br />

Si suppongano i seguenti dati:<br />

Q c = 172.000 kcal/h<br />

T c = 45 °C<br />

R E = 35 °C<br />

E = 40 %<br />

T i = 40 °C<br />

Con riferimento alle figure precedenti si hanno i seguenti calcoli :<br />

Portata d’acqua:<br />

Qc<br />

172000<br />

m 31270<br />

tc<br />

5.51<br />

l / h<br />

<br />

Portata d’aria:<br />

<br />

<br />

p<br />

<br />

3<br />

200 m / h<br />

3<br />

G Qc<br />

0.2172000 34400 m / h<br />

1000 kcal / h<br />

<br />

Entalpia iniziale (dal <strong>di</strong>agramma psicrometrico): h E = 21.4 kcal/kg<br />

<br />

QC<br />

172000<br />

Bilancio entalpico torre evaporativa: : h0<br />

hE<br />

21.4 25.5<br />

1.2G<br />

1.234400<br />

kcal / kg<br />

Umi<strong>di</strong>tà specifiche (dal Mollier): x 0 =30 g/kg as , x E = 21.5 g/kg as , T 0’ = 28 °C<br />

m 1.2m x x<br />

<br />

1.234400 30 21.5 10 350 l / h<br />

Portata acqua <strong>di</strong> reintegro: <br />

3<br />

<br />

Efficienza:<br />

r<br />

T<br />

5.5<br />

46%<br />

T T<br />

40 28<br />

i<br />

0<br />

E<br />

4.12.1 TIPOLOGIE DI TORRI DI RAFFREDDAMENTO COMMERCIALI<br />

Si hanno varie tipologie costruttive <strong>di</strong> torri <strong>di</strong> raffreddamento a seconda della potenzialità (e<br />

quin<strong>di</strong> delle <strong>di</strong>mensioni) e delle con<strong>di</strong>zioni climatologiche esterne (temperatura a bulbo umido reale).<br />

Va tenuto presente che le torri <strong>di</strong> raffreddamento hanno necessità <strong>di</strong> flussi notevoli <strong>di</strong> aria esterna<br />

per potere asportare efficacemente calore dall’acqua per evaporazione.<br />

Questa con<strong>di</strong>zione obbliga ad installarle in luoghi aperti o nelle coperture degli e<strong>di</strong>fici.<br />

Nella zona etnea si può verificare la necessità <strong>di</strong> dovere adoperare torri a flusso orizzontali e non<br />

verticali perché la ricaduta <strong>di</strong> polverino vulcanico può provocare l’intasatura dei filtri e dei condotti <strong>di</strong><br />

adduzione dell’acqua, oltre a continui interventi <strong>di</strong> manutenzione e pulitura. Per questa ragione nella<br />

nostra area si preferisce utilizzare, quando possibile, il raffreddamento dei condensatori ad aria.<br />

TORRE DI RAFFREDDAMENTO ASSIALE<br />

Hanno potenzialità variabile da 40 a 500 kW e sono caratterizzate da una esecuzione compatta,<br />

ve<strong>di</strong> Figura 406. La <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua sul pacco <strong>di</strong> scambio (ve<strong>di</strong> Figura 407) termico avviene<br />

uniformemente dall’alto della torre tramite un <strong>di</strong>stributore rotante, ve<strong>di</strong> Figura 408.<br />

Il <strong>di</strong>stributore non richiede alcuna pressione <strong>di</strong> polverizzazione dell’acqua, limitando la<br />

prevalenza della pompa <strong>di</strong> circolazione dell’impianto.<br />

0


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 291<br />

Figura 406: Torre <strong>di</strong> raffreddamento <strong>di</strong> tipo assiale<br />

Figura 407: Pacco <strong>di</strong> scambio per torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale<br />

Figura 408: Distribuzione dell’acqua in una torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 292<br />

Figura 409: Potenzialità termiche nominali per una torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale<br />

In Figura 409 si hanno le potenzialità nominali <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> torri <strong>di</strong> raffreddamento.<br />

Figura 410: Torre <strong>di</strong> raffreddamento centrifuga<br />

TORRI DI RAFFREDDAMENTO CENTRIFUGHE<br />

Queste torri possono smaltire potenzialità nominali da 80 a 900 kW e sono costruite come<br />

in<strong>di</strong>cato in Figura 410: nella parte inferiore si hanno i ventilatori e il bacino <strong>di</strong> raccolta dell’acqua<br />

raffreddata, la parte me<strong>di</strong>ana contiene il pacco <strong>di</strong> scambio termico mentre la parte superiore comprende<br />

la <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda e l’attacco <strong>di</strong> entrata, ve<strong>di</strong> Figura 411.<br />

Figura 411: Distribuzione dell’acqua nelle torri <strong>di</strong> raffreddamento centrifughe<br />

Le potenzialità nominali sono riportate in


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 293<br />

4.13 EVAPORATORI<br />

Figura 412: Potenzialità nominali per le torri <strong>di</strong> raffreddamento centrifughe<br />

L’evaporatore è il componente dell’impianto <strong>di</strong> refrigerazione nel quale il fluido, a passa<br />

pressione, evapora sottraendo calore all’ambiente esterno.<br />

Qui si verifica la fase utile dell’impianto frigorifero. Si tratta ancora una volta <strong>di</strong> uno scambiatore<br />

<strong>di</strong> calore a fascio tubiero nel quale circola, all’interno, il fluido frigorigeno e all’esterno il fluido da<br />

raffreddare (acqua o aria). Nel caso <strong>di</strong> evaporatori inseriti in un impianto monoblocco <strong>di</strong> refrigerazione<br />

d’acqua esso si trova nello stesso corpo del gruppo (ve<strong>di</strong> Figura 395 e Figura 396) e l’acqua refrigerata<br />

viene poi inviata all’utenza me<strong>di</strong>ante un circuito apposito. In alcuni casi (ve<strong>di</strong>, ad esempio, i sistemi split)<br />

si preferisce far avvenire l’espansione (fase utile <strong>di</strong> raffreddamento) in una speciale batteria detta ad<br />

espansione <strong>di</strong>retta, ve<strong>di</strong> Figura 416, nella quale il fluido frigorigeno scambia calore con l’aria esterna<br />

(canalizzata o <strong>di</strong>rettamente circolata dall’ambiente) ottenendo, così, elevate efficienze <strong>di</strong> scambio, non<br />

avendo scambi termici interme<strong>di</strong>.<br />

Figura 413: Sezione <strong>di</strong> un evaporatore ad acqua<br />

In definitiva possiamo avere evaporatori:<br />

Alimentati ad acqua:<br />

Ad espansione <strong>di</strong>retta.<br />

Si osservi che i circuiti <strong>di</strong> alimentazione delle batterie ad espansione <strong>di</strong>retta sono <strong>di</strong> solito limitati<br />

ad una decina <strong>di</strong> metri e per <strong>di</strong>stanza superiori occorre prevedere una opportuna pompa <strong>di</strong> circolazione.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 294<br />

Figura 414: Sezione <strong>di</strong> un evaporatore shell and tube<br />

Figura 415: Schema <strong>di</strong> un evaporatore shell and coil<br />

b.f.<br />

Aria<br />

_<br />

Gruppo Moto condensante<br />

Figura 416: Evaporatore ad espansione <strong>di</strong>retta<br />

L’espansione <strong>di</strong>retta è praticamente obbligata quando la temperatura <strong>di</strong> evaporazione è <strong>di</strong> 23 °C<br />

per evitare il pericolo della ghiacciatura dell’acqua dei normali evaporatori. Questo pericolo è sempre<br />

presente anche nei gruppi monoblocco poiché, per evidenti motivi <strong>di</strong> bilancio energetico, se manda la<br />

circolazione esterna dell’acqua da refrigerare allora la temperatura <strong>di</strong> evaporazione si abbassa e l’acqua<br />

stagnante contenuta nel mantello esterno dello scambiatore <strong>di</strong> calore gela con aumento <strong>di</strong> <strong>volume</strong> e<br />

conseguente <strong>di</strong>struzione del fascio tubiero interno.<br />

Per evitare il pericolo della gelatura della batteria <strong>di</strong> evaporazione è necessario inserire una<br />

valvola rivelatrice <strong>di</strong> flusso che, se questo è assente, blocca il compressore frigorifero.<br />

<br />

BATTERIE AD ESPANSIONE DIRETTA<br />

Si hanno due tipologie <strong>di</strong> batterie ad espansione <strong>di</strong>retta:<br />

Ad espansione secca. In questo caso il fluido frigorigeno evapora completamente nella batteria<br />

fino ad avere x u =1. Questa tipologia si usa per impianti <strong>di</strong> piccolo o me<strong>di</strong>a potenzialità.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 295<br />

<br />

Ad espansione umida (o allagata): in questo caso non si raggiunge x=1 all’uscita della batteria e<br />

si ha ancora presenza <strong>di</strong> liquido frigorigeno. E’ necessario, quin<strong>di</strong>, prevedere un separatore <strong>di</strong><br />

liquido. Queste batterie sono utilizzate per impianti <strong>di</strong> grande potenzialità.<br />

4.13.1 VALVOLA TERMOSTATICA<br />

Le batterie evaporatrici sono dotate <strong>di</strong> valvola termostatica che provvede a <strong>di</strong>verse funzioni quali:<br />

Bulbo<br />

Evaporatore<br />

Al Compressorfe<br />

Dal Condensatore<br />

Valvola Termostatica<br />

Figura 417: batteria evaporatrice con valvola termostatica<br />

Figura 418: Sezione <strong>di</strong> una valvola termostatica<br />

Laminazione del fluido frigorigeno per portarlo dall’alta alla bassa pressione;<br />

Regolazione automatica del ciclo frigorifero;<br />

Separazione e blocco <strong>di</strong> liquido in modo da preservare il compressore.<br />

In Figura 419 si ha l’effetto <strong>di</strong> abbassamento della pressione del bulbo associato alla valvola<br />

termostatica sul <strong>di</strong>agramma entropico.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 296<br />

T<br />

A<br />

pb<br />

B<br />

C<br />

s<br />

Figura 419: Azione della valvola Termostatica<br />

In Figura 420 si ha il layout della valvola termostatica che è una comune valvola a funzionamento<br />

automatico regolata dalla temperatura all’evaporatore.<br />

In funzione della temperatura <strong>di</strong> questo si ha una pressione nel bulbo, in<strong>di</strong>cato con 6, che<br />

produce sulla parte superiore della membrana, in<strong>di</strong>cata con 1, la forza f b . Se, ad esempio, la temperatura<br />

sale, allora aumenta la pressione del fluido contenuto nel bulbo che esercita sulla membrana una forza<br />

verso il basso.<br />

Lo stelo, in<strong>di</strong>cato con 2, trasla verticalmente e l’otturatore, in<strong>di</strong>cato con 3, scende rispetto alla<br />

sede, in<strong>di</strong>cata con 7, che rimane fissa fino, all’equilibrio con la forza della molla, f m , e la forza dovuta alla<br />

pressione all’evaporatore, f e .<br />

La molla <strong>di</strong> taratura è regolabile con la vite in<strong>di</strong>cata con 5.<br />

Possiamo fare un bilancio del forze sul <strong>di</strong>aframma della valvola termostatica.<br />

Con riferimento alla Figura 420 si ha:<br />

p p p p<br />

[83]<br />

A m b D<br />

Sommando e sottraendo p B si ottiene:<br />

Figura 420: Layout della valvola termostatica


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 297<br />

Possiamo allora scrivere:<br />

p p p p p 0<br />

[84]<br />

A B D B m<br />

p<br />

psuff<br />

p p p 0 [85]<br />

ove si ha:<br />

p per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico sull’evaporatore<br />

p suff =f(T s ) con T s = 47 °C.<br />

Per <strong>di</strong>mensionare la molla <strong>di</strong> spinta occorre avere:<br />

pm<br />

psuff<br />

p <br />

[86]<br />

VALVOLA DI ESPANSIONE ELETTRICA<br />

<br />

suff<br />

m<br />

Il segnale proveniente dall’evaporatore può essere utilizzato per comandare una valvola<br />

termostatica <strong>di</strong> tipo elettrico che ha il vantaggio <strong>di</strong> non avere parti esterne da controllare e pertanto<br />

offrono un funzionamento più affidabile.<br />

4.14 SEPARATORI DI LIQUIDO<br />

Figura 421: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> una valvola termostatica elettrica<br />

Questi componenti sono necessari quando all’uscita dall’evaporatore x


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 298<br />

dall'evaporatore<br />

Figura 422: Layout <strong>di</strong> un separatore d’olio<br />

TRAPPOLA DI LIQUIDO<br />

al condensatore<br />

all'evaporatore<br />

Figura 423: Separatore <strong>di</strong> liquido a rallentamento<br />

Per altre notizie si consultino i manuali specializzati e i testi dei corsi <strong>di</strong> Impianti Industriali.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 299<br />

5 DICHIARAZIONE ISPESL<br />

Gli impianti <strong>di</strong> riscaldamento, con una potenzialità superiore a 34,9 kW (30.000 Kcal/h) al<br />

focolare, sono regolamentati dal DM 1/12/1975, titolo II: Norme <strong>di</strong> sicurezza per gli apparecchi<br />

contenenti liqui<strong>di</strong> cal<strong>di</strong> sotto pressione e relative specificazioni tecniche applicative (Raccolta R).<br />

Gli impianti <strong>di</strong> riscaldamento possono essere sud<strong>di</strong>visi in:<br />

impianti <strong>di</strong> riscaldamento a vaso <strong>di</strong> espansione aperto<br />

impianti <strong>di</strong> riscaldamento a vaso <strong>di</strong> espansione chiuso.<br />

Prima dell’installazione, deve essere presentata domanda in bollo al <strong>di</strong>partimento ISPESL<br />

competente per territorio.<br />

A tale domanda debbono essere allegati:<br />

- modello ISPESL RD, firmato dalla <strong>di</strong>tta installatrice, nel quale saranno in<strong>di</strong>cati i dati <strong>di</strong><br />

identificazione dell’impianto e del luogo <strong>di</strong> installazione;<br />

- relazione tecnica redatta sul modello ISPESL RR (per un solo generatore <strong>di</strong> calore) o RR1 (per<br />

più generatori <strong>di</strong> calore), nei quali Il progettista in<strong>di</strong>cherà tutte le caratteristiche richieste,<br />

ponendo particolare attenzione alla sud<strong>di</strong>visione dei circuiti dell’impianto, alle capacità dei<br />

relativi vasi <strong>di</strong> espansione e alla correlazione fra pressione e temperatura. Questi modelli<br />

debbono essere firmati da un tecnico progettista iscritto all’Albo<br />

- <strong>di</strong>chiarazioni del tecnico progettista <strong>secondo</strong> quanto richiesto nell’ appen<strong>di</strong>ce VI, della<br />

Raccolta R:<br />

- <strong>di</strong>segno schematico dell’impianto<br />

- fotocopia della prima pagina del libretto matricolare del vaso chiuso, se la sua capacità è<br />

superiore ai 25 l.<br />

Qualora l’esame del progetto risulti positivo, l’utente provvederà a richiedere con un’altra<br />

domanda in bollo la verifica <strong>di</strong> impianto.<br />

A seguito <strong>di</strong> ogni domanda, l’utente riceverà un bollettino con in<strong>di</strong>cato l’importo per la<br />

prestazione richiesta. A versamento effettuato, l’utente provvederà ad inviare l’attestazione <strong>di</strong><br />

pagamento, senza la quale non sarà possibile effettuare la prestazione richiesta.<br />

5.1 MODULISTICA DA PRESENTARE:<br />

- Richiesta <strong>di</strong> esame dei progetto, ai sensi dei D.M. 1/12/1975;<br />

- duplice copia dei modelli RD - RR - RR/1;<br />

- schema <strong>di</strong> progetto;<br />

- dati complementari.<br />

Di seguito si ha la modulistica completa per la denuncia ISPESL <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> riscaldamento.<br />

Si illustrerà la procedura me<strong>di</strong>ante un esempio completo nel quale sono completate del tutti le<br />

schede RD, RR ed RR1.<br />

Per la piena comprensione dei riquadri è opportuno fare riferimento ai <strong>di</strong>segni che rappresentano<br />

il layout della centrale termica con il particolare del collettore <strong>di</strong> mandata.<br />

Particolare attenzione va posta al <strong>di</strong>mensionamento dei vasi <strong>di</strong> espansione chiusi e alla selezione<br />

delle valvole <strong>di</strong> sicurezza.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 300<br />

D.M. 01.12.1975<br />

Generatori <strong>di</strong> calore per impianti <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda sotto pressione<br />

con temperatura non superiore a quella <strong>di</strong> ebollizione a pressione atmosferica.<br />

RACCOLTA "R"<br />

ELENCO DELLE FASI DELLA PRASSI OPERATIVA<br />

LISTA DI VERIFICA<br />

UTENTE:<br />

E<strong>di</strong>ficio<br />

In<strong>di</strong>rizzo<br />

N° pratica<br />

Caldaia<br />

Potenza focolare<br />

Combustibile<br />

Vaso<br />

<strong>Dipartimento</strong> ISPESL <strong>di</strong><br />

A.S.L. <strong>di</strong><br />

Si tratta <strong>di</strong> una lista <strong>di</strong> verifica che costituisce anche una guida per i vari adempimenti necessari per<br />

l'omologazione delle Centrali Termiche.<br />

E' importante che l'utente, o per esso l'operatore incaricato, provveda a tutti gli adempimenti previsti, fino al n.17 della<br />

lista <strong>di</strong> verifica, in quanto, <strong>di</strong>versamente, la Centrale Termica non risulterebbe in regola con le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge.<br />

Nella lista <strong>di</strong> verifica, per Esecutore si intende l'operatore che normalmente pre<strong>di</strong>spone gli elaborati, raccogliendo<br />

eventualmente le firme dei soggetti obbligati. Per l'identificazione dei titolari dell'obbligo, vedere il paragrafo delle<br />

istruzioni.<br />

Data<br />

Esecutore<br />

1. Stesura del progetto della centrale termica Progettista<br />

2. Domanda in carta bollata; Progettista<br />

Richiedente<br />

(Progettista, lnstallatore o Utente)<br />

Modulo RD (denuncia) 2 copie Progettista<br />

Moduli RR - RR/1 (relazione) 2 copie Progettista<br />

Firma lnstallatore lnstallatore<br />

3. Invio al <strong>Dipartimento</strong> I.S.P.E.S.L. (raccomandata A.R.) Progettista<br />

4. Risposta I.S.P.E.S.L. al Richiedente (Progettista o lnstallatore o Utente) <br />

I.S.P.E.S.L.<br />

con allegato bollettino <strong>di</strong> versamento<br />

5. Versamento bollettino £ Utente<br />

6. Spe<strong>di</strong>zione dell'originale dell'attestazione <strong>di</strong> versamento al <strong>Dipartimento</strong><br />

I.S.P.E.S.L. (raccomandata A.R.)<br />

7. Risposta esito esame del progetto al Richiedente (Progettista o lnstallatore<br />

o Utente)<br />

Esito: positivo negativo<br />

Motivi dell'esito negativo:<br />

kW<br />

Progettista o<br />

Utente<br />

<br />

I.S.P.E.S.L.<br />

8. Esecuzione lavori Inizio lnstallatore<br />

Termine <br />

9. Raccolta delle <strong>di</strong>chiarazioni dell'installatore e delle certificazioni <strong>di</strong> caldaie<br />

e <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> protezione, ai sensi del Cap. R.4.A. o R.4.B.,<br />

<strong>secondo</strong> i modelli pre<strong>di</strong>sposti<br />

<br />

lnstallatore<br />

Dir. Lavori


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 301<br />

0.<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

Data<br />

Esecut<br />

ore<br />

Verifica 1 a cura del <strong>di</strong>rettore dei lavori della corretta esecuzione e della <br />

Dir.<br />

documentazione fornita, <strong>di</strong> cui al punto 9, ai sensi dei capitolo R.4.A o<br />

Lavori<br />

R.4.B.<br />

Domanda 1 <strong>di</strong> omologazione dell‟impianto in carta bollata a nome del Dir.<br />

capacità > 25 dm 3<br />

Richiedente_________________________<br />

Lavori o Utente<br />

Allegare copie del Libretto degli eventuali vasi <strong>di</strong> espansione chiusi <strong>di</strong><br />

o lnstallatore<br />

Risposta 1 I.S.P.E.S.L. al Richiedente (Dir. Lavori o lnstallatore o Utente) <br />

I.S.P.E.<br />

con allegato bollettino <strong>di</strong> versamento<br />

S.L.<br />

Versamento 1 bollettino £ Utente<br />

Spe<strong>di</strong>zione 1 dell'originale dell'attestazione <strong>di</strong> versamento al <strong>Dipartimento</strong> <br />

I.S.P.E.S.L. (raccomandata A.R.)<br />

Visita 1 <strong>di</strong> verifica a cura dei tecnico I.S.P.E.S.L. Alla visita è opportuno <br />

siano presenti l'installatore, l'Utente e il Direttore Lavori. All'atto della visita<br />

bisogna consegnare al tecnico I.S.P.E.S.L. la documentazione <strong>di</strong> cui al<br />

punto 9<br />

Esito: positivo negativo<br />

Motivi dell'esito negativo:<br />

Dir.<br />

Lavori o Utente<br />

I.S.P.E.<br />

S.L.<br />

Rilascio 1 del certificato <strong>di</strong> omologazione (libretto matricolare) I.S.P.E.<br />

6.<br />

S.L.<br />

Domanda 1 in carta semplice per la verifica perio<strong>di</strong>ca. (Da presentare, per <br />

Dir.<br />

7. conto dell'utente, a cura del Direttore Lavori subito dopo il rilascio del<br />

Lavori<br />

certificato <strong>di</strong> omologazione).<br />

Controlli 1 perio<strong>di</strong>ci - ogni 5 anni a cura dell'A.S.L.<br />

8.<br />

18.1 Controllo A.S.L. Data<br />

Esito: positivo negativo A.S.L.<br />

Motivi dell'esito negativo:<br />

18.2 Controllo A.S.L. Data<br />

Esito: positivo negativo A.S.L.<br />

Motivi dell'esito negativo:<br />

18.3 Controllo A.S.L. Data<br />

Esito: positivo negativo A.S.L.<br />

Motivi dell'esito negativo:


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 302<br />

MA<br />

RCA DA<br />

BOLLO<br />

Spett.le<br />

I.S.P.E.S.L.<br />

<strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong><br />

via<br />

c.a.p.<br />

città<br />

OGGETTO: Richiesta <strong>di</strong> Verifica Omologativa <strong>di</strong> nuovo impianto ai sensi dell'Art. 22 D.M. 01.12.75 e<br />

del Decreto lnterministeriale 22.07.86.<br />

Utente<br />

Via<br />

Comune (Prov )<br />

Il sottoscritto<br />

cognome<br />

nome<br />

con sede in<br />

città prov. Via<br />

nella sua qualità <strong>di</strong><br />

chiede<br />

LA VERIFICA OMOLOGATIVA SUL LUOGO DELL'IMPIANTO.<br />

Impianto <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda, n° <strong>di</strong> pratica:<br />

Potenzialità del focolare espressa in kW:<br />

Eventuali vasi <strong>di</strong> espansione chiusi <strong>di</strong> capacità superiore a 25 dm 3 :<br />

Si allega fotocopia del frontespizio del libretto matricolare dei vasi <strong>di</strong> espansione sopra elencati (n<br />

Persona da contattare per concordare il collaudo:<br />

Nominativo<br />

N° telefonico<br />

fotocopie).<br />

Data,<br />

Timbro e firma


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 303<br />

D.M. 01.12.1975<br />

Generatori <strong>di</strong> calore per impianti <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda sotto pressione con temperatura<br />

non superiore a quella <strong>di</strong> ebollizione a pressione atmosferica.<br />

RACCOLTA "R"<br />

DOCUMENTAZIONE DA CONSEGNARE AL TECNICO I.S.P.E.S.L.<br />

ALL'ATTO DELLA VISITA DI VERIFICA OMOLOGATIVA<br />

DELL'IMPIANTO DI RISCALDAMENTO<br />

"A"<br />

Dichiarazioni del tecnico qualificato<br />

"B"<br />

Certificazioni<br />

CAPITOLO R.4.B. - Punto 2.1<br />

VASO CHIUSO<br />

UTENTE:<br />

E<strong>di</strong>ficio<br />

In<strong>di</strong>rizzo<br />

N° pratica<br />

Caldaia<br />

Potenza focolare<br />

Combustibile<br />

Vaso chiuso<br />

kW<br />

"A" Dichiarazioni dei tecnico qualificato (installatore responsabile):<br />

Nome<br />

Il sottoscritto:<br />

Cognome<br />

In<strong>di</strong>rizzo<br />

ai sensi del Capitolo R.4.B, punto 2.1.C.<br />

<strong>di</strong>chiara che:<br />

1) la capacità dell'impianto e quella dei vasi d'espansione sono quelle <strong>di</strong>chiarate nel progetto approvato;<br />

2) gli scarichi dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> sicurezza possono avvenire senza recare danno a persone;<br />

3) i complessi d'interruzione dell'apporto <strong>di</strong> calore per regolazione e per blocco sono funzionalmente in<strong>di</strong>pendenti fra<br />

loro;<br />

4) gli elementi sensibili dei termostati <strong>di</strong> regolazione e <strong>di</strong> blocco, qualora installati sulla tubazione <strong>di</strong> uscita del<br />

generatore <strong>di</strong> calore, sono posizionati in modo che la temperatura nei generatori non superi i limiti stabiliti<br />

dalla normativa;<br />

5) (<strong>di</strong>chiarazione attestante, qualora non siano state installate valvole <strong>di</strong> scarico termico o valvole d'intercettazione del<br />

combustibile, che esiste nell'impianto la correlazione fra aumento della pressione e corrispondente aumento della<br />

temperatura);<br />

NOTA: cancellare la voce che non interessa.<br />

5.1) non esiste la correlazione fra aumento <strong>di</strong> pressione e corrispondente aumento della temperatura;<br />

è pertanto installata la valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile (oppure la valvola <strong>di</strong> scarico termico);


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 304<br />

oppure:<br />

5.2) esiste la correlazione fra aumento <strong>di</strong> pressione e corrispondente aumento della temperatura.<br />

In tal caso i circuiti intercettabili hanno le seguenti capacità:<br />

CIRCUITO DENOMINAZIONE CAPACITÀ (dm 3 )<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6) I pressostati ed i termostati <strong>di</strong> regolazione e <strong>di</strong> blocco sono in<strong>di</strong>pendenti negli organi <strong>di</strong> comando e <strong>di</strong> controllo.<br />

Data,<br />

Firma<br />

"B" Certificazioni - Vaso chiuso<br />

Si allegano le seguenti certificazioni, corrispondenti alle caselle barrate:<br />

1) certificazione rilasciata dal costruttore attestante il buon esito della prova idraulica del generatore;<br />

quantità n°<br />

2) certificazione <strong>di</strong> taratura al banco da parte dell'A.N.C.C. (ora I.S.P.E.S.L.) delle valvole <strong>di</strong> sicurezza;<br />

quantità n°<br />

3) certificazione <strong>di</strong> taratura al banco da parte dell'A.N.C.C. (ora I.S.P.E.S.L.) delle valvole <strong>di</strong> intercettazione del<br />

combustibile;<br />

quantità n°<br />

4) certificazione <strong>di</strong> taratura al banco da parte dell'A.N.C.C. (ora I.S.P.E.S.L.) delle valvole <strong>di</strong> scarico termico;<br />

quantità n°<br />

5) certificazione <strong>di</strong> qualifica dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> protezione, a meno che gli stessi non<br />

siano contrad<strong>di</strong>stinti con il marchio del fabbricante e gli estremi della qualificazione ottenuta;<br />

5.1) interruttore termico automatico <strong>di</strong> regolazione; quantità n°<br />

5.2) interruttore termico automatico <strong>di</strong> blocco; quantità n°<br />

5.3) pressostato <strong>di</strong> blocco; quantità n°<br />

6) libretto matricolare dei vasi <strong>di</strong> espansione chiusi collaudati I.S.P.E.S.L., con<br />

riportata certificazione rilasciata dal costruttore attestante il buon esito della prova idraulica;<br />

quantità n°<br />

7) fotocopia patentino <strong>di</strong> abilitazione alla conduzione degli impianti termici con potenzialità superiore<br />

a 232 kW (solo se a combustibile liquido).


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 305<br />

5.2 ESEMPIO DI DENUNCIA ISPESL<br />

Si riporta un esempio <strong>di</strong> denuncia completa ISPESL <strong>di</strong> un progetto fittizio.<br />

MARCA<br />

DA<br />

BOLLO<br />

Spett.le<br />

I.S.P.E.S.L.<br />

DIPARTIMENTO DI<br />

MILANO<br />

Via Mangiagalli, 3<br />

via<br />

20133 Milano<br />

cap.<br />

città<br />

Oggetto: DENUNCIA DI IMPIANTO TERMICO AD ACQUA CALDA AI SENSI DELL‟ART. 18<br />

D.M. 01/12/1975<br />

UTENTE Condominio Primula Rossa<br />

INDIRIZZO Via Balzac 12<br />

COMUNE BRUGHERIO (PROV. MI )<br />

Il sottoscritto XYXYXYX Andrea<br />

cognome<br />

nome<br />

con sede in Milano MI Via Franco Franchi 18<br />

città prov. In<strong>di</strong>rizzo<br />

nella sua qualità <strong>di</strong> legale rappresentante della <strong>di</strong>tta installatrice<br />

C H I E D E<br />

l‟esame del progetto relativo all‟impianto <strong>di</strong> riscaldamento installato in<br />

Via Balzac 12 Milano<br />

<strong>di</strong> cui si allega la documentazione in duplice copia.<br />

Data, 28/09/1999<br />

Termica XYXYXY<br />

Allegati (in duplice copia):<br />

· Mod. RD.<br />

· Mod. RR - RR/1.<br />

· Schema <strong>di</strong> progetto.<br />

· Dati complementari (Appen<strong>di</strong>ce VI - Art. 8)<br />

(Timbro e Firma)<br />

All. URP<br />

3.2-1


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 306<br />

D.M. 01.12.1975<br />

I.S.P.E.S.L. - RACCOLTA ‘R’<br />

GENERATORE DI CALORE PER IMPIANTI DI RISCALDAMENTO AD<br />

ACQUA CALDA SOTTO PRESSIONE CON TEMPERATURA NON<br />

SUPERIORE A QUELLA DI EBOLLIZIONE A PRESSIONE ATMOSFERICA<br />

- Mod RD - Denuncia <strong>di</strong> impianto centrale <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda.<br />

- Mod RR - RR/1 - Relazione tecnica per impianto centrale <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda.<br />

- Schema <strong>di</strong> progetto e dati complementari - Raccolta „R‟ (Appen<strong>di</strong>ce VI - Art. 8)<br />

UTENTE<br />

Condominio Primula Rossa<br />

In<strong>di</strong>rizzo Via Balzac 12<br />

Comune BRUGHERIO ( MI )<br />

INSTALLATORE<br />

Termica XYXYXYX<br />

In<strong>di</strong>rizzo Via Franco Franchi 18<br />

Comune Milano ( MI )<br />

Data, 28/09/1999<br />

Nome e Cognome del Progettista<br />

In<strong>di</strong>rizzo del Progettista


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 307<br />

ISPESL<br />

SEZIONE I.S.P.E.S.L. - DIPARTIMENTO DI<br />

Via Balzac 12<br />

in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> installazione dell‟impianto<br />

Mod. RD<br />

Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro<br />

(Legge 23/12/1978, n. 833; Legge 12/8/1982, n. 597)<br />

<strong>Dipartimento</strong> Periferico <strong>di</strong> MILANO<br />

Legge 16 giugno 1927, n. 1132<br />

(Regolamento RD 12/5/1927, n. 824 - DM 1/12/1975)<br />

Denuncia <strong>di</strong> impianto centrale <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda<br />

MILANO<br />

COMUNE Milano PROVINCIA MI CAP 2 0 0 1 0<br />

Condominio Primula Rossa<br />

nome o ragione sociale<br />

Via Balzac 12<br />

in<strong>di</strong>rizzo<br />

COMUNE Milano PROVINCIA MI CAP 2 0 0 1 0<br />

Termica i<br />

nome o ragione sociale<br />

Via Franco Franchi 18<br />

in<strong>di</strong>rizzo per invio corrispondenza<br />

COMUNE Milano PROVINCIA MI CAP 2 0 0 1 6<br />

POTENZIALITA‟ GLOBALE(*) kW 2 7 6 , 4<br />

Estremi impianto da mo<strong>di</strong>ficare<br />

X<br />

NUOVA ESISTE DA MODIFICARE (R)<br />

DESTINAZIONE: X RISCALDAMENTO AMBIENTI PRODUZIONE ACQUA CALDA PER SERVIZI<br />

Cognome XYXYXYXi Nome Andrea<br />

Recapito: COMUNE Milano PROVINCIA MI<br />

In<strong>di</strong>rizzo: Via Franco Franchi 18<br />

Nella mia qualità <strong>di</strong> legale rappresentante della <strong>di</strong>tta installatrice Termica XYXYXY<br />

<strong>di</strong>chiaro che gli elementi forniti corrispondono alla realtà.<br />

Data: 2 8 0 9 1 9 9 9 Firma<br />

g m a<br />

(*) Per potenzialità si intende quella del focolare (cioè quella del bruciatore). Nel caso <strong>di</strong> impianti con più <strong>di</strong> un generatore la<br />

potenzialità è la somma delle potenzialità dei vari generatori.<br />

N. della pratica (R)<br />

Sigla<br />

Matricola<br />

All. URP 3.2-2<br />

. Mod. RR


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 308<br />

I.S.P.E.S.L.<br />

ISTITUTO SUPERIORE PER LA PREVENZIONE E LA SICUREZZA DEL LAVORO<br />

Relazione tecnica per impianto centrale <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda<br />

DATI TECNICI DELL'IMPIANTO<br />

(R)<br />

Mod. RR/1<br />

con riferimento al generatore n. or<strong>di</strong>ne 1<br />

(Barrare solo le caselle interessate)<br />

Contenuto <strong>di</strong> acqua 2986<br />

dell‟impianto : litri<br />

VASO DI ESPANSIONE APERTO<br />

VASO DI ESPANSIONE CHIUSO<br />

Capacità totale : litri utile: litri Capacità totale: 250 litri<br />

Dislivello vaso/generatore m Dislivello generatore/sommità impianto 14 m<br />

Tubo <strong>di</strong> sfogo<br />

Dislivello vaso/valvola <strong>di</strong> sicurezza +1,0 m<br />

<strong>di</strong>ametro interno mm Tipo: autopressurizzato X a <strong>di</strong>aframma pre-pressurizzato<br />

protezione dal gelo SI N Potenzialità nominale globale dei generatori serviti:<br />

O<br />

248,8 kW ripartita su n. 1 circuiti<br />

<strong>di</strong>ametro interno mm Pressione iniziale pi 1,82 bar<br />

Tubi <strong>di</strong> troppo pieno scarico visibile SI N<br />

O<br />

protezione dal gelo SI N<br />

O<br />

Pressione <strong>di</strong> targa 6 bar<br />

Diametro interno tubo <strong>di</strong> collegamento 21,7 mm<br />

VALVOLE DI SICUREZZA (n. 1 )<br />

TUBAZIONE DI SICUREZZA: protezione dal gelo SI N Tipo : or<strong>di</strong>naria ad alzata controllata X qualificata<br />

O<br />

Potenzialità nominale resa all'acqua dei<br />

generatori serviti kW Diametro interno orifizio 20 mm<br />

Diametro interno minimo mm Pressione <strong>di</strong> taratura 4 bar<br />

Lunghezza effettiva m Sovrapressione 10 %<br />

Lunghezza virtuale m Portata <strong>di</strong> scarico <strong>di</strong> vapore 533,6 kg/h<br />

VALVOLA A TRE VIE DI INTERCETTAZIONE DEL GENERATORE<br />

VALVOLA DI SCARICO TERMICO<br />

Diametro della valvola mm Portata <strong>di</strong> scarico <strong>di</strong> acqua kg/h<br />

<strong>di</strong>ametro interno mm Esiste blocco del flusso <strong>di</strong> combustibile? SI NO<br />

Tubo <strong>di</strong> sfogo lunghezza effettiva m Il reintegro è con il seguente sistema :<br />

lunghezza virtuale<br />

DISPOSITIVI DI CONTROLLO<br />

Manometro, graduato in bar fino a 6 con attacco per il controllo.<br />

Termometro, graduato fino a 120 °C con pozzetto per il controllo.<br />

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE<br />

Esiste l‟interruttore termico automatico <strong>di</strong> regolazione ? x SI NO<br />

m<br />

Esiste l‟interrutore termico automatico <strong>di</strong> blocco ? x SI NO Ne esiste un <strong>secondo</strong> ? SI NO x<br />

Esiste il pressostato <strong>di</strong> blocco ? x SI NO<br />

Esiste il flussostato ? SI NO x<br />

DISPOSITIVI E SISTEMI SPECIALI PER IMPIANTI ALIMENTATI A COMBUSTIBILE SOLIDO<br />

Esiste il <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> allarme acustico ? SI N<br />

O<br />

Esiste il <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> arresto automatico dell‟aria comburente ? SI N<br />

O<br />

L‟impianto è a circolazione naturale, senza organi <strong>di</strong> intercettazione sul circuito dell‟acqua ? SI N<br />

O<br />

Il generatore è corredato <strong>di</strong>:<br />

riscaldatore d‟acqua <strong>di</strong> consumo<br />

scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> emergenza<br />

Il riscaldatore (o lo scambiatore) è munito <strong>di</strong> scarico <strong>di</strong> sicurezza termico ? SI N<br />

O<br />

Il generatore è corredato <strong>di</strong> focolare meccanico, con adduzione meccanica dell‟aria comburente ? SI N<br />

O<br />

IL TECNICO


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 309<br />

D.M. 01.12.1975<br />

I.S.P.E.S.L. - RACCOLTA ‘R’<br />

GENERATORE DI CALORE PER IMPIANTI DI RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDA<br />

UTENTE<br />

Condominio Primula Rossa<br />

In<strong>di</strong>rizzo Via Balzac 12<br />

Comune Milano ( MI )<br />

INSTALLATORE<br />

Termica XYXYXY<br />

In<strong>di</strong>rizzo Via Franco Franchi 18<br />

Comune Milano ( MI )<br />

SCHEMA DI PROGETTO E DATI COMPLEMENTARI<br />

COMMENTO<br />

1- ELENCO DEI COMPONENTI INDICATI SULLA TAVOLA GRAFICA CON LA DESCRIZIONE<br />

DELLE LORO CARATTERISTICHE<br />

2- COMMENTO AI DATI INDICATI SULLA TAVOLA GRAFICA ED INDICAZIONI DI PROGETTO<br />

3- DATI COMPLEMENTARI - RACCOLTA „R‟ (Appen<strong>di</strong>ce VI - Art. 8)<br />

4- TAVOLA GRAFICA N° 1234/99<br />

Data 28/09/1999<br />

Nome e Cognome del Progettista<br />

In<strong>di</strong>rizzo del Progettista)


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 310<br />

1- ELENCO DEI COMPONENTI INDICATI SULLA TAVOLA GRAFICA CON LA DESCRIZIONE DELLE LORO<br />

CARATTERISTICHE<br />

1 Bruciatore<br />

Bruciatore<br />

Costruttore<br />

Talisman<br />

Tipo<br />

MP3<br />

Combustibile<br />

Metano<br />

Potenza nominale (Qb) 248,8 kW<br />

Caldaia<br />

2 Caldaia<br />

Costruttore<br />

Similar<br />

Tipo 2R 14<br />

Potenza termica utile (Qu) 248,8 kW<br />

Potenza termica al focolare (Qf) 276,4 kW<br />

Pressione massima <strong>di</strong> esercizio (Peg) 5 bar<br />

Valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

3 Valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

Costruttore<br />

Caleffi<br />

Tipo 527540<br />

Qualifica<br />

QUALIFICATA<br />

Diametro nominale (Dv) 3/4"<br />

Diametro orifizio (Do) 20 mm<br />

Coefficiente <strong>di</strong> efflusso (K) ,67<br />

Portata <strong>di</strong> scarico vapore (W) 533,6 kg/h<br />

Potenza termica scaricabile (Qt) 309,5 kW<br />

Numeri <strong>di</strong> valvole (Ns) 1<br />

Potenza termica scaricabile totale (Qtv) 309,5 kW<br />

Pressione <strong>di</strong> taratura (Pt) 4 bar<br />

Sovrapressione (Sp) 10 %<br />

Pressione <strong>di</strong> scarico (Psc) 4,4 bar<br />

4 Vaso <strong>di</strong> espansione a <strong>di</strong>aframma<br />

Vaso <strong>di</strong> espansione a <strong>di</strong>aframma<br />

Circuito<br />

Unico<br />

Contenuto d'acqua dell'impianto (C) 2986 litri<br />

Pressione assoluta iniziale precarica (Pi ass) 2,83 bar<br />

Pressione finale assoluta (Pf ass) 5,13 bar<br />

Pressione massima esercizio (relativa) (Pev) 6 bar<br />

Capacità del vaso (proposta) (Cv prop) 240 litri<br />

Volume d'espansione (Ve) 107 litri<br />

Capacità del vaso (adottata) (Cv ad) 250 litri<br />

Correlazione tra aumento t e p<br />

ASSENTE


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 311<br />

5 Interruttore termico automatico <strong>di</strong> regolazione<br />

Interruttore termico automatico <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong> tipo omologato tarato ad una temperatura non<br />

superiore a 95 °C.<br />

Costruttore<br />

Tipo<br />

in caldaia<br />

6 Interruttore termico automatico <strong>di</strong> blocco<br />

Interruttore termico automatico <strong>di</strong> blocco a riarmo manuale <strong>di</strong> tipo omologato tarato ad una<br />

temperatura non superiore a 100 °C.<br />

Costruttore<br />

Tipo<br />

in caldaia<br />

7 Pressostato <strong>di</strong> blocco<br />

Pressostato <strong>di</strong> blocco a riarmo manuale <strong>di</strong> tipo omologato.<br />

Costruttore<br />

Caleffi<br />

Tipo<br />

SQ-D<br />

Pressione <strong>di</strong> taratura pressostato Ppr 3,80 bar<br />

8 In<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> temperatura<br />

In<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> temperatura con scala graduata in °C e fondo scala <strong>di</strong> 120 °C.<br />

Costruttore<br />

Caleffi<br />

Tipo F 15<br />

9 Pozzetto<br />

Pozzetto per inserzione termometro <strong>di</strong> controllo con <strong>di</strong>ametro interno non inferiore a 10 mm.<br />

Costruttore -<br />

Tipo -<br />

10 Valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile<br />

Valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile ad azione positiva non azionata da energia esterna,<br />

omologata.<br />

Costruttore<br />

Caleffi<br />

Tipo 54108<br />

Diametro nominale 1" 1/2


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 312<br />

IMPIANTO A VASO CHIUSO<br />

DATI INDICATI SULLA TAVOLA GRAFICA.<br />

Sono in<strong>di</strong>cati sulla tavola grafica allegata:<br />

a) Diametro nominale delle tubazioni in pollici.<br />

b) Diametro interno (in mm) delle tubazioni <strong>di</strong> espansione, <strong>di</strong> ingresso alla valvola <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> scarico<br />

della valvola <strong>di</strong> sicurezza.<br />

c) Altezza idrostatica Hi.<br />

d) Altezza dello sbocco della valvola <strong>di</strong> sicurezza.<br />

e) Altezza dell'attacco del vaso <strong>di</strong> espansione.<br />

f ) Posizione dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> protezione ed i limiti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dall'uscita della caldaia (ove richiesto).<br />

g) Raggi <strong>di</strong> curvatura “R” del tubo <strong>di</strong> collegamento del vaso <strong>di</strong> espansione.<br />

TUBAZIONE DI COLLEGAMENTO TRA IL GENERATORE ED IL VASO DI ESPANSIONE.<br />

La tubazione <strong>di</strong> collegamento tra generatore e vaso <strong>di</strong> espansione deve essere protetta dal gelo, deve<br />

essere realizzata in modo da non presentare punti <strong>di</strong> accumulo <strong>di</strong> incrostazioni o depositi e deve avere curve<br />

con raggio <strong>di</strong> curvatura “R” non inferiore a 1,5 volte il <strong>di</strong>ametro interno.<br />

<br />

PRESCRIZIONI PER IL POSIZIONAMENTO DEI DISPOSITIVI DI SICUREZZA,<br />

PROTEZIONE E CONTROLLO.<br />

La tabella seguente descrive le prescrizioni per il posizionamento dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> sicurezza,<br />

protezione e controllo (riguarda le <strong>di</strong>stanze dal generatore e le tubazioni <strong>di</strong> installazione).<br />

COMPONENTI TIPO COMPONENTE INSTAL-<br />

LATO SUL GENERATO-<br />

RE DI CALORE O SULLA<br />

TUBAZIONE AD UNA<br />

DISTANZA MASSIMA<br />

DALLA CALDAIA DI:<br />

INSTALLAZIONE PRIMA<br />

DI QUALSIASI VALVOLA<br />

DI INTERCETTAZIONE E<br />

TUBAZIONE DI INSTAL-<br />

LAZIONE<br />

RIFERIMENTO<br />

RACCOLTA R<br />

ISPESL<br />

ED. 1982<br />

VALVOLA DI SICUREZZA SICUREZZA 1,0 m SI - MANDATA R.3.B. 2.4.<br />

VALVOLA INTERCETTAZIONE SICUREZZA 0,5 m SI - MANDATA R.2.A. 4.2.<br />

COMBUSTIBILE<br />

TERMOSTATO DI REGOLAZIONE PROTEZIONE 0,5 m SI - MANDATA R.2.B. 1.8.<br />

TERMOSTATO DI BLOCCO PROTEZIONE 0,5 m SI - MANDATA R.2.B. 1.8.<br />

PRESSOSTATO DI BLOCCO PROTEZIONE (-) SI - MANDATA R.2.B. 1.8.<br />

TERMOMETRO CONTROLLO (-) SI - MANDATA R.2.C. 3.4.<br />

POZZETTO PER TERMOMETRO CONTROLLO (-) SI - MANDATA R.2.C. 3.4.<br />

CAMPIONE<br />

MANOMETRO CON FLANGIA CONTROLLO (-) SI - MANDATA O R.2.C. 2.5.<br />

RITORNO<br />

VASO DI ESPANSIONE (-) SI - MANDATA O R.3.B. 3.5.<br />

RITORNO<br />

(VALVOLA DI SCARICO TERMICO) SICUREZZA 0,5 m SI - MANDATA R.2.A. 3.3.<br />

(FLUSSOSTATO) (-) NO R.3.B. 5.4.<br />

(-) non è prevista una <strong>di</strong>stanza massima.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 313<br />

COLLEGAMENTI ELETTRICI.<br />

L‟installatore idraulico dovrà richiedere all‟installatore elettricista che siano rispettate le prescrizioni <strong>di</strong><br />

seguito elencate.<br />

· I termostati devono essere in<strong>di</strong>pendenti negli organi <strong>di</strong> comando e <strong>di</strong> controllo.<br />

· Nel caso <strong>di</strong> bruciatori monofase è ammesso il collegamento in serie dei termostati <strong>di</strong> regolazione, <strong>di</strong><br />

blocco e del pressostato <strong>di</strong> blocco purché detti <strong>di</strong>spositivi interrompano <strong>di</strong>rettamente il circuito elettrico <strong>di</strong><br />

alimentazione (senza fare uso <strong>di</strong> contattori interme<strong>di</strong>).<br />

· Nel caso <strong>di</strong> bruciatori atmosferici i termostati <strong>di</strong> regolazione e <strong>di</strong> blocco devono agire su due <strong>di</strong>stinte<br />

elettrovalvole <strong>di</strong> intercettazione del gas (che possono essere riunite in un unico corpo multifunzionale).<br />

· Nel caso <strong>di</strong> bruciatori trifase il termostato <strong>di</strong> regolazione deve agire su un contattore, mentre il termostato<br />

<strong>di</strong> blocco e il pressostato <strong>di</strong> blocco devono agire su un <strong>secondo</strong> contattore.<br />

Entrambi i contattori devono interrompere <strong>di</strong>rettamente il circuito elettrico <strong>di</strong> alimentazione.<br />

DOCUMENTI DA CONSERVARE E DA CONSEGNARE PER LA VISITA DI VERIFICA<br />

OMOLOGATIVA.<br />

E‟ onere dell‟installatore raccogliere, conservare e consegnare all‟utente (con documento <strong>di</strong> ricevuta) i<br />

seguenti documenti:<br />

COMPONENTE<br />

DOCUMENTO DA CONSERVARE<br />

CALDAIA<br />

CERTIFICATO DEL COSTRUTTORE: PROVA IDRAULICA<br />

VALVOLA INTERCETTAZIONE COMBUSTIBILE<br />

VALVOLA DI SICUREZZA<br />

CERTIFICATO DI TARATURA A BANCO<br />

CERTIFICATO DI TARATURA A BANCO<br />

VASI DI ESPANSIONE OLTRE 24 LITRI<br />

LIBRETTO MATRICOLARE<br />

TERMOSTATO DI REGOLAZIONE<br />

CERTIFICATO DI RISPONDENZA PROTOTIPO<br />

TERMOSTATO DI BLOCCO<br />

CERTIFICATO DI RISPONDENZA PROTOTIPO<br />

PRESSOSTATO DI BLOCCO<br />

CERTIFICATO DI RISPONDENZA PROTOTIPO<br />

Inoltre l‟installatore dovrà rilasciare, dopo la fine lavori, la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> tecnico qualificato <strong>secondo</strong><br />

le <strong>di</strong>sposizioni ISPESL.<br />

NOTA: Per tutti i componenti <strong>di</strong> nuova installazione conservare il certificato <strong>di</strong> omologazione e<br />

riporlo nell'apposita cassetta porta documenti, in quanto da presentare al funzionario<br />

ISPESL in sede <strong>di</strong> collaudo.<br />

In caso <strong>di</strong> smarrimento del certificato il componente dovrà essere sostituito.<br />

ISOLAMENTO TERMICO DELLE TUBAZIONI.<br />

L‟isolamento termico delle tubazioni corrisponderà alle in<strong>di</strong>cazioni della legge n. 10/91 e del DPR<br />

412/93. Per tubazioni correnti in centrale termica gli spessori saranno il 100% dell‟Allegato B - DPR 412, pari<br />

a:<br />

CONDUTTIVITÀ<br />

(W/m°C)<br />

DIAMETRO ESTERNO DELLA TUBAZIONE<br />

(mm)<br />

< 20 da 20 a 39 da 40 a 59 da 60 a 79 da 80 a 99 >100<br />

0.030 13 19 26 33 37 40<br />

0.032 14 21 29 36 40 44<br />

0.034 15 23 31 39 44 48<br />

0.036 17 25 34 43 47 52<br />

0.038 18 28 37 46 51 56<br />

0.040 20 30 40 50 55 60<br />

0.042 22 32 43 54 59 64<br />

0.044 24 35 46 58 63 69<br />

0.046 26 38 50 62 68 74<br />

0.048 28 41 54 66 72 79<br />

0.050 30 44 58 71 77 84<br />

Nella tavola grafica la scritta IS ___ in<strong>di</strong>ca lo spessore (in mm) dell‟isolante, avente una conduttività <strong>di</strong><br />

prova a 50°C (lambda) non superiore a 0,041 W/m°C.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 314<br />

RIFERIMENTI NORMATIVI PER LE PRESCRIZIONI DI SICUREZZA,<br />

ANTINCENDIO, RISPARMIO ENERGETICO ED IMPIANTI ELETTRICI.<br />

Il locale focolari, l'impianto <strong>di</strong> alimentazione del combustibile, l‟aerazione, gli apparecchi ed i bruciatori,<br />

i canali <strong>di</strong> fumo, i camini, l'impianto elettrico e le strutture e<strong>di</strong>li devono essere conformi alle vigenti<br />

<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge:<br />

a) per impianti elettrici:<br />

• Legge n. 186/68<br />

• Norma CEI 64-8<br />

• Norma CEI 64-2<br />

b) per combustibili liqui<strong>di</strong> (norme antincen<strong>di</strong>o):<br />

• Legge n. 615/66<br />

• DPR 22.12.1970 n. 1391<br />

• Circolare del Ministero dell‟Interno n. 73 del 29.07.1971<br />

c) per combustibili gassosi (norme antincen<strong>di</strong>o):<br />

• D.M. 12.04.1996<br />

• Legge n. 1083/71<br />

• Norme UNI - CIG<br />

• D.M. 24.11.1984<br />

d) per la sicurezza:<br />

• Legge n. 46/90<br />

• DPR n. 547/55<br />

• DLgs n. 626/94<br />

e) per il risparmio energetico:<br />

• Legge n. 10/91<br />

• DPR n. 412/93<br />

• D.M. 13.12.1993<br />

Alla fine dei lavori l‟installatore dovrà rilasciare la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> conformità ai sensi della legge n.<br />

46/90, completa degli allegati obbligatori in 3 copie (n.1 per l‟utente, n.1 per il Comune e n.1 per la Camera<br />

<strong>di</strong> Commercio).


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 315<br />

3 - DATI COMPLEMENTARI - RACCOLTA “R” (APPENDICE VI - ART. 8)<br />

IMPIANTO A VASO CHIUSO<br />

a) Nell‟impianto è prevista sia la valvola <strong>di</strong> sicurezza sia la valvola <strong>di</strong> intercettazione combustibile in quanto<br />

non esiste correlazione tra l‟aumento <strong>di</strong> temperatura e l‟aumento <strong>di</strong> pressione.<br />

b) In luogo della valvola <strong>di</strong> scarico termico si è impiegata la valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile.<br />

c) La pressione <strong>di</strong> precarica del vaso è <strong>di</strong>: 1,82 bar<br />

d) Non è prevista l‟interruzione <strong>di</strong> apporto del calore all‟atto dell‟arresto della circolazione.<br />

e) Lo scarico delle valvole <strong>di</strong> sicurezza, delle eventuali valvole <strong>di</strong> scarico termico e delle eventuali valvole<br />

<strong>di</strong> intercettazione a tre vie risulta ubicato in modo da non recare danni alle persone o alle cose in caso<br />

<strong>di</strong> intervento.<br />

f )<br />

La <strong>di</strong>stanza degli organi <strong>di</strong> sicurezza, <strong>di</strong> protezione e <strong>di</strong> controllo dall‟uscita dal generatore non è<br />

maggiore dei valori previsti, come in<strong>di</strong>cato nella tabella precedentemente riportata.<br />

g) E‟ attuata l‟in<strong>di</strong>pendenza dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> protezione me<strong>di</strong>ante almeno due circuiti separati, salvo il caso<br />

in cui operino su un bruciatore azionato da un motore monofase.<br />

h) La pressione <strong>di</strong> esercizio <strong>di</strong>chiarata dal costruttore del generatore è tale da assicurare la sua stabilità<br />

anche alla temperatura massima <strong>di</strong> intervento degli organi <strong>di</strong> sicurezza.<br />

i )<br />

La valvola <strong>di</strong> intercettazione a tre vie, se esistente sull‟impianto, non presenta posizioni <strong>di</strong> manovra in<br />

cui risultino contemporaneamente intercettate entrambe le vie <strong>di</strong> uscita, oppure in cui una delle due vie<br />

sia completamente chiusa e l‟altra aperta solo parzialmente.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 316<br />

5.3 ESEMPIO DI DIMENSIONAMENTO DI COMPONENTI ISPESL<br />

Dimensionamento vaso <strong>di</strong> espansione chiuso<br />

E<strong>di</strong>ficio<br />

Condominio Primula Rossa<br />

Via Balzac 12 - BRUGHERIO (MI)<br />

Committente AMMINISTRATORE Rag. PIGA Augusto<br />

Via Rembrant 14 - VIMERCATE (MI)<br />

Impianto<br />

Centrale termica condominale ad uso riscaldamento<br />

Progettista EDILCLIMA S.r.l. - Progettazione Impianti - Tel. 0322/835816<br />

Via Torrione, 30 - 28021 BORGOMANERO (NO)<br />

Generatore n° 1<br />

Marca e modello Similar 2R 14<br />

Potenza termica al focolare Qf 276,4 kW<br />

Potenza termica utile Qu 248,8 kW<br />

Pressione <strong>di</strong> esercizio Peg 5,00 bar<br />

Circuito<br />

Pressione atmosferica Pa 1,01 bar<br />

Contenuto d‟acqua totale del circuito C 2986 litri<br />

Coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione globale e 0,036 dm³/dm³<br />

Altezza idrostatica dell‟impianto Hi 14,0 m<br />

Aumento pressione <strong>di</strong> precarica del vaso Pr 0,50 bar<br />

Altezza della valvola <strong>di</strong> sicurezza Hvs 1,5 m<br />

Altezza del vaso <strong>di</strong> espansione Hve 0,5 m<br />

Valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

Marca e modello Caleffi 527540<br />

Pressione <strong>di</strong> taratura Pt 4,00 bar<br />

Sovrapressione Sp 10 %<br />

Diametro Dv 20 mm<br />

Risultati<br />

Numero <strong>di</strong> vasi Nv 1<br />

Capacità totale Cv 250 litri<br />

Pressione massima <strong>di</strong> esercizio del vaso Pev 6,00 bar<br />

Diametro del tubo <strong>di</strong> collegamento Dt 21,7 mm<br />

Raggio <strong>di</strong> curvatura Rt 33 mm<br />

Vasi scelti<br />

Marca Modello Capacità (litri) Pressione (bar)<br />

Caleffi 556250 250 6,00<br />

Controlli<br />

Pressione massima <strong>di</strong> esercizio del generatore Peg Pt * (1 + Sp/100) bar 5,00 4,40 Sì<br />

Pressione massima <strong>di</strong> esercizio del vaso adottato Pev ad Pev prop bar 6,00 4,50 Sì<br />

Pressione massima <strong>di</strong> esercizio del vaso adottato Pev ad Pf rel effettivo bar 6,00 3,95 Sì<br />

Aumento pressione <strong>di</strong> precarica del vaso Pr 0.15 bar 0,50 0,15 Sì<br />

Capacità del vaso adottato Cv ad Cv prop dm³ 250 240 Sì<br />

Diametro adottato Dt ad Dt prop mm 21,7 18,0 Sì<br />

Raggio <strong>di</strong> curvatura adottato Rt ad 1.5 * Dt at mm 33 33 Sì<br />

Calcolo pressioni<br />

Pressione iniziale Pi ass 2,83 Pi rel 1,82 bar<br />

Pressione finale (valori proposti) Pf ass‟ 5,11 Pf rel‟ 4,10 bar<br />

Pressione finale (valori adottati) Pf ass 4,96 Pf rel 3,95 bar<br />

Pressione <strong>di</strong> precarica del vaso Pirel 1,82 bar<br />

Volume <strong>di</strong> espansione C * e 107 dm³<br />

Rif.<br />

Valvola <strong>di</strong> sicurezza


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 317<br />

E<strong>di</strong>ficio<br />

Committente<br />

Impianto<br />

Dimensionamento valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

Condominio Primula Rossa<br />

Via Balzac 12 - BRUGHERIO (MI)<br />

AMMINISTRATORE Rag. PIGA Augusto<br />

Via Rembrant 14 - VIMERCATE (MI)<br />

Centrale termica condominale ad uso riscaldamento<br />

Progettista EDILCLIMA S.r.l. - Progettazione Impianti - Tel. 0322/835816<br />

Via Torrione, 30 - 28021 BORGOMANERO (NO)<br />

Generatore n° 1<br />

Marca e modello Similar 2R 14<br />

Potenza termica al focolare Qf 276,4 kW<br />

Potenza termica utile Qu 248,8 kW<br />

Pressione <strong>di</strong> esercizio Peg 5,00 bar<br />

Pressioni<br />

Pressione massima <strong>di</strong> esercizio del vaso Pev 6,00 bar<br />

Pressione <strong>di</strong> taratura pressostato Ppr 3,80 bar<br />

Differenza <strong>di</strong> pressione vaso-valvola per quota dq 0,10 bar<br />

Fondo scala manometro 6,00 bar<br />

Valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

Marca<br />

Caleffi<br />

Modello 527540<br />

Pressione <strong>di</strong> taratura Pt 4,00 bar<br />

Sovrapressione <strong>di</strong> apertura Sp 10 %<br />

Diametro valvola Dv 3/4"<br />

Risultati<br />

Numero <strong>di</strong> valvole Ns 1<br />

Potenza utile della valvola scelta Qv 309,5 kW<br />

Potenza totale delle valvole Qtv 309,5 kW<br />

Potenza minima da adottare Qu 248,8 kW<br />

Dati<br />

Sezione netta A 3,1416 cm²<br />

Coefficiente <strong>di</strong> efflusso K 0,67<br />

Pressione <strong>di</strong> scarico Psc 4,40 bar<br />

Valore M (Racc. R - Cap. R.2.A. Punto 2) M 0,710<br />

Diametro orifizio Do 20 mm<br />

Diametro della tubazione <strong>di</strong> uscita dalla valvola Ø sc 1"<br />

Portata <strong>di</strong> scarico vapore W 533,6 kg/h<br />

Controlli<br />

Portata <strong>di</strong> scarico vapore W Qu / 0.58 kg/h 533,6 429,0 Sì<br />

Potenza termica scaricabile Qtv Qu kW 309,5 248,8 Sì<br />

Sovrapressione <strong>di</strong> apertura Sp Ap 20 % 10 20 % Sì<br />

Scarto <strong>di</strong> chiusura Sp Ch 20 % 20 20 % Sì<br />

Pressione <strong>di</strong> esercizio del generatore Peg Psc bar 5,00 4,40 Sì<br />

Pressione <strong>di</strong> esercizio del vaso tenuto conto del<br />

<strong>di</strong>slivello tra vaso e valvola<br />

Pev Psc + dq bar 6,00 4,50 Sì<br />

Se Qu 580 kW X Ns 1<br />

Se Qu > 580 kW Ns 2<br />


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 318<br />

Rif.<br />

E<strong>di</strong>ficio<br />

Committente<br />

Impianto<br />

Valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile<br />

Dimensionamento valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile<br />

Condominio Primula Rossa<br />

Via Balzac 12 -Milano)<br />

AMMINISTRATORE Rag. UUUUU Augusto<br />

Via Rembrant 14 - Milano (MI)<br />

Centrale termica condominale ad uso riscaldamento<br />

Progettista Nome e Cognome del Progettista<br />

In<strong>di</strong>rizzo del Progettista)<br />

Generatore n° 1<br />

Marca e modello Similar 2R 14<br />

Potenza termica al focolare Qf 276,4 kW<br />

Potenza termica utile Qu 248,8 kW<br />

Pressione <strong>di</strong> esercizio Peg 5,00 bar<br />

Circuito<br />

Combustibile<br />

Metano<br />

Moltiplicatore della portata MP 1,0<br />

Potere calorifico inferiore 34,00 MJ/Stm³<br />

Portata Gc 29,27 Stm³/h<br />

Dp ammissibile Dpa 20 daPa<br />

Valvola intergettazione del combustibile<br />

Numero <strong>di</strong> valvole Ni 1<br />

Marca<br />

Caleffi<br />

Modello 54108<br />

Misura 1" 1/2<br />

Dp effettivo Dpe 11 daPa<br />

Controlli<br />

Dp effettivo Dp ammissibile Dpe Dpa daPa 11 20 Sì


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 319<br />

Rif.<br />

E<strong>di</strong>ficio<br />

Committente<br />

Impianto<br />

Dimensionamento <strong>di</strong>spositivi a vaso chiuso<br />

Condominio Primula Rossa<br />

Via Balzac 12 Milano (MI)<br />

AMMINISTRATORE Rag. XXXX Augusto<br />

Via Rembrant 14 - Milano (MI)<br />

Centrale termica condominale ad uso riscaldamento<br />

Schema impianto a vaso chiuso<br />

Progettista Nome e Cognome<br />

In<strong>di</strong>rizzo del Progettista<br />

Generatore n° 1<br />

Marca e modello Similar 2R 14<br />

Potenza termica al focolare Qf 276,4 kW<br />

Potenza termica utile Qu 248,8 kW<br />

Pressione <strong>di</strong> esercizio Peg 5,00 bar<br />

LEGENDA<br />

C Contenuto d‟acqua totale del circuito Po Pozzetto per termometro campione<br />

Cv Capacità del vaso PR Pressostato<br />

Dpe Dp effettivo Pt Pressione <strong>di</strong> taratura<br />

Dt Diametro del tubo <strong>di</strong> collegamento Qf Potenza al focolare<br />

Hi Altezza idrostatica dell‟impianto Qtv Potenza totale delle valvole <strong>di</strong> sicurezza<br />

Hve Altezza del vaso <strong>di</strong> espansione Qu Potenza utile del generatore<br />

Hvs Altezza della valvola <strong>di</strong> sicurezza Qv Potenza della valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

M Manometro Rt Raggio <strong>di</strong> curvatura<br />

Ni Numero <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> intercettazione del combustibile Sp Sovrapressione <strong>di</strong> chiusura<br />

Ns Numero <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> sicurezza T Termometro<br />

Nv Numero <strong>di</strong> vasi <strong>di</strong> espansione TB Termostato <strong>di</strong> blocco<br />

Peg Pressione <strong>di</strong> esercizio del generatore TR Termostato <strong>di</strong> regolazione<br />

Pev Pressione <strong>di</strong> esercizio del vaso


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 320<br />

5.4 USO DI CAD PER LA DICHIARAZIONE ISPESL<br />

Per la preparazione della <strong>di</strong>chiarazione ISPESL è oggi possibile utilizzare CAD appositamente<br />

pre<strong>di</strong>sposti. Nel prosieguo si presenterà uno dei CAD commerciali <strong>di</strong>sponibile per mostrare come<br />

questi funzionino.<br />

In genere la prima fase è relativa alla preparazione dei dati generali che saranno poi inseriti nel<br />

Modello RD, ve<strong>di</strong> Figura 424.<br />

Figura 424: Dati generali per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL<br />

Successivamente si passa e pre<strong>di</strong>sporre i moduli previsti per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL, come<br />

in<strong>di</strong>cato in Figura 425.<br />

Figura 425: Dati per il Modulo RD


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 321<br />

Successivamente si attiva la maschera per i dati del modulo RR, come illustrato in Figura 426.<br />

Figura 426: Dati per il Modulo RR<br />

Si osserva che per i dati tecnici del generatore è possibile attivare una finestra <strong>di</strong> selezione da una<br />

banca dati solitamente fornita dalla Software House, come illustrato in Figura 428.<br />

Figura 427: Esempio <strong>di</strong> maschera <strong>di</strong> selezione dei dati del generatore<br />

Figura 428: Esempio <strong>di</strong> dati per generatore


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 322<br />

Si osservi nella zona inferiore della Figura 426 la possibilità <strong>di</strong> selezionare la destinazione d’uso<br />

dei locali riscaldati, come prescritto dalla normativa ISPESL. Inoltre si osservi nella stessa figura<br />

(seconda riga) l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> un vaso chiuso per il quale si può effettuare il<br />

<strong>di</strong>mensionamento me<strong>di</strong>ante una maschera <strong>di</strong> input del tipo riportata in Figura 429.<br />

Figura 429: Dimensionamento del vaso chiuso, Modulo RR1<br />

In questa figura si può osservare la possibilità <strong>di</strong> selezionare il tipo <strong>di</strong> vaso <strong>di</strong> espansione chiuso<br />

(auto pressurizzato, a <strong>di</strong>aframma, pre pressurizzato), <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care il contenuto d’acqua <strong>di</strong> ciascun circuito<br />

considerato 16 , come in<strong>di</strong>cato nell’angolo in basso a sinistra (Generatore ). I dati inseriti in questa<br />

maschera debbono essere quelli reali <strong>di</strong> impianto e dei componenti utilizzati.<br />

In alcuni casi si hanno software specifici per il <strong>di</strong>mensionamento dei componenti ISPESL che<br />

consentono <strong>di</strong> selezionare i componenti <strong>di</strong> sicurezza da cataloghi commerciali, ve<strong>di</strong> Figura 430.<br />

Figura 430: Esempio <strong>di</strong> software <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> componenti <strong>di</strong> sicurezza ISPESL<br />

16 Il quadro RR1 deve essere ripetuto per ciascun circuito dell’impianto. In particolare si deve considerare il circuito<br />

<strong>di</strong> ciascun generatore e poi ogni circuito che si <strong>di</strong>parte dai collettori <strong>di</strong> mandata e ritorno.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 323<br />

Per il progetto e selezione del vaso <strong>di</strong> espansione chiuso (ma in base alla scelta fatta in Figura 426<br />

si può anche selezionare un vaso aperto) si ha una maschera <strong>di</strong> input del tipo <strong>di</strong> Figura 431.<br />

Figura 431: Maschera <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> un vaso chiuso<br />

Il programma consente, <strong>di</strong> solito, <strong>di</strong> selezionare il vaso chiuso commercialmente <strong>di</strong>sponibile con<br />

le caratteristiche <strong>di</strong> progetto, come in<strong>di</strong>cato in Figura 432.<br />

Figura 432: Selezione <strong>di</strong> un vaso chiuso da un data base commerciale<br />

Anche per la valvola <strong>di</strong> sicurezza si ha la possibilità <strong>di</strong> avere una maschera <strong>di</strong> selezione, del tipo<br />

in<strong>di</strong>cato in Figura 433, e <strong>di</strong> progetto, come in<strong>di</strong>cato nella maschera <strong>di</strong> Figura 434. Naturalmente i dati<br />

qui inseriti debbono essere quelli reali relativi all’impianto realizzato 17 .<br />

17 Si ricor<strong>di</strong> che la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL viene effettuata dall’Installatore ad impianto realizzato.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 324<br />

Figura 433: Selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza da un data base commerciale<br />

Figura 434: Maschera <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />

Lo stesso <strong>di</strong>scorso può essere fatto per la valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile, come<br />

in<strong>di</strong>cato nella Figura 435 per la maschera <strong>di</strong> input e in Figura 436 per la scelta dal data base<br />

commerciale.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 325<br />

Figura 435: Maschera <strong>di</strong> selezione della valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile<br />

Figura 436: Maschera si selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione combustibile da data base<br />

Figura 437: Visualizzazione dei componenti <strong>di</strong> sicurezza ISPESL


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 326<br />

Come si è già detto in precedenza, la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL deve essere corredata da un <strong>di</strong>segno<br />

schematico della centrale termica con l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> tutti i componenti <strong>di</strong> sicurezza inseriti<br />

nell’impianto.<br />

Figura 438: Esempio <strong>di</strong> schema centrale per <strong>di</strong>chiarazione ISPESL<br />

5.5 UN SECONDO USO DI CAD PER DICHIARAZIONE ISPESL<br />

Oltre a programmi propriamente detti sono presenti anche applicativi che utilizzano come<br />

piattaforma <strong>di</strong> base Excel <strong>di</strong> Microsoft con l’aggiunta <strong>di</strong> macro appositamente sviluppate. Nel prosieguo<br />

si ha una rassegna <strong>di</strong> maschere desunte da un progetto in libreria.<br />

Figura 439: Maschera <strong>di</strong> input dei dati generali per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 327<br />

Figura 440: Uso <strong>di</strong> Excel per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 328<br />

Figura 441: Modello RD della <strong>di</strong>chiarazione ISPESL


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 329<br />

Figura 442: Maschera per l’input dei generatori<br />

Figura 443: Maschera <strong>di</strong> input per la Relazione ISPESL


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 330<br />

Figura 444: Maschera <strong>di</strong> input per vaso <strong>di</strong> espansione chiuso<br />

Figura 445: Maschera per l’elenco dei circuiti <strong>di</strong> impianto


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 331<br />

Figura 446: Maschera <strong>di</strong> calcolo del vaso chiuso <strong>di</strong> un circuito<br />

Figura 447: Maschera <strong>di</strong> calcolo del vaso chiuso <strong>di</strong> un circuito – Valori calcolati


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 332<br />

Figura 448: Maschera per la richiesta <strong>di</strong> verifica impianto all’ISPESL<br />

Figura 449: Maschera <strong>di</strong> input per i dati integrativi <strong>di</strong> calcolo


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 333<br />

Figura 450: Tabella dei <strong>di</strong>ametri interni delle tubazioni <strong>di</strong> sicurezza<br />

Figura 451: Tabella <strong>di</strong> archivio <strong>di</strong> vasi <strong>di</strong> espansione


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 334<br />

Figura 452: Tabella delle valvole <strong>di</strong> sicurezza<br />

Figura 453: Tabella delle valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile<br />

Figura 454: Tabella delle valvole <strong>di</strong> scarico termico<br />

La stampa della <strong>di</strong>chiarazione ISPESL è conforme ai moduli ministeriali e se ne omette la<br />

raffigurazione per motivi <strong>di</strong> spazio.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 335<br />

6 ENERGIE ALTERNATIVE<br />

Vengono definite energie alternative quelle derivati da fonti energetiche non convenzionali quale<br />

petrolio, gas naturale e carbone. Quest’idea deriva dall’utilizzo <strong>di</strong> fonti energetiche definite rinnovabili<br />

poiché <strong>di</strong> origine solare.<br />

L’energia solare e l’energia eolica (sua derivazione terrestre) sono, infatti, derivate dalla ra<strong>di</strong>azione<br />

solare che comunque raggiunge la Terra e che pertanto, se sfruttata, non costerebbe nulla, non<br />

produrrebbe inquinamento e sarebbe praticamente inesauribile, almeno fin quando esisterà il Sole.<br />

In questa sede si desidera puntualizzare alcuni aspetti importanti delle energie alternative che<br />

spesso vengono ignorate o sottaciute.<br />

6.1 CALCOLO DELLA RADIAZIONE SOLARE MEDIA (SOLAR ENERGY<br />

AVAILABILITY)<br />

Se si considera la Terra come una grande sfera nello spazio in movimento attorno al sole e si<br />

applicano le regole della geografia astronomica allora si può calcolare con grande precisione<br />

l’irraggiamento solare 18 che risulta dato da:<br />

Io<br />

Icsr<br />

cos [87]<br />

ove si ha:<br />

I cs costante solare pari a 1353 W/m²;<br />

R correzione per variazione della <strong>di</strong>stanza terra-sole;<br />

cos angolo <strong>di</strong> inclinazione rispetto alla normale alla superficie terrestre.<br />

La correzione per <strong>di</strong>stanza terra-sole è data da:<br />

F 360n<br />

r H G I<br />

1 0. 033cos K J [88]<br />

365<br />

essendo n il giorno giulianeo 19 . Si definisce angolo solare l’angolo corrispondente allo<br />

spostamento relativo del sole nelle 24 ore per cui si ha =15 °/ora. L’irraggiamento extraterrestre varia<br />

da un minimo <strong>di</strong> 1325 W/m² a 1415 W/m² durante l’anno.<br />

L’intensità giornaliera extra-atmosferica della irra<strong>di</strong>azione solare è data dall’integrale della [87]<br />

estesa dall’alba 20 al tramonto e quin<strong>di</strong> da:<br />

z<br />

s F 24<br />

Ho<br />

Iod<br />

s H G I K J<br />

2 [89]<br />

<br />

In geografia astronomica, nota la latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un sito, si definisce declinazione solare l’angolo<br />

rispetto al piano orizzontale corrispondente all’altezza massima del sole e si in<strong>di</strong>ca con ed è dato,<br />

in<strong>di</strong>cando con n il giorno giuliano, dalla relazione:<br />

F I<br />

2345 360<br />

HG<br />

284 n<br />

. sin K J<br />

[90]<br />

365<br />

Pertanto si <strong>di</strong>mostra che la ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a giornaliera extra-atmosferica è data dalla relazione:<br />

24 s<br />

24 F<br />

<br />

Ho rIcs b<br />

I<br />

cos cos cos sin singd<br />

rIcs cos cos sin<br />

s<br />

<br />

s<br />

sin sin <br />

s<br />

K J<br />

2<br />

z <br />

2<br />

180<br />

Per una superficie generica è necessario calcolare l’angolo <strong>di</strong> inclinazione solare che, me<strong>di</strong>ante<br />

considerazioni <strong>di</strong> trigonometria sferica, dati la latitu<strong>di</strong>ne la declinazione e l’angolo solare , è dato<br />

dalla relazione:<br />

HG<br />

[91]<br />

18 L’irraggiamento solare è dato dall’energia che incide nell’unità <strong>di</strong> tempo sull’unità <strong>di</strong> superficie. Le unità <strong>di</strong> misura<br />

sono [W/m²].<br />

19 Si ricorda che il giorno giulianeo è dato dal numero progressivo del giorno a partire dal 1° gennaio, pari a n=1, fino<br />

al 31 <strong>di</strong>cembre pari a n=365. In questo modo i giorni dell’anno seguono una numerazione progressiva da 1 a 365.<br />

20 L’alba e il tramonto sono detti sun rise e sun set e in<strong>di</strong>cati con s nella letteratura internazionale.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 336<br />

cos cos cos cos sin sin cos cos cos sin sin cos sin<br />

<br />

sin cos sin cos sin cos sin<br />

ove si ha il seguente simbolismo, ve<strong>di</strong> Figura 455:<br />

[92]<br />

Figura 455: Angoli fondamentali per l’irra<strong>di</strong>azione solare.<br />

angolo <strong>di</strong> inclinazione della superficie rispetto al piano orizzontale, 0 180<br />

;<br />

>90° significa superficie rivolta verso il basso;<br />

angolo azimutale dato dalla deviazione rispetto al meri<strong>di</strong>ano locale della proiezione sul<br />

piano orizzontale della normale alla superficie: azimut 0 significa superficie rivolta a sud, per<br />

superficie rivolta ad est si hanno valori negativi e positivi se rivolte ad ovest, pertanto è<br />

180 180<br />

;<br />

angolo solare, 15° per ogni ora <strong>di</strong> spostamento apparente del sole verso est o verso<br />

ovest;<br />

angolo <strong>di</strong> declinazione dato dalla posizione del sole a mezzogiorno rispetto al piano<br />

dell’equatore, considerato positivo verso nord e variabile fra 2345 . 2345 . ;<br />

angolo <strong>di</strong> incidenza fra la ra<strong>di</strong>azione solare sulla superficie e la normale alla stessa<br />

superficie;<br />

latitu<strong>di</strong>ne cioè la posizione angolare a nord (positiva) o a sud (negativa) dell’equatore e<br />

variabile fra 90 90<br />

;<br />

Per alcuni casi particolari si hanno le seguenti relazioni:<br />

Superficie orizzontale (=0):<br />

cos h<br />

cos cos cos sin sin<br />

Superficie verticale rivolta verso l’equatore (=90°, =0):<br />

cos vs<br />

sin cos cos cos sin<br />

Superficie rivolta a sud con inclinazione qualunque (=0, qualunque):<br />

cos <br />

cos( )cos cos sinb g<br />

sin<br />

Durata del giorno per superficie orizzontale:<br />

cos<br />

s<br />

tgtg<br />

[93]<br />

da cui si deriva la durata in ore pari a:<br />

T g<br />

2<br />

s<br />

15 [94]<br />

Durata del giorno per superficie inclinata :


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 337<br />

d b g i [95]<br />

'<br />

<br />

s<br />

min <br />

s,<br />

ar cos tg tg<br />

L’irra<strong>di</strong>azione extra-atmosferica su una superficie orizzontale è data dalla [93] mentre quella su<br />

superficie inclinata è data dalla relazione:<br />

24 L<br />

' O<br />

Ho <br />

rIcs cos <br />

s<br />

<br />

NM b gcos sin sinb g sin [96]<br />

180 QP<br />

Viene definito il rapporto fra i valori me<strong>di</strong> giornalieri delle due irra<strong>di</strong>azioni:<br />

cos cos sin ' <br />

b g s<br />

sinb gsin<br />

R b<br />

<br />

180<br />

[97]<br />

<br />

cos cos sin<br />

s<br />

<br />

s<br />

sin sin <br />

180<br />

Con R b<br />

si in<strong>di</strong>ca il valore me<strong>di</strong>o mensile.<br />

Su una superficie inclinata arriva, oltre alla ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta, anche la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa dal cielo<br />

e quella riflessa. Ciascuna <strong>di</strong> queste due ultime componenti risulta in genere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile valutazione.<br />

Possiamo, però, supporre che il cielo abbia un comportamento isotropico e pertanto queste<br />

valutazioni risultano semplificate. In particolare la ra<strong>di</strong>azione riflessa non ha una formulazione unica<br />

potendo questa variare, ad esempio, per effetto <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici o corpi riflettenti viciniori alla superficie<br />

considerata. Possiamo in genere scrivere la relazione:<br />

Ac IT IbRb Ac Id, isotropica<br />

As Fs c Ii i<br />

Ai F<br />

i ic<br />

[98]<br />

ove il primo termine a <strong>secondo</strong> membro rappresenta la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta sulla superficie A c , il<br />

<strong>secondo</strong> termine la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa isotropica e l’ultimo termine la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa dalle superfici<br />

circostanti a quella considerata. Con F s-c e F i-c si sono in<strong>di</strong>cati i fattori <strong>di</strong> forma superficie-cielo e<br />

superficie-corpi vicini. Il modello <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa isotropica è stato proposto da Liu e Jordan<br />

(1963): la ra<strong>di</strong>azione totale su una superficie inclinata è composta ancora da tre termini: <strong>di</strong>retta, <strong>di</strong>ffusa<br />

isotropica e <strong>di</strong>ffusa dal terreno. Il termine relativo alla riflessione va calcolato caso per caso in funzione<br />

delle geometrie <strong>di</strong> scambio ra<strong>di</strong>ativo con le superfici vicine utilizzando i fattori <strong>di</strong> forma visti in<br />

precedenza. Per una superficie inclinata il fattore <strong>di</strong> forma F s-c è facilmente calcolabile e risulta pari a:<br />

F cs<br />

1<br />

cos<br />

[99]<br />

2<br />

e, nell’ipotesi <strong>di</strong> cielo isotropo, si può anche <strong>di</strong>re che esso è anche il rapporto R d fra la ra<strong>di</strong>azione<br />

<strong>di</strong>ffusa sul piano inclinato e quella sul piano orizzontale.<br />

Il fattore <strong>di</strong> vista superficie-terreno è pari a:<br />

F st<br />

1<br />

cos<br />

[100]<br />

2<br />

Pertanto la ra<strong>di</strong>azione totale sulla superficie inclinata risulta data dalla relazione:<br />

1<br />

cos 1<br />

cos <br />

IT IbRb Id Rd It Rt IbRb Id It<br />

[101]<br />

2<br />

2<br />

ove si è definito, analogamente a quanto fatto per R d il rapporto R t fra la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa dal<br />

terreno sulla superficie inclinata rispetto a quella sul piano orizzontale e pari a F s-t ..<br />

Ancora in analogia alle precedenti definizioni, possiamo in<strong>di</strong>care con R il rapporto fra la<br />

ra<strong>di</strong>azione totale sulla superficie inclinata rispetto a quella sul piano orizzontale che risulta data da:<br />

R I b<br />

I R Id<br />

1<br />

cos 1<br />

cos <br />

<br />

b<br />

<br />

t<br />

[102]<br />

I 2 2<br />

Ai fini del calcolo della ra<strong>di</strong>azione totale nelle applicazioni pratiche (collettori solari, e<strong>di</strong>fici<br />

solarizzati, e<strong>di</strong>fici bioclimatici) occorre calcolare la ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>a giornaliera mensile H T .<br />

Pertanto possiamo parafrasare quanto detto sopra per il calcolo <strong>di</strong> I T sommando i contributi della<br />

ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta e <strong>di</strong> quella <strong>di</strong>ffusa dal cielo e dal terreno.<br />

Le equazioni <strong>di</strong>vengono le seguenti:


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 338<br />

F<br />

HG<br />

I<br />

Hd<br />

H H<br />

H R H 1<br />

cos <br />

H 1<br />

cos <br />

T<br />

1<br />

b<br />

<br />

d<br />

t<br />

KJ<br />

2<br />

2<br />

e per il rapporto R me<strong>di</strong>o la relazione:<br />

F<br />

HG<br />

I<br />

HT<br />

Hd<br />

R<br />

H H R Hd<br />

1<br />

cos 1<br />

cos <br />

1<br />

b<br />

<br />

<br />

t<br />

KJ [104]<br />

H 2 2<br />

Il rapporto fra la ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>retta sulla superficie inclinata e quella su superficie<br />

HbT<br />

orizzontale è in<strong>di</strong>cato con R b<br />

<br />

H ed è funzione della trasparenza atmosferica. Liu e Jordan<br />

b<br />

propongono <strong>di</strong> calcolare questo rapporto supponendo che l’atmosfera sia assente e pertanto, per una<br />

superficie nell’emisfero boreale e rivolta verso l’equatore, cioè con =0° si ha:<br />

cos cos sin ' <br />

b g s<br />

sinb gsin<br />

R b<br />

<br />

180<br />

[105]<br />

<br />

cos cos sin<br />

s<br />

<br />

s<br />

sin sin <br />

180<br />

ove ’ è l’angolo solare per l’alba e il tramonto calcolato nel giorno me<strong>di</strong>o del mese e dato dalla<br />

relazione:<br />

s min<br />

L<br />

NM<br />

b<br />

b<br />

g<br />

g<br />

1<br />

cos tan<br />

tan<br />

1<br />

cos tan( tan<br />

O<br />

QP<br />

[103]<br />

[106]<br />

Ove con min si intende il minore dei due valori in parentesi quadra.<br />

Il rapporto H / H può essere calcolato nota che sia la trasparenza atmosferica data da:<br />

d<br />

K<br />

T<br />

H<br />

[107]<br />

H<br />

o<br />

La trasparenza <strong>di</strong>pende dal sito, dalla torbi<strong>di</strong>tà atmosferica (presenza <strong>di</strong> industrie, smog, …), presenza<br />

<strong>di</strong> vapore (per nebbia, per presenza <strong>di</strong> laghi o del mare) e pertanto non si può fornire una correlazione<br />

universale per il suo calcolo. Hottel (1976) ha presentato un metodo semplificato per il calcolo della<br />

ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta trasmessa attraverso un’atmosfera chiara e che prende in esame l’angolo<br />

zenitale, l’altitu<strong>di</strong>ne e tipologie climatiche.<br />

La trasmittanza solare <strong>di</strong>retta atmosferica è definita dalla relazione:<br />

H<br />

k<br />

d<br />

cos<br />

z<br />

<br />

b<br />

ao<br />

a1e [108]<br />

Ho<br />

ove le costanti a o , a 1 , k per atmosfera standard (con 23 km <strong>di</strong> visibilità) sono determinate dalla<br />

costanti (valide per altitu<strong>di</strong>ni inferiori a 2500 m s.l.m.):<br />

a<br />

a<br />

0. 4237 0. 00821( 1<br />

A)<br />

0. 5055 0. 00595( 6. 5 A)<br />

*<br />

k 0. 2711 0. 01858( 2. 5 A)<br />

con A altitu<strong>di</strong>ne (in km) dell’osservatore.<br />

*<br />

o<br />

*<br />

1<br />

Partendo dai valori delle costanti asteriscate si applicano opportuni fattori correttivi per tenere<br />

conto delle tipologie climatiche dati in tabella:<br />

Tipo <strong>di</strong> Clima<br />

a<br />

r<br />

o<br />

a<br />

o<br />

* r1<br />

<br />

1<br />

*<br />

a o a 1<br />

r k<br />

k<br />

Tropicale 0.95 0.98 1.02<br />

Estivo <strong>di</strong> mezza latitu<strong>di</strong>ne 0.97 0.99 1.02<br />

Estivo subartico 0.99 0.99 1.01<br />

Invernale <strong>di</strong> mezza latitu<strong>di</strong>ne 1.03 1.01 1.00<br />

Tabella 57: Calcolo dei coefficienti <strong>di</strong> Hottel<br />

2<br />

2<br />

2<br />

k *


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 339<br />

Pertanto, la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta per cielo pulito è data dalla relazione:<br />

Icd Io d<br />

cos <br />

z<br />

[109]<br />

con I o dato dalla [87].<br />

6.1.1 METODI DI LIU E JORDAN<br />

Analoghe relazioni valgono per gli irraggiamenti orari o giornalieri o me<strong>di</strong> mensili. Liu e<br />

Jordan hanno presentato una teoria <strong>secondo</strong> la quale la trasparenza oraria k I<br />

T<br />

I<br />

o giornaliera<br />

K<br />

T<br />

H H<br />

o<br />

dell’atmosfera presenta andamenti statistici simili per luoghi aventi la stessa trasparenza<br />

me<strong>di</strong>a mensile K H<br />

T<br />

. H<br />

o<br />

In particolare definite la trasparenze <strong>di</strong>rette e <strong>di</strong>ffuse come:<br />

Do<br />

KD<br />

<br />

H<br />

K<br />

T<br />

H<br />

<br />

H<br />

ove D e H 0 sono le ra<strong>di</strong>azioni <strong>di</strong>ffuse e totali sul piano orizzontali nell’atmosfera e H eo la<br />

ra<strong>di</strong>azione totale giornaliera sul piano orizzontale extra atmosferica. Liu e Jordan propongono la<br />

relazione:<br />

2 3 4 5<br />

K 0.124 0.677K 3.256K 6.881K 4.917K 0.427K<br />

D T T T T T<br />

6.1.2 ALTRE CORRELAZIONI<br />

Pur tuttavia la teoria <strong>di</strong> Liu e Jordan trova tutt’oggi ampia <strong>di</strong>ffusione e Bendt (1981) ha proposto<br />

una correlazione che risponde bene per valori delle frequenze <strong>di</strong>stributive 21 inferiori a f=0.9. Per valori<br />

superiori si ha una sovrastima dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> trasparenza. Le equazioni <strong>di</strong> Bendt sono le seguenti:<br />

eo<br />

o<br />

eo<br />

K T , mim<br />

KT<br />

e e<br />

f( KT<br />

) <br />

K T , mim <br />

e e<br />

ove il parametro è determinato dalla seguente equazione:<br />

1 K<br />

1<br />

T,min<br />

KT,max<br />

KT,min<br />

e KT,max<br />

e<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

KT <br />

<br />

KT,min<br />

KT,max<br />

e e<br />

Risolvendo l’equazione trascendentale per la variabile si può calcolate la funzione cumulativa<br />

f(K T ) . Herzog (1985) fornisce una via semplificata per calcolare me<strong>di</strong>ane la semplice relazione:<br />

ove si è posto:<br />

T,max<br />

KT<br />

,max<br />

1.184<br />

27.182e<br />

1.498<br />

<br />

K K<br />

K<br />

<br />

K<br />

T,max<br />

T,max<br />

K<br />

T,min<br />

K<br />

T<br />

T,min<br />

Infine Hollands e Huget (1983) propongono la seguente correlazione per il calcolo <strong>di</strong> K T,max :<br />

1.5<br />

o<br />

21 Per i vari siti si possono <strong>di</strong>segnare le frequenze dei giorni aventi vari valori <strong>di</strong> K<br />

T<br />

in funzione <strong>di</strong> K<br />

T<br />

. Queste<br />

curve sono dette curve <strong>di</strong>stributive e, normalmente, presentano un picco (curve modali) o due (curve bimodali). Da queste curve<br />

<strong>di</strong>stributive si possono <strong>di</strong>segnare (integrandole) le curve cumulative che rappresentano la frazione f dei giorni che sono meno<br />

chiari <strong>di</strong> K<br />

T<br />

in funzione della stessa K<br />

T<br />

. Queste curve cumulative sono dette curve ( K<br />

T<br />

,f), <strong>secondo</strong> il simbolismo<br />

proposto da Whilllier.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 340<br />

8<br />

KT ,max<br />

0.6313 0.267KT 11.9 KT<br />

0.75<br />

Gli andamenti delle trasparenze orarie e giornaliere sono simili, <strong>secondo</strong> Whillier, a quelle delle<br />

trasparenze me<strong>di</strong>e mensili.<br />

Il valore istantaneo del rapporto Hd / H può essere calcolato me<strong>di</strong>ante molteplici relazioni<br />

fornite da numerosi ricercatori in questi ultimi decenni. Ad esempio una buona relazione è data da<br />

Collares-Pereira e Rabl:<br />

0.99 per KT<br />

0.17<br />

2 3 4<br />

H 1.188 2.272 9.473 21.865 14.648 per 0.17 KT<br />

0.75<br />

d KT K<br />

T<br />

K<br />

T<br />

K<br />

T<br />

<br />

<br />

H 0.54KT<br />

0.632 per 0.75 KT<br />

0.80<br />

<br />

0.2 per KT<br />

0.80<br />

Qualora si desideri introdurre una <strong>di</strong>pendenza stagionale (tramite l’angolo orario s per l’alba o<br />

per il tramonto) occorre usare le seguenti correlazioni:<br />

Per s < 81.4°<br />

2 3 4<br />

H 1.0 0.2727KT 2.4495K T<br />

11.9514K T<br />

9.3879 K<br />

T<br />

per KT<br />

0.715<br />

d<br />

<br />

H 0.143 per KT<br />

0.715<br />

Per s > 81.4°<br />

2 3<br />

H 1.0 0.2832KT 2.5557K T<br />

0.8448 K<br />

T<br />

per KT<br />

0.715<br />

d<br />

<br />

H 0.175 per KT<br />

0.715<br />

Per stimare la ra<strong>di</strong>azione oraria su una superficie orizzontale usando i valori me<strong>di</strong> mensili occorre<br />

utilizzare opportune correlazioni statistiche me<strong>di</strong>ate su numerose osservazioni. Queste presentano il<br />

rapporto r I<br />

t<br />

fra la ra<strong>di</strong>azione oraria totale e quella giornaliera totale in funzione della lunghezza<br />

H<br />

del giorno e dell’ora in esame. Una correlazione molto buona, data da Collares-Pereira Rabl, è la<br />

seguente:<br />

I <br />

cos<br />

coss<br />

rt<br />

a bcos<br />

H 24<br />

s<br />

sins<br />

coss<br />

180<br />

ove i coefficienti a e b sono dati dalle relazioni:<br />

a 0.409 0.5016sin 60<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

b 0.6609 0.4767sin 60<br />

Naturalmente in queste equazioni è l’angolo orario in gra<strong>di</strong> per il tempo in esame (ad esempio<br />

il punto centrale dell’ora per la quale si effettua il calcolo) ed s è l’angolo orario dell’alba.<br />

Per gli andamenti orari si può utilizzare la correlazione proposta da Orgill e Hollands:<br />

1.0 0.249 kT<br />

per kT<br />

0<br />

Id<br />

<br />

1.557 1.884 kT<br />

per 0.350.8 si hanno pochissimi dati e questi mostrano un incremento della<br />

frazione <strong>di</strong>ffusa rispetto a quella <strong>di</strong>retta.<br />

s


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 341<br />

6.1.3 FENOMENI CHE MODIFICANO LA TRASPARENZA ATMOSFERICA<br />

La ra<strong>di</strong>azione solare extraterrestre come sopra calcolata non è tutta <strong>di</strong>sponibile sulla superficie<br />

terrestre poiché l’atmosfera mo<strong>di</strong>fica, spesso anche fortemente, la ra<strong>di</strong>azione solare attenuandola per<br />

effetto degli assorbimenti dei gas che la compongono, ve<strong>di</strong> figura 58. Viene in<strong>di</strong>cata massa d’aria il<br />

rapporto fra la massa dell’atmosfera attraversata dalle ra<strong>di</strong>azioni solari e la massa corrispondente alla<br />

posizione dello zenith del sole (cioè perpen<strong>di</strong>colare, ove possibile). A livello del mare m=1 quando il<br />

sole è allo zenith ed m=2 per un angolo <strong>di</strong> 60°. Per un angolo zenitale variabile fra 0 e 70° si ha, con<br />

buona approssimazione, la relazione:<br />

1<br />

m <br />

cos<br />

z<br />

L’atmosfera mo<strong>di</strong>fica la ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>ante due meccanismi.<br />

SCATTERING (DIFFUSIONE) ATMOSFERICO<br />

Quando la ra<strong>di</strong>azione solare attraversa l’atmosfera interagisce con le molecole dell’aria<br />

(principalmente del vapore d’acqua e gocce varie) e con la polvere determinando il fenomeno dello<br />

scattering cioè della <strong>di</strong>ffusione dei raggi solari. Questo fenomeno <strong>di</strong>pende dal numero <strong>di</strong> particelle con le<br />

quali la ra<strong>di</strong>azione viene a contatto e le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> queste particelle rispetto alla lunghezza d’onda <br />

delle stesse ra<strong>di</strong>azioni. La lunghezza del cammino della ra<strong>di</strong>azione attraverso le molecole dell’aria è<br />

descritto dalla massa d’aria mentre le particelle <strong>di</strong> aria e <strong>di</strong> polvere <strong>di</strong>pendono anche dalle con<strong>di</strong>zioni<br />

locali e temporali dell’atmosfera. Il risultato dello scattering è la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> coerenza <strong>di</strong>rezionale dei raggi<br />

solari che, invece, provengono da tutte le <strong>di</strong>rezioni dello spazio.<br />

ASSORBIMENTO ATMOSFERICO<br />

La ra<strong>di</strong>azione solare subisce <strong>di</strong>versi fenomeni <strong>di</strong> assorbimento nell’attraversare l’atmosfera (ve<strong>di</strong><br />

figura seguente) a causa delle interazioni con i gas presenti. L’assorbimento è dovuto in modo<br />

preponderante all’ozono nel campo dell’ultravioletto (0,78 m). In particolare l’ozono assorbe quasi del tutto la ra<strong>di</strong>azione per<br />


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 342<br />

Secondo questo modello si può <strong>di</strong>re che lo scambio ra<strong>di</strong>ativo netto, in assenza <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione<br />

solare tra la superficie terrestre e l’atmosfera, è rappresentato dalle curve <strong>di</strong> figura 60 ove si sono<br />

rappresentate due curva: la curva b) è relativa ad un corpo nero alla stessa temperatura dell’atmosfera<br />

mentre la curva a) e la curva <strong>di</strong> emissione atmosferica nella quale risulta evidente la finestra ra<strong>di</strong>ativa.<br />

Figura 58: Ra<strong>di</strong>azione solare fuori dell’atmosfera e al suolo.<br />

Figura 59: Effetti della massa d’aria sulla ra<strong>di</strong>azione al suolo<br />

L’area tratteggiata (<strong>di</strong>fferenza fra le due emissioni ra<strong>di</strong>ative) rappresenta la potenza ra<strong>di</strong>ativa<br />

scambiata fra la superficie terrestre e la volta celeste.<br />

Un’applicazione interessante della finestra ra<strong>di</strong>ativa si ha con il raffreddamento naturale (anche al <strong>di</strong><br />

sotto <strong>di</strong> 0°C) che si può ottenere ricoprendo le superfici con pellicole selettive (della famiglia dei Mylar)<br />

che emettano in corrispondenza della finestra.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 343<br />

Figura 60: Emissione terrestre-atmosferica (curva a) e del corpo nero (curva b)<br />

6.2 IL CLIMA E INFLUENZE SULLA PROGETTAZIONE<br />

IMPIANTISTICA<br />

Si è più volte detto che il clima con<strong>di</strong>ziona l’evoluzione termica <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio e pertanto è<br />

necessario conoscerne le caratteristiche che lo determinano. Una classificazione già in<strong>di</strong>cata nel<br />

paragrafo Regioni Climatiche è la seguente:<br />

Caldo umido: caratterizzate da surriscaldamenti dell’atmosfera con temperatura me<strong>di</strong>a<br />

superiore a 20°C e con umi<strong>di</strong>tà relativa22 intorno all’80%.<br />

Caldo secco: caratterizzate da surriscaldamenti dell’atmosfera con temperatura me<strong>di</strong>a<br />

superiore a 25°C e con umi<strong>di</strong>tà relativa bassa.<br />

Clima temperato: caratterizzato da <strong>di</strong>spersioni termiche notevoli in inverno e<br />

insufficienti in estate e con temperatura me<strong>di</strong>a variabile con la stagione fra –15÷25 °C e con<br />

umi<strong>di</strong>tà che raramente raggiungono il valore me<strong>di</strong>o dell’80%.<br />

Clima freddo: caratterizzato da temperature che variano in inverno fra –15 ÷ (-40) °C e<br />

con umi<strong>di</strong>tà relativa invernale solitamente elevata.<br />

In figura 74 si ha una classificazione del clima a scala terrestre con le in<strong>di</strong>cazioni delle quattro<br />

zone climatiche sopra in<strong>di</strong>cate.<br />

Nel caso del clima per l’Europa si ha una classificazione più fine: clima alpino, clima oceanico, clima<br />

me<strong>di</strong>terraneo, clima continentale, clima umido, clima freddo,… come rappresentato in figura 75. Si osserviamo le<br />

linee a temperatura me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 0°C separa in inverno le regioni carpatico-danubiane-balcaniche<br />

dall’Europa occidentale che risulta influenzata dalla presenza dell’Oceano Atlantico.<br />

22 L’Umi<strong>di</strong>tà relativa, in<strong>di</strong>cata con , è il rapporto fra la pressione del vapore d’acqua nelle con<strong>di</strong>zioni attuali<br />

rispetto alla pressione massima <strong>di</strong> saturazione cioè alla pressione <strong>di</strong> passaggio <strong>di</strong> stato (condensazione) alla temperatura<br />

dell’aria. Se allora il vapore d’acqua contenuto nell’aria è anche nella quantità massima possibile per la temperatura e<br />

pressione data.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 344<br />

Figura 74: Classificazione delle zone climatiche sulla Terra.<br />

In estate la linea <strong>di</strong> temperatura a 20°C in estate separa le zone sub-alpine (prevalentemente<br />

me<strong>di</strong>terranee) dalle zone nordeuropee con clima ad inverno rigido .<br />

Figura 75: Regioni climatiche europee.<br />

Per l’Italia in particolare si ha la situazione riportata nella figura 76.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 345<br />

Figura 76: Località per le quali si hanno stazioni climatiche in Italia.<br />

6.3 IL CLIMA RISPETTO ALLE SCALE GEOGRAFICHE<br />

Una ulteriore classificazione viene effettuata sul clima in funzione dell’estensione del territorio al<br />

quale è riferito. In particolare si ha la situazione espressa nella seguente tabella.<br />

Clima<br />

Distribuzione<br />

orizzontale (m)<br />

Distribuzione<br />

verticale<br />

Esempio Scala temporale<br />

meteorologica (s)<br />

Microclima 10 -2 ÷10² 10 -2 ÷10 1 Serra 10 -1 ÷10 1<br />

Clima locale 10 2 ÷10 4 10 -1 ÷10³ Fascia <strong>di</strong> inversione 10 4 ÷10 5<br />

termica<br />

Mesoclima 10 3 ÷2x10 5 10 0 ÷6x10 3 Clima <strong>di</strong> bacino 10 4 ÷10 5<br />

Macroclima 2x10 5 ÷5x10 7 10 0 ÷10 5 Regione dei monsoni 10 5 ÷10 6<br />

La climatologia dell’ambiente costruito si occupa, in base a questa classificazione, del microclima<br />

all’interno degli ambienti.<br />

Nel caso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>ti del microclima esterno (a scala <strong>di</strong> 100 m) questo risulta<br />

con<strong>di</strong>zionato dalla morfologia del terreno, dalla sua composizione geologica, dall’esposizione ai raggi<br />

solari e al vento, dall’andamento delle ombre portate, dalla presenza <strong>di</strong> specchi d’acqua e/o <strong>di</strong> macchie<br />

<strong>di</strong> vegetazione.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 346<br />

Ancora più in particolare il microclima esterno coinvolge gli strati d’aria vicini al suolo e quin<strong>di</strong> la<br />

<strong>di</strong>stribuzione verticale <strong>di</strong> temperatura, umi<strong>di</strong>tà e pressione assume primaria importanza rispetto a quella<br />

orizzontale che è, invece, oggetto del clima locale.<br />

La progettazione architettonica, per quanto riguarda la climatologia e quin<strong>di</strong> le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

benessere e <strong>di</strong> consumi energetici, è interessata dalle scale climatiche del microclima e del clima locale.<br />

E’ compito del progettista definire il microclima esterno prima <strong>di</strong> effettuare la progettazione <strong>di</strong> un<br />

e<strong>di</strong>ficio in modo da conoscere con esattezza tutti i fattori climatici che lo definiscono.<br />

E’ opportuno osservare, inoltre, che il microclima esterno può in qualche modo essere cambiato<br />

o con<strong>di</strong>zionato dall’uomo mentre nessuna alterazione può essere fatta a scala geografica maggiore.<br />

Si ricor<strong>di</strong>, ad esempio, la mo<strong>di</strong>ficazione del microclima effettuata in Patagonia (Argentina del sud)<br />

per consentire la vita degli abitanti plagiati da con<strong>di</strong>zioni locali particolarmente ventose: me<strong>di</strong>ante<br />

impiantazioni <strong>di</strong> alberi d’alto fusto delimitanti zone esterne <strong>di</strong> qualche decina <strong>di</strong> metri <strong>di</strong> lato si è fatto in<br />

modo che le abitazioni costruite all’interno delle aree interne fossero protette dalla strato limite e quin<strong>di</strong><br />

meno soggette al vento.<br />

6.4 FATTORI CLIMATICI<br />

Sono definiti fattori climatici quei fenomeni naturali quale il soleggiamento, la nuvolosità, il vento,<br />

le precipitazioni o la ra<strong>di</strong>azione solare che determinano le caratteristiche climatiche <strong>di</strong> una data località.<br />

6.4.1 RADIAZIONE SOLARE<br />

Si è già parlato della ra<strong>di</strong>azione solare in generale nei capitoli precedenti e ad essi si rimanda per<br />

una trattazione più approfon<strong>di</strong>ta.<br />

Qui si vuole considerare la ra<strong>di</strong>azione solare per l’Italia così come rilevata <strong>di</strong> recente dall’ENEA<br />

nel 1995 me<strong>di</strong>ante tecniche avanzate che fanno uso <strong>di</strong> riprese da satellite.<br />

In particolare sono state utilizzate le riprese del satellite Meteosat ricevute dal centro europeo <strong>di</strong><br />

Darmstadt.<br />

Le immagini sono poi convertite in mappe <strong>di</strong>gitalizzate nelle quali l’irraggiamento solare è dato in<br />

forma grafica a colori, come in<strong>di</strong>cato nelle figure seguenti. Nella tabella seguente si hanno gli<br />

irraggiamenti solari mensili nei comuni della provincia <strong>di</strong> Siracusa ed analoghe tabelle si hanno per tutti<br />

i comuni d’Italia.<br />

Nelle figure da 77a 77n si hanno le mappe <strong>di</strong> irraggiamento me<strong>di</strong>o mensile per i mesi da gennaio<br />

e febbraio in Italia su superfici orizzontali, espresse in MJ/m²/giorno.<br />

Questi dati possono essere utilizzati per i calcoli dell’irraggiamento solare per superfici comunque<br />

inclinate ed orientate, come in<strong>di</strong>cato in precedenza.<br />

Dati ancora maggiori si possono desumere dai due manuali della Comunità Scientifica Europea:<br />

Atlante Europeo della Ra<strong>di</strong>azione Solare.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 347<br />

Tabella per l’irraggiamento solare nei comuni della provincia <strong>di</strong> Siracusa.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 348<br />

Figura 77a: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a gennaio<br />

Figura 77b: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a febbraio


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 349<br />

Figura 77c: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a marzo<br />

Figura 77d: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) ad aprile


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 350<br />

Figura 77e: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a maggio<br />

Figura 77f: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a giugno


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 351<br />

Figura 77g: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a luglio<br />

Figura 77h: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) ad agosto


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 352<br />

Figura 77i: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a settembre<br />

Figura 77l: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) ad ottobre


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 353<br />

Figura 77m: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a novembre<br />

Figura 77n: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a <strong>di</strong>cembre


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 354<br />

6.5 ANALISI STATISTICA DELLA RADIAZIONE SOLARE<br />

Si vuole qui fornire un esempio <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla ra<strong>di</strong>azione solare effettuato presso la Facoltà <strong>di</strong><br />

<strong>Ingegneria</strong> <strong>di</strong> Catania con dati storici forniti dall’Osservatorio Astrofisico dell’Università. I dati<br />

sperimentali <strong>di</strong> irraggiamento solare globale su superficie orizzontale sono stati raccolti nell'anno 1967.<br />

Essi costituiscono un complesso <strong>di</strong> oltre 18.200 elementi, sui quali è stato condotto uno stu<strong>di</strong>o<br />

sistematico delle principali proprietà statistiche ed applicato in seguito un modello <strong>di</strong> simulazione<br />

fondato sul metodo della matrice <strong>di</strong> Markoff atto a generare, me<strong>di</strong>ante elaboratore elettronico,<br />

sequenze temporali casuali, caratterizzate da una statistica congruente con quella dell'anno storico.<br />

L'indagine qui presentata consiste in una classificazione condotta non <strong>di</strong>rettamente sui dati<br />

energetici <strong>di</strong> insolazione quanto sulle trasparenze del cielo, definite dal rapporto tra l'irraggiamento<br />

storico e l'irraggiamento extra-atmosferico, e classificate in 25 classi <strong>di</strong> passo 0,04.<br />

Il motivo <strong>di</strong> questa scelta è da ricercarsi nella possibilità <strong>di</strong> un successivo confronto tra la<br />

statistica dei dati storici e quella dei dati simulati a mezzo della matrice <strong>di</strong> Markoff, in coerenza con le<br />

metodologie seguite da altri ricercatori. Oggetto dello stu<strong>di</strong>o è, dunque, l'analisi della curva <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione della frequenza percentuale delle trasparenze dei dati storici, ovvero della funzione <strong>di</strong><br />

densità <strong>di</strong> probabilità. L'indagine è stata poi estesa alla <strong>di</strong>stribuzione puntuale e cumulativa delle<br />

frequenze <strong>di</strong> soglia, cioè alla classificazione della probabilità del verificarsi <strong>di</strong> una data classe <strong>di</strong><br />

irraggiamento e della corrispondente probabilità <strong>di</strong> irraggiamenti superiori o uguali a quella stessa classe.<br />

Si è, infine, ricostruito l'anno storico nelle sue varie determinazioni temporali con passo rispettivamente<br />

giornaliero. settimanale, quin<strong>di</strong>cinale e mensile<br />

PROCEDURE OPERATIVE<br />

I calcoli sono stati condotti tramite elaboratore elettronico che ha tracciato anche i <strong>di</strong>agrammi<br />

relativi. Nel calcolo dello scarto quadratico me<strong>di</strong>o si è utilizzata la formula riferita alla popolazione<br />

estesa, ritenendo il complesso dei dati sufficiente per giustificarne l'uso.<br />

I dati o le sequenze <strong>di</strong> dati mancanti sono stati sostituiti inizialmente da valori nulli e ripristinati<br />

in un <strong>secondo</strong> momento con valori generati col metodo Montecarlo 23 onde assicurare una realistica<br />

ricostruzione della situazione sperimentale. I dati registrati, <strong>di</strong>sponibili sotto forma <strong>di</strong> tracciati continui<br />

sulle strisce eliofanografiche, sono stati letti senza l'ausilio <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong>gitali e memorizzati nel calcolatore<br />

con un passo temporale <strong>di</strong> 15'.<br />

ANALISI DEI RISULTATI: CURVA PDF DELLA FREQUENZA DI INSOLAZIONE<br />

Dai risultati ottenuti e dai <strong>di</strong>agrammi riportati, la funzione densità <strong>di</strong> probabilità (ovvero la<br />

frequenza percentuale) dei dati <strong>di</strong> insolazione mensili risulta del tipo bimodale centrata attorno ai valori<br />

0,25 ÷ 0,35 e 0,70 ÷ 0.80 (fig. 78). Dal <strong>di</strong>agramma consuntivo delle frequenze annuali <strong>di</strong>scende un utile<br />

confronto con le <strong>di</strong>stribuzioni ottenute in altre località rispettivamente del centro e del nord Italia (fig.<br />

79). Il valore me<strong>di</strong>o delle frequenze oscilla attorno ai valori 0,56 ÷ 0,60 leggermente più alti <strong>di</strong> quelli<br />

della me<strong>di</strong>a nazionale, come risulta particolarmente dai mesi della stagione estiva, ma non eccezionali se<br />

confrontati con quelli <strong>di</strong> altre località dell'isola.<br />

ANALISI DELLE FREQUENZE<br />

Con questa indagine si è inteso stu<strong>di</strong>are la <strong>di</strong>stribuzione dei valori dell'irraggiamento appartenenti<br />

all'intervallo 0 ÷ 1000 W/m 2 , e sud<strong>di</strong>viso in passi da 50 W/m 2 , nonché la <strong>di</strong>stribuzione cumulativa <strong>di</strong><br />

particolare interesse applicativo nel campo dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> misura e conversione dell'energia solare.<br />

Di ogni stagione è riportato il grafico delle frequenze puntuali e cumulative (fig. 80). È imme<strong>di</strong>ato<br />

notare come l'area coperta dal <strong>di</strong>agramma si sposta verso le soglie più alte al progre<strong>di</strong>re dei mesi verso<br />

23 Il metodo Montecarlo è nato durante lo sviluppo del progetto Manhattan a Chicago durante l’ultimo conflitto<br />

mon<strong>di</strong>ale. Esso è un metodo statistico che associa alla densità <strong>di</strong> probabilità uniforme <strong>di</strong> numeri casuali le storie <strong>di</strong> vita che si<br />

intendono simulare, determinando a posteriori le frequenze dei casi favorevoli. Questo metodo richiede notevoli risorse <strong>di</strong><br />

calcolo poiché per fornire risultati accettabili deve elaborare migliaia <strong>di</strong> casi in modo che, per la Legge del Caso, la frequenza <strong>di</strong><br />

calcolo a posteriori tenda alla probabilità matematica definita, invece, a priori.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 355<br />

le stagioni calde, mentre la curva delle <strong>di</strong>stribuzioni annuali (fig. 81) approssima ottimamente una<br />

gaussiana.<br />

La generazione delle sequenze simulate: Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> previsione stocastica delle sequenze <strong>di</strong><br />

insolazione. I meto<strong>di</strong> per la previsione teorica della ra<strong>di</strong>azione solare globale vengono classificati come<br />

deterministici e probabilistici. I primi sono costruiti da sequenze <strong>di</strong> valori me<strong>di</strong> desunti da analisi statistica<br />

dell’insolazione in lunghi perio<strong>di</strong> (generalmente un ventennio). L'anno solare così costruito viene detto<br />

"anno <strong>di</strong> riferimento" (Reference Year) per quella località o territorio e determinato con <strong>di</strong>versi passi<br />

temporali (mensili, settimanali, giornalieri, orari). Per quanto, però, <strong>di</strong> grande affidabilità e significatività<br />

dal punto <strong>di</strong> vista statistico, le sequenze <strong>di</strong> insolazione restano definite una volta per tutte e fissate in<br />

forma rigidamente deterministica senza alcuna informazione sulla casualità del fenomeno attinometrico<br />

che ne costituisce, invece, un aspetto caratteristico.<br />

Figura 78: Trasparenze storiche nella varie stagioni a Catania<br />

Il recupero della aleatorietà del dato <strong>di</strong> insolazione viene realizzato con l'adozione <strong>di</strong> meto<strong>di</strong><br />

probabilistici, tipicamente il metodo Monte Carlo, previa conoscenza dei due parametri statistici<br />

fondamentali del periodo da simulare: la me<strong>di</strong>a m e lo scarto quadratico me<strong>di</strong>o s utilizzati nella relazione<br />

I = m + x s, dove x è una variabile casuale normale compresa, <strong>di</strong> solito, nell'intervallo - 0,2 ÷ + 0,2. Le<br />

sequenze così generate riproducono le fluttuazioni statistiche che si potrebbero osservare<br />

sperimentalmente, potendosi con uguale probabilità verificare perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> alto come <strong>di</strong> basso<br />

soleggiamento. Il limite tuttavia insito in questo metodo risiede nella mancanza <strong>di</strong> correlazione tra un<br />

dato ed i precedenti, quando l'osservazione sperimentale <strong>di</strong>chiara invece la forte <strong>di</strong>pendenza delle<br />

con<strong>di</strong>zioni del cielo, in un certo istante, dalle vicende meteorologiche precedenti. Per superare questo<br />

limite e per esprimere il grado <strong>di</strong> correlazione tra dati successivi <strong>di</strong> insolazione è stato stu<strong>di</strong>ato il<br />

modello ARMA (m, n) (Auto Regressive Moving Average) che consente <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>re la trasparenza del cielo in<br />

un istante t tramite una combinazione lineare <strong>di</strong> m precedenti valori <strong>di</strong> T e degli n precedenti valori della<br />

variabile random V, <strong>secondo</strong> una relazione del tipo:<br />

n<br />

T a T b V V<br />

i i ti j tj t<br />

i1 j1<br />

m


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 356<br />

dove a i e b j sono costanti definite in funzione del coefficiente <strong>di</strong> correlazione, mentre il numero<br />

dei termini m ed n viene scelto in base ad altre grandezze statistiche.<br />

Figura 79: Trasparenze in varie località<br />

Il metodo, ottimo per la previsione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzioni normali, non ha, tuttavia, dato risultati<br />

sod<strong>di</strong>sfacenti in quanto quella delle trasparenze sperimentali non è una <strong>di</strong>stribuzione normale 24 ma, come<br />

già visto, bimodale. È stato quin<strong>di</strong> elaborato il metodo della matrice autoregressiva o matrice <strong>di</strong> Markoff<br />

col quale ci si limita a correlare un dato con quello imme<strong>di</strong>atamente precedente, me<strong>di</strong>ante un<br />

proce<strong>di</strong>mento che fa <strong>di</strong>pendere la variabile random V t dalla trasparenza T t-1 .<br />

Il risultato è la costruzione <strong>di</strong> una matrice quadrata sulla base dei dati sperimentali <strong>di</strong> insolazione<br />

e tale che i suoi elementi p ij esprimono la probabilità <strong>di</strong> transizione della trasparenza del cielo dallo stato<br />

i allo stato j. Si è infine tentato <strong>di</strong> generalizzare questo modello in modo da includere, nella<br />

determinazione della trasparenza del cielo in un certo istante, n stati precedenti: il risultato è stato il<br />

metodo TTT (Transmìttance, Transition, Tensor) che definisce una matrice tri<strong>di</strong>mensionale il cui tensore p ijk<br />

esprime la probabilità che ha il cielo <strong>di</strong> passare allo stato k, essendo al presente allo stato j e, nell'istante<br />

precedente, allo stato i.<br />

È stato <strong>di</strong>mostrato che una tale generalizzazione non apporta essenziali miglioramenti al<br />

modello <strong>di</strong> Markoff, che resta pertanto il più semplice e rappresentativo modello <strong>di</strong> previsione<br />

stocastica applicato alle con<strong>di</strong>zioni attinometriche.<br />

24 Una <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong>cesi normale quando segue la <strong>di</strong>stribuzione gaussiana e quin<strong>di</strong> con un solo massimo (modo).


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 357<br />

La statistica insita nella matrice <strong>di</strong> Markoff consente, pertanto, <strong>di</strong> generare un numero<br />

qualsivoglia <strong>di</strong> anni casuali e <strong>di</strong> riprodurre ancora il grado <strong>di</strong> correlazione tra <strong>di</strong>verse sequenze <strong>di</strong><br />

insolazione.<br />

Di particolare rilievo risulta poi questa proprietà, essendo fondamentale la conoscenza del<br />

succedersi delle sequenze <strong>di</strong> basso ed alto soleggiamento, per esempio nelle applicazioni connesse con<br />

l'accumulo dell'energia solare a breve e me<strong>di</strong>o termine ed in generale con tutti i processi caratterizzati da<br />

un funzionamento “a soglia”.<br />

Descriviamo qui il metodo seguito per la compilazione della matrice <strong>di</strong> Markoff, sulla base dei<br />

dati raccolti <strong>di</strong> soleggiamento nel territorio <strong>di</strong> Catania, per la generazione <strong>di</strong> un anno me<strong>di</strong>o (risultato<br />

dalla me<strong>di</strong>a statistica <strong>di</strong> 10 anni <strong>di</strong> simulazioni) nonché lo stu<strong>di</strong>o delle principali proprietà statistiche<br />

quali la funzione densità <strong>di</strong> probabilità, frequenza cumulativa, valori me<strong>di</strong> e deviazioni standard della<br />

trasparenza del cielo dell'anno così ricostruito.<br />

Figura 80: Analisi delle frequenze <strong>di</strong> soglia nelle varie stagioni a Catania<br />

Figura 81: Frequenze <strong>di</strong> soglia storiche a Catania


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 358<br />

Figura 82: Frequenze <strong>di</strong> soglia simulate a Catania<br />

DESCRIZIONE DELL'ALGORITMO PER LA GENERAZIONE DELLA MATRICE DI MARKOFF<br />

L'algoritmo utilizzato, <strong>di</strong> tipo iterativo, consente <strong>di</strong> generare una matrice quadrata che<br />

precedenti stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato opportuno definire <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni 25 x 25 e che consiste nel<br />

sommare una unità a quell'elemento <strong>di</strong> matrice a i j i cui pe<strong>di</strong>ci sono dati dalla classe <strong>di</strong> appartenenza <strong>di</strong><br />

due trasparenze successive; ad ogni ciclo l'in<strong>di</strong>ce riga è posto uguale all'in<strong>di</strong>ce colonna precedente e tale<br />

procedura è ripetuta fino all'esaurimento dei valori <strong>di</strong>sponibili. La matrice così ottenuta viene<br />

normalizzata e sottoposta alla verifica <strong>di</strong> ergo<strong>di</strong>cità (o convergenza), che consiste nel verificare se,<br />

moltiplicando n volte la matrice per sé stessa, risulta:<br />

a a <br />

m<br />

ij<br />

m1<br />

ij<br />

per qualunque coppia (i,j) e per comunque piccolo.<br />

Figura 83: Analisi dei dati simulati - Frequenze <strong>di</strong> soglia nelle varie stagioni a Catania.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 359<br />

Dopo tale verifica la matrice (normalizzata) è definita "Matrice <strong>di</strong> Transizione Autoregressiva" e può<br />

essere utilizzata per la generazione delle sequenze casuali. L'algoritmo utilizzato a questo scopo prevede<br />

l'estrazione <strong>di</strong> un numero random, che, moltiplicato per il passo <strong>di</strong> classificazione delle trasparenze, viene<br />

assunto come in<strong>di</strong>ce riga.<br />

La trasparenza simulata viene assunta come l'in<strong>di</strong>ce colonna <strong>di</strong> quell'elemento della riga, prima<br />

in<strong>di</strong>viduata, tale che la somma degli elementi precedenti risulti non minore <strong>di</strong> un <strong>secondo</strong> numero<br />

random estratto. Ad ogni ciclo successivo verrà poi posto l'in<strong>di</strong>ce riga eguale all'in<strong>di</strong>ce colonna. La serie<br />

delle trasparenze simulate viene così a costituire una banca dati, i cui elementi, moltiplicati per<br />

l'irraggiamento extra-atmosferico, riproducono l'anno casuale, la cui statistica simula con ottima<br />

approssimazione l'anno storico originario.<br />

L'ANALISI STATISTICA DELL'ANNO CASUALE<br />

Sull'anno casuale generato automaticamente sono state condotte le stesse indagini statistiche<br />

eseguite sui dati storici. Sono state in particolare stu<strong>di</strong>ate le curve <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione delle trasparenze,<br />

classificate in 25 categorie <strong>di</strong> passo 0,04, e mostrate per tutte le stagioni dell'anno nelle figure 79, 80 e<br />

81, nonché la curva <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione complessiva dell'intero anno (fig. 82). Quest'ultima mostra un<br />

andamento quasi costante attorno ai valori me<strong>di</strong> e con larghi massimi attorno ai valori 0,25÷ 0,35 e<br />

0,7÷0,80 che ne rappresentano i picchi modali. La <strong>di</strong>fferenza tra l'andamento me<strong>di</strong>o annuale dei dati<br />

storici e quello delle sequenze simulate è dovuta essenzialmente al fatto che trattasi <strong>di</strong> due situazioni<br />

non del tutto congruenti, risultando la prima dalla me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 10 anni e la seconda da un solo anno e<br />

particolarmente soleggiato. D’altra parte analoghe <strong>di</strong>fferenze sono visibili anche dal confronto <strong>di</strong> anni<br />

storici e simulati presso altre località da altri ricercatori, come risulta dalla figure 79 e 84.<br />

CONSIDERAZIONI SUI METODI STATISTICI PER L’ANALISI DELLA RADIAZIONE.<br />

Le considerazioni sopra esposte consentono <strong>di</strong> rimarcare una caratteristica importante della<br />

generazione markoffiana: anche se la statistica fondamentale si riferisce all'anno storico <strong>di</strong> base, gli anni<br />

simulati hanno variabilità statistica tale da avere, ad esempio, anni con insolazione particolarmente<br />

elevata o particolarmente bassa. Si ritiene, pertanto, che il metodo <strong>di</strong> simulazione fondato stilla tecnica<br />

delle catene <strong>di</strong> Markoff sembra essere oggi tra i più semplici ed affidabili strumenti <strong>di</strong> previsione<br />

applicati ai fenomeni atmosferici ed in particolare alla simulazione dell'irraggiamento solare. come<br />

d'altra parte <strong>di</strong>mostra la vasta letteratura oggi <strong>di</strong>sponibile.<br />

Figura 84: Funzioni <strong>di</strong> densità <strong>di</strong> probabilità della trasmittanza


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 360<br />

L'analisi qui condotta <strong>di</strong>mostra una larga congruenza tra la statistica dei dati simulati con quelli<br />

storici, tanto più se si osserva che i picchi e le singolarità dell'anno storico vengono attenuati verso i<br />

valori me<strong>di</strong>, consentendo così una rappresentazione più aderente alla situazione reale me<strong>di</strong>ata su lungo<br />

periodo. Un vantaggio sostanziale del metodo della matrice <strong>di</strong> Markoff consiste infine nella possibilità<br />

<strong>di</strong> simulare un numero qualsivoglia <strong>di</strong> anni casuali, con variabilità statistica tale da avere per esempio<br />

perio<strong>di</strong> (o anni stessi) con insolazione particolarmente bassa o particolarmente elevata. Quest'ultima<br />

considerazione risulta infine <strong>di</strong> notevole utilità per la progettazione <strong>di</strong> impianti solari, con particolare<br />

riferimento al problema del <strong>di</strong>mensionamento degli accumulatori <strong>di</strong> calore o della sorgente integrativa<br />

ausiliaria e comunque in tutte le applicazioni <strong>di</strong> processo caratterizzate da una soglia inferiore <strong>di</strong><br />

funzionamento.<br />

6.5.1 NUVOLOSITÀ<br />

La nuvolosità influisce notevolmente sul clima poiché mo<strong>di</strong>fica il rapporto tra la ra<strong>di</strong>azione<br />

<strong>di</strong>retta e la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa per effetto dell’assorbimento e della <strong>di</strong>ffusione delle molecole d’acqua<br />

costituenti le nubi. Durante le giornate nuvolose la ra<strong>di</strong>azione globale ricevuta su una superficie<br />

comunque inclinata è quasi esclusivamente <strong>di</strong>ffusa e pari al 5 ÷ 20 % <strong>di</strong> quella <strong>di</strong>retta. Pertanto<br />

l’irraggiamento totale si riduce notevolmente. Anche la limpi<strong>di</strong>tà atmosferica influisce sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

soleggiamento. Questa è data dall’assenza <strong>di</strong> polveri o altri fattori inquinanti che assorbono la<br />

ra<strong>di</strong>azione solare o che la mo<strong>di</strong>ficano (ad esempio per scattering e per <strong>di</strong>ffusione). Questo fattore è<br />

comunque legato molto alle con<strong>di</strong>zioni locali, cioè alla presenza <strong>di</strong> ciminiere industriali, cave, vulcani,<br />

…. Nella Sicilia, ad esempio, la presenza <strong>di</strong> polveri vulcaniche o <strong>di</strong> sabbia sahariana riduce spesso la<br />

limpi<strong>di</strong>tà atmosferica e quin<strong>di</strong> l’irraggiamento solare.<br />

6.5.2 TEMPERATURA DELL’ARIA<br />

La temperatura <strong>di</strong> un sito geografico <strong>di</strong>pende sia dall’irraggiamento atmosferico che dalle<br />

possibilità <strong>di</strong> scambi termici tra la terra e l’atmosfera. Infatti il bilancio globale <strong>di</strong> questo scambio<br />

<strong>di</strong>pende dalla <strong>di</strong>spersività dell’atmosfera, dalle correnti d’aria e dalla presenza <strong>di</strong> masse termiche. E’<br />

infatti osservabile da tutti come certe zone risultino più calde <strong>di</strong> altre, pur essendo vicini e<br />

apparentemente simili; in effetti esse <strong>di</strong>fferiscono per il versante, per la presenza <strong>di</strong> valli o <strong>di</strong> monti, per<br />

la geologia dei terreni, per la presenza <strong>di</strong> acqua in bacini o fiumi, ….<br />

Le stagioni metereologiche non <strong>di</strong>pendono solamente dalla lunghezza dei giorni ma risultano<br />

sfasate <strong>di</strong> uno-due mesi rispetto ai perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> massima durata. Ad esempio le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> maggior<br />

caldo si hanno in Italia in agosto e non in giugno-luglio che pure hanno maggiore insolazione. Allo<br />

stesso modo le temperature minori non si verificano in corrispondenza del solstizio <strong>di</strong> inverno (21<br />

<strong>di</strong>cembre) a gennaio-febbraio. A scala temporale più ridotta questo sfasamento avviene anche fra<br />

l’irraggiamento orario giornaliero e la temperatura oraria giornaliera: il massimo si ha dopo le 14 e il<br />

minimo si ha durante la notte o poco prima dell’alba.<br />

6.5.3 MOVIMENTI D’ARIA<br />

Se si osserva la <strong>di</strong>stribuzione della ra<strong>di</strong>azione solare netta (ve<strong>di</strong> figura 38) appare evidente che si<br />

ha un deficit della ra<strong>di</strong>azione solare nelle zone <strong>di</strong> elevata latitu<strong>di</strong>ne (>70°) e un eccesso alle basse<br />

latitu<strong>di</strong>ni (


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 361<br />

6.5.4 UMIDITÀ DELL’ARIA<br />

Questo fattore <strong>di</strong>pende dai meccanismi <strong>di</strong> evaporazione e traspirazione dovuti alla ra<strong>di</strong>azione<br />

solare e ai gra<strong>di</strong>enti termici dell’atmosfera. L’umi<strong>di</strong>tà influenza fortemente le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere<br />

termico: l’aria fredda e umida appare molto più fredda dell’aria a bassa umi<strong>di</strong>tà alla stessa temperatura.<br />

Una percentuale <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà ritenuta accettabile (ve<strong>di</strong> nel prosieguo le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort<br />

termico) deve essere compresa fra 35÷70 %. A causa dell’assorbimento della ra<strong>di</strong>azione solare da parte<br />

del vapore acqueo (come già detto in precedenza) le zone più umide sono anche meno soleggiate e<br />

quin<strong>di</strong> più fredde. L’umi<strong>di</strong>tà è spesso legata alle con<strong>di</strong>zioni locali e quin<strong>di</strong> al microclima del sito<br />

geografico. A parità <strong>di</strong> latitu<strong>di</strong>ne e ra<strong>di</strong>azione solare alcune zone sono più umide <strong>di</strong> altre e ad<strong>di</strong>rittura in<br />

alcuni si ha la formazione <strong>di</strong> nebbia e in altre non. La presenza <strong>di</strong> precipitazioni e <strong>di</strong> nebbie<br />

con<strong>di</strong>zionano notevolmente la progettazione degli e<strong>di</strong>fici e deve essere presa in giusta considerazione<br />

dal progettista.<br />

6.6 CARATTERISTICHE ALEATORIE DELLE ENERGIE ALTERNATIVE<br />

Da quanto sopra in<strong>di</strong>cato appare chiaro che la caratteristica più appariscente dell’energia solare (e<br />

tutte le sue derivate) è che questa è aleatoria. Essa, quin<strong>di</strong>, non è sempre <strong>di</strong>sponibile ma variabile <strong>di</strong><br />

giorno in giorno e <strong>di</strong> ora in ora in modo che non possiamo prevedere con certezza.<br />

Proprio questa caratteristica influenza sia il progetto che l’utilizzo dei sistemi solari. Infatti<br />

possiamo immaginare <strong>di</strong> avere <strong>di</strong>sponibilità dell’energia solare solo fra l’alba e il tramonto e in<br />

quest’intervallo con forte variabilità data sia dalla presenza <strong>di</strong> nuvole che per la variabilità della<br />

trasparenza atmosferica.<br />

Ne consegue che anche l’energia utile raccolta dagli impianti solare ha la caratteristica <strong>di</strong> grande<br />

variabilità ed aleatorietà.<br />

L’energia solare e in genere tutti gli impianti alternativi (solari ed eolici) possono essere definiti<br />

impianti integrativi e non sostitutivi degli impianti tra<strong>di</strong>zionali.<br />

Ciò significa che accanto agli impianti alternativi dobbiamo sempre avere gli impianti tra<strong>di</strong>zionali<br />

che debbono far fronte al carico totale integrando l’energia mancante.<br />

Ma non basta! Le energie alternative sono costose perché richiedono superfici <strong>di</strong> captazione<br />

attrezzate (me<strong>di</strong>ante collettori solari termici e fotovoltaici o pale eoliche) e certamente non economica.<br />

Così, ad esempio, un classico scalda acqua solare da 200 L/giorno <strong>di</strong> acqua calda a 40 °C costa, a<br />

seconda del modello e della tipologia <strong>di</strong> impianto, da 2000 a 3000 €. Questo costo <strong>di</strong> acquisto va pagato<br />

tutto e subito ed in più dobbiamo sempre avere uno scalda acqua tra<strong>di</strong>zionale nei giorni <strong>di</strong> scarsa<br />

insolazione. Il risparmio varia da circa 0,2 a 0,6 €/giorno.<br />

Il costo dell’impianto solare si ammortizza in 15- 18 anni, alle con<strong>di</strong>zioni attuali <strong>di</strong> costo del<br />

denaro e dell’energia. Tuttavia il denaro lo si deve investire imme<strong>di</strong>atamente.<br />

Se immaginiamo <strong>di</strong> installare un tetto solare da 3 kWp con pannelli fotovoltaici dovremo<br />

spendere circa 20.000 € e, almeno con l’attuale legislazione sul conto energia, sperare <strong>di</strong> ammortizzare<br />

l’impianto in 12 – 15 anni. Se vogliamo solarizzare il 20% delle abitazioni italiane ed installare anche<br />

uno scalda acqua solare non è <strong>di</strong>fficile calcolare un costo <strong>di</strong> investimento <strong>di</strong> alcune centinaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> euro! Anche se si pensa <strong>di</strong> effettuare l’investimento in <strong>di</strong>eci anni si avrebbe un drenaggio inaccettabile<br />

<strong>di</strong> risorse economiche.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 362<br />

7 IMPIANTI SOLARI TERMICI CON COLLETTORI<br />

PIANI<br />

Il collettore solare è un <strong>di</strong>spositivo capace <strong>di</strong> convertire la ra<strong>di</strong>azione solare in energia termica.<br />

In esso si sfrutta il cosiddetto effetto serra: la ra<strong>di</strong>azione solare (<strong>di</strong> bassa lunghezza d’onda < 3<br />

m) passa attraverso il vetro (ve<strong>di</strong> curve del fattore <strong>di</strong> trasmissione in Figura 456) mentre la ra<strong>di</strong>azione termica<br />

emessa dalla piastra captatrice (<strong>di</strong> alta lunghezza d’onda cioè con >3 m) resta bloccata dalla lastra<br />

vetrata.<br />

1<br />

<br />

0.5<br />

Vetro<br />

comune<br />

Quarzo<br />

Vetro<br />

antisolare<br />

0<br />

Visibile<br />

0.2 1.0 2.0 3.0 m<br />

Figura 456: Fattore <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> alcuni tipi <strong>di</strong> vetro<br />

Possono essere <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse tipologie: piani, parabolici, a vetri, a tubi <strong>di</strong> calore, …, ma qui<br />

prenderemo in esame solamente i collettori solari piani.<br />

7.1 ANALISI DEL FUNZIONAMENTO<br />

Consideriamo il collettore in<strong>di</strong>cato in sezione in Figura 457: esso è formato essenzialmente da un<br />

contenitore (detto carter) nel quale sono inseriti una piastra captatrice solitamente in materiale metallico<br />

annerito (lamiera <strong>di</strong> acciaio o <strong>di</strong> rame o <strong>di</strong> alluminio), da una o più lastre <strong>di</strong> vetro poste al <strong>di</strong> sopra della<br />

piastra captatrice ad una <strong>di</strong>stanza variabile fra 1 e 2 cm e infine dal coibente posto fra carter e piastra<br />

captatrice.<br />

Figura 457: Schema <strong>di</strong> un collettore solare piano<br />

Chiameremo energia utile quella che può essere trasportata all’esterno del collettore sotto forma<br />

<strong>di</strong> energia termica. In funzionamento statico (cioè senza acqua <strong>di</strong> circolazione nei tubi) l’energia<br />

solare intrappolata per effetto serra serve a riscaldare i componenti del collettore (piastra, vetro,<br />

carter) fino ad una temperatura <strong>di</strong> equilibrio (esclu<strong>di</strong>amo qui le con<strong>di</strong>zioni transitorie per la<br />

complessità delle problematiche che ne derivano) tale che renda le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore (per convezione<br />

ed irraggiamento) verso l’esterno pari all’energia solare guadagnata.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 363<br />

In pratica vale l’equazione <strong>di</strong> equilibrio:<br />

Figura 458: Spaccato <strong>di</strong> un collettore solare piano<br />

<br />

<br />

H A Q Q<br />

[110]<br />

T c e convezione irraggiamento<br />

Energia solareassorbita<br />

Energia termica perduta<br />

In questa equazione si è in<strong>di</strong>cata con H T l’irraggiamento solare, con () e il prodotto fra fattore <strong>di</strong><br />

assorbimento della piastra e della trasmissività del vetro . In realtà la relazione tiene conto anche<br />

delle infinite riflessioni ed assorbimenti residuali della ra<strong>di</strong>azione solare fra piastra <strong>di</strong> captazione e vetro<br />

<strong>di</strong> copertura. A c è l’area della superficie del collettore. Le per<strong>di</strong>te a <strong>secondo</strong> membro possono essere<br />

espresse nei mo<strong>di</strong> consueti della Trasmissione del Calore e cioè, per la convezione fra vetro ed aria<br />

esterna:<br />

Q h A t t<br />

[111]<br />

convettivo v v v e<br />

<br />

con h v coefficiente <strong>di</strong> convezione fra vetro ed aria esterna. Per l’irraggiamento fra vetro ed aria<br />

esterna:<br />

4 4<br />

irraggiamento 0 12 v v e<br />

<br />

Q <br />

F A T T<br />

[112]<br />

ove F 12 è il fattore <strong>di</strong> vista fra la superficie della piastra vetrata e l’ambiente esterno 25 , l’emissività<br />

del vetro, 0 la costante <strong>di</strong> Stefan Boltzmann, A v l’area della superficie vetrata, T v e T e le temperature<br />

assolute del vetro e dell’aria esterna. Si fa osservare che il bilancio energetico sopra detto è riferito solo<br />

alla piastra vetrata perché, in equilibrio termico, il flusso uscente dalla piastra captatrice verso quella<br />

vetrata deve eguagliare quello che dalla piastra vetrata va verso l’aria esterna.<br />

Ben più complesse sono le equazioni <strong>di</strong> bilancio termico per la piastra captatrice perché la<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> temperatura in essa non è uniforme ma variabile fra un massimo al centro delle strisce<br />

ove non sono presenti i tubi ed un minimo al centro delle strisce ove sono presenti i tubi. Questa<br />

<strong>di</strong>suniformità è più elevata quando si ha circolazione <strong>di</strong> acqua. Data la brevità del presente corso si<br />

rimanda ai testi specializzati l’approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> queste tematiche. Se si fa circolare l’acqua all’interno,<br />

ve<strong>di</strong> ad esempio il circuito <strong>di</strong> Figura 467, allora il bilancio in<strong>di</strong>cato nella [110] cambia perché occorre<br />

tenere conto anche del calore trasportato dal flusso <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> refrigerazione. In pratica l’acqua che<br />

circola all’interno dei tubi porta via una quantità <strong>di</strong> energia termica pari a:<br />

<br />

Q mc t t<br />

[113]<br />

u a fu fi<br />

ove, con il solito simbolismo, si in<strong>di</strong>cano con:<br />

m la portata <strong>di</strong> acqua, kg/s;<br />

c a calore specifico dell’acqua, 4186 J/kg/K;<br />

<br />

<br />

<br />

25 Per il calcolo della ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>a giornaliera su una superficie inclinata <strong>di</strong> un angolo rispetto<br />

all’orizzontale si può assumere F 12 pari al fattore <strong>di</strong> vista per ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta, cioè<br />

F<br />

12<br />

<br />

<br />

1<br />

cos <br />

2<br />

.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 364<br />

t fu temperatura dell’acqua in uscita dal collettore, °C;<br />

t fi temperatura dell’acqua in ingresso dal collettore, °C;<br />

Pertanto l’equazione <strong>di</strong> bilancio energetico viene ora mo<strong>di</strong>ficata nella forma:<br />

<br />

H A Q Q mc t t [114]<br />

T c e convezione irraggiamento a fu fi<br />

Energia solareassorbita<br />

Energia termica perduta<br />

EnergiaUtileQ u<br />

Di solito si suole esprimere questo bilancio in funzione <strong>di</strong> grandezze <strong>di</strong> facile accesso nella<br />

pratica impiantistica. Ad esempio le per<strong>di</strong>te ra<strong>di</strong>ative e convettive sono espresse in funzione della<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra il fluido in ingresso, <strong>di</strong> solito nota da considerazioni impiantistiche (ad<br />

esempio è la temperatura del serbatoio <strong>di</strong> accumulo o la temperatura <strong>di</strong> ritorno <strong>di</strong> uno scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> utilizzazione dell’energia), e la temperatura dell’aria esterna (<strong>di</strong> solito nota per ogni sito <strong>di</strong><br />

applicazione).<br />

7.1.1 RELAZIONE DI HOTTEL WHILLIER BLISS<br />

Tutto ciò, unitamente alla <strong>di</strong>suniforme <strong>di</strong>stribuzione della temperatura sia trasversalmente al<br />

flusso <strong>di</strong> acqua che longitu<strong>di</strong>nalmente lungo il flusso <strong>di</strong> acqua, porta a definire il bilancio in<strong>di</strong>cato<br />

nella [114] in una forma convenzionale oggi universalmente accettata nell’impiantistica solare.<br />

In particolare si esplicita il flusso <strong>di</strong> energia netta convertita da un collettore solare piano che è<br />

data dalla relazione <strong>di</strong> Hottel-Bliss-Whillier:<br />

<br />

, <br />

Q F A <br />

<br />

H U T T<br />

u R c T e L f i e<br />

ove si ha il seguente simbolismo:<br />

Area netta <strong>di</strong> raccolta del collettore solare, [m²];<br />

A c<br />

F R detto Fattore <strong>di</strong> rimozione termica del collettore che tiene conto della <strong>di</strong>suniformità<br />

longitu<strong>di</strong>nale della temperatura per effetto del flusso del refrigerante ed è definito dalla relazione<br />

Raccolta reale<strong>di</strong> energia utile<br />

FR<br />

<br />

ossia, in termini analitici:<br />

Raccolta <strong>di</strong> energia utileconT T<br />

<br />

F<br />

R<br />

mC <br />

P<br />

<br />

A U<br />

C<br />

L<br />

L<br />

NM<br />

AcU LF<br />

'<br />

<br />

O<br />

QP<br />

fi<br />

fu<br />

<br />

<br />

[115]<br />

mC P<br />

1 e . Valori correnti <strong>di</strong> F R variano nell’intervallo 0.8÷0.85 con le ipotesi <strong>di</strong><br />

portata <strong>di</strong> massa nel collettore <strong>di</strong> 50÷60 kg/h.m² e con tipologia <strong>di</strong> saldatura dei tubi alla piastra<br />

sufficientemente efficiente (in particolare la conduttanza C B deve essere sufficientemente elevata<br />

in modo da non incrementare il coefficiente globale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta del collettore. Semplificando la<br />

precedente relazione me<strong>di</strong>ante sviluppo in serie al <strong>secondo</strong> termine, si può scrivere una<br />

espressione semplificata del fattore <strong>di</strong> rimozione termica F R molto utile nelle applicazioni<br />

perché prescinde dal calcolo <strong>di</strong> F’ (fattore <strong>di</strong> efficienza): F 1<br />

con<br />

R<br />

ULA<br />

<br />

c<br />

1<br />

0.5<br />

<br />

Mc <br />

<br />

p <br />

M portata totale del circuito e con il solito simbolismo degli altri termini. Se ci si riferisce alla<br />

portata specifica per unità <strong>di</strong> superficie <strong>di</strong> piastra assorbitrice si può ancora scrivere la relazione<br />

in forma semplificata: F 1<br />

;<br />

R<br />

U <br />

L<br />

1<br />

0.5<br />

<br />

mc <br />

<br />

p <br />

F’ detto fattore <strong>di</strong> efficienza del collettore tiene conto delle <strong>di</strong>sunformità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

orizzontale della temperatura ed è definito dalla relazione:<br />

F' <br />

1<br />

UL<br />

L<br />

NM<br />

1 1 1<br />

W <br />

U D W D F C D h<br />

b g <br />

L b i fi<br />

O<br />

QP<br />

ove D è il <strong>di</strong>ametro dei tubi, W è la larghezza


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 365<br />

della striscia elementare <strong>di</strong> raccolta dell’energia solare (<strong>di</strong>stanza fra due <strong>di</strong>ametri consecutivi), C b<br />

la conduttanza della saldatura fra tubo e piastra, D i il <strong>di</strong>ametro interno del tubo, h fi il<br />

coefficiente <strong>di</strong> convezione termica del fluido <strong>di</strong> raffreddamento all’interno dei tubi, U L il<br />

coefficiente globale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta fra piastra e aria dato dalla relazione <strong>di</strong> Klein:<br />

U<br />

L<br />

<br />

R<br />

S|<br />

T|<br />

C<br />

T<br />

pm<br />

L<br />

d<br />

NM<br />

T<br />

N<br />

pm<br />

T<br />

N f<br />

a<br />

iO<br />

QP<br />

e<br />

1<br />

<br />

h<br />

w<br />

U<br />

V|<br />

W|<br />

1<br />

ove si ha:<br />

N numero <strong>di</strong> lastre <strong>di</strong> vetro;<br />

d ib g<br />

w w p<br />

f 1 0. 089h 01166 . h 1<br />

0.<br />

07866N<br />

2 2<br />

dTpm Taid Tpm Ta<br />

i<br />

<br />

1<br />

2N<br />

f 1<br />

0133 . <br />

p<br />

d<br />

p<br />

0.<br />

00591 Nhwi<br />

<br />

<br />

c h per 0 < < 70 , per > 70 usare = 70<br />

F I<br />

HG<br />

T pmK<br />

J<br />

C 520 1 0. 000051 2 <br />

E 0.<br />

430 1<br />

100<br />

inclinazione del collettore solare (in gra<strong>di</strong>)<br />

g emissività del vetro (=0.88 per vetro normale)<br />

p emissività della piastra <strong>di</strong> assorbimento<br />

T a temperatura assoluta dell’aria ambiente, K<br />

T pm temperatura me<strong>di</strong>a assoluta della piastra assorbente, K<br />

h w coefficiente <strong>di</strong> convezione vetro-aria, W/m²K<br />

T è la ra<strong>di</strong>azione solare incidente sulla piastra captatrice, W/m²<br />

() e prodotto del fattore <strong>di</strong> assorbimento me<strong>di</strong>o effettivo e del fattore <strong>di</strong> trasmissione<br />

me<strong>di</strong>o della piastra captatrice;<br />

T fi temperatura del fluido in ingresso nel collettore solare, °C<br />

T e temperatura dell’aria ambiente, °C<br />

I tre parametri F R , () e U L sono fondamentali per la scelta e il funzionamento dei collettori<br />

solari piani. Nelle seguenti tabelle si hanno alcuni valori per le tipologie più ricorrenti. Per () la tabella<br />

seguente vale per angoli <strong>di</strong> incidenza compresi fra 0° e 60° e per fattore <strong>di</strong> estinzione dei raggi solari nel<br />

vetro pari a K L = 0.0524.<br />

NUMERO DI LASTRE VETRATE<br />

N 1 2 3 4<br />

() 0.86 0.73 0.65 0.55<br />

Tabella 58: Fattore <strong>di</strong> assorbimento al variare dl numero <strong>di</strong> lastre<br />

Per il coefficiente globale <strong>di</strong> scambio termico U L vale la seguente tabella riassuntiva valida per<br />

T P =60 °C e velocità del vento <strong>di</strong> 5 m/s.<br />

Tipo <strong>di</strong> collettore<br />

Dipinto <strong>di</strong> nero ( p =0.95) 6.5 3.6 2.4<br />

Dipinto con vernice selettiva ( p<br />

3.5 2.4 1.7<br />

=0.1)<br />

g<br />

[116]<br />

TIPO DI VETRO<br />

SINGOLO DOPPIO TRIPLO<br />

Tabella 59: Coefficienti globali <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta al variare del numero <strong>di</strong> vetri<br />

In Figura 459 si ha una rappresentazione schematica degli scambi energetici per un collettore<br />

piano. Si può osservare che l’energia utile raccolta (quella che viene quin<strong>di</strong> trasformata in calore) varia<br />

dal 15 al 40% a seconda delle con<strong>di</strong>zioni operative.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 366<br />

In particolare si hanno percentuali <strong>di</strong> raccolta (meglio definite come ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> raccolta)<br />

maggiori, apri con<strong>di</strong>zioni esterne <strong>di</strong> temperatura dell’aria T a e <strong>di</strong> velocità del vento, quanto più è<br />

maggiore la ra<strong>di</strong>azione solare, H T , e quanto più è bassa la temperatura <strong>di</strong> ingresso del fluido nel<br />

collettore, T fi .<br />

Nella Figura 466 sono riportate alcune tipologie <strong>di</strong> saldature e <strong>di</strong> attacco delle tubazioni alla<br />

piastra captatrice. Se la tipologia <strong>di</strong> attacco dei tubi alla piastra captatrice non è buona allora le<br />

conseguenze sul fattore <strong>di</strong> rimozione termica sono pesanti e il suo valore scende vistosamente.<br />

Figura 459: Illustrazione schematica della <strong>di</strong>stribuzione dell’energia nei collettori solari piani<br />

7.1.2 EFFICIENZA DI RACCOLTA DELL’ENERGIA SOLARE<br />

L’efficienza me<strong>di</strong>a giornaliera <strong>di</strong> un collettore solare attivo è definita dal rapporto fra l’energia utile<br />

totale raccolta, ve<strong>di</strong> la [115] e l’energia totale incidente sul collettore:<br />

ore _ utili<br />

[ Qu Ac F <br />

R <br />

HT UL Tfi Ta<br />

]<br />

e<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

md<br />

[117]<br />

AH<br />

<br />

ore _ utili<br />

c<br />

La precedente relazione si può scrivere, con riferimento ai valori istantanei, nella forma lineare:<br />

F<br />

R<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

e<br />

U<br />

L<br />

T<br />

Tfi<br />

Ta<br />

<br />

H<br />

<br />

T <br />

Pertanto l’efficienza <strong>di</strong> un collettore piano si può <strong>di</strong>agrammare come una retta, ve<strong>di</strong> Figura 460, e<br />

l’or<strong>di</strong>nata all’origine vale ()F R mentre l’ascissa <strong>di</strong> intersezione con l’asse T/I vale F R U L .<br />

Queste considerazioni suggeriscono le modalità operative per calcolare sperimentalmente i<br />

parametri caratteristici dei collettori solari () e U L noto il valore <strong>di</strong> F R .<br />

Nel valutare l’efficienza suddetta occorre tenere presente che il numeratore deve essere positivo<br />

(cioè su deve avere raccolta utile <strong>di</strong> energia solare) in caso contrario si avrebbe un raffreddamento<br />

dell’acqua all’interno del serbatoio <strong>di</strong> accumulo. Di solito questa inversione <strong>di</strong> flusso si evita ponendo<br />

una centralina elettronica che confronta le temperature <strong>di</strong> uscita del collettore con quella <strong>di</strong> ingresso e<br />

blocca la circolazione se questo confronto risulta negativo. In termini analitici la [117] ci <strong>di</strong>ce che Q u >0<br />

quando:<br />

ovvero quando l’irraggiamento risulta:<br />

0<br />

T L fi a<br />

e H U T T<br />

[118]


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 367<br />

H<br />

T<br />

<br />

U T T<br />

<br />

<br />

L fi a<br />

<br />

<br />

e<br />

<br />

<br />

<br />

Figura 460: Retta <strong>di</strong> efficienza per un collettore solare piano<br />

Il periodo non utile <strong>di</strong> irraggiamento solare (cut-off) <strong>di</strong>pende, quin<strong>di</strong>, non solamente dalle<br />

caratteristiche del collettore solare, cioè da () e e da U L , ma anche dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura del<br />

fluido in ingresso con quella dell’ambiente esterno.<br />

Pertanto il periodo <strong>di</strong> raccolta utile è tanto maggiore quanto più bassa è la temperatura <strong>di</strong> utilizzo<br />

dell’energia solare poiché la temperatura del fluido in ingresso nella piastra è quasi coincidente con<br />

quella uscente dall’accumulo termico. I valori usuali per i nostri climi e con<strong>di</strong>zioni meteorologiche sono<br />

compresi fra il 10÷25% nel periodo invernale e 25÷45% nel periodo estivo.<br />

I valori inferiori dei ren<strong>di</strong>menti si hanno con temperature <strong>di</strong> uscita più elevate del fluido <strong>di</strong><br />

refrigerazione mentre i ren<strong>di</strong>menti maggiori si hanno con temperature del fluido inferiori.<br />

In Figura 461 si ha un esempio <strong>di</strong> cut-off per un collettore piano avente U L =6 W/m²K, () e =<br />

0.87, temperatura <strong>di</strong> ingresso del fluido <strong>di</strong> 80 °C (ad esempio per un impianto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento con<br />

macchina ad assorbimento con temperatura del generatore <strong>di</strong> 75°C) per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 37.2° con<br />

inclinazione della superficie <strong>di</strong> captazione <strong>di</strong> 25 ° e con<strong>di</strong>zioni esterne climatiche corrispondenti a 10<br />

luglio.<br />

Il circuito si suppone aperto, nel senso che l’acqua <strong>di</strong> ingresso è sempre alla stessa temperatura,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalle funzioni dell’accumulo termico.<br />

Si osservi come si abbia racconta <strong>di</strong> energia utile da circa le ore 7 alle ore 17 mentre la ra<strong>di</strong>azione<br />

solare è presente dall’alba, circa le 5, alle ore 19. In pratica il cut-off è <strong>di</strong> circa il 50%. L’efficienza<br />

teorica <strong>di</strong> raccolta in questo caso vale 27,7%. Nelle stesse ipotesi <strong>di</strong> funzionamento ma con temperatura<br />

del fluido in ingresso <strong>di</strong> 40 °C si ha la situazione <strong>di</strong> Figura 462 ove il cut-off si è ridotto notevolmente e<br />

l’efficienza teorica <strong>di</strong> raccolta è salita al 67,7%.<br />

I valori dell’efficienza reale sono <strong>di</strong> solito inferiori a quelli calcolatati per effetto delle variazioni<br />

climatiche esterne (velocità del vento, sopra supposta < 6 m/s, torbi<strong>di</strong>tà dell’atmosfera, sopra supposta<br />

pari alla me<strong>di</strong>a estiva per Catania), all’influenza della variazione della temperatura del fluido in ingresso<br />

ai collettori per effetto della variazione della temperatura del serbatoi <strong>di</strong> accumulo in funzione del carico<br />

termico ad esso collegato.


Wh<br />

Wh<br />

IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 368<br />

Irra<strong>di</strong>azione - Energia Utile<br />

800,00<br />

700,00<br />

600,00<br />

500,00<br />

400,00<br />

300,00<br />

200,00<br />

100,00<br />

0,00<br />

0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />

-100,00<br />

Ore<br />

Figura 461: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore ad alta temperatura<br />

Irra<strong>di</strong>azione - Energia Utile<br />

800,00<br />

700,00<br />

600,00<br />

500,00<br />

400,00<br />

300,00<br />

200,00<br />

100,00<br />

0,00<br />

0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />

-100,00<br />

Ore<br />

Figura 462: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura<br />

Inoltre si è considerata l’energia solare come tutta <strong>di</strong>retta trascurando la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa che<br />

nella realtà è circa il 20% della totale e fornisce un suo contributo quando la ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta<br />

manca (ad esempio per la presenza delle nuvole). Non è considerato, inoltre, l’effetto <strong>di</strong> riflessione<br />

totale della ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta quando l’angolo <strong>di</strong> incidenza sulla piastra vetrata supera l’angolo<br />

limite (legge <strong>di</strong> Snell). Le variazioni possono anche essere significative (oltre il 50%) soprattutto nel<br />

periodo invernale.<br />

Abbassando ulteriormente la temperatura del fluido a 30 °C, ad esempio per un utilizzo<br />

dell’energia solare a bassa temperatura per la produzione <strong>di</strong> acqua calda per le docce <strong>di</strong> un campeggio, si<br />

ha la situazione <strong>di</strong> Figura 463 con una efficienza teorica <strong>di</strong> raccolta del 78.4 % e quin<strong>di</strong> molto elevata.<br />

Se il circuito si suppone chiuso e quin<strong>di</strong> si ha l’effetto della presenza dell’accumulatore sulla<br />

temperatura <strong>di</strong> ritorno del fluido, allora le cose cambiano un po’, come si può osservare dalla seguente<br />

figura nella quale si suppone che la temperatura <strong>di</strong> alimentazione dell’acqua del serbatoio sia <strong>di</strong> 30 °C,<br />

che l’acqua accumulata sia inizialmente alla temperatura <strong>di</strong> 25 °C. Si osserva dalla Figura 464 che il cut-off<br />

per circuiti chiusi non è simmetrico, come si intuisce anche dall’esame delle curve <strong>di</strong> temperatura della<br />

figura successiva. L’andamento delle temperature nei flui<strong>di</strong> e <strong>di</strong> quella ambiente sono riportate nella<br />

seguente figura.


W/m²<br />

Wh<br />

IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 369<br />

Irra<strong>di</strong>azione - Energia Utile<br />

800,00<br />

700,00<br />

600,00<br />

500,00<br />

400,00<br />

300,00<br />

200,00<br />

100,00<br />

0,00<br />

0,00<br />

-100,00<br />

5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />

Ore<br />

Figura 463: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura per docce<br />

Irraggiamento - Energia Utile<br />

800,00<br />

700,00<br />

600,00<br />

500,00<br />

400,00<br />

300,00<br />

I<br />

Qu<br />

200,00<br />

100,00<br />

0,00<br />

0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />

-100,00<br />

Ore<br />

Figura 464: Andamento del cut-off per circuito chiuso a bassa temperatura


°C<br />

IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 370<br />

Temperature<br />

70,00<br />

60,00<br />

50,00<br />

40,00<br />

30,00<br />

Te<br />

Ti<br />

Ta<br />

20,00<br />

10,00<br />

0,00<br />

0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />

Ore<br />

Figura 465: Andamento delle temperature per circuito aperto<br />

La curva superiore è quella <strong>di</strong> ingresso ai collettori, la curva interme<strong>di</strong>a rappresenta la temperatura<br />

dell’acqua nel serbatoio <strong>di</strong> accumulo e la curva inferiore è la temperatura dell’aria esterna. La pompa <strong>di</strong><br />

circolazione dall’accumulo termico al carico si suppone spenta nel momento in cui manca l’apporto <strong>di</strong><br />

energia solare. In pratica per raccogliere più energia solare è bene farlo alla temperatura più bassa che<br />

l’applicazione consente.<br />

Per quanto detto sono molto convenienti le applicazioni <strong>di</strong> energia solare per produzione <strong>di</strong><br />

acqua calda sanitaria a bassa temperatura (35 ÷ 50 °C) rispetto alle applicazioni <strong>di</strong> processo a<br />

temperatura elevata (ad esempio per il riscaldamento e/o il con<strong>di</strong>zionamento estivo degli ambienti).<br />

Va ancora tenuto conto che l’energia solare è soggetta ad andamento statistico per effetto della<br />

nuvolosità non preve<strong>di</strong>bile e pertanto assieme all’impianto solare è sempre opportuno avere anche un<br />

generatore tra<strong>di</strong>zionale (caldaia a gas o a gasolio) che integra il contributo dovuto all’energia solare<br />

quando questa non è sufficiente. Ciò comporta, si intuisce, una maggiore spesa <strong>di</strong> impianto che innalza<br />

il periodo <strong>di</strong> ammortamento e <strong>di</strong> pay-back 26 rendendo l’uso dell’energia solare ancora poco conveniente<br />

rispetto all’energia tra<strong>di</strong>zionale a basso prezzo.<br />

7.2 RISCALDAMENTO SOLARE DELL’ACQUA SANITARIA<br />

Me<strong>di</strong>ante l’energia solare si può pensare <strong>di</strong> riscaldare anche l’acqua calda sanitaria utilizzata per<br />

usi domestici.<br />

Va tenuto in considerazione che i collettori solari non funzionano con continuità ma solamente<br />

durante la giornata e pertanto occorre sempre prevedere anche un sistema <strong>di</strong> riscaldamento ausiliario in<br />

aggiunta a quello ad energia solare.<br />

I sistemi per produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria sono sud<strong>di</strong>visi in due tipologie principali:<br />

1. Sistemi per produzione <strong>di</strong> acqua calda locale<br />

2. Sistemi per produzione <strong>di</strong> acqua calda centralizzata.<br />

Di solito i sistemi con superficie dei collettori fino a 8 m² sono classificati come sistemi locali<br />

mentre quelli con superficie maggiore sono classificati come sistemi centralizzati.<br />

26 Si definisce pay-back il tempo necessario a recuperare il capitale investito tenendo conto della svalutazione del<br />

denaro nel tempo (costo attualizzato del denaro).


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 371<br />

Figura 466: Tipologie <strong>di</strong> attacco dei tubi alla piastra captatrice<br />

Nella Figura 467 è data una rappresentazione schematica <strong>di</strong> un sistema per la produzione<br />

localizzata dell’acqua calda.<br />

<br />

<br />

Figura 467: Schema <strong>di</strong> un sistema locale per produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria<br />

In esso si riconoscono i seguenti elementi fondamentali:<br />

Coppia <strong>di</strong> collettori solari piani;<br />

Boiler per l’accumulo dell’acqua calda sanitaria


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 372<br />

Pompa <strong>di</strong> circolazione dell’acqua calda dal collettore al boiler<br />

Resistenza elettrica ausiliaria<br />

Anche se non è in<strong>di</strong>cata, è opportuno prevedere una centralina <strong>di</strong> regolazione e controllo che<br />

impe<strong>di</strong>sca, dopo il tramonto del sole, la circolazione parassitaria dell’acqua dal collettore solare al boiler.<br />

Infatti quando il collettore non raccoglie energia solare si trasforma in un ra<strong>di</strong>atore verso<br />

l’atmosfera e pertanto l’acqua che è in circolazione all’interno dei tubi si raffredda.<br />

Anche se non è in<strong>di</strong>cata, è opportuno prevedere una centralina <strong>di</strong> regolazione e controllo che<br />

impe<strong>di</strong>sca, dopo il tramonto del sole, la circolazione parassitaria dell’acqua dal collettore solare al boiler.<br />

Infatti quando il collettore non raccoglie energia solare si trasforma in un ra<strong>di</strong>atore verso<br />

l’atmosfera e pertanto l’acqua che è in circolazione all’interno dei tubi si raffredda.<br />

La centralina impe<strong>di</strong>sce alla pompa <strong>di</strong> alimentare il boiler <strong>di</strong> notte e quin<strong>di</strong> consente <strong>di</strong> mantenere<br />

la temperatura dell’acqua calda all’interno del serbatoio <strong>di</strong> accumulo.<br />

Il serbatoio <strong>di</strong> accumulo ha <strong>di</strong> solito due tipi <strong>di</strong> scambiatore, come rappresentato in Figura 472:<br />

Scambiatore del tipo tube and tube (tubo e tubo);<br />

Scambiatore del tipo shell and tube (mantello e tubo).<br />

Quest’ultimo tipo risulta più efficiente raggiungendo efficienze superiori <strong>di</strong> 1÷3% rispetto agli<br />

scambiatori tube and tube.<br />

Figura 468: Collettore solare piano a tubi d’acqua


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 373<br />

Figura 469: Layout <strong>di</strong> un impianto solare domestico<br />

Figura 470: Vista <strong>di</strong> un boiler <strong>di</strong> accumulo per impianti solari


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 374<br />

Figura 471: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un impianto solare domestico<br />

Tabella 60: Schema circuitale <strong>di</strong> un impianto solare con integrazione termica per riscaldamento


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 375<br />

7.3 CRITERI DI PROGETTO PER I SISTEMI LOCALIZZATI<br />

Si elencano alcune regole pratiche utili per il <strong>di</strong>mensionamento rapido <strong>di</strong> sistemi localizzati per la<br />

produzione dell’acqua calda sanitaria.<br />

La superficie dei collettori solari può essere calcolata considerando almeno 1 m² per persona<br />

avendo cura <strong>di</strong> formare una superficie <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> almeno due collettori.<br />

L’orientamento dei collettori è a SUD con deviazioni massime tollerate <strong>di</strong> 10° verso EST o<br />

OVEST.<br />

L’angolo <strong>di</strong> inclinazione dei collettori è pari alla latitu<strong>di</strong>ne L del luogo per un funzionamento<br />

continuo annuale mentre è consigliato L-15° per un funzionamento principalmente invernale ed<br />

L+10° per un funzionamento prevalentemente estivo.<br />

La scelta del tipo <strong>di</strong> collettore solare <strong>di</strong>pende anche dal valore <strong>di</strong> insolazione <strong>di</strong>sponibile sul<br />

posto. In generale si può <strong>di</strong>re, per le nostre latitu<strong>di</strong>ni, che un collettore a piastra <strong>di</strong>pinta <strong>di</strong> nero<br />

e con una sola copertura <strong>di</strong> vetro semplice va bene per un funzionamento annuale. Qualora si<br />

desideri avere un miglior funzionamento prevalentemente invernale allora è consigliabile un<br />

collettore con vetro doppio. L’uso <strong>di</strong> piastre con vernice selettiva è necessario solo per<br />

applicazioni che richiedono elevate temperature (>50 °C).<br />

La capacità termica del serbatoio può essere <strong>di</strong>mensionata prevedendo 50÷70 kg per collettore<br />

ovvero anche 30÷50 kg/m² <strong>di</strong> collettore. E’ opportuno ricordare che i valori più elevati <strong>di</strong><br />

<strong>volume</strong> <strong>di</strong> accumulo portano ad avere efficienze <strong>di</strong> raccolta maggiori ma anche temperature <strong>di</strong><br />

accumulo inferiori.<br />

Per i sistemi <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> acqua calda localizzati è opportuno prevedere una resistenza<br />

elettrica ausiliaria <strong>di</strong> almeno 2 kW.<br />

<br />

<br />

Figura 472: Boiler per sistemi localizzati con scambiatore del tipo tube and tube e a shell and tube<br />

E’ necessario isolare il serbatoio <strong>di</strong> accumulo con almeno 10 cm <strong>di</strong> isolante termico (ad esempio<br />

lana <strong>di</strong> vetro) e il rivestimento esterno deve essere in alluminio o in lamiera <strong>di</strong> acciaio<br />

galvanizzato.<br />

Tutti i tubi <strong>di</strong> collegamento fra collettori e boiler debbono essere coibentati con isolante termico<br />

<strong>di</strong> spessore <strong>di</strong> almeno 5 cm.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 376<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Al fine <strong>di</strong> ridurre la potenza <strong>di</strong> circolazione è opportuno limitare al massimo sia la lunghezza dei<br />

tubi che le resistenze concentrate me<strong>di</strong>ante raccor<strong>di</strong> curvi non angolati e valvole a minore<br />

resistenza. La pompa <strong>di</strong> circolazione ha <strong>di</strong> solito una prevalenza <strong>di</strong> 1000÷2000 Pa.<br />

La portata del fluido refrigerante può essere calcolata prevedendo un valore <strong>di</strong> 100÷120 kg/h<br />

per collettore (<strong>di</strong> superficie <strong>di</strong> 1.5 m²).<br />

Il vaso <strong>di</strong> espansione ha una capacità <strong>di</strong> 15÷20 litri.<br />

E’ necessario prevedere, come già segnalato, una centralina <strong>di</strong> regolazione e controllo collegata<br />

ai collettori e al boiler per impe<strong>di</strong>re la circolazione inversa parassita.<br />

Per evitare il pericolo del congelamento invernale si può svuotare l’impianto, se questo non è<br />

attivo, oppure aggiungere 10÷20% <strong>di</strong> glicole etilenico per uso organico in modo da abbassare il<br />

punto <strong>di</strong> congelamento del fluido refrigerante.<br />

Figura 473: Sezione <strong>di</strong> un accumulatore solare ad acqua calda


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 377<br />

Tabella 61: Dati tecnici <strong>di</strong> accumulatori ad acqua<br />

7.4 SISTEMI CENTRALIZZATI PER L’ACQUA CALDA SANITARIA<br />

I sistemi con più <strong>di</strong> quattro collettori solari sono tipicamente utilizzati per la produzione<br />

dell’acqua sanitaria centralizzata. Si tratta, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni adatti per la<br />

produzione <strong>di</strong> acqua sanitaria per condomini, alberghi, scuole , campeggi,….. Essi sono strutturati in<br />

modo più complesso, come in<strong>di</strong>cato in figura seguente.<br />

La superficie dei collettori solari è realizzata con un numero elevato <strong>di</strong> collettori solari e tale da<br />

potere effettuare un collegamento serie-parallelo degli stessi.<br />

Quando due collettori solari sono collegati in serie allora la temperatura <strong>di</strong> uscita dell’acqua calda<br />

è maggiore rispetto al caso <strong>di</strong> un collettore singolo, per contro si ha una <strong>di</strong>minuzione del ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 378<br />

trasformazione dell’energia solare poiché crescendo la temperatura <strong>di</strong> uscita aumenta la temperatura<br />

me<strong>di</strong>a dei collettori e quin<strong>di</strong> aumentano le per<strong>di</strong>te per convezione e ra<strong>di</strong>azione (cresce, quin<strong>di</strong>, U L ).<br />

Il collegamento in parallelo dei collettori solari mantiene la temperatura <strong>di</strong> uscita del singolo<br />

collettore, cresce la portata del fluido refrigerante e quin<strong>di</strong> l’energia raccolta e il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

trasformazione dell’energia solare è più elevato rispetto al collegamento in serie.<br />

In figura 6 si può osservare come i collettori sono collegati in batterie da tre collettori serie e poi<br />

le batterie sono collegati in parallelo.<br />

Il fluido refrigerante viene inviato in un primo boiler dove si riscalda l’acqua me<strong>di</strong>ante uno<br />

scambiatore a shell and tube molto efficiente.<br />

Da questo primo accumulatore l’acqua calda viene mandata in un <strong>secondo</strong> scambiatore <strong>di</strong><br />

miscelazione con l’acqua calda fornita da una caldaia ausiliaria in modo da raggiungere la temperatura<br />

desiderata per l’utenza.<br />

La centralina <strong>di</strong> regolazione provvede a bloccare la pompa primaria del circuito solare per evitare<br />

la circolazione inversa.<br />

7.4.1 CRITERI DI PROGETTO DI UN IMPIANTO CENTRALIZZATO<br />

Molti dei criteri già evidenziati per i sistemi localizzati possono ancora ritenersi vali<strong>di</strong> per i sistemi<br />

centralizzati. Si forniscono qui altri criteri più in<strong>di</strong>cati per i sistemi centralizzati.<br />

Per bilanciare i circuiti <strong>di</strong> collegamento delle batterie solari è opportuno utilizzare l’anello <strong>di</strong><br />

Tickelman. Esso consiste in un collegamento a ritorno inverso in modo da realizzare per tutti i<br />

circuiti un percorso <strong>di</strong> eguale lunghezza.<br />

I collegamenti dei collettori in serie nelle singole batterie debbono essere realizzati in modo da<br />

evitare eccessive per<strong>di</strong>te localizzate.<br />

Non eccedere nel collegamento in serie dei collettori solari per non penalizzare eccessivamente<br />

il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> trasformazione solare. Di solito si limita il collegamento a 2÷3 collettori.<br />

L’orientamento e l’inclinazione dei collettori solari segue le stesse in<strong>di</strong>cazioni viste per i sistemi<br />

localizzati: l’angolo <strong>di</strong> inclinazione dei collettori è pari alla latitu<strong>di</strong>ne L del luogo per un<br />

funzionamento continuo annuale mentre è consigliato L-15° per un funzionamento<br />

principalmente invernale ed L+10° per un funzionamento prevalentemente estivo.<br />

Limitare al massimo le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione nei circuiti in modo da ridurre la potenza <strong>di</strong><br />

pompaggio. La velocità del fluido refrigerante non dovrebbe mai superare 1 m/s.<br />

L’alimentazione dell’acqua fredda dovrebbe anche avere una valvola <strong>di</strong> drenaggio e filtraggio.<br />

La centralina elettronica deve avere un termostato <strong>di</strong>fferenziale per il controllo della pompa<br />

principale <strong>di</strong> circolazione.<br />

I tubi, il boiler primario e quello <strong>di</strong> miscelazione debbono essere generosamente coibentati per<br />

limitare per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> energia nel circuito.<br />

La capacità del boiler primario può essere calcolata prevedendo un consumo specifico<br />

<br />

C=40÷50 l/giorno/persona e quin<strong>di</strong>:<br />

V<br />

n<br />

C<br />

con:<br />

C consumo specifico per persona, come sopra in<strong>di</strong>cato;<br />

n numero <strong>di</strong> persone da servire<br />

Il numero dei collettori solari, T, è determinato dalla relazione:<br />

V<br />

T <br />

P<br />

ove:<br />

P produzione unitaria <strong>di</strong> acqua calda (litri/giorno per collettore) <strong>di</strong> solito pari a:<br />

P=50 L/g/collettore per il periodo invernale;<br />

P=60 L/g/collettore per un periodo annuale;<br />

P=70 L/g/collettore per il periodo estivo invernale;


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 379<br />

<br />

Figura 474: Schema <strong>di</strong> un impianto centralizzato per la produzione dell’acqua calda<br />

La capacità termica dello scambiatore <strong>di</strong> calore, H, preferibilmente del tipo shell and tube, è<br />

data dalla relazione:<br />

H V u<br />

s<br />

con:<br />

V capacità (litri) del serbatoio <strong>di</strong> accumulo;<br />

u fattore <strong>di</strong> utilizzazione dello scambiatore <strong>di</strong> calore (solitamente pari a 0.3);<br />

s fattore <strong>di</strong> acculo (<strong>di</strong> solito pari a 1.25).<br />

La portata del fluido refrigerante è pari a:<br />

M m<br />

T<br />

<br />

con:<br />

m = 100÷120 kg/h/collettore (portata <strong>di</strong> massa specifica per collettore);<br />

T = numero <strong>di</strong> collettori solari del sistema.<br />

La capacità del vaso <strong>di</strong> espansione, E, è data dalla relazione:<br />

E e<br />

T<br />

ove:<br />

e<br />

T<br />

= 5 L/collettore (espansione specifica per collettore);<br />

= numero <strong>di</strong> collettori solari del sistema.<br />

7.4.2 METODO F - CHART<br />

I criteri sopra enunciati sono <strong>di</strong> larga massima e non debbono essere considerati <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà<br />

generalizzata.<br />

Per il <strong>di</strong>mensionamento corretto degli impianti solari occorre fare riferimento a co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo<br />

specializzati (ad esempio TRNSYS) o a criteri <strong>di</strong> maggiore affidamento, quale l’f-Chart.<br />

Questo metodo si basa su alcune correlazioni ottenute da simulazioni numeriche dettagliate per<br />

impianti solari in <strong>di</strong>verse configurazioni e con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> insolazione variabile.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 380<br />

Le simulazioni hanno consentito <strong>di</strong> calcolare la frazione mensile dell’energia utilizzata, f, definita dal<br />

rapporto fra l’energia solare fornita dall’impianto, E S , e quella totale necessaria per il riscaldamento<br />

dell’acqua sanitaria, E R , nell’arco <strong>di</strong> un mese:<br />

ES<br />

f [119]<br />

E<br />

R<br />

Nota la quantità <strong>di</strong> acqua calda da produrre, M, si può calcolare l’energia E R necessaria:<br />

E Mgc t t<br />

[120]<br />

<br />

R p e A<br />

ove si ha:<br />

g numero <strong>di</strong> giorni del mese considerato,<br />

t A temperatura dell’acqua <strong>di</strong> rete, °C,<br />

t e temperatura <strong>di</strong> erogazione dell’acqua sanitaria, °C.<br />

Se si conosce f allora si può conoscere l’energia complementare necessaria da fornire me<strong>di</strong>ante<br />

caldaia, oltre quella fornita dall’impianto solare:<br />

E 1 f E<br />

[121]<br />

C<br />

<br />

<br />

R<br />

<br />

Le simulazioni numeriche hanno consentito <strong>di</strong> calcolare la frazione f fornita dall’impianto solare:<br />

2 2<br />

f 1.029Y 0.065 X 0.245Y 0.0018 X 0.0215<br />

[122]<br />

ove X ed Y hanno le seguenti espressioni:<br />

e ancora:<br />

<br />

<br />

'<br />

F 100<br />

'<br />

RKS tm gD 11.6 1.18te 3.86t A<br />

2.32t<br />

<br />

m<br />

X <br />

'<br />

E <br />

R<br />

100 t <br />

<br />

<br />

m <br />

F<br />

Y <br />

'<br />

R<br />

<br />

<br />

ove si ha il simbolismo:<br />

F’ R () e prodotto del fattore <strong>di</strong> rimozione termica per il l’assorbimento-trasmissione<br />

effettivo del collettore solare utilizzato;<br />

fattore correttivo per tenere conto dell’angolo <strong>di</strong> incidenza della ra<strong>di</strong>azione solare sul<br />

collettore rispetto alla <strong>di</strong>rezione normale. Si può assumere =0.90 per collettori ad un vetro e<br />

=0.88 per collettori a due vetri;<br />

D durata del giorno, in ore;<br />

g numero <strong>di</strong> giorni nel mese considerato;<br />

t’ m temperatura me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>urna nel mese considerato, °C;<br />

H T ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>a nel mese considerati, kJ/m²/day;<br />

La temperatura me<strong>di</strong>a mensile, t’ m , può essere stimata nota la temperatura me<strong>di</strong>a giornaliera, tm , e<br />

l’escursione me<strong>di</strong>a giornaliera mensile, <strong>di</strong> solito fornita da opportune tabelle dell’UNI-CTI 10349,<br />

me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />

'<br />

t t 0.18t Estate<br />

E<br />

m m m<br />

'<br />

m m m<br />

R<br />

<br />

e<br />

gH<br />

t t 0.31t Inverno<br />

Il calcolo della ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a giornaliera risulta più complesso ma si possono applicare gli<br />

algoritmi già visti nel Corso <strong>di</strong> Climatologia.<br />

T


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 381<br />

OSSERVAZIONI SUL METODO F-CHART<br />

Il metodo della f-Chart si può utilizzare anche per impianti solari destinati al riscaldamento<br />

ambientale e alla produzione <strong>di</strong> acqua sanitaria. Quest’ultima variante, per altro più complessa, non<br />

viene qui sviluppata per la limitatezza del Corso e può essere analizzata in manuali tecnici specializzati.<br />

Si osserva però che il metodo nasce non tanto da verifiche sperimentali <strong>di</strong>rette bensì da<br />

applicazioni <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> calcolo affidabili, quale il TRNSYS.<br />

Gli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Kyoto hanno dato nuovo impulso alle applicazioni solari e in particolare alle<br />

applicazioni per produzione <strong>di</strong> acqua calda per usi sanitari. Gli accor<strong>di</strong> prevedono, infatti, una riduzione<br />

delle emissioni <strong>di</strong> CO 2 nell’atmosfera da parte dei paesi industrializzati e per l’Italia è stata assegnata una<br />

percentuale pari al 6% dell’emissione del 1996.<br />

Per raggiungere tale riduzione (invero pesante) occorre limitare l’uso <strong>di</strong> combustibili tra<strong>di</strong>zionali e<br />

pertanto è auspicabile la sostituzione <strong>di</strong> alcuni impianti termici (quelle per usi sanitari, ad esempio) con<br />

impianti solari visti in questo capitolo<br />

Resta da superare la <strong>di</strong>fficoltà del costo totale <strong>di</strong> questi impianti oggi notevolmente elevato<br />

rispetto agli impianti tra<strong>di</strong>zionali. Senza un sensibile abbassamento dei prezzi unitari dei collettori solari<br />

il decollo dell’energia solare resterà solamente un desiderio.<br />

7.5 SIMULAZIONE DEI CIRCUITI SOLARI CON L’ANNO TIPO<br />

La simulazione dei circuiti solari può essere effettuata sia con programmi complessi (ve<strong>di</strong> ad<br />

esempio quanto detto per l’f-Chart, che con programmi semplici che possono essere pre<strong>di</strong>sposti<br />

velocemente su piccoli computer.<br />

Oggi si può utilizzare anche un foglio elettronico per simulare circuiti complessi con sufficiente<br />

precisione. Va tenuto presente che in tutti i bilanci energetici sopra in<strong>di</strong>cati si ha sempre una notevole<br />

indeterminazione nel calcolo o nella previsione dell’irraggiamento solare <strong>di</strong>sponibile per un dato sito.<br />

Purtroppo l’utilizzo dell’energia solare in modo massiccio è relativamente recente e i dati<br />

attinometrico e climatologici <strong>di</strong>sponibili sono pochi e limitati alle località monitorate dall’Aeronautica<br />

Militare Italiana (che si occupa della Meteorologia ufficiale) o che in questi ultimi due decenni hanno<br />

trovato interesse del CNR o <strong>di</strong> alti enti pubblici.<br />

Malgrado le numerose campagne <strong>di</strong> misure effettuate in questi ultimi anni i dati <strong>di</strong>sponibili sono<br />

ancora pochi e la statistica che da questi si può derivare non sempre presenta in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> affidabilità<br />

elevati.<br />

In questo ultimo decennio si è fatta strada, anche a livello dell’Unione Europea, l’idea <strong>di</strong> costruire<br />

un anno tipo (Reference Year) tale da presentare una statistica affidabile con i dati degli ultimi 20 anni. In<br />

effetti quest’anno <strong>di</strong> riferimento dovrebbe potere fornire dati <strong>di</strong> simulazione tali da ricreare non solo<br />

l’anno me<strong>di</strong>o ma anche l’anno con la minore o la maggiore insolazione. In alcuni casi, infatti, il progetto<br />

dell’impianto solare richiede un impianto ausiliare che deve essere <strong>di</strong>mensionato per far fronte non solo<br />

al valore me<strong>di</strong>o dell’energia richiesta ma anche al valore massimo.<br />

L’anno tipo <strong>di</strong>pende dalla storia delle sequenze <strong>di</strong> registrazione dei dati <strong>di</strong> insolazione e in genere<br />

climatologici <strong>di</strong> ogni sito. E’ necessario conoscere la trasparenza dell’atmosfera in ogni sito per potere<br />

calcolare la ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta e <strong>di</strong>ffusa con affidabilità.<br />

La trasparenza atmosferica varia in funzione dell’orografia (presenza <strong>di</strong> monti, <strong>di</strong> pianure, ..) della<br />

presenza o non <strong>di</strong> industrie con scarichi industriali in atmosfera, <strong>di</strong> vulcani, del mare, ….<br />

Pertanto non si può calcolare con affidabilità l’irraggiamento solare partendo solamente dai dati<br />

geografici (latitu<strong>di</strong>ne, longitu<strong>di</strong>ne, …) perché si ottengono quasi sempre dati non rispondenti alla realtà<br />

dei luoghi reali.<br />

Così, ad esempio, la presenza del vulcano Etna a Catania o della zona industriale a Priolo<br />

rendono il calcolo teorico dell’energia solare molto aleatorio potendosi avere scostamenti sensibili dai<br />

valori reali.<br />

7.6 DEUMIDIFICATORE AD ASSORBIMENTO IGROSCOPICO<br />

Un altro modo <strong>di</strong> utilizzare l'energia solare negli impianti <strong>di</strong> climatizzazione è quello <strong>di</strong> utilizzare<br />

l'energia termica solare per effettuare una deumi<strong>di</strong>ficazione dell'aria nelle unità <strong>di</strong> trattamento aria,


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 382<br />

UTA. Queste unità sono dei veri sistemi complessi nei quali l'aria subisce, a seconda delle tipologie <strong>di</strong><br />

impianto, vari trattamenti fra i quali tipicamente:<br />

scambio <strong>di</strong> calore (recupero termico);<br />

raffreddamento con deumi<strong>di</strong>ficazione;<br />

riscaldamento;<br />

umi<strong>di</strong>ficazione con acqua o vapore;<br />

post riscaldamento.<br />

In Figura 475 si ha una tipica schematizzazione <strong>di</strong> unità <strong>di</strong> trattamento aria tra<strong>di</strong>zionale, con<br />

batteria <strong>di</strong> deumificazione alimentata ad acqua refrigerata.<br />

Anche in questo caso l'acqua refrigerata può essere prodotta me<strong>di</strong>ante un refrigeratore ad<br />

assorbimento con integrazione solare. Tuttavia da qualche anno si sta <strong>di</strong>ffondendo anche una nuova<br />

tecnologia che vede l'energia solare utilizzata per produrre la deumi<strong>di</strong>ficazione dell'aria all'interno<br />

dell'UTA. Infatti, un modo semplice e <strong>di</strong>retto può essere quello <strong>di</strong> mettere l’aria da deumi<strong>di</strong>ficare a<br />

contatto con sostanze igroscopiche e cioè capaci <strong>di</strong> assorbire l’umi<strong>di</strong>tà. Sono igroscopiche il gel <strong>di</strong> silice o<br />

anche l’allumina (soli<strong>di</strong>) o il cloruro <strong>di</strong> litio (liquido). I processi <strong>di</strong> adsorbimento dell’umi<strong>di</strong>tà specifica<br />

portano a saturazione gli assorbitori che quin<strong>di</strong> debbono essere rigenerati me<strong>di</strong>ante riscaldamento.<br />

Ne deriva che l’assorbimento igroscopico spesso richiede processi non continui o sistemi a masse<br />

rotanti con fase <strong>di</strong> riscaldamento interme<strong>di</strong>a.<br />

Figura 475: Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria con ricircolo e recuperatore <strong>di</strong> calore<br />

Se si assume che una massa m a <strong>di</strong> aria venga deumi<strong>di</strong>ficata me<strong>di</strong>ante contatto da una massa m g <strong>di</strong><br />

sostanze igroscopiche, supponendo per semplicità che il processo sia a<strong>di</strong>abatico, si può scrivere il<br />

bilancio energetico:<br />

<br />

mah1 mghg1 mah2 m g<br />

ma x2 x1 hg<br />

2<br />

[123]<br />

ove si ha il simbolismo:<br />

h 1 , h 2 entalpia dell’aria umida in ingresso e in uscita dal deumi<strong>di</strong>ficatore;<br />

h g1 , h g2 entalpia iniziale e finale della massa igroscopica;<br />

x 1 , x 2 umi<strong>di</strong>tà specifica dell’aria umida prima e dopo il trattamento.<br />

Poiché la massa <strong>di</strong> vapore assorbito e la variazione <strong>di</strong> entalpia della sostanza igroscopica sono<br />

piccole anche in questo caso si può ritenere che la trasformazione sia quasi isoentalpica.<br />

Un deumi<strong>di</strong>ficatore igroscopico è rappresentato in Figura 476 per funzionamento continuo. Si<br />

tratta <strong>di</strong> un tamburo rotante nel quale la massa igroscopica è posta alternativamente a contatto con l’aria<br />

da deumi<strong>di</strong>ficare e con aria calda secca per la fase <strong>di</strong> rigenerazione durante la quale viene ceduta<br />

l’umi<strong>di</strong>tà assorbita ripristinando la funzione igroscopica originaria.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 383<br />

La fase <strong>di</strong> rigenerazione termica (riscaldamento) può essere effettuata con energia solare, ve<strong>di</strong><br />

schema <strong>di</strong> Figura 478 e Figura 478.<br />

Figura 476: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un deumi<strong>di</strong>ficatore igroscopico continuo<br />

Figura 477: Schematizzazione <strong>di</strong> un deumificatore solare


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 384<br />

SOLE<br />

COLLETTORE SOLARE<br />

ACCUMULO<br />

CALDAIA<br />

ROTORE DI DISSECCAZIONE<br />

RECUPERATORE DI CALORE<br />

USCITA<br />

RITORNO<br />

ESTRAZIONE<br />

UMIDIFICATORE<br />

VENTOLA<br />

ARIA AMBIENTE<br />

ALIMENTAZIONE<br />

Figura 478: Layout <strong>di</strong> un dessiccatore alimentato ad energia solare<br />

In Figura 479 si ha un esempio <strong>di</strong> UTA con deumificazione ad energia solare. Il prodotto è in<br />

grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare l’aria utilizzando come fonte <strong>di</strong> energia una sorgente <strong>di</strong> calore a temperatura <strong>di</strong> 80<br />

°C, quin<strong>di</strong> il calore generato da impianti solari termici, realizzando un sistema <strong>di</strong> solar air-con<strong>di</strong>tioning.<br />

Il carico latente è gestito in<strong>di</strong>pendentemente da quello sensibile, e in maniera più efficiente rispetto ai<br />

sistemi convenzionali grazie alla deumi<strong>di</strong>ficazione chimica/adsorbimento solido tramite silica gel.<br />

Le temperature tipiche <strong>di</strong> questi processi sono:<br />

<br />

<br />

sistema <strong>di</strong> dessiccamento: 50÷80 °C, si possono utilizzare collettori piani selettivi;<br />

assorbimento: 65÷85 °C, si possono usare collettori piano selettivi o tubi sotto vuoto.<br />

Le procedure <strong>di</strong> calcolo sono rinviate ai manuali tecnici <strong>di</strong> progettazione.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 385<br />

Figura 479: Esempio <strong>di</strong> UTA con deumi<strong>di</strong>ficatore solare


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 386<br />

8 IMPIANTI SOLARI DI POTENZA – SOLARE<br />

TERMODINAMICO<br />

In questo capitolo si descrive la possibilità <strong>di</strong> integrare una sezione de<strong>di</strong>cata all’energia solare<br />

termica ad alta temperatura alle già esistenti centrali a ciclo combinato. In particolare si esamina la<br />

possibilità <strong>di</strong> integrare una sezione <strong>di</strong> potenza con la tecnologia del Solare Termico alla esistente<br />

centrale Archimede <strong>di</strong> Priolo Gargallo (SR). Il progetto del Solare Termico “Archimede” 27 con tecnologia<br />

basata su specchi parabolici con fluido termovettore costituito da sali fusi prende forma in seguito ad<br />

un accordo tra Enea ed Enel avvenuto il 25 settembre 2003. Il sistema composto della parte solare<br />

termo<strong>di</strong>namica e la parte relativa al ciclo combinato si definisce ibrido. La potenza della parte solare<br />

sarà <strong>di</strong> 20 MW. In Figura 480 si può osservare lo schema semplificato <strong>di</strong> integrazione tra un impianto a<br />

ciclo combinato e un impianto solare.<br />

Figura 480: Schema <strong>di</strong> integrazione del vapore solare in un impianto termoelettrico a ciclo combinato (fonte Enel)<br />

Le principali innovazioni nel campo dell’energia solare riguardano essenzialmente tre aspetti:<br />

l'utilizzo <strong>di</strong> un accumulo termico <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, me<strong>di</strong>ante il quale l'impianto può erogare<br />

una potenza elettrica costante nell'arco delle 24 ore, in<strong>di</strong>pendentemente dalla variabilità della<br />

fonte solare;<br />

l’incremento della temperatura <strong>di</strong> funzionamento dell'impianto (fluido termovettore ed<br />

accumulo). Questa innovazione richiede, da un lato, l'uso <strong>di</strong> un fluido termovettore (miscela <strong>di</strong><br />

nitrati <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> potassio) <strong>di</strong>verso dall’olio sintetico impiegato negli impianti attualmente in<br />

esercizio e, dall’altro lato, un sostanziale miglioramento delle proprietà ottiche del rivestimento<br />

del tubo ricevitore dei collettori che permetta un migliore assorbimento del calore;<br />

la progettazione <strong>di</strong> un nuovo tipo <strong>di</strong> concentratore, basato sull'impiego <strong>di</strong> specchi più sottili<br />

sostenuti da una struttura, in grado <strong>di</strong> assicurare una significativa riduzione dei costi <strong>di</strong><br />

costruzione e posa in opera.<br />

Il sistema dovrebbe avere costi inferiori a quelli previsti dagli impianti a torre ed essere, rispetto<br />

ad essi, più flessibile per quanto riguarda le con<strong>di</strong>zioni del sito e la <strong>di</strong>sponibilità energetica.<br />

Il collettore parabolico lineare rappresenta il modulo base del sistema. Il raggiungimento della<br />

potenza richiesta è ottenuto me<strong>di</strong>ante l’utilizzo <strong>di</strong> più moduli.<br />

Tale configurazione è facilmente adattabile alle caratteristiche <strong>di</strong> siti reperibili nell’Italia<br />

Meri<strong>di</strong>onale.<br />

27 Attualmente il progetto è fermo. Quantoqui esposto vale come stu<strong>di</strong>o preliminare e <strong>di</strong> fattibilità.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 387<br />

Figura 481: Gli specchi parabolici (fonte Enel)<br />

8.1 DESCRIZIONE GENERALE DELL’ IMPIANTO SOLARE<br />

Il campo solare è costituito da collettori parabolici lineari (Figura 481) <strong>di</strong>sposti in file parallele,<br />

ciascuna delle quali è formata da più elementi, collegati in serie a costituire il singolo modulo o stringa.<br />

Il collettore è un riflettore che raccoglie e concentra continuamente tramite un sistema <strong>di</strong> controllo la<br />

ra<strong>di</strong>azione solare su un ricevitore lineare <strong>di</strong>sposto sul fuoco della parabola. Tale ricevitore consta <strong>di</strong> un<br />

tubo al cui interno circola un fluido termoconvettore che asporta l’energia solare assorbita.<br />

Il sistema <strong>di</strong> accumulo ha poi il compito <strong>di</strong> immagazzinare l’energia termica prodotta dal campo e<br />

renderla <strong>di</strong>sponibile con continuità in<strong>di</strong>pendentemente dalla variabilità della sorgente solare. Esso è<br />

costituito da due serbatoi che operano a due <strong>di</strong>verse temperature, 550°C il caldo e 290°C il freddo. Il<br />

GVS (Generatore <strong>di</strong> Vapore Solare) è il sistema <strong>di</strong> utilizzo dell’energia termica accumulata. Esso è<br />

costituito da scambiatori a superficie, me<strong>di</strong>ante i quali il calore sensibile del fluido <strong>di</strong> processo viene<br />

trasferito all’acqua che passa allo stato <strong>di</strong> vapore e raggiunge le turbine a vapore della centrale<br />

termoelettrica. In Figura 482 è possibile osservare un layout semplificativo del processo appena<br />

descritto.<br />

Serbatoio<br />

caldo<br />

Sistema <strong>di</strong> accumulo<br />

Generatore<br />

<strong>di</strong> vapore<br />

Impianto<br />

Archimede<br />

sali fusi<br />

Serbatoio<br />

freddo<br />

Campo solare<br />

Figura 482: Layout <strong>di</strong> massima (fonte Enel)<br />

I principali sistemi ausiliari dell’impianto sono quelli relativi alla preparazione del fluido <strong>di</strong><br />

processo, alla sua circolazione nell’impianto, al riscaldamento delle tubazioni e dei componenti, al<br />

movimento dei collettori solari. Per finire parte essenziale è il sistema <strong>di</strong> regolazione e controllo della<br />

centrale solare che dovrà assolvere le seguenti funzioni: supervisione e monitoraggio dell’intero<br />

processo, regolazione della temperatura del fluido, calcolo dell’angolo <strong>di</strong> puntamento dei paraboloi<strong>di</strong> e<br />

comunicazione con i sistemi <strong>di</strong> movimentazioni dei collettori, monitoraggio dei sistemi <strong>di</strong> riscaldamento<br />

elettrico delle tubazioni e dei componenti principali, gestione delle sequenze automatiche durante le<br />

transizioni <strong>di</strong> stato, gestione allarmi, procedure <strong>di</strong> sicurezza, emergenze.<br />

Riepilogando, i principali componenti dell’ impianto solare sono dunque:<br />

Campo solare o campo specchi


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 388<br />

Circuito idraulico dei sali fusi<br />

Sistema <strong>di</strong> accumulo termico<br />

Generatore <strong>di</strong> vapore solare GVS<br />

Sistemi ausiliari per avviamento e mantenimento impianto<br />

Sistema <strong>di</strong> regolazione e controllo<br />

E’ bene a questo punto riassumere brevemente quello che rappresenta il ciclo del processo. In<br />

presenza <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta il fluido termovettore, prelevato dal serbatoio a 290°C viene fatto<br />

circolare attraverso il campo specchi. In uscita da questo, raggiunti i 550°C, viene inviato al serbatoio<br />

caldo. I Sali fusi in uscita dal serbatoio vengono pompati nel GVS in cui, trasferendo all’acqua il loro<br />

calore sensibile, si raffreddano a 290° e ritornano al serbatoio freddo chiudendo così il ciclo.<br />

8.2 DESCRIZIONE GENERALE CICLO COMBINATO<br />

La centrale termoelettrica ENEL <strong>di</strong> Priolo Gargallo, inizialmente alimentata ad olio combustibile<br />

e <strong>di</strong> recente ambientalizzata a CH4 in assetto combinato, è composta da due sezioni da 380 MWe<br />

ciascuna (250 MWe il gruppo turbogas, 130 MWe il gruppo vapore) per una potenza complessiva <strong>di</strong><br />

760 MWe.<br />

In ognuno dei due gruppi a ciclo combinato della centrale è possibile <strong>di</strong>stinguere quattro<br />

sottosistemi, il gruppo turbogas Siemens V94 3/A (TG), il generatore <strong>di</strong> vapore a recupero (GVR), la<br />

turbina a vapore (TV), e il condensatore (C). Come si può apprezzare dalla Figura 483, nel gruppo<br />

turbogas il metano e l’aria compressa dal compressore CO vengono bruciati nella camera <strong>di</strong><br />

combustione CC; da qui i fumi prodotti dalla combustione vengono inviati nella turbina a gas TG dove<br />

cedono la loro entalpia che viene trasformata in energia meccanica.<br />

La turbina a gas fornisce energia in parte al compressore CO che continua a comprimere nuova<br />

aria proveniente dall’ atmosfera, in parte al generatore elettrico GE1 che immette l’energia elettrica in<br />

rete. I fumi in uscita dalla turbina a gas, essendo ancora ad alto contenuto entalpico, vengono spe<strong>di</strong>ti al<br />

generatore <strong>di</strong> vapore a recupero dove cedono gran parte della loro energia al vapore attraverso i vari<br />

scambiatori <strong>di</strong> calore posti nel GVR: il vapore aumenta così il suo livello entalpico e viene inviato<br />

quin<strong>di</strong> ai vari livelli della turbina a vapore.<br />

Qui il fluido cede la propria energia e viene spe<strong>di</strong>to al condensatore, da cui parte nuovamente per<br />

raggiungere il GVR.<br />

Figura 483: Schema a blocchi - centrale a ciclo combinato (fonte Enel)<br />

Il vapore solare prodotto dalla centrale solare integrata deve essere <strong>di</strong>stribuito alle due turbine a<br />

vapore. Si pone così il problema dello spillamento del vapore che dal GVR deve raggiungere il<br />

generatore <strong>di</strong> vapore solare GVS. Tale problema verrà esaminato più avanti.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 389<br />

8.2.1 1.3.1 I CICLI TERMODINAMICI<br />

Per ciò che concerne il gruppo turbogas, si ricorda che esso segue il ciclo Bryton; con riferimento<br />

alla Figura 484 osserviamo le seguenti trasformazioni: la 1-2 è una compressione a<strong>di</strong>abatica a entropia<br />

crescente, il compressore CO comprime l’ aria proveniente dall’ atmosfera.<br />

La 2-3 rappresenta la trasformazione <strong>di</strong> riscaldamento del fluido grazie alla combustione che<br />

avviene in camera <strong>di</strong> combustione: si può osservare che la 2-3 non è isobara, ma la pressione tende via<br />

via a <strong>di</strong>minuire, sebbene <strong>di</strong> poco, a causa delle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico.<br />

La 3-4 rappresenta l’espansione in turbina e la trasformazione risulta essere a<strong>di</strong>abatica a entropia<br />

crescente. A chiudere il ciclo interviene la 4-1 che avviene nell’ atmosfera.<br />

Figura 484 : Ciclo Bryton, Ciclo Hirn<br />

Il ciclo Hirn descrive invece il processo compiuto dal vapore; la 0-1 in<strong>di</strong>ca la fase <strong>di</strong><br />

riscaldamento dell’ acqua che avviene nella parte meno calda del Generatore <strong>di</strong> Vapore a Recupero, in<br />

particolare negli scambiatori detti “Economizzatori” (Eco); la 1-2 è una trasformazione isotermobarica <strong>di</strong><br />

vaporizzazione, avviene sempre nel GVR, ma nelle sezioni dei cosiddetti “Evaporatori” (Eva); la 2-3<br />

rappresenta la fase <strong>di</strong> surriscaldamento del vapore, tale fase avviene ancora all’ interno del GVR ma<br />

nelle sezioni dei surriscaldatori (SH); la 3-4’ rappresenta una prima espansione del vapore (ciò avviene<br />

nella Turbina a vapore) che rimane comunque, allo scarico, ancora surriscaldato; da qui il vapore viene<br />

ancora risurriscaldato dai risurriscaldatori (RH) del GVR ed inviato in turbina dove si espande <strong>secondo</strong><br />

la 3’-4; siamo ora all’uscita del vapore dalla turbina e a questo punto il vapore viene inviato al<br />

condensatore C dove avviene appunto la condensazione del vapore lungo la isotermobarica 4-0.<br />

8.3 LA CENTRALE A CICLO COMBINATO<br />

In questo capitolo si tiene conto, in prima battuta, degli aspetti generali del ciclo combinato; non<br />

entrando nei particolari del gruppo turbogas, già sufficientemente descritto nel capitolo introduttivo,<br />

passando poi alla descrizione del GVR, propedeutica ai fini dello stu<strong>di</strong>o dell’integrazione della centrale<br />

solare col ciclo combinato.<br />

8.3.1 GENERALITÀ SUGLI IMPIANTI COMBINATI GAS – VAPORE<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista strettamente termo<strong>di</strong>namico le turbine a gas sono convertitori <strong>di</strong> energia <strong>di</strong><br />

buona resa; tuttavia per meglio sfruttare la loro potenza è bene far ricorso agli impianti in assetto<br />

combinati gas-vapore. In tali impianti, come detto, il calore dei gas <strong>di</strong> scarico della turbina a gas viene<br />

utilizzato in una caldaia a recupero per generare vapore d’ acqua che evolve in un ciclo a vapore a<br />

condensazione. A tale ciclo viene quin<strong>di</strong> demandato il ruolo <strong>di</strong> recuperare, nel modo più efficiente<br />

possibile, il calore presente allo scarico della turbina a gas e <strong>di</strong> trasformarlo in energia<br />

meccanica/elettrica.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 390<br />

Figura 485:Centrale Archimede<br />

L’accoppiamento dei due circuiti gas-vapore consente <strong>di</strong> realizzare un’ esigenza sempre perseguita<br />

nella termo<strong>di</strong>namica dei cicli <strong>di</strong> potenza: la coesistenza dell’ introduzione <strong>di</strong> calore ad alta temperatura<br />

(possibile solo in impianti a combustione interna) e del rilascio del calore a bassa temperatura (possibile<br />

solo con cicli a condensazione).<br />

Figura 486: Centrale Archimede<br />

Nonostante l’idea base dei cicli combinati sia nota da lungo tempo, la realizzazione industriale <strong>di</strong><br />

tali impianti, essendo ovviamente subor<strong>di</strong>nata allo sviluppo tecnologico della turbina a gas, è molto<br />

recente. Le prime applicazioni dei cicli combinati risalgono agli anni ’60, ma non ebbero grande<br />

<strong>di</strong>ffusione perché i ren<strong>di</strong>menti delle turbine a gas <strong>di</strong> quell’ epoca erano inferiori allo 0,25 e <strong>di</strong><br />

conseguenza il ren<strong>di</strong>mento dei cicli combinati non raggiungeva lo 0,40: essi erano quin<strong>di</strong> poco<br />

competitivi rispetto alle tra<strong>di</strong>zionali centrali a vapore. Inoltre la tecnologia della turbina a gas era poco<br />

sviluppata e la macchina era ritenuta scarsamente affidabile.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 391<br />

La situazione è ra<strong>di</strong>calmente cambiata solo con il recente avvento (anni ’80) delle turbine a gas<br />

industriali <strong>di</strong> seconda generazione con ren<strong>di</strong>menti superiori a 0,3: tutte le centrali a ciclo combinato<br />

installate negli anni ’80 presentano così ren<strong>di</strong>menti netti compresi fra 0,44 e 0,50, ben superiori a quelli<br />

delle centrali convenzionali a vapore.<br />

Le moderne centrali a ciclo combinato, come la centrale Archimede <strong>di</strong> Priolo Gargallo, Figura<br />

485 e Figura 486, ha un ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> 57,75%, impensabile sino a qualche tempo fà.<br />

Ma oltre ai pregi dell’ elevato ren<strong>di</strong>mento gli impianti combinati hanno altri vantaggi <strong>di</strong> carattere<br />

economico e funzionale, in particolare:<br />

a) Ren<strong>di</strong>menti elettrici elevati anche ai carichi parziali;<br />

b) Alta flessibilità <strong>di</strong> esercizio, consentendo:<br />

1. Il funzionamento <strong>di</strong> “base”<br />

2. Il funzionamento con “modulazione <strong>di</strong> carico”<br />

3. Il funzionamento <strong>di</strong> “punta”<br />

4. Avviamenti giornalieri<br />

5. Ridotto impatto ambientale<br />

6. Bassi costi <strong>di</strong> installazione, esercizio e manutenzione<br />

7. Possibilità <strong>di</strong> utilizzare <strong>di</strong>versi combustibili<br />

8. Elevata affidabilità e <strong>di</strong>sponibilità<br />

9. Tempi brevi <strong>di</strong> costruzione e <strong>di</strong> installazione<br />

La turbina il cui combustore è alimentato a gas naturale è il tipo <strong>di</strong> macchina meno inquinante tra<br />

quelle esistenti perché, all’assenza <strong>di</strong> emissioni a base <strong>di</strong> zolfo, unisce una concentrazione <strong>di</strong> pochi ppm<br />

<strong>di</strong> CO e <strong>di</strong> idrocarburi incombusti e al massimo <strong>di</strong> 70 ppm <strong>di</strong> NOx essendo provvista <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong><br />

abbattimento con iniezione <strong>di</strong> acqua o vapore in camera <strong>di</strong> combustione. Una ulteriore riduzione a 10-<br />

15 ppm <strong>di</strong> NOx , può essere ottenuta con l’installazione <strong>di</strong> un sistema catalitico inserito nella caldaia a<br />

recupero, oppure <strong>di</strong> camere <strong>di</strong> combustione “a secco” a premiscelazione.<br />

8.4 L’ IMPIANTO SOLARE TERMODINAMICO<br />

In questo capitolo si descrive dettagliatamente ogni componente necessario per il buon<br />

funzionamento della centrale solare a partire dagli specchi parabolici che raccolgono l’energia solare.<br />

8.4.1 I CONCENTRATORI PARABOLICI LINEARI<br />

La sezione <strong>di</strong> raccolta dell’energia solare è costituita da pannelli, elementi, collettori e moduli. Il<br />

sistema base è un paraboloide riflettente <strong>di</strong> lunghezza 12 m e apertura 5,9 m denominato Elemento.<br />

Ogni elemento è costituito da 10 specchi ricurvi detti Pannelli, vedere le Figura 487 e Errore.<br />

L'origine riferimento non è stata trovata.. I collettori sono costituiti da 8, 6 o 4 elementi e hanno<br />

lunghezze rispettivamente <strong>di</strong> 100 m, 75 m, 50 m. Il modulo o stringa è un insieme <strong>di</strong> collettori<br />

collegati in serie idraulicamente: ha una lunghezza <strong>di</strong> 600 m.<br />

L’asse focale sarà quella nord-sud, il moto <strong>di</strong> inseguimento solare avverrà sul piano azimutale,<br />

da est a ovest. Per il pannello riflettente abbiamo il coefficiente <strong>di</strong> riflessione = 0,94; il tubo<br />

ricevitore è caratterizzato dal coefficiente <strong>di</strong> trasmissione = 0,97 (è in acciaio) ed è alloggiato in un<br />

tubo esterno <strong>di</strong> vetro antiriflettente.<br />

Fra i due tubi vi è un’intercape<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> vuoto con pressione <strong>di</strong> 10ˉ² Pa, con<strong>di</strong>zione questa<br />

finalizzata alla massima limitazione delle per<strong>di</strong>te termiche del tubo ricevitore per conduzione e<br />

convezione. Sul tubo in acciaio si ha un rivestimento in cermet (film <strong>di</strong> allumina e tungsteno) avente<br />

coefficiente <strong>di</strong> assorbimento dello spettro solare = 0,94. Il ren<strong>di</strong>mento ottico del sistema risulta allora<br />

ottico = , con fattore <strong>di</strong> intercettazione, cioè frazione <strong>di</strong> flusso solare intercettato dal<br />

ricevitore. In letteratura tecnico-scientifica = 0,95, per cui il ren<strong>di</strong>mento ottico risulta pari a ottico =<br />

= 0,81. Con i valori più bassi <strong>di</strong> otteniamo un ottico <strong>di</strong>rty pari a 0,77. Il ren<strong>di</strong>mento totale del<br />

paraboloide tot = ottico * termico.<br />

Il ren<strong>di</strong>mento termico è funzione del coefficiente <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta globale del sistema, delle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> scambio termico nell’interfaccia fluido – ricevitore, della temperatura <strong>di</strong> lavoro, dell’irra<strong>di</strong>anza solare.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 392<br />

Il fluido termovettore è costituito da una miscela <strong>di</strong> sali composta per il 40% da nitrato <strong>di</strong><br />

potassio, per il 60% da nitrato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o. Questi sali sono stabili fino a 600° e sono poco inquinanti,<br />

poco costosi, poco corrosivi.<br />

Passando da 550° a 290° la potenza termica estraibile in perfetta a<strong>di</strong>abaticità da 1 kg/s è q =<br />

393,96 kW con C x 1,515 kJ/kgK.<br />

Figura 487: Concentratore Parabolico Lineare


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 393<br />

Figura 488: Specchi e collettori in fase <strong>di</strong> montaggio (fonte Enel)<br />

Figura 489: Moduli rispettivamente a 8, 6 4 elementi.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 394<br />

8.5 IL FLUIDO TERMOVETTORE<br />

Figura 490: Layout del collettore<br />

8.5.1 RAFFRONTO FRA LE ALTERNATIVE POSSIBILI: MISCELA SALI FUSI –<br />

OLIO DIATERMICO<br />

Il fluido termovettore costituito da Sali fusi rappresenta una delle innovazioni <strong>di</strong> questa tipologia<br />

<strong>di</strong> impianto solare ad alta temperatura e al tempo stesso uno dei punti <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> questa nuova<br />

tecnologia. Prima dell’adozione della miscela <strong>di</strong> sali fusi, gli impianti solari termici a specchi parabolici<br />

erano ad olio <strong>di</strong>atermico (miscela <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> Difenile e Bifenile) e seguivano lo schema <strong>di</strong> Errore.<br />

L'origine riferimento non è stata trovata..<br />

Come abbiamo visto la presenza dei serbatoi <strong>di</strong> Sali fusi garantisce la continuità <strong>di</strong><br />

funzionamento. Al più, la miscela <strong>di</strong> Sali fusi è stata utilizzata precedentemente esclusivamente per<br />

l’accumulo <strong>di</strong> energia termica; in uno scambiatore <strong>di</strong> calore l’olio <strong>di</strong>atermico proveniente dal campo<br />

specchi cede parte della sua entalpia alla miscela <strong>di</strong> sali che, proveniente da un serbatoio freddo, si<br />

accumula, una volta avvenuto il processo <strong>di</strong> scambio termico, in un serbatoio caldo. Il processo è<br />

descritto in Figura 491.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 395<br />

Figura 491: Combinazione olio <strong>di</strong>atermico – miscela sali fusi<br />

Effettuando un paragone tra i sali fusi e l’olio <strong>di</strong>atermico osserviamo che l’olio ha un costo <strong>di</strong><br />

circa <strong>di</strong>eci volte maggiore rispetto a quello dei sali, alle temperature <strong>di</strong> utilizzo possiede elevata<br />

infiammabilità ( si avrebbero costi <strong>di</strong> realizzazione del sistema <strong>di</strong> accumulo e <strong>di</strong> tutto il ridondante<br />

sistema antincen<strong>di</strong>o decisamente maggiori). Inoltre la tensione <strong>di</strong> vapore dell’ olio <strong>di</strong>atermico alla sua<br />

massima temperatura <strong>di</strong> processo è pari a 10,6 bar e ciò comporta la necessità <strong>di</strong> mantenere<br />

pressurizzate le varie parti impianto. Ancora, l’olio è una sostanza tossica, mentre i nitrati <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o e<br />

potassio sono attualmente utilizzati come fertilizzanti. Appare ora chiaro perché non siano mai stati<br />

realizzati sistemi <strong>di</strong> accumulo utilizzanti olio.<br />

8.6 LA MISCELA DI SALI FUSI: NITRATO DI SODIO – NITRATO DI<br />

POTASSIO<br />

Nell’ultimo trentennio l’interesse per la miscela <strong>di</strong> sali fusi, nitrato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o - nitrato <strong>di</strong> potassio, è<br />

cresciuto sempre più proprio per via delle applicazioni sul campo del solare termo<strong>di</strong>namico. Proprio<br />

per questo è stato possibile recuperare una innumerevole quantità <strong>di</strong> articoli riguardanti lo stu<strong>di</strong>o delle<br />

proprietà termofisiche della miscela <strong>di</strong> nostro interesse, pubblicati su riviste scientifiche dalla San<strong>di</strong>a<br />

National Laboratories e da numerose università <strong>di</strong> tutto il mondo. E’ interessante notare come la<br />

maggior parte degli articoli abbiano in comune il metodo <strong>di</strong> analisi “DSC” <strong>di</strong>fferential scanning calorimetry<br />

utilizzato per la stesura del <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> fase.<br />

La scelta della composizione <strong>di</strong> utilizzo è dettata dalla necessità <strong>di</strong> avere un fluido con minore<br />

temperatura <strong>di</strong> fusione possibile; tale considerazione porterebbe dunque ad utilizzare una miscela con<br />

composizione eutettica e quin<strong>di</strong>, in base al <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> stato, equimolare. Una breve analisi dei costi (<br />

il costo del nitrato <strong>di</strong> potassio è due volte il costo del nitrato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o) ha spinto ad adottare una<br />

composizione nominale <strong>di</strong> progetto pari al 64% in moli <strong>di</strong> nitrato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o (60% in massa).<br />

Il punto <strong>di</strong> inizio cristallizzazione per tale composizione della miscela è <strong>di</strong> 511 K (238°C).Si<br />

riporta sotto una tabella con le proprietà della miscela e le curve caratterizzanti densità, calore specifico,<br />

viscosità assoluta e conducibilità termica in funzione della temperatura.<br />

Proprietà della miscela in fase liquida<br />

Densità kg/m 3 =2090 - 0.636 * T (temp. espressa in °C)<br />

Calore specifico J/kg ° Cp=1443 + 0.172 * T (temp. espressa in °C)<br />

Viscosità assoluta mPa s =22.714 - 0.120 * T + 2.281 * 10 -4 * T 2 - 1.474 x 10 -7 * T 3<br />

(temp. espressa in °C)<br />

Conducibilità termica W/m °C k = 0.443 + 1.9 * 10 -4 * T (temp. espressa in °C)<br />

Tabella 62: Caratteristiche miscela<br />

Figura 492: Diagramma <strong>di</strong> Stato miscela sali fusi


238<br />

259<br />

280<br />

301<br />

322<br />

343<br />

364<br />

385<br />

406<br />

427<br />

448<br />

469<br />

490<br />

511<br />

532<br />

553<br />

574<br />

595<br />

Viscosità assoluta<br />

238<br />

260<br />

282<br />

304<br />

326<br />

348<br />

370<br />

392<br />

414<br />

436<br />

458<br />

480<br />

502<br />

524<br />

546<br />

568<br />

590<br />

Calore Specifico<br />

210<br />

235<br />

260<br />

285<br />

310<br />

335<br />

360<br />

385<br />

410<br />

435<br />

460<br />

485<br />

510<br />

535<br />

560<br />

585<br />

610<br />

IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 396<br />

Variazione della densità al variare della temperatura<br />

Densità [kg/m3]<br />

2000<br />

1950<br />

1900<br />

1850<br />

1800<br />

1750<br />

1700<br />

1650<br />

1600<br />

1550<br />

Temperatura [°C]<br />

Variazione della densità al variare della temperatura<br />

Figura 493: Sali fusi: densità in funzione della temperatura<br />

1560<br />

1540<br />

Variazione del Calore Specifico in funzione della temperatura<br />

1520<br />

1500<br />

1480<br />

1460<br />

1440<br />

Temperatura [°C]<br />

Variazione del Calore Specifico in funzione della temperatura<br />

Figura 494: Sali fusi: calore specifico in funzione della temperatura<br />

Variazione della viscosità assoluta in funzione della temperatura<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Temperatura [°C]<br />

Variazione della viscosità assoluta in funzione della temperatura<br />

Figura 495: Sali fusi: viscosità assoluta in funzione della temperatura


238<br />

259<br />

280<br />

301<br />

322<br />

343<br />

364<br />

385<br />

406<br />

427<br />

448<br />

469<br />

490<br />

511<br />

532<br />

553<br />

574<br />

595<br />

Conducibilità termica<br />

IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 397<br />

Variazione della conducibilità temica al variare della temperatura<br />

0,58<br />

0,56<br />

0,54<br />

0,52<br />

0,5<br />

0,48<br />

0,46<br />

0,44<br />

Temperatura [°C]<br />

Variazione della conducibilità temica al variare della temperatura<br />

Figura 496: Sali fusi: conducibilità termica in funzione della temperatura<br />

8.7 CONCLUSIONI SUL SOLARE TERMODINAMICO<br />

L’integrazione dell’impianto solare termo<strong>di</strong>namico con sistemi per la generazione <strong>di</strong> potenza in<br />

assetto combinato è fortemente consigliata in quei siti dove vi è una significativa irra<strong>di</strong>azione solare (in<br />

Europa ad esempio nelle aree me<strong>di</strong>terranee). Per altro è necessario sottolineare come impianti solari a<br />

specchi parabolici abbiano bisogno <strong>di</strong> terreni molto ampi per contenere la necessaria estensione del<br />

campo specchi. Riguardo l’impatto socio-economico della zona, è importante evidenziare un<br />

preve<strong>di</strong>bile effetto positivo sull'occupazione, limitato per l'occupazione <strong>di</strong>retta, ma più ampio per<br />

l'indotto e le attività ricettive. I rischi specifici dell'impianto solare sono legati ai riflessi dei collettori e<br />

alle caratteristiche dei nitrati. Tuttavia in entrambi i casi si tratta <strong>di</strong> rischi <strong>di</strong> limitata entità e per i quali<br />

sono possibili semplici precauzioni per contenerne le conseguenze.<br />

Da quanto sopra detto si è può osservare come gli Impianti Solari Termo<strong>di</strong>namici sono<br />

integrabili in modo relativamente semplice a impianti <strong>di</strong> potenza ad assetto combinato. Naturalmente<br />

occorrono accurati stu<strong>di</strong> che vanno dallo stu<strong>di</strong>o dell’irra<strong>di</strong>azione solare e l’esame del territorio all’analisi<br />

del GVR e dei possibili punti <strong>di</strong> spillamento del vapore. A tal proposito si vuole sottolineare che nell’<br />

ambito della ormai consolidata collaborazione scientifica tra l’Enel ed il DIIM dell’Università degli<br />

Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Catania è stato sviluppato con successo il modello matematico complessivo dell’impianto <strong>di</strong><br />

generazione Archimede. È dunque auspicabile che tale tecnologia possa essere realizzata in un sempre<br />

maggior numero <strong>di</strong> impianti, allo scopo <strong>di</strong> ridurre le quantità <strong>di</strong> emissioni nocive nell’atmosfera e<br />

l’anidride carbonica inevitabile nei processi <strong>di</strong> ossidazione <strong>di</strong> combustibile <strong>di</strong> natura fossile. Certamente<br />

i costi per la produzione <strong>di</strong> un siffatto impianto sono attualmente molto elevati, e probabilmente poco<br />

competitivi <strong>secondo</strong> quanto esitato dai recenti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> fattibilità. Tuttavia se la produzione fosse estesa<br />

a più impianti sul territorio e si avviasse una produzione in serie dei componenti dell’impianto, a seguito<br />

dell’economia <strong>di</strong> scala si avrebbe un netto abbattimento dei costi ed il tutto a favore <strong>di</strong> un domani più<br />

pulito, più vivibile, più “naturale”, in una parola … sostenibile. L’energia sta alla base <strong>di</strong> tutto. La<br />

produzione <strong>di</strong> energia da fonti rinnovabili deve essere l’obiettivo comune <strong>di</strong> tutte le aziende del settore<br />

per un armonico sviluppo delle società del terzo millennio.<br />

U.M.<br />

Orientamento collettori<br />

NS<br />

Ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta normale kWh/(m 2 a) 1.748<br />

Ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a annua sui collettori 28 kWh/(m 2 a) 1.415<br />

Numero <strong>di</strong> collettori 318<br />

Superficie collettori 10 4 m 2 17,91<br />

28 Tiene conto dell’orientamento dei collettori e dell’effetto delle loro ombre.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 398<br />

Potenza <strong>di</strong> picco del campo solare 29 MWt 136,1<br />

Temperatura serbatoio caldo °C 550<br />

Temperatura serbatoio freddo °C 290<br />

Portata sali fusi nel campo solare alla potenza <strong>di</strong> kg/s<br />

picco<br />

345,6<br />

Energia solare massima (DNI) GWht/a 313,1<br />

Energia solare sul piano dei collettori GWht/a 253,4<br />

Energia solare trasferita al fluido GWht/a 156.5<br />

Ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o annuo <strong>di</strong> raccolta 30 % 61,8<br />

Energia solare massima accumulabile GWht/a 151.3<br />

Capacità accumulo MWh 500<br />

Potenza termica massima del GV MWt 64,4<br />

Energia termica accumulata GWht/a 149.9<br />

Energia termica utilizzata GWht/a 130,6<br />

Frazione rispetto alla accumulata % 87,2<br />

Frazione rispetto a quella sul piano dei collettori % 51,6<br />

Potenza elettrica nominale MWe 28,08<br />

Efficienza alla potenza nominale % 43,6<br />

Energia elettrica lorda prodotta 31 GWhe/a 55,9<br />

Ore annue <strong>di</strong> funzionamento previste h/a 5.110<br />

Ore effettive <strong>di</strong> funzionamento h/a 2.774<br />

Fattore <strong>di</strong> utilizzazione dell’impianto 32 % 38,9<br />

Ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o annuo elettrico netto sul DNI % 17,3<br />

Risparmio <strong>di</strong> energia primaria 33 TEP 11.835<br />

Emissione CO 2 evitata 33 10 3 kg 36.306<br />

Tabella 63: Parametri riassuntivi dell’applicazione all’impianto <strong>di</strong> Priolo Gargallo<br />

8.8 IMPIANTI SOLARI TERMODINAMICI AUTONOMI<br />

L'impianto della centrale Archimede <strong>di</strong> Priolo, da poco inaugurata e quin<strong>di</strong> in produzione, integra<br />

una centrale termica esistente producendo, come sopra visto, vapore aggiuntivo da inviare alla turbina a<br />

vapore esistente. Tutta la circuitistica a valle del HRSG è praticamente invariata e pertanto il<br />

condensatore, le pompe, ... ,restano invariate.<br />

Per le centrali solari <strong>di</strong> potenza autonome le cose sono molto più complesse perchè queste si<br />

accoppiano <strong>di</strong>rettamente con la sezione <strong>di</strong> generazione <strong>di</strong> potenza meccanica ed elettrica, in pratica con<br />

la turbina a vapore. Nasce allora il problema del controllo della turbina che soffre molto le variazioni <strong>di</strong><br />

pressione e, soprattutto, non accetta volentieri i transitori <strong>di</strong> spegnimento ed avviamento in tempi<br />

rapi<strong>di</strong>.<br />

Per conseguenza, a <strong>di</strong>fferenza della Centrale Archimede dove l'accumulo serviva anche ed<br />

essenzialmente a mantenere liquido il fluido refrigerante, nelle centrali autonome l'accumulo termico<br />

assolve alla funzione essenziale <strong>di</strong> controllo della turbina, garantendo i transitori brevi (ad esempio<br />

passaggio delle nuvole) e quelli me<strong>di</strong> (entro un giorno, giusto per consentire il funzionamento continuo<br />

<strong>di</strong> giorno e <strong>di</strong> notte).<br />

Esistono numerosi tipi <strong>di</strong> centrali solari <strong>di</strong> potenza e non tutte sono qui esposte per la limitatezza<br />

del tempo <strong>di</strong>sponibile. Si hanno centrali ad eliostati focalizzanti aventi tanti specchi su un campo che<br />

29 Con un flusso solare <strong>di</strong> 1.000 Watt/m 2 e un’efficienza <strong>di</strong> picco dei collettori del 76%.<br />

30 Calcolato sull’energia solare sul piano dei collettori<br />

31 Per ottenere la produzione netta occorre detrarre l’assorbimento degli ausiliari relativi alla parte solare, stimati al 3% dell’energia<br />

prodotta.<br />

32 Rapporto tra l’energia prodotta e quella producibile se l’impianto lavorasse alla potenza nominale per tutte le ore <strong>di</strong><br />

funzionamento previste.<br />

33 Si è considerato un consumo specifico termico me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 2.184 kcal/kWh e un’emissione specifica <strong>di</strong> 670 g CO 2/kWh, dati<br />

me<strong>di</strong> ENEL 2003 per produzione termoelettrica.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 399<br />

concentrano la ra<strong>di</strong>azione solare su un fuoco ove è posta la caldaia (ad esempio era così la prima<br />

centrale solare italiana, quella <strong>di</strong> Adrano, del tipo progettato dal prof. Francia).<br />

Figura 497: Impianto a torre con campo ad eliostato<br />

Figura 498: Varie <strong>di</strong> tipologie <strong>di</strong> collettori solari <strong>di</strong> potenza<br />

Per queste centrali solari si pensa <strong>di</strong> utilizzare come fluido termovettore il so<strong>di</strong>o, sfruttando così<br />

tutta l'esperienza accumulaa per gli impianti nucleari <strong>di</strong> potenza. Oppure si possono utilizzare leghe Na-<br />

K particolari. Sono state proposte centrali solari (vedasi la filiera spagnola) con compi specchi parabilici<br />

ad asse fisso e con fluido termovettore costituito da olio <strong>di</strong>atermico. Il circuito primario, ve<strong>di</strong> Figura<br />

499, è ad olio <strong>di</strong>atermico che alimenta il circuito secondario in cui un generatore <strong>di</strong> calore a recupero<br />

(HRSG) produce vapore surriscaldato che alimenta una turbina per la produzione <strong>di</strong> energia elettrica<br />

con ciclo Hirn. Una nuova tendenza è quella <strong>di</strong> non usare olio <strong>di</strong>atermico, che pone numerosi problemi<br />

<strong>di</strong> stabilità e sicurezza, ma <strong>di</strong> produrre <strong>di</strong>rettamente vapore all'interno dei tubi focalizzanti dei collettori<br />

parabolici. Questo tipo <strong>di</strong> impianti viene detta a generazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> vapore (DSG, Direct Steam<br />

Generator). In Figura 500 si ha un esempio schematico <strong>di</strong> impianto ad olio e <strong>di</strong> un impianto<br />

DSGsemplificato. Naturalmente la produzione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> vapore pone problemi <strong>di</strong> stabilità <strong>di</strong> Le<strong>di</strong>negg.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 400<br />

Figura 499: Centrale solare con collettori parabolici e olio <strong>di</strong>atermico<br />

Figura 500: Confronto fra impianto ad olio <strong>di</strong>atermico e DSG<br />

In Figura 501 si ha la schematizzazione fisica della cosiddetta instabilità <strong>di</strong> Le<strong>di</strong>negg. Se si<br />

esprimono le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione per un fluido omogeneo all'interno <strong>di</strong> un condotto si ha la relazione:<br />

l w m<br />

pl<br />

kl<br />

d 2 d<br />

2 2<br />

ricordando la relazione <strong>di</strong> Darcy sulla proporzionalità al quadrato della portata e l'inversa<br />

proporzionalità alla quinta potenza del <strong>di</strong>ametro. Il coefficiente k l <strong>di</strong>pende dalle caratteristiche<br />

termofisiche del liquido. Analogamente si possono esprimere le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione nel caso <strong>di</strong> moto<br />

del solo vapore:<br />

p<br />

<br />

v<br />

m<br />

2<br />

kv<br />

d<br />

5<br />

In Figura 501 sono rappresentate, tratteggiate, le curve <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione del liquido (più in<br />

basso) e del vapore (più in alto). In Figura 502 si ha la rappresentazione delle trasformazioni <strong>di</strong> fasi che<br />

possono avvenire all'interno <strong>di</strong> un tubo bollitore focalizzante <strong>di</strong> un sistema DSG.<br />

5


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 401<br />

Figura 501: Esemplificazione dell'instabilità <strong>di</strong> Le<strong>di</strong>negg<br />

Figura 502: Le varie trasformazioni <strong>di</strong> fase lungo un tubo bollitore DGS<br />

L'acqua entra in fase liquida, con data portata massica, e si riscalda tramite l'energia che le<br />

parabole focalizzano sulla superficie laterale del condotto stesso. Detta m la portata e q' il flusso<br />

(W/m) ricevuto, se la temperatura <strong>di</strong> ingresso è T il e h il è l'entalpia <strong>di</strong> ingresso, in<strong>di</strong>cando con h vs<br />

l'entalpia del vapore saturo, deve valere il seguente bilancio:<br />

q l mc T T<br />

'<br />

preriscaldamento p sl il<br />

con T sl la temperatura <strong>di</strong> saturazione del liquido. Da questa relazione si calcola la lunghezza <strong>di</strong><br />

preriscaldamento. Analogamente si calcola la lunghezza <strong>di</strong> completa vaporizzazione:<br />

q l m h h<br />

' vaporizzazione vs ls<br />

ove h vs e h ls in<strong>di</strong>cano le entalpie del vapore saturo secco e del vapore saturo umido. Infine, fissata<br />

la temperatura <strong>di</strong> surriscaldamento (per data pressione <strong>di</strong> esercizio) si calcola la lunghezza <strong>di</strong><br />

surriscaldamento:<br />

q l mc T T<br />

' surriscaldamento<br />

p sur . vap<br />

sv<br />

Nel tratto <strong>di</strong> vaporizzazione interme<strong>di</strong>o si ha un moto bifase in quanti si ha la presenza <strong>di</strong> acqua e<br />

del proprio vapore, per data pressione <strong>di</strong> esercizio. Le per<strong>di</strong>te bifasiche (ve<strong>di</strong> Volume 3°) possono in<br />

genere esprimersi in funzione delle per<strong>di</strong>te monofasi liquide me<strong>di</strong>ante un moltiplicatore:<br />

l<br />

M<br />

p<br />

<br />

<br />

<br />

2F<br />

1Fl<br />

ove il moltiplicatore 34 M è sempre maggiore <strong>di</strong> 1. Se allora rappresentiamo in Figura 501 la per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> pressione bifase questa sarà superiore a quella monofase liquida.<br />

<br />

<br />

<br />

34 Si vedrà nel Volume 3° come calcolare il moltiplicatore M. Si hanno vari meto<strong>di</strong> che possono essere teorici o<br />

empirici. In tutti i casi è bene tenere presente che M>1 sempre.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 402<br />

Figura 503: Sezione del tubo bollitore ricevente<br />

Negli impianti solari la potenza trasmessa al tubo bollitore non è costante durante il giorno,<br />

variando dall'alba al tramonto. Pertanto volendo mantenere le temperature <strong>di</strong> uscita dal tubo bollitore<br />

(perchè le turbine a vapore male accettano la variazione della temperatura <strong>di</strong> ingresso) allora occore<br />

variare la portata. In particolare, rispetto alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> massima insolazione, la portata deve<br />

<strong>di</strong>minuire.<br />

Dalle precedenti relazioni si evince che, a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni, <strong>di</strong>minuendo la portata cambiano le<br />

cadute <strong>di</strong> pressione, sia monofasi che bifasi. In Figura 501 si vede che se consideriamo le con<strong>di</strong>zioni in<br />

cui per una data portata il fluido si mantiene tutto liquido, <strong>di</strong>munendo la portata si raggiunge un punto<br />

in cui si innesca l'ebollizione e quin<strong>di</strong> le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>ventano bifase e maggiori <strong>di</strong> quelle<br />

monofasi. Sempre in Figura 501 si può vedere una curca ad S <strong>di</strong> raccordo fra la curva inferiore, relativa<br />

alle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione del liquido, e quella superiore, relativa alle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione del vapore. Nella<br />

stessa figura si ha la curva caratteristica della pompa <strong>di</strong> circolazione.<br />

Si osserva che i punti <strong>di</strong> lavoro possibili sono tre:<br />

P'' punto <strong>di</strong> lavoro corrispondente ad una portata <strong>di</strong> solo vapore;<br />

P punto <strong>di</strong> lavoro corrispondente ad un flusso bifase;<br />

P' punto <strong>di</strong> lavoro corrispondnete ad una portata <strong>di</strong> solo liquido.<br />

Supponendo che il punto <strong>di</strong> lavoro sia P si osserva che:<br />

se la portata <strong>di</strong>minuisce e quin<strong>di</strong> ci si sposta a sinistra <strong>di</strong> P la caduta <strong>di</strong> pressione del tubo<br />

bollitore (ancora in con<strong>di</strong>zioni bifase) sono superiori a quelle che la pompa può bilanciare. Si ha,<br />

pertanto, un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> pressione che fa <strong>di</strong>minuire ancora la portata (si ricor<strong>di</strong> che l'elemento<br />

attivo è la pompa e quin<strong>di</strong> la legge <strong>di</strong> variazione della pressione con la portata è quella della<br />

curva caratteristica della pompa) e lo squilibrio continua a ripetersi fino a quando si arriva al<br />

<br />

punto P'';<br />

se la porata cresce e quin<strong>di</strong> ci si sposta verso destra <strong>di</strong> P allora la caduta <strong>di</strong> pressione nel tubo<br />

bollitore è minore <strong>di</strong> quella <strong>di</strong>sponibile dalla pompa che, <strong>di</strong> conseguenza, fa crescere ancora la<br />

portata fino a fermarsi nel punto P'.<br />

In definitiva il punto P <strong>di</strong> lavoro è instabile e questa instabilità è detta <strong>di</strong> Le<strong>di</strong>negg. Per<br />

stabilizzare il tubo bollitore occorre inserire una resistenza all'imbocco che porti ad una caratterista<br />

(somma delle cadute <strong>di</strong> pressione nella resistenza e nel tubo bollitore) tale da contrad<strong>di</strong>re il<br />

funzionamento sopra descritto. Il valore della resistenza è elevato rispetto a quella del tubo bollitore.<br />

La stabilizzazione del tubo bollitore è pertanto onerosa perchè porta a <strong>di</strong>sperdere pressione in un<br />

elemento passivo, la resistenza, senza latri vantaggi.<br />

In Figura 504 si ha il layout dell'impianto DISS sperimentale per lo stu<strong>di</strong>o del sistema DSG.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 403<br />

Si osservi che negli schemi DSG sopra visti manca il sistema <strong>di</strong> accumulo in quanto si tratta <strong>di</strong><br />

impianti piloti costruiti per stu<strong>di</strong>are la produzione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> vapore. In realtà negli impianti industriali<br />

funzionanti occorre sempre tenere conto dell'accumulo termico sia per smorzare i transitori brevi<br />

(passaggio <strong>di</strong> nuvole) che per garantire il funzionamento continuo della turbina anche durante la notte.<br />

In Figura 505 si ha un layout più complesso <strong>di</strong> un impianto solare a collettori parabolici o <strong>di</strong> tipo<br />

Fresnel dotato anche <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> accumulo sud<strong>di</strong>viso in tre sezioni, <strong>di</strong> un separatore <strong>di</strong> vapore e <strong>di</strong><br />

un sistema completo Hirn con rigenerazione.<br />

I sistemi <strong>di</strong> accumulo sono molto voluminosi ed onerosi. Oggi si tende ad utilizzare i sistemi a<br />

cambiamento <strong>di</strong> fase (Phase Change Module, PCM) o ad accumulo <strong>di</strong> calore sensibile (ad esempio in<br />

calcestruzzo) o anche con calore latente nei separatori <strong>di</strong> lavpore.<br />

Figura 504: Layout della test facility DISS per la sperimentazione del DSG<br />

Figura 505: Layout <strong>di</strong> un impianto solare DSG completo con sistema <strong>di</strong> accumulo


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 404<br />

9 IMPIANTI SOLARI FOTOVOLTAICI<br />

Un altro interessante sistema <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia elettrica <strong>di</strong>rettamente dall’energia solare è<br />

dato dai sistemi fotovoltaici. Questi hanno avuto un grande interesse <strong>di</strong> ricerca con l’industria<br />

aerospaziale, fin dagli anni ’50, e in particolare per fornire energia elettrica ai satelliti.<br />

9.1 FISICA DI BASE DELLE CELLE FOTOVOLTAICHE<br />

La Fisica <strong>di</strong> base per il funzionamento <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>spositivi è molto interessante e si basa anche su<br />

considerazioni quantistiche. In Figura 506 si ha la legge <strong>di</strong> emissione ra<strong>di</strong>ativa <strong>di</strong> Planck relativa ad un<br />

corpo ideale detto corpo nero e in Figura 507 si ha la rappresentazione grafica della stessa legge.<br />

Figura 506: Legge <strong>di</strong> Planck per l’emissione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero<br />

Figura 507: Distribuzione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero<br />

L’intervallo <strong>di</strong> lunghezze d’onda fra 380 e 780 nm riveste grande importanza per l’Uomo perché<br />

esso si riferisce a ra<strong>di</strong>azioni capaci <strong>di</strong> impressionare la retina degli occhi e quin<strong>di</strong> produrre la visione.<br />

Noi chiamiamo luce la ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica compresa in questo intervallo: dalla Figura<br />

507 e dalla Figura 508 si può osservare come la luce visibile rappresenti circa il 30% della ra<strong>di</strong>azione<br />

solare fra 0 e 2500 nm (ra<strong>di</strong>azioni <strong>di</strong> bassa lunghezza d’onda).<br />

Nella Figura 508 si ha, sovrapposta alla <strong>di</strong>stribuzione ra<strong>di</strong>ativa <strong>di</strong> un corpo nero a 5879 K, la<br />

<strong>di</strong>stribuzione della ra<strong>di</strong>azione solare a livello del mare: si osservino i picchi <strong>di</strong> assorbimento dovuti ai<br />

gas presenti nell’atmosfera. Nella stessa figura è rappresentato l’intervallo <strong>di</strong> lunghezza d’onda della luce<br />

visibile, come sopra in<strong>di</strong>cato, e si può osservare come, a causa dei picchi <strong>di</strong> assorbimento suddetti, la<br />

percentuale <strong>di</strong> queste ra<strong>di</strong>azioni visibili è <strong>di</strong> circa 40-45% (a seconda dell’altitu<strong>di</strong>ne e della trasparenza<br />

atmosferica).


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 405<br />

Tutti i corpi a temperatura T > 0 K emettono ra<strong>di</strong>azioni elettromagnetiche che in genere non<br />

ve<strong>di</strong>amo perché al <strong>di</strong> fuori dell’intervallo <strong>di</strong> visibilità. Alcuni corpi, ad esempio i filamenti delle lampade,<br />

a temperatura elevata (in genere al <strong>di</strong> sopra 1000 K) emettono ra<strong>di</strong>azioni visibili, come si può osservare in<br />

Figura 509 ove si riporta anche la ra<strong>di</strong>azione solare per confronto. In base alla teoria quantistica ad ogni<br />

ra<strong>di</strong>azione è associata una energia data dalla relazione:<br />

h<br />

E h<br />

<br />

<br />

Con h costante <strong>di</strong> Planck, la frequenza e la lunghezza d’onda della ra<strong>di</strong>azione considerata.<br />

Figura 508: Distribuzione reale della ra<strong>di</strong>azione solare<br />

Se consideriamo giunzioni <strong>di</strong> particolari semiconduttori, caratterizzati da avere una matrice silicea<br />

con l’aggiunta <strong>di</strong> elementi droganti <strong>di</strong> tipo p se rendono libere cariche positive e <strong>di</strong> tipo n se rendono<br />

cariche negative, si fare in modo (selezionando opportunamente la tipologia e i materiali costitutivi) che la<br />

ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong> particolare lunghezza d’onda (e quin<strong>di</strong> particolare energia) liberi una carica elettrica che<br />

può essere sottoposta ad un campo elettrico esterno e quin<strong>di</strong> dare una corrente elettrica.<br />

Figura 509: Distribuzione dello spettro <strong>di</strong> alcune sorgenti luminose


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 406<br />

Figura 510: Curve isora<strong>di</strong>ative per l’Italia<br />

Tabella 64: Ra<strong>di</strong>azione mensile me<strong>di</strong>a in alcune località<br />

In Figura 511 sia ha una sezione <strong>di</strong> una cella fotovoltaica con l’in<strong>di</strong>cazione degli strati <strong>di</strong><br />

semiconduttori: un fotone <strong>di</strong> energia hopportuna può rompere il legame che lega la carica elettrica alla<br />

struttura cristallina del semiconduttore rendendola libera e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibile per il circuito <strong>di</strong><br />

polarizzazione esterno, come schematizzato in Figura 512. La corrente che una cella fotovoltaica può<br />

rendere <strong>di</strong>sponibile all’utilizzatore (cioè al carico esterno) <strong>di</strong>pende dalla tensione <strong>di</strong> alimentazione ed è<br />

riportata in curve dette caratteristiche delle celle, come rappresentato in Figura 513.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 407<br />

Si tratta comunque <strong>di</strong> corrente continua che deve poi essere convertita in corrente alternata<br />

me<strong>di</strong>ante particolari <strong>di</strong>spositivi detti inverter prima <strong>di</strong> essere inviata ad una utenza domestica.<br />

Figura 511: La cella fotovoltaica<br />

Figura 512: Schema <strong>di</strong> funzionamento della cella fotovoltaica<br />

Figura 513: Curva caratteristica tensione – corrente per una cella solare<br />

Il ren<strong>di</strong>mento massimo teorico della trasformazione <strong>di</strong> energia solare in energia elettrica è del<br />

32%. Le celle fotovoltaiche attualmente <strong>di</strong>sponibili hanno un ren<strong>di</strong>mento dal 10% al 28 % circa, ma<br />

sono allo stu<strong>di</strong>o celle avanzate con ren<strong>di</strong>menti molto maggiori.<br />

Ad esempio il ren<strong>di</strong>mento delle celle fotovoltaiche ad arseniuro <strong>di</strong> gallio-antimoniuro <strong>di</strong> gallio<br />

raggiunge una efficienza del 35%, con un costo <strong>di</strong> produzione dell’energia elettrica cinque volte


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 408<br />

maggiore <strong>di</strong> quello con celle tra<strong>di</strong>zionali. In Figura 515 si ha uno schema elettrico semplificato per un<br />

utilizzo domestico dei sistemi fotovoltaici.<br />

Figura 514: Esempio <strong>di</strong> curve caratteristiche per una cella fotovoltaica<br />

Si osservi che la produzione <strong>di</strong> energia elettrica è sincrona con la <strong>di</strong>sponibilità della ra<strong>di</strong>azione<br />

solare e pertanto solo durante le ore <strong>di</strong>urne possiamo produrre energia elettrica. Se vogliamo utilizzare<br />

nelle ore serali l’energia elettrica prodotta <strong>di</strong> giorno dalle celle fotovoltaiche dobbiamo accumularla in<br />

accumulatori elettrici in modo da avere un uso asincrono dalla ra<strong>di</strong>azione solare. Questo ulteriore<br />

<strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> accumulo rende critico l’intero processo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia elettrica me<strong>di</strong>ante le<br />

celle fotovoltaiche perché si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo costoso e <strong>di</strong> durata limitata.<br />

Figura 515: Configurazione <strong>di</strong> rete in sistemi residenziali<br />

In definitiva perché si possa avere un sistema fotovoltaico occorre avere almeno tre componenti: il<br />

generatore fotovoltaico, il sistema <strong>di</strong> accumulo e il sistema meccanico <strong>di</strong> supporto delle celle<br />

fotovoltaiche (ve<strong>di</strong> Figura 516). Le celle fotovoltaiche sono <strong>di</strong> solito raggruppate in matrici in modo da<br />

ottenere una tensione ed una corrente nominale meglio utilizzabile nelle applicazioni domestiche o<br />

industriali. I moduli, <strong>di</strong> solito composti da 36 celle, sono assemblati come in<strong>di</strong>cato in Figura 519 e in<br />

Figura 521 e in Figura 520 ove sono visibili le connessioni elettriche interne delle celle.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 409<br />

In pratica i moduli fotovoltaici sono dei pannelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> 30-40 cm x 60 – 80 cm (con<br />

potenza <strong>di</strong> circa 40- 50 W <strong>di</strong> picco) che debbono essere posizionati in modo opportuno in modo da<br />

raccogliere la maggiore quantità <strong>di</strong> energia solare.<br />

Figura 516: Componenti fondamentali <strong>di</strong> un sistema fotovoltaico<br />

Figura 517: Data Sheet <strong>di</strong> una cella fotovoltaica


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 410<br />

Figura 518: Caratteristiche tecniche e costruttive <strong>di</strong> un pannello fotovoltaico<br />

Figura 519: Modulo <strong>di</strong> celle fotovoltaiche


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 411<br />

Per fare questo si utilizzano dei sistemi <strong>di</strong> supporto che possono essere fissi o mobili (per inseguire<br />

il sole nel suo cammino apparente), come illustrati in Figura 522. In ogni caso la posa in opera dei pannelli<br />

solari fotovoltaici pone gli stessi problemi dei sistemi a collettori piani <strong>di</strong> tipo termico visti nel paragrafo<br />

precedente. Si deve sempre risolvere un problema <strong>di</strong> tipo architettonico che pone anche, in sub or<strong>di</strong>ne,<br />

problemi <strong>di</strong> impatto visivo non in<strong>di</strong>fferenti.<br />

Nelle figure seguenti si hanno esempi <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> pannelli solari in e<strong>di</strong>fici sfruttando le<br />

superfici orizzontali (tetti), verticali (pareti) o inclinate.<br />

Si osserva che l’impatto visivo è uno dei maggiori ostacoli all’utilizzo dei sistemi solari aventi<br />

superfici <strong>di</strong> captazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni non trascurabili.<br />

Figura 520: Connessione circuitale dei moduli fotovoltaici<br />

Figura 521: Particolare dell’array <strong>di</strong> celle fotovoltaiche<br />

Figura 522: Tipologia <strong>di</strong> posa : a inseguimento, a cavalletto, su pali


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 412<br />

Figura 523: Tetto fotovoltaico - Esempio <strong>di</strong> installazione<br />

Figura 524: Problemi <strong>di</strong> installazione sui tetti<br />

Lo Stato, in relazione all’attuazione degli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Kyoto per la riduzione <strong>di</strong> circa il 6.6% dei gas<br />

serra, fornisce contributi significativi ai privati per l’installazione dei soffitti solari – fotovoltaici e in più<br />

consente <strong>di</strong> avere un contratto <strong>di</strong> allacciamento con la rete elettrica nazionale tale da evitare<br />

l’installazione, se si vuole, degli accumulatori elettrici. In pratica durante il giorno l’energia prodotta<br />

viene venduta al Gestore della Rete e <strong>di</strong> sera viene riacquistata: la rete elettrica nazionale fa da<br />

accumulatore elettrico.<br />

Il vantaggio che si ha è imme<strong>di</strong>ato: durante le ore <strong>di</strong> maggiore insolazione si ha anche il maggior<br />

carico elettrico e pertanto la cessione in rete <strong>di</strong> energia elettrica riduce l’esigenza <strong>di</strong> importazione <strong>di</strong><br />

energia dall’estero.<br />

Tuttavia si osserva che quando si è data applicazione alla L. 9/91 (Piano Energetico Nazionale)<br />

favorendo la produzione privata <strong>di</strong> energia elettrica si è incentivata la ven<strong>di</strong>ta dell’energia prodotta con<br />

un provve<strong>di</strong>mento, noto come CIP 6, che vedeva il prezzo del kWh venduto all’ENEL pari a circa 200<br />

L <strong>di</strong> allora.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 413<br />

Figura 525: Particolari <strong>di</strong> installazione sui tetti<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista dell’incidenza dei sistemi fotovoltaici sul totale dei consumi elettrici in Italia si<br />

deve osservare che siamo ancora lontani dall’avere apporti significativi. Il costo dei sistemi fotovoltaici è<br />

ancora elevato a causa, fra l’altro, del ridotto mercato presente.<br />

Figura 526: Installazione su facciate verticali


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 414<br />

Figura 527: Installazione su facciate inclinate<br />

Successivamente, esaurita la fase iniziale <strong>di</strong> incentivazione, si è posto fine al CIP 6 e in più<br />

l’ENEL (ora Gestore Nazionale Rete Elettrica) non accetta più la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> energia elettrica autoprodotta<br />

se non con potenze e certe garanzie che solo gran<strong>di</strong> produttori possono fornire.<br />

Questa politica si è rivelata <strong>di</strong>sastrosa sia per l’esistenza dei piccoli produttori <strong>di</strong> energia elettrica<br />

sia per lo sviluppo dei sistemi <strong>di</strong> cogenerazione (dei quali si parlerà più avanti) limitando, <strong>di</strong> fatto,<br />

l’interazione con la rete elettrica (serbatoio elettrico).<br />

Si ha un fondato sospetto che si percorrerà la stessa strada anche per la ven<strong>di</strong>ta in rete <strong>di</strong> energia<br />

elettrica autoprodotta con sistemi fotovoltaici non appena si esaurirà la spinta incentivante iniziale. Del<br />

resto tutte le misure <strong>di</strong> incentivazione hanno durata limitata !<br />

Si vedrà negli anni prossimi se anche per l’energia fotovoltaica si avrà un insuccesso come quello<br />

avuto con l’energia solare termica. si ricorda ancora la campagna dell’ENEL per gli scalda acqua solari<br />

che non ha innescato la nascita <strong>di</strong> un mercato autosufficiente dei pannelli solari.<br />

I sistemi fotovoltaici si prestano bene anche per la costruzione <strong>di</strong> piccole centrali <strong>di</strong> potenza<br />

come quella <strong>di</strong> Vulcano da 80 kWep (ve<strong>di</strong> Figura 528) e <strong>di</strong> Serre (ve<strong>di</strong> Figura 529) da 3.3 MWep.<br />

Probabilmente i costi <strong>di</strong> installazione iniziali sono ancora elevati e i tempi <strong>di</strong> pay back non proprio<br />

esaltanti, tuttavia le centrali fotovoltaiche offrono numerosi vantaggi che spesso non hanno un<br />

riscontro economico. Esse sono ecologiche, sono compatibili con lo sviluppo sostenibile e possono<br />

essere installate in luoghi che presentano problemi <strong>di</strong> logistica notevoli, come per la centrale <strong>di</strong> Vulcano<br />

o in genere là dove si ha una scarsa accessibilità ai luoghi, come illustrato in Figura 530.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 415<br />

Figura 528: Installazione <strong>di</strong> pannelli nell’isola <strong>di</strong> Vulcano – Potenza 80 kWep<br />

Figura 529: Impianti da 3.3 MWep <strong>di</strong> Campo Serre (Salerno)


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 416<br />

Figura 530: Installazioni particolari <strong>di</strong> pannelli fotovoltaici<br />

9.2 DIMESIONAMENTO DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO<br />

Per <strong>di</strong>mensionare gli impianti fotovoltaici si utilizzano gli stessi dati già visti in precedenza per la<br />

<strong>di</strong>sponibilità dell’energia solare. Si rimanda al $6.4 per ulteriori dettagli.<br />

9.3 CRITERI DI DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI<br />

FOTOVOLTAICI<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

I sistemi fotovoltaici possono vantaggiosamente essere utilizzati per:<br />

Sistemi autonomi (stand alone)<br />

Sistemi connessi alla rete (grid connected)<br />

Centrali fotovoltaiche<br />

Sistemi integrati negli e<strong>di</strong>fici<br />

Nel caso dei sistemi autonomi si hanno utenze <strong>di</strong>fficilmente collegabili alla rete perché ubicati in<br />

aree poco accessibili. In genere le utenze con bassi consumi <strong>di</strong> energia non rendono conveniente il<br />

costo dell’allacciamento (esempio tipico delle utenze nelle isole). Per le utenze connesse alla rete si<br />

utilizza come sistema <strong>di</strong> accumulo la rete principale. In questo caso si utilizzano contatori bi<strong>di</strong>rezionali.<br />

Senza lo scambio con la rete si dovrebbero utilizzare gli accumulatori <strong>di</strong> energia con conseguenti alti<br />

costi.<br />

CONTROLLO DI POTENZA<br />

Per regolare la tensione in uscita dalle celle fotovoltaiche occorre un sistema <strong>di</strong> controllo (BOS<br />

Balance Of System) che ne mantenga costanti i valori. Le funzioni svolte sono:<br />

Regolatore <strong>di</strong> cariche delle batterie preservando gli accumulatori da un eccesso <strong>di</strong> carica o<br />

scarica;<br />

Dispositivo <strong>di</strong> inseguimento del punto <strong>di</strong> massima potenza;<br />

Convertitore CC/CA o inverter nel caso si richieda la CA per l’utenza o questa sia connessa in<br />

rete;<br />

Dispositivo <strong>di</strong> controllo per adattare la tensione alla rete (filtraggio delle armoniche e<br />

rifasamento).<br />

<br />

POTENZIALITÀ DEL FOTOVOLTAICO<br />

La quantità <strong>di</strong> energia elettrica prodotta <strong>di</strong>pende:<br />

Dalla superficie dell’impianto


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 417<br />

Dalla posizione dei moduli (angolo rispetto all’orizzontale ed angolo <strong>di</strong> orientamento rispetto al<br />

Sud)<br />

Ra<strong>di</strong>azione solare incidente sul sito<br />

Efficienza dei moduli<br />

Efficienza del sistema <strong>di</strong> regolazione (BOS)<br />

Temperatura <strong>di</strong> funzionamento.<br />

Se si ipotizza che il modulo fotovoltaico presenti un’efficienza linearmente <strong>di</strong>pendente dalla<br />

temperatura si ha la relazione:<br />

1<br />

T T<br />

<br />

R c R<br />

Ove R è il prodotto dell’efficienza <strong>di</strong> riferimento della cella per il fattore <strong>di</strong> riempimento del<br />

modulo mentre T R è la temperatura <strong>di</strong> riferimento per l’efficienza precedente. è il coefficiente <strong>di</strong><br />

efficienza <strong>di</strong> temperatura della cella.<br />

Un bilancio energetico del modulo fotovoltaico fornisce la potenza elettrica utile prodotta:<br />

E AI AI AU T T<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

L c a<br />

Ove I è l’intensità dell’energia solare incidente sul piano del modulo;<br />

U L è il coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione termica del modulo;<br />

la trasmissività solare della copertura protettiva;<br />

il fattore <strong>di</strong> assorbimento della cella<br />

Tenendo conto che U L è almeno un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza maggiore del gruppo<br />

la seguente espressione approssimata per il ren<strong>di</strong>mento (sottostimata al 5%):<br />

<br />

I<br />

<br />

R <br />

Ta TR<br />

<br />

<br />

U<br />

L <br />

<br />

si ottiene<br />

La me<strong>di</strong>a mensile dell’energia elettrica giornaliera prodotta dalla cella si ottiene integrando sul<br />

mese il valore istantaneo e <strong>di</strong>videndo per il numero N <strong>di</strong> giorni del mese:<br />

E 1<br />

Edt AI dt A H<br />

mese mese<br />

<br />

b<br />

N<br />

<br />

Dove è la me<strong>di</strong>a mensile della ra<strong>di</strong>azione solare giornaliera incidente sul piano del modulo, è<br />

il valore me<strong>di</strong>o mensile della trasmissività.<br />

Il valore me<strong>di</strong>o mensile dell’efficienza del modulo è dato da:<br />

<br />

<br />

I dt <br />

<br />

<br />

I dt b T T I dt I dt<br />

<br />

2<br />

mese<br />

<br />

R<br />

<br />

mese mese<br />

a R<br />

NH<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

U<br />

mese<br />

<br />

I dt<br />

<br />

L<br />

mese<br />

<br />

Il primo integrale è la ra<strong>di</strong>azione solare mensile sulla superficie del modulo, il <strong>secondo</strong> integrale è<br />

la <strong>di</strong>fferenza fra la temperatura ambiente me<strong>di</strong>a mensile pesata con l’intensità della ra<strong>di</strong>azione T’ a e la<br />

temperatura <strong>di</strong> riferimento mentre il terzo integrale va valutato in termini del prodotto me<strong>di</strong>o mensile<br />

trasmissività - assorbimento ed una variabile a<strong>di</strong>mensionale V definita come:<br />

2<br />

n I dt<br />

mese<br />

<br />

V <br />

2<br />

NH <br />

Con n numero <strong>di</strong> ore o <strong>di</strong> secon<strong>di</strong> nel giorno. La variabile <strong>di</strong> riferimento viene espressa nella<br />

forma:<br />

2<br />

V aX bX c<br />

Con i seguenti valori:


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 418<br />

Ove si hanno:<br />

X<br />

<br />

R<br />

R<br />

'<br />

<br />

1,548 K 11,548<br />

K <br />

n<br />

<br />

s h h s<br />

a K K <br />

2<br />

12,16<br />

h<br />

9,88<br />

h<br />

0,80<br />

b K K <br />

2<br />

1,90<br />

h<br />

9,79<br />

h<br />

10,15<br />

c <br />

2<br />

2,04Kh<br />

1,23 0,58<br />

<br />

Con Kh<br />

in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> trasparenza atmosferica e con il simbolismo già visto per il calcolo della<br />

ra<strong>di</strong>azione solare.<br />

9.4 CONTO ENERGIA<br />

A partire dal D.L. 387/2005 gli impianti fotovoltaici sono stati incentivati con contribuiti <strong>di</strong>retti<br />

per l’acquisto e l’installazione. Con il D.M. 19-02-2007 è stato mo<strong>di</strong>ficato il precedente metodo <strong>di</strong><br />

incentivazione introducendo il concetto <strong>di</strong> “conto energia”. Il nuovo decreto semplifica molto le<br />

procedure necessarie per l’attivazione del conto energia e in particolare occorre presentare una<br />

domanda per la richiesta <strong>di</strong> attivazione del conto energia entro 60 giorni dalla fine dei lavori <strong>di</strong><br />

installazione dell’impianto fotovoltaico. L’Utente potrà vendere l'energia prodotta al gestore elettrico<br />

nazionale, ricevendo perio<strong>di</strong>camente:<br />

per gli impianti da 1 a 3 kWp 35 una cifra <strong>di</strong> 0,40 € per ogni kWh prodotto per gli impianti su<br />

tetto piano o posti in giar<strong>di</strong>no, 0,44 € per gli impianti con i pannelli fotovoltaici fissati sulle<br />

tegole, 0,49 € per gli impianti solari con i pannelli inseriti al posto delle tegole (integrati<br />

architettonicamente ).<br />

per gli impianti superiori a 3kWp sino a 20 kWp una cifra <strong>di</strong> 0,38 € per ogni kWh prodotto<br />

per gli impianti su tetto piano o posti in giar<strong>di</strong>no, 0,42 € per gli impianti con i pannelli<br />

fotovoltaici fissati sulle tegole, 0,46 € per gli impianti solari con i pannelli inseriti al posto delle<br />

tegole (integrati architettonicamente nelle falde dei soffitti degli e<strong>di</strong>fici.)<br />

<br />

per gli impianti superiori a 20kWp una cifra <strong>di</strong> 0,36 € per ogni kWh prodotto per gli impianti<br />

su tetto piano o posti in giar<strong>di</strong>no, 0,40 € per gli impianti con i pannelli fotovoltaici fissati sulle<br />

tegole, 0,44 € per gli impianti solari con i pannelli inseriti al posto delle tegole ( integrati<br />

architettonicamente ).<br />

Con questo nuovo contributo solare vengono in effetti premiati gli impianti piccoli sino a 3<br />

kWp come massimo e quelli integrati architettonicamente viene premiato anche il risparmio<br />

energetico: le tariffe verranno incrementate fino ad un massimo del 30% se dopo aver installato<br />

l'impianto fotovoltaico si affronteranno lavori <strong>di</strong> ristrutturazione che portino anche ad un <strong>di</strong>mostrabile<br />

abbattimento del consumo energetico della propria abitazione.<br />

Per esempio se si <strong>di</strong>mosta <strong>di</strong> risparmiare il 40 % <strong>di</strong> energia, allora il contributo è incrementato del<br />

50 % <strong>di</strong> questo risparmio, cioè del 20%.<br />

In pratica grazie al conto energia si potrà vendere l'energia prodotta ad un prezzo <strong>di</strong> circa due<br />

volte e mezzo il prezzo a cui poi il gestore stesso e la rivende per i scopi privati. In base al<br />

meccanismo sopra accennato è conveniente installare impianti <strong>di</strong>mensionati per il carico elettrico della<br />

propria abitazione perché l’eccesso risulta meno conveniente.<br />

35 Si in<strong>di</strong>ca con kWp la potenza elettrica <strong>di</strong> picco prodotta. Si ricor<strong>di</strong> che la potenza generata in un giorno ha un<br />

valore me<strong>di</strong>o pari a circa W m= kWp/1.42.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 419<br />

10 ENERGIA EOLICA<br />

Una fonte <strong>di</strong> energia certamente rinnovabile e assolutamente eco-compatibile è quella eolica.<br />

L'energia eolica, a stretto rigore, altro non è che una forma in<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> energia solare, poiché il<br />

movimento delle masse d'aria è innescato dalle <strong>di</strong>sunformità nel riscaldamento terrestre (<strong>di</strong>verso<br />

riscaldamento dell'equatore rispetto ai poli nord e sud; della terra ferma rispetto al mare; ecc.)<br />

MULINI A VENTO AD ASSE VERTICALE<br />

Le prime macchine (mulini a vento persiani) erano macchine ad asse verticale, realizzati con vele<br />

inizialmente in tela e poi in legno collegate a gran<strong>di</strong> ruote orizzontali, messe in rotazione dalla pressione<br />

generata dal vento sulle vele. Simili macchine furono in uso anche in Cina (13° secolo AC) e, più tar<strong>di</strong>,<br />

si <strong>di</strong>ffusero in Europa.<br />

Figura 531: La prima turbina eolica - F. Brush (1849-1929)<br />

Fra le macchine ad asse verticale ricor<strong>di</strong>amo quella basata sul rotore Savonious (1924) e quella <strong>di</strong><br />

Darrieus (1920). Nei tempi antichi l'energia cinetica del vento venne inizialmente impiegata per scopi<br />

propulsivi; la produzione <strong>di</strong> energia meccanica dal vento è più recente: pare che i primi mulini a vento<br />

risalgano a non più <strong>di</strong> qualche migliaio d'anni fa.<br />

Per quanto riguarda la generazione <strong>di</strong> energia elettrica, le macchine ad asse verticale non<br />

richiedono <strong>di</strong>spositivi per l'orientazione del rotore; moltiplicatore e generatore sono al suolo, il che<br />

semplifica le operazioni <strong>di</strong> manutenzione; per contro non traggono pieno vantaggio della maggior<br />

velocità del vento e della minor turbolenza alle maggiori altezze dal suolo.<br />

MULINI A VENTO AD ASSE ORIZZONTALE<br />

Si svilupparono quando i mulini a vento si <strong>di</strong>ffusero in Europa (nel Me<strong>di</strong>oevo, ai tempi delle<br />

crociate): una ruota verticale mette in rotazione un albero (verticale) me<strong>di</strong>ante opportuni sistemi ad<br />

ingranaggio.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 420<br />

Le prime macchine <strong>di</strong> questo tipo comparvero in Francia ed in Inghilterra; successivamente si<br />

<strong>di</strong>ffusero anche in America e trovarono svariati impieghi (tipicamente come aeropompe); nei Paesi<br />

Bassi essi trovarono largo impiego.<br />

GENERAZIONE DI ENERGIA ELETTRICA<br />

Figura 532: Gedser Wind Turbine (1956-57)<br />

Il primo mulino a vento accoppiato ad un generatore elettrico ("aerogeneratore" o "aeromotore")<br />

venne realizzato verso la fine del 19° secolo (in Danimarca). Solo dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale si<br />

costruirono le prime vele con profili aero<strong>di</strong>namici per mulini a vento e le nuove macchine assunsero in<br />

seguito la denominazione <strong>di</strong> "turbine eoliche".<br />

Figura 533: Mulini ad assi verticali e primo impianto con turbine da 630 kW<br />

Nel 1940 negli Stati Uniti fu costruita una macchina da 1250 kW bipala (installata a 610 m <strong>di</strong><br />

altitu<strong>di</strong>ne, sul Grandpa's Knob, in Vermont), con una torre <strong>di</strong> 34 m; un rotore <strong>di</strong> 55 m <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, a 28<br />

giri/min nominali. Il rotore si ruppe nel 1945 per fatica ed in seguito il progetto venne abbandonato in<br />

quanto allora l'energia eolica non poteva economicamente competere con la produzione <strong>di</strong> energia<br />

elettrica da centrali a combustibile fossile e idroelettriche.<br />

In<strong>di</strong>rettamente l’energia eolica è figlia dell’energia solare poiché si tratta <strong>di</strong> spostamenti <strong>di</strong> massa<br />

d’aria innescati da surriscaldamenti locali dovuti alla ra<strong>di</strong>azione solare. Tutta la meteorologia è figlia<br />

della <strong>di</strong>stribuzione dell’energia solare sulla Terra. Questi impianti sono concettualmente semplici:<br />

l’energia <strong>di</strong>namica dell’aria in movimento mette in azione un mulino a pale opportunamente sagomate<br />

che a sua volta aziona un generatore elettrico per la produzione <strong>di</strong> energia elettrica. Oggi sono<br />

<strong>di</strong>sponibili pale che possono entrare in azione con velocità <strong>di</strong> 2-4 m/s. La fattibilità economica <strong>di</strong> questi<br />

impianti è assicurata in zone particolarmente ventose durante tutto l’anno.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 421<br />

Figura 534: Azione del vento<br />

Figura 535: Utilizzo dell’energia eolica<br />

Figura 536: Campo <strong>di</strong> generatori eolici su terraferma


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 422<br />

Figura 537: Campo <strong>di</strong> generatori eolici in mare<br />

Figura 538: Generatori eolici in mare – torre da 133 m e <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 122 m<br />

La scelta dei siti <strong>di</strong> installazione delle pale a vento è effettuata, oltre che in base all’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

ventosità, anche in funzione dell’inquinamento acustico prodotto da questi generatori. Pertanto sono<br />

favoriti i siti lontani dai centri abitati o ad<strong>di</strong>rittura in mare.<br />

In Sicilia è già attiva una Legge Regionale che incentiva l’installazione <strong>di</strong> questi sistemi <strong>di</strong><br />

conversione. Si conta <strong>di</strong> avere una potenza elettrica installata <strong>di</strong> almeno 500 MWe. L’energia prodotta è<br />

<strong>di</strong>rettamente immessa nella rete del GRNT. Il costo me<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> circa 1.000.000 €/MWe a seconda della<br />

taglia dell’impianto. Sono in corso <strong>di</strong>verse iniziative nazionali e regionali per l’installazioni <strong>di</strong> campi <strong>di</strong><br />

generatori eolici e l’incidenza <strong>di</strong> potenza elettrica così prodotta potrà arrivare al 5% della potenza totale<br />

prodotta in Italia.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 423<br />

L'ENERGIA EOLICA<br />

Una fonte <strong>di</strong> energia rinnovabile e assolutamente eco-compatibile è quella eolica. Essa, a stretto<br />

rigore, è una forma in<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> energia solare, poiché il movimento delle masse d'aria è innescato dalle<br />

<strong>di</strong>sunformità nel riscaldamento terrestre (<strong>di</strong>verso riscaldamento dell'equatore rispetto ai poli nord e sud;<br />

della terra ferma rispetto al mare; ecc.).<br />

La produzione lorda <strong>di</strong> energia elettrica in Sicila, nel 2005, è stata pari a 26.207,3 Gwh, <strong>di</strong> cui<br />

22.567,4 Gwh derivanti da Operatori del mercato elettrico e 3639,8 Gwh da Autoproduttori. La<br />

produzione totale netta <strong>di</strong> energia elettrica è stata invece pari a 24796,4 Gwh.<br />

La produzione <strong>di</strong> energia elettrica netta deriva per circa 23.609,6 Gwh da fonte termoelettrica,<br />

pari al 95,21% della produzione totale netta dell’isola (contro il 96,04% del 2004), 806,9 Gwh da<br />

impianti idroelettrici (3,25%) e 379,9 Gwh da impianti eolici (1,53 %). La produzione <strong>di</strong> energia elettrica<br />

da fonte termoelettrica è aumentata leggermente nell’ultimo biennio 2004-2005, mentre risulta<br />

lievemente <strong>di</strong>minuito il contributo da fonte idroelettrica.<br />

Riguardo alla fonte eolica si registra un notevole incremento delle quote <strong>di</strong> produzione che dal<br />

2000 al 2005 sono passate da 0 a 382,3 Gwh, con un incremento nell’ultimo biennio 2004-2005 del<br />

151,3%. Il contributo del fotovoltaico, rispetto al complessivo bilancio energetico, è ancora a livelli<br />

quantitativi poco significativi.<br />

La situazione in termini <strong>di</strong> numero <strong>di</strong> impianti per la produzione <strong>di</strong> energia elettrica è<br />

sostanzialmente stabile, mentre per gli impianti eolici e fotovoltaici si registra una crescita.<br />

Per quanto attiene alla tipologia <strong>di</strong> fonte, rimane netta la prevalenza dell’utilizzo delle fonti fossili<br />

(96,6%) rispetto alle fonti rinnovabili (3,4%.).<br />

La produzione complessiva lorda <strong>di</strong> energia elettrica dagli impianti da fonte rinnovabile, intesa<br />

come somma degli apporti da fonte idroelettrica da apporti naturali, energia eolica, energia fotovoltaica<br />

e da biomasse, è stata nel 2005 <strong>di</strong> 617,4 Gwh, pari al 2,35 % del totale Regionale (1,28% nel 2004).<br />

Nel 2008 il PEARS così recitava: "Il settore dell’eolico ha fornito il maggiore contributo, passando da 0 Gwh<br />

prodotti nel 2000 a 382,3 Gwh nel 2005, con un incremento nell’ultimo biennio 2004-2005 del 151,3%, e per il<br />

quale, stando alle previsioni del PdS 2007, si prevede un’ulteriore crescita, che stima per il 2008, una capacità<br />

produttiva installata in Sicilia <strong>di</strong> 801 Mw eolici."<br />

Attualmente questi limiti sono ampiamente superati raggiungendo 1515 MW già installati e con<br />

domande <strong>di</strong> autorizzazione all'installazione per oltre 10 GW (1 Giga Watt è pari ad 1 miliardo <strong>di</strong> Watt).<br />

A livello provinciale, nel 2005, la maggiore produzione <strong>di</strong> energia elettrica da fonte rinnovabile<br />

sono state la provincia <strong>di</strong> Palermo con 226,1 Gwh, dove predominante è il contributo da fonte eolica,<br />

seguita da Catania con 191,8 Gwh, dove predominante risulta il contributo da fonte idroelettrica. La<br />

provincia <strong>di</strong> Messina contribuisce solo per la presenza dell’unica fonte fotovoltaica ma con dati ancora<br />

insignificanti.<br />

COMPATIBILITÀ AMBIENTALE<br />

Il PIERS del 2008 riporta nella tabella 7.3 della relazione <strong>di</strong> sintesi non tecnica i seguenti dati:


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 424<br />

Tabella 65: Potenziali effetti ambientali<br />

Dall'analisi <strong>di</strong> quanto in<strong>di</strong>cato dal PIERS (Piano Energetico Regione Sicilia) i parchi eolici non<br />

sono privi <strong>di</strong> effetti collaterali sull'ambiente. Queste azioni dovrebbero essere sempre considerate dagli<br />

amministratori comunali quando accettano questi impianti sul loro territorio.<br />

MULINI A VENTO AD ASSE VERTICALE<br />

Le prime macchine (mulini a vento persiani) erano ad asse verticale, realizzati con vele<br />

inizialmente in tela e poi in legno collegate a gran<strong>di</strong> ruote orizzontali, messe in rotazione dalla pressione<br />

generata dal vento sulle vele. Simili macchine furono in uso anche in Cina (13° secolo AC) e, più tar<strong>di</strong>,<br />

si <strong>di</strong>ffusero in Europa.<br />

Figura 539: La prima turbina eolica - F. Brush (1849-1929)


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 425<br />

Fra le macchine ad asse verticale ricor<strong>di</strong>amo quella basata sul rotore Savonious (1924) e quella <strong>di</strong><br />

Darrieus (1920).<br />

Nei tempi antichi l'energia cinetica del vento venne inizialmente impiegata per scopi propulsivi; la<br />

produzione <strong>di</strong> energia meccanica dal vento è più recente: pare che i primi mulini a vento risalgano a<br />

non più <strong>di</strong> qualche migliaio d'anni fa.<br />

Per quanto riguarda la generazione <strong>di</strong> energia elettrica, le macchine ad asse verticale non<br />

richiedono <strong>di</strong>spositivi per l'orientazione del rotore; moltiplicatore e generatore sono al suolo, il che<br />

semplifica le operazioni <strong>di</strong> manutenzione; per contro non traggono pieno vantaggio della maggior<br />

velocità del vento e della minor turbolenza alle maggiori altezze dal suolo.<br />

MULINI A VENTO AD ASSE ORIZZONTALE<br />

Si svilupparono quando i mulini a vento si <strong>di</strong>ffusero in Europa (nel Me<strong>di</strong>oevo, ai tempi delle<br />

crociate): una ruota verticale mette in rotazione un albero (verticale) me<strong>di</strong>ante opportuni sistemi ad<br />

ingranaggio.<br />

Le prime macchine <strong>di</strong> questo tipo comparvero in Francia ed in Inghilterra; successivamente si<br />

<strong>di</strong>ffusero anche in America e trovarono svariati impieghi (tipicamente come aeropompe); nei Paesi<br />

Bassi essi trovarono largo impiego.<br />

Figura 540: Gedser Wind Turbine (1956-57)<br />

GENERAZIONE DI ENERGIA ELETTRICA<br />

Il primo mulino a vento accoppiato ad un generatore elettrico ("aerogeneratore" o "aeromotore")<br />

venne realizzato verso la fine del 19° secolo (in Danimarca). Solo dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale si<br />

costruirono le prime vele con profili aero<strong>di</strong>namici per mulini a vento e le nuove macchine assunsero in<br />

seguito la denominazione <strong>di</strong> "turbine eoliche".<br />

Nel 1940 negli Stati Uniti fu costruita una macchina da 1250 kW bipala (installata a 610 m <strong>di</strong><br />

altitu<strong>di</strong>ne, sul Grandpa's Knob, in Vermont), con una torre <strong>di</strong> 34 m; un rotore <strong>di</strong> 55 m <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, a 28<br />

giri/min nominali. Il rotore si ruppe nel 1945 per fatica ed in seguito il progetto venne abbandonato in<br />

quanto allora l'energia eolica non poteva economicamente competere con la produzione <strong>di</strong> energia<br />

elettrica da centrali a combustibile fossile e idroelettriche.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 426<br />

Figura 541: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un generatore elettrico eolico<br />

Figura 542: Mulini ad assi verticali e primo impianto con turbine da 630 kW<br />

In<strong>di</strong>rettamente l’energia eolica è figlia dell’energia solare poiché si tratta <strong>di</strong> spostamenti <strong>di</strong> massa<br />

d’aria innescati da surriscaldamenti locali dovuti alla ra<strong>di</strong>azione solare. Tutta la meteorologia è figlia<br />

della <strong>di</strong>stribuzione dell’energia solare sulla Terra.<br />

Questi impianti sono concettualmente semplici: l’energia <strong>di</strong>namica dell’aria in movimento mette<br />

in azione un mulino a pale opportunamente sagomate che a sua volta muove un generatore elettrico per<br />

la produzione <strong>di</strong> energia elettrica. Oggi sono <strong>di</strong>sponibili pale che possono entrare in azione con velocità<br />

<strong>di</strong> 2-4 m/s. La fattibilità economica <strong>di</strong> questi impianti è assicurata in zone particolarmente ventose<br />

durante tutto l’anno.<br />

Figura 543: Campo <strong>di</strong> generatori eolici su terraferma


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 427<br />

La scelta dei siti <strong>di</strong> installazione delle pale a vento è effettuata, oltre che in base all’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

ventosità, anche in funzione dell’inquinamento acustico prodotto da questi generatori. Pertanto sono<br />

favoriti i siti lontani dai centri abitati o ad<strong>di</strong>rittura in mare.<br />

In Sicilia si conta <strong>di</strong> avere una potenza elettrica installata <strong>di</strong> oltre 5000 MWe. L’energia prodotta è<br />

<strong>di</strong>rettamente immessa nella rete del GRNT. Il costo me<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> circa 1.000.000 €/MWe a seconda della<br />

taglia dell’impianto.<br />

Figura 544: Campo <strong>di</strong> generatori eolici in mare<br />

Figura 545: Generatori eolici in mare – torre da 133 m e <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 122 m<br />

Sono in corso <strong>di</strong>verse iniziative nazionali e regionali per l’installazioni <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> generatori eolici<br />

e l’incidenza <strong>di</strong> potenza elettrica così prodotta potrà arrivare al 5% della potenza totale prodotta in<br />

Italia.<br />

10.1 LE RISORSE EOLICHE IN ITALIA<br />

L'Italia, situata al centro <strong>di</strong> un bacino chiuso come quello del Me<strong>di</strong>terraneo, non è interessata dai<br />

venti <strong>di</strong> forte intensità e <strong>di</strong> andamento regolare che spirano in altre parti della terra. Per l'Italia<br />

settentrionale è trascurabile l'apporto dell'intera pianura padana, mentre buone velocità me<strong>di</strong>e del vento<br />

si riscontrano in località alpine e appenniniche al <strong>di</strong> sopra degli 800-1000 m <strong>di</strong> quota.<br />

Le zone costiere dell'Italia centro-settentrionale presentano velocità me<strong>di</strong>e più elevate sul versante<br />

tirrenico che su quello adriatico, mentre le località interne del centro offrono situazioni alquanto varie.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 428<br />

L'Italia meri<strong>di</strong>onale e le isole sono caratterizzate in genere da buone velocità del vento, che<br />

pongono queste regioni tra le più interessanti dal punto <strong>di</strong> vista dello sfruttamento dell'energia eolica<br />

nel nostro paese.<br />

Per quanto riguarda l'andamento stagionale si ha una certa prevalenza del periodo invernoprimavera<br />

al sud e nelle isole, nonché alle alte quote alpine e appenniniche e nelle regioni costiere. Le<br />

zone interne del nord e del centro (alle basse quote) presentano invece una ventosità maggiore nel<br />

periodo primavera-estate.<br />

Figura 546: Mappa del vento in Italia<br />

Stu<strong>di</strong> sulle prospettive eoliche in Europa attribuiscono alla fonte eolica la possibilità <strong>di</strong> coprire il<br />

3-4% del fabbisogno energetico italiano.<br />

In Figura 547 si ha la rappresentazione della numerosità e della potenza degli impianti eolici in<br />

Italia al 2009, come desunto dal rapporto statistico GSE L'eolico 2009).<br />

In Figura 548 si ha la situazione, aggiornata al 2008, della numerosità e potenza degli impianti<br />

eolici nelle varie regioni d'Italia (sempre <strong>secondo</strong> il GSE). Si può ben vedere che la Sicilia con 1148 MW<br />

è la seconda dopo la Puglia ed ha avuto un incremento del 44,5% ripsetto all'anno precedente.<br />

Nella Tabella 66 si ha l'andamento della produzione degli impianti eolici in Italia dal 2004 al 2009<br />

(in MWh).<br />

Si può osservare la grande evoluzione per la Sicilia cheve la produzione passare da 152.00 MWh a<br />

1.444.392 MWh con un incremento pari a circa il 950%, come per altro testimoniato dal numero <strong>di</strong><br />

impianti installati al 2009 e riportati in Tabella 70.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 429<br />

Figura 547: Evoluzione della numerosità e della potenza degli impianti eolici in Italia<br />

Figura 548: Numerosità e potenza degli impianti eolici nelle regioni italiane nel 2008


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 430<br />

Figura 549: Confronto a livello regionale per numerosità e potenza degli impianti eolici<br />

Figura 550: Distribuzione regionale percentuale impianti a fine 2009<br />

La Sicilia è passata da una quota nazionale dell'8% nel 2004 al 22% nel 2009.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 431<br />

Tabella 66: Produzione (in MWh) in Italia dal 2004 al 2009<br />

10.2 LA RISORSA EOLICA<br />

Figura 551: andamento storico della produzione reale e normalizzata per impianti eolici<br />

Per la progettazione <strong>di</strong> una Wind Farm è necessario conoscere la <strong>di</strong>sponibilità della risorsa eolica.<br />

L’informazione sul potenziale eolico deve essere riferita a perio<strong>di</strong> significativi (anno, stagione, anni), e<br />

non semplicemente a dati puntuali.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 432<br />

La scelta del tipo <strong>di</strong> generatore, e della <strong>di</strong>sposizione dei generatori all’interno del parco <strong>di</strong>pende<br />

fortemente da questa analisi. Lo stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> tipo prettamente statistico: esso <strong>di</strong>pende dalla probabilità <strong>di</strong><br />

occorrenza <strong>di</strong> una certa intensità <strong>di</strong> vento nell’arco <strong>di</strong> un tempo definito.<br />

Anche la probabilità <strong>di</strong> occorrenza <strong>di</strong> eventi straor<strong>di</strong>nari dovrebbe essere presa in considerazione.<br />

Gli standard <strong>di</strong> progettazione in Italia prevedono una produttività me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 2500 ore per anno ma<br />

spesso si hanno in<strong>di</strong>ci molto inferiori fino a 1400 ore/anno. Ovviamente l'in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> produttività è molto<br />

correlato alla resa economica degli impianti e al tempo <strong>di</strong> pay back conseguente.<br />

Le zone con in<strong>di</strong>cie <strong>di</strong> produttività superiore a 2500 ore/anno sono poche in Italia. In Sicilia si<br />

possono progettare impianti predendone una produttività <strong>di</strong> 2400-2500 ore/anno.<br />

Le curve delle ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione descrivono la perfomance dei singoli impianti nei<br />

<strong>di</strong>versi anni, ve<strong>di</strong> Figura 552.<br />

Figura 552: Ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione dal 2004 al 2009 in Italia<br />

Ogni punto rappresenta, per ciascun impianto eolico, il rapporto tra la sua produzione lorda e la<br />

potenza efficiente lorda. Nei sei anni compresi tra il 2004 e il 2009, il progressivo spostamento della<br />

curva verso destra rispecchia l’aumento della numerosità degli impianti installati in Italia (+145%<br />

variazione assoluta).<br />

Il concetto <strong>di</strong> ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione può essere applicato anche all’intero parco eolico<br />

nazionale. In Italia, nel 2009, come si può vedere nella sottostante tabella, le ore equivalenti <strong>di</strong><br />

utilizzazione dell’intero parco eolico sono risultate pari a 1.336 in calo rispetto alle 1.374 ore dell’anno<br />

precedente.<br />

Tabella 67: Ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione in Italia dal 2004 al 2009<br />

Tali valori sono comunque influenzati non solo da eventi climatologici e tecnici, come ad<br />

esempio la mancata produzione degli impianti eolici per problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>spacciamento della rete, ma<br />

soprattutto dai valori ridotti della produzione elettrica attribuibile agli impianti che sono entrati in<br />

esercizio durante l’anno.<br />

Nel 2009 il 50% degli impianti hanno avuto un numero <strong>di</strong> ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione<br />

maggiori <strong>di</strong> 1.478 ore. Nel confronto con gli anni precedenti questo valore risulta più basso: nel 2008<br />

infatti si attestava a 1.580 ore, nel 2007 a 1.639.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 433<br />

Il miglior anno continua ad essere il 2004 quando il 50% degli impianti era stato capace <strong>di</strong> oltre<br />

1.668 ore <strong>di</strong> utilizzazione annue, quando si era registrata anche la migliore performance assoluta pari a<br />

3.325 ore.<br />

A livello territoriale nel 2009 la Liguria è stata la regione con il massimo delle ore <strong>di</strong> utilizzazione<br />

pari a 1.999 seguita dalla Basilicata con 1.784 ore. Le regioni più rilevanti, Puglia, Sicilia e Campania,<br />

hanno circa 1.400 ore dovute anche al fatto che la loro potenza nell’ultimo anno è cresciuta a tassi<br />

intorno al 40%.<br />

Le ore <strong>di</strong> utilizzazione equivalenti del parco eolico nazionale <strong>di</strong>pendono da una molteplicità <strong>di</strong><br />

fattori: l’installazione <strong>di</strong> nuovi impianti nel corso dell’anno, le con<strong>di</strong>zioni anemometriche, i problemi<br />

tecnici come le manutenzioni (anche con fermata dell’impianto) e la mancata produzione per problemi<br />

<strong>di</strong> rete.<br />

Figura 553: Distribuzione percentuale delle ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione degli impianti eolici in Italia<br />

Per effettuare dei confronti corretti tra un anno e l’altro, occorre depurare la serie storica delle<br />

ore <strong>di</strong> utilizzazione dalla componente dovuta all’installazione dei nuovi impianti entrati in esercizio nel<br />

corso dell’ultimo anno (che rappresenta il maggior fattore <strong>di</strong>storsivo). Così sono state considerate le<br />

performance nel 2008 e nel 2009 dei 203 impianti entrati in esercizio prima del 31 <strong>di</strong>cembre 2007 a<br />

garanzia <strong>di</strong> una produzione registrata annuale. A livello nazionale nel 2009 le ore <strong>di</strong> utilizzazione<br />

dell’intero parco, depurate dall’effetto entrata in esercizio dei nuovi impianti, sono pari a 1.580, del 18%<br />

più alte <strong>di</strong> quelle reali (pari a 1.336).<br />

10.3 CONVERSIONE DELLA ENERGIA DEL VENTO<br />

La velocità del vento oltre che variare da luogo a luogo subisce anche notevoli variazioni locali<br />

nel tempo. L'analisi della possibile conversione della energia cinetica del vento in energia elettrica (kWh<br />

utili) deve iniziare dunque da una analisi statistica delle velocità locali del vento (tenendo anche conto<br />

della variazione della velocità me<strong>di</strong>a con l'altezza, così da avere la velocità al mozzo della turbina); dalla<br />

integrazione delle potenze su successivi intervalli <strong>di</strong> tempo e dal fattore <strong>di</strong> carico della macchina.<br />

Ad esempio, una macchina da 100 kW nominali nell'anno potrebbe produrre 8.76 10 5 kWh, e<br />

si tenga presente che questi 100 kW massimi <strong>di</strong> progetto sono solo una frazione della energia cinetica<br />

del vento (tipicamente il 40%, tenendo conto del limite in<strong>di</strong>cato dalla Teoria <strong>di</strong> Betz e del ren<strong>di</strong>mento<br />

della macchina).


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 434<br />

A seconda delle caratteristiche del luogo considerato poi una turbina eolica può funzionare<br />

me<strong>di</strong>amente alla potenza massima solo per una ben determinata frazione del tempo (tipicamente per il<br />

30%), con una <strong>di</strong>sponibilità del 90-95%: il fattore <strong>di</strong> carico sarà dunque pari a 0.3 0.95 = 28.5% e<br />

l'energia effettivamente prodotta 2.5 10 5 kWh.<br />

Le prestazioni <strong>di</strong> un aeromotore vengono sintetizzate me<strong>di</strong>ante una curva che rappresenta<br />

l'andamento della potenza resa (in or<strong>di</strong>nata) in funzione della velocità del vento (in ascissa).<br />

Figura 554: Curve <strong>di</strong> potenza in funzione della velocità del vento<br />

Per l'aerogeneratore viene considerata la potenza elettrica resa ai morsetti. Si definisce come<br />

velocità del vento <strong>di</strong> "avviamento" ("iniziale", o <strong>di</strong> "start-up") la minima velocità alla quale la macchina<br />

inizia a ruotare (valore tipico: 5 m/s).<br />

Si definisce invece velocità del vento <strong>di</strong> "inserimento" o <strong>di</strong> generazione ("cut-in") la minima velocità<br />

per cui l'aerogeneratore inizia ad erogare energia elettrica. Corrisponde <strong>di</strong> solito all'inserzione della<br />

macchina in rete.<br />

La velocità del vento "nominale" ("rated") è in genere la minima velocità del vento che da la<br />

potenza resa corrispondente al massimo ren<strong>di</strong>mento aero<strong>di</strong>namico del rotore (potenza nominale)<br />

(valore tipico: 9-12 m/s, come è possibile vedere dalla Figura 554).<br />

La velocità del vento <strong>di</strong> "fuori servizio" (o <strong>di</strong> "stacco" o <strong>di</strong> "cut-out") è la velocità alla quale la<br />

macchina viene staccata dalla rete, provocando l'intervento delle protezioni contro le sovra-velocità<br />

Infine la velocità del vento al limite della resistenza è la massima velocità che una macchina può<br />

sopportare senza danno.<br />

Per un aerogeneratore ideale la curva potenza-velocità del vento mostra una potenza che cresce<br />

dalla velocità <strong>di</strong> "cut-in" a quella nominale e poi si mantiene costante fino alla velocità <strong>di</strong> "cut-out".<br />

Quest'ultimo fatto è dovuto alla necessità <strong>di</strong> evitare che la macchina elettrica venga sovraccaricata<br />

oppure che si scelga un generatore sovra<strong>di</strong>mensionato, le cui possibilità verrebbero poi sfruttate per un<br />

tempo assai ridotto.<br />

Nelle macchine reali questa curva è realizzata me<strong>di</strong>ante la regolazione continua (meccanica) del<br />

passo ("pitch regulation"), che consente, una volta raggiunta la potenza massima, <strong>di</strong> 'sfiorare' la potenza in<br />

eccesso fornita dal vento. Quando la velocità del vento raggiunge il valore <strong>di</strong> "stacco" le pale entrano in<br />

stallo.<br />

10.4 CARATTERISTICHE DEL VENTO<br />

La potenza del vento è proporzionale al cubo della sua velocità ed è quin<strong>di</strong> essenziale conoscerne<br />

con precisione le caratteristiche se si vuole realisticamente prevedere le prestazioni <strong>di</strong> un aeromotore.<br />

Le più elevate velocità del vento si incontrano sulle creste montuose, sulle coste e nel mare aperto<br />

(o in vicinanza dei gran<strong>di</strong> laghi). I parametri del vento che servono per un corretto <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong><br />

una turbina eolica sono: le velocità me<strong>di</strong>e, le variazioni istantanee (raffiche), giornaliere ed annuali, la


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 435<br />

variazione con l'altitu<strong>di</strong>ne e le <strong>di</strong>rezioni prevalenti: caratteristiche strettamente <strong>di</strong>pendenti dal sito che si<br />

considera e che possono venire raccolte solo dopo anni <strong>di</strong> indagini statistiche e misure.<br />

Di solito la velocità locale manifesta notevoli fluttuazioni nel tempo (v. per esempio la Figure 1.2)<br />

e la velocità istantanea V può essere descritta sommando ad un valore me<strong>di</strong>o V m una componete<br />

fluttuante nel tempo v:<br />

V V v<br />

La fluttuazione del flusso viene solitamente espressa con riferimento alla ra<strong>di</strong>ce quadrata della<br />

me<strong>di</strong>a del quadrato delle componenti turbolente della velocità istantanea:<br />

Per terreni ad elevata rugosità (con alberi ed e<strong>di</strong>fici) l'intensità della turbolenza solitamente varia<br />

fra 0.15-0.2; per terreni lisci tipicamente 0.1.<br />

La velocità del vento sulla superficie del terreno è nulla (a causa dell'attrito fra aria e terreno);<br />

cresce poi rapidamente con l'altezza, tipicamente sino a circa 2 km, dopo <strong>di</strong> che il gra<strong>di</strong>ente verticale <strong>di</strong><br />

velocità praticamente si annulla.<br />

La variazione verticale della velocità del vento viene <strong>di</strong> solito descritta con funzioni esponenziali<br />

del tipo<br />

m<br />

<br />

z <br />

V ( z) Vr<br />

<br />

z<br />

r <br />

Nella quale z rappresenta l'altezza dal suolo, V r la velocità del vento alla quota <strong>di</strong> riferimento z r ,<br />

V(z) la velocità me<strong>di</strong>a alla quota z. Il parametro <strong>di</strong>pende dalla rugosità locale (un valore tipico può<br />

essere 0.1). Si veda in proposito la Tabella 68.<br />

Tipo del terreno Classe <strong>di</strong> Esponent<br />

rugosità<br />

e <br />

Gran<strong>di</strong> superfici acquatiche 0 0.01<br />

Terreni aperti con pochi ostacoli 1 0.12<br />

Terreni agricoli con e<strong>di</strong>fici e barriere (<strong>di</strong> protezione, 2 0.16<br />

siepi, ecc.)<br />

Aree agricole con molti alberi, boschi e paesi 3 0.28<br />

Tabella 68: Parametro <br />

L'istogramma da la probabilità (calcolata sulle rilevazioni in <strong>di</strong>versi anni) che si presenti una<br />

determinata velocità compresa fra V e V+V (nel caso <strong>di</strong> Figura V=1 m/s). Ad esempio, la<br />

probabilità che il vento abbia velocità compresa fra 4.5 e 5.5 m/s è 0.104 ovvero (0.104 8760)=910<br />

ore/anno.<br />

Diagrammi simili (della "<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> frequenza") sono <strong>di</strong>sponibili a livello annuale, stagionale o<br />

mensile e presentano tutti una caratteristica forma a campana con asimmetria a sinistra (tipica<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> Weibull e Rayleigh).<br />

La "<strong>di</strong>stribuzione cumulata della frequenza", detta anche "curva <strong>di</strong> durata", viene poi ottenuta dalla<br />

precedente <strong>di</strong>stribuzione in modo da poter valutare (ad esempio in termini <strong>di</strong> ore/anno) il numero delle<br />

ore nelle quali una determinata velocità viene ecceduta.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 436<br />

Tabella 69: Analisi statistica della potenza in funzione della velocità del vento<br />

10.5 I PARCHI EOLICI IN SICILIA<br />

La Sicilia è una regione ritenuta fra le più interessanti per l'installazione <strong>di</strong> parchi eolici. Ad oggi i<br />

parchi effettivamente funzionanti sono in<strong>di</strong>cati nella seguente Tabella 70 aggiornata alla fine del 2009.<br />

Località / Nome Impianto<br />

MW<br />

Installati<br />

Numero<br />

Turbine<br />

Installatore<br />

Caccamo 14.45 17 Acciona<br />

Agrigento 17 20 Alerion<br />

Callari 36 18 Alerion<br />

Castel <strong>di</strong> Lucio 23 27 Alerion<br />

Lico<strong>di</strong>a Eubea 22 26 Alerion<br />

Francofonte 72 24 Allianz<br />

Alia Scafani 25.5 30 Asja<br />

Buseto Palizzolo 6.8 8 Asja<br />

Guarine 5.95 7 Asja<br />

Marsala 9.35 11 Asja<br />

Mola 6.8 8 Asja<br />

Callari 4 2 Callari srl<br />

Ragusa 2 1 CER<br />

Regalbuto 50 20 Cover<br />

Trapani 32 16 E.ON<br />

Vizzini 24 12 E.ON<br />

Caltabellotta 7.5 10 Enel Green Power<br />

Caltavuturo 47.6 56 Enel Green Power<br />

Carlentini - Sicilia 7.26 11 Enel Green Power<br />

Carlentini 2 - Sicilia 14.45 24 Enel Green Power<br />

Cerda 4.25 5 Enel Green Power


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 437<br />

Contrada Colla 17 Enel Green Power<br />

Contrada Corvo - Cozzo Miturro 38.25 Enel Green Power<br />

Cozzo Vallefon<strong>di</strong> 1 10.2 12 Enel Green Power<br />

Cozzo Vallefon<strong>di</strong> 2 1.7 2 Enel Green Power<br />

Gangi 27.2 32 Enel Green Power<br />

Montemaggiore Belsito 15.3 18 Enel Green Power<br />

Nicosia 46.75 55 Enel Green Power<br />

Partinico 8.5 10 Enel Green Power<br />

Sclafani Bagni 19.9 26 Enel Green Power<br />

Villafrati Campofelice 19.95 23 Energia Eolica Siciliana<br />

Vicari 37.5 15 Erg Renew<br />

Castelvetrano 40 20 IP Maestrale<br />

Enna 30 IP Maestrale<br />

Militello 15.3 18 IP Maestrale<br />

Mineo 9.3 10 IP Maestrale<br />

Monreale 7.65 9 IP Maestrale<br />

Camporeale 20.4 24 IVPC<br />

Giarratana 45.6 18 IVPC<br />

Agrigento 105.3 124 Moncada Costruzioni<br />

Licata 26.5 30 Moncada Costruzioni<br />

Naro 36.55 43 Moncada Costruzioni<br />

Mazara del Vallo 0.6 1 Sicil Marin<br />

Castel <strong>di</strong> Ju<strong>di</strong>ca 13.5 9 Veronagest<br />

Catania 70.5 47 Veronagest<br />

Ciminna 29.75 35 Veronagest<br />

Corleone 20 10 Veronagest<br />

Marineo 22.1 26 Veronagest<br />

Palermo 60 30 Veronagest<br />

Prizzi 40 20 Veronagest<br />

Raddusa 27 18 Veronagest<br />

Ramacca 30 20 Veronagest<br />

Trapani 48 24 Veronagest<br />

Salemi 62 31 WindCo Spa<br />

Rocca rossa 58 29 WKN AG<br />

Carlentini 17.92 26<br />

Gibellina 18.2 12<br />

TOTALE POTENZA<br />

INSTALLATA<br />

1549 MW<br />

Tabella 70: Parchi eolici in Sicilia al 2009<br />

La potenza elettrica nominale è pari a 1549 MW.<br />

10.6 INCENTIVI E SERVIZI PER GLI IMPIANTI EOLICI<br />

In seguito all’ottenimento della qualifica <strong>di</strong> Impianto Alimentato da Fonte Rinnovabile (IAFR) da parte<br />

del GSE, i produttori titolari <strong>di</strong> impianti a fonte eolica possono chiedere l’accesso all’incentivazione con


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 438<br />

la Tariffa Onnicomprensiva (TO) oppure con i Certificati Ver<strong>di</strong> (CV). Le due forme <strong>di</strong><br />

incentivazione sono alternative e sono legate alla <strong>di</strong>versificazione della <strong>di</strong>mensione degli impianti tra<br />

piccoli e me<strong>di</strong>o/gran<strong>di</strong>.<br />

La Tariffa Onnicomprensiva viene così definita poiché riconosce all’energia immessa in rete sia la<br />

parte afferente all’incentivazione dell’impianto che quella relativa alla remunerazione derivante dalla<br />

ven<strong>di</strong>ta dell’energia. E’ applicabile, su richiesta dell'operatore, agli impianti eolici entrati in esercizio in<br />

data successiva al 31 <strong>di</strong>cembre 2007 <strong>di</strong> potenza nominale attiva non superiore a 200 kW. La durata<br />

dell’incentivo TO è pari a 15 anni.<br />

I Certificati Ver<strong>di</strong> introdotti dal Decreto Legislativo 79/99, sono emessi dal GSE su richiesta del<br />

produttore titolare <strong>di</strong> impianti IAFR entrati in esercizio a partire dal 1° aprile 1999.<br />

Sono titoli annuali negoziabili che attestano la produzione <strong>di</strong> energia elettrica da fonte rinnovabile<br />

e rappresentano un beneficio per il produttore poiché sono utilizzabili per ottemperare all'obbligo <strong>di</strong><br />

immissione nel sistema elettrico <strong>di</strong> una quota <strong>di</strong> energia elettrica da fonte rinnovabile.<br />

La durata dell’incentivo CV è pari a 15 anni se l’impianto è entrato in esercizio in data successiva<br />

al 31/12/2007.<br />

Un’altra forma <strong>di</strong> incentivo gestita dal GSE a cui, però, attualmente non si può più accedere, è il<br />

cosiddetto CIP6. Il provve<strong>di</strong>mento CIP6/92 ha promosso la realizzazione <strong>di</strong> impianti alimentati a fonti<br />

rinnovabili e assimilate attraverso la remunerazione dell’energia elettrica immessa in rete ad un prezzo<br />

incentivante garantito.<br />

Il GSE ritira l’energia elettrica immessa in rete da questi impianti e la vende in Borsa, sostenendo<br />

l’onere derivante dalla <strong>di</strong>fferenza tra i costi ed i ricavi della ven<strong>di</strong>ta dell’energia ed eventualmente dei CV<br />

ad essi associati.<br />

Dal 1° gennaio 2008 il GSE fornisce inoltre, agli operatori che ne fanno richiesta, il servizio <strong>di</strong><br />

Ritiro De<strong>di</strong>cato (RID). Si tratta <strong>di</strong> una modalità semplificata per vendere al GSE l’energia elettrica<br />

prodotta e immessa in rete, alternativa ai contratti bilaterali o alla ven<strong>di</strong>ta in borsa.<br />

Gli impianti eolici <strong>di</strong> qualsiasi potenza, in quanto non programmabili, possono accedere al RID<br />

stipulando una convenzione con GSE. Quest’ultimo riconosce al produttore, per ciascuna ora, il prezzo<br />

<strong>di</strong> mercato della zona in cui è collocato l’impianto. Per impianti con potenza attiva nominale fino a 1<br />

MW sono definiti prezzi minimi garantiti. Il produttore che accede al RID deve chiedere il ritiro<br />

dell’intera quantità <strong>di</strong> energia elettrica immessa in rete.<br />

Dal 1° gennaio 2009 il GSE gestisce anche il meccanismo <strong>di</strong> Scambio sul Posto (SSP) per gli<br />

impianti alimentati da fonti rinnovabili <strong>di</strong> potenza nominale attiva fino a 20 kW (200 kW per quelli<br />

entrati in esercizio dopo il 31 <strong>di</strong>cembre 2007).<br />

Lo SSP consente <strong>di</strong> valorizzare l’energia immessa in rete <strong>secondo</strong> un criterio <strong>di</strong> compensazione<br />

economica con il valore dell’energia prelevata dalla rete.<br />

I dati relativi alla produzione incentivata con CV e della produzione convenzionata con il RID<br />

non possono essere sommati, in quanto uno stesso impianto può ricevere CV ed accedere al RID.<br />

I CV relativi alla produzione del 2009 vengono negoziati perlopiù nei primi mesi del 2010. Il<br />

valore <strong>di</strong> riferimento per il 2010 è pari a € 112,82, ma, poiché nel mercato si ha una situazione <strong>di</strong><br />

eccesso <strong>di</strong> offerta <strong>di</strong> CV, il valore me<strong>di</strong>o delle negoziazioni tende ad attestarsi intorno al prezzo <strong>di</strong> ritiro<br />

riconosciuto dal GSE, che per il 2010 è pari a € 88,91 per CV.<br />

Nell’anno 2009 sono stati incentivati con CV 5,5 TWh <strong>di</strong> energia elettrica prodotta da fonte<br />

eolica, per un valore che, in base al prezzo utilizzato, è compreso nel range 490-621 milioni <strong>di</strong> euro.<br />

L’energia incentivata con CV risulta superiore a quella convenzionata RID in quanto alcuni<br />

gran<strong>di</strong> operatori non accedono alla convenzione RID preferendo la ven<strong>di</strong>ta sul mercato o tramite<br />

accor<strong>di</strong> bilaterali.<br />

Nel 2009 i prezzi minimi garantiti (PMG) per impianti con potenza non superiore ad 1 MW, sono<br />

stati pari a<br />

0,1011 €/kWh per i primi 500.000 kWh <strong>di</strong> energia prodotta;<br />

0,0852 €/kWh oltre 500.000 e fino a 1.000.000 kWh <strong>di</strong> energia prodotta;<br />

0,0745 €/kWh oltre 1.000.000 e fino a 2.000.000 kWh <strong>di</strong> energia prodotta.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 439<br />

Le regioni che accedono alla convenzione RID con i quantitativi <strong>di</strong> energia più elevati sono<br />

Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna. Il prezzo me<strong>di</strong>o nel 2009 è stato <strong>di</strong> circa 70 centesimi <strong>di</strong> euro per<br />

kWh.<br />

10.7 LINEE GUIDA PER L'AUTORIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI CON<br />

FONTI RINNOVABILI<br />

Le procedure autorizzative prevedono una conferenza dei servizi fra le regioni, le provincie e i<br />

comuni. L'iter autorizzativo dovrebbe concludersi in 180 giorni 36 ma <strong>di</strong> fatto questo limite non è mai<br />

rispettato.<br />

Di recente è stato emanato il Decreto 10/09 2010 (G.U. n. 219 del 18/09/2010), <strong>di</strong> concerto fra<br />

il Ministero dello Sviluppo Economico, dell'Ambiente e dei Beni e le Attività Culturali, che riporta le<br />

linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili.<br />

Questo decreto riprende il D.Lgs 28/12/2003 n. 387 (in attuazione della Direttiva Europea<br />

2001/77/CE) e in particolare l'art. 12 concernente la razionalizzazione e semplificazione delle<br />

procedure autorizzative, così come mo<strong>di</strong>ficato dall'art. 2 della Legge 24/12/2007 n. 244.<br />

In particolare ribasce:<br />

il comma 10 che prevede l'approvazione in Conferenza unificata, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, <strong>di</strong><br />

concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro per i beni e le attivita' culturali,<br />

<strong>di</strong> linee guida per lo svolgimento del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili ed<br />

in particolare per assicurare un corretto inserimento degli impianti nel aesaggio, con specifico riguardo agli impianti<br />

eolici;<br />

il comma 1 che <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> pubblica utilita', in<strong>di</strong>fferibili ed urgenti le opere, comprese quelle connesse e le<br />

infrastrutture in<strong>di</strong>spensabili alla costruzione ed esercizio, per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti<br />

rinnovabili, autorizzate ai sensi del comma 3;<br />

il comma 3 che prevede per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili il rilascio, da parte della regione o della provincia<br />

delegata, <strong>di</strong> un'autorizzazione unica conforme alle normative in materia <strong>di</strong> tutela dell'ambiente, <strong>di</strong> tutela del paesaggio e<br />

del patrimonio storico artistico, che costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico;<br />

il comma 4 che prevede lo svolgimento <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento unico svolto nel rispetto dei principi <strong>di</strong> semplificazione e con le<br />

modalita' stabilite dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive mo<strong>di</strong>ficazioni e integrazioni;<br />

il comma 5 che prevede l'applicazione della <strong>di</strong>sciplina della denuncia <strong>di</strong> inizio attivita' <strong>di</strong> cui agli articoli 22 e 23 del testo<br />

unico <strong>di</strong> cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, per gli impianti con capacita' <strong>di</strong><br />

generazione inferiore alle soglie stabilite dalla tabella A allegata al citato decreto legislativo n. 387 del 2003;<br />

il comma 7 che prevede che gli impianti alimentati da fonti rinnovabili possono essere ubicati anche in zone classificate<br />

agricole dai piani urbanistici nel rispetto delle <strong>di</strong>sposizioni in materia <strong>di</strong> sostegno nel settore agricolo, della valorizzazione<br />

delle tra<strong>di</strong>zioni agroalimentari locali, alla tutela della bio<strong>di</strong>versità e del patrimonio culturale e del paesaggio rurale.<br />

Inoltre detta norma per armonizzare il rilascio delle autorizzazioni con l'esigenza <strong>di</strong> tutela del<br />

paesaggio. Si tratta <strong>di</strong> un pacchetto <strong>di</strong> norme che pongono chiarezza sulle procedure <strong>di</strong> rilascio delle<br />

autorizzazioni a costruire ed esercire gli impianti eolici.<br />

Le autorizzazioni devono essere rilasciate dalle regioni o dalle provincie delegate.<br />

In Sicilia è valido il Decreto Assessoriale 28/04/2005 dell'Assessorato Territorio e ambiente<br />

recante criteri relativi ai progetti per la realizzazione <strong>di</strong> impianti industriali per la produzione <strong>di</strong> energia<br />

me<strong>di</strong>ante lo sfruttamento del vento.<br />

Resta valido il DPR 12/04/1996 e viene revocato il decreto 10/09/2003 n 1014.<br />

Questo decreto in<strong>di</strong>ca dettagliatamente la documentazione da presentare per l'epletamento dei<br />

proce<strong>di</strong>menti amministrativi <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> compatibilità ambientale sia nelle zone sensibili che nella<br />

altre zone.<br />

La Legge Regionale n. 32 del 23/12/2000 in<strong>di</strong>ca, all'articolo 6, che ai fini dell'applicazione<br />

dell'art. 7 della LR n. 65 del 11/04/1981 (varianti ai piani urbanistici per opere <strong>di</strong> rilevante interesse<br />

36 Proprio in queste settimane la Regione Siciliana è stata condannata a pagere indennizzi <strong>di</strong> alcune decine <strong>di</strong> milioni<br />

a società che hanno richiesto danni per mancata autorizzazione nei termini previsti dalla legge e per mancato guadagno.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 440<br />

pubblico) la produzione <strong>di</strong> energia da fonti rinnovabili è considerata <strong>di</strong> interesse pubblico e <strong>di</strong><br />

pubblica utilità, anche se non esguita dai soggetti istituzionalmente competenti.<br />

10.8 PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DELLE MACCHINE EOLICHE<br />

Potenza totale <strong>di</strong>sponibile<br />

La potenza totale <strong>di</strong>sponibile in una corrente <strong>di</strong> vento è pari al flusso <strong>di</strong> energia cinetica KE i ,<br />

ovvero<br />

Nella quale,<br />

P potenza totale, W<br />

<br />

m<br />

tot<br />

<br />

portata in massa, kg/s<br />

<br />

<br />

V<br />

Ptot<br />

m KEi<br />

m<br />

2<br />

Vi<br />

velocità del flusso incidente, m/s<br />

La portata in massa è data dalla equazione <strong>di</strong> continuità<br />

Nella quale,<br />

<br />

densità dell'aria, kg/m<br />

A sezione normale alla corrente, m<br />

Dunque,<br />

3<br />

P<br />

<br />

m AV i<br />

2<br />

tot<br />

1<br />

AV<br />

2<br />

Risulta quin<strong>di</strong> che la potenza totale <strong>di</strong>sponibile nella corrente è proporzionale al cubo della sua<br />

velocità, all'area intercettata e alla densità dell'aria incidente.<br />

10.9 ENERGIA DAL VENTO<br />

Per la progettazione <strong>di</strong> una Wind Farm è necessario conoscere la <strong>di</strong>sponibilità della risorsa eolica.<br />

L’informazione sul potenziale eolico deve essere riferita a perio<strong>di</strong> significativi (anno, stagione, anni), e<br />

non semplicemente a dati puntuali.<br />

La scelta del tipo <strong>di</strong> generatore, e della <strong>di</strong>sposizione dei generatori all’interno del parco <strong>di</strong>pende<br />

fortemente da questa analisi. Lo stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> tipo prettamente statistico: esso <strong>di</strong>pende dalla probabilità <strong>di</strong><br />

occorrenza <strong>di</strong> una certa intensità <strong>di</strong> vento nell’arco <strong>di</strong> un tempo definito.<br />

Anche la probabilità <strong>di</strong> occorrenza <strong>di</strong> eventi straor<strong>di</strong>nari dovrebbe essere presa in considerazione<br />

<br />

<br />

10.9.1 DISTRIBUZIONE DI WEIBULL<br />

Si definisce la funzione densità <strong>di</strong> probabilità p(u):<br />

La funzione cumulativa è definita da:<br />

3<br />

i<br />

2<br />

i<br />

1<br />

<br />

u u<br />

<br />

f( u) exp<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

u<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

1 exp<br />

F u<br />

u = velocità del vento<br />

= parametro <strong>di</strong> scala (anche “c” od “A”):


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 441<br />

si riferisce alla me<strong>di</strong>a, e quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>ca “quanto” un sito è ventoso<br />

= parametro <strong>di</strong> forma, a<strong>di</strong>mensionale (anche “k”): in<strong>di</strong>ca quanto le velocità tendono ad essere<br />

concentrate attorno ad un valore (peaked <strong>di</strong>stribution)<br />

<br />

<br />

<br />

Figura 555: Tipica <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> Weibull<br />

= 2 Distribuzione <strong>di</strong> Rayleigh<br />

= 1 Distribuzione esponenziale<br />

(il fatto che la <strong>di</strong>stribuzione non sia simmetrica è detto “Skeweness”)<br />

Noti e (c e k) si calcola la u più probabile:<br />

u MP<br />

La u che trasporta la max energia in (m/s)<br />

Densità <strong>di</strong> potenza in (W/m 2 )<br />

0<br />

<br />

1<br />

<br />

<br />

<br />

u MaxE<br />

1<br />

<br />

<br />

2 <br />

<br />

<br />

<br />

(m/s)<br />

1<br />

<br />

<br />

P<br />

1 3 <br />

3<br />

Pu f udu<br />

<br />

A<br />

<br />

<br />

2 <br />

Densità <strong>di</strong> energia del vento per un dato periodo T :<br />

dove la funzione è :<br />

E<br />

A<br />

1 <br />

3<br />

T<br />

2 <br />

3<br />

<br />

<br />

t<br />

x t e dt<br />

x1<br />

<br />

<br />

0<br />

10.9.2 TURBINA IDEALE<br />

In questa ipotesi ’energia <strong>di</strong>sponibile nel vento è completamente estratta e si ha che:<br />

P aumenta tra u cut-in (u I ) e u rated (u R ), e quin<strong>di</strong> resta costante fino a u cut-out (u 0 );<br />

la P a velocità nominale (Rated wind speed) è:<br />

1 3<br />

PR<br />

AVR<br />

2<br />

L’energia prodotta in tutto l’intervallo è :


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 442<br />

uR<br />

u<br />

<br />

O<br />

<br />

<br />

<br />

ETW<br />

T P u f u du T P u f u du PR<br />

f u du<br />

<br />

<br />

0<br />

uI<br />

uR<br />

<br />

e sostituendo le espressioni per P(u) = (1/2) A u 3 e P R si ottiene :<br />

u<br />

1 1<br />

R<br />

u<br />

<br />

<br />

O<br />

<br />

3 u u <br />

3 u u <br />

<br />

ETW<br />

TA u exp<br />

du uR<br />

exp<br />

du<br />

2 <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

u <br />

I<br />

<br />

u <br />

R<br />

<br />

Questo è riferito al caso ideale. L’integrale deve essere risolto con meto<strong>di</strong> numerici.<br />

10.9.3 TURBINA REALE<br />

Non è possibile estrarre tutta l’energia dal vento (il flusso dovrebbe arrestarsi completamente sul<br />

rotore). La potenza effettiva P T prodotta dalla turbina :<br />

L’energia effettivamente estraibile dal vento è dunque:<br />

u<br />

1<br />

O<br />

u<br />

<br />

<br />

R<br />

3 2 u u<br />

<br />

ETA T PT uf udu TPR<br />

a1u a2u a3u a4 exp<br />

du<br />

<br />

<br />

uI<br />

u<br />

<br />

I<br />

<br />

10.9.4 SINTESI DELLE CARATTERISTICHE ANEMOLOGICHE DEL SITO:<br />

La velocità del vento è stata misurata da due anemometri posti a 15 m e 30 m <strong>di</strong><br />

altezza dal terreno. Si raggruppano i dati <strong>di</strong> uno degli anemometri in classi <strong>di</strong> velocità e per<br />

ciascuna si in<strong>di</strong>ca il numero <strong>di</strong> ore per le quali il vento ha quella velocità. Per esempio a 15<br />

metri <strong>di</strong> altezza, per la classe <strong>di</strong> 5 m/s, le velocità comprese fra 4.5 m/s e 5.5 m/s hanno<br />

una frequenza <strong>di</strong> 1366 ore/anno.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 443


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 444<br />

Per ciascuna classe <strong>di</strong> velocità si calcola il parametro alfa che è un in<strong>di</strong>ce della rugosità<br />

de terreno.<br />

Per il calcolo della velocità del vento a <strong>di</strong>verse quote si utilizza il valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> alfa e<br />

la relazione seguente:<br />

Così facendo si ottiene una nuova <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> frequenza, ovviamente<br />

caratterizzata da una velocità me<strong>di</strong>a del vento più alta, ma con un numero <strong>di</strong> ore pari a<br />

quelle della <strong>di</strong>stribuzione a 15 metri <strong>di</strong> altezza e con velocità del vento non intere e superiori<br />

a quelle in<strong>di</strong>cate dalla classe <strong>di</strong> velocità. Per trovare qual'è il numero <strong>di</strong> ore corrispondente a<br />

un valore <strong>di</strong> velocità del vento intero si può procedere graficamente, oppure si esprime la<br />

<strong>di</strong>stribuzione tramite la funzione <strong>di</strong> Weibull la quale consente, data la velocità, <strong>di</strong> risalire al<br />

valore <strong>di</strong> frequenza cumulativa in modo matematico.<br />

I parametri A e k vengono calcolati a partire dai dati che descrivono la curva <strong>di</strong><br />

frequenza che ci interessa (quella ad altezza torre).<br />

Diagrammando y(x) si ottiene una retta. L’equazione caratteristica della retta è<br />

Una volta ricavati i valori <strong>di</strong> m e y0, A e k sono automaticamente noti.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 445<br />

Per ciascuna classe <strong>di</strong> velocità si calcola Fw utilizzando la funzione <strong>di</strong> Weibull. Fw<br />

rappresenta la frequenza relativa cumulativa, ovvero per quante ore/anno la velocità del<br />

vento è minore o uguale al valore “u” utilizzato. La frequenza relativa (fw) viene calcolata<br />

facendo la <strong>di</strong>fferenza fra due valori consecutivi <strong>di</strong> Fw.<br />

Volendo esprimere queste <strong>di</strong>stribuzioni in termini <strong>di</strong> ore/anno piuttosto che in termini<br />

relativi occorre moltiplicare Fw o fw per il numero <strong>di</strong> ore dell’anno (8760).Nei due grafici<br />

seguenti si in<strong>di</strong>cano con le lettere minuscole le <strong>di</strong>stribuzioni non cumulative, e con le lettere<br />

maiuscole le <strong>di</strong>stribuzioni cumulative.<br />

L’assenza del pe<strong>di</strong>ce in<strong>di</strong>ca che ci si riferisce ai dati anemometrici presi a 15 metri <strong>di</strong><br />

altezza, mentre il pe<strong>di</strong>ce w in<strong>di</strong>ca che sono i dati relativi all’altezza <strong>di</strong> installazione del mozzo<br />

della turbina (71 metri).<br />

La velocità me<strong>di</strong>a del vento a 15 m <strong>di</strong> altezza è <strong>di</strong> 5.46 m/s, mentre a 74 m è <strong>di</strong> 7.66<br />

m/s, come mostrato dai calcoli nelle tabelle seguenti<br />

Al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare la migliore <strong>di</strong>sposizione reciproca delle turbine del parco eolico è<br />

importante conoscere la <strong>di</strong>rezione dominante del vento. Le turbine verranno <strong>di</strong>sposte<br />

evitando che si trovino una <strong>di</strong>etro l’altra <strong>secondo</strong> la <strong>di</strong>rezione dominante del vento.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 446<br />

10.9.5 VALUTAZIONE DELLA PRODUZIONE ANNUA DI ENERGIA:<br />

La potenza erogata dall’aerogeneratore <strong>di</strong>pende ovviamente dalla velocità del vento,<br />

ovvero dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> energia del flusso che lo investe, e dalle sue caratteristiche<br />

tecniche. Il costruttore fornisce, sotto forma <strong>di</strong> tabella o grafico, la curva <strong>di</strong> potenza della<br />

turbina eolica. Il grafico mostra le curve <strong>di</strong> potenza <strong>di</strong> due turbine eoliche Gamesa <strong>di</strong> pari<br />

potenza (850 kW) con <strong>di</strong>verso <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> rotore (52 m e 58 m). Si osserva che la turbina<br />

con <strong>di</strong>ametro maggiore ha una velocità <strong>di</strong> cut-in più bassa, raggiunge la potenza nominale<br />

per una velocità del vento minore, ma ha una velocità <strong>di</strong> cut-off più bassa.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 447<br />

L’energia prodotta dall’aerogeneratore si calcola, per ciascuna classe <strong>di</strong> velocità,<br />

moltiplicando il numero <strong>di</strong> ore per la potenza elettrica erogata. Si ottiene quin<strong>di</strong> l’energia<br />

elettrica per ogni classe <strong>di</strong> velocità. Sommando tutti questi valori, e moltiplicando per il<br />

fattore <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità della turbina si ottiene l’energia prodotta complessivamente in un<br />

anno.<br />

Qualora la turbina non sia in posizione isolata, ma sia installata in un parco eolico <strong>di</strong> N<br />

turbine, la produzione complessiva <strong>di</strong> energia è inferiore a N volte quella della turbina<br />

isolata, perché il flusso d’aria a <strong>di</strong>sposizione delle turbine retrostanti è impoverito <strong>di</strong> energia<br />

dalle altre turbine. L’energia complessiva prodotta va quin<strong>di</strong> corretta con un fattore detto<br />

“ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> schiera” che <strong>di</strong>pende ovviamente dalla <strong>di</strong>stanza reciproca fra le macchine.<br />

La curva <strong>di</strong> potenza si riferisce a una densità dell’aria <strong>di</strong> 1,225 kg/m3 (cioè T0 = 15°C<br />

e p0 = 1 atm). Se l’installazione avviene in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>verse la potenza erogata e <strong>di</strong><br />

conseguenza l’energia prodotta sarà <strong>di</strong>versa.<br />

In definitiva, tenendo conto <strong>di</strong> quanto detto, l’energia prodotta sarà:<br />

N è il numero <strong>di</strong> macchine eoliche ES è l’energia prodotta da una singola macchina<br />

installata isolata ηSCH è il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> schiera, e <strong>di</strong>pende dalla <strong>di</strong>sposizione delle<br />

macchine fDISP è il fattore <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità (la macchina può essere non <strong>di</strong>sponibile, per<br />

esempio se sotto manutenzione).<br />

10.9.6 - VALUTAZIONE DEL COSTO DI INVESTIMENTO:<br />

Il costo dell’investimento è valutato a partire dai dati statistici dei costi <strong>di</strong> impianti<br />

simili già realizzati. Il costo complessivo è <strong>di</strong> circa 1200 €/kW, a conferma della corretta<br />

della valutazione.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 448<br />

10.9.7 - VALUTAZIONE DEI FLUSSI DI CASSA ANNUI:<br />

I flussi <strong>di</strong> cassa sono calcolati come Ricavi-Costi. I ricavi derivano dalla ven<strong>di</strong>ta<br />

dell’energia, e dalla ven<strong>di</strong>ta dei certificati ver<strong>di</strong> per i primi 15 anni. I costi sono quelli relativi<br />

alla gestione e manutenzione dell’impianto, e la rata del mutuo per i primi 10 anni.<br />

10.9.8 - VALUTAZIONE DELLA REDDITIVITÀ DELL’INVESTIMENTO:<br />

Per l’impianto considerato (20 turbine a 850 kW per un totale <strong>di</strong> 17 MW, torre <strong>di</strong> 74<br />

m, finanziato al 100% con interesse del 7% sul capitale residuo) si ha un flusso <strong>di</strong> cassa<br />

positivo fin dal primo anno <strong>di</strong> circa 7,5 milioni <strong>di</strong> € all’anno a fronte <strong>di</strong> un investimento <strong>di</strong><br />

22 milioni <strong>di</strong> €.<br />

I flussi <strong>di</strong> cassa vanno a salire fino al decimo anno perché <strong>di</strong>minuisce il costo degli<br />

interessi sul capitale residuo.<br />

Dall’un<strong>di</strong>cesimo anno non c’è più da pagare rata del finanziamento. Dopo il<br />

quin<strong>di</strong>cesimo anno non si hanno più i certificati ver<strong>di</strong>. La scelta dell’altezza <strong>di</strong> torre e del<br />

<strong>di</strong>ametro del rotore è stata eseguita ricercando il massimo valore attuale netto (VAN).


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 449


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 450<br />

10.9.9 SINTESI DELL’IMPATTO AMBIENTALE:<br />

Al pari <strong>di</strong> qualsiasi altra attività umana, anche la produzione <strong>di</strong> energia da fonti<br />

rinnovabili determina un inevitabile impatto ambientale. Alcuni ambientalisti sostengono<br />

che i generatori eolici abbiano un impatto paesaggistico troppo elevato.<br />

La sentenza n.150/2005 del TAR <strong>di</strong> Sicilia recita: “La tutela del paesaggio non è l’unica<br />

costituzionalmente rilevante; pari considerazione rivestono la tutela dell’ambiente e la<br />

tutela della salute.”<br />

Esistono precisi accor<strong>di</strong> (ANEV-Legambiente) atti a ridurre, evitare o mitigare gli<br />

impatti negativi: rispetto della <strong>di</strong>stanza minima tra gli aerogeneratori, limitazione della<br />

realizzazione <strong>di</strong> nuove strade, interramento dei cavi elettrici <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a e bassa tensione,<br />

riduzione dell’effetto “selva”, utilizzo <strong>di</strong> soluzioni cromatiche neutre e vernici antiriflettenti,<br />

ecc. ecc.<br />

OCCUPAZIONE DEL TERRITORIO:<br />

Gli aerogeneratori e le opere a supporto (cabine elettriche, strade) occupano solamente<br />

il 2-3% del territorio necessario per la costruzione <strong>di</strong> un impianto. È importante notare che<br />

nelle windfarm, a <strong>di</strong>fferenza delle centrali elettriche convenzionali, la parte del territorio non<br />

occupata dalle macchine può essere impiegata per l’agricoltura e la pastorizia.<br />

IMPATTO VISIVO:<br />

Gli aerogeneratori per le loro gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni sono visibili in ogni contesto ove<br />

vengano<br />

inseriti.<br />

Una progettazione accurata della forma e del colore dei componenti consente <strong>di</strong> inserire<br />

l’impianto eolico tutelando e valorizzando il paesaggio. A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> qualche chilometro già<br />

si confondono nello skyline.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 451<br />

Parco eolico <strong>di</strong> Ulassai (NU): 42 aerogeneratori Vestas da 2 MW, per un totale <strong>di</strong> 72 MW. La produzione annua dell'intero parco è<br />

<strong>di</strong> circa 150 GWh, equivalente al consumo <strong>di</strong> 36 mila famiglie.<br />

RUMORE:<br />

Il rumore che emette un aerogeneratore viene causato dall’attrito delle pale con l’aria e<br />

dal moltiplicatore <strong>di</strong> giri. Questo rumore può essere smorzato migliorando l’inclinazione<br />

delle pale e la loro conformazione, e la struttura e l’isolamento acustico della navicella. Il<br />

rumore proveniente da un aerogeneratore deve essere inferiore ai 45 decibel in prossimità<br />

delle vicine abitazioni 37 . Tale valore corrisponde ad una conversazione a bassa voce.<br />

I moderni aerogeneratori sod<strong>di</strong>sfano questa richiesta a partire da <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> 150/180<br />

metri.<br />

37 In realtà oltre alla rumorosità esterna va considerata anche la rumorosità interna qualora siano interessate<br />

abitazioni civili. In questo caso il rumore <strong>di</strong>fferenziale (totale meno il fondo) non deve superare 5 dB <strong>di</strong> giorno e 3 dB <strong>di</strong><br />

notte, ai sensi del DM 12/95.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 452<br />

EFFETTI SULLA FLORA E SULLA FAUNA:<br />

Si manifestano prevalentemente durante la costruzione del parco eolico con un<br />

momentaneo allontanamento degli animali. Tali effetti si possono mitigare evitando i lavori<br />

notturni e la circolazione <strong>di</strong> persone e veicoli al <strong>di</strong> fuori dell’area strettamente necessaria alla<br />

realizzazione del progetto. Durante il funzionamento dell’impianto il numero <strong>di</strong> uccelli che<br />

muoiono a causa dell’impatto con l’aerogeneratore è inferiore a quello dovuto al traffico<br />

automobilistico sulle strade. Stu<strong>di</strong> col radar nel sito <strong>di</strong> Tjaereborg (Dk) in<strong>di</strong>cano che gli<br />

uccelli evitano i mulini spostandosi 100-200 metri prima delle eliche.<br />

EMISSIONI EVITATE:<br />

L’utilizzo dell’energia eolica consente <strong>di</strong> evitare l’immissione nell’atmosfera delle<br />

sostanze inquinanti e dei gas serra prodotti dalle centrali convenzionali.<br />

Una centrale elettrica convenzionale consuma me<strong>di</strong>amente 360 g/kWh <strong>di</strong> carbone ed<br />

emette:<br />

CO2: 880 g/kWh<br />

SOX 1,4 g/kWh<br />

NOX: 0,7 g/kWh<br />

La produzione attesa <strong>di</strong> questo impianto eolico pari a 60700 MWh/a (pari al consumo<br />

<strong>di</strong> 15000 famiglie) e consente <strong>di</strong> risparmiare ogni anno 22 mila tonnellate <strong>di</strong> carbone ed evita<br />

l’emissione in atmosfera <strong>di</strong>:<br />

53 mila tonnellate <strong>di</strong> CO2<br />

85 tonnellate <strong>di</strong> SOX<br />

43 tonnellate <strong>di</strong> NOX<br />

10.9.10 RENDIMENTO DELLA MACCHINA (WIND TURBINE EFFICIENCY)<br />

Rapporto tra E reale (E TA ) e E ideale (E TW ): (in accordo con la teoria <strong>di</strong> Betz (ve<strong>di</strong> più avanti), non<br />

può superare 0.59)<br />

ETA<br />

<br />

E<br />

CAPACITY FACTOR C F<br />

Rapporto tra l’energia reale estratta in un dato periodo e quella che si avrebbe facendo lavorare la<br />

turbina alla potenza nominale per lo stesso arco <strong>di</strong> tempo (con E TR = TP R )<br />

u<br />

1 1<br />

R<br />

u<br />

<br />

<br />

O<br />

ETA<br />

3 2 u u u u <br />

CF<br />

a1u a2u a3u a4 exp du exp du<br />

E<br />

TR<br />

<br />

<br />

<br />

u <br />

I<br />

u <br />

R<br />

<br />

AVAILABILITY FACTOR A F<br />

Misura della percentuale <strong>di</strong> tempo in cui la turbina è operativa :<br />

u<br />

1<br />

<br />

O<br />

u u<br />

<br />

AF PuI u uO<br />

exp<br />

du<br />

<br />

<br />

u <br />

I<br />

<br />

TW<br />

A F aumenta al <strong>di</strong>minuire della velocità <strong>di</strong> Cut-in e al crescere <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Cut-out e <strong>di</strong> quella me<strong>di</strong>a.<br />

Considerare separatamente ren<strong>di</strong>mento e coefficienti C F ed A F porterebbe a considerazioni erronee:<br />

è possibile avere un elevato A F ma con basso ren<strong>di</strong>mento elettrico della macchina e viceversa.<br />

Il giusto approccio consiste quin<strong>di</strong> nel valutare nel loro complesso i parametri, così da ottimizzare<br />

il più possibile lo sfruttamento delle risorse con il minor costo.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 453<br />

La maggiore energia nel vento si trova a velocità superiori a quella me<strong>di</strong>a, ve<strong>di</strong> Figura 556 per la<br />

quale si hanno i valori:<br />

Me<strong>di</strong>a (7 m/s)<br />

Me<strong>di</strong>ana (linea nera, 6.6 m/s)<br />

Moda (5.5 m/s)<br />

Figura 556: Utilizzo dell’energia eolica<br />

Figura 557: Distribuzione <strong>di</strong> Weibull e utilizzo dell’energia eolica


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 454<br />

Figura 558: Distribuzione del vento a Taiwan<br />

Tabella 71: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’energia eolica<br />

10.10 POTENZA MASSIMA UTILIZZABILE (TEORIA DI BETZ)<br />

Consideriamo una macchina ad asse orizzontale con girante tipo elica (la turbina eolica<br />

attualmente del tipo più comune).<br />

Assumiamo che la girante della turbina abbia uno spessore a-,b che la pressione e la velocità del<br />

vento incidente, sufficientemente lontano dalla turbina, siano P i e V i , e che all'uscita la pressione e la<br />

velocità del vento, <strong>di</strong> nuovo sufficientemente lontano dalla macchina, siano, rispettivamente, P e e V e .<br />

La velocità V e risulterà inferiore a V i poiché energia cinetica è stata estratta dalla turbina dalla corrente.<br />

Si assume un modello mono-<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> un rotore ideale. Il rotore è un <strong>di</strong>sco permeabile;<br />

Ideale (nessun attrito, nessuna componente rotazionale).<br />

Il rotore rallenta il flusso da V 0 (upstream) ad u (nel piano del rotore) e quin<strong>di</strong> u 1 (downstream). Le<br />

linee <strong>di</strong> flusso <strong>di</strong>vergono.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 455<br />

Figura 559: Frontespizio della pubblicazione <strong>di</strong> Betz<br />

Figura 560: Ipotesi <strong>di</strong> Betz<br />

Considerando l'aria incidente compresa fra i ed a come un sistema termo<strong>di</strong>namico, ed assumendo<br />

costante la sua densità (una approssimazione valida poiché pressione e temperatura variano poco<br />

rispetto ai valori iniziali, dell'ambiente), nell'ipotesi che non vi siano variazioni nell'energia potenziale e<br />

che non vi sia cessione o estrazione <strong>di</strong> lavoro e calore (fra i ed a) l'equazione della conservazione della<br />

energia si può scrivere come<br />

Analogamente, per la regione <strong>di</strong> uscita b-e:<br />

V V<br />

Pi<br />

<br />

2 2<br />

2 2<br />

i<br />

a<br />

Pa<br />

<br />

V V<br />

Pe<br />

<br />

2 2<br />

2 2<br />

e<br />

b<br />

Pb


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 456<br />

La velocità del vento attraverso la turbina <strong>di</strong>minuisce da a a b, poiché parte della sua energia<br />

cinetica è convertita in lavoro. La velocità del vento non decresce bruscamente, ma gradualmente,<br />

passando dal valore V i <strong>di</strong> avvicinamento al valore V a e poi raggiungendo il valore V e . Dunque V i > V a<br />

e V b >V e , conseguentemente P a > P i e P b < P e ; cioè la pressione del vento cresce quando esso si<br />

avvicina alla macchina e cresce quando si allontana da essa.<br />

Combinando le equazioni precedenti si ottiene<br />

2 2 2 2<br />

Vi Va Ve Vb<br />

Pa Pb ( Pi ) ( Pe<br />

)<br />

2 2<br />

E' ragionevole assumere che lontano dalla girante, in e, la pressione del vento ritorni uguale alla<br />

pressione ambiente, ovvero<br />

P P<br />

e<br />

e che la velocità all'interno della girante, V t , possa essere ritenuta in prima approssimazione<br />

costante (l'ampiezza della pala a-b è piccola rispetto alla <strong>di</strong>stanza totale considerata), cosi che<br />

V V V<br />

t a b<br />

La combinazione delle equazioni delle precedenti tre equazioni fornisce<br />

2 2<br />

Vi<br />

Ve<br />

Pa<br />

Pb<br />

( )<br />

2<br />

La forza assiale F x , nella <strong>di</strong>rezione della corrente, sulla ruota, <strong>di</strong> sezione A perpen<strong>di</strong>colare al<br />

flusso, è data dalla<br />

2 2<br />

Vi<br />

Ve<br />

Fx ( Pa Pb<br />

) A A( )<br />

2<br />

Questa forza è anche uguale alla variazione della quantità <strong>di</strong> moto della corrente<br />

<br />

( mV)<br />

<br />

m AV<br />

t<br />

F AV ( V V<br />

)<br />

x t i e<br />

Dalle precedenti equazioni si ottiene:<br />

1<br />

Vt ( Vi Ve<br />

)<br />

2<br />

Si consideri ora il sistema globale delimitato dalle sezioni i ed e. Le variazioni <strong>di</strong> energia potenziale<br />

sono, come prima, nulle, così come le variazioni <strong>di</strong> energia interna (T i = T e ) e l'energia <strong>di</strong> pulsione<br />

(P i / = P e /); non c'è calore aggiunto od estratto dal sistema. La conservazione della energia fornisce<br />

allora il lavoro W<br />

V<br />

W KE KE <br />

La potenza P si calcola poi come flusso <strong>di</strong> lavoro<br />

i<br />

e<br />

i<br />

V<br />

2<br />

2 2<br />

i e<br />

2 2<br />

Vi<br />

Ve<br />

1<br />

P m AV V V<br />

2 2<br />

2 2<br />

t<br />

(<br />

i e<br />

)<br />

Dalla equazione della V t si ottiene:<br />

1<br />

2 2<br />

P A( Vi Ve )( Vi Ve<br />

)<br />

4


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 457<br />

1 3<br />

L'equazione precedente si semplifica nella equazione Ptot<br />

AVi<br />

per P = P tot , quando V t =<br />

2<br />

V i e V e sono eguali a 0; cioè quando il vento si arresta completamente a valle della turbina. Ciò,<br />

ovviamente, è impossibile poiché il vento non si può accumulare all'uscita dalla turbina. Esiste un<br />

valore ottimale della velocità <strong>di</strong> uscita V e,opt in corrispondenza della quale si ha una massima potenza<br />

P max , ottenibile <strong>di</strong>fferenziando P nella equazione precedente rispetto a V e per un dato V i ed<br />

eguagliando a zero la derivata.<br />

2 2<br />

3V 2VV V<br />

0<br />

e i e i<br />

La ra<strong>di</strong>ce positiva V e che risolve la precedente equazione da V e,opt<br />

1<br />

Ve , opt<br />

Vi<br />

3<br />

Dall'equazione<br />

1<br />

P A V V V V<br />

4<br />

2 2<br />

(<br />

i<br />

<br />

e)( i<br />

<br />

e<br />

) si ottiene poi P max<br />

8<br />

27<br />

3<br />

Pmax<br />

AV i<br />

Il ren<strong>di</strong>mento (o coefficiente <strong>di</strong> potenza) ideale, massimo, teorico max <strong>di</strong> una turbina eolica si può<br />

valutare come rapporto fra la potenza massima ottenibile e quella <strong>di</strong>sponibile:<br />

Pmax 8 16<br />

2 0.5926<br />

P 27 27<br />

tot<br />

In altre parole, una turbina eolica e' in grado, al massimo, <strong>di</strong> convertire non più <strong>di</strong> circa il 60%<br />

della potenza totale <strong>di</strong>sponibile nella corrente.<br />

La Potenza è a<strong>di</strong>mensionalizzata rispetto a P avail e si definisce il “Power Coefficient C P ”:<br />

C p = P / [ (1/2) r V 0<br />

3 A]<br />

In modo analogo, si definisce il “Thrust Coefficient C T ”:<br />

C T = T / [ (1/2) V 0<br />

2 A]<br />

Inserendo le equazioni P, T = f(a, , V 0 , A) precedentemente in<strong>di</strong>viduate nelle espressioni<br />

definite per C P e C T :<br />

C P = 4a (1 – a) 2<br />

C T = 4a (1 – a)<br />

Differenziando C P rispetto ad a si ricava:<br />

(dC P / da) = 4 (1-a) (1-3a)<br />

C pmax = 16/27 per a = 1/3<br />

Si è dunque ricavato il massimo teorico C P =16/27<br />

per a=1/3 (detto Limite <strong>di</strong> Betz), valido<br />

per una turbina ideale ad asse orizzontale<br />

per a < 0.4<br />

per a > 0.4 il salto (V 0 - u 1 ) è grande a sufficienza da formare vortici che trasportano QdM dal<br />

flusso esterno nella scia (turbulent wake state), e quin<strong>di</strong> la teoria semplice della QdM non è più<br />

valida


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 458<br />

10.11 POTENZA REALE<br />

Figura 561: Distribuzione dei coefficienti C T e C P<br />

Lungo le pale <strong>di</strong> una turbina eolica la velocità periferica varia sensibilmente dalla base all'apice<br />

così che le pale sono spesso svergolate.<br />

Il coefficiente massimo <strong>di</strong> potenza 0,5926 assume con<strong>di</strong>zioni uniformi lungo tutta la pala.<br />

Un calcolo più rigoroso della potenza estratta dalla turbina mostra che il coefficiente <strong>di</strong> portata<br />

ideale <strong>di</strong>pende dal rapporto velocità periferica (all'apice della pala)/velocità del vento e raggiunge il<br />

valore <strong>di</strong> 0.6 solo quando la velocità periferica è circa 6-7 volte la velocità del vento.<br />

Come detto, il massimo teorico C P =16/27 per a=1/3 (detto Limite <strong>di</strong> Betz) è valido:<br />

- per una turbina ideale ad asse orizzontale per a < 0.4<br />

- per a > 0.4 il salto (V 0 - u 1 ) è grande a sufficienza da formare vortici che trasportano QdM dal<br />

flusso esterno nella scia (turbulent wake state), e quin<strong>di</strong> la teoria semplice della QdM non è più valida.<br />

Figura 562: Distribuzione dei filetti nel mulino reale


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 459<br />

Figura 563: Distribuzione dei regimi <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una turbina reale<br />

10.12 CONVERSIONE DELLA ENERGIA DEL VENTO<br />

La velocità del vento oltre che variare da luogo a luogo subisce anche notevoli variazioni locali<br />

nel tempo. L'analisi della possibile conversione della energia cinetica del vento in energia elettrica (kWh<br />

utili) deve iniziare dunque da una analisi statistica delle velocità locali del vento (tenendo anche conto<br />

della variazione della velocità me<strong>di</strong>a con l'altezza, così da avere la velocità al mozzo della turbina); dalla<br />

integrazione delle potenze su successivi intervalli <strong>di</strong> tempo e dal fattore <strong>di</strong> carico della macchina.<br />

Ad esempio, una macchina da 100 kW nominali nell'anno potrebbe produrre 8.76 10 5 kWh, e<br />

si tenga presente che questi 100 kW massimi <strong>di</strong> progetto sono solo una frazione della energia cinetica<br />

del vento (tipicamente il 40%, tenendo conto del limite <strong>di</strong> Betz e del ren<strong>di</strong>mento della macchina).<br />

A seconda delle caratteristiche del luogo considerato poi una turbina eolica può funzionare<br />

me<strong>di</strong>amente alla potenza massima solo per una ben determinata frazione del tempo (tipicamente per il<br />

30%), con una <strong>di</strong>sponibilità del 90-95%: il fattore <strong>di</strong> carico sarà dunque pari a 0.3 0.95 = 28.5% e<br />

l'energia effettivamente prodotta 2.5 10 5 kWh.<br />

Le prestazioni <strong>di</strong> un aeromotore vengono sintetizzate me<strong>di</strong>ante una curva che rappresenta<br />

l'andamento della potenza resa (in or<strong>di</strong>nata) in funzione della velocità del vento (in ascissa).<br />

Per l'aerogeneratore viene considerata la potenza elettrica resa ai morsetti. Si definisce come<br />

velocità del vento <strong>di</strong> "avviamento" ("iniziale", o <strong>di</strong> "start-up") la minima velocità alla quale la macchina<br />

inizia a ruotare (valore tipico: 5 m/s).<br />

Si definisce invece velocità del vento <strong>di</strong> "inserimento" o <strong>di</strong> generazione ("cut-in") la minima<br />

velocità per cui l'aerogeneratore inizia ad erogare energia elettrica. Corrisponde <strong>di</strong> solito all'inserzione<br />

della macchina in rete.<br />

La velocità del vento "nominale" ("rated") è in genere la minima velocità del vento che da la<br />

potenza resa corrispondente al massimo ren<strong>di</strong>mento aero<strong>di</strong>namico del rotore (potenza nominale)<br />

(valore tipico: 9-12 m/s).<br />

La velocità del vento <strong>di</strong> "fuori servizio" (o <strong>di</strong> "stacco" o <strong>di</strong> "cut-out") è la velocità alla quale la<br />

macchina viene staccata dalla rete, provocando l'intervento delle protezioni contro le sovra-velocità<br />

Infine la velocità del vento al limite della resistenza è la massima velocità che una macchina può<br />

sopportare senza danno.<br />

Per un aerogeneratore ideale la curva potenza-velocità del vento mostra una potenza che cresce<br />

dalla velocità <strong>di</strong> "cut-in" a quella nominale e poi si mantiene costante fino alla velocità <strong>di</strong> "cut-out".


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 460<br />

Quest'ultimo fatto è dovuto alla necessità <strong>di</strong> evitare che la macchina elettrica venga sovraccaricata<br />

oppure che si scelga un generatore sovra<strong>di</strong>mensionato, le cui possibilità verrebbero poi sfruttate per un<br />

tempo assai ridotto.<br />

Nelle macchine reali questa curva è realizzata me<strong>di</strong>ante la regolazione continua (meccanica) del<br />

passo ("pitch regulation"), che consente, una volta raggiunta la potenza massima, <strong>di</strong> 'sfiorare' la potenza in<br />

eccesso fornita dal vento. Quando la velocità del vento raggiunge il valore <strong>di</strong> "stacco" le pale entrano in<br />

stallo.<br />

10.13 CARATTERISTICHE DEL VENTO<br />

La potenza del vento è proporzionale al cubo della sua velocità ed è quin<strong>di</strong> essenziale conoscerne<br />

con precisione le caratteristiche se si vuole realisticamente prevedere le prestazioni <strong>di</strong> un aeromotore.<br />

Le più elevate velocità del vento si incontrano sulle creste montuose, sulle coste e nel mare aperto (o in<br />

vicinanza dei gran<strong>di</strong> laghi). I parametri del vento che servono per un corretto <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> una<br />

turbina eolica sono: le velocità me<strong>di</strong>e, le variazioni istantanee (raffiche), giornaliere ed annuali, la<br />

variazione con l'altitu<strong>di</strong>ne e le <strong>di</strong>rezioni prevalenti: caratteristiche strettamente <strong>di</strong>pendenti dal sito che si<br />

considera e che possono venire raccolte solo dopo anni <strong>di</strong> indagini statistiche e misure.<br />

Di solito la velocità locale manifesta notevoli fluttuazioni nel tempo (v. per esempio la Figure 1.2)<br />

e la velocità istantanea V può essere descritta sommando ad un valore me<strong>di</strong>o V m una componete<br />

fluttuante nel tempo v:<br />

V V v<br />

La velocità me<strong>di</strong>a V m tipicamente viene determinata su prefissati intervalli temporali (10 minuti,<br />

per esempio).<br />

Tu<br />

m<br />

2<br />

2<br />

v 1 1 T <br />

2<br />

v dt<br />

Vm<br />

Vm<br />

T<br />

<br />

0<br />

La fluttuazione del flusso viene solitamente espressa con riferimento alla ra<strong>di</strong>ce quadrata della<br />

me<strong>di</strong>a del quadrato delle componenti turbolente della velocità istantanea:<br />

Per terreni ad elevata rugosità (con alberi ed e<strong>di</strong>fici) l'intensità della turbolenza solitamente varia<br />

fra 0.15-0.2; per terreni lisci tipicamente 0.1.<br />

La velocità del vento sulla superficie del terreno è nulla (a causa dell'attrito fra aria e terreno);<br />

cresce poi rapidamente con l'altezza, tipicamente sino a circa 2 km, dopo <strong>di</strong> che il gra<strong>di</strong>ente verticale <strong>di</strong><br />

velocità praticamente si annulla.<br />

La variazione verticale della velocità del vento viene <strong>di</strong> solito descritta con funzioni esponenziali<br />

del tipo<br />

<br />

<br />

z <br />

V ( z) Vr<br />

<br />

z<br />

r <br />

Nella quale z rappresenta l'altezza dal suolo, V r la velocità del vento alla quota <strong>di</strong> riferimento z r ,<br />

V(z) la velocità me<strong>di</strong>a alla quota z. Il parametro <strong>di</strong>pende dalla rugosità locale (un valore tipico può<br />

essere 0.1). Si veda in proposito la Tabella seguente.<br />

Tipo del terreno Classe <strong>di</strong> Esponent<br />

rugosità<br />

e <br />

Gran<strong>di</strong> superfici acquatiche 0 0.01<br />

Terreni aperti con pochi ostacoli 1 0.12<br />

Terreni agricoli con e<strong>di</strong>fici e barriere (<strong>di</strong> protezione, 2 0.16<br />

siepi, ecc.)<br />

Aree agricole con molti alberi, boschi e paesi 3 0.28<br />

Figura 564: Parametro


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 461<br />

L'istogramma da la probabilità (calcolata sulle rilevazioni in <strong>di</strong>versi anni) che si presenti una<br />

determinata velocità compresa fra V e V+V (nel caso <strong>di</strong> Figura V=1 m/s). Ad esempio, la<br />

probabilità che il vento abbia velocità compresa fra 4.5 e 5.5 m/s è 0.104 ovvero (0.104 8760)=910<br />

ore/anno.<br />

Diagrammi simili (della "<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> frequenza") sono <strong>di</strong>sponibili a livello annuale, stagionale<br />

o mensile e presentano tutti una caratteristica forma a campana con asimmetria a sinistra (tipica<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> Weibull e Rayleigh).<br />

La "<strong>di</strong>stribuzione cumulata della frequenza", detta anche "curva <strong>di</strong> durata", viene poi ottenuta dalla<br />

precedente <strong>di</strong>stribuzione in modo da poter valutare (ad esempio in termini <strong>di</strong> ore/anno) il numero delle<br />

ore nelle quali una determinata velocità viene ecceduta.<br />

10.14 AERODINAMICA DEL PROFILO<br />

Si definiscono due coefficienti<br />

Lift Coeff. C L : C L = L / [ 0.5 V <br />

2 c]<br />

Drag Coeff. C D : C D = D / [ 0.5 V <br />

2 c]<br />

c è la corda del profilo, la densità.<br />

In un profilo per uso aeronautico, L/D deve essere massimizzato.<br />

L è la forza che si oppone alla gravità (maggiore L, maggiore il carico (payload) trasportabile)<br />

D è bilanciato dalla spinta del propulsore<br />

E’ inoltre definito un terzo coefficiente<br />

Moment Coeff. C M : C M = M / [ 0.5 V 2 c]<br />

M agisce circa ad ¼ della corda dal lea<strong>di</strong>ng edge. Il momento è positivo se il profilo ruota in senso<br />

orario (nose up).<br />

Figura 565: Definizione del Lift e del Drag<br />

Figura 566: Forze agenti sulle pale


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 462<br />

SPIEGAZIONE DEL LIFT:<br />

La forma del profilo forza il flusso a curvare attorno alla geometria. Un gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> pressione è<br />

necessario per curvare le linee <strong>di</strong> flusso.<br />

Nella parte superiore del profilo si ha una p < p atm , mentre in quella inferiore p > p atm .<br />

Profilo allineato al flusso SL (Strato Limite) non separato. La resistenza è principalmente<br />

causata dall’attrito con l’aria.<br />

In generale, C L , C D e C M = f(, Re, Ma) con:<br />

= ang.<strong>di</strong> attacco (tra corda e V )<br />

Re = c V / (Re basato su corda e V )<br />

<br />

Ma = V / a (a = velocità del suono)<br />

Per turbine eoliche si hanno C L , C D e C M = f(, Re)<br />

Figura 567: Il Lift<br />

DRAG<br />

Figura 568: Rappresentazione vettoriale delle forze agenti sulla pala<br />

Risulta:<br />

P = D v r


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 463<br />

dove v r = (v w – v). Dalla definizione del coeff. C D si ha:<br />

da cui risulta una Potenza pari a:<br />

D = C D (/2) (v w – v) 2 A,<br />

P = C D (/2) (v w – v) 2 A v r<br />

Esprimendo la P in rapporto a quella contenuta nella corrente d’aria<br />

C P = P / P 0 = [C D (/2) (v w – v) 2 A v r ] / [(/2) v w<br />

3 A ]<br />

In modo analogo a quanto fatto in precedenza, si trova C Pmax per v/v w = 1/3<br />

C Pmax = (4/27) C D<br />

Dato che CD <strong>di</strong>fficilmente supera il valore <strong>di</strong> 1.3, si ha<br />

C Pmax 0.2<br />

Quin<strong>di</strong>, si raggiunge circa solo un terzo del valore 0.593. C L aumenta linearmente con , con<br />

pendenza pari a circa 2/rad, fino ad un max, dove il profilo “stalla” e C L <strong>di</strong>minuisce rapidamente. Per<br />

piccoli angoli <strong>di</strong> attacco, C D è circa costante, ma poi aumenta rapidamente.<br />

Figura 569: La forza Drag


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 464<br />

La <strong>di</strong>pendenza da Re <strong>di</strong>venta sempre meno significativa oltre un certo valore. Questa <strong>di</strong>pendenza<br />

è correlata al punto in cui avviene la transizione SL laminare – SL turbolento.<br />

Il comportamento allo stallo <strong>di</strong>pende dalla geometria. Profili molto fini, con lea<strong>di</strong>ng edge molto<br />

stretto, tendono ad andare in stallo in modo più improvviso <strong>di</strong> quelli con grosso spessore.<br />

Questo <strong>di</strong>pende da come lo SL si separa sul lato superiore del profilo: se la separazione avviene in<br />

modo morbido dal trailing edge all’aumentare dell’angolo <strong>di</strong> attacco soft stall.<br />

Se la separazione avviene sul lea<strong>di</strong>ng edge, l’intero SL può separarsi istantaneamente con per<strong>di</strong>ta<br />

imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> portanza.<br />

Figura 570: Distribuzione <strong>di</strong> C T e C D<br />

<br />

<br />

<br />

PERDITE<br />

Si hanno le seguenti per<strong>di</strong>te:<br />

Free tip vortices<br />

induced drag<br />

Blade tip losses<br />

Dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione al tip tra le due facce si hanno le Hub losses (scia <strong>di</strong>etro all’Hub).<br />

Si usano modelli (complex vortex model) e si definiscono i coefficienti:<br />

Power coefficient: C P = P / [0.5 v w<br />

3 A]<br />

Torque coefficient: C Q = M / [0.5 v w<br />

2 A R]<br />

C P = C Q<br />

(A = Area del rotore)<br />

Blade tip-speed ratio: = u /v w = R / v w dove<br />

u = velocità tangenziale della pala al tip<br />

v w = velocità del vento<br />

Figura 571: Distribuzione delle per<strong>di</strong>te<br />

La <strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> C P da è una caratteristica del rotore


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 465<br />

La Teoria <strong>di</strong> Betz fornisce un C P costante ed ideale (0.593), in<strong>di</strong>pendente da Quando si<br />

considerano i vortici nella scia C P = f(). Solo quando è infinitamente elevato si ha che C P<br />

approssima il valore ideale in<strong>di</strong>cato da Betz. C P ha un ottimo per un dato valore <strong>di</strong> Per ogni rotore<br />

caratterizzato da un numero “n” <strong>di</strong> pale, esiste un tale da massimizzare C P .<br />

10.15 CARATTERISTICHE DEI ROTORI<br />

I mulini a vento raggiungevano C P 0.3 ed erano basati essenzialmente sul concetto <strong>di</strong> Drag.<br />

I moderni generatori raggiungono C P 0.5. Si assiste alla superiorità del concetto <strong>di</strong> Lift rispetto<br />

a quello <strong>di</strong> Drag.<br />

Relativamente a C P , i rotori a più alto tip-speed ratio sono preferibili. Rispetto a C Q , i rotori lenti<br />

multi-pala hanno la coppia più alta.<br />

Possibili problemi <strong>di</strong> avvio si possono avere per rotori mono e bi-pala. Il Rotore tripala<br />

rappresenta il miglior compromesso. Si hanno i seguenti coefficienti:<br />

Power coefficient: C P = P / [0.5 v w 3 A]<br />

Torque coefficient: C Q = M / [0.5 v w 2 A R]<br />

Figura 572: Evoluzione dei moderni rotori


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 466<br />

Non interessa una turbina con elevato ren<strong>di</strong>mento (poiché il combustibile è a costo zero) quanto<br />

la produzione <strong>di</strong> energia al più basso costo possibile.<br />

10.16 CONSIDERAZIONI SUGLI IMPIANTI EOLICI<br />

Gli impianti eolici sono spesso classificati in base alla potenza nominale (circa a 21 m/s). In realtà<br />

occorre considerare la produttività <strong>di</strong> questi impianti sia in funzione delle classi <strong>di</strong> vento che del numero<br />

<strong>di</strong> ore annue <strong>di</strong> funzionamento.<br />

Per l'Italia si ha un numero <strong>di</strong> ore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> 2400 ore/anno che può scendere,<br />

in alcune zone poco vantaggiose, anche a 1400 ore/anno.<br />

Il parametro corretto da considerare per gli impianti eolici è l'energia annua prodotta in<br />

kWh/anno. Si intuisce come la potenza nominale sia solo un falso parametro <strong>di</strong> riferimento. Ad<br />

esempio un impianto da 100 MW eolici con una produttività annua <strong>di</strong> 2000 ore/anno è equivalente,<br />

quanto a numero <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> produttività, ad un impianto da 25 MW (sempre riferiti a piena potenza<br />

nominale) <strong>di</strong> tipo tra<strong>di</strong>zionale che lavora 8000 ore/anno.<br />

I conti economici per gli impianti eolici (come per tutti gli impianti con energie rinnovabili)<br />

risultano vantaggiosi perchè i kWh prodotti non hanno costi <strong>di</strong> combustibili da prendere in<br />

considerazione e pochi costi <strong>di</strong> gestione.<br />

Per contro l'energia venduta è pagata a prezzo pieno, seppure <strong>di</strong>versificata nelle quattro fasce<br />

orarie, e in più si aggiungono i certificati ver<strong>di</strong> (circa 70€/1000 kWh) per legge.<br />

I costi impianto sono valutabili in circa 1000 €/MW installato, cioè circa 6 volte superiore al<br />

costo degli impianti termici tra<strong>di</strong>zionali.<br />

In base a quanto sopra esposto i tempi <strong>di</strong> ammortamento variano dai 6 ai 10 anni, a seconda della<br />

potenza e del tipo <strong>di</strong> aerogeneratori utilizzati.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 467<br />

11 SISTEMI DI REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI<br />

TERMOTECNICI<br />

Da quanto sin qui detto appare evidente che l’evoluzione termica dell’e<strong>di</strong>ficio (cioè l’andamento<br />

delle temperature <strong>di</strong> tutti gli elementi in grado <strong>di</strong> accumulare energia) influenza il carico termico e che, in<br />

sistema termostatizzato, il controllo del calore (con proprio segno) fornito dall’impianto <strong>di</strong>pende<br />

fortemente sia dalle con<strong>di</strong>zioni al contorno del problema (climatologia del luogo) che dalla risposta propria<br />

del sistema (ossia dell’e<strong>di</strong>ficio).<br />

In pratica un controllore che agisca sulla valvola miscelatrice <strong>di</strong> Figura 573 deve conoscere la<br />

legge <strong>di</strong> controllo, ossia deve sapere come evolve il sistema da controllare in modo da determinare<br />

l’uscita (in questo caso la temperatura <strong>di</strong> mandata) in modo ottimale.<br />

Figura 573: Schema <strong>di</strong> impianto con sistema <strong>di</strong> regolazione a valvola miscelatrice<br />

Visto che le con<strong>di</strong>zioni (interne ed esterne) sono sempre variabili, il controller dovrebbe<br />

procedere all’identificazione del sistema (e<strong>di</strong>ficio – impianto) in tempo reale in modo da determinare la<br />

migliore legge <strong>di</strong> controllo (controllo adattativo). Il metodo del modello ridotto equivalente <strong>di</strong>anzi<br />

presentato consente <strong>di</strong> avere un numero ridotto <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong>fferenziali la cui identificazione può<br />

essere effettuata con relativa facilità me<strong>di</strong>ante tecniche usuali.<br />

Una metodologia innovativa potrebbe fare uso, ad esempio, <strong>di</strong> reti neurali che, opportunamente<br />

addestrate, sono in grado <strong>di</strong> riconoscere l’evoluzione del sistema e<strong>di</strong>ficio – impianto e <strong>di</strong> prevederne<br />

l’evoluzione consentendo al regolatore il controllo adattativo in tempo quasi reale 38 .<br />

Ad esempio in un caso realmente simulato me<strong>di</strong>ante rete neurale si ha in Figura 574 nella quale si<br />

ha l’andamento della temperatura esterna e della potenza fornita dall’impianto per un e<strong>di</strong>ficio<br />

monitorizzato dall’Università <strong>di</strong> Bari. In Figura 575 si ha l’andamento della temperatura ambiente,<br />

supposto attivo il termostato e cioè che si abbia la regolazione della temperatura ambientale.<br />

Applicando lo schema <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> Figura 576, previo precedente addestramento della rete<br />

neurale con parte dei dati sperimentali raccolti, si sono poi ottenuti gli andamenti della temperatura e<br />

della potenza ceduta dall’impianto <strong>di</strong> Figura 577 e <strong>di</strong> Figura 578. Entrambi questi <strong>di</strong>agrammi si<br />

mostrano in buon accordo con i dati sperimentali. Un controllore neurale del tipo qui ipotizzato si può<br />

oggi facilmente realizzare, almeno in fase prototipale, me<strong>di</strong>ante programmi del tipo Labview ® accoppiato<br />

ad un programma <strong>di</strong> calcolo del tipo Matlab® che consentono <strong>di</strong> simulare via software un <strong>di</strong>spositivo<br />

hardware complesso come il controllore adattativo sopra in<strong>di</strong>cato.<br />

38 Si tenga presente che l’evoluzione termica degli e<strong>di</strong>fici non è rapida come quella dei componenti elettronici o<br />

meccanici e pertanto un tempo <strong>di</strong> calcolo <strong>di</strong> qualche minuto è perfettamente accettabile.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 468<br />

Figura 574: Andamento della temperatura esterna nel sistema stu<strong>di</strong>ato e della potenza ceduta<br />

Figura 575: Andamento della temperatura ambiente termostatata<br />

Figura 576: Schema <strong>di</strong> controllore neurale


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 469<br />

Figura 577: Andamento della temperatura interna prevista dal controller neurale<br />

Figura 578: Andamento della potenza ceduta prevista dal controller neurale<br />

Figura 579: Schema del sistema <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>gitale


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 470<br />

11.1 NECESSITÀ DELLA REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI<br />

Qualunque siano le tipologie <strong>di</strong> impianto occorre sempre attuare una regolazione sugli elementi<br />

attivi (generatori <strong>di</strong> energia) e sui terminali per potere avere una temperatura (ed una umi<strong>di</strong>tà negli<br />

impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento) costanti o quanto meno variabili entro uno stretto intervallo.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni climatiche esterne sono sempre variabili e allo stesso modo possono variare anche i<br />

carichi interni in funzione dei profili d’uso degli occupanti. Se i generatori <strong>di</strong> calore lavorassero sempre<br />

a regime costante si avrebbero con<strong>di</strong>zioni interne non più costanti al variare <strong>di</strong> quelle esterne. In<br />

inverno si può avere, per effetto della ra<strong>di</strong>azione solare, un guadagno energetico sensibile attraverso le<br />

finestre e, per effetto dell’innalzamento <strong>di</strong> temperatura, si rischia un surriscaldamento interno.<br />

L’impianto <strong>di</strong> climatizzazione (in senso lato) è allora controllato (ossia regolato) me<strong>di</strong>ante un<br />

sistema <strong>di</strong> controllo, oggi quasi sempre elettronico, che provvede a rendere quanto più possibile<br />

verificata la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> equilibrio:<br />

Potenza _ ceduta Potenza _ richiesta<br />

ove la Potenza_richiesta varia per effetto delle mutate con<strong>di</strong>zioni climatologiche esterne (in modo<br />

preponderante rispetto a quelle interne). Il sistema da controllare, ve<strong>di</strong> Figura 580, ha una centralina <strong>di</strong><br />

controllo che può essere <strong>di</strong> tipo aperto, ve<strong>di</strong> Figura 581 ,o <strong>di</strong> tipo chiuso ad anello, ve<strong>di</strong> Figura 582.<br />

11.2 CONTROLLORE A CIRCUITO APERTO<br />

La variabile <strong>di</strong> uscita, U, è controllata me<strong>di</strong>ante la variabile <strong>di</strong> controllo, M, in presenza <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>sturbo. Ad esempio si desidera controllare la temperatura dell’aria avendo in ingresso i flussi termici<br />

dei quali quelli scambiati con l’esterno (carico termico) sono il <strong>di</strong>sturbo mentre il flusso scambiato<br />

me<strong>di</strong>ante l’impianto <strong>di</strong> riscaldamento (o raffrescamento) è la variabile <strong>di</strong> controllo.<br />

Con riferimento alla Figura 581 si ha che il segnale <strong>di</strong> controllo è dato dalla <strong>di</strong>fferenza fra il<br />

segnale <strong>di</strong> regolazione, R, e <strong>di</strong> un segnale <strong>di</strong> riferimento, S:<br />

C = R – S<br />

Figura 580: Sistema da regolare<br />

Un esempio <strong>di</strong> regolazione a ciclo aperto si ha con le classiche centraline <strong>di</strong> regolazione che fanno<br />

<strong>di</strong>pendere la temperatura <strong>di</strong> uscita dell’acqua calda dalla caldaia dal valore della temperatura esterna<br />

<strong>secondo</strong> una legge <strong>di</strong> controllo lineare del tipo in<strong>di</strong>cato in Figura 583 e con uno schema <strong>di</strong> controllo<br />

in<strong>di</strong>cato in Figura 584.<br />

Il sistema <strong>di</strong> controllo aperto non risente del valore della variabile controllata. In pratica con il<br />

sistema in Figura 584 il sistema non vede la temperatura dell’acqua in uscita e quin<strong>di</strong> degli ambienti.<br />

Inoltre può anche avvenire che la regolazione dell’acqua calda della caldaia sia corretta e che,<br />

all’interno degli ambienti, varino le con<strong>di</strong>zioni interne (ad esempio si ha una sorgente interna che fa<br />

aumentare la temperatura dell’ambiente): questo sistema non ha modo <strong>di</strong> intervenire perché non<br />

conosce la temperatura degli ambienti e non saprebbe come utilizzarla.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 471<br />

Figura 581: Controllore a circuito aperto<br />

11.3 CONTROLLORE A CIRCUITO CHIUSO<br />

Questi controllori sono più sofisticati <strong>di</strong> quelli a circuito aperto perché riportano in ingresso un<br />

segnale legato alla variabile <strong>di</strong> uscita, ve<strong>di</strong> Figura 582. L’anello che riporta in<strong>di</strong>etro il segnale <strong>di</strong> retroazione<br />

(feedback) chiude la catena <strong>di</strong> controllo che ora vede il segnale <strong>di</strong> regolazione dato dalla somma:<br />

C = R –S<br />

Il segnale <strong>di</strong> riferimento è ora dato dal segnale <strong>di</strong> retroazione e quin<strong>di</strong> il controllore ha modo <strong>di</strong><br />

vedere se la sua azione <strong>di</strong> controllo ha avuto l’effetto desiderato.<br />

Figura 582: Sistema <strong>di</strong> regolazione a controreazione, Circuito chiuso<br />

In pratica l’anello <strong>di</strong> retroazione informa il controllore dell’effetto sulla variabile <strong>di</strong> controllo. In<br />

questo modo l’azione <strong>di</strong> controllo è sempre congruente con l’azione desiderata.<br />

Se, ad esempio, si controlla la temperatura degli ambienti, me<strong>di</strong>ante una opportuna sonda <strong>di</strong><br />

temperatura, allora il controllore cercherà sempre <strong>di</strong> operare affinché si raggiungano le con<strong>di</strong>zioni<br />

desiderate. In questo caso la centralina, oltre la sonda esterna come in<strong>di</strong>cato in Figura 584, ha anche una<br />

sonda interna che informa il controllore sull’effetto <strong>di</strong> retroazione, come in<strong>di</strong>cato in Figura 591.<br />

Figura 583: Regolazione della temperatura dell’acqua calda in caldaia


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 472<br />

Figura 584: Sistema <strong>di</strong> regolazione con valvola a 3 vie miscelatrice<br />

11.4 CARATTERISTICHE DI REGOLAZIONE<br />

Con riferimento ad un circuito <strong>di</strong> regolazione chiuso, ve<strong>di</strong> Figura 585, si ha sempre che un<br />

segnale prelevato in uscita, x, me<strong>di</strong>ante un elemento sensibile venga riportato in ingresso ed elaborato,<br />

me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>fferenza con il segnale <strong>di</strong> riferimento, x 0 , dal regolatore che fornisce un comando dato,<br />

solitamente, me<strong>di</strong>ante una funzione:<br />

y y f x x<br />

[124]<br />

<br />

0 0<br />

ove y-y 0 è il segnale <strong>di</strong> uscita del controllore.<br />

Si possono avere <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> regolazioni in funzione delle caratteristiche adottate: se ne<br />

in<strong>di</strong>cheranno brevemente le fondamentali.<br />

11.4.1 REGOLAZIONE A DUE POSIZIONI<br />

Se ne è già parlato in precedenza. L’equazione del controllore <strong>di</strong>viene:<br />

y y per x x<br />

<br />

1 0<br />

y y per x x<br />

2 0<br />

Le due posizioni y 1 e y 2 possono essere, ad esempio, l’apertura totale o la chiusura totale <strong>di</strong> una<br />

valvola o l’avvio o lo spegnimento <strong>di</strong> un motore per autoclave quando la pressione nel serbatoio scende<br />

al <strong>di</strong> sotto del valore limite.<br />

Figura 585: Schema <strong>di</strong> regolazione chiuso a feedback


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 473<br />

Questo tipo <strong>di</strong> regolazione è detta on off (attacca e stacca) ed è spesso utilizzata quando non si<br />

richiedono sta<strong>di</strong> interme<strong>di</strong> <strong>di</strong> regolazione.<br />

Poiché la catena <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong>pende dal sensore e dalla capacità termica totale del sistema si<br />

possono avere ritar<strong>di</strong> nella risposta del controllore se si hanno valori elevati <strong>di</strong> capacità termica (cosa già<br />

vista, almeno concettualmente, nella risposta termica degli e<strong>di</strong>fici, ve<strong>di</strong> §Errore. L'origine riferimento<br />

non è stata trovata.).<br />

In genere con gran<strong>di</strong> capacità termiche si hanno forti ritar<strong>di</strong> nell’intervento del controllore mentre<br />

con basse capacità termiche si possono avere intereventi del controllore troppo frequenti che<br />

danneggiano lo stesso regolatore.<br />

Figura 586: Schema <strong>di</strong> regolazione ON OFF con <strong>di</strong>fferenziale<br />

Per evitare questi inconvenienti si prevede un intervallo fra x 1 ed x 2 , attorno al valore <strong>di</strong> x 2 , <strong>di</strong> set<br />

point (punto <strong>di</strong> lavoro) in modo che risulti:<br />

y y per x x x<br />

1 1 0<br />

y y per x x x<br />

2 2 0<br />

L’intervallo x 2 – x 1 è detto <strong>di</strong>fferenziale del regolatore.<br />

Per un buon funzionamento <strong>di</strong> questo sistema occorre che la capacità termica del sistema <strong>di</strong><br />

regolazione sia piccola rispetto a quella del sistema regolato.<br />

11.4.2 REGOLAZIONE AD AZIONE PROPORZIONALE<br />

Un controllore ad azione proporzionale ha una risposta data dalla relazione:<br />

y y k x x<br />

<br />

0 p 0<br />

ove la costante <strong>di</strong> proporzionalità k p è <strong>di</strong> solito negativa se si desidera avere una risposta che fa<br />

<strong>di</strong>minuire l’uscita, y-y 0 , al crescere <strong>di</strong> x (ve<strong>di</strong> il caso <strong>di</strong> Figura 583 per la regolazione della temperatura<br />

dell’acqua <strong>di</strong> caldaia al variare della temperatura esterna).<br />

Anche in questo caso si ha un intervallo <strong>di</strong> regolazione fra x 1 e x 2 centrato attorno ad un valore x 0<br />

<strong>di</strong> riferimento. Alla <strong>di</strong>fferenza x 2 -x 1 si dà il nome <strong>di</strong> banda proporzionale e alla <strong>di</strong>fferenza corrispondente<br />

y 2 -y 1 si dà il nome <strong>di</strong> banda <strong>di</strong> azione.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> regolazione necessita sempre <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> segnale x 2 -x per intervenire.<br />

I valori delle bande proporzionali e <strong>di</strong> azioni debbono essere scelti in modo opportuno a seconda<br />

del tipo <strong>di</strong> applicazione che si intende regolare.<br />

Ad esempio, per la regolazione della temperatura <strong>di</strong> un ambiente la banda proporzionale potrà<br />

avere intervallo <strong>di</strong> 1÷2 °C mentre la grandezza regolata, che può essere la temperatura dell’acqua nei<br />

ra<strong>di</strong>atori, potrà variare <strong>di</strong> 2÷4 °C.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 474<br />

Figura 587: Funzione <strong>di</strong> risposta <strong>di</strong> un regolatore ad azione proporzionale<br />

11.4.3 REGOLAZIONE AD AZIONE INTEGRALE<br />

La funzione <strong>di</strong> regolazione è del tipo:<br />

dy<br />

ki<br />

x x0<br />

<br />

d <br />

Ovvero anche:<br />

<br />

2<br />

y y0 ki<br />

x x0<br />

1<br />

<br />

Questo tipo <strong>di</strong> regolatore, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quello proporzionale, tende sempre a riportare la<br />

variabile controllata al punto <strong>di</strong> regolazione x 0 . L’azione <strong>di</strong> regolazione è funzione, infatti, dell’integrale<br />

dello squilibrio (x-x 0 ) nel periodo <strong>di</strong> tempo in cui esso avviene ( 2 - 1 ). L’azione <strong>di</strong> regolazione, però, si<br />

fa sentire con un certo ritardo (per effetto dell’integrazione e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> una specie <strong>di</strong> ricordo<br />

dell’evoluzione del segnale) e pertanto limitare la regolazione integrale nei sistemi che hanno già<br />

notevole inerzia.<br />

11.4.4 REGOLAZIONE AD AZIONE DERIVATIVA<br />

La funzione <strong>di</strong> risposta del controllore è data dall’equazione:<br />

dx<br />

y y0 kd<br />

d<br />

con k d opportuna costante del sistema <strong>di</strong> regolazione. L’azione <strong>di</strong> regolazione si manifesta non<br />

appena la variabile regolata inizia a presentare uno squilibrio (x-x 0 ) (quin<strong>di</strong> agisce in anticipo). L’azione<br />

del regolatore cessa quando lo squilibrio si annulla, ossia quando la x raggiunge una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

equilibrio, anche se fuori dal set point <strong>di</strong> controllo. Di solito la regolazione derivativa si accoppia alle<br />

regolazioni proporzionali e/o alle regolazioni integrali per contrastare le inerzie del sistema regolato che<br />

presentano ritar<strong>di</strong> notevoli nella regolazione.<br />

11.4.5 SISTEMI DI REGOLAZIONE A PIÙ AZIONI COMBINATE<br />

Ciascuno dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> regolazione prima descritti presenta vantaggi e svantaggi. E’ possibile<br />

utilizzare sistemi <strong>di</strong> controllo combinazione <strong>di</strong> due o più dei sistemi precedenti. Una regolazione<br />

perfettamente sod<strong>di</strong>sfacente può essere ottenuta dalla combinazione <strong>di</strong> più sistemi quali:<br />

Sistemi PD si tratta <strong>di</strong> sistemi ad azione proporzionale derivativa che forniscono maggiore<br />

rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> risposta ai sistemi proporzionali:<br />

Sistemi PI sono sistemi ad azione proporzionale integrale in grado <strong>di</strong> garantire un’azione<br />

completa <strong>di</strong> controllo per tutta la durata dello squilibrio;<br />

Sistemi PID sono i sistemi proporzionali integrali e derivativi che garantiscono una risposta più<br />

completa perché assommano i pregi dei tre sistemi singoli.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 475<br />

Di solito si agisce sulle costanti k p , k d , k i per adattare le risposte dei sistemi <strong>di</strong> controllo alle<br />

esigenze del sistema controllato. Lo scopo principale del sistema <strong>di</strong> controllo è <strong>di</strong> mantenere la variabile<br />

controllata il più vicino possibile alla valore si set point cioè al punto <strong>di</strong> lavoro prefissato.<br />

11.4.6 LE VALVOLE NELLA REGOLAZIONE IMPIANTISTICA<br />

Una delle azioni più ricorrenti nella regolazione impiantistica è la regolazione del flusso termico,<br />

ad esempio attraverso una caldaia, una batteria <strong>di</strong> scambio, un fan coil, … Il controller fornisce la sua<br />

azione <strong>di</strong> comando ad un attuatore che si preoccupa <strong>di</strong> modulare il flusso me<strong>di</strong>ante una valvola <strong>di</strong><br />

regolazione.<br />

VALVOLE A DUE VIE<br />

L’attuatore è un motore elettrico (ma può anche essere pneumatico) che agisce sullo stelo <strong>di</strong> una<br />

valvola a due o più vie in modo da far variare il flusso in una o più delle vie <strong>di</strong> uscita della valvola stessa.<br />

In pratica lo stelo fa variare la sezione <strong>di</strong> efflusso me<strong>di</strong>ante il movimento dell’otturatore che si<br />

trova alla fine dello stesso stelo. In Figura 588 si ha la sezione <strong>di</strong> una tipica valvola nella quale è ben<br />

visibile lo stelo e l’otturatore con la sua funzione <strong>di</strong> controllo del flusso. Ogni valvola presenta una curva<br />

caratteristica che lega la corsa dell’otturatore, H, con la portata m del fluido nell’ipotesi che la <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> pressione, p, della valvola (fra la sezione a monte e quella a valle) sia pari ad 1 bar.<br />

Figura 588: Schema costruttiva <strong>di</strong> una valvola<br />

La curva caratteristica <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> valvola e quin<strong>di</strong> da tipo <strong>di</strong> otturatore (forme<br />

geometriche, accoppiamenti fluido<strong>di</strong>namici, …) e può mo<strong>di</strong>ficare nettamente l’azione y-y 0 del<br />

regolatore. Data la limitatezza del Corso si considereranno solamente due tipologie <strong>di</strong> curve<br />

caratteristiche:<br />

<br />

<br />

Caratteristica lineare;<br />

Caratteristica equipercentuale.<br />

Caratteristica Lineare<br />

La curva è definita dall’equazione:<br />

m m bH<br />

0<br />

ove m0<br />

è la portata che trafila a valvola chiusa e b è un opportuno coefficiente <strong>di</strong> proporzionalità.<br />

Caratteristica equipercentuale<br />

La curva è definita dall’equazione:<br />

cH<br />

m m e<br />

ove<br />

0<br />

m è la portata <strong>di</strong> tra filamento a valvola chiusa e c è una costante positiva. In Figura 589 si<br />

hanno le rappresentazioni grafiche delle due caratteristiche.<br />

0


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 476<br />

VALVOLE A TRE VIE<br />

Rivestono moltissima importanza nelle regolazione impiantistica le valvole a tre (e anche a<br />

quattro) vie. Le valvole a tre vie sono caratterizzate da due flussi che attraversano lo stesso corpo della<br />

valvola. A seconda dei sensi <strong>di</strong> questi flussi si possono avere due tipologie <strong>di</strong> valvole a tre vie:<br />

Valvole miscelatrici;<br />

Valvole deviatrici.<br />

Figura 589: Curve caratteristiche lineari ed equipercentuale <strong>di</strong> una valvola<br />

Nel caso delle valvole miscelatrici, ve<strong>di</strong> Figura 590 a, i due flussi entranti sono miscelati formando il<br />

flusso uscente. Nel caso delle valvole deviatrici, ve<strong>di</strong> Figura 590 b, il flusso entrante viene sud<strong>di</strong>viso in<br />

due flussi uscenti. In genere è sempre bene montare le valvole in modo da avere il flusso contrario alla<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> chiusura dello stelo.<br />

Figura 590: Tipologie <strong>di</strong> valvole a tre vie: Miscelatrici e Deviatrici


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 477<br />

Si osservi che per ottenere un’azione <strong>di</strong> efficace regolazione dalla valvola occorre che questa<br />

abbia autorità nel circuito da controllare, ossia essa deve creare una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico tale da essere<br />

confrontabile con quella del resto del circuito da regolare.<br />

Questo parametro (autorità della valvola) è <strong>di</strong> solito riportato dalle <strong>di</strong>tte costruttrici al variare della<br />

portata e della posizione dello stelo. Un’autorità bassa porta ad una variazione lineare della portata con<br />

l’apertura dello stelo mentre un’autorità elevata (>0.5 e < 1) porta ad una apertura non lineare, <strong>di</strong> tipo<br />

percentuale (ve<strong>di</strong> Figura 589). Di una valvola si definisce il coefficiente <strong>di</strong> regolazione dato da:<br />

Q<br />

Kv<br />

<br />

p<br />

con Q portata <strong>volume</strong>trica e p per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione attraverso la valvola. Si definisce autorità il<br />

rapporto:<br />

pvalvola<br />

p p p<br />

tubazione valvola altri _ elementi<br />

Il <strong>di</strong>ametro della valvola è sempre inferiore <strong>di</strong> una o due misure rispetto al <strong>di</strong>ametro della<br />

tubazione nella quale è inserita proprio per darle autorità.<br />

La <strong>di</strong>sposizione della valvola deve tenere conto <strong>di</strong> alcune considerazioni basilari. La pompa <strong>di</strong><br />

circolazione deve lavorare a portata costante mentre la valvola <strong>di</strong> regolazione deve lavorare a portata<br />

variabile per effettuare una regolazione del circuito.<br />

Questo suggerisce <strong>di</strong> posizionare la valvola in modo da lasciare inalterata la portata nella pompa<br />

<strong>di</strong> circolazione (valvola a miscela) o a valle della pompa stessa. La stessa considerazione della portata<br />

costante si applica alle caldaie e ai refrigeratori d’acqua e pertanto valgono le stesse considerazioni fatte<br />

in precedenza sulla posizione corretta della valvola <strong>di</strong> regolazione.<br />

11.5 ELEMENTI SENSIBILI<br />

I sistemi <strong>di</strong> controllo sopra accennati ricevono segnali provenienti dall’impianto me<strong>di</strong>ante<br />

opportuni sensori che possono essere:<br />

Elettrici;<br />

Meccanici<br />

Nel primo caso si hanno trasduttori <strong>di</strong> segnale analogici 39 che forniscono in uscita segnali elettrici<br />

e/o elettronici mentre nel <strong>secondo</strong> caso si ha un segnale meccanico (spostamento <strong>di</strong> un braccio,<br />

pressione, …) che in qualche caso risulta più utile da utilizzare.<br />

Oggi si tende ad utilizzare sistemi <strong>di</strong> controllo sempre più sofisticati e complessi che utilizzano<br />

segnali elettronici <strong>di</strong>gitali. In questo caso il segnale utilizzato non è più analogico (tensione, corrente,<br />

resistenza, … variabili con lo stesso andamento temporale del segnale rilevato) bensì trasformato in sequenza <strong>di</strong><br />

numeri (<strong>di</strong>git) me<strong>di</strong>ante particolari meccanismi 40 .<br />

Il vantaggio dei segnali <strong>di</strong>gitali consiste, principalmente, nella possibilità <strong>di</strong> utilizzare controllori<br />

computerizzati.<br />

39 Un trasduttore è un <strong>di</strong>spositivo che trasforma un segnale in un altro. Di solito si utilizza il trasduttore per ottenere<br />

un segnale più utile rispetto a quello trasformato. Ad esempio si usa un trasduttore per rilevare la temperatura interna degli<br />

ambienti; questi sono costituiti da elementi sensibili che, me<strong>di</strong>ante opportune leggi fisiche, forniscono un segnale<br />

proporzionale (e quin<strong>di</strong> analogico, cioè con la stessa legge <strong>di</strong> variazione) della temperatura ambiente. Me<strong>di</strong>ante termoresistenze,<br />

ad esempio, si hanno segnali <strong>di</strong> tensione proporzionali alle temperature rilevate. Analogamente per il rilevamento delle altre<br />

grandezze fisiche dell’impianto (pressione, umi<strong>di</strong>tà, …).<br />

40 Purtroppo la limitatezza del corso non ci consente <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re questi argomenti. I traduttori AD (analogici<br />

<strong>di</strong>gitali) operano una scansione del segnale continuo a frequenza opportuna e trasforma il valore campionato in una sequenza<br />

<strong>di</strong> 0 e 1 (<strong>di</strong>git) che, in logica binaria, lo rappresentano numericamente.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 478<br />

Figura 591: Sistema <strong>di</strong> controllo con sonda esterna ed interna<br />

11.6 SISTEMI DI REGOLAZIONE COMPUTERIZZATI<br />

Rappresentano la naturale evoluzione dei sistemi <strong>di</strong> regolazione elettronica prima accennati.<br />

La crescente complessità dei moderni impianti e l’esigenza <strong>di</strong> controllare centralmente non solo<br />

gli impianti termotecnici ma anche quelli <strong>di</strong> illuminazione, gli ascensori, l’impianto <strong>di</strong> rilevazione delle<br />

presenze, <strong>di</strong> accesso e <strong>di</strong> sicurezza antincen<strong>di</strong>o, …. , ha portato all’esigenza <strong>di</strong> avere sistemi <strong>di</strong> controllo<br />

sempre più potenti e sofisticati.<br />

I computer consentono <strong>di</strong> ottenere questi risultati a patto che i segnali da controllare e tutti i<br />

sistemi <strong>di</strong> attuazione 41 siano <strong>di</strong>gitali.<br />

I sistemi computerizzati sono <strong>di</strong> architettura complessa e realizzano tutte le più moderne tecniche<br />

informatiche per le reti dati.<br />

In genere si ha una rete principale ed uno o più anelli secondari , ve<strong>di</strong> Figura 592, che collegano<br />

controllori elettronici - <strong>di</strong>gitali in grado <strong>di</strong> colloquiare con l’unità centrale sia per riportare i valori delle<br />

variabili da loro controllate sia per attuare gli or<strong>di</strong>ni ricevuti dal computer centrale.<br />

Il computer centrale provvede ad interrogare le unità periferiche (che sono computer <strong>di</strong> minore potenza<br />

<strong>di</strong> quello centrale e con programmi registrati in speciali memorie non volatili, EPROM) per conoscere lo stato delle<br />

variabili <strong>di</strong> controllo da esse regolate e per mo<strong>di</strong>ficare le leggi <strong>di</strong> controllo.<br />

Le unità periferiche sono programmate per attuare un controllo su un numero limitato <strong>di</strong><br />

periferiche, ve<strong>di</strong> Figura 593.<br />

41 Gli attuatori sono <strong>di</strong>spositivi che ricevono segnali in ingresso e forniscono in uscita segnali <strong>di</strong> maggiore potenza. Il<br />

motore che comanda la valvola a tre vie già vista negli impianti <strong>di</strong> Figura 584 riceve un segnale debole dalla centralina e lo<br />

trasforma in un segnale forte (necessario per comandare lo stelo della valvola). Dispositivi attuatori si utilizzano in varie parti<br />

dei componenti <strong>di</strong> impianto: per le serrande <strong>di</strong> regolazione, per le valvole, ….


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 479<br />

Figura 592: Sistema <strong>di</strong> controllo centralizzato me<strong>di</strong>ante computer<br />

Figura 593: Esempio <strong>di</strong> regolazione computerizzata <strong>di</strong> 3 refrigeratori d’acqua


P-BUS<br />

P-BUS<br />

IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 480<br />

Così, ad esempio, si può conoscere in ogni istante la temperatura <strong>di</strong> mandata dei refrigeratori<br />

d’acqua, lo stato <strong>di</strong> efficienza dei filtri d’aria, le temperature <strong>di</strong> alcuni ambienti,….e al tempo stesso si<br />

può richiedere che la temperatura dell’acqua fredda sia cambiata. I sistemi <strong>di</strong> controllo computerizzati<br />

possono assolvere a molte altre funzioni, oltre quelle qui accennate per il controllo HVAC.<br />

PXG80-N<br />

Terminale operatore portatile<br />

PX<br />

Lon Bus<br />

Lon Bus<br />

Lon Bus<br />

SS1.A<br />

SS2.B<br />

SS3.C<br />

SS4.D<br />

SS5.E<br />

SS6.F<br />

SS7.CT<br />

SS8.CF<br />

PXC64-U<br />

PXC64-U<br />

PXC64-U<br />

PXC64-U<br />

PXC64-U<br />

PXC64-U<br />

PXC64-U<br />

PXC64-U<br />

PTX1.1<br />

PTX1.1<br />

PTX1.1<br />

PTX1.1<br />

PTX1.1<br />

PTX1.1<br />

PTX1.1<br />

ARCHITETTURA DESIGO V2<br />

Figura 594: Esempio <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>stribuito e bus <strong>di</strong> trasmissione dati<br />

Ad esempio possono controllare gli impianti <strong>di</strong> illuminazione interni ed esterni o anche rilevare le<br />

presenze <strong>di</strong> persone nelle stanze <strong>di</strong> albergo, regolare il flusso degli ascensori, gestire il sistema anti<br />

intrusione, il sistema antincen<strong>di</strong>o,..… Le <strong>di</strong>mensioni dei sistemi <strong>di</strong> controllo (computer, quadri sinottici,<br />

cavi, …) possono essere ragguardevoli e tali da occupare uno o più piani <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici complessi.<br />

Un altro grande vantaggio del controllo centralizzato è che, me<strong>di</strong>ante reti telematiche o semplici<br />

modem, si possono effettuare controlli e variazioni <strong>di</strong> set point anche a <strong>di</strong>stanza. Ciò riduce le spese <strong>di</strong><br />

gestione (si pensi ad gestore che può tranquillamente controllare dal proprio ufficio il funzionamento<br />

degli impianti ed intervenire su chiamata) e <strong>di</strong> sicurezza.<br />

Spesso sono le società fornitrici dei sistemi ad effettuare il controllo <strong>di</strong> buon funzionamento dei<br />

sistemi rilevando, a <strong>di</strong>stanza, le eventuali anomalie e quin<strong>di</strong> intervenire in tempi brevi su eventuali<br />

malfunzionamenti.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 481<br />

Figura 595: Esempio <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> UTA


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 482<br />

Figura 596: Esempio <strong>di</strong> controllo elettronico <strong>di</strong> una Centrale Termica


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 483<br />

Figura 597: Legenda dei simboli utilizzati per lo schema <strong>di</strong> centrale precedente<br />

Figura 598: Gestione automatizzata <strong>di</strong> un intero e<strong>di</strong>ficio


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 484<br />

Figura 599: Gestione integrata <strong>di</strong> tutti gli impianti <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio<br />

11.7 PRINCIPI DI REGOLAZIONE ELETTRONICA DDC<br />

I sistemi <strong>di</strong>gitali trattano esclusivamente dati <strong>di</strong>gitali (si rimanda ai richiami <strong>di</strong> Informatica che gli<br />

Allievi certamente avranno stu<strong>di</strong>ato nel corso dei loro stu<strong>di</strong>) e cioè in formato numerico binario, l’unico<br />

che può essere attualmente compreso dai computer. Ne consegue che tutti i <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controlli in<br />

campo (valvole, regolatori, traduttori,…) debbono fornire al sistema <strong>di</strong> controllo (cioè al computer de<strong>di</strong>cato a<br />

questa funzione) dati in formato <strong>di</strong>gitale. I trasduttori <strong>di</strong> grandezze fisiche (temperatura, pressione, umi<strong>di</strong>tà,<br />

entalpia, portata, …) sono detti analogici perché trasformano la variazione della grandezza rilevata in un<br />

variazione <strong>di</strong> corrente o <strong>di</strong> tensione avente la stessa logica, d’onde il nome analogica, della grandezza<br />

originale. Naturalmente il rapporto fra l’andamento della variabile <strong>di</strong> controllo (corrente, tensione,<br />

resistività, …) e l’andamento della variabile originaria (temperatura, pressione, portata, …) deve essere<br />

lineare e cioè si deve avere un valore costante che <strong>di</strong>pende dal <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> rilevazione.<br />

Ad esempio una termocoppia opportunamente scelta fornisce una tensione ai capi <strong>di</strong>rettamente<br />

proporzionale alla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura delle coppie <strong>di</strong> conduttori (vedasi la Legge <strong>di</strong> Seebeck in Fisica<br />

Tecnica). La linearità del trasduttore è fondamentale per il controllo altrimenti si possono avere effetti<br />

indesiderati e problemi <strong>di</strong> instabilità <strong>di</strong>fficili da tenere sotto controllo.<br />

La scelta <strong>di</strong> trasduttori <strong>di</strong> tipo elettrico (invero non i soli possibili) risulta conveniente ai fini del<br />

controllo perché i <strong>di</strong>spositivi elettronici sono più rapi<strong>di</strong> <strong>di</strong> quelli meccanici (ad esempio i <strong>di</strong>spositivi per<br />

la regolazione pneumatica ad aria compressa) e perché è più facile trasportare un segnale <strong>di</strong> tipo<br />

elettrico che <strong>di</strong> qualsivoglia altra natura. Infine un segnale elettrico può facilmente essere trasformato in<br />

segnale <strong>di</strong>gitale. Quest’ultimo è ottenuto campionando il segnale originale con frequenza <strong>di</strong><br />

campionamento costante e superiore a 2,5 volte la frequenza del segnale campionato (Teorema <strong>di</strong><br />

Nyquist). Le singole letture (cioè le or<strong>di</strong>nate del segnale in corrispondenza del tempo <strong>di</strong> campionamento) sono<br />

trasformate in valore numerico me<strong>di</strong>ante il trasduttore A/D che fornisce in uscita un valore<br />

proporzionale al valore letto e normalizzato in funzione del numero massimo <strong>di</strong> <strong>di</strong>git che esso può<br />

elaborare.<br />

Quando il segnale è così <strong>di</strong>gitalizzato può essere trasmesso come un treno <strong>di</strong> bit sul bus dati e<br />

ricevuto dal computer che può a sua volta elaborarlo in formato <strong>di</strong>gitale.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 485<br />

Figura 600: Linearità <strong>di</strong> un sensore <strong>di</strong> temperatura<br />

Quando il computer trasmette un segnale ad un <strong>di</strong>spositivo esterno (attuatore) questo deve essere<br />

a sua volta trasformato in segnale analogico me<strong>di</strong>ante un nuovo convertitore Digitale/Analogico (DA).<br />

In questo modo l’elettronica <strong>di</strong> controllo dell’attuatore potrà utilizzare il segnale ricevuto per<br />

effettuare il controllo. Si pensi, ad esempio, ad una valvola a tre vie con controller comandato da un<br />

segnale analogico che può variare a 0 a 5 V.<br />

Figura 601: Esempio <strong>di</strong> controller locale con convertitori A/D e D/A incorporati<br />

I <strong>di</strong>spositivi che trasformano una grandezza analogica in una <strong>di</strong>gitale sono detti trasduttori. Più<br />

precisamente, ai fini del controllo <strong>di</strong>gitale, si hanno due tipologie <strong>di</strong> segnali che sono trasformati in<br />

<strong>di</strong>gitali:<br />

Analogico: si tratta <strong>di</strong> segnali continui che sono trasformati in <strong>di</strong>screti con un convertitore<br />

A/D (analogico <strong>di</strong>gitale).


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 486<br />

Discreto: si tratta <strong>di</strong> un segnale che può assumere solo due posizioni, ad esempio acceso e<br />

spento, chiuso e aperto, … Di fatto la <strong>di</strong>gitalizzazione è realizzata associando ad uno stato lo 0<br />

(zero) ed all’altro 1 (uno). Così, ad esempio, per pompa accesa si ha 1 mentre per pompa spenta<br />

si ha 0.<br />

Figura 602: Collegamenti del controller locale ai <strong>di</strong>spositivi e al computer centrale<br />

A sua volta i segnali possono essere sia <strong>di</strong> input che <strong>di</strong> output e pertanto il bus dati ha in genere 4<br />

linee denominate:<br />

AI – Analogico Input; (sensore)<br />

AO - Analogico Output; (attuatore)<br />

DI – Discreto Input; (sensore)<br />

DO – Discreto Output (attuatore).<br />

Il controller <strong>di</strong>gitale utilizza questi dati per ricevere informazioni dalle apparecchiature in campo e<br />

per comandare gli attuatori <strong>di</strong> controllo.<br />

Le funzioni <strong>di</strong> controllo possono essere svolte da un unico computer centralizzato sfruttando la<br />

velocità <strong>di</strong> elaborazione dei segnali dei moderni processori. Tuttavia per motivi <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong><br />

flessibilità si preferisce avere una rete <strong>di</strong> computer de<strong>di</strong>cati localizzati ciascuno con un computo ben<br />

specifico <strong>di</strong> controllo locale <strong>di</strong> uno o più <strong>di</strong>spositivi.<br />

Questi controller locali colloquiano, tramite bus dati, con il computer centrale che assolve alle<br />

funzioni <strong>di</strong> monitoraggio e <strong>di</strong> super controller.<br />

Il vantaggio <strong>di</strong> questa soluzione risiede ne fatto che i controller locali sono <strong>di</strong> solito specializzati.<br />

Ad esempio un controller è de<strong>di</strong>cato ai fan coil, un altro alle UTA, un altro ai refrigeratori e così via.<br />

Inoltre i controller locali possono avere memorie e programmi de<strong>di</strong>cati che sono <strong>di</strong> solito<br />

programmati in fabbrica o sul campo con particolari <strong>di</strong>spositivi.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 487<br />

Figura 603: Esempio <strong>di</strong> collegamenti dei linee dei segnali al bus dati<br />

Figura 604: Esempio <strong>di</strong> collegamenti <strong>di</strong> controller locali su più <strong>di</strong>spositivi


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 488<br />

Figura 605: Layout del controller principale <strong>di</strong> impianto<br />

Figura 606: Esempio <strong>di</strong> programmazione dei controller locali


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 489<br />

Figura 607: Esempi <strong>di</strong> programmazione dei controller locali : librerie <strong>di</strong> sottoprogrammi<br />

Figura 608: Configurazione dei set point <strong>di</strong> un controller<br />

Nei dati (in EPROM) possono essere archiviati i settagli iniziali (o <strong>di</strong> default) delle apparecchiature<br />

controllate (ad esempio le temperature desiderate degli ambienti) in modo che in caso <strong>di</strong> attivazione<br />

delle funzioni <strong>di</strong> controllo (sia per l’avviamento iniziale che per una ripresa dopo interruzione <strong>di</strong><br />

alimentazione elettrica) i controller possano sempre assolvere alle loro funzioni.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 490<br />

Figura 609: Collegamento del controller locale al supervisor e all’unità <strong>di</strong> programmazione<br />

Figura 610: programmatore per EPROM <strong>di</strong> controller locali<br />

Il collegamento dei controller locali avviene, come già detto, tramite bus dati. Ebbene malgrado<br />

tutti gli sforzi fatti in questo settore per standar<strong>di</strong>zzare il collegamento fra le unità <strong>di</strong> controllo non si è<br />

riusciti a trovare una soluzione unica. Ciò significa che la trasmissione dati è spesso effettuata con linee<br />

e protocolli proprietari dai vari Costruttori con tutte le conseguenze che queste soluzioni comportano.<br />

Qualche costruttore sta comunque effettuando qualche sforzo significativo per adottare standard<br />

internazionali. I vantaggi <strong>di</strong> queste scelte sono, ovviamente, una maggiore conoscenza degli standard,<br />

una maggiore facilità <strong>di</strong> reperire materiali e personale qualificato e, soprattutto, una facilità <strong>di</strong><br />

integrazioni <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso costruttori senza problemi <strong>di</strong> interfacciamento. Così, ad esempio,<br />

l’adozione <strong>di</strong> bus standard può facilmente integrare le reti interne con le reti esterne (ad esempio <strong>di</strong> tipi<br />

Internet o in genere Intranet) e quin<strong>di</strong> ampliare le capacità <strong>di</strong> controllo con <strong>di</strong>spositivi portatili quali i<br />

telefoni cellulari (via WAP) o computer portatili tipo PDA dotati <strong>di</strong> collegamenti wireless.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 491<br />

Figura 611: Schema <strong>di</strong> collegamento delle apparecchiature al bus<br />

Figura 612: Insieme <strong>di</strong> controller locali collegati in rete ad una unità centrale<br />

11.8 REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA NEGLI IMPIANTI DI<br />

RISCALDAMENTO<br />

La L 10/91 impone che gli impianti debbano adeguare la potenza termica erogata al fabbisogno<br />

effettivo dell’e<strong>di</strong>ficio e dei locali.<br />

La regolazione può essere sia centralizzata (adeguamento della potenza ai fabbisogni dell’e<strong>di</strong>ficio)<br />

che localizzata (adeguamento della potenza fornita dai terminali ai fabbisogni <strong>di</strong> ciascun locale).


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 492<br />

Le due regolazioni non sono fra loro contrapposte ma possono coesistere per migliorare i<br />

ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> regolazione. Con la regolazione centralizzata si fa in modo che il generatore <strong>di</strong> calore<br />

fornisca l’energia termica strettamente necessaria a sod<strong>di</strong>sfare il fabbisogno dell’e<strong>di</strong>ficio,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che nei singoli locali sia effettivamente ceduta l’energia da questi richiesti.<br />

Può accadere, infatti, che la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione non sia equilibrata 42 e che i locali non siano<br />

riscaldati in modo corretto ovvero può anche accadere che in locale correttamente servito dall’impianto<br />

qualcuno apra le finestre e quin<strong>di</strong> produca una variazione del carico termico non prevista in sede <strong>di</strong><br />

progetto.<br />

11.8.1 EQUAZIONE DELLA CENTRALINA DI REGOLAZIONE<br />

Il fabbisogno energetico dell’e<strong>di</strong>ficio può essere caratterizzato, come si è visto nel capitolo sugli<br />

impianti <strong>di</strong> riscaldamento, dall’equazione:<br />

Q C V t t<br />

[125]<br />

e<strong>di</strong>ficio g a e<br />

<br />

ove si ha il simbolismo:<br />

C g coefficiente globale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta dell’e<strong>di</strong>ficio, conforme al DPR 412/93, (W/m 3 °C);<br />

V <strong>volume</strong> totale riscaldato dell’e<strong>di</strong>ficio, m 3 ;<br />

t e temperatura esterna <strong>di</strong> progetto, °C;<br />

t a i temperatura interna <strong>di</strong> progetto, °C.<br />

Gli elementi terminali nei singoli locali cedono 43 a questi ultimi una quantità <strong>di</strong> energia pari a:<br />

<br />

m<br />

[126]<br />

locali<br />

Q KS t t<br />

ra<strong>di</strong>atori m a<br />

ove si ha:<br />

K trasmittanza termica dei ra<strong>di</strong>atori, (W/m 2 K);<br />

S superficie ra<strong>di</strong>ante dei ra<strong>di</strong>atori, (m 2 )<br />

t m temperatura me<strong>di</strong>a dei ra<strong>di</strong>atori , t m =(t i -t u )/2, (°C)<br />

t a temperatura dell’aria ambiente, °C.<br />

m coefficiente <strong>di</strong> correzione termica dettato dalla norma UNI-CTI 6514/69 e che varia in<br />

funzione del tipo <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>atore <strong>secondo</strong> la seguente tabella:<br />

Elemento ra<strong>di</strong>ante<br />

Esponente m<br />

Ra<strong>di</strong>atori<br />

Convettori termici<br />

1.251.30<br />

1.501.70<br />

Ventilconvettori, Aerotermi 1<br />

Tabella 72: Coefficienti correttivi dei corpi scaldanti<br />

La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> congruenza sopra in<strong>di</strong>cata richiede che sia:<br />

42 Una rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione deve assicurare che ad ogni terminale ambiente arrivi la giusta portata <strong>di</strong> acqua calda<br />

necessaria al riscaldamento. Poiché le reti sono quasi sempre molto ramificate e complesse, accade spesso che non siano<br />

rispettati questi vincoli e che in alcuni rami venga convogliata una portata maggiore <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> progetto per effetto <strong>di</strong> una<br />

minore resistenza al moto (ve<strong>di</strong> capitolo sul Moto dei flui<strong>di</strong> in Fisica Tecnica o il Volume Terzo del presente corso <strong>di</strong> Impianti<br />

Termotecnici) per effetto <strong>di</strong> una scelta dei <strong>di</strong>ametri dei tubi necessariamente legata alle serie commerciali piuttosto che alle<br />

necessità <strong>di</strong> calcolo. Ne consegue che, pur avendo in partenza, dalla pompa <strong>di</strong> circolazione in centrale termica, una portata<br />

totale <strong>di</strong> acqua calda congruente con il carico totale dell’e<strong>di</strong>ficio ( <br />

non sia congruente con i singoli carichi ambientali ( m ct t kS t t <br />

mc t t c V t ) la <strong>di</strong>stribuzione nei singoli locali<br />

a r g<br />

ove t e ee t u sono le temperatura <strong>di</strong> entrata<br />

loc e u m a<br />

ed uscita dai ra<strong>di</strong>atori, t m la temperatura me<strong>di</strong>a del ra<strong>di</strong>atore e t a la temperatura me<strong>di</strong>a dell’aria dell’ambiente). Ci saranno,<br />

quasi sempre, alcuni locali che riceveranno più calore <strong>di</strong> quanto da loro richiesto ed altri, per conseguenza, che ne<br />

riceveranno <strong>di</strong> meno. Per questo motivo l’operazione <strong>di</strong> bilanciamento della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione è <strong>di</strong> fondamentale importanza<br />

per il corretto funzionamento <strong>di</strong> tutto l’impianto.<br />

43 Si vedrà nel Secondo Volume come varia la potenza ceduta da un terminale al variare della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

temperatura.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 493<br />

m<br />

[127]<br />

l<br />

C Vt KS t t<br />

g m a<br />

dalla quale si trae il valore della temperatura me<strong>di</strong>a:<br />

CV<br />

t t t t<br />

<br />

KS<br />

l<br />

g<br />

m a <br />

a e<br />

Possiamo scrivere questa equazione nella forma:<br />

n<br />

m<br />

<br />

a<br />

<br />

a<br />

<br />

e<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

1 m<br />

t t C t t [129]<br />

Questa equazione è detta equazione della centralina e, se opportunamente programmata, consente <strong>di</strong><br />

avere un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> controllo che adegua la temperatura me<strong>di</strong>a dell’acqua calda alla variazione della<br />

<strong>di</strong>fferenza (t a -t e ). Il coefficiente C e l’esponente n <strong>di</strong>pendono dall’e<strong>di</strong>ficio e dal sistema <strong>di</strong> riscaldamento<br />

(cioè dal tipo <strong>di</strong> terminale) utilizzato, come in<strong>di</strong>cato in Figura 613.<br />

tm<br />

[128]<br />

Ra<strong>di</strong>atori<br />

Convettori termici<br />

Centilconvettori<br />

Aerotermi<br />

20<br />

10<br />

5<br />

0 -5<br />

-10<br />

-15<br />

te<br />

Figura 613: Curve <strong>di</strong> regolazione delle centraline<br />

In funzione della correzione la centralina agisce su un attuatore che, solitamente, è una valvola<br />

motorizzata a tre o a quattro vie comandata con un servomotore la cui posizione è funzione della<br />

temperatura <strong>di</strong> mandata desiderata. Si osservi che la temperatura <strong>di</strong> mandata dell’impianto è legata alla<br />

temperatura me<strong>di</strong>a dell’acqua calda dalla semplice relazione:<br />

t<br />

m<br />

<br />

ti<br />

t t t t t<br />

u<br />

<br />

2 2 2<br />

M M i, u Mm ,<br />

tM<br />

e per i valori correnti <strong>di</strong> t M,m 10°C si ha:<br />

t t 5C<br />

Di norma l’equazione [129] viene linearizzata nella forma:<br />

t t c 1<br />

ct<br />

[130]<br />

<br />

m<br />

<br />

M<br />

m a e<br />

con c valore tipico del sistema e<strong>di</strong>ficio impianto, ve<strong>di</strong> Figura 614. I valori della costante c sono in<strong>di</strong>cati<br />

dai costruttori per i vari tipi <strong>di</strong> impianti.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 494<br />

tm<br />

4<br />

100<br />

3<br />

80<br />

2<br />

60<br />

1<br />

40<br />

20<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0 -5<br />

-10<br />

-15<br />

te<br />

Ad esempio si ha la seguente corrispondenza:<br />

Figura 614: Curve <strong>di</strong> regolazione linearizzate<br />

Tipologia <strong>di</strong> Impianto<br />

Valore <strong>di</strong> c<br />

Pannelli ra<strong>di</strong>anti 0.5<br />

Ventilconvettori 1<br />

Ra<strong>di</strong>atori 2<br />

Aerotermi 3<br />

Tabella 73: Valori tipici per la costante <strong>di</strong> regolazione<br />

A seconda della casa costruttrice si possono avere forme <strong>di</strong>verse della legge <strong>di</strong> controllo per cui è<br />

sempre opportuno consultare i cataloghi commerciali e i manuali tecnici forniti a corredo.<br />

11.8.2 CONSEGUENZE DEL REGIME DI PARZIALIZZAZIONE SULLE CALDAIE<br />

La regolazione sopra descritta ha come conseguenza una parzializzazione del regime <strong>di</strong><br />

funzionamento delle caldaie quando si richiedono carichi parziali.<br />

Una conseguenza importante della parzializzazione è la <strong>di</strong>minuzione della temperatura dell’acqua<br />

<strong>di</strong> caldaia fino a raggiungere valori che possono innescare la corrosione con velocità massime fra i 50 e<br />

80 °C ve<strong>di</strong> Figura 615.<br />

Occorre allora agire sulla temperatura delle superfici in modo da non ricadere in questa zona<br />

critica e i mo<strong>di</strong> che si possono seguire sono <strong>di</strong>versi.<br />

In Figura 616 si ha una caldaia con valvola a tre vie nella quale la temperatura <strong>di</strong> ritorno in caldaia<br />

(T RC ) <strong>di</strong>pende dalla temperatura <strong>di</strong> mandata, T M .<br />

Questo schema impiantistico può dar luogo al fenomeno della corrosione perché non si ha modo<br />

<strong>di</strong> controllare la temperatura <strong>di</strong> ritorno in caldaia.<br />

In Figura 617 si può osservare come al variare della temperatura <strong>di</strong> mandata in funzione del grado<br />

<strong>di</strong> parzializzazione del regime <strong>di</strong> funzionamento della caldaia si raggiunge la temperatura <strong>di</strong> innesco dei<br />

fenomeni <strong>di</strong> corrosione (zona <strong>di</strong> corrosione) da evitare assolutamente. Lo schema della semplice valvola a<br />

tre vie può essere migliorato inserendo un ramo <strong>di</strong> ricircolo, come mostrato in Figura 618 nella quale si<br />

osserva un ramo contenente una pompa <strong>di</strong> circolazione asservita da un servomotore che controlla la<br />

temperatura <strong>di</strong> ritorno in caldaia ed attiva la pompa se questa risulta inferiore ad un valore minimo<br />

settato in precedenza.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 495<br />

Percentuale <strong>di</strong> corrosione<br />

Temperatura delle superfici, "C<br />

30<br />

40<br />

50<br />

60 70 80 90 100<br />

Figura 615: Velocità <strong>di</strong> corrosione in funzione delle temperatura superficiale<br />

tc<br />

tM<br />

Caldaia<br />

tRC<br />

Trad<br />

Figura 616: Caldaia con valvola a tre vie<br />

"c<br />

90<br />

tc<br />

tM<br />

50<br />

t.rad=tRC<br />

20<br />

ZONA DI CORROSIONE<br />

60%<br />

100%<br />

Figura 617: Andamento delle temperature nella zona <strong>di</strong> corrosione<br />

Una valvola <strong>di</strong> non ritorno impe<strong>di</strong>sce la circolazione parassita nell’anello interme<strong>di</strong>o. In Figura<br />

619 si ha lo schema impiantistico <strong>di</strong> una caldaia con valvola a quattro vie nella quale si controlla la<br />

temperatura <strong>di</strong> ritorno in caldaia me<strong>di</strong>ante una miscelazione fra le aliquote m ed n della portate <strong>di</strong><br />

mandata e <strong>di</strong> ritorno dai ra<strong>di</strong>atori. Questo schema risulta vantaggioso e certamente più semplificato<br />

rispetto al precedente con pompa <strong>di</strong> ricircolo aggiuntiva.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 496<br />

tM<br />

tmin<br />

Caldaia<br />

tRC<br />

Trad<br />

Figura 618: Caldaia con valvola a tre vie e ricircolo<br />

tc<br />

m<br />

tM<br />

n<br />

trad<br />

Caldaia<br />

tRC<br />

tRC = mtc + ntrad<br />

Figura 619: Caldaia con valvola a quattro vie<br />

TM<br />

COLLETTORE COMPLANARE<br />

TR<br />

TM<br />

COLLETTORE COMPLANARE<br />

TR<br />

Figura 620: Schema <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong> zona<br />

11.8.3 REGOLAZIONE DI ZONA<br />

Per regolazione <strong>di</strong> zona si intende la regolazione applicata ai collettori complanari che alimentano una<br />

zona termica (solitamente un appartamento), come illustrato nella Figura 620.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 497<br />

Una valvola termostatica con sensore sul ritorno del collettore complanare assicura che la<br />

temperatura <strong>di</strong> alimentazione sia quella desiderata.<br />

11.8.4 REGOLAZIONE LOCALIZZATA<br />

La regolazione localizzata agisce nei singoli locali, solitamente me<strong>di</strong>ante valvole termostatiche<br />

applicate ai ra<strong>di</strong>atori, come illustrato nella Figura 621 e in Figura 622.<br />

ta<br />

Figura 621: Schema <strong>di</strong> applicazione <strong>di</strong> una valvola termostatica sul ra<strong>di</strong>atore<br />

Figura 622: Valvola termostatica con controllo sul ritorno<br />

Figura 623: Valvola miscelatrice a tre vie sul ra<strong>di</strong>atore


Caratteristica normale<br />

IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 498<br />

I due schemi <strong>di</strong>fferiscono per la posizione della sonda <strong>di</strong> temperatura: nel primo caso si ha una<br />

sonda <strong>di</strong> ambiente che modula la temperatura <strong>di</strong> mandata nel ra<strong>di</strong>atore in funzione del valore raggiunto<br />

dall’aria ambiente, nel <strong>secondo</strong> caso si ha una sonda sul ritorno che modula la temperatura <strong>di</strong> mandata<br />

in funzione del valore <strong>di</strong> set point prefissato.<br />

In Figura 623 si ha lo schema <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> una valvola miscelatrice a tre vie montata sul<br />

ra<strong>di</strong>atore in modo da assicurare un controllo migliore della temperatura <strong>di</strong> ingresso.<br />

11.8.5 CONSEGUENZA DELLA REGOLAZIONE SULLA POMPA DI<br />

CIRCOLAZIONE<br />

La pompa <strong>di</strong> circolazione subisce le conseguenze della parzializzazione delle valvole <strong>di</strong><br />

regolazione (<strong>di</strong> zona e localizzate) poiché viene a variare la resistenza totale del circuito e quin<strong>di</strong> si<br />

sposta il punto <strong>di</strong> lavoro.<br />

In Figura 624 si ha l’andamento delle curve <strong>di</strong> carico per la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> funzionamento<br />

nominale e per funzionamento parzializzato dalle valvole. In questo caso la curva <strong>di</strong>viene più ripida e il<br />

punto <strong>di</strong> lavoro si sposta verso zone a minore ren<strong>di</strong>mento della pompa <strong>di</strong> circolazione.<br />

Dp<br />

Caratteristica ripida<br />

Resistenza circuito parzializzato<br />

Resistenza circuito normale<br />

0,7<br />

0,6<br />

0,5<br />

0,4<br />

G<br />

Figura 624: Spostamento del punto <strong>di</strong> lavoro per effetto della parzializzazione<br />

In alcuni casi si può anche variare la curva caratteristica della pompa (ad esempio me<strong>di</strong>ante reostati sul<br />

motore) e i questo modo si può spostare il punto <strong>di</strong> lavoro verso zone a più elevato ren<strong>di</strong>mento della<br />

pompa.<br />

11.9 REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO<br />

La regolazione negli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento (estivi ed invernali) deve consentire il controllo<br />

dei parametri fondamentali dell’impianto e in particolare:<br />

La velocità dell’aria, w<br />

La portata d’aria totale e <strong>di</strong> ambiente, G<br />

L’umi<strong>di</strong>tà relativa, <br />

La temperatura degli ambienti.<br />

REGOLAZIONE DELLA VELOCITÀ<br />

La velocità dell’aria deve essere mantenuta entro valori compresi fra 0.1 0.15 m/s per assicurare<br />

le migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> confort ambientale (ve<strong>di</strong> teoria <strong>di</strong> Fanger). La regolazione della velocità non è<br />

effettuata me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>spositivi semplici ma viene effettuata me<strong>di</strong>ante tutto il sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 499<br />

attraverso scelte opportune delle bocchette <strong>di</strong> immissione, della velocità <strong>di</strong> lancio e del loro<br />

orientamento.<br />

In genere questi problemi sono risolti me<strong>di</strong>ante analisi con programmi <strong>di</strong> fluido<strong>di</strong>namica che,<br />

partendo dalla situazione geometrica dei locali, determinano la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria (linee <strong>di</strong> flusso e<br />

isotermiche). Nelle bocchette <strong>di</strong> mandata e/o nei <strong>di</strong>ffusori sono spesso presenti (ed è sempre<br />

consigliabile che lo siano) serran<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> regolazione ad una o a due serie <strong>di</strong> alette (orizzontali e verticali).<br />

PORTATA DELL’ARIA IMMESSA<br />

La portata dell’aria è <strong>di</strong> importanza fondamentale sia perché ad essa è legata l’entalpia che<br />

l’impianto fornisce agli ambienti sia perché l’aria immessa deve sempre essere maggiore della portata <strong>di</strong><br />

ventilazione.<br />

Associato alla portata d’aria è anche il problema del rumore nella rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dovuto al<br />

fruscio all’interno dei canali e nelle bocchette <strong>di</strong> mandata o <strong>di</strong> aspirazione.<br />

L’aria è inviata negli impianti me<strong>di</strong>ante la rete <strong>di</strong> canali ed è messa in movimento me<strong>di</strong>ante un<br />

ventilatore (almeno uno <strong>di</strong> mandata e negli impianti più complessi anche <strong>di</strong> aspirazione).<br />

Agendo sul ventilatore, ad esempio variandone la velocità <strong>di</strong> rotazione, si agisce sulla portata<br />

totale dell’aria. Per regolare l’entalpia associata all’aria <strong>di</strong> mandata fornita dalla batteria ad espansione<br />

<strong>di</strong>retta si può agire sul compressore frigorifero, ad esempio accendendolo e/o spegnendolo<br />

(regolazione ON-OFF, ve<strong>di</strong> Figura 625).<br />

A<br />

RICIRCOLO<br />

MOTORE<br />

SERRANDE<br />

BATTERIA<br />

BATTERIA<br />

ARIA<br />

ESTERNA<br />

E<br />

PLENUM<br />

M<br />

- +<br />

J<br />

V<br />

I<br />

REGOLAZIONE<br />

R<br />

FILTRO<br />

REFRIGERATORE<br />

CALDAIA<br />

Figura 625: Regolazione on-off <strong>di</strong> una batteria ad espansione <strong>di</strong>retta<br />

Questo tipo <strong>di</strong> regolazione può andar bene nei piccoli impianti mentre nei gran<strong>di</strong> impianti si<br />

preferiscono protocolli più complessi, ad esempio con regolazione a più gra<strong>di</strong>ni (2 o 4 corrispondenti<br />

ad ½ o ¼ della potenza nominale) o, nel caso <strong>di</strong> compressori a vite, anche <strong>di</strong> tipo continuo dal 10 al<br />

100% della potenza nominale. La regolazione ON-OFF può provocare guasti più frequenti nei motosi<br />

elettrici per via delle extra correnti <strong>di</strong> apertura e <strong>di</strong> chiusura. Nei moderno motori elettrici si ha la<br />

possibilità <strong>di</strong> alimentazione tramite inverter che evita gli inconvenienti suddetti.<br />

11.9.1 REGOLAZIONE DEL CARICO TERMICO SENSIBILE<br />

Si supponga che Q S e Q L siano i carichi sensibile e latente in con<strong>di</strong>zioni nominali e che il fattore<br />

termico sia R=0.75 per cui:<br />

QS<br />

1<br />

R 0.75<br />

Q Q<br />

S<br />

QL<br />

L<br />

1<br />

Q<br />

S


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 500<br />

da cui deriviamo:<br />

QL<br />

1<br />

1 0.333<br />

Q 0.75<br />

<br />

S<br />

Supponiamo adesso che il calore sensibile sia ridotto del 20% con Q L costante e pertanto il<br />

nuovo fattore termico <strong>di</strong>viene:<br />

Q' S<br />

0.8QS<br />

1 1<br />

R ' 0.7<br />

Q ' 0.8<br />

L<br />

0.333<br />

S<br />

Q Q<br />

L<br />

QS QL<br />

Q<br />

1<br />

S<br />

1<br />

0.8<br />

0.8<br />

Il fattore termico varia percentualmente <strong>di</strong>:<br />

RR' 0.7 0.75<br />

R<br />

100 6.6%<br />

R 0.75<br />

Quin<strong>di</strong> una variazione del 20% del carico sensibile fa ridurre del 6.6% il fattore termico R. Le<br />

rette ambiente corrispondenti variano <strong>di</strong> conseguenza e, per il caso in esame, <strong>di</strong> molto poco. Per<br />

semplicità possiamo supporre che la retta ambiente si mantenga costante e che al variare del carico<br />

termico il punto <strong>di</strong> immissione I vari <strong>di</strong> conseguenza. In Figura 626 si ha il caso <strong>di</strong> una regolazione con<br />

retta ambiente variabile e con punto <strong>di</strong> immissione che si sposta dalle con<strong>di</strong>zioni I alle nuove con<strong>di</strong>zioni<br />

I’.<br />

A<br />

Nuova Retta ambiente<br />

M<br />

Retta batteria<br />

E<br />

S<br />

Retta ambiente<br />

F<br />

I`<br />

R<br />

J<br />

Figura 626: Regolazione del carico sensibile per un ambiente<br />

11.9.2 REGOLAZIONE DEL CARICO TERMICO LATENTE<br />

Seguendo l’esempio del caso precedente si supponga ora che sia il carico latente che subisce una<br />

riduzione del 20% con carico sensibile costante. Il fattore termico <strong>di</strong>viene:<br />

QS QS QS<br />

1 1<br />

R ' 0.79<br />

Q ' 0.8 0.8<br />

S<br />

Q Q<br />

L<br />

QS Q<br />

L<br />

QS QL<br />

L<br />

1<br />

1 0.80.333<br />

Q<br />

La variazione percentuale <strong>di</strong> R risulta:<br />

R' R<br />

0.79 0.75<br />

R<br />

100 100 5.2%<br />

R 0.75<br />

La retta ambiente varia <strong>di</strong> poco e la si può ritenere ancora praticamente coincidente con quella<br />

nominale e quin<strong>di</strong> vale, con il rispetto dei segni, quanto detto per la Figura 626. In generale si può<br />

osservare che le fluttuazione del fattore termico R risultano in genere sufficientemente contenute (R<<br />

10%) e quin<strong>di</strong> l’ipotesi <strong>di</strong> retta ambiente costante è comunque valida.<br />

S


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 501<br />

11.9.3 STUDIO DEL CICLO TERMICO IN REGIME DI PARZIALIZZAZIONE<br />

Supponiamo che la parzializzazione richieda:<br />

Q’ S < Q S e Q’ L = Q L<br />

Operando con il postriscaldamento a miscela il punto I si sposta in I’ sulla retta ambiente .<br />

Pertanto si ha:<br />

Q Gc t t Q Gc t t<br />

<br />

' S p A I ' S p A I<br />

che sono le con<strong>di</strong>zioni desiderate, inoltre si ha:<br />

Q Gr x x Q Gr x x<br />

<br />

' L A I ' L A I<br />

che non sono corrispondenti alle con<strong>di</strong>zioni desiderate (carico latente costante).<br />

Spostandosi il punto I in I’ si ha un carico latente non compensato che vale:<br />

Q Q'<br />

Q Gr x x Gr x x Gr x x Gx<br />

<br />

L L L A I '<br />

A I I ' I<br />

Abbiamo pertanto un eccesso <strong>di</strong> vapore pari a:<br />

x x x<br />

che fa spostare il punto ambiente da A ad A’, come illustrato nella figura seguente.<br />

I'<br />

I<br />

E<br />

I<br />

I`<br />

A`<br />

A<br />

M<br />

Dx<br />

J<br />

t<br />

Le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> A’ sono:<br />

Figura 627: Effetto del carico latente non compensato<br />

tA'<br />

tA<br />

A'<br />

<br />

x x x<br />

A'<br />

alle quali corrisponde una umi<strong>di</strong>tà relativa A’ > A .<br />

La variazione <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa è, <strong>di</strong> solito, poco influente sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> confort purché<br />

contenute entro 5% intorno al valore nominale del 50%.<br />

In ogni caso una verifica <strong>di</strong> questo parametro si rende necessaria per impianti industriali <strong>di</strong><br />

processo nei quali le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> controllo sono più stringenti.<br />

A


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 502<br />

11.9.4 CONTROLLO DELLA UMIDITA’ RELATIVA<br />

Per applicazioni civili, sulla base della teoria <strong>di</strong> Fanger e sullo stesso in<strong>di</strong>ce ET* <strong>di</strong> Gagge 44 , non si<br />

hanno variazioni sensibili delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> confort per variabile fra 3070%.<br />

Ve<strong>di</strong>amo cosa succede negli impianti che, per effetto della sopra citata considerazione, lasciano<br />

fluttuare l’umi<strong>di</strong>tà relativa.<br />

Di solito tale fluttuazione è dovuta alla variazione dell’affollamento (carico latente per evaporazione<br />

delle persone) che vale:<br />

In Estate<br />

In Inverno<br />

t 26 C<br />

t 20C<br />

A<br />

x<br />

4 g / kg<br />

x=3 g/kg<br />

La produzione <strong>di</strong> calore latente per affollamento vale:<br />

In Estate<br />

A<br />

In Inverno<br />

Attività sedentaria 38 W / persona 28 W / persona<br />

Attività moderata 73 W/persona<br />

Per abbattere questo carico latente occorre fornire una portata pari a:<br />

m 3 per persona, con q L in kcal/h.<br />

In definitiva occorre fornire:<br />

In Estate<br />

q<br />

L<br />

G <br />

1.2 0.6 x<br />

58 W/persona<br />

In Inverno<br />

3 3<br />

Attività sedentaria 12.1 / / 11.5 / /<br />

Attività moderata<br />

m h persona m h persona<br />

3 3<br />

24.3 m / h / persona 25.5 m / h / persona<br />

Queste considerazioni ci portano a concludere che la sola portata <strong>di</strong> ventilazione (valore consigliato<br />

pari a 2030 m c /h per persona) è sufficiente ad abbattere il carico latente prodotto per affollamento e<br />

quin<strong>di</strong> che essa può garantire, in assenza <strong>di</strong> altre sorgenti <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà specifica, una variabilità <strong>di</strong> fra<br />

4060%.<br />

11.9.5 REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI CON POST RISCALDAMENTO DA<br />

BATTERIA<br />

Regolando la potenzialità della batteria calda il punti I passa in I’ (ve<strong>di</strong> Figura 628) producendo<br />

una riduzione del carico sensibile Q S senza alterazioni del carico latente. Si osservi che t’ < t e quin<strong>di</strong><br />

Q S’ < Q S mentre x = x’ e quin<strong>di</strong> Q L = Q L’ .<br />

Questa regolazione si effettua con un servomotore asservito al termostato ambiente, ve<strong>di</strong> Figura<br />

629.<br />

Se si desidera la regolazione del carico latente allora occorre spostare il punto limite <strong>di</strong> tangenza<br />

della batteria fredda da J a J’, ve<strong>di</strong> Figura 630, a cui corrisponde x'<br />

x e quin<strong>di</strong> Q L’ < Q L .<br />

Al tempo stesso occorre agire sulla batteria calda (in chiusura) in modo che risulti t I’ = t I costante.<br />

Quest’ultima operazione si ottiene parzializzando la portata d’acqua alla batteria fredda con un<br />

servomotore asservito all’umidostato ambiente (ve<strong>di</strong> Figura 629) spesso posto sul ricircolo e<br />

contemporaneamente riducendo la portata <strong>di</strong> acqua calda alla batteria calda in modo da avere una<br />

temperatura <strong>di</strong> uscita <strong>di</strong> I uguale a quella <strong>di</strong> I’.<br />

44 Si ricor<strong>di</strong> che la Temperatura efficace è la temperatura con 50% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa che produce le stesse per<strong>di</strong>te<br />

totali delle con<strong>di</strong>zioni ambientali attuali, ve<strong>di</strong> la Errore. L'origine riferimento non è stata trovata..


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 503<br />

Dt`<br />

I`<br />

A<br />

Retta ambiente<br />

M<br />

Retta batteria<br />

E<br />

Dt<br />

R<br />

F<br />

S<br />

J<br />

Figura 628: Regolazione del carico sensibile con batteria <strong>di</strong> postriscaldamento<br />

AMBIENTE<br />

A<br />

I<br />

TERMOSTATO<br />

bc<br />

bf<br />

+ J -<br />

UMIDOSTATO<br />

E<br />

M<br />

Figura 629: Schema <strong>di</strong> regolazione con batteria <strong>di</strong> post riscaldamento<br />

A<br />

M<br />

Retta batteria<br />

E<br />

Dt=Dt`<br />

I`<br />

Retta ambiente<br />

F<br />

R<br />

J<br />

S<br />

J`<br />

Figura 630: Regolazione del carico latente con batteria <strong>di</strong> postriscaldamento


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 504<br />

11.10 SISTEMI FONDAMENTALI DI CONTROLLO PER IL<br />

CONDIZIONAMENTO<br />

Alla luce <strong>di</strong> quanto detto nei paragrafi precedenti si intuisce come la regolazione degli impianti <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zionamento (quin<strong>di</strong> con controllo <strong>di</strong> temperatura e <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà, ovvero <strong>di</strong> calore sensibile e latente)<br />

non <strong>di</strong> semplice attuazione proprio per la bivalenza del comportamento termo-igrometrico.<br />

Si portano qui i meto<strong>di</strong> maggiormente seguiti nei moderno impianti <strong>di</strong> climatizzazione.<br />

11.10.1 CONTROLLO DI TIPO ON-OFF<br />

Si tratta del metodo più semplice, meno costoso e, se non ci sono problemi <strong>di</strong> produzione elevata<br />

<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà, anche accettabilmente efficace.<br />

In pratica si attiva (con<strong>di</strong>zione ON) o si chiude (con<strong>di</strong>zione OFF) l’alimentazione alla batteria <strong>di</strong><br />

raffreddamento me<strong>di</strong>ante una elettrovalvola a due vie quando la temperatura interna dell’ambiente<br />

pilota scende al <strong>di</strong> sotto della temperatura desiderata o supera questo valore (ve<strong>di</strong> Figura 586).<br />

Figura 631: Sistema <strong>di</strong> controllo On-Off<br />

In funzione della deriva selezionata si possono avere sovraelongazioni dell’andamento della<br />

temperatura interna più o meno ampie che possono risultare fasti<strong>di</strong>osi o ad<strong>di</strong>rittura inaccettabili. D’altra<br />

parte riducendo il <strong>di</strong>fferenziale si ha un continuo apri e chiu<strong>di</strong> della valvola a due vie motorizzata con<br />

possibili danneggiamenti.<br />

La regolazione ON-OFF modula essenzialmente il calore sensibile ceduto all’ambiente ma non il<br />

calore latente a meno che la temperatura dell’ambiente non raggiunga il punto <strong>di</strong> rugiada.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> regolazione costa poco e risulta sufficientemente efficiente in gran parte dei casi,<br />

almeno quando non si hanno carichi latenti rilevanti. L’interruzione dell’alimentazione della batteria<br />

fredda spesso viene accompagnata anche da una fermata della ventola e ciò comporta una rumorosità<br />

dell’impianto variabile che può risultare fasti<strong>di</strong>osa.<br />

11.10.2 CONTROLLO DELLA TEMPERATURA DELLA SERPENTINA<br />

E’ un sistema <strong>di</strong> controllo relativamente semplice ma efficace. Me<strong>di</strong>ante una valvola a tre vie<br />

comandata da un controller asservito alla temperatura <strong>di</strong> un ambiente pilota si modula lo stelo della<br />

valvola miscelatrice in modo da far variare, a portata costante, la temperatura del fluido <strong>di</strong><br />

alimentazione della batteria. Nel caso <strong>di</strong> batteria ad espansione <strong>di</strong>retta la modulazione viene effettuata a<br />

gra<strong>di</strong>ni per i sistemi multista<strong>di</strong>o.<br />

I vantaggi <strong>di</strong> questo sistema sono la costanza della portata d’aria (e quin<strong>di</strong> una regolarità <strong>di</strong><br />

funzionamento della ventola) che garantisce una corretta <strong>di</strong>stribuzione dell’aria stessa negli ambienti e<br />

quin<strong>di</strong> si preserva l’equilibratura della rete.<br />

Tuttavia se la temperatura dell’aria immessa nell’ambiente a carichi parziali cresce allora<br />

<strong>di</strong>minuisce la capacità <strong>di</strong> deumi<strong>di</strong>ficazione dell’aria e questo può costituire un serio inconveniente<br />

soprattutto in presenza <strong>di</strong> carchi latenti elevati.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 505<br />

Figura 632: Sistema <strong>di</strong> controllo della temperatura della batteria<br />

Fra i vantaggi <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> regolazione si ricorda:<br />

Controllo precisa della temperatura a bulbo secco dell’ambiente;<br />

Basso consumo <strong>di</strong> energia;<br />

Nessuna variazione <strong>di</strong> <strong>volume</strong> dell’UTA (come si ha nel sistema a by pass).<br />

Assumendo una portata d’aria costante, la temperatura dell’aria all’uscita della batteria può essere<br />

calcolata con la relazione:<br />

R<br />

Ta<br />

TR<br />

<br />

1.2V<br />

Ove si ha:<br />

T a temperatura dell’aria all’uscita dalla batteria, °C;<br />

R rapporto fra carico sensibile e carico totale;<br />

V portata <strong>volume</strong>trica dell’aria, mc/s.<br />

L’umi<strong>di</strong>tà dell’aria in uscita dalla batteria fredda può essere calcolata con la relazione:<br />

R<br />

xR<br />

xa<br />

<br />

3V<br />

con simbolismo simile a quanto sopra detto.<br />

Al variare della temperatura dell’aria in uscita dalla batteria fredda varia anche l’umi<strong>di</strong>tà relativa.<br />

Tuttavia questo metodo <strong>di</strong> regolazione non è consigliabile quando si hanno carichi latenti elevati o<br />

quando occorre regolare anche l’umi<strong>di</strong>tà relativa dell’ambiente (ad esempio per applicazioni industriali).<br />

11.10.3 CONTROLLO MEDIANTE POST RISCALDAMENTO<br />

Con questo sistema <strong>di</strong> controllo si inserisce a valle della batteria fredda una batteria <strong>di</strong> post<br />

riscaldamento che può essere collegata ad un termostato ambiente. Questo sistema consente <strong>di</strong><br />

controllare la capacità <strong>di</strong> deumi<strong>di</strong>ficazione dell’aria immessa nell’ambiente ma ciò avviene con un<br />

<strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> energia sia per raffreddamento che per riscaldamento.<br />

Questo sistema si presta anche per il controllo <strong>di</strong> un impianto multizona: in questo caso la<br />

batteria <strong>di</strong> post riscaldamento viene inserita in uscita dei canali <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong> ciascuna zona.<br />

Questo sistema permette <strong>di</strong> controllare l’umi<strong>di</strong>tà degli ambienti in modo completo (da 0 al<br />

100%) pur se con <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> energia non in<strong>di</strong>fferente.<br />

L’umi<strong>di</strong>tà nell’ambiente è data dalla relazione:<br />

x<br />

amb<br />

QL<br />

Q<br />

xa<br />

<br />

3V<br />

Con x a umi<strong>di</strong>tà dell’aria in uscita dalla batteria fredda.<br />

T


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 506<br />

La temperatura dell’aria in ingresso nella batteria fredda è determinata dalla miscelazione, nelle<br />

dovute proporzioni, dell’aria dell’ambiente e dell’aria <strong>di</strong> ricircolo nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico parziali. Ne<br />

segue che la soluzione è data da una iterazione <strong>di</strong> calcolo: l’umi<strong>di</strong>tà dell’aria ambiente influenza quella<br />

dell’aria <strong>di</strong> mescolamento in ingresso alla batteria e quest’ultima influenza la temperatura dell’aria in<br />

uscita dalla batteria stessa che a sua volta influenza l’umi<strong>di</strong>tà ambiente.<br />

Figura 633: Controllo me<strong>di</strong>ante post riscaldamento<br />

Figura 634: Controllo con post riscaldamento in impianto multizona<br />

Si osserva che la batteria fredda può variare la sia potenzialità notevolmente al variare del carico<br />

parziale dell’impianto. Ogni riduzione del calore latente dell’ambiente produce una riduzione<br />

dell’umi<strong>di</strong>tà relativa ambiente e, <strong>di</strong> conseguenza, dell’umi<strong>di</strong>tà relativa dell’aria <strong>di</strong> miscelazione in<br />

ingresso alla batteria fredda. Ogni riduzione della temperatura o dell’umi<strong>di</strong>tà dell’aria esterna si riflette<br />

in una riduzione dell’entalpia dell’aria <strong>di</strong> miscelazione in ingresso alla batteria fredda.<br />

Come si è già accennato questo sistema <strong>di</strong> regolazione è molto efficiente ma energeticamente<br />

<strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso. Negli USA la Standard ASHRAE 90 (oltre che vari regolamenti regionali locali) proibisce<br />

il postriscaldamento se è possibile utilizzare altri meto<strong>di</strong> meno energivori. Tuttavia per applicazioni <strong>di</strong><br />

particolari esigenze (laboratori, musei, sale informatiche, camere bianche, particolari industrie, …) il metodo del<br />

postriscaldamento risulta insostituibile ed ancora accettato.<br />

11.10.4 CONTROLLO A PORTATA D’ARIA VARIABILE (VAV)<br />

Al variare del carico termico negli ambienti si può pensare <strong>di</strong> far variare la portata dell’aria inviata<br />

Q mc t t<br />

anziché la temperatura della stessa (si ricor<strong>di</strong> che la potenza ceduta è sempre data dalla <br />

e quin<strong>di</strong> si varia m al variare <strong>di</strong> Q). In questo modo si semplifica il sistema <strong>di</strong> controllo in centrale<br />

termica (nelle UTA) ma si complica il sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria.<br />

A<br />

I


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 507<br />

Figura 635: Controllo a portata d’aria variabile (VAV)<br />

Variando la portata dell’aria si può avere l’inconveniente <strong>di</strong> una scarsa ventilazione (se ridotta al <strong>di</strong><br />

sotto <strong>di</strong> certi limiti) e scarsa circolazione dell’aria. Per evitare questi inconvenienti si possono usare<br />

circolatori d’aria supplementare ed accoppiare il sistema VAV con altri sistemi <strong>di</strong> regolazione, ad<br />

esempio con post riscaldamento, per evitare <strong>di</strong> ridurre molto la portata.<br />

I principali vantaggi della regolazione VAV sono:<br />

<br />

<br />

Risparmio energetico: la riduzione della portata richiede una minore potenza della ventola.<br />

Bilanciamento: ogni riduzione <strong>di</strong> portata <strong>di</strong> aria in un ambiente risulta <strong>di</strong>sponibile per altri<br />

ambienti;<br />

La portata d’aria necessaria per ciascun ambiente è data dalla relazione:<br />

R<br />

V <br />

t t<br />

<br />

1.2 amb a<br />

Ove:<br />

R rapporto fra il carico sensibile e il carico totale;<br />

t amb temperatura ambiente;<br />

t a temperatura dell’aria in uscita dalla batteria fredda.<br />

Per l’umi<strong>di</strong>tà dell’ambiente vale la relazione:<br />

QL<br />

QT<br />

xamb<br />

xa<br />

<br />

3V<br />

con il solito simbolismo.<br />

I limiti <strong>di</strong> variabilità della portata con <strong>di</strong>ffusori normali è del 40% mentre con <strong>di</strong>ffusori lineari <strong>di</strong><br />

particolare progetto ed ottimizzati per gli impianti VAV si può arrivare sino al 75% <strong>di</strong> variazione <strong>di</strong><br />

portata.<br />

La regolazione VAV va bene per zone climatiche non molte umide per le quali si raccomanda il<br />

sistema a by pass.<br />

11.10.5 CONTROLLO MEDIANTE BY PASS DELL’ARIA<br />

Con questo sistema <strong>di</strong> controllo si fa in modo <strong>di</strong> ridurre la portata d’aria che attraversa la batteria<br />

<strong>di</strong> raffreddamento me<strong>di</strong>ante un by pass nell’UTA, come illustrato in Figura 636 sia per impianti a zona<br />

singola che multizona. In questo modo la temperatura dell’aria in uscita dall’UTA è data dalla<br />

miscelazione fra l’aria raffreddata (che attraversa la batteria fredda) e quella by-passata che rimane<br />

invariata. Il sistema presenta il vantaggio <strong>di</strong> avere portata totale costante e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> mantenere ottimale<br />

il funzionamento del ventilatore e della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ambientale.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 508<br />

La batteria fredda viene spesso dotata <strong>di</strong> valvola <strong>di</strong> intercettazione per evitare i casi <strong>di</strong> eccessivo<br />

raffreddamento. Per gli impianti multizona il limite del metodo è dato dallo spazio <strong>di</strong>sponibile nell’UTA<br />

per i by pass.<br />

Figura 636: Controllo me<strong>di</strong>ante by pass per singola zona e multizona<br />

Il calcolo della temperatura in uscita dalla batteria fredda e dell’umi<strong>di</strong>tà ambiente può essere<br />

effettuato con relazioni descritte in precedenza.<br />

11.10.6 CONTROLLO CON SISTEMI A DOPPIO CONDOTTO<br />

Si tratta <strong>di</strong> un sistema del quale si è parlato abbondantemente nel §Errore. L'origine<br />

riferimento non è stata trovata. e a quel capitolo si rimanda per altre considerazioni.<br />

Figura 637: Controllo me<strong>di</strong>ante doppio condotto<br />

Questo sistema consente un controllo ottimale delle con<strong>di</strong>zioni termo-igrometriche degli<br />

ambienti ma richiede sia un doppio canale (uno per l’aria fredda e uno per l’aria calda) ed un


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 509<br />

miscelatore per ciascun ambiente. Quest’ultimo <strong>di</strong>spositivo è costoso e richiede un ulteriore sistema <strong>di</strong><br />

controllo locale per miscelare correttamente le portate <strong>di</strong> aria fredda e calda.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista energetico questo sistema <strong>di</strong> controllo risulta molto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso dovendo<br />

avere anche aria calda.<br />

11.11 CONCLUSIONI<br />

Figura 638: Miscelatore <strong>di</strong> aria per sistemi a doppio condotto<br />

L’interazione e<strong>di</strong>fico – impianto è certamente complessa da stu<strong>di</strong>are e pone seri problemi per<br />

la corretta gestione energetica. Quanto detto ha posto l’attenzione sull’evoluzione propria degli e<strong>di</strong>fici<br />

ed ha voluto sottolineare come la risposta al transitorio del sistema e<strong>di</strong>fico – impianto sia comunque<br />

<strong>di</strong>pendente da numerosi fattori sia termofisici dell’e<strong>di</strong>ficio che climatologici esterni.<br />

In fondo se esaminiamo le costruzioni più semplici, quale quella in<strong>di</strong>cata in Figura 639, abbiamo<br />

inizialmente la tentazione <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>carle come incapaci <strong>di</strong> fornire un reale servizio all’utenza.<br />

Figura 639: Esempio <strong>di</strong> costruzione elementare (intelligente)<br />

In realtà lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questi e<strong>di</strong>fici (anche se molto semplici o ad<strong>di</strong>rittura elementari) <strong>di</strong>mostra l’esatto<br />

contrario: essi sono capaci <strong>di</strong> fornire la migliore risposta alle sollecitazioni climatiche senza alcun<br />

intervento impiantistico esterno.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 510<br />

Certo non si può chiedere a questi e<strong>di</strong>fici il benessere come oggi lo inten<strong>di</strong>amo e chie<strong>di</strong>amo ai<br />

nuovi e<strong>di</strong>fici. Ma è il punto <strong>di</strong> vista che è fondamentalmente <strong>di</strong>verso: gli e<strong>di</strong>fici antichi (si parla <strong>di</strong><br />

Architettura vernacolare) ottimizzavano le prestazioni in mancanza <strong>di</strong> energia fornita mentre gli e<strong>di</strong>fici<br />

moderni ottimizzano le prestazioni in<strong>di</strong>pendentemente (o quasi!) dal consumo energetico.<br />

Figura 640: Veduta <strong>di</strong> un moderno e<strong>di</strong>ficio a forte contenuto tecnologico (ignorante)<br />

In confronto ai moderni e<strong>di</strong>fici in vetro e acciaio del tutto incapaci <strong>di</strong> fornire alcun benessere se<br />

non a spese <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> energia per far marciare costosi, complessi ed ingombranti impianti <strong>di</strong><br />

climatizzazione, gli e<strong>di</strong>fici vernacolari hanno quin<strong>di</strong> una intelligenza propria e rappresentano il miglior<br />

compromesso fra la climatologia esterna e le tecnologie costruttive del sito. L’iglù è veramente un’opera<br />

mirabile <strong>di</strong> sintesi tecnologica e <strong>di</strong> efficacia funzionale: esso utilizza l’unico materiale da costruzione<br />

<strong>di</strong>sponibile nel luogo e lo fa con la migliore forma costruttiva possibile compatibilmente con il clima<br />

esterno. L’intelligenza che oggi forniamo ai moderni e<strong>di</strong>fici è anche frutto <strong>di</strong> uno scollamento fra le<br />

esigenze costruttive e tecnologiche e quelle prestazionali e climatologiche. E’ una intelligenza necessaria<br />

per ottenere la migliore risposta del sistema e<strong>di</strong>ficio – impianto, spesso perdendo <strong>di</strong> vista la congruenza<br />

energetica. Una cattiva progettazione del sistema <strong>di</strong> gestione e controllo degli impianti porta ad avere<br />

<strong>di</strong>ssipazione <strong>di</strong> energia, malfunzionamento degli impianti, mancanza <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere,<br />

deca<strong>di</strong>mento dei componenti <strong>di</strong> impianto, …<br />

Gli e<strong>di</strong>fici intelligenti rappresentano, pertanto, una assoluta necessità evolutiva voluta<br />

dall’Uomo per sod<strong>di</strong>sfare le proprie esigenze funzionali, per raggiungere con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere prima<br />

mai ottenute e per compensare i propri errori progettuali.<br />

La conoscenza dell’interazione e<strong>di</strong>ficio – impianti è, per quanto detto, fondamentale per la corretta<br />

progettazione sia dell’e<strong>di</strong>ficio che dei componenti fondamentali del sistema <strong>di</strong> controllo integrato.


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 511<br />

12 SIMBOLISMO PER IMPIANTI TERMOTECNICI<br />

Si riportano alcuni simboli utilizzati nei <strong>di</strong>segni per impianti termotecnici.<br />

Figura 641: Simboli per Impianti Termotecnici


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 512<br />

Figura 642: Simboli per Impianti Termotecnici


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 513<br />

Figura 643: Simboli per Impianti Termotecnici


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 514<br />

Figura 644: Simboli per Impianti Termotecnici


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 515<br />

Figura 645: Simboli per Impianti Termotecnici<br />

Figura 646: Simboli per Impianti Termotecnici


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 516<br />

Figura 647: Simboli per Impianti Termotecnici


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 517<br />

Figura 648: Simboli per Impianti Termotecnici


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 518<br />

Figura 649: Simboli per Impianti Termotecnici<br />

Figura 650: Simboli per Impianti Termotecnici


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 519<br />

INDICE GENERALE<br />

1 COMPONENTI PRINCIPALI DI IMPIANTO ........................................................................... 3<br />

1.1 GENERATORI TERMICI ............................................................................................................................ 3<br />

Caldaie a modulazione <strong>di</strong> fiamma ..................................................................................................................... 4<br />

Installazione dei bruciatori ................................................................................................................................ 7<br />

Caldaie a condensazione .................................................................................................................................... 8<br />

Caldaie a temperatura scorrevole .................................................................................................................... 10<br />

Caldaia a più passaggi <strong>di</strong> fumi ......................................................................................................................... 12<br />

1.2 FUNZIONAMENTO DEI GENERATORI DI CALORE ................................................................................. 13<br />

Temperatura teorica <strong>di</strong> combustione ............................................................................................................... 15<br />

Ren<strong>di</strong>menti e Per<strong>di</strong>te ....................................................................................................................................... 16<br />

1.3 FUNZIONAMENTO DEI BRUCIATORI ..................................................................................................... 17<br />

Bruciatori Atmosferici ..................................................................................................................................... 17<br />

Bruciatori Premiscelati .................................................................................................................................... 17<br />

1.4 ANALISI DELLE TIPOLOGIE DI CALDAIE .............................................................................................. 18<br />

1.4.1 GENERATORI A GASOLIO ..................................................................................................................... 18<br />

1.4.2 GENERATORI A GAS ............................................................................................................................. 21<br />

1.5 SISTEMA GENERATORE – CAMINO ...................................................................................................... 23<br />

1.5.1 IL CAMINO ........................................................................................................................................... 24<br />

Tiraggio Naturale ............................................................................................................................................. 27<br />

Tiraggio Forzato .............................................................................................................................................. 29<br />

1.5.2 USO DEI CAD PER LA SELEZIONE DEI CAMINI ..................................................................................... 30<br />

Stampa dei risultati <strong>di</strong> calcolo ......................................................................................................................... 31<br />

1.5.3 CANNE FUMARIE .................................................................................................................................. 31<br />

1.5.4 CENTRALI TERMICHE ........................................................................................................................... 34<br />

1.5.5 GENERATORI ELETTRICI – REFRIGERATORI E POMPE DI CALORE ....................................................... 40<br />

Problematiche delle Pompe <strong>di</strong> Calore ............................................................................................................. 46<br />

Unità con modulo idronico incorporato ........................................................................................................... 47<br />

1.6 POMPE DI CALORE GEOTERMICHE ...................................................................................................... 47<br />

1.7 I PALI ENERGETICI ................................................................................................................................ 50<br />

1.8 FUNZIONAMENTO IN FREE COOLING .................................................................................................. 53<br />

1.9 TIPI DI FLUIDI TERMOVETTORI ............................................................................................................ 59<br />

1.9.1 CIRCUITI AD ACQUA: POMPA DI CIRCOLAZIONE, CORPI SCALDANTI ................................................... 60<br />

1.9.2 POMPA DI CIRCOLAZIONE .................................................................................................................... 60<br />

1.9.3 CORPI SCALDANTI ................................................................................................................................ 60<br />

Ra<strong>di</strong>atori .......................................................................................................................................................... 60<br />

Pannelli Ra<strong>di</strong>anti ............................................................................................................................................. 63<br />

Raffrescamento con pannelli ra<strong>di</strong>anti .............................................................................................................. 68<br />

1.9.4 VASO DI ESPANSIONE ........................................................................................................................... 70<br />

Vasi <strong>di</strong> espansione aperti ................................................................................................................................. 70<br />

Vasi <strong>di</strong> espansione chiusi ................................................................................................................................. 71<br />

1.9.5 VALVOLA DI SICUREZZA ...................................................................................................................... 72<br />

1.9.6 VALVOLA DI SCARICO TERMICO .......................................................................................................... 74<br />

1.9.7 VALVOLE DI INTERCETTAZIONE DEL COMBUSTIBILE .......................................................................... 78<br />

1.10 FLUIDI DI LAVORO DIVERSI DALL’ACQUA ......................................................................................... 81<br />

1.10.1 L’ARIA COME FLUIDO DI LAVORO ...................................................................................................... 81<br />

1.10.2 SISTEMI SPLIT .................................................................................................................................... 82<br />

1.10.3 TIPI DI TERMINALI PER LA CESSIONE DELL’ENERGIA ........................................................................ 84<br />

Termoconvettori .............................................................................................................................................. 85<br />

Termoventilconvettori (fan coil) ..................................................................................................................... 85<br />

Osservazione sui termoconvettori e fan coil .................................................................................................... 88<br />

Bocchette e Diffusori ....................................................................................................................................... 90


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 520<br />

1.10.4 CENTRALI DI TRATTAMENTO DELL’ARIA: CTA ................................................................................. 91<br />

Selezione dei Filtri ........................................................................................................................................... 96<br />

Unità <strong>di</strong> Con<strong>di</strong>zionamento Compatte ............................................................................................................ 101<br />

1.10.5 SISTEMA IDROSPLIT ......................................................................................................................... 101<br />

1.10.6 RECUPERATORI DI CALORE .............................................................................................................. 106<br />

2 DISPOSITIVI DI DISTRIBUZIONE DELL’ARIA ................................................................ 110<br />

2.1 I GETTI ................................................................................................................................................. 110<br />

2.2 GRANDEZZE FONDAMENTALI ............................................................................................................. 112<br />

Velocità <strong>di</strong> uscita ........................................................................................................................................... 112<br />

Velocità in un punto del getto........................................................................................................................ 113<br />

Lancio ............................................................................................................................................................ 113<br />

Rapporto <strong>di</strong> induzione ................................................................................................................................... 114<br />

Caduta ............................................................................................................................................................ 114<br />

Zona occupata ................................................................................................................................................ 114<br />

Temperatura finale del lancio ........................................................................................................................ 114<br />

Effetto Coanda ............................................................................................................................................... 114<br />

Distanza minima da un ostacolo .................................................................................................................... 116<br />

2.3 TERMINALI A FLUSSO TURBOLENTO .................................................................................................. 116<br />

2.4 DIFFUSORI ............................................................................................................................................ 118<br />

Caratteristiche generali .................................................................................................................................. 118<br />

Caratteristiche costruttive .............................................................................................................................. 118<br />

2.4.1 DIFFUSORI ELICOIDALI ...................................................................................................................... 125<br />

2.4.2 DIFFUSORI A PORTATA VARIABILE .................................................................................................... 129<br />

2.4.3 DEFLETTORI AD ASSETTO AUTOMATICAMENTE VARIABILE .............................................................. 130<br />

2.4.4 DIFFUSORI LINEARI ............................................................................................................................ 132<br />

2.4.5 DIFFUSORI AD UGELLO ...................................................................................................................... 134<br />

2.4.6 BOCCHETTE DI MANDATA .................................................................................................................. 136<br />

2.4.7 BOCCHETTE DI ASPIRAZIONE ............................................................................................................. 139<br />

2.4.8 GRIGLIE DI RIPRESA ........................................................................................................................... 141<br />

2.4.9 GRIGLIE DI TRANSITO ........................................................................................................................ 142<br />

2.4.10 SERRANDE DI REGOLAZIONE ........................................................................................................... 143<br />

2.4.11 SERRANDE DI SOVRAPRESSIONE ...................................................................................................... 145<br />

2.4.12 GRIGLIE TAGLIAFUOCO E TAGLIAFUMO .......................................................................................... 147<br />

La compartimentazione degli e<strong>di</strong>fici ............................................................................................................. 147<br />

2.4.13 SILENZIATORI .................................................................................................................................. 148<br />

2.5 CAD PER LA SELEZIONE DEI DIFFUSORI E BOCCHETTE ................................................................... 149<br />

2.6 TERMINALI A DISLOCAMENTO ........................................................................................................... 152<br />

2.7 SISTEMI A FLUSSO LAMINARE ............................................................................................................ 167<br />

2.8 TRAVI FREDDE .................................................................................................................................... 168<br />

2.8.1 VANTAGGI NELL’UTILIZZO DELLE TRAVI FREDDE ............................................................................. 170<br />

2.8.2 SVANTAGGI DELLE TRAVI FREDDE .................................................................................................... 170<br />

2.8.3 PROGETTO DELLE TRAVI FREDDE ...................................................................................................... 171<br />

2.8.4 USO INVERNALE DELLE TRAVI FREDDE ............................................................................................. 175<br />

2.9 STUDIO TERMO FLUIDO DINAMICO DELLE TRAVI FREDDE ............................................................. 175<br />

2.9.1 MODELLO FISICO ........................................................................................................................ 176<br />

2.10 RISULTATI ...................................................................................................................................... 178<br />

Conclusioni .................................................................................................................................................... 182<br />

2.11 CANALI FORATI ................................................................................................................................. 182<br />

3 DISTRIBUZIONE DELL’ARIA NEGLI AMBIENTI ............................................................ 183<br />

3.1 MODALITÁ D’ANALISI .................................................................................................................. 184<br />

Comportamento dell’aria all’interno <strong>di</strong> una stanza ....................................................................................... 184<br />

Simulazioni 2d al COMSOL Multiphysics ................................................................................................... 184


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 521<br />

3.2 MODELLI 2D ........................................................................................................................................ 187<br />

3.2.1 BOCCHETTA ....................................................................................................................................... 187<br />

3.3 RISCALDAMENTO INVERNALE............................................................................................................ 187<br />

a=0° ............................................................................................................................................................... 188<br />

v=0.2 m/s ....................................................................................................................................................... 188<br />

Analisi <strong>di</strong>stribuzione della temperatura ......................................................................................................... 190<br />

v=0.3 m/s - Analisi campo <strong>di</strong> velocità ........................................................................................................... 192<br />

Analisi <strong>di</strong>stribuzione della temperatura ......................................................................................................... 193<br />

3.4 CONDIZIONAMENTO ESTIVO .............................................................................................................. 195<br />

3.4.1 Α=0° ................................................................................................................................................... 195<br />

v=0.2 m/s ....................................................................................................................................................... 195<br />

Analisi campo <strong>di</strong> velocità .............................................................................................................................. 195<br />

Analisi <strong>di</strong>stribuzione della temperatura ......................................................................................................... 197<br />

v=0.3 m/s ....................................................................................................................................................... 199<br />

Analisi campo <strong>di</strong> velocità .............................................................................................................................. 199<br />

Analisi <strong>di</strong>stribuzione della temperatura ......................................................................................................... 201<br />

3.4.2 CONCLUSIONI .................................................................................................................................... 203<br />

4 MACCHINE FRIGORIFERE ................................................................................................... 204<br />

4.1 LAMINAZIONE ..................................................................................................................................... 205<br />

4.2 FLUIDI FRIGORIGENI ........................................................................................................................... 206<br />

Il Problema dell’Ozono ................................................................................................................................. 206<br />

In<strong>di</strong>ce TEWI (Total Equipment Warming Impact) ........................................................................................ 209<br />

Rilascio dei CFC in ambiente ........................................................................................................................ 210<br />

Refrigeranti compositi (Blend) ...................................................................................................................... 212<br />

Il glide delle miscele zeotropiche .................................................................................................................. 213<br />

Caratteristiche Termofisiche dei Flui<strong>di</strong> Frigorigeni ...................................................................................... 213<br />

Dati termofisici dei refrigeranti <strong>di</strong> maggior uso ............................................................................................ 213<br />

4.3 TRACCIAMENTO DEL CICLO FRIGORIFERO ....................................................................................... 222<br />

4.3.1 RECUPERO DI CALORE ....................................................................................................................... 224<br />

4.4 DEFINIZIONE DEGLI INDICI DI PRESTAZIONE ................................................................................... 226<br />

4.4.1 OSSERVAZIONI SUGLI INDICI DI PRESTAZIONE MEDI STAGIONALI ..................................................... 228<br />

4.5 COMPRESSORI ALTERNATIVI PER IMPIANTI FRIGORIFERI .............................................................. 228<br />

Ren<strong>di</strong>mento Volumetrico dei compressori .................................................................................................... 229<br />

Regolazione dei compressori alternativi ........................................................................................................ 231<br />

Frazionamento del carico su più compressori ............................................................................................... 232<br />

Variazione della velocità del compressore .................................................................................................... 232<br />

Combinazione della precedenti tecniche ....................................................................................................... 233<br />

Prestazioni dei Compressori alternativi ......................................................................................................... 233<br />

4.5.1 CICLI FRIGORIFERI MULTISTADIO ...................................................................................................... 233<br />

4.6 COMPRESSORI CENTRIFUGHI PER IMPIANTI FRIGORIFERI .............................................................. 235<br />

Dimensionamento <strong>di</strong> massima dei Compressi Centrifughi ........................................................................... 236<br />

Pompaggio nei compressori centrifughi ........................................................................................................ 240<br />

4.7 COMPRESSORI CENTRIFUGHI CON INVERTER ................................................................................... 241<br />

4.7.1 POTENZA FRIGORIFERA ...................................................................................................................... 245<br />

Caratteristiche costruttive .............................................................................................................................. 246<br />

4.7.2 COMPRESSORI TURBOCOR ® ............................................................................................................... 251<br />

Problematiche attuali dei compressori Turbocor® ........................................................................................ 257<br />

4.8 COMPRESSORI ROTATIVI NEGLI IMPIANTI FRIGORIFERI ................................................................. 259<br />

4.8.1 COMPRESSORE ROTATIVO A PALETTE MULTIPLE .............................................................................. 260<br />

4.8.2 COMPRESSORI A VITE ........................................................................................................................ 260<br />

Rapporto Volumetrico Intrinseco .................................................................................................................. 263<br />

4.8.3 COMPRESSORI A SPIRALE ORBITANTE .............................................................................................. 263<br />

4.9 REFRIGERATORI AD ASSORBIMENTO ................................................................................................. 266<br />

4.9.1 FUNZIONAMENTO DELLA MACCHINA AD ASSORBIMENTO ................................................................ 268<br />

4.9.2 RICHIAMI DI TERMODINAMICA DELLE SOLUZIONI ............................................................................ 269


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 522<br />

4.9.3 PROGETTO DI UN IMPIANTO AD ASSORBIMENTO ............................................................................... 270<br />

4.10 DETERMINAZIONE DEL CICLO AD ASSORBIMENTO ......................................................................... 275<br />

4.10.1 REFRIGERATORI COMMERCIALI ....................................................................................................... 275<br />

4.10.2 ASSORBITORI A DUE STADI AUTOALIMENTATI ................................................................................ 277<br />

4.10.3 MACCHINE AD ASSORBIMENTO AD ALIMENTAZIONE SOLARE ......................................................... 277<br />

Considerazioni Ambientali ............................................................................................................................ 279<br />

4.10.4 FUNZIONAMENTO IN RAFFREDDAMENTO ........................................................................................ 279<br />

1. Pompa /Scambiatore <strong>di</strong> Calore della Soluzione......................................................................................... 279<br />

2. Generatore del Primo Sta<strong>di</strong>o...................................................................................................................... 279<br />

3. Generatore <strong>di</strong> Secondo Sta<strong>di</strong>o ................................................................................................................... 280<br />

4. Condensatore ............................................................................................................................................. 280<br />

5 Evaporatore................................................................................................................................................. 280<br />

6. Assorbitore ................................................................................................................................................ 280<br />

4.10.5 FUNZIONAMENTO IN RISCALDAMENTO ........................................................................................... 281<br />

1. Generatore <strong>di</strong> Primo Sta<strong>di</strong>o ....................................................................................................................... 281<br />

2. Evaporatore................................................................................................................................................ 281<br />

3. Guar<strong>di</strong>a Idraulica del Refrigerante ............................................................................................................ 281<br />

4. Pompa della Soluzione .............................................................................................................................. 281<br />

4.11 CONDENSATORI ................................................................................................................................. 281<br />

Condensatori raffreddati ad acqua ................................................................................................................. 282<br />

Condensatori raffreddati ad aria .................................................................................................................... 283<br />

4.12 TORRI DI RAFFREDDAMENTO .......................................................................................................... 285<br />

Esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> una torre evaporativa ................................................................................. 290<br />

4.12.1 TIPOLOGIE DI TORRI DI RAFFREDDAMENTO COMMERCIALI ............................................................. 290<br />

Torre <strong>di</strong> Raffreddamento assiale.................................................................................................................... 290<br />

Torri <strong>di</strong> Raffreddamento Centrifughe ............................................................................................................ 292<br />

4.13 EVAPORATORI ................................................................................................................................... 293<br />

Batterie ad espansione <strong>di</strong>retta ........................................................................................................................ 294<br />

4.13.1 VALVOLA TERMOSTATICA .............................................................................................................. 295<br />

Valvola <strong>di</strong> espansione elettrica ...................................................................................................................... 297<br />

4.14 SEPARATORI DI LIQUIDO .................................................................................................................. 297<br />

Separazione per Decantazione ....................................................................................................................... 297<br />

Rallentamento del fluido ............................................................................................................................... 297<br />

5 DICHIARAZIONE ISPESL ...................................................................................................... 299<br />

5.1 MODULISTICA DA PRESENTARE: ........................................................................................................ 299<br />

5.2 ESEMPIO DI DENUNCIA ISPESL ......................................................................................................... 305<br />

IMPIANTO A VASO CHIUSO .................................................................................................................... 312<br />

3 - DATI COMPLEMENTARI - RACCOLTA “R” (Appen<strong>di</strong>ce VI - Art. 8) .............................................. 315<br />

5.3 ESEMPIO DI DIMENSIONAMENTO DI COMPONENTI ISPESL ............................................................ 316<br />

5.4 USO DI CAD PER LA DICHIARAZIONE ISPESL ................................................................................... 320<br />

5.5 UN SECONDO USO DI CAD PER DICHIARAZIONE ISPESL ................................................................ 326<br />

6 ENERGIE ALTERNATIVE ...................................................................................................... 335<br />

6.1 CALCOLO DELLA RADIAZIONE SOLARE MEDIA (SOLAR ENERGY AVAILABILITY) .......................... 335<br />

6.1.1 METODI DI LIU E JORDAN .................................................................................................................. 339<br />

6.1.2 ALTRE CORRELAZIONI ....................................................................................................................... 339<br />

6.1.3 FENOMENI CHE MODIFICANO LA TRASPARENZA ATMOSFERICA ....................................................... 341<br />

Scattering (Diffusione) atmosferico .............................................................................................................. 341<br />

Assorbimento atmosferico ............................................................................................................................. 341<br />

Influenza della massa d’aria ......................................................................................................................... 341<br />

6.1.4 RADIAZIONE EMESSA DALLA TERRA ................................................................................................. 341<br />

6.2 IL CLIMA E INFLUENZE SULLA PROGETTAZIONE IMPIANTISTICA ................................................... 343<br />

6.3 IL CLIMA RISPETTO ALLE SCALE GEOGRAFICHE .............................................................................. 345


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 523<br />

6.4 FATTORI CLIMATICI ........................................................................................................................... 346<br />

6.4.1 RADIAZIONE SOLARE ......................................................................................................................... 346<br />

6.5 ANALISI STATISTICA DELLA RADIAZIONE SOLARE ........................................................................... 354<br />

Procedure operative ....................................................................................................................................... 354<br />

Analisi dei risultati: Curva PDF della frequenza <strong>di</strong> insolazione .................................................................... 354<br />

Analisi delle frequenze .................................................................................................................................. 354<br />

Descrizione dell'algoritmo per la generazione della matrice <strong>di</strong> Markoff....................................................... 358<br />

L'analisi statistica dell'anno casuale .............................................................................................................. 359<br />

Considerazioni sui meto<strong>di</strong> statistici per l’analisi della ra<strong>di</strong>azione. ................................................................ 359<br />

6.5.1 NUVOLOSITÀ...................................................................................................................................... 360<br />

6.5.2 TEMPERATURA DELL’ARIA ................................................................................................................ 360<br />

6.5.3 MOVIMENTI D’ARIA ........................................................................................................................... 360<br />

6.5.4 UMIDITÀ DELL’ARIA .......................................................................................................................... 361<br />

6.6 CARATTERISTICHE ALEATORIE DELLE ENERGIE ALTERNATIVE ..................................................... 361<br />

7 IMPIANTI SOLARI TERMICI CON COLLETTORI PIANI .............................................. 362<br />

7.1 ANALISI DEL FUNZIONAMENTO .......................................................................................................... 362<br />

7.1.1 RELAZIONE DI HOTTEL WHILLIER BLISS........................................................................................... 364<br />

7.1.2 EFFICIENZA DI RACCOLTA DELL’ENERGIA SOLARE ........................................................................... 366<br />

7.2 RISCALDAMENTO SOLARE DELL’ACQUA SANITARIA ........................................................................ 370<br />

7.3 CRITERI DI PROGETTO PER I SISTEMI LOCALIZZATI ......................................................................... 375<br />

7.4 SISTEMI CENTRALIZZATI PER L’ACQUA CALDA SANITARIA ............................................................. 377<br />

7.4.1 CRITERI DI PROGETTO DI UN IMPIANTO CENTRALIZZATO .................................................................. 378<br />

7.4.2 METODO F - CHART ........................................................................................................................... 379<br />

Osservazioni sul metodo f-Chart ................................................................................................................... 381<br />

7.5 SIMULAZIONE DEI CIRCUITI SOLARI CON L’ANNO TIPO ................................................................... 381<br />

7.6 DEUMIDIFICATORE AD ASSORBIMENTO IGROSCOPICO .................................................................... 381<br />

8 IMPIANTI SOLARI DI POTENZA – SOLARE TERMODINAMICO ............................... 386<br />

8.1 DESCRIZIONE GENERALE DELL’ IMPIANTO SOLARE ........................................................................ 387<br />

8.2 DESCRIZIONE GENERALE CICLO COMBINATO ................................................................................. 388<br />

8.2.1 1.3.1 I CICLI TERMODINAMICI ........................................................................................................... 389<br />

8.3 LA CENTRALE A CICLO COMBINATO .................................................................................................. 389<br />

8.3.1 GENERALITÀ SUGLI IMPIANTI COMBINATI GAS – VAPORE ............................................................... 389<br />

8.4 L’ IMPIANTO SOLARE TERMODINAMICO .......................................................................................... 391<br />

8.4.1 I CONCENTRATORI PARABOLICI LINEARI ........................................................................................... 391<br />

8.5 IL FLUIDO TERMOVETTORE ............................................................................................................... 394<br />

8.5.1 RAFFRONTO FRA LE ALTERNATIVE POSSIBILI: MISCELA SALI FUSI – OLIO DIATERMICO ................... 394<br />

8.6 LA MISCELA DI SALI FUSI: NITRATO DI SODIO – NITRATO DI POTASSIO .......................................... 395<br />

8.7 CONCLUSIONI SUL SOLARE TERMODINAMICO ................................................................................. 397<br />

8.8 IMPIANTI SOLARI TERMODINAMICI AUTONOMI ................................................................................ 398<br />

9 IMPIANTI SOLARI FOTOVOLTAICI................................................................................... 404<br />

9.1 FISICA DI BASE DELLE CELLE FOTOVOLTAICHE ............................................................................... 404<br />

9.2 DIMESIONAMENTO DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO ..................................................................... 416<br />

9.3 CRITERI DI DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI .................................................. 416<br />

Controllo <strong>di</strong> potenza ...................................................................................................................................... 416<br />

Potenzialità del fotovoltaico .......................................................................................................................... 416<br />

9.4 CONTO ENERGIA.................................................................................................................................. 418<br />

10 ENERGIA EOLICA ................................................................................................................... 419<br />

Mulini a vento ad asse verticale .................................................................................................................... 419


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 524<br />

Mulini a vento ad asse orizzontale ................................................................................................................ 419<br />

Generazione <strong>di</strong> energia elettrica .................................................................................................................... 420<br />

L'ENERGIA EOLICA ................................................................................................................................. 423<br />

COMPATIBILITÀ AMBIENTALE ....................................................................................................................... 423<br />

MULINI A VENTO AD ASSE VERTICALE........................................................................................................ 424<br />

MULINI A VENTO AD ASSE ORIZZONTALE ................................................................................................... 425<br />

GENERAZIONE DI ENERGIA ELETTRICA ..................................................................................................... 425<br />

10.1 LE RISORSE EOLICHE IN ITALIA ....................................................................................................... 427<br />

10.2 LA RISORSA EOLICA .......................................................................................................................... 431<br />

10.3 CONVERSIONE DELLA ENERGIA DEL VENTO ................................................................................... 433<br />

10.4 CARATTERISTICHE DEL VENTO ........................................................................................................ 434<br />

10.5 I PARCHI EOLICI IN SICILIA ............................................................................................................. 436<br />

10.6 INCENTIVI E SERVIZI PER GLI IMPIANTI EOLICI .............................................................................. 437<br />

10.7 LINEE GUIDA PER L'AUTORIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI CON FONTI RINNOVABILI ..................... 439<br />

10.8 PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DELLE MACCHINE EOLICHE ........................................................... 440<br />

10.9 ENERGIA DAL VENTO ........................................................................................................................ 440<br />

10.9.1 DISTRIBUZIONE DI WEIBULL ........................................................................................................... 440<br />

10.9.2 TURBINA IDEALE ............................................................................................................................. 441<br />

10.9.3 TURBINA REALE ............................................................................................................................... 442<br />

10.9.4 SINTESI DELLE CARATTERISTICHE ANEMOLOGICHE DEL SITO: ....................................................... 442<br />

10.9.5 VALUTAZIONE DELLA PRODUZIONE ANNUA DI ENERGIA: ............................................................... 446<br />

10.9.6 - VALUTAZIONE DEL COSTO DI INVESTIMENTO: .............................................................................. 447<br />

10.9.7 - VALUTAZIONE DEI FLUSSI DI CASSA ANNUI: ................................................................................. 448<br />

10.9.8 - VALUTAZIONE DELLA REDDITIVITÀ DELL’INVESTIMENTO: .......................................................... 448<br />

10.9.9 SINTESI DELL’IMPATTO AMBIENTALE: ............................................................................................ 450<br />

Occupazione del territorio: ............................................................................................................................ 450<br />

Impatto visivo: ............................................................................................................................................... 450<br />

Rumore: ......................................................................................................................................................... 451<br />

Effetti sulla flora e sulla fauna:...................................................................................................................... 452<br />

Emissioni evitate: .......................................................................................................................................... 452<br />

10.9.10 RENDIMENTO DELLA MACCHINA (WIND TURBINE EFFICIENCY) .................................................... 452<br />

Capacity Factor CF ........................................................................................................................................ 452<br />

Availability Factor AF ................................................................................................................................... 452<br />

10.10 POTENZA MASSIMA UTILIZZABILE (TEORIA DI BETZ) .................................................................. 454<br />

10.11 POTENZA REALE .............................................................................................................................. 458<br />

10.12 CONVERSIONE DELLA ENERGIA DEL VENTO ................................................................................. 459<br />

10.13 CARATTERISTICHE DEL VENTO ...................................................................................................... 460<br />

10.14 AERODINAMICA DEL PROFILO........................................................................................................ 461<br />

Spiegazione del Lift: ...................................................................................................................................... 462<br />

Drag ............................................................................................................................................................... 462<br />

Per<strong>di</strong>te ............................................................................................................................................................ 464<br />

10.15 CARATTERISTICHE DEI ROTORI ..................................................................................................... 465<br />

10.16 CONSIDERAZIONI SUGLI IMPIANTI EOLICI .................................................................................... 466<br />

11 SISTEMI DI REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI TERMOTECNICI .............................. 467<br />

11.1 NECESSITÀ DELLA REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI ........................................................................ 470<br />

11.2 CONTROLLORE A CIRCUITO APERTO ............................................................................................... 470<br />

11.3 CONTROLLORE A CIRCUITO CHIUSO ............................................................................................... 471<br />

11.4 CARATTERISTICHE DI REGOLAZIONE .............................................................................................. 472<br />

11.4.1 REGOLAZIONE A DUE POSIZIONI ...................................................................................................... 472<br />

11.4.2 REGOLAZIONE AD AZIONE PROPORZIONALE ................................................................................... 473<br />

11.4.3 REGOLAZIONE AD AZIONE INTEGRALE ............................................................................................ 474<br />

11.4.4 REGOLAZIONE AD AZIONE DERIVATIVA .......................................................................................... 474


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 525<br />

11.4.5 SISTEMI DI REGOLAZIONE A PIÙ AZIONI COMBINATE ...................................................................... 474<br />

11.4.6 LE VALVOLE NELLA REGOLAZIONE IMPIANTISTICA ........................................................................ 475<br />

Valvole a due vie ........................................................................................................................................... 475<br />

Valvole a tre vie ............................................................................................................................................. 476<br />

11.5 ELEMENTI SENSIBILI ......................................................................................................................... 477<br />

11.6 SISTEMI DI REGOLAZIONE COMPUTERIZZATI ................................................................................. 478<br />

11.7 PRINCIPI DI REGOLAZIONE ELETTRONICA DDC ............................................................................ 484<br />

11.8 REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO .............................. 491<br />

11.8.1 EQUAZIONE DELLA CENTRALINA DI REGOLAZIONE......................................................................... 492<br />

11.8.2 CONSEGUENZE DEL REGIME DI PARZIALIZZAZIONE SULLE CALDAIE .............................................. 494<br />

11.8.3 REGOLAZIONE DI ZONA ................................................................................................................... 496<br />

11.8.4 REGOLAZIONE LOCALIZZATA .......................................................................................................... 497<br />

11.8.5 CONSEGUENZA DELLA REGOLAZIONE SULLA POMPA DI CIRCOLAZIONE ......................................... 498<br />

11.9 REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO ................................................................ 498<br />

Regolazione della velocità ............................................................................................................................. 498<br />

Portata dell’aria immessa .............................................................................................................................. 499<br />

11.9.1 REGOLAZIONE DEL CARICO TERMICO SENSIBILE ............................................................................. 499<br />

11.9.2 REGOLAZIONE DEL CARICO TERMICO LATENTE .............................................................................. 500<br />

11.9.3 STUDIO DEL CICLO TERMICO IN REGIME DI PARZIALIZZAZIONE ...................................................... 501<br />

11.9.4 CONTROLLO DELLA UMIDITA’ RELATIVA ........................................................................................ 502<br />

11.9.5 REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI CON POST RISCALDAMENTO DA BATTERIA .................................... 502<br />

11.10 SISTEMI FONDAMENTALI DI CONTROLLO PER IL CONDIZIONAMENTO ....................................... 504<br />

11.10.1 CONTROLLO DI TIPO ON-OFF ........................................................................................................ 504<br />

11.10.2 CONTROLLO DELLA TEMPERATURA DELLA SERPENTINA .............................................................. 504<br />

11.10.3 CONTROLLO MEDIANTE POST RISCALDAMENTO ........................................................................... 505<br />

11.10.4 CONTROLLO A PORTATA D’ARIA VARIABILE (VAV)..................................................................... 506<br />

11.10.5 CONTROLLO MEDIANTE BY PASS DELL’ARIA ................................................................................. 507<br />

11.10.6 CONTROLLO CON SISTEMI A DOPPIO CONDOTTO ........................................................................... 508<br />

11.11 CONCLUSIONI .................................................................................................................................. 509<br />

12 SIMBOLISMO PER IMPIANTI TERMOTECNICI .............................................................. 511


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 526<br />

INDICE DELLE FIGURE<br />

Figura 1: Esempio <strong>di</strong> bruciatore 4<br />

Figura 2: Regolazione Monosta<strong>di</strong>o On-Off 5<br />

Figura 3: Esempio <strong>di</strong> bruciatore monosta<strong>di</strong>o 5<br />

Figura 4: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un bruciatore monosta<strong>di</strong>o 5<br />

Figura 5: Esempio <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> bruciatori monosta<strong>di</strong>o 5<br />

Figura 6: Regime Bista<strong>di</strong>o 50 100% 6<br />

Figura 7: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un bruciatore bista<strong>di</strong>o 6<br />

Figura 8: Esempi <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> bruciatori bista<strong>di</strong>o 6<br />

Figura 9: Esempio <strong>di</strong> bruciatore modulante 7<br />

Figura 10: Schema <strong>di</strong> principio della regolazione <strong>di</strong> un bruciatore 7<br />

Figura 11: Regime modulante fra 50 e 100% 7<br />

Figura 12: Schemi <strong>di</strong> installazione dei bruciatori a gasolio 8<br />

Figura 13: Schema <strong>di</strong> installazione dei bruciatori a gas 8<br />

Figura 14: Schema <strong>di</strong> una caldaia a condensazione 9<br />

Figura 15:Punto <strong>di</strong> rugiada dei fumi <strong>di</strong> metano 9<br />

Figura 16: Schema <strong>di</strong> funzionamento della caldaia a condensazione 9<br />

Figura 17: Schema logico <strong>di</strong> una caldaia a condensazione 10<br />

Figura 18: Camera <strong>di</strong> combustione <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole 10<br />

Figura 19: Tubi <strong>di</strong> fumo per caldaia a temperatura scorrevole 11<br />

Figura 20: Esempi <strong>di</strong> dati tecnici <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole 11<br />

Figura 21: Ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole 12<br />

Figura 22: Sezione <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole 12<br />

Figura 23: Confronto fra ren<strong>di</strong>menti dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> caldaia 12<br />

Figura 24: Distribuzione della temperatura 13<br />

Figura 25: Schema <strong>di</strong> una moderna caldaia a tre passaggi <strong>di</strong> fumi 13<br />

Figura 26: Sistema termo<strong>di</strong>namico <strong>di</strong> un generatore 13<br />

Figura 27: Bilancio energetico per un generatore 15<br />

Figura 28: Bruciatore atmosferico 18<br />

Figura 29: Bruciatore ad aria soffiata 18<br />

Figura 30: Schema <strong>di</strong> una caldaia alimentata a gasolio per flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici 19<br />

Figura 31: Esempio <strong>di</strong> centrale termica con generatori ad olio <strong>di</strong>atermico 19<br />

Figura 32: Esempio <strong>di</strong> caldaia a mantello in acciaio 20<br />

Figura 33: Elemento <strong>di</strong> una caldaia in ghisa 20<br />

Figura 34: Caldaia Murale a gas – Configurazione Chiusa e Aperta 22<br />

Figura 35: Schema funzionale <strong>di</strong> una caldaia murale a gas 22<br />

Figura 36: Sistema Generatore – Camino 24<br />

Figura 37: Sistema Generatore - Camino 25<br />

Figura 38: Circuito dei fumi pressurizzato 25<br />

Figura 39: Circuito dei fumi depressurizzato 26<br />

Figura 40: Circuito dei fumi equilibrato 26<br />

Figura 41: Schema <strong>di</strong> funzionamento del camino 27<br />

Figura 42: Tiraggio statico in funzione della temperatura dei fumi 27<br />

Figura 43: Tiraggio nel sistema generatore – camino 28<br />

Figura 44: Schema <strong>di</strong> funzionamento per tiraggio forzato 29<br />

Figura 45: Abaco per la selezione dei camini commerciali in acciaio 30


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 527<br />

Figura 46: Esempio d’uso del CAD per i camici 30<br />

Figura 47: Stima delle sezioni per un camino 31<br />

Figura 48: Selezione <strong>di</strong> una caldaia per il progetto dei camini 32<br />

Figura 49: Selezione delle opzioni per il progetto dei camini 32<br />

Figura 50: Verifica dei dati <strong>di</strong> calcolo 33<br />

Figura 51: Disposizione corrette <strong>di</strong> una canna fumaria 33<br />

Figura 52: Schema <strong>di</strong> una centrale termica completa 35<br />

Figura 53: Schema completo <strong>di</strong> una centrale termica <strong>secondo</strong> DM 1.12.1975 35<br />

Figura 54: Caratteristiche costruttive delle centrali termiche 36<br />

Figura 55: Prescrizioni per le Centrali Termiche 37<br />

Figura 56: Schema <strong>di</strong> centrale con collettori <strong>di</strong> mandata e ritorno 38<br />

Figura 57: Schemi <strong>di</strong> centrale con bollitore ad accumulo 38<br />

Figura 58: Schema <strong>di</strong> centrale con vaso chiuso e singolo circuito <strong>di</strong> utenza 39<br />

Figura 59: Schema <strong>di</strong> centrale con caldaia a gas – vaso chiuso e collettori <strong>di</strong> mandata e ritorno 39<br />

Figura 60: Schema <strong>di</strong> una macchina frigorifera e/o <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> calore 41<br />

Figura 61: Schema impiantistico <strong>di</strong> un ciclo frigorifero a vapori saturi 41<br />

Figura 62: Funzionamento estivo <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile 41<br />

Figura 63: Funzionamento invernale <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile 42<br />

Figura 64: Vista assonometrica <strong>di</strong> un refrigeratore reversibile a pompa <strong>di</strong> calore 42<br />

Figura 65: Layout impiantistico <strong>di</strong> un refrigeratore in funzionamento estivo 43<br />

Figura 66: Layout impiantistico <strong>di</strong> un refrigeratore in funzionamento estivo 43<br />

Figura 67: Layout impiantistico per una pompa <strong>di</strong> calore- stagione invernale 44<br />

Figura 68: Esempio <strong>di</strong> impianto a pompa <strong>di</strong> calore con <strong>di</strong>stribuzione ad aria 46<br />

Figura 69: Temperatura del terreno 48<br />

Figura 70: Il terreno come sorgente termica per la pompa <strong>di</strong> calore e come refrigeratore 48<br />

Figura 71: Tipologia <strong>di</strong> scambi termici per le pompe <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> tipo geotermico 49<br />

Figura 72: Esempi <strong>di</strong> tubazioni interrate verticali 50<br />

Figura 73: Schematizzazione dell'impiantistica geotermica 50<br />

Figura 74: Esempi <strong>di</strong> pali energetici 51<br />

Figura 75: Posa <strong>di</strong> tubazioni all'interno dei pali energetici 51<br />

Figura 76: Collegamento dei pali energetici alla pompa <strong>di</strong> calore 51<br />

Figura 77: Layout <strong>di</strong> funzionamento dei pali energetici con geocooling 52<br />

Figura 78: Pali energetici con raffreddamento attivo 52<br />

Figura 79: Schema <strong>di</strong> principio dell'utilizzo dei pali energetici 53<br />

Figura 80: Layout per un umpianto a PdC geotermica 53<br />

Figura 81: Regimi <strong>di</strong> funzionamento in free cooling 54<br />

Figura 82: Schema <strong>di</strong> funzionamento del free cooling 54<br />

Figura 83: Vista dell’interno <strong>di</strong> un refrigeratore reversibile completo <strong>di</strong> vaso <strong>di</strong> espansione e pompe <strong>di</strong><br />

circolazione 59<br />

Figura 84: Distanze minime <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> un refrigeratore 59<br />

Figura 85: Schema <strong>di</strong> collegamento <strong>di</strong> un terminale 61<br />

Figura 86: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>atore 63<br />

Figura 87: Valvola termostatica per ra<strong>di</strong>atore 63<br />

Figura 88: Valvola <strong>di</strong> sfiato d’aria automatico per ra<strong>di</strong>atore 63<br />

Figura 89: dati caratteristici per ra<strong>di</strong>atori in alluminio 65<br />

Figura 90: Schema <strong>di</strong> posa dei pannelli ra<strong>di</strong>anti 65<br />

Figura 91: Schema tipo <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> un pannello ra<strong>di</strong>ante 66<br />

Figura 92: Particolare <strong>di</strong> montaggio dei pannelli ra<strong>di</strong>anti 66<br />

Figura 93: Esempio <strong>di</strong> applicazione in civili abitazioni dei pannelli ra<strong>di</strong>anti 66<br />

Figura 94: esempio <strong>di</strong> applicazione dei pannelli ra<strong>di</strong>anti in una chiesa 67


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 528<br />

Figura 95: Esempio <strong>di</strong> utilizzo dei collettori complanari per pannelli ra<strong>di</strong>anti 67<br />

Figura 96: Schema misto per riscaldamento e raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti 68<br />

Figura 97: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento ra<strong>di</strong>ante con parquet per raffrescamento 68<br />

Figura 98: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento con piastrelle ra<strong>di</strong>ante per raffrescamento 68<br />

Figura 99: Andamento della temperatura interna con raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti 69<br />

Figura 100: Schema della centralina <strong>di</strong> regolazione per pannelli ra<strong>di</strong>anti 69<br />

Figura 101: Curve <strong>di</strong> regolazione per pavimenti ra<strong>di</strong>anti 70<br />

Figura 102: Vaso <strong>di</strong> espansione aperto 72<br />

Figura 103: Vaso <strong>di</strong> espansione chiuso a membrana 72<br />

Figura 104: Vaso chiuso pressurizzato senza membrana 72<br />

Figura 105: Esempio <strong>di</strong> valvola <strong>di</strong> sicurezza 73<br />

Figura 106: Gruppo polivalente <strong>di</strong> sicurezza, sfiato aria e caricamento 73<br />

Figura 107: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza 73<br />

Figura 108: Foto esempio <strong>di</strong> installazione del vaso chiuso e della valvola <strong>di</strong> sicurezza 74<br />

Figura 109: Esempi <strong>di</strong> dati tecnici <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> sicurezza 75<br />

Figura 110: Montaggio <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza 76<br />

Figura 111: Installazione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza in un bollitore d’acqua 76<br />

Figura 112: Valvola <strong>di</strong> scarico termico 77<br />

Figura 113: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> scarico termico 77<br />

Figura 114: Abaco <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> scarico termico 77<br />

Figura 115: In<strong>di</strong>cazioni sull’installazione della valvola <strong>di</strong> scarico termico 78<br />

Figura 116: Schemi <strong>di</strong> installazione della valvola <strong>di</strong> scarico termico 78<br />

Figura 117: Schemi <strong>di</strong> collegamento elettrico della valvola <strong>di</strong> scarico termico 78<br />

Figura 118: Valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile filettata e flangiata 79<br />

Figura 119: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile 79<br />

Figura 120: abachi <strong>di</strong> selezione della valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile 80<br />

Figura 121: Installazione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile 80<br />

Figura 122: Corretta installazione della valvola <strong>di</strong> intercettazione 81<br />

Figura 123: Spaccato <strong>di</strong> un moderno sistema split 82<br />

Figura 124: Impianto <strong>di</strong> climatizzazione tipo Split 83<br />

Figura 125: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> sistemi split in un e<strong>di</strong>ficio 83<br />

Figura 126: Sistema split con canalizzazione interna 84<br />

Figura 127: Schema costruttivo <strong>di</strong> un ventilconvettore 86<br />

Figura 128: Vista dell’interno <strong>di</strong> un ventilconvettore – Batteria <strong>di</strong> scambio e ventilatore 86<br />

Figura 129: Dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un ventilconvettore 87<br />

Figura 130: Portate <strong>di</strong> acqua nominali <strong>di</strong> un ventilconvettore 87<br />

Figura 131: Bocchetta <strong>di</strong> mandata dell’aria con alette in alluminio 90<br />

Figura 132: Tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori 91<br />

Figura 133: Esempio <strong>di</strong> Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria (CTA) 92<br />

Figura 134: Layout <strong>di</strong> una UTA multizona 92<br />

Figura 135: Configurazioni tipiche per le CTA 93<br />

Figura 136: Esempio <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> CTA me<strong>di</strong>ante CAD 94<br />

Figura 137: Vista interna <strong>di</strong> una CTA 94<br />

Figura 138: Vita <strong>di</strong> una batteria <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> una CTA 94<br />

Figura 139: Esempio <strong>di</strong> dati per la CTA <strong>di</strong> figura precedente 95<br />

Figura 140: Dati per la batteria fredda 95<br />

Figura 141: Dati per la batteria calda 95<br />

Figura 142: Dati <strong>di</strong> selezione del ventilatore 96<br />

Figura 143: Particolari della serranda <strong>di</strong> presa aria esterna 97<br />

Figura 144: particolare <strong>di</strong> attacco <strong>di</strong> una serranda 97


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 529<br />

Figura 145: Schema <strong>di</strong> orientamento dei ventilatori per una CTA 97<br />

Figura 146: Sezione ventilante <strong>di</strong> una CTA 98<br />

Figura 147: Dimensioni dei filtri per le varie grandezze della CTA 99<br />

Figura 148: Sezione filtrante <strong>di</strong> una CTA 100<br />

Figura 149: Unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento 101<br />

Figura 150: Schema costruttiva dell’unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento 101<br />

Figura 151: Unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni 103<br />

Figura 152: Componenti principali <strong>di</strong> un sistema idrosplit 104<br />

Figura 153: Configurazione possibile <strong>di</strong> un idrosplit 104<br />

Figura 154: Modalità <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un idrosplit 105<br />

Figura 155: Particolari costruttivi dei componenti <strong>di</strong> un sistema idrosplit 105<br />

Figura 156: Punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> un idrosplit 106<br />

Figura 157: Funzionamento <strong>di</strong> un recuperatore <strong>di</strong> calore 107<br />

Figura 158: Prestazioni <strong>di</strong> un idrosplit 107<br />

Figura 159: Vista interna <strong>di</strong> un recuperatore <strong>di</strong> calore 108<br />

Figura 160: Prestazioni dei recuperatori al variare delle portate e dell’ UR 109<br />

Figura 161: Distribuzione per miscelazione 110<br />

Figura 162: Formazione del getto (zona turbolenta) 111<br />

Figura 163: Distribuzione a <strong>di</strong>slocazione 112<br />

Figura 164: Sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione a flusso laminare 113<br />

Figura 165: Velocità dell’aria a <strong>di</strong>stanza x dal getto 113<br />

Figura 166: Illustrazione del lancio 113<br />

Figura 167: Illustrazione della caduta 114<br />

Figura 168: definizione della zona occupata 115<br />

Figura 169: Modalità <strong>di</strong> installazione senza effetto Coanda 116<br />

Figura 170: Distanza minima da un ostacolo 116<br />

Figura 171: Bocchetta ad alette 116<br />

Figura 172: Diffusori a coni 117<br />

Figura 173: Diffusori a coni a geometria variabile 117<br />

Figura 174: Diffusore spiroidale 117<br />

Figura 175: Diffusori ad ugelli 117<br />

Figura 176: Diffusori lineari 118<br />

Figura 177: Diffusori e loro dati caratteristici 119<br />

Figura 178: Abachi per la gittata e la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione 120<br />

Figura 179: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore a coni variabili 120<br />

Figura 180: Selezione del <strong>di</strong>ffusore con abaco integrato (caratteristiche rumorosità) 121<br />

Figura 181: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori quadrati 121<br />

Figura 182: Curve caratteristiche per <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 122<br />

Figura 183: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 123<br />

Figura 184: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 124<br />

Figura 185: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 125<br />

Figura 186: Funzionamento dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali 126<br />

Figura 187: Dati geometrici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali 127<br />

Figura 188: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali 128<br />

Figura 189: Diffusori a portata variabile 130<br />

Figura 190: Distribuzione dell’aria con <strong>di</strong>ffusori a portata variabile 131<br />

Figura 191: Caratteristiche costruttive dei <strong>di</strong>ffusori lineari 132<br />

Figura 192: Modalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria dei <strong>di</strong>ffusori lineari 133<br />

Figura 193: Caratteristiche <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori lineari 133<br />

Figura 194: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori lineari della figura precedente 134


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 530<br />

Figura 195: Caratteristiche <strong>di</strong>mensionali dei <strong>di</strong>ffusori ad ugello 135<br />

Figura 196: Diffusori ad ugello – Dati caratteristici 135<br />

Figura 197: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette rettangolari 137<br />

Figura 198: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> bocchette rettangolari 138<br />

Figura 199: Bocchette rettangolari ad alette regolabili 138<br />

Figura 200: Dati caratteristici delle bocchette rettangolari 139<br />

Figura 201: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette <strong>di</strong> ripresa 140<br />

Figura 202: Dati caratteristici delle bocchette <strong>di</strong> ripresa 140<br />

Figura 203: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa 141<br />

Figura 204: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa 141<br />

Figura 205: Dati <strong>di</strong>mensionali delle griglie <strong>di</strong> transito 142<br />

Figura 206: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> transito 142<br />

Figura 207: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> taratura 143<br />

Figura 208: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> taratura 143<br />

Figura 209: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> regolazione 144<br />

Figura 210: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> regolazione 145<br />

Figura 211: Dati <strong>di</strong>mensionali delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione 146<br />

Figura 212: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> sovrapressione da canale 146<br />

Figura 213: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione 146<br />

Figura 214: Esempio <strong>di</strong> compartimentazione in un blocco operatorio 147<br />

Figura 215: Serranda tagliafuoco 148<br />

Figura 216: Serrande tagliafumo 148<br />

Figura 217: Silenziatore per canali d’aria 149<br />

Figura 218: Esempio <strong>di</strong> Input delle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un ambiente 149<br />

Figura 219: Esempio <strong>di</strong> selezione delle con<strong>di</strong>zioni ambientali 150<br />

Figura 220: Input della portata d’aria 150<br />

Figura 221: Verifica della selezione dei <strong>di</strong>ffusori 151<br />

Figura 222: Verifica acustica della selezione dei <strong>di</strong>ffusori 151<br />

Figura 223: Disegno del <strong>di</strong>ffusore selezionato nell’esempio 151<br />

Figura 224: Esempio <strong>di</strong> stampa finale della selezione dei <strong>di</strong>ffusori 152<br />

Figura 225: Terminali a <strong>di</strong>slocamento 153<br />

Figura 226: Diffusori a <strong>di</strong>slocamento sotto poltrona 153<br />

Figura 227: Moto dell’aria in un sistema a <strong>di</strong>slocamento 153<br />

Figura 228: Portate d’aria delle sorgenti interne per altezze <strong>di</strong> stagnazione variabili 154<br />

Figura 229: Stratificazione dell’aria in un ambiente con <strong>di</strong>ffusore a <strong>di</strong>slocamento 154<br />

Figura 230: Volume <strong>di</strong> controllo per il bilancio del <strong>di</strong>slocamento 155<br />

Figura 231: Distribuzione dell’inquinante in presenza del <strong>di</strong>slocamento 155<br />

Figura 232: Distribuzione <strong>di</strong> temperatura in un sistema a <strong>di</strong>slocamento 155<br />

Figura 233: Tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stributori a <strong>di</strong>slocazione 156<br />

Figura 234: Schema <strong>di</strong> calcolo per sistemi a <strong>di</strong>slocazione 157<br />

Figura 235: Un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento circolare commerciale 157<br />

Figura 236: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento 158<br />

Figura 237: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento 159<br />

Figura 238: Curve caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento 160<br />

Figura 239: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento 161<br />

Figura 240: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare 162<br />

Figura 241: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare 163<br />

Figura 242: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare 164<br />

Figura 243: dati geometrici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare 165<br />

Figura 244: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare 166


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 531<br />

Figura 245: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare 167<br />

Figura 246: Flusso laminare dal soffitto e ripresa dal pavimento 168<br />

Figura 247: Esempio <strong>di</strong> applicazione dei sistemi laminari 168<br />

Figura 248:Trave fredda attiva serie ACB 40 169<br />

Figura 249:Principio <strong>di</strong> funzionamento trave fredda passiva 169<br />

Figura 250:Principio <strong>di</strong> funzionamento trave fredda attiva 169<br />

Figura 251: Immagine 3D che illustra il principio <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una trave fredda attiva 170<br />

Figura 252: Progetto <strong>di</strong> travi fredde – Dati <strong>di</strong> input 171<br />

Figura 253: Travi fredde – Dati <strong>di</strong> calcolo 172<br />

Figura 254: selezione delle apparecchiature <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> una trave fredda 172<br />

Figura 255: Selezione degli accessori <strong>di</strong> una trave fredda 173<br />

Figura 256: Parametri <strong>di</strong> progetto per la trave fredda 173<br />

Figura 257: Esempio <strong>di</strong> stampa <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> trave fredda 174<br />

Figura 258: Dimensionamento rapido <strong>di</strong> trave fredda 175<br />

Figura 259: Schema funzionale <strong>di</strong> principio della trave fredda <strong>di</strong> tipo attivo. 176<br />

Figura 260: Tipologie <strong>di</strong> trave fredda analizzate: ugelli e batteria verticali, ugelli e batteria orizzontali,<br />

ugelli inclinati e batteria orizzontale. 177<br />

Figura 261: Geometrie utilizzate nelle simulazioni 3D. 178<br />

Figura 262: Campo <strong>di</strong> velocità e linee <strong>di</strong> flusso. 179<br />

Figura 263: Distribuzione della temperatura in con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive. 179<br />

Figura 264: Distribuzione temperatura con la larghezza della stanza in con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive. 179<br />

Figura 265: Distribuzione della temperatura in con<strong>di</strong>zioni transitorie invernali. 180<br />

Figura 266: Temperatura e dei vettori <strong>di</strong> velocità (con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive). 180<br />

Figura 267: Valori <strong>di</strong> IR e cadute <strong>di</strong> pressione in corrispondenza della batteria in funzione della velocità<br />

in ingresso dell’aria primaria. 181<br />

Figura 268: Potenze termiche per metro lineare in regime <strong>di</strong> funzionamento estivo ed invernale. 181<br />

Figura 269: Linee <strong>di</strong> flusso dei campi <strong>di</strong> moto e campi termici ottenuti tramite simulazione 3D. 182<br />

Figura 270: Canale forato 182<br />

Figura 271: -Alette inclinate α=0°. 188<br />

Figura 272: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.2 m/s. 188<br />

Figura 273:-α=0°,v=0.2- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />

189<br />

Figura 274: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.2 m/s, α=0° e T=27°C. 190<br />

Figura 275: -Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.2 m/s, α=0° con T=25°C (sx) e T=30°C (dx). 190<br />

Figura 276-α=0°,v=0.2- Temperatura in funzione dell’altezza,da 25°C(in alto a sx)a 30°C (in basso a<br />

dx) 191<br />

Figura 277: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.3 m/s. 192<br />

Figura 278: α=0°,v=0.3- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />

193<br />

Figura 279: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.3 m/s, α=0° e T=27°C. 193<br />

Figura 280: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.3 m/s, α=0° con T=25°C (sx) e T=30°C (dx). 194<br />

Figura 281: α=0°,v=0.3-Temperatura in funzione dell’altezza,da 25°C(in alto a sx)a 30°C(in basso a dx)<br />

195<br />

Figura 282: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.2 m/s. 195<br />

Figura 283: -α=0°,v=0.2- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />

197<br />

Figura 284: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.2 m/s, α=0° e T=17°C. 197<br />

Figura 285: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.2 m/s, α=0° con T=14°C (sx) e T=20°C (dx). 198<br />

Figura 286: α=0°,v=0.2- Temperatura in funzione dell’altezza,da 14°C(in alto a sx)a 20°C(in basso a dx)<br />

199


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 532<br />

Figura 287: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.3 m/s. 199<br />

Figura 288: α=0°,v=0.3- Velocità in funzione dell’altezza, da 14°C (in alto a sx) a 20°C (in basso a dx).<br />

200<br />

Figura 289: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.3 m/s, α=0° e T=17°C. 201<br />

Figura 290: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.3 m/s, α=0° con T=14°C (sx) e T=20°C (dx). 201<br />

Figura 291: α=0°,v=0.3- Temperatura in funzione dell’altezza,da 14°C(in alto a sx)a 20°C(in basso a dx)<br />

203<br />

Figura 292: Layout del ciclo Joule inverso 205<br />

Figura 293: Ciclo Joule inverso per frigoriferi a gas 205<br />

Figura 294: Esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionatori <strong>di</strong> tipo split 207<br />

Figura 295: Uso <strong>di</strong> R11 in Occidente 208<br />

Figura 296: Uso <strong>di</strong> R12 in Occidente 211<br />

Figura 297: Uso combinato <strong>di</strong> R11 ed R12 in Occidente 211<br />

Figura 298: Andamento della curva <strong>di</strong> vaporizzazione per una miscela zeotropica 212<br />

Figura 299: Miscele zeotropiche <strong>di</strong> refrigeranti 212<br />

Figura 300: Diagramma h-p per R22 215<br />

Figura 301: Diagramma h-p per R134a 216<br />

Figura 302: Diagramma h-p per R717 (Ammoniaca) 217<br />

Figura 303: Diagramma (T,s) per l’R407C 218<br />

Figura 304: Diagramma (h,p) per l’R407C 218<br />

Figura 305: Diagramma <strong>di</strong> Mollier (h,s) per l’R707C 219<br />

Figura 306: Diagramma exergetico per l’R407C 219<br />

Figura 307: Diagramma (T,s) per l’R404A 220<br />

Figura 308: Diagramma (h,p) per l’R404A 220<br />

Figura 309: Curve <strong>di</strong> Gibbs (T,s) per alcuni flui<strong>di</strong> frigorigeni 221<br />

Figura 310: Diagramma (h,p) per la CO 2 221<br />

Figura 311: Ciclo frigorifero transcritico per la CO 2 222<br />

Figura 312: Ciclo a compressione <strong>di</strong> vapori saturi nel piano (T,s) per l’R407C 223<br />

Figura 313: Ciclo a compressione <strong>di</strong> vapori saturi nel piano (h,p) per l’R407C 223<br />

Figura 314: Evidenziazione delle fasi <strong>di</strong> un ciclo frigorifero 223<br />

Figura 315: Sequenza delle trasformazioni del ciclo frigorifero 224<br />

Figura 316: Schema <strong>di</strong> impianto con desurriscaldatore 224<br />

Figura 317: Recupero del desurriscaldamento nel piano (h,p) 225<br />

Figura 318: Schema <strong>di</strong> impianto per recupero totale del condensatore 225<br />

Figura 319: Recupero totale del condensatore nel piano (h,p) 226<br />

Figura 320: Influenza dell’efficienza energetica al variare del carico 227<br />

Figura 321: Diagramma all’in<strong>di</strong>catore del compressore 230<br />

Figura 322: Compressore semiermetico 230<br />

Figura 323: Compressore alternativo ermetico 231<br />

Figura 324: Assemblaggio <strong>di</strong> un compressore alternativo a due cilindri 231<br />

Figura 325: Assemblaggio <strong>di</strong> un compressore alternativo a 4 cilindri 232<br />

Figura 326: Schema <strong>di</strong> un ciclo <strong>di</strong> refrigerazione bista<strong>di</strong>o composto 233<br />

Figura 327: Prestazioni standard dei compressori alternativi 234<br />

Figura 328: Rappresentazione nel piano (h,p) del ciclo bista<strong>di</strong>o composto con intercooler 235<br />

Figura 329: Ciclo bista<strong>di</strong>o in cascata 235<br />

Figura 330: Rappresentazione nel piano (h,p) del ciclo bista<strong>di</strong>o in cascata 235<br />

Figura 331: Schema <strong>di</strong> un compressore centrifugo 236<br />

Figura 332: Vettori per le giranti <strong>di</strong> un compressori centrifughi 236<br />

Figura 333: Compressione a due sta<strong>di</strong> 238<br />

Figura 334: Compressione bista<strong>di</strong>o sul piano hp 238


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 533<br />

Figura 335: Sezione <strong>di</strong> un compressore centrifugo bista<strong>di</strong>o 239<br />

Figura 336: Punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> un compressore centrifugo 240<br />

Figura 337: Abaco delle curve caratteristiche <strong>di</strong> un centrifugo 241<br />

Figura 338: Andamento delle curve caratteristiche al variare dell’angolo <strong>di</strong> apertura 241<br />

Figura 339: Vista <strong>di</strong> un refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della York 242<br />

Figura 340: Refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della Carrier 245<br />

Figura 341: Compressore Turbocor® con sezione interna 251<br />

Figura 342: Albero motore del Turbocor® 251<br />

Figura 343: Un’altra vista del compressore Turbocor® 252<br />

Figura 344: Particolare dei supporti magnetici del Turbocor® 252<br />

Figura 345: Schematizzazione del supporto magnetico del Turbocor® 252<br />

Figura 346: Vista dell’impeller del Turbocor® 253<br />

Figura 347: Sistema <strong>di</strong> controllo elettronico del Turbocor® 253<br />

Figura 348: Compressore Turbocor® in funzione 254<br />

Figura 349: Particolare del circuito frigorifero interno al Turbocor® 254<br />

Figura 350: Layout del circuito <strong>di</strong> raffreddamento del Turbocor® 255<br />

Figura 351: Andamento del COP del Turbocor® in funzione della percentuale <strong>di</strong> carico 255<br />

Figura 352: Curva kW/ton del compressore Turbocor® 255<br />

Figura 353: Esempi <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> compressori Turbocor® con raffreddamento ad acqua 256<br />

Figura 354: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> compressori Turbocor® della McQuay 256<br />

Figura 355: Unità con Turbocor® raffreddata ad aria della Climaveneta 257<br />

Figura 356: Esempio <strong>di</strong> retrofitting con compressore Turbocor® 258<br />

Figura 357: In<strong>di</strong>ci EER e IPLV per refrigeratori con Turbocor® raffreddati a d acqua e ad aria 259<br />

Figura 358: Compressore rotativo a palette multiple 260<br />

Figura 359: Sezione <strong>di</strong> un compressori a lobi 260<br />

Figura 360: Viti maschio e femmina: particolare costruttivo 261<br />

Figura 361: funzionamento del compressore a vite 262<br />

Figura 362: Regolazione a cassonetto dei compressori a vite 262<br />

Figura 363:Sezione <strong>di</strong> un compressore a vite 262<br />

Figura 364: Spirale orbitante 263<br />

Figura 365: Vista <strong>di</strong> uno scroll 264<br />

Figura 366: Ciclo scroll completo 264<br />

Figura 367: Il completamento della seconda orbita sviluppa la compressione massima 264<br />

Figura 368: Durante la terza orbita i gas compressi sono evacuati verso la luce <strong>di</strong> scarico 264<br />

Figura 369 : Al completamento dell’orbita il <strong>volume</strong> occupato dal gas si riduce a zero: espulsione gas265<br />

Figura 370: Dispositivo per moto eccentrico e punto <strong>di</strong> scarico 265<br />

Figura 371: Particolare dell’accoppiamento delle spirali 266<br />

Figura 372: Sezione <strong>di</strong> un compressore scroll 266<br />

Figura 373: Schema <strong>di</strong> una macchina frigorifera ad assorbimento 267<br />

Figura 374: Rappresentazione del ciclo ad assorbimento 268<br />

Figura 375Diagramma <strong>di</strong> Oldham per H 2 o e NH 3 269<br />

Figura 376: Esempio <strong>di</strong> curve Vaporus – Liquidus 269<br />

Figura 377: Esempio <strong>di</strong> curve (h,) 270<br />

Figura 378: Abaco <strong>di</strong> Bosnjakovic per la miscela Acqua – Ammoniaca 271<br />

Figura 379: Diagramma <strong>di</strong> Merkel per H 2 0 e BrLi 272<br />

Figura 380: Ciclo ad assorbimento con recupero <strong>di</strong> calore 272<br />

Figura 381: Ciclo ad assorbimento nel piano (h,) 273<br />

Figura 382: Particolare del ciclo del vapore 274<br />

Figura 383: Bilancio delle portate al generatore 274<br />

Figura 384: Schematizzazione <strong>di</strong> un assorbitore commerciale 276


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 534<br />

Figura 385: Un assorbitore commerciale assemblato 276<br />

Figura 386: Layout <strong>di</strong> un assorbitore autoalimentato a due sta<strong>di</strong> 277<br />

Figura 387: Layout <strong>di</strong> un impianto ad assorbimento integrato con energia solare 278<br />

Figura 388: Layout <strong>di</strong> un impianto ad assorbimento per fan coil 278<br />

Figura 389: Vista <strong>di</strong> un assorbitore alimentato ad acqua calda con potenza frigorifera da 35 kW 279<br />

Figura 390: Foto <strong>di</strong> un assorbitore a due sta<strong>di</strong> autoalimentato 281<br />

Figura 391: Layout <strong>di</strong> installazione per un condensatore ad acqua corrente 282<br />

Figura 392: Esempio <strong>di</strong> refrigeratore con condensatore raffreddato ad acqua 282<br />

Figura 393: Condensatore raffreddato con acqua <strong>di</strong> torre 283<br />

Figura 394: Sezione costruttiva <strong>di</strong> un condensatore ad acqua (shell and tube) 283<br />

Figura 395: Gruppo frigorifero con condensatore raffreddato ad aria in sommità 284<br />

Figura 396: Refrigeratore raffreddato ad aria con condensatore inclinato 284<br />

Figura 397: Torre <strong>di</strong> evaporazione commerciale 285<br />

Figura 398: Potenzialità <strong>di</strong> torri evaporative commerciali 285<br />

Figura 399: Schema costruttivo <strong>di</strong> una torre evaporativa commerciale 286<br />

Figura 400: Con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong> riferimento 287<br />

Figura 401: Fattore correttivo per con<strong>di</strong>zioni esterne non nominali per le torri <strong>di</strong> evaporazione 288<br />

Figura 402: Torre evaporativa 288<br />

Figura 403: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> una torre evaporativa 289<br />

Figura 404: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una torre evaporativa 289<br />

Figura 405: Trasformazioni psicrometriche nella torre evaporativa 289<br />

Figura 406: Torre <strong>di</strong> raffreddamento <strong>di</strong> tipo assiale 291<br />

Figura 407: Pacco <strong>di</strong> scambio per torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale 291<br />

Figura 408: Distribuzione dell’acqua in una torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale 291<br />

Figura 409: Potenzialità termiche nominali per una torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale 292<br />

Figura 410: Torre <strong>di</strong> raffreddamento centrifuga 292<br />

Figura 411: Distribuzione dell’acqua nelle torri <strong>di</strong> raffreddamento centrifughe 292<br />

Figura 412: Potenzialità nominali per le torri <strong>di</strong> raffreddamento centrifughe 293<br />

Figura 413: Sezione <strong>di</strong> un evaporatore ad acqua 293<br />

Figura 414: Sezione <strong>di</strong> un evaporatore shell and tube 294<br />

Figura 415: Schema <strong>di</strong> un evaporatore shell and coil 294<br />

Figura 416: Evaporatore ad espansione <strong>di</strong>retta 294<br />

Figura 417: batteria evaporatrice con valvola termostatica 295<br />

Figura 418: Sezione <strong>di</strong> una valvola termostatica 295<br />

Figura 419: Azione della valvola Termostatica 296<br />

Figura 420: Layout della valvola termostatica 296<br />

Figura 421: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> una valvola termostatica elettrica 297<br />

Figura 422: Layout <strong>di</strong> un separatore d’olio 298<br />

Figura 423: Separatore <strong>di</strong> liquido a rallentamento 298<br />

Figura 424: Dati generali per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL 320<br />

Figura 425: Dati per il Modulo RD 320<br />

Figura 426: Dati per il Modulo RR 321<br />

Figura 427: Esempio <strong>di</strong> maschera <strong>di</strong> selezione dei dati del generatore 321<br />

Figura 428: Esempio <strong>di</strong> dati per generatore 321<br />

Figura 429: Dimensionamento del vaso chiuso, Modulo RR1 322<br />

Figura 430: Esempio <strong>di</strong> software <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> componenti <strong>di</strong> sicurezza ISPESL 322<br />

Figura 431: Maschera <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> un vaso chiuso 323<br />

Figura 432: Selezione <strong>di</strong> un vaso chiuso da un data base commerciale 323<br />

Figura 433: Selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza da un data base commerciale 324<br />

Figura 434: Maschera <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza 324


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 535<br />

Figura 435: Maschera <strong>di</strong> selezione della valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile 325<br />

Figura 436: Maschera si selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione combustibile da data base 325<br />

Figura 437: Visualizzazione dei componenti <strong>di</strong> sicurezza ISPESL 325<br />

Figura 438: Esempio <strong>di</strong> schema centrale per <strong>di</strong>chiarazione ISPESL 326<br />

Figura 439: Maschera <strong>di</strong> input dei dati generali per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL 326<br />

Figura 440: Uso <strong>di</strong> Excel per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL 327<br />

Figura 441: Modello RD della <strong>di</strong>chiarazione ISPESL 328<br />

Figura 442: Maschera per l’input dei generatori 329<br />

Figura 443: Maschera <strong>di</strong> input per la Relazione ISPESL 329<br />

Figura 444: Maschera <strong>di</strong> input per vaso <strong>di</strong> espansione chiuso 330<br />

Figura 445: Maschera per l’elenco dei circuiti <strong>di</strong> impianto 330<br />

Figura 446: Maschera <strong>di</strong> calcolo del vaso chiuso <strong>di</strong> un circuito 331<br />

Figura 447: Maschera <strong>di</strong> calcolo del vaso chiuso <strong>di</strong> un circuito – Valori calcolati 331<br />

Figura 448: Maschera per la richiesta <strong>di</strong> verifica impianto all’ISPESL 332<br />

Figura 449: Maschera <strong>di</strong> input per i dati integrativi <strong>di</strong> calcolo 332<br />

Figura 450: Tabella dei <strong>di</strong>ametri interni delle tubazioni <strong>di</strong> sicurezza 333<br />

Figura 451: Tabella <strong>di</strong> archivio <strong>di</strong> vasi <strong>di</strong> espansione 333<br />

Figura 452: Tabella delle valvole <strong>di</strong> sicurezza 334<br />

Figura 453: Tabella delle valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile 334<br />

Figura 454: Tabella delle valvole <strong>di</strong> scarico termico 334<br />

Figura 455: Angoli fondamentali per l’irra<strong>di</strong>azione solare. 336<br />

Figura 456: Fattore <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> alcuni tipi <strong>di</strong> vetro 362<br />

Figura 457: Schema <strong>di</strong> un collettore solare piano 362<br />

Figura 458: Spaccato <strong>di</strong> un collettore solare piano 363<br />

Figura 459: Illustrazione schematica della <strong>di</strong>stribuzione dell’energia nei collettori solari piani 366<br />

Figura 460: Retta <strong>di</strong> efficienza per un collettore solare piano 367<br />

Figura 461: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore ad alta temperatura 368<br />

Figura 462: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura 368<br />

Figura 463: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura per docce 369<br />

Figura 464: Andamento del cut-off per circuito chiuso a bassa temperatura 369<br />

Figura 465: Andamento delle temperature per circuito aperto 370<br />

Figura 466: Tipologie <strong>di</strong> attacco dei tubi alla piastra captatrice 371<br />

Figura 467: Schema <strong>di</strong> un sistema locale per produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria 371<br />

Figura 468: Collettore solare piano a tubi d’acqua 372<br />

Figura 469: Layout <strong>di</strong> un impianto solare domestico 373<br />

Figura 470: Vista <strong>di</strong> un boiler <strong>di</strong> accumulo per impianti solari 373<br />

Figura 471: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un impianto solare domestico 374<br />

Figura 472: Boiler per sistemi localizzati con scambiatore del tipo tube and tube e a shell and tube 375<br />

Figura 473: Sezione <strong>di</strong> un accumulatore solare ad acqua calda 376<br />

Figura 474: Schema <strong>di</strong> un impianto centralizzato per la produzione dell’acqua calda 379<br />

Figura 475: Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria con ricircolo e recuperatore <strong>di</strong> calore 382<br />

Figura 476: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un deumi<strong>di</strong>ficatore igroscopico continuo 383<br />

Figura 477: Schematizzazione <strong>di</strong> un deumificatore solare 383<br />

Figura 478: Layout <strong>di</strong> un dessiccatore alimentato ad energia solare 384<br />

Figura 479: Esempio <strong>di</strong> UTA con deumi<strong>di</strong>ficatore solare 385<br />

Figura 480: Schema <strong>di</strong> integrazione del vapore solare in un impianto termoelettrico a ciclo combinato<br />

(fonte Enel) 386<br />

Figura 481: Gli specchi parabolici (fonte Enel) 387<br />

Figura 482: Layout <strong>di</strong> massima (fonte Enel) 387<br />

Figura 483: Schema a blocchi - centrale a ciclo combinato (fonte Enel) 388


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 536<br />

Figura 484 : Ciclo Bryton, Ciclo Hirn 389<br />

Figura 485:Centrale Archimede 390<br />

Figura 486: Centrale Archimede 390<br />

Figura 487: Concentratore Parabolico Lineare 392<br />

Figura 488: Specchi e collettori in fase <strong>di</strong> montaggio (fonte Enel) 393<br />

Figura 489: Moduli rispettivamente a 8, 6 4 elementi. 393<br />

Figura 490: Layout del collettore 394<br />

Figura 491: Combinazione olio <strong>di</strong>atermico – miscela sali fusi 395<br />

Figura 492: Diagramma <strong>di</strong> Stato miscela sali fusi 395<br />

Figura 493: Sali fusi: densità in funzione della temperatura 396<br />

Figura 494: Sali fusi: calore specifico in funzione della temperatura 396<br />

Figura 495: Sali fusi: viscosità assoluta in funzione della temperatura 396<br />

Figura 496: Sali fusi: conducibilità termica in funzione della temperatura 397<br />

Figura 497: Impianto a torre con campo ad eliostato 399<br />

Figura 498: Varie <strong>di</strong> tipologie <strong>di</strong> collettori solari <strong>di</strong> potenza 399<br />

Figura 499: Centrale solare con collettori parabolici e olio <strong>di</strong>atermico 400<br />

Figura 500: Confronto fra impianto ad olio <strong>di</strong>atermico e DSG 400<br />

Figura 501: Esemplificazione dell'instabilità <strong>di</strong> Le<strong>di</strong>negg 401<br />

Figura 502: Le varie trasformazioni <strong>di</strong> fase lungo un tubo bollitore DGS 401<br />

Figura 503: Sezione del tubo bollitore ricevente 402<br />

Figura 504: Layout della test facility DISS per la sperimentazione del DSG 403<br />

Figura 505: Layout <strong>di</strong> un impianto solare DSG completo con sistema <strong>di</strong> accumulo 403<br />

Figura 506: Legge <strong>di</strong> Planck per l’emissione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero 404<br />

Figura 507: Distribuzione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero 404<br />

Figura 508: Distribuzione reale della ra<strong>di</strong>azione solare 405<br />

Figura 509: Distribuzione dello spettro <strong>di</strong> alcune sorgenti luminose 405<br />

Figura 510: Curve isora<strong>di</strong>ative per l’Italia 406<br />

Figura 511: La cella fotovoltaica 407<br />

Figura 512: Schema <strong>di</strong> funzionamento della cella fotovoltaica 407<br />

Figura 513: Curva caratteristica tensione – corrente per una cella solare 407<br />

Figura 514: Esempio <strong>di</strong> curve caratteristiche per una cella fotovoltaica 408<br />

Figura 515: Configurazione <strong>di</strong> rete in sistemi residenziali 408<br />

Figura 516: Componenti fondamentali <strong>di</strong> un sistema fotovoltaico 409<br />

Figura 517: Data Sheet <strong>di</strong> una cella fotovoltaica 409<br />

Figura 518: Caratteristiche tecniche e costruttive <strong>di</strong> un pannello fotovoltaico 410<br />

Figura 519: Modulo <strong>di</strong> celle fotovoltaiche 410<br />

Figura 520: Connessione circuitale dei moduli fotovoltaici 411<br />

Figura 521: Particolare dell’array <strong>di</strong> celle fotovoltaiche 411<br />

Figura 522: Tipologia <strong>di</strong> posa : a inseguimento, a cavalletto, su pali 411<br />

Figura 523: Tetto fotovoltaico - Esempio <strong>di</strong> installazione 412<br />

Figura 524: Problemi <strong>di</strong> installazione sui tetti 412<br />

Figura 525: Particolari <strong>di</strong> installazione sui tetti 413<br />

Figura 526: Installazione su facciate verticali 413<br />

Figura 527: Installazione su facciate inclinate 414<br />

Figura 528: Installazione <strong>di</strong> pannelli nell’isola <strong>di</strong> Vulcano – Potenza 80 kWep 415<br />

Figura 529: Impianti da 3.3 MWep <strong>di</strong> Campo Serre (Salerno) 415<br />

Figura 530: Installazioni particolari <strong>di</strong> pannelli fotovoltaici 416<br />

Figura 531: La prima turbina eolica - F. Brush (1849-1929) 419<br />

Figura 532: Gedser Wind Turbine (1956-57) 420<br />

Figura 533: Mulini ad assi verticali e primo impianto con turbine da 630 kW 420


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 537<br />

Figura 534: Azione del vento 421<br />

Figura 535: Utilizzo dell’energia eolica 421<br />

Figura 536: Campo <strong>di</strong> generatori eolici su terraferma 421<br />

Figura 537: Campo <strong>di</strong> generatori eolici in mare 422<br />

Figura 538: Generatori eolici in mare – torre da 133 m e <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 122 m 422<br />

Figura 539: La prima turbina eolica - F. Brush (1849-1929) 424<br />

Figura 540: Gedser Wind Turbine (1956-57) 425<br />

Figura 541: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un generatore elettrico eolico 426<br />

Figura 542: Mulini ad assi verticali e primo impianto con turbine da 630 kW 426<br />

Figura 543: Campo <strong>di</strong> generatori eolici su terraferma 426<br />

Figura 544: Campo <strong>di</strong> generatori eolici in mare 427<br />

Figura 545: Generatori eolici in mare – torre da 133 m e <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 122 m 427<br />

Figura 546: Mappa del vento in Italia 428<br />

Figura 547: Evoluzione della numerosità e della potenza degli impianti eolici in Italia 429<br />

Figura 548: Numerosità e potenza degli impianti eolici nelle regioni italiane nel 2008 429<br />

Figura 549: Confronto a livello regionale per numerosità e potenza degli impianti eolici 430<br />

Figura 550: Distribuzione regionale percentuale impianti a fine 2009 430<br />

Figura 551: andamento storico della produzione reale e normalizzata per impianti eolici 431<br />

Figura 552: Ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione dal 2004 al 2009 in Italia 432<br />

Figura 553: Distribuzione percentuale delle ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione degli impianti eolici in Italia<br />

433<br />

Figura 554: Curve <strong>di</strong> potenza in funzione della velocità del vento 434<br />

Figura 555: Tipica <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> Weibull 441<br />

Figura 556: Utilizzo dell’energia eolica 453<br />

Figura 557: Distribuzione <strong>di</strong> Weibull e utilizzo dell’energia eolica 453<br />

Figura 558: Distribuzione del vento a Taiwan 454<br />

Figura 559: Frontespizio della pubblicazione <strong>di</strong> Betz 455<br />

Figura 560: Ipotesi <strong>di</strong> Betz 455<br />

Figura 561: Distribuzione dei coefficienti C T e C P 458<br />

Figura 562: Distribuzione dei filetti nel mulino reale 458<br />

Figura 563: Distribuzione dei regimi <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una turbina reale 459<br />

Figura 564: Parametro 460<br />

Figura 565: Definizione del Lift e del Drag 461<br />

Figura 566: Forze agenti sulle pale 461<br />

Figura 567: Il Lift 462<br />

Figura 568: Rappresentazione vettoriale delle forze agenti sulla pala 462<br />

Figura 569: La forza Drag 463<br />

Figura 570: Distribuzione <strong>di</strong> C T e C D 464<br />

Figura 571: Distribuzione delle per<strong>di</strong>te 464<br />

Figura 572: Evoluzione dei moderni rotori 465<br />

Figura 573: Schema <strong>di</strong> impianto con sistema <strong>di</strong> regolazione a valvola miscelatrice 467<br />

Figura 574: Andamento della temperatura esterna nel sistema stu<strong>di</strong>ato e della potenza ceduta 468<br />

Figura 575: Andamento della temperatura ambiente termostatata 468<br />

Figura 576: Schema <strong>di</strong> controllore neurale 468<br />

Figura 577: Andamento della temperatura interna prevista dal controller neurale 469<br />

Figura 578: Andamento della potenza ceduta prevista dal controller neurale 469<br />

Figura 579: Schema del sistema <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>gitale 469<br />

Figura 580: Sistema da regolare 470<br />

Figura 581: Controllore a circuito aperto 471<br />

Figura 582: Sistema <strong>di</strong> regolazione a controreazione, Circuito chiuso 471


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 538<br />

Figura 583: Regolazione della temperatura dell’acqua calda in caldaia 471<br />

Figura 584: Sistema <strong>di</strong> regolazione con valvola a 3 vie miscelatrice 472<br />

Figura 585: Schema <strong>di</strong> regolazione chiuso a feedback 472<br />

Figura 586: Schema <strong>di</strong> regolazione ON OFF con <strong>di</strong>fferenziale 473<br />

Figura 587: Funzione <strong>di</strong> risposta <strong>di</strong> un regolatore ad azione proporzionale 474<br />

Figura 588: Schema costruttiva <strong>di</strong> una valvola 475<br />

Figura 589: Curve caratteristiche lineari ed equipercentuale <strong>di</strong> una valvola 476<br />

Figura 590: Tipologie <strong>di</strong> valvole a tre vie: Miscelatrici e Deviatrici 476<br />

Figura 591: Sistema <strong>di</strong> controllo con sonda esterna ed interna 478<br />

Figura 592: Sistema <strong>di</strong> controllo centralizzato me<strong>di</strong>ante computer 479<br />

Figura 593: Esempio <strong>di</strong> regolazione computerizzata <strong>di</strong> 3 refrigeratori d’acqua 479<br />

Figura 594: Esempio <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>stribuito e bus <strong>di</strong> trasmissione dati 480<br />

Figura 595: Esempio <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> UTA 481<br />

Figura 596: Esempio <strong>di</strong> controllo elettronico <strong>di</strong> una Centrale Termica 482<br />

Figura 597: Legenda dei simboli utilizzati per lo schema <strong>di</strong> centrale precedente 483<br />

Figura 598: Gestione automatizzata <strong>di</strong> un intero e<strong>di</strong>ficio 483<br />

Figura 599: Gestione integrata <strong>di</strong> tutti gli impianti <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio 484<br />

Figura 600: Linearità <strong>di</strong> un sensore <strong>di</strong> temperatura 485<br />

Figura 601: Esempio <strong>di</strong> controller locale con convertitori A/D e D/A incorporati 485<br />

Figura 602: Collegamenti del controller locale ai <strong>di</strong>spositivi e al computer centrale 486<br />

Figura 603: Esempio <strong>di</strong> collegamenti dei linee dei segnali al bus dati 487<br />

Figura 604: Esempio <strong>di</strong> collegamenti <strong>di</strong> controller locali su più <strong>di</strong>spositivi 487<br />

Figura 605: Layout del controller principale <strong>di</strong> impianto 488<br />

Figura 606: Esempio <strong>di</strong> programmazione dei controller locali 488<br />

Figura 607: Esempi <strong>di</strong> programmazione dei controller locali : librerie <strong>di</strong> sottoprogrammi 489<br />

Figura 608: Configurazione dei set point <strong>di</strong> un controller 489<br />

Figura 609: Collegamento del controller locale al supervisor e all’unità <strong>di</strong> programmazione 490<br />

Figura 610: programmatore per EPROM <strong>di</strong> controller locali 490<br />

Figura 611: Schema <strong>di</strong> collegamento delle apparecchiature al bus 491<br />

Figura 612: Insieme <strong>di</strong> controller locali collegati in rete ad una unità centrale 491<br />

Figura 613: Curve <strong>di</strong> regolazione delle centraline 493<br />

Figura 614: Curve <strong>di</strong> regolazione linearizzate 494<br />

Figura 615: Velocità <strong>di</strong> corrosione in funzione delle temperatura superficiale 495<br />

Figura 616: Caldaia con valvola a tre vie 495<br />

Figura 617: Andamento delle temperature nella zona <strong>di</strong> corrosione 495<br />

Figura 618: Caldaia con valvola a tre vie e ricircolo 496<br />

Figura 619: Caldaia con valvola a quattro vie 496<br />

Figura 620: Schema <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong> zona 496<br />

Figura 621: Schema <strong>di</strong> applicazione <strong>di</strong> una valvola termostatica sul ra<strong>di</strong>atore 497<br />

Figura 622: Valvola termostatica con controllo sul ritorno 497<br />

Figura 623: Valvola miscelatrice a tre vie sul ra<strong>di</strong>atore 497<br />

Figura 624: Spostamento del punto <strong>di</strong> lavoro per effetto della parzializzazione 498<br />

Figura 625: Regolazione on-off <strong>di</strong> una batteria ad espansione <strong>di</strong>retta 499<br />

Figura 626: Regolazione del carico sensibile per un ambiente 500<br />

Figura 627: Effetto del carico latente non compensato 501<br />

Figura 628: Regolazione del carico sensibile con batteria <strong>di</strong> postriscaldamento 503<br />

Figura 629: Schema <strong>di</strong> regolazione con batteria <strong>di</strong> post riscaldamento 503<br />

Figura 630: Regolazione del carico latente con batteria <strong>di</strong> postriscaldamento 503<br />

Figura 631: Sistema <strong>di</strong> controllo On-Off 504<br />

Figura 632: Sistema <strong>di</strong> controllo della temperatura della batteria 505


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 539<br />

Figura 633: Controllo me<strong>di</strong>ante post riscaldamento 506<br />

Figura 634: Controllo con post riscaldamento in impianto multizona 506<br />

Figura 635: Controllo a portata d’aria variabile (VAV) 507<br />

Figura 636: Controllo me<strong>di</strong>ante by pass per singola zona e multizona 508<br />

Figura 637: Controllo me<strong>di</strong>ante doppio condotto 508<br />

Figura 638: Miscelatore <strong>di</strong> aria per sistemi a doppio condotto 509<br />

Figura 639: Esempio <strong>di</strong> costruzione elementare (intelligente) 509<br />

Figura 640: Veduta <strong>di</strong> un moderno e<strong>di</strong>ficio a forte contenuto tecnologico (ignorante) 510<br />

Figura 641: Simboli per Impianti Termotecnici 511<br />

Figura 642: Simboli per Impianti Termotecnici 512<br />

Figura 643: Simboli per Impianti Termotecnici 513<br />

Figura 644: Simboli per Impianti Termotecnici 514<br />

Figura 645: Simboli per Impianti Termotecnici 515<br />

Figura 646: Simboli per Impianti Termotecnici 515<br />

Figura 647: Simboli per Impianti Termotecnici 516<br />

Figura 648: Simboli per Impianti Termotecnici 517<br />

Figura 649: Simboli per Impianti Termotecnici 518<br />

Figura 650: Simboli per Impianti Termotecnici 518


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 540<br />

INDICE DELLE TABELLE<br />

Tabella 1: Dati caratteristici per una caldaia in acciaio 21<br />

Tabella 2: Dimensioni minime consigliate per le centrali termiche 34<br />

Tabella 3: Dati tecnici relativi ai refrigeratori d’acqua (e/o pompe <strong>di</strong> calore) 45<br />

Tabella 4: Dati tecnici circuitali <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> refrigeratori 55<br />

Tabella 5: Dati circuitali in free cooling <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> refrigeratori 56<br />

Tabella 6: Dati tecnici per potenze frigorifere 57<br />

Tabella 7: Dati tecnici in riscaldamento <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> calore 58<br />

Tabella 8: Esempio <strong>di</strong> dati per ra<strong>di</strong>atori commerciali 62<br />

Tabella 9: Potenzialità frigorifera <strong>di</strong> fan coil a due tubi con <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura acqua – ambiente<br />

88<br />

Tabella 10: Potenzialità termica <strong>di</strong> fan coil a due tubi con <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura acqua – ambiente 89<br />

Tabella 11: Dimensioni delle CTA e loro potenzialità 93<br />

Tabella 12: Dimensioni tipiche per varie grandezze 96<br />

Tabella 13: Classificazione dei filtri per CTA 98<br />

Tabella 14: Criteri <strong>di</strong> selezione dei filtri 99<br />

Tabella 15: Dimensioni dei filtri per le varie grandezze delle CTA 100<br />

Tabella 16: Potenzialità delle unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento 102<br />

Tabella 17: Modalità <strong>di</strong> installazione delle unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento 103<br />

Tabella 18: Potenzialità degli idrosplit 106<br />

Tabella 19: Dati tecnici dei recuperatori <strong>di</strong> calore 108<br />

Tabella 20: Confronto delle caratteristiche dei terminali a turbolenza 118<br />

Tabella 21: Caratteristiche aerauliche dei <strong>di</strong>ffusori 119<br />

Tabella 22: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori elicoidali 126<br />

Tabella 23: Dati caratteristici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali 129<br />

Tabella 24: Dati caratteristici per <strong>di</strong>ffusori a portata variabile 131<br />

Tabella 25: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori lineari 133<br />

Tabella 26: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori ad ugello 136<br />

Tabella 27: Proprietà termofisiche dell'aria. 177<br />

Tabella 28: Valori dei parametri adottati nelle simulazioni. 178<br />

Tabella 29-Dimensioni caratteristiche per la bocchetta. 187<br />

Tabella 30: Classificazione degli impianti frigoriferi 204<br />

Tabella 31: In<strong>di</strong>ci ODP per alcuni CFC 208<br />

Tabella 32: Flui<strong>di</strong> frigorigeni <strong>di</strong> vecchia generazione- In<strong>di</strong>ci ODP e GWP 208<br />

Tabella 33: Confronto fra le proprietà dei refrigeranti più usuali 209<br />

Tabella 34: Confronto degli in<strong>di</strong>ci ODP e GWP dei alcuni refrigeranti 209<br />

Tabella 35: In<strong>di</strong>ce CO 2 per varie nazioni nel mondo e in Europa 210<br />

Tabella 36: Alcuni dati caratteristici dei flui<strong>di</strong> refrigeranti 213<br />

Tabella 37: Proprietà termofisiche <strong>di</strong> alcuni flui<strong>di</strong> frigorigeni 214<br />

Tabella 38: Confronto delle efficienze per funzionamento standard –10, +30 °C 214<br />

Tabella 39: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R22 215<br />

Tabella 40: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R134a 216<br />

Tabella 41: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R717 (Ammoniaca) 217<br />

Tabella 42: Parametri <strong>di</strong> esercizio adottati da ARI ed AICARR 227<br />

Tabella 43: Valori <strong>di</strong> calcolo per l’in<strong>di</strong>ce ESEER 228


IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 541<br />

Tabella 44: Classificazione dei compressori per tipologia 229<br />

Tabella 45: Parzializzazione del carico nei gruppi frigoriferi 232<br />

Tabella 46: Confronto dei dati <strong>di</strong> progetto per R11 e NH 3 237<br />

Tabella 47: Dimensioni della girante per R11 e NH 3 238<br />

Tabella 48: Confronto delle <strong>di</strong>mensioni della girante per R11 ed NH 3 bista<strong>di</strong>o 239<br />

Tabella 49: Peso Molecolare <strong>di</strong> alcuni CFC 239<br />

Tabella 50: Variazione del COP per un compressore centrifugo con inverter da 1 MW 243<br />

Tabella 51: Prestazioni <strong>di</strong> un centrifugo con inverter 244<br />

Tabella 52: Dati caratteristici <strong>di</strong> un compressore centrifugo con inverter da 1 MW 245<br />

Tabella 53: Dati caratteristici <strong>di</strong> un refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della Carrier,<br />

potenza 1 MW 250<br />

Tabella 54: Spettro <strong>di</strong> rumore emesso dal Turbocor® per due potenzialità 256<br />

Tabella 55: Data sheet dei refrigeratori Climaveneta 257<br />

Tabella 56: Didascalie della Figura 399 286<br />

Tabella 57: Calcolo dei coefficienti <strong>di</strong> Hottel 338<br />

Tabella 58: Fattore <strong>di</strong> assorbimento al variare dl numero <strong>di</strong> lastre 365<br />

Tabella 59: Coefficienti globali <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta al variare del numero <strong>di</strong> vetri 365<br />

Tabella 60: Schema circuitale <strong>di</strong> un impianto solare con integrazione termica per riscaldamento 374<br />

Tabella 61: Dati tecnici <strong>di</strong> accumulatori ad acqua 377<br />

Tabella 62: Caratteristiche miscela 395<br />

Tabella 63: Parametri riassuntivi dell’applicazione all’impianto <strong>di</strong> Priolo Gargallo 398<br />

Tabella 64: Ra<strong>di</strong>azione mensile me<strong>di</strong>a in alcune località 406<br />

Tabella 65: Potenziali effetti ambientali 424<br />

Tabella 66: Produzione (in MWh) in Italia dal 2004 al 2009 431<br />

Tabella 67: Ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione in Italia dal 2004 al 2009 432<br />

Tabella 68: Parametro 435<br />

Tabella 69: Analisi statistica della potenza in funzione della velocità del vento 436<br />

Tabella 70: Parchi eolici in Sicilia al 2009 437<br />

Tabella 71: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’energia eolica 454<br />

Tabella 72: Coefficienti correttivi dei corpi scaldanti 492<br />

Tabella 73: Valori tipici per la costante <strong>di</strong> regolazione 494

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