volume secondo - Dipartimento di Ingegneria Industriale
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i<br />
UNIVERSITÀ DI CATANIA<br />
FACOLTÀ DI INGEGNERIA<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI<br />
VOLUME SECONDO<br />
COMPONENTI PER IMPIANTI DI RISCALDAMENTO<br />
COMPONENTI PER IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO<br />
COMPRESSORI FRIGORIFERI<br />
DISTRIBUZIONE DELL’ARIA<br />
COMPONENTI PER IMPIANTI FRIGORIFERI<br />
DICHIARAZIONE ISPESL PER RISCALDAMENTO<br />
IMPIANTI SOLARI TERMICI E FOTOVOLTAICI<br />
IMPIANTI SOLARI TERMODINAMICI -IMPIANTI EOLICI<br />
CENNI SULLA REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI<br />
PROF. ING. GIULIANO CAMMARATA<br />
DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA INDUSTRIALE E MECCANICA<br />
SEZIONE DI ENERGETICA INDUSTRIALE ED AMBIENTALE<br />
UNIVERSITÀ DI CATANIA<br />
AGGIORNAMENTO DEL 18/12/2010
ii<br />
FILE: IMPIANTI TERMOTECNICI - VOLUME 2 EDIZIONE 10-11.DOC<br />
AUTORE: GIULIANO CAMMARATA<br />
DATA: 18 DICEMBRE 2010<br />
www.gcammarata.net<br />
gcamma@<strong>di</strong>im.unict.it<br />
cammaratagiuliano@tin.it<br />
L’utilizzo personale e la riproduzione a scopi <strong>di</strong>dattici <strong>di</strong> quest’opera sono liberi da parte degli<br />
Allievi purché non siano cancellati i riferimenti all’Autore sopra in<strong>di</strong>cati.<br />
Non sono consentiti usi commerciali <strong>di</strong> alcun genere senza il consenso dell’Autore
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
1<br />
PREMESSE<br />
Questo <strong>volume</strong> tratta i componenti <strong>di</strong> impianto cioè quelle apparecchiature che compongono<br />
<strong>di</strong> fatto un impianto termico e che, pertanto, realizzano l’idea progettuale (carichi termici, potenzialità<br />
nominali, carichi finali dei terminali, …..) espressa nel 1° Volume <strong>di</strong> questo Corso <strong>di</strong> Impianti Termotecnici.<br />
E’ proprio la selezione dei componenti <strong>di</strong> impianto che costituisce la fase realizzativa (o meglio<br />
esecutiva) degli impianti termotecnici poiché sono i questi componenti che consentono <strong>di</strong> ottenere tutte<br />
le azioni impiantistiche ipotizzate in sede teorica.<br />
Quando ad esempio, facendo i calcoli dei carichi termici <strong>di</strong> picco (ve<strong>di</strong> L. 10/91), perveniamo al<br />
carico totale <strong>di</strong> picco <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio e ai carichi dei singoli ambienti ipotizziamo che ci sia un generatore<br />
termico che dovrà fornire l’energia corrispondente al primo e dei terminali che cedono agli ambienti i<br />
secon<strong>di</strong>.<br />
Vedremo nel prosieguo che questi componenti, fra i più comuni e noti, non sono ideali e non<br />
sono unici ma sono fortemente legati alla tipologia costruttiva e al Costruttore. In definitiva questi<br />
componenti, come pure tutti gli altri che incontreremo nel prosieguo, sono presenti sul mercato e<br />
presentano caratteristiche variabili in funzione del Costruttore e della tipologia costruttiva (ad esempio<br />
caldaia a metano o caldaie a gasolio o generatori elettrici, ….).<br />
Consegue da quanto appena accennato che non è possibile parlare <strong>di</strong> generatori <strong>di</strong> calore senza<br />
fare riferimento a tipologie reali e commerciali presenti sul mercato. Del resto in questa sede non<br />
progettiamo i generatori <strong>di</strong> calore ma li utilizziamo nell’ambito degli impianti che an<strong>di</strong>amo a<br />
progettare e pertanto è più corretto <strong>di</strong>re che li selezioniamo da cataloghi commerciali reali.<br />
Un impianto termotecnico è dato dall’insieme <strong>di</strong> uno o più <strong>di</strong>spositivi finalizzati alla<br />
climatizzazione dell’e<strong>di</strong>fico e/o <strong>di</strong> soli ambienti. Pertanto nel corso della trattazione dei vari argomenti<br />
nel presente <strong>volume</strong> si farà largo uso <strong>di</strong> dati costruttivi reali (dati <strong>di</strong> targa) prelevati da cataloghi<br />
commerciali oggi, per altro, facilmente reperibili anche in Internet o <strong>di</strong>rettamente dai vari Concessionari<br />
o Rappresentanti locali delle varie Case Costruttrici.<br />
Si invita caldamente gli Allievi a reperire quanti più cataloghi possibili, sia per tipologia <strong>di</strong><br />
componenti che per Costruttori: questi risulteranno utili per le esercitazioni progettuali che saranno<br />
svolte durante il Corso.<br />
Si intuisce subito che la fase <strong>di</strong> selezione dei componenti è particolarmente delicata perché,<br />
<strong>di</strong>versamente dall’applicazioni <strong>di</strong> relazioni analitiche immutabili nel tempo, questa <strong>di</strong>pende<br />
dall’evoluzione del mercato e della tecnologia.<br />
Oggi abbiamo componenti <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong>versi da quelli <strong>di</strong>sponibili già un paio <strong>di</strong> anni or sono e<br />
questi saranno certamente obsoleti in breve tempo. E’ quin<strong>di</strong> importante che l’Allievo <strong>di</strong> oggi, futuro<br />
Progettista <strong>di</strong> domani, entri nell’idea <strong>di</strong> inseguire costantemente le innovazioni del mercato, cioè <strong>di</strong><br />
tenersi sempre aggiornato.<br />
Tale aggiornamento <strong>di</strong>pende anche dall’evoluzione della Normativa vigente sia sugli aspetti<br />
progettuali (che abbiamo sopra chiamati teorici) che su quelli applicativi (quale la selezione dei componenti).<br />
Fra l’altro va subito detto che in questi ultimi anni (<strong>di</strong>ciamo negli ultimi due lustri) si sta assistendo ad<br />
una impressionante emissione <strong>di</strong> leggi, decreti e normative (sia nazionali che europee) che incidono<br />
sensibilmente in entrambi le fasi progettuali: progetto ed esecuzione del progetto.<br />
I componenti <strong>di</strong> impianto debbono oggi essere certificati e quin<strong>di</strong> rispondere a specifiche norme<br />
costruttive che ne garantiscono sia la funzionalità che la qualità.<br />
E’ allora opportuno che gli Allievi comincino a richiedere i Certificati <strong>di</strong> Qualità e/o <strong>di</strong><br />
Conformità delle apparecchiature selezionate, controllandone la rispondenza e il contenuto.<br />
Quest’attività risulterà certamente chiara nell’esecuzione del Progetto Stu<strong>di</strong>o che verrà svolto<br />
nell’ambito del Corso.<br />
Questo progetto dovrà essere il più esecutivo possibile e quin<strong>di</strong> dovrà fare riferimenti a<br />
componenti reali attualmente presenti in commercio.<br />
Mi rendo conto che pre<strong>di</strong>sporre un progetto esecutivo richieda molto tempo e de<strong>di</strong>zione da parte<br />
degli Allievi ma ritengo questo impegno necessario per la piena comprensione del presente Corso.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
2<br />
Da parte mia porrò un impegno altrettanto importante nel seguire passo passo tutte le fasi<br />
progettuali, fornendo consigli pratici, suggerimenti realizzativi e quant’altro sia necessario per<br />
completare il progetto. La progettazione esecutiva pone inevitabilmente vari problemi <strong>di</strong> scelte<br />
progettuali, <strong>di</strong> soluzioni impiantistiche, <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> componenti, …..<br />
Gli Allievi lavoreranno su progetti concreti e <strong>di</strong> adeguate <strong>di</strong>mensioni, cioè tali da fare emergere<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> vario genere: in primo luogo si evidenzieranno i classici problemi <strong>di</strong> interfaccia con i<br />
Progettisti E<strong>di</strong>li (Architetti e varie altre figure professionali), poi si evidenzieranno i consueti problemi <strong>di</strong> spazi<br />
tecnici mancanti (gli impianti non sono mai nella mente dei Progettisti e<strong>di</strong>li), <strong>di</strong> centrali termiche inesistenti, <strong>di</strong><br />
canali d’aria che si sa dove farli passare, <strong>di</strong> cave<strong>di</strong> sempre assenti, ….<br />
In fondo si tratta <strong>di</strong> una bella esperienza professionale!<br />
Buon lavoro Ragazzi.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
3<br />
1 COMPONENTI PRINCIPALI DI IMPIANTO<br />
Gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione possono essere <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>verso a seconda della destinazione d’uso<br />
degli e<strong>di</strong>fici, del fluido termovettore utilizzato, dal costo e quin<strong>di</strong> dalla qualità che si desidera avere.<br />
Ogni impianto <strong>di</strong> riscaldamento o <strong>di</strong> raffrescamento è composto <strong>di</strong> tre sezioni fondamentali (qui<br />
si trascura la sezione <strong>di</strong> controllo che sarà affrontata in un capitolo successivo.:<br />
Sezione <strong>di</strong> produzione dell’energia Sezione <strong>di</strong> trasporto dell’energia Sezione <strong>di</strong> scambio<br />
Ciascuna <strong>di</strong> esse ha caratteristiche costruttive e progettuali proprie. In ogni caso è da tenere<br />
presente che l’obiettivo finale <strong>di</strong> riscaldare o raffrescare gli ambienti si raggiunge solamente se tutte e tre<br />
la sezioni sono congruenti e correttamente progettate. Non basta, ad esempio, produrre in caldaia<br />
l’energia necessaria per il riscaldamento ma occorre anche trasportare tutta l’energia prodotta a<br />
destinazione e fare in modo che i terminali, ad esempio i ra<strong>di</strong>atori, la cedano agli ambienti.<br />
Se si sotto<strong>di</strong>mensiona una <strong>di</strong> queste sezioni tutto l’impianto funzionerà male o non funzionerà<br />
affatto. E non si deve pensare che il sovra<strong>di</strong>mensionare le sezioni sia un bene, in genere si ottiene un<br />
deca<strong>di</strong>mento della funzionalità complessiva soprattutto se il punto <strong>di</strong> lavoro effettivo è molto al <strong>di</strong> sotto<br />
delle singole potenzialità. Avviene, infatti, che il ren<strong>di</strong>mento dei componenti (pompe, regolazione, generatori,<br />
terminali,...) non sia ottimale per tutto un grande intervallo bensì in un range ristretto 1 e pertanto il<br />
sovra<strong>di</strong>mensionamento porta spesso al malfunzionamento dell’impianto nella sua globalità.<br />
In linea <strong>di</strong> massima possiamo qui classificare gli impianti <strong>secondo</strong> tre caratteristiche:<br />
1. Tipo <strong>di</strong> generatore <strong>di</strong> calore utilizzato: a gasolio, a gas, elettrico;<br />
2. Tipo <strong>di</strong> flui<strong>di</strong> termovettore utilizzato: ad acqua, ad aria, misto.<br />
3. Tipo <strong>di</strong> terminali utilizzati: ra<strong>di</strong>atori, termoconvettori, pannelli ra<strong>di</strong>anti.<br />
Seguiranno alcune brevi note descrittive, soprattutto <strong>di</strong> tipo qualitativo visto che dobbiamo solo<br />
selezionare i componenti, sulle tipologie impiantistiche, sulle problematiche d’uso, <strong>di</strong> gestione e <strong>di</strong><br />
installazione. I criteri progettuali saranno ora brevemente <strong>di</strong>scussi.<br />
1.1 GENERATORI TERMICI<br />
In base alla precedente classificazione la scelta del tipo <strong>di</strong> generatore è fondamentale per<br />
l’impianto <strong>di</strong> riscaldamento sia perché sono questi <strong>di</strong>spositivi a fornire energia agli impianti <strong>di</strong><br />
riscaldamento sia perché il loro funzionamento (e in particolare il loro ren<strong>di</strong>mento) è oggi fortemente<br />
regolato dalla L. 10/91 e dai suoi regolamenti <strong>di</strong> attuazione DPR 412/94 e DPR 551/99 sia perché oggi<br />
siamo in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> costruire caldaie con caratteristiche tecnologiche impensabili già venti anni fa.<br />
Possiamo classificare le moderne caldaie in funzione del loro funzionamento:<br />
caldaie a modulazione <strong>di</strong> fiamma<br />
caldaia a temperatura scorrevole<br />
caldaia a condensazione<br />
1 Ad esempio per una pompa il punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>pende, come si osserva nel <strong>volume</strong> 3° per il <strong>di</strong>mensionamento delle<br />
reti tecnologiche, dalla portata <strong>di</strong> fluido e dalle per<strong>di</strong>te totali agli attacchi della stessa ed è dato dall’intersezione della curva<br />
caratteristica della pompa con la curva delle per<strong>di</strong>te totali, entrambe <strong>di</strong> tipo quadratico ma a concavità. Se la rete <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stribuzione è sovra<strong>di</strong>mensionata si hanno minori per<strong>di</strong>te e ciò provoca lo spostamento del punto <strong>di</strong> lavoro verso il basso<br />
della curva caratteristica della pompa e quin<strong>di</strong> in una zona dove il ren<strong>di</strong>mento della stessa scende al <strong>di</strong> sotto dei valori usuali<br />
( >0.8)). Lo stesso accade se si sceglie una pompa <strong>di</strong> circolazione molto più potente rispetto alle necessità della rete <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stribuzione: la curva caratteristica della pompa si innalza mentre la parabola dei carichi resta bassa e il punto <strong>di</strong> lavoro risulta<br />
basso, ancora con ren<strong>di</strong>mento inferiore a 0.8. Ragionamento simile a quello fatte per le pompe si può fare per i generatori <strong>di</strong><br />
calore: scegliere una caldaia molto più potente <strong>di</strong> quella necessaria significa avere regimi <strong>di</strong> funzionamento ridotti con<br />
alternanze frequenti <strong>di</strong> accensione e spegnimento del bruciatore. Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> combustione comunque scende al <strong>di</strong> sotto<br />
<strong>di</strong> quello nominale (cioè corrispondenza alla piena potenzialità della caldaia) con grave pregiu<strong>di</strong>zio per il funzionamento globale<br />
dell’impianto. A questo proposito si osserva che la L. 10/91 prescrive anche un ren<strong>di</strong>mento limite delle caldaie per il<br />
funzionamento a potenza ridotta. I terminali (ad esempio i ra<strong>di</strong>atori) sono progettati per funzionare al meglio nelle con<strong>di</strong>zioni<br />
nominali <strong>di</strong> progetto per cui sovra<strong>di</strong>mensionare i ra<strong>di</strong>atori porta ad avere una minore temperatura superficiale degli stessi e<br />
quin<strong>di</strong> una resa termica inferiore a quella nominale.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
4<br />
caldaia a più passaggi <strong>di</strong> fumi<br />
In tutti i casi sono esclusi i combustibili soli<strong>di</strong> e in qualche caso anche i liqui<strong>di</strong>. Ve<strong>di</strong>amo<br />
brevemente il loro funzionamento.<br />
CALDAIE A MODULAZIONE DI FIAMMA<br />
Il funzionamento <strong>di</strong> una caldaia è dettato dal funzionamento del suo bruciatore, ve<strong>di</strong> Figura 1.<br />
Esso può essere <strong>di</strong> vari tipi in funzione del combustibile utilizzato (gasolio, olio combustibile, gas, …)<br />
e del regime <strong>di</strong> funzionamento e regolazione della fiamma.<br />
Figura 1: Esempio <strong>di</strong> bruciatore<br />
In queste caldaie (alimentate sia con combustibili liqui<strong>di</strong> che con gas) si agisce sul bruciatore<br />
modulandone la potenza in vari mo<strong>di</strong>:<br />
Modulazione in regime monosta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tipo on – off: si tratta del tipo più semplice e la<br />
modulazione del bruciatore non avviene per variazione della sua potenza ma con semplice<br />
spegnimento quando viene raggiunta la temperatura massima dell’acqua e con l’accensione<br />
quando questa scende sotto il valore minimo prefissato.<br />
Regime bista<strong>di</strong>o 50 100%: il bruciatore può funzionare a due regimi a seconda del valore della<br />
temperatura dell’acqua in caldaia. Quando si chiede la massima potenza si ha il 100% del<br />
funzionamento mentre per regimi attenuati si ha un funzionamento al 50%.<br />
Regime modulante fra 50 100%: in questo caso la potenza del bruciatore varia con continuità<br />
fra il 50% e il 100% della potenza massima. In questo modo si ha la massima efficienza e si<br />
riducono fortemente gli sprechi energetici.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
5<br />
P<br />
t<br />
Figura 2: Regolazione Monosta<strong>di</strong>o On-Off<br />
Figura 3: Esempio <strong>di</strong> bruciatore monosta<strong>di</strong>o<br />
Figura 4: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un bruciatore monosta<strong>di</strong>o<br />
Figura 5: Esempio <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> bruciatori monosta<strong>di</strong>o
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
6<br />
P<br />
t<br />
Figura 6: Regime Bista<strong>di</strong>o 50 100%<br />
Figura 7: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un bruciatore bista<strong>di</strong>o<br />
Figura 8: Esempi <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> bruciatori bista<strong>di</strong>o
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
7<br />
Figura 9: Esempio <strong>di</strong> bruciatore modulante<br />
Figura 10: Schema <strong>di</strong> principio della regolazione <strong>di</strong> un bruciatore<br />
P<br />
INSTALLAZIONE DEI BRUCIATORI<br />
Figura 11: Regime modulante fra 50 e 100%<br />
I bruciatori sono componenti <strong>di</strong> impianto particolarmente pericolasi e vanno installati <strong>secondo</strong> le<br />
prescrizioni in<strong>di</strong>cate dalla Circolare del 29-07-71 per quelli a gasolio e danna norma UNI 8042 per quelli<br />
a gas.<br />
In particolare vanni rispettate scrupolosamente le prescrizioni <strong>di</strong> sicurezza che qui si riassumono<br />
schematicamente.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
8<br />
Figura 12: Schemi <strong>di</strong> installazione dei bruciatori a gasolio<br />
CALDAIE A CONDENSAZIONE<br />
Figura 13: Schema <strong>di</strong> installazione dei bruciatori a gas<br />
L’utilizzo <strong>di</strong> combustibili gassosi a basso tenore <strong>di</strong> zolfo consente <strong>di</strong> costruire caldaie a<br />
condensazione nelle quali si recupera il calore latente del vapore acqueo contenuto nei fumi. Il punto <strong>di</strong><br />
rugiada dei fumi del metano in funzione dell’eccesso d’aria varia <strong>secondo</strong> quanto in<strong>di</strong>cato in Figura 15.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
9<br />
Queste caldaie consentono <strong>di</strong> abbassare la temperatura dei fumi fino a 50 70 °C recuperando il<br />
calore latente <strong>di</strong> condensazione dell’acqua. Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> queste caldaie riferito al potere calorifico<br />
inferiore del combustibile risulta > 100% (com’è ovvio non tenendosi conto del calore latente <strong>di</strong><br />
condensazione nel p.c.i.) mentre risulta < 100% se riferito al potere calorifico superiore.<br />
Figura 14: Schema <strong>di</strong> una caldaia a condensazione<br />
Figura 15:Punto <strong>di</strong> rugiada dei fumi <strong>di</strong> metano<br />
Figura 16: Schema <strong>di</strong> funzionamento della caldaia a condensazione<br />
Le caldaie a condensazione sono sempre dotate <strong>di</strong> ventilatore <strong>di</strong> estrazione dei fumi (tiraggio<br />
meccanico) per potere:
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10<br />
<br />
<br />
<br />
Vincere le resistenze fluido<strong>di</strong>namiche create dal condensatore;<br />
Migliorare lo scambio termico convettivo (si ha convezione forzata) fra fumi e acqua;<br />
Minimizzare l’eccesso <strong>di</strong> aria e le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore sensibile nella combustione;<br />
Massimizzare il ren<strong>di</strong>mento.<br />
CALDAIE A TEMPERATURA SCORREVOLE<br />
Figura 17: Schema logico <strong>di</strong> una caldaia a condensazione<br />
Soprattutto per usi civili, sono apparse sul mercato caldaie a fiamma scorrevole nelle quali la camera<br />
<strong>di</strong> combustione è <strong>di</strong> tipo secco cioè gli elementi scaldanti a contatto con l’acqua non sono anche a<br />
contatto <strong>di</strong>retto con i fumi ma separati dai una serie <strong>di</strong> tubi concentrici che evitano il fenomeno della<br />
condensa ai bassi regimi.<br />
Figura 18: Camera <strong>di</strong> combustione <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole<br />
Nella Figura 19 si hanno i particolari dei tubi <strong>di</strong> fumo che presentano tre settori circolari che<br />
assicurano un contatto in<strong>di</strong>retto parete-acqua evitando i rischi della condensazione del vapore quando<br />
la temperatura della caldaia scende al <strong>di</strong> sotto del punto <strong>di</strong> rugiada.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
11<br />
Figura 19: Tubi <strong>di</strong> fumo per caldaia a temperatura scorrevole<br />
Il pericolo della condensazione si ha quando la caldaia lavora a bassi regimi e nelle caldaie<br />
tra<strong>di</strong>zionali si utilizza una pompa <strong>di</strong> ricircolo asservita alla caldaia.<br />
Nella Figura 22 si ha uno spaccato <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole nel quale si possono<br />
vedere i particolari sopra in<strong>di</strong>cati.<br />
In Figura 23 si ha il confronto dei ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> caldaie <strong>di</strong> moderna costruzione: la<br />
caldaia a temperatura scorrevole (in<strong>di</strong>cata con il logo TRISECAL®) presenta i valori più elevati,<br />
soprattutto ai bassi gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> utilizzazione.<br />
Figura 20: Esempi <strong>di</strong> dati tecnici <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
12<br />
Figura 21: Ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole<br />
I generatori termici <strong>di</strong> questo tipo quando sono abbinati ai pannelli <strong>di</strong> controllo elettronici con<br />
regolazione climatica, possono esercire con logica <strong>di</strong> temperatura scorrevole, adeguando la temperatura<br />
<strong>di</strong> caldaia in funzione del carico termico richiesto (legato al valore della temperatura esterna), con<br />
notevoli risparmi <strong>di</strong> gestione.<br />
La modulazione della potenza, ottenuta attraverso i cicli <strong>di</strong> on – off degli sta<strong>di</strong> del bruciatore,<br />
consente al generatore <strong>di</strong> operare con temperatura variabile tra 80 e 40 °C.<br />
CALDAIA A PIÙ PASSAGGI DI FUMI<br />
Per ridurre le emissioni nocive (soprattutto <strong>di</strong> NOx) si costruiscono oggi caldaie a più passaggi <strong>di</strong><br />
fumi (ad esempio a tre passaggi) che ottimizzano sia gli scambi convettivi dei fumi sia la fase <strong>di</strong><br />
inversione che viene realizzata non più in camera <strong>di</strong> combustione ma in un <strong>volume</strong> <strong>di</strong>verso posto al <strong>di</strong><br />
sopra <strong>di</strong> questa.<br />
Figura 22: Sezione <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole<br />
Figura 23: Confronto fra ren<strong>di</strong>menti dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> caldaia
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
13<br />
Figura 24: Distribuzione della temperatura<br />
Figura 25: Schema <strong>di</strong> una moderna caldaia a tre passaggi <strong>di</strong> fumi<br />
1.2 FUNZIONAMENTO DEI GENERATORI DI CALORE<br />
Il generatore <strong>di</strong> calore è, in ultima analisi, uno scambiatore <strong>di</strong> calore che consente <strong>di</strong> trasferire il<br />
calore dei prodotti <strong>di</strong> combustione (fumi) all’acqua (o al vapore) calda. L’elemento attivo che fornisce<br />
calore è il bruciatore che bruciando combustibile produce i fumi, come in<strong>di</strong>cato in Figura 26.<br />
ma<br />
mf<br />
mc<br />
ms<br />
Figura 26: Sistema termo<strong>di</strong>namico <strong>di</strong> un generatore<br />
In base al principio <strong>di</strong> conservazione della massa possiamo scrivere il bilancio:
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
14<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
ove si ha:<br />
m portata massica del combustibile<br />
m<br />
m<br />
c<br />
a<br />
f<br />
portata massica <strong>di</strong> aria comburente<br />
mc ma mf ms<br />
[1]<br />
portata massica dei fumi prodotti e che escono dal camino<br />
m<br />
s<br />
portata massica <strong>di</strong> scorie eventualmente prodotte.<br />
Questa relazione si può scrivere opportunamente definendo l’in<strong>di</strong>ce d’aria come:<br />
ma<br />
n [2]<br />
m<br />
at<br />
ove m<br />
at<br />
è il flusso <strong>di</strong> aria teorica necessaria per la combustione stechiometrica del combustibile.<br />
Pertanto la [1] <strong>di</strong>viene:<br />
f s<br />
1 m m<br />
na t<br />
m<br />
m<br />
[3]<br />
c<br />
ove n t è l’in<strong>di</strong>ce d’aria e a t è l’aria teorica <strong>di</strong> combustione.<br />
Sempre con riferimento al sistema <strong>di</strong> Figura 26 si può scrivere il bilancio energetico:<br />
c<br />
2 i<br />
2<br />
<br />
u<br />
w w <br />
E Q L mh gz m h gz <br />
2 2 <br />
[4]<br />
j1 j<br />
j1<br />
dove a primo membro abbiamo, nell’or<strong>di</strong>ne, la potenza elettromagnetica, termica e meccanica che<br />
entrano nella superficie <strong>di</strong> controllo, m la portata <strong>di</strong> massa e in parentesi tonda la metalpia 2 delle masse<br />
j<br />
entranti ed uscenti dal sistema. Lo scambio <strong>di</strong> potenza attraverso la superficie <strong>di</strong> controllo (1° membro)<br />
produce una variazione <strong>di</strong> metalpia nelle portate <strong>di</strong> massa che attraversano la superficie <strong>di</strong> controllo.<br />
Nel caso dei generatori termici poniamo a zero la potenza meccanica L poiché non viene<br />
compiuto lavoro attraverso l’involucro. Inoltre si possono trascurare i termici gravimetrici (gz) e cinetici<br />
(w 2 /2) rispetto alla variazione <strong>di</strong> entalpia h ottenendo:<br />
u<br />
<br />
j [5]<br />
j<br />
E Q mh mh<br />
j1 j1<br />
Con riferimento alla Figura 27 la precedente equazione <strong>di</strong>viene:<br />
E Q Q m h m h m H m h m h m H<br />
[6]<br />
d t f f s s I I a a c c c<br />
ove si ha il simbolismo:<br />
E potenza elettrica entrante per azionamento degli ausiliari<br />
Q potenza termica <strong>di</strong>spersa dall’involucro del generatore<br />
<br />
d<br />
Q<br />
t<br />
potenza termica utile e quin<strong>di</strong> ceduta al fluido termovettore<br />
h f entalpia massica dei fumi<br />
h s entalpia massica delle scorie (assunte come solido inerte)<br />
m<br />
I<br />
portata <strong>di</strong> massa degli incombusti (trascurabile rispetto ad m<br />
f<br />
)<br />
H I potere calorifico inferiore degli incombusti<br />
h a entalpia massica dell’aria comburente<br />
h c entalpia massica del combustibile (inteso come fluido inerte)<br />
H potere calorifico inferiore (a pressione costante) del combustibile)<br />
i<br />
<br />
<br />
j<br />
2 Si ricor<strong>di</strong> dalla Fisica Tecnica che si definisce metalpia (detta anche entalpia totale) la somma : h+w 2 /2 + gz.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
15<br />
Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> riferimento (t 0 , p 0 ) delle entalpie sono quelle del combustibile. La [6] si può<br />
ancora scrivere nella forma:<br />
<br />
E mc H Qt Qd <br />
mf hf maha mchc <br />
mI HI mshs<br />
[7]<br />
Questa equazione ci <strong>di</strong>ce che la potenza del combustibile e degli ausiliari elettrici viene convertita<br />
in parte in potenza utile ( Q ) e la restante parte viene persa in <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti vari.<br />
t<br />
Si osservi che la potenza elettrica degli ausiliari ( E ) è <strong>di</strong> solito trascurabile (qualche %) rispetto<br />
alla potenza del combustibile e alla potenza utile ma la si è esplicitamente in<strong>di</strong>cata per tenere conto<br />
dell’alto valore exergetico rispetto alle energie termiche.<br />
<br />
E<br />
Qd<br />
Qt<br />
maha<br />
mc*H+hc(<br />
GENERATORE<br />
mfhf<br />
mshs<br />
mlHl<br />
Viene definita potenza al focolaio il prodotto:<br />
Q m H<br />
Figura 27: Bilancio energetico per un generatore<br />
f<br />
[8]<br />
c<br />
cioè la potenza fornita al bruciatore e rappresenta l’energia primaria in ingresso (oltre quella<br />
elettrica per gli ausiliari) al generatore, fondamentale per tutte le analisi economiche. La grandezza<br />
principale <strong>di</strong> uscita è rappresentata dall’energia utile ( Q<br />
t<br />
) che è anche lo scopo fondamentale del<br />
generatore termico. La potenza <strong>di</strong>spersa per <strong>di</strong>spersioni attraverso il mantello si calcola, tenendo conto<br />
della coibentazione termica normalmente presente e della bassa temperatura superficiale esterna,<br />
me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />
<br />
Q hA t t<br />
d p e<br />
avendo in<strong>di</strong>cato con t p la temperatura superficiale esterna del mantello, t e la temperatura dell’aria<br />
esterna, h il coefficiente <strong>di</strong> convezione termica e con A la superficie <strong>di</strong>sperdente del mantello. Il termine<br />
m h m h m h è la potenza termica <strong>di</strong>spersa con i fumi nel camino. Questa potenza può essere<br />
<br />
f f a a c c<br />
espressa nella forma:<br />
<br />
0 0 0 <br />
Qc mf c<br />
f<br />
t<br />
f<br />
t mccc tc t maca ta<br />
t<br />
[9]<br />
avendo in<strong>di</strong>cato con c i calori specifici e t 0 la temperatura <strong>di</strong> riferimento.<br />
Si osservi che h a ed h c sono trascurabili rispetto ad h f e pertanto, trascurando anche il contributo<br />
delle scorie (oggi <strong>di</strong> poco conto con i combustibili liqui<strong>di</strong> e gassosi) si può ancora scrivere che le per<strong>di</strong>te<br />
al camino sono essenzialmente date da:<br />
<br />
Q m c t t<br />
[10]<br />
c f f f a<br />
La potenza perduta per incombusti ( mH<br />
I I<br />
) <strong>di</strong>pende dalla qualità della combustione e quin<strong>di</strong> dalla<br />
maggiore o minore presenza <strong>di</strong> sostanze che non sono state completamente ossidate.<br />
TEMPERATURA TEORICA DI COMBUSTIONE<br />
Se assumiamo le ipotesi:
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
16<br />
assenza <strong>di</strong> scambio termico, Qt<br />
0<br />
assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti Qds<br />
0<br />
reazione <strong>di</strong> ossidazione completa (e quin<strong>di</strong> mH<br />
I I<br />
0 )<br />
assenza <strong>di</strong> scorie calde (e quin<strong>di</strong> mh<br />
s s<br />
0)<br />
possiamo scrivere l’equazione <strong>di</strong> bilancio:<br />
m H m c t t m c t t m c t t<br />
[11]<br />
<br />
c f f ad 0 a a a 0 c c c 0<br />
La temperatura teorica viene anche detta temperatura a<strong>di</strong>abatica <strong>di</strong> combustione, in<strong>di</strong>cata con t ad , e vale,<br />
dalla precedente equazione:<br />
H natca ta t0 cc tc<br />
t0<br />
tad<br />
t0<br />
<br />
[12]<br />
1<br />
na c<br />
<br />
t<br />
<br />
Ne deriva che la temperatura a<strong>di</strong>abatica <strong>di</strong>pende dall’eccesso d’aria (attraverso n), dall’entalpia dei<br />
reagenti (attraverso t a e t c ) e dal tipo <strong>di</strong> combustibile (attraverso H ed a t ).<br />
RENDIMENTI E PERDITE<br />
Scriviamo la [7] in forma a<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong>videndo ambo i membri per la potenza al focolaio<br />
mHper cui otteniamo:<br />
c<br />
E<br />
mh<br />
[13]<br />
m H<br />
c<br />
s s<br />
1 Pd Pc PI<br />
mcH<br />
ove si sono in<strong>di</strong>cati:<br />
ren<strong>di</strong>mento del generatore termico<br />
P d per<strong>di</strong>te per <strong>di</strong>spersioni<br />
P c per<strong>di</strong>te al camino<br />
P I per<strong>di</strong>te per incombusti.<br />
f<br />
Questa equazione non <strong>di</strong>ce nulla <strong>di</strong> nuovo rispetto alla [7] ma è espressa in forma più semplice.<br />
Il ren<strong>di</strong>mento energetico del generatore è dato da:<br />
Q<br />
mH<br />
t<br />
[14]<br />
c<br />
e in pratica viene calcolato valutando separatamente sia il numeratore che il denominatore con<br />
meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>retti (cioè valutando i singoli termini) che in<strong>di</strong>retti (cioè valutando quanto ceduto all’acqua<br />
sottraendo alla potenza al focolare le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore).<br />
La per<strong>di</strong>ta per <strong>di</strong>spersione è definita dalla relazione:<br />
P<br />
Q<br />
d<br />
d<br />
[15]<br />
mH<br />
c<br />
e in genere è piccola (qualche %) rispetto alla potenza utile grazie all’isolamento del mantello. La<br />
per<strong>di</strong>ta per <strong>di</strong>spersione cresce al <strong>di</strong>minuire del carico in quanto il denominatore della [15] <strong>di</strong>minuisce.<br />
La Potenza perduta al camino vale:<br />
P<br />
Q<br />
c<br />
c<br />
[16]<br />
mH<br />
c<br />
che può ancora scriversi, per la [10] nella forma:<br />
P<br />
c<br />
<br />
m c t t<br />
f f f a<br />
mH<br />
c<br />
<br />
[17]<br />
Le per<strong>di</strong>te al camino <strong>di</strong>pendono dal sistema <strong>di</strong> regolazione del bruciatore. Questo può essere:
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
17<br />
Modulante: se la portata <strong>di</strong> combustibile viene variata con continuità fra un valore minimo e<br />
quello massimo (nominale);<br />
Tutto o Niente: quando la portata <strong>di</strong> combustibile è solo quella nominale e quin<strong>di</strong> si regola<br />
accendendo o spegnendo il bruciatore stesso. Questo tipo <strong>di</strong> bruciatori sono certamente più<br />
grossolani ma meno costosi <strong>di</strong> quelli modulanti e sono utilizzati per generatori <strong>di</strong> piccola<br />
potenza.<br />
Con regolazione tutto o niente il generatore lavora sempre a regime nominale quando il bruciatore è<br />
in funziona e quin<strong>di</strong> le per<strong>di</strong>te al camino sono pressoché costanti.<br />
Con la regolazione modulante se la portata <strong>di</strong> combustibile scende (a pari in<strong>di</strong>ce d’aria) si riduce<br />
la t f e quin<strong>di</strong> le per<strong>di</strong>te al camino.<br />
La Per<strong>di</strong>ta per incombusti vale:<br />
mH<br />
I I<br />
PI<br />
[18]<br />
mH<br />
Nel caso <strong>di</strong> incombusti gassosi si può scrivere:<br />
P V<br />
I 1<br />
I<br />
H na<br />
I<br />
t<br />
I<br />
V H<br />
f<br />
f<br />
c<br />
[19]<br />
ove I è la densità degli incombusti, f la densità dei fumi (in con<strong>di</strong>zioni normali) e il rapporti<br />
V I /V f è il contenuto <strong>di</strong> incombusti in <strong>volume</strong> nei prodotti della combustione secchi.<br />
1.3 FUNZIONAMENTO DEI BRUCIATORI<br />
I bruciatori sono organi meccanici necessari al funzionamento dei generatori termici, Essi<br />
bruciano il combustibile (solido, liquido o gassoso) generando i prodotti <strong>di</strong> combustione che, con percorsi<br />
interni al generatore, riscaldano il fluido.<br />
Si hanno <strong>di</strong>verse classificazioni ma qui si presenta la classificazione commerciale.<br />
BRUCIATORI ATMOSFERICI<br />
Sono apparecchi a combustibile gassoso con premiscelazione <strong>di</strong> aria e combustibile a pressione<br />
atmosferica, ve<strong>di</strong> Figura 28. Il combustibile effluisce da un ugello con portata <strong>di</strong>pendente dalla<br />
pressione <strong>di</strong> alimentazione. Il getto <strong>di</strong> gas perviene in un condotto a forma <strong>di</strong> tubo Venturi nel quale si<br />
determina anche l’aspirazione per induzione della portata d’aria <strong>di</strong> combustione, m<br />
a1<br />
. La miscela <strong>di</strong> gas<br />
ed aria primaria percorre il condotto fino alla zona <strong>di</strong> efflusso dove, a contatto con una superficie<br />
porosa, si ha formazione <strong>di</strong> fiammelle con combustione quasi completa. Questi bruciatori non hanno<br />
organi in movimento e possono realizzare potenze fino a 500 kW/m 2 <strong>di</strong> superficie porosa.<br />
BRUCIATORI PREMISCELATI<br />
Questi bruciatori non sono atmosferici poiché hanno all’interno un ventilatore che forniscono<br />
una pressurizzazione alla caldaia. Essi sono più compatti e sono meno influenzati dalle variazioni <strong>di</strong><br />
tiraggio al camino proprio per la pressurizzazione che possono realizzare., ve<strong>di</strong> Figura 29. In questi<br />
bruciatori il moto dell’aria è determinato dalla presenza <strong>di</strong> un ventilatore che serve a vincere le<br />
resistenza al moro dello stesso bruciatore e a pressurizzare la camera <strong>di</strong> combustione.<br />
Il combustibile effluisce dall’ugello U con un getto conico che induce una corrente d’aria<br />
controllata dal deflettore D. La fiamma <strong>di</strong> combustione emerge dalla testa <strong>di</strong> combustione T. Davanti a<br />
D si crea una depressione che provoca un moto <strong>di</strong> ricircolo interno che trasporta prodotti <strong>di</strong><br />
combustione cal<strong>di</strong> nella zona <strong>di</strong> efflusso del combustibile determinando l’accensione e la formazione <strong>di</strong><br />
una fiamma stabile.<br />
I bruciatori ad aria soffiata vengono prodotti in grande serie e in versione monoblocco per un<br />
campo <strong>di</strong> utenze che vanno da 10 a 5000 kW <strong>di</strong> potenza al focolaio con combustibili sia liqui<strong>di</strong> che<br />
gassosi.<br />
Per potenze industriali (oltre 10 MW) si costruiscono bruciatori specifici anche a più getti.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
18<br />
ma2<br />
miscela<br />
mf<br />
mc<br />
ma1<br />
Figura 28: Bruciatore atmosferico<br />
T<br />
D<br />
mf<br />
ma<br />
U<br />
mc<br />
pf<br />
Figura 29: Bruciatore ad aria soffiata<br />
1.4 ANALISI DELLE TIPOLOGIE DI CALDAIE<br />
Le caldaie, oltre per il funzionamento, possono essere classificate per il tipo <strong>di</strong> combustibili<br />
utilizzati e in particolare <strong>di</strong> tipo:<br />
Solido<br />
Liquido<br />
gassoso<br />
e/o <strong>di</strong> energia elettrica.<br />
Ve<strong>di</strong>amo brevemente le caratteristiche salienti <strong>di</strong> ciascun tipo.<br />
1.4.1 GENERATORI A GASOLIO<br />
Si tratta del tipo più <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> generatore <strong>di</strong> calore. Esso è costituito da una caldaia, da un<br />
bruciatore e da un serbatoio per il gasolio. Ha buone caratteristiche d’uso: ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> combustione<br />
elevati, specialmente nelle caldaie <strong>di</strong> nuova generazione, buona regolazione, bassi costi <strong>di</strong> installazione e<br />
<strong>di</strong> manutenzione, buona affidabilità e tecnologia <strong>di</strong>ffusamente conosciuta (e quin<strong>di</strong> facile reperibilità<br />
della mano d’opera) e buona economia <strong>di</strong> esercizio. Gli spazi necessari per la centrale termica sono<br />
stabiliti da apposite norme tecniche pubblicate dall’UNI. Per potenzialità superiore ai 35 kW occorre<br />
anche ottenere un Nulla Osta da parte dei Vigili del Fuoco. Occorre prevedere la porta <strong>di</strong> accesso alla<br />
centrale termica del tipo a cielo aperto (per necessità dei V.V.F) e la localizzazione del serbatoio <strong>di</strong><br />
combustibile in modo che siano facilmente espletabili le operazioni <strong>di</strong> scarico del carburante.<br />
In Figura 30 si ha lo spaccato <strong>di</strong> una moderna caldaia a gasolio per flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici 3 nella quale<br />
sono visibili sia i percorsi dei fumi e dei flui<strong>di</strong> riscaldati che gli organi <strong>di</strong> controllo. Il bruciatore montato<br />
nella caldaia garantisce la cessione <strong>di</strong> energia al fluido.<br />
3 I flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici sono particolari oli in grado <strong>di</strong> riscaldarsi a temperature superiori a 100 °C senza raggiungere il<br />
punto <strong>di</strong> vaporizzazione. Essi sono utilizzati in impianti nei quali la temperatura del fluido <strong>di</strong> lavoro deve essere maggiore <strong>di</strong><br />
100 °C senza ricorrere alla pressurizzazione.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
19<br />
Figura 30: Schema <strong>di</strong> una caldaia alimentata a gasolio per flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici<br />
Figura 31: Esempio <strong>di</strong> centrale termica con generatori ad olio <strong>di</strong>atermico<br />
In Figura 31 si ha un esempio <strong>di</strong> layout <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> vapore con due<br />
generatori ad olio <strong>di</strong>atermico. Si osservi lo scambiatore a fascio tubiero posto lateralmente a ciascuno<br />
dei generatori e il collegamento del circuito dell’olio <strong>di</strong>atermico al serbatoio interrato. Pari attenzione<br />
meritano i vasi <strong>di</strong> espansione aperti posti al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ciascun generatore <strong>di</strong>atermico.<br />
In Figura 32 si ha la foto <strong>di</strong> una moderna caldaia del tipo a mantello in acciaio: nella parte a destra<br />
si ha l’apertura dello sportello con la vista dei tubi <strong>di</strong> fumo interni. In Figura 33 si ha lo schema<br />
costruttivo <strong>di</strong> una caldaia con elementi in ghisa.<br />
Questo tipo <strong>di</strong> generatore è utilizzato quasi esclusivamente per il riscaldamento <strong>di</strong> condomini e/o<br />
<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici pubblici, meno frequentemente per il riscaldamento <strong>di</strong> abitazioni singole (villette o<br />
appartamenti isolati).
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
20<br />
Figura 32: Esempio <strong>di</strong> caldaia a mantello in acciaio<br />
Normalmente la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del fluido vettore è ad acqua e quin<strong>di</strong> le esigenze <strong>di</strong> spazio<br />
da questa occupato sono ridotte. I terminali possono essere <strong>di</strong> qualunque tipo.<br />
La selezione dei generatori a gasolio si effettua me<strong>di</strong>ante i cataloghi forniti dai costruttori nei quali<br />
sono in<strong>di</strong>cati <strong>di</strong>versi parametri funzionali fra i quali:<br />
La potenzialità resa all’acqua (cioè quella fruibile realmente), (W)<br />
La potenzialità al focolare, cioè dovuta alla combustione del gasolio da parte del bruciatore, (W)<br />
Il ren<strong>di</strong>mento globale del generatore (rapporto fra le due precedenti potenzialità) che deve<br />
essere conforme alla L10/91 e suoi regolamenti <strong>di</strong> esecuzione;<br />
Le <strong>di</strong>mensioni reali del generatore <strong>di</strong> calore;<br />
I <strong>di</strong>ametri degli attacchi dell’acqua,<br />
Il <strong>di</strong>ametro della canna fumaria.<br />
Figura 33: Elemento <strong>di</strong> una caldaia in ghisa<br />
In Tabella 1 si ha un esempio <strong>di</strong> catalogo commerciale per le caldaie in acciaio del tipo viste in<br />
precedenza.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
21<br />
Tabella 1: Dati caratteristici per una caldaia in acciaio<br />
1.4.2 GENERATORI A GAS<br />
Con la <strong>di</strong>ffusione del gas metano si sta assistendo ad una buona <strong>di</strong>ffusione delle caldaie<br />
alimentate a gas. Normalmente si tratta <strong>di</strong> generatori <strong>di</strong> piccola taglia, adatti al riscaldamento<br />
unifamiliare o <strong>di</strong> piccoli condomini e non richiedono particolari autorizzazioni dei VV.F. Proprio<br />
questa caratteristica, unitamente alle ridotte <strong>di</strong>mensioni e quin<strong>di</strong> facilità <strong>di</strong> installazione anche in un<br />
balcone, sta contribuendo alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questi generatori per singole utenze.<br />
I ren<strong>di</strong>menti sono buoni, specialmente nei modelli più recenti, l’esercizio è quasi del tutto<br />
automatizzato dalle installazioni monoblocco. Presentano qualche pericolosità se installate all’interno<br />
degli appartamenti a causa del consumo d’aria <strong>di</strong> combustione che, se non rinnovata, può portare alla<br />
formazione del monossido <strong>di</strong> carbonio, altamente pericoloso perché mortale. La rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />
del fluido termovettore è, <strong>di</strong> solito, ad acqua con terminali del tipo a ra<strong>di</strong>atori o termoconvettori.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
22<br />
Si fa osservare che la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> queste piccole caldaie può portare ad una <strong>di</strong>minuzione globale<br />
del ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> combustione rispetto a quello ottenibile con un generatore unico a gasolio.<br />
La tendenza al controllo personalizzato del proprio impianto <strong>di</strong> riscaldamento induce alla<br />
<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> caldaie a gas ma il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> 100 caldaie singole <strong>di</strong> un condominio<br />
non è lo stesso del ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un generatore unico <strong>di</strong> potenzialità termica equivalente.<br />
Spesso i singoli proprietari non effettuano la necessaria manutenzione e quin<strong>di</strong> le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
esercizio spesso non sono ottimali. Inoltre i <strong>di</strong>sper<strong>di</strong>menti termici (dovute al mantello e ai fumi) sono<br />
certamente superiori. Stranamente in Italia si sta avendo un’evoluzione positiva per il riscaldamento<br />
monoutente mentre in altre nazioni, ve<strong>di</strong> ad esempio la Francia, si ha una tendenza opposta che porta a<br />
sostituire le caldaie singole con un impianto centralizzato, più economico nell’esercizio e<br />
nell’installazione. Le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> gestione personalizzata del periodo <strong>di</strong> riscaldamento giornaliero, che è<br />
l’unico motivo ancora valido per la preferenza delle caldaie singole, è oggi superata, nei nuovi impianti,<br />
con la contabilizzazione elettronica dell’energia termica consumata per il riscaldamento.<br />
Figura 34: Caldaia Murale a gas – Configurazione Chiusa e Aperta<br />
Figura 35: Schema funzionale <strong>di</strong> una caldaia murale a gas
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
23<br />
In pratica la L. 10/91 prevede che, in caso <strong>di</strong> uso condominiale, ci sia la contabilizzazione<br />
dell’energia termica me<strong>di</strong>ante un semplice entalpimetro 4 e che quin<strong>di</strong> ciascun utente paghi in relazione al<br />
consumo vero <strong>di</strong> energia termica e non in base a quote millesimali fittizie.<br />
Ciò rende del tutto inutile l’imposizione <strong>di</strong> perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> riscaldamento unici per tutti i condomini<br />
poiché si può sempre avere il generatore in funzione (soprattutto nelle zone climatiche più fredde, dalla<br />
C in poi) ed attivare i singoli impianti condominiali (ciascuno con alimentazione in<strong>di</strong>pendente) nelle ore<br />
nelle quali si desidera avere il riscaldamento.<br />
Naturalmente è facile avere questa flessibilità per i nuovi impianti, progettati già in funzione della<br />
contabilizzazione e della flessibilità <strong>di</strong> esercizio. Per i vecchi impianti risulta <strong>di</strong>fficile intervenire se non<br />
con costi elevati <strong>di</strong> installazione e riadattamento. L’uso del gas può anche essere ammesso per gran<strong>di</strong><br />
centrali termiche, in sostituzione del gasolio.<br />
Si ha il risparmio del serbatoio <strong>di</strong> combustibile ed una maggiore facilità <strong>di</strong> esercizio.<br />
L’installazione dei bruciatori a gas richiede una maggiore attenzione progettuale. Il gas può essere<br />
utilizzato anche per far marciare le macchine ad assorbimento sia per il riscaldamento che per il<br />
con<strong>di</strong>zionamento estivo. Si tratta, invero, <strong>di</strong> impianti particolari e non molto <strong>di</strong>ffusi in Italia.<br />
La selezione dei generatori a gas viene effettuata ancora su catalogo, come in<strong>di</strong>cato per i generatori<br />
a gasolio. Per potenzialità piccole (abitazioni unifamiliari) spesso si ha un esubero che può essere<br />
utilizzato per la produzione <strong>di</strong> acqua sanitaria.<br />
Particolare attenzione deve essere prestata alla ventilazione della centrale termica sia per garantire<br />
il buon funzionamento del bruciatore a gas che per con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza, in particolare per generatori<br />
unifamiliari.<br />
In Figura 34 si ha una vista <strong>di</strong> una caldaia murale a gas in configurazione chiusa e in<br />
configurazione aperta e si possono vedere all’interno gli organi principali quali il bruciatore, la pompa <strong>di</strong><br />
circolazione, gli organi <strong>di</strong> controllo e l’eventuale soffiante per i fumi se la caldaia è pressurizzata.<br />
In Figura 35 si ha lo schema funzionale <strong>di</strong> una caldaia murale a gas nel quale sono in<strong>di</strong>cati i<br />
collegamenti alla rete idrica <strong>di</strong> alimentazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda (sia per il riscaldamento<br />
che per l’acqua sanitaria).<br />
1.5 SISTEMA GENERATORE – CAMINO<br />
I generatori <strong>di</strong> calore visti nei precedenti paragrafi sono in pratica costituiti da un bruciatore<br />
(elemento attivo) ed uno scambiatore <strong>di</strong> calore (mantello della caldaia) che fornisce il calore generato<br />
dai prodotti <strong>di</strong> combustione all’acqua <strong>di</strong> riscaldamento. Il circuito aria – fumi assume notevole<br />
importanza ai fini impiantistici.<br />
Come si può osservare in Figura 36, l’aria esterna a pressione atmosferica viene inviata al<br />
bruciatore nel quale si ha la reazione <strong>di</strong> combustione con il combustibile formando i fumi che<br />
proseguono, attraverso il generatore nel quale cedono la potenza termica Q, fino all’atmosfera<br />
attraverso il camino.<br />
Il circuito è aperto e la pressione <strong>di</strong> funzionamento è circa quella atmosferica (con<strong>di</strong>zioni iniziali e<br />
finali). Si possono avere tre casi:<br />
Circuito dei fumi pressurizzato: si ha una ventola in ingresso al generatore, nel bruciatore,<br />
che pone sotto una leggera pressione il circuito dei fumi, come evidenziato in Figura 38. Questa<br />
soluzione favorisce lo smaltimento dei fumi al camino ed è in<strong>di</strong>cata per generatori <strong>di</strong><br />
potenzialità me<strong>di</strong>o - grande. Questa soluzione richiede tenute <strong>di</strong> sovrapressione per evitare la<br />
fuoriuscita dei fumi lateralmente.<br />
4 L’entalpimetro è un semplice apparecchio misuratore costituito da due termosonde inserite nella tubazione <strong>di</strong><br />
mandata e <strong>di</strong> ritorno dell’acqua <strong>di</strong> riscaldamento, da una turbinetta per la misura della portata dell’acqua calda e da uno<br />
strumento integratore (anche meccanico ma la <strong>di</strong>ffusione dell’elettronica ha portato ad avere strumenti elettronici più<br />
2<br />
economici) che effettua l’integrale <br />
<br />
Q mc t t d<br />
<br />
1<br />
p i u<br />
della portata <strong>di</strong> massa m per la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra ingresso e uscita dell’acqua.<br />
, cioè la somma continua fra gli istanti 1 e 2 del prodotto
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
24<br />
Fumi<br />
Aria<br />
Q<br />
Combustibile<br />
Camino<br />
Generatore <strong>di</strong> calore<br />
<br />
<br />
Figura 36: Sistema Generatore – Camino<br />
Circuito dei fumi depressurizzato: non si ha la ventola nel bruciatore e l’andamento delle<br />
pressioni è del tipo in<strong>di</strong>cato in Figura 39. In uscita dal generatore si ha una leggere depressione<br />
generata dalle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> attraversamento. In questo caso occorre inserire un ventilatore in uscita<br />
dal generatore per far uscire i fumi dal camino. Questa soluzione può provocare l’immissione <strong>di</strong><br />
aria nel circuito dei fumi e quin<strong>di</strong> occorre sigillare attentamente il generatore. La depressione<br />
può essere creata anche dal camino. Questa tipologia <strong>di</strong> impianto va bene per piccoli generatori.<br />
Circuito dei fumi equilibrato: in questo caso si hanno due ventilatori, uno in ingresso nel<br />
bruciatore ed uno in uscita alla base del camino, che fanno in modo da equilibrare le pressioni<br />
all’interno del generatore <strong>di</strong> calore, come in<strong>di</strong>cato in Figura 40. Questa tipologia <strong>di</strong> impianto va<br />
bene per gran<strong>di</strong> generatori e consente <strong>di</strong> controllare molto bene la portata dei fumi <strong>di</strong> scarico al<br />
camino. Occorre avere tenute molto buone sia per la sovrapressione che per la depressione.<br />
1.5.1 IL CAMINO<br />
E’ il condotto <strong>di</strong> scarico dei prodotti della combustione dal generatore all’atmosfera. Esso deve<br />
garantire <strong>di</strong> smaltire la portata dei fumi prodotta in modo da scaricarla in una posizione che non sia<br />
nociva 5 all’ambiente. Occorre che i camini abbiano un’altezza adeguata in modo tale che i prodotti della<br />
combustione possano ricadere al suolo in lontananza e in ogni caso essa deve garantire che la<br />
concentrazione a terra degli inquinanti sia inferiore ai limiti consentiti dalla Legge. Il camino è in genere<br />
formato dal tratto orizzontale (o anche inclinato) <strong>di</strong> collegamento al generatore e dal tratto verticale. Ai<br />
fini del calcolo ci interessa il tratto verticale che deve garantire un adeguato tiraggio per lo scarico dei<br />
prodotti della combustione. Se si hanno sistemi in sovrapressione (camini ventilati) le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
funzionamento risultano più agevoli e non si hanno vincoli eccessivi per il progetto. In caso contrario<br />
occorre fare in modo che l’altezza del camino, nelle con<strong>di</strong>zioni operative in cui si trova, garantisca la<br />
forza motrice necessaria a portare la portata dei fumi nell’atmosfera.<br />
Con riferimento alla Figura 41 nel quale si suppone che la densità dei fumi sia inferiore a quella<br />
dell’aria, la prevalenza motrice (o tiraggio) ha la seguente espressione:<br />
<br />
p gz <br />
[20]<br />
st a f<br />
dove:<br />
z è la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quota fra z 2 (ove la pressione è quella p 2 dell’aria esterna) e z 1 (in cui è<br />
idealmente posto il setto <strong>di</strong> separazione tra le due colonne a <strong>di</strong>versa densità).<br />
<br />
5 Questa definizione è pleonastica poiché l’immissione <strong>di</strong> scarichi gassosi in atmosfera è sempre dannosa per<br />
l’ambiente. In realtà qui si vuole in<strong>di</strong>care un danno imme<strong>di</strong>ato per le persone se lo scarico avviene in loro vicinanza.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
25<br />
Figura 37: Sistema Generatore - Camino<br />
Fumi<br />
Generatore <strong>di</strong> calore<br />
Aria<br />
Q<br />
Combustibile<br />
Camino<br />
p _ p<br />
f a<br />
0<br />
+<br />
_<br />
Figura 38: Circuito dei fumi pressurizzato
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
26<br />
Fumi<br />
Generatore <strong>di</strong> calore<br />
Aria<br />
Q<br />
Combustibile<br />
Camino<br />
0<br />
p _ p<br />
f a<br />
_<br />
Figura 39: Circuito dei fumi depressurizzato<br />
Questa relazione si può scrivere in modo più utile facendo l’ipotesi che l’aria e i fumi seguano la<br />
legge dei gas perfetti con eguale costante <strong>di</strong> elasticità nell’equazione <strong>di</strong> stato. La densità dell’aria si<br />
calcola con la relazione:<br />
p pr<br />
<br />
T T<br />
a ar r<br />
ove ar = 1.293 kg/m 3 per T r =273 K e p r = 1.013 bar.<br />
In Figura 42 si ha l’andamento del tiraggio statico (in Pa) riferito all’altezza in funzione della<br />
temperatura dei fumi per due valori della temperatura dell’aria. Nel funzionamento <strong>di</strong> un generatore,<br />
Figura 43, il tiraggio può essere naturale o forzato.<br />
Fumi<br />
Generatore <strong>di</strong> calore<br />
Aria<br />
Q<br />
Combustibile<br />
Camino<br />
p _ p<br />
f a<br />
0<br />
_<br />
Figura 40: Circuito dei fumi equilibrato
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
27<br />
p2<br />
p1<br />
z<br />
z2<br />
z<br />
<br />
a<br />
<br />
f<br />
f<br />
a<br />
pa1<br />
pf1<br />
z1<br />
dp<br />
st<br />
dpst<br />
p<br />
Figura 41: Schema <strong>di</strong> funzionamento del camino<br />
Ta<br />
pst<br />
gz a<br />
1<br />
<br />
<br />
T <br />
f<br />
<br />
<br />
[21]<br />
TIRAGGIO NATURALE<br />
In questo caso il moto dei fumi avviene solamente per effetto della driving force generata alla<br />
<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> densità tra l’aria esterna e i prodotti <strong>di</strong> combustione. Questa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> densità si<br />
mantiene grazie al fatto che l’atmosfera si comporta come un serbatoio termo<strong>di</strong>namico per cui la sua<br />
temperatura e densità non variano pur ricevendo i fumi dal camino. In Figura 43 è segnato anche un<br />
condotto <strong>di</strong> aspirazione che genera un battente <strong>di</strong> pressione per effetto della quota z ma nella realtà<br />
questo condotto non viene inserito poiché l’atmosfera garantisce l’effetto <strong>di</strong> pressione esterna.<br />
10<br />
dp/z<br />
273 K<br />
T<br />
a<br />
273+15 K<br />
5<br />
Tf<br />
300 400 500 600<br />
K<br />
Figura 42: Tiraggio statico in funzione della temperatura dei fumi<br />
Applicando l’equazione <strong>di</strong> Bernoulli al camino fra le sezioni 1 e 2 <strong>di</strong> Figura 43, supponendo per il<br />
momento un tiraggio naturale (per cui non vi è lavoro esterno, l=0) si ha:<br />
2 2<br />
w2 w1<br />
v<br />
f p2 p1 g z2 z1 R12 0 [22]<br />
2<br />
Possiamo riscrivere questa equazione nella forma:<br />
2 2<br />
w2 w1<br />
p2 p1 e<br />
p1 e<br />
p1 <br />
f<br />
g z2 z1 <br />
f<br />
<br />
f<br />
R12 0<br />
[23]<br />
2<br />
<br />
ove si è posto p 1 e la pressione alla quota 1 nell’aria esterna al camino.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
28<br />
m<br />
p2<br />
2<br />
z<br />
z2<br />
m<br />
z<br />
<br />
a<br />
<br />
f<br />
f<br />
a<br />
p1e<br />
z1<br />
dp<br />
1<br />
p1<br />
dp<br />
dp<br />
st<br />
p<br />
In<strong>di</strong>cando con:<br />
e ricordando che è:<br />
si ottiene l’equazione:<br />
da cui ricaviamo p:<br />
Figura 43: Tiraggio nel sistema generatore – camino<br />
p p p [24]<br />
1e<br />
1<br />
p2 p1e gza<br />
[25]<br />
2 2<br />
w2 w1<br />
gz a <br />
f p <br />
f<br />
<br />
f<br />
R12 0<br />
[26]<br />
2<br />
2 2<br />
w2 w1<br />
p pst <br />
f<br />
R12<br />
<br />
f<br />
[27]<br />
2<br />
Pertanto il tiraggio p è pari al tiraggio statico p st <strong>di</strong>minuito della resistenza al moto dei fumi nel<br />
camino e del termine cinetico che risulta positivo se w 2 > w 1 come deve essere per favorire la <strong>di</strong>ffusione<br />
dei fumi in atmosfera. La [27] può riscriversi in forma <strong>di</strong>versa, più utile per le applicazioni:<br />
2 2<br />
<br />
2<br />
T Leq mf mf<br />
<br />
a<br />
A <br />
1<br />
p gza<br />
1 <br />
1<br />
<br />
2 2 2<br />
T <br />
<br />
f Deq 2f A1 2f<br />
A1 A2<br />
<br />
dove:<br />
T a temperatura dell’aria esterna<br />
T f temperatura me<strong>di</strong>a dei fumi lungo L eq<br />
A 1 area della sezione 1<br />
A 2 area della sezione 2<br />
L eq lunghezza equivalente del camino per tutta la lunghezza del percorso dei fumi (L eq >z) e<br />
delle resistenze concentrate espresse come lunghezze equivalenti per per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>stribuite<br />
D eq <strong>di</strong>ametro equivalente della sezione del camino.<br />
La [28] si risolve iterativamente poiché il camino non è a<strong>di</strong>abatico e quin<strong>di</strong> la temperatura me<strong>di</strong>a<br />
T f non è un dato iniziale noto ma <strong>di</strong>pende dalle <strong>di</strong>spersioni termiche della parete del camino che sono<br />
legate al coefficiente <strong>di</strong> convezione interna fumi – parete che <strong>di</strong>pende dalla portata stessa dei fumi.<br />
Al crescere della portata dei fumi la resistenza al moto cresce fino ad annullare il tiraggio. Lo<br />
stesso avviene se si <strong>di</strong>minuisce il <strong>di</strong>ametro del camino.<br />
[28]
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
29<br />
TIRAGGIO FORZATO<br />
In questo caso fra le sezioni 1 e 2 vi è un ventilatore che aiuta la prevalenza statica del camino. La<br />
[27] ora <strong>di</strong>viene:<br />
2 2<br />
w2 w1<br />
p <br />
f<br />
l pst <br />
f<br />
R12<br />
<br />
f<br />
[29]<br />
2<br />
Se il ventilatore è inserito a monte della sezione 1, come avviene nei bruciatori monoblocco che<br />
contengono al loro interno un ventilatore, allora il generatore è pressurizzato e può funzionare anche a<br />
pressione nulla: p 1 =p 1e .<br />
I costruttori <strong>di</strong> generatori termici e <strong>di</strong> bruciatori forniscono abachi per il progetto della sezione<br />
dei camini del tipo <strong>di</strong> quello riportato in Figura 45 nel quale, per data potenza nominale del bruciatore e<br />
altezza del camino si rileva la sezione circolare.<br />
Si osservi che con tiraggio forzato la funzione del camino è solo quella <strong>di</strong> convogliare i fumi in<br />
atmosfera e non <strong>di</strong> fornire il tiraggio necessario che viene fornito dal ventilatore. In base alla norma<br />
UNI 9615 la temperatura dell’aria è posta pari a T a =15 + 273= 278 K<br />
La portata dei fumi è legata alla potenza nominale del bruciatore dalla relazione:<br />
1<br />
nat nat<br />
mf Qn Qn<br />
[30]<br />
H<br />
H<br />
dove si ha:<br />
n in<strong>di</strong>ce dell’aria<br />
a t aria teorica <strong>di</strong> combustione<br />
ren<strong>di</strong>mento del generatore <strong>di</strong> calore<br />
potere calorifico inferiore del combustibile.<br />
Il rapporto nat<br />
/ H<br />
è circa costante per gasolio, gas naturale ed olio combustibile essendo aH<br />
sensibilmente costante. Le resistenza al moto sono calcolate assumendo A 1 =A 2 ed una lunghezza<br />
equivalente totale che tenga conto <strong>di</strong> curve e gomiti. La scabrezza assoluta si pone pari a 0,1 mm.<br />
m<br />
p2<br />
2<br />
z<br />
z2<br />
m<br />
z<br />
<br />
a<br />
Ventilatore<br />
<br />
f<br />
f<br />
a<br />
p1e<br />
z1<br />
dp<br />
1<br />
p1<br />
dp<br />
dp<br />
st<br />
p<br />
Figura 44: Schema <strong>di</strong> funzionamento per tiraggio forzato<br />
La resistenza termica del camino si pone pari (per acciaio) a R =0.65 m 2 K/W.<br />
Si osservi ancora che nella trattazione sin qui svolta non si è tenuto conto <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong><br />
condensazione del vapore d’acqua nei fumi del camino. Questi vanno comunque evitati perché dannosi<br />
sia per il camino che per il generatore.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
30<br />
Figura 45: Abaco per la selezione dei camini commerciali in acciaio<br />
1.5.2 USO DEI CAD PER LA SELEZIONE DEI CAMINI<br />
Anche per il progetto dei camini si possono utilizzare programmi <strong>di</strong> calcolo ad hoc che<br />
semplificano la procedura <strong>di</strong> calcolo e al tempo stesso ottimizzano i risultati.<br />
Figura 46: Esempio d’uso del CAD per i camici<br />
In Figura 46 si ha un esempio <strong>di</strong> CAD 6 de<strong>di</strong>cato ai camini con il quale, cliccando sugli elementi in<br />
acciaio (zona degli elementi <strong>di</strong>sponibili) si costruisce il camino.<br />
6 Si tratta <strong>di</strong> EasyCamini ® della Secos Engineering, Torino.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
31<br />
E’ possibile selezionare la norma <strong>di</strong> riferimento (in figura è segnata la UNI 9615 ma è possibile<br />
selezionare anche la UNI 10640 e 10641), la caldaia (ve<strong>di</strong> Figura 48) e la sezione <strong>di</strong> verifica (Figura 47).<br />
In Figura 49 si ha la maschera <strong>di</strong> selezione delle opzioni <strong>di</strong> calcolo.<br />
Il programma consente <strong>di</strong> visualizzare i dati e le ipotesi <strong>di</strong> calcolo (ve<strong>di</strong> Figura 48) ottenendo, alla<br />
fine, la stampa del progetto, come riportato nel prosieguo.<br />
STAMPA DEI RISULTATI DI CALCOLO<br />
-----------------------------------------------------------------------------<br />
DATI DEL GENERATORE DI CALORE<br />
-----------------------------------------------------------------------------<br />
Generatore e Combustibile<br />
Tipo Caldaia :<br />
Potenza termica nominale : 50 [kW]<br />
Combustibile : Gasolio<br />
Combustione :<br />
Dimensione del foro uscita fumi dal generatore<br />
Forma : Circolare<br />
Dimensione (<strong>di</strong>ametro?) : 0.15 [m]<br />
Dati fisici dei fumi<br />
Temperatura dei fumi all'uscita del generatore : 140 [°C]<br />
Pressione alimentazione necessaria al generatore: Pw 0 [N/m2]<br />
Percentuale <strong>di</strong> CO2 : 9.17005 [%]<br />
Portata in massa dei fumi : 0.0328489 [kg/s]<br />
Costante <strong>di</strong> elasticità dei fumi : 300 [m2/s2]<br />
Calore specifico isobaro dei fumi : 1040.8 [J/kgK]<br />
Temperatura <strong>di</strong> Rugiada dei fumi : 51.9797 [°C]<br />
Figura 47: Stima delle sezioni per un camino<br />
1.5.3 CANNE FUMARIE<br />
Le canne fumarie rivestono un ruolo fondamentale e la loro progettazione è oggi regolamentata<br />
dalle norme UNI 9615, UNI 10640 e UNI 10641. Esse debbono garantire il corretto smaltimento dei<br />
fumi senza formazione <strong>di</strong> condensa e senza inquinare l’ambiente o influire sui vicini. La sezione minima<br />
<strong>di</strong> progetto è data dalla relazione:<br />
Q<br />
A k<br />
[31]<br />
H<br />
ove:<br />
Q è la potenzialità della caldaia, kW o kcal/h;<br />
H è l’altezza netta della canna fumaria, m<br />
A la sezione della canna fumaria, m 2 .<br />
Il fattore k <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> combustibile utilizzato:
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
32<br />
<br />
<br />
K = 0.025 per combustibili soli<strong>di</strong>,<br />
K = 0.015 per combustibili liqui<strong>di</strong>.<br />
Figura 48: Selezione <strong>di</strong> una caldaia per il progetto dei camini<br />
Figura 49: Selezione delle opzioni per il progetto dei camini
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
33<br />
Figura 50: Verifica dei dati <strong>di</strong> calcolo<br />
Figura 51: Disposizione corrette <strong>di</strong> una canna fumaria<br />
Per caldaie pressurizzate (cioè con combustione ventilata e controllata da una ventola nel<br />
bruciatore) si sceglie K = 0.01.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
34<br />
Per caldaie a gas si hanno opportune tabelle in funzione della potenzialità della caldaia e<br />
dell’altezza H. L’altezza da considerare nella precedente relazione è quella netta data dalla <strong>di</strong>fferenza fra<br />
il <strong>di</strong>slivello comignolo – caldaia e 0.5 m per ogni curva lungo il percorso.<br />
Se le canne fumarie servono più impianti occorre garantire il corretto funzionamento <strong>di</strong> ciascuna<br />
caldaia senza riversamenti <strong>di</strong> fumi. In Figura 51 si ha lo schema <strong>di</strong> montaggio corretto <strong>di</strong> una canna<br />
fumaria: sono visibili in basso il tronchetto <strong>di</strong> ispezione con lo sportello apribile, gli ancoraggi, le curve<br />
e gli elementi terminali <strong>di</strong> protezione dalla pioggia.<br />
1.5.4 CENTRALI TERMICHE<br />
Le centrali termiche debbono ospitare le caldaie e molti dei componenti <strong>di</strong> impianto (pompe <strong>di</strong><br />
circolazione, vasi <strong>di</strong> espansione, organi <strong>di</strong> controllo, …) e pertanto debbono sod<strong>di</strong>sfare ad alcune regole<br />
sia <strong>di</strong>mensionali che funzionali. Le centrali termiche debbono sempre avere almeno una parete in<br />
comunicazione con il cielo aperto, debbono essere accessibili dai VV.F. dall’esterno ed avere almeno<br />
una parete cedevole.<br />
Le <strong>di</strong>mensioni debbono essere tali da lasciare, attorno alla o alle caldaie ospitate, almeno 70 cm <strong>di</strong><br />
spazio per la pulizia e la manutenzione ed una superficie capace <strong>di</strong> accettare tutte le apparecchiature<br />
presenti in modo da consentire, sempre, la manutenzione e la sostituzione dei componenti. Di solito si<br />
assegnano <strong>di</strong>mensioni minime che possono essere desunte dalla seguente Tabella 2:<br />
Potenzialità Termica Superficie della Centrale Termica<br />
(kW) (kcal/h) (m 2 )<br />
116 100000 20<br />
232 200000 25<br />
464 400000 40<br />
696 600000 50<br />
1160 1000000 70<br />
Tabella 2: Dimensioni minime consigliate per le centrali termiche<br />
Le norme impongono che si utilizzino più generatori <strong>di</strong> calore se la potenzialità globale<br />
dell’impianto supera 464 kW (400000 kcal/h).<br />
L’altezza della centrale termica deve essere <strong>di</strong> almeno 2.5 m e le aperture <strong>di</strong> ventilazione debbono<br />
consentire la corretta combustione. Le <strong>di</strong>mensioni delle aperture <strong>di</strong>pendono dal tipo <strong>di</strong> combustibile<br />
utilizzato. In ogni caso non debbono aversi <strong>di</strong>mensioni inferiori ad 1/30 della superficie in pianta della<br />
centrale. Per potenzialità termica totale maggiore <strong>di</strong> 1160 kW (1000000 kcal/h) la superficie <strong>di</strong><br />
ventilazione deve essere almeno 1/20 della superficie in pianta del locale. Per caldaie alimentate a gas si<br />
impone che sia:<br />
P<br />
2<br />
SVP ( cm )<br />
[32]<br />
100<br />
con P potenzialità del generatore in kcal/h. La <strong>di</strong>stanza fra pareti e caldaia a gas è incrementata ad<br />
un valore minimo <strong>di</strong> 1.30 m. In base alle nuove <strong>di</strong>sposizioni contenute nel DPR 551/1999, se si<br />
utilizzano caldaie a gas <strong>di</strong> tipi B1 per singolo appartamento allora occorre prevedere una apertura <strong>di</strong><br />
ventilazione <strong>di</strong> almeno 0,4 m 2 . La centrale termica non deve avere accessi da altri locali ma solo<br />
dall’esterno (consigliato) o da un <strong>di</strong>simpegno con almeno un lato attestato a cielo aperto ed aventi<br />
un’apertura senza serramenti verso l’esterno <strong>di</strong> almeno 0,5 m 2 .<br />
La centrale termica non deve essere sottostante a locali per comunità. Le porte della centrale<br />
termica debbono essere incombustibili ed autochiudenti. All’esterno della centrale deve essere posto un<br />
interruttore generale con sportello <strong>di</strong> vetro a rompere in modo da intercettare l’alimentazione <strong>di</strong> tutte le<br />
apparecchiature in caso <strong>di</strong> incen<strong>di</strong>o.<br />
Nella Figura 52 si ha uno schema esecutivo <strong>di</strong> centrale termica completa <strong>di</strong> organi <strong>di</strong> controllo e<br />
con produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria. In Figura 53 si ha uno schema <strong>di</strong> una centrale termica per<br />
riscaldamento completa degli organi <strong>di</strong> controllo previsti dalla Raccolta “R” del DM 1.12.1975 (verifica<br />
ISPESL, ve<strong>di</strong> §5).
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
35<br />
Nella Figura 54 si ha un quadro sinottico delle caratteristiche costruttive delle centrali termiche a<br />
seconda della potenzialità del generatore. In Figura 55 si hanno alcune prescrizioni sulle <strong>di</strong>stanze<br />
minime che i generatori <strong>di</strong> calore debbono avere dalle pareti e dal soffitto.<br />
Figura 52: Schema <strong>di</strong> una centrale termica completa<br />
Figura 53: Schema completo <strong>di</strong> una centrale termica <strong>secondo</strong> DM 1.12.1975
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
36<br />
Figura 54: Caratteristiche costruttive delle centrali termiche
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
37<br />
Figura 55: Prescrizioni per le Centrali Termiche
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
38<br />
Figura 56: Schema <strong>di</strong> centrale con collettori <strong>di</strong> mandata e ritorno<br />
Figura 57: Schemi <strong>di</strong> centrale con bollitore ad accumulo
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
39<br />
Figura 58: Schema <strong>di</strong> centrale con vaso chiuso e singolo circuito <strong>di</strong> utenza<br />
Figura 59: Schema <strong>di</strong> centrale con caldaia a gas – vaso chiuso e collettori <strong>di</strong> mandata e ritorno
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
40<br />
1.5.5 GENERATORI ELETTRICI – REFRIGERATORI E POMPE DI CALORE<br />
L’uso dell’energia elettrica per usi termici (riscaldamento ambientale) non è del tutto ortodosso in<br />
senso exergetico 7 ma sempre più spesso si ricorre ad essa per situazioni <strong>di</strong> comodo o dove non esistono<br />
impianti <strong>di</strong> riscaldamento tra<strong>di</strong>zionali (a gasolio e/o a gas).<br />
Si possono avere sostanzialmente due forme <strong>di</strong> utilizzo dell’energia elettrica: me<strong>di</strong>ante resistenze<br />
termiche o me<strong>di</strong>ante macchine frigorifere (che nel riscaldamento <strong>di</strong>vengono pompe <strong>di</strong> calore).<br />
L’uso <strong>di</strong> resistenze elettriche è oltremodo irrazionale e non giustificabile se non per usi saltuari e<br />
particolari: esso è costoso e poco efficiente.<br />
Per contro le stufe elettriche costano poco e non hanno problemi <strong>di</strong> installazione se non nella<br />
potenza elettrica massima al contatore. Un utilizzo più razionale ed efficiente dell’energia elettrica si ha<br />
con le pompe <strong>di</strong> calore: si tratta, in pratica, <strong>di</strong> macchine frigorifero a compressione <strong>di</strong> vapori saturi<br />
alimentate elettricamente e che funzionano a pompa <strong>di</strong> calore.<br />
In Figura 60 è riportato lo schema funzionale <strong>di</strong> una macchina frigorifera/pompa <strong>di</strong> calore e il<br />
ciclo ideale <strong>di</strong> riferimento.<br />
Gli impianti frigoriferi sono <strong>di</strong>scussi in un capitolo a parte, considerato il notevole interesse che<br />
hanno sia per la climatizzazione che per l’industria del freddo.<br />
Alimentando elettricamente il compressore si ottiene freddo all’evaporatore e caldo<br />
(relativamente all’evaporatore) al condensatore. In Figura 61 si ha il layout impiantistico <strong>di</strong> un ciclo<br />
frigorifero: sono ben visibili il compressore e i due scambiatori <strong>di</strong> calore denominati condensatore e<br />
evaporatore. Pertanto se utilizziamo questa macchina ponendo l’evaporatore in corrispondenza <strong>di</strong> un<br />
serbatoio freddo (un lago, un grosso fiume, il mare, l’ambiente esterno) e il condensatore in<br />
corrispondenza <strong>di</strong> un ambiente da riscaldare allora il calore Q 2 sottratto dall’evaporatore più il lavoro L<br />
fornito al compressore si riversano, tramite il condensatore, nell’ambiente da riscaldare:<br />
Q Q L [33]<br />
1 2<br />
Quin<strong>di</strong> l’energia elettrica che forniamo al compressore <strong>di</strong>venta calore ambiente ma non solo<br />
questa poiché ad essa si somma anche Q 2 sottratto al serbatoio freddo. Il coefficiente <strong>di</strong> effetto utile della<br />
pompa <strong>di</strong> calore (detto anche COP coefficient of performance) è definito dalla relazione:<br />
Q1 Q2<br />
L<br />
' 1<br />
<br />
L L<br />
[34]<br />
Q2<br />
ove è:<br />
<br />
L<br />
7 Si ricorda che l’exergia è la massima energia primaria utilizzabile per una data quantità <strong>di</strong> calore. Nel caso sorgenti<br />
E Q<br />
<br />
<br />
<br />
ad elevata temperatura T (quale la temperatura <strong>di</strong> fiamma nei bruciatori delle caldaie) l’exergia è data da 1<br />
a<br />
T<br />
<br />
<br />
T <br />
<br />
ove T a è la temperatura dell’ambiente e l’espressione in parentesi è il ren<strong>di</strong>mento ideale <strong>di</strong> una macchina <strong>di</strong> Carnot che opera<br />
fra queste temperature. Nelle caldaie a gasolio e a gas bruciamo combustibile pregiato capace <strong>di</strong> generare calore a<br />
temperature elevate (dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 1400°C) per poi degradarlo alla temperatura <strong>di</strong> 80÷90 °C per il riscaldamento degli<br />
ambienti. Il ren<strong>di</strong>mento exergetico (rapporto fra exergia utilizzata e quella massima ottenibile) <strong>di</strong> questo processo è bassissimo<br />
(qualche %) e questo ci induce a riflettere sul cattivo uso che stiamo ancora facendo dell’energia termica da combustibili<br />
fossili. Il ren<strong>di</strong>mento energetico (rapporto fra energia utilizzata e quella massima <strong>di</strong>sponibile) è però elevato, circa il 95%, nel senso<br />
che il 95% dell’energia termica generata (non si parla più <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong> utilizzo!) dalla caldaia è ceduta all’acqua <strong>di</strong><br />
riscaldamento. Per l’energia elettrica le cose sono un po’ più complesse: nelle centrali elettriche viene bruciato combustibile<br />
fossile per ottenere energia meccanica utilizzata per gli alternatori elettrici che forniscono energia elettrica. Il ren<strong>di</strong>mento<br />
exergetico <strong>di</strong> trasformazione è dell’or<strong>di</strong>ne del 35÷40% e quin<strong>di</strong> buono per le attuali tecnologie. Il ren<strong>di</strong>mento energetico è all’incirca<br />
eguale e pari a 35÷42% il che significa che riusciamo a convertire in energia elettrica circa il 40% dell’energia chimica dei<br />
combustibili fossili. L’energia che troviamo <strong>di</strong>sponile in casa nelle prese elettriche è ancora meno se teniamo conto delle<br />
per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione nelle linee elettriche, nei trasformatori da alta a me<strong>di</strong>a e da questa a bassa tensione. Diciamo che<br />
circa il 33% dell’energia chimica iniziale è <strong>di</strong>sponibile nella prese elettriche <strong>di</strong> casa. Se utilizzassimo questa energia elettrica<br />
per alimentare delle normali stufe elettriche del tipo a resistenza (e quin<strong>di</strong> utilizzanti l’effetto Joule) allora cederemmo<br />
all’ambiente circa il 33% dell’energia chimica <strong>di</strong>sponibile alla fonte nelle centrali elettriche e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> gran lunga<br />
percentualmente inferiore rispetto all’uso delle caldaie tra<strong>di</strong>zionali.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
41<br />
I valori usuali <strong>di</strong> ’ per le macchine commerciali oggi <strong>di</strong>sponibili vanno da circa 2 a circa 4 a<br />
seconda delle modalità <strong>di</strong> scambio termico nel condensatore e nell’evaporatore.<br />
A seconda del fluido <strong>di</strong> scambio (aria o acqua) si hanno valori minimi per le pompe aria-aria e<br />
massimi per le pompe <strong>di</strong> grossa potenzialità del tipo acqua-acqua.<br />
Figura 60: Schema <strong>di</strong> una macchina frigorifera e/o <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> calore<br />
Figura 61: Schema impiantistico <strong>di</strong> un ciclo frigorifero a vapori saturi<br />
Figura 62: Funzionamento estivo <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
42<br />
Figura 63: Funzionamento invernale <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile<br />
Figura 64: Vista assonometrica <strong>di</strong> un refrigeratore reversibile a pompa <strong>di</strong> calore<br />
Si intuisce che avere un COP pari a 3 significa ottenere 3 kJ <strong>di</strong> energia termica nell’ambiente da<br />
riscaldare contro 1 kJ <strong>di</strong> energia elettrica impegnata per alimentare il compressore e quin<strong>di</strong> si ha un<br />
effetto <strong>di</strong> moltiplicazione dell’energia elettrica convertita in energia termica e ciò, in qualche modo,<br />
compensa la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> trasformazione dell’energia termica in elettrica effettuata nelle centrali elettriche.<br />
L’uso delle pompe <strong>di</strong> calore è allora razionale e certamente ammissibile rispetto all’uso delle semplici<br />
resistenze elettriche. Oggi le pompe <strong>di</strong> calore si stanno <strong>di</strong>ffondendo notevolmente grazie alla possibilità<br />
<strong>di</strong> inversione rapida del funzionamento da estivo ad invernale e viceversa che viene effettuata me<strong>di</strong>ante<br />
una apposita cassetta <strong>di</strong> scambio. Ad esempio in Figura 62 si ha un normale ciclo frigorifero arai-aria in<br />
funzionamento estivo. In Figura 63 si ha lo stesso impianto in funzionamento invernale: si osservi<br />
come le funzioni del condensatore e dell’evaporatore siano state invertite me<strong>di</strong>ante la cassetta <strong>di</strong><br />
scambio senza dovere fisicamente scambiare le posizioni dei due scambiatori <strong>di</strong> calore.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
43<br />
Figura 65: Layout impiantistico <strong>di</strong> un refrigeratore in funzionamento estivo<br />
Figura 66: Layout impiantistico <strong>di</strong> un refrigeratore in funzionamento estivo
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
44<br />
Figura 67: Layout impiantistico per una pompa <strong>di</strong> calore- stagione invernale<br />
Le problematiche impiantistiche che le pompe <strong>di</strong> calore pongono sono <strong>di</strong>verse. Esse richiedono<br />
impianti elettrici <strong>di</strong> maggiore potenza installata e pertanto si ha un aggravio <strong>di</strong> costo anche nel canone<br />
mensile pagato all’Azienda Elettrica. Pertanto risulta più ragionevole pensare <strong>di</strong> avere impianti reversibili<br />
cioè capaci <strong>di</strong> fornire freddo in estate (con<strong>di</strong>zionamento) e caldo in inverno (riscaldamento a pompa <strong>di</strong><br />
calore). In quest’ottica gli impianti a pompa <strong>di</strong> calore risultano convenienti.<br />
Gli spazi occupati dalle pompe <strong>di</strong> calore è solitamente limitato e la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione può<br />
essere sia ad acqua che ad aria. I terminali possono essere del tipo fan coil (cioè dei termoventilconvettori<br />
capaci <strong>di</strong> funzionare sia per il riscaldamento che per il con<strong>di</strong>zionamento) o delle Unità <strong>di</strong> trattamento aria<br />
(UTA) canalizzate o non.<br />
L’esercizio <strong>di</strong> queste macchine è oltremodo semplice e non richiede alcuna particolare attenzione.<br />
La regolazione è solitamente effettuata dalla stessa macchina e risulta molto efficiente<br />
(specialmente nei modelli più recenti che fanno uso <strong>di</strong> logica fuzzy). E’ bene tenere presente che quando<br />
si hanno reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ad aria (quin<strong>di</strong> canali) gli spazi occupati da queste non sono trascurabili e<br />
debbono essere tenuti in debito conto in sede progettuale sia impiantistica che architettonica.<br />
Di regola i canali d’aria hanno <strong>di</strong>mensioni non trascurabili e non possono essere nascoste nelle<br />
murature, come si fa normalmente con le tubazioni per l’acqua. Il progettista deve prevedere spazi<br />
adeguati (dell’or<strong>di</strong>ne del metro) per il passaggio dei canali e per i cave<strong>di</strong> <strong>di</strong> attraversamento fra i vari<br />
piani. La mancanza <strong>di</strong> questi spazi costituisce un grave problema nel momento della posa <strong>di</strong> questi tipi<br />
<strong>di</strong> impianti e quasi sempre le soluzioni <strong>di</strong> compromesso comportano mo<strong>di</strong>fiche architettoniche e<br />
superfetazioni non facili da accettare.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
45<br />
Tabella 3: Dati tecnici relativi ai refrigeratori d’acqua (e/o pompe <strong>di</strong> calore)<br />
In Figura 68 si riporta un esempio dell’impiantistica necessaria per l’installazione <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong><br />
calore che alimenta una rete ad aria canalizzata. Sono ben visibili gli spazi necessari per la posa dei<br />
canali, per gli attraversamenti murari e per i terminali <strong>di</strong> mandata. Questo tipo <strong>di</strong> impianti richiede<br />
spesso la controsoffittatura degli ambienti o quanto meno delle zone interessate dall’attraversamento<br />
dei canali o dalla presenza delle UTA e dei terminali <strong>di</strong> mandata. I cicli frigoriferi vengono utilizzati, nei<br />
gran<strong>di</strong> impianti, in opportune macchine per il raffreddamento dell’acqua <strong>di</strong> alimento delle batterie <strong>di</strong><br />
acqua fredda nelle centrali <strong>di</strong> trattamento dell’aria.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
46<br />
Queste unità possono raggiungere <strong>di</strong>mensioni notevoli. Esse sono costituite come in<strong>di</strong>cato nella<br />
Figura 64 ove si ha un esempio <strong>di</strong> tali macchine.<br />
Al loro interno si hanno tutti gli organi meccanici ed elettrici in<strong>di</strong>cati in precedenza, come<br />
riportato nella stessa Figura 64. Sono ben visibili i compressori alimentati elettricamente, l’evaporatore,<br />
il condensatore e il sistema <strong>di</strong> raffreddamento a ventola in copertura.<br />
Figura 68: Esempio <strong>di</strong> impianto a pompa <strong>di</strong> calore con <strong>di</strong>stribuzione ad aria<br />
Queste macchine sono oggi molto <strong>di</strong>ffuse nell’impiantistica perché consentono <strong>di</strong> avere acqua<br />
fredda senza la necessità del raffreddamento dei condensatori ad acqua.<br />
Questi ultimi, seppure più vantaggiosi dal punto <strong>di</strong> vista dell’efficienza, richiedono la <strong>di</strong>sponibilità<br />
<strong>di</strong> acqua corrente o l’installazione <strong>di</strong> torri <strong>di</strong> raffreddamento ingombranti e complesse.<br />
Le stesse macchine <strong>di</strong> Figura 64 possono funzionare anche come Pompa <strong>di</strong> calore: in questo caso il<br />
circuito interno viene invertito me<strong>di</strong>ante elettrovalvole e lo scambiatore <strong>di</strong> calore che <strong>di</strong> norma è il<br />
condensatore <strong>di</strong>viene l’evaporatore (e quin<strong>di</strong> assorbe calore dall’aria tramite le ventole) mentre<br />
l’evaporatore <strong>di</strong>viene il condensatore che viene raffreddato dall’acqua del circuito <strong>di</strong> riscaldamento<br />
interno degli e<strong>di</strong>fici. La selezione dei refrigeratori d’acqua e delle pompe <strong>di</strong> calore viene effettuata<br />
tramite i cataloghi forniti dal costruttore nel quale si hanno tutti i dati necessari sia alla selezione del<br />
modello che alla progettazione impiantistica (potenza dei motori, <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> attacco, ingombro<br />
geometrico, peso, schemi elettrici, tipo <strong>di</strong> alimentazione, ….).<br />
PROBLEMATICHE DELLE POMPE DI CALORE<br />
Sebbene l’utilizzo delle pompe <strong>di</strong> calore sia oggi molto più esteso rispetto ad una decina <strong>di</strong> anni fa<br />
per i vantaggi sopra esposti, vanno tuttavia tenute in considerazioni alcune problematiche che si<br />
possono presentare nel loro utilizzo.<br />
In primo luogo si consideri che la temperatura dell’aria esterna non può variare liberamente ma è<br />
soggetta a limiti massimi in<strong>di</strong>cati dai vari Costruttori. In ogni caso si ha, in genere, un limite a -10 °C e<br />
in qualche caso anche – 15 °C. Pertanto in zone climatiche molto fredde (dalla D in su) spesso è<br />
impossibile utilizzare le pompe <strong>di</strong> calore.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
47<br />
Inoltre l’utilizzo <strong>di</strong> impianti con acqua quale fluido <strong>di</strong> lavoro (quin<strong>di</strong> escludendo i sistemi split con<br />
batterie ad espansione <strong>di</strong>retta) può avvenire solo con forti percentuali <strong>di</strong> antigelo (glicole etilenico)<br />
variabili da 20 al 35%. Ciò comporta anche un <strong>di</strong>mensionamento ad hoc della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione a<br />
causa della sensibile variazione della densità dell’acqua ad<strong>di</strong>tivata.<br />
Una seconda importante considerazione per l’utilizzo delle pompe <strong>di</strong> calore è che, nel caso <strong>di</strong><br />
unità <strong>di</strong> trattamento aria con presa <strong>di</strong> aria esterna, nel climi più fred<strong>di</strong>, già al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> 0 °C, occorre<br />
evitare la ghiacciatura dell’acqua nelle batterie <strong>di</strong> scambio quando l’impianto è spento. Pertanto occorre<br />
inserire opportune batterie <strong>di</strong> riscaldamento (scal<strong>di</strong>glie) atte ad evitare la ghiacciatura dell’acqua o a<br />
scongelarla nel caso si sia già verificata.<br />
Una terza importante considerazione deriva dall’osservazione che le potenzialità delle pompe <strong>di</strong><br />
calore sono praticamente equivalenti (si ha qualche percento in più per la resa termica invernale) per<br />
l’estate e per l’inverno e pertanto la stessa macchina deve potere far fronte ad entrambi i carichi<br />
me<strong>di</strong>ante semplice inversione. Tuttavia per le zone climatiche più fredde (dalla zona C in su) è possibile<br />
che i carichi invernali siano sensibilmente più elevati rispetto a quelli estivi e pertanto si perde la<br />
simmetria <strong>di</strong> utilizzo delle pompe <strong>di</strong> calore.<br />
In pratica le con<strong>di</strong>zioni estive variano poco in Italia (temperature esterne variabili da 30 a 34 °C<br />
ed umi<strong>di</strong>tà relative esterne variabili fra il 40 e il 60%) e pertanto i carichi estivi risultano comparabili<br />
nelle varie regioni italiane. In inverno abbiamo temperature esterne <strong>di</strong> progetto variabili fra i 5 °C delle<br />
zone A ai -15 o anche – 20 °C delle zone montane e per conseguenza i carichi termici invernali possono<br />
più che raddoppiare fra le varie situazioni climatiche.<br />
A parte le considerazioni esposte nei primi due punti, la <strong>di</strong>ssimmetria del carico termico<br />
stagionale richiede l’installazione <strong>di</strong> più unità per far fronte al carico invernale oppure si sostituiscono le<br />
pompe <strong>di</strong> calore con normali generatori termici.<br />
UNITÀ CON MODULO IDRONICO INCORPORATO<br />
Per le unità a pompa <strong>di</strong> calore del tipo aria – acqua si hanno ingombri notevoli dovute alle<br />
batterie del condensatore. Ne deriva che queste unità sono degli enormi parallelepipe<strong>di</strong> praticamente<br />
vuoti all’interno.<br />
Molti Costruttori hanno pensato <strong>di</strong> dotare le unità <strong>di</strong> refrigerazione (e quin<strong>di</strong> anche le pompe <strong>di</strong><br />
calore) <strong>di</strong> un modulo idronico costituito dal serbatoio <strong>di</strong> accumulo, valvole <strong>di</strong> sicurezza e gruppo <strong>di</strong><br />
pompaggio, ve<strong>di</strong> ad esempio lo schema <strong>di</strong> Figura 83.<br />
Il vantaggio che ne deriva è <strong>di</strong> avere delle unità complete del necessario per l’installazione<br />
nell’impianto senza dover prevedere spazi aggiuntivi per gli organi sopra in<strong>di</strong>cati.<br />
La selezione delle pompe può essere effettuata su catalogo in funzione della prevalenza necessaria<br />
per la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.<br />
1.6 POMPE DI CALORE GEOTERMICHE<br />
La temperatura del terreno, <strong>di</strong> là <strong>di</strong> una certa profon<strong>di</strong>tà, si mantiene costante durante tutto<br />
l'anno. E' allora possibile sfruttare questa notevole caratteristica per estrarre calore dal terreno d'inverno<br />
per produrre acqua calda me<strong>di</strong>ante una pompa <strong>di</strong> calore. La temperatura del terreno è influenzata dalle<br />
con<strong>di</strong>zioni termiche dell’atmosfera solo nello strato superficiale. Già a circa 510 m <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà la<br />
temperatura rimane costante e prossima a quella me<strong>di</strong>a annuale della superficie terrestre in quella zona.
°C<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
48<br />
30<br />
Temperature a varie profon<strong>di</strong>tà<br />
25<br />
20<br />
15<br />
quota -1<br />
quota -10<br />
quota -30<br />
10<br />
5<br />
0<br />
G F M A M G L A S O N D<br />
mese<br />
Figura 69: Temperatura del terreno<br />
In estate si può immaginare <strong>di</strong> trasferire energia al terreno per il ciclo del con<strong>di</strong>zionamento.<br />
Figura 70: Il terreno come sorgente termica per la pompa <strong>di</strong> calore e come refrigeratore<br />
La pompa <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> tipo geotermico può essere abbinata a più tipologie <strong>di</strong> scambio termico,<br />
come rappresentato in Figura 71. Sia sul lato esterno che sul lato utenza si hanno <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong><br />
accoppiamento, a seconda dell'impianto desiderato.<br />
Le pompe <strong>di</strong> calore che sfruttano il terreno come sorgente termica si possono <strong>di</strong>stinguere in tre<br />
categorie in funzione della modalità con cui avviene lo scambio termico con il sottosuolo:<br />
1. impianti accoppiati <strong>di</strong>rettamente con il terreno attraverso un sistema <strong>di</strong> tubazioni a circuito chiuso al cui interno<br />
scorre il fluido termovettore;<br />
2. impianti che utilizzano l’acqua <strong>di</strong> falda come fluido termovettore, con o senza reimmissione nella falda stessa<br />
dopo l’uso;<br />
3. impianti che sfruttano l’acqua dei laghi e dei bacini come sorgente termica attraverso un circuito che può essere<br />
sia aperto che chiuso.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
49<br />
Figura 71: Tipologia <strong>di</strong> scambi termici per le pompe <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> tipo geotermico<br />
Il caso 2 e il caso 3 richiedono situazioni ambientali particolari legate alla <strong>di</strong>sponibilità idrica e<br />
soprattutto comportano maggiori vincoli legislativi sull’inquinamento termico delle acque (attualmente<br />
la materia è regolamentata a livello nazionale dalla L. 152/99 e s.m.i, ma sono da tener presenti<br />
eventuali piani regionali <strong>di</strong> risanamento delle acque emanati da alcune Regioni). Invece il caso 1 è un<br />
sistema più adattabile alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni, anche per quanto riguarda la <strong>di</strong>sposizione delle tubazioni<br />
stesse nel terreno, che possono assumere uno sviluppo orizzontale (lineare, a spirale, etc.) o verticale.<br />
I risparmi energetici conseguibili con un impianto geotermico, rispetto ad uno tra<strong>di</strong>zionale torrecaldaia,<br />
sono quantificabili in un range del 25% 50% Tali risparmi si hanno principalmente per<br />
ridotta manutenzione.<br />
Inoltre nessun organo meccanico è in movimento, le strutture sono totalmente statiche, i<br />
materiali resistenti alla corrosione e <strong>di</strong> elevata resistenza meccanica, inoltre i materiali sono flessibili.<br />
Con il geo scambiatore eliminiamo la necessità della caldaia e della torre <strong>di</strong> raffreddamento ossia<br />
evitiamo l’installazione <strong>di</strong>:<br />
Pompe centrifughe;<br />
Ventilatori;<br />
Motori elettrici;<br />
Cinghie <strong>di</strong> trasmissione;<br />
Bruciatore <strong>di</strong> caldaia.<br />
A livello in<strong>di</strong>cativo si può <strong>di</strong>re che per tubazioni verticali:<br />
sono necessari da 4,5 7 m <strong>di</strong> interasse tra i tubi;<br />
sono necessari dai 15 22 m <strong>di</strong> perforazione per kW;<br />
le profon<strong>di</strong>tà perforazioni vanno da 50 m fino a 200 m;<br />
<br />
tipicamente occorrono per 25 kW circa 40 m 2 <strong>di</strong> superficie.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
50<br />
Figura 72: Esempi <strong>di</strong> tubazioni interrate verticali<br />
Mentre per tubazioni orizzontali occorrono:<br />
profon<strong>di</strong>tà della trincea fino a 2 m ;<br />
12 19 m <strong>di</strong> trincea necessari per kW da smaltire;<br />
60 70 m 2 <strong>di</strong> superficie in pianta per kW<br />
minori costi <strong>di</strong> installazione del geo scambiatore<br />
I costi degli impianti geotermici variano da caso a caso e sono quantificabili in 3-4 volte il costo<br />
degli impianti tra<strong>di</strong>zionali. Per contro si possono avere risparmi dei costi <strong>di</strong> gestione dal 50 al 60%.<br />
I tempi <strong>di</strong> pay back variano da 2,5 a 3,5-4 anni. Tuttavia i vantaggi non sono da considerare <strong>di</strong><br />
tipo solamente economici. Esistono vantaggi non quantificabili ma egualmente importanti quali:<br />
<br />
<br />
assenza <strong>di</strong> rumorosità per la mancanza <strong>di</strong> torri evaporative o condensatori raffreddati ad aria;<br />
minore impatto visivo degli impianti geotermici in quanto tutto l'impianto è sotto terra e quin<strong>di</strong> esternamente non<br />
visibile.<br />
1.7 I PALI ENERGETICI<br />
Figura 73: Schematizzazione dell'impiantistica geotermica<br />
Negli e<strong>di</strong>fici muniti <strong>di</strong> pali <strong>di</strong> fondazione si possono inserire nei pali i tubi per la circolazione dei<br />
flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> scambio termico con il terreno. In pratica si tratta <strong>di</strong> un'azione combinata <strong>di</strong> pali che svolgono<br />
la loro azione <strong>di</strong> sostegno e al tempo stesso consentono <strong>di</strong> scambiare calore con il suolo e quin<strong>di</strong><br />
consentono applicazioni <strong>di</strong> geotermica, come sopra in<strong>di</strong>cato.<br />
Nelle figure seguenti si hanno esempi <strong>di</strong> pali energetici d'angolo oppure su muratura.<br />
I tubi che emergono dai pali energetici (<strong>di</strong> solito del tipo ad U) sono poi raccordati per essere<br />
collegati alla pompa <strong>di</strong> calore geotermica, come in<strong>di</strong>cato in Figura 76.<br />
Naturalmente l'utilizzo dei pali energetici deve essere pianificato in fase <strong>di</strong> progetto e non come<br />
applicazioni <strong>di</strong> retrofitting.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
51<br />
Figura 74: Esempi <strong>di</strong> pali energetici<br />
Figura 75: Posa <strong>di</strong> tubazioni all'interno dei pali energetici<br />
Figura 76: Collegamento dei pali energetici alla pompa <strong>di</strong> calore
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
52<br />
Figura 77: Layout <strong>di</strong> funzionamento dei pali energetici con geocooling<br />
Figura 78: Pali energetici con raffreddamento attivo
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
53<br />
Figura 79: Schema <strong>di</strong> principio dell'utilizzo dei pali energetici<br />
Figura 80: Layout per un umpianto a PdC geotermica<br />
1.8 FUNZIONAMENTO IN FREE COOLING<br />
Quando l’impianto è asservito a sistemi tecnologici operanti anche con temperature esterne basse,<br />
è energicamente molto conveniente utilizzare i refrigeratori dotati <strong>di</strong> free cooling. Nei refrigeratori<br />
appartenenti a tale serie è implementato il sistema free cooling che permette, qualora la temperatura
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
54<br />
esterna sia sufficientemente bassa, <strong>di</strong> non utilizzare la parte “refrigerante” del chiller e cioè i compressori,<br />
che sono i componenti principalmente responsabili dei consumi energetici.<br />
In tali unità, infatti, l’acqua refrigerata è prodotta utilizzando l’aria esterna e quin<strong>di</strong> il consumo<br />
energetico è limitato ai soli ventilatori.<br />
In tal modo si potrà <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> acqua refrigerata a costo zero. In tali casi il funzionamento<br />
è detto misto: il refrigeratore utilizzerà l’aria esterna per pre-raffreddare il fluido refrigerante<br />
sottoponendo i compressori ad un lavoro inferiore ed ottenendo ancora un risparmio energetico, ve<strong>di</strong><br />
schema <strong>di</strong> Figura 82.<br />
Vi saranno pertanto tre regimi <strong>di</strong> funzionamento, esemplificati schematicamente nel <strong>di</strong>agramma<br />
<strong>di</strong> Figura 81:<br />
Free cooling (funzionamento <strong>di</strong> ventilatori e pompa <strong>di</strong> free-cooling);<br />
<br />
<br />
Misto (funzionamento <strong>di</strong> ventilatori, pompa <strong>di</strong> free cooling ed in parte dei compressori);<br />
Raffreddamento meccanico (Espansione <strong>di</strong>retta) (funzionamento <strong>di</strong> ventilatori e<br />
compressori).<br />
L’idea che sta alla base del funzionamento free cooling è, come detto sopra, quella <strong>di</strong> produrre<br />
acqua refrigerata utilizzando l’aria esterna anziché il funzionamento in espansione <strong>di</strong>retta. Il sistema <strong>di</strong><br />
regolazione a microprocessore, quando la temperatura dell’aria esterna è sufficientemente bassa, abilita<br />
il funzionamento in free cooling: attraverso l’apposita pompa. l’acqua viene fatta circolare all’interno <strong>di</strong><br />
apposite batterie <strong>di</strong> scambio termico e raffreddata dall’aria esterna forzata dai ventilatori che, assieme<br />
alla pompa, sono gli unici componenti che assorbono energia. L’acqua viene quin<strong>di</strong> re-immessa nel<br />
circuito e fornita all’utenza. Dalla Tabella 4 fino alla Tabella 7 si hanno esempi <strong>di</strong> dati tecnici (Data<br />
Sheet) per una serie commerciale <strong>di</strong> refrigeratori reversibili a pompa <strong>di</strong> calore con possibilità <strong>di</strong> recupero<br />
termico e funzionamento in free cooling. Si osservino i dati tecnici circuitali (potenze elettriche<br />
assorbite, portate <strong>di</strong> fluido, scambiatori <strong>di</strong> calore) e i dati relativi alle potenzialità frigorifere<br />
(funzionamento estivo) e termiche (funzionamento invernale). In Figura 83 si ha la vista interna <strong>di</strong><br />
refrigeratore monoblocco completo <strong>di</strong> vaso <strong>di</strong> espansione e <strong>di</strong> pompe <strong>di</strong> circolazione adeguate all’uso.<br />
Infine in Figura 84 si hanno in<strong>di</strong>cazioni sulle <strong>di</strong>stanze minime da rispettare per l’installazione <strong>di</strong> queste<br />
macchine. Tali <strong>di</strong>stanze sono necessarie per interventi <strong>di</strong> manutenzione or<strong>di</strong>naria e straor<strong>di</strong>naria<br />
(sostituzione <strong>di</strong> pezzi <strong>di</strong>fettosi o guasti). E’ opportuno rispettarle sempre con la dovuta attenzione.<br />
Figura 81: Regimi <strong>di</strong> funzionamento in free cooling<br />
Figura 82: Schema <strong>di</strong> funzionamento del free cooling
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
55<br />
Tabella 4: Dati tecnici circuitali <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> refrigeratori
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
56<br />
Tabella 5: Dati circuitali in free cooling <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> refrigeratori
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
57<br />
Tabella 6: Dati tecnici per potenze frigorifere
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
58<br />
Tabella 7: Dati tecnici in riscaldamento <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> calore
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
59<br />
Figura 83: Vista dell’interno <strong>di</strong> un refrigeratore reversibile completo <strong>di</strong> vaso <strong>di</strong> espansione e pompe <strong>di</strong> circolazione<br />
Figura 84: Distanze minime <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> un refrigeratore<br />
1.9 TIPI DI FLUIDI TERMOVETTORI<br />
I flui<strong>di</strong> termovettori principali sono l’acqua e l’aria; in alcuni impianti si servono anche <strong>di</strong> flui<strong>di</strong><br />
frigorigeni del tipo HCFC (Hydro-cloro-fluoro-carbide) utilizzati per gli impianti frigoriferi e a pompa <strong>di</strong><br />
calore. Ve<strong>di</strong>amo qui brevemente le loro caratteristiche d’uso e le implicazioni progettuali per le reti <strong>di</strong><br />
trasporto del fluido termovettore che qui abbiamo più volte chiamato reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
60<br />
1.9.1 CIRCUITI AD ACQUA: POMPA DI CIRCOLAZIONE, CORPI SCALDANTI<br />
E’ il fluido più utilizzato, assieme all’aria, per le sue caratteristiche chimico-fisiche ottimali. Essa<br />
ha il maggior calore specifico a pressione costante (4186 J/kg.K), un’elevata massa volumica (1000 kg/m³),<br />
è inodore, insapore, chimicamente non aggressiva, economica e facilmente reperibile. L’acqua può,<br />
quin<strong>di</strong>, essere facilmente trasportata con piccole sezioni <strong>di</strong> passaggio delle tubazioni: vale la relazione <strong>di</strong><br />
continuità:<br />
m wS<br />
[35]<br />
con:<br />
massa volumica, (kg/m³),<br />
w velocità del fluido, (m/s),<br />
S sezione <strong>di</strong> passaggio del condotto, (m²).<br />
Ne consegue che, per data portata <strong>di</strong> fluido m , si ha per l’acqua una sezione <strong>di</strong> passaggio circa<br />
1000 volte inferiore, a parità <strong>di</strong> velocità w e portata, rispetto all’aria che ha =1.27 kg/m³. Ciò significa<br />
che i tubi per il trasporto dell’acqua, ad esclusione dei tronchi principali che debbono smaltire grosse<br />
portate, sono <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni dell’or<strong>di</strong>ne del centimetro e quin<strong>di</strong> in genere facilmente occultabili all’interno<br />
delle murature.<br />
1.9.2 POMPA DI CIRCOLAZIONE<br />
La potenza <strong>di</strong> pompaggio per le reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ad acqua risulta notevolmente inferiore, in<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pari confronto, rispetto a quella delle reti ad aria (Ve<strong>di</strong> Capitolo sulle Reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione).<br />
Risulta, infatti, che la potenza della pompa <strong>di</strong> circolazione è data dalla relazione:<br />
ptot<br />
m<br />
P (W) [36]<br />
<br />
ove si ha:<br />
p tot<br />
caduta <strong>di</strong> pressione totale ai capi della pompa <strong>di</strong> circolazione, (Pa),<br />
massa volumica del fluido, (kg/m³),<br />
m portata massica del fluido, (m/s),<br />
ren<strong>di</strong>mento isoentropico <strong>di</strong> compressione della pompa.<br />
p<br />
p<br />
Essendo per l’acqua pari a 1000 kg/m³ (numero magico da ricordare sempre!) contro 1.27 kg/m³<br />
nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esercizio delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria negli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento si<br />
giustifica quanto sopra detto. Anche le <strong>di</strong>mensioni delle pompe sono inferiori rispetto alle soffianti per<br />
l’aria. Inoltre la circolazione dell’acqua, se la rete è stata correttamente progettata mantenendo le<br />
velocità del fluido basse (dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 1÷2 m/s), è anche meno rumorosa della circolazione dell’aria nei<br />
canali, soprattutto per effetto della non eccessiva rigi<strong>di</strong>tà dei canali rispetto a quella dei tubi in acciaio.<br />
Per altri argomenti sulle pompe <strong>di</strong> circolazione si rimanda ai manuali specializzati e ai dati forniti<br />
dalla Case Costruttrici.<br />
1.9.3 CORPI SCALDANTI<br />
RADIATORI<br />
Sono gli elementi terminali più utilizzati e possono essere in ghisa, in alluminio o leghe <strong>di</strong> acciaio.<br />
Essi sono alimentati con acqua a temperatura <strong>di</strong> entrata 80÷90 °C e <strong>di</strong> uscita <strong>di</strong> 70÷80 °C. La<br />
loro selezione 8 deve tenere conto <strong>di</strong> vari criteri e fattori progettuali quali, la resa termica (solitamente<br />
certificata dal costruttore), l’estetica, il costo, la durata, l’affidabilità.<br />
8 Normalmente in fase <strong>di</strong> progetto dell’impianto si selezionano i componenti dai cataloghi commerciali. Così<br />
avviene per i generatori <strong>di</strong> calore, per le pompe e le soffianti, per le tubazioni e per i terminali. Non è pensabile costruire un<br />
ra<strong>di</strong>atore <strong>di</strong> superficie qualunque poiché avrebbe costi elevatissimi. Meglio selezionare i ra<strong>di</strong>atori dai cataloghi commerciali<br />
dei vari fornitori. Questo fatto introduce tutta una serie <strong>di</strong> problemi per via della <strong>di</strong>scretizzazione delle serie commerciali dei<br />
prodotti: se occorre un ra<strong>di</strong>atore da 454 W occorre selezionare fra i due della serie commerciale <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong> 400 e 500 W.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
61<br />
Una cattiva abitu<strong>di</strong>ne che l’ignoranza alimenta è quella <strong>di</strong> rendere le superfici dei ra<strong>di</strong>atori<br />
speculari me<strong>di</strong>ante vernici metalliche (ciò abbassa l’emissività della superficie) o <strong>di</strong> racchiuderli in<br />
cassonetti con piccolissime fessure <strong>di</strong> aerazione o ad<strong>di</strong>rittura annegarli in vere e proprie nicchie murarie<br />
e murarli con pannelli trapuntati <strong>di</strong> stile arabeggiante: il riscaldamento ambientale non è più dovuto, in<br />
questi casi, a fatti fisici ma a fenomeni psicofisici.<br />
I ra<strong>di</strong>atori vanno posti, per il miglior ren<strong>di</strong>mento termico e per il miglior comfort ambientale,<br />
nelle pareti interne e non sotto le finestre come spesso viene fatto. La loro collocazione in pianta deve<br />
essere ben stu<strong>di</strong>ata in funzione dell’arredamento, del senso <strong>di</strong> apertura delle porte e della <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />
allacciamento alla rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda. In ogni caso si tratta <strong>di</strong> elemento terminali <strong>di</strong><br />
tecnologia <strong>di</strong>ffusa, affidabili, economici e facilmente manutenzionabili.<br />
Le capacità <strong>di</strong> scambio termico dell’acqua sono elevate e certamente superiori a quelle dell’aria.<br />
Basti pensare che il coefficiente <strong>di</strong> convezione termica per l’acqua risulta notevolmente più elevato<br />
rispetto a quello per l’aria. Ne consegue che le superfici <strong>di</strong> scambio termico sono inferiori, a parità <strong>di</strong><br />
potenza scambiata, rispetto a quelle per l’aria.<br />
La relazione <strong>di</strong> scambio è, infatti:<br />
Q K S T F<br />
[37]<br />
ml<br />
ove è:<br />
K trasmittanza termica <strong>di</strong> scambio fra fluido interno (acqua e quin<strong>di</strong> più elevato rispetto a<br />
quello corrispondente con l’aria) e l’aria ambiente, (W/m²K);<br />
S superficie <strong>di</strong> scambio termico, (m²);<br />
T <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura me<strong>di</strong>a logaritmica fra le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ingresso e uscita del<br />
ml<br />
12<br />
fluido primario e quella del fluido secondario, Tml<br />
con: =tf<br />
t<br />
1 f<br />
, (K);<br />
2<br />
1<br />
ln<br />
2<br />
F fattore <strong>di</strong> configurazione per il tipo <strong>di</strong> scambiatore considerato (F=1 per<br />
scambiatori ideali in controcorrente). I valori <strong>di</strong> F sono dati dai manuali specializzati per le varie<br />
geometrie degli scambiatori <strong>di</strong> calore.<br />
A parità <strong>di</strong> tutto, se K è maggiore risulta S minore ed è quello che succede quando si utilizza<br />
l’acqua come fluido primario, cioè fluido termovettore. La selezione dei corpi scaldanti viene effettuata<br />
me<strong>di</strong>ante cataloghi commerciali a seconda delle tipologie <strong>di</strong>sponibili. Queste sono:<br />
in ghisa<br />
in acciaio<br />
in alluminio<br />
Figura 85: Schema <strong>di</strong> collegamento <strong>di</strong> un terminale<br />
Di solito si pone lo scambio termico nella forma:
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
62<br />
n<br />
QCS<br />
C<br />
T<br />
cs amb<br />
ove si ha:<br />
- Tcs amb<br />
<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra la T me<strong>di</strong>a del corpo scaldante e l’aria ambiente;<br />
- C coefficiente <strong>di</strong> scambio termico;<br />
- n esponente che <strong>di</strong>pende dal corpo scaldante.<br />
L’esponente n è fornito dai Costruttori dei corpi scaldanti con riferimento ad uno scambio<br />
nominale (EN 442) <strong>di</strong> 50 °C fra corpo scaldante ed ambiente. Di solito i costruttori forniscono i dati <strong>di</strong><br />
riferimento supponendo un T=60 °C nella [37]. La potenzialità standard così determinata va corretta<br />
per tenere conto della reale <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura nella rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione. La relazione da<br />
utilizzare è la seguente:<br />
n n<br />
Q Ct C60<br />
[38]<br />
RN<br />
con esponente n variabile da 1.25 a 1.30. Pertanto la potenzialità nominale da adottare quando si<br />
ha un t <strong>di</strong>verso da 60 °C è data dalla relazione:<br />
Q<br />
RN<br />
60 <br />
n<br />
QR<br />
<br />
t<br />
<br />
I costruttori possono anche fornire tabelle o grafici per un più rapido calcolo delle nuove<br />
potenzialità.<br />
[39]<br />
Modello<br />
Resa T=50<br />
EN442 [W]<br />
n<br />
Cont. acqua<br />
[L]<br />
Prof. Alt. Inter. Lungh.<br />
attacco<br />
[pollici]<br />
Massa<br />
[kg]<br />
TEMA 2-558 55 1,288 0,53 60 558 500 60 1 3,40<br />
TEMA 2-681 69 1,287 0,60 60 681 623 60 1 3,90<br />
TEMA 2-871 82 1,3 0,77 60 871 813 60 1 5,00<br />
TEMA 3-400 55 1,295 0,51 94 400 342 60 1 3,70<br />
TEMA 3-558 13 1,295 0,73 94 558 500 60 1 4,80<br />
TEMA 3-640 84 1,3 0,75 94 640 581 60 1 5,30<br />
TEMA 3-681 88 1,3 0,85 94 681 623 60 1 5,8<br />
TEMA 3-790 102 1,305 0,9 94 790 731 60 1 6,5<br />
TEMA 3-871 109 1,315 1 94 871 813 60 1 6,80<br />
TEMA 4-558 93 1,299 0,84 128 558 500 60 1 5,80<br />
TEMA 4-681 111 1,276 1,07 128 681 623 60 1 7,90<br />
TEMA 4-871 137 1,331 1,34 128 871 813 60 1 8,60<br />
TEMA 5-558 114 1,312 1,01 162 558 500 60 1 7,30<br />
TEMA 5-681 136 1,322 1,23 162 681 623 60 1 9,00<br />
TEMA 5-871 166 1,324 1,7 162 871 813 60 1 11,00<br />
TEMA 8-300 103 1,326 1,18 267 300 242 60 1 6,70<br />
NEOCLASSIC 4-<br />
571 80 1,295 0,68 141 576 500 55 1 4,65<br />
NEOCLASSIC 4-<br />
665 92 1,309 0,74 141 669 595 55 1 5,25<br />
NEOCLASSIC 4-<br />
871 112 1,345 0,86 141 871 800 55 1 6,89<br />
NEOCLASSIC 6-<br />
665 134 1,3 0,96 222 665 595 55 1 1/4 8,30<br />
NEOCLASSIC 6-<br />
871 169 1,32 1,5 222 871 800 55 1 1/4 10,80<br />
Tabella 8: Esempio <strong>di</strong> dati per ra<strong>di</strong>atori commerciali<br />
Secondo la recente norma EN442 la potenzialità viene fornita con t=50 °C.<br />
Valgono le relazioni e quant’altro detto in precedenza per il calcolo della potenzialità nominale<br />
con salti termici <strong>di</strong>versi. In Figura 86 si ha un esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>atore (nel caso
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
63<br />
particolare in ghisa, modello TEMA Ideal Standard). Sono visibili i tubi <strong>di</strong> adduzione dell’acqua calda, la<br />
valvola <strong>di</strong> sfiato aria (in alto) e la valvola <strong>di</strong> chiusura (in <strong>secondo</strong> piano sul lato opposto).<br />
In particolare nei moderni ra<strong>di</strong>atori si hanno <strong>di</strong>rettamente montate le valvole termostatiche per la<br />
regolazione ambientale. Nei ra<strong>di</strong>atori sono anche montate le valvole automatiche <strong>di</strong> sfogo aria, come<br />
rappresentato in Figura 88. In Figura 89 si hanno i dati caratteristici per ra<strong>di</strong>atori in alluminio (rese<br />
termiche a 60 °C e 50 °C) e le curve per la correzione della resa termica al variare della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
temperatura <strong>di</strong> progetto.<br />
PANNELLI RADIANTI<br />
In questi ultimi anni si stanno <strong>di</strong>ffondendo gli impianti <strong>di</strong> riscaldamento e <strong>di</strong> raffrescamento a<br />
pannelli ra<strong>di</strong>anti. In pratica gli elementi terminali usuali vengono sostituiti da pannelli costruiti me<strong>di</strong>ante<br />
tubazioni opportunamente inserite nei pavimenti in modo da formare un pannello ra<strong>di</strong>ante.<br />
Le tubazioni utilizzate, usualmente in rame o in plastica incru<strong>di</strong>ta, hanno geometrie ben<br />
determinate da esigenze <strong>di</strong> trasmissione del calore. Al <strong>di</strong> sotto delle tubazioni si pone uno spessore <strong>di</strong><br />
isolante (variabile da 45 a 60 mm) per evitare che il calore fornito dai tubi si propaghi al <strong>di</strong> sotto del<br />
pavimento. Il <strong>di</strong>mensionamento dei pannelli ra<strong>di</strong>anti è complesso è regolato dalla norma EN 1264 e,<br />
recentemente, dalla UNI-CEN 130. In sintesi si procede così.<br />
Figura 86: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>atore<br />
Figura 87: Valvola termostatica per ra<strong>di</strong>atore<br />
Figura 88: Valvola <strong>di</strong> sfiato d’aria automatico per ra<strong>di</strong>atore<br />
Dal calcolo dei carichi termici dei singoli ambienti <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio si calcola il carico specifico per<br />
metro quadro <strong>di</strong> pavimento (W/m²) e si applica la relazione, in<strong>di</strong>cata dalla UNI-CEN 130:
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
64<br />
max<br />
8.92 p max a<br />
<br />
<br />
1.1<br />
q t t [40]<br />
ove si ha:<br />
q max calore specifico massimo ceduto da un metro quadro <strong>di</strong> pavimenti, (W/m²);<br />
t pmax temperatura massima del pavimento, °C;<br />
t a temperatura dell’aria ambiente, °C.<br />
La temperatura massima del pavimento <strong>di</strong>pende, ovviamente, dalle con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> benessere<br />
ambientale e devono essere:<br />
t pmax =29 °C per zone <strong>di</strong> normale residenza;<br />
t pmax =35 °C per zone con residenza saltuaria.<br />
Assumendo il valore <strong>di</strong> 29 °C per residenze civili e sostituendo questo valore nella precedente<br />
relazione si ottiene la regola:<br />
1.1<br />
qmax 8.92 29 20 100 W / m²<br />
[41]<br />
Pertanto, se si vuole mantenere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort termico, la potenza specifica massima<br />
che un metro quadro <strong>di</strong> pavimento può cedere deve essere non superiore a 100 W/m². Da questa<br />
osservazione scaturisce la regola pratica che ogni m² <strong>di</strong> superficie destinata a pannello ra<strong>di</strong>ante cede 100<br />
W/m². Le caratteristiche <strong>di</strong> un pannello ra<strong>di</strong>ante tipo sono qui brevemente riassunte:<br />
Tubazione<br />
Conducibilità: 0.035 W/mK (tubo in plastica tipo Pex)<br />
Diametro interno 16.0 mm<br />
Diametro esterno 20.0 mm<br />
Interasse <strong>di</strong> posa 7.5 cm<br />
Massetto<br />
Conducibilità 1.0 W/mK<br />
Spessore sopra i tubi 4.5 cm<br />
Pavimento<br />
Non esistente (si considera come piano <strong>di</strong> calpestio quello del massetto)<br />
Per questo pannello tipo si ha la resa data dalla relazione:<br />
Q 6.7 S t [42]<br />
tipo<br />
con:<br />
Q tipo calore emesso verso l’alto dal pannello, W<br />
S superficie del pannello, m²<br />
t temperatura me<strong>di</strong>a logaritmica fra la temperatura del fluido e l’aria ambiente data da:<br />
tm<br />
tr<br />
t<br />
<br />
[43]<br />
tm<br />
t <br />
a<br />
ln <br />
tr<br />
t<br />
<br />
a <br />
con t m e t r temperature <strong>di</strong> mandata e <strong>di</strong> ritorno del fluido nel pannello ra<strong>di</strong>ante.<br />
Alla resa teorica data dalla precedente relazione si applicano opportuni fattori correttivi per<br />
ottenere la resa effettiva del pannello reale si deve tenere conto del tipo <strong>di</strong> tubo, della resistenza termica<br />
del pavimento, dello spessore <strong>di</strong> massetto sopra i tubi, del <strong>di</strong>ametro esterno dei tubi.<br />
Tali fattori correttivi sono dati in manuali specializzati e dalle case costruttrici dei materiali <strong>di</strong><br />
base. I pannelli ra<strong>di</strong>anti risultano como<strong>di</strong> nei casi in cui non si ha <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> spazio per i ra<strong>di</strong>atori o<br />
altre tipologie <strong>di</strong> terminali. In Figura 93 si ha un esempio <strong>di</strong> applicazione della tecnica a pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />
in appartamenti per civile abitazioni.<br />
Si può osservare come per ogni ambiente si abbia un pannello costruito con tubazioni avvolte in<br />
modo da riempire uniformemente i pavimenti e pertanto a geometria variabile.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
65<br />
L’alimentazione dei singoli pannelli viene sempre effettuata tramite collettore complanare dotato<br />
<strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> controllo della temperatura <strong>di</strong> uscita. I pannelli ra<strong>di</strong>anti sono spesso utilizzati in luoghi <strong>di</strong><br />
particolare pregio quali i teatri, le chiese e in genere in tutti quei luoghi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile sod<strong>di</strong>sfacimento con i<br />
terminali classici.<br />
In Figura 94 si ha un esempio <strong>di</strong> applicazione dei pannelli ra<strong>di</strong>anti in una chiesa. In questo caso<br />
occorre ristrutturare i pavimenti in modo da posare alla perfezione le tubazioni che formano i pannelli<br />
ra<strong>di</strong>anti. E’ possibile osservare come la geometria dei pavimenti possa essere bene seguita dall’inviluppo<br />
delle tubazioni. I pannelli ra<strong>di</strong>anti possono essere utilizzati anche per il raffrescamento estivo inviando<br />
acqua refrigerata ad opportuna temperatura.<br />
Figura 89: dati caratteristici per ra<strong>di</strong>atori in alluminio<br />
Figura 90: Schema <strong>di</strong> posa dei pannelli ra<strong>di</strong>anti
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
66<br />
E’ da ricordare, infatti, che le superfici fredde possono provocare fenomeni <strong>di</strong> condensa che<br />
avrebbero effetti deleteri sui pavimenti. Per un maggior controllo della <strong>di</strong>stribuzione le tubazioni dei<br />
pannelli ra<strong>di</strong>anti si <strong>di</strong>partono da collettori complanari e pertanto si possono intercettare singolarmente.<br />
Figura 91: Schema tipo <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> un pannello ra<strong>di</strong>ante<br />
Figura 92: Particolare <strong>di</strong> montaggio dei pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />
Figura 93: Esempio <strong>di</strong> applicazione in civili abitazioni dei pannelli ra<strong>di</strong>anti
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
67<br />
Il massetto al <strong>di</strong> sopra delle tubazioni è <strong>di</strong> solito reso più fluido me<strong>di</strong>ante speciali ad<strong>di</strong>tivi. Si<br />
ottiene una massa più fluida che può riempire meglio gli spazi fra le tubazioni e formare una superficie<br />
più uniforme e compatta.<br />
I pannelli ra<strong>di</strong>anti sono caratterizzati da una notevole inerzia termica e pertanto la loro<br />
regolazione risulta <strong>di</strong>fficoltosa per via dei tempi <strong>di</strong> intervento necessari. Di solito la regolazione viene<br />
fatta cercando <strong>di</strong> anticipare gli effetti termici.<br />
Figura 94: esempio <strong>di</strong> applicazione dei pannelli ra<strong>di</strong>anti in una chiesa<br />
In genere questi impianti non accettano variazioni notevoli delle temperature. A causa dell’inerzia<br />
termica si hanno tempi <strong>di</strong> avviamento e <strong>di</strong> spegnimento notevolmente lunghi (alcune ore) e pertanto gli<br />
impianti a pannelli ra<strong>di</strong>anti hanno funzionamento continuo con attenuazione notturna e messa a regime<br />
con aumento della temperatura anticipata <strong>di</strong> un paio d’ore rispetto all’ora <strong>di</strong> utilizzo degli ambienti.<br />
Figura 95: Esempio <strong>di</strong> utilizzo dei collettori complanari per pannelli ra<strong>di</strong>anti
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
68<br />
RAFFRESCAMENTO CON PANNELLI RADIANTI<br />
I pannelli ra<strong>di</strong>anti possono essere utilizzati anche per il raffrescamento ambientale. In questo caso<br />
si invia acqua refrigerata ad una temperatura <strong>di</strong> circa 14 °C <strong>di</strong> solito me<strong>di</strong>ante un circuito misto (caldo e<br />
freddo) come in<strong>di</strong>cato in Figura 96. Nella Figura 97 e in Figura 98 si hanno le rese termiche per due<br />
<strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> pavimenti ra<strong>di</strong>anti, con parquet e con piastrelle. Gli effetti del raffrescamento<br />
possono essere visti esaminando la Figura 99 nella quale appare evidente l’abbassamento della<br />
temperatura interna per effetto del raffrescamento esercitato dal pavimento ra<strong>di</strong>ante con acqua a 14 °C<br />
(valore consigliato per evitare i fenomeni <strong>di</strong> condensa superficiale).<br />
Figura 96: Schema misto per riscaldamento e raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />
Figura 97: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento ra<strong>di</strong>ante con parquet per raffrescamento<br />
Nella pratica avviene che l’acqua a bassa temperatura proveniente dal refrigeratore viene<br />
miscelata dalla valvola 3-vie comandata da una centralina <strong>di</strong> regolazione e inviata all’impianto <strong>secondo</strong><br />
una temperatura programmata, 14 °C nel caso citato.<br />
Figura 98: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento con piastrelle ra<strong>di</strong>ante per raffrescamento
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
69<br />
La temperatura dell’acqua <strong>di</strong> mandata al fan-coil, qualora presenti, è invece la stessa del<br />
refrigeratore. In questo caso si ottengono due effetti: ridurre la umi<strong>di</strong>tà sottraendo il calore latente ed<br />
incrementare l’apporto <strong>di</strong> freddo all’ambiente quando il carico termico è particolarmente elevato.<br />
Anche nel caso <strong>di</strong> raffrescamento estivo sono da tenere in debito conto i fenomeni <strong>di</strong> elevata<br />
inerzia termica del pavimento ra<strong>di</strong>ante e quin<strong>di</strong> la regolazione elettronica deve precede adeguatamente<br />
l’azione voluta.<br />
Figura 99: Andamento della temperatura interna con raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />
In Figura 100 si ha uno schema a blocchi delle funzioni <strong>di</strong> regolazione, estate e inverno, per un<br />
impianto a pannelli ra<strong>di</strong>anti. La temperatura <strong>di</strong> mandata non scende mai sotto i 14°C ed inizia a salire<br />
leggermente con pendenza programmabile a partire dalla temperatura esterna <strong>di</strong> 25°C.<br />
La pendenza della curva (da 0,2 a 0.8 ) va scelta in funzione della temperatura interna che si<br />
desidera conseguire nel locale e della umi<strong>di</strong>tà relativa.<br />
Figura 100: Schema della centralina <strong>di</strong> regolazione per pannelli ra<strong>di</strong>anti
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
70<br />
Se ad esempio la zona in cui si opera è molto umida, una curva piuttosto piatta è<br />
controproducente, in quando il <strong>di</strong>vario tra la temperatura dell’aria <strong>di</strong> rinnovo nell’ambiente e quella<br />
superficiale è via via maggiore quanto maggiore è la temperatura esterna. È facilmente comprensibile<br />
allora come il rischio <strong>di</strong> condensa sia elevato. E quand’anche poi non si formasse condensa l’impianto<br />
opererebbe per la maggior parte del tempo nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza, sulla curva superiore, a cui<br />
l’efficienza della superficie fredda è minima.<br />
In ogni caso una pendenza intorno a 0,3 è ideale per il pavimento; eventuali correzioni sono<br />
possibili agendo sul regolatore me<strong>di</strong>ante cacciavite. Le moderne centraline <strong>di</strong> regolazione per pavimenti<br />
ra<strong>di</strong>anti sono equipaggiate <strong>di</strong> sonda anticondensa , posizionata sulle superfici più fredde dell’impianto e<br />
quin<strong>di</strong> maggiormente a rischio <strong>di</strong> condensa superficiale.<br />
Quando sulla superficie più fredda si raggiunge una umi<strong>di</strong>tà relativa superficiale <strong>di</strong> circa il 95%<br />
allora avviene lo slittamento automatico della curva <strong>di</strong> regolazione sul valore più elevato.<br />
Figura 101: Curve <strong>di</strong> regolazione per pavimenti ra<strong>di</strong>anti<br />
1.9.4 VASO DI ESPANSIONE<br />
Nelle reti ad acqua occorre tenere conto dell’espansione dell’acqua per effetto della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
temperatura fra circuito freddo e caldo. Di solito supponendo che l’acqua <strong>di</strong> rete abbia una temperatura<br />
<strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> Celsius e che la caldaia porti l’acqua a 90 °C si ha una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong><br />
ben 80 °C che non può essere trascurata pena la sicurezza dello stesso impianto. Si ricor<strong>di</strong>, infatti, che<br />
l’acqua, come qualunque altro corpo del resto, si <strong>di</strong>lata <strong>secondo</strong> la legge:<br />
V V 1 t<br />
[44]<br />
f<br />
i<br />
<br />
<br />
Ne segue che la variazione <strong>di</strong> <strong>volume</strong> dovuta all’espansione (l’acqua si espande riscaldandola) è:<br />
V V V t<br />
[45]<br />
f i i<br />
Questo è il <strong>volume</strong> minimo <strong>di</strong> espansione che occorre garantire all’acqua. Il coefficiente <strong>di</strong><br />
espansione varia con la temperatura. A 90°C è =0.00355 °C -1 e quin<strong>di</strong> la precedente relazione<br />
consente <strong>di</strong> calcolare il <strong>volume</strong> <strong>di</strong> espansione. La tubazione <strong>di</strong> collegamento fra vaso <strong>di</strong> espansione e<br />
caldaia no deve avere <strong>di</strong>ametro inferiore a 15 mm. Per vasi <strong>di</strong> espansione chiusi il <strong>di</strong>ametro della<br />
tubazione <strong>di</strong> collegamento deve essere non inferiore a:<br />
P<br />
d ( mm)<br />
[46]<br />
1000<br />
con P in kcal/h e con valore minimo <strong>di</strong> 18 mm. Di solito si hanno due tipi <strong>di</strong> vasi espansione, così<br />
sono chiamati i serbatoi dove si fa assorbire l’espansione dell’acqua: vasi <strong>di</strong> espansione aperti e vasi <strong>di</strong><br />
espansione chiusi.<br />
VASI DI ESPANSIONE APERTI<br />
Nel primo caso si tratta <strong>di</strong> un recipiente posto alla sommità della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione avente un<br />
<strong>volume</strong> <strong>di</strong> almeno tre volte V sopra calcolato e a contatto con l’atmosfera, ve<strong>di</strong> Figura 102.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
71<br />
L’acqua <strong>di</strong>latandosi fa innalzare il livello del liquido all’interno del vaso. Per un calcolo rapido si<br />
può utilizzare la relazione:<br />
V 1.4<br />
P [47]<br />
vasoespansione<br />
ove P i è la potenzialità della caldaia in kW.<br />
VASI DI ESPANSIONE CHIUSI<br />
Per i vasi <strong>di</strong> espansione chiusi presentano alcuni vantaggi rispetto a quelli aperti che si possono<br />
così riassumere:<br />
riduzione delle corrosione nei materiali essendo il circuito sigillato e quin<strong>di</strong> non a contatto con<br />
l’aria;<br />
protezione della caldaia;<br />
possibilità <strong>di</strong> una più efficace regolazione automatica;<br />
eliminazione delle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> sistemazione del vaso aperto;<br />
eliminazione della rete <strong>di</strong> sfiato perché l’eliminazione dell’aria può essere effettuata con apposito<br />
<strong>di</strong>spositivo nel sistema <strong>di</strong> espansione;<br />
possibilità <strong>di</strong> utilizzare impianti ad acqua surriscaldata.<br />
Si hanno due possibili tipologie:<br />
a membrana: il gas interno al serbatoio, <strong>di</strong> solito azoto, viene separato dall’acqua da una<br />
membrana elastica, ve<strong>di</strong> Figura 103;<br />
senza membrana: il gas, <strong>di</strong> solito aria, è a contatto con l’acqua, ve<strong>di</strong> Figura 104.<br />
Il <strong>volume</strong> del serbatoio chiuso pressurizzato con membrana è dato dalle seguenti relazioni 9 :<br />
Mt<br />
Vmembrana<br />
<br />
[48]<br />
pi<br />
1<br />
p<br />
ove con M si è in<strong>di</strong>cata la massa iniziale <strong>di</strong> acqua nell’impianto.<br />
f<br />
Si osservi che Mt è la capacità termica totale dell’impianto.<br />
La pressione iniziale p i , espressa in m c.a., è pari all’altezza netta al <strong>di</strong> sopra del serbatoio più 0,3<br />
metri per sicurezza. La pressione finale p f è quella della valvola <strong>di</strong> sicurezza necessaria in questa<br />
tipologia <strong>di</strong> vasi <strong>di</strong> espansione.<br />
i<br />
9 La relazione seguente si <strong>di</strong>mostra me<strong>di</strong>ante normali passaggi <strong>di</strong> Termo<strong>di</strong>namica. Infatti è possibile scrivere<br />
l’eguaglianza (per la legge dei gas ideali):<br />
p i V = P fV f<br />
dalla quale si trae:<br />
V f = V (p i/p f)<br />
Poiché l’espansione dell’acqua è pari a:<br />
Mt = V - V f<br />
Sostituendo nella precedente relazione si ottiene la [48].
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
72<br />
Figura 102: Vaso <strong>di</strong> espansione aperto<br />
Per i vasi pressurizzati senza membrana il <strong>volume</strong> del serbatoio è 10 :<br />
Mt<br />
Vsenza nenbrana<br />
<br />
[49]<br />
pa<br />
pa<br />
<br />
p p<br />
ove p a è la pressione atmosferica.<br />
i<br />
f<br />
Figura 103: Vaso <strong>di</strong> espansione chiuso a membrana<br />
Figura 104: Vaso chiuso pressurizzato senza membrana<br />
1.9.5 VALVOLA DI SICUREZZA<br />
La valvola <strong>di</strong> sicurezza serve a mantenere la pressione nell’impianto al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> un valore<br />
massimo. Essa ha, <strong>di</strong> solito, ha una molla tarata che garantisce l’apertura della valvola quando si supera<br />
il valore <strong>di</strong> taratura.<br />
La pressione <strong>di</strong> sicurezza viene calcolata in funzione dell’altezza al <strong>di</strong> sopra della caldaia e dalla<br />
necessità <strong>di</strong> non superare i 95°C nel generatore d’acqua.<br />
Le valvole <strong>di</strong> sicurezza sono obbligatorie negli impianti chiusi e debbono garantire, al<br />
raggiungimento della pressione limite, lo scarico <strong>di</strong> una portata <strong>di</strong> vapore:<br />
P<br />
Gv<br />
( kg / h)<br />
[50]<br />
500<br />
10 Per la legge dei gas ideali si ha:<br />
p a V = p i V i = p f V f<br />
essendo Mt = V - V f ed ancora V i = p a (V/p i ) , V f =p a (V/p f ) si ottiene:<br />
Mt = p a V (1/p i – 1/p f)<br />
e quin<strong>di</strong> la [49].
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
73<br />
con P potenzialità della caldaia in kcal/h 11 .<br />
La sezione <strong>di</strong> scarico può essere calcolata me<strong>di</strong>ante la relazione approssimata:<br />
P M<br />
2<br />
A ( cm )<br />
[51]<br />
5<br />
10 0.9K<br />
ove P è ancora la potenzialità della caldaia (in kcal/h) ed M un termine funzione della pressione <strong>di</strong><br />
scarico e K la caratteristica della valvola data dal costruttore.<br />
In alcuni casi, per impianti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni, si hanno gruppi combinati che comprendono le<br />
valvole <strong>di</strong> sfiato aria, <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> caricamento, come in<strong>di</strong>cato in Figura 106.<br />
Figura 105: Esempio <strong>di</strong> valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />
Figura 106: Gruppo polivalente <strong>di</strong> sicurezza, sfiato aria e caricamento<br />
Figura 107: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />
11 Si ricor<strong>di</strong> che vale la relazione 1 kcal/h = 1.163 W , ed ancora 1 W = 0.860 Kcal/h.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
74<br />
Nella Figura 110 si hanno esempi <strong>di</strong> schemi <strong>di</strong> montaggio della valvola <strong>di</strong> sicurezza e in Figura<br />
111 si ha lo schema <strong>di</strong> installazione in un bollitore ad accumulo.<br />
Figura 108: Foto esempio <strong>di</strong> installazione del vaso chiuso e della valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />
In Figura 108 si ha un esempio <strong>di</strong> corretta installazione del vaso <strong>di</strong> espansione chiuso, della<br />
valvola <strong>di</strong> sicurezza e del tronchetto flangiati per la misura della portata d’acqua calda dalla caldaia.<br />
1.9.6 VALVOLA DI SCARICO TERMICO<br />
E’ una valvola che serve a garantire che non sia superata la temperatura massima nel generatore<br />
termico, solitamente fissata a 90 o 95 °C a seconda del tipo <strong>di</strong> generatore termico 12 , ve<strong>di</strong> Figura 112 e in<br />
sezione la Figura 113.<br />
Essa fa aprire un orifizio tarato in modo da svuotare l’impianto in pochi minuti e va selezionata<br />
in funzione della potenzialità della caldaia. Il <strong>di</strong>ametro dell’orifizio <strong>di</strong> sfogo deve essere non inferiore a:<br />
C<br />
d0 ( mm)<br />
5<br />
[52]<br />
ove C è la capacità, in litri, della caldaia. Il <strong>di</strong>ametro non può essere inferiore a 15 mm.<br />
La portata che queste valvole debbono scaricare, in kg/h, nel caso si reintegro totale<br />
dell’impianto 13 è determinata dalla relazione:<br />
P<br />
Gs<br />
( kg / h)<br />
[53]<br />
80<br />
con P la potenzialità della caldaia in kcal/h.<br />
Nel caso si reintegro parziale vale la relazione:<br />
P<br />
Gs<br />
( kg / h)<br />
[54]<br />
25<br />
Sono <strong>di</strong>sponibili anche abachi <strong>di</strong> selezione rapida come quello riportato in Figura 114.<br />
Il montaggio della valvola <strong>di</strong> scarico termico deve essere effettuato entro 50 cm dal corpo della<br />
caldaia, <strong>secondo</strong> le norme ISPESL DM 1.12.1975 Raccolta “R”, come in<strong>di</strong>cato in Figura 115<br />
12 Per gli impianti che, all’entrata in vigore delle normative, non risulti a norma si deve installare una o più valvole<br />
<strong>di</strong> scarico termico. Questa può anche essere sostituita con la valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile tarata alla stessa<br />
temperatura <strong>di</strong> 95 °C.<br />
13 Cioè quando l’alimentazione dell’impianto è aperta e può quin<strong>di</strong> continuare a reintegrare l’acqua scaricata dalla<br />
valvola.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
75<br />
In Figura 116 si hanno in<strong>di</strong>cazioni utili sugli schemi <strong>di</strong> installazione della valvola <strong>di</strong> scarico<br />
termico e in Figura 117 si hanno due schemi elettrici <strong>di</strong> collegamento della valvola con i bruciatori. La<br />
valvola <strong>di</strong> scarico termico è a riarmo manuale e pertanto quando interviene non consente la ripartenza del<br />
bruciatore senza che la si riarmi manualmente.<br />
Figura 109: Esempi <strong>di</strong> dati tecnici <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> sicurezza
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
76<br />
Figura 110: Montaggio <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />
Figura 111: Installazione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza in un bollitore d’acqua
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
77<br />
Figura 112: Valvola <strong>di</strong> scarico termico<br />
Figura 113: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> scarico termico<br />
Figura 114: Abaco <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> scarico termico
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
78<br />
Figura 115: In<strong>di</strong>cazioni sull’installazione della valvola <strong>di</strong> scarico termico<br />
Figura 116: Schemi <strong>di</strong> installazione della valvola <strong>di</strong> scarico termico<br />
Figura 117: Schemi <strong>di</strong> collegamento elettrico della valvola <strong>di</strong> scarico termico<br />
1.9.7 VALVOLE DI INTERCETTAZIONE DEL COMBUSTIBILE<br />
La valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile è un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> sicurezza ad azione positiva per<br />
l’interruzione del flusso <strong>di</strong> combustibile al bruciatore, ve<strong>di</strong> Figura 118. La valvola, installata sulla<br />
tubazione <strong>di</strong> adduzione del bruciatore, ha la funzione <strong>di</strong> intercettare l’afflusso <strong>di</strong> combustibile allorché<br />
la temperatura del fluido termovettore raggiunge il valore limite <strong>di</strong> 98 °C.<br />
Essendo un <strong>di</strong>spositivo ad azione positiva in caso <strong>di</strong> avaria dell’elemento sensibile, la chiusura<br />
della valvola <strong>di</strong> alimentazione avviene automaticamente.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
79<br />
Questa valvola è utilizzabile con <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> combustibili ed è <strong>di</strong>sponibile anche in versione<br />
per acqua surriscaldata.<br />
Figura 118: Valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile filettata e flangiata<br />
L’elemento sensibile a tensione <strong>di</strong> vapore, al raggiungimento della temperatura <strong>di</strong> taratura, con il<br />
cambiamento <strong>di</strong> stato, provoca lo sgancio dell’otturatore attraverso il tubo capillare ed il soffietto<br />
elastico. Il ripristino delle funzioni d’intervento avviene agendo sul pulsante collocato nella parte<br />
inferiore della valvola e protetto da un coperchio in materiale plastico.<br />
Qualora il <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> intercettazione sia intervenuto, per effettuare il ripristino delle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> intervento, è necessario operare come segue:<br />
a) Attendere che la temperatura dell’acqua scenda <strong>di</strong> 10°C al <strong>di</strong> sotto della temperatura<br />
d’intervento (in caso contrario non è possibile riarmare il <strong>di</strong>spositivo).<br />
b) Svitare il cappuccio <strong>di</strong> protezione.<br />
c) Premere il pulsante <strong>di</strong> riarmo.<br />
Figura 119: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
80<br />
Figura 120: abachi <strong>di</strong> selezione della valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile<br />
La selezione <strong>di</strong> queste valvole è effettuata me<strong>di</strong>ante appositi abachi in funzione del tipo <strong>di</strong><br />
combustibile e della portata al bruciatore, ve<strong>di</strong> Figura 120.<br />
Figura 121: Installazione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile<br />
Il sensore della valvola <strong>di</strong> intercettazione deve essere installato alla sommità del generatore, o<br />
sulla tubazione <strong>di</strong> andata entro 0,5 m dal generatore, a monte <strong>di</strong> qualsiasi organo <strong>di</strong> intercettazione.<br />
La valvola va installata sulla tubazione <strong>di</strong> mandata del combustibile, anche in posizione verticale,<br />
rispettando il senso <strong>di</strong> flusso in<strong>di</strong>cato dalla freccia, ve<strong>di</strong> Figura 121 e Figura 122.<br />
Nell’installazione del <strong>di</strong>spositivo si devono adottare le opportune precauzioni affinché il capillare<br />
che collega il sensore alla valvola non venga schiacciato o curvato eccessivamente.<br />
Al fine <strong>di</strong> evitare manomissioni, od accidentali fuoriuscite del sensore, quest’ultimo deve essere<br />
piombato nel pozzetto.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
81<br />
Figura 122: Corretta installazione della valvola <strong>di</strong> intercettazione<br />
1.10 FLUIDI DI LAVORO DIVERSI DALL’ACQUA<br />
Gli impianti sono quasi sempre caratterizzati dal fluido <strong>di</strong> lavoro. Così si parla <strong>di</strong> riscaldamento<br />
ad acqua o <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento ad acqua se questa è il fluido <strong>di</strong> lavoro. In alcuni casi è opportuno,<br />
conveniente o anche consigliabile avere impianti <strong>di</strong> climatizzazione che lavorano con flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />
dall’acqua, come ad esempio negli impianti ad aria. Si vedranno brevemente nel prosieguo le<br />
problematiche <strong>di</strong> questi flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro.<br />
1.10.1 L’ARIA COME FLUIDO DI LAVORO<br />
Anche l’aria è utilizzata moltissimo negli impianti termici per le sue caratteristiche chimico-fisiche<br />
ben conosciute e per le sue qualità termofisiche.<br />
Certo rispetto all’acqua, come già osservato nel precedente paragrafo, si hanno con<strong>di</strong>zioni meno<br />
favorevoli ma la <strong>di</strong>ffusione dell’aria nell’atmosfera, la mancanza <strong>di</strong> pericolosità negli impianti in caso <strong>di</strong><br />
fughe e il grado <strong>di</strong> affidabilità che deriva dal suo uso la rendono un fluido termovettore in<strong>di</strong>spensabile e<br />
tecnicamente vantaggioso. Valgono tutte le osservazioni già fatte in precedenza e che qui si riassumono.<br />
Le <strong>di</strong>mensioni dei canali sono, per effetto della legge <strong>di</strong> continuità, non trascurabili e in ogni<br />
caso gran<strong>di</strong> rispetto a quelle corrispondenti per l’acqua. Le <strong>di</strong>mensioni dei tratti terminali sono<br />
dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 30x40 cm² mentre i tronchi principali possono avere <strong>di</strong>mensioni dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 2÷3<br />
m <strong>di</strong> larghezza e <strong>di</strong> 60÷100 cm <strong>di</strong> altezza (con riferimento alle sezioni rettangolari). Pertanto, e<br />
lo riba<strong>di</strong>sce ancora una volta con forza, i canali d’aria non sono mascherabili facilmente nelle<br />
strutture e<strong>di</strong>lizie ma richiedono sempre uno stu<strong>di</strong>o attento ed accurato dei passaggi (a soffitto o<br />
a parete) al piano e nell’attraversamento dei piani (cave<strong>di</strong> tecnici). Un progetto architettonico<br />
che non preveda accuratamente questi spazi è destinato ad avere mutilazioni e superfetazioni<br />
visibili ed antiestetiche. Si guar<strong>di</strong> con attenzione la Figura 68 dove si hanno, in scala esecutiva, le<br />
<strong>di</strong>mensioni dei canali per un semplice appartamento. Si pensi alle <strong>di</strong>mensioni dei canali nei<br />
tronchi principali <strong>di</strong> un grande e<strong>di</strong>ficio (scuola, ospedale, uffici, ….): non si può più nascondere<br />
tutto con qualche controsoffitto ma occorre prevedere fin dall’inizio della fase progettuale le vie<br />
<strong>di</strong> passaggio, orizzontali e verticali, <strong>di</strong> canali <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> metri!<br />
La potenza <strong>di</strong> soffiaggio non è trascurabile (rispetto a quella delle reti ad acqua a pari<br />
con<strong>di</strong>zioni) e le <strong>di</strong>mensioni delle soffianti sono notevoli e richiedono più attenzione progettuale.<br />
Le <strong>di</strong>mensioni delle superfici <strong>di</strong> scambio termico, per effetto della trasmittanza termica minore,<br />
sono ben maggiori <strong>di</strong> quelle per l’acqua.<br />
Va qui osservato che spesso gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione debbono utilizzare l’aria quale fluido<br />
termovettore per sod<strong>di</strong>sfare alle esigenze <strong>di</strong> ricambio d’aria imposto dalle norme per i locali pubblici.<br />
Ad esempio per le scuole le norme prevedono che si abbiano ricambi orari variabili da 2.5 a 5.<br />
Ciò significa che, oltre al riscaldamento e alla climatizzazione in genere, occorre garantire un<br />
ricambio d’aria fisiologico non in<strong>di</strong>fferente e in ogni caso non più ottenibile per ricambio naturale
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
82<br />
attraverso i battenti sottoporta e attraverso le aperture casuali degli infissi. Un’aula <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />
6x6x3= 54 m³ richiede una portata <strong>di</strong> ventilazione, nel caso <strong>di</strong> scuole superiori con n=5, pari a ben 270<br />
m³/h e quin<strong>di</strong> è necessario avere un impianto <strong>di</strong> ventilazione. Ma allora perché non utilizzare<br />
quest’impianto anche per il riscaldamento? L’aria <strong>di</strong> riscaldamento può anche essere <strong>di</strong> ventilazione (è<br />
uno dei punti <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> impianti!) e quin<strong>di</strong> sorge spontanea la necessità <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong><br />
termoventilazione ad aria.<br />
1.10.2 SISTEMI SPLIT<br />
Negli ultimi anni si sono <strong>di</strong>ffusi con<strong>di</strong>zionatori reversibili (quin<strong>di</strong> che funzionano anche da pompe<br />
<strong>di</strong> calore) del tipo split. In Figura 123 si ha uno spaccato funzionale <strong>di</strong> un moderno sistema split nel quale<br />
sono visibili l’unità esterna (che in funzionamento estivo funge da unità moto-condensante) e l’unità<br />
interna (che in estate funge da evaporatore del flui<strong>di</strong> refrigerante che circola <strong>di</strong>rettamente in essa).<br />
Con riferimento alla Figura 124 si può osservare che si tratta <strong>di</strong> impianti compatti, solitamente<br />
per uno fino a quattro ambienti, costituiti da un’unità moto-condensante (in estate) esterna ed da un’unità<br />
evaporativa (sempre in estate) interna.<br />
Figura 123: Spaccato <strong>di</strong> un moderno sistema split<br />
Nella Figura 68 si ha un esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> questi impianti: sono ben visibili all’esterno<br />
(qui in<strong>di</strong>cato sul terrazzo) l’unità moto-condensante (cioè contenente il compressore frigorifero e il<br />
condensatore) e all’interno due unità evaporatrici (cioè contenente ciascuna un evaporatore). Il fluido<br />
termovettore è contemporaneamente frigorigeno, cioè è lo stesso Freon che circola nell’unità interna.<br />
Questa soluzione consente <strong>di</strong> avere migliore ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> scambio termico in quanto le batterie<br />
interne alle unità sono ad espansione <strong>di</strong>retta: in esse il Freon si espande a bassa pressione (ve<strong>di</strong> ciclo <strong>di</strong><br />
Figura 60) assorbendo calore dall’ambiente e quin<strong>di</strong> raffrescandolo.<br />
Se il sistema è reversibile allora in inverno le funzioni delle batterie si scambiano: nell’unità<br />
esterna si ha il compressore e l’evaporatore mentre all’interno si ha il condensatore che cede calore, sempre per<br />
espansione <strong>di</strong>retta, all’ambiente, riscaldandolo.<br />
Questo genere <strong>di</strong> impianti non accettano lunghi percorsi per le tubazioni poiché all’interno il<br />
fluido deve essere soggetto alle pressioni delle fasi termo<strong>di</strong>namiche in<strong>di</strong>cate nel ciclo <strong>di</strong> Figura 60.<br />
Di solito si possono avere lunghezze <strong>di</strong> 10÷15 m con tubazioni precaricate <strong>di</strong> fluido frigorigeno.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
83<br />
Figura 124: Impianto <strong>di</strong> climatizzazione tipo Split<br />
Figura 125: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> sistemi split in un e<strong>di</strong>ficio
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
84<br />
Per maggiori lunghezze occorre aggiungere una pompa <strong>di</strong> circolazione che ripristina la pressione<br />
<strong>di</strong> esercizio all’evaporatore e al condensatore.<br />
In Figura 126 si ha un esempio <strong>di</strong> sistema split nel quale l’unità interna è canalizzata, cioè l’uscita<br />
non è imme<strong>di</strong>ata nell’ambiente in cui essa si trova ma l’aria viene opportunamente canalizzata con una<br />
semplice rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria con<strong>di</strong>zionata. In questo modo si può avere un sistema split che<br />
può servire un appartamento o una piccola zona. Per impianti maggiormente estesi si debbono avere<br />
impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento tra<strong>di</strong>zionali.<br />
I sistemi split si sono evoluti in modo tale che è oggi possibile utilizzarli in modo quasi esclusivo<br />
per qualunque esigenza <strong>di</strong> climatizzazione anche in e<strong>di</strong>fici complessi, come si può osservare in Figura<br />
125 dove i sistemi <strong>di</strong>stributivi all’interno sono molteplici in funzione del tipo <strong>di</strong> unità interne (a soffitto,<br />
a parete, canalizzata, ..).<br />
Va osservato che recentemente si sono prodotti unità split con fluido termovettore ad acqua. In<br />
pratica si ha all’interno del gruppo frigorifero una batteria <strong>di</strong> scambio fra fluido frigorigeno ed acqua<br />
che viene inviata agli ambienti per la climatizzazione. Questi sistemi sono, in pratica, dei veri e propri<br />
piccoli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento nei quali si ha una maggiore ingegnerizzazione delle unità <strong>di</strong><br />
refrigerazione con una migliore <strong>di</strong>sposizione topologica.<br />
Si osservi che i sistemi split non controllano bene l’umi<strong>di</strong>tà ambiente ma solo il carico sensibile.<br />
Se si ha necessità <strong>di</strong> controllare anche il carico latente si deve ricorrere agli impianti tra<strong>di</strong>zionale ad aria.<br />
Figura 126: Sistema split con canalizzazione interna<br />
1.10.3 TIPI DI TERMINALI PER LA CESSIONE DELL’ENERGIA<br />
I terminali <strong>di</strong> cessione dell’energia sono la sezione finale <strong>di</strong> tutto l’impianto ma non per questo<br />
meno importanti. Essi, in genere assommano tutta l’ignoranza progettuale e quin<strong>di</strong> tutti gli errori<br />
eventualmente commessi. La loro funzione è quella <strong>di</strong> cedere energia (con segno algebrico, positiva in<br />
inverno e negativa in estate) al sistema-e<strong>di</strong>ficio nella quantità necessaria a mantenerlo nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
progetto (solitamente 20 °C in inverno e 26 °C in estate) e in modo da rendere confortevole ed<br />
uniforme la temperatura ambiente. In fase <strong>di</strong> progetto occorre rispondere, quin<strong>di</strong>, alle due domande:<br />
quanta energia fornire all’ambiente e come <strong>di</strong>stribuirla.<br />
Per cedere l’energia giusta per il mantenimento dell’ambiente alle con<strong>di</strong>zioni desiderate occorre<br />
averne prodotto e trasportato la quantità necessaria: il terminale non può far miracoli accrescendo la<br />
quantità <strong>di</strong> energia da cedere e quin<strong>di</strong> inserire elementi sovra<strong>di</strong>mensionati non serve a nulla. Anzi è<br />
sempre bene <strong>di</strong>mensionare i terminali correttamente per la potenza nominale <strong>di</strong> progetto (o<br />
leggermente superiore, non più del 10%, per sopperire alle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> efficienza per invecchiamento) per<br />
ottimizzare la resa termica.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
85<br />
Spesso i terminali, anche per effetto della legislazione vigente (L. 10/91), sono provvisti <strong>di</strong><br />
regolazione termica e quin<strong>di</strong> la loro posizione in pianta e il loro funzionamento risultano <strong>di</strong> grande<br />
importanza.<br />
Le tipologie <strong>di</strong> terminale più ricorrenti per l’aria sono: termoconvettori, termoventilconvettori, unità <strong>di</strong><br />
trattamento aria, bocchette o <strong>di</strong>ffusori. Se ne descrivono qui le caratteristiche fondamentali e rimandando al<br />
prossimo capitolo l’approfon<strong>di</strong>mento della <strong>di</strong>ffusione dell’aria.<br />
TERMOCONVETTORI<br />
L’uso dei termoconvettori si è sviluppato con l’esigenza <strong>di</strong> avere terminali con elevata superficie <strong>di</strong><br />
scambio che consentissero <strong>di</strong> utilizzare acqua calda a temperatura moderata (40÷50 °C) quale si ha negli<br />
impianti a pompa <strong>di</strong> calore, ad energia solare o cogenerativi. Il termoconvettore, infatti, ha una elevata<br />
efficienza <strong>di</strong> scambio in quanto ha una batteria in rame alettata in alluminio (materiali ottimi conduttori)<br />
alimentata dall’acqua calda che funge da fluido primario e attraverso la quale si fa passare l’aria<br />
dell’ambiente da riscaldare me<strong>di</strong>ante una piccola ventola <strong>di</strong> circolazione.<br />
Si ha, pertanto, una convezione forzata fra alette <strong>di</strong> alluminio e aria da riscaldare e questo fa<br />
aumentare la trasmittanza K e quin<strong>di</strong> occorre una minore superficie <strong>di</strong> scambio a parità delle altre<br />
con<strong>di</strong>zioni oppure, essendo il Tml<br />
inferiore rispetto a quello dei ra<strong>di</strong>atori, una maggiore quantità <strong>di</strong><br />
energia ceduta a parità <strong>di</strong> ingombro.<br />
Le problematiche <strong>di</strong> installazione sono simili a quelle dei ra<strong>di</strong>atori per la posizione e<br />
l’alimentazione. La <strong>di</strong>ffusione del calore è migliore per via della circolazione forzata indotta dalla<br />
ventola interna. Le potenze in gioco sono modesta: ciascun termoconvettore ha una potenza <strong>di</strong><br />
alimentazione della ventola <strong>di</strong> circolazione <strong>di</strong> poche decine (al massimo un centinaio nei modelli più<br />
potenti) <strong>di</strong> Watt e quin<strong>di</strong> non si hanno grossi problemi <strong>di</strong> impiantistica.<br />
La presenza della ventola, e quin<strong>di</strong> la possibilità <strong>di</strong> controllare il flusso d’aria non più in<br />
conseguenza della sola convezione naturale rende possibile l’installazione <strong>di</strong> queste unità anche a<br />
soffitto a parete in posizione non a pavimento. Ciò rende più flessibile il loro utilizzo rendendo fruibili<br />
spazi che altrimenti sarebbero occupati dai terminali e/o da questi impe<strong>di</strong>ti.<br />
Inoltre nelle scuole o negli ospedali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza e/o <strong>di</strong> igienicità possono obbligare ad<br />
avere terminali non accessibili a pavimento e in questo caso i termoconvettori vanno benissimo. Qualche<br />
problema in più si ha nella manutenzione essendo questi componenti dotati <strong>di</strong> organi mobili. Inoltre se<br />
la selezione non è effettuata con attenzione si possono avere problemi <strong>di</strong> rumorosità indotta dall’aria in<br />
uscita dalle bocchette <strong>di</strong> mandata. La selezione dei termoconvettori viene effettuata me<strong>di</strong>ante i cataloghi<br />
dei costruttori ove, oltre le <strong>di</strong>mensioni e i dati tecnici usuali, viene in<strong>di</strong>cata la potenzialità termica<br />
nominale con acqua <strong>di</strong> alimentazione a 50 °C.<br />
TERMOVENTILCONVETTORI (FAN COIL)<br />
I termoventilconvettori sono in tutto identici ai termoconvettori con la <strong>di</strong>fferenza che hanno <strong>di</strong> solito due<br />
batterie, una fredda per il raffrescamento ed una calda per il riscaldamento. Questi terminali vengono<br />
utilizzati per gli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento misti (acqua-aria) e <strong>di</strong> riscaldamento invernale.<br />
L’esigenza della doppia batteria nasce da problemi <strong>di</strong>mensionali delle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />
dell’acqua fredda e dell’acqua calda: le potenze in gioco in inverno e in estate sono in valore assoluto<br />
<strong>di</strong>verse come pure <strong>di</strong>verse sono <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura fra ingresso e uscita (5 °C in estate, 10 °C in<br />
inverno). Di solito la batteria calda è <strong>di</strong> minore superficie <strong>di</strong> scambio rispetto alla batteria fredda.<br />
In Figura 127 si ha lo schema costruttivo (spaccato) <strong>di</strong> un moderno ventilconvettore nel quale<br />
sono ben visibili la batteria <strong>di</strong> scambio termico e la ventola <strong>di</strong> circolazione dell’aria (posta in alto, in<br />
aspirazione) e in Figura 128 si ha la vista interna <strong>di</strong> un ventilconvettore.<br />
I problemi <strong>di</strong> installazione dei termoventilconvettori) sono gli stessi dei termoconvettori con l’aggiunta<br />
della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione della condensa.<br />
Avviene, infatti, che in estate la batteria fredda condensi il vapore d’acqua presente nell’aria e<br />
quin<strong>di</strong> occorre prevedere una tubazione che porti la condensa così prodotta in una rete <strong>di</strong> scarico<br />
opportunamente pre<strong>di</strong>sposta altrimenti si possono avere spiacevoli travasi <strong>di</strong> acqua con<br />
danneggiamento delle pareti, del pavimento e del soffitto.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
86<br />
Per la selezione dei fan coil occorre utilizzare i dati tecnici forniti dalle case costruttrici: in essi<br />
sono date le potenzialità termiche (calda e fredda) e il rapporto fra calore sensibile e calore latente che è<br />
possibile ottenere. I fan coils possono anche avere una presa <strong>di</strong> aria esterna nel caso <strong>di</strong> impianti senza<br />
aria primaria. In questo modo si fornisce agli ambienti l’aria necessaria per il ricambio fisiologico.<br />
Ciò consente un leggero controllo dell’umi<strong>di</strong>tà interna. Con gli impianti ad aria primaria i fan coil<br />
non hanno prese esterne e possono fornire prevalentemente calore sensibile. L’umi<strong>di</strong>tà degli ambienti<br />
viene controllata me<strong>di</strong>ante l’aria primaria.<br />
Figura 127: Schema costruttivo <strong>di</strong> un ventilconvettore<br />
Figura 128: Vista dell’interno <strong>di</strong> un ventilconvettore – Batteria <strong>di</strong> scambio e ventilatore
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
87<br />
Figura 129: Dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un ventilconvettore<br />
Figura 130: Portate <strong>di</strong> acqua nominali <strong>di</strong> un ventilconvettore
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
88<br />
OSSERVAZIONE SUI TERMOCONVETTORI E FAN COIL<br />
E’ uso corrente avere termoconvettori con batteria ad un rango ovvero anche fan coils a quattro<br />
tubi con batteria a 3 ranghi per l’estate e ad un rango per l’inverno. Le temperature <strong>di</strong> riferimento per il<br />
<strong>di</strong>mensionamento dei termoconvettori e dei fan coils sono, <strong>di</strong> norma,<br />
Acqua fredda in regime estivo: 7 °C entrante, 12 °C uscente<br />
Acqua calda per il regime invernale batteria 1 rango 70 °C entrante 60 °C uscente.<br />
E’ comunque possibile avere funzionamenti a temperature <strong>di</strong> alimento <strong>di</strong>verse da quelle sopra<br />
in<strong>di</strong>cate e i vari Costruttori fornisco tabelle e/o abachi adatti a calcolare le due potenzialità delle batterie<br />
sia a 3 ranghi che a ad 1 rango.<br />
Tabella 9: Potenzialità frigorifera <strong>di</strong> fan coil a due tubi con <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura acqua – ambiente
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
89<br />
Tabella 10: Potenzialità termica <strong>di</strong> fan coil a due tubi con <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura acqua – ambiente<br />
Va comunque tenuto presente che quasi sempre i fan coil sono utilizzati, per problemi <strong>di</strong> costo <strong>di</strong><br />
impianto, nella configurazione a due tubi e pertanto il problema <strong>di</strong> alimentare le batterie con acqua a<br />
bassa temperatura non si pone.<br />
Anche se in inverno si utilizza acqua entrante a 45 °C ed uscente a 40 °C (vedasi il caso <strong>di</strong><br />
accoppiamento con pompe <strong>di</strong> calore) la superficie delle batterie a tre ranghi è tale che la potenzialità<br />
termica <strong>di</strong> riscaldamento è sempre sod<strong>di</strong>sfatta.<br />
Tuttavia se si usano fan coil a 4 tubi (in grado <strong>di</strong> dare contemporaneamente freddo o caldo a<br />
seconda delle necessità del carico ambiente) allora si pone un grosso problema nell’alimentare la batteria<br />
calda ad 1 rango con acqua a 45 °C.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
90<br />
La potenzialità termica <strong>di</strong> quest’ultima, infatti, si riduce notevolmente con il rischio <strong>di</strong> non potere<br />
sod<strong>di</strong>sfare il carico ambiente. In definitiva un fan coil che riesce a dare in estate <strong>di</strong> 3 kW frigoriferi<br />
riesce a dare in inverno, con batteria ad 1 rango alimentata a 45 °C, circa un 1 kW caldo. Ne consegue<br />
che non si hanno le necessarie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> simmetria <strong>di</strong> carico che le zone climatiche A e B<br />
richiedono.<br />
Ad esempio nelle zone B si hanno carichi massimi estivi ed invernali del tutto comparabili per cui<br />
un ambiente può richiedere 3 kW in estate e 3 kW (o giù <strong>di</strong> lì) in inverno. In queste con<strong>di</strong>zioni un fan<br />
coil a quattro tubi alimentato con refrigeratore – pompa <strong>di</strong> calore potrà sod<strong>di</strong>sfare il carico ambiente in<br />
estate ma non inverno.<br />
Questa situazione, per altro standard per tutti i costruttori e prevista dalle norme Eurovent<br />
europee, non si pone per le zone fredde (dalla C in su) perché in queste l’utilizzo della pompa <strong>di</strong> calore<br />
non risulta conveniente o del tutto inopportuna (per il rischio delle gelate). Pertanto nelle zone fredde<br />
(e quin<strong>di</strong> nella stragrande maggioranza delle regioni europee e nel nord dell’Italia) si utilizzano i fan coil<br />
a quattro tubi con alimentazione 7-12 °C in estate e 70-60 °C in inverno con caldaie a basse<br />
temperatura.<br />
Ciò pone notevoli problemi nella climatizzazione delle zone temperate con refrigeratori – pompa<br />
<strong>di</strong> calore con fan coil a quattro tubi. In pratica occorre forzare l’alimentazione delle batterie calde ad 1<br />
rango dei fan coils con <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura dell’acqua <strong>di</strong> 10 °C (ad esempio 45-35 °C) in modo da<br />
avere una maggiore resa termica, al limite sovra<strong>di</strong>mensionando il fan coil per l’estate in modo da avere<br />
una maggiore resa termica in inverno.<br />
BOCCHETTE E DIFFUSORI<br />
Le bocchette <strong>di</strong> mandata (e <strong>di</strong> ripresa per i circuiti con ricircolo dell’aria) sono solitamente<br />
collegate ai canali dell’aria me<strong>di</strong>ante opportuni tronchetti <strong>di</strong> collegamento. Esse sono dotate <strong>di</strong> alette <strong>di</strong><br />
orientamento del flusso d’aria e, nei casi <strong>di</strong> bocchette più complesse, anche <strong>di</strong> una serranda <strong>di</strong><br />
regolazione a monte, ve<strong>di</strong> Figura 131.<br />
Le bocchette sono caratterizzate da una velocità <strong>di</strong> lancio, v k , e da un lancio, L T , dell’aria fino a<br />
quando essa riduce la sua velocità al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> 0.3 m/s. I <strong>di</strong>ffusori hanno una funziona analoga quella<br />
delle bocchette.<br />
Essi sono del tipo in<strong>di</strong>cato in Figura 132, cioè a forma quadrata o circolare. La loro selezione è<br />
del tutto simile a quella in<strong>di</strong>cata per le bocchette e pertanto si fa ricorso ad abachi o tabelle fornite dai<br />
costruttori.<br />
Maggiori e più approfon<strong>di</strong>ti dettagli sono fornito più avanti per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria.<br />
Figura 131: Bocchetta <strong>di</strong> mandata dell’aria con alette in alluminio
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
91<br />
Figura 132: Tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori<br />
1.10.4 CENTRALI DI TRATTAMENTO DELL’ARIA: CTA<br />
Si tratta <strong>di</strong> un vero e proprio impianto terminale, molto utilizzato negli impianti <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>zionamento e nella termoventilazione. L’unità <strong>di</strong> trattamento aria (UTA) è <strong>di</strong> solito una macchina<br />
complessa che può essere assemblata in base alle caratteristiche <strong>di</strong> progetto ed è costituita,<br />
essenzialmente, da un grosso cassonetto nel quale sono presenti vari sezioni quali, ad esempio, quella<br />
filtrante, la sezione <strong>di</strong> riscaldamento con batteria calda, la sezione <strong>di</strong> raffreddamento con batteria<br />
fredda, la sezione <strong>di</strong> post-riscaldamento con una batteria calda, la sezione <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>ficazione (ad acqua o<br />
a vapore, la sezione <strong>di</strong> lavaggio, la sezione ventilante <strong>di</strong> mandata e/o <strong>di</strong> ripresa.<br />
In Figura 133 si ha un esempio <strong>di</strong> CTA. I problemi impiantistici sono notevoli: <strong>di</strong> spazio, <strong>di</strong><br />
collegamenti con i flui<strong>di</strong> termovettori cal<strong>di</strong> e/o fred<strong>di</strong>, <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong> acqua o <strong>di</strong> vapore per<br />
l’umi<strong>di</strong>ficazione, <strong>di</strong> eliminazione della condensa, <strong>di</strong> collegamento ai canali <strong>di</strong> mandata, <strong>di</strong> ripresa e <strong>di</strong><br />
ricircolo. Non si può improvvisare l’installazione <strong>di</strong> un’unità <strong>di</strong> questo genere a meno <strong>di</strong> non sacrificare<br />
uno o più ambienti originariamente non previsti per ospitare queste unità. Spesso l’ignoranza<br />
progettuale e la mancanza <strong>di</strong> ogni criterio <strong>di</strong> previsione progettuale portano a conseguenze estetiche e<br />
tecniche poco piacevoli.<br />
Nel caso <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni (per esempio per singoli appartamenti o per pochi<br />
ambienti) le UTA hanno <strong>di</strong>mensioni tali da potere essere poste in controsoffitto. In questo caso<br />
l’ingombro maggiore si ha in altezza ed occorre prevedere almeno 50 cm <strong>di</strong> altezza.<br />
I problemi che queste unità pongono in esercizio sono molteplici: alimentazione fluido<strong>di</strong>namica,<br />
cambio dei filtri, manutenzione delle batterie e delle ventole, eliminazione della condensa e dell’acqua<br />
superflua <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>ficazione, controllo delle valvole <strong>di</strong> regolazione. Occorre sempre prevedere una facile<br />
accessibilità alla sezione filtrante per consentire il ricambio dei filtri con regolarità (almeno ad ogni<br />
stagione): accade spesso che queste unità (se <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni) vengano annegate nel controsoffitto<br />
e che non si abbia alcuna possibilità <strong>di</strong> accedervi se non rompendo il controsoffitto. Inoltre le UTA<br />
sono rumorose se non correttamente progettate, come brevemente in<strong>di</strong>cato nei capitoli precedente. Le<br />
soffianti debbono essere ben bilanciate ed è opportuno inserire i giunti antivibranti e, se necessario, le<br />
sezioni silenzianti dotate <strong>di</strong> trappole acustiche, ve<strong>di</strong> Figura 133.<br />
La selezione delle UTA (o anche CTA per Centrali <strong>di</strong> Trattamento Aria) è effettuata me<strong>di</strong>ante i<br />
cataloghi delle case costruttrici partendo dalle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> attraversamento che sono determinate<br />
imponendo una velocità variabile da 3 a 5 m/s.<br />
In questo modo si hanno <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> riferimento che debbono poi essere confrontate con<br />
quelle standard fornite dai costruttori. In questo modo si seleziona la classe della CTA. Ogni<br />
componente interno della CTA (batterie, filtri, soffianti, ….) debbono essere conformi alla classe sopra<br />
determinata (cioè debbono essere compatibili con le <strong>di</strong>mensioni fisiche della CTA) ed avere le<br />
potenzialità termiche (calde e/o fredde) calcolate in precedenza.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
92<br />
Nel caso <strong>di</strong> impianti multizona, ve<strong>di</strong> Figura 134, si hanno più sezioni <strong>di</strong> uscita che possono essere<br />
dotate <strong>di</strong> unità <strong>di</strong> post riscaldamento. In Figura 135 si ha uno schema delle possibili configurazione<br />
delle Centrali <strong>di</strong> trattamento aria: si osservi come sono <strong>di</strong>sposte e concatenate le varie sezioni (presa aria<br />
esterna, miscelazione, filtrazione, riscaldamento, deumi<strong>di</strong>ficazione, separazione gocce,…, ventilazione.<br />
Nella Tabella 11 si hanno <strong>di</strong>mensioni tipiche per le varie configurazioni e per grandezza<br />
(determinata dalla sezione <strong>di</strong> passaggio) delle CTA. In Tabella 12 si ha una schematizzazione<br />
dell’occupazione geometrica (frontale) delle CTA per le varie grandezze commerciali corrispondenti alla<br />
Tabella 11. In Figura 143 si ha una vista laterale della CTA nella quale risulta visibile la serranda sulla<br />
presa dell’aria esterna. Analoga serranda si ha sulla presa del ricircolo (se presente).<br />
Figura 133: Esempio <strong>di</strong> Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria (CTA)<br />
Figura 134: Layout <strong>di</strong> una UTA multizona
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
93<br />
Figura 135: Configurazioni tipiche per le CTA<br />
Tabella 11: Dimensioni delle CTA e loro potenzialità<br />
Sono oggi <strong>di</strong>sponibili numerosi CAD per la selezione delle CTA.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
94<br />
Figura 136: Esempio <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> CTA me<strong>di</strong>ante CAD<br />
Figura 137: Vista interna <strong>di</strong> una CTA<br />
Figura 138: Vita <strong>di</strong> una batteria <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> una CTA
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
95<br />
Figura 139: Esempio <strong>di</strong> dati per la CTA <strong>di</strong> figura precedente<br />
Figura 140: Dati per la batteria fredda<br />
Figura 141: Dati per la batteria calda
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
96<br />
SELEZIONE DEI FILTRI<br />
Figura 142: Dati <strong>di</strong> selezione del ventilatore<br />
I filtri sulla presa dell’aria esterna e sul ricircolo sono <strong>di</strong> importanza fondamentale per il corretto<br />
funzionamento delle CTA. Spesso sono ad<strong>di</strong>rittura in<strong>di</strong>spensabili per applicazioni particolari: si pensi,<br />
ad esempio, ad una sala operatoria o <strong>di</strong> terapia intensiva, ad una industria elettronica (camera bianca per<br />
la lavorazione dei componenti elettronici, …) o per l’industria chimica e farmaceutica.<br />
Si hanno <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> filtri a seconda dell’efficienza (cioè della capacità <strong>di</strong> eliminare le<br />
polveri) che si desidera avere. In Tabella 13 si ha una classificazione dei filtri commerciali per CTA e in<br />
Tabella 14 si ha una elencazione <strong>di</strong> criteri <strong>di</strong> scelta del tipo <strong>di</strong> filtro da utilizzare nelle varie applicazioni<br />
impiantistiche. In Figura 147 e in Tabella 15 si hanno gli ingombri geometrici dei vari tipi <strong>di</strong> filtri per le<br />
<strong>di</strong>verse grandezze delle CTA.<br />
Tabella 12: Dimensioni tipiche per varie grandezze
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
97<br />
Figura 143: Particolari della serranda <strong>di</strong> presa aria esterna<br />
Figura 144: particolare <strong>di</strong> attacco <strong>di</strong> una serranda<br />
Figura 145: Schema <strong>di</strong> orientamento dei ventilatori per una CTA
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
98<br />
Figura 146: Sezione ventilante <strong>di</strong> una CTA<br />
Tabella 13: Classificazione dei filtri per CTA
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
99<br />
Tabella 14: Criteri <strong>di</strong> selezione dei filtri<br />
Figura 147: Dimensioni dei filtri per le varie grandezze della CTA
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
100<br />
Figura 148: Sezione filtrante <strong>di</strong> una CTA<br />
Tabella 15: Dimensioni dei filtri per le varie grandezze delle CTA
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
101<br />
UNITÀ DI CONDIZIONAMENTO COMPATTE<br />
Per piccoli carichi o per piccole zone (appartamenti) si utilizzano unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />
compatte che non sono complesse come le centrali <strong>di</strong> trattamento dell’aria, ve<strong>di</strong> Figura 149.<br />
Per <strong>di</strong>mensioni e portate d’aria elevate (ma sempre piccole rispetto alle CTA) si utilizzano unità <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>zionamento più complesse (ve<strong>di</strong> Figura 151) che consentono una maggiore scelta delle batterie e<br />
del ventilatore <strong>di</strong> mandata.<br />
Figura 149: Unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />
Figura 150: Schema costruttiva dell’unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />
1.10.5 SISTEMA IDROSPLIT<br />
Si tratta <strong>di</strong> un sistema moderno e versatile che consente <strong>di</strong> alimentare più unità (fan coil) interne<br />
in modo reversibile ed automatica. E’ possibile collegare l’idrosplit ad una caldaia ed avere la gestione<br />
automatica del riscaldamento e raffrescamento ambientale.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
102<br />
Tabella 16: Potenzialità delle unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
103<br />
Tabella 17: Modalità <strong>di</strong> installazione delle unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />
Figura 151: Unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
104<br />
Figura 152: Componenti principali <strong>di</strong> un sistema idrosplit<br />
Figura 153: Configurazione possibile <strong>di</strong> un idrosplit<br />
L’unità <strong>di</strong> controllo, ve<strong>di</strong> Figura 153, consente <strong>di</strong> accendere a volontà uno o più unità interne<br />
senza doversi preoccupare del sistema <strong>di</strong> refrigerazione e <strong>di</strong> regolare il sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.<br />
Si osservi che i sistemi multi split <strong>di</strong> nuova concezione consentono <strong>di</strong> alimentare più unità interne<br />
con batterie ad espansione <strong>di</strong>retta e con variazione sia della portata del refrigerante che dell’aria al<br />
ventilatore delle unità interne.<br />
Ciò viene fatto me<strong>di</strong>ante l’uso <strong>di</strong> microprocessori che adattano la potenza fornita al carico<br />
effettivo richiesto. Alimentazione elettrica con inverter dell’unità motocondensante evita spunti <strong>di</strong><br />
avviamento elevati ed un corretto funzionamento del motore elettrico.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
105<br />
Figura 154: Modalità <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un idrosplit<br />
Figura 155: Particolari costruttivi dei componenti <strong>di</strong> un sistema idrosplit
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
106<br />
Tabella 18: Potenzialità degli idrosplit<br />
Figura 156: Punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> un idrosplit<br />
1.10.6 RECUPERATORI DI CALORE<br />
In alcune zone climatiche è obbligatorio recuperare il calore dell’aria calda espulsa dagli ambienti.<br />
Ma il concetto del recupero termico è utilizzato anche per il con<strong>di</strong>zionamento invernale. Le unità<br />
<strong>di</strong> recupero termico sono scambiatori ad aria a doppio flusso, come in<strong>di</strong>cato in Figura 157. In Figura<br />
159 si può osservare come è fatto internamento questo scambiatore <strong>di</strong> calore.<br />
I dati tecnici e le prestazioni dei recuperatori sono riportati in Figura 160 e in Tabella 19.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
107<br />
Figura 157: Funzionamento <strong>di</strong> un recuperatore <strong>di</strong> calore<br />
Figura 158: Prestazioni <strong>di</strong> un idrosplit
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
108<br />
Figura 159: Vista interna <strong>di</strong> un recuperatore <strong>di</strong> calore<br />
Tabella 19: Dati tecnici dei recuperatori <strong>di</strong> calore
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
109<br />
Figura 160: Prestazioni dei recuperatori al variare delle portate e dell’ UR
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
110<br />
2 DISPOSITIVI DI DISTRIBUZIONE DELL’ARIA<br />
Si è visto nello stu<strong>di</strong>o delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort ambientale, me<strong>di</strong>ante l’equazione del benessere<br />
<strong>di</strong> Fanger, che la velocità dell’aria nell’ambiente è un parametro importante per il giu<strong>di</strong>zio finale<br />
dell’utenza. In particolare si è detto che la velocità dell’aria deve essere inferiore a 0,15 m/s per evitare<br />
una spiacevole sensazione <strong>di</strong> fresco sulla pelle che richiede una temperatura ambientale me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante<br />
più elevata.<br />
Gli impianti <strong>di</strong> climatizzazione hanno anche lo scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire aria all’interno degli ambienti<br />
me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>spositivi e meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong>versi che, oltre a fornire energia (con il suo segno),<br />
debbono garantire che la velocità dell’aria sia, nella zona occupata dalle persone, nei limiti in<strong>di</strong>cati dalle<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere.<br />
Si hanno tre metodologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione:<br />
Distribuzione a flusso turbolento (Mixing ventilation) con mescolamento induttivo fra l’aria<br />
immessa (setta aria primaria) e l’aria ambiente che viene richiamata dalla prima, ve<strong>di</strong> Figura 161.<br />
In genere l’induzione è modesta ma la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra l’aria primaria e quella<br />
dell’ambiente può essere elevata. La velocità <strong>di</strong> immissione varia da 2 a 20 m/s.<br />
<br />
<br />
Figura 161: Distribuzione per miscelazione<br />
Distribuzione a <strong>di</strong>slocazione (Dislocation ventilation) con velocità <strong>di</strong> uscita fra 0,2 e 0,4 m/s e<br />
con <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura modeste e tali da consentire una lenta <strong>di</strong>ffusione dell’aria immessa<br />
nell’ambiente senza turbolenza, ve<strong>di</strong> Figura 163. Il movimento dell’aria immessa, solitamente<br />
dal basso, e risalente lentamente verso l’alto crea una sorta <strong>di</strong> movimento a stantuffo dell’aria<br />
sovrastante. La portata d’aria immessa è <strong>di</strong> solito elevata ma a bassa velocità e quin<strong>di</strong> senza<br />
effetti <strong>di</strong> turbolenza che invece caratterizzano la <strong>di</strong>stribuzione in<strong>di</strong>cata nel caso precedente.<br />
Distribuzione a flusso laminare sia orizzontale che verticale me<strong>di</strong>ante getti d’aria a velocità fra<br />
0,4 e 0,5 m/s (ve<strong>di</strong> Figura 164) e con ripresa dal lato opposto in modo da creare un percorso<br />
obbligato. Lo scopo è quello <strong>di</strong> creare una zona <strong>di</strong> elevata purezza dell’aria con flusso non<br />
turbolento e modeste <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura con l’ambiente.<br />
In tutti i casi i terminali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione influenzano l’efficienza locale e l’efficienza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
ventilazione, l’efficienza <strong>di</strong> ricambio d’aria e l’età me<strong>di</strong>a e/o locale dell’aria nell’ambiente.<br />
2.1 I GETTI<br />
Lo stu<strong>di</strong>o dei getti riveste notevole interesse sia industriale che ambientale. Si tratta <strong>di</strong> un esempio<br />
<strong>di</strong> convezione termica non confinata, cioè non limitata da superfici solide: una corrente fluida (getti o<br />
fumi) induce un moto convettivo della massa esterna.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
111<br />
Con riferimento alla Figura 162, una corrente <strong>di</strong> fluido immesso attraverso un orifizio, dopo una<br />
zona iniziale (circa 6 volte la <strong>di</strong>mensione del foro nel quale la velocità me<strong>di</strong>a coincide con quella a<br />
monte dell’orifizio) passa dalla zona laminare a quella turbolenta.<br />
Uo, To<br />
Formazione<br />
del getto<br />
Formazione dei vortici<br />
Distribuzione della velocita'<br />
Zona della crescita lineare<br />
Figura 162: Formazione del getto (zona turbolenta)<br />
Il getto si allarga man mano che si procede in avanti e si parla <strong>di</strong> una zona <strong>di</strong> accrescimento<br />
lineare dello spessore del getto. La <strong>di</strong>stribuzione della velocità nel getto si <strong>di</strong>mostra, partendo dalle<br />
equazioni allo strato limite turbolento, che è <strong>di</strong> tipo esponenziale <strong>secondo</strong> la relazione:<br />
<br />
r<br />
2<br />
u u e b<br />
c<br />
ove è b=0.107 x ed u c è la velocità sull’asse. Analogamente la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> temperatura è:<br />
<br />
T T T T e <br />
<br />
c<br />
con b T = 0.127 x. Le precedenti equazioni necessitano dei valori della velocità e della temperatura<br />
sull’asse del getto. Si <strong>di</strong>mostra che vale la seguente relazione:<br />
<br />
2 2<br />
2 u rdr U 0<br />
D0<br />
0<br />
4<br />
Combinando con l’equazione della <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità si ottiene il valore della velocità<br />
sull’asse:<br />
UD<br />
0 0<br />
uc<br />
6.61<br />
x<br />
Si osservi come questa velocità decresce al crescere <strong>di</strong> x e che per x = 6.61 D 0 si ha uc<br />
U0<br />
.<br />
Si <strong>di</strong>mostra ancora valida la relazione:<br />
<br />
2<br />
<br />
2<br />
2 cpu T T rdr cpU 0 T0 TD<br />
0<br />
0<br />
4<br />
<br />
<br />
r<br />
2<br />
bT<br />
Combinando con l’equazione della <strong>di</strong>stribuzione della temperatura si ottiene:<br />
T0<br />
T<br />
<br />
Tc<br />
T<br />
5.65<br />
D0<br />
x<br />
Quin<strong>di</strong> l’eccesso <strong>di</strong> temperatura decresce ancora con la <strong>di</strong>stanza x dall’orifizio.<br />
Se un getto viene orientato su una parete verticale allora nell’area della sezione del getto si hanno<br />
coefficienti <strong>di</strong> convezione elevati. Pertanto si usano i getti per il raffreddamento rapido ed intensivo <strong>di</strong><br />
superfici particolarmente calde (ad esempio le palette delle turbine, …).<br />
In definitiva possiamo in<strong>di</strong>viduare tre zone nel getto così <strong>di</strong>stinte:<br />
per una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> circa 6 <strong>di</strong>ametri equivalenti dell’orifizio <strong>di</strong> mandata la velocità si mantiene<br />
costante e pari a quella <strong>di</strong> uscita;
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
112<br />
<br />
<br />
nello spazio <strong>di</strong> ulteriori 4÷6 <strong>di</strong>ametri equivalenti si ha la transizione da flusso laminare a<br />
turbolento e la velocità sull’asse del getto è inversamente proporzionale a x , con x <strong>di</strong>stanza<br />
dal foro <strong>di</strong> uscita;<br />
a questo punto il moto turbolento è completamente stabilizzato e iniziano a prevalere le forze <strong>di</strong><br />
inerzia. Fino ad una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 25÷100 <strong>di</strong>ametri equivalenti dell’orifizio <strong>di</strong> uscita la velocità è<br />
inversamente proporzionale alla <strong>di</strong>stanza x, come sopra in<strong>di</strong>cato. E’ questa la zona <strong>di</strong> maggiore<br />
interesse. Si è trovato, empiricamente, la seguente relazione:<br />
Q<br />
u K'<br />
x A c R<br />
g d fa<br />
ove K’ è una costante <strong>di</strong> proporzionalità variabile da 4.7 a 7 a seconda del tipo <strong>di</strong> foro (circolare o<br />
rettangolare) e della velocità iniziale, Q è la portata <strong>volume</strong>trica dell’aria, A g è l’area esterna lorda<br />
della sezione <strong>di</strong> uscita, c d è un coefficiente <strong>di</strong> taglio che varia da 0.6 a 1.0 per fori mal tagliati e fori<br />
con bor<strong>di</strong> arrotondati e infine R fa è il rapporto fra l’area netta e l’area lorda della sezione <strong>di</strong> uscita.<br />
infine, alla fine della zona turbolenta la velocità sull’asse, u c , <strong>di</strong>minuisce rapidamente a meno <strong>di</strong><br />
0,25 m/s e il la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità risulta <strong>di</strong> non facile previsione. Le forze viscose iniziano<br />
a prevalere con valori modesti e producono cambiamenti transitori rapi<strong>di</strong>.<br />
Per un getto isotermo in aria libera si ha una espansione con un angolo <strong>di</strong> circa 20÷24° a causa<br />
dell’entrainment dell’aria esterna nel getto. Per un getto isotermo con l’aria ambiente non si hanno effetti<br />
<strong>di</strong> alleggerimento termico. Per un getto non isotermo si hanno effetti <strong>di</strong> scambio termico fra l’aria del<br />
getto e quella esterna e questi producono effetti <strong>di</strong> alleggerimento termico (aria calda) o piegatura del<br />
getto (aria fredda). In genere si opera in modo che la velocità terminale del getto sia 0,2 m/s e la<br />
temperatura finale sia <strong>di</strong> equilibrio termico con l’ambiente.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o termo<strong>di</strong>namico dei getti non isotermi non è stato del tutto completato e si ricorre,<br />
pertanto, a relazioni empiriche. Ad esempio la caduta (ve<strong>di</strong> dopo per le definizioni) del getto a <strong>di</strong>stanza<br />
x dalla sezione <strong>di</strong> lancio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro equivalente D 0 è data dalla relazione <strong>di</strong> Koestel:<br />
y x tr<br />
t 0<br />
gD <br />
0<br />
0.065 2 <br />
D0 D0 tr<br />
273 c0<br />
<br />
essendo t r la temperatura iniziale del getto, t 0 la temperatura ambiente, c 0 la velocità iniziale al<br />
centro del getto.<br />
2.2 GRANDEZZE FONDAMENTALI<br />
La progettazione dei terminali viene effettuata ricorrendo ad alcuni parametri caratteristici fra i<br />
quali si ricorda:<br />
VELOCITÀ DI USCITA<br />
E’ la velocità <strong>di</strong> uscita dalle bocchette rettangolari valutata sull’are frontale (lorda o netta a<br />
seconda dei casi e in ogni caso i Costruttori debbono in<strong>di</strong>carla con esattezza). Per gli anemostati la<br />
velocità <strong>di</strong> uscita è misurata sul collo del <strong>di</strong>ffusore.<br />
3<br />
Figura 163: Distribuzione a <strong>di</strong>slocazione
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
113<br />
VELOCITÀ IN UN PUNTO DEL GETTO<br />
Figura 164: Sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione a flusso laminare<br />
La velocità al centro del getto può essere determinata con l’equazione che segue, per una<br />
superficie definita: v X 0.2<br />
x<br />
dove x è <strong>di</strong>stanza in metri dal <strong>di</strong>ffusore al punto nel centro del getto<br />
x<br />
in cui la velocità è vx (m/s). Esempio: un <strong>di</strong>ffusore ha una gittata X=3,0 m; la <strong>di</strong>stanza del punto dove la<br />
velocità del getto è <strong>di</strong> 0,3 m/s sarà: x = 3 0,2/0,3 = 2 m.<br />
LANCIO<br />
Figura 165: Velocità dell’aria a <strong>di</strong>stanza x dal getto<br />
E’ la <strong>di</strong>stanza che percorre l’aria immessa nell’ambiente fino a quando si pone in equilibrio<br />
termico con esso, ve<strong>di</strong> ancora la Figura 161 e la velocità residua <strong>di</strong>viene 0,15 m/s. Si desidera in genere<br />
che il lancio sia tale da far raggiungere le posizioni più <strong>di</strong>stanti dell’ambiente.<br />
A causa dell’effetto <strong>di</strong> mescolamento (induzione) con l’aria ambiente si ha quasi sempre un<br />
effetto <strong>di</strong> curvatura dell’asse per cui il lancio reale è solitamente maggiore <strong>di</strong> quello teorico.<br />
Figura 166: Illustrazione del lancio
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
114<br />
RAPPORTO DI INDUZIONE<br />
L’aria immessa per effetto dell’elevata velocità (rispetto a quella dell’ambiente) induce un effetto<br />
<strong>di</strong> richiamo dell’aria esterna che <strong>di</strong> fatto accresce la portata <strong>di</strong> aria trasportata rispetto a quella<br />
inizialmente immessa. Detta Q i la portata <strong>volume</strong>trica immessa e Q t quella totale (valutata ad ogni<br />
ascissa lungo il lancio) il rapporto <strong>di</strong> induzione è dato dalla relazione ri Qt / Qi<br />
. Un rapporto <strong>di</strong><br />
induzione elevato provoca una miscelazione dell’aria ambiente più rapida e quin<strong>di</strong> evita una rapida<br />
caduta dell’aria fredda o una ristagnazione dell’aria calda. Il rapporto <strong>di</strong> induzione può esse scritto nella<br />
t<br />
forma<br />
m<br />
t<br />
r<br />
i<br />
i<br />
<br />
ove t<br />
ta<br />
t<br />
a è la temperatura dell’aria dell’ambiente nella zona occupata, t i la<br />
m<br />
temperatura dell’aria <strong>di</strong> immissione e t m la temperatura dell’aria miscelata.<br />
CADUTA<br />
E’ la <strong>di</strong>stanza fra la quota del getto dell’aria, valutata a data ascissa dalla bocchetta <strong>di</strong> immissione,<br />
e la linea teorica orizzontale del lancio iniziale. L’aria fredda tende ad abbassarsi per effetto degli scambi<br />
con l’aria ambiente e l’aria calda tende ad innalzarsi. Nelle elaborazioni si utilizza quasi sempre la caduta<br />
in corrispondenza del lancio.<br />
ZONA OCCUPATA<br />
Figura 167: Illustrazione della caduta<br />
Parte dell’ambiente delimitata geometricamente da una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 0,15 metri da tutte le pareti,<br />
con una altezza <strong>di</strong> 1,8 metri dal suolo, nella quale si svolgono le normali attività delle persone. Per<br />
evitare entro la zona occupata velocità dell’aria maggiori <strong>di</strong> 0,2 m/s, i <strong>di</strong>ffusori devono essere<br />
<strong>di</strong>mensionati in modo che la gittata X abbia la giusta proporzione rispetto alle <strong>di</strong>stanze A, B, C. Quando<br />
due <strong>di</strong>ffusori soffiano l’uno contro l’altro deve essere applicata la formula:<br />
X (1) + X (2) A + C<br />
Quando un <strong>di</strong>ffusore soffia contro una parete deve essere applicata la formula:<br />
X B + C<br />
Queste regole definiscono la massima gittata dei <strong>di</strong>ffusori. Per ottenere una ragionevole<br />
<strong>di</strong>ffusione dell’aria le gittate non devono essere inferiori al 75% dei massimi valori <strong>di</strong> cui sopra.<br />
TEMPERATURA FINALE DEL LANCIO<br />
E’ la temperatura dell’aria del getto alla fine del lancio. Questa <strong>di</strong>pende dall’induzione e dalle<br />
caratteristiche del lancio. Si ricor<strong>di</strong> che la <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura fra l’aria del getto e quella dell’aria<br />
dell’ambiente favorisce la caduta del getto, nel casi <strong>di</strong> aria fredda immessa.<br />
EFFETTO COANDA<br />
Quando l’aria viene <strong>di</strong>ffusa a contatto <strong>di</strong> una superficie piana, ad esempio un controsoffitto, si<br />
determina una depressione tra il getto e il piano del controsoffitto che provoca l’aderenza del getto, il<br />
cosiddetto effetto Coanda.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
115<br />
Figura 168: definizione della zona occupata<br />
Questo fenomeno ha grande importanza soprattutto nella <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> aria fredda.<br />
Per ottenere l’effetto Coanda più efficace possibile, l’aria deve essere immessa in piccole quantità<br />
per <strong>di</strong>ffusore con la maggiore ampiezza e con la massima velocità possibile.<br />
L’effetto scompare totalmente per velocità inferiori a 0,35 m/s.<br />
l massimo effetto Coanda si ottiene sempre quando l’aria è <strong>di</strong>ffusa su un fronte <strong>di</strong> 360° senza<br />
alcuna ostruzione.<br />
Per non avere l’effetto Coanda occorre avere le situazioni riportate in figura seguente per<br />
<strong>di</strong>ffusori a soffitto.<br />
Per installazioni su canali a vista la gittata si riduce del 20%.<br />
Per le bocchette a parete le installazioni debbono avere <strong>di</strong>stanza dal soffitto superiore a 300 mm e<br />
la gittata si riduce del 40%.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
116<br />
DISTANZA MINIMA DA UN OSTACOLO<br />
Figura 169: Modalità <strong>di</strong> installazione senza effetto Coanda<br />
Nel caso <strong>di</strong> ostacoli sul soffitto (esempio plafoniere luminose) le <strong>di</strong>stanze minime ammesse sono<br />
in funzione della sporgenza dell’ostacolo verso il basso e della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura dell’aria.<br />
Se per esempio abbiamo una sporgenza <strong>di</strong> 80 mm con aria immessa a -8°C la minima <strong>di</strong>stanza da<br />
tenere sarà A = 0,4 X.<br />
Figura 170: Distanza minima da un ostacolo<br />
2.3 TERMINALI A FLUSSO TURBOLENTO<br />
Fanno parte <strong>di</strong> questa categoria le bocchette ad alette (ve<strong>di</strong> Figura 171) i <strong>di</strong>ffusori a coni (ve<strong>di</strong><br />
Figura 172 e Figura 173) i <strong>di</strong>ffusori spiroidali (ve<strong>di</strong> Figura 174) i <strong>di</strong>ffusori lineari (ve<strong>di</strong> Figura 176) e gli<br />
ugelli (ve<strong>di</strong> Figura 175)<br />
Figura 171: Bocchetta ad alette
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
117<br />
Figura 172: Diffusori a coni<br />
Figura 173: Diffusori a coni a geometria variabile<br />
Figura 174: Diffusore spiroidale<br />
Figura 175: Diffusori ad ugelli
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
118<br />
Figura 176: Diffusori lineari<br />
Le caratteristiche <strong>di</strong> questi tipi <strong>di</strong> terminali sono riepilogate nella seguente Tabella 20.<br />
2.4 DIFFUSORI<br />
Tabella 20: Confronto delle caratteristiche dei terminali a turbolenza<br />
CARATTERISTICHE GENERALI<br />
I <strong>di</strong>ffusori circolari a coni fissi sono la soluzione per <strong>di</strong>ffondere uniformemente l’aria dal soffitto<br />
in ambienti <strong>di</strong> altezza non superiore ad una certa altezza funzione del modello. L’estrema leggerezza e le<br />
<strong>di</strong>mensioni esterne contenute li rendono facilmente installabili anche in situazioni rese critiche dagli<br />
eventuali spazi ristretti e da controsoffitti leggeri e non autoportanti.<br />
Essi costituiscono un’ottima soluzione per l’aspirazione d’aria viziata nei locali pubblici.<br />
CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE<br />
La costruzione è <strong>di</strong> solito in acciaio con verniciatura a polvere elettrostatica ed essiccazione a<br />
forno in colore bianco.<br />
Questo tipo <strong>di</strong> verniciatura con polveri a base <strong>di</strong> resine epossi-poliestere mantiene nel tempo la<br />
pregevolezza estetica del <strong>di</strong>ffusore senza alterazioni. L’esecuzione può essere anche in alluminio<br />
ano<strong>di</strong>zzato naturale. Il fissaggio è effettuato me<strong>di</strong>ante viti utilizzando i tre fori pre<strong>di</strong>sposti sul bordo<br />
esterno del <strong>di</strong>ffusore.<br />
La serranda <strong>di</strong> regolazione, solitamente presente, è provvista <strong>di</strong> una flangia preforata che<br />
sostituisce il collare <strong>di</strong> montaggio rendendo possibile l’accoppiamento <strong>di</strong>retto tra condotto - serranda -<br />
<strong>di</strong>ffusore.<br />
I dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori <strong>di</strong>pendono dal modello e dal Costruttore. In Tabella 21 si hanno i<br />
dati caratteristici <strong>di</strong> un modello commerciale: per date <strong>di</strong>mensioni (<strong>di</strong>ametro nominale D n ) si hanno le<br />
portate, il lancio, la caduta <strong>di</strong> pressione e la rumorosità espressa con l’in<strong>di</strong>ce NR.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
119<br />
Figura 177: Diffusori e loro dati caratteristici<br />
Tabella 21: Caratteristiche aerauliche dei <strong>di</strong>ffusori
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
120<br />
Figura 178: Abachi per la gittata e la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione<br />
Spesso i dati <strong>di</strong>mensionali e le caratteristiche dei <strong>di</strong>ffusori sono raggruppati in modo tale da avere<br />
sott’occhio sia i dati fluo<strong>di</strong>namici che quelli <strong>di</strong> rumorosità. Ad esempio alcuni Costruttori forniscono i<br />
loro cataloghi come in<strong>di</strong>cato nella Figura 179 e nella Figura 180 per le caratteristiche fluido<strong>di</strong>namiche.<br />
Figura 179: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore a coni variabili<br />
Come si può osservare in Figura 180 (come schematizzato anche nello stesso abaco con le linee<br />
<strong>di</strong> richiamo riportate in basso a sinistra) nota la portata d’aria da inviare si hanno imme<strong>di</strong>atamente il<br />
lancio, la velocità iniziale e la rumorosità (in<strong>di</strong>ce NR).<br />
Pertanto la selezione della <strong>di</strong>mensione del <strong>di</strong>ffusore risulta legata sia ai dati <strong>di</strong> progetto<br />
fluido<strong>di</strong>namici (v k , L T ) ma anche alla rumorosità prodotta.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
121<br />
Figura 180: Selezione del <strong>di</strong>ffusore con abaco integrato (caratteristiche rumorosità)<br />
Per <strong>di</strong>ffusori quadrati si hanno i dati <strong>di</strong>mensionali seguenti e le curve <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> Figura 182,<br />
<strong>di</strong> Figura 183. <strong>di</strong> Figura 184 e <strong>di</strong> Figura 185.<br />
Figura 181: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori quadrati
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
122<br />
Figura 182: Curve caratteristiche per <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
123<br />
Figura 183: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
124<br />
Figura 184: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
125<br />
Figura 185: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata<br />
2.4.1 DIFFUSORI ELICOIDALI<br />
I <strong>di</strong>ffusori regolabili ad effetto elicoidale consentono una rapida miscela fra l'aria immessa e quella<br />
indotta permettendo <strong>di</strong> raggiungere un elevato numero <strong>di</strong> ricambi d'aria (fino a 30 ricambi ora) con<br />
<strong>di</strong>fferenziali <strong>di</strong> temperatura compresi tra +10°C e -10°C in locali alti fino a 4 metri.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
126<br />
Il flusso elicoidale può essere variato me<strong>di</strong>ante l’orientamento dei deflettori ottenendo i seguenti<br />
risultati (ve<strong>di</strong> Figura 186):<br />
- Flusso in senso orario = gittata maggiore<br />
- Flusso in senso antiorario = gittata ridotta<br />
- Metà deflettori con flusso orario e metà con flusso antiorario = gittata in una sola <strong>di</strong>rezione.<br />
- Un quarto <strong>di</strong> deflettori a flussi alternati = gittata in due <strong>di</strong>rezioni opposte.<br />
La posizione dei deflettori può essere mo<strong>di</strong>ficata anche ad installazione avvenuta, sia per<br />
ottimizzare la <strong>di</strong>ffusione dell’aria nel locale sia per supplire ad inconvenienti provocati da mo<strong>di</strong>fiche<br />
strutturali (colonne, pareti mobili, lampade sporgenti, ecc.).<br />
Le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione non cambiano al variare della posizione dei deflettori rendendo inutile una<br />
successiva taratura dei circuiti. In Tabella 22 si hanno i dati <strong>di</strong>mensionali per una serie commerciale.<br />
Tabella 22: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori elicoidali<br />
Figura 186: Funzionamento dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali<br />
In Tabella 23 si hanno i dati caratteristici <strong>di</strong> una serie commerciale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali con<br />
l’in<strong>di</strong>cazione del lancio X , della caduta <strong>di</strong> pressione p e il livello <strong>di</strong> rumorosità NR.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
127<br />
Figura 187: Dati geometrici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
128<br />
Figura 188: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
129<br />
Tabella 23: Dati caratteristici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali<br />
2.4.2 DIFFUSORI A PORTATA VARIABILE<br />
I <strong>di</strong>ffusori a portata variabile autoregolanti consentono <strong>di</strong> realizzare impianti a portata d’aria<br />
variabile (VAV) senza l’utilizzo <strong>di</strong> cassette terminali <strong>di</strong> regolazione. I principali componenti sono:<br />
Dispositivo termico autoazionato: non richiede alimentazione e collegamenti ad una rete<br />
elettrica o pneumatica.<br />
Funziona a bassa pressione (25 ÷ 60 Pa) con conseguente riduzione dei costi per i ventilatori e<br />
per le canalizzazioni.<br />
Commutatore aria calda-aria fredda. Cambia automaticamente funzionamento da riscaldamento<br />
a raffreddamento.<br />
Elemento termosensibile regolabile: permette <strong>di</strong> regolare con una precisione <strong>di</strong> ± 0,75 C la<br />
temperatura <strong>di</strong> ogni singolo locale in un campo <strong>di</strong> temperature da 21 a 25 C. » incassato nel<br />
<strong>di</strong>ffusore, facilmente raggiungibile per la regolazione, fuori dalla portata dei non addetti. Evita i<br />
costi d’installazione <strong>di</strong> sonde in ogni ambiente.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
130<br />
2.4.3 DEFLETTORI AD ASSETTO AUTOMATICAMENTE VARIABILE<br />
Consentono <strong>di</strong> ottenere velocità costanti dell’aria immessa in ambiente al variare della portata,<br />
creano un elevato effetto induttivo che sod<strong>di</strong>sfa le esigenze <strong>di</strong> ventilazione anche con portate <strong>di</strong> soli 3,7<br />
m3/h per m2 <strong>di</strong> superficie (pari a 1,4 volumi/h in ambienti <strong>di</strong> 2,7 m <strong>di</strong> altezza). In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> massima<br />
chiusura garantiscono il passaggio <strong>di</strong> 42,4 m3/h per consentire la ventilazione dell’ambiente.<br />
I <strong>di</strong>ffusori ad assetto variabile assicurano una facile ritaratura degli ambienti dopo lo spostamento<br />
<strong>di</strong> pareti mobili. Sono utilizzati per ottenere delle zone VAV in normali impianti a portata costante.<br />
Facilitano l’utilizzo <strong>di</strong> unità ad espansione <strong>di</strong>retta.<br />
Figura 189: Diffusori a portata variabile<br />
Il flusso d’aria a portata variabile è <strong>di</strong>ffuso attraverso quattro deflettori perimetrali in modo da<br />
mantenere l’effetto Coanda e impe<strong>di</strong>re cadute d’aria fredda in ambiente. Il <strong>di</strong>ffusore a portata variabile<br />
conferisce al flusso d’aria emesso il massimo contenuto <strong>di</strong> energia cinetica in tutto il normale campo <strong>di</strong><br />
variazione, esaltando sia il trascinamento dell’aria ambiente, sia l’aspirazione <strong>di</strong> un prestabilito<br />
quantitativo della stessa per l’apprezzamento <strong>di</strong> temperatura da parte del <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> regolazione.<br />
Tale effetto continuo <strong>di</strong> aspirazione consente al tempo stesso una precisa risposta del <strong>di</strong>ffusore<br />
alla temperatura ambiente e previene fenomeni <strong>di</strong> stratificazione.<br />
I vantaggi principali <strong>di</strong> un impianto a portata variabile realizzato con <strong>di</strong>ffusori a portata d’aria<br />
variabile sono il basso livello sonoro ed il basso costo <strong>di</strong> esercizio. Come tutti gli altri <strong>di</strong>ffusori,<br />
<strong>di</strong>ventano rumorosi quando la pressione statica al loro ingresso supera i 60 Pa. Di conseguenza<br />
l’impianto, i canali ed il metodo <strong>di</strong> controllo della pressione statica dovrebbero essere concepiti per<br />
mantenere la pressione statica in ingresso al <strong>di</strong>ffusore entro i 60 Pa, sia alla portata <strong>di</strong> progetto sia a<br />
portata parziale. La pressione non può però nemmeno scendere sotto i 12 Pa, altrimenti l’aria non ha<br />
l’energia per poter defluire dal <strong>di</strong>ffusore. Quello che si deve quin<strong>di</strong> curare è <strong>di</strong> mantenere una pressione<br />
statica non superiore a 60 Pa all’ingresso del primo <strong>di</strong>ffusore, e non inferiore a 12 Pa in corrispondenza<br />
dell’ultimo, e lasciare che la pressione si equalizzi a portata parziale. Le pressioni effettive <strong>di</strong><br />
funzionamento nel canale <strong>di</strong>pendono dalle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione negli stacchi. Ogni stacco dovrebbe<br />
essere dotato <strong>di</strong> serranda <strong>di</strong> taratura, collocata subito dopo la <strong>di</strong>ramazione del canale principale per<br />
ridurre il livello sonoro. Due sono i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> canali comunemente adottati: il<br />
metodo a per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione costante e quello a guadagno statico. Il primo metodo è il più<br />
comunemente usato.<br />
Per la progettazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> canali che serva una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori a portata variabile si<br />
consiglia <strong>di</strong> adottare una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione unitaria uguale o inferiore a 0,82 Pa/m. In questo modo è<br />
possibile ottenere <strong>di</strong>ramazioni <strong>di</strong> lunghezza equivalente fino a 60 m con una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione non<br />
superiore a 50 Pa nel tronchetto flessibile <strong>di</strong> collegamento.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
131<br />
Figura 190: Distribuzione dell’aria con <strong>di</strong>ffusori a portata variabile<br />
Tabella 24: Dati caratteristici per <strong>di</strong>ffusori a portata variabile
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
132<br />
Poiché gli impianti a portata variabile realizzati con <strong>di</strong>ffusori a portata variabile funzionano in<br />
modo ottimale in un campo <strong>di</strong> pressione statica compreso fra 25 e 64 Pa, nel caso <strong>di</strong> un impianto esteso<br />
con lunghi collettori e numerose <strong>di</strong>ramazioni, Ë necessario installare in queste ultime (progettate in base<br />
ad una velocità dell’aria compresa fra 5 e 6 m/s) delle serrande <strong>di</strong> regolazione che riducano la pressione<br />
rispetto a quella esistente nei tronchi principali (nei quali la velocità varia in genere fra i 7 ed i 10 m/s).<br />
Tali serrande, complete <strong>di</strong> servomotore, sono a loro volta collegate a dei regolatori <strong>di</strong> pressione<br />
statica con una precisione <strong>di</strong> ± 0,5 Pa, impostati in modo da mantenere nelle <strong>di</strong>ramazioni una pressione<br />
non eccedente i 60 Pa, e serviti da sonde <strong>di</strong> pressione statica posizionate in base ai criteri<br />
precedentemente descritti. I servomotori sono concepiti in modo da aprire o chiudere le serrande al<br />
variare della pressione statica a valle. Il tempo <strong>di</strong> corsa del comando dovrebbe variare fra i 5 ed i 12<br />
minuti. E’ anche opportuno adottare un regolatore con zona morta, in modo da ridurre il numero degli<br />
interventi e quin<strong>di</strong> prolungare la vita del motore della serranda. Conviene notare peraltro che, qualora la<br />
pressione dell’aria <strong>di</strong> mandata sia abbastanza bassa da non richiedere una riduzione, e non sia soggetta a<br />
variazioni significative, tali <strong>di</strong>spositivi possono essere non necessari. Un esempio tipico è costituito da<br />
un impianto a bassa pressione la cui porzione a portata variabile non sia superiore al 30% del totale.<br />
In linea <strong>di</strong> massima, se i <strong>di</strong>ffusori esistenti non sono rumorosi, un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> riduzione della<br />
pressione non sarà necessario qualora essi vengano sostituiti da <strong>di</strong>ffusori a portata d’aria variabile in<br />
misura non superiore al 30% del totale.<br />
In Tabella 24 sono riportati i dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori a portata d’aria variabile <strong>di</strong> una serie<br />
commerciale.<br />
2.4.4 DIFFUSORI LINEARI<br />
I <strong>di</strong>ffusori lineari a feritoia costituiscono una interessante alternativa tecnica e architettonica ai<br />
<strong>di</strong>ffusori quadrati e circolari. Consentono <strong>di</strong>ffusioni d’aria perimetrali da soffitto sia verso il centro<br />
dell’ambiente che lungo le vetrate esterne. Si integrano nei controsoffitti a doghe e formano interessanti<br />
<strong>di</strong>segni architettonici sui controsoffitti a gesso.<br />
La <strong>di</strong>ffusione orizzontale sviluppa una elevata induzione che integrata dall’effetto Coanda<br />
permette <strong>di</strong> ottenere considerevoli gittate d’aria. L’uso contemporaneo <strong>di</strong> più feritoie posizionate verso<br />
il basso crea un getto d’aria verticale estremamente utile per formare delle barriere d’aria in grado <strong>di</strong><br />
contrastare elevate rientranze <strong>di</strong> calore. Pur essendo un <strong>di</strong>ffusore concepito per installazioni a soffitto è<br />
ugualmente utilizzato con ottimi risultati anche in applicazioni a parete ed occasionalmente come unità<br />
<strong>di</strong> aspirazione d’aria ambiente.<br />
Figura 191: Caratteristiche costruttive dei <strong>di</strong>ffusori lineari<br />
Nella Tabella 25 si hanno i dati caratteristici <strong>di</strong> una serie commerciale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori lineari.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
133<br />
Figura 192: Modalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria dei <strong>di</strong>ffusori lineari<br />
Tabella 25: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori lineari<br />
Figura 193: Caratteristiche <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori lineari
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
134<br />
Figura 194: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori lineari della figura precedente<br />
2.4.5 DIFFUSORI AD UGELLO<br />
Gli ugelli a getto concentrato con angolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione variabile sono particolarmente in<strong>di</strong>cati per<br />
la climatizzazione <strong>di</strong> ambienti che richiedono gittate lunghe e concentrate per poter raggiungere punti<br />
del locale <strong>di</strong>stanti dalla rete <strong>di</strong> canalizzazioni o particolarmente nascosti da elementi strutturali.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
135<br />
Il loro utilizzo, sia in ventilazione isotermica che in climatizzazione estiva/invernale, garantisce il<br />
raggiungimento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere nei punti desiderati.<br />
E’ quin<strong>di</strong> possibile effettuare con estrema precisione dei raffreddamenti o riscaldamenti<br />
localizzati (spot cooling/heating). Gli ugelli sono utilizzabili sia per <strong>di</strong>ffusione d’aria orizzontale che<br />
verticale e, grazie alla facilità <strong>di</strong> regolazione, in qualsiasi <strong>di</strong>rezione interme<strong>di</strong>a.<br />
Figura 195: Caratteristiche <strong>di</strong>mensionali dei <strong>di</strong>ffusori ad ugello<br />
Figura 196: Diffusori ad ugello – Dati caratteristici<br />
La selezione dei <strong>di</strong>ffusori ad ugello viene effettuata me<strong>di</strong>ante i dati caratteristici riportati in<br />
Tabella 26 che riportano, oltre al lancio e la caduta <strong>di</strong> pressione p, anche i valori della rumorosità con<br />
l’in<strong>di</strong>ce NR.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
136<br />
Tabella 26: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori ad ugello<br />
2.4.6 BOCCHETTE DI MANDATA<br />
Si tratta <strong>di</strong> terminali finali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione adatti per l’inserimento a pareti e comunque su<br />
superfici verticali. Sono largamente utilizzate nella applicazioni pratiche e sono normalmente poste in<br />
alto, al <strong>di</strong> sopra delle porte, in modo da coprire, con il lancio, l’ambiente da climatizzare.<br />
Queste bocchette possono essere ad alette fisse (più economiche) che ad alette mobili (più adatte<br />
per il bilanciamento complessivo della rete).<br />
Nelle figure seguenti si hanno i dati <strong>di</strong>mensionali per varie tipologie <strong>di</strong> bocchette e le curve <strong>di</strong><br />
selezione con l’in<strong>di</strong>cazione della rumorosità (in<strong>di</strong>ce NR).
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
137<br />
Figura 197: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette rettangolari
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
138<br />
Figura 198: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> bocchette rettangolari<br />
Figura 199: Bocchette rettangolari ad alette regolabili
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
139<br />
Figura 200: Dati caratteristici delle bocchette rettangolari<br />
2.4.7 BOCCHETTE DI ASPIRAZIONE<br />
Le bocchette <strong>di</strong> aspirazione ad alette fisse inclinate a 40°, trovano la loro applicazione come prese<br />
d’aria all’interno <strong>di</strong> locali. Lo speciale profilo delle alette assicura un’ottima sezione libera <strong>di</strong> passaggio<br />
con per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico contenute.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
140<br />
Figura 201: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette <strong>di</strong> ripresa<br />
Figura 202: Dati caratteristici delle bocchette <strong>di</strong> ripresa
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
141<br />
2.4.8 GRIGLIE DI RIPRESA<br />
Le griglie <strong>di</strong> ripresa ad alette fisse inclinate a 45°, grazie alla loro linea moderna e funzionale,<br />
trovano applicazione come prese d’aria all’interno ed all’esterno <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici. Lo speciale profilo<br />
antipioggia delle alette garantisce la massima protezione.<br />
Figura 203: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa<br />
Figura 204: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
142<br />
2.4.9 GRIGLIE DI TRANSITO<br />
Le griglie <strong>di</strong> transito sono caratterizzate da uno speciale profilo antiluce e trovano la loro<br />
applicazione per il transito dell’aria tra locali, installabili su porte o pareti.<br />
Lo speciale profilo delle alette, oltre a renderle gradevoli <strong>di</strong> aspetto assicura il trasferimento<br />
dell’aria per effetto della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione fra i locali considerati.<br />
Figura 205: Dati <strong>di</strong>mensionali delle griglie <strong>di</strong> transito<br />
Figura 206: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> transito
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
143<br />
2.4.10 SERRANDE DI REGOLAZIONE<br />
A monte dei <strong>di</strong>ffusori può essere installata una serranda <strong>di</strong> taratura in acciaio verniciato che<br />
consente la regolazione frontale attraverso il <strong>di</strong>ffusore me<strong>di</strong>ante una apposita chiave. L’installazione<br />
avviene sul canotto con viti laterali. L’apposita flangia preforata permette il fissaggio <strong>di</strong>retto del<br />
<strong>di</strong>ffusore senza l’ausilio del collarino.<br />
Figura 207: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> taratura<br />
Figura 208: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> taratura
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
144<br />
Figura 209: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> regolazione
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
145<br />
Figura 210: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> regolazione<br />
2.4.11 SERRANDE DI SOVRAPRESSIONE<br />
Le serrande <strong>di</strong> sovrapressione sono caratterizzate dall’equilibrato funzionamento delle alette,<br />
trovano la loro applicazione nel montaggio all’esterno <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, sia per l’espulsione che per<br />
l’aspirazione, garantendo la chiusura per gravità all’arresto del ventilatore.<br />
Per installazioni su e<strong>di</strong>fici molto alti e particolarmente esposti ai venti, è consigliabile montare<br />
davanti alla serranda una griglia fissa <strong>di</strong> presa d’aria esterna.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
146<br />
Figura 211: Dati <strong>di</strong>mensionali delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione<br />
Figura 212: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> sovrapressione da canale<br />
Figura 213: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
147<br />
2.4.12 GRIGLIE TAGLIAFUOCO E TAGLIAFUMO<br />
Queste griglie si rendono necessarie in impianti <strong>di</strong> grande estensione e in e<strong>di</strong>fici aventi particolari<br />
destinazione d’uso.<br />
LA COMPARTIMENTAZIONE DEGLI EDIFICI<br />
Per e<strong>di</strong>fici destinati ad uffici, ospedali, alberghi, attività commerciali ,… occorre sud<strong>di</strong>videre il<br />
<strong>volume</strong> complessivo in comparti 14 cioè in volumi in<strong>di</strong>pendenti ed isolati dagli altri in modo che un<br />
eventuale incen<strong>di</strong>o che si sviluppi in uno <strong>di</strong> essi non si propaghi verso gli altri.<br />
La compartimentazione è effettuata <strong>secondo</strong> regole dettate dalle circolari del Ministero degli Interni e<br />
in particolare dai Vigili del Fuoco a seconda delle destinazione d’uso degli e<strong>di</strong>fici.<br />
Figura 214: Esempio <strong>di</strong> compartimentazione in un blocco operatorio<br />
In Figura 214 si ha un esempio <strong>di</strong> compartimentazione per un e<strong>di</strong>ficio destinato a blocco<br />
operatorio e per il quale la Norma Tecnica <strong>di</strong> riferimento (D.M. Interno 18/09/2002) prescrive che la<br />
superficie massima <strong>di</strong> ogni compartimento deve essere inferiore a 1000 m². I bor<strong>di</strong> a tratto spesso<br />
in<strong>di</strong>ca la delimitazione dei comparti.<br />
14 Nel capitolo de<strong>di</strong>cato agli impianti antincen<strong>di</strong>o (Vol. 3°) si hanno notizie più approfon<strong>di</strong>te <strong>di</strong> questo argomento.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
148<br />
Si osservi anche l’inserimento <strong>di</strong> porte tagliafuoco che hanno lo scopo <strong>di</strong> resistere al fuoco per<br />
una durata <strong>di</strong> 60÷120 minuti e <strong>di</strong> chiudersi a scatto quando i rivelatori in<strong>di</strong>cano la presenza <strong>di</strong> un<br />
incen<strong>di</strong>o. In questo modo le fiamme all’interno del comprato interessato non si possono propagare agli<br />
altri comparti e gli occupanti possono porsi in salvo attraverso le vie <strong>di</strong> fuga.<br />
Con la stessa filosofia dell’isolamento del comparto sotto incen<strong>di</strong>o la Norma Tecnica richiede che<br />
anche i canali che attraversano i comparti siano dotati <strong>di</strong> serrande tagliafuoco e <strong>di</strong> serrande tagliafumo in<br />
modo che l’aria immessa nei comprati non provochi asfissia per gli occupanti. Le serrande tagliafuoco,<br />
ve<strong>di</strong> Figura 215, sono installate all’interno dei canali <strong>di</strong> ventilazione con lo scopo <strong>di</strong> bloccare la<br />
ventilazione dei settori interessati dall’incen<strong>di</strong>o.<br />
Le serrande scattano, cioè le alette si serrano, quando un elemento sensibile interno fonde se la<br />
temperatura supera i 72 °C o quando un rivelatore <strong>di</strong> fumi esterno invia il segnale elettrico <strong>di</strong> chiusura.<br />
In Figura 216 si ha una serranda tagliafumo che ha lo scopo <strong>di</strong> evitare, in caso <strong>di</strong> incen<strong>di</strong>o, la<br />
propagazione <strong>di</strong> fumo da un ambiente attraverso la rete dei canali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria.<br />
Anche in questo caso le alette sono tenute aperte da un levismo esterno che scatta quando<br />
l’elemento sensibile interno raggiunge i 72 °C o quando una sonda esterna rivela la presenza <strong>di</strong> fumi. Si<br />
può avere anche il caso <strong>di</strong> serranda tagliafumo sempre chiusa che viene aperta automaticamente quando<br />
si vuole evacuare il fumo eventualmente presenti nei canali.<br />
Figura 215: Serranda tagliafuoco<br />
Figura 216: Serrande tagliafumo<br />
2.4.13 SILENZIATORI<br />
Per ridurre la rumorosità dell’aria, anche ai fini del rispetto della norma tecnica sui requisiti<br />
acustici degli e<strong>di</strong>fici si inseriscono nei canali opportuni tratti silenziati, ve<strong>di</strong> Figura 217, che riducono il<br />
livello <strong>di</strong> rumore in funzione della tipologia costruttiva, <strong>secondo</strong> dati caratteristici forniti dai vari<br />
costruttori.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
149<br />
Figura 217: Silenziatore per canali d’aria<br />
2.5 CAD PER LA SELEZIONE DEI DIFFUSORI E BOCCHETTE<br />
La selezione dei <strong>di</strong>ffusori e delle bocchette viene effettuata in base ai parametri fondamentali <strong>di</strong><br />
ciascun <strong>di</strong>spositivo e cioè in base alla portata d’aria, alla velocità <strong>di</strong> uscita, al lancio, alla caduta e alla<br />
rumorosità. La selezione viene effettuata me<strong>di</strong>ante i dati caratteristici <strong>di</strong> ciascun <strong>di</strong>spositivo rilevabili ne<br />
cataloghi tecnici della case costruttrici.<br />
Oggi questi cataloghi sono reperibili anche in formato <strong>di</strong>gitale e le stesse case costruttrici<br />
forniscono programmi <strong>di</strong> selezione personalizzati che guidano passo passo nella selezione corretta dei<br />
terminali. In Figura 218 si ha un esempio <strong>di</strong> immissione dei dati <strong>di</strong> un ambiente e <strong>di</strong> scelta del numero<br />
<strong>di</strong> terminali da inserire (ultime due righe <strong>di</strong> dati)<br />
In Figura 219 si ha la selezione delle con<strong>di</strong>zioni interne (temperatura dell’aria ambiente e<br />
temperatura dell’aria <strong>di</strong> immissione) e l’in<strong>di</strong>cazione della zona degli occupanti (altezza della testa per<br />
persona in pie<strong>di</strong> e seduta). In Figura 220 si ha la finestra <strong>di</strong> input della portata d’aria nell’ambiente che<br />
può essere fornita in<strong>di</strong>cando una sola riga: ad esempio si può fissare la portata per unità <strong>di</strong> superficie<br />
(L/s/m²) o totale (L/s) o per <strong>di</strong>ffusore o come carico termico (<strong>di</strong> riscaldamento o <strong>di</strong> raffreddamento) o,<br />
infine, come numero <strong>di</strong> ricambi orari.<br />
Figura 218: Esempio <strong>di</strong> Input delle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un ambiente
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
150<br />
In Figura 221 si ha una finestra <strong>di</strong> verifica delle selezione effettuata con la quale si possono<br />
vedere sia i dati <strong>di</strong>mensionali che <strong>di</strong> rumorosità della selezione effettuata, come illustrato in Figura 222<br />
nella quale è riportato lo spettro <strong>di</strong> rumore prodotto nelle ipotesi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusore descritto nelle righe in<br />
alto (presenza <strong>di</strong> plenum). Il programma calcola il livello NC e il livello <strong>di</strong> pressione pesato nella scala<br />
A. E’ possibile vedere il tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusore selezionato dal catalogo elettronico, come illustrato in Figura<br />
222. E’ anche possibile avere una anteprima del <strong>di</strong>segno (pianta, sezione, …) del tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusore<br />
selezionato con l’in<strong>di</strong>cazione delle <strong>di</strong>mensioni e del particolare <strong>di</strong> inserimento nel canale <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stribuzione. Questi <strong>di</strong>segni vengono poi riportati nella stampa finale, come in<strong>di</strong>cato in Figura 224.<br />
Il vantaggio dell’utilizzo <strong>di</strong> questi programmi risiede nella verifica complessiva effettuata dal<br />
software. In particolare si ha la possibilità, come in<strong>di</strong>cato in Figura 219, <strong>di</strong> selezionare la Norma <strong>di</strong><br />
riferimento per la verifica del comfort o <strong>di</strong> fissare una zona per gli occupanti <strong>di</strong>versa da quella standard.<br />
E’ bene ricordare, infatti, che non basta assicurarsi che venga mandata nell’ambiente la portata<br />
d’aria desiderata ma occorre anche assicurarsi che questa sia <strong>di</strong>stribuita all’interno in modo da creare<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort o, se si vuole, <strong>di</strong> evitare le situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>scomfort cioè <strong>di</strong> zone con velocità<br />
dell’aria superiore a 0,15 m/s e gra<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> temperatura elevati.<br />
Figura 219: Esempio <strong>di</strong> selezione delle con<strong>di</strong>zioni ambientali<br />
Figura 220: Input della portata d’aria
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
151<br />
Figura 221: Verifica della selezione dei <strong>di</strong>ffusori<br />
Figura 222: Verifica acustica della selezione dei <strong>di</strong>ffusori<br />
Figura 223: Disegno del <strong>di</strong>ffusore selezionato nell’esempio
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
152<br />
2.6 TERMINALI A DISLOCAMENTO<br />
Come detto in precedenza, l’aria viene immessa a bassa velocità e basse <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura<br />
in modo da aversi una stratificazione dell’aria fredda immessa che spinge verso l’alto l’aria calda, come<br />
illustrato in Figura 163 e Figura 225. In pratica si forma una zona inferiore dove è presente l’aria fredda<br />
ed una zona superiore ove si ha l’aria calda che viene estratta me<strong>di</strong>ante bocchette <strong>di</strong> ripresa. L’aria<br />
fredda tenda a innalzarsi anche per effetto <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>enti termici (detti pennacchi) provocati da sorgenti<br />
interne (persone, computer, lampade, …). Questi terminali sono naturalmente utilizzati per il<br />
raffrescamento dei locali e possono essere usati per il riscaldamento se accoppiati a sistemi <strong>di</strong><br />
riscaldamento ra<strong>di</strong>ante a soffitto.<br />
<br />
Figura 224: Esempio <strong>di</strong> stampa finale della selezione dei <strong>di</strong>ffusori<br />
Le caratteristiche dei terminali a <strong>di</strong>slocazione possono essere qui riassunte:<br />
La portata dell’aria immessa non deve essere inferiore a quella movimentata dalle correnti<br />
convettive generate dai pennacchi interni all’ambiente, come si <strong>di</strong>mostrerà fra breve.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
153<br />
<br />
<br />
<br />
226.<br />
Nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze della zona <strong>di</strong> immissione la velocità dell’aria, per quanto basso,<br />
supera i 0,2 m/s e pertanto può provocare <strong>di</strong>sagi negli occupanti. E’ opportuno non prevedere<br />
zone <strong>di</strong> lavoro in queste aree dette neutre.<br />
La zona <strong>di</strong> influenza del terminale a <strong>di</strong>slocazione ed il relativo campo <strong>di</strong> flusso sono<br />
strettamente connessi alla forma del <strong>di</strong>ffusore (rapporto fra base e altezza) e alla sua posizione<br />
(centro parete, angolo, centro locale).<br />
L’elevata porta d’aria immessa consente <strong>di</strong> realizzare una zona detta pulita la cui altezza può<br />
essere <strong>di</strong> 1 ÷ 2 m.<br />
Fra i terminali a <strong>di</strong>slocamento vanno considerati anche i <strong>di</strong>ffusori sotto poltrone, ve<strong>di</strong> Figura<br />
Figura 225: Terminali a <strong>di</strong>slocamento<br />
Figura 226: Diffusori a <strong>di</strong>slocamento sotto poltrona<br />
Figura 227: Moto dell’aria in un sistema a <strong>di</strong>slocamento
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
154<br />
Il progetto dei sistemi a <strong>di</strong>slocamento richiede la conoscenza dettagliata dei carichi termici interni<br />
all’ambiente da climatizzare.<br />
Nel <strong>di</strong>splacement ventilation l’aria fresca viene immessa solitamente dal basso con bassa velocità e<br />
turbolenza e con un basso gra<strong>di</strong>ente termico rispetto alla temperatura dell’ambiente.<br />
Ciò che determina il funzionamento <strong>di</strong> questo sistema è il moto dell’aria fredda che riscaldandosi<br />
si muove, naturalmente, verso l’alto in una zona dove avviene l’estrazione dell’aria interna, Figura 227.<br />
Il movimento dell’aria dal basso verso l’alto è pilotato dalle sorgenti interne all’ambiente che<br />
determinano una corrente ascensionale (pennacchio) che spinge l’aria fredda a spostarsi verso l’alto.<br />
Le sorgenti interne più usuali sono le persone, i computer, le macchine, le lampade, …. Ciascuna<br />
<strong>di</strong> queste produce una portata ascensionale data in Figura 228.<br />
Figura 228: Portate d’aria delle sorgenti interne per altezze <strong>di</strong> stagnazione variabili<br />
Per effetto delle correnti ascensionali si viene a determinare all’interno del locale un’altezza detta<br />
neutra (o <strong>di</strong> stagnazione) che lo <strong>di</strong>vide in due parti: in quella inferiore si ha una stratificazione <strong>di</strong> aria<br />
fredda che si sposta uniformemente verso l’alto e in quella superiore si ha la miscelazione della corrente<br />
ascensionale con quella calda ivi esistente.<br />
Figura 229: Stratificazione dell’aria in un ambiente con <strong>di</strong>ffusore a <strong>di</strong>slocamento<br />
Con riferimento alla zona inferiore <strong>di</strong> Figura 230 si può scrivere la seguente equazione <strong>di</strong> bilancio<br />
della portata d’aria:
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
155<br />
V V V<br />
0 2 1<br />
Figura 230: Volume <strong>di</strong> controllo per il bilancio del <strong>di</strong>slocamento<br />
Da questa si desume che la portata <strong>di</strong> immissione è data dalla <strong>di</strong>fferenza V0 V1 V2<br />
fra il flusso<br />
ascendente e quello <strong>di</strong>scendente.<br />
Il sistema a <strong>di</strong>slocazione ha il vantaggio, in genere, <strong>di</strong> mantenere bassa la concentrazione <strong>di</strong><br />
inquinante interno nella zona al <strong>di</strong> sotto dell’altezza <strong>di</strong> stagnazione y st mentre la concentrazione nella<br />
zona superiore è via via crescente. Si assume valida la regola cautelativa del 30% per la concentrazione<br />
nella zona occupata dalle persone rispetto alla zona superiore.<br />
Figura 231: Distribuzione dell’inquinante in presenza del <strong>di</strong>slocamento<br />
La <strong>di</strong>stribuzione della temperatura varia linearmente fra il pavimento e il soffitto, riportato in<br />
Figura 232. In genere si assume la regola del 50% .<br />
Figura 232: Distribuzione <strong>di</strong> temperatura in un sistema a <strong>di</strong>slocamento<br />
Il progetto dei sistemi a <strong>di</strong>slocazione risulta complicato dalla necessità <strong>di</strong> dovere sod<strong>di</strong>sfare più<br />
con<strong>di</strong>zioni contemporaneamente. In particolare si vuole avere una concentrazione nella zona inferiore<br />
dell’ambiente limitata da un valore limite c oc che <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> locale e dal tipo <strong>di</strong> inquinante<br />
considerato (si veda la teoria <strong>di</strong> Fanger sulla qualità dell’aria). Al tempo stesso si deve avere un’altezza <strong>di</strong><br />
stagnazione maggiore dell’altezza <strong>di</strong> occupazione (fra 1,1 e 1,9 m) in modo che le persone risiedano<br />
permanentemente nella zona pulita. Infine si vuole che la portata <strong>di</strong> immissione sod<strong>di</strong>sfi i carichi<br />
termici interni ed esterni dell’ambiente. Si procede quin<strong>di</strong> per tentativi ipotizzando inizialmente che la<br />
portata <strong>di</strong>scendente V<br />
2<br />
sia nulla. Si valutano, quin<strong>di</strong>, le portate dei pennacchi interni in base alle curve<br />
<strong>di</strong> Figura 228 e si calcola la portata <strong>di</strong> ventilazione corrispondente.<br />
Si verifica poi che la concentrazione nella zona <strong>di</strong> occupazione sia inferiore a quella limite e<br />
quin<strong>di</strong> che la portata <strong>di</strong> immissione garantisca la neutralizzazione del carico termico dell’ambiente.<br />
Si ha una schema <strong>di</strong> calcolo del tipo <strong>di</strong> quello riassunto in Figura 234.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
156<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Si sottolineano qui alcuni aspetti positivi e negativi del sistema a <strong>di</strong>slocazione.<br />
Esso garantisce in genere una buona pulizia della zona <strong>di</strong> occupazione tranne nei casi in cui la<br />
produzione <strong>di</strong> inquinanti sia proprio a livello del pavimento (ad esempio per produzione <strong>di</strong><br />
radon che, essendo pesante, si trova a livello <strong>di</strong> pavimento ma che per effetto dello spostamento<br />
dell’aria fredda a stantuffo si può spostare in alto e quin<strong>di</strong> portarsi nella zona pericolosa della<br />
bocca e delle narici dell’uomo).<br />
Esso garantisce un minor gra<strong>di</strong>ente termico e quin<strong>di</strong> un maggior comfort interno rispetto ai<br />
sistemi a ventilazione;<br />
E’ silenzioso per effetto delle basse velocità <strong>di</strong> immissione <strong>di</strong> aria fredda nell’ambiente;<br />
Per contro è fortemente <strong>di</strong>pendente dai carichi interni e quin<strong>di</strong> dai pennacchi che essi formano.<br />
Pertanto il <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> questi sistemi non <strong>di</strong>pende solamente dalla geometria della sala<br />
e dalle esigenze tecniche ma anche dall’uso che ne viene fatto. Questi sistemi sono spesso<br />
utilizzati nelle scuole, negli ospedali o anche in ambito industriale dove si conoscano bene i<br />
carichi interni.<br />
Figura 233: Tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stributori a <strong>di</strong>slocazione
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
157<br />
Figura 234: Schema <strong>di</strong> calcolo per sistemi a <strong>di</strong>slocazione<br />
Figura 235: Un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento circolare commerciale
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
158<br />
Figura 236: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
159<br />
Figura 237: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
160<br />
Figura 238: Curve caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
161<br />
Figura 239: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
162<br />
Figura 240: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
163<br />
Figura 241: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
164<br />
Figura 242: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
165<br />
Figura 243: dati geometrici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
166<br />
Figura 244: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
167<br />
2.7 SISTEMI A FLUSSO LAMINARE<br />
Figura 245: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare<br />
Questi terminali sono usati per ottenere zone con elevata purezza dell’aria me<strong>di</strong>ante immissione a<br />
bassa velocità (zone laminari, ve<strong>di</strong> Figura 164 e Figura 246) con aria proveniente da una intera parete o<br />
da un soffitto attrezzati con filtri HEPA e con velocità uniforme <strong>di</strong> 0,4 ÷ 0,5 m/s.<br />
Dalla parete opposta l’aria viene estratta in modo uniforme in modo da creare un effetto <strong>di</strong><br />
pistone nello spostamento. La portata <strong>di</strong> aria immessa <strong>di</strong>pende dalla superficie utilizzata per<br />
l’immissione e pertanto è bene porre attenzione alla scelta <strong>di</strong> quest’ultima potendosi ottenere valori <strong>di</strong><br />
portata fino a 100 Volumi /ora.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
168<br />
Figura 246: Flusso laminare dal soffitto e ripresa dal pavimento<br />
Questi sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzioni (complessi e costosi) si utilizzano nei casi in cui la purezza dell’aria<br />
è fondamentale, quali le industrie elettroniche, le sale operatorie, l’industria farmaceutica.<br />
2.8 TRAVI FREDDE<br />
Figura 247: Esempio <strong>di</strong> applicazione dei sistemi laminari<br />
La trave fredda è un sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione misto aria-acqua molto utilizzata soprattutto nei<br />
paesi nor<strong>di</strong>ci, il nome deriva dal termine inglese “chilled beams” ma, a <strong>di</strong>spetto del nome, sono<br />
terminali in grado <strong>di</strong> riscaldare l’ambiente, non solo <strong>di</strong> raffreddarlo, oltre che garantire il controllo<br />
dell’umi<strong>di</strong>tà ed il ricambio dell’aria.<br />
Gli elementi sono costituiti da un carter metallico che contiene una batteria alettata, con tubi in<br />
rame percorsi da acqua fredda o calda, ed un sistema integrato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione dell’aria costituito da due<br />
bocchette lineari, a <strong>di</strong>fferenza dei ventilconvettori non esistono né il ventilatore né il filtro.<br />
Possono essere <strong>di</strong> due tipi:<br />
<br />
<br />
passiva;<br />
attiva;<br />
La trave fredda passiva, detta anche a convezione, non è dotata <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> immissione<br />
dell’aria, ma si basa principalmente sulla circolazione naturale dell’aria ambiente che surriscaldandosi<br />
sale verso l’alto, attraversa la batteria <strong>di</strong> scambio termico e ri<strong>di</strong>scende verso il basso. La portata dell’aria<br />
che attraversa la trave fredda passiva <strong>di</strong>pende, quin<strong>di</strong>, dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura e quin<strong>di</strong> anche <strong>di</strong><br />
pressione dell’aria all’interno e all’esterno della trave, ma anche dall’altezza della trave dal suolo.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
169<br />
Figura 248:Trave fredda attiva serie ACB 40<br />
Figura 249:Principio <strong>di</strong> funzionamento trave fredda passiva<br />
Per quanto riguarda la trave fredda attiva invece il principio <strong>di</strong> funzionamento risulta leggermente<br />
<strong>di</strong>verso, l’aria primaria, che proviene da una centrale <strong>di</strong> trattamento aria, esce dagli ugelli ad altissima<br />
velocità. Per effetto induttivo l’aria ambiente viene “risucchiata” ed attraversa così uno scambiatore <strong>di</strong><br />
calore dal quale viene raffreddata o riscaldata.<br />
E’ evidente che maggiore è l’induzione , migliore sarà la miscelazione dell’aria con conseguente<br />
abbattimento della velocità e <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra mandata e ambiente per il raggiungimento<br />
del benessere degli occupanti.<br />
All’interno del terminale l’aria primaria si miscela con quella secondaria per poi essere immessa in<br />
ambiente.<br />
Figura 250:Principio <strong>di</strong> funzionamento trave fredda attiva
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
170<br />
Figura 251: Immagine 3D che illustra il principio <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una trave fredda attiva<br />
Fra i due sistemi è da preferire sicuramente quella attiva in quanto è in grado <strong>di</strong> rilasciare una<br />
potenza (300W/m 2 ) che è circa 3 volte superiore a quella rilasciata da una trave passiva.<br />
2.8.1 VANTAGGI NELL’UTILIZZO DELLE TRAVI FREDDE<br />
Va ancora detto che le travi fredde presentano alcuni vantaggi ed alcuni svantaggi<br />
Fra i vantaggi si ricordano i seguenti:<br />
Installazione a soffitto relativamente facile;<br />
Possibilità <strong>di</strong> immettere anche aria primaria all’ambiente (portate variabili fra 0,5 e 2 Vol/h);<br />
Possibilità <strong>di</strong> avere anche le plafoniere dell’illuminazione comprese nel carte delle travi fredde;<br />
Silenziosità elevata (rumore prodotto <strong>di</strong> circa 25 dB.A);<br />
Scarsa manutenzione (ogni 3-4 anni) sia per la mancanza <strong>di</strong> motori (come nei fan coils) che per<br />
la scarsa sporcabilità delle travi fredde);<br />
Assenza <strong>di</strong> tubazioni <strong>di</strong> scarico della condensa perché l’acqua in batteria è immessa ad una<br />
temperatura superiore a 15 °C ed in ogni caso tale da non provocare condensa nella trave<br />
fredda. A questo scopo si utilizza anche una sonda <strong>di</strong> condensa <strong>di</strong> tipo a striscia inserita<br />
all’interno della trave fredda e collegata al servocomando <strong>di</strong> alimentazione della batteria fredda<br />
in modo da bloccare il flusso se si stanno verificando con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> possibile condensazione;<br />
Possibilità <strong>di</strong> compensare il calore ra<strong>di</strong>ante solare installando le travi fredde parallelamente alle<br />
finestre;<br />
Buona capacità <strong>di</strong> regolazione del carico termico variando la temperatura dell’acqua <strong>di</strong> batteria<br />
in relazione alla temperatura interna.<br />
2.8.2 SVANTAGGI DELLE TRAVI FREDDE<br />
Fra gli svantaggi delle travi fredde si ricordano i seguenti:<br />
Scarsa possibilità <strong>di</strong> contrastare carichi latenti elevati. Il carico latente è compensato solo<br />
dall’aria primaria che normalmente viene immessa ad una temperatura <strong>di</strong> 15-16 °C (cioè viene<br />
prima raffreddata fino alla saturazione e poi post riscaldata alla temperatura <strong>di</strong> circa 15 °C). Ne<br />
consegue che le capacità <strong>di</strong> compensazione del carico latente sono davvero minime. Le travi<br />
fredde, quin<strong>di</strong>, non possono essere installate in locali affollati (sale riunioni, stanze con elevati<br />
carichi latenti interni) ed inoltre l’umi<strong>di</strong>tà dell’ambiente deve essere rigorosamente mantenuta<br />
fra 40 e 55 % pena l’inefficienza della stessa trave fredda;<br />
Forte <strong>di</strong>pendenza dalla portata <strong>di</strong> aria primaria a causa del rapporto <strong>di</strong> induzione che la trave<br />
deve assicurare per il corretto funzionamento. Questo richiede la costruzione <strong>di</strong> canali <strong>di</strong><br />
mandata dell’aria primaria in classe B, cioè ad elevata tenuta. Una per<strong>di</strong>ta superiore al 10% della<br />
portata nominale ha una forte influenza negativa sulla resa termica della trave fredda;<br />
Necessità <strong>di</strong> una regolazione efficiente normalmente per singola trave fredda;
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
171<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Necessità <strong>di</strong> controllo delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> formazione della condensa me<strong>di</strong>ante sonda a striscia<br />
da porre all’interno della stessa trave;<br />
Qualità delle installazioni dei canali e delle tubazioni superiore a normali standard impiantistici;<br />
Forte <strong>di</strong>pendenza dalle con<strong>di</strong>zioni progettuali. Un errore progettuale non può essere<br />
compensato in alcun modo dalla trave fredda che, pertanto, si presenta come un <strong>di</strong>spositivo<br />
molto rigido. Pertanto è sempre bene controllare i parametri <strong>di</strong> progetto e, possibilmente,<br />
introdurre fattori cautelativi <strong>di</strong> maggiorazione;<br />
Costi complessivi <strong>di</strong> installazione più elevati degli impianti tra<strong>di</strong>zionali a fan coil con aria<br />
primaria;<br />
Dubbia applicabilità in zone particolarmente calde con carichi ambientali superiori a 800-1000<br />
W. In questo caso, infatti, per compensare carichi termici elevati occorrerebbe installare più<br />
travi fredde con evidenti problemi <strong>di</strong> scarsa convenienza economica.<br />
2.8.3 PROGETTO DELLE TRAVI FREDDE<br />
Il progetto dei sistemi a travi fredde viene effettuato con l’ausilio <strong>di</strong> opportuni co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo<br />
che tengono conto delle numerose variabili in gioco.<br />
Nelle figure seguenti si ha una sessione <strong>di</strong> lavoro con un CAD per travi fredde commerciale.<br />
Si osservi come l’input dei dati sia organizzato per tipologia: in alto a sinistra si hanno i dati<br />
relativi all’ambiente, al centro la destinazione d’uso del locale, in basso a sinistra i dati <strong>di</strong> progetto della<br />
trave (portata d’aria primaria, temperatura dell’aria del locale e della trave, …..) al centro in basso si ha<br />
la selezione del tipo <strong>di</strong> trave e a destra in basso il tipo <strong>di</strong> esecuzione.<br />
Figura 252: Progetto <strong>di</strong> travi fredde – Dati <strong>di</strong> input
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
172<br />
Figura 253: Travi fredde – Dati <strong>di</strong> calcolo<br />
Per la trave fredda si possono selezionare numerosi accessori quali il servomotore, la valvola <strong>di</strong><br />
regolazione, …<br />
Figura 254: selezione delle apparecchiature <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> una trave fredda
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
173<br />
Figura 255: Selezione degli accessori <strong>di</strong> una trave fredda<br />
Figura 256: Parametri <strong>di</strong> progetto per la trave fredda<br />
I parametri <strong>di</strong> calcolo e i vincoli progettuali possono essere variati con apposite finestre (ve<strong>di</strong><br />
Figura 256).<br />
Alla fine della selezione e della fase <strong>di</strong> calcolo si ha la stampa dei risultati, come in<strong>di</strong>cato in Figura<br />
257. Spesso si ha anche un <strong>di</strong>segno del progetto finale.<br />
In Figura 258 si ha un esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionamento rapido <strong>di</strong> trave fredda: si hanno solo i dati<br />
riguardanti la selezione della trave e non quelli geometrici e <strong>di</strong> carico dell’ambiente. Alla fine si prosegue<br />
come nel caso generale con la stampa dei risultati <strong>di</strong> calcolo.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
174<br />
Figura 257: Esempio <strong>di</strong> stampa <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> trave fredda
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
175<br />
Figura 258: Dimensionamento rapido <strong>di</strong> trave fredda<br />
2.8.4 USO INVERNALE DELLE TRAVI FREDDE<br />
L’uso delle travi fredde è principalmente in<strong>di</strong>cato nell’ambito del raffrescamento ambientale.<br />
Tuttavia, anche per evitare il doppio impianto, in Italia si utilizzano le travi fredde (il nome quin<strong>di</strong><br />
risulta ingannevole) anche per il riscaldamento ambientale. In questo caso non sussiste il pericolo <strong>di</strong><br />
formazione condensa e l’aria primaria, sempre in quantità da 0,5 a 2 <strong>volume</strong> ora, è inviata alla<br />
temperatura <strong>di</strong> 20 °C (temperatura neutra), mentre l’acqua calda nella batteria <strong>di</strong> scambio è inviata ad<br />
una temperatura opportuna solitamente oltre i 40 °C. La rete <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong> quest’ultima può<br />
essere coincidente con quella <strong>di</strong> raffrescamento estiva (impianto a due tubi) o separata (impianto a<br />
quattro tubi).<br />
2.9 STUDIO TERMO FLUIDO DINAMICO DELLE TRAVI FREDDE<br />
Nella società moderna la popolazione trascorre più del 90% del proprio tempo all’interno <strong>di</strong><br />
e<strong>di</strong>fici. Questa affermazione mette bene in evidenza l’importanza degli stu<strong>di</strong> concernenti l’efficienza dei<br />
sistemi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento ambientale, la qualità dell’aria all’interno degli ambienti confinati e le<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort termo-igrometrico per gli occupanti <strong>di</strong> tali ambienti. Una buona parte degli stu<strong>di</strong><br />
presenti in letteratura su questo argomento hanno carattere sperimentale. Ciò nonostante, nel corso<br />
degli ultimi anni, sia la comunità scientifica che il mondo industriale mostrano crescente e vivo interesse<br />
nell’approccio numerico-simulativo per stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> design o verifica <strong>di</strong> componenti <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>zionamento ambientale. In particolare l’indagine pre<strong>di</strong>ttiva sulla <strong>di</strong>stribuzione fluido<strong>di</strong>namica e<br />
termica dell’aria <strong>di</strong> ventilazione all’interno <strong>di</strong> ambienti confinati trova un ottimo riscontro tramite<br />
questo tipo <strong>di</strong> analisi. In questo stu<strong>di</strong>o un co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> calcolo agli elementi finiti è utilizzato per simulare<br />
la termo-fluido<strong>di</strong>namica dell’aria <strong>di</strong> ventilazione trattata tramite particolari <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />
induttivi, denominati in gergo tecnico a “trave fredda”. Tali componenti assicurano sia l’immissione<br />
all’interno degli ambienti dell’aria <strong>di</strong> rinnovo che il trattamento termico dell’aria <strong>di</strong> ricircolo. Il principio<br />
<strong>di</strong> funzionamento è basato sull’effetto induttivo assicurato dal getto a forte velocità dell’aria primaria<br />
nei confronti dell’aria secondaria presente nell’ambiente. L’aria <strong>di</strong> ricircolo infatti, a causa della<br />
depressione locale creata in prossimità dell’ugello <strong>di</strong> lancio dell’aria primaria, è richiamata all’interno del<br />
componente, e forzata a fluire attraverso una batteria <strong>di</strong> scambio termico. Le due correnti sono quin<strong>di</strong><br />
miscelate ed immesse in ambiente attraverso appositi <strong>di</strong>ffusori a soffitto. La fluido<strong>di</strong>namica e l’analisi
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
176<br />
termica del processo è analizzata tramite modelli 2D e 3D per vari assetti funzionali concernenti sia<br />
l’orientazione dell’asse del getto (orizzontale, verticale ed obliqua) che della batteria <strong>di</strong> scambio ariaacqua<br />
(orizzontale e verticale). L’affidabilità dei modelli è stata testata tramite confronto dei valori dei<br />
rapporti induttivi tra le portate <strong>di</strong> aria immessa e aria richiamata con quelli forniti dai principali<br />
costruttori <strong>di</strong> questi componenti. I risultati, ottenuti sia per deflussi stazionari che per transitori<br />
caratterizzanti la fase <strong>di</strong> avviamento dell’impianto, sono principalmente presentati nella forma <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> velocità e temperatura. Un’attenzione particolare è stata posta nella valutazione <strong>di</strong><br />
parametri in<strong>di</strong>cativi delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort nel <strong>volume</strong> dell’ambiente potenzialmente occupato,<br />
quali valori massimi della velocità dell’aria e gra<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> temperatura. Da un punto <strong>di</strong> vista applicativo<br />
lo stu<strong>di</strong>o permette <strong>di</strong> valutare la resa termica per metro <strong>di</strong> lunghezza della “trave fredda” nelle <strong>di</strong>verse<br />
configurazioni stu<strong>di</strong>ate. Numerose analisi parametriche in funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi fattori operativi (portata<br />
dell’aria <strong>di</strong> rinnovo, temperatura dell’aria <strong>di</strong> rinnovo, temperatura esterna, temperatura dell’acqua <strong>di</strong><br />
alimento della batteria) sono state inoltre svolte, simulando il funzionamento del componente sia in<br />
stagione invernale che estiva.<br />
2.9.1 MODELLO FISICO<br />
Il principio funzionale della trave fredda attiva è presentato schematicamente in Figura 259.<br />
Figura 259: Schema funzionale <strong>di</strong> principio della trave fredda <strong>di</strong> tipo attivo.<br />
Esso consiste in un effetto <strong>di</strong> induzione provocato dall'immissione <strong>di</strong> aria esterna fresca che<br />
genera un effetto <strong>di</strong> depressione con richiamo <strong>di</strong> aria ambiente che attraversa la batteria alettata<br />
sottostante e quin<strong>di</strong> viene nuovamente inviata nell'ambiente. La trave fredda è <strong>di</strong> norma posta nel<br />
soffitto <strong>di</strong> una stanza. Le equazioni costitutive per flui<strong>di</strong> newtoniani incomprimibili sono le<br />
seguenti:<br />
T <br />
<br />
u u pI <br />
u u <br />
F<br />
<br />
<br />
u<br />
0<br />
<br />
<br />
T<br />
u k kT<br />
Pu<br />
<br />
<br />
T<br />
<br />
T<br />
ove:<br />
T<br />
u<br />
<br />
2<br />
<br />
<br />
C<br />
1<br />
P u C<br />
2<br />
<br />
<br />
<br />
T<br />
k k<br />
T<br />
: <br />
<br />
<br />
P u u u u<br />
Ck<br />
<br />
<br />
T<br />
<br />
<br />
Le proprietà termofisiche a base <strong>di</strong> calcolo sono riportate in Tabella 27.<br />
2<br />
Proprietà termofisiche dell'aria
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
177<br />
Densità, 1.19 [kg/m 3 ]<br />
Viscosità cinematica,<br />
Calore specifico, C p<br />
Conducibilità termica, <br />
1.52 e-5 [m 2 /s]<br />
1100 [J/(kg K)]<br />
0.026 [W/(m K)]<br />
Tabella 27: Proprietà termofisiche dell'aria.<br />
La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> temperatura si ottiene dalla risoluzione dell'equazione <strong>di</strong> conservazione<br />
dell'energia:<br />
kTQCuT<br />
<br />
La risoluzione delle precedenti equazioni <strong>di</strong>fferenziali è effettuata me<strong>di</strong>ante le seguenti<br />
con<strong>di</strong>zioni al contorno:<br />
Con<strong>di</strong>zioni al contorno fluido<strong>di</strong>namiche<br />
aderenza alle pareti;<br />
velocità imposta (u in ) per l'aria in ingresso attraverso la trave fredda;<br />
pressione imposta in corrispondenza della griglia <strong>di</strong> recupero dell'aria.<br />
Con<strong>di</strong>zioni al contorno termiche<br />
temperatura imposta (T air ) per l'aria entrante;<br />
temperatura imposta (T batt ) per la superficie dei tubi dello scambiatore <strong>di</strong> calore;<br />
flusso termico convettivo per la parete laterale esterna (T ext , h ext ) ed interna (T int , h int );<br />
flusso termico convettivo attraverso la griglia <strong>di</strong> recupero;<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> a<strong>di</strong>abaticità per il soffitto ed il pavimento dell'ambiente.<br />
Le equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali sono risolte, unitamente alle con<strong>di</strong>zioni al<br />
contorno in<strong>di</strong>cate, me<strong>di</strong>ante un solutore non lineare basato sul metodo <strong>di</strong> Newton-Raphson. Nel<br />
caso <strong>di</strong> risoluzione transitoria, l’integrazione temporale è stata invece condotta tramite un metodo<br />
<strong>di</strong> tipo Eulero ritardato. In entrambi i casi i sistemi algebrici sono stati trattati tramite un metodo<br />
<strong>di</strong>retto <strong>di</strong> tipo UFMPACK. I calcoli sono stati condotti su workstation a 64 bit con 64 GBytes <strong>di</strong><br />
RAM. Le tipologie <strong>di</strong> trave fredda stu<strong>di</strong>ate sono le seguenti:<br />
<strong>di</strong>sposizione verticale sia degli ugelli dell'aria in ingresso che per la batteria dello scambiatore<br />
locale;<br />
<br />
<br />
<strong>di</strong>sposizione orizzontale sia degli ugelli che della batteria dello scambiatore termico;<br />
<strong>di</strong>sposizione degli ugelli inclinata a 45° per l'aria in ingresso ed orizzontale per la batteria <strong>di</strong><br />
scambio termico.<br />
P<br />
Figura 260: Tipologie <strong>di</strong> trave fredda analizzate: ugelli e batteria verticali, ugelli e batteria orizzontali, ugelli<br />
inclinati e batteria orizzontale.<br />
In Figura 260 sono rappresentate solo metà delle travi fredde e la mesh utilizzata per le<br />
simulazioni. Il primo ed il <strong>secondo</strong> tipo sono stati modellizzati anche in 3D, come in<strong>di</strong>cato in
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
178<br />
Figura 261. Queste rappresentazioni hanno consentito <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are gli effetti della <strong>di</strong>stribuzione<br />
dell'aria nell'ambiente dovuta alla caduta <strong>di</strong> pressione lungo il condotto <strong>di</strong> adduzione <strong>di</strong> aria<br />
fresca.<br />
2.10 RISULTATI<br />
Figura 261: Geometrie utilizzate nelle simulazioni 3D.<br />
Si sono stu<strong>di</strong>ate <strong>di</strong>verse configurazioni delle travi fredde sia in con<strong>di</strong>zioni invernali che<br />
estive con uno stu<strong>di</strong>o parametrico <strong>secondo</strong> lo schema sinottico riportato in Tabella 2.<br />
Parametro Inverno Estate<br />
T ext [°C] -5 35<br />
h ext [W/(m 2 K)] 25 25<br />
T int [°C] 8 28<br />
h int [W/(m 2 K)] 8 8<br />
T batt [°C] 40-45 16-21<br />
u in [m/s] 8-20 8-20<br />
T air [°C] 18-22 16-20<br />
Tabella 28: Valori dei parametri adottati nelle simulazioni.<br />
In Figura 262 viene presentata la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità e le linee <strong>di</strong> flusso per u in <strong>di</strong> 10<br />
[m/s] in uno dei casi analizzati. Dall'analisi dei risultati possono farsi alcune osservazioni. Il<br />
campo <strong>di</strong> moto calcolato mostra un andamento quasi costante nella zona occupata dalle persone in<br />
un ambiente standard prismatico. Variando la velocità <strong>di</strong> ingresso del flusso d'aria nella trave<br />
fredda si hanno variazioni del campo <strong>di</strong> velocità solamente in vicinanza della trave fredda. Nel<br />
resto della stanza si ha un campo <strong>di</strong> velocità quasi costante <strong>di</strong> 0,1 [m/s].<br />
I gra<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> velocità verticali ed orizzontali, sempre nella zona occupata dalle persone,<br />
appaiono poco variabili. Variando la portata <strong>di</strong> alimentazione in ingresso alla trave fredda la<br />
<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità varia significativamente solo in vicinanza della stessa trave fredda.<br />
Quanto esposto si <strong>di</strong>mostra concorde ai criteri <strong>di</strong> progettazione per i sistemi <strong>di</strong> climatizzazione<br />
degli e<strong>di</strong>fici mirati a garantire con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort ottimali.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
179<br />
Figura 262: Campo <strong>di</strong> velocità e linee <strong>di</strong> flusso.<br />
Il metodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o utilizzato si <strong>di</strong>mostra peraltro efficace per questo tipo <strong>di</strong> analisi sia in fase<br />
progettuale che <strong>di</strong> verifica. In Figura 263 si ha la <strong>di</strong>stribuzione della temperatura in ambiente sia<br />
in<strong>di</strong>zioni invernali che estive.<br />
Figura 263: Distribuzione della temperatura in con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive.<br />
Anche riguardo il comfort termico all’interno dell’ambiente sono verificate le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
benessere per gli occupanti. Questa osservazione è supportata dagli andamenti della temperatura<br />
in funzione della larghezza della stanza riportati in Figura 264: la temperatura è calcolata ad<br />
un'altezza <strong>di</strong> 1,60 [m] dal pavimento con analisi parametrica in con<strong>di</strong>zioni invernali (40 °C ≤ T batt ≤<br />
50 °C) e in con<strong>di</strong>zioni estive (16 °C ≤ T batt ≤ 20 °C).<br />
Figura 264: Distribuzione temperatura con la larghezza della stanza in con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
180<br />
In Figura 265 si ha un esempio della <strong>di</strong>stribuzione della temperatura durante il transitorio <strong>di</strong><br />
avviamento. Questo tipo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o consente <strong>di</strong> valutare gli effetti <strong>di</strong> inerzia del sistema dato dalla<br />
combinazione <strong>di</strong> configurazioni geometriche e proprietà termo-fisiche degli elementi strutturali<br />
dell'ambiente e del sistema <strong>di</strong> climatizzazione. Si osserva che il sistema con travi fredde porta al<br />
raggiungimento <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni stazionarie in circa 30 minuti (per le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> riferimento a base<br />
dei calcoli) per le peggiori con<strong>di</strong>zioni climatiche sia estive che invernali.<br />
Figura 265: Distribuzione della temperatura in con<strong>di</strong>zioni transitorie invernali.<br />
E’ possibile esaminare in maggior dettaglio il funzionamento delle travi fredde con<br />
riferimento ai risultati presentati in Figura 266, ove si può osservare come per effetto della velocità<br />
<strong>di</strong> ingresso dell'aria primaria si stabilisca un campo <strong>di</strong> bassa pressione attorno agli ugelli che induce<br />
l'aria ambiente a fluire attraverso la batteria <strong>di</strong> scambio termico. Si può osservare infatti una sorta<br />
<strong>di</strong> pennacchio termico che caratterizza il riscaldamento o il raffreddamento dell'aria ricircolata.<br />
Figura 266: Temperatura e dei vettori <strong>di</strong> velocità (con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive).<br />
Il calcolo CFD si <strong>di</strong>mostra fondamentale per la determinazione degli effetti <strong>di</strong> induzione del<br />
flusso <strong>di</strong> aria primaria rispetto al flusso <strong>di</strong> aria indotta secondaria e in particolare per la valutazione<br />
del rapporto aria primaria/aria secondaria. In Figura 267 sono riportati i valori calcolati del<br />
rapporto <strong>di</strong> induzione (IR %) in funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse velocità <strong>di</strong> ingresso imposte per il flusso<br />
primario, e le cadute <strong>di</strong> pressione associate al transito dell’aria secondaria attraverso la batteria. I<br />
valori <strong>di</strong> IR mostrano una bassa sensitività alla variazione <strong>di</strong> velocità <strong>di</strong> ingresso del flusso<br />
primario <strong>di</strong> aria fresca. Nelle tre configurazioni <strong>di</strong> travi fredde commerciali analizzate è stato<br />
ottenuto un intervallo <strong>di</strong> variazione <strong>di</strong> IR del 24-32%, in accordo con i dati tecnici forniti dai<br />
costruttori.<br />
La caduta <strong>di</strong> pressione nell'attraversamento della batteria <strong>di</strong> scambio termico visualizzata in<br />
Figura 267 si riferisce invece alla configurazione meno favorevole (ugelli inclinati a 45° e batteria<br />
orizzontale) in funzione della velocità <strong>di</strong> ingresso u in. Dal punto <strong>di</strong> vista applicativo il parametro<br />
più importante per caratterizzare la trave fredda è la capacità termica <strong>di</strong><br />
riscaldamento/raffreddamento del <strong>di</strong>spositivo per ogni metro <strong>di</strong> lunghezza.
[W/m]<br />
[W/m]<br />
IR<br />
Dp [Pa]<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
181<br />
34%<br />
100<br />
32%<br />
30%<br />
28%<br />
26%<br />
24%<br />
50<br />
26.43<br />
31.86<br />
42.57<br />
54.29<br />
74.43<br />
22%<br />
6 11 16 21<br />
u_in [m/s]<br />
0<br />
5 m/s 6 m/s 8 m/s 10 m/s 13.5 m/s<br />
u_in<br />
Figura 267: Valori <strong>di</strong> IR e cadute <strong>di</strong> pressione in corrispondenza della batteria in funzione della velocità in ingresso dell’aria primaria.<br />
Questo parametro è stato calcolato come somma del flusso termico associato al deflusso <strong>di</strong><br />
aria primaria e flusso termico fornito dalla batteria <strong>di</strong> scambio all’aria secondaria. Per il flusso<br />
primario vale l’espressione:<br />
q S u C T T<br />
nozzle in p air amb<br />
ove S nozzle è la superficie totale <strong>di</strong> ingresso dell'aria primaria per metro <strong>di</strong> lunghezza (si sono<br />
assunti 60 ugelli per metro). Per il flusso secondario si assume invece che:<br />
1 <br />
Q Scross u dx Cp ( Tbatt Tamb<br />
)<br />
W<br />
<br />
batt Wbatt<br />
<br />
dove S cross è la superficie <strong>di</strong> attraversamento del fluido attraverso la batteria mentre W batt è la<br />
larghezza della batteria. Si è assunto, per le con<strong>di</strong>zioni invernali, che la temperatura me<strong>di</strong>a<br />
dell'ambiente sia 20 °C. Si è trovato che il contributo del flusso primario sulla capacità termica è <strong>di</strong><br />
circa il 5% in tutte le simulazioni effettuate. In Figura 268 sono riportati i valori <strong>di</strong> potenza termica<br />
fornita per metro lineare, in funzionamento sia estivo che invernale, in funzione della temperatura<br />
dell’acqua <strong>di</strong> alimento alla batteria <strong>di</strong> scambio.<br />
<br />
<br />
500<br />
400<br />
300<br />
1000<br />
800<br />
600<br />
200<br />
400<br />
100<br />
200<br />
0<br />
10 14 15 16 17 18 19 20<br />
T_batt [°C]<br />
0<br />
40 41 42 43 44 45<br />
T_batt [°C]<br />
Figura 268: Potenze termiche per metro lineare in regime <strong>di</strong> funzionamento estivo ed invernale.<br />
I valori riportati si riferiscono alla configurazione con ugelli inclinati a 45° che, secon<strong>di</strong> i<br />
risultati ottenuti, offrono le minori prestazioni termiche rispetto alle altre configurazioni. Si osservi<br />
che in con<strong>di</strong>zioni estive il rischio <strong>di</strong> condensazione sulle tubazioni presenti sul soffitto<br />
dell'ambiente limita gli effetti migliorativi che si avrebbero <strong>di</strong>minuendo la temperatura della<br />
batteria.<br />
Me<strong>di</strong>ante le simulazioni 3D è stato quin<strong>di</strong> possibile stu<strong>di</strong>are anche l'effetto delle cadute <strong>di</strong><br />
pressione nei canali <strong>di</strong> adduzione dell'aria primaria sul rapporto <strong>di</strong> induzione IR. La procedura <strong>di</strong><br />
calcolo è stata sud<strong>di</strong>visa in due fasi: inizialmente si determina il campo <strong>di</strong>namico nei canali <strong>di</strong>
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
182<br />
adduzione e successivamente si utilizzano le velocità <strong>di</strong> uscita dagli ugelli per risolvere i modelli<br />
3D delle travi fredde. In Figura 269 sono riportate le <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> velocità e <strong>di</strong> temperatura in<br />
un caso fra quelli esaminati.<br />
Figura 269: Linee <strong>di</strong> flusso dei campi <strong>di</strong> moto e campi termici ottenuti tramite simulazione 3D.<br />
Si osserva, dai risultati ottenuti, che malgrado la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità non sia uniforme si<br />
ha una debole influenza sul rapporto <strong>di</strong> induzione IR.<br />
CONCLUSIONI<br />
L'utilizzo <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> numerici applicati a processi termo-fluido<strong>di</strong>namici ha consentito lo<br />
stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> singoli componenti impiantistici (travi fredde in <strong>di</strong>verse configurazioni costruttive) ma<br />
anche <strong>di</strong> esaminare l'interazione e<strong>di</strong>ficio-impianto con simulazioni complete del sistema ambiente–<br />
componente. Le simulazioni sono state condotte sia in regime transitorio che stazionario, per<br />
con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive.<br />
I risultati delle simulazioni, opportunamente trattati, consentono <strong>di</strong> calcolare con<br />
imme<strong>di</strong>atezza due parametri fondamentali per le travi fredde: la capacità termica <strong>di</strong> riscaldamento<br />
e <strong>di</strong> raffrescamento e il rapporto <strong>di</strong> induzione IR. Non sfugge, infine, la possibilità <strong>di</strong> ottimizzare il<br />
progetto impiantistico con l'ottimizzazione della <strong>di</strong>stribuzione della temperatura e del campo <strong>di</strong><br />
velocità in ambiente. In definitiva lo stu<strong>di</strong>o CFD del sistema consente <strong>di</strong> ottimizzare anche le<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> utilizzo dei componenti attivi e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> migliorare le con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong><br />
comfort.<br />
2.11 CANALI FORATI<br />
Si tratta <strong>di</strong> canali solitamente <strong>di</strong> tessuto aventi una foratura laterale da cui fuoriesce l’aria da<br />
inviare nell’ambiente, come illustrato in Figura 270.<br />
Si tratta <strong>di</strong> sistemi nei quali si realizza un <strong>di</strong>slocamento anche per effetto della modesta velocità <strong>di</strong><br />
uscita dell’aria. Essi riprestano solo ad applicazioni per solo raffrescamento ambientali poiché l’invio <strong>di</strong><br />
aria calda provocherebbe una stratificazione in alto che vanificherebbe la loro azione.<br />
Figura 270: Canale forato
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
183<br />
3 DISTRIBUZIONE DELL’ARIA NEGLI AMBIENTI<br />
Come già in<strong>di</strong>cato ad inizio del capitolo, la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria negli ambienti è <strong>di</strong> fondamentale<br />
importanza per garantire le migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort ambientale. Purtroppo il raggiungimento<br />
delle con<strong>di</strong>zioni ottimali <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione non è semplice né imme<strong>di</strong>ato. Spesso ci si affida a regole<br />
pratiche, non scritte, che ciascun installatore ha sviluppato in funzione della sua sensibilità e/o<br />
esperienza <strong>di</strong> lavoro.<br />
Non sempre si ottengono risultati accettabili e ciò è causa <strong>di</strong> lamentele da parte degli utenti degli<br />
impianti fino a far nascere una vera e propria repulsione per gli impianti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria e degli<br />
stessi impianti <strong>di</strong> climatizzazione.<br />
Non è raro sentir lamentare i soggetti per l’eccessiva velocità dell’aria che provoca loro un mal <strong>di</strong><br />
testa tanto da spegnere ad<strong>di</strong>rittura gli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento.<br />
Si vuole in questo paragrafo affrontare il problema della <strong>di</strong>stribuzione dell’aria in modo<br />
formalmente corretto facendo ricorso a co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> simulazione CFD (Computer Fluid Dynamics) specifici<br />
per questo scopo. In particolare si è utilizzato il software COMSOL Multiphysics per effettuare alcune<br />
simulazioni.<br />
Per la simulazione è stato impiegato COMSOL Multiphysics 3.3, un software che risolve<br />
problemi basati su equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali (PDEs) in un ambiente interattivo<br />
ed è caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> un modulo CAD. Con questo software è possibile estendere<br />
facilmente modelli <strong>di</strong> tipo fisico in modelli multifisici che risolvono problemi fisici accoppiati<br />
considerandoli quin<strong>di</strong> simultaneamente.<br />
Esso presenta interfacce intuitive per la descrizione dei problemi fisici e delle relative equazioni;<br />
genera in maniera automatica la mesh; offre una serie <strong>di</strong> risolutori ottimizzati; offre un valido sistema <strong>di</strong><br />
visualizzazione e post-processing.<br />
I moduli presenti sono:<br />
modulo <strong>di</strong> base COMSOL Multiphysics: contiene vari elementi come:<br />
acustica;<br />
convezione e <strong>di</strong>ffusione;<br />
elettro-magnetismo;<br />
fluido-<strong>di</strong>namica;<br />
analisi termica;<br />
meccanica strutturale;<br />
PDE-equazioni alle derivate parziali;<br />
deformata;<br />
interazione termo-elettrica;<br />
interazione fluido-termica;<br />
AC/DC Module: Modalità applicative specializzate per le analisi elettromagnetiche nel campo<br />
AC/DC;<br />
Acoustics Module: modalità applicative specializzate per la modellazione in campo acustico;<br />
Chemical Engineering Module: modulo per le analisi <strong>di</strong> ingegneria chimica e CFD;<br />
Earth Science Module: modulo per le analisi <strong>di</strong> tipo geotecnico e scienze della terra;<br />
Heat Transfer Module: modulo per le analisi <strong>di</strong> tipo termico: analisi termica per conduzione,<br />
convezione ed irraggiamento in con<strong>di</strong>zioni stazionarie o nel transitorio;<br />
MEMS Module: modulo per le analisi applicate ai MEMS (Micro Electro Mechanical System);<br />
RF Module: modalità applicative specifiche per le simulazioni RF e <strong>di</strong> fotonica;<br />
structural mechanics module: modulo per le analisi strutturali meccaniche.<br />
Nell’interfaccia d’apertura del programma è possibile scegliere:<br />
la <strong>di</strong>mensione geometrica, “2D” o “3D”, su cui lavorare;<br />
il modulo che si vuole caricare, ovvero la modalità <strong>di</strong> analisi che si vuole eseguire.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
184<br />
Dopo <strong>di</strong> che si aprirà un’ interfaccia <strong>di</strong> tipo CAD (Computer Aided Design), dove sarà<br />
possibile costruire la geometria sulla quale si vuole eseguire l’analisi scelta. In alternativa la geometria<br />
CAD può essere importata da un altro programma dove è più semplice la sua esecuzione.<br />
3.1 MODALITÁ D’ANALISI<br />
COMPORTAMENTO DELL’ARIA ALL’INTERNO DI UNA STANZA<br />
Lo stu<strong>di</strong>o nasce dall’esigenza <strong>di</strong> verificare la qualità dello schema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />
scelto per:<br />
una corretta e razionale climatizzazione dell’ambiente;<br />
un maggior comfort;<br />
degli impianti sempre più evoluti per il controllo delle con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche interne e<br />
dei requisiti <strong>di</strong> qualità dell’aria.<br />
L’obiettivo è quello <strong>di</strong> effettuare delle simulazioni riguardanti il comportamento dell’aria dal tratto<br />
finale del condotto, al terminale ed infine all’interno <strong>di</strong> una stanza. Ciò è reso possibile dall’utilizzo del<br />
software COMSOL; il comportamento del fluido è <strong>di</strong> tipo turbolento. La descrizione <strong>di</strong> tale<br />
comportamento è stata resa nel precedente capitolo.<br />
SIMULAZIONI 2D AL COMSOL MULTIPHYSICS<br />
A questo punto, si effettua un’analisi <strong>di</strong>namica completa del comportamento del fluido all’interno<br />
della parte finale del condotto, del terminale <strong>di</strong> mandata (bocchetta o <strong>di</strong>ffusore) e della stanza con il<br />
COMSOL; dal model navigator si è scelto il Chemical Engineering Module. Al suo interno si<br />
possono trovare <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> analisi.<br />
Per il caso in esame, l’analisi appropriata è quella del bilancio della quantità <strong>di</strong> moto, che dà la<br />
possibilità <strong>di</strong> scegliere al suo interno ancora fra le <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> analisi:<br />
flusso incomprimibile, equazioni <strong>di</strong> Navier-Stokes: analisi <strong>di</strong> flusso per un fluido incomprimibile<br />
a temperatura costante;<br />
flusso non isotermico: flusso <strong>di</strong> un fluido incomprimibile in con<strong>di</strong>zioni non isotermiche;<br />
flusso non-newtoniano: flusso <strong>di</strong> un fluido non-newtoniano con <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> vari modelli <strong>di</strong><br />
viscosità;<br />
equazioni <strong>di</strong> Brinkman: flusso <strong>di</strong> un fluido in un mezzo poroso descritto dall’equazione <strong>di</strong><br />
Brinkman;<br />
modello <strong>di</strong> turbolenza k-epsilon: flusso in regime turbolento <strong>di</strong> un fluido incomprimibile;<br />
fluido comprimibile <strong>secondo</strong> Eulero: flusso <strong>di</strong> un fluido comprimibile descritto attraverso le<br />
equazioni <strong>di</strong> Eulero;<br />
legge <strong>di</strong> Darcy (flusso in mezzi porosi descritto dalla legge <strong>di</strong> Darcy).<br />
Per ogni modulo è possibile trovare due varianti:<br />
<br />
<br />
analisi in regime stazionario;<br />
analisi in regime transitorio.<br />
Per lo stu<strong>di</strong>o in esame si è scelto <strong>di</strong> usare un’analisi <strong>di</strong> un fluido incomprimibile alle equazioni<br />
della turbolenza k-epsilon in regime stazionario.<br />
L’analisi che seguirà stu<strong>di</strong>a un flusso <strong>di</strong> fluido incomprimibile immesso nell’ambiente a<br />
temperatura e velocità costanti. L’analisi è stata implementata in modo combinato fluido-termico. Per le<br />
caratteristiche fisico-chimiche dell’aria si è fatto riferimento a quelle che il COMSOL possiede in<br />
libreria, le quali sono <strong>di</strong>pendenti dalla temperatura. La temperatura che abbiamo posto nelle equazioni è<br />
T 0 =293.15 K=20 °C che rappresenta la temperatura ambiente cioè la temperatura me<strong>di</strong>a dell’aria. Si è<br />
quin<strong>di</strong> scelto l’heat transfer module implementando l’analisi termica <strong>di</strong> tipo generale (analisi termiche<br />
per conduzione, convezione ed irraggiamento).<br />
L’analisi termo<strong>di</strong>namica e fluido<strong>di</strong>namica del sistema proposto finalizzata allo stu<strong>di</strong>o della<br />
<strong>di</strong>stribuzione del flusso d’aria, della velocità e della temperatura nello spazio confinato ha richiesto una
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
185<br />
sua simulazione per poter valutare l’incidenza dell’impianto sul campo <strong>di</strong> velocità, sul gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong><br />
temperatura e sul flusso termico convettivo.<br />
Si deve aggiungere che i moduli chemical engineering module e heat transfer module, sono<br />
stati implementati in modo simultaneo. La simultaneità ha comportato un aumento notevole della<br />
complessità dei calcoli da parte del solutore del co<strong>di</strong>ce.<br />
Si è cominciato con il costruire la geometria utilizzando il CAD del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> simulazione.<br />
Dal menù del COMSOL andando su “multi-fisica” è possibile scegliere il modulo, <strong>di</strong>namico o<br />
termico, su cui andare ad effettuare le impostazioni. Si è iniziato con quello <strong>di</strong>namico imponendo le<br />
con<strong>di</strong>zioni ai sottodomini dal menù a ten<strong>di</strong>na “dati fisici”.<br />
Per le caratteristiche dell’aria si è fatto riferimento, come già detto, a quelle che il COMSOL<br />
possiede in libreria ponendo nelle equazioni T<br />
0=293.15 K=20 °C , temperatura me<strong>di</strong>a dell’aria.<br />
Pertanto i valori delle costanti sono:<br />
2<br />
eta_aria= -7.887E-12 T +4.427E-08 T +5.204E-06=1.7498 [Pa s] viscosità <strong>di</strong>namica<br />
T<br />
0= 273+20 = 293 [K]<br />
0 0<br />
rho_aria= p 28.8E-3/8.314/T =1.19793 kg/m<br />
<br />
0<br />
3<br />
0 0 densità<br />
p = 101325=1.01325 E-5 bar .<br />
<br />
<br />
La costante “v_in” cambia in base al valore <strong>di</strong> velocità che imponiamo al flusso.<br />
Le equazioni per il sottodominio in esame sono quelle del modello <strong>di</strong> turbolenza K-Epsilon<br />
(chns).<br />
dove:<br />
<br />
<br />
u u pI T<br />
u u <br />
F<br />
<br />
<br />
u<br />
0<br />
<br />
<br />
T<br />
u k kT<br />
Pu<br />
<br />
<br />
T<br />
<br />
T<br />
u<br />
<br />
T<br />
2<br />
<br />
<br />
C<br />
1<br />
P u C<br />
2<br />
<br />
<br />
<br />
T<br />
k k<br />
<br />
<br />
P u u : u u , e <br />
T<br />
<br />
T<br />
Ck<br />
<br />
<br />
Impostate le con<strong>di</strong>zioni al sottodominio, si passa al settaggio per il contorno. Per ogni tipo <strong>di</strong><br />
geometria esaminata, le con<strong>di</strong>zioni al contorno riguardanti l’analisi del fluido, <strong>secondo</strong> il modello <strong>di</strong><br />
turbolenza k-epsilon (chns), sono:<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> velocità entrante pari a quella voluta, che corrisponde nel caso in esame<br />
<br />
<br />
2<br />
3I<br />
<br />
T<br />
2<br />
<br />
u0u0<br />
3I all’equazione: u = u 0 , k T<br />
<br />
0.75 2 <br />
<br />
u0u0<br />
, C<br />
<br />
<br />
<br />
;<br />
2 <br />
LT<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> scorrimento/simmetria alle pareti, corrispondente all'equazione:<br />
T<br />
nu 0 , t pI T<br />
u u<br />
n<br />
0<br />
<br />
<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> flusso normale/pressione, corrispondente all’equazione:<br />
T<br />
tu 0, n pI T<br />
u u<br />
n p0<br />
.<br />
<br />
<br />
2<br />
1.5
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
186<br />
Ultimati i settaggi relativi alla modalità d’analisi <strong>di</strong>namica, dal menù “multi-fisica”, si seleziona il<br />
modulo termico.<br />
Si impongono le con<strong>di</strong>zioni ai sottodomini la cui equazione è:<br />
kT Q C u T T temperatura<br />
,<br />
P<br />
Si procede implementando i valori delle costanti relative al modulo termico:<br />
<br />
k_aria=10 =0.025778<br />
<br />
mK<br />
<br />
conducibilità<br />
(0.8616 log10(abs(T0))-3.7142) W<br />
J <br />
C<br />
p_aria= 0.0769 T 0+1076.9=1099.4317<br />
<br />
kg K<br />
calore specifico<br />
<br />
le costanti T_in e T_est cambiano in base al valore <strong>di</strong> temperatura che imponiamo al flusso<br />
(estate o inverno).<br />
Le costanti riportate sono considerate tali perché nell’intervallo <strong>di</strong> temperatura e pressione<br />
considerato non variano sensibilmente.<br />
Dopo, per ognuna delle geometrie stu<strong>di</strong>ate, si procederà ad imporre le con<strong>di</strong>zioni al contorno:<br />
temperatura del fluido entrante costante e pari alla temperatura entrante T_in, corrispondente<br />
all’equazione: T T0<br />
;<br />
isolamento termico <strong>di</strong> tutte le pareti interne, a cui corrisponde l’equazione:<br />
n kT C uT <br />
<br />
<br />
0<br />
P<br />
flusso convettivo alla bocchetta <strong>di</strong> aspirazione, con equazione:<br />
qn C uT n nkT<br />
0<br />
;<br />
P<br />
flusso termico sulla parete a contatto con l’ambiente esterno, con equazione:<br />
n kT C uT q h T T<br />
<br />
P<br />
0 inf<br />
Quin<strong>di</strong> si passa alla impostazione preliminare dei settaggi per creare la mesh. Il tipo <strong>di</strong> elemento<br />
utilizzato è quello triangolare. Il COMSOL possiede <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> infittimento predefiniti per la<br />
generazione della mesh. Nel caso in stu<strong>di</strong>o si è proceduto attraverso il menù come segue:<br />
mesh<br />
<br />
parametri per la mesh<br />
globale<br />
tipo <strong>di</strong> infittimento predefinito:fitta<br />
contorno<br />
selezione del contorno<br />
rigenera<br />
Nel generare la mesh, si è deciso <strong>di</strong> operare in modo che l’errore che si crea nell’approssimazione,<br />
inevitabilmente presente, sia inferiore all’1%. Tale approssimazione è importante perchè<br />
nell’integrazione delle equazioni, con approcci numerici, è significativa la <strong>di</strong>mensione ed il numero degli<br />
elementi costituenti la mesh.<br />
A questo punto si passa al settaggio del tipo <strong>di</strong> analisi e dei valori iniziali. Per quanto<br />
riguarda il tipo <strong>di</strong> analisi scelta, essa è un’analisi stazionaria altamente non lineare con tolleranza<br />
relativa <strong>di</strong> 1,0 e-6 ed un numero massimo <strong>di</strong> iterazioni pari a 50. Si utilizza un solutore lineare del tipo<br />
<strong>di</strong>retto (UMFPACK).
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
187<br />
I valori iniziali sono impostati relativamente alle espressioni sulla soluzione corrente, per quanto<br />
riguarda le variabili non risolte ed il punto <strong>di</strong> linearizzazione è impostato su “usa il settaggio definito sul<br />
frame iniziale”.<br />
In conclusione si lancia la simulazione, che impiegherà tanto più tempo a dare una soluzione,<br />
quanto maggiore è il numero <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà del sistema, che <strong>di</strong>pende dalla qualità della mesh<br />
utilizzata, e dalla complessità della geometria e dell'equazione da risolvere.<br />
3.2 MODELLI 2D<br />
Il primo passo per la simulazione ha riguardato la costruzione geometrica del modello della<br />
stanza. E’ stato necessario operare delle semplificazioni per ridurre il più possibile il numero <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
libertà del sistema senza compromettere il suo significato fisico.<br />
Allo scopo si è utilizzato un modello bi<strong>di</strong>mensionale in<strong>di</strong>viduando la sezione del progetto più<br />
significativa ai fini dell’analisi. Si è scelta la sezione trasversale dell’ambiente, 4.5m x 2.8m, che mostra<br />
sia la bocchetta <strong>di</strong> mandata dell’aria posizionata sulla parete in prossimità del soffitto, sia la bocchetta <strong>di</strong><br />
ripresa dell’aria sulla stessa parete come prevede la prassi impiantistica.<br />
Per il <strong>di</strong>ffusore si è scelta pure la sezione trasversale e si è sfruttata l’assialsimmetria dell’ambiente,<br />
9m x 2.8m, che mostra sia il <strong>di</strong>ffusore posizionato sul solaio-controsoffitto, sia la bocchetta <strong>di</strong> ripresa<br />
dell’aria.<br />
E’ stata effettuata sia l’analisi fluido<strong>di</strong>namica che termica per la stagione estiva, temperatura<br />
esterna 33°C, ed invernale, temperatura esterna 5°C.<br />
3.2.1 BOCCHETTA<br />
Lunghezza stanza<br />
Altezza stanza<br />
Inclinazione alette<br />
Altezza bocchetta <strong>di</strong> mandata<br />
Distanza bocchetta <strong>di</strong> mandata<br />
dal soffitto<br />
Altezza bocchetta <strong>di</strong> ripresa<br />
Distanza bocchetta <strong>di</strong> ripresa dal<br />
pavimento<br />
Distanza tra le due bocchette<br />
l=4.5 m<br />
h=2.8 m<br />
α=-20°,-<br />
10°,0°,10°,20°,<br />
h bm =0.15 m<br />
d s =0.15 m<br />
h br =0.15 m<br />
d p =0.15 m<br />
d bb =2.20 m<br />
Tabella 29-Dimensioni caratteristiche per la bocchetta.<br />
3.3 RISCALDAMENTO INVERNALE<br />
Per ogni tipo <strong>di</strong> geometria delle alette avremo tre velocità d’immissione dell’aria, velocità che a<br />
loro volta avranno un range <strong>di</strong> temperature d’immissione da 25°C a 30°C, essendo un riscaldamento<br />
invernale.<br />
Si procede con l’analisi dei risultati.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
188<br />
A=0°<br />
V=0.2 M/S<br />
Analisi campo <strong>di</strong> velocità<br />
Figura 271: -Alette inclinate α=0°.<br />
Figura 272: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.2 m/s.<br />
L’immagine <strong>di</strong> Figura 272 rappresenta il campo <strong>di</strong> velocità alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 27°C.<br />
In essa il campo <strong>di</strong> velocità è rappresentato sia in superficie utilizzando una scala <strong>di</strong> colori<br />
corrispondenti ai <strong>di</strong>versi valori calcolati, sia nella forma <strong>di</strong> linee <strong>di</strong> flusso (in bianco) che riproducono<br />
l’insieme delle linee punto per punto tangenti ai vettori velocità del campo <strong>di</strong> moto.<br />
Analizzando il campo <strong>di</strong> velocità si è in presenza <strong>di</strong> un vortice laminare molto ampio che non<br />
produce importanti zone <strong>di</strong> ristagno. Molto probabilmente ciò è dovuto alla presenza dei moti<br />
convettivi che spostano l’aria evitando la stratificazione termica <strong>di</strong> essa. All’altezza <strong>di</strong> circa 0.5 m dal
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
189<br />
pavimento le isovelocità non creano un ricircolo ma l’aria esce dal sistema attraverso la bocchetta <strong>di</strong><br />
ripresa, così come prevede la legge <strong>di</strong> conservazione della massa.<br />
Un ulteriore motivo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è stato l’andamento della velocità in funzione dell’altezza<br />
dell’ambiente. Nello specifico si è scelto <strong>di</strong> analizzare le altezze che possono influenzare la permanenza<br />
dell’uomo nel sistema:<br />
h=1 m; h=1.5 m; h=2 m.<br />
Di seguito si riportano i relativi grafici:<br />
Figura 273:-α=0°,v=0.2- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />
Dai risultati delle simulazioni si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />
nella stanza, che prevede la mandata dall’alto a parete e la ripresa dal basso sempre a parete, non<br />
produce significative zone <strong>di</strong> stagnazione, <strong>di</strong> vorticità e <strong>di</strong> turbolenza locale, in cui l’eccessiva velocità<br />
dell’aria arrecherebbe notevole <strong>di</strong>scomfort. Infatti, il valore della velocità dell’aria si mantiene sempre<br />
sotto gli 0.15 m/s.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
190<br />
ANALISI DISTRIBUZIONE DELLA TEMPERATURA<br />
Figura 274: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.2 m/s, α=0° e T=27°C.<br />
L’immagine <strong>di</strong> Figura 274 rappresenta il campo termico alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 27°C; si<br />
è scelto <strong>di</strong> inserire questa in quanto rappresenta il valore me<strong>di</strong>o tra le temperature immesse. La<br />
simulazione ha mostrato il corretto posizionamento della bocchetta <strong>di</strong> mandata che comporta una<br />
buona uniformità delle con<strong>di</strong>zioni termiche dell’aria. Dai risultati della simulazione si riscontra che lo<br />
schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria nell’ambiente produce una zona fredda poco rilevante in<br />
basso a destra, dove il lancio della bocchetta non arriva e la zona <strong>di</strong> miscelamento dell’aria è a circa 0.5<br />
m dalla parete esterna. Perciò il suddetto sistema permette <strong>di</strong> ottenere un microambiente a temperatura<br />
me<strong>di</strong>amente costante, circa 20°C come prevede la Legge 10/91, nell’intorno della zona occupata<br />
dall’uomo. Si riportano <strong>di</strong> seguito le immagini relative alle temperature, 25°C e 30°C, estreme del range<br />
utilizzato; quelle interme<strong>di</strong>e non vengono rappresentate in quanto il campo <strong>di</strong> temperatura varia in<br />
proporzione.<br />
Figura 275: -Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.2 m/s, α=0° con T=25°C (sx) e T=30°C (dx).<br />
Dalla mappatura dei colori corrispondenti alla <strong>di</strong>stribuzione termica del sistema:<br />
per i 25°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 20°C;<br />
per i 30°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme,sui 20°C, e presenta una zona <strong>di</strong> miscelamento più<br />
ampia.<br />
Non si rileva un’apprezzabile <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le altezze analizzate come dalle<br />
immagini seguenti.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
191<br />
Figura 276-α=0°,v=0.2- Temperatura in funzione dell’altezza,da 25°C(in alto a sx)a 30°C (in basso a dx)
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
192<br />
V=0.3 M/S - ANALISI CAMPO DI VELOCITÀ<br />
Figura 277: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.3 m/s.<br />
L’immagine <strong>di</strong> Figura 277 rappresenta il campo <strong>di</strong> velocità alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 27°C;<br />
il campo <strong>di</strong> velocità per i rimanenti valori non subisce significative variazioni. Analizzando il campo <strong>di</strong><br />
velocità si è in presenza <strong>di</strong> un vortice laminare molto ampio che non produce importanti zone <strong>di</strong><br />
ristagno. All’altezza <strong>di</strong> circa 0.5 m dal pavimento le isovelocità non creano un ricircolo ma l’aria esce dal<br />
sistema attraverso la bocchetta <strong>di</strong> ripresa. Un ulteriore motivo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è stato l’andamento della<br />
velocità in funzione dell’altezza. Di seguito si riportano i relativi grafici:
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
193<br />
Figura 278: α=0°,v=0.3- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />
Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />
nella stanza non produce significative zone <strong>di</strong> stagnazione, <strong>di</strong> vorticità e <strong>di</strong> turbolenza locale. Il valore<br />
della velocità dell’aria si mantiene sotto gli 0.15 m/s.<br />
ANALISI DISTRIBUZIONE DELLA TEMPERATURA<br />
L’immagine <strong>di</strong> Figura 279 rappresenta il campo termico alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 27°C; la<br />
simulazione ha mostrato il corretto posizionamento della bocchetta <strong>di</strong> mandata che comporta una<br />
buona uniformità delle con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche dell’aria.<br />
Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />
nell’ambiente produce una zona fredda poco rilevante in basso a destra, dove il lancio della bocchetta<br />
non arriva; la zona <strong>di</strong> miscelamento dell’aria è a circa 0.5 m dalla parete esterna. Perciò il suddetto<br />
sistema permette <strong>di</strong> ottenere un microambiente a temperatura me<strong>di</strong>amente costante, circa 20°C, come<br />
prevede la Legge 10/91, nell’intorno della zona occupata dall’uomo.<br />
Figura 279: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.3 m/s, α=0° e T=27°C.<br />
Si riportano <strong>di</strong> seguito le immagini relative alle temperature, 25°C e 30°C, estreme del range<br />
utilizzato; quelle interme<strong>di</strong>e non vengono rappresentate in quanto il campo <strong>di</strong> temperatura varia in<br />
proporzione.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
194<br />
Figura 280: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.3 m/s, α=0° con T=25°C (sx) e T=30°C (dx).<br />
Dalla mappatura dei colori corrispondenti alla <strong>di</strong>stribuzione termica del sistema:<br />
per i 25°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 20°C;<br />
per i 30°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme,sui 20°C, e presenta una zona <strong>di</strong> miscelamento più<br />
ampia.<br />
Non si rileva un’apprezzabile <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le altezze analizzate come dalle<br />
immagini seguenti.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
195<br />
Figura 281: α=0°,v=0.3-Temperatura in funzione dell’altezza,da 25°C(in alto a sx)a 30°C(in basso a dx)<br />
3.4 CONDIZIONAMENTO ESTIVO<br />
Per ogni tipo <strong>di</strong> geometria delle alette avremo tre velocità d’immissione dell’aria che a loro volta<br />
avranno un range <strong>di</strong> temperature d’immissione tra 14°C e 20°C, essendo un con<strong>di</strong>zionamento estivo. Si<br />
procede con l’analisi dei risultati.<br />
3.4.1 Α=0°<br />
V=0.2 M/S<br />
ANALISI CAMPO DI VELOCITÀ<br />
Figura 282: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.2 m/s.<br />
L’immagine Figura 282 rappresenta il campo <strong>di</strong> velocità alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 17°C; si<br />
è scelto <strong>di</strong> inserire questa in quanto rappresenta il valore me<strong>di</strong>o tra le temperature immesse e il campo
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
196<br />
<strong>di</strong> velocità per i rimanenti valori non subisce significative variazioni. In essa il campo <strong>di</strong> velocità è<br />
tangente al flusso cioè il vettore velocità si mantiene punto per punto tangente alla traiettoria.<br />
Analizzando il campo <strong>di</strong> velocità si è in presenza <strong>di</strong> un vortice laminare molto ampio che non<br />
produce importanti zone <strong>di</strong> ristagno. Probabilmente ciò è dovuto alla presenza dei moti convettivi che<br />
spostano l’aria evitando la stratificazione termica <strong>di</strong> essa. All’altezza <strong>di</strong> circa 0.5 m dal pavimento le<br />
isovelocità non creano un ricircolo ma l’aria esce dal sistema attraverso la bocchetta <strong>di</strong> ripresa.<br />
Si riporta l’andamento della velocità in funzione dell’altezza.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
197<br />
Figura 283: -α=0°,v=0.2- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />
Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />
nella stanza, che prevede la mandata dall’alto a parete e la ripresa dal basso sempre a parete, non<br />
produce rilevanti zone <strong>di</strong> stagnazione, <strong>di</strong> vorticità e <strong>di</strong> turbolenza locale, in cui l’eccessiva velocità<br />
dell’aria arrecherebbe notevole <strong>di</strong>scomfort. Infatti, il valore della velocità dell’aria si mantiene sotto gli<br />
0.15 m/s.<br />
ANALISI DISTRIBUZIONE DELLA TEMPERATURA<br />
Figura 284: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.2 m/s, α=0° e T=17°C.<br />
L’immagine <strong>di</strong> Figura 284 rappresenta il campo termico alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 17°C; si<br />
è scelto <strong>di</strong> inserire questa in quanto rappresenta il valore me<strong>di</strong>o tra le temperature immesse. La<br />
simulazione ha mostrato il corretto posizionamento della bocchetta <strong>di</strong> mandata che comporta una<br />
me<strong>di</strong>ocre uniformità delle con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche dell’aria. Dai risultati della simulazione si<br />
riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria nell’ambiente produce una zona calda<br />
poco rilevante in basso a destra, dove il lancio della bocchetta non arriva; la zona <strong>di</strong> miscelamento<br />
dell’aria al centro della stanza potrebbe creare fasti<strong>di</strong>o perché è ad un’altezza che potrebbe investire<br />
l’uomo. Non si rileva un’apprezzabile <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le altezze analizzate, ma la<br />
temperatura è bassa per poter avere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
198<br />
Si riportano <strong>di</strong> seguito le immagini relative alle temperature, 14°C e 20°C, estreme del range<br />
utilizzato; quelle interme<strong>di</strong>e non vengono rappresentate in quanto il campo <strong>di</strong> temperatura varia in<br />
proporzione.<br />
Figura 285: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.2 m/s, α=0° con T=14°C (sx) e T=20°C (dx).<br />
Dalla mappatura dei colori corrispondenti alla <strong>di</strong>stribuzione termica del sistema:<br />
per i 14°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 24°C,valore troppo basso per poter<br />
assicurare il benessere degli occupanti anche per via della zona <strong>di</strong> miscelamento estesa ed a<br />
temperatura bassa;<br />
per i 20°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 27°C; presenta una zona <strong>di</strong> miscelamento<br />
meno ampia che rende le con<strong>di</strong>zioni confortevoli.<br />
Non si rileva un’apprezzabile <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le altezze analizzate dalle immagini<br />
seguenti.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
199<br />
Figura 286: α=0°,v=0.2- Temperatura in funzione dell’altezza,da 14°C(in alto a sx)a 20°C(in basso a dx)<br />
V=0.3 M/S<br />
ANALISI CAMPO DI VELOCITÀ<br />
Figura 287: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.3 m/s.<br />
L’immagine rappresenta il campo <strong>di</strong> velocità alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 17°C; analizzando<br />
il campo <strong>di</strong> velocità si è in presenza <strong>di</strong> un vortice laminare molto ampio che non produce importanti<br />
zone <strong>di</strong> ristagno. Ciò è dovuto alla presenza dei moti convettivi che spostano l’aria evitando la<br />
stratificazione termica <strong>di</strong> essa. All’altezza <strong>di</strong> circa 0.5 m dal pavimento le isovelocità non creano un<br />
ricircolo ma l’aria esce dal sistema attraverso la bocchetta <strong>di</strong> ripresa.<br />
L’andamento della velocità in funzione dell’altezza è <strong>di</strong> seguito riportata.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
200<br />
Figura 288: α=0°,v=0.3- Velocità in funzione dell’altezza, da 14°C (in alto a sx) a 20°C (in basso a dx).
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
201<br />
Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria<br />
nella stanza non produce significative zone <strong>di</strong> stagnazione, <strong>di</strong> vorticità e <strong>di</strong> turbolenza locale. Il valore<br />
della velocità dell’aria si mantiene sotto gli 0.15 m/s.<br />
ANALISI DISTRIBUZIONE DELLA TEMPERATURA<br />
Figura 289: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.3 m/s, α=0° e T=17°C.<br />
L’immagine rappresenta il campo termico alla temperatura d’immissione <strong>di</strong> 17°C; la simulazione<br />
ha mostrato il corretto posizionamento della bocchetta <strong>di</strong> mandata che comporta una buona uniformità<br />
delle con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche dell’aria. Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema<br />
utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria nell’ambiente produce una zona calda poco rilevante in basso a<br />
destra, dove il lancio della bocchetta non arriva; la zona <strong>di</strong> miscelamento dell’aria sulla destra della<br />
stanza potrebbe creare un piccolo fasti<strong>di</strong>o perché è ad un’altezza che potrebbe investire l’uomo.<br />
Perciò il suddetto sistema permette <strong>di</strong> ottenere un microambiente a temperatura me<strong>di</strong>amente<br />
costante, circa 24°C nella zona maggiormente occupata dall’uomo. Si riportano <strong>di</strong> seguito le immagini<br />
relative alle temperature, 14°C e 20°C, estreme del range utilizzato; quelle interme<strong>di</strong>e non vengono<br />
rappresentate in quanto il campo <strong>di</strong> temperatura varia in proporzione.<br />
<br />
Figura 290: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.3 m/s, α=0° con T=14°C (sx) e T=20°C (dx).<br />
Dalla mappatura dei colori corrispondenti alla <strong>di</strong>stribuzione termica del sistema:<br />
per i 14°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 23°C,valore troppo basso per poter<br />
assicurare il benessere degli occupanti anche per via della zona <strong>di</strong> miscelamento estesa ed a<br />
temperatura bassa;
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
202<br />
per i 20°C, la <strong>di</strong>stribuzione è uniforme e si aggira sui 25°C; presenta una zona <strong>di</strong> miscelamento<br />
meno ampia.<br />
Non si rileva un’apprezzabile <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le altezze analizzate come dalle<br />
immagini seguenti.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
203<br />
Figura 291: α=0°,v=0.3- Temperatura in funzione dell’altezza,da 14°C(in alto a sx)a 20°C(in basso a dx)<br />
3.4.2 CONCLUSIONI<br />
Per la bocchetta <strong>di</strong> mandata e il <strong>di</strong>ffusore si è definita una velocità d’uscita pari a 0.2÷0.4 m/s.<br />
La simulazione ha mostrato il corretto posizionamento dei terminali ed è stato possibile valutare<br />
che l’aria uscente da essi deve essere <strong>di</strong>retta verso la parete.<br />
Dai risultati della simulazione si è riscontrato, quin<strong>di</strong>, che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione<br />
dell’aria nell’ambiente produce: la presenza <strong>di</strong> un solo vortice laminare molto ampio. Esso, infatti, non<br />
genera importanti zone <strong>di</strong> ristagno e <strong>di</strong> turbolenza locale e non arreca <strong>di</strong>scomfort agli occupanti; il<br />
valore della velocità dell’aria, si mantiene in ambiente sotto gli 0.15 m/s.<br />
Eccetto il caso della bocchetta con inclinazione delle alette pari a α= -20° in cui, analizzando il<br />
campo <strong>di</strong> velocità, si è in presenza <strong>di</strong> due vortici molto ampi che producono una zona <strong>di</strong> ristagno; la<br />
presenza dei due vortici induce moti convettivi che spostano l’aria in senso opposto e il lancio del getto<br />
d’aria non è sufficiente a raggiungere la parete opposta, per cui il flusso d’aria arriva circa a metà stanza<br />
creando un’eccessiva velocità dell’aria e <strong>di</strong>scomfort.<br />
l’analisi termica ha verificato l’andamento del gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> temperatura e del flusso termico, in<br />
particolare nella zona occupata dall’uomo.<br />
Dai risultati della simulazione si riscontra che lo schema utilizzato per la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria ha<br />
prodotto un microambiente a temperatura me<strong>di</strong>amente costante per la stagione invernale, circa 20°C<br />
come prevede la Legge 10/91, nell’intorno della zona occupata dall’uomo; invece per la stagione estiva<br />
si sono riscontrati, a volte, valori <strong>di</strong> temperatura troppo bassi per garantire il comfort.<br />
L’analisi qui presentata si è articolata in centinaia <strong>di</strong> simulazioni analizzate ma sono state esposte<br />
quelle <strong>di</strong> maggior interesse applicativo.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
204<br />
4 MACCHINE FRIGORIFERE<br />
Gli impianti frigoriferi e in generale la Tecnica del Freddo rivestono oggi un’importanza<br />
fondamentale nella vita moderna industriale e civile. Essi infatti debbono garantire temperature <strong>di</strong><br />
processo negli impianti industriali, la conservazione <strong>di</strong> derrate alimentari nell’industria alimentare (catena<br />
del freddo) e debbono produrre flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro (acqua, aria, freon,…) a bassa temperatura per gli impianti<br />
<strong>di</strong> climatizzazione.<br />
Possiamo classificare gli impianti frigoriferi a seconda della temperatura minima che consentono<br />
<strong>di</strong> raggiungere e della potenza impegnata, <strong>secondo</strong> la Tabella 30.<br />
Tipo <strong>di</strong> Impianto Temperatura minima (°C) Pressione lavoro (bar) Potenza frigorifera (kW)<br />
Compressione <strong>di</strong> vapore<br />
Assorbimento (fluido<br />
frigorigeno/solvente)<br />
-25 ciclo semplice<br />
- 60 ciclo a doppia<br />
compressione e doppia<br />
laminazione<br />
-150 cicli in cascata<br />
(H 2 O-BrLi)<br />
Vapore d’acqua 0<br />
-60 (NH 3 /H 2 O)<br />
-20 salamoia<br />
0.2<br />
>1<br />
0.01<br />
0.006<br />
0.0013<br />
Con compressore <strong>volume</strong>trico:<br />
0.1 30 ermetico<br />
3300 rotativo<br />
30 250 semiermetico<br />
250500 aperto<br />
4003000 a vite<br />
Con<br />
centrifugo<br />
compressore<br />
3006000 chiuso<br />
30030000 aperto<br />
3505000<br />
500010000<br />
303000<br />
Compressione <strong>di</strong> gas -25 (aria) 1 10<br />
Effetto termoelettrico -33<br />
-103<br />
Tabella 30: Classificazione degli impianti frigoriferi<br />
-
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
205<br />
Q1<br />
C<br />
B<br />
L<br />
D<br />
A<br />
t2<br />
Q2<br />
Figura 292: Layout del ciclo Joule inverso<br />
50<br />
T<br />
C<br />
q1<br />
B<br />
h=370 kJ/kg<br />
p=3 bar<br />
0<br />
C<br />
A<br />
h=315 kJ/kg<br />
p=1 bar<br />
q2<br />
-50<br />
D<br />
h=230 kJ/kg<br />
kJ/kgK<br />
s<br />
Figura 293: Ciclo Joule inverso per frigoriferi a gas<br />
Gli impianti termoelettrici (senza fluido <strong>di</strong> lavoro) sono utilizzati in campo elettronico e spaziale.<br />
4.1 LAMINAZIONE<br />
La laminazione è una applicazione dell’effetto Joule Thompson (ve<strong>di</strong> corso <strong>di</strong> Fisica Tecnica) con il<br />
quale si fa passare un fluido da una pressione maggiore ad una minore attraverso uno strozzamento del<br />
condotto o me<strong>di</strong>ante una valvola <strong>di</strong> laminazione appositamente pre<strong>di</strong>sposta. L’effetto Joule Thompson è<br />
caratterizzato dal coefficiente definito da:<br />
T<br />
<br />
<br />
[56]<br />
p<br />
<br />
h<br />
che può essere positivo, negativo o nullo a seconda delle proprietà del fluido e il campo <strong>di</strong><br />
temperature e pressioni iniziali. Dal punto <strong>di</strong> vista impiantistico interessa definite la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
temperatura che subisce il fluido:<br />
u<br />
i<br />
pu<br />
T T dp<br />
<br />
[57]<br />
pi<br />
Se >0 allora si ha una <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> temperatura mentre se è
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
206<br />
4.2 FLUIDI FRIGORIGENI<br />
I flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro degli impianti frigoriferi sono detti flui<strong>di</strong> frigorigeni. Questi fino all’inizio del 1900<br />
erano naturali ma sono stati poi rimpiazzati con flui<strong>di</strong> artificiali quali gli idrocarburi alogenati (CFC e<br />
CHFC) della serie Freon F11, F12, F22, F13 (o gli equivalenti con sigle internazionali R11, R12, R22,<br />
R13). Gli idrocarburi alogenati presentano proprietà termofisiche interessanti che li hanno reso<br />
prevalenti sugli altri flui<strong>di</strong> frigorigeni: essi sono stabili chimicamente, non infiammabili, non tossici,<br />
inodori e insapori, hanno un buon calore latente <strong>di</strong> vaporizzazione e un accettabilmente basso lavoro<br />
specifico <strong>di</strong> compressione. Purtroppo la recente scoperta della pericolosità del fluoro e del Cloro per la<br />
fascia <strong>di</strong> ozono nell’atmosfera ha cambiato tutti i giu<strong>di</strong>zi su questi flui<strong>di</strong> refrigeranti ed anzi sono state<br />
approvate convenzioni internazionali per la totale messa al bando degli HCFC entro un breve lasso <strong>di</strong><br />
tempo.<br />
IL PROBLEMA DELL’OZONO<br />
L’ozono, O 3 , ha la caratteristica <strong>di</strong> assorbire le ra<strong>di</strong>azioni solari ultraviolette (nell’introno <strong>di</strong> 0.25<br />
m) e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> esercitare una vitale funzione protettiva sull’Uomo. Esso si forma dalle molecole <strong>di</strong> O 2<br />
me<strong>di</strong>ante la reazione endotermica:<br />
3O 2O 288.8 kJ / mol [58]<br />
2 3<br />
L’ozono è uno stato allotropico dell’O 2 ed è piuttosto instabile. La costante <strong>di</strong> equilibrio della<br />
precedente reazione è K=10 -54 . L’input energetico è fornito sia dalla ra<strong>di</strong>azione solare che dalle scariche<br />
elettriche atmosferiche. La ra<strong>di</strong>azione solare è molto intensa ad alta quota (stratosfera, da 25 a 50 km<br />
s.l.m) e in corrispondenza dell’equatore. La maggior quantità <strong>di</strong> ozono si ha ai poli per effetto del<br />
trasporto dovuto ai moti planetari dell’aria. La concentrazione dell’ozono nell’aria è molto bassa e pari a<br />
0.375 ppm. I processi che possono provocare la formazione e la <strong>di</strong>struzione dell’ozono possono essere<br />
molteplici e in particolare si segnalano le seguenti reazioni:<br />
3SO O 3SO<br />
2 3 3<br />
H S O H SO<br />
2 3 2 3<br />
NO O3 NO2 O2<br />
Cl O3 ClO O2<br />
3H O 3H O<br />
2 3 2<br />
H O O 3H O O<br />
2 3 2 2 2<br />
Si vede, quin<strong>di</strong>, che alla <strong>di</strong>struzione dell’O 3 concorrono anche alcuni inquinanti atmosferici quali<br />
l’SO 2 , H 2 S, NO,…. A queste reazioni si aggiunge anche quella <strong>di</strong> attacco dei CFC <strong>secondo</strong> il seguente<br />
schema:<br />
CFC Ultravioletto Cl FC<br />
Cl O3 ClO O2<br />
[59]<br />
Pertanto il cloro (ma è presente anche un’analoga reazione per il fluoro presente in minor quantità) attacca<br />
l’ozono eliminandolo dall’atmosfera.<br />
Le intuizioni dei ricercatori Rowland e Molina (1974) sull’azione dei CFC è stata confermata dalle<br />
osservazioni fatte dal 1978 al 1989 che hanno mostrato una riduzione del 9% <strong>di</strong> ozono nell’emisfero<br />
Sud e 4% nell’emisfero nord. I CFC più aggressivi sono quelli più stabili, cioè con una molecola priva <strong>di</strong><br />
legami deboli.<br />
L’R12 è una molecola composta da CCl 2 F 2 e quin<strong>di</strong> molto stabile: è questa la molecola più<br />
aggressiva.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
207<br />
Per destabilizzare i CFC (clorofluoro carburi) si preferisce usare molecole con presenza del legame a<br />
idrogeno, come avviene nelle molecole HCFC (idroclorofluoro carburi). Si definisce in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione<br />
dell’ozono (Ozone Depletion Parameter), ODP, l’effetto sull’ozono valutato in rapporto a quello dell’R11.<br />
Figura 294: Esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionatori <strong>di</strong> tipo split<br />
Un’altra grandezza oggi utilizzata per in<strong>di</strong>care il potenziale rischio <strong>di</strong> riscaldamento globale della<br />
Terra è il GWO (Global Warm Potential) che rappresenta una misura dell’effetto (su un periodo <strong>di</strong> tempo<br />
prefissato <strong>di</strong> 100 anni) dell’emissione <strong>di</strong> 1 kg <strong>di</strong> gas serra confrontato con l’effetto <strong>di</strong> 1 kg <strong>di</strong> anidride<br />
carbonica nello stesso periodo <strong>di</strong> tempo.<br />
In pratica esso considera l’efficacia <strong>di</strong> assorbimento del gas e la sua persistenza. Si ha la Tabella<br />
31 che sintetizza in forma comparativa i precedenti parametri.<br />
Dall’esame della Tabella 31 si osserva la grande flessibilità d’uso dei CFC. Con riferimento<br />
all’Occidente (esclusa la Cina e l’In<strong>di</strong>a che pure sono oggi gran<strong>di</strong> produttrici <strong>di</strong> CFC) si hanno i <strong>di</strong>agrammi<br />
in<strong>di</strong>cati in Figura 295 per l’R11, in Figura 296 per l’R12 e in Figura 297 per l’uso combinato <strong>di</strong> R11 ed<br />
R12.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
208<br />
Tabella 31: In<strong>di</strong>ci ODP per alcuni CFC<br />
Tabella 32: Flui<strong>di</strong> frigorigeni <strong>di</strong> vecchia generazione- In<strong>di</strong>ci ODP e GWP<br />
USO R11<br />
SCHIUME<br />
ISOLANTI<br />
REFRIGERAZIONE<br />
E<br />
CONDIZIONAMEN<br />
TO<br />
SPRAY<br />
ALTRO<br />
Figura 295: Uso <strong>di</strong> R11 in Occidente
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
209<br />
Tabella 33: Confronto fra le proprietà dei refrigeranti più usuali<br />
Tabella 34: Confronto degli in<strong>di</strong>ci ODP e GWP dei alcuni refrigeranti<br />
INDICE TEWI (TOTAL EQUIPMENT WARMING IMPACT)<br />
Dalla Tabella 31 appare evidente che i HCFC hanno impatti <strong>di</strong>versi nell’atmosfera, nei riguar<strong>di</strong><br />
dell’ozono. Tuttavia è da prendere in considerazione (anche alla luce degli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Kyoto che ormai<br />
esecutivi) l’effetto serra ai fini del surriscaldamento terrestre. I CFC e HCFC hanno anche un effetto<br />
serra considerevole e l’in<strong>di</strong>ce GWP (Greenhouse Warming Potential) del F123 risulta pari, ve<strong>di</strong> Tabella 32, a<br />
120 e cioè 1 kg <strong>di</strong> F123 equivale a 123 kg <strong>di</strong> CO 2 .<br />
Di recente si è considerato un nuovo in<strong>di</strong>ce, denominato TEWI (Total Equipment Warming Impact)<br />
che tiene conto dell’effetto globale, ai fini dell’effetto serra, che si ha in una macchina che utilizza i<br />
flui<strong>di</strong> frigorigeni sopra in<strong>di</strong>cati e che consuma energia elettrica per il suo funzionamento (si pensi ad<br />
una macchina frigorifera).
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
210<br />
Per produrre l’energia elettrica consumata da questa macchina si deve bruciare combustibile in<br />
una centrale termo-elettrica producendo gas serra CO 2 . L’in<strong>di</strong>ce TEWI è allora definito dalla seguente<br />
relazione:<br />
TEWI mGWP <br />
T e<br />
2<br />
CO<br />
Ove vale il seguente simbolismo:<br />
m massa totale <strong>di</strong> fluido frigorigeno emessa in atmosfera;<br />
GWP potenziale <strong>di</strong> effetto serra del fluido rispetto alla CO 2 ;<br />
CO<br />
2<br />
massa <strong>di</strong> CO 2 emessa nell’atmosfera per unità <strong>di</strong> energia elettrica prodotta;<br />
tempo si vita utile del sistema;<br />
e energia elettrica me<strong>di</strong>amente consumata nell’unità <strong>di</strong> tempo.<br />
L’in<strong>di</strong>ce CO 2 è funzione dei sistemi energetici nazionali, come in<strong>di</strong>cato nella Tabella 35 dove si<br />
può osservare il valore nullo per la Norvegia e molto basso (0,09) per la Francia in quanto la prima<br />
utilizza centrali idroelettriche e la seconda centrali in prevalenza nucleari.<br />
Per l’Italia l’in<strong>di</strong>ce risulta CO 2 = 0,59 non certo basso ma neanche così elevato come in Cina, in<br />
Australia e in Africa.<br />
Tabella 35: In<strong>di</strong>ce CO<br />
2<br />
per varie nazioni nel mondo e in Europa<br />
In definitiva l’in<strong>di</strong>ce TEWI <strong>di</strong>pende non solamente dal fluido frigorigeno utilizzato ma anche dal<br />
sito in cui viene utilizzato per via della produzione in<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> gas serra per la produzione dell’elettricità<br />
consumata.<br />
La stessa macchina frigorifera in Italia ha un in<strong>di</strong>ce maggiore <strong>di</strong> T e<br />
2 rispetto alla Norvegia.<br />
CO<br />
<br />
<br />
<br />
RILASCIO DEI CFC IN AMBIENTE<br />
I CFC vengono rilasciati nell’ambiente attraverso vari processi che qui si elencano:<br />
Manipolazione dei CFC nei processi <strong>di</strong> produzione e lavorazione<br />
Fughe accidentali dagli impianti<br />
Smantellamento <strong>di</strong> impianti esistenti (frigoriferi, pompe <strong>di</strong> calore, ….)
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
211<br />
<br />
<br />
<br />
Collaudo degli impianti<br />
Estinzione incen<strong>di</strong><br />
Uso <strong>di</strong> bombolette spray.<br />
Pertanto i processi <strong>di</strong> scarico in atmosfera sono <strong>di</strong>versi e non sempre controllabili.<br />
Nel 1987 è stato firmato il Protocollo <strong>di</strong> Montreal, con l’adesione <strong>di</strong> 24 paesi industrializzati, con il<br />
quale si prevede:<br />
Il congelamento della produzione dei CFC ai livelli del 1986 e fino al 1993<br />
Riduzione all’80% entro il 1998<br />
Riduzione al 50% entro il 2000.<br />
USO DI R12<br />
SCHIUME ISOLANTI<br />
REFRIGERAZIONE E<br />
CONDIZIONAMENTO<br />
SPRAY<br />
ALTRO<br />
Figura 296: Uso <strong>di</strong> R12 in Occidente<br />
Sono stati proposti riduzioni ancora più ra<strong>di</strong>cali.<br />
In ogni caso occorre ottimizzare i processi tecnologici e produttivi in modo da minimizzare i<br />
rilasci, ri<strong>di</strong>segnare agli organi <strong>di</strong> tenuta e giunzioni degli impianti esistenti.<br />
USO DI R11 + R12<br />
SCHIUME ISOLANTI<br />
REFRIGERAZIONE E<br />
CONDIZIONAMENT<br />
O<br />
SPRAY<br />
ALTRO<br />
Figura 297: Uso combinato <strong>di</strong> R11 ed R12 in Occidente<br />
Per la sostituzione completa dei CFC occorre trovare nuovi flui<strong>di</strong> frigorigeni che abbiano<br />
caratteristiche chimico – fisiche ottimali:<br />
Non devono inquinare<br />
Non essere volatili<br />
Essere chimicamente stabili<br />
Non corrodere i metalli costitutivi degli impianti<br />
Non essere infiammabili<br />
Avere buona capacità <strong>di</strong> trasporto termico e quin<strong>di</strong> elevato calore latente <strong>di</strong> vaporizzazione<br />
Basso costo<br />
Possibilità <strong>di</strong> adattarsi ai compressori e alle attuali tecnologie del freddo
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
212<br />
<br />
<br />
Possibili sostituti dei CFC sono:<br />
Solo in fase transitoria gli idrocarburi alogenati insaturi, HCHFC<br />
Gli Idro Fluoro Alcani, HFA, come R123.R124, R134a, R141b<br />
Si tenga presente che il problema della sostituzione dei CFC è <strong>di</strong> enormi proporzioni sia per la<br />
ormai gran<strong>di</strong>ssima produzione industriale attuale <strong>di</strong> questi flui<strong>di</strong>, sia per il necessario lavoro <strong>di</strong><br />
adattamento della meccanica (compressori) alle mutate caratteristiche termofisiche e infine per il<br />
problema posto dai nuovi componenti (R123, R134a,….) <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>luenti delle guarnizioni utilizzate<br />
nella costruzione degli stessi compressori.<br />
REFRIGERANTI COMPOSITI (BLEND)<br />
Molti nuovi refrigeranti sono composti da miscele (Blend) <strong>di</strong> refrigeranti (in genere due o tre). Si<br />
tratta <strong>di</strong> miscele zeotropiche caratterizzate dall’avere temperature <strong>di</strong> vaporizzazione e <strong>di</strong> condensazione<br />
variabili con le percentuali dei componenti, come in<strong>di</strong>cato in Figura 298.<br />
Figura 298: Andamento della curva <strong>di</strong> vaporizzazione per una miscela zeotropica<br />
Il ciclo frigorifero a miscela <strong>di</strong> vapori saturi si trasforma come in<strong>di</strong>cato in Figura 299.<br />
Figura 299: Miscele zeotropiche <strong>di</strong> refrigeranti<br />
Per confrontare le caratteristiche dei refrigeranti singoli o delle miscele azeotropiche occorre<br />
confrontare i punti A e B <strong>di</strong> Figura 299. La variazione delle temperature <strong>di</strong> vaporizzazione e <strong>di</strong><br />
condensazione corrispondenti al ciclo può portare a qualche vantaggio nel progetto degli scambiatori <strong>di</strong><br />
calore.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
213<br />
Va osservato che una fuga della miscela zeotropica porta alla variazione della composizione della<br />
miscela residua con conseguente possibile variazione delle caratteristiche del fluido <strong>di</strong> lavoro. Tuttavia si<br />
è osservato che fughe <strong>di</strong> piccole quantità <strong>di</strong> flui<strong>di</strong> non porta a gran<strong>di</strong> inconvenienti meccanici.<br />
Per questo motivo i compressori che usano miscele zeotropiche sono già precaricati con liquido<br />
refrigerante in modo da evitare spostamenti <strong>di</strong> concentrazioni.<br />
Inoltre è spesso utilizzato un componente infiammabile nella miscela e quin<strong>di</strong> è necessario evitare<br />
ogni contatto con l’aria. Questa considerazione ha portato ad avere locali tecnologici per i refrigeratori<br />
separati dagli altri locali e soprattutto dalle centrale termiche con caldaie all’interno.<br />
IL GLIDE DELLE MISCELE ZEOTROPICHE<br />
Un effetto del comportamento delle miscele zeotropiche è il fenomeno detto glide cioè della<br />
<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura che si ha fra la condensazione e l’evaporazione, come illustrato anche in<br />
Figura 299.<br />
Questa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura può variare da 7,4 °C per l’R407C a meno <strong>di</strong> 0.2 °C per<br />
l’R410A, come illustrato nella Tabella 36.<br />
Tabella 36: Alcuni dati caratteristici dei flui<strong>di</strong> refrigeranti<br />
CARATTERISTICHE TERMOFISICHE DEI FLUIDI FRIGORIGENI<br />
Al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionare gli impianti frigoriferi è necessario conoscere le caratteristiche<br />
termofisiche dei flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro oggi più utilizzati, quali l’R22, l’R134a e l’ammoniaca (R717).<br />
Nelle tabelle nelle figure seguenti si riportano queste caratteristiche, per altro reperibili nei<br />
manuali specializzati per impianti frigoriferi e nel manuale ASHRAE.<br />
DATI TERMOFISICI DEI REFRIGERANTI DI MAGGIOR USO<br />
Nelle pagine seguenti saranno riportate tabelle e <strong>di</strong>agrammi che forniscono i dati termofisici dei<br />
refrigeranti commerciali <strong>di</strong> maggior uso.<br />
Nella Tabella 37 e nella Tabella 38 si hanno alcuni in<strong>di</strong>catori, per altro già descritti in precedenza,<br />
relativi alla compatibilità ambientale, alle pressioni e temperature <strong>di</strong> esercizio e alle efficienze me<strong>di</strong>a<br />
ottenute con i vari refrigeranti.<br />
Viene riportato per solo confronto l’R22, oggi fuori uso, ritenuto fra i migliori refrigeranti CFC.<br />
I sostituti HCFC hanno tutti efficienze inferiori.<br />
Seguono le tabelle e le curve nei vari piani termo<strong>di</strong>namici (T,s) o (h,p).
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
214<br />
Tabella 37: Proprietà termofisiche <strong>di</strong> alcuni flui<strong>di</strong> frigorigeni<br />
Tabella 38: Confronto delle efficienze per funzionamento standard –10, +30 °C
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
215<br />
Tabella 39: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R22<br />
Figura 300: Diagramma h-p per R22
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
216<br />
Tabella 40: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R134a<br />
Figura 301: Diagramma h-p per R134a
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
217<br />
Tabella 41: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R717 (Ammoniaca)<br />
Figura 302: Diagramma h-p per R717 (Ammoniaca)
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
218<br />
Figura 303: Diagramma (T,s) per l’R407C<br />
Figura 304: Diagramma (h,p) per l’R407C
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
219<br />
Figura 305: Diagramma <strong>di</strong> Mollier (h,s) per l’R707C<br />
Figura 306: Diagramma exergetico per l’R407C
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
220<br />
Figura 307: Diagramma (T,s) per l’R404A<br />
Figura 308: Diagramma (h,p) per l’R404A
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
221<br />
Figura 309: Curve <strong>di</strong> Gibbs (T,s) per alcuni flui<strong>di</strong> frigorigeni<br />
Figura 310: Diagramma (h,p) per la CO 2
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
222<br />
In Figura 309 si possono osservare le curve <strong>di</strong> Gibbs per alcuni gas frigorigeni. La CO 2 ha una<br />
temperatura critica <strong>di</strong> 30 °C a circa 75 bar. Ne consegue che la CO 2 se usata come fluido frigorigeno dà<br />
luogo a cicli transcritici (ve<strong>di</strong> Figura 311) e in particolare la fase <strong>di</strong> raffreddamento normalmente<br />
effettuata al condensatore viene ora effettuata con uno scambiatore <strong>di</strong> calore (gas cooler).<br />
Figura 311: Ciclo frigorifero transcritico per la CO 2<br />
Pertanto la CO 2 (classificata anche come R744 dall’ASHRAE) richiede un circuito frigorifero<br />
leggermente <strong>di</strong>verso da quello usuale.<br />
Inoltre la CO 2 opera a pressioni elevate (oltre 60 bar) e quin<strong>di</strong> tutti gli organi <strong>di</strong> impianto<br />
debbono essere progettati per queste pressioni.<br />
Tuttavia la CO 2 ha densità elevata e pertanto i <strong>di</strong>ametri, a parità <strong>di</strong> flusso <strong>di</strong> massa, sono minori <strong>di</strong><br />
quelli usuali e la <strong>di</strong>minuzione del <strong>di</strong>ametro compensa la maggior resistenza alla pressione <strong>di</strong> esercizio.<br />
4.3 TRACCIAMENTO DEL CICLO FRIGORIFERO<br />
I <strong>di</strong>agrammi (h,p) sono molto utili per tracciare i cicli frigoriferi poiché hanno in assi coor<strong>di</strong>nati le<br />
principali grandezze <strong>di</strong> controllo (l’entalpia nelle ascisse e la pressione nelle or<strong>di</strong>nate).<br />
In Figura 313 si ha un esempio <strong>di</strong> tracciamento <strong>di</strong> ciclo frigorifero a compressione <strong>di</strong> vapori saturi<br />
nel piano (h,p): scelte le pressioni massima e minima (funzione delle temperature estreme <strong>di</strong> ciclo) si ha<br />
un imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong>segno del ciclo frigorifero (1234) con le seguenti fasi:<br />
12 compressione isoentropica;<br />
23 desurriscaldamento e condensazione del fluido frigorigeno;<br />
34 laminazione fra pressione superiore e pressione inferiore (isoentalpica);<br />
41 evaporazione del fluido frigorigeno.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
223<br />
Figura 312: Ciclo a compressione <strong>di</strong> vapori saturi nel piano (T,s) per l’R407C<br />
Figura 313: Ciclo a compressione <strong>di</strong> vapori saturi nel piano (h,p) per l’R407C<br />
Figura 314: Evidenziazione delle fasi <strong>di</strong> un ciclo frigorifero
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
224<br />
Figura 315: Sequenza delle trasformazioni del ciclo frigorifero<br />
4.3.1 RECUPERO DI CALORE<br />
Volendo recuperare calore <strong>di</strong> condensazione, anche ai fini <strong>di</strong> un corretto risparmio energetico<br />
negli impianti <strong>di</strong> climatizzazione, si può pensare o inserire uno scambiatore <strong>di</strong> calore nel quale il fluido<br />
frigorigeno in uscita dal compressore possa cedere il calore <strong>di</strong> desurriscaldamento o il calore totale <strong>di</strong><br />
condensazione. Nel primo caso si ha la situazione <strong>di</strong> Figura 316 e nel piano (h,p) si ha l’evidenziazione<br />
del tratto relativo al desurriscaldamento, ve<strong>di</strong> Figura 317. In termini quantitativi si recupera circa il 30%<br />
del calore totale al condensatore.<br />
Figura 316: Schema <strong>di</strong> impianto con desurriscaldatore
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
225<br />
Figura 317: Recupero del desurriscaldamento nel piano (h,p)<br />
Nel caso in cui si desideri recuperare del tutto il calore normalmente ceduto nel condensatore<br />
allora si opera come in<strong>di</strong>cato in Figura 318 e il calore recuperato può essere calcolato me<strong>di</strong>ante il<br />
<strong>di</strong>agramma (h,p) come in<strong>di</strong>cato in Figura 319.<br />
Figura 318: Schema <strong>di</strong> impianto per recupero totale del condensatore<br />
Va osservato che quando si mo<strong>di</strong>fica il ciclo frigorifero, con l’inserimento del desurriscaldatore o<br />
del recuperatore totale, occorre comunque assicurare che esso funzioni correttamente. Pertanto se si<br />
opera a ciclo continuo la quantità <strong>di</strong> energia che viene normalmente riversata nel condensatore deve<br />
essere sempre smaltita o in aria (per macchine raffreddate ad aria) o in acqua (per macchine frigorifere<br />
raffreddate ad acqua) o nello scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> recupero (parziale o totale). L’utilizzo <strong>di</strong>
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
226<br />
quest’ultima quantità <strong>di</strong> calore deve essere sempre assicurato dall’impianto pena il malfunzionamento<br />
del ciclo frigorifero..<br />
Figura 319: Recupero totale del condensatore nel piano (h,p)<br />
In pratica l’Utente deve prendersi carico del calore che la macchina pensa <strong>di</strong> smaltire al<br />
condensatore.<br />
Se l’applicazione <strong>di</strong> questo recupero è <strong>di</strong> tipo saltuario e/o <strong>di</strong>scontinua e quin<strong>di</strong> non può<br />
assicurare il corretto funzionamento del ciclo allora occorre prevedere l’inserimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssipatori <strong>di</strong><br />
calore (ad esempio ventole che <strong>di</strong>sperdono calore in aria) in modo da avere sempre il corretto<br />
smaltimento del calore <strong>di</strong> condensazione.<br />
4.4 DEFINIZIONE DEGLI INDICI DI PRESTAZIONE<br />
Prima <strong>di</strong> affrontare l’analisi dei vari tipi <strong>di</strong> compressori frigoriferi è bene avere presenti le<br />
definizioni più frequenti degli in<strong>di</strong>ci energetici.<br />
L’efficienza frigorifera è definita, come già in<strong>di</strong>cato in precedenza, dal rapporto:<br />
Energia _ Frogorifera _ ottenta Q2<br />
<br />
Energia _ elettrica _ al _ compressore L<br />
Spesso tale in<strong>di</strong>ce è definito, riprendendo la definizione anglosassone, come COP (Coefficient Of<br />
Performance). E’ uno degli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> maggior uso nella pratica e nella documentazione tecnica dei<br />
Costruttori.<br />
L’ARI (Associazione delle industrie <strong>di</strong> refrigerazione) definisce anche l’in<strong>di</strong>ce EER (Energy Energy<br />
Ratio) sostanzialmente analogo al precedente salvo a non avere unità omogenee come, ad esempio,<br />
BTU/kW o altre <strong>di</strong> uso comune mentre il COP è definito in unità omogenee (kW/kW).<br />
Un altro in<strong>di</strong>ce utilizzato è l’EER G (EER Globale) dato dal rapporto:<br />
Potenza _ Frogorifera _ Ottenuta Q2<br />
EERG<br />
<br />
Potenza _ Totale _ Spesa L L L<br />
Ove si hanno i seguenti simboli:<br />
Q 2 Potenza frigorifera ottenuta, kW<br />
L Potenza ceduta al compressore, kW<br />
L V Potenza ceduta ai ventilatori, kW<br />
V<br />
P
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
227<br />
L P Potenza ceduta alle pompe <strong>di</strong> circolazione, kW<br />
Un andamento tipico dell’efficienza energetica totale al variare del carico è riportata in Figura 320<br />
ove, a partire dall’alto, si hanno le curve <strong>di</strong> efficienza per compressori scroll, per compressori a vite con<br />
rapporto <strong>di</strong> compressione 2,5 e compressori a vite con rapporti <strong>di</strong> compressione 3,5 a più gra<strong>di</strong>ni e on -<br />
off.<br />
Figura 320: Influenza dell’efficienza energetica al variare del carico<br />
Poiché il carico frigorifero varia continuamente, almeno per gli impianti civili, al variare delle<br />
con<strong>di</strong>zioni climatiche esterne, si è soliti definire un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> prestazioni me<strong>di</strong>o calcolato su 4 punti. In<br />
particolare si hanno:<br />
IPLV PE EER PE ER PE EER PE EER<br />
<br />
100% 100% 75% 75% 50% 50% 25% 25%<br />
Ove si hanno le seguenti definizioni:<br />
PE P peso energetico: energia prodotta alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico considerate (p=100%, 75%,<br />
50% e 25%) su energia totale erogata nella stagione;<br />
<br />
EER P efficienza energetica del con<strong>di</strong>zionatore alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico (p=100%, 75%, 50% e<br />
25%) e a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura all’evaporatore e al condensatore rappresentative dell’intera<br />
stagione estiva.<br />
Un analogo in<strong>di</strong>ce è stato definito dall’AICARR, l’EMPE (Efficienza Me<strong>di</strong>a Ponderata Estiva)<br />
ma con percentuali <strong>di</strong> carico <strong>di</strong>verse per tenere conto delle con<strong>di</strong>zioni climatiche dell’Italia. Nella<br />
seguente Tabella 42 sono riportati i valori <strong>di</strong> PEp e <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong> ingresso nel condensatore<br />
(corrispondente alla temperatura esterna) adottati nei due casi.<br />
<br />
Tabella 42: Parametri <strong>di</strong> esercizio adottati da ARI ed AICARR<br />
I valori delle efficienze ai carichi parziali (EER75%, EER50%, EER25%) sono determinati a partire<br />
da quella a carico nominale EER100% ricorrendo a quanto <strong>di</strong>sponibile in letteratura ed alla normativa<br />
tecnica.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
228<br />
Successivamente si procede al calcolo degli in<strong>di</strong>ci energetici stagionali <strong>secondo</strong> le con<strong>di</strong>zioni<br />
operative assunte da ARI e AICARR.<br />
Con riferimento alla Tabella 42, le prestazioni del con<strong>di</strong>zionatore alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni operative<br />
da utilizzarsi nella (2) vengono determinate adottando la seguente formulazione semplificata:<br />
EERp = EERN . kfc . kte (p = 25%; 50%; 75%) (3)<br />
dove:<br />
EERN prestazioni a con<strong>di</strong>zioni nominali (2002/31/CE, EN 14511);<br />
kfc coefficiente correttivo delle prestazioni nominali in relazione al fattore <strong>di</strong> carico [-];<br />
kte coefficiente correttivo delle prestazioni nominali in relazione alla temperatura esterna<br />
Nel 2005 l’Unione Europea ha proposto un in<strong>di</strong>ce avente la stessa formulazione analitica dei<br />
precedenti ma con percentuali <strong>di</strong> produzione energetica e temperature dell’aria al con<strong>di</strong>zionatore<br />
<strong>di</strong>verse (ottimizzate pei i paesi europee). Tale in<strong>di</strong>ce è denominato ESEER (European Seasonal EER). Si<br />
hanno i seguenti valori <strong>di</strong> calcolo:<br />
Carico Perso Energetico PE Temperatura Aria Condensatore<br />
% % °C<br />
100 3 30<br />
75 33 25<br />
50 41 20<br />
25 23 20<br />
Tabella 43: Valori <strong>di</strong> calcolo per l’in<strong>di</strong>ce ESEER<br />
Nelle applicazioni pratiche il confronto fra l’IPLV e EMPE mostra che quest’ultimo ha valore<br />
inferiori al primo a causa delle <strong>di</strong>verse percentuali energetiche e temperature dell’aria <strong>di</strong> condensazione.<br />
Me<strong>di</strong>amente si hanno valori dell’EMPE minori del 30-40% rispetto all’IPLV.<br />
4.4.1 OSSERVAZIONI SUGLI INDICI DI PRESTAZIONE MEDI STAGIONALI<br />
Spesso i dati <strong>di</strong> targa dei refrigeratori riportano le tipologie dei compressori (alternativi, scroll,<br />
vite, ..) e l’efficienza frigorifera (EER in unità omogenee per l’Italia). Questi dati non sono certo<br />
sufficienti per conoscere la reale efficienza me<strong>di</strong>a dei refrigeratori nell’arco <strong>di</strong> una stagione allorquando i<br />
carichi frigoriferi variano al variare delle con<strong>di</strong>zioni climatiche e variano anche i ren<strong>di</strong>menti dei<br />
compressori sia per tipologia che per numero <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>ni possibili.<br />
Così, ad esempio, un refrigeratore a compressori alternativi avente un COP nominale <strong>di</strong> 3,5 con<br />
due gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> regolazione raggiunge un in<strong>di</strong>ce me<strong>di</strong>o stagionale EMPE pari a 4,5. Un refrigeratore con<br />
compressori scroll <strong>di</strong> tipo gemellati (due per circuito) hanno un ren<strong>di</strong>mento dei compressori minore,<br />
pari a 3,0, ma una efficienza me<strong>di</strong>a stagionale EMPE pari a 4,5, come per il caso precedente.<br />
Per un compressore Turbocor® (ve<strong>di</strong> più avanti) il valore dell’in<strong>di</strong>ce ILPV (Integrated Part Load<br />
Value) risulta molto elevato per refrigeratori raffreddati ad acqua (9) ma anche per i refrigeratori<br />
raffreddati ad aria si ha un beneficio sensibile (5,9).<br />
Va ancora tenuto presente che le percentuali energetiche in<strong>di</strong>cate dai vari in<strong>di</strong>ci al variare del<br />
carico sono solo <strong>di</strong> riferimento e nelle applicazioni reali si possono avere risultati anche molti <strong>di</strong>scosti<br />
da quelli calcolati.<br />
Tuttavia un confronto fra <strong>di</strong>verse macchine a parità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ce me<strong>di</strong>o stagionale può essere utile<br />
per scegliere il refrigeratore migliore.<br />
4.5 COMPRESSORI ALTERNATIVI PER IMPIANTI FRIGORIFERI<br />
Si vuole ora presentare brevemente la problematica dei compressori frigoriferi, tenendo presente<br />
che questo argomento è <strong>di</strong> norma svolto in un corso specialistico <strong>di</strong> Tecnica del Freddo o <strong>di</strong> Impianti<br />
Frigoriferi.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
229<br />
Si è detto, infatti, che nell’ambito del Corso <strong>di</strong> Impianti Termotecnici ve<strong>di</strong>amo le macchine e i<br />
componenti <strong>di</strong> impianto tutti come oggetti già costruiti (vedansi Cataloghi dei Costruttori) e pertanto<br />
dobbiamo solamente selezionarli e non progettarli ex novo.<br />
Tuttavia la conoscenza del loro funzionamento e delle problematiche costruttive è comunque<br />
necessaria per effettuare una corretta selezione in funzione delle specifiche <strong>di</strong> progetto e <strong>di</strong><br />
funzionamento dei componenti.<br />
I compressori utilizzati sono molteplici e ciascuna tipologia è in<strong>di</strong>cata per applicazioni particolari<br />
o per potenzialità compresa in determinati intervalli.<br />
Possiamo qui riassumere la situazione attuale come descritto in Tabella 44.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni nominali <strong>di</strong> riferimento sono:<br />
t ev = -10 °C, T c = 25 °C<br />
Un’altra classificazione dei compressori può essere:<br />
Compressori Aperti quando l’albero <strong>di</strong> trasmissione esce dal carter<br />
Compressori Ermetici: se dal carter escono solo le tubazioni <strong>di</strong> aspirazione e <strong>di</strong> mandata del<br />
fluido, nonché i cavi elettrici<br />
Compressori Semiermetici: se il carter è apribile (cioè è imbullonato ma non saldato).<br />
<br />
Tipologia Potenza Frigorifera (kW) Rumorosità prodotta<br />
Alternativi<br />
Ermetici<br />
Semiermetici<br />
Aperti<br />
Rotativi<br />
A palette<br />
A vite<br />
Scroll<br />
Centrifughi<br />
Semiermetici<br />
Aperti<br />
110<br />
30250<br />
300500<br />
1.57<br />
2003000<br />
502000<br />
Me<strong>di</strong>o grande con produzione <strong>di</strong><br />
rumore e vibrazioni<br />
Silenziosi e stabili<br />
3006000<br />
Necessari pavimenti antivibranti e cuffie<br />
30030.000<br />
afoniche<br />
Tabella 44: Classificazione dei compressori per tipologia<br />
RENDIMENTO VOLUMETRICO DEI COMPRESSORI<br />
Con riferimento alla Figura 321, definiamo ren<strong>di</strong>mento <strong>volume</strong>trico <strong>di</strong> un compressore alternativo il<br />
rapporto:<br />
Va<br />
v<br />
[60]<br />
V<br />
ove :<br />
V a <strong>volume</strong> aspirato,<br />
V g <strong>volume</strong> generato<br />
V n <strong>volume</strong> nocivo.<br />
Risulta:<br />
g<br />
Vg Vn Va Vd<br />
[61]<br />
ed inoltre, essendo la CD a<strong>di</strong>abatica (almeno con riferimento al ciclo ideale), si ha:<br />
V<br />
V<br />
1<br />
k 1<br />
<br />
d<br />
p <br />
c k<br />
c<br />
<br />
p<br />
Combinando le ultime relazioni si ottiene:<br />
d<br />
<br />
<br />
<br />
[62]
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
230<br />
La cilindrata del compressore è pari a:<br />
1<br />
V <br />
n k<br />
v<br />
1<br />
1<br />
<br />
Vg<br />
<br />
V<br />
V<br />
n<br />
[63]<br />
a<br />
[64]<br />
v<br />
mv<br />
n<br />
Ove:<br />
V è la portata <strong>volume</strong>trica<br />
m è la portata massica<br />
v a il <strong>volume</strong> specifico in aspirazione<br />
n il numero <strong>di</strong> giri.<br />
v<br />
Naturalmente i valori reali sono <strong>di</strong>scosti da quelli teorici per effetto sia delle irreversibilità che dei<br />
volumi morti che si vengono a generare in aspirazione.<br />
p<br />
C<br />
B<br />
D<br />
A<br />
Vn<br />
Vd<br />
Vg<br />
Va<br />
V<br />
Figura 321: Diagramma all’in<strong>di</strong>catore del compressore<br />
Figura 322: Compressore semiermetico
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
231<br />
Figura 323: Compressore alternativo ermetico<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
REGOLAZIONE DEI COMPRESSORI ALTERNATIVI<br />
La regolazione dei compressori alternativi può essere effettuata con uno dei seguenti mo<strong>di</strong>:<br />
funzionamento intermittente, ON-OFF<br />
frazionamento del carico su più compressori<br />
variazione della velocità <strong>di</strong> rotazione<br />
combinazione delle due precedenti modalità.<br />
Si possono altresì variare le grandezze caratteristiche del compressore, cioè:<br />
con un by – pass aspirante – premete<br />
me<strong>di</strong>ante sollevamento delle valvole <strong>di</strong> aspirazione (capacity control)<br />
variazione dello spazio nocivo<br />
variazione della corsa utile <strong>di</strong> aspirazione.<br />
Figura 324: Assemblaggio <strong>di</strong> un compressore alternativo a due cilindri
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
232<br />
Figura 325: Assemblaggio <strong>di</strong> un compressore alternativo a 4 cilindri<br />
Gli ultimi due meto<strong>di</strong> sono raramente usati. Il funzionamento ON OFF (Funzionamento<br />
Intermittente) può essere attuato spegnendo il compressore in modo programmato o automatico in<br />
concomitanza alla riduzione del carico termico. In quest’ultimo caso si ha una variazione della<br />
temperatura <strong>di</strong> evaporazione e quin<strong>di</strong> della pressione <strong>di</strong> evaporazione che viene rilevata da un<br />
pressostato <strong>di</strong>fferenziale che provvede a chiudere il solenoide sull’alimentazione della batteria fredda. Il<br />
compressore viene anche arrestato ad opera del compressore <strong>di</strong> bassa pressione.<br />
FRAZIONAMENTO DEL CARICO SU PIÙ COMPRESSORI<br />
I gruppi frigoriferi dotati <strong>di</strong> 2, 3 o 4 compressori permettono <strong>di</strong> avere i seguenti gra<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
parzializzazione:<br />
Numero <strong>di</strong> compressori 1° gra<strong>di</strong>no 2° gra<strong>di</strong>no 3° gra<strong>di</strong>no 4° gra<strong>di</strong>no 5° gra<strong>di</strong>no<br />
2 0 50% 100%<br />
3 0 33% 66% 100%<br />
4 0 25% 50% 75% 100%<br />
Tabella 45: Parzializzazione del carico nei gruppi frigoriferi<br />
Ogni compressione interviene su comando <strong>di</strong> un termostato a 2, 3 o 4 sta<strong>di</strong>.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
VARIAZIONE DELLA VELOCITÀ DEL COMPRESSORE<br />
La velocità può essere variata se si hanno motori elettrici con due avvolgimenti statorici <strong>di</strong>stinti:<br />
a 4 poli per l’alta velocità;<br />
a 8 poli per la bassa velocità.<br />
La velocità <strong>di</strong> rotazione viene calcolata dal numero <strong>di</strong> coppie, p, del motore me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />
50( Hz) 60(sec/ min)<br />
n [65]<br />
p<br />
Pertanto si hanno:<br />
750 gpm per motori a 8 poli;<br />
1500 gpm per motori a 4 poli;<br />
3000 gpm per motori a 2 poli.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
233<br />
COMBINAZIONE DELLA PRECEDENTI TECNICHE<br />
Un gruppo frigorifero con due compressori, ciascuno a doppia velocità, permette, come sopra<br />
detto, i seguenti gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> parzializzazione (fine):<br />
a 2 compressori: 0, 25%, 50%, 75%, 100%<br />
a 4 compressori: 0, 12.5%, 25%, 37.5%, 50%, 62.5%, 75%, 87.5%,<br />
100%.<br />
PRESTAZIONI DEI COMPRESSORI ALTERNATIVI<br />
Le prestazioni dei compressori alternativi <strong>di</strong>pendono dalla temperatura <strong>di</strong> evaporazione e dalla<br />
temperatura <strong>di</strong> condensazione. Per como<strong>di</strong>tà i cataloghi forniscono le potenze rese ed assorbite con<br />
riferimento alla temperatura dell’acqua in uscita dall’evaporatore e dell’acqua <strong>di</strong> condensazione. Si fa<br />
osservare che sulla potenza dei compressori c’è da scrivere un romanzo giallo: a pari costruttore del<br />
compressore, modello e con<strong>di</strong>zioni d’uso si hanno prestazioni <strong>di</strong>chiarate dai costruttori dei gruppi<br />
frigoriferi (dei quali i compressori sono solo un componente) che <strong>di</strong>fferiscono fino al 100% rispetto a<br />
quelle nominali del compressore.<br />
Purtroppo la scarsa chiarezza delle con<strong>di</strong>zioni d’uso spesso ingenerano questi errori. Occorre<br />
prestare molta attenzione alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> riferimento dei cataloghi commerciali per evitare spiacevoli<br />
sorprese in sede <strong>di</strong> costruzione dell’impianto. In Figura 327 si ha una tabella che evidenzia le prestazioni<br />
standard <strong>di</strong> compressori alternativi al variare della temperatura dell’acqua all’evaporatore e al<br />
condensatore. Ogni sezione è riferita ad un modello commerciale <strong>di</strong>verso.<br />
Nella tabella si ha, per ogni temperatura <strong>di</strong> condensazione, sia la potenza frigorifera resa che la<br />
potenza elettrica assorbita. Si osservi come la potenzialità frigorifera <strong>di</strong>minuisca sensibilmente al<br />
crescere della temperatura dell’acqua <strong>di</strong> condensazione. Pertanto quando non si può utilizzare acqua <strong>di</strong><br />
fiume o <strong>di</strong> pozzo (<strong>di</strong> solito a bassa temperatura in estate) ma acqua <strong>di</strong> torre evaporativa (ve<strong>di</strong> nel<br />
prosieguo) occorre tenere conto <strong>di</strong> questo degrado delle prestazioni.<br />
4.5.1 CICLI FRIGORIFERI MULTISTADIO<br />
Per evitare un eccessivo riscaldamento del gas in uscita dal compressore e per ridurre il lavoro <strong>di</strong><br />
compressione si utilizzano i cicli multista<strong>di</strong>o. In questi cicli (detti composti) lo stesso refrigerante subisce<br />
due o più sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> compressione. Il gas in uscita dal primo sta<strong>di</strong>o viene raffreddato (intercooler) prima<br />
<strong>di</strong> essere inviato al <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> compressione, come illustrato in Figura 326 in Figura 328.<br />
Si hanno anche cicli <strong>di</strong> refrigerazione in cascata nei quali il primo ciclo agisce da condensatore per<br />
il <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o: in questo modo si possono raggiungere elevate pressioni, come in<strong>di</strong>cato in Figura 329<br />
e in Figura 330. Si osserva che, ai fini del bilancio energetico, le portate <strong>di</strong> massa nei due circuiti<br />
possono essere <strong>di</strong>versi.<br />
Figura 326: Schema <strong>di</strong> un ciclo <strong>di</strong> refrigerazione bista<strong>di</strong>o composto
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
234<br />
Figura 327: Prestazioni standard dei compressori alternativi
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
235<br />
Figura 328: Rappresentazione nel piano (h,p) del ciclo bista<strong>di</strong>o composto con intercooler<br />
Figura 329: Ciclo bista<strong>di</strong>o in cascata<br />
Figura 330: Rappresentazione nel piano (h,p) del ciclo bista<strong>di</strong>o in cascata<br />
4.6 COMPRESSORI CENTRIFUGHI PER IMPIANTI FRIGORIFERI<br />
I compressori centrifughi utilizzano una tecnologia molto <strong>di</strong>versa da quelli alternativi.<br />
Lo schema <strong>di</strong> funzionamento è dato in Figura 331 nella quale si evidenzia una girante<br />
(opportunamente profilata) che opera una compressione del fluido convertendo energia cinetica in<br />
aumento <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>namica (si ricor<strong>di</strong> l’equazione <strong>di</strong> Bernoulli) ed un <strong>di</strong>ffusore <strong>di</strong> uscita del fluido<br />
compresso.<br />
Si possono avere compressori con più giranti (a due o più sta<strong>di</strong>) a seconda della compressione<br />
desiderata. Questi compressori si caratterizzano da quelli alternativi per il funzionamento continuo (mentre<br />
in quelli alternativi la fase <strong>di</strong> compressione è una sola) e per l’assenza <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> immissione.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
236<br />
Sono compressori <strong>di</strong> potenza me<strong>di</strong>a – grande e vengono usati principalmente per impianti che<br />
richiedono grande potenza (1005000 kW) caratterizzati da un funzionamento continuo, come, ad<br />
esempio, nei sistemi <strong>di</strong> processo industriali, negli ospedali, …<br />
Una <strong>di</strong>fferenza importante con i compressori alternativi è data dall’assenza del mescolamento<br />
dell’olio <strong>di</strong> lubrificazione e non soffrono le elevate temperature in uscita dalla compressione.<br />
La conversione <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>namica in pressione statica è attuata dal <strong>di</strong>ffusore (<strong>di</strong> sezione<br />
toroidale a sezione crescente, ve<strong>di</strong> Figura 331) dove la velocità del fluido si riduce fino quasi ad<br />
annullarsi.<br />
Figura 331: Schema <strong>di</strong> un compressore centrifugo<br />
DIMENSIONAMENTO DI MASSIMA DEI COMPRESSI CENTRIFUGHI<br />
Il <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> massima dei compressori centrifughi evidenzia alcune problematiche<br />
fondamentali connesse al funzionamento <strong>di</strong> queste macchine operatrici.<br />
Con riferimento alla Figura 332 calcoliamo il lavoro motore che è dato dal prodotto della portata<br />
per la variazione del momento della quantità <strong>di</strong> moto del fluido.<br />
In<strong>di</strong>cate V t1 e V t2 le componenti tangenziali della velocità sul profilo alare in ingresso e in uscita<br />
dalla girante, si ha:<br />
2<br />
u2<br />
u1<br />
1<br />
vt1<br />
vt2<br />
r1<br />
r2<br />
Figura 332: Vettori per le giranti <strong>di</strong> un compressori centrifughi
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
237<br />
Per la quantità <strong>di</strong> moto: q m<br />
Vt<br />
Per il momento della quantità <strong>di</strong> moto: P mVt<br />
r<br />
Il lavoro motore è dato da:<br />
L m V r V r mV r [66]<br />
<br />
<br />
t2 2 t1 1 t2 2<br />
essendo il raggio esterno molto maggiore <strong>di</strong> quello interno e la velocità all’ingresso V t1 0. La<br />
potenza motrice è data dalla relazione:<br />
Vt<br />
2 2<br />
W L<br />
L mVt<br />
2<br />
[67]<br />
r<br />
2<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista termo<strong>di</strong>namico la potenza motrice è anche data dalla relazione:<br />
W m h h<br />
[68]<br />
Da questa segue che:<br />
da cui si ricava:<br />
r<br />
<br />
2 1<br />
Vt2<br />
h<br />
<br />
<br />
h<br />
h<br />
2 1<br />
2<br />
[69]<br />
<br />
Ad esempio, assegnate le temperature dell’evaporatore e del compressore: T ev = -10 °C, T c = 25<br />
°C per R11 ed NH 3 si ha la seguente tabella (si suppone una compressione isoentropica):<br />
Fluido P 1 (bar) P 2 (bar) R=p 1 /p 2 h 1 (kcal/kg) k<br />
NH 3 3 10.6 3.5 400 1.312<br />
1.312R11 0.26 1.2 4.62 145 1.124<br />
Tabella 46: Confronto dei dati <strong>di</strong> progetto per R11 e NH 3<br />
Da questi dati si possono calcolare:<br />
T<br />
T R<br />
2 1<br />
k1<br />
k<br />
h f ( T , p )<br />
2 2 2<br />
V 4186 h h<br />
t2 2 1<br />
<br />
<br />
r <br />
V t 2<br />
<br />
np<br />
<br />
60<br />
V t<br />
h h<br />
2<br />
r <br />
np<br />
60<br />
2 1<br />
Assumendo per la rete europea = 50 Hz e ricordando la [65] si hanno i seguenti risultati:<br />
Dimensioni delle giranti (m)<br />
Tipologia<br />
N<br />
(gpm)<br />
NH 3<br />
(V t2 =419 m/s)<br />
R11<br />
(V t2 =158 m/s)<br />
p=1, =50 Hz<br />
3000 8.4 3.1<br />
Senza moltiplicatore <strong>di</strong> giri<br />
p=1, =50 Hz 6000 4.2 1.6
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
238<br />
con moltiplicatore <strong>di</strong> giri 12000 2.1 0.8<br />
Tabella 47: Dimensioni della girante per R11 e NH 3<br />
Le <strong>di</strong>mensioni delle giranti sono enormi per cui si ricorre ad un moltiplicatore <strong>di</strong> giri per ridurne<br />
le <strong>di</strong>mensioni. Come si osserva dai risultati ottenuti, le <strong>di</strong>mensioni della girante per R11 sono inferiori a<br />
quelle per l’NH 3 . Quest’ultimo fluido frigorigeno, quin<strong>di</strong>, richiede maggiore potenze <strong>di</strong> compressione e<br />
macchine operatrici più gran<strong>di</strong> e costose. Questo ha giustificato, fino ad oggi, la preferenza accordata<br />
dai costruttori ai CFC.<br />
p<br />
p2<br />
3<br />
Lavoro risparmiato<br />
pv<br />
k<br />
=C<br />
2<br />
pv=RT<br />
p1<br />
1<br />
v<br />
Figura 333: Compressione a due sta<strong>di</strong><br />
Si ha un miglioramento sostanziale se si effettua una compressione bista<strong>di</strong>o composita con una<br />
pressione interme<strong>di</strong>a data dalla me<strong>di</strong>a geometrica delle pressioni estreme:<br />
pi<br />
p p<br />
[70]<br />
1 2<br />
Nel piano (pv) si ha l’andamento <strong>di</strong> Figura 333 e in Figura 334 si ha la rappresentazione nel piano<br />
(hp). In entrambe le figure è anche segnata l’area corrispondente al risparmio conseguito con questo<br />
metodo. Dall’osservazione della Figura 334 si osserva che, in questa ipotesi, su ogni girante si ha un<br />
salto entalpico <strong>di</strong>mezzato rispetto al caso <strong>di</strong> compressione ad unico sta<strong>di</strong>o. Ripetendo i calcoli in questa<br />
nuova ipotesi si ottiene la seguente tabella.<br />
p<br />
p2<br />
pi<br />
p1<br />
Lavoro<br />
Risparmiato<br />
Dh/2<br />
Dh/2<br />
h<br />
Figura 334: Compressione bista<strong>di</strong>o sul piano hp
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
239<br />
Tipologia<br />
p=1, =50 Hz<br />
Senza moltiplicatore <strong>di</strong> giri<br />
p=1, =50 Hz<br />
con moltiplicatore <strong>di</strong> giri<br />
Dimensioni delle giranti (m)<br />
N<br />
NH 3<br />
R11<br />
(gpm) (V t2 =419 m/s) (V t2 =158 m/s)<br />
3000 6.3 2.2<br />
6000 3.2 1.1<br />
12000 1.6 0.5<br />
Tabella 48: Confronto delle <strong>di</strong>mensioni della girante per R11 ed NH 3 bista<strong>di</strong>o<br />
Si conviene, allora, che per R11 in configurazione bista<strong>di</strong>o si ha un raggio, con moltiplicatore <strong>di</strong><br />
giri, accettabile.<br />
Nella pratica si possono anche utilizzare più flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro (ad esempio R11 nel 1° sta<strong>di</strong>o e R13<br />
nel 2° sta<strong>di</strong>o).<br />
Il guadagno <strong>di</strong> pressione è dato da:<br />
2 2<br />
v2 v1<br />
p<br />
<br />
[71]<br />
2<br />
con densità del fluido. Allora si ha p maggiore con flui<strong>di</strong> ad elevato peso molecolare (e quin<strong>di</strong><br />
grande densità). Si ha la seguente tabella <strong>di</strong> confronto per i CFC più usati commercialmente.<br />
Fluido<br />
Peso Molecolare<br />
R113 187.5<br />
R503 174.5<br />
R114 171.0<br />
R11 137.4<br />
R12 120.9<br />
R14 88.0<br />
R22 86.5<br />
R717 (NH 3 ) 17<br />
Tabella 49: Peso Molecolare <strong>di</strong> alcuni CFC<br />
Uno schema costruttivo <strong>di</strong> un compressore centrifugo bista<strong>di</strong>o è dato in Figura 335.<br />
Figura 335: Sezione <strong>di</strong> un compressore centrifugo bista<strong>di</strong>o
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
240<br />
POMPAGGIO NEI COMPRESSORI CENTRIFUGHI<br />
La curva delle caratteristiche idrauliche dei compressori centrifughi è del tutto simile a quella <strong>di</strong><br />
una pompa, come in<strong>di</strong>cato in Figura 336. La curva <strong>di</strong> carico del circuito incontra la curva caratteristica<br />
del compressore in un punto. In figura si hanno due casi: nel caso che il punto <strong>di</strong> incontro, A, sia a<br />
destra del massimo della caratteristica, B, allora il funzionamento risulta stabile, nel caso <strong>di</strong> incontro a<br />
sinistra <strong>di</strong> B, si ha, punto C, un funzionamento instabile.<br />
La giustificazione deriva dall’osservare che in A una variazione V della portata <strong>volume</strong>trica<br />
comporta una corrispondente variazione p della pressione prodotta in senso opposto e quin<strong>di</strong> tale da<br />
riportare il punto <strong>di</strong> lavoro in A.<br />
L’opposto avviene se il punto <strong>di</strong> lavoro è C: una variazione <strong>di</strong> portata porta ad una variazione <strong>di</strong><br />
uguale segno della pressione che fa spostare sempre più C dal punto iniziale. Il punto B è il punto limite<br />
detto anche punto <strong>di</strong> pompaggio. Il raggiungimento del punto B è possibile a seguito <strong>di</strong> ampie<br />
parzializzazioni del compressore centrifugo.<br />
La presenza del limite <strong>di</strong> pompaggio porta ad avere <strong>di</strong>agrammi caratteristici del tipo in<strong>di</strong>cato in<br />
Figura 337 nel quale si ha una linea che segna il limite <strong>di</strong> pompaggio.<br />
In Figura 337 si hanno le curve caratteristiche <strong>di</strong> un compressore centrifugo al variare della<br />
temperatura <strong>di</strong> uscita.<br />
Per allontanare il limite <strong>di</strong> pompaggio si inserisce nel compressore centrifugo una fila <strong>di</strong><br />
palettature mobili, cioè orientabili, collocata sulla bocca aspirante. La rotazione <strong>di</strong> queste palette<br />
mo<strong>di</strong>fica le con<strong>di</strong>zioni fluido<strong>di</strong>namiche (ve<strong>di</strong> Figura 332) all’aspirazione e quin<strong>di</strong>, per conseguenza,<br />
anche la curva delle prestazioni (o curva caratteristica) del compressore centrifugo.<br />
In pratica variando l’angolo delle palette mobili si ha un effetto simile a quello della variazione del<br />
numero <strong>di</strong> giri <strong>di</strong> Figura 337.<br />
L’azione delle palette mobili è rappresentata in Figura 338. Se il compressore in con<strong>di</strong>zioni<br />
normali si trova nelle con<strong>di</strong>zioni del punto A e per effetto <strong>di</strong> una parzializzazione della portata V si<br />
porta in B (punto limite).<br />
Se il sistema <strong>di</strong> controllo fa variare l’orientamento delle palette mobili la curva caratteristica si<br />
sposta (in figura è segnata l’apertura a 70°) e il nuovo punto <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong>viene C, lontano dal<br />
punto limite.<br />
Dp<br />
B<br />
C<br />
Instabile<br />
A<br />
Stabile<br />
Resistenze a valle <strong>di</strong> un<br />
compressore centrifugo<br />
n<br />
V<br />
Figura 336: Punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> un compressore centrifugo
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
241<br />
Figura 337: Abaco delle curve caratteristiche <strong>di</strong> un centrifugo<br />
Dp<br />
B<br />
A<br />
C<br />
90^<br />
30^<br />
70^<br />
DV<br />
V* v<br />
V<br />
Figura 338: Andamento delle curve caratteristiche al variare dell’angolo <strong>di</strong> apertura<br />
4.7 COMPRESSORI CENTRIFUGHI CON INVERTER<br />
Di recente sono stati introdotti nel mercato refrigeratori centrifughi con variazione continua del<br />
numero <strong>di</strong> giri me<strong>di</strong>ante inverter.<br />
In Figura 339 si ha una veduta <strong>di</strong> un refrigeratore centrifugo commerciale che appare del tutto<br />
simile ad un normale refrigeratore centrifugo.<br />
Nella tabella seguente si hanno i dati caratteristici <strong>di</strong> questa famiglia <strong>di</strong> compressori con<br />
l’in<strong>di</strong>cazione del COP ai vari regimi <strong>di</strong> carico.<br />
Questi compressori hanno la capacità <strong>di</strong> variare il regime dal 15% al 100% in modo continuo e<br />
pertanto si comparano con i compressori a vite.<br />
Il controllo della resa <strong>di</strong> progetto ottenuto tramite variazione <strong>di</strong> velocità con VSD ed alette <strong>di</strong><br />
prerotazione (PRV) a profilo alare poste sull'aspirazione del compressore.<br />
Le alette sono comandate da un attuatore elettrico esterno che automaticamente ne controlla la<br />
posizione in modo da mantenere costante la temperatura <strong>di</strong> uscita dell'acqua refrigerata realizzate in<br />
lega <strong>di</strong> bronzo manganese.<br />
Il sistema <strong>di</strong> controllo (variatore <strong>di</strong> velocità VSD) attua una variazione della velocità <strong>di</strong> rotazione<br />
in modo da ottimizzare le prestazioni energetiche a carico parziale delle unità.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
242<br />
Figura 339: Vista <strong>di</strong> un refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della York<br />
E’ progettato per variare la velocità del motore del compressore controllando la frequenza e la<br />
tensione del motore elettrico.<br />
La capacità adattativa del sistema <strong>di</strong> controllo mo<strong>di</strong>fica automaticamente ed in<strong>di</strong>pendentemente la<br />
velocità del motore e la posizione delle alette <strong>di</strong> pre-rotazione per ottenere il massimo ren<strong>di</strong>mento ai<br />
carichi parziali, analizzando le informazioni trasmesse dai sensori posti sul gruppo refrigeratore.<br />
Tale sistema <strong>di</strong> controllo deve essere in grado <strong>di</strong> operare in modo tale che la macchina abbia la<br />
possibilità <strong>di</strong> funzionare a velocità ridotta nei tre seguenti campi <strong>di</strong> funzionamento:<br />
alette <strong>di</strong> prerotazione completamente aperte e riduzione <strong>di</strong> velocità <strong>di</strong> rotazione per ottenere<br />
l’effetto <strong>di</strong> riduzione dei consumi più significativo, ove possibile<br />
alette <strong>di</strong> prenotazione parzialmente chiuse e comunque velocità ridotta al valore minimo<br />
consentito dalle effettive richieste <strong>di</strong> rapporto <strong>di</strong> compressione (bassi carichi e rapporti <strong>di</strong><br />
compressione vicini a quello <strong>di</strong> progetto), così come determinate dalla logica adattativa<br />
<br />
alette <strong>di</strong> prerotazione in progressiva chiusura alla minima velocità <strong>di</strong> rotazione.<br />
Con questi nuovi compressori si possono ottenere risparmi energetici considerevoli (oltre il 30%<br />
stagionale) in considerazione della variabilità sia delle con<strong>di</strong>zioni climatiche che del carico interno degli<br />
ambienti.<br />
Le curve del COP, infatti, mostrano un picco per una potenzialità pari al 50% del valore <strong>di</strong> picco.
100%<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
14.6%<br />
C.O.P.<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
243<br />
% carico<br />
Pot. Frig. Pot. Ass. Pot. Ass. C.O.P. C.O.P.<br />
kW (STD) kW (VSD) kW (STD) (VSD)<br />
100% 1800 304 318 5.9 5.7<br />
90% 1620 257 253 6.3 6.4<br />
80% 1440 216 200 6.7 7.2<br />
70% 1260 183 155 6.9 8.1<br />
60% 1080 157 114 6.9 9.5<br />
50% 900 134 84 6.7 10.7<br />
40% 720 117 69 6.2 10.4<br />
30% 540 100 59 5.4 9.2<br />
20% 360 82 48 4.4 7.5<br />
14.6% 263 72 43 3.7 6.1<br />
A=COP a 100%; B=COP a 75%; C=COP a 50%; D=COP a 25%<br />
C.O.P. (me<strong>di</strong>o stagionale) = 0,01 x A + 0,42 x B + 0,45 x C + 0,12 x D = 6.5 STD<br />
C.O.P. (me<strong>di</strong>o stagionale) = 0,01 x A + 0,42 x B + 0,45 x C + 0,12 x D = 9.1 VSD<br />
12.0<br />
11.0<br />
10.0<br />
9.0<br />
8.0<br />
7.0<br />
6.0<br />
5.0<br />
4.0<br />
3.0<br />
2.0<br />
C.O.P. (STD)<br />
C.O.P. (VSD)<br />
% CARICO FRIGORIFERO<br />
Tabella 50: Variazione del COP per un compressore centrifugo con inverter da 1 MW
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
244<br />
Tabella 51: Prestazioni <strong>di</strong> un centrifugo con inverter
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
245<br />
4.7.1 POTENZA FRIGORIFERA<br />
kW 1011<br />
Potenza elettrica assorbita kW 182<br />
Massimo carico elettrico del motore kW 201<br />
C.O.P. - 5.6<br />
C.O.P. me<strong>di</strong>o stagionale - 8.7<br />
Refrigerante<br />
R 134a<br />
Temp. ingresso acqua evaporatore °C 12<br />
Temp. uscita acqua evaporatore °C 7<br />
Portata acqua refrigerata l/s 48.4<br />
Temp. ingresso acqua condensatore °C 30<br />
Temp. uscita acqua condensatore °C 35<br />
Portata acqua raffreddamento condensatore l/s 57.0<br />
Per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico lato acqua:<br />
attraverso l’evaporatore passi 3 kPa 94<br />
attraverso il condensatore passi 2 kPa 25<br />
Pressione lato acqua raggiungibile in esercizio:<br />
evaporatore kPa 1050<br />
condensatore kPa 1050<br />
Fattore sporcamento evaporatore ARI 550-590 m 2 °C/kW 0.018<br />
Fattore sporcamento condensatore ARI 550-590 m 2 °C/kW 0.044<br />
Tabella 52: Dati caratteristici <strong>di</strong> un compressore centrifugo con inverter da 1 MW<br />
In Refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della Carrier si ha un nuovo modello <strong>di</strong><br />
refrigeratore con compressore centrifugo con inverter prodotto dalla Carrier.<br />
Figura 340: Refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della Carrier<br />
I gruppi centrifughi CARRIER della serie “Evergreen” mod. 19XRV sono <strong>di</strong> tipo semiermetico<br />
espressamente progettati per funzionare con refrigerante R134a.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
246<br />
La gamma <strong>di</strong> potenzialità è compresa tra 700 e 5275 kW ed entro questi valori è <strong>di</strong>sponibile una<br />
numerosa serie <strong>di</strong> combinazioni tra scambiatori, motori elettrici e compressori per sod<strong>di</strong>sfare l'esatta<br />
potenzialità richiesta . L'esecuzione è del tipo componibile a elementi separati.<br />
CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE<br />
Dati generali<br />
Refrigeratore d'acqua completamente assemblato in fabbrica, costituito da singoli componenti ed<br />
essenzialmente comprensivo <strong>di</strong>:<br />
-un motocompressore centrifugo <strong>di</strong> tipo semiermetico<br />
-una sezione evaporatore<br />
-una sezione condensatore<br />
-un circuito olio con pompa autonoma<br />
-un pannello <strong>di</strong> controllo, sicurezza e <strong>di</strong>agnosi a microprocessore<br />
-un <strong>di</strong>spositivo automatico <strong>di</strong> regolazione della potenzialità resa all'evaporatore<br />
-un avviatore ad inverter con variatore <strong>di</strong> frequenza<br />
-carica iniziale <strong>di</strong> refrigerante e olio<br />
-isolamento termico delle superfici fredde<br />
Compressore<br />
a. L'unita è equipaggiata <strong>di</strong> un compressore <strong>di</strong> tipo semiermetico monosta<strong>di</strong>o ad alta<br />
efficienza completamente assemblato in fabbrica. Le tenute ermetiche sono ottenute<br />
me<strong>di</strong>ante O - Ring per ridurre le eventuali per<strong>di</strong>te.<br />
b. La girante è <strong>di</strong> tipo aperto, <strong>di</strong>segnata con profilo aero<strong>di</strong>namico e automaticamente<br />
sagomata; il suo <strong>di</strong>ametro è ottimizzato per migliorare l'efficienza ad ogni specifica<br />
applicazione e selezione del sistema.<br />
c. La <strong>di</strong>ffusione del refrigerante è garantita da tunnel <strong>di</strong>ffusori posizionati sul contorno<br />
della girante. Essi garantiscono una corretto flusso <strong>di</strong> gas refrigerante ad ogni con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
lavoro del compressore.<br />
d. Gli organi <strong>di</strong> trasmissione, progettati <strong>secondo</strong> i più alti standard qualitativi AGMA<br />
grado II, sono racchiusi in una scatola ermetica, già meccanicamente accoppiati e ispezionabili<br />
senza rimuovere il compressore; le connessioni <strong>di</strong> aspirazione e <strong>di</strong> mandata del gas sono<br />
flangiati per facilitare il <strong>di</strong>sassemblaggio e la manutenzione.<br />
e. I cuscinetti sono trattati con rivestimento antifrizione, il cuscinetto reggispinta è del tipo<br />
Kingsbury a pattini intercambiabili singolarmente .<br />
f. Il <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> parzializzazione del carico assicura un economico ed efficiente<br />
controllo della temperatura fra il 15% e il 100% della potenzialità qualora l'unità venga<br />
alimentata con acqua al condensatore con flusso <strong>di</strong> progetto e <strong>di</strong> temperatura variante <strong>secondo</strong><br />
la norma ARI 550/590-98 che prevede una riduzione lineare della temperatura <strong>di</strong> progetto al<br />
<strong>di</strong>minuire della capacità. La parzializzazione è ottenuta tramite variazione <strong>di</strong> giri dal 100%<br />
al 65% della velocità del motore e la chiusura delle palette del condotto <strong>di</strong> aspirazione.<br />
g. Il gruppo compressore è corredato da un circuito <strong>di</strong> lubrificazione preassemblato in<br />
fabbrica che assicura la costante e continua lubrificazione dei cuscinetti e degli altri<br />
organi <strong>di</strong> trasmissione; il sistema include:<br />
<br />
- pompa ermetica completa <strong>di</strong> avviatore e relative protezioni termiche<br />
assemblata in fabbrica<br />
<br />
- raffreddatore dell'olio tramite flusso <strong>di</strong> refrigerante<br />
<br />
- <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> regolazione della pressione dell'olio<br />
<br />
- filtro olio a maglie da 20 Micron intercettabile per la sostituzione senza per<strong>di</strong>te<br />
<strong>di</strong> refrigerante<br />
<br />
- riscaldatore olio nel carter <strong>di</strong>rettamente comandato dal sistema <strong>di</strong> controllo<br />
elettronico dell'unità
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
247<br />
<br />
- serbatoio olio con sensori <strong>di</strong> controllo temperatura<br />
h. Il condotto <strong>di</strong> mandata del refrigerante è corredato <strong>di</strong> rubinetto <strong>di</strong> intercettazione il<br />
quale, in accoppiamento con la valvola <strong>di</strong> intercettazione della linea del liquido, consente il<br />
completo isolamento del compressore dal circuito facilitando sensibilmente le<br />
operazioni <strong>di</strong> manutenzione senza l’ausilio <strong>di</strong> sistemi con serbatoi esterni per il recupero del<br />
refrigerante.<br />
Motore elettrico<br />
a. Il motore, <strong>di</strong> tipo semiermetico, è ermeticamente accoppiato con il compressore. Esso<br />
è raffreddato dal refrigerante in circolo tramite un sistema che regola automaticamente il flusso<br />
necessario per un ottimale raffreddamento; la struttura ermetica del motocompressore mantiene<br />
il motore elettrico incontaminato da polvere, sporcizia, umi<strong>di</strong>tà ed elimina la<br />
trasmissione <strong>di</strong> calore all'ambiente circostante. La costruzione con motore semiermetico<br />
garantisce una migliore tenuta alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> refrigerante rispetto all’esecuzione aperta con<br />
giunto <strong>di</strong> trasmissione.<br />
b. L'alimentazione elettrica è <strong>di</strong>sponibile con tensioni da 230V a 400V 50/60Hz.<br />
L'avvolgimento è progettato per operare a 2950 giri/min. (50Hz); esso è facilmente estraibile,<br />
senza la necessita <strong>di</strong> un completo <strong>di</strong>sassemblaggio delle parti meccaniche.<br />
c. L'avvolgimento è protetto da sensori interni <strong>di</strong> temperatura.<br />
ed. Lo statore è facilmente ispezionabile senza la rimozione delle tubazione principali del<br />
refrigerante.<br />
Evaporatore/condensatore<br />
a. Sono costruiti in involucri separati in acciaio con tubi in rame progettati per elevato<br />
scambio termico, completi <strong>di</strong> piastre tubiere e testate . Le connessioni idrauliche sono del<br />
tipo non flangiato e <strong>di</strong>sponibili per accoppiamenti Victaulic al fine <strong>di</strong> evitare saldature o<br />
flangiature in cantiere. I tubi sono in rame ad alta efficienza lavorati sia internamente che<br />
esternamente per incrementare lo scambio termico. Le misure standard corrispondono ad un<br />
<strong>di</strong>ametro esterno <strong>di</strong> 3/4" con spessore minimo <strong>di</strong> 0,025" . Il fascio tubiero o i singoli tubi sono<br />
ispezionabili ed asportabili; sono inoltre installati i necessari supporti a <strong>di</strong>stanze massime <strong>di</strong> 914<br />
mm. I tubi vengono mandrinati sulla piastra con una doppia scanalatura <strong>di</strong> tenuta.<br />
c. Le testate e i bocchelli sono progettati per una pressione <strong>di</strong> 1034 KPa in versione<br />
standard e sono collaudati <strong>secondo</strong> le normative europee 97/23/CE.<br />
d. L'evaporatore è costruito in modo da evitare, in qualsiasi con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> funzionamento,<br />
l'aspirazione del refrigerante liquido da parte del compressore.<br />
Dispositivo <strong>di</strong> regolazione del flusso <strong>di</strong> refrigerante<br />
a. Regola automaticamente il flusso del refrigerante dal condensatore all'evaporatore<br />
assicurando la massima efficienza <strong>di</strong> scambio termico e quin<strong>di</strong> un elevato ren<strong>di</strong>mento del<br />
compressore anche ai carichi parziali. La valvola <strong>di</strong> regolazione a galleggiante misura<br />
automaticamente la portata del refrigerante in funzione del carico e del livello <strong>di</strong> liquido nel<br />
condensatore mantenendo una tenuta <strong>di</strong> liquido che impe<strong>di</strong>sce il passaggio <strong>di</strong> vapore <strong>di</strong><br />
refrigerante all'interno dell'evaporatore.<br />
Quadro <strong>di</strong> controllo, sicurezze e <strong>di</strong>agnosi guasti<br />
Controlli<br />
a. Il refrigeratore è corredato <strong>di</strong> un pannello <strong>di</strong> controllo completamente cablato e<br />
installato in fabbrica. Il sistema è del tipo a microprocessore con controllo <strong>di</strong>gitale integrato<br />
(PIC) a componenti modulari intercambiabili in<strong>di</strong>vidualmente. Dispone <strong>di</strong> un <strong>di</strong>splay a 16<br />
linee da 40 caratteri, 4 chiavi <strong>di</strong> funzione, pulsanti <strong>di</strong> marcia/arresto e luci spia per<br />
segnalazione allarmi che consentono <strong>di</strong> visualizzare tutti i parametri e le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
funzionamento tramite termosonde e trasduttori <strong>di</strong> pressione.<br />
b. Il <strong>di</strong>splay può in<strong>di</strong>care simultaneamente le seguenti con<strong>di</strong>zioni operative:<br />
- data e ora
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
248<br />
- messaggi principali <strong>di</strong> stato su 24 caratteri<br />
- messaggi secondari <strong>di</strong> stato su 24 caratteri<br />
- tempo <strong>di</strong> funzionamento parziale o totale<br />
- temperatura ingresso acqua refrigerata<br />
- temperatura <strong>di</strong> uscita acqua refrigerata<br />
- temperatura gas nell'evaporatore<br />
- temperatura ingresso acqua <strong>di</strong> condensazione<br />
- temperatura <strong>di</strong> uscita acqua <strong>di</strong> condensazione<br />
- temperatura del condensato<br />
- pressione olio<br />
- temperatura olio<br />
- assorbimento motore <strong>secondo</strong> la percentuale <strong>di</strong> carico<br />
Sicurezze<br />
a. L'unità si arresta automaticamente quando una delle seguenti con<strong>di</strong>zioni viene<br />
in<strong>di</strong>viduata dai vari sensori.<br />
- sovracorrente motore<br />
- sovratensione alimentazione<br />
- bassa tensione alimentazione<br />
- alta temperatura olio cuscinetti<br />
- alta temperatura motore<br />
- alta pressione condensatore<br />
- bassa temperatura evaporatore<br />
- bassa pressione olio<br />
- alta temperatura gas <strong>di</strong> mandata<br />
- scatto termico pompa olio<br />
- mancanza flusso acqua refrigerata o acqua <strong>di</strong> condensazione<br />
- errato avviamento motore<br />
- pompaggio prolungato<br />
b. L'unità riduce automaticamente la sua capacità frigorifera e memorizza la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
preallarme quando una dei seguenti punti <strong>di</strong> controllo rileva una <strong>di</strong>fferenza dai valori ottimali:<br />
- alta pressione condensatore<br />
- alta temperatura motore<br />
- bassa temperatura refrigerante<br />
Se la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> preallarme dovesse permanere o le letture dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> sicurezza <strong>di</strong>fferire<br />
ulteriormente dai valori standard il gruppo si arresta automaticamente.<br />
Quadro <strong>di</strong> potenza e avviatore del motore elettrico<br />
Il quadro <strong>di</strong> potenza, collaudato in fabbrica, comprende un avviatore ad inverter VFD<br />
(Variable Frequency Drive) per il controllo della velocità <strong>di</strong> rotazione del motore installato a<br />
bordo macchina o fornito in quadro a parte e pilotato con segnale 4-20 mA dal microprocessore <strong>di</strong><br />
controllo dell’unità.<br />
L’inverter utilizzato sod<strong>di</strong>sfa le più rigide <strong>di</strong>rettive europee EMC (compatibilità elettromagnetica)<br />
IEC1000-3, IEC1800-3 (EN61800-3), IEC 555 (EN60555) e IEC 519-92.<br />
Grazie all’utilizzo <strong>di</strong> un telaio schermato, <strong>di</strong> una reattanza interna e un filtro RFI sono state<br />
ottenute elevate tolleranze ai <strong>di</strong>sturbi elettromagnetici ed un basso livello <strong>di</strong> emissioni.<br />
La reattanza in ingresso <strong>di</strong>minuisce in maniera significativa la <strong>di</strong>storsione armonica totale (THD).<br />
Nella Tabella 52 si hanno i dati prestazionali per un refrigeratore da 1000 kW del tipo con<br />
compressore centrifugo ad inverter.<br />
Dall’esame <strong>di</strong> questa tabella si osserva come al 50% del carico si abbia un COP pari a 10,352 e<br />
quin<strong>di</strong> molto alto.
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
249<br />
Output Type Full Load Part Load Part Load Part Load Part Load Part Load Part Load Part Load Part Load Part Load<br />
Percent Load 100,00 90,00 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 12,00<br />
Chiller Capacity 1.000 kW 900 kW 800 kW 700 kW 600 kW 500 kW 400 kW 300 kW 200 kW 120 kW<br />
Chiller Input kW 171 kW 137 kW 112 kW 88 kW 66 kW 48 kW 41 kW 36 kW 31 kW 26 kW<br />
Chiller Input Power 0,171 ikW/kW 0,152 ikW/kW 0,140 ikW/kW 0,126 ikW/kW 0,110 ikW/kW 0,097 ikW/kW 0,103 ikW/kW 0,120 ikW/kW 0,153 ikW/kW 0,215 ikW/kW<br />
Chiller COP 5,833 6,558 7,145 7,963 9,083 10,352 9,690 8,347 6,518 4,649<br />
Cooler<br />
Entering Temp. 12,0 °C 11,5 °C 11,0 °C 10,5 °C 10,0 °C 9,5 °C 9,0 °C 8,5 °C 8,0 °C 7,6 °C<br />
Leaving Temp. 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C 7,0 °C<br />
Flow Rate 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s 47,8 L/s<br />
Pressure Drop 84,0 kPa 84,1 kPa 84,2 kPa 84,3 kPa 84,5 kPa 84,6 kPa 84,7 kPa 84,9 kPa 85,0 kPa 85,1 kPa<br />
Condenser<br />
Heat Rejection 1166 kW 1032 kW 907 kW 784 kW 662 kW 545 kW 438 kW 333 kW 228 kW 143 kW<br />
Leaving Temp. 35,0 °C 32,1 °C 29,2 °C 26,4 °C 23,5 °C 20,7 °C 20,2 °C 19,8 °C 19,3 °C 19,0 °C<br />
Entering Temp. 30,0 °C 27,7 °C 25,3 °C 23,0 °C 20,7 °C 18,3 °C 18,3 °C 18,3 °C 18,3 °C 18,3 °C<br />
Flow Rate 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s 56,1 L/s<br />
Pressure Drop 45,0 kPa 45,5 kPa 46,0 kPa 46,4 kPa 47,0 kPa 47,5 kPa 47,5 kPa 47,6 kPa 47,6 kPa 47,7 kPa<br />
Motor<br />
Motor Input Power 165 kW 132 kW 107 kW 83 kW 62 kW 44 kW 38 kW 33 kW 28 kW 23 kW<br />
Motor RLA 310 260 225 191 159 132 120 109 100 91<br />
Motor OLTA 335<br />
Motor LRDA 1761<br />
Chiller RLA 277 229 192 158 126 97 85 76 67 60<br />
Chiller Inrush Amps 277<br />
Max Fuse/CB Amps 600<br />
Min Circuit Ampacity 347<br />
Compressor<br />
Control Parameters<br />
DT1 0,5 °C<br />
DP1<br />
320,7 kPa<br />
DT2 5,5 °C<br />
DP2<br />
697,9 kPa<br />
Cooler Min DP<br />
16,7 kPa<br />
Condenser Min DP 14,0 kPa
IMPIANTI TERMOTECNICI – VOLUME 2°<br />
250<br />
Heat Exchangers<br />
Condensing Temp 35,6 °C 32,6 °C 29,7 °C 26,7 °C 23,8 °C 20,9 °C 20,4 °C 19,9 °C 19,4 °C 19,0 °C<br />
Cooler Wall Temp 6,7 °C 6,7 °C 6,8 °C 6,8 °C 6,8 °C 6,8 °C 6,9 °C 6,9 °C 6,9 °C 6,9 °C<br />
Suction Temp 6,4 °C 6,5 °C 6,5 °C 6,6 °C 6,6 °C 6,7 °C 6,7 °C 6,8 °C 6,8 °C 6,8 °C<br />
Cooler Freeze Temp 0,2 °C<br />
Cooler Tube Vel 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s 2,26 m/s<br />
Cond Tube Vel 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s 1,74 m/s<br />
Cooler<br />
Fouling Temp Adj 0,16 °C 0,15 °C 0,13 °C 0,12 °C 0,10 °C 0,09 °C 0,07 °C 0,06 °C 0,04 °C 0,03 °C<br />
Condenser<br />
Fouling Temp Adj 0,29 °C 0,25 °C 0,21 °C 0,18 °C 0,15 °C 0,12 °C 0,09 °C 0,07 °C 0,05 °C 0,03 °C<br />
ASHRAE 90.1<br />
Efficiency<br />
Requirements<br />
ASHRAE 90.1 Max.<br />
N/A<br />
Input Power<br />
N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A<br />
ASHRAE 90.1 Max.<br />
N/A<br />
IPLV/NPLV<br />
N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A N/A<br />
Tabella 53: Dati caratteristici <strong>di</strong> un refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della Carrier, poten za 1 MW
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 251<br />
4.7.2 COMPRESSORI TURBOCOR ®<br />
Di recente sono stati presentati una nuova tipologia <strong>di</strong> compressori centrifughi aventi<br />
caratteristiche avanzate e molto interessanti.<br />
Il compressore Turbocor®, ve<strong>di</strong> Figura 341, è <strong>di</strong> tipo centrifugo con inverter incorporato. Esso<br />
utilizza tecnologie avanzate derivate dalla tecnologia aeronautica. In particolare i cuscinetti <strong>di</strong> tenuta<br />
dell’albero motore sono <strong>di</strong> tipo elettromagnetico.<br />
Figura 341: Compressore Turbocor® con sezione interna<br />
Figura 342: Albero motore del Turbocor®<br />
Il numero <strong>di</strong> giri del compressore varia da 18000 a 48000 gpm e richiede spunti <strong>di</strong> corrente per<br />
avviarsi <strong>di</strong> soli 2 A contro i 500-600 dei compressori a vite aventi pari potenza 250 kW.<br />
Il sistema <strong>di</strong> variazione <strong>di</strong> velocità me<strong>di</strong>ante inverter assicura una potenza sempre pari al carico<br />
frigorifero, con grande risparmio <strong>di</strong> energia.<br />
I cuscinetti magnetici hanno una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> attrito pari allo 0,2% rispetto ai sistemi tra<strong>di</strong>zionali.<br />
Inoltre questo sistema è del tutto privo <strong>di</strong> olio.<br />
Essi, inoltre, contribuiscono a mantenere l’albero perfettamente centrato in ogni con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
carico.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 252<br />
Figura 343: Un’altra vista del compressore Turbocor®<br />
Figura 344: Particolare dei supporti magnetici del Turbocor®<br />
Figura 345: Schematizzazione del supporto magnetico del Turbocor®
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 253<br />
Figura 346: Vista dell’impeller del Turbocor®<br />
E’ previsto un sistema automatico <strong>di</strong> de-lievitazione magnetica con atterraggio dell’asse motore su<br />
cuscinetti tra<strong>di</strong>zionali che hanno una funzione <strong>di</strong> solo supporto alternativo.<br />
Figura 347: Sistema <strong>di</strong> controllo elettronico del Turbocor®
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 254<br />
Il compressore Turbocor® è dotato <strong>di</strong> un sofisticato sistema <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>gitale che ne controlla<br />
le funzioni (vi sono fino a 150 punti <strong>di</strong> controllo) e ne massimizza l’efficienza.<br />
I vantaggi della tecnologia Turbocor® sono così riassumibili:<br />
- elevata efficienza frigorifera, così come visto per i compressori centrifughi con inverter;<br />
- minori emissioni;<br />
- maggiore affidabilità per una sensibile riduzione <strong>di</strong> parti rotanti;<br />
- un peso pari ad 1/5 dei compressori tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> pari potenzialità;<br />
- una rumorosità molto bassa (da 50 a 70 dB ad 1m <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza 15 )<br />
Figura 348: Compressore Turbocor® in funzione<br />
Figura 349: Particolare del circuito frigorifero interno al Turbocor®<br />
15 Anche se i dati acustici così espressi non sono del tutto sod<strong>di</strong>sfacenti, come si vedrà nel capitolo sulla rumorosità<br />
degli impianti, questi dati forniscono una in<strong>di</strong>cazione comparativa molto positiva rispetto ad analoghi dati dei compressori<br />
tra<strong>di</strong>zionali. Lo spettro della rumorosità prodotta è comunque visibile in Tabella 54.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 255<br />
Figura 350: Layout del circuito <strong>di</strong> raffreddamento del Turbocor®<br />
Figura 351: Andamento del COP del Turbocor® in funzione della percentuale <strong>di</strong> carico<br />
Figura 352: Curva kW/ton del compressore Turbocor®
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 256<br />
Tabella 54: Spettro <strong>di</strong> rumore emesso dal Turbocor® per due potenzialità<br />
Figura 353: Esempi <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> compressori Turbocor® con raffreddamento ad acqua<br />
Figura 354: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> compressori Turbocor® della McQuay
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 257<br />
Figura 355: Unità con Turbocor® raffreddata ad aria della Climaveneta<br />
Tabella 55: Data sheet dei refrigeratori Climaveneta<br />
Una interessante applicazione <strong>di</strong> questa famiglia <strong>di</strong> compressori è il retrofitting in impianti<br />
esistenti.<br />
Le <strong>di</strong>mensioni ridotte <strong>di</strong> questo compressore, infatti, ne permettono l’inserimento in impianti già<br />
esistenti con molta facilità.<br />
PROBLEMATICHE ATTUALI DEI COMPRESSORI TURBOCOR®<br />
I compressori Turbocor®, anche alla luce <strong>di</strong> quanto sopra esposto, si presentano come una vera<br />
innovazione tecnologica nel campo delle macchine <strong>di</strong> refrigerazione. Tuttavia oltre ai tanti vantaggi già<br />
esposti (leggerezza, silenziosità, frictionless, regolazione continua, COP e IPLV elevati,..) occorre tenere<br />
conto <strong>di</strong> alcune attuali limitazioni alla loro <strong>di</strong>ffusione.<br />
In primo luogo il costo <strong>di</strong> questi compressori è ancora elevato e si pone al <strong>di</strong> sopra degli attuali<br />
costi <strong>di</strong> compressori <strong>di</strong> paragonabile potenza. In <strong>secondo</strong> luogo è da considerare che la novità spesso è
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 258<br />
un ostacolo alla <strong>di</strong>ffusione: la tecnologia avanzata utilizzata (vedasi cuscinetti a lievitazione magnetica)<br />
suscita timori e perplessità, specialmente se si considerano le limitate conoscenze <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong><br />
compressori e le <strong>di</strong>fficoltà che si verrebbero a porre in caso <strong>di</strong> interventi on site per guasti.<br />
Ma probabilmente il limite maggiore deriva dalla temperatura limite che questo compressore oggi<br />
consente <strong>di</strong> raggiungere a fine fase compressione e pari a 42 °C. Ciò pone grosse <strong>di</strong>fficoltà per la<br />
condensazione in climi cal<strong>di</strong> ed esclude, almeno fino ad oggi, la possibilità <strong>di</strong> utilizzare questo<br />
compressore per refrigeratori a pompe <strong>di</strong> calore.<br />
Passando, ad esempio, da una temperatura dell’aria esterna da 35 a 32 °C si ha un incremento <strong>di</strong><br />
circa il 14,5% <strong>di</strong> potenza frigorifera.<br />
Figura 356: Esempio <strong>di</strong> retrofitting con compressore Turbocor®<br />
I costruttori <strong>di</strong> refrigeratori d’acqua sono tutt’ora scettici. Ad oggi, in Italia, si hanno pochissimi<br />
refrigeratori con Turbocor® in catalogo e spesso le loro caratteristiche non sono facilmente reperibili.<br />
Molti costruttori stanno a guardare l’evoluzione del mercato prima <strong>di</strong> scommettersi in produzioni<br />
ritenute costose ed ancora azzardate.<br />
Tuttavia si ritiene che questa tecnologia risulti vincente nell’imme<strong>di</strong>ato futuro sia per le<br />
caratteristiche innovative del prodotto che per le alte prestazioni ottenibili.<br />
In Figura 357 si hanno gli andamenti degli in<strong>di</strong>ci EER e IPLV per le due configurazioni con<br />
raffreddamento ad acqua e ad aria con condensatore a secco (H) e con condensatore allagato (HF)<br />
rispetto ad analoghi refrigeratori con compressori centrifughi senza inverter.<br />
Si può osservare come l’andamento <strong>di</strong> entrambi gli in<strong>di</strong>ci siano molto favorevoli a questo tipo <strong>di</strong><br />
refrigeratori, specialmente ai carichi parziali.<br />
Inoltre il valore dell’in<strong>di</strong>ce ILPV (Integrated Part Load Value) risulta molto elevato per refrigeratori<br />
raffreddati ad acqua (9 contro 6,5) ma anche per i refrigeratori raffreddati ad aria si ha un beneficio<br />
sensibile (5,9 contro 4,5).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 259<br />
Figura 357: In<strong>di</strong>ci EER e IPLV per refrigeratori con Turbocor® raffreddati a d acqua e ad aria<br />
4.8 COMPRESSORI ROTATIVI NEGLI IMPIANTI FRIGORIFERI<br />
I compressori rotativi stanno vivendo oggi un momento <strong>di</strong> gloria per le caratteristiche positive<br />
che presentano.<br />
Essi, infatti, producono una p che risulta in<strong>di</strong>pendente dalla pressione a monte e a valle dello<br />
stesso compressore, non hanno bisogno <strong>di</strong> valvole (essendo rotativi sono anche a flusso continuo)<br />
anche se hanno bisogno <strong>di</strong> una abbondante lubrificazione.<br />
Anche per questi compressori restano vali<strong>di</strong> i concetti <strong>di</strong> spazio nocivo e <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento<br />
<strong>volume</strong>trico.<br />
Possono essere:<br />
A palette<br />
A vite<br />
A spirale orbitante (scroll)
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 260<br />
4.8.1 COMPRESSORE ROTATIVO A PALETTE MULTIPLE<br />
E’ un compressore che utilizza lo schema <strong>di</strong> compressione per rotazione asimmetrica con palette<br />
mobili che si spostano ra<strong>di</strong>almente in modo da confinare il fluido in lobi ben precisi, come in<strong>di</strong>cato in<br />
Figura 358.<br />
Anche in questo caso, come per i compressori centrifughi, si ha un collettore <strong>di</strong> raccolta esterno<br />
che converte la pressione <strong>di</strong>namica in pressione statica.<br />
Questo tipo <strong>di</strong> compressori è utilizzato per impianti <strong>di</strong> potenzialità limitata (qualche kW) ed ha un<br />
suo punto <strong>di</strong> forza nella compattezza, regolarità <strong>di</strong> funzionamento e nella richiesta <strong>di</strong> poca<br />
manutenzione.<br />
I ren<strong>di</strong>menti <strong>volume</strong>trici non sono elevati e così pure i rapporti <strong>di</strong> compressione per cui sono<br />
convenienti solo con quei flui<strong>di</strong> frigorigeni che possono essere utilizzati in questi range <strong>di</strong> lavoro<br />
Figura 358: Compressore rotativo a palette multiple<br />
Figura 359: Sezione <strong>di</strong> un compressori a lobi<br />
4.8.2 COMPRESSORI A VITE<br />
I compressori a vite sono caratterizzate da due viti controrotanti, dette maschio e femmina, in<br />
modo da trasportare e comprimere il fluido all’interno dei lobi in accoppiamento. In Figura 360 si ha il<br />
particolare delle due viti controrotanti. Queste sono poste all’interno <strong>di</strong> un contenitore (carter) nel quale<br />
fluisce sia il fluido frigorigeno che il lubrificante.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 261<br />
Il funzionamento del compressore a vite (utilizzato anche negli impianti per l’aria compressa da<br />
qualche decennio) è schematizzato in Figura 361: il fluido è portato dall’ingresso verso l’uscita per<br />
effetto della rotazione delle viti e contemporaneamente viene compresso con rapporto <strong>di</strong> compressione<br />
funzione della <strong>di</strong>stanza degli assi delle viti.<br />
Una particolarità interessante dei compressori a vite è la loro capacità <strong>di</strong> variare il carico <strong>di</strong> lavoro<br />
dal 10 al 100% del valore nominale con continuità e non a gra<strong>di</strong>ni, come già visto per i compressori<br />
alternativi.<br />
Ciò viene realizzato me<strong>di</strong>ante un cassonetto, ve<strong>di</strong> Figura 362, che posto al <strong>di</strong> sopra del carter<br />
bypassa il fluido refrigerante da comprimere facendolo passare in uscita. La posizione del cassonetto<br />
viene stabilita dal sistema <strong>di</strong> regolazione in funzione del carico <strong>di</strong> lavoro.<br />
La potenza <strong>di</strong> spunto a carichi ridotti può essere maggiore rispetto ai compressori alternativi.<br />
Questa caratteristica <strong>di</strong> variazione continua del carico rende questi compressori molto como<strong>di</strong><br />
nelle applicazioni impiantistiche che richiedono un forte adattamento al carico in con<strong>di</strong>zioni molto<br />
variabili.<br />
Si pensi, ad esempio, alle applicazioni free cooling (stagione primaverile o autunnale) quando i<br />
carichi termici sono molto bassi e le con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche dell’aria esterna sono ideali per la<br />
climatizzazione dei locali interni.<br />
Questi compressori hanno un sistema corposo <strong>di</strong> separazione dell’olio <strong>di</strong> lubrificazione, sono<br />
relativamente rumorosi (ai regimi estremi) ma presentano un buon ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> compressione ed un<br />
elevato ren<strong>di</strong>mento <strong>volume</strong>trico. Inoltre la temperatura <strong>di</strong> mandata <strong>di</strong> questi compressori è<br />
notevolmente inferiore a quella dei compressori alternativi o a pistoni.<br />
In Figura 363 si ha una sezione <strong>di</strong> un compressore a vite commerciale nella quale sono ben<br />
visibili le viti, il motore elettrico (raffreddato dallo stesso fluido frigorigeno) e il sistema <strong>di</strong> regolazione a<br />
cassonetto.<br />
I compressori a vite sono macchine a funzionamento continuo e pertanto risultano <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />
molto compatte.<br />
Figura 360: Viti maschio e femmina: particolare costruttivo
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 262<br />
Figura 361: funzionamento del compressore a vite<br />
Figura 362: Regolazione a cassonetto dei compressori a vite<br />
Figura 363:Sezione <strong>di</strong> un compressore a vite
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 263<br />
RAPPORTO VOLUMETRICO INTRINSECO<br />
I compressori rotativi comprimono il gas fino ad una pressione finale che è in<strong>di</strong>pendente dalla<br />
pressione iniziale nel condotto <strong>di</strong> mandata. Ai fini del calcolo della potenza assorbita (W) possiamo<br />
definire ren<strong>di</strong>mento del compressore rotativo il rapporto:<br />
Leff . speso<br />
rot<br />
[72]<br />
L<br />
ottenuto.max<br />
Occorre anche tenere conto del ren<strong>di</strong>mento <strong>volume</strong>trico intrinseco dato da:<br />
Vmax<br />
va<br />
r vi<br />
V<br />
v<br />
[73]<br />
Assumendo una compressione politropica si ha:<br />
min<br />
v<br />
<br />
a<br />
pp pa par<br />
<br />
v <br />
p <br />
Il ren<strong>di</strong>mento del compressore rotativo può allora scriversi nella forma:<br />
<br />
Rot<br />
n<br />
p<br />
n<br />
vi<br />
<br />
p <br />
<br />
pr <br />
<br />
r<br />
<br />
<br />
<br />
[74]<br />
n<br />
p<br />
a vi<br />
vi<br />
f f f f r<br />
<br />
vi<br />
p <br />
p<br />
pm<br />
<br />
ove p M è la pressione <strong>di</strong> mandata, p a la pressione minima. La potenza assorbita vale:<br />
V <br />
[75]<br />
v<br />
W m hcom<br />
hcom<br />
v1<br />
Rot<br />
4.8.3 COMPRESSORI A SPIRALE ORBITANTE<br />
Sono detti anche compressori scroll e sono l’ultima novità nel campo dei compressori frigoriferi. In<br />
essi una spirale orbitante, ve<strong>di</strong> Figura 364, in modo eccentrico produce la compressione <strong>di</strong> lobi e lo<br />
spostamento del fluido compresso verso il punto <strong>di</strong> uscita.<br />
, <br />
<br />
Figura 364: Spirale orbitante<br />
Il movimento orbitale provoca l’accumulo nelle spirali accoppiate <strong>di</strong> sacche <strong>di</strong> gas che, con il<br />
progre<strong>di</strong>re del movimento, vengono spostate verso l’uscita, ve<strong>di</strong> Figura 366.<br />
Osservando il ciclo completo, Figura 366, si nota che le tre fasi: (A) <strong>di</strong> aspirazione, (B) <strong>di</strong><br />
compressione, (C) <strong>di</strong> scarico, avvengono simultaneamente in sequenza <strong>di</strong>namica.<br />
In Figura 370 si ha il dettaglio della funzione dell’elemento interme<strong>di</strong>o dello scroll, cioè il<br />
<strong>di</strong>spositivo per il motore eccentrico con in canale <strong>di</strong> scarico centrale.<br />
In Figura 371 si ha il particolare dell’accoppiamento faccia a faccia delle spirali: la spirale superiore è<br />
fissa e contiene l’apertura per lo scarico del gas compresso, la spirale inferiore è quella mobile in moto<br />
orbitante (non rotativo). L’aspirazione del gas avviene sul bordo estremo del complesso a spirale.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 264<br />
Figura 365: Vista <strong>di</strong> uno scroll<br />
Figura 366: Ciclo scroll completo<br />
Figura 367: Il completamento della seconda orbita sviluppa la compressione massima<br />
Figura 368: Durante la terza orbita i gas compressi sono evacuati verso la luce <strong>di</strong> scarico
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 265<br />
Figura 369 : Al completamento dell’orbita il <strong>volume</strong> occupato dal gas si riduce a zero: espulsione gas<br />
I bor<strong>di</strong> superiori delle spirali sono muniti <strong>di</strong> guarnizione che fanno tenuta stagna sulla superficie<br />
della spirale opposta. Il centro del cuscinetto <strong>di</strong> supporto e quello dell’albero motore sono sfalsati, ve<strong>di</strong><br />
Figura 370, in modo da imprimere un moto orbitale (eccentrico) alla spirale mobile.<br />
In Figura 372 si ha una sezione <strong>di</strong> un compressore scroll completo nella quale sono visibili tutti i<br />
particolari descritti in precedenza, il motore elettrico e gli ingombri.<br />
I compressori scroll (detti anche più semplicemente, scroll) arrivano a potenze massime <strong>di</strong> 3050<br />
kW e sono caratterizzati da una buona silenziosità <strong>di</strong> marcia, da ren<strong>di</strong>menti <strong>volume</strong>trici elevati (rispetto<br />
agli alternativi), buoni ren<strong>di</strong>menti isoentropici <strong>di</strong> compressione.<br />
La loro <strong>di</strong>ffusione è oggi elevata nei gruppi frigoriferi per applicazioni <strong>di</strong> climatizzazione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a<br />
taglia (< 50 kW per compressore). Possono anche aversi gruppi frigoriferi a più compressori scroll fino<br />
a potenzialità totali massime dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 500 kW.<br />
Figura 370: Dispositivo per moto eccentrico e punto <strong>di</strong> scarico
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 266<br />
Figura 371: Particolare dell’accoppiamento delle spirali<br />
Figura 372: Sezione <strong>di</strong> un compressore scroll<br />
L’utilizzo <strong>di</strong> più compressori scroll consente <strong>di</strong> parzializzare meglio il funzionamento dei gruppi<br />
frigoriferi.<br />
Recentemente sono stati proposti gruppi <strong>di</strong> refrigerazione scroll, del tipo aria – acqua, con ben 12<br />
compressori scroll e 10 gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> parzializzazione dal 20 al 100% del carico.<br />
Questa soluzione consente due grossi vantaggi: una minore corrente <strong>di</strong> spunto all’avviamento (si<br />
hanno solo 2 scroll attivi) ed una regolazione a carico parziale più efficiente (con 10% <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>no).<br />
4.9 REFRIGERATORI AD ASSORBIMENTO<br />
Si è visto in Fisica Tecnica il principio <strong>di</strong> base <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> queste macchine. Si riporta nel<br />
prosieguo un breve richiamo.<br />
In Figura 373 ne é in<strong>di</strong>cato lo schema impiantistico per una macchina del tipo acqua-ammoniaca. La<br />
miscela acqua-ammoniaca si compone <strong>di</strong> acqua che fa da solvente e <strong>di</strong> ammoniaca che fa da soluto (e<br />
quin<strong>di</strong> più volatile). Per effetto del calore Q 4 ceduto al serbatoio superiore (detto generatore) si libera NH 3
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 267<br />
allo stato quasi puro e ad alta pressione. L'NH 3 inizia il ciclo classico <strong>di</strong> condensazione, laminazione ed<br />
evaporazione (presente anche nel ciclo frigorifero classico a compressione <strong>di</strong> vapori saturi).<br />
All'uscita dell'evaporatore l'NH 3 si ricombina nel serbatoio inferiore, detto assorbitore, con la<br />
miscela <strong>di</strong> acqua-ammoniaca impoverita <strong>di</strong> ammoniaca e proveniente dal serbatoio superiore (tramite<br />
una valvola <strong>di</strong> laminazione perché in basso c'è una pressione inferiore a quella presente in alto).<br />
La reazione <strong>di</strong> assorbimento é esotermica e quin<strong>di</strong> cede calore Q 4 all'esterno. Una pompa provvede<br />
a riportare la miscela <strong>di</strong> acqua e ammoniaca ricomposta al serbatoio superiore (generatore) e si riprende<br />
il ciclo.<br />
In conclusione si hanno due cicli:<br />
<br />
<br />
uno interno fra generatore e assorbitore;<br />
uno esterno che produce nell'evaporatore l'effetto frigorifero.<br />
Le temperature tipiche <strong>di</strong> utilizzo della macchina ad assorbimento <strong>di</strong>pendono dal fluido <strong>di</strong> lavoro.<br />
Per acqua ed ammoniaca si hanno circa 130150 °C al generatore e circa 4555 °C all’assorbitore e al<br />
condensatore. La temperatura all’evaporatore è funzione della pressione <strong>di</strong> esercizio ed è <strong>di</strong> qualche<br />
grado sotto lo zero. Oltre alla miscela acqua-ammoniaca si utilizzano oggi anche miscele acqua-bromuro <strong>di</strong><br />
litio o anche acqua-fluoruro <strong>di</strong> litio: in questi casi é l'acqua il componente più volatile.<br />
Queste macchine hanno il pregio <strong>di</strong> funzionare a temperatura inferiore (circa 80 °C) rispetto a<br />
quella ad ammoniaca (130÷150 °C). In alcuni casi si é anche utilizzata l'energia solare per alimentare il<br />
generatore (Q 3 ).<br />
Le macchine ad assorbimento possono essere utilizzate anche con cascami termici (termine usato<br />
per in<strong>di</strong>care i rifiuti termici nei processi <strong>di</strong> lavorazione industriale).<br />
L'utilizzo come pompa <strong>di</strong> calore risulta conveniente negli impianti cogenerativi perché queste<br />
macchine trasformano un carico elettrico (quello dei compressori tra<strong>di</strong>zionali alimentati ad energia<br />
elettrica) in un carico termico (quello del generatore) e quin<strong>di</strong> consentono <strong>di</strong> avere sia caldo (pompa <strong>di</strong><br />
calore) che freddo (refrigeratore) con sola energia termica.<br />
GENERATORE 1<br />
7 H2O + NH3<br />
NH3<br />
qg<br />
CONDENSATORE<br />
qc<br />
p1<br />
6<br />
VALVOLE DI LAMINAZIONE<br />
8<br />
2 LINEA DELLE PRESSIONI<br />
POMPA RICIRCOLO<br />
p2<br />
5<br />
9<br />
3<br />
EVAPORATORE<br />
H2O<br />
4<br />
qo<br />
ASSORBITORE<br />
qa<br />
Figura 373: Schema <strong>di</strong> una macchina frigorifera ad assorbimento
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 268<br />
4.9.1 FUNZIONAMENTO DELLA MACCHINA AD ASSORBIMENTO<br />
Il funzionamento della macchina ad assorbimento può essere illustrato me<strong>di</strong>ante le curve Log(p)-<br />
1/T <strong>di</strong> Figura 374. In ascisse si ha l’inverso della temperatura assoluta (1/T) e in or<strong>di</strong>nate il logaritmo<br />
della pressione <strong>di</strong> lavoro del fluido.<br />
Il punti 1 e 2 sono coincidenti perché alla stessa pressione, così come i punti 3 e 4. I due cicli<br />
marcati in figura rappresentano il ciclo (degenere in linea) dell’ammoniaca e il ciclo della miscela<br />
impoverita. Se scriviamo il bilancio <strong>di</strong> energia alla macchina ad assorbimento a regime stazionario si ha:<br />
q0 qg qa qc<br />
Il bilancio <strong>di</strong> entropia <strong>di</strong>viene:<br />
q q q q<br />
<br />
T T T<br />
0 g a c<br />
o g a<br />
avendo in<strong>di</strong>cato con T 0, T g e T a le temperature all’evaporatore, al generatore e all’assorbitore. Se si<br />
tiene conto del bilancio energetico la precedente <strong>di</strong>viene:<br />
q q<br />
0 g<br />
q0<br />
qg<br />
<br />
T T T<br />
o g a<br />
Se ora definiamo il coefficiente <strong>di</strong> effetto utile frigorifero come rapporto:<br />
q0 qo<br />
<br />
q P q<br />
g<br />
p<br />
g<br />
allora, per la precedente relazione, si ha:<br />
1 1<br />
<br />
q T<br />
0 a<br />
Tg<br />
<br />
q 1 1<br />
g <br />
T T<br />
0<br />
a<br />
[76]<br />
Log p<br />
pc<br />
1<br />
1=2<br />
0.8 0.6 0.4 0.3 0.2 0<br />
8<br />
po<br />
3=4<br />
5<br />
Soluzione<br />
A B C<br />
To Ta Tg<br />
1/T<br />
Figura 374: Rappresentazione del ciclo ad assorbimento
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 269<br />
Osservando la Figura 374 si può anche scrivere:<br />
BC<br />
[77]<br />
AB<br />
e quin<strong>di</strong> il coefficiente <strong>di</strong> effetto utile è imme<strong>di</strong>atamente calcolabile graficamente dallo stesso<br />
<strong>di</strong>agramma termo<strong>di</strong>namico.<br />
Figura 375Diagramma <strong>di</strong> Oldham per H 2 o e NH 3<br />
4.9.2 RICHIAMI DI TERMODINAMICA DELLE SOLUZIONI<br />
E’ noto dalla teoria delle soluzioni che per liberare NH 3 da una miscela con acqua occorre fornire<br />
calore mentre corre raffreddare la miscela per assorbirla. Quanto detto viene riportato in abachi aventi<br />
in ascissa la concentrazione (massa <strong>di</strong> soluto per kg <strong>di</strong> miscela) e la temperatura T.<br />
In Figura 376 si ha un esempio per curve Vaporus – Liquidus relative a due pressioni. Le due curve<br />
separano tre campi <strong>di</strong> esistenza della soluzione: liquido – vapore saturo – vapore surriscaldato.<br />
Applicando la regola delle fasi <strong>di</strong> Gibbs si possono determinare i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà del sistema nei tre<br />
campi <strong>di</strong> esistenza anzidetti e sulle curve <strong>di</strong> equilibrio.<br />
<br />
<br />
Figura 376: Esempio <strong>di</strong> curve Vaporus – Liquidus
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 270<br />
Nelle applicazioni impiantistiche relative agli impianti frigoriferi risulta più agevole riferirsi al<br />
piano (h,), aventi in or<strong>di</strong>nate le entalpie specifiche e in ascisse le concentrazioni del soluto<br />
(ammoniaca).<br />
Si ha quin<strong>di</strong> la mo<strong>di</strong>fica dell’abaco <strong>di</strong> Figura 376 che <strong>di</strong>viene quello <strong>di</strong> Figura 377. In questi<br />
abachi, oltre alle curve <strong>di</strong> equilibrio, vi sono le curve ausiliarie che servono per determinare il punto<br />
corrispondente del vapore in equilibrio con il liquido <strong>di</strong> cui sono note ( e T) o ( e p).<br />
Nella stessa figura si vede come il liquido segnato con A stia in equilibrio con il vapore B<br />
determinato dall’intersezione della AA’ (con A’ sull’ausiliaria <strong>di</strong> pari pressione) e con la A’B (con B sulla<br />
curva Vaporus alla pressione del liquido).<br />
L’abaco così strutturato prende il nome <strong>di</strong> Merkel – Bosnjakovic ed è riportato, per la miscela<br />
acqua – ammoniaca, in Figura 378.<br />
<br />
<br />
Figura 377: Esempio <strong>di</strong> curve (h,)<br />
4.9.3 PROGETTO DI UN IMPIANTO AD ASSORBIMENTO<br />
Il ciclo ad assorbimento visto in precedenza si può ulteriormente migliorare osservando che la<br />
miscela impoverita che dal generatore scende nell’assorbitore è ad una temperatura maggiore <strong>di</strong><br />
quest’ultimo (che fra l’altro deve essere raffreddato poiché la reazione <strong>di</strong> assorbimento è esotermica) e<br />
pertanto si può recuperare il calore come in<strong>di</strong>cato in Figura 380 ove lo scambiatore consente <strong>di</strong><br />
preriscaldare la miscela arricchita in entrata al generatore. In Figura 381 si ha la schematizzazione del<br />
ciclo ad assorbimento nel piano (h,) <strong>di</strong> Bosnjakovic.<br />
In essa sono segnati alcuni valori della temperatura e <strong>di</strong> pressione usuali. Il liquido ricco (a<br />
concentrazione r ) entra nel generatore Ge a pressione p 1 =12 bar. Dopo l’evaporazione <strong>di</strong> parte <strong>di</strong> NH 3<br />
la miscela impoverita (a concentrazione p ) esce da Ge.<br />
Il processo <strong>di</strong> impoverimento (o <strong>di</strong> rilascio <strong>di</strong> NH 3 dal generatore) si può ritenere isobaro e in<br />
figura è segnata come 12. Il punto 3 <strong>di</strong> Figura 380 ha la stessa entalpia del punto 2 per effetto della<br />
laminazione. Per effetto dello scambiatore <strong>di</strong> calore il liquido impoverito cede calore al liquido<br />
arricchito proveniente dall’assorbitore; l’entalpia del punto 3 <strong>di</strong>minuisce e la concentrazione si mantiene<br />
costante per cui si ha la trasformazione 33’ <strong>di</strong> figura.<br />
Nell’assorbitore il liquido povero assorbe vapore condensato dall’evaporatore: il processo avviene<br />
a pressione costante portando la concentrazione da p ad r lungo la trasformazione 3’4 <strong>di</strong> figura. Il
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 271<br />
liquido ormai arricchito <strong>di</strong> NH 3 viene preriscaldata dallo scambiatore <strong>di</strong> calore e portato alla pressione<br />
maggiore p 1 .<br />
Trascurando il lavoro <strong>di</strong> compressione della pompa <strong>di</strong> trasferimento, possiamo <strong>di</strong>re che il punto 4<br />
coincide con il punto 1. Quanto detto descrive il ciclo del liquido. Ve<strong>di</strong>amo adesso il ciclo del vapore o<br />
dell’NH 3 . Questo esce dal generatore in con<strong>di</strong>zioni relative a punto 5 e alla pressione p 1 . Per mezzo<br />
della curva ausiliaria per la pressione p 1 si determina il punto 5 sulla curva <strong>di</strong> equilibrio del vapore, come<br />
in<strong>di</strong>cato in Figura 381. Il vapore <strong>di</strong> NH 3 (che è ad elevata concentrazione, come si può osservare dalla<br />
stessa figura, passa allo stato corrispondente al punto 6 all’uscita del condensatore.<br />
Figura 378: Abaco <strong>di</strong> Bosnjakovic per la miscela Acqua – Ammoniaca
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 272<br />
Figura 379: Diagramma <strong>di</strong> Merkel per H 2 0 e BrLi<br />
GENERATORE 5<br />
1 H2O + NH3<br />
Ge<br />
NH3<br />
Qg<br />
CONDENSATORE<br />
Q1<br />
p1<br />
2<br />
6<br />
LINEA DELLE PRESSIONI<br />
POMPA RICIRCOLO<br />
p2<br />
4'<br />
3<br />
7<br />
EVAPORATORE<br />
3'<br />
4<br />
H2O<br />
As<br />
8<br />
Q2<br />
ASSORBITORE<br />
Qa<br />
Figura 380: Ciclo ad assorbimento con recupero <strong>di</strong> calore<br />
La trasformazione 56 avviene a v costante fino alla temperatura <strong>di</strong> uscita alla pressione p 1 . Il<br />
liquido condensato è formato da NH 3 quasi pura ed attraversa la valvola <strong>di</strong> laminazione (trasformazione<br />
isoentalpica) fino al punto 7 (trasformazione = costante e h = costante) coincidente con il punto 6<br />
prima trovato. Il liquido laminato viene poi vaporizzato nell’evaporatore nelle con<strong>di</strong>zioni relative al<br />
punto 8. A seconda della temperatura <strong>di</strong> inizio e <strong>di</strong> fine evaporazione (si osservi che si ha sempre una<br />
miscela <strong>di</strong> due componenti e che, per conseguenza, non si ha temperatura costante durante il passaggio<br />
<strong>di</strong> stato <strong>di</strong> evaporazione) il punto 8 può ricadere nella zona dei vapori saturi.<br />
Per determinarlo occorre conoscere le con<strong>di</strong>zioni della miscela tutta liquida alla temperatura <strong>di</strong><br />
inizio vaporizzazione (L) e <strong>di</strong> quella tutta vapore nelle stesse con<strong>di</strong>zioni, (V), come in<strong>di</strong>cato in figura<br />
con l’ausilio delle curve ausiliarie, ve<strong>di</strong> il particolare in Figura 382.<br />
La miscela avrà le con<strong>di</strong>zioni 8 date dalla intersezione del v = costante (in quanto la percentuale<br />
<strong>di</strong> NH 3 rimane costante nella miscela) con la retta LV <strong>di</strong>anzi determinata.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 273<br />
Il fluido nelle con<strong>di</strong>zioni del punto 8 entra nell’assorbitore e il ciclo riprende nuovamente con la<br />
miscela arricchita che esce nelle con<strong>di</strong>zioni del punto 4 dall’assorbitore.<br />
La portata <strong>di</strong> fluido frigorigeno all’evaporatore si determina con il rapporto:<br />
m P0<br />
v<br />
h h<br />
ove si ha:<br />
P 0 potenzialità frigorifera, kW;<br />
h 8 – h 7 <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> entalpia all’evaporatore, kJ(kg.<br />
La portata <strong>di</strong> liquido impoverito è in rapporto ben determinato con quella del vapore<br />
nell’evaporatore e per determinarla occorre fare un bilancio delle masse <strong>di</strong> NH 3 entranti ed uscenti dal<br />
generatore, Ge. A tale scopo in<strong>di</strong>chiamo con f il numero <strong>di</strong> kg <strong>di</strong> soluzione ricca da far circolare per<br />
ogni kg <strong>di</strong> vapore necessario all’evaporatore.<br />
Con riferimento alla Figura 383 si ha il seguente bilancio delle masse:<br />
f 1 f 1<br />
<br />
da cui ricaviamo:<br />
espressa come kg soluzione /kg vapore .<br />
8 7<br />
<br />
r v p<br />
f<br />
v<br />
p<br />
<br />
<br />
r<br />
p<br />
<br />
<br />
p<br />
<br />
r<br />
v<br />
<br />
Figura 381: Ciclo ad assorbimento nel piano (h,)
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 274<br />
Figura 382: Particolare del ciclo del vapore<br />
<br />
f [kg]<br />
1<br />
5<br />
Ge<br />
<br />
1 [kg]<br />
Qg<br />
2<br />
[f-1] [kg]<br />
<br />
La portata totale della soluzione è:<br />
Figura 383: Bilancio delle portate al generatore<br />
m<br />
r<br />
f m<br />
Il calore da fornire al generatore, Q g , può essere determinato dal bilancio energetico allo stesso<br />
generatore. Dalla Figura 383 si ha:<br />
1h5 f 1<br />
h2 f h1<br />
Qg<br />
Energiauscente<br />
v<br />
Energiaentrante<br />
ponendo, nel caso <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> calore, h 1 = h 4’ (trascurando l’incremento <strong>di</strong> entalpia dovuto alla<br />
pompa <strong>di</strong> trasferimento del liquido) allora si ha:<br />
Q f h h h h<br />
g<br />
<br />
2 4' 5 2<br />
Assume una certa importanza, in questo tipo <strong>di</strong> impianti, il rapporto fra il calore asportato<br />
all’evaporatore e quello fornito al generatore. Questo viene detto rapporto termico, R, e coincide con<br />
il coefficiente <strong>di</strong> effetto utile se si trascura il lavoro della pompa. Risulta:<br />
Qev<br />
h8 h7<br />
R Q Q<br />
g<br />
g
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 275<br />
La potenza teorica della pompa <strong>di</strong> alimento del generatore vale:<br />
P m v p p<br />
p r r<br />
<br />
1 2<br />
ove si ha:<br />
m<br />
r<br />
è la portata <strong>di</strong> miscela ricircolata, (kg/s)<br />
v r <strong>volume</strong> specifico della miscela, (m³/kg)<br />
p 1 –p 2 salto <strong>di</strong> pressione fra assorbitore e generatore, (Pa).<br />
4.10 DETERMINAZIONE DEL CICLO AD ASSORBIMENTO<br />
Per la determinazione del ciclo <strong>di</strong> Figura 381 occorre conoscere, quali dati <strong>di</strong> progetto, la<br />
temperatura <strong>di</strong> evaporazione iniziale, t’ ev , e finale, t” ev , la temperatura del generatore, t g , la temperatura <strong>di</strong><br />
uscita della soluzione ricca dall’assorbitore , t a , e la temperatura finale <strong>di</strong> condensazione, t c ..<br />
Si determina, in primo luogo, la pressione <strong>di</strong> esercizio del condensatore, p 1 , nonché la pressione <strong>di</strong><br />
esercizio dell’evaporatore, p 2 .<br />
Per far ciò supponiamo, inizialmente, che l’NH 3 lasci il generatore pressoché pura ( v =1); in<br />
questo modo sull’asse verticale a destra della Figura 378 è possibile trovare l’intersezione la =1 e le<br />
isoterme t’ ev e t c determinando le due isobare <strong>di</strong> equilibrio p 2 e p 1 .<br />
Noti questi valori, dall’intersezione della isobara p 1 con la isoterma tg si ottiene il punto 2 <strong>di</strong><br />
equilibrio all’uscita dal generatore e dall’intersezione dell’isobare p 2 con l’isoterma t a si ottiene il punto 4<br />
<strong>di</strong> equilibrio all’uscita dall’assorbitore.<br />
Qualora non ci sia lo scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> recupero si traccia il ciclo <strong>di</strong> liquido, come in<strong>di</strong>cato<br />
in Figura 381. Sono così determinati i valori delle concentrazioni r e p delle soluzioni ricca e povera.<br />
Con l’uso delle curve ausiliarie a pressione p 1 si può determinare il punto 5 rappresentativo del<br />
vapore all’uscita dal generatore. Il punto 6 <strong>di</strong> fine condensazione si determina dall’intersezione<br />
dell’isoterma t c e della v Il punto 7, a valle della laminazione, coincide (almeno per questo tipo <strong>di</strong><br />
abachi) con il punto 6, per quanto già detto in precedenza. Il punto 8 si determina me<strong>di</strong>ante<br />
l’intersezione fra la LV con la v = costante. Se si ha lo scambiatore <strong>di</strong> calore allora si procede come<br />
sopra detto per la determinazione delle pressioni e dei punti 4, 2, 5, 6, 7, 8.<br />
Il punto 3’ <strong>di</strong> uscita dallo scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> determina intersecando la p 0 con la isoterma<br />
t c . L’entalpia del liquido nelle con<strong>di</strong>zioni del punto 1’ si determina con un semplice bilancio energetico<br />
allo scambiatore <strong>di</strong> calore. Con il simbolismo <strong>di</strong> Figura 383 si ha:<br />
f h h f 1<br />
h h<br />
ovvero:<br />
<br />
1' 4 3 3'<br />
f 1<br />
h h h h<br />
f<br />
4' 4 3 3'<br />
In genere si può considerare h 4’ = h 1 e segnare il punto 1 lungo la = r nel <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> Figura<br />
381. Il flusso termico che lo scambiatore deve trasmettere vale:<br />
Q m f h h<br />
sc<br />
v<br />
<br />
4' 4<br />
In questo modo resta completamente tracciato il ciclo ad assorbimento nel piano (h, ).<br />
4.10.1 REFRIGERATORI COMMERCIALI<br />
In Figura 384 si ha il layout <strong>di</strong> un refrigeratore ad assorbimento a singolo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tipo<br />
commerciale. Sono visibili gli organi principali <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> macchine (Generatore ed Assorbitore)<br />
nonché l’Evaporatore e il Condensatore tipici delle macchine frigorifere.<br />
In Figura 385 si ha la foto <strong>di</strong> un assorbitore monosta<strong>di</strong>o commerciale nel quale sono visibili i<br />
componenti in<strong>di</strong>cati nel layout.<br />
Queste macchine lavorano con BrLi ed hanno una temperatura massima <strong>di</strong> esercizio <strong>di</strong> 130 °C.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 276<br />
Figura 384: Schematizzazione <strong>di</strong> un assorbitore commerciale<br />
Figura 385: Un assorbitore commerciale assemblato
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 277<br />
4.10.2 ASSORBITORI A DUE STADI AUTOALIMENTATI<br />
I refrigeratori/generatori <strong>di</strong> calore ad assorbimento a due sta<strong>di</strong> consentono <strong>di</strong> ottenere elevati<br />
COP (vicino all’unità) con una temperatura massima <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong> 160÷170 °C.<br />
Essi sono spesso autoalimentati e sono progettati per produrre acqua calda e acqua refrigerata<br />
necessarie per le esigenze <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni. In Figura 386 si ha il layout <strong>di</strong> questa<br />
macchina.<br />
Figura 386: Layout <strong>di</strong> un assorbitore autoalimentato a due sta<strong>di</strong><br />
Sia la funzione <strong>di</strong> raffreddamento che quella <strong>di</strong> riscaldamento avvengono attraverso l'evaporatore.<br />
Durante il funzionamento in riscaldamento è operativa solo la pompa della soluzione <strong>di</strong> cui è<br />
dotata l'unità. Il ciclo frigorifero ad assorbimento a due sta<strong>di</strong> usato nei refrigeratori/generatori <strong>di</strong> calore<br />
utilizza come refrigerante l'acqua e come assorbente il bromuro <strong>di</strong> litio.<br />
Il funzionamento dell'intero ciclo è reso possibile dalla forte affinità tra queste due sostanze. Il<br />
processo avviene all'interno <strong>di</strong> recipienti ermetici nei quali viene ricavato il vuoto pressoché assoluto.<br />
4.10.3 MACCHINE AD ASSORBIMENTO AD ALIMENTAZIONE SOLARE<br />
Le macchine ad assorbimento ben si prestano per un utilizzo con l'energia solare. In questo caso<br />
una batteria <strong>di</strong> collettori (ad esempio selettivi o del tipo heat pipe) alimenta il generatore con acqua a<br />
80-90 °C ottenendo al condensatore energia a circa 40 °C.<br />
Può anche sempbare un controsenso degradare calore da 80 °C a 40 °C me in realtà queste<br />
macchine si <strong>di</strong>mostrano convenienti dal punto <strong>di</strong> vista del bilancio energetico.<br />
Nelle figure seguenti si hanno gli schemi (layout) impiantistici per macchine ad assorbimento<br />
alimentate ad energia solare, sia per la refrigerazione dell'acqua che come pompe <strong>di</strong> calore.<br />
Resta da considerare il costo <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong> queste soluzioni. I refrigeratori ad assorbimento,<br />
infatti, hanno costi assai elevati rispetto a quelli tra<strong>di</strong>zionali e a questi si aggiungono i costi dei collettori<br />
solari e del sistema <strong>di</strong> accumulo.<br />
Inoltre si deve tenere conto del fatto che il numero <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> funzionamento ad energia solare è<br />
tanto più limitato quanto più elevata è la temperatura <strong>di</strong> utilizzo dell'acqua calda (ve<strong>di</strong> concetti <strong>di</strong> cut off).<br />
A titolo comparativo, un impianto da 5 kW con pompa Yazaki e collettori a tubi in vetro sotto<br />
vuoto con temperatura <strong>di</strong> utilizzo dell'acqua calda <strong>di</strong> 110°C raggiungeva una copertura del 20-30% del<br />
carico frigorifero. Ne consegue che è sempre necessario considerare un sistema <strong>di</strong> alimentazione<br />
tra<strong>di</strong>zionale (con caldaia o cogenerativo) che affianchi, integri e/o sostituisca quello solare.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 278<br />
Figura 387: Layout <strong>di</strong> un impianto ad assorbimento integrato con energia solare<br />
Figura 388: Layout <strong>di</strong> un impianto ad assorbimento per fan coil
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 279<br />
Figura 389: Vista <strong>di</strong> un assorbitore alimentato ad acqua calda con potenza frigorifera da 35 kW<br />
CONSIDERAZIONI AMBIENTALI<br />
I refrigeratori tra<strong>di</strong>zionali azionati da motori elettrici usano <strong>di</strong> norma come flui<strong>di</strong> refrigeranti degli<br />
idrocarburi alogenati, che possono provocare danni allo strato atmosferico <strong>di</strong> ozono e che sono<br />
caratterizzati da un elevato Potenziale <strong>di</strong> Riscaldamento del Pianeta (GWP).<br />
Gli assorbitori a due sta<strong>di</strong> autoalimentai usano il refrigerante più ecologico e meno dannoso che<br />
esista: l'acqua. Possono essere alimentati sia a gas naturale (o GPL) sia a gasolio. O<br />
4.10.4 FUNZIONAMENTO IN RAFFREDDAMENTO<br />
Il ciclo <strong>di</strong> raffreddamento dell'assorbitore bista<strong>di</strong>o autoalimentato è continuo ma, per semplicità<br />
esplicativa, abbiamo preferito sud<strong>di</strong>viderne la descrizione in sei fasi:<br />
1. POMPA /SCAMBIATORE DI CALORE DELLA SOLUZIONE<br />
La soluzione <strong>di</strong>luita <strong>di</strong> bromuro <strong>di</strong> litio e acqua scende dall'assorbitore alla pompa della soluzione.<br />
Tale soluzione <strong>di</strong>luita viene pompata attraverso lo scambiatore <strong>di</strong> calore, tale flusso viene<br />
successivamente <strong>di</strong>viso in due parti delle quali una fluisce verso il generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o e l'altra<br />
verso il generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o.<br />
La sud<strong>di</strong>visione del flusso <strong>di</strong> soluzione in due parti in pratica elimina la possibilità <strong>di</strong><br />
cristallizzazione (soli<strong>di</strong>ficazione) dei sali <strong>di</strong> bromuro <strong>di</strong> litio poiché consente all'unità <strong>di</strong> operare a valori<br />
<strong>di</strong> concentrazione assai minori rispetto a quelli dei sistemi con flussi della soluzione in serie.<br />
2. GENERATORE DEL PRIMO STADIO<br />
Il calore sviluppato dal bruciatore riscalda la soluzione <strong>di</strong>luita <strong>di</strong> bromuro <strong>di</strong> litio proveniente<br />
dalla pompa/scambiatore <strong>di</strong> calore della soluzione. Tale processo comporta la formazione <strong>di</strong> vapori
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 280<br />
cal<strong>di</strong> <strong>di</strong> refrigerante che passano al generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o e lasciano la soluzione, ora più<br />
concentrata, che viene ricircolata verso lo scambiatore <strong>di</strong> calore.<br />
3. GENERATORE DI SECONDO STADIO<br />
Nel generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o la sorgente calda che determina la produzione <strong>di</strong> vapori <strong>di</strong><br />
refrigerante è il vapore prodotto nel generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o. Questo accorgimento rappresenta il<br />
motivo degli elevati ren<strong>di</strong>menti termo<strong>di</strong>namici che caratterizzano i refrigeratori ad assorbimento<br />
bista<strong>di</strong>o a BrLi.<br />
La quantità <strong>di</strong> vapore <strong>di</strong> refrigerante prodotta nel primo sta<strong>di</strong>o viene infatti incrementata del 40%<br />
senza alcun consumo aggiuntivo <strong>di</strong> combustibile e con il risultato <strong>di</strong> ottenere un'efficienza molto più<br />
elevata rispetto a quella dei sistemi tra<strong>di</strong>zionali monosta<strong>di</strong>o. La quota aggiuntiva <strong>di</strong> vapori <strong>di</strong> refrigerante<br />
è prodotta nel momento in cui la soluzione <strong>di</strong>luita proveniente dallo scambiatore <strong>di</strong> calore della<br />
soluzione viene riscaldata dai vapori provenienti dal generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o. La restante quota <strong>di</strong><br />
soluzione concentrata che viene sviluppata da tale processo viene poi ricircolata verso lo scambiatore <strong>di</strong><br />
calore. I vapori <strong>di</strong> refrigerante provenienti dal generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o, cedendo il loro calore alla<br />
soluzione, condensano in fase liquida che viene poi mandata nel condensatore.<br />
<br />
<br />
4. CONDENSATORE<br />
Il condensatore riceve refrigerante da due fonti:<br />
1) come liquido derivante dalla condensazione dei vapori provenienti dal generatore <strong>di</strong> primo<br />
sta<strong>di</strong>o che si condensano nel generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o;<br />
2) come vapore generato nel generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o. In esso i vapori provenienti dal<br />
generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o si condensano sulla superficie esterna dei tubi in cui circola l'acqua<br />
<strong>di</strong> raffreddamento che, ricevendo da essi calore, si scalda fino a 36 °C. L'acqua <strong>di</strong><br />
raffreddamento viene poi inviata alla torre <strong>di</strong> raffreddamento e da qui, una volta raffreddata,<br />
ritorna all'assorbitore. Nel condensatore avviene il congiungimento dei due flussi <strong>di</strong> refrigerante<br />
liquido che vengono <strong>di</strong> seguito avviati nell'evaporatore.<br />
5 EVAPORATORE<br />
Il refrigerante liquido proveniente dal condensatore attraversa un ugello calibrato e, dopo essersi<br />
raccolto sul fondo dell'evaporatore, viene aspirato dalla pompa del refrigerante che lo invia alla sommità<br />
dell'evaporatore stesso dove viene nebulizzato e spruzzato sulla superficie dei tubi in cui circola l'acqua<br />
da raffreddare. In virtù dell'estremo grado <strong>di</strong> vuoto presente nell'evaporatore (soli 6 mm <strong>di</strong> Hg <strong>di</strong><br />
pressione assoluta), parte del refrigerante liquido evapora creando il necessario effetto frigorigeno.<br />
(Il grado <strong>di</strong> vuoto presente nell'evaporatore è mantenuto grazie all'energica azione igroscopica - elevata affinità del<br />
bromuro <strong>di</strong> litio rispetto all'acqua - svolta dall'assorbitore che si trova a fianco dell'evaporatore).<br />
L'effetto frigorigeno così creato raffredda l'acqua che, arrivando dalle utenze, entra nei tubi<br />
dell'evaporatore portandola da 12 a 7°C.<br />
Una volta raffreddata l'acqua viene riavviata alle utenze.<br />
6. ASSORBITORE<br />
La soluzione concentrata proveniente dallo scambiatore <strong>di</strong> calore viene spruzzata nell'assorbitore<br />
dove incontra i vapori <strong>di</strong> refrigerante che arrivano dall'evaporatore. L'azione igroscopica tra acqua e<br />
bromuro <strong>di</strong> litio ed i cambiamenti <strong>di</strong> stato che da essa derivano consentono <strong>di</strong> mantenere<br />
nell'evaporatore il grado <strong>di</strong> vuoto necessario allo svolgimento del ciclo.<br />
L'assorbimento <strong>di</strong> refrigerante da parte della soluzione concentrata provoca un rilascio <strong>di</strong> calore<br />
che viene asportato dall'acqua proveniente a 29 °C dalla torre e che circola nei tubi dell'assorbitore fino<br />
a raggiungere la temperatura <strong>di</strong> 33°C circa proseguendo poi verso il condensatore.<br />
La risultante soluzione <strong>di</strong>luita che deriva dal processo <strong>di</strong> assorbimento si raccoglie sul fondo<br />
dell'assorbitore dal quale viene aspirata dalla pompa della soluzione. A questo punto il ciclo è<br />
completato e riprende come descritto al Punto 1.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 281<br />
4.10.5 FUNZIONAMENTO IN RISCALDAMENTO<br />
1. GENERATORE DI PRIMO STADIO<br />
Nel generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o il calore sviluppato nel bruciatore riscalda la soluzione <strong>di</strong>luita <strong>di</strong><br />
bromuro <strong>di</strong> litio e acqua. Tale processo comporta lo sviluppo <strong>di</strong> vapori <strong>di</strong> refrigerante che passano<br />
attraverso il generatore <strong>di</strong> <strong>secondo</strong> sta<strong>di</strong>o ed il condensatore per arrivare infine nell'evaporatore,<br />
attraverso l'opportuna valvola <strong>di</strong> by-pass <strong>di</strong> servizio, opportunamente aperta in ciclo termico.<br />
2. EVAPORATORE<br />
I vapori cal<strong>di</strong> <strong>di</strong> refrigerante che passano all'interno dell'evaporatore cedono calore all'acqua<br />
proveniente dalle utenze, che circola all'interno dei tubi dell'evaporatore stesso, condensando mano a<br />
mano che avviene il processo <strong>di</strong> scambio. Il refrigerante liquido derivante da tale processo si raccoglie<br />
sul fondo dell'evaporatore.<br />
3. GUARDIA IDRAULICA DEL REFRIGERANTE<br />
La guar<strong>di</strong>a idraulica del refrigerante permette al refrigerante liquido <strong>di</strong> tracimare dall'evaporatore<br />
verso l'assorbitore, dove viene aspirato e miscelato dalla pompa della soluzione.<br />
4. POMPA DELLA SOLUZIONE<br />
La pompa fa circolare la soluzione dall'assorbitore attraverso lo scambiatore <strong>di</strong> calore fino al<br />
generatore <strong>di</strong> primo sta<strong>di</strong>o da dove il ciclo <strong>di</strong> riscaldamento ricomincia come descritto al Punto 1.<br />
In Figura 390 si ha una foto <strong>di</strong> un assorbitore bista<strong>di</strong>o autoalimentato. Si osservino le <strong>di</strong>mensioni<br />
ridotte e la compattezza. All’interno dello stesso box si ha il bruciatore che può funzionare a gasolio o a<br />
gas metano.<br />
4.11 CONDENSATORI<br />
Figura 390: Foto <strong>di</strong> un assorbitore a due sta<strong>di</strong> autoalimentato<br />
I condensatori sono scambiatori <strong>di</strong> calore utilizzati dai gruppi frigoriferi nel ciclo inverso a<br />
condensazione <strong>di</strong> vapori saturi. Essi sono installati a valle dei compressori e possono essere <strong>di</strong> due tipi:<br />
Raffreddati ad acqua
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 282<br />
Raffreddati ad aria<br />
Queste tipologie con<strong>di</strong>zionano molto tutta l’impiantistica relativa al gruppo frigorifero sia per le<br />
<strong>di</strong>mensioni totali occupate dai gruppi che per la collocazione nell’e<strong>di</strong>ficio che risulta possibile.<br />
CONDENSATORI RAFFREDDATI AD ACQUA<br />
Sono quelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni minori per effetto dell’elevata efficienza dello scambio convettivo con<br />
l’acqua. Per contro hanno bisogno <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> raffreddamento a ciclo continuo e pertanto possono<br />
essere utilizzati solo se si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> acqua corrente (<strong>di</strong> fiume o <strong>di</strong> lago) o in congiunzione alle torri <strong>di</strong><br />
raffreddamento (ve<strong>di</strong> nel prosieguo).<br />
Utenza frigorifera<br />
Refrigeratore<br />
Condensatore<br />
Acqua <strong>di</strong> raffreddamento<br />
Figura 391: Layout <strong>di</strong> installazione per un condensatore ad acqua corrente<br />
Figura 392: Esempio <strong>di</strong> refrigeratore con condensatore raffreddato ad acqua<br />
In Figura 391 si ha uno schema semplificato <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un condensatore raffreddato ad<br />
acqua corrente con un gruppo frigorifero.<br />
Questo sistema consente <strong>di</strong> posizionare il gruppo frigorifero – condensatore all’interno degli<br />
e<strong>di</strong>fici, pur con il necessario collegamento al serbatoio <strong>di</strong> prelievo dell’acqua che, <strong>di</strong> norma, è esterno<br />
all’e<strong>di</strong>ficio. Questa soluzione è la più silenziosa avendosi solo la rumorosità prodotta dalle pompe <strong>di</strong><br />
circolazione.<br />
In esecuzione monoblocco possiamo vedere un esempio in Figura 392 ove il condensatore è in<br />
basso al gruppo <strong>di</strong> refrigerazione.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 283<br />
In Figura 393 si ha l’analogo schema ma con raffreddamento con acqua <strong>di</strong> torre. In questo caso<br />
occorre prevedere l’installazione della torre <strong>di</strong> raffreddamento fuori dall’e<strong>di</strong>ficio con le <strong>di</strong>fficoltà<br />
architettoniche ed impiantistiche che questa può generare.<br />
Utenza frigorifera<br />
Refrigeratore<br />
Condensatore<br />
Torre Evaporativa<br />
Acqua <strong>di</strong> Torre<br />
Figura 393: Condensatore raffreddato con acqua <strong>di</strong> torre<br />
Le torri <strong>di</strong> raffreddamento possono generare fasti<strong>di</strong>osi fruscii <strong>di</strong> funzionamento e pertanto questa<br />
soluzione impiantistica può essere più rumorosa della precedente.<br />
Figura 394: Sezione costruttiva <strong>di</strong> un condensatore ad acqua (shell and tube)<br />
CONDENSATORI RAFFREDDATI AD ARIA<br />
Lo scambio con aria è più <strong>di</strong>fficoltoso, come si ricorderà dalla Trasmissione del Calore, rispetto a<br />
quello con acqua ed pertanto i condensatori ad aria sono più ingombranti dei precedenti.<br />
Inoltre la necessità <strong>di</strong> avere aria esterna <strong>di</strong> raffreddamento <strong>di</strong>sponibile obbliga a posizionare<br />
questi condensatori sui tetti o al <strong>di</strong> fuori dell’e<strong>di</strong>ficio in spazi aperti.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 284<br />
Figura 395: Gruppo frigorifero con condensatore raffreddato ad aria in sommità<br />
L’aria <strong>di</strong> raffreddamento viene mossa da ventole poste orizzontalmente o anche inclinate (per<br />
ridurre l’ingombro totale) e pertanto si hanno i problemi <strong>di</strong> rumorosità connessi con i ventilatori. Se si<br />
vuole ridurre il rumore occorre prevedere ventole con motori ad elevato numero <strong>di</strong> poli (>4). Risulta<br />
utile, spesso, prevedere dei muretti <strong>di</strong> protezione (schermi) nel caso <strong>di</strong> vicinanza <strong>di</strong> ambienti abitati.<br />
I condensatori ad aria vengono <strong>di</strong> solito, tranne in installazioni industriali e/o <strong>di</strong> grande potenza,<br />
inseriti nello stesso gruppo <strong>di</strong> refrigerazione (così come i condensatori ad acqua) costituendo un<br />
monoblocco compatto, come si può osservare in Figura 395 dove il condensatore è posto in sommità e<br />
sono ben visibili quattro ventole <strong>di</strong> raffreddamento.<br />
Quando si ha l’esecuzione monoblocco le potenzialità complessive del gruppo sono fornite dai<br />
costruttori nei loro manuali tecnici che occorre sempre consultare per una corretta progettazione.<br />
Per ridurre le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> ingombro dei refrigeratori (per potenzialità elevate si raggiungono<br />
anche qualche decina <strong>di</strong> metri quadrati <strong>di</strong> occupazione totale) si pongono i condensatori non più<br />
orizzontali (in copertura) bensì inclinati, come illustrato in Figura 396.<br />
Figura 396: Refrigeratore raffreddato ad aria con condensatore inclinato
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 285<br />
4.12 TORRI DI RAFFREDDAMENTO<br />
Le torri <strong>di</strong> raffreddamento sono utilizzate negli impianti con gruppi <strong>di</strong> refrigerazione raffreddati<br />
ad acqua non corrente.<br />
Figura 397: Torre <strong>di</strong> evaporazione commerciale<br />
Esse, infatti, come in<strong>di</strong>cato nella Figura 393, consente <strong>di</strong> raffreddare l’acqua in uscita dal<br />
condensatore me<strong>di</strong>ante evaporazione parziale del vapore d’acqua in aria ambiente.<br />
In Figura 397 si ha un esempio <strong>di</strong> torre <strong>di</strong> evaporazione compatta ad uso commerciale e nella<br />
Figura 399 si ha lo schema costruttivo interno con la seguente descrizione delle voci. L’acqua del<br />
circuito <strong>di</strong> raffreddamento ha un t = 5 6 °C e la potenzialità della torre risulta funzione delle<br />
con<strong>di</strong>zioni termoigrometriche dell’aria ambiente, come si può osservare dalla Figura 398 nella quale<br />
sono riportate le potenzialità <strong>di</strong> una serie commerciale e le con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong> riferimento.<br />
Figura 398: Potenzialità <strong>di</strong> torri evaporative commerciali
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 286<br />
Figura 399: Schema costruttivo <strong>di</strong> una torre evaporativa commerciale<br />
1 Separatore <strong>di</strong> gocce<br />
2 Orecchie per il sollevamento<br />
3 Pacco <strong>di</strong> scambio<br />
4 Mobile metallico<br />
5 Motore elettrico<br />
6 Rete <strong>di</strong> protezione<br />
7 Ventilatore<br />
8 Ugello<br />
9 Distributore d’acqua<br />
10 Collettore <strong>di</strong> ingresso<br />
11 Portina d’ispezione<br />
12 Rubinetto <strong>di</strong> by pass<br />
13 Attacco reintegro acqua<br />
14 Attacco <strong>di</strong> troppo pieno<br />
15 Attacco <strong>di</strong> scarico acqua<br />
15 Attacco uscita acqua<br />
Tabella 56: Didascalie della Figura 399<br />
Si osservi che normalmente le con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong> riferimento sono pari a 23,5 °C a b.u.,<br />
come illustrato in Figura 400.<br />
Queste sono molto lontane da quelle corrispondenti ai nostri climi e pertanto occorre apportare<br />
sempre una correzione significativa ai dati nominali in<strong>di</strong>cati dai costruttori.<br />
Nel caso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni esterne <strong>di</strong>verse da quelle nominali si apportano correzioni me<strong>di</strong>ante abachi<br />
opportunamente pre<strong>di</strong>sposti dalle case costruttrici del tipo <strong>di</strong> quello riportata in Figura 401 nel quale a<br />
destra degli assi si ha il fattore correttivo K in funzione delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperature <strong>di</strong> ingresso e <strong>di</strong><br />
uscita rispetto alla temperatura a bulbo umido effettiva.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 287<br />
L’efficienza <strong>di</strong> una torre evaporativa è definita dal rapporto:<br />
Q cpmti tu<br />
<br />
condensato<br />
t 5 6C<br />
<br />
Q c m t t t t t t<br />
<br />
massimo p i u max i bu aria i bu<br />
aria<br />
[78]<br />
Figura 400: Con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong> riferimento<br />
La portata <strong>di</strong> acqua da raffreddare (proveniente dal condensatore) è data da:<br />
Q<br />
c<br />
m ( l / h)<br />
[79]<br />
c t<br />
p<br />
Con riferimento alla Figura 405 si può scrivere:<br />
Qc<br />
ho<br />
hE<br />
[80]<br />
G 1.2<br />
Letto x 0 dal <strong>di</strong>agramma psicrometrico si calcola la portata d’aria necessaria nella torre:<br />
m<br />
3 / h <br />
G0.2<br />
Q<br />
kcal / h <br />
c<br />
[81]<br />
e la portata <strong>di</strong> alimento, in l/h:<br />
3<br />
mr<br />
GxE<br />
x0 10 1.2<br />
[82]
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 288<br />
Figura 401: Fattore correttivo per con<strong>di</strong>zioni esterne non nominali per le torri <strong>di</strong> evaporazione<br />
Ti<br />
m<br />
mr<br />
Dt<br />
Tu<br />
Figura 402: Torre evaporativa
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 289<br />
Figura 403: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> una torre evaporativa<br />
Figura 404: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una torre evaporativa<br />
h<br />
0<br />
t bu<br />
o'<br />
h=cost<br />
Figura 405: Trasformazioni psicrometriche nella torre evaporativa
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 290<br />
ESEMPIO DI DIMENSIONAMENTO DI UNA TORRE EVAPORATIVA<br />
Si suppongano i seguenti dati:<br />
Q c = 172.000 kcal/h<br />
T c = 45 °C<br />
R E = 35 °C<br />
E = 40 %<br />
T i = 40 °C<br />
Con riferimento alle figure precedenti si hanno i seguenti calcoli :<br />
Portata d’acqua:<br />
Qc<br />
172000<br />
m 31270<br />
tc<br />
5.51<br />
l / h<br />
<br />
Portata d’aria:<br />
<br />
<br />
p<br />
<br />
3<br />
200 m / h<br />
3<br />
G Qc<br />
0.2172000 34400 m / h<br />
1000 kcal / h<br />
<br />
Entalpia iniziale (dal <strong>di</strong>agramma psicrometrico): h E = 21.4 kcal/kg<br />
<br />
QC<br />
172000<br />
Bilancio entalpico torre evaporativa: : h0<br />
hE<br />
21.4 25.5<br />
1.2G<br />
1.234400<br />
kcal / kg<br />
Umi<strong>di</strong>tà specifiche (dal Mollier): x 0 =30 g/kg as , x E = 21.5 g/kg as , T 0’ = 28 °C<br />
m 1.2m x x<br />
<br />
1.234400 30 21.5 10 350 l / h<br />
Portata acqua <strong>di</strong> reintegro: <br />
3<br />
<br />
Efficienza:<br />
r<br />
T<br />
5.5<br />
46%<br />
T T<br />
40 28<br />
i<br />
0<br />
E<br />
4.12.1 TIPOLOGIE DI TORRI DI RAFFREDDAMENTO COMMERCIALI<br />
Si hanno varie tipologie costruttive <strong>di</strong> torri <strong>di</strong> raffreddamento a seconda della potenzialità (e<br />
quin<strong>di</strong> delle <strong>di</strong>mensioni) e delle con<strong>di</strong>zioni climatologiche esterne (temperatura a bulbo umido reale).<br />
Va tenuto presente che le torri <strong>di</strong> raffreddamento hanno necessità <strong>di</strong> flussi notevoli <strong>di</strong> aria esterna<br />
per potere asportare efficacemente calore dall’acqua per evaporazione.<br />
Questa con<strong>di</strong>zione obbliga ad installarle in luoghi aperti o nelle coperture degli e<strong>di</strong>fici.<br />
Nella zona etnea si può verificare la necessità <strong>di</strong> dovere adoperare torri a flusso orizzontali e non<br />
verticali perché la ricaduta <strong>di</strong> polverino vulcanico può provocare l’intasatura dei filtri e dei condotti <strong>di</strong><br />
adduzione dell’acqua, oltre a continui interventi <strong>di</strong> manutenzione e pulitura. Per questa ragione nella<br />
nostra area si preferisce utilizzare, quando possibile, il raffreddamento dei condensatori ad aria.<br />
TORRE DI RAFFREDDAMENTO ASSIALE<br />
Hanno potenzialità variabile da 40 a 500 kW e sono caratterizzate da una esecuzione compatta,<br />
ve<strong>di</strong> Figura 406. La <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua sul pacco <strong>di</strong> scambio (ve<strong>di</strong> Figura 407) termico avviene<br />
uniformemente dall’alto della torre tramite un <strong>di</strong>stributore rotante, ve<strong>di</strong> Figura 408.<br />
Il <strong>di</strong>stributore non richiede alcuna pressione <strong>di</strong> polverizzazione dell’acqua, limitando la<br />
prevalenza della pompa <strong>di</strong> circolazione dell’impianto.<br />
0
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 291<br />
Figura 406: Torre <strong>di</strong> raffreddamento <strong>di</strong> tipo assiale<br />
Figura 407: Pacco <strong>di</strong> scambio per torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale<br />
Figura 408: Distribuzione dell’acqua in una torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 292<br />
Figura 409: Potenzialità termiche nominali per una torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale<br />
In Figura 409 si hanno le potenzialità nominali <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> torri <strong>di</strong> raffreddamento.<br />
Figura 410: Torre <strong>di</strong> raffreddamento centrifuga<br />
TORRI DI RAFFREDDAMENTO CENTRIFUGHE<br />
Queste torri possono smaltire potenzialità nominali da 80 a 900 kW e sono costruite come<br />
in<strong>di</strong>cato in Figura 410: nella parte inferiore si hanno i ventilatori e il bacino <strong>di</strong> raccolta dell’acqua<br />
raffreddata, la parte me<strong>di</strong>ana contiene il pacco <strong>di</strong> scambio termico mentre la parte superiore comprende<br />
la <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda e l’attacco <strong>di</strong> entrata, ve<strong>di</strong> Figura 411.<br />
Figura 411: Distribuzione dell’acqua nelle torri <strong>di</strong> raffreddamento centrifughe<br />
Le potenzialità nominali sono riportate in
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 293<br />
4.13 EVAPORATORI<br />
Figura 412: Potenzialità nominali per le torri <strong>di</strong> raffreddamento centrifughe<br />
L’evaporatore è il componente dell’impianto <strong>di</strong> refrigerazione nel quale il fluido, a passa<br />
pressione, evapora sottraendo calore all’ambiente esterno.<br />
Qui si verifica la fase utile dell’impianto frigorifero. Si tratta ancora una volta <strong>di</strong> uno scambiatore<br />
<strong>di</strong> calore a fascio tubiero nel quale circola, all’interno, il fluido frigorigeno e all’esterno il fluido da<br />
raffreddare (acqua o aria). Nel caso <strong>di</strong> evaporatori inseriti in un impianto monoblocco <strong>di</strong> refrigerazione<br />
d’acqua esso si trova nello stesso corpo del gruppo (ve<strong>di</strong> Figura 395 e Figura 396) e l’acqua refrigerata<br />
viene poi inviata all’utenza me<strong>di</strong>ante un circuito apposito. In alcuni casi (ve<strong>di</strong>, ad esempio, i sistemi split)<br />
si preferisce far avvenire l’espansione (fase utile <strong>di</strong> raffreddamento) in una speciale batteria detta ad<br />
espansione <strong>di</strong>retta, ve<strong>di</strong> Figura 416, nella quale il fluido frigorigeno scambia calore con l’aria esterna<br />
(canalizzata o <strong>di</strong>rettamente circolata dall’ambiente) ottenendo, così, elevate efficienze <strong>di</strong> scambio, non<br />
avendo scambi termici interme<strong>di</strong>.<br />
Figura 413: Sezione <strong>di</strong> un evaporatore ad acqua<br />
In definitiva possiamo avere evaporatori:<br />
Alimentati ad acqua:<br />
Ad espansione <strong>di</strong>retta.<br />
Si osservi che i circuiti <strong>di</strong> alimentazione delle batterie ad espansione <strong>di</strong>retta sono <strong>di</strong> solito limitati<br />
ad una decina <strong>di</strong> metri e per <strong>di</strong>stanza superiori occorre prevedere una opportuna pompa <strong>di</strong> circolazione.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 294<br />
Figura 414: Sezione <strong>di</strong> un evaporatore shell and tube<br />
Figura 415: Schema <strong>di</strong> un evaporatore shell and coil<br />
b.f.<br />
Aria<br />
_<br />
Gruppo Moto condensante<br />
Figura 416: Evaporatore ad espansione <strong>di</strong>retta<br />
L’espansione <strong>di</strong>retta è praticamente obbligata quando la temperatura <strong>di</strong> evaporazione è <strong>di</strong> 23 °C<br />
per evitare il pericolo della ghiacciatura dell’acqua dei normali evaporatori. Questo pericolo è sempre<br />
presente anche nei gruppi monoblocco poiché, per evidenti motivi <strong>di</strong> bilancio energetico, se manda la<br />
circolazione esterna dell’acqua da refrigerare allora la temperatura <strong>di</strong> evaporazione si abbassa e l’acqua<br />
stagnante contenuta nel mantello esterno dello scambiatore <strong>di</strong> calore gela con aumento <strong>di</strong> <strong>volume</strong> e<br />
conseguente <strong>di</strong>struzione del fascio tubiero interno.<br />
Per evitare il pericolo della gelatura della batteria <strong>di</strong> evaporazione è necessario inserire una<br />
valvola rivelatrice <strong>di</strong> flusso che, se questo è assente, blocca il compressore frigorifero.<br />
<br />
BATTERIE AD ESPANSIONE DIRETTA<br />
Si hanno due tipologie <strong>di</strong> batterie ad espansione <strong>di</strong>retta:<br />
Ad espansione secca. In questo caso il fluido frigorigeno evapora completamente nella batteria<br />
fino ad avere x u =1. Questa tipologia si usa per impianti <strong>di</strong> piccolo o me<strong>di</strong>a potenzialità.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 295<br />
<br />
Ad espansione umida (o allagata): in questo caso non si raggiunge x=1 all’uscita della batteria e<br />
si ha ancora presenza <strong>di</strong> liquido frigorigeno. E’ necessario, quin<strong>di</strong>, prevedere un separatore <strong>di</strong><br />
liquido. Queste batterie sono utilizzate per impianti <strong>di</strong> grande potenzialità.<br />
4.13.1 VALVOLA TERMOSTATICA<br />
Le batterie evaporatrici sono dotate <strong>di</strong> valvola termostatica che provvede a <strong>di</strong>verse funzioni quali:<br />
Bulbo<br />
Evaporatore<br />
Al Compressorfe<br />
Dal Condensatore<br />
Valvola Termostatica<br />
Figura 417: batteria evaporatrice con valvola termostatica<br />
Figura 418: Sezione <strong>di</strong> una valvola termostatica<br />
Laminazione del fluido frigorigeno per portarlo dall’alta alla bassa pressione;<br />
Regolazione automatica del ciclo frigorifero;<br />
Separazione e blocco <strong>di</strong> liquido in modo da preservare il compressore.<br />
In Figura 419 si ha l’effetto <strong>di</strong> abbassamento della pressione del bulbo associato alla valvola<br />
termostatica sul <strong>di</strong>agramma entropico.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 296<br />
T<br />
A<br />
pb<br />
B<br />
C<br />
s<br />
Figura 419: Azione della valvola Termostatica<br />
In Figura 420 si ha il layout della valvola termostatica che è una comune valvola a funzionamento<br />
automatico regolata dalla temperatura all’evaporatore.<br />
In funzione della temperatura <strong>di</strong> questo si ha una pressione nel bulbo, in<strong>di</strong>cato con 6, che<br />
produce sulla parte superiore della membrana, in<strong>di</strong>cata con 1, la forza f b . Se, ad esempio, la temperatura<br />
sale, allora aumenta la pressione del fluido contenuto nel bulbo che esercita sulla membrana una forza<br />
verso il basso.<br />
Lo stelo, in<strong>di</strong>cato con 2, trasla verticalmente e l’otturatore, in<strong>di</strong>cato con 3, scende rispetto alla<br />
sede, in<strong>di</strong>cata con 7, che rimane fissa fino, all’equilibrio con la forza della molla, f m , e la forza dovuta alla<br />
pressione all’evaporatore, f e .<br />
La molla <strong>di</strong> taratura è regolabile con la vite in<strong>di</strong>cata con 5.<br />
Possiamo fare un bilancio del forze sul <strong>di</strong>aframma della valvola termostatica.<br />
Con riferimento alla Figura 420 si ha:<br />
p p p p<br />
[83]<br />
A m b D<br />
Sommando e sottraendo p B si ottiene:<br />
Figura 420: Layout della valvola termostatica
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 297<br />
Possiamo allora scrivere:<br />
p p p p p 0<br />
[84]<br />
A B D B m<br />
p<br />
psuff<br />
p p p 0 [85]<br />
ove si ha:<br />
p per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico sull’evaporatore<br />
p suff =f(T s ) con T s = 47 °C.<br />
Per <strong>di</strong>mensionare la molla <strong>di</strong> spinta occorre avere:<br />
pm<br />
psuff<br />
p <br />
[86]<br />
VALVOLA DI ESPANSIONE ELETTRICA<br />
<br />
suff<br />
m<br />
Il segnale proveniente dall’evaporatore può essere utilizzato per comandare una valvola<br />
termostatica <strong>di</strong> tipo elettrico che ha il vantaggio <strong>di</strong> non avere parti esterne da controllare e pertanto<br />
offrono un funzionamento più affidabile.<br />
4.14 SEPARATORI DI LIQUIDO<br />
Figura 421: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> una valvola termostatica elettrica<br />
Questi componenti sono necessari quando all’uscita dall’evaporatore x
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 298<br />
dall'evaporatore<br />
Figura 422: Layout <strong>di</strong> un separatore d’olio<br />
TRAPPOLA DI LIQUIDO<br />
al condensatore<br />
all'evaporatore<br />
Figura 423: Separatore <strong>di</strong> liquido a rallentamento<br />
Per altre notizie si consultino i manuali specializzati e i testi dei corsi <strong>di</strong> Impianti Industriali.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 299<br />
5 DICHIARAZIONE ISPESL<br />
Gli impianti <strong>di</strong> riscaldamento, con una potenzialità superiore a 34,9 kW (30.000 Kcal/h) al<br />
focolare, sono regolamentati dal DM 1/12/1975, titolo II: Norme <strong>di</strong> sicurezza per gli apparecchi<br />
contenenti liqui<strong>di</strong> cal<strong>di</strong> sotto pressione e relative specificazioni tecniche applicative (Raccolta R).<br />
Gli impianti <strong>di</strong> riscaldamento possono essere sud<strong>di</strong>visi in:<br />
impianti <strong>di</strong> riscaldamento a vaso <strong>di</strong> espansione aperto<br />
impianti <strong>di</strong> riscaldamento a vaso <strong>di</strong> espansione chiuso.<br />
Prima dell’installazione, deve essere presentata domanda in bollo al <strong>di</strong>partimento ISPESL<br />
competente per territorio.<br />
A tale domanda debbono essere allegati:<br />
- modello ISPESL RD, firmato dalla <strong>di</strong>tta installatrice, nel quale saranno in<strong>di</strong>cati i dati <strong>di</strong><br />
identificazione dell’impianto e del luogo <strong>di</strong> installazione;<br />
- relazione tecnica redatta sul modello ISPESL RR (per un solo generatore <strong>di</strong> calore) o RR1 (per<br />
più generatori <strong>di</strong> calore), nei quali Il progettista in<strong>di</strong>cherà tutte le caratteristiche richieste,<br />
ponendo particolare attenzione alla sud<strong>di</strong>visione dei circuiti dell’impianto, alle capacità dei<br />
relativi vasi <strong>di</strong> espansione e alla correlazione fra pressione e temperatura. Questi modelli<br />
debbono essere firmati da un tecnico progettista iscritto all’Albo<br />
- <strong>di</strong>chiarazioni del tecnico progettista <strong>secondo</strong> quanto richiesto nell’ appen<strong>di</strong>ce VI, della<br />
Raccolta R:<br />
- <strong>di</strong>segno schematico dell’impianto<br />
- fotocopia della prima pagina del libretto matricolare del vaso chiuso, se la sua capacità è<br />
superiore ai 25 l.<br />
Qualora l’esame del progetto risulti positivo, l’utente provvederà a richiedere con un’altra<br />
domanda in bollo la verifica <strong>di</strong> impianto.<br />
A seguito <strong>di</strong> ogni domanda, l’utente riceverà un bollettino con in<strong>di</strong>cato l’importo per la<br />
prestazione richiesta. A versamento effettuato, l’utente provvederà ad inviare l’attestazione <strong>di</strong><br />
pagamento, senza la quale non sarà possibile effettuare la prestazione richiesta.<br />
5.1 MODULISTICA DA PRESENTARE:<br />
- Richiesta <strong>di</strong> esame dei progetto, ai sensi dei D.M. 1/12/1975;<br />
- duplice copia dei modelli RD - RR - RR/1;<br />
- schema <strong>di</strong> progetto;<br />
- dati complementari.<br />
Di seguito si ha la modulistica completa per la denuncia ISPESL <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> riscaldamento.<br />
Si illustrerà la procedura me<strong>di</strong>ante un esempio completo nel quale sono completate del tutti le<br />
schede RD, RR ed RR1.<br />
Per la piena comprensione dei riquadri è opportuno fare riferimento ai <strong>di</strong>segni che rappresentano<br />
il layout della centrale termica con il particolare del collettore <strong>di</strong> mandata.<br />
Particolare attenzione va posta al <strong>di</strong>mensionamento dei vasi <strong>di</strong> espansione chiusi e alla selezione<br />
delle valvole <strong>di</strong> sicurezza.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 300<br />
D.M. 01.12.1975<br />
Generatori <strong>di</strong> calore per impianti <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda sotto pressione<br />
con temperatura non superiore a quella <strong>di</strong> ebollizione a pressione atmosferica.<br />
RACCOLTA "R"<br />
ELENCO DELLE FASI DELLA PRASSI OPERATIVA<br />
LISTA DI VERIFICA<br />
UTENTE:<br />
E<strong>di</strong>ficio<br />
In<strong>di</strong>rizzo<br />
N° pratica<br />
Caldaia<br />
Potenza focolare<br />
Combustibile<br />
Vaso<br />
<strong>Dipartimento</strong> ISPESL <strong>di</strong><br />
A.S.L. <strong>di</strong><br />
Si tratta <strong>di</strong> una lista <strong>di</strong> verifica che costituisce anche una guida per i vari adempimenti necessari per<br />
l'omologazione delle Centrali Termiche.<br />
E' importante che l'utente, o per esso l'operatore incaricato, provveda a tutti gli adempimenti previsti, fino al n.17 della<br />
lista <strong>di</strong> verifica, in quanto, <strong>di</strong>versamente, la Centrale Termica non risulterebbe in regola con le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge.<br />
Nella lista <strong>di</strong> verifica, per Esecutore si intende l'operatore che normalmente pre<strong>di</strong>spone gli elaborati, raccogliendo<br />
eventualmente le firme dei soggetti obbligati. Per l'identificazione dei titolari dell'obbligo, vedere il paragrafo delle<br />
istruzioni.<br />
Data<br />
Esecutore<br />
1. Stesura del progetto della centrale termica Progettista<br />
2. Domanda in carta bollata; Progettista<br />
Richiedente<br />
(Progettista, lnstallatore o Utente)<br />
Modulo RD (denuncia) 2 copie Progettista<br />
Moduli RR - RR/1 (relazione) 2 copie Progettista<br />
Firma lnstallatore lnstallatore<br />
3. Invio al <strong>Dipartimento</strong> I.S.P.E.S.L. (raccomandata A.R.) Progettista<br />
4. Risposta I.S.P.E.S.L. al Richiedente (Progettista o lnstallatore o Utente) <br />
I.S.P.E.S.L.<br />
con allegato bollettino <strong>di</strong> versamento<br />
5. Versamento bollettino £ Utente<br />
6. Spe<strong>di</strong>zione dell'originale dell'attestazione <strong>di</strong> versamento al <strong>Dipartimento</strong><br />
I.S.P.E.S.L. (raccomandata A.R.)<br />
7. Risposta esito esame del progetto al Richiedente (Progettista o lnstallatore<br />
o Utente)<br />
Esito: positivo negativo<br />
Motivi dell'esito negativo:<br />
kW<br />
Progettista o<br />
Utente<br />
<br />
I.S.P.E.S.L.<br />
8. Esecuzione lavori Inizio lnstallatore<br />
Termine <br />
9. Raccolta delle <strong>di</strong>chiarazioni dell'installatore e delle certificazioni <strong>di</strong> caldaie<br />
e <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> protezione, ai sensi del Cap. R.4.A. o R.4.B.,<br />
<strong>secondo</strong> i modelli pre<strong>di</strong>sposti<br />
<br />
lnstallatore<br />
Dir. Lavori
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 301<br />
0.<br />
1.<br />
2.<br />
3.<br />
4.<br />
5.<br />
Data<br />
Esecut<br />
ore<br />
Verifica 1 a cura del <strong>di</strong>rettore dei lavori della corretta esecuzione e della <br />
Dir.<br />
documentazione fornita, <strong>di</strong> cui al punto 9, ai sensi dei capitolo R.4.A o<br />
Lavori<br />
R.4.B.<br />
Domanda 1 <strong>di</strong> omologazione dell‟impianto in carta bollata a nome del Dir.<br />
capacità > 25 dm 3<br />
Richiedente_________________________<br />
Lavori o Utente<br />
Allegare copie del Libretto degli eventuali vasi <strong>di</strong> espansione chiusi <strong>di</strong><br />
o lnstallatore<br />
Risposta 1 I.S.P.E.S.L. al Richiedente (Dir. Lavori o lnstallatore o Utente) <br />
I.S.P.E.<br />
con allegato bollettino <strong>di</strong> versamento<br />
S.L.<br />
Versamento 1 bollettino £ Utente<br />
Spe<strong>di</strong>zione 1 dell'originale dell'attestazione <strong>di</strong> versamento al <strong>Dipartimento</strong> <br />
I.S.P.E.S.L. (raccomandata A.R.)<br />
Visita 1 <strong>di</strong> verifica a cura dei tecnico I.S.P.E.S.L. Alla visita è opportuno <br />
siano presenti l'installatore, l'Utente e il Direttore Lavori. All'atto della visita<br />
bisogna consegnare al tecnico I.S.P.E.S.L. la documentazione <strong>di</strong> cui al<br />
punto 9<br />
Esito: positivo negativo<br />
Motivi dell'esito negativo:<br />
Dir.<br />
Lavori o Utente<br />
I.S.P.E.<br />
S.L.<br />
Rilascio 1 del certificato <strong>di</strong> omologazione (libretto matricolare) I.S.P.E.<br />
6.<br />
S.L.<br />
Domanda 1 in carta semplice per la verifica perio<strong>di</strong>ca. (Da presentare, per <br />
Dir.<br />
7. conto dell'utente, a cura del Direttore Lavori subito dopo il rilascio del<br />
Lavori<br />
certificato <strong>di</strong> omologazione).<br />
Controlli 1 perio<strong>di</strong>ci - ogni 5 anni a cura dell'A.S.L.<br />
8.<br />
18.1 Controllo A.S.L. Data<br />
Esito: positivo negativo A.S.L.<br />
Motivi dell'esito negativo:<br />
18.2 Controllo A.S.L. Data<br />
Esito: positivo negativo A.S.L.<br />
Motivi dell'esito negativo:<br />
18.3 Controllo A.S.L. Data<br />
Esito: positivo negativo A.S.L.<br />
Motivi dell'esito negativo:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 302<br />
MA<br />
RCA DA<br />
BOLLO<br />
Spett.le<br />
I.S.P.E.S.L.<br />
<strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong><br />
via<br />
c.a.p.<br />
città<br />
OGGETTO: Richiesta <strong>di</strong> Verifica Omologativa <strong>di</strong> nuovo impianto ai sensi dell'Art. 22 D.M. 01.12.75 e<br />
del Decreto lnterministeriale 22.07.86.<br />
Utente<br />
Via<br />
Comune (Prov )<br />
Il sottoscritto<br />
cognome<br />
nome<br />
con sede in<br />
città prov. Via<br />
nella sua qualità <strong>di</strong><br />
chiede<br />
LA VERIFICA OMOLOGATIVA SUL LUOGO DELL'IMPIANTO.<br />
Impianto <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda, n° <strong>di</strong> pratica:<br />
Potenzialità del focolare espressa in kW:<br />
Eventuali vasi <strong>di</strong> espansione chiusi <strong>di</strong> capacità superiore a 25 dm 3 :<br />
Si allega fotocopia del frontespizio del libretto matricolare dei vasi <strong>di</strong> espansione sopra elencati (n<br />
Persona da contattare per concordare il collaudo:<br />
Nominativo<br />
N° telefonico<br />
fotocopie).<br />
Data,<br />
Timbro e firma
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 303<br />
D.M. 01.12.1975<br />
Generatori <strong>di</strong> calore per impianti <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda sotto pressione con temperatura<br />
non superiore a quella <strong>di</strong> ebollizione a pressione atmosferica.<br />
RACCOLTA "R"<br />
DOCUMENTAZIONE DA CONSEGNARE AL TECNICO I.S.P.E.S.L.<br />
ALL'ATTO DELLA VISITA DI VERIFICA OMOLOGATIVA<br />
DELL'IMPIANTO DI RISCALDAMENTO<br />
"A"<br />
Dichiarazioni del tecnico qualificato<br />
"B"<br />
Certificazioni<br />
CAPITOLO R.4.B. - Punto 2.1<br />
VASO CHIUSO<br />
UTENTE:<br />
E<strong>di</strong>ficio<br />
In<strong>di</strong>rizzo<br />
N° pratica<br />
Caldaia<br />
Potenza focolare<br />
Combustibile<br />
Vaso chiuso<br />
kW<br />
"A" Dichiarazioni dei tecnico qualificato (installatore responsabile):<br />
Nome<br />
Il sottoscritto:<br />
Cognome<br />
In<strong>di</strong>rizzo<br />
ai sensi del Capitolo R.4.B, punto 2.1.C.<br />
<strong>di</strong>chiara che:<br />
1) la capacità dell'impianto e quella dei vasi d'espansione sono quelle <strong>di</strong>chiarate nel progetto approvato;<br />
2) gli scarichi dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> sicurezza possono avvenire senza recare danno a persone;<br />
3) i complessi d'interruzione dell'apporto <strong>di</strong> calore per regolazione e per blocco sono funzionalmente in<strong>di</strong>pendenti fra<br />
loro;<br />
4) gli elementi sensibili dei termostati <strong>di</strong> regolazione e <strong>di</strong> blocco, qualora installati sulla tubazione <strong>di</strong> uscita del<br />
generatore <strong>di</strong> calore, sono posizionati in modo che la temperatura nei generatori non superi i limiti stabiliti<br />
dalla normativa;<br />
5) (<strong>di</strong>chiarazione attestante, qualora non siano state installate valvole <strong>di</strong> scarico termico o valvole d'intercettazione del<br />
combustibile, che esiste nell'impianto la correlazione fra aumento della pressione e corrispondente aumento della<br />
temperatura);<br />
NOTA: cancellare la voce che non interessa.<br />
5.1) non esiste la correlazione fra aumento <strong>di</strong> pressione e corrispondente aumento della temperatura;<br />
è pertanto installata la valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile (oppure la valvola <strong>di</strong> scarico termico);
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 304<br />
oppure:<br />
5.2) esiste la correlazione fra aumento <strong>di</strong> pressione e corrispondente aumento della temperatura.<br />
In tal caso i circuiti intercettabili hanno le seguenti capacità:<br />
CIRCUITO DENOMINAZIONE CAPACITÀ (dm 3 )<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4<br />
5<br />
6) I pressostati ed i termostati <strong>di</strong> regolazione e <strong>di</strong> blocco sono in<strong>di</strong>pendenti negli organi <strong>di</strong> comando e <strong>di</strong> controllo.<br />
Data,<br />
Firma<br />
"B" Certificazioni - Vaso chiuso<br />
Si allegano le seguenti certificazioni, corrispondenti alle caselle barrate:<br />
1) certificazione rilasciata dal costruttore attestante il buon esito della prova idraulica del generatore;<br />
quantità n°<br />
2) certificazione <strong>di</strong> taratura al banco da parte dell'A.N.C.C. (ora I.S.P.E.S.L.) delle valvole <strong>di</strong> sicurezza;<br />
quantità n°<br />
3) certificazione <strong>di</strong> taratura al banco da parte dell'A.N.C.C. (ora I.S.P.E.S.L.) delle valvole <strong>di</strong> intercettazione del<br />
combustibile;<br />
quantità n°<br />
4) certificazione <strong>di</strong> taratura al banco da parte dell'A.N.C.C. (ora I.S.P.E.S.L.) delle valvole <strong>di</strong> scarico termico;<br />
quantità n°<br />
5) certificazione <strong>di</strong> qualifica dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> protezione, a meno che gli stessi non<br />
siano contrad<strong>di</strong>stinti con il marchio del fabbricante e gli estremi della qualificazione ottenuta;<br />
5.1) interruttore termico automatico <strong>di</strong> regolazione; quantità n°<br />
5.2) interruttore termico automatico <strong>di</strong> blocco; quantità n°<br />
5.3) pressostato <strong>di</strong> blocco; quantità n°<br />
6) libretto matricolare dei vasi <strong>di</strong> espansione chiusi collaudati I.S.P.E.S.L., con<br />
riportata certificazione rilasciata dal costruttore attestante il buon esito della prova idraulica;<br />
quantità n°<br />
7) fotocopia patentino <strong>di</strong> abilitazione alla conduzione degli impianti termici con potenzialità superiore<br />
a 232 kW (solo se a combustibile liquido).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 305<br />
5.2 ESEMPIO DI DENUNCIA ISPESL<br />
Si riporta un esempio <strong>di</strong> denuncia completa ISPESL <strong>di</strong> un progetto fittizio.<br />
MARCA<br />
DA<br />
BOLLO<br />
Spett.le<br />
I.S.P.E.S.L.<br />
DIPARTIMENTO DI<br />
MILANO<br />
Via Mangiagalli, 3<br />
via<br />
20133 Milano<br />
cap.<br />
città<br />
Oggetto: DENUNCIA DI IMPIANTO TERMICO AD ACQUA CALDA AI SENSI DELL‟ART. 18<br />
D.M. 01/12/1975<br />
UTENTE Condominio Primula Rossa<br />
INDIRIZZO Via Balzac 12<br />
COMUNE BRUGHERIO (PROV. MI )<br />
Il sottoscritto XYXYXYX Andrea<br />
cognome<br />
nome<br />
con sede in Milano MI Via Franco Franchi 18<br />
città prov. In<strong>di</strong>rizzo<br />
nella sua qualità <strong>di</strong> legale rappresentante della <strong>di</strong>tta installatrice<br />
C H I E D E<br />
l‟esame del progetto relativo all‟impianto <strong>di</strong> riscaldamento installato in<br />
Via Balzac 12 Milano<br />
<strong>di</strong> cui si allega la documentazione in duplice copia.<br />
Data, 28/09/1999<br />
Termica XYXYXY<br />
Allegati (in duplice copia):<br />
· Mod. RD.<br />
· Mod. RR - RR/1.<br />
· Schema <strong>di</strong> progetto.<br />
· Dati complementari (Appen<strong>di</strong>ce VI - Art. 8)<br />
(Timbro e Firma)<br />
All. URP<br />
3.2-1
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 306<br />
D.M. 01.12.1975<br />
I.S.P.E.S.L. - RACCOLTA ‘R’<br />
GENERATORE DI CALORE PER IMPIANTI DI RISCALDAMENTO AD<br />
ACQUA CALDA SOTTO PRESSIONE CON TEMPERATURA NON<br />
SUPERIORE A QUELLA DI EBOLLIZIONE A PRESSIONE ATMOSFERICA<br />
- Mod RD - Denuncia <strong>di</strong> impianto centrale <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda.<br />
- Mod RR - RR/1 - Relazione tecnica per impianto centrale <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda.<br />
- Schema <strong>di</strong> progetto e dati complementari - Raccolta „R‟ (Appen<strong>di</strong>ce VI - Art. 8)<br />
UTENTE<br />
Condominio Primula Rossa<br />
In<strong>di</strong>rizzo Via Balzac 12<br />
Comune BRUGHERIO ( MI )<br />
INSTALLATORE<br />
Termica XYXYXYX<br />
In<strong>di</strong>rizzo Via Franco Franchi 18<br />
Comune Milano ( MI )<br />
Data, 28/09/1999<br />
Nome e Cognome del Progettista<br />
In<strong>di</strong>rizzo del Progettista
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 307<br />
ISPESL<br />
SEZIONE I.S.P.E.S.L. - DIPARTIMENTO DI<br />
Via Balzac 12<br />
in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> installazione dell‟impianto<br />
Mod. RD<br />
Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro<br />
(Legge 23/12/1978, n. 833; Legge 12/8/1982, n. 597)<br />
<strong>Dipartimento</strong> Periferico <strong>di</strong> MILANO<br />
Legge 16 giugno 1927, n. 1132<br />
(Regolamento RD 12/5/1927, n. 824 - DM 1/12/1975)<br />
Denuncia <strong>di</strong> impianto centrale <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda<br />
MILANO<br />
COMUNE Milano PROVINCIA MI CAP 2 0 0 1 0<br />
Condominio Primula Rossa<br />
nome o ragione sociale<br />
Via Balzac 12<br />
in<strong>di</strong>rizzo<br />
COMUNE Milano PROVINCIA MI CAP 2 0 0 1 0<br />
Termica i<br />
nome o ragione sociale<br />
Via Franco Franchi 18<br />
in<strong>di</strong>rizzo per invio corrispondenza<br />
COMUNE Milano PROVINCIA MI CAP 2 0 0 1 6<br />
POTENZIALITA‟ GLOBALE(*) kW 2 7 6 , 4<br />
Estremi impianto da mo<strong>di</strong>ficare<br />
X<br />
NUOVA ESISTE DA MODIFICARE (R)<br />
DESTINAZIONE: X RISCALDAMENTO AMBIENTI PRODUZIONE ACQUA CALDA PER SERVIZI<br />
Cognome XYXYXYXi Nome Andrea<br />
Recapito: COMUNE Milano PROVINCIA MI<br />
In<strong>di</strong>rizzo: Via Franco Franchi 18<br />
Nella mia qualità <strong>di</strong> legale rappresentante della <strong>di</strong>tta installatrice Termica XYXYXY<br />
<strong>di</strong>chiaro che gli elementi forniti corrispondono alla realtà.<br />
Data: 2 8 0 9 1 9 9 9 Firma<br />
g m a<br />
(*) Per potenzialità si intende quella del focolare (cioè quella del bruciatore). Nel caso <strong>di</strong> impianti con più <strong>di</strong> un generatore la<br />
potenzialità è la somma delle potenzialità dei vari generatori.<br />
N. della pratica (R)<br />
Sigla<br />
Matricola<br />
All. URP 3.2-2<br />
. Mod. RR
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 308<br />
I.S.P.E.S.L.<br />
ISTITUTO SUPERIORE PER LA PREVENZIONE E LA SICUREZZA DEL LAVORO<br />
Relazione tecnica per impianto centrale <strong>di</strong> riscaldamento ad acqua calda<br />
DATI TECNICI DELL'IMPIANTO<br />
(R)<br />
Mod. RR/1<br />
con riferimento al generatore n. or<strong>di</strong>ne 1<br />
(Barrare solo le caselle interessate)<br />
Contenuto <strong>di</strong> acqua 2986<br />
dell‟impianto : litri<br />
VASO DI ESPANSIONE APERTO<br />
VASO DI ESPANSIONE CHIUSO<br />
Capacità totale : litri utile: litri Capacità totale: 250 litri<br />
Dislivello vaso/generatore m Dislivello generatore/sommità impianto 14 m<br />
Tubo <strong>di</strong> sfogo<br />
Dislivello vaso/valvola <strong>di</strong> sicurezza +1,0 m<br />
<strong>di</strong>ametro interno mm Tipo: autopressurizzato X a <strong>di</strong>aframma pre-pressurizzato<br />
protezione dal gelo SI N Potenzialità nominale globale dei generatori serviti:<br />
O<br />
248,8 kW ripartita su n. 1 circuiti<br />
<strong>di</strong>ametro interno mm Pressione iniziale pi 1,82 bar<br />
Tubi <strong>di</strong> troppo pieno scarico visibile SI N<br />
O<br />
protezione dal gelo SI N<br />
O<br />
Pressione <strong>di</strong> targa 6 bar<br />
Diametro interno tubo <strong>di</strong> collegamento 21,7 mm<br />
VALVOLE DI SICUREZZA (n. 1 )<br />
TUBAZIONE DI SICUREZZA: protezione dal gelo SI N Tipo : or<strong>di</strong>naria ad alzata controllata X qualificata<br />
O<br />
Potenzialità nominale resa all'acqua dei<br />
generatori serviti kW Diametro interno orifizio 20 mm<br />
Diametro interno minimo mm Pressione <strong>di</strong> taratura 4 bar<br />
Lunghezza effettiva m Sovrapressione 10 %<br />
Lunghezza virtuale m Portata <strong>di</strong> scarico <strong>di</strong> vapore 533,6 kg/h<br />
VALVOLA A TRE VIE DI INTERCETTAZIONE DEL GENERATORE<br />
VALVOLA DI SCARICO TERMICO<br />
Diametro della valvola mm Portata <strong>di</strong> scarico <strong>di</strong> acqua kg/h<br />
<strong>di</strong>ametro interno mm Esiste blocco del flusso <strong>di</strong> combustibile? SI NO<br />
Tubo <strong>di</strong> sfogo lunghezza effettiva m Il reintegro è con il seguente sistema :<br />
lunghezza virtuale<br />
DISPOSITIVI DI CONTROLLO<br />
Manometro, graduato in bar fino a 6 con attacco per il controllo.<br />
Termometro, graduato fino a 120 °C con pozzetto per il controllo.<br />
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE<br />
Esiste l‟interruttore termico automatico <strong>di</strong> regolazione ? x SI NO<br />
m<br />
Esiste l‟interrutore termico automatico <strong>di</strong> blocco ? x SI NO Ne esiste un <strong>secondo</strong> ? SI NO x<br />
Esiste il pressostato <strong>di</strong> blocco ? x SI NO<br />
Esiste il flussostato ? SI NO x<br />
DISPOSITIVI E SISTEMI SPECIALI PER IMPIANTI ALIMENTATI A COMBUSTIBILE SOLIDO<br />
Esiste il <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> allarme acustico ? SI N<br />
O<br />
Esiste il <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> arresto automatico dell‟aria comburente ? SI N<br />
O<br />
L‟impianto è a circolazione naturale, senza organi <strong>di</strong> intercettazione sul circuito dell‟acqua ? SI N<br />
O<br />
Il generatore è corredato <strong>di</strong>:<br />
riscaldatore d‟acqua <strong>di</strong> consumo<br />
scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> emergenza<br />
Il riscaldatore (o lo scambiatore) è munito <strong>di</strong> scarico <strong>di</strong> sicurezza termico ? SI N<br />
O<br />
Il generatore è corredato <strong>di</strong> focolare meccanico, con adduzione meccanica dell‟aria comburente ? SI N<br />
O<br />
IL TECNICO
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 309<br />
D.M. 01.12.1975<br />
I.S.P.E.S.L. - RACCOLTA ‘R’<br />
GENERATORE DI CALORE PER IMPIANTI DI RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDA<br />
UTENTE<br />
Condominio Primula Rossa<br />
In<strong>di</strong>rizzo Via Balzac 12<br />
Comune Milano ( MI )<br />
INSTALLATORE<br />
Termica XYXYXY<br />
In<strong>di</strong>rizzo Via Franco Franchi 18<br />
Comune Milano ( MI )<br />
SCHEMA DI PROGETTO E DATI COMPLEMENTARI<br />
COMMENTO<br />
1- ELENCO DEI COMPONENTI INDICATI SULLA TAVOLA GRAFICA CON LA DESCRIZIONE<br />
DELLE LORO CARATTERISTICHE<br />
2- COMMENTO AI DATI INDICATI SULLA TAVOLA GRAFICA ED INDICAZIONI DI PROGETTO<br />
3- DATI COMPLEMENTARI - RACCOLTA „R‟ (Appen<strong>di</strong>ce VI - Art. 8)<br />
4- TAVOLA GRAFICA N° 1234/99<br />
Data 28/09/1999<br />
Nome e Cognome del Progettista<br />
In<strong>di</strong>rizzo del Progettista)
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 310<br />
1- ELENCO DEI COMPONENTI INDICATI SULLA TAVOLA GRAFICA CON LA DESCRIZIONE DELLE LORO<br />
CARATTERISTICHE<br />
1 Bruciatore<br />
Bruciatore<br />
Costruttore<br />
Talisman<br />
Tipo<br />
MP3<br />
Combustibile<br />
Metano<br />
Potenza nominale (Qb) 248,8 kW<br />
Caldaia<br />
2 Caldaia<br />
Costruttore<br />
Similar<br />
Tipo 2R 14<br />
Potenza termica utile (Qu) 248,8 kW<br />
Potenza termica al focolare (Qf) 276,4 kW<br />
Pressione massima <strong>di</strong> esercizio (Peg) 5 bar<br />
Valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />
3 Valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />
Costruttore<br />
Caleffi<br />
Tipo 527540<br />
Qualifica<br />
QUALIFICATA<br />
Diametro nominale (Dv) 3/4"<br />
Diametro orifizio (Do) 20 mm<br />
Coefficiente <strong>di</strong> efflusso (K) ,67<br />
Portata <strong>di</strong> scarico vapore (W) 533,6 kg/h<br />
Potenza termica scaricabile (Qt) 309,5 kW<br />
Numeri <strong>di</strong> valvole (Ns) 1<br />
Potenza termica scaricabile totale (Qtv) 309,5 kW<br />
Pressione <strong>di</strong> taratura (Pt) 4 bar<br />
Sovrapressione (Sp) 10 %<br />
Pressione <strong>di</strong> scarico (Psc) 4,4 bar<br />
4 Vaso <strong>di</strong> espansione a <strong>di</strong>aframma<br />
Vaso <strong>di</strong> espansione a <strong>di</strong>aframma<br />
Circuito<br />
Unico<br />
Contenuto d'acqua dell'impianto (C) 2986 litri<br />
Pressione assoluta iniziale precarica (Pi ass) 2,83 bar<br />
Pressione finale assoluta (Pf ass) 5,13 bar<br />
Pressione massima esercizio (relativa) (Pev) 6 bar<br />
Capacità del vaso (proposta) (Cv prop) 240 litri<br />
Volume d'espansione (Ve) 107 litri<br />
Capacità del vaso (adottata) (Cv ad) 250 litri<br />
Correlazione tra aumento t e p<br />
ASSENTE
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 311<br />
5 Interruttore termico automatico <strong>di</strong> regolazione<br />
Interruttore termico automatico <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong> tipo omologato tarato ad una temperatura non<br />
superiore a 95 °C.<br />
Costruttore<br />
Tipo<br />
in caldaia<br />
6 Interruttore termico automatico <strong>di</strong> blocco<br />
Interruttore termico automatico <strong>di</strong> blocco a riarmo manuale <strong>di</strong> tipo omologato tarato ad una<br />
temperatura non superiore a 100 °C.<br />
Costruttore<br />
Tipo<br />
in caldaia<br />
7 Pressostato <strong>di</strong> blocco<br />
Pressostato <strong>di</strong> blocco a riarmo manuale <strong>di</strong> tipo omologato.<br />
Costruttore<br />
Caleffi<br />
Tipo<br />
SQ-D<br />
Pressione <strong>di</strong> taratura pressostato Ppr 3,80 bar<br />
8 In<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> temperatura<br />
In<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> temperatura con scala graduata in °C e fondo scala <strong>di</strong> 120 °C.<br />
Costruttore<br />
Caleffi<br />
Tipo F 15<br />
9 Pozzetto<br />
Pozzetto per inserzione termometro <strong>di</strong> controllo con <strong>di</strong>ametro interno non inferiore a 10 mm.<br />
Costruttore -<br />
Tipo -<br />
10 Valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile<br />
Valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile ad azione positiva non azionata da energia esterna,<br />
omologata.<br />
Costruttore<br />
Caleffi<br />
Tipo 54108<br />
Diametro nominale 1" 1/2
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 312<br />
IMPIANTO A VASO CHIUSO<br />
DATI INDICATI SULLA TAVOLA GRAFICA.<br />
Sono in<strong>di</strong>cati sulla tavola grafica allegata:<br />
a) Diametro nominale delle tubazioni in pollici.<br />
b) Diametro interno (in mm) delle tubazioni <strong>di</strong> espansione, <strong>di</strong> ingresso alla valvola <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> scarico<br />
della valvola <strong>di</strong> sicurezza.<br />
c) Altezza idrostatica Hi.<br />
d) Altezza dello sbocco della valvola <strong>di</strong> sicurezza.<br />
e) Altezza dell'attacco del vaso <strong>di</strong> espansione.<br />
f ) Posizione dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> protezione ed i limiti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dall'uscita della caldaia (ove richiesto).<br />
g) Raggi <strong>di</strong> curvatura “R” del tubo <strong>di</strong> collegamento del vaso <strong>di</strong> espansione.<br />
TUBAZIONE DI COLLEGAMENTO TRA IL GENERATORE ED IL VASO DI ESPANSIONE.<br />
La tubazione <strong>di</strong> collegamento tra generatore e vaso <strong>di</strong> espansione deve essere protetta dal gelo, deve<br />
essere realizzata in modo da non presentare punti <strong>di</strong> accumulo <strong>di</strong> incrostazioni o depositi e deve avere curve<br />
con raggio <strong>di</strong> curvatura “R” non inferiore a 1,5 volte il <strong>di</strong>ametro interno.<br />
<br />
PRESCRIZIONI PER IL POSIZIONAMENTO DEI DISPOSITIVI DI SICUREZZA,<br />
PROTEZIONE E CONTROLLO.<br />
La tabella seguente descrive le prescrizioni per il posizionamento dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> sicurezza,<br />
protezione e controllo (riguarda le <strong>di</strong>stanze dal generatore e le tubazioni <strong>di</strong> installazione).<br />
COMPONENTI TIPO COMPONENTE INSTAL-<br />
LATO SUL GENERATO-<br />
RE DI CALORE O SULLA<br />
TUBAZIONE AD UNA<br />
DISTANZA MASSIMA<br />
DALLA CALDAIA DI:<br />
INSTALLAZIONE PRIMA<br />
DI QUALSIASI VALVOLA<br />
DI INTERCETTAZIONE E<br />
TUBAZIONE DI INSTAL-<br />
LAZIONE<br />
RIFERIMENTO<br />
RACCOLTA R<br />
ISPESL<br />
ED. 1982<br />
VALVOLA DI SICUREZZA SICUREZZA 1,0 m SI - MANDATA R.3.B. 2.4.<br />
VALVOLA INTERCETTAZIONE SICUREZZA 0,5 m SI - MANDATA R.2.A. 4.2.<br />
COMBUSTIBILE<br />
TERMOSTATO DI REGOLAZIONE PROTEZIONE 0,5 m SI - MANDATA R.2.B. 1.8.<br />
TERMOSTATO DI BLOCCO PROTEZIONE 0,5 m SI - MANDATA R.2.B. 1.8.<br />
PRESSOSTATO DI BLOCCO PROTEZIONE (-) SI - MANDATA R.2.B. 1.8.<br />
TERMOMETRO CONTROLLO (-) SI - MANDATA R.2.C. 3.4.<br />
POZZETTO PER TERMOMETRO CONTROLLO (-) SI - MANDATA R.2.C. 3.4.<br />
CAMPIONE<br />
MANOMETRO CON FLANGIA CONTROLLO (-) SI - MANDATA O R.2.C. 2.5.<br />
RITORNO<br />
VASO DI ESPANSIONE (-) SI - MANDATA O R.3.B. 3.5.<br />
RITORNO<br />
(VALVOLA DI SCARICO TERMICO) SICUREZZA 0,5 m SI - MANDATA R.2.A. 3.3.<br />
(FLUSSOSTATO) (-) NO R.3.B. 5.4.<br />
(-) non è prevista una <strong>di</strong>stanza massima.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 313<br />
COLLEGAMENTI ELETTRICI.<br />
L‟installatore idraulico dovrà richiedere all‟installatore elettricista che siano rispettate le prescrizioni <strong>di</strong><br />
seguito elencate.<br />
· I termostati devono essere in<strong>di</strong>pendenti negli organi <strong>di</strong> comando e <strong>di</strong> controllo.<br />
· Nel caso <strong>di</strong> bruciatori monofase è ammesso il collegamento in serie dei termostati <strong>di</strong> regolazione, <strong>di</strong><br />
blocco e del pressostato <strong>di</strong> blocco purché detti <strong>di</strong>spositivi interrompano <strong>di</strong>rettamente il circuito elettrico <strong>di</strong><br />
alimentazione (senza fare uso <strong>di</strong> contattori interme<strong>di</strong>).<br />
· Nel caso <strong>di</strong> bruciatori atmosferici i termostati <strong>di</strong> regolazione e <strong>di</strong> blocco devono agire su due <strong>di</strong>stinte<br />
elettrovalvole <strong>di</strong> intercettazione del gas (che possono essere riunite in un unico corpo multifunzionale).<br />
· Nel caso <strong>di</strong> bruciatori trifase il termostato <strong>di</strong> regolazione deve agire su un contattore, mentre il termostato<br />
<strong>di</strong> blocco e il pressostato <strong>di</strong> blocco devono agire su un <strong>secondo</strong> contattore.<br />
Entrambi i contattori devono interrompere <strong>di</strong>rettamente il circuito elettrico <strong>di</strong> alimentazione.<br />
DOCUMENTI DA CONSERVARE E DA CONSEGNARE PER LA VISITA DI VERIFICA<br />
OMOLOGATIVA.<br />
E‟ onere dell‟installatore raccogliere, conservare e consegnare all‟utente (con documento <strong>di</strong> ricevuta) i<br />
seguenti documenti:<br />
COMPONENTE<br />
DOCUMENTO DA CONSERVARE<br />
CALDAIA<br />
CERTIFICATO DEL COSTRUTTORE: PROVA IDRAULICA<br />
VALVOLA INTERCETTAZIONE COMBUSTIBILE<br />
VALVOLA DI SICUREZZA<br />
CERTIFICATO DI TARATURA A BANCO<br />
CERTIFICATO DI TARATURA A BANCO<br />
VASI DI ESPANSIONE OLTRE 24 LITRI<br />
LIBRETTO MATRICOLARE<br />
TERMOSTATO DI REGOLAZIONE<br />
CERTIFICATO DI RISPONDENZA PROTOTIPO<br />
TERMOSTATO DI BLOCCO<br />
CERTIFICATO DI RISPONDENZA PROTOTIPO<br />
PRESSOSTATO DI BLOCCO<br />
CERTIFICATO DI RISPONDENZA PROTOTIPO<br />
Inoltre l‟installatore dovrà rilasciare, dopo la fine lavori, la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> tecnico qualificato <strong>secondo</strong><br />
le <strong>di</strong>sposizioni ISPESL.<br />
NOTA: Per tutti i componenti <strong>di</strong> nuova installazione conservare il certificato <strong>di</strong> omologazione e<br />
riporlo nell'apposita cassetta porta documenti, in quanto da presentare al funzionario<br />
ISPESL in sede <strong>di</strong> collaudo.<br />
In caso <strong>di</strong> smarrimento del certificato il componente dovrà essere sostituito.<br />
ISOLAMENTO TERMICO DELLE TUBAZIONI.<br />
L‟isolamento termico delle tubazioni corrisponderà alle in<strong>di</strong>cazioni della legge n. 10/91 e del DPR<br />
412/93. Per tubazioni correnti in centrale termica gli spessori saranno il 100% dell‟Allegato B - DPR 412, pari<br />
a:<br />
CONDUTTIVITÀ<br />
(W/m°C)<br />
DIAMETRO ESTERNO DELLA TUBAZIONE<br />
(mm)<br />
< 20 da 20 a 39 da 40 a 59 da 60 a 79 da 80 a 99 >100<br />
0.030 13 19 26 33 37 40<br />
0.032 14 21 29 36 40 44<br />
0.034 15 23 31 39 44 48<br />
0.036 17 25 34 43 47 52<br />
0.038 18 28 37 46 51 56<br />
0.040 20 30 40 50 55 60<br />
0.042 22 32 43 54 59 64<br />
0.044 24 35 46 58 63 69<br />
0.046 26 38 50 62 68 74<br />
0.048 28 41 54 66 72 79<br />
0.050 30 44 58 71 77 84<br />
Nella tavola grafica la scritta IS ___ in<strong>di</strong>ca lo spessore (in mm) dell‟isolante, avente una conduttività <strong>di</strong><br />
prova a 50°C (lambda) non superiore a 0,041 W/m°C.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 314<br />
RIFERIMENTI NORMATIVI PER LE PRESCRIZIONI DI SICUREZZA,<br />
ANTINCENDIO, RISPARMIO ENERGETICO ED IMPIANTI ELETTRICI.<br />
Il locale focolari, l'impianto <strong>di</strong> alimentazione del combustibile, l‟aerazione, gli apparecchi ed i bruciatori,<br />
i canali <strong>di</strong> fumo, i camini, l'impianto elettrico e le strutture e<strong>di</strong>li devono essere conformi alle vigenti<br />
<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge:<br />
a) per impianti elettrici:<br />
• Legge n. 186/68<br />
• Norma CEI 64-8<br />
• Norma CEI 64-2<br />
b) per combustibili liqui<strong>di</strong> (norme antincen<strong>di</strong>o):<br />
• Legge n. 615/66<br />
• DPR 22.12.1970 n. 1391<br />
• Circolare del Ministero dell‟Interno n. 73 del 29.07.1971<br />
c) per combustibili gassosi (norme antincen<strong>di</strong>o):<br />
• D.M. 12.04.1996<br />
• Legge n. 1083/71<br />
• Norme UNI - CIG<br />
• D.M. 24.11.1984<br />
d) per la sicurezza:<br />
• Legge n. 46/90<br />
• DPR n. 547/55<br />
• DLgs n. 626/94<br />
e) per il risparmio energetico:<br />
• Legge n. 10/91<br />
• DPR n. 412/93<br />
• D.M. 13.12.1993<br />
Alla fine dei lavori l‟installatore dovrà rilasciare la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> conformità ai sensi della legge n.<br />
46/90, completa degli allegati obbligatori in 3 copie (n.1 per l‟utente, n.1 per il Comune e n.1 per la Camera<br />
<strong>di</strong> Commercio).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 315<br />
3 - DATI COMPLEMENTARI - RACCOLTA “R” (APPENDICE VI - ART. 8)<br />
IMPIANTO A VASO CHIUSO<br />
a) Nell‟impianto è prevista sia la valvola <strong>di</strong> sicurezza sia la valvola <strong>di</strong> intercettazione combustibile in quanto<br />
non esiste correlazione tra l‟aumento <strong>di</strong> temperatura e l‟aumento <strong>di</strong> pressione.<br />
b) In luogo della valvola <strong>di</strong> scarico termico si è impiegata la valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile.<br />
c) La pressione <strong>di</strong> precarica del vaso è <strong>di</strong>: 1,82 bar<br />
d) Non è prevista l‟interruzione <strong>di</strong> apporto del calore all‟atto dell‟arresto della circolazione.<br />
e) Lo scarico delle valvole <strong>di</strong> sicurezza, delle eventuali valvole <strong>di</strong> scarico termico e delle eventuali valvole<br />
<strong>di</strong> intercettazione a tre vie risulta ubicato in modo da non recare danni alle persone o alle cose in caso<br />
<strong>di</strong> intervento.<br />
f )<br />
La <strong>di</strong>stanza degli organi <strong>di</strong> sicurezza, <strong>di</strong> protezione e <strong>di</strong> controllo dall‟uscita dal generatore non è<br />
maggiore dei valori previsti, come in<strong>di</strong>cato nella tabella precedentemente riportata.<br />
g) E‟ attuata l‟in<strong>di</strong>pendenza dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> protezione me<strong>di</strong>ante almeno due circuiti separati, salvo il caso<br />
in cui operino su un bruciatore azionato da un motore monofase.<br />
h) La pressione <strong>di</strong> esercizio <strong>di</strong>chiarata dal costruttore del generatore è tale da assicurare la sua stabilità<br />
anche alla temperatura massima <strong>di</strong> intervento degli organi <strong>di</strong> sicurezza.<br />
i )<br />
La valvola <strong>di</strong> intercettazione a tre vie, se esistente sull‟impianto, non presenta posizioni <strong>di</strong> manovra in<br />
cui risultino contemporaneamente intercettate entrambe le vie <strong>di</strong> uscita, oppure in cui una delle due vie<br />
sia completamente chiusa e l‟altra aperta solo parzialmente.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 316<br />
5.3 ESEMPIO DI DIMENSIONAMENTO DI COMPONENTI ISPESL<br />
Dimensionamento vaso <strong>di</strong> espansione chiuso<br />
E<strong>di</strong>ficio<br />
Condominio Primula Rossa<br />
Via Balzac 12 - BRUGHERIO (MI)<br />
Committente AMMINISTRATORE Rag. PIGA Augusto<br />
Via Rembrant 14 - VIMERCATE (MI)<br />
Impianto<br />
Centrale termica condominale ad uso riscaldamento<br />
Progettista EDILCLIMA S.r.l. - Progettazione Impianti - Tel. 0322/835816<br />
Via Torrione, 30 - 28021 BORGOMANERO (NO)<br />
Generatore n° 1<br />
Marca e modello Similar 2R 14<br />
Potenza termica al focolare Qf 276,4 kW<br />
Potenza termica utile Qu 248,8 kW<br />
Pressione <strong>di</strong> esercizio Peg 5,00 bar<br />
Circuito<br />
Pressione atmosferica Pa 1,01 bar<br />
Contenuto d‟acqua totale del circuito C 2986 litri<br />
Coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione globale e 0,036 dm³/dm³<br />
Altezza idrostatica dell‟impianto Hi 14,0 m<br />
Aumento pressione <strong>di</strong> precarica del vaso Pr 0,50 bar<br />
Altezza della valvola <strong>di</strong> sicurezza Hvs 1,5 m<br />
Altezza del vaso <strong>di</strong> espansione Hve 0,5 m<br />
Valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />
Marca e modello Caleffi 527540<br />
Pressione <strong>di</strong> taratura Pt 4,00 bar<br />
Sovrapressione Sp 10 %<br />
Diametro Dv 20 mm<br />
Risultati<br />
Numero <strong>di</strong> vasi Nv 1<br />
Capacità totale Cv 250 litri<br />
Pressione massima <strong>di</strong> esercizio del vaso Pev 6,00 bar<br />
Diametro del tubo <strong>di</strong> collegamento Dt 21,7 mm<br />
Raggio <strong>di</strong> curvatura Rt 33 mm<br />
Vasi scelti<br />
Marca Modello Capacità (litri) Pressione (bar)<br />
Caleffi 556250 250 6,00<br />
Controlli<br />
Pressione massima <strong>di</strong> esercizio del generatore Peg Pt * (1 + Sp/100) bar 5,00 4,40 Sì<br />
Pressione massima <strong>di</strong> esercizio del vaso adottato Pev ad Pev prop bar 6,00 4,50 Sì<br />
Pressione massima <strong>di</strong> esercizio del vaso adottato Pev ad Pf rel effettivo bar 6,00 3,95 Sì<br />
Aumento pressione <strong>di</strong> precarica del vaso Pr 0.15 bar 0,50 0,15 Sì<br />
Capacità del vaso adottato Cv ad Cv prop dm³ 250 240 Sì<br />
Diametro adottato Dt ad Dt prop mm 21,7 18,0 Sì<br />
Raggio <strong>di</strong> curvatura adottato Rt ad 1.5 * Dt at mm 33 33 Sì<br />
Calcolo pressioni<br />
Pressione iniziale Pi ass 2,83 Pi rel 1,82 bar<br />
Pressione finale (valori proposti) Pf ass‟ 5,11 Pf rel‟ 4,10 bar<br />
Pressione finale (valori adottati) Pf ass 4,96 Pf rel 3,95 bar<br />
Pressione <strong>di</strong> precarica del vaso Pirel 1,82 bar<br />
Volume <strong>di</strong> espansione C * e 107 dm³<br />
Rif.<br />
Valvola <strong>di</strong> sicurezza
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 317<br />
E<strong>di</strong>ficio<br />
Committente<br />
Impianto<br />
Dimensionamento valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />
Condominio Primula Rossa<br />
Via Balzac 12 - BRUGHERIO (MI)<br />
AMMINISTRATORE Rag. PIGA Augusto<br />
Via Rembrant 14 - VIMERCATE (MI)<br />
Centrale termica condominale ad uso riscaldamento<br />
Progettista EDILCLIMA S.r.l. - Progettazione Impianti - Tel. 0322/835816<br />
Via Torrione, 30 - 28021 BORGOMANERO (NO)<br />
Generatore n° 1<br />
Marca e modello Similar 2R 14<br />
Potenza termica al focolare Qf 276,4 kW<br />
Potenza termica utile Qu 248,8 kW<br />
Pressione <strong>di</strong> esercizio Peg 5,00 bar<br />
Pressioni<br />
Pressione massima <strong>di</strong> esercizio del vaso Pev 6,00 bar<br />
Pressione <strong>di</strong> taratura pressostato Ppr 3,80 bar<br />
Differenza <strong>di</strong> pressione vaso-valvola per quota dq 0,10 bar<br />
Fondo scala manometro 6,00 bar<br />
Valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />
Marca<br />
Caleffi<br />
Modello 527540<br />
Pressione <strong>di</strong> taratura Pt 4,00 bar<br />
Sovrapressione <strong>di</strong> apertura Sp 10 %<br />
Diametro valvola Dv 3/4"<br />
Risultati<br />
Numero <strong>di</strong> valvole Ns 1<br />
Potenza utile della valvola scelta Qv 309,5 kW<br />
Potenza totale delle valvole Qtv 309,5 kW<br />
Potenza minima da adottare Qu 248,8 kW<br />
Dati<br />
Sezione netta A 3,1416 cm²<br />
Coefficiente <strong>di</strong> efflusso K 0,67<br />
Pressione <strong>di</strong> scarico Psc 4,40 bar<br />
Valore M (Racc. R - Cap. R.2.A. Punto 2) M 0,710<br />
Diametro orifizio Do 20 mm<br />
Diametro della tubazione <strong>di</strong> uscita dalla valvola Ø sc 1"<br />
Portata <strong>di</strong> scarico vapore W 533,6 kg/h<br />
Controlli<br />
Portata <strong>di</strong> scarico vapore W Qu / 0.58 kg/h 533,6 429,0 Sì<br />
Potenza termica scaricabile Qtv Qu kW 309,5 248,8 Sì<br />
Sovrapressione <strong>di</strong> apertura Sp Ap 20 % 10 20 % Sì<br />
Scarto <strong>di</strong> chiusura Sp Ch 20 % 20 20 % Sì<br />
Pressione <strong>di</strong> esercizio del generatore Peg Psc bar 5,00 4,40 Sì<br />
Pressione <strong>di</strong> esercizio del vaso tenuto conto del<br />
<strong>di</strong>slivello tra vaso e valvola<br />
Pev Psc + dq bar 6,00 4,50 Sì<br />
Se Qu 580 kW X Ns 1<br />
Se Qu > 580 kW Ns 2<br />
Sì
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 318<br />
Rif.<br />
E<strong>di</strong>ficio<br />
Committente<br />
Impianto<br />
Valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile<br />
Dimensionamento valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile<br />
Condominio Primula Rossa<br />
Via Balzac 12 -Milano)<br />
AMMINISTRATORE Rag. UUUUU Augusto<br />
Via Rembrant 14 - Milano (MI)<br />
Centrale termica condominale ad uso riscaldamento<br />
Progettista Nome e Cognome del Progettista<br />
In<strong>di</strong>rizzo del Progettista)<br />
Generatore n° 1<br />
Marca e modello Similar 2R 14<br />
Potenza termica al focolare Qf 276,4 kW<br />
Potenza termica utile Qu 248,8 kW<br />
Pressione <strong>di</strong> esercizio Peg 5,00 bar<br />
Circuito<br />
Combustibile<br />
Metano<br />
Moltiplicatore della portata MP 1,0<br />
Potere calorifico inferiore 34,00 MJ/Stm³<br />
Portata Gc 29,27 Stm³/h<br />
Dp ammissibile Dpa 20 daPa<br />
Valvola intergettazione del combustibile<br />
Numero <strong>di</strong> valvole Ni 1<br />
Marca<br />
Caleffi<br />
Modello 54108<br />
Misura 1" 1/2<br />
Dp effettivo Dpe 11 daPa<br />
Controlli<br />
Dp effettivo Dp ammissibile Dpe Dpa daPa 11 20 Sì
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 319<br />
Rif.<br />
E<strong>di</strong>ficio<br />
Committente<br />
Impianto<br />
Dimensionamento <strong>di</strong>spositivi a vaso chiuso<br />
Condominio Primula Rossa<br />
Via Balzac 12 Milano (MI)<br />
AMMINISTRATORE Rag. XXXX Augusto<br />
Via Rembrant 14 - Milano (MI)<br />
Centrale termica condominale ad uso riscaldamento<br />
Schema impianto a vaso chiuso<br />
Progettista Nome e Cognome<br />
In<strong>di</strong>rizzo del Progettista<br />
Generatore n° 1<br />
Marca e modello Similar 2R 14<br />
Potenza termica al focolare Qf 276,4 kW<br />
Potenza termica utile Qu 248,8 kW<br />
Pressione <strong>di</strong> esercizio Peg 5,00 bar<br />
LEGENDA<br />
C Contenuto d‟acqua totale del circuito Po Pozzetto per termometro campione<br />
Cv Capacità del vaso PR Pressostato<br />
Dpe Dp effettivo Pt Pressione <strong>di</strong> taratura<br />
Dt Diametro del tubo <strong>di</strong> collegamento Qf Potenza al focolare<br />
Hi Altezza idrostatica dell‟impianto Qtv Potenza totale delle valvole <strong>di</strong> sicurezza<br />
Hve Altezza del vaso <strong>di</strong> espansione Qu Potenza utile del generatore<br />
Hvs Altezza della valvola <strong>di</strong> sicurezza Qv Potenza della valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />
M Manometro Rt Raggio <strong>di</strong> curvatura<br />
Ni Numero <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> intercettazione del combustibile Sp Sovrapressione <strong>di</strong> chiusura<br />
Ns Numero <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> sicurezza T Termometro<br />
Nv Numero <strong>di</strong> vasi <strong>di</strong> espansione TB Termostato <strong>di</strong> blocco<br />
Peg Pressione <strong>di</strong> esercizio del generatore TR Termostato <strong>di</strong> regolazione<br />
Pev Pressione <strong>di</strong> esercizio del vaso
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 320<br />
5.4 USO DI CAD PER LA DICHIARAZIONE ISPESL<br />
Per la preparazione della <strong>di</strong>chiarazione ISPESL è oggi possibile utilizzare CAD appositamente<br />
pre<strong>di</strong>sposti. Nel prosieguo si presenterà uno dei CAD commerciali <strong>di</strong>sponibile per mostrare come<br />
questi funzionino.<br />
In genere la prima fase è relativa alla preparazione dei dati generali che saranno poi inseriti nel<br />
Modello RD, ve<strong>di</strong> Figura 424.<br />
Figura 424: Dati generali per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL<br />
Successivamente si passa e pre<strong>di</strong>sporre i moduli previsti per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL, come<br />
in<strong>di</strong>cato in Figura 425.<br />
Figura 425: Dati per il Modulo RD
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 321<br />
Successivamente si attiva la maschera per i dati del modulo RR, come illustrato in Figura 426.<br />
Figura 426: Dati per il Modulo RR<br />
Si osserva che per i dati tecnici del generatore è possibile attivare una finestra <strong>di</strong> selezione da una<br />
banca dati solitamente fornita dalla Software House, come illustrato in Figura 428.<br />
Figura 427: Esempio <strong>di</strong> maschera <strong>di</strong> selezione dei dati del generatore<br />
Figura 428: Esempio <strong>di</strong> dati per generatore
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 322<br />
Si osservi nella zona inferiore della Figura 426 la possibilità <strong>di</strong> selezionare la destinazione d’uso<br />
dei locali riscaldati, come prescritto dalla normativa ISPESL. Inoltre si osservi nella stessa figura<br />
(seconda riga) l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> un vaso chiuso per il quale si può effettuare il<br />
<strong>di</strong>mensionamento me<strong>di</strong>ante una maschera <strong>di</strong> input del tipo riportata in Figura 429.<br />
Figura 429: Dimensionamento del vaso chiuso, Modulo RR1<br />
In questa figura si può osservare la possibilità <strong>di</strong> selezionare il tipo <strong>di</strong> vaso <strong>di</strong> espansione chiuso<br />
(auto pressurizzato, a <strong>di</strong>aframma, pre pressurizzato), <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care il contenuto d’acqua <strong>di</strong> ciascun circuito<br />
considerato 16 , come in<strong>di</strong>cato nell’angolo in basso a sinistra (Generatore ). I dati inseriti in questa<br />
maschera debbono essere quelli reali <strong>di</strong> impianto e dei componenti utilizzati.<br />
In alcuni casi si hanno software specifici per il <strong>di</strong>mensionamento dei componenti ISPESL che<br />
consentono <strong>di</strong> selezionare i componenti <strong>di</strong> sicurezza da cataloghi commerciali, ve<strong>di</strong> Figura 430.<br />
Figura 430: Esempio <strong>di</strong> software <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> componenti <strong>di</strong> sicurezza ISPESL<br />
16 Il quadro RR1 deve essere ripetuto per ciascun circuito dell’impianto. In particolare si deve considerare il circuito<br />
<strong>di</strong> ciascun generatore e poi ogni circuito che si <strong>di</strong>parte dai collettori <strong>di</strong> mandata e ritorno.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 323<br />
Per il progetto e selezione del vaso <strong>di</strong> espansione chiuso (ma in base alla scelta fatta in Figura 426<br />
si può anche selezionare un vaso aperto) si ha una maschera <strong>di</strong> input del tipo <strong>di</strong> Figura 431.<br />
Figura 431: Maschera <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> un vaso chiuso<br />
Il programma consente, <strong>di</strong> solito, <strong>di</strong> selezionare il vaso chiuso commercialmente <strong>di</strong>sponibile con<br />
le caratteristiche <strong>di</strong> progetto, come in<strong>di</strong>cato in Figura 432.<br />
Figura 432: Selezione <strong>di</strong> un vaso chiuso da un data base commerciale<br />
Anche per la valvola <strong>di</strong> sicurezza si ha la possibilità <strong>di</strong> avere una maschera <strong>di</strong> selezione, del tipo<br />
in<strong>di</strong>cato in Figura 433, e <strong>di</strong> progetto, come in<strong>di</strong>cato nella maschera <strong>di</strong> Figura 434. Naturalmente i dati<br />
qui inseriti debbono essere quelli reali relativi all’impianto realizzato 17 .<br />
17 Si ricor<strong>di</strong> che la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL viene effettuata dall’Installatore ad impianto realizzato.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 324<br />
Figura 433: Selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza da un data base commerciale<br />
Figura 434: Maschera <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza<br />
Lo stesso <strong>di</strong>scorso può essere fatto per la valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile, come<br />
in<strong>di</strong>cato nella Figura 435 per la maschera <strong>di</strong> input e in Figura 436 per la scelta dal data base<br />
commerciale.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 325<br />
Figura 435: Maschera <strong>di</strong> selezione della valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile<br />
Figura 436: Maschera si selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione combustibile da data base<br />
Figura 437: Visualizzazione dei componenti <strong>di</strong> sicurezza ISPESL
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 326<br />
Come si è già detto in precedenza, la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL deve essere corredata da un <strong>di</strong>segno<br />
schematico della centrale termica con l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> tutti i componenti <strong>di</strong> sicurezza inseriti<br />
nell’impianto.<br />
Figura 438: Esempio <strong>di</strong> schema centrale per <strong>di</strong>chiarazione ISPESL<br />
5.5 UN SECONDO USO DI CAD PER DICHIARAZIONE ISPESL<br />
Oltre a programmi propriamente detti sono presenti anche applicativi che utilizzano come<br />
piattaforma <strong>di</strong> base Excel <strong>di</strong> Microsoft con l’aggiunta <strong>di</strong> macro appositamente sviluppate. Nel prosieguo<br />
si ha una rassegna <strong>di</strong> maschere desunte da un progetto in libreria.<br />
Figura 439: Maschera <strong>di</strong> input dei dati generali per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 327<br />
Figura 440: Uso <strong>di</strong> Excel per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 328<br />
Figura 441: Modello RD della <strong>di</strong>chiarazione ISPESL
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 329<br />
Figura 442: Maschera per l’input dei generatori<br />
Figura 443: Maschera <strong>di</strong> input per la Relazione ISPESL
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 330<br />
Figura 444: Maschera <strong>di</strong> input per vaso <strong>di</strong> espansione chiuso<br />
Figura 445: Maschera per l’elenco dei circuiti <strong>di</strong> impianto
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 331<br />
Figura 446: Maschera <strong>di</strong> calcolo del vaso chiuso <strong>di</strong> un circuito<br />
Figura 447: Maschera <strong>di</strong> calcolo del vaso chiuso <strong>di</strong> un circuito – Valori calcolati
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 332<br />
Figura 448: Maschera per la richiesta <strong>di</strong> verifica impianto all’ISPESL<br />
Figura 449: Maschera <strong>di</strong> input per i dati integrativi <strong>di</strong> calcolo
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 333<br />
Figura 450: Tabella dei <strong>di</strong>ametri interni delle tubazioni <strong>di</strong> sicurezza<br />
Figura 451: Tabella <strong>di</strong> archivio <strong>di</strong> vasi <strong>di</strong> espansione
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 334<br />
Figura 452: Tabella delle valvole <strong>di</strong> sicurezza<br />
Figura 453: Tabella delle valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile<br />
Figura 454: Tabella delle valvole <strong>di</strong> scarico termico<br />
La stampa della <strong>di</strong>chiarazione ISPESL è conforme ai moduli ministeriali e se ne omette la<br />
raffigurazione per motivi <strong>di</strong> spazio.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 335<br />
6 ENERGIE ALTERNATIVE<br />
Vengono definite energie alternative quelle derivati da fonti energetiche non convenzionali quale<br />
petrolio, gas naturale e carbone. Quest’idea deriva dall’utilizzo <strong>di</strong> fonti energetiche definite rinnovabili<br />
poiché <strong>di</strong> origine solare.<br />
L’energia solare e l’energia eolica (sua derivazione terrestre) sono, infatti, derivate dalla ra<strong>di</strong>azione<br />
solare che comunque raggiunge la Terra e che pertanto, se sfruttata, non costerebbe nulla, non<br />
produrrebbe inquinamento e sarebbe praticamente inesauribile, almeno fin quando esisterà il Sole.<br />
In questa sede si desidera puntualizzare alcuni aspetti importanti delle energie alternative che<br />
spesso vengono ignorate o sottaciute.<br />
6.1 CALCOLO DELLA RADIAZIONE SOLARE MEDIA (SOLAR ENERGY<br />
AVAILABILITY)<br />
Se si considera la Terra come una grande sfera nello spazio in movimento attorno al sole e si<br />
applicano le regole della geografia astronomica allora si può calcolare con grande precisione<br />
l’irraggiamento solare 18 che risulta dato da:<br />
Io<br />
Icsr<br />
cos [87]<br />
ove si ha:<br />
I cs costante solare pari a 1353 W/m²;<br />
R correzione per variazione della <strong>di</strong>stanza terra-sole;<br />
cos angolo <strong>di</strong> inclinazione rispetto alla normale alla superficie terrestre.<br />
La correzione per <strong>di</strong>stanza terra-sole è data da:<br />
F 360n<br />
r H G I<br />
1 0. 033cos K J [88]<br />
365<br />
essendo n il giorno giulianeo 19 . Si definisce angolo solare l’angolo corrispondente allo<br />
spostamento relativo del sole nelle 24 ore per cui si ha =15 °/ora. L’irraggiamento extraterrestre varia<br />
da un minimo <strong>di</strong> 1325 W/m² a 1415 W/m² durante l’anno.<br />
L’intensità giornaliera extra-atmosferica della irra<strong>di</strong>azione solare è data dall’integrale della [87]<br />
estesa dall’alba 20 al tramonto e quin<strong>di</strong> da:<br />
z<br />
s F 24<br />
Ho<br />
Iod<br />
s H G I K J<br />
2 [89]<br />
<br />
In geografia astronomica, nota la latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un sito, si definisce declinazione solare l’angolo<br />
rispetto al piano orizzontale corrispondente all’altezza massima del sole e si in<strong>di</strong>ca con ed è dato,<br />
in<strong>di</strong>cando con n il giorno giuliano, dalla relazione:<br />
F I<br />
2345 360<br />
HG<br />
284 n<br />
. sin K J<br />
[90]<br />
365<br />
Pertanto si <strong>di</strong>mostra che la ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a giornaliera extra-atmosferica è data dalla relazione:<br />
24 s<br />
24 F<br />
<br />
Ho rIcs b<br />
I<br />
cos cos cos sin singd<br />
rIcs cos cos sin<br />
s<br />
<br />
s<br />
sin sin <br />
s<br />
K J<br />
2<br />
z <br />
2<br />
180<br />
Per una superficie generica è necessario calcolare l’angolo <strong>di</strong> inclinazione solare che, me<strong>di</strong>ante<br />
considerazioni <strong>di</strong> trigonometria sferica, dati la latitu<strong>di</strong>ne la declinazione e l’angolo solare , è dato<br />
dalla relazione:<br />
HG<br />
[91]<br />
18 L’irraggiamento solare è dato dall’energia che incide nell’unità <strong>di</strong> tempo sull’unità <strong>di</strong> superficie. Le unità <strong>di</strong> misura<br />
sono [W/m²].<br />
19 Si ricorda che il giorno giulianeo è dato dal numero progressivo del giorno a partire dal 1° gennaio, pari a n=1, fino<br />
al 31 <strong>di</strong>cembre pari a n=365. In questo modo i giorni dell’anno seguono una numerazione progressiva da 1 a 365.<br />
20 L’alba e il tramonto sono detti sun rise e sun set e in<strong>di</strong>cati con s nella letteratura internazionale.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 336<br />
cos cos cos cos sin sin cos cos cos sin sin cos sin<br />
<br />
sin cos sin cos sin cos sin<br />
ove si ha il seguente simbolismo, ve<strong>di</strong> Figura 455:<br />
[92]<br />
Figura 455: Angoli fondamentali per l’irra<strong>di</strong>azione solare.<br />
angolo <strong>di</strong> inclinazione della superficie rispetto al piano orizzontale, 0 180<br />
;<br />
>90° significa superficie rivolta verso il basso;<br />
angolo azimutale dato dalla deviazione rispetto al meri<strong>di</strong>ano locale della proiezione sul<br />
piano orizzontale della normale alla superficie: azimut 0 significa superficie rivolta a sud, per<br />
superficie rivolta ad est si hanno valori negativi e positivi se rivolte ad ovest, pertanto è<br />
180 180<br />
;<br />
angolo solare, 15° per ogni ora <strong>di</strong> spostamento apparente del sole verso est o verso<br />
ovest;<br />
angolo <strong>di</strong> declinazione dato dalla posizione del sole a mezzogiorno rispetto al piano<br />
dell’equatore, considerato positivo verso nord e variabile fra 2345 . 2345 . ;<br />
angolo <strong>di</strong> incidenza fra la ra<strong>di</strong>azione solare sulla superficie e la normale alla stessa<br />
superficie;<br />
latitu<strong>di</strong>ne cioè la posizione angolare a nord (positiva) o a sud (negativa) dell’equatore e<br />
variabile fra 90 90<br />
;<br />
Per alcuni casi particolari si hanno le seguenti relazioni:<br />
Superficie orizzontale (=0):<br />
cos h<br />
cos cos cos sin sin<br />
Superficie verticale rivolta verso l’equatore (=90°, =0):<br />
cos vs<br />
sin cos cos cos sin<br />
Superficie rivolta a sud con inclinazione qualunque (=0, qualunque):<br />
cos <br />
cos( )cos cos sinb g<br />
sin<br />
Durata del giorno per superficie orizzontale:<br />
cos<br />
s<br />
tgtg<br />
[93]<br />
da cui si deriva la durata in ore pari a:<br />
T g<br />
2<br />
s<br />
15 [94]<br />
Durata del giorno per superficie inclinata :
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 337<br />
d b g i [95]<br />
'<br />
<br />
s<br />
min <br />
s,<br />
ar cos tg tg<br />
L’irra<strong>di</strong>azione extra-atmosferica su una superficie orizzontale è data dalla [93] mentre quella su<br />
superficie inclinata è data dalla relazione:<br />
24 L<br />
' O<br />
Ho <br />
rIcs cos <br />
s<br />
<br />
NM b gcos sin sinb g sin [96]<br />
180 QP<br />
Viene definito il rapporto fra i valori me<strong>di</strong> giornalieri delle due irra<strong>di</strong>azioni:<br />
cos cos sin ' <br />
b g s<br />
sinb gsin<br />
R b<br />
<br />
180<br />
[97]<br />
<br />
cos cos sin<br />
s<br />
<br />
s<br />
sin sin <br />
180<br />
Con R b<br />
si in<strong>di</strong>ca il valore me<strong>di</strong>o mensile.<br />
Su una superficie inclinata arriva, oltre alla ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta, anche la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa dal cielo<br />
e quella riflessa. Ciascuna <strong>di</strong> queste due ultime componenti risulta in genere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile valutazione.<br />
Possiamo, però, supporre che il cielo abbia un comportamento isotropico e pertanto queste<br />
valutazioni risultano semplificate. In particolare la ra<strong>di</strong>azione riflessa non ha una formulazione unica<br />
potendo questa variare, ad esempio, per effetto <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici o corpi riflettenti viciniori alla superficie<br />
considerata. Possiamo in genere scrivere la relazione:<br />
Ac IT IbRb Ac Id, isotropica<br />
As Fs c Ii i<br />
Ai F<br />
i ic<br />
[98]<br />
ove il primo termine a <strong>secondo</strong> membro rappresenta la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta sulla superficie A c , il<br />
<strong>secondo</strong> termine la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa isotropica e l’ultimo termine la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa dalle superfici<br />
circostanti a quella considerata. Con F s-c e F i-c si sono in<strong>di</strong>cati i fattori <strong>di</strong> forma superficie-cielo e<br />
superficie-corpi vicini. Il modello <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa isotropica è stato proposto da Liu e Jordan<br />
(1963): la ra<strong>di</strong>azione totale su una superficie inclinata è composta ancora da tre termini: <strong>di</strong>retta, <strong>di</strong>ffusa<br />
isotropica e <strong>di</strong>ffusa dal terreno. Il termine relativo alla riflessione va calcolato caso per caso in funzione<br />
delle geometrie <strong>di</strong> scambio ra<strong>di</strong>ativo con le superfici vicine utilizzando i fattori <strong>di</strong> forma visti in<br />
precedenza. Per una superficie inclinata il fattore <strong>di</strong> forma F s-c è facilmente calcolabile e risulta pari a:<br />
F cs<br />
1<br />
cos<br />
[99]<br />
2<br />
e, nell’ipotesi <strong>di</strong> cielo isotropo, si può anche <strong>di</strong>re che esso è anche il rapporto R d fra la ra<strong>di</strong>azione<br />
<strong>di</strong>ffusa sul piano inclinato e quella sul piano orizzontale.<br />
Il fattore <strong>di</strong> vista superficie-terreno è pari a:<br />
F st<br />
1<br />
cos<br />
[100]<br />
2<br />
Pertanto la ra<strong>di</strong>azione totale sulla superficie inclinata risulta data dalla relazione:<br />
1<br />
cos 1<br />
cos <br />
IT IbRb Id Rd It Rt IbRb Id It<br />
[101]<br />
2<br />
2<br />
ove si è definito, analogamente a quanto fatto per R d il rapporto R t fra la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa dal<br />
terreno sulla superficie inclinata rispetto a quella sul piano orizzontale e pari a F s-t ..<br />
Ancora in analogia alle precedenti definizioni, possiamo in<strong>di</strong>care con R il rapporto fra la<br />
ra<strong>di</strong>azione totale sulla superficie inclinata rispetto a quella sul piano orizzontale che risulta data da:<br />
R I b<br />
I R Id<br />
1<br />
cos 1<br />
cos <br />
<br />
b<br />
<br />
t<br />
[102]<br />
I 2 2<br />
Ai fini del calcolo della ra<strong>di</strong>azione totale nelle applicazioni pratiche (collettori solari, e<strong>di</strong>fici<br />
solarizzati, e<strong>di</strong>fici bioclimatici) occorre calcolare la ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>a giornaliera mensile H T .<br />
Pertanto possiamo parafrasare quanto detto sopra per il calcolo <strong>di</strong> I T sommando i contributi della<br />
ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta e <strong>di</strong> quella <strong>di</strong>ffusa dal cielo e dal terreno.<br />
Le equazioni <strong>di</strong>vengono le seguenti:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 338<br />
F<br />
HG<br />
I<br />
Hd<br />
H H<br />
H R H 1<br />
cos <br />
H 1<br />
cos <br />
T<br />
1<br />
b<br />
<br />
d<br />
t<br />
KJ<br />
2<br />
2<br />
e per il rapporto R me<strong>di</strong>o la relazione:<br />
F<br />
HG<br />
I<br />
HT<br />
Hd<br />
R<br />
H H R Hd<br />
1<br />
cos 1<br />
cos <br />
1<br />
b<br />
<br />
<br />
t<br />
KJ [104]<br />
H 2 2<br />
Il rapporto fra la ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>retta sulla superficie inclinata e quella su superficie<br />
HbT<br />
orizzontale è in<strong>di</strong>cato con R b<br />
<br />
H ed è funzione della trasparenza atmosferica. Liu e Jordan<br />
b<br />
propongono <strong>di</strong> calcolare questo rapporto supponendo che l’atmosfera sia assente e pertanto, per una<br />
superficie nell’emisfero boreale e rivolta verso l’equatore, cioè con =0° si ha:<br />
cos cos sin ' <br />
b g s<br />
sinb gsin<br />
R b<br />
<br />
180<br />
[105]<br />
<br />
cos cos sin<br />
s<br />
<br />
s<br />
sin sin <br />
180<br />
ove ’ è l’angolo solare per l’alba e il tramonto calcolato nel giorno me<strong>di</strong>o del mese e dato dalla<br />
relazione:<br />
s min<br />
L<br />
NM<br />
b<br />
b<br />
g<br />
g<br />
1<br />
cos tan<br />
tan<br />
1<br />
cos tan( tan<br />
O<br />
QP<br />
[103]<br />
[106]<br />
Ove con min si intende il minore dei due valori in parentesi quadra.<br />
Il rapporto H / H può essere calcolato nota che sia la trasparenza atmosferica data da:<br />
d<br />
K<br />
T<br />
H<br />
[107]<br />
H<br />
o<br />
La trasparenza <strong>di</strong>pende dal sito, dalla torbi<strong>di</strong>tà atmosferica (presenza <strong>di</strong> industrie, smog, …), presenza<br />
<strong>di</strong> vapore (per nebbia, per presenza <strong>di</strong> laghi o del mare) e pertanto non si può fornire una correlazione<br />
universale per il suo calcolo. Hottel (1976) ha presentato un metodo semplificato per il calcolo della<br />
ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta trasmessa attraverso un’atmosfera chiara e che prende in esame l’angolo<br />
zenitale, l’altitu<strong>di</strong>ne e tipologie climatiche.<br />
La trasmittanza solare <strong>di</strong>retta atmosferica è definita dalla relazione:<br />
H<br />
k<br />
d<br />
cos<br />
z<br />
<br />
b<br />
ao<br />
a1e [108]<br />
Ho<br />
ove le costanti a o , a 1 , k per atmosfera standard (con 23 km <strong>di</strong> visibilità) sono determinate dalla<br />
costanti (valide per altitu<strong>di</strong>ni inferiori a 2500 m s.l.m.):<br />
a<br />
a<br />
0. 4237 0. 00821( 1<br />
A)<br />
0. 5055 0. 00595( 6. 5 A)<br />
*<br />
k 0. 2711 0. 01858( 2. 5 A)<br />
con A altitu<strong>di</strong>ne (in km) dell’osservatore.<br />
*<br />
o<br />
*<br />
1<br />
Partendo dai valori delle costanti asteriscate si applicano opportuni fattori correttivi per tenere<br />
conto delle tipologie climatiche dati in tabella:<br />
Tipo <strong>di</strong> Clima<br />
a<br />
r<br />
o<br />
a<br />
o<br />
* r1<br />
<br />
1<br />
*<br />
a o a 1<br />
r k<br />
k<br />
Tropicale 0.95 0.98 1.02<br />
Estivo <strong>di</strong> mezza latitu<strong>di</strong>ne 0.97 0.99 1.02<br />
Estivo subartico 0.99 0.99 1.01<br />
Invernale <strong>di</strong> mezza latitu<strong>di</strong>ne 1.03 1.01 1.00<br />
Tabella 57: Calcolo dei coefficienti <strong>di</strong> Hottel<br />
2<br />
2<br />
2<br />
k *
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 339<br />
Pertanto, la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta per cielo pulito è data dalla relazione:<br />
Icd Io d<br />
cos <br />
z<br />
[109]<br />
con I o dato dalla [87].<br />
6.1.1 METODI DI LIU E JORDAN<br />
Analoghe relazioni valgono per gli irraggiamenti orari o giornalieri o me<strong>di</strong> mensili. Liu e<br />
Jordan hanno presentato una teoria <strong>secondo</strong> la quale la trasparenza oraria k I<br />
T<br />
I<br />
o giornaliera<br />
K<br />
T<br />
H H<br />
o<br />
dell’atmosfera presenta andamenti statistici simili per luoghi aventi la stessa trasparenza<br />
me<strong>di</strong>a mensile K H<br />
T<br />
. H<br />
o<br />
In particolare definite la trasparenze <strong>di</strong>rette e <strong>di</strong>ffuse come:<br />
Do<br />
KD<br />
<br />
H<br />
K<br />
T<br />
H<br />
<br />
H<br />
ove D e H 0 sono le ra<strong>di</strong>azioni <strong>di</strong>ffuse e totali sul piano orizzontali nell’atmosfera e H eo la<br />
ra<strong>di</strong>azione totale giornaliera sul piano orizzontale extra atmosferica. Liu e Jordan propongono la<br />
relazione:<br />
2 3 4 5<br />
K 0.124 0.677K 3.256K 6.881K 4.917K 0.427K<br />
D T T T T T<br />
6.1.2 ALTRE CORRELAZIONI<br />
Pur tuttavia la teoria <strong>di</strong> Liu e Jordan trova tutt’oggi ampia <strong>di</strong>ffusione e Bendt (1981) ha proposto<br />
una correlazione che risponde bene per valori delle frequenze <strong>di</strong>stributive 21 inferiori a f=0.9. Per valori<br />
superiori si ha una sovrastima dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> trasparenza. Le equazioni <strong>di</strong> Bendt sono le seguenti:<br />
eo<br />
o<br />
eo<br />
K T , mim<br />
KT<br />
e e<br />
f( KT<br />
) <br />
K T , mim <br />
e e<br />
ove il parametro è determinato dalla seguente equazione:<br />
1 K<br />
1<br />
T,min<br />
KT,max<br />
KT,min<br />
e KT,max<br />
e<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
KT <br />
<br />
KT,min<br />
KT,max<br />
e e<br />
Risolvendo l’equazione trascendentale per la variabile si può calcolate la funzione cumulativa<br />
f(K T ) . Herzog (1985) fornisce una via semplificata per calcolare me<strong>di</strong>ane la semplice relazione:<br />
ove si è posto:<br />
T,max<br />
KT<br />
,max<br />
1.184<br />
27.182e<br />
1.498<br />
<br />
K K<br />
K<br />
<br />
K<br />
T,max<br />
T,max<br />
K<br />
T,min<br />
K<br />
T<br />
T,min<br />
Infine Hollands e Huget (1983) propongono la seguente correlazione per il calcolo <strong>di</strong> K T,max :<br />
1.5<br />
o<br />
21 Per i vari siti si possono <strong>di</strong>segnare le frequenze dei giorni aventi vari valori <strong>di</strong> K<br />
T<br />
in funzione <strong>di</strong> K<br />
T<br />
. Queste<br />
curve sono dette curve <strong>di</strong>stributive e, normalmente, presentano un picco (curve modali) o due (curve bimodali). Da queste curve<br />
<strong>di</strong>stributive si possono <strong>di</strong>segnare (integrandole) le curve cumulative che rappresentano la frazione f dei giorni che sono meno<br />
chiari <strong>di</strong> K<br />
T<br />
in funzione della stessa K<br />
T<br />
. Queste curve cumulative sono dette curve ( K<br />
T<br />
,f), <strong>secondo</strong> il simbolismo<br />
proposto da Whilllier.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 340<br />
8<br />
KT ,max<br />
0.6313 0.267KT 11.9 KT<br />
0.75<br />
Gli andamenti delle trasparenze orarie e giornaliere sono simili, <strong>secondo</strong> Whillier, a quelle delle<br />
trasparenze me<strong>di</strong>e mensili.<br />
Il valore istantaneo del rapporto Hd / H può essere calcolato me<strong>di</strong>ante molteplici relazioni<br />
fornite da numerosi ricercatori in questi ultimi decenni. Ad esempio una buona relazione è data da<br />
Collares-Pereira e Rabl:<br />
0.99 per KT<br />
0.17<br />
2 3 4<br />
H 1.188 2.272 9.473 21.865 14.648 per 0.17 KT<br />
0.75<br />
d KT K<br />
T<br />
K<br />
T<br />
K<br />
T<br />
<br />
<br />
H 0.54KT<br />
0.632 per 0.75 KT<br />
0.80<br />
<br />
0.2 per KT<br />
0.80<br />
Qualora si desideri introdurre una <strong>di</strong>pendenza stagionale (tramite l’angolo orario s per l’alba o<br />
per il tramonto) occorre usare le seguenti correlazioni:<br />
Per s < 81.4°<br />
2 3 4<br />
H 1.0 0.2727KT 2.4495K T<br />
11.9514K T<br />
9.3879 K<br />
T<br />
per KT<br />
0.715<br />
d<br />
<br />
H 0.143 per KT<br />
0.715<br />
Per s > 81.4°<br />
2 3<br />
H 1.0 0.2832KT 2.5557K T<br />
0.8448 K<br />
T<br />
per KT<br />
0.715<br />
d<br />
<br />
H 0.175 per KT<br />
0.715<br />
Per stimare la ra<strong>di</strong>azione oraria su una superficie orizzontale usando i valori me<strong>di</strong> mensili occorre<br />
utilizzare opportune correlazioni statistiche me<strong>di</strong>ate su numerose osservazioni. Queste presentano il<br />
rapporto r I<br />
t<br />
fra la ra<strong>di</strong>azione oraria totale e quella giornaliera totale in funzione della lunghezza<br />
H<br />
del giorno e dell’ora in esame. Una correlazione molto buona, data da Collares-Pereira Rabl, è la<br />
seguente:<br />
I <br />
cos<br />
coss<br />
rt<br />
a bcos<br />
H 24<br />
s<br />
sins<br />
coss<br />
180<br />
ove i coefficienti a e b sono dati dalle relazioni:<br />
a 0.409 0.5016sin 60<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
b 0.6609 0.4767sin 60<br />
Naturalmente in queste equazioni è l’angolo orario in gra<strong>di</strong> per il tempo in esame (ad esempio<br />
il punto centrale dell’ora per la quale si effettua il calcolo) ed s è l’angolo orario dell’alba.<br />
Per gli andamenti orari si può utilizzare la correlazione proposta da Orgill e Hollands:<br />
1.0 0.249 kT<br />
per kT<br />
0<br />
Id<br />
<br />
1.557 1.884 kT<br />
per 0.350.8 si hanno pochissimi dati e questi mostrano un incremento della<br />
frazione <strong>di</strong>ffusa rispetto a quella <strong>di</strong>retta.<br />
s
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 341<br />
6.1.3 FENOMENI CHE MODIFICANO LA TRASPARENZA ATMOSFERICA<br />
La ra<strong>di</strong>azione solare extraterrestre come sopra calcolata non è tutta <strong>di</strong>sponibile sulla superficie<br />
terrestre poiché l’atmosfera mo<strong>di</strong>fica, spesso anche fortemente, la ra<strong>di</strong>azione solare attenuandola per<br />
effetto degli assorbimenti dei gas che la compongono, ve<strong>di</strong> figura 58. Viene in<strong>di</strong>cata massa d’aria il<br />
rapporto fra la massa dell’atmosfera attraversata dalle ra<strong>di</strong>azioni solari e la massa corrispondente alla<br />
posizione dello zenith del sole (cioè perpen<strong>di</strong>colare, ove possibile). A livello del mare m=1 quando il<br />
sole è allo zenith ed m=2 per un angolo <strong>di</strong> 60°. Per un angolo zenitale variabile fra 0 e 70° si ha, con<br />
buona approssimazione, la relazione:<br />
1<br />
m <br />
cos<br />
z<br />
L’atmosfera mo<strong>di</strong>fica la ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>ante due meccanismi.<br />
SCATTERING (DIFFUSIONE) ATMOSFERICO<br />
Quando la ra<strong>di</strong>azione solare attraversa l’atmosfera interagisce con le molecole dell’aria<br />
(principalmente del vapore d’acqua e gocce varie) e con la polvere determinando il fenomeno dello<br />
scattering cioè della <strong>di</strong>ffusione dei raggi solari. Questo fenomeno <strong>di</strong>pende dal numero <strong>di</strong> particelle con le<br />
quali la ra<strong>di</strong>azione viene a contatto e le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> queste particelle rispetto alla lunghezza d’onda <br />
delle stesse ra<strong>di</strong>azioni. La lunghezza del cammino della ra<strong>di</strong>azione attraverso le molecole dell’aria è<br />
descritto dalla massa d’aria mentre le particelle <strong>di</strong> aria e <strong>di</strong> polvere <strong>di</strong>pendono anche dalle con<strong>di</strong>zioni<br />
locali e temporali dell’atmosfera. Il risultato dello scattering è la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> coerenza <strong>di</strong>rezionale dei raggi<br />
solari che, invece, provengono da tutte le <strong>di</strong>rezioni dello spazio.<br />
ASSORBIMENTO ATMOSFERICO<br />
La ra<strong>di</strong>azione solare subisce <strong>di</strong>versi fenomeni <strong>di</strong> assorbimento nell’attraversare l’atmosfera (ve<strong>di</strong><br />
figura seguente) a causa delle interazioni con i gas presenti. L’assorbimento è dovuto in modo<br />
preponderante all’ozono nel campo dell’ultravioletto (0,78 m). In particolare l’ozono assorbe quasi del tutto la ra<strong>di</strong>azione per<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 342<br />
Secondo questo modello si può <strong>di</strong>re che lo scambio ra<strong>di</strong>ativo netto, in assenza <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione<br />
solare tra la superficie terrestre e l’atmosfera, è rappresentato dalle curve <strong>di</strong> figura 60 ove si sono<br />
rappresentate due curva: la curva b) è relativa ad un corpo nero alla stessa temperatura dell’atmosfera<br />
mentre la curva a) e la curva <strong>di</strong> emissione atmosferica nella quale risulta evidente la finestra ra<strong>di</strong>ativa.<br />
Figura 58: Ra<strong>di</strong>azione solare fuori dell’atmosfera e al suolo.<br />
Figura 59: Effetti della massa d’aria sulla ra<strong>di</strong>azione al suolo<br />
L’area tratteggiata (<strong>di</strong>fferenza fra le due emissioni ra<strong>di</strong>ative) rappresenta la potenza ra<strong>di</strong>ativa<br />
scambiata fra la superficie terrestre e la volta celeste.<br />
Un’applicazione interessante della finestra ra<strong>di</strong>ativa si ha con il raffreddamento naturale (anche al <strong>di</strong><br />
sotto <strong>di</strong> 0°C) che si può ottenere ricoprendo le superfici con pellicole selettive (della famiglia dei Mylar)<br />
che emettano in corrispondenza della finestra.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 343<br />
Figura 60: Emissione terrestre-atmosferica (curva a) e del corpo nero (curva b)<br />
6.2 IL CLIMA E INFLUENZE SULLA PROGETTAZIONE<br />
IMPIANTISTICA<br />
Si è più volte detto che il clima con<strong>di</strong>ziona l’evoluzione termica <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio e pertanto è<br />
necessario conoscerne le caratteristiche che lo determinano. Una classificazione già in<strong>di</strong>cata nel<br />
paragrafo Regioni Climatiche è la seguente:<br />
Caldo umido: caratterizzate da surriscaldamenti dell’atmosfera con temperatura me<strong>di</strong>a<br />
superiore a 20°C e con umi<strong>di</strong>tà relativa22 intorno all’80%.<br />
Caldo secco: caratterizzate da surriscaldamenti dell’atmosfera con temperatura me<strong>di</strong>a<br />
superiore a 25°C e con umi<strong>di</strong>tà relativa bassa.<br />
Clima temperato: caratterizzato da <strong>di</strong>spersioni termiche notevoli in inverno e<br />
insufficienti in estate e con temperatura me<strong>di</strong>a variabile con la stagione fra –15÷25 °C e con<br />
umi<strong>di</strong>tà che raramente raggiungono il valore me<strong>di</strong>o dell’80%.<br />
Clima freddo: caratterizzato da temperature che variano in inverno fra –15 ÷ (-40) °C e<br />
con umi<strong>di</strong>tà relativa invernale solitamente elevata.<br />
In figura 74 si ha una classificazione del clima a scala terrestre con le in<strong>di</strong>cazioni delle quattro<br />
zone climatiche sopra in<strong>di</strong>cate.<br />
Nel caso del clima per l’Europa si ha una classificazione più fine: clima alpino, clima oceanico, clima<br />
me<strong>di</strong>terraneo, clima continentale, clima umido, clima freddo,… come rappresentato in figura 75. Si osserviamo le<br />
linee a temperatura me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 0°C separa in inverno le regioni carpatico-danubiane-balcaniche<br />
dall’Europa occidentale che risulta influenzata dalla presenza dell’Oceano Atlantico.<br />
22 L’Umi<strong>di</strong>tà relativa, in<strong>di</strong>cata con , è il rapporto fra la pressione del vapore d’acqua nelle con<strong>di</strong>zioni attuali<br />
rispetto alla pressione massima <strong>di</strong> saturazione cioè alla pressione <strong>di</strong> passaggio <strong>di</strong> stato (condensazione) alla temperatura<br />
dell’aria. Se allora il vapore d’acqua contenuto nell’aria è anche nella quantità massima possibile per la temperatura e<br />
pressione data.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 344<br />
Figura 74: Classificazione delle zone climatiche sulla Terra.<br />
In estate la linea <strong>di</strong> temperatura a 20°C in estate separa le zone sub-alpine (prevalentemente<br />
me<strong>di</strong>terranee) dalle zone nordeuropee con clima ad inverno rigido .<br />
Figura 75: Regioni climatiche europee.<br />
Per l’Italia in particolare si ha la situazione riportata nella figura 76.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 345<br />
Figura 76: Località per le quali si hanno stazioni climatiche in Italia.<br />
6.3 IL CLIMA RISPETTO ALLE SCALE GEOGRAFICHE<br />
Una ulteriore classificazione viene effettuata sul clima in funzione dell’estensione del territorio al<br />
quale è riferito. In particolare si ha la situazione espressa nella seguente tabella.<br />
Clima<br />
Distribuzione<br />
orizzontale (m)<br />
Distribuzione<br />
verticale<br />
Esempio Scala temporale<br />
meteorologica (s)<br />
Microclima 10 -2 ÷10² 10 -2 ÷10 1 Serra 10 -1 ÷10 1<br />
Clima locale 10 2 ÷10 4 10 -1 ÷10³ Fascia <strong>di</strong> inversione 10 4 ÷10 5<br />
termica<br />
Mesoclima 10 3 ÷2x10 5 10 0 ÷6x10 3 Clima <strong>di</strong> bacino 10 4 ÷10 5<br />
Macroclima 2x10 5 ÷5x10 7 10 0 ÷10 5 Regione dei monsoni 10 5 ÷10 6<br />
La climatologia dell’ambiente costruito si occupa, in base a questa classificazione, del microclima<br />
all’interno degli ambienti.<br />
Nel caso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>ti del microclima esterno (a scala <strong>di</strong> 100 m) questo risulta<br />
con<strong>di</strong>zionato dalla morfologia del terreno, dalla sua composizione geologica, dall’esposizione ai raggi<br />
solari e al vento, dall’andamento delle ombre portate, dalla presenza <strong>di</strong> specchi d’acqua e/o <strong>di</strong> macchie<br />
<strong>di</strong> vegetazione.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 346<br />
Ancora più in particolare il microclima esterno coinvolge gli strati d’aria vicini al suolo e quin<strong>di</strong> la<br />
<strong>di</strong>stribuzione verticale <strong>di</strong> temperatura, umi<strong>di</strong>tà e pressione assume primaria importanza rispetto a quella<br />
orizzontale che è, invece, oggetto del clima locale.<br />
La progettazione architettonica, per quanto riguarda la climatologia e quin<strong>di</strong> le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
benessere e <strong>di</strong> consumi energetici, è interessata dalle scale climatiche del microclima e del clima locale.<br />
E’ compito del progettista definire il microclima esterno prima <strong>di</strong> effettuare la progettazione <strong>di</strong> un<br />
e<strong>di</strong>ficio in modo da conoscere con esattezza tutti i fattori climatici che lo definiscono.<br />
E’ opportuno osservare, inoltre, che il microclima esterno può in qualche modo essere cambiato<br />
o con<strong>di</strong>zionato dall’uomo mentre nessuna alterazione può essere fatta a scala geografica maggiore.<br />
Si ricor<strong>di</strong>, ad esempio, la mo<strong>di</strong>ficazione del microclima effettuata in Patagonia (Argentina del sud)<br />
per consentire la vita degli abitanti plagiati da con<strong>di</strong>zioni locali particolarmente ventose: me<strong>di</strong>ante<br />
impiantazioni <strong>di</strong> alberi d’alto fusto delimitanti zone esterne <strong>di</strong> qualche decina <strong>di</strong> metri <strong>di</strong> lato si è fatto in<br />
modo che le abitazioni costruite all’interno delle aree interne fossero protette dalla strato limite e quin<strong>di</strong><br />
meno soggette al vento.<br />
6.4 FATTORI CLIMATICI<br />
Sono definiti fattori climatici quei fenomeni naturali quale il soleggiamento, la nuvolosità, il vento,<br />
le precipitazioni o la ra<strong>di</strong>azione solare che determinano le caratteristiche climatiche <strong>di</strong> una data località.<br />
6.4.1 RADIAZIONE SOLARE<br />
Si è già parlato della ra<strong>di</strong>azione solare in generale nei capitoli precedenti e ad essi si rimanda per<br />
una trattazione più approfon<strong>di</strong>ta.<br />
Qui si vuole considerare la ra<strong>di</strong>azione solare per l’Italia così come rilevata <strong>di</strong> recente dall’ENEA<br />
nel 1995 me<strong>di</strong>ante tecniche avanzate che fanno uso <strong>di</strong> riprese da satellite.<br />
In particolare sono state utilizzate le riprese del satellite Meteosat ricevute dal centro europeo <strong>di</strong><br />
Darmstadt.<br />
Le immagini sono poi convertite in mappe <strong>di</strong>gitalizzate nelle quali l’irraggiamento solare è dato in<br />
forma grafica a colori, come in<strong>di</strong>cato nelle figure seguenti. Nella tabella seguente si hanno gli<br />
irraggiamenti solari mensili nei comuni della provincia <strong>di</strong> Siracusa ed analoghe tabelle si hanno per tutti<br />
i comuni d’Italia.<br />
Nelle figure da 77a 77n si hanno le mappe <strong>di</strong> irraggiamento me<strong>di</strong>o mensile per i mesi da gennaio<br />
e febbraio in Italia su superfici orizzontali, espresse in MJ/m²/giorno.<br />
Questi dati possono essere utilizzati per i calcoli dell’irraggiamento solare per superfici comunque<br />
inclinate ed orientate, come in<strong>di</strong>cato in precedenza.<br />
Dati ancora maggiori si possono desumere dai due manuali della Comunità Scientifica Europea:<br />
Atlante Europeo della Ra<strong>di</strong>azione Solare.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 347<br />
Tabella per l’irraggiamento solare nei comuni della provincia <strong>di</strong> Siracusa.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 348<br />
Figura 77a: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a gennaio<br />
Figura 77b: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a febbraio
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 349<br />
Figura 77c: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a marzo<br />
Figura 77d: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) ad aprile
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 350<br />
Figura 77e: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a maggio<br />
Figura 77f: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a giugno
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 351<br />
Figura 77g: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a luglio<br />
Figura 77h: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) ad agosto
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 352<br />
Figura 77i: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a settembre<br />
Figura 77l: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) ad ottobre
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 353<br />
Figura 77m: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a novembre<br />
Figura 77n: Irra<strong>di</strong>azione giornaliera me<strong>di</strong>a mensile (MJ/m²/giorno) a <strong>di</strong>cembre
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 354<br />
6.5 ANALISI STATISTICA DELLA RADIAZIONE SOLARE<br />
Si vuole qui fornire un esempio <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla ra<strong>di</strong>azione solare effettuato presso la Facoltà <strong>di</strong><br />
<strong>Ingegneria</strong> <strong>di</strong> Catania con dati storici forniti dall’Osservatorio Astrofisico dell’Università. I dati<br />
sperimentali <strong>di</strong> irraggiamento solare globale su superficie orizzontale sono stati raccolti nell'anno 1967.<br />
Essi costituiscono un complesso <strong>di</strong> oltre 18.200 elementi, sui quali è stato condotto uno stu<strong>di</strong>o<br />
sistematico delle principali proprietà statistiche ed applicato in seguito un modello <strong>di</strong> simulazione<br />
fondato sul metodo della matrice <strong>di</strong> Markoff atto a generare, me<strong>di</strong>ante elaboratore elettronico,<br />
sequenze temporali casuali, caratterizzate da una statistica congruente con quella dell'anno storico.<br />
L'indagine qui presentata consiste in una classificazione condotta non <strong>di</strong>rettamente sui dati<br />
energetici <strong>di</strong> insolazione quanto sulle trasparenze del cielo, definite dal rapporto tra l'irraggiamento<br />
storico e l'irraggiamento extra-atmosferico, e classificate in 25 classi <strong>di</strong> passo 0,04.<br />
Il motivo <strong>di</strong> questa scelta è da ricercarsi nella possibilità <strong>di</strong> un successivo confronto tra la<br />
statistica dei dati storici e quella dei dati simulati a mezzo della matrice <strong>di</strong> Markoff, in coerenza con le<br />
metodologie seguite da altri ricercatori. Oggetto dello stu<strong>di</strong>o è, dunque, l'analisi della curva <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stribuzione della frequenza percentuale delle trasparenze dei dati storici, ovvero della funzione <strong>di</strong><br />
densità <strong>di</strong> probabilità. L'indagine è stata poi estesa alla <strong>di</strong>stribuzione puntuale e cumulativa delle<br />
frequenze <strong>di</strong> soglia, cioè alla classificazione della probabilità del verificarsi <strong>di</strong> una data classe <strong>di</strong><br />
irraggiamento e della corrispondente probabilità <strong>di</strong> irraggiamenti superiori o uguali a quella stessa classe.<br />
Si è, infine, ricostruito l'anno storico nelle sue varie determinazioni temporali con passo rispettivamente<br />
giornaliero. settimanale, quin<strong>di</strong>cinale e mensile<br />
PROCEDURE OPERATIVE<br />
I calcoli sono stati condotti tramite elaboratore elettronico che ha tracciato anche i <strong>di</strong>agrammi<br />
relativi. Nel calcolo dello scarto quadratico me<strong>di</strong>o si è utilizzata la formula riferita alla popolazione<br />
estesa, ritenendo il complesso dei dati sufficiente per giustificarne l'uso.<br />
I dati o le sequenze <strong>di</strong> dati mancanti sono stati sostituiti inizialmente da valori nulli e ripristinati<br />
in un <strong>secondo</strong> momento con valori generati col metodo Montecarlo 23 onde assicurare una realistica<br />
ricostruzione della situazione sperimentale. I dati registrati, <strong>di</strong>sponibili sotto forma <strong>di</strong> tracciati continui<br />
sulle strisce eliofanografiche, sono stati letti senza l'ausilio <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong>gitali e memorizzati nel calcolatore<br />
con un passo temporale <strong>di</strong> 15'.<br />
ANALISI DEI RISULTATI: CURVA PDF DELLA FREQUENZA DI INSOLAZIONE<br />
Dai risultati ottenuti e dai <strong>di</strong>agrammi riportati, la funzione densità <strong>di</strong> probabilità (ovvero la<br />
frequenza percentuale) dei dati <strong>di</strong> insolazione mensili risulta del tipo bimodale centrata attorno ai valori<br />
0,25 ÷ 0,35 e 0,70 ÷ 0.80 (fig. 78). Dal <strong>di</strong>agramma consuntivo delle frequenze annuali <strong>di</strong>scende un utile<br />
confronto con le <strong>di</strong>stribuzioni ottenute in altre località rispettivamente del centro e del nord Italia (fig.<br />
79). Il valore me<strong>di</strong>o delle frequenze oscilla attorno ai valori 0,56 ÷ 0,60 leggermente più alti <strong>di</strong> quelli<br />
della me<strong>di</strong>a nazionale, come risulta particolarmente dai mesi della stagione estiva, ma non eccezionali se<br />
confrontati con quelli <strong>di</strong> altre località dell'isola.<br />
ANALISI DELLE FREQUENZE<br />
Con questa indagine si è inteso stu<strong>di</strong>are la <strong>di</strong>stribuzione dei valori dell'irraggiamento appartenenti<br />
all'intervallo 0 ÷ 1000 W/m 2 , e sud<strong>di</strong>viso in passi da 50 W/m 2 , nonché la <strong>di</strong>stribuzione cumulativa <strong>di</strong><br />
particolare interesse applicativo nel campo dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> misura e conversione dell'energia solare.<br />
Di ogni stagione è riportato il grafico delle frequenze puntuali e cumulative (fig. 80). È imme<strong>di</strong>ato<br />
notare come l'area coperta dal <strong>di</strong>agramma si sposta verso le soglie più alte al progre<strong>di</strong>re dei mesi verso<br />
23 Il metodo Montecarlo è nato durante lo sviluppo del progetto Manhattan a Chicago durante l’ultimo conflitto<br />
mon<strong>di</strong>ale. Esso è un metodo statistico che associa alla densità <strong>di</strong> probabilità uniforme <strong>di</strong> numeri casuali le storie <strong>di</strong> vita che si<br />
intendono simulare, determinando a posteriori le frequenze dei casi favorevoli. Questo metodo richiede notevoli risorse <strong>di</strong><br />
calcolo poiché per fornire risultati accettabili deve elaborare migliaia <strong>di</strong> casi in modo che, per la Legge del Caso, la frequenza <strong>di</strong><br />
calcolo a posteriori tenda alla probabilità matematica definita, invece, a priori.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 355<br />
le stagioni calde, mentre la curva delle <strong>di</strong>stribuzioni annuali (fig. 81) approssima ottimamente una<br />
gaussiana.<br />
La generazione delle sequenze simulate: Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> previsione stocastica delle sequenze <strong>di</strong><br />
insolazione. I meto<strong>di</strong> per la previsione teorica della ra<strong>di</strong>azione solare globale vengono classificati come<br />
deterministici e probabilistici. I primi sono costruiti da sequenze <strong>di</strong> valori me<strong>di</strong> desunti da analisi statistica<br />
dell’insolazione in lunghi perio<strong>di</strong> (generalmente un ventennio). L'anno solare così costruito viene detto<br />
"anno <strong>di</strong> riferimento" (Reference Year) per quella località o territorio e determinato con <strong>di</strong>versi passi<br />
temporali (mensili, settimanali, giornalieri, orari). Per quanto, però, <strong>di</strong> grande affidabilità e significatività<br />
dal punto <strong>di</strong> vista statistico, le sequenze <strong>di</strong> insolazione restano definite una volta per tutte e fissate in<br />
forma rigidamente deterministica senza alcuna informazione sulla casualità del fenomeno attinometrico<br />
che ne costituisce, invece, un aspetto caratteristico.<br />
Figura 78: Trasparenze storiche nella varie stagioni a Catania<br />
Il recupero della aleatorietà del dato <strong>di</strong> insolazione viene realizzato con l'adozione <strong>di</strong> meto<strong>di</strong><br />
probabilistici, tipicamente il metodo Monte Carlo, previa conoscenza dei due parametri statistici<br />
fondamentali del periodo da simulare: la me<strong>di</strong>a m e lo scarto quadratico me<strong>di</strong>o s utilizzati nella relazione<br />
I = m + x s, dove x è una variabile casuale normale compresa, <strong>di</strong> solito, nell'intervallo - 0,2 ÷ + 0,2. Le<br />
sequenze così generate riproducono le fluttuazioni statistiche che si potrebbero osservare<br />
sperimentalmente, potendosi con uguale probabilità verificare perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> alto come <strong>di</strong> basso<br />
soleggiamento. Il limite tuttavia insito in questo metodo risiede nella mancanza <strong>di</strong> correlazione tra un<br />
dato ed i precedenti, quando l'osservazione sperimentale <strong>di</strong>chiara invece la forte <strong>di</strong>pendenza delle<br />
con<strong>di</strong>zioni del cielo, in un certo istante, dalle vicende meteorologiche precedenti. Per superare questo<br />
limite e per esprimere il grado <strong>di</strong> correlazione tra dati successivi <strong>di</strong> insolazione è stato stu<strong>di</strong>ato il<br />
modello ARMA (m, n) (Auto Regressive Moving Average) che consente <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>re la trasparenza del cielo in<br />
un istante t tramite una combinazione lineare <strong>di</strong> m precedenti valori <strong>di</strong> T e degli n precedenti valori della<br />
variabile random V, <strong>secondo</strong> una relazione del tipo:<br />
n<br />
T a T b V V<br />
i i ti j tj t<br />
i1 j1<br />
m
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 356<br />
dove a i e b j sono costanti definite in funzione del coefficiente <strong>di</strong> correlazione, mentre il numero<br />
dei termini m ed n viene scelto in base ad altre grandezze statistiche.<br />
Figura 79: Trasparenze in varie località<br />
Il metodo, ottimo per la previsione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzioni normali, non ha, tuttavia, dato risultati<br />
sod<strong>di</strong>sfacenti in quanto quella delle trasparenze sperimentali non è una <strong>di</strong>stribuzione normale 24 ma, come<br />
già visto, bimodale. È stato quin<strong>di</strong> elaborato il metodo della matrice autoregressiva o matrice <strong>di</strong> Markoff<br />
col quale ci si limita a correlare un dato con quello imme<strong>di</strong>atamente precedente, me<strong>di</strong>ante un<br />
proce<strong>di</strong>mento che fa <strong>di</strong>pendere la variabile random V t dalla trasparenza T t-1 .<br />
Il risultato è la costruzione <strong>di</strong> una matrice quadrata sulla base dei dati sperimentali <strong>di</strong> insolazione<br />
e tale che i suoi elementi p ij esprimono la probabilità <strong>di</strong> transizione della trasparenza del cielo dallo stato<br />
i allo stato j. Si è infine tentato <strong>di</strong> generalizzare questo modello in modo da includere, nella<br />
determinazione della trasparenza del cielo in un certo istante, n stati precedenti: il risultato è stato il<br />
metodo TTT (Transmìttance, Transition, Tensor) che definisce una matrice tri<strong>di</strong>mensionale il cui tensore p ijk<br />
esprime la probabilità che ha il cielo <strong>di</strong> passare allo stato k, essendo al presente allo stato j e, nell'istante<br />
precedente, allo stato i.<br />
È stato <strong>di</strong>mostrato che una tale generalizzazione non apporta essenziali miglioramenti al<br />
modello <strong>di</strong> Markoff, che resta pertanto il più semplice e rappresentativo modello <strong>di</strong> previsione<br />
stocastica applicato alle con<strong>di</strong>zioni attinometriche.<br />
24 Una <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong>cesi normale quando segue la <strong>di</strong>stribuzione gaussiana e quin<strong>di</strong> con un solo massimo (modo).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 357<br />
La statistica insita nella matrice <strong>di</strong> Markoff consente, pertanto, <strong>di</strong> generare un numero<br />
qualsivoglia <strong>di</strong> anni casuali e <strong>di</strong> riprodurre ancora il grado <strong>di</strong> correlazione tra <strong>di</strong>verse sequenze <strong>di</strong><br />
insolazione.<br />
Di particolare rilievo risulta poi questa proprietà, essendo fondamentale la conoscenza del<br />
succedersi delle sequenze <strong>di</strong> basso ed alto soleggiamento, per esempio nelle applicazioni connesse con<br />
l'accumulo dell'energia solare a breve e me<strong>di</strong>o termine ed in generale con tutti i processi caratterizzati da<br />
un funzionamento “a soglia”.<br />
Descriviamo qui il metodo seguito per la compilazione della matrice <strong>di</strong> Markoff, sulla base dei<br />
dati raccolti <strong>di</strong> soleggiamento nel territorio <strong>di</strong> Catania, per la generazione <strong>di</strong> un anno me<strong>di</strong>o (risultato<br />
dalla me<strong>di</strong>a statistica <strong>di</strong> 10 anni <strong>di</strong> simulazioni) nonché lo stu<strong>di</strong>o delle principali proprietà statistiche<br />
quali la funzione densità <strong>di</strong> probabilità, frequenza cumulativa, valori me<strong>di</strong> e deviazioni standard della<br />
trasparenza del cielo dell'anno così ricostruito.<br />
Figura 80: Analisi delle frequenze <strong>di</strong> soglia nelle varie stagioni a Catania<br />
Figura 81: Frequenze <strong>di</strong> soglia storiche a Catania
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 358<br />
Figura 82: Frequenze <strong>di</strong> soglia simulate a Catania<br />
DESCRIZIONE DELL'ALGORITMO PER LA GENERAZIONE DELLA MATRICE DI MARKOFF<br />
L'algoritmo utilizzato, <strong>di</strong> tipo iterativo, consente <strong>di</strong> generare una matrice quadrata che<br />
precedenti stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato opportuno definire <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni 25 x 25 e che consiste nel<br />
sommare una unità a quell'elemento <strong>di</strong> matrice a i j i cui pe<strong>di</strong>ci sono dati dalla classe <strong>di</strong> appartenenza <strong>di</strong><br />
due trasparenze successive; ad ogni ciclo l'in<strong>di</strong>ce riga è posto uguale all'in<strong>di</strong>ce colonna precedente e tale<br />
procedura è ripetuta fino all'esaurimento dei valori <strong>di</strong>sponibili. La matrice così ottenuta viene<br />
normalizzata e sottoposta alla verifica <strong>di</strong> ergo<strong>di</strong>cità (o convergenza), che consiste nel verificare se,<br />
moltiplicando n volte la matrice per sé stessa, risulta:<br />
a a <br />
m<br />
ij<br />
m1<br />
ij<br />
per qualunque coppia (i,j) e per comunque piccolo.<br />
Figura 83: Analisi dei dati simulati - Frequenze <strong>di</strong> soglia nelle varie stagioni a Catania.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 359<br />
Dopo tale verifica la matrice (normalizzata) è definita "Matrice <strong>di</strong> Transizione Autoregressiva" e può<br />
essere utilizzata per la generazione delle sequenze casuali. L'algoritmo utilizzato a questo scopo prevede<br />
l'estrazione <strong>di</strong> un numero random, che, moltiplicato per il passo <strong>di</strong> classificazione delle trasparenze, viene<br />
assunto come in<strong>di</strong>ce riga.<br />
La trasparenza simulata viene assunta come l'in<strong>di</strong>ce colonna <strong>di</strong> quell'elemento della riga, prima<br />
in<strong>di</strong>viduata, tale che la somma degli elementi precedenti risulti non minore <strong>di</strong> un <strong>secondo</strong> numero<br />
random estratto. Ad ogni ciclo successivo verrà poi posto l'in<strong>di</strong>ce riga eguale all'in<strong>di</strong>ce colonna. La serie<br />
delle trasparenze simulate viene così a costituire una banca dati, i cui elementi, moltiplicati per<br />
l'irraggiamento extra-atmosferico, riproducono l'anno casuale, la cui statistica simula con ottima<br />
approssimazione l'anno storico originario.<br />
L'ANALISI STATISTICA DELL'ANNO CASUALE<br />
Sull'anno casuale generato automaticamente sono state condotte le stesse indagini statistiche<br />
eseguite sui dati storici. Sono state in particolare stu<strong>di</strong>ate le curve <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione delle trasparenze,<br />
classificate in 25 categorie <strong>di</strong> passo 0,04, e mostrate per tutte le stagioni dell'anno nelle figure 79, 80 e<br />
81, nonché la curva <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione complessiva dell'intero anno (fig. 82). Quest'ultima mostra un<br />
andamento quasi costante attorno ai valori me<strong>di</strong> e con larghi massimi attorno ai valori 0,25÷ 0,35 e<br />
0,7÷0,80 che ne rappresentano i picchi modali. La <strong>di</strong>fferenza tra l'andamento me<strong>di</strong>o annuale dei dati<br />
storici e quello delle sequenze simulate è dovuta essenzialmente al fatto che trattasi <strong>di</strong> due situazioni<br />
non del tutto congruenti, risultando la prima dalla me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 10 anni e la seconda da un solo anno e<br />
particolarmente soleggiato. D’altra parte analoghe <strong>di</strong>fferenze sono visibili anche dal confronto <strong>di</strong> anni<br />
storici e simulati presso altre località da altri ricercatori, come risulta dalla figure 79 e 84.<br />
CONSIDERAZIONI SUI METODI STATISTICI PER L’ANALISI DELLA RADIAZIONE.<br />
Le considerazioni sopra esposte consentono <strong>di</strong> rimarcare una caratteristica importante della<br />
generazione markoffiana: anche se la statistica fondamentale si riferisce all'anno storico <strong>di</strong> base, gli anni<br />
simulati hanno variabilità statistica tale da avere, ad esempio, anni con insolazione particolarmente<br />
elevata o particolarmente bassa. Si ritiene, pertanto, che il metodo <strong>di</strong> simulazione fondato stilla tecnica<br />
delle catene <strong>di</strong> Markoff sembra essere oggi tra i più semplici ed affidabili strumenti <strong>di</strong> previsione<br />
applicati ai fenomeni atmosferici ed in particolare alla simulazione dell'irraggiamento solare. come<br />
d'altra parte <strong>di</strong>mostra la vasta letteratura oggi <strong>di</strong>sponibile.<br />
Figura 84: Funzioni <strong>di</strong> densità <strong>di</strong> probabilità della trasmittanza
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 360<br />
L'analisi qui condotta <strong>di</strong>mostra una larga congruenza tra la statistica dei dati simulati con quelli<br />
storici, tanto più se si osserva che i picchi e le singolarità dell'anno storico vengono attenuati verso i<br />
valori me<strong>di</strong>, consentendo così una rappresentazione più aderente alla situazione reale me<strong>di</strong>ata su lungo<br />
periodo. Un vantaggio sostanziale del metodo della matrice <strong>di</strong> Markoff consiste infine nella possibilità<br />
<strong>di</strong> simulare un numero qualsivoglia <strong>di</strong> anni casuali, con variabilità statistica tale da avere per esempio<br />
perio<strong>di</strong> (o anni stessi) con insolazione particolarmente bassa o particolarmente elevata. Quest'ultima<br />
considerazione risulta infine <strong>di</strong> notevole utilità per la progettazione <strong>di</strong> impianti solari, con particolare<br />
riferimento al problema del <strong>di</strong>mensionamento degli accumulatori <strong>di</strong> calore o della sorgente integrativa<br />
ausiliaria e comunque in tutte le applicazioni <strong>di</strong> processo caratterizzate da una soglia inferiore <strong>di</strong><br />
funzionamento.<br />
6.5.1 NUVOLOSITÀ<br />
La nuvolosità influisce notevolmente sul clima poiché mo<strong>di</strong>fica il rapporto tra la ra<strong>di</strong>azione<br />
<strong>di</strong>retta e la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa per effetto dell’assorbimento e della <strong>di</strong>ffusione delle molecole d’acqua<br />
costituenti le nubi. Durante le giornate nuvolose la ra<strong>di</strong>azione globale ricevuta su una superficie<br />
comunque inclinata è quasi esclusivamente <strong>di</strong>ffusa e pari al 5 ÷ 20 % <strong>di</strong> quella <strong>di</strong>retta. Pertanto<br />
l’irraggiamento totale si riduce notevolmente. Anche la limpi<strong>di</strong>tà atmosferica influisce sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
soleggiamento. Questa è data dall’assenza <strong>di</strong> polveri o altri fattori inquinanti che assorbono la<br />
ra<strong>di</strong>azione solare o che la mo<strong>di</strong>ficano (ad esempio per scattering e per <strong>di</strong>ffusione). Questo fattore è<br />
comunque legato molto alle con<strong>di</strong>zioni locali, cioè alla presenza <strong>di</strong> ciminiere industriali, cave, vulcani,<br />
…. Nella Sicilia, ad esempio, la presenza <strong>di</strong> polveri vulcaniche o <strong>di</strong> sabbia sahariana riduce spesso la<br />
limpi<strong>di</strong>tà atmosferica e quin<strong>di</strong> l’irraggiamento solare.<br />
6.5.2 TEMPERATURA DELL’ARIA<br />
La temperatura <strong>di</strong> un sito geografico <strong>di</strong>pende sia dall’irraggiamento atmosferico che dalle<br />
possibilità <strong>di</strong> scambi termici tra la terra e l’atmosfera. Infatti il bilancio globale <strong>di</strong> questo scambio<br />
<strong>di</strong>pende dalla <strong>di</strong>spersività dell’atmosfera, dalle correnti d’aria e dalla presenza <strong>di</strong> masse termiche. E’<br />
infatti osservabile da tutti come certe zone risultino più calde <strong>di</strong> altre, pur essendo vicini e<br />
apparentemente simili; in effetti esse <strong>di</strong>fferiscono per il versante, per la presenza <strong>di</strong> valli o <strong>di</strong> monti, per<br />
la geologia dei terreni, per la presenza <strong>di</strong> acqua in bacini o fiumi, ….<br />
Le stagioni metereologiche non <strong>di</strong>pendono solamente dalla lunghezza dei giorni ma risultano<br />
sfasate <strong>di</strong> uno-due mesi rispetto ai perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> massima durata. Ad esempio le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> maggior<br />
caldo si hanno in Italia in agosto e non in giugno-luglio che pure hanno maggiore insolazione. Allo<br />
stesso modo le temperature minori non si verificano in corrispondenza del solstizio <strong>di</strong> inverno (21<br />
<strong>di</strong>cembre) a gennaio-febbraio. A scala temporale più ridotta questo sfasamento avviene anche fra<br />
l’irraggiamento orario giornaliero e la temperatura oraria giornaliera: il massimo si ha dopo le 14 e il<br />
minimo si ha durante la notte o poco prima dell’alba.<br />
6.5.3 MOVIMENTI D’ARIA<br />
Se si osserva la <strong>di</strong>stribuzione della ra<strong>di</strong>azione solare netta (ve<strong>di</strong> figura 38) appare evidente che si<br />
ha un deficit della ra<strong>di</strong>azione solare nelle zone <strong>di</strong> elevata latitu<strong>di</strong>ne (>70°) e un eccesso alle basse<br />
latitu<strong>di</strong>ni (
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 361<br />
6.5.4 UMIDITÀ DELL’ARIA<br />
Questo fattore <strong>di</strong>pende dai meccanismi <strong>di</strong> evaporazione e traspirazione dovuti alla ra<strong>di</strong>azione<br />
solare e ai gra<strong>di</strong>enti termici dell’atmosfera. L’umi<strong>di</strong>tà influenza fortemente le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere<br />
termico: l’aria fredda e umida appare molto più fredda dell’aria a bassa umi<strong>di</strong>tà alla stessa temperatura.<br />
Una percentuale <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà ritenuta accettabile (ve<strong>di</strong> nel prosieguo le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort<br />
termico) deve essere compresa fra 35÷70 %. A causa dell’assorbimento della ra<strong>di</strong>azione solare da parte<br />
del vapore acqueo (come già detto in precedenza) le zone più umide sono anche meno soleggiate e<br />
quin<strong>di</strong> più fredde. L’umi<strong>di</strong>tà è spesso legata alle con<strong>di</strong>zioni locali e quin<strong>di</strong> al microclima del sito<br />
geografico. A parità <strong>di</strong> latitu<strong>di</strong>ne e ra<strong>di</strong>azione solare alcune zone sono più umide <strong>di</strong> altre e ad<strong>di</strong>rittura in<br />
alcuni si ha la formazione <strong>di</strong> nebbia e in altre non. La presenza <strong>di</strong> precipitazioni e <strong>di</strong> nebbie<br />
con<strong>di</strong>zionano notevolmente la progettazione degli e<strong>di</strong>fici e deve essere presa in giusta considerazione<br />
dal progettista.<br />
6.6 CARATTERISTICHE ALEATORIE DELLE ENERGIE ALTERNATIVE<br />
Da quanto sopra in<strong>di</strong>cato appare chiaro che la caratteristica più appariscente dell’energia solare (e<br />
tutte le sue derivate) è che questa è aleatoria. Essa, quin<strong>di</strong>, non è sempre <strong>di</strong>sponibile ma variabile <strong>di</strong><br />
giorno in giorno e <strong>di</strong> ora in ora in modo che non possiamo prevedere con certezza.<br />
Proprio questa caratteristica influenza sia il progetto che l’utilizzo dei sistemi solari. Infatti<br />
possiamo immaginare <strong>di</strong> avere <strong>di</strong>sponibilità dell’energia solare solo fra l’alba e il tramonto e in<br />
quest’intervallo con forte variabilità data sia dalla presenza <strong>di</strong> nuvole che per la variabilità della<br />
trasparenza atmosferica.<br />
Ne consegue che anche l’energia utile raccolta dagli impianti solare ha la caratteristica <strong>di</strong> grande<br />
variabilità ed aleatorietà.<br />
L’energia solare e in genere tutti gli impianti alternativi (solari ed eolici) possono essere definiti<br />
impianti integrativi e non sostitutivi degli impianti tra<strong>di</strong>zionali.<br />
Ciò significa che accanto agli impianti alternativi dobbiamo sempre avere gli impianti tra<strong>di</strong>zionali<br />
che debbono far fronte al carico totale integrando l’energia mancante.<br />
Ma non basta! Le energie alternative sono costose perché richiedono superfici <strong>di</strong> captazione<br />
attrezzate (me<strong>di</strong>ante collettori solari termici e fotovoltaici o pale eoliche) e certamente non economica.<br />
Così, ad esempio, un classico scalda acqua solare da 200 L/giorno <strong>di</strong> acqua calda a 40 °C costa, a<br />
seconda del modello e della tipologia <strong>di</strong> impianto, da 2000 a 3000 €. Questo costo <strong>di</strong> acquisto va pagato<br />
tutto e subito ed in più dobbiamo sempre avere uno scalda acqua tra<strong>di</strong>zionale nei giorni <strong>di</strong> scarsa<br />
insolazione. Il risparmio varia da circa 0,2 a 0,6 €/giorno.<br />
Il costo dell’impianto solare si ammortizza in 15- 18 anni, alle con<strong>di</strong>zioni attuali <strong>di</strong> costo del<br />
denaro e dell’energia. Tuttavia il denaro lo si deve investire imme<strong>di</strong>atamente.<br />
Se immaginiamo <strong>di</strong> installare un tetto solare da 3 kWp con pannelli fotovoltaici dovremo<br />
spendere circa 20.000 € e, almeno con l’attuale legislazione sul conto energia, sperare <strong>di</strong> ammortizzare<br />
l’impianto in 12 – 15 anni. Se vogliamo solarizzare il 20% delle abitazioni italiane ed installare anche<br />
uno scalda acqua solare non è <strong>di</strong>fficile calcolare un costo <strong>di</strong> investimento <strong>di</strong> alcune centinaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> euro! Anche se si pensa <strong>di</strong> effettuare l’investimento in <strong>di</strong>eci anni si avrebbe un drenaggio inaccettabile<br />
<strong>di</strong> risorse economiche.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 362<br />
7 IMPIANTI SOLARI TERMICI CON COLLETTORI<br />
PIANI<br />
Il collettore solare è un <strong>di</strong>spositivo capace <strong>di</strong> convertire la ra<strong>di</strong>azione solare in energia termica.<br />
In esso si sfrutta il cosiddetto effetto serra: la ra<strong>di</strong>azione solare (<strong>di</strong> bassa lunghezza d’onda < 3<br />
m) passa attraverso il vetro (ve<strong>di</strong> curve del fattore <strong>di</strong> trasmissione in Figura 456) mentre la ra<strong>di</strong>azione termica<br />
emessa dalla piastra captatrice (<strong>di</strong> alta lunghezza d’onda cioè con >3 m) resta bloccata dalla lastra<br />
vetrata.<br />
1<br />
<br />
0.5<br />
Vetro<br />
comune<br />
Quarzo<br />
Vetro<br />
antisolare<br />
0<br />
Visibile<br />
0.2 1.0 2.0 3.0 m<br />
Figura 456: Fattore <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> alcuni tipi <strong>di</strong> vetro<br />
Possono essere <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse tipologie: piani, parabolici, a vetri, a tubi <strong>di</strong> calore, …, ma qui<br />
prenderemo in esame solamente i collettori solari piani.<br />
7.1 ANALISI DEL FUNZIONAMENTO<br />
Consideriamo il collettore in<strong>di</strong>cato in sezione in Figura 457: esso è formato essenzialmente da un<br />
contenitore (detto carter) nel quale sono inseriti una piastra captatrice solitamente in materiale metallico<br />
annerito (lamiera <strong>di</strong> acciaio o <strong>di</strong> rame o <strong>di</strong> alluminio), da una o più lastre <strong>di</strong> vetro poste al <strong>di</strong> sopra della<br />
piastra captatrice ad una <strong>di</strong>stanza variabile fra 1 e 2 cm e infine dal coibente posto fra carter e piastra<br />
captatrice.<br />
Figura 457: Schema <strong>di</strong> un collettore solare piano<br />
Chiameremo energia utile quella che può essere trasportata all’esterno del collettore sotto forma<br />
<strong>di</strong> energia termica. In funzionamento statico (cioè senza acqua <strong>di</strong> circolazione nei tubi) l’energia<br />
solare intrappolata per effetto serra serve a riscaldare i componenti del collettore (piastra, vetro,<br />
carter) fino ad una temperatura <strong>di</strong> equilibrio (esclu<strong>di</strong>amo qui le con<strong>di</strong>zioni transitorie per la<br />
complessità delle problematiche che ne derivano) tale che renda le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore (per convezione<br />
ed irraggiamento) verso l’esterno pari all’energia solare guadagnata.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 363<br />
In pratica vale l’equazione <strong>di</strong> equilibrio:<br />
Figura 458: Spaccato <strong>di</strong> un collettore solare piano<br />
<br />
<br />
H A Q Q<br />
[110]<br />
T c e convezione irraggiamento<br />
Energia solareassorbita<br />
Energia termica perduta<br />
In questa equazione si è in<strong>di</strong>cata con H T l’irraggiamento solare, con () e il prodotto fra fattore <strong>di</strong><br />
assorbimento della piastra e della trasmissività del vetro . In realtà la relazione tiene conto anche<br />
delle infinite riflessioni ed assorbimenti residuali della ra<strong>di</strong>azione solare fra piastra <strong>di</strong> captazione e vetro<br />
<strong>di</strong> copertura. A c è l’area della superficie del collettore. Le per<strong>di</strong>te a <strong>secondo</strong> membro possono essere<br />
espresse nei mo<strong>di</strong> consueti della Trasmissione del Calore e cioè, per la convezione fra vetro ed aria<br />
esterna:<br />
Q h A t t<br />
[111]<br />
convettivo v v v e<br />
<br />
con h v coefficiente <strong>di</strong> convezione fra vetro ed aria esterna. Per l’irraggiamento fra vetro ed aria<br />
esterna:<br />
4 4<br />
irraggiamento 0 12 v v e<br />
<br />
Q <br />
F A T T<br />
[112]<br />
ove F 12 è il fattore <strong>di</strong> vista fra la superficie della piastra vetrata e l’ambiente esterno 25 , l’emissività<br />
del vetro, 0 la costante <strong>di</strong> Stefan Boltzmann, A v l’area della superficie vetrata, T v e T e le temperature<br />
assolute del vetro e dell’aria esterna. Si fa osservare che il bilancio energetico sopra detto è riferito solo<br />
alla piastra vetrata perché, in equilibrio termico, il flusso uscente dalla piastra captatrice verso quella<br />
vetrata deve eguagliare quello che dalla piastra vetrata va verso l’aria esterna.<br />
Ben più complesse sono le equazioni <strong>di</strong> bilancio termico per la piastra captatrice perché la<br />
<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> temperatura in essa non è uniforme ma variabile fra un massimo al centro delle strisce<br />
ove non sono presenti i tubi ed un minimo al centro delle strisce ove sono presenti i tubi. Questa<br />
<strong>di</strong>suniformità è più elevata quando si ha circolazione <strong>di</strong> acqua. Data la brevità del presente corso si<br />
rimanda ai testi specializzati l’approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> queste tematiche. Se si fa circolare l’acqua all’interno,<br />
ve<strong>di</strong> ad esempio il circuito <strong>di</strong> Figura 467, allora il bilancio in<strong>di</strong>cato nella [110] cambia perché occorre<br />
tenere conto anche del calore trasportato dal flusso <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> refrigerazione. In pratica l’acqua che<br />
circola all’interno dei tubi porta via una quantità <strong>di</strong> energia termica pari a:<br />
<br />
Q mc t t<br />
[113]<br />
u a fu fi<br />
ove, con il solito simbolismo, si in<strong>di</strong>cano con:<br />
m la portata <strong>di</strong> acqua, kg/s;<br />
c a calore specifico dell’acqua, 4186 J/kg/K;<br />
<br />
<br />
<br />
25 Per il calcolo della ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>a giornaliera su una superficie inclinata <strong>di</strong> un angolo rispetto<br />
all’orizzontale si può assumere F 12 pari al fattore <strong>di</strong> vista per ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta, cioè<br />
F<br />
12<br />
<br />
<br />
1<br />
cos <br />
2<br />
.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 364<br />
t fu temperatura dell’acqua in uscita dal collettore, °C;<br />
t fi temperatura dell’acqua in ingresso dal collettore, °C;<br />
Pertanto l’equazione <strong>di</strong> bilancio energetico viene ora mo<strong>di</strong>ficata nella forma:<br />
<br />
H A Q Q mc t t [114]<br />
T c e convezione irraggiamento a fu fi<br />
Energia solareassorbita<br />
Energia termica perduta<br />
EnergiaUtileQ u<br />
Di solito si suole esprimere questo bilancio in funzione <strong>di</strong> grandezze <strong>di</strong> facile accesso nella<br />
pratica impiantistica. Ad esempio le per<strong>di</strong>te ra<strong>di</strong>ative e convettive sono espresse in funzione della<br />
<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura fra il fluido in ingresso, <strong>di</strong> solito nota da considerazioni impiantistiche (ad<br />
esempio è la temperatura del serbatoio <strong>di</strong> accumulo o la temperatura <strong>di</strong> ritorno <strong>di</strong> uno scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> un<br />
<strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> utilizzazione dell’energia), e la temperatura dell’aria esterna (<strong>di</strong> solito nota per ogni sito <strong>di</strong><br />
applicazione).<br />
7.1.1 RELAZIONE DI HOTTEL WHILLIER BLISS<br />
Tutto ciò, unitamente alla <strong>di</strong>suniforme <strong>di</strong>stribuzione della temperatura sia trasversalmente al<br />
flusso <strong>di</strong> acqua che longitu<strong>di</strong>nalmente lungo il flusso <strong>di</strong> acqua, porta a definire il bilancio in<strong>di</strong>cato<br />
nella [114] in una forma convenzionale oggi universalmente accettata nell’impiantistica solare.<br />
In particolare si esplicita il flusso <strong>di</strong> energia netta convertita da un collettore solare piano che è<br />
data dalla relazione <strong>di</strong> Hottel-Bliss-Whillier:<br />
<br />
, <br />
Q F A <br />
<br />
H U T T<br />
u R c T e L f i e<br />
ove si ha il seguente simbolismo:<br />
Area netta <strong>di</strong> raccolta del collettore solare, [m²];<br />
A c<br />
F R detto Fattore <strong>di</strong> rimozione termica del collettore che tiene conto della <strong>di</strong>suniformità<br />
longitu<strong>di</strong>nale della temperatura per effetto del flusso del refrigerante ed è definito dalla relazione<br />
Raccolta reale<strong>di</strong> energia utile<br />
FR<br />
<br />
ossia, in termini analitici:<br />
Raccolta <strong>di</strong> energia utileconT T<br />
<br />
F<br />
R<br />
mC <br />
P<br />
<br />
A U<br />
C<br />
L<br />
L<br />
NM<br />
AcU LF<br />
'<br />
<br />
O<br />
QP<br />
fi<br />
fu<br />
<br />
<br />
[115]<br />
mC P<br />
1 e . Valori correnti <strong>di</strong> F R variano nell’intervallo 0.8÷0.85 con le ipotesi <strong>di</strong><br />
portata <strong>di</strong> massa nel collettore <strong>di</strong> 50÷60 kg/h.m² e con tipologia <strong>di</strong> saldatura dei tubi alla piastra<br />
sufficientemente efficiente (in particolare la conduttanza C B deve essere sufficientemente elevata<br />
in modo da non incrementare il coefficiente globale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta del collettore. Semplificando la<br />
precedente relazione me<strong>di</strong>ante sviluppo in serie al <strong>secondo</strong> termine, si può scrivere una<br />
espressione semplificata del fattore <strong>di</strong> rimozione termica F R molto utile nelle applicazioni<br />
perché prescinde dal calcolo <strong>di</strong> F’ (fattore <strong>di</strong> efficienza): F 1<br />
con<br />
R<br />
ULA<br />
<br />
c<br />
1<br />
0.5<br />
<br />
Mc <br />
<br />
p <br />
M portata totale del circuito e con il solito simbolismo degli altri termini. Se ci si riferisce alla<br />
portata specifica per unità <strong>di</strong> superficie <strong>di</strong> piastra assorbitrice si può ancora scrivere la relazione<br />
in forma semplificata: F 1<br />
;<br />
R<br />
U <br />
L<br />
1<br />
0.5<br />
<br />
mc <br />
<br />
p <br />
F’ detto fattore <strong>di</strong> efficienza del collettore tiene conto delle <strong>di</strong>sunformità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />
orizzontale della temperatura ed è definito dalla relazione:<br />
F' <br />
1<br />
UL<br />
L<br />
NM<br />
1 1 1<br />
W <br />
U D W D F C D h<br />
b g <br />
L b i fi<br />
O<br />
QP<br />
ove D è il <strong>di</strong>ametro dei tubi, W è la larghezza
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 365<br />
della striscia elementare <strong>di</strong> raccolta dell’energia solare (<strong>di</strong>stanza fra due <strong>di</strong>ametri consecutivi), C b<br />
la conduttanza della saldatura fra tubo e piastra, D i il <strong>di</strong>ametro interno del tubo, h fi il<br />
coefficiente <strong>di</strong> convezione termica del fluido <strong>di</strong> raffreddamento all’interno dei tubi, U L il<br />
coefficiente globale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta fra piastra e aria dato dalla relazione <strong>di</strong> Klein:<br />
U<br />
L<br />
<br />
R<br />
S|<br />
T|<br />
C<br />
T<br />
pm<br />
L<br />
d<br />
NM<br />
T<br />
N<br />
pm<br />
T<br />
N f<br />
a<br />
iO<br />
QP<br />
e<br />
1<br />
<br />
h<br />
w<br />
U<br />
V|<br />
W|<br />
1<br />
ove si ha:<br />
N numero <strong>di</strong> lastre <strong>di</strong> vetro;<br />
d ib g<br />
w w p<br />
f 1 0. 089h 01166 . h 1<br />
0.<br />
07866N<br />
2 2<br />
dTpm Taid Tpm Ta<br />
i<br />
<br />
1<br />
2N<br />
f 1<br />
0133 . <br />
p<br />
d<br />
p<br />
0.<br />
00591 Nhwi<br />
<br />
<br />
c h per 0 < < 70 , per > 70 usare = 70<br />
F I<br />
HG<br />
T pmK<br />
J<br />
C 520 1 0. 000051 2 <br />
E 0.<br />
430 1<br />
100<br />
inclinazione del collettore solare (in gra<strong>di</strong>)<br />
g emissività del vetro (=0.88 per vetro normale)<br />
p emissività della piastra <strong>di</strong> assorbimento<br />
T a temperatura assoluta dell’aria ambiente, K<br />
T pm temperatura me<strong>di</strong>a assoluta della piastra assorbente, K<br />
h w coefficiente <strong>di</strong> convezione vetro-aria, W/m²K<br />
T è la ra<strong>di</strong>azione solare incidente sulla piastra captatrice, W/m²<br />
() e prodotto del fattore <strong>di</strong> assorbimento me<strong>di</strong>o effettivo e del fattore <strong>di</strong> trasmissione<br />
me<strong>di</strong>o della piastra captatrice;<br />
T fi temperatura del fluido in ingresso nel collettore solare, °C<br />
T e temperatura dell’aria ambiente, °C<br />
I tre parametri F R , () e U L sono fondamentali per la scelta e il funzionamento dei collettori<br />
solari piani. Nelle seguenti tabelle si hanno alcuni valori per le tipologie più ricorrenti. Per () la tabella<br />
seguente vale per angoli <strong>di</strong> incidenza compresi fra 0° e 60° e per fattore <strong>di</strong> estinzione dei raggi solari nel<br />
vetro pari a K L = 0.0524.<br />
NUMERO DI LASTRE VETRATE<br />
N 1 2 3 4<br />
() 0.86 0.73 0.65 0.55<br />
Tabella 58: Fattore <strong>di</strong> assorbimento al variare dl numero <strong>di</strong> lastre<br />
Per il coefficiente globale <strong>di</strong> scambio termico U L vale la seguente tabella riassuntiva valida per<br />
T P =60 °C e velocità del vento <strong>di</strong> 5 m/s.<br />
Tipo <strong>di</strong> collettore<br />
Dipinto <strong>di</strong> nero ( p =0.95) 6.5 3.6 2.4<br />
Dipinto con vernice selettiva ( p<br />
3.5 2.4 1.7<br />
=0.1)<br />
g<br />
[116]<br />
TIPO DI VETRO<br />
SINGOLO DOPPIO TRIPLO<br />
Tabella 59: Coefficienti globali <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta al variare del numero <strong>di</strong> vetri<br />
In Figura 459 si ha una rappresentazione schematica degli scambi energetici per un collettore<br />
piano. Si può osservare che l’energia utile raccolta (quella che viene quin<strong>di</strong> trasformata in calore) varia<br />
dal 15 al 40% a seconda delle con<strong>di</strong>zioni operative.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 366<br />
In particolare si hanno percentuali <strong>di</strong> raccolta (meglio definite come ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> raccolta)<br />
maggiori, apri con<strong>di</strong>zioni esterne <strong>di</strong> temperatura dell’aria T a e <strong>di</strong> velocità del vento, quanto più è<br />
maggiore la ra<strong>di</strong>azione solare, H T , e quanto più è bassa la temperatura <strong>di</strong> ingresso del fluido nel<br />
collettore, T fi .<br />
Nella Figura 466 sono riportate alcune tipologie <strong>di</strong> saldature e <strong>di</strong> attacco delle tubazioni alla<br />
piastra captatrice. Se la tipologia <strong>di</strong> attacco dei tubi alla piastra captatrice non è buona allora le<br />
conseguenze sul fattore <strong>di</strong> rimozione termica sono pesanti e il suo valore scende vistosamente.<br />
Figura 459: Illustrazione schematica della <strong>di</strong>stribuzione dell’energia nei collettori solari piani<br />
7.1.2 EFFICIENZA DI RACCOLTA DELL’ENERGIA SOLARE<br />
L’efficienza me<strong>di</strong>a giornaliera <strong>di</strong> un collettore solare attivo è definita dal rapporto fra l’energia utile<br />
totale raccolta, ve<strong>di</strong> la [115] e l’energia totale incidente sul collettore:<br />
ore _ utili<br />
[ Qu Ac F <br />
R <br />
HT UL Tfi Ta<br />
]<br />
e<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
md<br />
[117]<br />
AH<br />
<br />
ore _ utili<br />
c<br />
La precedente relazione si può scrivere, con riferimento ai valori istantanei, nella forma lineare:<br />
F<br />
R<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
e<br />
U<br />
L<br />
T<br />
Tfi<br />
Ta<br />
<br />
H<br />
<br />
T <br />
Pertanto l’efficienza <strong>di</strong> un collettore piano si può <strong>di</strong>agrammare come una retta, ve<strong>di</strong> Figura 460, e<br />
l’or<strong>di</strong>nata all’origine vale ()F R mentre l’ascissa <strong>di</strong> intersezione con l’asse T/I vale F R U L .<br />
Queste considerazioni suggeriscono le modalità operative per calcolare sperimentalmente i<br />
parametri caratteristici dei collettori solari () e U L noto il valore <strong>di</strong> F R .<br />
Nel valutare l’efficienza suddetta occorre tenere presente che il numeratore deve essere positivo<br />
(cioè su deve avere raccolta utile <strong>di</strong> energia solare) in caso contrario si avrebbe un raffreddamento<br />
dell’acqua all’interno del serbatoio <strong>di</strong> accumulo. Di solito questa inversione <strong>di</strong> flusso si evita ponendo<br />
una centralina elettronica che confronta le temperature <strong>di</strong> uscita del collettore con quella <strong>di</strong> ingresso e<br />
blocca la circolazione se questo confronto risulta negativo. In termini analitici la [117] ci <strong>di</strong>ce che Q u >0<br />
quando:<br />
ovvero quando l’irraggiamento risulta:<br />
0<br />
T L fi a<br />
e H U T T<br />
[118]
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 367<br />
H<br />
T<br />
<br />
U T T<br />
<br />
<br />
L fi a<br />
<br />
<br />
e<br />
<br />
<br />
<br />
Figura 460: Retta <strong>di</strong> efficienza per un collettore solare piano<br />
Il periodo non utile <strong>di</strong> irraggiamento solare (cut-off) <strong>di</strong>pende, quin<strong>di</strong>, non solamente dalle<br />
caratteristiche del collettore solare, cioè da () e e da U L , ma anche dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura del<br />
fluido in ingresso con quella dell’ambiente esterno.<br />
Pertanto il periodo <strong>di</strong> raccolta utile è tanto maggiore quanto più bassa è la temperatura <strong>di</strong> utilizzo<br />
dell’energia solare poiché la temperatura del fluido in ingresso nella piastra è quasi coincidente con<br />
quella uscente dall’accumulo termico. I valori usuali per i nostri climi e con<strong>di</strong>zioni meteorologiche sono<br />
compresi fra il 10÷25% nel periodo invernale e 25÷45% nel periodo estivo.<br />
I valori inferiori dei ren<strong>di</strong>menti si hanno con temperature <strong>di</strong> uscita più elevate del fluido <strong>di</strong><br />
refrigerazione mentre i ren<strong>di</strong>menti maggiori si hanno con temperature del fluido inferiori.<br />
In Figura 461 si ha un esempio <strong>di</strong> cut-off per un collettore piano avente U L =6 W/m²K, () e =<br />
0.87, temperatura <strong>di</strong> ingresso del fluido <strong>di</strong> 80 °C (ad esempio per un impianto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento con<br />
macchina ad assorbimento con temperatura del generatore <strong>di</strong> 75°C) per latitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 37.2° con<br />
inclinazione della superficie <strong>di</strong> captazione <strong>di</strong> 25 ° e con<strong>di</strong>zioni esterne climatiche corrispondenti a 10<br />
luglio.<br />
Il circuito si suppone aperto, nel senso che l’acqua <strong>di</strong> ingresso è sempre alla stessa temperatura,<br />
in<strong>di</strong>pendentemente dalle funzioni dell’accumulo termico.<br />
Si osservi come si abbia racconta <strong>di</strong> energia utile da circa le ore 7 alle ore 17 mentre la ra<strong>di</strong>azione<br />
solare è presente dall’alba, circa le 5, alle ore 19. In pratica il cut-off è <strong>di</strong> circa il 50%. L’efficienza<br />
teorica <strong>di</strong> raccolta in questo caso vale 27,7%. Nelle stesse ipotesi <strong>di</strong> funzionamento ma con temperatura<br />
del fluido in ingresso <strong>di</strong> 40 °C si ha la situazione <strong>di</strong> Figura 462 ove il cut-off si è ridotto notevolmente e<br />
l’efficienza teorica <strong>di</strong> raccolta è salita al 67,7%.<br />
I valori dell’efficienza reale sono <strong>di</strong> solito inferiori a quelli calcolatati per effetto delle variazioni<br />
climatiche esterne (velocità del vento, sopra supposta < 6 m/s, torbi<strong>di</strong>tà dell’atmosfera, sopra supposta<br />
pari alla me<strong>di</strong>a estiva per Catania), all’influenza della variazione della temperatura del fluido in ingresso<br />
ai collettori per effetto della variazione della temperatura del serbatoi <strong>di</strong> accumulo in funzione del carico<br />
termico ad esso collegato.
Wh<br />
Wh<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 368<br />
Irra<strong>di</strong>azione - Energia Utile<br />
800,00<br />
700,00<br />
600,00<br />
500,00<br />
400,00<br />
300,00<br />
200,00<br />
100,00<br />
0,00<br />
0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />
-100,00<br />
Ore<br />
Figura 461: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore ad alta temperatura<br />
Irra<strong>di</strong>azione - Energia Utile<br />
800,00<br />
700,00<br />
600,00<br />
500,00<br />
400,00<br />
300,00<br />
200,00<br />
100,00<br />
0,00<br />
0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />
-100,00<br />
Ore<br />
Figura 462: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura<br />
Inoltre si è considerata l’energia solare come tutta <strong>di</strong>retta trascurando la ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>ffusa che<br />
nella realtà è circa il 20% della totale e fornisce un suo contributo quando la ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta<br />
manca (ad esempio per la presenza delle nuvole). Non è considerato, inoltre, l’effetto <strong>di</strong> riflessione<br />
totale della ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta quando l’angolo <strong>di</strong> incidenza sulla piastra vetrata supera l’angolo<br />
limite (legge <strong>di</strong> Snell). Le variazioni possono anche essere significative (oltre il 50%) soprattutto nel<br />
periodo invernale.<br />
Abbassando ulteriormente la temperatura del fluido a 30 °C, ad esempio per un utilizzo<br />
dell’energia solare a bassa temperatura per la produzione <strong>di</strong> acqua calda per le docce <strong>di</strong> un campeggio, si<br />
ha la situazione <strong>di</strong> Figura 463 con una efficienza teorica <strong>di</strong> raccolta del 78.4 % e quin<strong>di</strong> molto elevata.<br />
Se il circuito si suppone chiuso e quin<strong>di</strong> si ha l’effetto della presenza dell’accumulatore sulla<br />
temperatura <strong>di</strong> ritorno del fluido, allora le cose cambiano un po’, come si può osservare dalla seguente<br />
figura nella quale si suppone che la temperatura <strong>di</strong> alimentazione dell’acqua del serbatoio sia <strong>di</strong> 30 °C,<br />
che l’acqua accumulata sia inizialmente alla temperatura <strong>di</strong> 25 °C. Si osserva dalla Figura 464 che il cut-off<br />
per circuiti chiusi non è simmetrico, come si intuisce anche dall’esame delle curve <strong>di</strong> temperatura della<br />
figura successiva. L’andamento delle temperature nei flui<strong>di</strong> e <strong>di</strong> quella ambiente sono riportate nella<br />
seguente figura.
W/m²<br />
Wh<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 369<br />
Irra<strong>di</strong>azione - Energia Utile<br />
800,00<br />
700,00<br />
600,00<br />
500,00<br />
400,00<br />
300,00<br />
200,00<br />
100,00<br />
0,00<br />
0,00<br />
-100,00<br />
5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />
Ore<br />
Figura 463: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura per docce<br />
Irraggiamento - Energia Utile<br />
800,00<br />
700,00<br />
600,00<br />
500,00<br />
400,00<br />
300,00<br />
I<br />
Qu<br />
200,00<br />
100,00<br />
0,00<br />
0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />
-100,00<br />
Ore<br />
Figura 464: Andamento del cut-off per circuito chiuso a bassa temperatura
°C<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 370<br />
Temperature<br />
70,00<br />
60,00<br />
50,00<br />
40,00<br />
30,00<br />
Te<br />
Ti<br />
Ta<br />
20,00<br />
10,00<br />
0,00<br />
0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00<br />
Ore<br />
Figura 465: Andamento delle temperature per circuito aperto<br />
La curva superiore è quella <strong>di</strong> ingresso ai collettori, la curva interme<strong>di</strong>a rappresenta la temperatura<br />
dell’acqua nel serbatoio <strong>di</strong> accumulo e la curva inferiore è la temperatura dell’aria esterna. La pompa <strong>di</strong><br />
circolazione dall’accumulo termico al carico si suppone spenta nel momento in cui manca l’apporto <strong>di</strong><br />
energia solare. In pratica per raccogliere più energia solare è bene farlo alla temperatura più bassa che<br />
l’applicazione consente.<br />
Per quanto detto sono molto convenienti le applicazioni <strong>di</strong> energia solare per produzione <strong>di</strong><br />
acqua calda sanitaria a bassa temperatura (35 ÷ 50 °C) rispetto alle applicazioni <strong>di</strong> processo a<br />
temperatura elevata (ad esempio per il riscaldamento e/o il con<strong>di</strong>zionamento estivo degli ambienti).<br />
Va ancora tenuto conto che l’energia solare è soggetta ad andamento statistico per effetto della<br />
nuvolosità non preve<strong>di</strong>bile e pertanto assieme all’impianto solare è sempre opportuno avere anche un<br />
generatore tra<strong>di</strong>zionale (caldaia a gas o a gasolio) che integra il contributo dovuto all’energia solare<br />
quando questa non è sufficiente. Ciò comporta, si intuisce, una maggiore spesa <strong>di</strong> impianto che innalza<br />
il periodo <strong>di</strong> ammortamento e <strong>di</strong> pay-back 26 rendendo l’uso dell’energia solare ancora poco conveniente<br />
rispetto all’energia tra<strong>di</strong>zionale a basso prezzo.<br />
7.2 RISCALDAMENTO SOLARE DELL’ACQUA SANITARIA<br />
Me<strong>di</strong>ante l’energia solare si può pensare <strong>di</strong> riscaldare anche l’acqua calda sanitaria utilizzata per<br />
usi domestici.<br />
Va tenuto in considerazione che i collettori solari non funzionano con continuità ma solamente<br />
durante la giornata e pertanto occorre sempre prevedere anche un sistema <strong>di</strong> riscaldamento ausiliario in<br />
aggiunta a quello ad energia solare.<br />
I sistemi per produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria sono sud<strong>di</strong>visi in due tipologie principali:<br />
1. Sistemi per produzione <strong>di</strong> acqua calda locale<br />
2. Sistemi per produzione <strong>di</strong> acqua calda centralizzata.<br />
Di solito i sistemi con superficie dei collettori fino a 8 m² sono classificati come sistemi locali<br />
mentre quelli con superficie maggiore sono classificati come sistemi centralizzati.<br />
26 Si definisce pay-back il tempo necessario a recuperare il capitale investito tenendo conto della svalutazione del<br />
denaro nel tempo (costo attualizzato del denaro).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 371<br />
Figura 466: Tipologie <strong>di</strong> attacco dei tubi alla piastra captatrice<br />
Nella Figura 467 è data una rappresentazione schematica <strong>di</strong> un sistema per la produzione<br />
localizzata dell’acqua calda.<br />
<br />
<br />
Figura 467: Schema <strong>di</strong> un sistema locale per produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria<br />
In esso si riconoscono i seguenti elementi fondamentali:<br />
Coppia <strong>di</strong> collettori solari piani;<br />
Boiler per l’accumulo dell’acqua calda sanitaria
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 372<br />
Pompa <strong>di</strong> circolazione dell’acqua calda dal collettore al boiler<br />
Resistenza elettrica ausiliaria<br />
Anche se non è in<strong>di</strong>cata, è opportuno prevedere una centralina <strong>di</strong> regolazione e controllo che<br />
impe<strong>di</strong>sca, dopo il tramonto del sole, la circolazione parassitaria dell’acqua dal collettore solare al boiler.<br />
Infatti quando il collettore non raccoglie energia solare si trasforma in un ra<strong>di</strong>atore verso<br />
l’atmosfera e pertanto l’acqua che è in circolazione all’interno dei tubi si raffredda.<br />
Anche se non è in<strong>di</strong>cata, è opportuno prevedere una centralina <strong>di</strong> regolazione e controllo che<br />
impe<strong>di</strong>sca, dopo il tramonto del sole, la circolazione parassitaria dell’acqua dal collettore solare al boiler.<br />
Infatti quando il collettore non raccoglie energia solare si trasforma in un ra<strong>di</strong>atore verso<br />
l’atmosfera e pertanto l’acqua che è in circolazione all’interno dei tubi si raffredda.<br />
La centralina impe<strong>di</strong>sce alla pompa <strong>di</strong> alimentare il boiler <strong>di</strong> notte e quin<strong>di</strong> consente <strong>di</strong> mantenere<br />
la temperatura dell’acqua calda all’interno del serbatoio <strong>di</strong> accumulo.<br />
Il serbatoio <strong>di</strong> accumulo ha <strong>di</strong> solito due tipi <strong>di</strong> scambiatore, come rappresentato in Figura 472:<br />
Scambiatore del tipo tube and tube (tubo e tubo);<br />
Scambiatore del tipo shell and tube (mantello e tubo).<br />
Quest’ultimo tipo risulta più efficiente raggiungendo efficienze superiori <strong>di</strong> 1÷3% rispetto agli<br />
scambiatori tube and tube.<br />
Figura 468: Collettore solare piano a tubi d’acqua
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 373<br />
Figura 469: Layout <strong>di</strong> un impianto solare domestico<br />
Figura 470: Vista <strong>di</strong> un boiler <strong>di</strong> accumulo per impianti solari
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 374<br />
Figura 471: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un impianto solare domestico<br />
Tabella 60: Schema circuitale <strong>di</strong> un impianto solare con integrazione termica per riscaldamento
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 375<br />
7.3 CRITERI DI PROGETTO PER I SISTEMI LOCALIZZATI<br />
Si elencano alcune regole pratiche utili per il <strong>di</strong>mensionamento rapido <strong>di</strong> sistemi localizzati per la<br />
produzione dell’acqua calda sanitaria.<br />
La superficie dei collettori solari può essere calcolata considerando almeno 1 m² per persona<br />
avendo cura <strong>di</strong> formare una superficie <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> almeno due collettori.<br />
L’orientamento dei collettori è a SUD con deviazioni massime tollerate <strong>di</strong> 10° verso EST o<br />
OVEST.<br />
L’angolo <strong>di</strong> inclinazione dei collettori è pari alla latitu<strong>di</strong>ne L del luogo per un funzionamento<br />
continuo annuale mentre è consigliato L-15° per un funzionamento principalmente invernale ed<br />
L+10° per un funzionamento prevalentemente estivo.<br />
La scelta del tipo <strong>di</strong> collettore solare <strong>di</strong>pende anche dal valore <strong>di</strong> insolazione <strong>di</strong>sponibile sul<br />
posto. In generale si può <strong>di</strong>re, per le nostre latitu<strong>di</strong>ni, che un collettore a piastra <strong>di</strong>pinta <strong>di</strong> nero<br />
e con una sola copertura <strong>di</strong> vetro semplice va bene per un funzionamento annuale. Qualora si<br />
desideri avere un miglior funzionamento prevalentemente invernale allora è consigliabile un<br />
collettore con vetro doppio. L’uso <strong>di</strong> piastre con vernice selettiva è necessario solo per<br />
applicazioni che richiedono elevate temperature (>50 °C).<br />
La capacità termica del serbatoio può essere <strong>di</strong>mensionata prevedendo 50÷70 kg per collettore<br />
ovvero anche 30÷50 kg/m² <strong>di</strong> collettore. E’ opportuno ricordare che i valori più elevati <strong>di</strong><br />
<strong>volume</strong> <strong>di</strong> accumulo portano ad avere efficienze <strong>di</strong> raccolta maggiori ma anche temperature <strong>di</strong><br />
accumulo inferiori.<br />
Per i sistemi <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> acqua calda localizzati è opportuno prevedere una resistenza<br />
elettrica ausiliaria <strong>di</strong> almeno 2 kW.<br />
<br />
<br />
Figura 472: Boiler per sistemi localizzati con scambiatore del tipo tube and tube e a shell and tube<br />
E’ necessario isolare il serbatoio <strong>di</strong> accumulo con almeno 10 cm <strong>di</strong> isolante termico (ad esempio<br />
lana <strong>di</strong> vetro) e il rivestimento esterno deve essere in alluminio o in lamiera <strong>di</strong> acciaio<br />
galvanizzato.<br />
Tutti i tubi <strong>di</strong> collegamento fra collettori e boiler debbono essere coibentati con isolante termico<br />
<strong>di</strong> spessore <strong>di</strong> almeno 5 cm.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 376<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Al fine <strong>di</strong> ridurre la potenza <strong>di</strong> circolazione è opportuno limitare al massimo sia la lunghezza dei<br />
tubi che le resistenze concentrate me<strong>di</strong>ante raccor<strong>di</strong> curvi non angolati e valvole a minore<br />
resistenza. La pompa <strong>di</strong> circolazione ha <strong>di</strong> solito una prevalenza <strong>di</strong> 1000÷2000 Pa.<br />
La portata del fluido refrigerante può essere calcolata prevedendo un valore <strong>di</strong> 100÷120 kg/h<br />
per collettore (<strong>di</strong> superficie <strong>di</strong> 1.5 m²).<br />
Il vaso <strong>di</strong> espansione ha una capacità <strong>di</strong> 15÷20 litri.<br />
E’ necessario prevedere, come già segnalato, una centralina <strong>di</strong> regolazione e controllo collegata<br />
ai collettori e al boiler per impe<strong>di</strong>re la circolazione inversa parassita.<br />
Per evitare il pericolo del congelamento invernale si può svuotare l’impianto, se questo non è<br />
attivo, oppure aggiungere 10÷20% <strong>di</strong> glicole etilenico per uso organico in modo da abbassare il<br />
punto <strong>di</strong> congelamento del fluido refrigerante.<br />
Figura 473: Sezione <strong>di</strong> un accumulatore solare ad acqua calda
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 377<br />
Tabella 61: Dati tecnici <strong>di</strong> accumulatori ad acqua<br />
7.4 SISTEMI CENTRALIZZATI PER L’ACQUA CALDA SANITARIA<br />
I sistemi con più <strong>di</strong> quattro collettori solari sono tipicamente utilizzati per la produzione<br />
dell’acqua sanitaria centralizzata. Si tratta, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni adatti per la<br />
produzione <strong>di</strong> acqua sanitaria per condomini, alberghi, scuole , campeggi,….. Essi sono strutturati in<br />
modo più complesso, come in<strong>di</strong>cato in figura seguente.<br />
La superficie dei collettori solari è realizzata con un numero elevato <strong>di</strong> collettori solari e tale da<br />
potere effettuare un collegamento serie-parallelo degli stessi.<br />
Quando due collettori solari sono collegati in serie allora la temperatura <strong>di</strong> uscita dell’acqua calda<br />
è maggiore rispetto al caso <strong>di</strong> un collettore singolo, per contro si ha una <strong>di</strong>minuzione del ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 378<br />
trasformazione dell’energia solare poiché crescendo la temperatura <strong>di</strong> uscita aumenta la temperatura<br />
me<strong>di</strong>a dei collettori e quin<strong>di</strong> aumentano le per<strong>di</strong>te per convezione e ra<strong>di</strong>azione (cresce, quin<strong>di</strong>, U L ).<br />
Il collegamento in parallelo dei collettori solari mantiene la temperatura <strong>di</strong> uscita del singolo<br />
collettore, cresce la portata del fluido refrigerante e quin<strong>di</strong> l’energia raccolta e il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />
trasformazione dell’energia solare è più elevato rispetto al collegamento in serie.<br />
In figura 6 si può osservare come i collettori sono collegati in batterie da tre collettori serie e poi<br />
le batterie sono collegati in parallelo.<br />
Il fluido refrigerante viene inviato in un primo boiler dove si riscalda l’acqua me<strong>di</strong>ante uno<br />
scambiatore a shell and tube molto efficiente.<br />
Da questo primo accumulatore l’acqua calda viene mandata in un <strong>secondo</strong> scambiatore <strong>di</strong><br />
miscelazione con l’acqua calda fornita da una caldaia ausiliaria in modo da raggiungere la temperatura<br />
desiderata per l’utenza.<br />
La centralina <strong>di</strong> regolazione provvede a bloccare la pompa primaria del circuito solare per evitare<br />
la circolazione inversa.<br />
7.4.1 CRITERI DI PROGETTO DI UN IMPIANTO CENTRALIZZATO<br />
Molti dei criteri già evidenziati per i sistemi localizzati possono ancora ritenersi vali<strong>di</strong> per i sistemi<br />
centralizzati. Si forniscono qui altri criteri più in<strong>di</strong>cati per i sistemi centralizzati.<br />
Per bilanciare i circuiti <strong>di</strong> collegamento delle batterie solari è opportuno utilizzare l’anello <strong>di</strong><br />
Tickelman. Esso consiste in un collegamento a ritorno inverso in modo da realizzare per tutti i<br />
circuiti un percorso <strong>di</strong> eguale lunghezza.<br />
I collegamenti dei collettori in serie nelle singole batterie debbono essere realizzati in modo da<br />
evitare eccessive per<strong>di</strong>te localizzate.<br />
Non eccedere nel collegamento in serie dei collettori solari per non penalizzare eccessivamente<br />
il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> trasformazione solare. Di solito si limita il collegamento a 2÷3 collettori.<br />
L’orientamento e l’inclinazione dei collettori solari segue le stesse in<strong>di</strong>cazioni viste per i sistemi<br />
localizzati: l’angolo <strong>di</strong> inclinazione dei collettori è pari alla latitu<strong>di</strong>ne L del luogo per un<br />
funzionamento continuo annuale mentre è consigliato L-15° per un funzionamento<br />
principalmente invernale ed L+10° per un funzionamento prevalentemente estivo.<br />
Limitare al massimo le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione nei circuiti in modo da ridurre la potenza <strong>di</strong><br />
pompaggio. La velocità del fluido refrigerante non dovrebbe mai superare 1 m/s.<br />
L’alimentazione dell’acqua fredda dovrebbe anche avere una valvola <strong>di</strong> drenaggio e filtraggio.<br />
La centralina elettronica deve avere un termostato <strong>di</strong>fferenziale per il controllo della pompa<br />
principale <strong>di</strong> circolazione.<br />
I tubi, il boiler primario e quello <strong>di</strong> miscelazione debbono essere generosamente coibentati per<br />
limitare per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> energia nel circuito.<br />
La capacità del boiler primario può essere calcolata prevedendo un consumo specifico<br />
<br />
C=40÷50 l/giorno/persona e quin<strong>di</strong>:<br />
V<br />
n<br />
C<br />
con:<br />
C consumo specifico per persona, come sopra in<strong>di</strong>cato;<br />
n numero <strong>di</strong> persone da servire<br />
Il numero dei collettori solari, T, è determinato dalla relazione:<br />
V<br />
T <br />
P<br />
ove:<br />
P produzione unitaria <strong>di</strong> acqua calda (litri/giorno per collettore) <strong>di</strong> solito pari a:<br />
P=50 L/g/collettore per il periodo invernale;<br />
P=60 L/g/collettore per un periodo annuale;<br />
P=70 L/g/collettore per il periodo estivo invernale;
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 379<br />
<br />
Figura 474: Schema <strong>di</strong> un impianto centralizzato per la produzione dell’acqua calda<br />
La capacità termica dello scambiatore <strong>di</strong> calore, H, preferibilmente del tipo shell and tube, è<br />
data dalla relazione:<br />
H V u<br />
s<br />
con:<br />
V capacità (litri) del serbatoio <strong>di</strong> accumulo;<br />
u fattore <strong>di</strong> utilizzazione dello scambiatore <strong>di</strong> calore (solitamente pari a 0.3);<br />
s fattore <strong>di</strong> acculo (<strong>di</strong> solito pari a 1.25).<br />
La portata del fluido refrigerante è pari a:<br />
M m<br />
T<br />
<br />
con:<br />
m = 100÷120 kg/h/collettore (portata <strong>di</strong> massa specifica per collettore);<br />
T = numero <strong>di</strong> collettori solari del sistema.<br />
La capacità del vaso <strong>di</strong> espansione, E, è data dalla relazione:<br />
E e<br />
T<br />
ove:<br />
e<br />
T<br />
= 5 L/collettore (espansione specifica per collettore);<br />
= numero <strong>di</strong> collettori solari del sistema.<br />
7.4.2 METODO F - CHART<br />
I criteri sopra enunciati sono <strong>di</strong> larga massima e non debbono essere considerati <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà<br />
generalizzata.<br />
Per il <strong>di</strong>mensionamento corretto degli impianti solari occorre fare riferimento a co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> calcolo<br />
specializzati (ad esempio TRNSYS) o a criteri <strong>di</strong> maggiore affidamento, quale l’f-Chart.<br />
Questo metodo si basa su alcune correlazioni ottenute da simulazioni numeriche dettagliate per<br />
impianti solari in <strong>di</strong>verse configurazioni e con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> insolazione variabile.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 380<br />
Le simulazioni hanno consentito <strong>di</strong> calcolare la frazione mensile dell’energia utilizzata, f, definita dal<br />
rapporto fra l’energia solare fornita dall’impianto, E S , e quella totale necessaria per il riscaldamento<br />
dell’acqua sanitaria, E R , nell’arco <strong>di</strong> un mese:<br />
ES<br />
f [119]<br />
E<br />
R<br />
Nota la quantità <strong>di</strong> acqua calda da produrre, M, si può calcolare l’energia E R necessaria:<br />
E Mgc t t<br />
[120]<br />
<br />
R p e A<br />
ove si ha:<br />
g numero <strong>di</strong> giorni del mese considerato,<br />
t A temperatura dell’acqua <strong>di</strong> rete, °C,<br />
t e temperatura <strong>di</strong> erogazione dell’acqua sanitaria, °C.<br />
Se si conosce f allora si può conoscere l’energia complementare necessaria da fornire me<strong>di</strong>ante<br />
caldaia, oltre quella fornita dall’impianto solare:<br />
E 1 f E<br />
[121]<br />
C<br />
<br />
<br />
R<br />
<br />
Le simulazioni numeriche hanno consentito <strong>di</strong> calcolare la frazione f fornita dall’impianto solare:<br />
2 2<br />
f 1.029Y 0.065 X 0.245Y 0.0018 X 0.0215<br />
[122]<br />
ove X ed Y hanno le seguenti espressioni:<br />
e ancora:<br />
<br />
<br />
'<br />
F 100<br />
'<br />
RKS tm gD 11.6 1.18te 3.86t A<br />
2.32t<br />
<br />
m<br />
X <br />
'<br />
E <br />
R<br />
100 t <br />
<br />
<br />
m <br />
F<br />
Y <br />
'<br />
R<br />
<br />
<br />
ove si ha il simbolismo:<br />
F’ R () e prodotto del fattore <strong>di</strong> rimozione termica per il l’assorbimento-trasmissione<br />
effettivo del collettore solare utilizzato;<br />
fattore correttivo per tenere conto dell’angolo <strong>di</strong> incidenza della ra<strong>di</strong>azione solare sul<br />
collettore rispetto alla <strong>di</strong>rezione normale. Si può assumere =0.90 per collettori ad un vetro e<br />
=0.88 per collettori a due vetri;<br />
D durata del giorno, in ore;<br />
g numero <strong>di</strong> giorni nel mese considerato;<br />
t’ m temperatura me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>urna nel mese considerato, °C;<br />
H T ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>a nel mese considerati, kJ/m²/day;<br />
La temperatura me<strong>di</strong>a mensile, t’ m , può essere stimata nota la temperatura me<strong>di</strong>a giornaliera, tm , e<br />
l’escursione me<strong>di</strong>a giornaliera mensile, <strong>di</strong> solito fornita da opportune tabelle dell’UNI-CTI 10349,<br />
me<strong>di</strong>ante la relazione:<br />
'<br />
t t 0.18t Estate<br />
E<br />
m m m<br />
'<br />
m m m<br />
R<br />
<br />
e<br />
gH<br />
t t 0.31t Inverno<br />
Il calcolo della ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a giornaliera risulta più complesso ma si possono applicare gli<br />
algoritmi già visti nel Corso <strong>di</strong> Climatologia.<br />
T
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 381<br />
OSSERVAZIONI SUL METODO F-CHART<br />
Il metodo della f-Chart si può utilizzare anche per impianti solari destinati al riscaldamento<br />
ambientale e alla produzione <strong>di</strong> acqua sanitaria. Quest’ultima variante, per altro più complessa, non<br />
viene qui sviluppata per la limitatezza del Corso e può essere analizzata in manuali tecnici specializzati.<br />
Si osserva però che il metodo nasce non tanto da verifiche sperimentali <strong>di</strong>rette bensì da<br />
applicazioni <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> calcolo affidabili, quale il TRNSYS.<br />
Gli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Kyoto hanno dato nuovo impulso alle applicazioni solari e in particolare alle<br />
applicazioni per produzione <strong>di</strong> acqua calda per usi sanitari. Gli accor<strong>di</strong> prevedono, infatti, una riduzione<br />
delle emissioni <strong>di</strong> CO 2 nell’atmosfera da parte dei paesi industrializzati e per l’Italia è stata assegnata una<br />
percentuale pari al 6% dell’emissione del 1996.<br />
Per raggiungere tale riduzione (invero pesante) occorre limitare l’uso <strong>di</strong> combustibili tra<strong>di</strong>zionali e<br />
pertanto è auspicabile la sostituzione <strong>di</strong> alcuni impianti termici (quelle per usi sanitari, ad esempio) con<br />
impianti solari visti in questo capitolo<br />
Resta da superare la <strong>di</strong>fficoltà del costo totale <strong>di</strong> questi impianti oggi notevolmente elevato<br />
rispetto agli impianti tra<strong>di</strong>zionali. Senza un sensibile abbassamento dei prezzi unitari dei collettori solari<br />
il decollo dell’energia solare resterà solamente un desiderio.<br />
7.5 SIMULAZIONE DEI CIRCUITI SOLARI CON L’ANNO TIPO<br />
La simulazione dei circuiti solari può essere effettuata sia con programmi complessi (ve<strong>di</strong> ad<br />
esempio quanto detto per l’f-Chart, che con programmi semplici che possono essere pre<strong>di</strong>sposti<br />
velocemente su piccoli computer.<br />
Oggi si può utilizzare anche un foglio elettronico per simulare circuiti complessi con sufficiente<br />
precisione. Va tenuto presente che in tutti i bilanci energetici sopra in<strong>di</strong>cati si ha sempre una notevole<br />
indeterminazione nel calcolo o nella previsione dell’irraggiamento solare <strong>di</strong>sponibile per un dato sito.<br />
Purtroppo l’utilizzo dell’energia solare in modo massiccio è relativamente recente e i dati<br />
attinometrico e climatologici <strong>di</strong>sponibili sono pochi e limitati alle località monitorate dall’Aeronautica<br />
Militare Italiana (che si occupa della Meteorologia ufficiale) o che in questi ultimi due decenni hanno<br />
trovato interesse del CNR o <strong>di</strong> alti enti pubblici.<br />
Malgrado le numerose campagne <strong>di</strong> misure effettuate in questi ultimi anni i dati <strong>di</strong>sponibili sono<br />
ancora pochi e la statistica che da questi si può derivare non sempre presenta in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> affidabilità<br />
elevati.<br />
In questo ultimo decennio si è fatta strada, anche a livello dell’Unione Europea, l’idea <strong>di</strong> costruire<br />
un anno tipo (Reference Year) tale da presentare una statistica affidabile con i dati degli ultimi 20 anni. In<br />
effetti quest’anno <strong>di</strong> riferimento dovrebbe potere fornire dati <strong>di</strong> simulazione tali da ricreare non solo<br />
l’anno me<strong>di</strong>o ma anche l’anno con la minore o la maggiore insolazione. In alcuni casi, infatti, il progetto<br />
dell’impianto solare richiede un impianto ausiliare che deve essere <strong>di</strong>mensionato per far fronte non solo<br />
al valore me<strong>di</strong>o dell’energia richiesta ma anche al valore massimo.<br />
L’anno tipo <strong>di</strong>pende dalla storia delle sequenze <strong>di</strong> registrazione dei dati <strong>di</strong> insolazione e in genere<br />
climatologici <strong>di</strong> ogni sito. E’ necessario conoscere la trasparenza dell’atmosfera in ogni sito per potere<br />
calcolare la ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta e <strong>di</strong>ffusa con affidabilità.<br />
La trasparenza atmosferica varia in funzione dell’orografia (presenza <strong>di</strong> monti, <strong>di</strong> pianure, ..) della<br />
presenza o non <strong>di</strong> industrie con scarichi industriali in atmosfera, <strong>di</strong> vulcani, del mare, ….<br />
Pertanto non si può calcolare con affidabilità l’irraggiamento solare partendo solamente dai dati<br />
geografici (latitu<strong>di</strong>ne, longitu<strong>di</strong>ne, …) perché si ottengono quasi sempre dati non rispondenti alla realtà<br />
dei luoghi reali.<br />
Così, ad esempio, la presenza del vulcano Etna a Catania o della zona industriale a Priolo<br />
rendono il calcolo teorico dell’energia solare molto aleatorio potendosi avere scostamenti sensibili dai<br />
valori reali.<br />
7.6 DEUMIDIFICATORE AD ASSORBIMENTO IGROSCOPICO<br />
Un altro modo <strong>di</strong> utilizzare l'energia solare negli impianti <strong>di</strong> climatizzazione è quello <strong>di</strong> utilizzare<br />
l'energia termica solare per effettuare una deumi<strong>di</strong>ficazione dell'aria nelle unità <strong>di</strong> trattamento aria,
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 382<br />
UTA. Queste unità sono dei veri sistemi complessi nei quali l'aria subisce, a seconda delle tipologie <strong>di</strong><br />
impianto, vari trattamenti fra i quali tipicamente:<br />
scambio <strong>di</strong> calore (recupero termico);<br />
raffreddamento con deumi<strong>di</strong>ficazione;<br />
riscaldamento;<br />
umi<strong>di</strong>ficazione con acqua o vapore;<br />
post riscaldamento.<br />
In Figura 475 si ha una tipica schematizzazione <strong>di</strong> unità <strong>di</strong> trattamento aria tra<strong>di</strong>zionale, con<br />
batteria <strong>di</strong> deumificazione alimentata ad acqua refrigerata.<br />
Anche in questo caso l'acqua refrigerata può essere prodotta me<strong>di</strong>ante un refrigeratore ad<br />
assorbimento con integrazione solare. Tuttavia da qualche anno si sta <strong>di</strong>ffondendo anche una nuova<br />
tecnologia che vede l'energia solare utilizzata per produrre la deumi<strong>di</strong>ficazione dell'aria all'interno<br />
dell'UTA. Infatti, un modo semplice e <strong>di</strong>retto può essere quello <strong>di</strong> mettere l’aria da deumi<strong>di</strong>ficare a<br />
contatto con sostanze igroscopiche e cioè capaci <strong>di</strong> assorbire l’umi<strong>di</strong>tà. Sono igroscopiche il gel <strong>di</strong> silice o<br />
anche l’allumina (soli<strong>di</strong>) o il cloruro <strong>di</strong> litio (liquido). I processi <strong>di</strong> adsorbimento dell’umi<strong>di</strong>tà specifica<br />
portano a saturazione gli assorbitori che quin<strong>di</strong> debbono essere rigenerati me<strong>di</strong>ante riscaldamento.<br />
Ne deriva che l’assorbimento igroscopico spesso richiede processi non continui o sistemi a masse<br />
rotanti con fase <strong>di</strong> riscaldamento interme<strong>di</strong>a.<br />
Figura 475: Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria con ricircolo e recuperatore <strong>di</strong> calore<br />
Se si assume che una massa m a <strong>di</strong> aria venga deumi<strong>di</strong>ficata me<strong>di</strong>ante contatto da una massa m g <strong>di</strong><br />
sostanze igroscopiche, supponendo per semplicità che il processo sia a<strong>di</strong>abatico, si può scrivere il<br />
bilancio energetico:<br />
<br />
mah1 mghg1 mah2 m g<br />
ma x2 x1 hg<br />
2<br />
[123]<br />
ove si ha il simbolismo:<br />
h 1 , h 2 entalpia dell’aria umida in ingresso e in uscita dal deumi<strong>di</strong>ficatore;<br />
h g1 , h g2 entalpia iniziale e finale della massa igroscopica;<br />
x 1 , x 2 umi<strong>di</strong>tà specifica dell’aria umida prima e dopo il trattamento.<br />
Poiché la massa <strong>di</strong> vapore assorbito e la variazione <strong>di</strong> entalpia della sostanza igroscopica sono<br />
piccole anche in questo caso si può ritenere che la trasformazione sia quasi isoentalpica.<br />
Un deumi<strong>di</strong>ficatore igroscopico è rappresentato in Figura 476 per funzionamento continuo. Si<br />
tratta <strong>di</strong> un tamburo rotante nel quale la massa igroscopica è posta alternativamente a contatto con l’aria<br />
da deumi<strong>di</strong>ficare e con aria calda secca per la fase <strong>di</strong> rigenerazione durante la quale viene ceduta<br />
l’umi<strong>di</strong>tà assorbita ripristinando la funzione igroscopica originaria.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 383<br />
La fase <strong>di</strong> rigenerazione termica (riscaldamento) può essere effettuata con energia solare, ve<strong>di</strong><br />
schema <strong>di</strong> Figura 478 e Figura 478.<br />
Figura 476: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un deumi<strong>di</strong>ficatore igroscopico continuo<br />
Figura 477: Schematizzazione <strong>di</strong> un deumificatore solare
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 384<br />
SOLE<br />
COLLETTORE SOLARE<br />
ACCUMULO<br />
CALDAIA<br />
ROTORE DI DISSECCAZIONE<br />
RECUPERATORE DI CALORE<br />
USCITA<br />
RITORNO<br />
ESTRAZIONE<br />
UMIDIFICATORE<br />
VENTOLA<br />
ARIA AMBIENTE<br />
ALIMENTAZIONE<br />
Figura 478: Layout <strong>di</strong> un dessiccatore alimentato ad energia solare<br />
In Figura 479 si ha un esempio <strong>di</strong> UTA con deumificazione ad energia solare. Il prodotto è in<br />
grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare l’aria utilizzando come fonte <strong>di</strong> energia una sorgente <strong>di</strong> calore a temperatura <strong>di</strong> 80<br />
°C, quin<strong>di</strong> il calore generato da impianti solari termici, realizzando un sistema <strong>di</strong> solar air-con<strong>di</strong>tioning.<br />
Il carico latente è gestito in<strong>di</strong>pendentemente da quello sensibile, e in maniera più efficiente rispetto ai<br />
sistemi convenzionali grazie alla deumi<strong>di</strong>ficazione chimica/adsorbimento solido tramite silica gel.<br />
Le temperature tipiche <strong>di</strong> questi processi sono:<br />
<br />
<br />
sistema <strong>di</strong> dessiccamento: 50÷80 °C, si possono utilizzare collettori piani selettivi;<br />
assorbimento: 65÷85 °C, si possono usare collettori piano selettivi o tubi sotto vuoto.<br />
Le procedure <strong>di</strong> calcolo sono rinviate ai manuali tecnici <strong>di</strong> progettazione.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 385<br />
Figura 479: Esempio <strong>di</strong> UTA con deumi<strong>di</strong>ficatore solare
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 386<br />
8 IMPIANTI SOLARI DI POTENZA – SOLARE<br />
TERMODINAMICO<br />
In questo capitolo si descrive la possibilità <strong>di</strong> integrare una sezione de<strong>di</strong>cata all’energia solare<br />
termica ad alta temperatura alle già esistenti centrali a ciclo combinato. In particolare si esamina la<br />
possibilità <strong>di</strong> integrare una sezione <strong>di</strong> potenza con la tecnologia del Solare Termico alla esistente<br />
centrale Archimede <strong>di</strong> Priolo Gargallo (SR). Il progetto del Solare Termico “Archimede” 27 con tecnologia<br />
basata su specchi parabolici con fluido termovettore costituito da sali fusi prende forma in seguito ad<br />
un accordo tra Enea ed Enel avvenuto il 25 settembre 2003. Il sistema composto della parte solare<br />
termo<strong>di</strong>namica e la parte relativa al ciclo combinato si definisce ibrido. La potenza della parte solare<br />
sarà <strong>di</strong> 20 MW. In Figura 480 si può osservare lo schema semplificato <strong>di</strong> integrazione tra un impianto a<br />
ciclo combinato e un impianto solare.<br />
Figura 480: Schema <strong>di</strong> integrazione del vapore solare in un impianto termoelettrico a ciclo combinato (fonte Enel)<br />
Le principali innovazioni nel campo dell’energia solare riguardano essenzialmente tre aspetti:<br />
l'utilizzo <strong>di</strong> un accumulo termico <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, me<strong>di</strong>ante il quale l'impianto può erogare<br />
una potenza elettrica costante nell'arco delle 24 ore, in<strong>di</strong>pendentemente dalla variabilità della<br />
fonte solare;<br />
l’incremento della temperatura <strong>di</strong> funzionamento dell'impianto (fluido termovettore ed<br />
accumulo). Questa innovazione richiede, da un lato, l'uso <strong>di</strong> un fluido termovettore (miscela <strong>di</strong><br />
nitrati <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> potassio) <strong>di</strong>verso dall’olio sintetico impiegato negli impianti attualmente in<br />
esercizio e, dall’altro lato, un sostanziale miglioramento delle proprietà ottiche del rivestimento<br />
del tubo ricevitore dei collettori che permetta un migliore assorbimento del calore;<br />
la progettazione <strong>di</strong> un nuovo tipo <strong>di</strong> concentratore, basato sull'impiego <strong>di</strong> specchi più sottili<br />
sostenuti da una struttura, in grado <strong>di</strong> assicurare una significativa riduzione dei costi <strong>di</strong><br />
costruzione e posa in opera.<br />
Il sistema dovrebbe avere costi inferiori a quelli previsti dagli impianti a torre ed essere, rispetto<br />
ad essi, più flessibile per quanto riguarda le con<strong>di</strong>zioni del sito e la <strong>di</strong>sponibilità energetica.<br />
Il collettore parabolico lineare rappresenta il modulo base del sistema. Il raggiungimento della<br />
potenza richiesta è ottenuto me<strong>di</strong>ante l’utilizzo <strong>di</strong> più moduli.<br />
Tale configurazione è facilmente adattabile alle caratteristiche <strong>di</strong> siti reperibili nell’Italia<br />
Meri<strong>di</strong>onale.<br />
27 Attualmente il progetto è fermo. Quantoqui esposto vale come stu<strong>di</strong>o preliminare e <strong>di</strong> fattibilità.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 387<br />
Figura 481: Gli specchi parabolici (fonte Enel)<br />
8.1 DESCRIZIONE GENERALE DELL’ IMPIANTO SOLARE<br />
Il campo solare è costituito da collettori parabolici lineari (Figura 481) <strong>di</strong>sposti in file parallele,<br />
ciascuna delle quali è formata da più elementi, collegati in serie a costituire il singolo modulo o stringa.<br />
Il collettore è un riflettore che raccoglie e concentra continuamente tramite un sistema <strong>di</strong> controllo la<br />
ra<strong>di</strong>azione solare su un ricevitore lineare <strong>di</strong>sposto sul fuoco della parabola. Tale ricevitore consta <strong>di</strong> un<br />
tubo al cui interno circola un fluido termoconvettore che asporta l’energia solare assorbita.<br />
Il sistema <strong>di</strong> accumulo ha poi il compito <strong>di</strong> immagazzinare l’energia termica prodotta dal campo e<br />
renderla <strong>di</strong>sponibile con continuità in<strong>di</strong>pendentemente dalla variabilità della sorgente solare. Esso è<br />
costituito da due serbatoi che operano a due <strong>di</strong>verse temperature, 550°C il caldo e 290°C il freddo. Il<br />
GVS (Generatore <strong>di</strong> Vapore Solare) è il sistema <strong>di</strong> utilizzo dell’energia termica accumulata. Esso è<br />
costituito da scambiatori a superficie, me<strong>di</strong>ante i quali il calore sensibile del fluido <strong>di</strong> processo viene<br />
trasferito all’acqua che passa allo stato <strong>di</strong> vapore e raggiunge le turbine a vapore della centrale<br />
termoelettrica. In Figura 482 è possibile osservare un layout semplificativo del processo appena<br />
descritto.<br />
Serbatoio<br />
caldo<br />
Sistema <strong>di</strong> accumulo<br />
Generatore<br />
<strong>di</strong> vapore<br />
Impianto<br />
Archimede<br />
sali fusi<br />
Serbatoio<br />
freddo<br />
Campo solare<br />
Figura 482: Layout <strong>di</strong> massima (fonte Enel)<br />
I principali sistemi ausiliari dell’impianto sono quelli relativi alla preparazione del fluido <strong>di</strong><br />
processo, alla sua circolazione nell’impianto, al riscaldamento delle tubazioni e dei componenti, al<br />
movimento dei collettori solari. Per finire parte essenziale è il sistema <strong>di</strong> regolazione e controllo della<br />
centrale solare che dovrà assolvere le seguenti funzioni: supervisione e monitoraggio dell’intero<br />
processo, regolazione della temperatura del fluido, calcolo dell’angolo <strong>di</strong> puntamento dei paraboloi<strong>di</strong> e<br />
comunicazione con i sistemi <strong>di</strong> movimentazioni dei collettori, monitoraggio dei sistemi <strong>di</strong> riscaldamento<br />
elettrico delle tubazioni e dei componenti principali, gestione delle sequenze automatiche durante le<br />
transizioni <strong>di</strong> stato, gestione allarmi, procedure <strong>di</strong> sicurezza, emergenze.<br />
Riepilogando, i principali componenti dell’ impianto solare sono dunque:<br />
Campo solare o campo specchi
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 388<br />
Circuito idraulico dei sali fusi<br />
Sistema <strong>di</strong> accumulo termico<br />
Generatore <strong>di</strong> vapore solare GVS<br />
Sistemi ausiliari per avviamento e mantenimento impianto<br />
Sistema <strong>di</strong> regolazione e controllo<br />
E’ bene a questo punto riassumere brevemente quello che rappresenta il ciclo del processo. In<br />
presenza <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta il fluido termovettore, prelevato dal serbatoio a 290°C viene fatto<br />
circolare attraverso il campo specchi. In uscita da questo, raggiunti i 550°C, viene inviato al serbatoio<br />
caldo. I Sali fusi in uscita dal serbatoio vengono pompati nel GVS in cui, trasferendo all’acqua il loro<br />
calore sensibile, si raffreddano a 290° e ritornano al serbatoio freddo chiudendo così il ciclo.<br />
8.2 DESCRIZIONE GENERALE CICLO COMBINATO<br />
La centrale termoelettrica ENEL <strong>di</strong> Priolo Gargallo, inizialmente alimentata ad olio combustibile<br />
e <strong>di</strong> recente ambientalizzata a CH4 in assetto combinato, è composta da due sezioni da 380 MWe<br />
ciascuna (250 MWe il gruppo turbogas, 130 MWe il gruppo vapore) per una potenza complessiva <strong>di</strong><br />
760 MWe.<br />
In ognuno dei due gruppi a ciclo combinato della centrale è possibile <strong>di</strong>stinguere quattro<br />
sottosistemi, il gruppo turbogas Siemens V94 3/A (TG), il generatore <strong>di</strong> vapore a recupero (GVR), la<br />
turbina a vapore (TV), e il condensatore (C). Come si può apprezzare dalla Figura 483, nel gruppo<br />
turbogas il metano e l’aria compressa dal compressore CO vengono bruciati nella camera <strong>di</strong><br />
combustione CC; da qui i fumi prodotti dalla combustione vengono inviati nella turbina a gas TG dove<br />
cedono la loro entalpia che viene trasformata in energia meccanica.<br />
La turbina a gas fornisce energia in parte al compressore CO che continua a comprimere nuova<br />
aria proveniente dall’ atmosfera, in parte al generatore elettrico GE1 che immette l’energia elettrica in<br />
rete. I fumi in uscita dalla turbina a gas, essendo ancora ad alto contenuto entalpico, vengono spe<strong>di</strong>ti al<br />
generatore <strong>di</strong> vapore a recupero dove cedono gran parte della loro energia al vapore attraverso i vari<br />
scambiatori <strong>di</strong> calore posti nel GVR: il vapore aumenta così il suo livello entalpico e viene inviato<br />
quin<strong>di</strong> ai vari livelli della turbina a vapore.<br />
Qui il fluido cede la propria energia e viene spe<strong>di</strong>to al condensatore, da cui parte nuovamente per<br />
raggiungere il GVR.<br />
Figura 483: Schema a blocchi - centrale a ciclo combinato (fonte Enel)<br />
Il vapore solare prodotto dalla centrale solare integrata deve essere <strong>di</strong>stribuito alle due turbine a<br />
vapore. Si pone così il problema dello spillamento del vapore che dal GVR deve raggiungere il<br />
generatore <strong>di</strong> vapore solare GVS. Tale problema verrà esaminato più avanti.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 389<br />
8.2.1 1.3.1 I CICLI TERMODINAMICI<br />
Per ciò che concerne il gruppo turbogas, si ricorda che esso segue il ciclo Bryton; con riferimento<br />
alla Figura 484 osserviamo le seguenti trasformazioni: la 1-2 è una compressione a<strong>di</strong>abatica a entropia<br />
crescente, il compressore CO comprime l’ aria proveniente dall’ atmosfera.<br />
La 2-3 rappresenta la trasformazione <strong>di</strong> riscaldamento del fluido grazie alla combustione che<br />
avviene in camera <strong>di</strong> combustione: si può osservare che la 2-3 non è isobara, ma la pressione tende via<br />
via a <strong>di</strong>minuire, sebbene <strong>di</strong> poco, a causa delle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico.<br />
La 3-4 rappresenta l’espansione in turbina e la trasformazione risulta essere a<strong>di</strong>abatica a entropia<br />
crescente. A chiudere il ciclo interviene la 4-1 che avviene nell’ atmosfera.<br />
Figura 484 : Ciclo Bryton, Ciclo Hirn<br />
Il ciclo Hirn descrive invece il processo compiuto dal vapore; la 0-1 in<strong>di</strong>ca la fase <strong>di</strong><br />
riscaldamento dell’ acqua che avviene nella parte meno calda del Generatore <strong>di</strong> Vapore a Recupero, in<br />
particolare negli scambiatori detti “Economizzatori” (Eco); la 1-2 è una trasformazione isotermobarica <strong>di</strong><br />
vaporizzazione, avviene sempre nel GVR, ma nelle sezioni dei cosiddetti “Evaporatori” (Eva); la 2-3<br />
rappresenta la fase <strong>di</strong> surriscaldamento del vapore, tale fase avviene ancora all’ interno del GVR ma<br />
nelle sezioni dei surriscaldatori (SH); la 3-4’ rappresenta una prima espansione del vapore (ciò avviene<br />
nella Turbina a vapore) che rimane comunque, allo scarico, ancora surriscaldato; da qui il vapore viene<br />
ancora risurriscaldato dai risurriscaldatori (RH) del GVR ed inviato in turbina dove si espande <strong>secondo</strong><br />
la 3’-4; siamo ora all’uscita del vapore dalla turbina e a questo punto il vapore viene inviato al<br />
condensatore C dove avviene appunto la condensazione del vapore lungo la isotermobarica 4-0.<br />
8.3 LA CENTRALE A CICLO COMBINATO<br />
In questo capitolo si tiene conto, in prima battuta, degli aspetti generali del ciclo combinato; non<br />
entrando nei particolari del gruppo turbogas, già sufficientemente descritto nel capitolo introduttivo,<br />
passando poi alla descrizione del GVR, propedeutica ai fini dello stu<strong>di</strong>o dell’integrazione della centrale<br />
solare col ciclo combinato.<br />
8.3.1 GENERALITÀ SUGLI IMPIANTI COMBINATI GAS – VAPORE<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista strettamente termo<strong>di</strong>namico le turbine a gas sono convertitori <strong>di</strong> energia <strong>di</strong><br />
buona resa; tuttavia per meglio sfruttare la loro potenza è bene far ricorso agli impianti in assetto<br />
combinati gas-vapore. In tali impianti, come detto, il calore dei gas <strong>di</strong> scarico della turbina a gas viene<br />
utilizzato in una caldaia a recupero per generare vapore d’ acqua che evolve in un ciclo a vapore a<br />
condensazione. A tale ciclo viene quin<strong>di</strong> demandato il ruolo <strong>di</strong> recuperare, nel modo più efficiente<br />
possibile, il calore presente allo scarico della turbina a gas e <strong>di</strong> trasformarlo in energia<br />
meccanica/elettrica.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 390<br />
Figura 485:Centrale Archimede<br />
L’accoppiamento dei due circuiti gas-vapore consente <strong>di</strong> realizzare un’ esigenza sempre perseguita<br />
nella termo<strong>di</strong>namica dei cicli <strong>di</strong> potenza: la coesistenza dell’ introduzione <strong>di</strong> calore ad alta temperatura<br />
(possibile solo in impianti a combustione interna) e del rilascio del calore a bassa temperatura (possibile<br />
solo con cicli a condensazione).<br />
Figura 486: Centrale Archimede<br />
Nonostante l’idea base dei cicli combinati sia nota da lungo tempo, la realizzazione industriale <strong>di</strong><br />
tali impianti, essendo ovviamente subor<strong>di</strong>nata allo sviluppo tecnologico della turbina a gas, è molto<br />
recente. Le prime applicazioni dei cicli combinati risalgono agli anni ’60, ma non ebbero grande<br />
<strong>di</strong>ffusione perché i ren<strong>di</strong>menti delle turbine a gas <strong>di</strong> quell’ epoca erano inferiori allo 0,25 e <strong>di</strong><br />
conseguenza il ren<strong>di</strong>mento dei cicli combinati non raggiungeva lo 0,40: essi erano quin<strong>di</strong> poco<br />
competitivi rispetto alle tra<strong>di</strong>zionali centrali a vapore. Inoltre la tecnologia della turbina a gas era poco<br />
sviluppata e la macchina era ritenuta scarsamente affidabile.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 391<br />
La situazione è ra<strong>di</strong>calmente cambiata solo con il recente avvento (anni ’80) delle turbine a gas<br />
industriali <strong>di</strong> seconda generazione con ren<strong>di</strong>menti superiori a 0,3: tutte le centrali a ciclo combinato<br />
installate negli anni ’80 presentano così ren<strong>di</strong>menti netti compresi fra 0,44 e 0,50, ben superiori a quelli<br />
delle centrali convenzionali a vapore.<br />
Le moderne centrali a ciclo combinato, come la centrale Archimede <strong>di</strong> Priolo Gargallo, Figura<br />
485 e Figura 486, ha un ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> 57,75%, impensabile sino a qualche tempo fà.<br />
Ma oltre ai pregi dell’ elevato ren<strong>di</strong>mento gli impianti combinati hanno altri vantaggi <strong>di</strong> carattere<br />
economico e funzionale, in particolare:<br />
a) Ren<strong>di</strong>menti elettrici elevati anche ai carichi parziali;<br />
b) Alta flessibilità <strong>di</strong> esercizio, consentendo:<br />
1. Il funzionamento <strong>di</strong> “base”<br />
2. Il funzionamento con “modulazione <strong>di</strong> carico”<br />
3. Il funzionamento <strong>di</strong> “punta”<br />
4. Avviamenti giornalieri<br />
5. Ridotto impatto ambientale<br />
6. Bassi costi <strong>di</strong> installazione, esercizio e manutenzione<br />
7. Possibilità <strong>di</strong> utilizzare <strong>di</strong>versi combustibili<br />
8. Elevata affidabilità e <strong>di</strong>sponibilità<br />
9. Tempi brevi <strong>di</strong> costruzione e <strong>di</strong> installazione<br />
La turbina il cui combustore è alimentato a gas naturale è il tipo <strong>di</strong> macchina meno inquinante tra<br />
quelle esistenti perché, all’assenza <strong>di</strong> emissioni a base <strong>di</strong> zolfo, unisce una concentrazione <strong>di</strong> pochi ppm<br />
<strong>di</strong> CO e <strong>di</strong> idrocarburi incombusti e al massimo <strong>di</strong> 70 ppm <strong>di</strong> NOx essendo provvista <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong><br />
abbattimento con iniezione <strong>di</strong> acqua o vapore in camera <strong>di</strong> combustione. Una ulteriore riduzione a 10-<br />
15 ppm <strong>di</strong> NOx , può essere ottenuta con l’installazione <strong>di</strong> un sistema catalitico inserito nella caldaia a<br />
recupero, oppure <strong>di</strong> camere <strong>di</strong> combustione “a secco” a premiscelazione.<br />
8.4 L’ IMPIANTO SOLARE TERMODINAMICO<br />
In questo capitolo si descrive dettagliatamente ogni componente necessario per il buon<br />
funzionamento della centrale solare a partire dagli specchi parabolici che raccolgono l’energia solare.<br />
8.4.1 I CONCENTRATORI PARABOLICI LINEARI<br />
La sezione <strong>di</strong> raccolta dell’energia solare è costituita da pannelli, elementi, collettori e moduli. Il<br />
sistema base è un paraboloide riflettente <strong>di</strong> lunghezza 12 m e apertura 5,9 m denominato Elemento.<br />
Ogni elemento è costituito da 10 specchi ricurvi detti Pannelli, vedere le Figura 487 e Errore.<br />
L'origine riferimento non è stata trovata.. I collettori sono costituiti da 8, 6 o 4 elementi e hanno<br />
lunghezze rispettivamente <strong>di</strong> 100 m, 75 m, 50 m. Il modulo o stringa è un insieme <strong>di</strong> collettori<br />
collegati in serie idraulicamente: ha una lunghezza <strong>di</strong> 600 m.<br />
L’asse focale sarà quella nord-sud, il moto <strong>di</strong> inseguimento solare avverrà sul piano azimutale,<br />
da est a ovest. Per il pannello riflettente abbiamo il coefficiente <strong>di</strong> riflessione = 0,94; il tubo<br />
ricevitore è caratterizzato dal coefficiente <strong>di</strong> trasmissione = 0,97 (è in acciaio) ed è alloggiato in un<br />
tubo esterno <strong>di</strong> vetro antiriflettente.<br />
Fra i due tubi vi è un’intercape<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> vuoto con pressione <strong>di</strong> 10ˉ² Pa, con<strong>di</strong>zione questa<br />
finalizzata alla massima limitazione delle per<strong>di</strong>te termiche del tubo ricevitore per conduzione e<br />
convezione. Sul tubo in acciaio si ha un rivestimento in cermet (film <strong>di</strong> allumina e tungsteno) avente<br />
coefficiente <strong>di</strong> assorbimento dello spettro solare = 0,94. Il ren<strong>di</strong>mento ottico del sistema risulta allora<br />
ottico = , con fattore <strong>di</strong> intercettazione, cioè frazione <strong>di</strong> flusso solare intercettato dal<br />
ricevitore. In letteratura tecnico-scientifica = 0,95, per cui il ren<strong>di</strong>mento ottico risulta pari a ottico =<br />
= 0,81. Con i valori più bassi <strong>di</strong> otteniamo un ottico <strong>di</strong>rty pari a 0,77. Il ren<strong>di</strong>mento totale del<br />
paraboloide tot = ottico * termico.<br />
Il ren<strong>di</strong>mento termico è funzione del coefficiente <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta globale del sistema, delle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> scambio termico nell’interfaccia fluido – ricevitore, della temperatura <strong>di</strong> lavoro, dell’irra<strong>di</strong>anza solare.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 392<br />
Il fluido termovettore è costituito da una miscela <strong>di</strong> sali composta per il 40% da nitrato <strong>di</strong><br />
potassio, per il 60% da nitrato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o. Questi sali sono stabili fino a 600° e sono poco inquinanti,<br />
poco costosi, poco corrosivi.<br />
Passando da 550° a 290° la potenza termica estraibile in perfetta a<strong>di</strong>abaticità da 1 kg/s è q =<br />
393,96 kW con C x 1,515 kJ/kgK.<br />
Figura 487: Concentratore Parabolico Lineare
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 393<br />
Figura 488: Specchi e collettori in fase <strong>di</strong> montaggio (fonte Enel)<br />
Figura 489: Moduli rispettivamente a 8, 6 4 elementi.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 394<br />
8.5 IL FLUIDO TERMOVETTORE<br />
Figura 490: Layout del collettore<br />
8.5.1 RAFFRONTO FRA LE ALTERNATIVE POSSIBILI: MISCELA SALI FUSI –<br />
OLIO DIATERMICO<br />
Il fluido termovettore costituito da Sali fusi rappresenta una delle innovazioni <strong>di</strong> questa tipologia<br />
<strong>di</strong> impianto solare ad alta temperatura e al tempo stesso uno dei punti <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> questa nuova<br />
tecnologia. Prima dell’adozione della miscela <strong>di</strong> sali fusi, gli impianti solari termici a specchi parabolici<br />
erano ad olio <strong>di</strong>atermico (miscela <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> Difenile e Bifenile) e seguivano lo schema <strong>di</strong> Errore.<br />
L'origine riferimento non è stata trovata..<br />
Come abbiamo visto la presenza dei serbatoi <strong>di</strong> Sali fusi garantisce la continuità <strong>di</strong><br />
funzionamento. Al più, la miscela <strong>di</strong> Sali fusi è stata utilizzata precedentemente esclusivamente per<br />
l’accumulo <strong>di</strong> energia termica; in uno scambiatore <strong>di</strong> calore l’olio <strong>di</strong>atermico proveniente dal campo<br />
specchi cede parte della sua entalpia alla miscela <strong>di</strong> sali che, proveniente da un serbatoio freddo, si<br />
accumula, una volta avvenuto il processo <strong>di</strong> scambio termico, in un serbatoio caldo. Il processo è<br />
descritto in Figura 491.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 395<br />
Figura 491: Combinazione olio <strong>di</strong>atermico – miscela sali fusi<br />
Effettuando un paragone tra i sali fusi e l’olio <strong>di</strong>atermico osserviamo che l’olio ha un costo <strong>di</strong><br />
circa <strong>di</strong>eci volte maggiore rispetto a quello dei sali, alle temperature <strong>di</strong> utilizzo possiede elevata<br />
infiammabilità ( si avrebbero costi <strong>di</strong> realizzazione del sistema <strong>di</strong> accumulo e <strong>di</strong> tutto il ridondante<br />
sistema antincen<strong>di</strong>o decisamente maggiori). Inoltre la tensione <strong>di</strong> vapore dell’ olio <strong>di</strong>atermico alla sua<br />
massima temperatura <strong>di</strong> processo è pari a 10,6 bar e ciò comporta la necessità <strong>di</strong> mantenere<br />
pressurizzate le varie parti impianto. Ancora, l’olio è una sostanza tossica, mentre i nitrati <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o e<br />
potassio sono attualmente utilizzati come fertilizzanti. Appare ora chiaro perché non siano mai stati<br />
realizzati sistemi <strong>di</strong> accumulo utilizzanti olio.<br />
8.6 LA MISCELA DI SALI FUSI: NITRATO DI SODIO – NITRATO DI<br />
POTASSIO<br />
Nell’ultimo trentennio l’interesse per la miscela <strong>di</strong> sali fusi, nitrato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o - nitrato <strong>di</strong> potassio, è<br />
cresciuto sempre più proprio per via delle applicazioni sul campo del solare termo<strong>di</strong>namico. Proprio<br />
per questo è stato possibile recuperare una innumerevole quantità <strong>di</strong> articoli riguardanti lo stu<strong>di</strong>o delle<br />
proprietà termofisiche della miscela <strong>di</strong> nostro interesse, pubblicati su riviste scientifiche dalla San<strong>di</strong>a<br />
National Laboratories e da numerose università <strong>di</strong> tutto il mondo. E’ interessante notare come la<br />
maggior parte degli articoli abbiano in comune il metodo <strong>di</strong> analisi “DSC” <strong>di</strong>fferential scanning calorimetry<br />
utilizzato per la stesura del <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> fase.<br />
La scelta della composizione <strong>di</strong> utilizzo è dettata dalla necessità <strong>di</strong> avere un fluido con minore<br />
temperatura <strong>di</strong> fusione possibile; tale considerazione porterebbe dunque ad utilizzare una miscela con<br />
composizione eutettica e quin<strong>di</strong>, in base al <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> stato, equimolare. Una breve analisi dei costi (<br />
il costo del nitrato <strong>di</strong> potassio è due volte il costo del nitrato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o) ha spinto ad adottare una<br />
composizione nominale <strong>di</strong> progetto pari al 64% in moli <strong>di</strong> nitrato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o (60% in massa).<br />
Il punto <strong>di</strong> inizio cristallizzazione per tale composizione della miscela è <strong>di</strong> 511 K (238°C).Si<br />
riporta sotto una tabella con le proprietà della miscela e le curve caratterizzanti densità, calore specifico,<br />
viscosità assoluta e conducibilità termica in funzione della temperatura.<br />
Proprietà della miscela in fase liquida<br />
Densità kg/m 3 =2090 - 0.636 * T (temp. espressa in °C)<br />
Calore specifico J/kg ° Cp=1443 + 0.172 * T (temp. espressa in °C)<br />
Viscosità assoluta mPa s =22.714 - 0.120 * T + 2.281 * 10 -4 * T 2 - 1.474 x 10 -7 * T 3<br />
(temp. espressa in °C)<br />
Conducibilità termica W/m °C k = 0.443 + 1.9 * 10 -4 * T (temp. espressa in °C)<br />
Tabella 62: Caratteristiche miscela<br />
Figura 492: Diagramma <strong>di</strong> Stato miscela sali fusi
238<br />
259<br />
280<br />
301<br />
322<br />
343<br />
364<br />
385<br />
406<br />
427<br />
448<br />
469<br />
490<br />
511<br />
532<br />
553<br />
574<br />
595<br />
Viscosità assoluta<br />
238<br />
260<br />
282<br />
304<br />
326<br />
348<br />
370<br />
392<br />
414<br />
436<br />
458<br />
480<br />
502<br />
524<br />
546<br />
568<br />
590<br />
Calore Specifico<br />
210<br />
235<br />
260<br />
285<br />
310<br />
335<br />
360<br />
385<br />
410<br />
435<br />
460<br />
485<br />
510<br />
535<br />
560<br />
585<br />
610<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 396<br />
Variazione della densità al variare della temperatura<br />
Densità [kg/m3]<br />
2000<br />
1950<br />
1900<br />
1850<br />
1800<br />
1750<br />
1700<br />
1650<br />
1600<br />
1550<br />
Temperatura [°C]<br />
Variazione della densità al variare della temperatura<br />
Figura 493: Sali fusi: densità in funzione della temperatura<br />
1560<br />
1540<br />
Variazione del Calore Specifico in funzione della temperatura<br />
1520<br />
1500<br />
1480<br />
1460<br />
1440<br />
Temperatura [°C]<br />
Variazione del Calore Specifico in funzione della temperatura<br />
Figura 494: Sali fusi: calore specifico in funzione della temperatura<br />
Variazione della viscosità assoluta in funzione della temperatura<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Temperatura [°C]<br />
Variazione della viscosità assoluta in funzione della temperatura<br />
Figura 495: Sali fusi: viscosità assoluta in funzione della temperatura
238<br />
259<br />
280<br />
301<br />
322<br />
343<br />
364<br />
385<br />
406<br />
427<br />
448<br />
469<br />
490<br />
511<br />
532<br />
553<br />
574<br />
595<br />
Conducibilità termica<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 397<br />
Variazione della conducibilità temica al variare della temperatura<br />
0,58<br />
0,56<br />
0,54<br />
0,52<br />
0,5<br />
0,48<br />
0,46<br />
0,44<br />
Temperatura [°C]<br />
Variazione della conducibilità temica al variare della temperatura<br />
Figura 496: Sali fusi: conducibilità termica in funzione della temperatura<br />
8.7 CONCLUSIONI SUL SOLARE TERMODINAMICO<br />
L’integrazione dell’impianto solare termo<strong>di</strong>namico con sistemi per la generazione <strong>di</strong> potenza in<br />
assetto combinato è fortemente consigliata in quei siti dove vi è una significativa irra<strong>di</strong>azione solare (in<br />
Europa ad esempio nelle aree me<strong>di</strong>terranee). Per altro è necessario sottolineare come impianti solari a<br />
specchi parabolici abbiano bisogno <strong>di</strong> terreni molto ampi per contenere la necessaria estensione del<br />
campo specchi. Riguardo l’impatto socio-economico della zona, è importante evidenziare un<br />
preve<strong>di</strong>bile effetto positivo sull'occupazione, limitato per l'occupazione <strong>di</strong>retta, ma più ampio per<br />
l'indotto e le attività ricettive. I rischi specifici dell'impianto solare sono legati ai riflessi dei collettori e<br />
alle caratteristiche dei nitrati. Tuttavia in entrambi i casi si tratta <strong>di</strong> rischi <strong>di</strong> limitata entità e per i quali<br />
sono possibili semplici precauzioni per contenerne le conseguenze.<br />
Da quanto sopra detto si è può osservare come gli Impianti Solari Termo<strong>di</strong>namici sono<br />
integrabili in modo relativamente semplice a impianti <strong>di</strong> potenza ad assetto combinato. Naturalmente<br />
occorrono accurati stu<strong>di</strong> che vanno dallo stu<strong>di</strong>o dell’irra<strong>di</strong>azione solare e l’esame del territorio all’analisi<br />
del GVR e dei possibili punti <strong>di</strong> spillamento del vapore. A tal proposito si vuole sottolineare che nell’<br />
ambito della ormai consolidata collaborazione scientifica tra l’Enel ed il DIIM dell’Università degli<br />
Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Catania è stato sviluppato con successo il modello matematico complessivo dell’impianto <strong>di</strong><br />
generazione Archimede. È dunque auspicabile che tale tecnologia possa essere realizzata in un sempre<br />
maggior numero <strong>di</strong> impianti, allo scopo <strong>di</strong> ridurre le quantità <strong>di</strong> emissioni nocive nell’atmosfera e<br />
l’anidride carbonica inevitabile nei processi <strong>di</strong> ossidazione <strong>di</strong> combustibile <strong>di</strong> natura fossile. Certamente<br />
i costi per la produzione <strong>di</strong> un siffatto impianto sono attualmente molto elevati, e probabilmente poco<br />
competitivi <strong>secondo</strong> quanto esitato dai recenti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> fattibilità. Tuttavia se la produzione fosse estesa<br />
a più impianti sul territorio e si avviasse una produzione in serie dei componenti dell’impianto, a seguito<br />
dell’economia <strong>di</strong> scala si avrebbe un netto abbattimento dei costi ed il tutto a favore <strong>di</strong> un domani più<br />
pulito, più vivibile, più “naturale”, in una parola … sostenibile. L’energia sta alla base <strong>di</strong> tutto. La<br />
produzione <strong>di</strong> energia da fonti rinnovabili deve essere l’obiettivo comune <strong>di</strong> tutte le aziende del settore<br />
per un armonico sviluppo delle società del terzo millennio.<br />
U.M.<br />
Orientamento collettori<br />
NS<br />
Ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong>retta normale kWh/(m 2 a) 1.748<br />
Ra<strong>di</strong>azione me<strong>di</strong>a annua sui collettori 28 kWh/(m 2 a) 1.415<br />
Numero <strong>di</strong> collettori 318<br />
Superficie collettori 10 4 m 2 17,91<br />
28 Tiene conto dell’orientamento dei collettori e dell’effetto delle loro ombre.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 398<br />
Potenza <strong>di</strong> picco del campo solare 29 MWt 136,1<br />
Temperatura serbatoio caldo °C 550<br />
Temperatura serbatoio freddo °C 290<br />
Portata sali fusi nel campo solare alla potenza <strong>di</strong> kg/s<br />
picco<br />
345,6<br />
Energia solare massima (DNI) GWht/a 313,1<br />
Energia solare sul piano dei collettori GWht/a 253,4<br />
Energia solare trasferita al fluido GWht/a 156.5<br />
Ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o annuo <strong>di</strong> raccolta 30 % 61,8<br />
Energia solare massima accumulabile GWht/a 151.3<br />
Capacità accumulo MWh 500<br />
Potenza termica massima del GV MWt 64,4<br />
Energia termica accumulata GWht/a 149.9<br />
Energia termica utilizzata GWht/a 130,6<br />
Frazione rispetto alla accumulata % 87,2<br />
Frazione rispetto a quella sul piano dei collettori % 51,6<br />
Potenza elettrica nominale MWe 28,08<br />
Efficienza alla potenza nominale % 43,6<br />
Energia elettrica lorda prodotta 31 GWhe/a 55,9<br />
Ore annue <strong>di</strong> funzionamento previste h/a 5.110<br />
Ore effettive <strong>di</strong> funzionamento h/a 2.774<br />
Fattore <strong>di</strong> utilizzazione dell’impianto 32 % 38,9<br />
Ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o annuo elettrico netto sul DNI % 17,3<br />
Risparmio <strong>di</strong> energia primaria 33 TEP 11.835<br />
Emissione CO 2 evitata 33 10 3 kg 36.306<br />
Tabella 63: Parametri riassuntivi dell’applicazione all’impianto <strong>di</strong> Priolo Gargallo<br />
8.8 IMPIANTI SOLARI TERMODINAMICI AUTONOMI<br />
L'impianto della centrale Archimede <strong>di</strong> Priolo, da poco inaugurata e quin<strong>di</strong> in produzione, integra<br />
una centrale termica esistente producendo, come sopra visto, vapore aggiuntivo da inviare alla turbina a<br />
vapore esistente. Tutta la circuitistica a valle del HRSG è praticamente invariata e pertanto il<br />
condensatore, le pompe, ... ,restano invariate.<br />
Per le centrali solari <strong>di</strong> potenza autonome le cose sono molto più complesse perchè queste si<br />
accoppiano <strong>di</strong>rettamente con la sezione <strong>di</strong> generazione <strong>di</strong> potenza meccanica ed elettrica, in pratica con<br />
la turbina a vapore. Nasce allora il problema del controllo della turbina che soffre molto le variazioni <strong>di</strong><br />
pressione e, soprattutto, non accetta volentieri i transitori <strong>di</strong> spegnimento ed avviamento in tempi<br />
rapi<strong>di</strong>.<br />
Per conseguenza, a <strong>di</strong>fferenza della Centrale Archimede dove l'accumulo serviva anche ed<br />
essenzialmente a mantenere liquido il fluido refrigerante, nelle centrali autonome l'accumulo termico<br />
assolve alla funzione essenziale <strong>di</strong> controllo della turbina, garantendo i transitori brevi (ad esempio<br />
passaggio delle nuvole) e quelli me<strong>di</strong> (entro un giorno, giusto per consentire il funzionamento continuo<br />
<strong>di</strong> giorno e <strong>di</strong> notte).<br />
Esistono numerosi tipi <strong>di</strong> centrali solari <strong>di</strong> potenza e non tutte sono qui esposte per la limitatezza<br />
del tempo <strong>di</strong>sponibile. Si hanno centrali ad eliostati focalizzanti aventi tanti specchi su un campo che<br />
29 Con un flusso solare <strong>di</strong> 1.000 Watt/m 2 e un’efficienza <strong>di</strong> picco dei collettori del 76%.<br />
30 Calcolato sull’energia solare sul piano dei collettori<br />
31 Per ottenere la produzione netta occorre detrarre l’assorbimento degli ausiliari relativi alla parte solare, stimati al 3% dell’energia<br />
prodotta.<br />
32 Rapporto tra l’energia prodotta e quella producibile se l’impianto lavorasse alla potenza nominale per tutte le ore <strong>di</strong><br />
funzionamento previste.<br />
33 Si è considerato un consumo specifico termico me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 2.184 kcal/kWh e un’emissione specifica <strong>di</strong> 670 g CO 2/kWh, dati<br />
me<strong>di</strong> ENEL 2003 per produzione termoelettrica.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 399<br />
concentrano la ra<strong>di</strong>azione solare su un fuoco ove è posta la caldaia (ad esempio era così la prima<br />
centrale solare italiana, quella <strong>di</strong> Adrano, del tipo progettato dal prof. Francia).<br />
Figura 497: Impianto a torre con campo ad eliostato<br />
Figura 498: Varie <strong>di</strong> tipologie <strong>di</strong> collettori solari <strong>di</strong> potenza<br />
Per queste centrali solari si pensa <strong>di</strong> utilizzare come fluido termovettore il so<strong>di</strong>o, sfruttando così<br />
tutta l'esperienza accumulaa per gli impianti nucleari <strong>di</strong> potenza. Oppure si possono utilizzare leghe Na-<br />
K particolari. Sono state proposte centrali solari (vedasi la filiera spagnola) con compi specchi parabilici<br />
ad asse fisso e con fluido termovettore costituito da olio <strong>di</strong>atermico. Il circuito primario, ve<strong>di</strong> Figura<br />
499, è ad olio <strong>di</strong>atermico che alimenta il circuito secondario in cui un generatore <strong>di</strong> calore a recupero<br />
(HRSG) produce vapore surriscaldato che alimenta una turbina per la produzione <strong>di</strong> energia elettrica<br />
con ciclo Hirn. Una nuova tendenza è quella <strong>di</strong> non usare olio <strong>di</strong>atermico, che pone numerosi problemi<br />
<strong>di</strong> stabilità e sicurezza, ma <strong>di</strong> produrre <strong>di</strong>rettamente vapore all'interno dei tubi focalizzanti dei collettori<br />
parabolici. Questo tipo <strong>di</strong> impianti viene detta a generazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> vapore (DSG, Direct Steam<br />
Generator). In Figura 500 si ha un esempio schematico <strong>di</strong> impianto ad olio e <strong>di</strong> un impianto<br />
DSGsemplificato. Naturalmente la produzione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> vapore pone problemi <strong>di</strong> stabilità <strong>di</strong> Le<strong>di</strong>negg.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 400<br />
Figura 499: Centrale solare con collettori parabolici e olio <strong>di</strong>atermico<br />
Figura 500: Confronto fra impianto ad olio <strong>di</strong>atermico e DSG<br />
In Figura 501 si ha la schematizzazione fisica della cosiddetta instabilità <strong>di</strong> Le<strong>di</strong>negg. Se si<br />
esprimono le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione per un fluido omogeneo all'interno <strong>di</strong> un condotto si ha la relazione:<br />
l w m<br />
pl<br />
kl<br />
d 2 d<br />
2 2<br />
ricordando la relazione <strong>di</strong> Darcy sulla proporzionalità al quadrato della portata e l'inversa<br />
proporzionalità alla quinta potenza del <strong>di</strong>ametro. Il coefficiente k l <strong>di</strong>pende dalle caratteristiche<br />
termofisiche del liquido. Analogamente si possono esprimere le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione nel caso <strong>di</strong> moto<br />
del solo vapore:<br />
p<br />
<br />
v<br />
m<br />
2<br />
kv<br />
d<br />
5<br />
In Figura 501 sono rappresentate, tratteggiate, le curve <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione del liquido (più in<br />
basso) e del vapore (più in alto). In Figura 502 si ha la rappresentazione delle trasformazioni <strong>di</strong> fasi che<br />
possono avvenire all'interno <strong>di</strong> un tubo bollitore focalizzante <strong>di</strong> un sistema DSG.<br />
5
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 401<br />
Figura 501: Esemplificazione dell'instabilità <strong>di</strong> Le<strong>di</strong>negg<br />
Figura 502: Le varie trasformazioni <strong>di</strong> fase lungo un tubo bollitore DGS<br />
L'acqua entra in fase liquida, con data portata massica, e si riscalda tramite l'energia che le<br />
parabole focalizzano sulla superficie laterale del condotto stesso. Detta m la portata e q' il flusso<br />
(W/m) ricevuto, se la temperatura <strong>di</strong> ingresso è T il e h il è l'entalpia <strong>di</strong> ingresso, in<strong>di</strong>cando con h vs<br />
l'entalpia del vapore saturo, deve valere il seguente bilancio:<br />
q l mc T T<br />
'<br />
preriscaldamento p sl il<br />
con T sl la temperatura <strong>di</strong> saturazione del liquido. Da questa relazione si calcola la lunghezza <strong>di</strong><br />
preriscaldamento. Analogamente si calcola la lunghezza <strong>di</strong> completa vaporizzazione:<br />
q l m h h<br />
' vaporizzazione vs ls<br />
ove h vs e h ls in<strong>di</strong>cano le entalpie del vapore saturo secco e del vapore saturo umido. Infine, fissata<br />
la temperatura <strong>di</strong> surriscaldamento (per data pressione <strong>di</strong> esercizio) si calcola la lunghezza <strong>di</strong><br />
surriscaldamento:<br />
q l mc T T<br />
' surriscaldamento<br />
p sur . vap<br />
sv<br />
Nel tratto <strong>di</strong> vaporizzazione interme<strong>di</strong>o si ha un moto bifase in quanti si ha la presenza <strong>di</strong> acqua e<br />
del proprio vapore, per data pressione <strong>di</strong> esercizio. Le per<strong>di</strong>te bifasiche (ve<strong>di</strong> Volume 3°) possono in<br />
genere esprimersi in funzione delle per<strong>di</strong>te monofasi liquide me<strong>di</strong>ante un moltiplicatore:<br />
l<br />
M<br />
p<br />
<br />
<br />
<br />
2F<br />
1Fl<br />
ove il moltiplicatore 34 M è sempre maggiore <strong>di</strong> 1. Se allora rappresentiamo in Figura 501 la per<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> pressione bifase questa sarà superiore a quella monofase liquida.<br />
<br />
<br />
<br />
34 Si vedrà nel Volume 3° come calcolare il moltiplicatore M. Si hanno vari meto<strong>di</strong> che possono essere teorici o<br />
empirici. In tutti i casi è bene tenere presente che M>1 sempre.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 402<br />
Figura 503: Sezione del tubo bollitore ricevente<br />
Negli impianti solari la potenza trasmessa al tubo bollitore non è costante durante il giorno,<br />
variando dall'alba al tramonto. Pertanto volendo mantenere le temperature <strong>di</strong> uscita dal tubo bollitore<br />
(perchè le turbine a vapore male accettano la variazione della temperatura <strong>di</strong> ingresso) allora occore<br />
variare la portata. In particolare, rispetto alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> massima insolazione, la portata deve<br />
<strong>di</strong>minuire.<br />
Dalle precedenti relazioni si evince che, a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni, <strong>di</strong>minuendo la portata cambiano le<br />
cadute <strong>di</strong> pressione, sia monofasi che bifasi. In Figura 501 si vede che se consideriamo le con<strong>di</strong>zioni in<br />
cui per una data portata il fluido si mantiene tutto liquido, <strong>di</strong>munendo la portata si raggiunge un punto<br />
in cui si innesca l'ebollizione e quin<strong>di</strong> le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>ventano bifase e maggiori <strong>di</strong> quelle<br />
monofasi. Sempre in Figura 501 si può vedere una curca ad S <strong>di</strong> raccordo fra la curva inferiore, relativa<br />
alle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione del liquido, e quella superiore, relativa alle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione del vapore. Nella<br />
stessa figura si ha la curva caratteristica della pompa <strong>di</strong> circolazione.<br />
Si osserva che i punti <strong>di</strong> lavoro possibili sono tre:<br />
P'' punto <strong>di</strong> lavoro corrispondente ad una portata <strong>di</strong> solo vapore;<br />
P punto <strong>di</strong> lavoro corrispondente ad un flusso bifase;<br />
P' punto <strong>di</strong> lavoro corrispondnete ad una portata <strong>di</strong> solo liquido.<br />
Supponendo che il punto <strong>di</strong> lavoro sia P si osserva che:<br />
se la portata <strong>di</strong>minuisce e quin<strong>di</strong> ci si sposta a sinistra <strong>di</strong> P la caduta <strong>di</strong> pressione del tubo<br />
bollitore (ancora in con<strong>di</strong>zioni bifase) sono superiori a quelle che la pompa può bilanciare. Si ha,<br />
pertanto, un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> pressione che fa <strong>di</strong>minuire ancora la portata (si ricor<strong>di</strong> che l'elemento<br />
attivo è la pompa e quin<strong>di</strong> la legge <strong>di</strong> variazione della pressione con la portata è quella della<br />
curva caratteristica della pompa) e lo squilibrio continua a ripetersi fino a quando si arriva al<br />
<br />
punto P'';<br />
se la porata cresce e quin<strong>di</strong> ci si sposta verso destra <strong>di</strong> P allora la caduta <strong>di</strong> pressione nel tubo<br />
bollitore è minore <strong>di</strong> quella <strong>di</strong>sponibile dalla pompa che, <strong>di</strong> conseguenza, fa crescere ancora la<br />
portata fino a fermarsi nel punto P'.<br />
In definitiva il punto P <strong>di</strong> lavoro è instabile e questa instabilità è detta <strong>di</strong> Le<strong>di</strong>negg. Per<br />
stabilizzare il tubo bollitore occorre inserire una resistenza all'imbocco che porti ad una caratterista<br />
(somma delle cadute <strong>di</strong> pressione nella resistenza e nel tubo bollitore) tale da contrad<strong>di</strong>re il<br />
funzionamento sopra descritto. Il valore della resistenza è elevato rispetto a quella del tubo bollitore.<br />
La stabilizzazione del tubo bollitore è pertanto onerosa perchè porta a <strong>di</strong>sperdere pressione in un<br />
elemento passivo, la resistenza, senza latri vantaggi.<br />
In Figura 504 si ha il layout dell'impianto DISS sperimentale per lo stu<strong>di</strong>o del sistema DSG.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 403<br />
Si osservi che negli schemi DSG sopra visti manca il sistema <strong>di</strong> accumulo in quanto si tratta <strong>di</strong><br />
impianti piloti costruiti per stu<strong>di</strong>are la produzione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> vapore. In realtà negli impianti industriali<br />
funzionanti occorre sempre tenere conto dell'accumulo termico sia per smorzare i transitori brevi<br />
(passaggio <strong>di</strong> nuvole) che per garantire il funzionamento continuo della turbina anche durante la notte.<br />
In Figura 505 si ha un layout più complesso <strong>di</strong> un impianto solare a collettori parabolici o <strong>di</strong> tipo<br />
Fresnel dotato anche <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> accumulo sud<strong>di</strong>viso in tre sezioni, <strong>di</strong> un separatore <strong>di</strong> vapore e <strong>di</strong><br />
un sistema completo Hirn con rigenerazione.<br />
I sistemi <strong>di</strong> accumulo sono molto voluminosi ed onerosi. Oggi si tende ad utilizzare i sistemi a<br />
cambiamento <strong>di</strong> fase (Phase Change Module, PCM) o ad accumulo <strong>di</strong> calore sensibile (ad esempio in<br />
calcestruzzo) o anche con calore latente nei separatori <strong>di</strong> lavpore.<br />
Figura 504: Layout della test facility DISS per la sperimentazione del DSG<br />
Figura 505: Layout <strong>di</strong> un impianto solare DSG completo con sistema <strong>di</strong> accumulo
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 404<br />
9 IMPIANTI SOLARI FOTOVOLTAICI<br />
Un altro interessante sistema <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia elettrica <strong>di</strong>rettamente dall’energia solare è<br />
dato dai sistemi fotovoltaici. Questi hanno avuto un grande interesse <strong>di</strong> ricerca con l’industria<br />
aerospaziale, fin dagli anni ’50, e in particolare per fornire energia elettrica ai satelliti.<br />
9.1 FISICA DI BASE DELLE CELLE FOTOVOLTAICHE<br />
La Fisica <strong>di</strong> base per il funzionamento <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>spositivi è molto interessante e si basa anche su<br />
considerazioni quantistiche. In Figura 506 si ha la legge <strong>di</strong> emissione ra<strong>di</strong>ativa <strong>di</strong> Planck relativa ad un<br />
corpo ideale detto corpo nero e in Figura 507 si ha la rappresentazione grafica della stessa legge.<br />
Figura 506: Legge <strong>di</strong> Planck per l’emissione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero<br />
Figura 507: Distribuzione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero<br />
L’intervallo <strong>di</strong> lunghezze d’onda fra 380 e 780 nm riveste grande importanza per l’Uomo perché<br />
esso si riferisce a ra<strong>di</strong>azioni capaci <strong>di</strong> impressionare la retina degli occhi e quin<strong>di</strong> produrre la visione.<br />
Noi chiamiamo luce la ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica compresa in questo intervallo: dalla Figura<br />
507 e dalla Figura 508 si può osservare come la luce visibile rappresenti circa il 30% della ra<strong>di</strong>azione<br />
solare fra 0 e 2500 nm (ra<strong>di</strong>azioni <strong>di</strong> bassa lunghezza d’onda).<br />
Nella Figura 508 si ha, sovrapposta alla <strong>di</strong>stribuzione ra<strong>di</strong>ativa <strong>di</strong> un corpo nero a 5879 K, la<br />
<strong>di</strong>stribuzione della ra<strong>di</strong>azione solare a livello del mare: si osservino i picchi <strong>di</strong> assorbimento dovuti ai<br />
gas presenti nell’atmosfera. Nella stessa figura è rappresentato l’intervallo <strong>di</strong> lunghezza d’onda della luce<br />
visibile, come sopra in<strong>di</strong>cato, e si può osservare come, a causa dei picchi <strong>di</strong> assorbimento suddetti, la<br />
percentuale <strong>di</strong> queste ra<strong>di</strong>azioni visibili è <strong>di</strong> circa 40-45% (a seconda dell’altitu<strong>di</strong>ne e della trasparenza<br />
atmosferica).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 405<br />
Tutti i corpi a temperatura T > 0 K emettono ra<strong>di</strong>azioni elettromagnetiche che in genere non<br />
ve<strong>di</strong>amo perché al <strong>di</strong> fuori dell’intervallo <strong>di</strong> visibilità. Alcuni corpi, ad esempio i filamenti delle lampade,<br />
a temperatura elevata (in genere al <strong>di</strong> sopra 1000 K) emettono ra<strong>di</strong>azioni visibili, come si può osservare in<br />
Figura 509 ove si riporta anche la ra<strong>di</strong>azione solare per confronto. In base alla teoria quantistica ad ogni<br />
ra<strong>di</strong>azione è associata una energia data dalla relazione:<br />
h<br />
E h<br />
<br />
<br />
Con h costante <strong>di</strong> Planck, la frequenza e la lunghezza d’onda della ra<strong>di</strong>azione considerata.<br />
Figura 508: Distribuzione reale della ra<strong>di</strong>azione solare<br />
Se consideriamo giunzioni <strong>di</strong> particolari semiconduttori, caratterizzati da avere una matrice silicea<br />
con l’aggiunta <strong>di</strong> elementi droganti <strong>di</strong> tipo p se rendono libere cariche positive e <strong>di</strong> tipo n se rendono<br />
cariche negative, si fare in modo (selezionando opportunamente la tipologia e i materiali costitutivi) che la<br />
ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong> particolare lunghezza d’onda (e quin<strong>di</strong> particolare energia) liberi una carica elettrica che<br />
può essere sottoposta ad un campo elettrico esterno e quin<strong>di</strong> dare una corrente elettrica.<br />
Figura 509: Distribuzione dello spettro <strong>di</strong> alcune sorgenti luminose
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 406<br />
Figura 510: Curve isora<strong>di</strong>ative per l’Italia<br />
Tabella 64: Ra<strong>di</strong>azione mensile me<strong>di</strong>a in alcune località<br />
In Figura 511 sia ha una sezione <strong>di</strong> una cella fotovoltaica con l’in<strong>di</strong>cazione degli strati <strong>di</strong><br />
semiconduttori: un fotone <strong>di</strong> energia hopportuna può rompere il legame che lega la carica elettrica alla<br />
struttura cristallina del semiconduttore rendendola libera e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibile per il circuito <strong>di</strong><br />
polarizzazione esterno, come schematizzato in Figura 512. La corrente che una cella fotovoltaica può<br />
rendere <strong>di</strong>sponibile all’utilizzatore (cioè al carico esterno) <strong>di</strong>pende dalla tensione <strong>di</strong> alimentazione ed è<br />
riportata in curve dette caratteristiche delle celle, come rappresentato in Figura 513.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 407<br />
Si tratta comunque <strong>di</strong> corrente continua che deve poi essere convertita in corrente alternata<br />
me<strong>di</strong>ante particolari <strong>di</strong>spositivi detti inverter prima <strong>di</strong> essere inviata ad una utenza domestica.<br />
Figura 511: La cella fotovoltaica<br />
Figura 512: Schema <strong>di</strong> funzionamento della cella fotovoltaica<br />
Figura 513: Curva caratteristica tensione – corrente per una cella solare<br />
Il ren<strong>di</strong>mento massimo teorico della trasformazione <strong>di</strong> energia solare in energia elettrica è del<br />
32%. Le celle fotovoltaiche attualmente <strong>di</strong>sponibili hanno un ren<strong>di</strong>mento dal 10% al 28 % circa, ma<br />
sono allo stu<strong>di</strong>o celle avanzate con ren<strong>di</strong>menti molto maggiori.<br />
Ad esempio il ren<strong>di</strong>mento delle celle fotovoltaiche ad arseniuro <strong>di</strong> gallio-antimoniuro <strong>di</strong> gallio<br />
raggiunge una efficienza del 35%, con un costo <strong>di</strong> produzione dell’energia elettrica cinque volte
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 408<br />
maggiore <strong>di</strong> quello con celle tra<strong>di</strong>zionali. In Figura 515 si ha uno schema elettrico semplificato per un<br />
utilizzo domestico dei sistemi fotovoltaici.<br />
Figura 514: Esempio <strong>di</strong> curve caratteristiche per una cella fotovoltaica<br />
Si osservi che la produzione <strong>di</strong> energia elettrica è sincrona con la <strong>di</strong>sponibilità della ra<strong>di</strong>azione<br />
solare e pertanto solo durante le ore <strong>di</strong>urne possiamo produrre energia elettrica. Se vogliamo utilizzare<br />
nelle ore serali l’energia elettrica prodotta <strong>di</strong> giorno dalle celle fotovoltaiche dobbiamo accumularla in<br />
accumulatori elettrici in modo da avere un uso asincrono dalla ra<strong>di</strong>azione solare. Questo ulteriore<br />
<strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> accumulo rende critico l’intero processo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia elettrica me<strong>di</strong>ante le<br />
celle fotovoltaiche perché si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo costoso e <strong>di</strong> durata limitata.<br />
Figura 515: Configurazione <strong>di</strong> rete in sistemi residenziali<br />
In definitiva perché si possa avere un sistema fotovoltaico occorre avere almeno tre componenti: il<br />
generatore fotovoltaico, il sistema <strong>di</strong> accumulo e il sistema meccanico <strong>di</strong> supporto delle celle<br />
fotovoltaiche (ve<strong>di</strong> Figura 516). Le celle fotovoltaiche sono <strong>di</strong> solito raggruppate in matrici in modo da<br />
ottenere una tensione ed una corrente nominale meglio utilizzabile nelle applicazioni domestiche o<br />
industriali. I moduli, <strong>di</strong> solito composti da 36 celle, sono assemblati come in<strong>di</strong>cato in Figura 519 e in<br />
Figura 521 e in Figura 520 ove sono visibili le connessioni elettriche interne delle celle.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 409<br />
In pratica i moduli fotovoltaici sono dei pannelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> 30-40 cm x 60 – 80 cm (con<br />
potenza <strong>di</strong> circa 40- 50 W <strong>di</strong> picco) che debbono essere posizionati in modo opportuno in modo da<br />
raccogliere la maggiore quantità <strong>di</strong> energia solare.<br />
Figura 516: Componenti fondamentali <strong>di</strong> un sistema fotovoltaico<br />
Figura 517: Data Sheet <strong>di</strong> una cella fotovoltaica
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 410<br />
Figura 518: Caratteristiche tecniche e costruttive <strong>di</strong> un pannello fotovoltaico<br />
Figura 519: Modulo <strong>di</strong> celle fotovoltaiche
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 411<br />
Per fare questo si utilizzano dei sistemi <strong>di</strong> supporto che possono essere fissi o mobili (per inseguire<br />
il sole nel suo cammino apparente), come illustrati in Figura 522. In ogni caso la posa in opera dei pannelli<br />
solari fotovoltaici pone gli stessi problemi dei sistemi a collettori piani <strong>di</strong> tipo termico visti nel paragrafo<br />
precedente. Si deve sempre risolvere un problema <strong>di</strong> tipo architettonico che pone anche, in sub or<strong>di</strong>ne,<br />
problemi <strong>di</strong> impatto visivo non in<strong>di</strong>fferenti.<br />
Nelle figure seguenti si hanno esempi <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> pannelli solari in e<strong>di</strong>fici sfruttando le<br />
superfici orizzontali (tetti), verticali (pareti) o inclinate.<br />
Si osserva che l’impatto visivo è uno dei maggiori ostacoli all’utilizzo dei sistemi solari aventi<br />
superfici <strong>di</strong> captazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni non trascurabili.<br />
Figura 520: Connessione circuitale dei moduli fotovoltaici<br />
Figura 521: Particolare dell’array <strong>di</strong> celle fotovoltaiche<br />
Figura 522: Tipologia <strong>di</strong> posa : a inseguimento, a cavalletto, su pali
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 412<br />
Figura 523: Tetto fotovoltaico - Esempio <strong>di</strong> installazione<br />
Figura 524: Problemi <strong>di</strong> installazione sui tetti<br />
Lo Stato, in relazione all’attuazione degli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Kyoto per la riduzione <strong>di</strong> circa il 6.6% dei gas<br />
serra, fornisce contributi significativi ai privati per l’installazione dei soffitti solari – fotovoltaici e in più<br />
consente <strong>di</strong> avere un contratto <strong>di</strong> allacciamento con la rete elettrica nazionale tale da evitare<br />
l’installazione, se si vuole, degli accumulatori elettrici. In pratica durante il giorno l’energia prodotta<br />
viene venduta al Gestore della Rete e <strong>di</strong> sera viene riacquistata: la rete elettrica nazionale fa da<br />
accumulatore elettrico.<br />
Il vantaggio che si ha è imme<strong>di</strong>ato: durante le ore <strong>di</strong> maggiore insolazione si ha anche il maggior<br />
carico elettrico e pertanto la cessione in rete <strong>di</strong> energia elettrica riduce l’esigenza <strong>di</strong> importazione <strong>di</strong><br />
energia dall’estero.<br />
Tuttavia si osserva che quando si è data applicazione alla L. 9/91 (Piano Energetico Nazionale)<br />
favorendo la produzione privata <strong>di</strong> energia elettrica si è incentivata la ven<strong>di</strong>ta dell’energia prodotta con<br />
un provve<strong>di</strong>mento, noto come CIP 6, che vedeva il prezzo del kWh venduto all’ENEL pari a circa 200<br />
L <strong>di</strong> allora.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 413<br />
Figura 525: Particolari <strong>di</strong> installazione sui tetti<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista dell’incidenza dei sistemi fotovoltaici sul totale dei consumi elettrici in Italia si<br />
deve osservare che siamo ancora lontani dall’avere apporti significativi. Il costo dei sistemi fotovoltaici è<br />
ancora elevato a causa, fra l’altro, del ridotto mercato presente.<br />
Figura 526: Installazione su facciate verticali
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 414<br />
Figura 527: Installazione su facciate inclinate<br />
Successivamente, esaurita la fase iniziale <strong>di</strong> incentivazione, si è posto fine al CIP 6 e in più<br />
l’ENEL (ora Gestore Nazionale Rete Elettrica) non accetta più la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> energia elettrica autoprodotta<br />
se non con potenze e certe garanzie che solo gran<strong>di</strong> produttori possono fornire.<br />
Questa politica si è rivelata <strong>di</strong>sastrosa sia per l’esistenza dei piccoli produttori <strong>di</strong> energia elettrica<br />
sia per lo sviluppo dei sistemi <strong>di</strong> cogenerazione (dei quali si parlerà più avanti) limitando, <strong>di</strong> fatto,<br />
l’interazione con la rete elettrica (serbatoio elettrico).<br />
Si ha un fondato sospetto che si percorrerà la stessa strada anche per la ven<strong>di</strong>ta in rete <strong>di</strong> energia<br />
elettrica autoprodotta con sistemi fotovoltaici non appena si esaurirà la spinta incentivante iniziale. Del<br />
resto tutte le misure <strong>di</strong> incentivazione hanno durata limitata !<br />
Si vedrà negli anni prossimi se anche per l’energia fotovoltaica si avrà un insuccesso come quello<br />
avuto con l’energia solare termica. si ricorda ancora la campagna dell’ENEL per gli scalda acqua solari<br />
che non ha innescato la nascita <strong>di</strong> un mercato autosufficiente dei pannelli solari.<br />
I sistemi fotovoltaici si prestano bene anche per la costruzione <strong>di</strong> piccole centrali <strong>di</strong> potenza<br />
come quella <strong>di</strong> Vulcano da 80 kWep (ve<strong>di</strong> Figura 528) e <strong>di</strong> Serre (ve<strong>di</strong> Figura 529) da 3.3 MWep.<br />
Probabilmente i costi <strong>di</strong> installazione iniziali sono ancora elevati e i tempi <strong>di</strong> pay back non proprio<br />
esaltanti, tuttavia le centrali fotovoltaiche offrono numerosi vantaggi che spesso non hanno un<br />
riscontro economico. Esse sono ecologiche, sono compatibili con lo sviluppo sostenibile e possono<br />
essere installate in luoghi che presentano problemi <strong>di</strong> logistica notevoli, come per la centrale <strong>di</strong> Vulcano<br />
o in genere là dove si ha una scarsa accessibilità ai luoghi, come illustrato in Figura 530.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 415<br />
Figura 528: Installazione <strong>di</strong> pannelli nell’isola <strong>di</strong> Vulcano – Potenza 80 kWep<br />
Figura 529: Impianti da 3.3 MWep <strong>di</strong> Campo Serre (Salerno)
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 416<br />
Figura 530: Installazioni particolari <strong>di</strong> pannelli fotovoltaici<br />
9.2 DIMESIONAMENTO DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO<br />
Per <strong>di</strong>mensionare gli impianti fotovoltaici si utilizzano gli stessi dati già visti in precedenza per la<br />
<strong>di</strong>sponibilità dell’energia solare. Si rimanda al $6.4 per ulteriori dettagli.<br />
9.3 CRITERI DI DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI<br />
FOTOVOLTAICI<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
I sistemi fotovoltaici possono vantaggiosamente essere utilizzati per:<br />
Sistemi autonomi (stand alone)<br />
Sistemi connessi alla rete (grid connected)<br />
Centrali fotovoltaiche<br />
Sistemi integrati negli e<strong>di</strong>fici<br />
Nel caso dei sistemi autonomi si hanno utenze <strong>di</strong>fficilmente collegabili alla rete perché ubicati in<br />
aree poco accessibili. In genere le utenze con bassi consumi <strong>di</strong> energia non rendono conveniente il<br />
costo dell’allacciamento (esempio tipico delle utenze nelle isole). Per le utenze connesse alla rete si<br />
utilizza come sistema <strong>di</strong> accumulo la rete principale. In questo caso si utilizzano contatori bi<strong>di</strong>rezionali.<br />
Senza lo scambio con la rete si dovrebbero utilizzare gli accumulatori <strong>di</strong> energia con conseguenti alti<br />
costi.<br />
CONTROLLO DI POTENZA<br />
Per regolare la tensione in uscita dalle celle fotovoltaiche occorre un sistema <strong>di</strong> controllo (BOS<br />
Balance Of System) che ne mantenga costanti i valori. Le funzioni svolte sono:<br />
Regolatore <strong>di</strong> cariche delle batterie preservando gli accumulatori da un eccesso <strong>di</strong> carica o<br />
scarica;<br />
Dispositivo <strong>di</strong> inseguimento del punto <strong>di</strong> massima potenza;<br />
Convertitore CC/CA o inverter nel caso si richieda la CA per l’utenza o questa sia connessa in<br />
rete;<br />
Dispositivo <strong>di</strong> controllo per adattare la tensione alla rete (filtraggio delle armoniche e<br />
rifasamento).<br />
<br />
POTENZIALITÀ DEL FOTOVOLTAICO<br />
La quantità <strong>di</strong> energia elettrica prodotta <strong>di</strong>pende:<br />
Dalla superficie dell’impianto
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 417<br />
Dalla posizione dei moduli (angolo rispetto all’orizzontale ed angolo <strong>di</strong> orientamento rispetto al<br />
Sud)<br />
Ra<strong>di</strong>azione solare incidente sul sito<br />
Efficienza dei moduli<br />
Efficienza del sistema <strong>di</strong> regolazione (BOS)<br />
Temperatura <strong>di</strong> funzionamento.<br />
Se si ipotizza che il modulo fotovoltaico presenti un’efficienza linearmente <strong>di</strong>pendente dalla<br />
temperatura si ha la relazione:<br />
1<br />
T T<br />
<br />
R c R<br />
Ove R è il prodotto dell’efficienza <strong>di</strong> riferimento della cella per il fattore <strong>di</strong> riempimento del<br />
modulo mentre T R è la temperatura <strong>di</strong> riferimento per l’efficienza precedente. è il coefficiente <strong>di</strong><br />
efficienza <strong>di</strong> temperatura della cella.<br />
Un bilancio energetico del modulo fotovoltaico fornisce la potenza elettrica utile prodotta:<br />
E AI AI AU T T<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
L c a<br />
Ove I è l’intensità dell’energia solare incidente sul piano del modulo;<br />
U L è il coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione termica del modulo;<br />
la trasmissività solare della copertura protettiva;<br />
il fattore <strong>di</strong> assorbimento della cella<br />
Tenendo conto che U L è almeno un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza maggiore del gruppo<br />
la seguente espressione approssimata per il ren<strong>di</strong>mento (sottostimata al 5%):<br />
<br />
I<br />
<br />
R <br />
Ta TR<br />
<br />
<br />
U<br />
L <br />
<br />
si ottiene<br />
La me<strong>di</strong>a mensile dell’energia elettrica giornaliera prodotta dalla cella si ottiene integrando sul<br />
mese il valore istantaneo e <strong>di</strong>videndo per il numero N <strong>di</strong> giorni del mese:<br />
E 1<br />
Edt AI dt A H<br />
mese mese<br />
<br />
b<br />
N<br />
<br />
Dove è la me<strong>di</strong>a mensile della ra<strong>di</strong>azione solare giornaliera incidente sul piano del modulo, è<br />
il valore me<strong>di</strong>o mensile della trasmissività.<br />
Il valore me<strong>di</strong>o mensile dell’efficienza del modulo è dato da:<br />
<br />
<br />
I dt <br />
<br />
<br />
I dt b T T I dt I dt<br />
<br />
2<br />
mese<br />
<br />
R<br />
<br />
mese mese<br />
a R<br />
NH<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
U<br />
mese<br />
<br />
I dt<br />
<br />
L<br />
mese<br />
<br />
Il primo integrale è la ra<strong>di</strong>azione solare mensile sulla superficie del modulo, il <strong>secondo</strong> integrale è<br />
la <strong>di</strong>fferenza fra la temperatura ambiente me<strong>di</strong>a mensile pesata con l’intensità della ra<strong>di</strong>azione T’ a e la<br />
temperatura <strong>di</strong> riferimento mentre il terzo integrale va valutato in termini del prodotto me<strong>di</strong>o mensile<br />
trasmissività - assorbimento ed una variabile a<strong>di</strong>mensionale V definita come:<br />
2<br />
n I dt<br />
mese<br />
<br />
V <br />
2<br />
NH <br />
Con n numero <strong>di</strong> ore o <strong>di</strong> secon<strong>di</strong> nel giorno. La variabile <strong>di</strong> riferimento viene espressa nella<br />
forma:<br />
2<br />
V aX bX c<br />
Con i seguenti valori:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 418<br />
Ove si hanno:<br />
X<br />
<br />
R<br />
R<br />
'<br />
<br />
1,548 K 11,548<br />
K <br />
n<br />
<br />
s h h s<br />
a K K <br />
2<br />
12,16<br />
h<br />
9,88<br />
h<br />
0,80<br />
b K K <br />
2<br />
1,90<br />
h<br />
9,79<br />
h<br />
10,15<br />
c <br />
2<br />
2,04Kh<br />
1,23 0,58<br />
<br />
Con Kh<br />
in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> trasparenza atmosferica e con il simbolismo già visto per il calcolo della<br />
ra<strong>di</strong>azione solare.<br />
9.4 CONTO ENERGIA<br />
A partire dal D.L. 387/2005 gli impianti fotovoltaici sono stati incentivati con contribuiti <strong>di</strong>retti<br />
per l’acquisto e l’installazione. Con il D.M. 19-02-2007 è stato mo<strong>di</strong>ficato il precedente metodo <strong>di</strong><br />
incentivazione introducendo il concetto <strong>di</strong> “conto energia”. Il nuovo decreto semplifica molto le<br />
procedure necessarie per l’attivazione del conto energia e in particolare occorre presentare una<br />
domanda per la richiesta <strong>di</strong> attivazione del conto energia entro 60 giorni dalla fine dei lavori <strong>di</strong><br />
installazione dell’impianto fotovoltaico. L’Utente potrà vendere l'energia prodotta al gestore elettrico<br />
nazionale, ricevendo perio<strong>di</strong>camente:<br />
per gli impianti da 1 a 3 kWp 35 una cifra <strong>di</strong> 0,40 € per ogni kWh prodotto per gli impianti su<br />
tetto piano o posti in giar<strong>di</strong>no, 0,44 € per gli impianti con i pannelli fotovoltaici fissati sulle<br />
tegole, 0,49 € per gli impianti solari con i pannelli inseriti al posto delle tegole (integrati<br />
architettonicamente ).<br />
per gli impianti superiori a 3kWp sino a 20 kWp una cifra <strong>di</strong> 0,38 € per ogni kWh prodotto<br />
per gli impianti su tetto piano o posti in giar<strong>di</strong>no, 0,42 € per gli impianti con i pannelli<br />
fotovoltaici fissati sulle tegole, 0,46 € per gli impianti solari con i pannelli inseriti al posto delle<br />
tegole (integrati architettonicamente nelle falde dei soffitti degli e<strong>di</strong>fici.)<br />
<br />
per gli impianti superiori a 20kWp una cifra <strong>di</strong> 0,36 € per ogni kWh prodotto per gli impianti<br />
su tetto piano o posti in giar<strong>di</strong>no, 0,40 € per gli impianti con i pannelli fotovoltaici fissati sulle<br />
tegole, 0,44 € per gli impianti solari con i pannelli inseriti al posto delle tegole ( integrati<br />
architettonicamente ).<br />
Con questo nuovo contributo solare vengono in effetti premiati gli impianti piccoli sino a 3<br />
kWp come massimo e quelli integrati architettonicamente viene premiato anche il risparmio<br />
energetico: le tariffe verranno incrementate fino ad un massimo del 30% se dopo aver installato<br />
l'impianto fotovoltaico si affronteranno lavori <strong>di</strong> ristrutturazione che portino anche ad un <strong>di</strong>mostrabile<br />
abbattimento del consumo energetico della propria abitazione.<br />
Per esempio se si <strong>di</strong>mosta <strong>di</strong> risparmiare il 40 % <strong>di</strong> energia, allora il contributo è incrementato del<br />
50 % <strong>di</strong> questo risparmio, cioè del 20%.<br />
In pratica grazie al conto energia si potrà vendere l'energia prodotta ad un prezzo <strong>di</strong> circa due<br />
volte e mezzo il prezzo a cui poi il gestore stesso e la rivende per i scopi privati. In base al<br />
meccanismo sopra accennato è conveniente installare impianti <strong>di</strong>mensionati per il carico elettrico della<br />
propria abitazione perché l’eccesso risulta meno conveniente.<br />
35 Si in<strong>di</strong>ca con kWp la potenza elettrica <strong>di</strong> picco prodotta. Si ricor<strong>di</strong> che la potenza generata in un giorno ha un<br />
valore me<strong>di</strong>o pari a circa W m= kWp/1.42.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 419<br />
10 ENERGIA EOLICA<br />
Una fonte <strong>di</strong> energia certamente rinnovabile e assolutamente eco-compatibile è quella eolica.<br />
L'energia eolica, a stretto rigore, altro non è che una forma in<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> energia solare, poiché il<br />
movimento delle masse d'aria è innescato dalle <strong>di</strong>sunformità nel riscaldamento terrestre (<strong>di</strong>verso<br />
riscaldamento dell'equatore rispetto ai poli nord e sud; della terra ferma rispetto al mare; ecc.)<br />
MULINI A VENTO AD ASSE VERTICALE<br />
Le prime macchine (mulini a vento persiani) erano macchine ad asse verticale, realizzati con vele<br />
inizialmente in tela e poi in legno collegate a gran<strong>di</strong> ruote orizzontali, messe in rotazione dalla pressione<br />
generata dal vento sulle vele. Simili macchine furono in uso anche in Cina (13° secolo AC) e, più tar<strong>di</strong>,<br />
si <strong>di</strong>ffusero in Europa.<br />
Figura 531: La prima turbina eolica - F. Brush (1849-1929)<br />
Fra le macchine ad asse verticale ricor<strong>di</strong>amo quella basata sul rotore Savonious (1924) e quella <strong>di</strong><br />
Darrieus (1920). Nei tempi antichi l'energia cinetica del vento venne inizialmente impiegata per scopi<br />
propulsivi; la produzione <strong>di</strong> energia meccanica dal vento è più recente: pare che i primi mulini a vento<br />
risalgano a non più <strong>di</strong> qualche migliaio d'anni fa.<br />
Per quanto riguarda la generazione <strong>di</strong> energia elettrica, le macchine ad asse verticale non<br />
richiedono <strong>di</strong>spositivi per l'orientazione del rotore; moltiplicatore e generatore sono al suolo, il che<br />
semplifica le operazioni <strong>di</strong> manutenzione; per contro non traggono pieno vantaggio della maggior<br />
velocità del vento e della minor turbolenza alle maggiori altezze dal suolo.<br />
MULINI A VENTO AD ASSE ORIZZONTALE<br />
Si svilupparono quando i mulini a vento si <strong>di</strong>ffusero in Europa (nel Me<strong>di</strong>oevo, ai tempi delle<br />
crociate): una ruota verticale mette in rotazione un albero (verticale) me<strong>di</strong>ante opportuni sistemi ad<br />
ingranaggio.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 420<br />
Le prime macchine <strong>di</strong> questo tipo comparvero in Francia ed in Inghilterra; successivamente si<br />
<strong>di</strong>ffusero anche in America e trovarono svariati impieghi (tipicamente come aeropompe); nei Paesi<br />
Bassi essi trovarono largo impiego.<br />
GENERAZIONE DI ENERGIA ELETTRICA<br />
Figura 532: Gedser Wind Turbine (1956-57)<br />
Il primo mulino a vento accoppiato ad un generatore elettrico ("aerogeneratore" o "aeromotore")<br />
venne realizzato verso la fine del 19° secolo (in Danimarca). Solo dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale si<br />
costruirono le prime vele con profili aero<strong>di</strong>namici per mulini a vento e le nuove macchine assunsero in<br />
seguito la denominazione <strong>di</strong> "turbine eoliche".<br />
Figura 533: Mulini ad assi verticali e primo impianto con turbine da 630 kW<br />
Nel 1940 negli Stati Uniti fu costruita una macchina da 1250 kW bipala (installata a 610 m <strong>di</strong><br />
altitu<strong>di</strong>ne, sul Grandpa's Knob, in Vermont), con una torre <strong>di</strong> 34 m; un rotore <strong>di</strong> 55 m <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, a 28<br />
giri/min nominali. Il rotore si ruppe nel 1945 per fatica ed in seguito il progetto venne abbandonato in<br />
quanto allora l'energia eolica non poteva economicamente competere con la produzione <strong>di</strong> energia<br />
elettrica da centrali a combustibile fossile e idroelettriche.<br />
In<strong>di</strong>rettamente l’energia eolica è figlia dell’energia solare poiché si tratta <strong>di</strong> spostamenti <strong>di</strong> massa<br />
d’aria innescati da surriscaldamenti locali dovuti alla ra<strong>di</strong>azione solare. Tutta la meteorologia è figlia<br />
della <strong>di</strong>stribuzione dell’energia solare sulla Terra. Questi impianti sono concettualmente semplici:<br />
l’energia <strong>di</strong>namica dell’aria in movimento mette in azione un mulino a pale opportunamente sagomate<br />
che a sua volta aziona un generatore elettrico per la produzione <strong>di</strong> energia elettrica. Oggi sono<br />
<strong>di</strong>sponibili pale che possono entrare in azione con velocità <strong>di</strong> 2-4 m/s. La fattibilità economica <strong>di</strong> questi<br />
impianti è assicurata in zone particolarmente ventose durante tutto l’anno.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 421<br />
Figura 534: Azione del vento<br />
Figura 535: Utilizzo dell’energia eolica<br />
Figura 536: Campo <strong>di</strong> generatori eolici su terraferma
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 422<br />
Figura 537: Campo <strong>di</strong> generatori eolici in mare<br />
Figura 538: Generatori eolici in mare – torre da 133 m e <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 122 m<br />
La scelta dei siti <strong>di</strong> installazione delle pale a vento è effettuata, oltre che in base all’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
ventosità, anche in funzione dell’inquinamento acustico prodotto da questi generatori. Pertanto sono<br />
favoriti i siti lontani dai centri abitati o ad<strong>di</strong>rittura in mare.<br />
In Sicilia è già attiva una Legge Regionale che incentiva l’installazione <strong>di</strong> questi sistemi <strong>di</strong><br />
conversione. Si conta <strong>di</strong> avere una potenza elettrica installata <strong>di</strong> almeno 500 MWe. L’energia prodotta è<br />
<strong>di</strong>rettamente immessa nella rete del GRNT. Il costo me<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> circa 1.000.000 €/MWe a seconda della<br />
taglia dell’impianto. Sono in corso <strong>di</strong>verse iniziative nazionali e regionali per l’installazioni <strong>di</strong> campi <strong>di</strong><br />
generatori eolici e l’incidenza <strong>di</strong> potenza elettrica così prodotta potrà arrivare al 5% della potenza totale<br />
prodotta in Italia.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 423<br />
L'ENERGIA EOLICA<br />
Una fonte <strong>di</strong> energia rinnovabile e assolutamente eco-compatibile è quella eolica. Essa, a stretto<br />
rigore, è una forma in<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> energia solare, poiché il movimento delle masse d'aria è innescato dalle<br />
<strong>di</strong>sunformità nel riscaldamento terrestre (<strong>di</strong>verso riscaldamento dell'equatore rispetto ai poli nord e sud;<br />
della terra ferma rispetto al mare; ecc.).<br />
La produzione lorda <strong>di</strong> energia elettrica in Sicila, nel 2005, è stata pari a 26.207,3 Gwh, <strong>di</strong> cui<br />
22.567,4 Gwh derivanti da Operatori del mercato elettrico e 3639,8 Gwh da Autoproduttori. La<br />
produzione totale netta <strong>di</strong> energia elettrica è stata invece pari a 24796,4 Gwh.<br />
La produzione <strong>di</strong> energia elettrica netta deriva per circa 23.609,6 Gwh da fonte termoelettrica,<br />
pari al 95,21% della produzione totale netta dell’isola (contro il 96,04% del 2004), 806,9 Gwh da<br />
impianti idroelettrici (3,25%) e 379,9 Gwh da impianti eolici (1,53 %). La produzione <strong>di</strong> energia elettrica<br />
da fonte termoelettrica è aumentata leggermente nell’ultimo biennio 2004-2005, mentre risulta<br />
lievemente <strong>di</strong>minuito il contributo da fonte idroelettrica.<br />
Riguardo alla fonte eolica si registra un notevole incremento delle quote <strong>di</strong> produzione che dal<br />
2000 al 2005 sono passate da 0 a 382,3 Gwh, con un incremento nell’ultimo biennio 2004-2005 del<br />
151,3%. Il contributo del fotovoltaico, rispetto al complessivo bilancio energetico, è ancora a livelli<br />
quantitativi poco significativi.<br />
La situazione in termini <strong>di</strong> numero <strong>di</strong> impianti per la produzione <strong>di</strong> energia elettrica è<br />
sostanzialmente stabile, mentre per gli impianti eolici e fotovoltaici si registra una crescita.<br />
Per quanto attiene alla tipologia <strong>di</strong> fonte, rimane netta la prevalenza dell’utilizzo delle fonti fossili<br />
(96,6%) rispetto alle fonti rinnovabili (3,4%.).<br />
La produzione complessiva lorda <strong>di</strong> energia elettrica dagli impianti da fonte rinnovabile, intesa<br />
come somma degli apporti da fonte idroelettrica da apporti naturali, energia eolica, energia fotovoltaica<br />
e da biomasse, è stata nel 2005 <strong>di</strong> 617,4 Gwh, pari al 2,35 % del totale Regionale (1,28% nel 2004).<br />
Nel 2008 il PEARS così recitava: "Il settore dell’eolico ha fornito il maggiore contributo, passando da 0 Gwh<br />
prodotti nel 2000 a 382,3 Gwh nel 2005, con un incremento nell’ultimo biennio 2004-2005 del 151,3%, e per il<br />
quale, stando alle previsioni del PdS 2007, si prevede un’ulteriore crescita, che stima per il 2008, una capacità<br />
produttiva installata in Sicilia <strong>di</strong> 801 Mw eolici."<br />
Attualmente questi limiti sono ampiamente superati raggiungendo 1515 MW già installati e con<br />
domande <strong>di</strong> autorizzazione all'installazione per oltre 10 GW (1 Giga Watt è pari ad 1 miliardo <strong>di</strong> Watt).<br />
A livello provinciale, nel 2005, la maggiore produzione <strong>di</strong> energia elettrica da fonte rinnovabile<br />
sono state la provincia <strong>di</strong> Palermo con 226,1 Gwh, dove predominante è il contributo da fonte eolica,<br />
seguita da Catania con 191,8 Gwh, dove predominante risulta il contributo da fonte idroelettrica. La<br />
provincia <strong>di</strong> Messina contribuisce solo per la presenza dell’unica fonte fotovoltaica ma con dati ancora<br />
insignificanti.<br />
COMPATIBILITÀ AMBIENTALE<br />
Il PIERS del 2008 riporta nella tabella 7.3 della relazione <strong>di</strong> sintesi non tecnica i seguenti dati:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 424<br />
Tabella 65: Potenziali effetti ambientali<br />
Dall'analisi <strong>di</strong> quanto in<strong>di</strong>cato dal PIERS (Piano Energetico Regione Sicilia) i parchi eolici non<br />
sono privi <strong>di</strong> effetti collaterali sull'ambiente. Queste azioni dovrebbero essere sempre considerate dagli<br />
amministratori comunali quando accettano questi impianti sul loro territorio.<br />
MULINI A VENTO AD ASSE VERTICALE<br />
Le prime macchine (mulini a vento persiani) erano ad asse verticale, realizzati con vele<br />
inizialmente in tela e poi in legno collegate a gran<strong>di</strong> ruote orizzontali, messe in rotazione dalla pressione<br />
generata dal vento sulle vele. Simili macchine furono in uso anche in Cina (13° secolo AC) e, più tar<strong>di</strong>,<br />
si <strong>di</strong>ffusero in Europa.<br />
Figura 539: La prima turbina eolica - F. Brush (1849-1929)
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 425<br />
Fra le macchine ad asse verticale ricor<strong>di</strong>amo quella basata sul rotore Savonious (1924) e quella <strong>di</strong><br />
Darrieus (1920).<br />
Nei tempi antichi l'energia cinetica del vento venne inizialmente impiegata per scopi propulsivi; la<br />
produzione <strong>di</strong> energia meccanica dal vento è più recente: pare che i primi mulini a vento risalgano a<br />
non più <strong>di</strong> qualche migliaio d'anni fa.<br />
Per quanto riguarda la generazione <strong>di</strong> energia elettrica, le macchine ad asse verticale non<br />
richiedono <strong>di</strong>spositivi per l'orientazione del rotore; moltiplicatore e generatore sono al suolo, il che<br />
semplifica le operazioni <strong>di</strong> manutenzione; per contro non traggono pieno vantaggio della maggior<br />
velocità del vento e della minor turbolenza alle maggiori altezze dal suolo.<br />
MULINI A VENTO AD ASSE ORIZZONTALE<br />
Si svilupparono quando i mulini a vento si <strong>di</strong>ffusero in Europa (nel Me<strong>di</strong>oevo, ai tempi delle<br />
crociate): una ruota verticale mette in rotazione un albero (verticale) me<strong>di</strong>ante opportuni sistemi ad<br />
ingranaggio.<br />
Le prime macchine <strong>di</strong> questo tipo comparvero in Francia ed in Inghilterra; successivamente si<br />
<strong>di</strong>ffusero anche in America e trovarono svariati impieghi (tipicamente come aeropompe); nei Paesi<br />
Bassi essi trovarono largo impiego.<br />
Figura 540: Gedser Wind Turbine (1956-57)<br />
GENERAZIONE DI ENERGIA ELETTRICA<br />
Il primo mulino a vento accoppiato ad un generatore elettrico ("aerogeneratore" o "aeromotore")<br />
venne realizzato verso la fine del 19° secolo (in Danimarca). Solo dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale si<br />
costruirono le prime vele con profili aero<strong>di</strong>namici per mulini a vento e le nuove macchine assunsero in<br />
seguito la denominazione <strong>di</strong> "turbine eoliche".<br />
Nel 1940 negli Stati Uniti fu costruita una macchina da 1250 kW bipala (installata a 610 m <strong>di</strong><br />
altitu<strong>di</strong>ne, sul Grandpa's Knob, in Vermont), con una torre <strong>di</strong> 34 m; un rotore <strong>di</strong> 55 m <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, a 28<br />
giri/min nominali. Il rotore si ruppe nel 1945 per fatica ed in seguito il progetto venne abbandonato in<br />
quanto allora l'energia eolica non poteva economicamente competere con la produzione <strong>di</strong> energia<br />
elettrica da centrali a combustibile fossile e idroelettriche.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 426<br />
Figura 541: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un generatore elettrico eolico<br />
Figura 542: Mulini ad assi verticali e primo impianto con turbine da 630 kW<br />
In<strong>di</strong>rettamente l’energia eolica è figlia dell’energia solare poiché si tratta <strong>di</strong> spostamenti <strong>di</strong> massa<br />
d’aria innescati da surriscaldamenti locali dovuti alla ra<strong>di</strong>azione solare. Tutta la meteorologia è figlia<br />
della <strong>di</strong>stribuzione dell’energia solare sulla Terra.<br />
Questi impianti sono concettualmente semplici: l’energia <strong>di</strong>namica dell’aria in movimento mette<br />
in azione un mulino a pale opportunamente sagomate che a sua volta muove un generatore elettrico per<br />
la produzione <strong>di</strong> energia elettrica. Oggi sono <strong>di</strong>sponibili pale che possono entrare in azione con velocità<br />
<strong>di</strong> 2-4 m/s. La fattibilità economica <strong>di</strong> questi impianti è assicurata in zone particolarmente ventose<br />
durante tutto l’anno.<br />
Figura 543: Campo <strong>di</strong> generatori eolici su terraferma
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 427<br />
La scelta dei siti <strong>di</strong> installazione delle pale a vento è effettuata, oltre che in base all’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
ventosità, anche in funzione dell’inquinamento acustico prodotto da questi generatori. Pertanto sono<br />
favoriti i siti lontani dai centri abitati o ad<strong>di</strong>rittura in mare.<br />
In Sicilia si conta <strong>di</strong> avere una potenza elettrica installata <strong>di</strong> oltre 5000 MWe. L’energia prodotta è<br />
<strong>di</strong>rettamente immessa nella rete del GRNT. Il costo me<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> circa 1.000.000 €/MWe a seconda della<br />
taglia dell’impianto.<br />
Figura 544: Campo <strong>di</strong> generatori eolici in mare<br />
Figura 545: Generatori eolici in mare – torre da 133 m e <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 122 m<br />
Sono in corso <strong>di</strong>verse iniziative nazionali e regionali per l’installazioni <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> generatori eolici<br />
e l’incidenza <strong>di</strong> potenza elettrica così prodotta potrà arrivare al 5% della potenza totale prodotta in<br />
Italia.<br />
10.1 LE RISORSE EOLICHE IN ITALIA<br />
L'Italia, situata al centro <strong>di</strong> un bacino chiuso come quello del Me<strong>di</strong>terraneo, non è interessata dai<br />
venti <strong>di</strong> forte intensità e <strong>di</strong> andamento regolare che spirano in altre parti della terra. Per l'Italia<br />
settentrionale è trascurabile l'apporto dell'intera pianura padana, mentre buone velocità me<strong>di</strong>e del vento<br />
si riscontrano in località alpine e appenniniche al <strong>di</strong> sopra degli 800-1000 m <strong>di</strong> quota.<br />
Le zone costiere dell'Italia centro-settentrionale presentano velocità me<strong>di</strong>e più elevate sul versante<br />
tirrenico che su quello adriatico, mentre le località interne del centro offrono situazioni alquanto varie.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 428<br />
L'Italia meri<strong>di</strong>onale e le isole sono caratterizzate in genere da buone velocità del vento, che<br />
pongono queste regioni tra le più interessanti dal punto <strong>di</strong> vista dello sfruttamento dell'energia eolica<br />
nel nostro paese.<br />
Per quanto riguarda l'andamento stagionale si ha una certa prevalenza del periodo invernoprimavera<br />
al sud e nelle isole, nonché alle alte quote alpine e appenniniche e nelle regioni costiere. Le<br />
zone interne del nord e del centro (alle basse quote) presentano invece una ventosità maggiore nel<br />
periodo primavera-estate.<br />
Figura 546: Mappa del vento in Italia<br />
Stu<strong>di</strong> sulle prospettive eoliche in Europa attribuiscono alla fonte eolica la possibilità <strong>di</strong> coprire il<br />
3-4% del fabbisogno energetico italiano.<br />
In Figura 547 si ha la rappresentazione della numerosità e della potenza degli impianti eolici in<br />
Italia al 2009, come desunto dal rapporto statistico GSE L'eolico 2009).<br />
In Figura 548 si ha la situazione, aggiornata al 2008, della numerosità e potenza degli impianti<br />
eolici nelle varie regioni d'Italia (sempre <strong>secondo</strong> il GSE). Si può ben vedere che la Sicilia con 1148 MW<br />
è la seconda dopo la Puglia ed ha avuto un incremento del 44,5% ripsetto all'anno precedente.<br />
Nella Tabella 66 si ha l'andamento della produzione degli impianti eolici in Italia dal 2004 al 2009<br />
(in MWh).<br />
Si può osservare la grande evoluzione per la Sicilia cheve la produzione passare da 152.00 MWh a<br />
1.444.392 MWh con un incremento pari a circa il 950%, come per altro testimoniato dal numero <strong>di</strong><br />
impianti installati al 2009 e riportati in Tabella 70.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 429<br />
Figura 547: Evoluzione della numerosità e della potenza degli impianti eolici in Italia<br />
Figura 548: Numerosità e potenza degli impianti eolici nelle regioni italiane nel 2008
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 430<br />
Figura 549: Confronto a livello regionale per numerosità e potenza degli impianti eolici<br />
Figura 550: Distribuzione regionale percentuale impianti a fine 2009<br />
La Sicilia è passata da una quota nazionale dell'8% nel 2004 al 22% nel 2009.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 431<br />
Tabella 66: Produzione (in MWh) in Italia dal 2004 al 2009<br />
10.2 LA RISORSA EOLICA<br />
Figura 551: andamento storico della produzione reale e normalizzata per impianti eolici<br />
Per la progettazione <strong>di</strong> una Wind Farm è necessario conoscere la <strong>di</strong>sponibilità della risorsa eolica.<br />
L’informazione sul potenziale eolico deve essere riferita a perio<strong>di</strong> significativi (anno, stagione, anni), e<br />
non semplicemente a dati puntuali.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 432<br />
La scelta del tipo <strong>di</strong> generatore, e della <strong>di</strong>sposizione dei generatori all’interno del parco <strong>di</strong>pende<br />
fortemente da questa analisi. Lo stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> tipo prettamente statistico: esso <strong>di</strong>pende dalla probabilità <strong>di</strong><br />
occorrenza <strong>di</strong> una certa intensità <strong>di</strong> vento nell’arco <strong>di</strong> un tempo definito.<br />
Anche la probabilità <strong>di</strong> occorrenza <strong>di</strong> eventi straor<strong>di</strong>nari dovrebbe essere presa in considerazione.<br />
Gli standard <strong>di</strong> progettazione in Italia prevedono una produttività me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 2500 ore per anno ma<br />
spesso si hanno in<strong>di</strong>ci molto inferiori fino a 1400 ore/anno. Ovviamente l'in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> produttività è molto<br />
correlato alla resa economica degli impianti e al tempo <strong>di</strong> pay back conseguente.<br />
Le zone con in<strong>di</strong>cie <strong>di</strong> produttività superiore a 2500 ore/anno sono poche in Italia. In Sicilia si<br />
possono progettare impianti predendone una produttività <strong>di</strong> 2400-2500 ore/anno.<br />
Le curve delle ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione descrivono la perfomance dei singoli impianti nei<br />
<strong>di</strong>versi anni, ve<strong>di</strong> Figura 552.<br />
Figura 552: Ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione dal 2004 al 2009 in Italia<br />
Ogni punto rappresenta, per ciascun impianto eolico, il rapporto tra la sua produzione lorda e la<br />
potenza efficiente lorda. Nei sei anni compresi tra il 2004 e il 2009, il progressivo spostamento della<br />
curva verso destra rispecchia l’aumento della numerosità degli impianti installati in Italia (+145%<br />
variazione assoluta).<br />
Il concetto <strong>di</strong> ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione può essere applicato anche all’intero parco eolico<br />
nazionale. In Italia, nel 2009, come si può vedere nella sottostante tabella, le ore equivalenti <strong>di</strong><br />
utilizzazione dell’intero parco eolico sono risultate pari a 1.336 in calo rispetto alle 1.374 ore dell’anno<br />
precedente.<br />
Tabella 67: Ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione in Italia dal 2004 al 2009<br />
Tali valori sono comunque influenzati non solo da eventi climatologici e tecnici, come ad<br />
esempio la mancata produzione degli impianti eolici per problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>spacciamento della rete, ma<br />
soprattutto dai valori ridotti della produzione elettrica attribuibile agli impianti che sono entrati in<br />
esercizio durante l’anno.<br />
Nel 2009 il 50% degli impianti hanno avuto un numero <strong>di</strong> ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione<br />
maggiori <strong>di</strong> 1.478 ore. Nel confronto con gli anni precedenti questo valore risulta più basso: nel 2008<br />
infatti si attestava a 1.580 ore, nel 2007 a 1.639.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 433<br />
Il miglior anno continua ad essere il 2004 quando il 50% degli impianti era stato capace <strong>di</strong> oltre<br />
1.668 ore <strong>di</strong> utilizzazione annue, quando si era registrata anche la migliore performance assoluta pari a<br />
3.325 ore.<br />
A livello territoriale nel 2009 la Liguria è stata la regione con il massimo delle ore <strong>di</strong> utilizzazione<br />
pari a 1.999 seguita dalla Basilicata con 1.784 ore. Le regioni più rilevanti, Puglia, Sicilia e Campania,<br />
hanno circa 1.400 ore dovute anche al fatto che la loro potenza nell’ultimo anno è cresciuta a tassi<br />
intorno al 40%.<br />
Le ore <strong>di</strong> utilizzazione equivalenti del parco eolico nazionale <strong>di</strong>pendono da una molteplicità <strong>di</strong><br />
fattori: l’installazione <strong>di</strong> nuovi impianti nel corso dell’anno, le con<strong>di</strong>zioni anemometriche, i problemi<br />
tecnici come le manutenzioni (anche con fermata dell’impianto) e la mancata produzione per problemi<br />
<strong>di</strong> rete.<br />
Figura 553: Distribuzione percentuale delle ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione degli impianti eolici in Italia<br />
Per effettuare dei confronti corretti tra un anno e l’altro, occorre depurare la serie storica delle<br />
ore <strong>di</strong> utilizzazione dalla componente dovuta all’installazione dei nuovi impianti entrati in esercizio nel<br />
corso dell’ultimo anno (che rappresenta il maggior fattore <strong>di</strong>storsivo). Così sono state considerate le<br />
performance nel 2008 e nel 2009 dei 203 impianti entrati in esercizio prima del 31 <strong>di</strong>cembre 2007 a<br />
garanzia <strong>di</strong> una produzione registrata annuale. A livello nazionale nel 2009 le ore <strong>di</strong> utilizzazione<br />
dell’intero parco, depurate dall’effetto entrata in esercizio dei nuovi impianti, sono pari a 1.580, del 18%<br />
più alte <strong>di</strong> quelle reali (pari a 1.336).<br />
10.3 CONVERSIONE DELLA ENERGIA DEL VENTO<br />
La velocità del vento oltre che variare da luogo a luogo subisce anche notevoli variazioni locali<br />
nel tempo. L'analisi della possibile conversione della energia cinetica del vento in energia elettrica (kWh<br />
utili) deve iniziare dunque da una analisi statistica delle velocità locali del vento (tenendo anche conto<br />
della variazione della velocità me<strong>di</strong>a con l'altezza, così da avere la velocità al mozzo della turbina); dalla<br />
integrazione delle potenze su successivi intervalli <strong>di</strong> tempo e dal fattore <strong>di</strong> carico della macchina.<br />
Ad esempio, una macchina da 100 kW nominali nell'anno potrebbe produrre 8.76 10 5 kWh, e<br />
si tenga presente che questi 100 kW massimi <strong>di</strong> progetto sono solo una frazione della energia cinetica<br />
del vento (tipicamente il 40%, tenendo conto del limite in<strong>di</strong>cato dalla Teoria <strong>di</strong> Betz e del ren<strong>di</strong>mento<br />
della macchina).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 434<br />
A seconda delle caratteristiche del luogo considerato poi una turbina eolica può funzionare<br />
me<strong>di</strong>amente alla potenza massima solo per una ben determinata frazione del tempo (tipicamente per il<br />
30%), con una <strong>di</strong>sponibilità del 90-95%: il fattore <strong>di</strong> carico sarà dunque pari a 0.3 0.95 = 28.5% e<br />
l'energia effettivamente prodotta 2.5 10 5 kWh.<br />
Le prestazioni <strong>di</strong> un aeromotore vengono sintetizzate me<strong>di</strong>ante una curva che rappresenta<br />
l'andamento della potenza resa (in or<strong>di</strong>nata) in funzione della velocità del vento (in ascissa).<br />
Figura 554: Curve <strong>di</strong> potenza in funzione della velocità del vento<br />
Per l'aerogeneratore viene considerata la potenza elettrica resa ai morsetti. Si definisce come<br />
velocità del vento <strong>di</strong> "avviamento" ("iniziale", o <strong>di</strong> "start-up") la minima velocità alla quale la macchina<br />
inizia a ruotare (valore tipico: 5 m/s).<br />
Si definisce invece velocità del vento <strong>di</strong> "inserimento" o <strong>di</strong> generazione ("cut-in") la minima velocità<br />
per cui l'aerogeneratore inizia ad erogare energia elettrica. Corrisponde <strong>di</strong> solito all'inserzione della<br />
macchina in rete.<br />
La velocità del vento "nominale" ("rated") è in genere la minima velocità del vento che da la<br />
potenza resa corrispondente al massimo ren<strong>di</strong>mento aero<strong>di</strong>namico del rotore (potenza nominale)<br />
(valore tipico: 9-12 m/s, come è possibile vedere dalla Figura 554).<br />
La velocità del vento <strong>di</strong> "fuori servizio" (o <strong>di</strong> "stacco" o <strong>di</strong> "cut-out") è la velocità alla quale la<br />
macchina viene staccata dalla rete, provocando l'intervento delle protezioni contro le sovra-velocità<br />
Infine la velocità del vento al limite della resistenza è la massima velocità che una macchina può<br />
sopportare senza danno.<br />
Per un aerogeneratore ideale la curva potenza-velocità del vento mostra una potenza che cresce<br />
dalla velocità <strong>di</strong> "cut-in" a quella nominale e poi si mantiene costante fino alla velocità <strong>di</strong> "cut-out".<br />
Quest'ultimo fatto è dovuto alla necessità <strong>di</strong> evitare che la macchina elettrica venga sovraccaricata<br />
oppure che si scelga un generatore sovra<strong>di</strong>mensionato, le cui possibilità verrebbero poi sfruttate per un<br />
tempo assai ridotto.<br />
Nelle macchine reali questa curva è realizzata me<strong>di</strong>ante la regolazione continua (meccanica) del<br />
passo ("pitch regulation"), che consente, una volta raggiunta la potenza massima, <strong>di</strong> 'sfiorare' la potenza in<br />
eccesso fornita dal vento. Quando la velocità del vento raggiunge il valore <strong>di</strong> "stacco" le pale entrano in<br />
stallo.<br />
10.4 CARATTERISTICHE DEL VENTO<br />
La potenza del vento è proporzionale al cubo della sua velocità ed è quin<strong>di</strong> essenziale conoscerne<br />
con precisione le caratteristiche se si vuole realisticamente prevedere le prestazioni <strong>di</strong> un aeromotore.<br />
Le più elevate velocità del vento si incontrano sulle creste montuose, sulle coste e nel mare aperto<br />
(o in vicinanza dei gran<strong>di</strong> laghi). I parametri del vento che servono per un corretto <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong><br />
una turbina eolica sono: le velocità me<strong>di</strong>e, le variazioni istantanee (raffiche), giornaliere ed annuali, la
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 435<br />
variazione con l'altitu<strong>di</strong>ne e le <strong>di</strong>rezioni prevalenti: caratteristiche strettamente <strong>di</strong>pendenti dal sito che si<br />
considera e che possono venire raccolte solo dopo anni <strong>di</strong> indagini statistiche e misure.<br />
Di solito la velocità locale manifesta notevoli fluttuazioni nel tempo (v. per esempio la Figure 1.2)<br />
e la velocità istantanea V può essere descritta sommando ad un valore me<strong>di</strong>o V m una componete<br />
fluttuante nel tempo v:<br />
V V v<br />
La fluttuazione del flusso viene solitamente espressa con riferimento alla ra<strong>di</strong>ce quadrata della<br />
me<strong>di</strong>a del quadrato delle componenti turbolente della velocità istantanea:<br />
Per terreni ad elevata rugosità (con alberi ed e<strong>di</strong>fici) l'intensità della turbolenza solitamente varia<br />
fra 0.15-0.2; per terreni lisci tipicamente 0.1.<br />
La velocità del vento sulla superficie del terreno è nulla (a causa dell'attrito fra aria e terreno);<br />
cresce poi rapidamente con l'altezza, tipicamente sino a circa 2 km, dopo <strong>di</strong> che il gra<strong>di</strong>ente verticale <strong>di</strong><br />
velocità praticamente si annulla.<br />
La variazione verticale della velocità del vento viene <strong>di</strong> solito descritta con funzioni esponenziali<br />
del tipo<br />
m<br />
<br />
z <br />
V ( z) Vr<br />
<br />
z<br />
r <br />
Nella quale z rappresenta l'altezza dal suolo, V r la velocità del vento alla quota <strong>di</strong> riferimento z r ,<br />
V(z) la velocità me<strong>di</strong>a alla quota z. Il parametro <strong>di</strong>pende dalla rugosità locale (un valore tipico può<br />
essere 0.1). Si veda in proposito la Tabella 68.<br />
Tipo del terreno Classe <strong>di</strong> Esponent<br />
rugosità<br />
e <br />
Gran<strong>di</strong> superfici acquatiche 0 0.01<br />
Terreni aperti con pochi ostacoli 1 0.12<br />
Terreni agricoli con e<strong>di</strong>fici e barriere (<strong>di</strong> protezione, 2 0.16<br />
siepi, ecc.)<br />
Aree agricole con molti alberi, boschi e paesi 3 0.28<br />
Tabella 68: Parametro <br />
L'istogramma da la probabilità (calcolata sulle rilevazioni in <strong>di</strong>versi anni) che si presenti una<br />
determinata velocità compresa fra V e V+V (nel caso <strong>di</strong> Figura V=1 m/s). Ad esempio, la<br />
probabilità che il vento abbia velocità compresa fra 4.5 e 5.5 m/s è 0.104 ovvero (0.104 8760)=910<br />
ore/anno.<br />
Diagrammi simili (della "<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> frequenza") sono <strong>di</strong>sponibili a livello annuale, stagionale o<br />
mensile e presentano tutti una caratteristica forma a campana con asimmetria a sinistra (tipica<br />
<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> Weibull e Rayleigh).<br />
La "<strong>di</strong>stribuzione cumulata della frequenza", detta anche "curva <strong>di</strong> durata", viene poi ottenuta dalla<br />
precedente <strong>di</strong>stribuzione in modo da poter valutare (ad esempio in termini <strong>di</strong> ore/anno) il numero delle<br />
ore nelle quali una determinata velocità viene ecceduta.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 436<br />
Tabella 69: Analisi statistica della potenza in funzione della velocità del vento<br />
10.5 I PARCHI EOLICI IN SICILIA<br />
La Sicilia è una regione ritenuta fra le più interessanti per l'installazione <strong>di</strong> parchi eolici. Ad oggi i<br />
parchi effettivamente funzionanti sono in<strong>di</strong>cati nella seguente Tabella 70 aggiornata alla fine del 2009.<br />
Località / Nome Impianto<br />
MW<br />
Installati<br />
Numero<br />
Turbine<br />
Installatore<br />
Caccamo 14.45 17 Acciona<br />
Agrigento 17 20 Alerion<br />
Callari 36 18 Alerion<br />
Castel <strong>di</strong> Lucio 23 27 Alerion<br />
Lico<strong>di</strong>a Eubea 22 26 Alerion<br />
Francofonte 72 24 Allianz<br />
Alia Scafani 25.5 30 Asja<br />
Buseto Palizzolo 6.8 8 Asja<br />
Guarine 5.95 7 Asja<br />
Marsala 9.35 11 Asja<br />
Mola 6.8 8 Asja<br />
Callari 4 2 Callari srl<br />
Ragusa 2 1 CER<br />
Regalbuto 50 20 Cover<br />
Trapani 32 16 E.ON<br />
Vizzini 24 12 E.ON<br />
Caltabellotta 7.5 10 Enel Green Power<br />
Caltavuturo 47.6 56 Enel Green Power<br />
Carlentini - Sicilia 7.26 11 Enel Green Power<br />
Carlentini 2 - Sicilia 14.45 24 Enel Green Power<br />
Cerda 4.25 5 Enel Green Power
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 437<br />
Contrada Colla 17 Enel Green Power<br />
Contrada Corvo - Cozzo Miturro 38.25 Enel Green Power<br />
Cozzo Vallefon<strong>di</strong> 1 10.2 12 Enel Green Power<br />
Cozzo Vallefon<strong>di</strong> 2 1.7 2 Enel Green Power<br />
Gangi 27.2 32 Enel Green Power<br />
Montemaggiore Belsito 15.3 18 Enel Green Power<br />
Nicosia 46.75 55 Enel Green Power<br />
Partinico 8.5 10 Enel Green Power<br />
Sclafani Bagni 19.9 26 Enel Green Power<br />
Villafrati Campofelice 19.95 23 Energia Eolica Siciliana<br />
Vicari 37.5 15 Erg Renew<br />
Castelvetrano 40 20 IP Maestrale<br />
Enna 30 IP Maestrale<br />
Militello 15.3 18 IP Maestrale<br />
Mineo 9.3 10 IP Maestrale<br />
Monreale 7.65 9 IP Maestrale<br />
Camporeale 20.4 24 IVPC<br />
Giarratana 45.6 18 IVPC<br />
Agrigento 105.3 124 Moncada Costruzioni<br />
Licata 26.5 30 Moncada Costruzioni<br />
Naro 36.55 43 Moncada Costruzioni<br />
Mazara del Vallo 0.6 1 Sicil Marin<br />
Castel <strong>di</strong> Ju<strong>di</strong>ca 13.5 9 Veronagest<br />
Catania 70.5 47 Veronagest<br />
Ciminna 29.75 35 Veronagest<br />
Corleone 20 10 Veronagest<br />
Marineo 22.1 26 Veronagest<br />
Palermo 60 30 Veronagest<br />
Prizzi 40 20 Veronagest<br />
Raddusa 27 18 Veronagest<br />
Ramacca 30 20 Veronagest<br />
Trapani 48 24 Veronagest<br />
Salemi 62 31 WindCo Spa<br />
Rocca rossa 58 29 WKN AG<br />
Carlentini 17.92 26<br />
Gibellina 18.2 12<br />
TOTALE POTENZA<br />
INSTALLATA<br />
1549 MW<br />
Tabella 70: Parchi eolici in Sicilia al 2009<br />
La potenza elettrica nominale è pari a 1549 MW.<br />
10.6 INCENTIVI E SERVIZI PER GLI IMPIANTI EOLICI<br />
In seguito all’ottenimento della qualifica <strong>di</strong> Impianto Alimentato da Fonte Rinnovabile (IAFR) da parte<br />
del GSE, i produttori titolari <strong>di</strong> impianti a fonte eolica possono chiedere l’accesso all’incentivazione con
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 438<br />
la Tariffa Onnicomprensiva (TO) oppure con i Certificati Ver<strong>di</strong> (CV). Le due forme <strong>di</strong><br />
incentivazione sono alternative e sono legate alla <strong>di</strong>versificazione della <strong>di</strong>mensione degli impianti tra<br />
piccoli e me<strong>di</strong>o/gran<strong>di</strong>.<br />
La Tariffa Onnicomprensiva viene così definita poiché riconosce all’energia immessa in rete sia la<br />
parte afferente all’incentivazione dell’impianto che quella relativa alla remunerazione derivante dalla<br />
ven<strong>di</strong>ta dell’energia. E’ applicabile, su richiesta dell'operatore, agli impianti eolici entrati in esercizio in<br />
data successiva al 31 <strong>di</strong>cembre 2007 <strong>di</strong> potenza nominale attiva non superiore a 200 kW. La durata<br />
dell’incentivo TO è pari a 15 anni.<br />
I Certificati Ver<strong>di</strong> introdotti dal Decreto Legislativo 79/99, sono emessi dal GSE su richiesta del<br />
produttore titolare <strong>di</strong> impianti IAFR entrati in esercizio a partire dal 1° aprile 1999.<br />
Sono titoli annuali negoziabili che attestano la produzione <strong>di</strong> energia elettrica da fonte rinnovabile<br />
e rappresentano un beneficio per il produttore poiché sono utilizzabili per ottemperare all'obbligo <strong>di</strong><br />
immissione nel sistema elettrico <strong>di</strong> una quota <strong>di</strong> energia elettrica da fonte rinnovabile.<br />
La durata dell’incentivo CV è pari a 15 anni se l’impianto è entrato in esercizio in data successiva<br />
al 31/12/2007.<br />
Un’altra forma <strong>di</strong> incentivo gestita dal GSE a cui, però, attualmente non si può più accedere, è il<br />
cosiddetto CIP6. Il provve<strong>di</strong>mento CIP6/92 ha promosso la realizzazione <strong>di</strong> impianti alimentati a fonti<br />
rinnovabili e assimilate attraverso la remunerazione dell’energia elettrica immessa in rete ad un prezzo<br />
incentivante garantito.<br />
Il GSE ritira l’energia elettrica immessa in rete da questi impianti e la vende in Borsa, sostenendo<br />
l’onere derivante dalla <strong>di</strong>fferenza tra i costi ed i ricavi della ven<strong>di</strong>ta dell’energia ed eventualmente dei CV<br />
ad essi associati.<br />
Dal 1° gennaio 2008 il GSE fornisce inoltre, agli operatori che ne fanno richiesta, il servizio <strong>di</strong><br />
Ritiro De<strong>di</strong>cato (RID). Si tratta <strong>di</strong> una modalità semplificata per vendere al GSE l’energia elettrica<br />
prodotta e immessa in rete, alternativa ai contratti bilaterali o alla ven<strong>di</strong>ta in borsa.<br />
Gli impianti eolici <strong>di</strong> qualsiasi potenza, in quanto non programmabili, possono accedere al RID<br />
stipulando una convenzione con GSE. Quest’ultimo riconosce al produttore, per ciascuna ora, il prezzo<br />
<strong>di</strong> mercato della zona in cui è collocato l’impianto. Per impianti con potenza attiva nominale fino a 1<br />
MW sono definiti prezzi minimi garantiti. Il produttore che accede al RID deve chiedere il ritiro<br />
dell’intera quantità <strong>di</strong> energia elettrica immessa in rete.<br />
Dal 1° gennaio 2009 il GSE gestisce anche il meccanismo <strong>di</strong> Scambio sul Posto (SSP) per gli<br />
impianti alimentati da fonti rinnovabili <strong>di</strong> potenza nominale attiva fino a 20 kW (200 kW per quelli<br />
entrati in esercizio dopo il 31 <strong>di</strong>cembre 2007).<br />
Lo SSP consente <strong>di</strong> valorizzare l’energia immessa in rete <strong>secondo</strong> un criterio <strong>di</strong> compensazione<br />
economica con il valore dell’energia prelevata dalla rete.<br />
I dati relativi alla produzione incentivata con CV e della produzione convenzionata con il RID<br />
non possono essere sommati, in quanto uno stesso impianto può ricevere CV ed accedere al RID.<br />
I CV relativi alla produzione del 2009 vengono negoziati perlopiù nei primi mesi del 2010. Il<br />
valore <strong>di</strong> riferimento per il 2010 è pari a € 112,82, ma, poiché nel mercato si ha una situazione <strong>di</strong><br />
eccesso <strong>di</strong> offerta <strong>di</strong> CV, il valore me<strong>di</strong>o delle negoziazioni tende ad attestarsi intorno al prezzo <strong>di</strong> ritiro<br />
riconosciuto dal GSE, che per il 2010 è pari a € 88,91 per CV.<br />
Nell’anno 2009 sono stati incentivati con CV 5,5 TWh <strong>di</strong> energia elettrica prodotta da fonte<br />
eolica, per un valore che, in base al prezzo utilizzato, è compreso nel range 490-621 milioni <strong>di</strong> euro.<br />
L’energia incentivata con CV risulta superiore a quella convenzionata RID in quanto alcuni<br />
gran<strong>di</strong> operatori non accedono alla convenzione RID preferendo la ven<strong>di</strong>ta sul mercato o tramite<br />
accor<strong>di</strong> bilaterali.<br />
Nel 2009 i prezzi minimi garantiti (PMG) per impianti con potenza non superiore ad 1 MW, sono<br />
stati pari a<br />
0,1011 €/kWh per i primi 500.000 kWh <strong>di</strong> energia prodotta;<br />
0,0852 €/kWh oltre 500.000 e fino a 1.000.000 kWh <strong>di</strong> energia prodotta;<br />
0,0745 €/kWh oltre 1.000.000 e fino a 2.000.000 kWh <strong>di</strong> energia prodotta.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 439<br />
Le regioni che accedono alla convenzione RID con i quantitativi <strong>di</strong> energia più elevati sono<br />
Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna. Il prezzo me<strong>di</strong>o nel 2009 è stato <strong>di</strong> circa 70 centesimi <strong>di</strong> euro per<br />
kWh.<br />
10.7 LINEE GUIDA PER L'AUTORIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI CON<br />
FONTI RINNOVABILI<br />
Le procedure autorizzative prevedono una conferenza dei servizi fra le regioni, le provincie e i<br />
comuni. L'iter autorizzativo dovrebbe concludersi in 180 giorni 36 ma <strong>di</strong> fatto questo limite non è mai<br />
rispettato.<br />
Di recente è stato emanato il Decreto 10/09 2010 (G.U. n. 219 del 18/09/2010), <strong>di</strong> concerto fra<br />
il Ministero dello Sviluppo Economico, dell'Ambiente e dei Beni e le Attività Culturali, che riporta le<br />
linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili.<br />
Questo decreto riprende il D.Lgs 28/12/2003 n. 387 (in attuazione della Direttiva Europea<br />
2001/77/CE) e in particolare l'art. 12 concernente la razionalizzazione e semplificazione delle<br />
procedure autorizzative, così come mo<strong>di</strong>ficato dall'art. 2 della Legge 24/12/2007 n. 244.<br />
In particolare ribasce:<br />
il comma 10 che prevede l'approvazione in Conferenza unificata, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, <strong>di</strong><br />
concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro per i beni e le attivita' culturali,<br />
<strong>di</strong> linee guida per lo svolgimento del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili ed<br />
in particolare per assicurare un corretto inserimento degli impianti nel aesaggio, con specifico riguardo agli impianti<br />
eolici;<br />
il comma 1 che <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> pubblica utilita', in<strong>di</strong>fferibili ed urgenti le opere, comprese quelle connesse e le<br />
infrastrutture in<strong>di</strong>spensabili alla costruzione ed esercizio, per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti<br />
rinnovabili, autorizzate ai sensi del comma 3;<br />
il comma 3 che prevede per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili il rilascio, da parte della regione o della provincia<br />
delegata, <strong>di</strong> un'autorizzazione unica conforme alle normative in materia <strong>di</strong> tutela dell'ambiente, <strong>di</strong> tutela del paesaggio e<br />
del patrimonio storico artistico, che costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico;<br />
il comma 4 che prevede lo svolgimento <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento unico svolto nel rispetto dei principi <strong>di</strong> semplificazione e con le<br />
modalita' stabilite dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive mo<strong>di</strong>ficazioni e integrazioni;<br />
il comma 5 che prevede l'applicazione della <strong>di</strong>sciplina della denuncia <strong>di</strong> inizio attivita' <strong>di</strong> cui agli articoli 22 e 23 del testo<br />
unico <strong>di</strong> cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, per gli impianti con capacita' <strong>di</strong><br />
generazione inferiore alle soglie stabilite dalla tabella A allegata al citato decreto legislativo n. 387 del 2003;<br />
il comma 7 che prevede che gli impianti alimentati da fonti rinnovabili possono essere ubicati anche in zone classificate<br />
agricole dai piani urbanistici nel rispetto delle <strong>di</strong>sposizioni in materia <strong>di</strong> sostegno nel settore agricolo, della valorizzazione<br />
delle tra<strong>di</strong>zioni agroalimentari locali, alla tutela della bio<strong>di</strong>versità e del patrimonio culturale e del paesaggio rurale.<br />
Inoltre detta norma per armonizzare il rilascio delle autorizzazioni con l'esigenza <strong>di</strong> tutela del<br />
paesaggio. Si tratta <strong>di</strong> un pacchetto <strong>di</strong> norme che pongono chiarezza sulle procedure <strong>di</strong> rilascio delle<br />
autorizzazioni a costruire ed esercire gli impianti eolici.<br />
Le autorizzazioni devono essere rilasciate dalle regioni o dalle provincie delegate.<br />
In Sicilia è valido il Decreto Assessoriale 28/04/2005 dell'Assessorato Territorio e ambiente<br />
recante criteri relativi ai progetti per la realizzazione <strong>di</strong> impianti industriali per la produzione <strong>di</strong> energia<br />
me<strong>di</strong>ante lo sfruttamento del vento.<br />
Resta valido il DPR 12/04/1996 e viene revocato il decreto 10/09/2003 n 1014.<br />
Questo decreto in<strong>di</strong>ca dettagliatamente la documentazione da presentare per l'epletamento dei<br />
proce<strong>di</strong>menti amministrativi <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> compatibilità ambientale sia nelle zone sensibili che nella<br />
altre zone.<br />
La Legge Regionale n. 32 del 23/12/2000 in<strong>di</strong>ca, all'articolo 6, che ai fini dell'applicazione<br />
dell'art. 7 della LR n. 65 del 11/04/1981 (varianti ai piani urbanistici per opere <strong>di</strong> rilevante interesse<br />
36 Proprio in queste settimane la Regione Siciliana è stata condannata a pagere indennizzi <strong>di</strong> alcune decine <strong>di</strong> milioni<br />
a società che hanno richiesto danni per mancata autorizzazione nei termini previsti dalla legge e per mancato guadagno.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 440<br />
pubblico) la produzione <strong>di</strong> energia da fonti rinnovabili è considerata <strong>di</strong> interesse pubblico e <strong>di</strong><br />
pubblica utilità, anche se non esguita dai soggetti istituzionalmente competenti.<br />
10.8 PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DELLE MACCHINE EOLICHE<br />
Potenza totale <strong>di</strong>sponibile<br />
La potenza totale <strong>di</strong>sponibile in una corrente <strong>di</strong> vento è pari al flusso <strong>di</strong> energia cinetica KE i ,<br />
ovvero<br />
Nella quale,<br />
P potenza totale, W<br />
<br />
m<br />
tot<br />
<br />
portata in massa, kg/s<br />
<br />
<br />
V<br />
Ptot<br />
m KEi<br />
m<br />
2<br />
Vi<br />
velocità del flusso incidente, m/s<br />
La portata in massa è data dalla equazione <strong>di</strong> continuità<br />
Nella quale,<br />
<br />
densità dell'aria, kg/m<br />
A sezione normale alla corrente, m<br />
Dunque,<br />
3<br />
P<br />
<br />
m AV i<br />
2<br />
tot<br />
1<br />
AV<br />
2<br />
Risulta quin<strong>di</strong> che la potenza totale <strong>di</strong>sponibile nella corrente è proporzionale al cubo della sua<br />
velocità, all'area intercettata e alla densità dell'aria incidente.<br />
10.9 ENERGIA DAL VENTO<br />
Per la progettazione <strong>di</strong> una Wind Farm è necessario conoscere la <strong>di</strong>sponibilità della risorsa eolica.<br />
L’informazione sul potenziale eolico deve essere riferita a perio<strong>di</strong> significativi (anno, stagione, anni), e<br />
non semplicemente a dati puntuali.<br />
La scelta del tipo <strong>di</strong> generatore, e della <strong>di</strong>sposizione dei generatori all’interno del parco <strong>di</strong>pende<br />
fortemente da questa analisi. Lo stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> tipo prettamente statistico: esso <strong>di</strong>pende dalla probabilità <strong>di</strong><br />
occorrenza <strong>di</strong> una certa intensità <strong>di</strong> vento nell’arco <strong>di</strong> un tempo definito.<br />
Anche la probabilità <strong>di</strong> occorrenza <strong>di</strong> eventi straor<strong>di</strong>nari dovrebbe essere presa in considerazione<br />
<br />
<br />
10.9.1 DISTRIBUZIONE DI WEIBULL<br />
Si definisce la funzione densità <strong>di</strong> probabilità p(u):<br />
La funzione cumulativa è definita da:<br />
3<br />
i<br />
2<br />
i<br />
1<br />
<br />
u u<br />
<br />
f( u) exp<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
u<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
1 exp<br />
F u<br />
u = velocità del vento<br />
= parametro <strong>di</strong> scala (anche “c” od “A”):
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 441<br />
si riferisce alla me<strong>di</strong>a, e quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>ca “quanto” un sito è ventoso<br />
= parametro <strong>di</strong> forma, a<strong>di</strong>mensionale (anche “k”): in<strong>di</strong>ca quanto le velocità tendono ad essere<br />
concentrate attorno ad un valore (peaked <strong>di</strong>stribution)<br />
<br />
<br />
<br />
Figura 555: Tipica <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> Weibull<br />
= 2 Distribuzione <strong>di</strong> Rayleigh<br />
= 1 Distribuzione esponenziale<br />
(il fatto che la <strong>di</strong>stribuzione non sia simmetrica è detto “Skeweness”)<br />
Noti e (c e k) si calcola la u più probabile:<br />
u MP<br />
La u che trasporta la max energia in (m/s)<br />
Densità <strong>di</strong> potenza in (W/m 2 )<br />
0<br />
<br />
1<br />
<br />
<br />
<br />
u MaxE<br />
1<br />
<br />
<br />
2 <br />
<br />
<br />
<br />
(m/s)<br />
1<br />
<br />
<br />
P<br />
1 3 <br />
3<br />
Pu f udu<br />
<br />
A<br />
<br />
<br />
2 <br />
Densità <strong>di</strong> energia del vento per un dato periodo T :<br />
dove la funzione è :<br />
E<br />
A<br />
1 <br />
3<br />
T<br />
2 <br />
3<br />
<br />
<br />
t<br />
x t e dt<br />
x1<br />
<br />
<br />
0<br />
10.9.2 TURBINA IDEALE<br />
In questa ipotesi ’energia <strong>di</strong>sponibile nel vento è completamente estratta e si ha che:<br />
P aumenta tra u cut-in (u I ) e u rated (u R ), e quin<strong>di</strong> resta costante fino a u cut-out (u 0 );<br />
la P a velocità nominale (Rated wind speed) è:<br />
1 3<br />
PR<br />
AVR<br />
2<br />
L’energia prodotta in tutto l’intervallo è :
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 442<br />
uR<br />
u<br />
<br />
O<br />
<br />
<br />
<br />
ETW<br />
T P u f u du T P u f u du PR<br />
f u du<br />
<br />
<br />
0<br />
uI<br />
uR<br />
<br />
e sostituendo le espressioni per P(u) = (1/2) A u 3 e P R si ottiene :<br />
u<br />
1 1<br />
R<br />
u<br />
<br />
<br />
O<br />
<br />
3 u u <br />
3 u u <br />
<br />
ETW<br />
TA u exp<br />
du uR<br />
exp<br />
du<br />
2 <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
u <br />
I<br />
<br />
u <br />
R<br />
<br />
Questo è riferito al caso ideale. L’integrale deve essere risolto con meto<strong>di</strong> numerici.<br />
10.9.3 TURBINA REALE<br />
Non è possibile estrarre tutta l’energia dal vento (il flusso dovrebbe arrestarsi completamente sul<br />
rotore). La potenza effettiva P T prodotta dalla turbina :<br />
L’energia effettivamente estraibile dal vento è dunque:<br />
u<br />
1<br />
O<br />
u<br />
<br />
<br />
R<br />
3 2 u u<br />
<br />
ETA T PT uf udu TPR<br />
a1u a2u a3u a4 exp<br />
du<br />
<br />
<br />
uI<br />
u<br />
<br />
I<br />
<br />
10.9.4 SINTESI DELLE CARATTERISTICHE ANEMOLOGICHE DEL SITO:<br />
La velocità del vento è stata misurata da due anemometri posti a 15 m e 30 m <strong>di</strong><br />
altezza dal terreno. Si raggruppano i dati <strong>di</strong> uno degli anemometri in classi <strong>di</strong> velocità e per<br />
ciascuna si in<strong>di</strong>ca il numero <strong>di</strong> ore per le quali il vento ha quella velocità. Per esempio a 15<br />
metri <strong>di</strong> altezza, per la classe <strong>di</strong> 5 m/s, le velocità comprese fra 4.5 m/s e 5.5 m/s hanno<br />
una frequenza <strong>di</strong> 1366 ore/anno.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 443
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 444<br />
Per ciascuna classe <strong>di</strong> velocità si calcola il parametro alfa che è un in<strong>di</strong>ce della rugosità<br />
de terreno.<br />
Per il calcolo della velocità del vento a <strong>di</strong>verse quote si utilizza il valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> alfa e<br />
la relazione seguente:<br />
Così facendo si ottiene una nuova <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> frequenza, ovviamente<br />
caratterizzata da una velocità me<strong>di</strong>a del vento più alta, ma con un numero <strong>di</strong> ore pari a<br />
quelle della <strong>di</strong>stribuzione a 15 metri <strong>di</strong> altezza e con velocità del vento non intere e superiori<br />
a quelle in<strong>di</strong>cate dalla classe <strong>di</strong> velocità. Per trovare qual'è il numero <strong>di</strong> ore corrispondente a<br />
un valore <strong>di</strong> velocità del vento intero si può procedere graficamente, oppure si esprime la<br />
<strong>di</strong>stribuzione tramite la funzione <strong>di</strong> Weibull la quale consente, data la velocità, <strong>di</strong> risalire al<br />
valore <strong>di</strong> frequenza cumulativa in modo matematico.<br />
I parametri A e k vengono calcolati a partire dai dati che descrivono la curva <strong>di</strong><br />
frequenza che ci interessa (quella ad altezza torre).<br />
Diagrammando y(x) si ottiene una retta. L’equazione caratteristica della retta è<br />
Una volta ricavati i valori <strong>di</strong> m e y0, A e k sono automaticamente noti.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 445<br />
Per ciascuna classe <strong>di</strong> velocità si calcola Fw utilizzando la funzione <strong>di</strong> Weibull. Fw<br />
rappresenta la frequenza relativa cumulativa, ovvero per quante ore/anno la velocità del<br />
vento è minore o uguale al valore “u” utilizzato. La frequenza relativa (fw) viene calcolata<br />
facendo la <strong>di</strong>fferenza fra due valori consecutivi <strong>di</strong> Fw.<br />
Volendo esprimere queste <strong>di</strong>stribuzioni in termini <strong>di</strong> ore/anno piuttosto che in termini<br />
relativi occorre moltiplicare Fw o fw per il numero <strong>di</strong> ore dell’anno (8760).Nei due grafici<br />
seguenti si in<strong>di</strong>cano con le lettere minuscole le <strong>di</strong>stribuzioni non cumulative, e con le lettere<br />
maiuscole le <strong>di</strong>stribuzioni cumulative.<br />
L’assenza del pe<strong>di</strong>ce in<strong>di</strong>ca che ci si riferisce ai dati anemometrici presi a 15 metri <strong>di</strong><br />
altezza, mentre il pe<strong>di</strong>ce w in<strong>di</strong>ca che sono i dati relativi all’altezza <strong>di</strong> installazione del mozzo<br />
della turbina (71 metri).<br />
La velocità me<strong>di</strong>a del vento a 15 m <strong>di</strong> altezza è <strong>di</strong> 5.46 m/s, mentre a 74 m è <strong>di</strong> 7.66<br />
m/s, come mostrato dai calcoli nelle tabelle seguenti<br />
Al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare la migliore <strong>di</strong>sposizione reciproca delle turbine del parco eolico è<br />
importante conoscere la <strong>di</strong>rezione dominante del vento. Le turbine verranno <strong>di</strong>sposte<br />
evitando che si trovino una <strong>di</strong>etro l’altra <strong>secondo</strong> la <strong>di</strong>rezione dominante del vento.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 446<br />
10.9.5 VALUTAZIONE DELLA PRODUZIONE ANNUA DI ENERGIA:<br />
La potenza erogata dall’aerogeneratore <strong>di</strong>pende ovviamente dalla velocità del vento,<br />
ovvero dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> energia del flusso che lo investe, e dalle sue caratteristiche<br />
tecniche. Il costruttore fornisce, sotto forma <strong>di</strong> tabella o grafico, la curva <strong>di</strong> potenza della<br />
turbina eolica. Il grafico mostra le curve <strong>di</strong> potenza <strong>di</strong> due turbine eoliche Gamesa <strong>di</strong> pari<br />
potenza (850 kW) con <strong>di</strong>verso <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> rotore (52 m e 58 m). Si osserva che la turbina<br />
con <strong>di</strong>ametro maggiore ha una velocità <strong>di</strong> cut-in più bassa, raggiunge la potenza nominale<br />
per una velocità del vento minore, ma ha una velocità <strong>di</strong> cut-off più bassa.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 447<br />
L’energia prodotta dall’aerogeneratore si calcola, per ciascuna classe <strong>di</strong> velocità,<br />
moltiplicando il numero <strong>di</strong> ore per la potenza elettrica erogata. Si ottiene quin<strong>di</strong> l’energia<br />
elettrica per ogni classe <strong>di</strong> velocità. Sommando tutti questi valori, e moltiplicando per il<br />
fattore <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità della turbina si ottiene l’energia prodotta complessivamente in un<br />
anno.<br />
Qualora la turbina non sia in posizione isolata, ma sia installata in un parco eolico <strong>di</strong> N<br />
turbine, la produzione complessiva <strong>di</strong> energia è inferiore a N volte quella della turbina<br />
isolata, perché il flusso d’aria a <strong>di</strong>sposizione delle turbine retrostanti è impoverito <strong>di</strong> energia<br />
dalle altre turbine. L’energia complessiva prodotta va quin<strong>di</strong> corretta con un fattore detto<br />
“ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> schiera” che <strong>di</strong>pende ovviamente dalla <strong>di</strong>stanza reciproca fra le macchine.<br />
La curva <strong>di</strong> potenza si riferisce a una densità dell’aria <strong>di</strong> 1,225 kg/m3 (cioè T0 = 15°C<br />
e p0 = 1 atm). Se l’installazione avviene in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>verse la potenza erogata e <strong>di</strong><br />
conseguenza l’energia prodotta sarà <strong>di</strong>versa.<br />
In definitiva, tenendo conto <strong>di</strong> quanto detto, l’energia prodotta sarà:<br />
N è il numero <strong>di</strong> macchine eoliche ES è l’energia prodotta da una singola macchina<br />
installata isolata ηSCH è il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> schiera, e <strong>di</strong>pende dalla <strong>di</strong>sposizione delle<br />
macchine fDISP è il fattore <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità (la macchina può essere non <strong>di</strong>sponibile, per<br />
esempio se sotto manutenzione).<br />
10.9.6 - VALUTAZIONE DEL COSTO DI INVESTIMENTO:<br />
Il costo dell’investimento è valutato a partire dai dati statistici dei costi <strong>di</strong> impianti<br />
simili già realizzati. Il costo complessivo è <strong>di</strong> circa 1200 €/kW, a conferma della corretta<br />
della valutazione.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 448<br />
10.9.7 - VALUTAZIONE DEI FLUSSI DI CASSA ANNUI:<br />
I flussi <strong>di</strong> cassa sono calcolati come Ricavi-Costi. I ricavi derivano dalla ven<strong>di</strong>ta<br />
dell’energia, e dalla ven<strong>di</strong>ta dei certificati ver<strong>di</strong> per i primi 15 anni. I costi sono quelli relativi<br />
alla gestione e manutenzione dell’impianto, e la rata del mutuo per i primi 10 anni.<br />
10.9.8 - VALUTAZIONE DELLA REDDITIVITÀ DELL’INVESTIMENTO:<br />
Per l’impianto considerato (20 turbine a 850 kW per un totale <strong>di</strong> 17 MW, torre <strong>di</strong> 74<br />
m, finanziato al 100% con interesse del 7% sul capitale residuo) si ha un flusso <strong>di</strong> cassa<br />
positivo fin dal primo anno <strong>di</strong> circa 7,5 milioni <strong>di</strong> € all’anno a fronte <strong>di</strong> un investimento <strong>di</strong><br />
22 milioni <strong>di</strong> €.<br />
I flussi <strong>di</strong> cassa vanno a salire fino al decimo anno perché <strong>di</strong>minuisce il costo degli<br />
interessi sul capitale residuo.<br />
Dall’un<strong>di</strong>cesimo anno non c’è più da pagare rata del finanziamento. Dopo il<br />
quin<strong>di</strong>cesimo anno non si hanno più i certificati ver<strong>di</strong>. La scelta dell’altezza <strong>di</strong> torre e del<br />
<strong>di</strong>ametro del rotore è stata eseguita ricercando il massimo valore attuale netto (VAN).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 449
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 450<br />
10.9.9 SINTESI DELL’IMPATTO AMBIENTALE:<br />
Al pari <strong>di</strong> qualsiasi altra attività umana, anche la produzione <strong>di</strong> energia da fonti<br />
rinnovabili determina un inevitabile impatto ambientale. Alcuni ambientalisti sostengono<br />
che i generatori eolici abbiano un impatto paesaggistico troppo elevato.<br />
La sentenza n.150/2005 del TAR <strong>di</strong> Sicilia recita: “La tutela del paesaggio non è l’unica<br />
costituzionalmente rilevante; pari considerazione rivestono la tutela dell’ambiente e la<br />
tutela della salute.”<br />
Esistono precisi accor<strong>di</strong> (ANEV-Legambiente) atti a ridurre, evitare o mitigare gli<br />
impatti negativi: rispetto della <strong>di</strong>stanza minima tra gli aerogeneratori, limitazione della<br />
realizzazione <strong>di</strong> nuove strade, interramento dei cavi elettrici <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a e bassa tensione,<br />
riduzione dell’effetto “selva”, utilizzo <strong>di</strong> soluzioni cromatiche neutre e vernici antiriflettenti,<br />
ecc. ecc.<br />
OCCUPAZIONE DEL TERRITORIO:<br />
Gli aerogeneratori e le opere a supporto (cabine elettriche, strade) occupano solamente<br />
il 2-3% del territorio necessario per la costruzione <strong>di</strong> un impianto. È importante notare che<br />
nelle windfarm, a <strong>di</strong>fferenza delle centrali elettriche convenzionali, la parte del territorio non<br />
occupata dalle macchine può essere impiegata per l’agricoltura e la pastorizia.<br />
IMPATTO VISIVO:<br />
Gli aerogeneratori per le loro gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni sono visibili in ogni contesto ove<br />
vengano<br />
inseriti.<br />
Una progettazione accurata della forma e del colore dei componenti consente <strong>di</strong> inserire<br />
l’impianto eolico tutelando e valorizzando il paesaggio. A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> qualche chilometro già<br />
si confondono nello skyline.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 451<br />
Parco eolico <strong>di</strong> Ulassai (NU): 42 aerogeneratori Vestas da 2 MW, per un totale <strong>di</strong> 72 MW. La produzione annua dell'intero parco è<br />
<strong>di</strong> circa 150 GWh, equivalente al consumo <strong>di</strong> 36 mila famiglie.<br />
RUMORE:<br />
Il rumore che emette un aerogeneratore viene causato dall’attrito delle pale con l’aria e<br />
dal moltiplicatore <strong>di</strong> giri. Questo rumore può essere smorzato migliorando l’inclinazione<br />
delle pale e la loro conformazione, e la struttura e l’isolamento acustico della navicella. Il<br />
rumore proveniente da un aerogeneratore deve essere inferiore ai 45 decibel in prossimità<br />
delle vicine abitazioni 37 . Tale valore corrisponde ad una conversazione a bassa voce.<br />
I moderni aerogeneratori sod<strong>di</strong>sfano questa richiesta a partire da <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> 150/180<br />
metri.<br />
37 In realtà oltre alla rumorosità esterna va considerata anche la rumorosità interna qualora siano interessate<br />
abitazioni civili. In questo caso il rumore <strong>di</strong>fferenziale (totale meno il fondo) non deve superare 5 dB <strong>di</strong> giorno e 3 dB <strong>di</strong><br />
notte, ai sensi del DM 12/95.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 452<br />
EFFETTI SULLA FLORA E SULLA FAUNA:<br />
Si manifestano prevalentemente durante la costruzione del parco eolico con un<br />
momentaneo allontanamento degli animali. Tali effetti si possono mitigare evitando i lavori<br />
notturni e la circolazione <strong>di</strong> persone e veicoli al <strong>di</strong> fuori dell’area strettamente necessaria alla<br />
realizzazione del progetto. Durante il funzionamento dell’impianto il numero <strong>di</strong> uccelli che<br />
muoiono a causa dell’impatto con l’aerogeneratore è inferiore a quello dovuto al traffico<br />
automobilistico sulle strade. Stu<strong>di</strong> col radar nel sito <strong>di</strong> Tjaereborg (Dk) in<strong>di</strong>cano che gli<br />
uccelli evitano i mulini spostandosi 100-200 metri prima delle eliche.<br />
EMISSIONI EVITATE:<br />
L’utilizzo dell’energia eolica consente <strong>di</strong> evitare l’immissione nell’atmosfera delle<br />
sostanze inquinanti e dei gas serra prodotti dalle centrali convenzionali.<br />
Una centrale elettrica convenzionale consuma me<strong>di</strong>amente 360 g/kWh <strong>di</strong> carbone ed<br />
emette:<br />
CO2: 880 g/kWh<br />
SOX 1,4 g/kWh<br />
NOX: 0,7 g/kWh<br />
La produzione attesa <strong>di</strong> questo impianto eolico pari a 60700 MWh/a (pari al consumo<br />
<strong>di</strong> 15000 famiglie) e consente <strong>di</strong> risparmiare ogni anno 22 mila tonnellate <strong>di</strong> carbone ed evita<br />
l’emissione in atmosfera <strong>di</strong>:<br />
53 mila tonnellate <strong>di</strong> CO2<br />
85 tonnellate <strong>di</strong> SOX<br />
43 tonnellate <strong>di</strong> NOX<br />
10.9.10 RENDIMENTO DELLA MACCHINA (WIND TURBINE EFFICIENCY)<br />
Rapporto tra E reale (E TA ) e E ideale (E TW ): (in accordo con la teoria <strong>di</strong> Betz (ve<strong>di</strong> più avanti), non<br />
può superare 0.59)<br />
ETA<br />
<br />
E<br />
CAPACITY FACTOR C F<br />
Rapporto tra l’energia reale estratta in un dato periodo e quella che si avrebbe facendo lavorare la<br />
turbina alla potenza nominale per lo stesso arco <strong>di</strong> tempo (con E TR = TP R )<br />
u<br />
1 1<br />
R<br />
u<br />
<br />
<br />
O<br />
ETA<br />
3 2 u u u u <br />
CF<br />
a1u a2u a3u a4 exp du exp du<br />
E<br />
TR<br />
<br />
<br />
<br />
u <br />
I<br />
u <br />
R<br />
<br />
AVAILABILITY FACTOR A F<br />
Misura della percentuale <strong>di</strong> tempo in cui la turbina è operativa :<br />
u<br />
1<br />
<br />
O<br />
u u<br />
<br />
AF PuI u uO<br />
exp<br />
du<br />
<br />
<br />
u <br />
I<br />
<br />
TW<br />
A F aumenta al <strong>di</strong>minuire della velocità <strong>di</strong> Cut-in e al crescere <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Cut-out e <strong>di</strong> quella me<strong>di</strong>a.<br />
Considerare separatamente ren<strong>di</strong>mento e coefficienti C F ed A F porterebbe a considerazioni erronee:<br />
è possibile avere un elevato A F ma con basso ren<strong>di</strong>mento elettrico della macchina e viceversa.<br />
Il giusto approccio consiste quin<strong>di</strong> nel valutare nel loro complesso i parametri, così da ottimizzare<br />
il più possibile lo sfruttamento delle risorse con il minor costo.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 453<br />
La maggiore energia nel vento si trova a velocità superiori a quella me<strong>di</strong>a, ve<strong>di</strong> Figura 556 per la<br />
quale si hanno i valori:<br />
Me<strong>di</strong>a (7 m/s)<br />
Me<strong>di</strong>ana (linea nera, 6.6 m/s)<br />
Moda (5.5 m/s)<br />
Figura 556: Utilizzo dell’energia eolica<br />
Figura 557: Distribuzione <strong>di</strong> Weibull e utilizzo dell’energia eolica
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 454<br />
Figura 558: Distribuzione del vento a Taiwan<br />
Tabella 71: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’energia eolica<br />
10.10 POTENZA MASSIMA UTILIZZABILE (TEORIA DI BETZ)<br />
Consideriamo una macchina ad asse orizzontale con girante tipo elica (la turbina eolica<br />
attualmente del tipo più comune).<br />
Assumiamo che la girante della turbina abbia uno spessore a-,b che la pressione e la velocità del<br />
vento incidente, sufficientemente lontano dalla turbina, siano P i e V i , e che all'uscita la pressione e la<br />
velocità del vento, <strong>di</strong> nuovo sufficientemente lontano dalla macchina, siano, rispettivamente, P e e V e .<br />
La velocità V e risulterà inferiore a V i poiché energia cinetica è stata estratta dalla turbina dalla corrente.<br />
Si assume un modello mono-<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> un rotore ideale. Il rotore è un <strong>di</strong>sco permeabile;<br />
Ideale (nessun attrito, nessuna componente rotazionale).<br />
Il rotore rallenta il flusso da V 0 (upstream) ad u (nel piano del rotore) e quin<strong>di</strong> u 1 (downstream). Le<br />
linee <strong>di</strong> flusso <strong>di</strong>vergono.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 455<br />
Figura 559: Frontespizio della pubblicazione <strong>di</strong> Betz<br />
Figura 560: Ipotesi <strong>di</strong> Betz<br />
Considerando l'aria incidente compresa fra i ed a come un sistema termo<strong>di</strong>namico, ed assumendo<br />
costante la sua densità (una approssimazione valida poiché pressione e temperatura variano poco<br />
rispetto ai valori iniziali, dell'ambiente), nell'ipotesi che non vi siano variazioni nell'energia potenziale e<br />
che non vi sia cessione o estrazione <strong>di</strong> lavoro e calore (fra i ed a) l'equazione della conservazione della<br />
energia si può scrivere come<br />
Analogamente, per la regione <strong>di</strong> uscita b-e:<br />
V V<br />
Pi<br />
<br />
2 2<br />
2 2<br />
i<br />
a<br />
Pa<br />
<br />
V V<br />
Pe<br />
<br />
2 2<br />
2 2<br />
e<br />
b<br />
Pb
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 456<br />
La velocità del vento attraverso la turbina <strong>di</strong>minuisce da a a b, poiché parte della sua energia<br />
cinetica è convertita in lavoro. La velocità del vento non decresce bruscamente, ma gradualmente,<br />
passando dal valore V i <strong>di</strong> avvicinamento al valore V a e poi raggiungendo il valore V e . Dunque V i > V a<br />
e V b >V e , conseguentemente P a > P i e P b < P e ; cioè la pressione del vento cresce quando esso si<br />
avvicina alla macchina e cresce quando si allontana da essa.<br />
Combinando le equazioni precedenti si ottiene<br />
2 2 2 2<br />
Vi Va Ve Vb<br />
Pa Pb ( Pi ) ( Pe<br />
)<br />
2 2<br />
E' ragionevole assumere che lontano dalla girante, in e, la pressione del vento ritorni uguale alla<br />
pressione ambiente, ovvero<br />
P P<br />
e<br />
e che la velocità all'interno della girante, V t , possa essere ritenuta in prima approssimazione<br />
costante (l'ampiezza della pala a-b è piccola rispetto alla <strong>di</strong>stanza totale considerata), cosi che<br />
V V V<br />
t a b<br />
La combinazione delle equazioni delle precedenti tre equazioni fornisce<br />
2 2<br />
Vi<br />
Ve<br />
Pa<br />
Pb<br />
( )<br />
2<br />
La forza assiale F x , nella <strong>di</strong>rezione della corrente, sulla ruota, <strong>di</strong> sezione A perpen<strong>di</strong>colare al<br />
flusso, è data dalla<br />
2 2<br />
Vi<br />
Ve<br />
Fx ( Pa Pb<br />
) A A( )<br />
2<br />
Questa forza è anche uguale alla variazione della quantità <strong>di</strong> moto della corrente<br />
<br />
( mV)<br />
<br />
m AV<br />
t<br />
F AV ( V V<br />
)<br />
x t i e<br />
Dalle precedenti equazioni si ottiene:<br />
1<br />
Vt ( Vi Ve<br />
)<br />
2<br />
Si consideri ora il sistema globale delimitato dalle sezioni i ed e. Le variazioni <strong>di</strong> energia potenziale<br />
sono, come prima, nulle, così come le variazioni <strong>di</strong> energia interna (T i = T e ) e l'energia <strong>di</strong> pulsione<br />
(P i / = P e /); non c'è calore aggiunto od estratto dal sistema. La conservazione della energia fornisce<br />
allora il lavoro W<br />
V<br />
W KE KE <br />
La potenza P si calcola poi come flusso <strong>di</strong> lavoro<br />
i<br />
e<br />
i<br />
V<br />
2<br />
2 2<br />
i e<br />
2 2<br />
Vi<br />
Ve<br />
1<br />
P m AV V V<br />
2 2<br />
2 2<br />
t<br />
(<br />
i e<br />
)<br />
Dalla equazione della V t si ottiene:<br />
1<br />
2 2<br />
P A( Vi Ve )( Vi Ve<br />
)<br />
4
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 457<br />
1 3<br />
L'equazione precedente si semplifica nella equazione Ptot<br />
AVi<br />
per P = P tot , quando V t =<br />
2<br />
V i e V e sono eguali a 0; cioè quando il vento si arresta completamente a valle della turbina. Ciò,<br />
ovviamente, è impossibile poiché il vento non si può accumulare all'uscita dalla turbina. Esiste un<br />
valore ottimale della velocità <strong>di</strong> uscita V e,opt in corrispondenza della quale si ha una massima potenza<br />
P max , ottenibile <strong>di</strong>fferenziando P nella equazione precedente rispetto a V e per un dato V i ed<br />
eguagliando a zero la derivata.<br />
2 2<br />
3V 2VV V<br />
0<br />
e i e i<br />
La ra<strong>di</strong>ce positiva V e che risolve la precedente equazione da V e,opt<br />
1<br />
Ve , opt<br />
Vi<br />
3<br />
Dall'equazione<br />
1<br />
P A V V V V<br />
4<br />
2 2<br />
(<br />
i<br />
<br />
e)( i<br />
<br />
e<br />
) si ottiene poi P max<br />
8<br />
27<br />
3<br />
Pmax<br />
AV i<br />
Il ren<strong>di</strong>mento (o coefficiente <strong>di</strong> potenza) ideale, massimo, teorico max <strong>di</strong> una turbina eolica si può<br />
valutare come rapporto fra la potenza massima ottenibile e quella <strong>di</strong>sponibile:<br />
Pmax 8 16<br />
2 0.5926<br />
P 27 27<br />
tot<br />
In altre parole, una turbina eolica e' in grado, al massimo, <strong>di</strong> convertire non più <strong>di</strong> circa il 60%<br />
della potenza totale <strong>di</strong>sponibile nella corrente.<br />
La Potenza è a<strong>di</strong>mensionalizzata rispetto a P avail e si definisce il “Power Coefficient C P ”:<br />
C p = P / [ (1/2) r V 0<br />
3 A]<br />
In modo analogo, si definisce il “Thrust Coefficient C T ”:<br />
C T = T / [ (1/2) V 0<br />
2 A]<br />
Inserendo le equazioni P, T = f(a, , V 0 , A) precedentemente in<strong>di</strong>viduate nelle espressioni<br />
definite per C P e C T :<br />
C P = 4a (1 – a) 2<br />
C T = 4a (1 – a)<br />
Differenziando C P rispetto ad a si ricava:<br />
(dC P / da) = 4 (1-a) (1-3a)<br />
C pmax = 16/27 per a = 1/3<br />
Si è dunque ricavato il massimo teorico C P =16/27<br />
per a=1/3 (detto Limite <strong>di</strong> Betz), valido<br />
per una turbina ideale ad asse orizzontale<br />
per a < 0.4<br />
per a > 0.4 il salto (V 0 - u 1 ) è grande a sufficienza da formare vortici che trasportano QdM dal<br />
flusso esterno nella scia (turbulent wake state), e quin<strong>di</strong> la teoria semplice della QdM non è più<br />
valida
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 458<br />
10.11 POTENZA REALE<br />
Figura 561: Distribuzione dei coefficienti C T e C P<br />
Lungo le pale <strong>di</strong> una turbina eolica la velocità periferica varia sensibilmente dalla base all'apice<br />
così che le pale sono spesso svergolate.<br />
Il coefficiente massimo <strong>di</strong> potenza 0,5926 assume con<strong>di</strong>zioni uniformi lungo tutta la pala.<br />
Un calcolo più rigoroso della potenza estratta dalla turbina mostra che il coefficiente <strong>di</strong> portata<br />
ideale <strong>di</strong>pende dal rapporto velocità periferica (all'apice della pala)/velocità del vento e raggiunge il<br />
valore <strong>di</strong> 0.6 solo quando la velocità periferica è circa 6-7 volte la velocità del vento.<br />
Come detto, il massimo teorico C P =16/27 per a=1/3 (detto Limite <strong>di</strong> Betz) è valido:<br />
- per una turbina ideale ad asse orizzontale per a < 0.4<br />
- per a > 0.4 il salto (V 0 - u 1 ) è grande a sufficienza da formare vortici che trasportano QdM dal<br />
flusso esterno nella scia (turbulent wake state), e quin<strong>di</strong> la teoria semplice della QdM non è più valida.<br />
Figura 562: Distribuzione dei filetti nel mulino reale
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 459<br />
Figura 563: Distribuzione dei regimi <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una turbina reale<br />
10.12 CONVERSIONE DELLA ENERGIA DEL VENTO<br />
La velocità del vento oltre che variare da luogo a luogo subisce anche notevoli variazioni locali<br />
nel tempo. L'analisi della possibile conversione della energia cinetica del vento in energia elettrica (kWh<br />
utili) deve iniziare dunque da una analisi statistica delle velocità locali del vento (tenendo anche conto<br />
della variazione della velocità me<strong>di</strong>a con l'altezza, così da avere la velocità al mozzo della turbina); dalla<br />
integrazione delle potenze su successivi intervalli <strong>di</strong> tempo e dal fattore <strong>di</strong> carico della macchina.<br />
Ad esempio, una macchina da 100 kW nominali nell'anno potrebbe produrre 8.76 10 5 kWh, e<br />
si tenga presente che questi 100 kW massimi <strong>di</strong> progetto sono solo una frazione della energia cinetica<br />
del vento (tipicamente il 40%, tenendo conto del limite <strong>di</strong> Betz e del ren<strong>di</strong>mento della macchina).<br />
A seconda delle caratteristiche del luogo considerato poi una turbina eolica può funzionare<br />
me<strong>di</strong>amente alla potenza massima solo per una ben determinata frazione del tempo (tipicamente per il<br />
30%), con una <strong>di</strong>sponibilità del 90-95%: il fattore <strong>di</strong> carico sarà dunque pari a 0.3 0.95 = 28.5% e<br />
l'energia effettivamente prodotta 2.5 10 5 kWh.<br />
Le prestazioni <strong>di</strong> un aeromotore vengono sintetizzate me<strong>di</strong>ante una curva che rappresenta<br />
l'andamento della potenza resa (in or<strong>di</strong>nata) in funzione della velocità del vento (in ascissa).<br />
Per l'aerogeneratore viene considerata la potenza elettrica resa ai morsetti. Si definisce come<br />
velocità del vento <strong>di</strong> "avviamento" ("iniziale", o <strong>di</strong> "start-up") la minima velocità alla quale la macchina<br />
inizia a ruotare (valore tipico: 5 m/s).<br />
Si definisce invece velocità del vento <strong>di</strong> "inserimento" o <strong>di</strong> generazione ("cut-in") la minima<br />
velocità per cui l'aerogeneratore inizia ad erogare energia elettrica. Corrisponde <strong>di</strong> solito all'inserzione<br />
della macchina in rete.<br />
La velocità del vento "nominale" ("rated") è in genere la minima velocità del vento che da la<br />
potenza resa corrispondente al massimo ren<strong>di</strong>mento aero<strong>di</strong>namico del rotore (potenza nominale)<br />
(valore tipico: 9-12 m/s).<br />
La velocità del vento <strong>di</strong> "fuori servizio" (o <strong>di</strong> "stacco" o <strong>di</strong> "cut-out") è la velocità alla quale la<br />
macchina viene staccata dalla rete, provocando l'intervento delle protezioni contro le sovra-velocità<br />
Infine la velocità del vento al limite della resistenza è la massima velocità che una macchina può<br />
sopportare senza danno.<br />
Per un aerogeneratore ideale la curva potenza-velocità del vento mostra una potenza che cresce<br />
dalla velocità <strong>di</strong> "cut-in" a quella nominale e poi si mantiene costante fino alla velocità <strong>di</strong> "cut-out".
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 460<br />
Quest'ultimo fatto è dovuto alla necessità <strong>di</strong> evitare che la macchina elettrica venga sovraccaricata<br />
oppure che si scelga un generatore sovra<strong>di</strong>mensionato, le cui possibilità verrebbero poi sfruttate per un<br />
tempo assai ridotto.<br />
Nelle macchine reali questa curva è realizzata me<strong>di</strong>ante la regolazione continua (meccanica) del<br />
passo ("pitch regulation"), che consente, una volta raggiunta la potenza massima, <strong>di</strong> 'sfiorare' la potenza in<br />
eccesso fornita dal vento. Quando la velocità del vento raggiunge il valore <strong>di</strong> "stacco" le pale entrano in<br />
stallo.<br />
10.13 CARATTERISTICHE DEL VENTO<br />
La potenza del vento è proporzionale al cubo della sua velocità ed è quin<strong>di</strong> essenziale conoscerne<br />
con precisione le caratteristiche se si vuole realisticamente prevedere le prestazioni <strong>di</strong> un aeromotore.<br />
Le più elevate velocità del vento si incontrano sulle creste montuose, sulle coste e nel mare aperto (o in<br />
vicinanza dei gran<strong>di</strong> laghi). I parametri del vento che servono per un corretto <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> una<br />
turbina eolica sono: le velocità me<strong>di</strong>e, le variazioni istantanee (raffiche), giornaliere ed annuali, la<br />
variazione con l'altitu<strong>di</strong>ne e le <strong>di</strong>rezioni prevalenti: caratteristiche strettamente <strong>di</strong>pendenti dal sito che si<br />
considera e che possono venire raccolte solo dopo anni <strong>di</strong> indagini statistiche e misure.<br />
Di solito la velocità locale manifesta notevoli fluttuazioni nel tempo (v. per esempio la Figure 1.2)<br />
e la velocità istantanea V può essere descritta sommando ad un valore me<strong>di</strong>o V m una componete<br />
fluttuante nel tempo v:<br />
V V v<br />
La velocità me<strong>di</strong>a V m tipicamente viene determinata su prefissati intervalli temporali (10 minuti,<br />
per esempio).<br />
Tu<br />
m<br />
2<br />
2<br />
v 1 1 T <br />
2<br />
v dt<br />
Vm<br />
Vm<br />
T<br />
<br />
0<br />
La fluttuazione del flusso viene solitamente espressa con riferimento alla ra<strong>di</strong>ce quadrata della<br />
me<strong>di</strong>a del quadrato delle componenti turbolente della velocità istantanea:<br />
Per terreni ad elevata rugosità (con alberi ed e<strong>di</strong>fici) l'intensità della turbolenza solitamente varia<br />
fra 0.15-0.2; per terreni lisci tipicamente 0.1.<br />
La velocità del vento sulla superficie del terreno è nulla (a causa dell'attrito fra aria e terreno);<br />
cresce poi rapidamente con l'altezza, tipicamente sino a circa 2 km, dopo <strong>di</strong> che il gra<strong>di</strong>ente verticale <strong>di</strong><br />
velocità praticamente si annulla.<br />
La variazione verticale della velocità del vento viene <strong>di</strong> solito descritta con funzioni esponenziali<br />
del tipo<br />
<br />
<br />
z <br />
V ( z) Vr<br />
<br />
z<br />
r <br />
Nella quale z rappresenta l'altezza dal suolo, V r la velocità del vento alla quota <strong>di</strong> riferimento z r ,<br />
V(z) la velocità me<strong>di</strong>a alla quota z. Il parametro <strong>di</strong>pende dalla rugosità locale (un valore tipico può<br />
essere 0.1). Si veda in proposito la Tabella seguente.<br />
Tipo del terreno Classe <strong>di</strong> Esponent<br />
rugosità<br />
e <br />
Gran<strong>di</strong> superfici acquatiche 0 0.01<br />
Terreni aperti con pochi ostacoli 1 0.12<br />
Terreni agricoli con e<strong>di</strong>fici e barriere (<strong>di</strong> protezione, 2 0.16<br />
siepi, ecc.)<br />
Aree agricole con molti alberi, boschi e paesi 3 0.28<br />
Figura 564: Parametro
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 461<br />
L'istogramma da la probabilità (calcolata sulle rilevazioni in <strong>di</strong>versi anni) che si presenti una<br />
determinata velocità compresa fra V e V+V (nel caso <strong>di</strong> Figura V=1 m/s). Ad esempio, la<br />
probabilità che il vento abbia velocità compresa fra 4.5 e 5.5 m/s è 0.104 ovvero (0.104 8760)=910<br />
ore/anno.<br />
Diagrammi simili (della "<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> frequenza") sono <strong>di</strong>sponibili a livello annuale, stagionale<br />
o mensile e presentano tutti una caratteristica forma a campana con asimmetria a sinistra (tipica<br />
<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> Weibull e Rayleigh).<br />
La "<strong>di</strong>stribuzione cumulata della frequenza", detta anche "curva <strong>di</strong> durata", viene poi ottenuta dalla<br />
precedente <strong>di</strong>stribuzione in modo da poter valutare (ad esempio in termini <strong>di</strong> ore/anno) il numero delle<br />
ore nelle quali una determinata velocità viene ecceduta.<br />
10.14 AERODINAMICA DEL PROFILO<br />
Si definiscono due coefficienti<br />
Lift Coeff. C L : C L = L / [ 0.5 V <br />
2 c]<br />
Drag Coeff. C D : C D = D / [ 0.5 V <br />
2 c]<br />
c è la corda del profilo, la densità.<br />
In un profilo per uso aeronautico, L/D deve essere massimizzato.<br />
L è la forza che si oppone alla gravità (maggiore L, maggiore il carico (payload) trasportabile)<br />
D è bilanciato dalla spinta del propulsore<br />
E’ inoltre definito un terzo coefficiente<br />
Moment Coeff. C M : C M = M / [ 0.5 V 2 c]<br />
M agisce circa ad ¼ della corda dal lea<strong>di</strong>ng edge. Il momento è positivo se il profilo ruota in senso<br />
orario (nose up).<br />
Figura 565: Definizione del Lift e del Drag<br />
Figura 566: Forze agenti sulle pale
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 462<br />
SPIEGAZIONE DEL LIFT:<br />
La forma del profilo forza il flusso a curvare attorno alla geometria. Un gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> pressione è<br />
necessario per curvare le linee <strong>di</strong> flusso.<br />
Nella parte superiore del profilo si ha una p < p atm , mentre in quella inferiore p > p atm .<br />
Profilo allineato al flusso SL (Strato Limite) non separato. La resistenza è principalmente<br />
causata dall’attrito con l’aria.<br />
In generale, C L , C D e C M = f(, Re, Ma) con:<br />
= ang.<strong>di</strong> attacco (tra corda e V )<br />
Re = c V / (Re basato su corda e V )<br />
<br />
Ma = V / a (a = velocità del suono)<br />
Per turbine eoliche si hanno C L , C D e C M = f(, Re)<br />
Figura 567: Il Lift<br />
DRAG<br />
Figura 568: Rappresentazione vettoriale delle forze agenti sulla pala<br />
Risulta:<br />
P = D v r
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 463<br />
dove v r = (v w – v). Dalla definizione del coeff. C D si ha:<br />
da cui risulta una Potenza pari a:<br />
D = C D (/2) (v w – v) 2 A,<br />
P = C D (/2) (v w – v) 2 A v r<br />
Esprimendo la P in rapporto a quella contenuta nella corrente d’aria<br />
C P = P / P 0 = [C D (/2) (v w – v) 2 A v r ] / [(/2) v w<br />
3 A ]<br />
In modo analogo a quanto fatto in precedenza, si trova C Pmax per v/v w = 1/3<br />
C Pmax = (4/27) C D<br />
Dato che CD <strong>di</strong>fficilmente supera il valore <strong>di</strong> 1.3, si ha<br />
C Pmax 0.2<br />
Quin<strong>di</strong>, si raggiunge circa solo un terzo del valore 0.593. C L aumenta linearmente con , con<br />
pendenza pari a circa 2/rad, fino ad un max, dove il profilo “stalla” e C L <strong>di</strong>minuisce rapidamente. Per<br />
piccoli angoli <strong>di</strong> attacco, C D è circa costante, ma poi aumenta rapidamente.<br />
Figura 569: La forza Drag
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 464<br />
La <strong>di</strong>pendenza da Re <strong>di</strong>venta sempre meno significativa oltre un certo valore. Questa <strong>di</strong>pendenza<br />
è correlata al punto in cui avviene la transizione SL laminare – SL turbolento.<br />
Il comportamento allo stallo <strong>di</strong>pende dalla geometria. Profili molto fini, con lea<strong>di</strong>ng edge molto<br />
stretto, tendono ad andare in stallo in modo più improvviso <strong>di</strong> quelli con grosso spessore.<br />
Questo <strong>di</strong>pende da come lo SL si separa sul lato superiore del profilo: se la separazione avviene in<br />
modo morbido dal trailing edge all’aumentare dell’angolo <strong>di</strong> attacco soft stall.<br />
Se la separazione avviene sul lea<strong>di</strong>ng edge, l’intero SL può separarsi istantaneamente con per<strong>di</strong>ta<br />
imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> portanza.<br />
Figura 570: Distribuzione <strong>di</strong> C T e C D<br />
<br />
<br />
<br />
PERDITE<br />
Si hanno le seguenti per<strong>di</strong>te:<br />
Free tip vortices<br />
induced drag<br />
Blade tip losses<br />
Dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione al tip tra le due facce si hanno le Hub losses (scia <strong>di</strong>etro all’Hub).<br />
Si usano modelli (complex vortex model) e si definiscono i coefficienti:<br />
Power coefficient: C P = P / [0.5 v w<br />
3 A]<br />
Torque coefficient: C Q = M / [0.5 v w<br />
2 A R]<br />
C P = C Q<br />
(A = Area del rotore)<br />
Blade tip-speed ratio: = u /v w = R / v w dove<br />
u = velocità tangenziale della pala al tip<br />
v w = velocità del vento<br />
Figura 571: Distribuzione delle per<strong>di</strong>te<br />
La <strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> C P da è una caratteristica del rotore
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 465<br />
La Teoria <strong>di</strong> Betz fornisce un C P costante ed ideale (0.593), in<strong>di</strong>pendente da Quando si<br />
considerano i vortici nella scia C P = f(). Solo quando è infinitamente elevato si ha che C P<br />
approssima il valore ideale in<strong>di</strong>cato da Betz. C P ha un ottimo per un dato valore <strong>di</strong> Per ogni rotore<br />
caratterizzato da un numero “n” <strong>di</strong> pale, esiste un tale da massimizzare C P .<br />
10.15 CARATTERISTICHE DEI ROTORI<br />
I mulini a vento raggiungevano C P 0.3 ed erano basati essenzialmente sul concetto <strong>di</strong> Drag.<br />
I moderni generatori raggiungono C P 0.5. Si assiste alla superiorità del concetto <strong>di</strong> Lift rispetto<br />
a quello <strong>di</strong> Drag.<br />
Relativamente a C P , i rotori a più alto tip-speed ratio sono preferibili. Rispetto a C Q , i rotori lenti<br />
multi-pala hanno la coppia più alta.<br />
Possibili problemi <strong>di</strong> avvio si possono avere per rotori mono e bi-pala. Il Rotore tripala<br />
rappresenta il miglior compromesso. Si hanno i seguenti coefficienti:<br />
Power coefficient: C P = P / [0.5 v w 3 A]<br />
Torque coefficient: C Q = M / [0.5 v w 2 A R]<br />
Figura 572: Evoluzione dei moderni rotori
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 466<br />
Non interessa una turbina con elevato ren<strong>di</strong>mento (poiché il combustibile è a costo zero) quanto<br />
la produzione <strong>di</strong> energia al più basso costo possibile.<br />
10.16 CONSIDERAZIONI SUGLI IMPIANTI EOLICI<br />
Gli impianti eolici sono spesso classificati in base alla potenza nominale (circa a 21 m/s). In realtà<br />
occorre considerare la produttività <strong>di</strong> questi impianti sia in funzione delle classi <strong>di</strong> vento che del numero<br />
<strong>di</strong> ore annue <strong>di</strong> funzionamento.<br />
Per l'Italia si ha un numero <strong>di</strong> ore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> 2400 ore/anno che può scendere,<br />
in alcune zone poco vantaggiose, anche a 1400 ore/anno.<br />
Il parametro corretto da considerare per gli impianti eolici è l'energia annua prodotta in<br />
kWh/anno. Si intuisce come la potenza nominale sia solo un falso parametro <strong>di</strong> riferimento. Ad<br />
esempio un impianto da 100 MW eolici con una produttività annua <strong>di</strong> 2000 ore/anno è equivalente,<br />
quanto a numero <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> produttività, ad un impianto da 25 MW (sempre riferiti a piena potenza<br />
nominale) <strong>di</strong> tipo tra<strong>di</strong>zionale che lavora 8000 ore/anno.<br />
I conti economici per gli impianti eolici (come per tutti gli impianti con energie rinnovabili)<br />
risultano vantaggiosi perchè i kWh prodotti non hanno costi <strong>di</strong> combustibili da prendere in<br />
considerazione e pochi costi <strong>di</strong> gestione.<br />
Per contro l'energia venduta è pagata a prezzo pieno, seppure <strong>di</strong>versificata nelle quattro fasce<br />
orarie, e in più si aggiungono i certificati ver<strong>di</strong> (circa 70€/1000 kWh) per legge.<br />
I costi impianto sono valutabili in circa 1000 €/MW installato, cioè circa 6 volte superiore al<br />
costo degli impianti termici tra<strong>di</strong>zionali.<br />
In base a quanto sopra esposto i tempi <strong>di</strong> ammortamento variano dai 6 ai 10 anni, a seconda della<br />
potenza e del tipo <strong>di</strong> aerogeneratori utilizzati.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 467<br />
11 SISTEMI DI REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI<br />
TERMOTECNICI<br />
Da quanto sin qui detto appare evidente che l’evoluzione termica dell’e<strong>di</strong>ficio (cioè l’andamento<br />
delle temperature <strong>di</strong> tutti gli elementi in grado <strong>di</strong> accumulare energia) influenza il carico termico e che, in<br />
sistema termostatizzato, il controllo del calore (con proprio segno) fornito dall’impianto <strong>di</strong>pende<br />
fortemente sia dalle con<strong>di</strong>zioni al contorno del problema (climatologia del luogo) che dalla risposta propria<br />
del sistema (ossia dell’e<strong>di</strong>ficio).<br />
In pratica un controllore che agisca sulla valvola miscelatrice <strong>di</strong> Figura 573 deve conoscere la<br />
legge <strong>di</strong> controllo, ossia deve sapere come evolve il sistema da controllare in modo da determinare<br />
l’uscita (in questo caso la temperatura <strong>di</strong> mandata) in modo ottimale.<br />
Figura 573: Schema <strong>di</strong> impianto con sistema <strong>di</strong> regolazione a valvola miscelatrice<br />
Visto che le con<strong>di</strong>zioni (interne ed esterne) sono sempre variabili, il controller dovrebbe<br />
procedere all’identificazione del sistema (e<strong>di</strong>ficio – impianto) in tempo reale in modo da determinare la<br />
migliore legge <strong>di</strong> controllo (controllo adattativo). Il metodo del modello ridotto equivalente <strong>di</strong>anzi<br />
presentato consente <strong>di</strong> avere un numero ridotto <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong>fferenziali la cui identificazione può<br />
essere effettuata con relativa facilità me<strong>di</strong>ante tecniche usuali.<br />
Una metodologia innovativa potrebbe fare uso, ad esempio, <strong>di</strong> reti neurali che, opportunamente<br />
addestrate, sono in grado <strong>di</strong> riconoscere l’evoluzione del sistema e<strong>di</strong>ficio – impianto e <strong>di</strong> prevederne<br />
l’evoluzione consentendo al regolatore il controllo adattativo in tempo quasi reale 38 .<br />
Ad esempio in un caso realmente simulato me<strong>di</strong>ante rete neurale si ha in Figura 574 nella quale si<br />
ha l’andamento della temperatura esterna e della potenza fornita dall’impianto per un e<strong>di</strong>ficio<br />
monitorizzato dall’Università <strong>di</strong> Bari. In Figura 575 si ha l’andamento della temperatura ambiente,<br />
supposto attivo il termostato e cioè che si abbia la regolazione della temperatura ambientale.<br />
Applicando lo schema <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> Figura 576, previo precedente addestramento della rete<br />
neurale con parte dei dati sperimentali raccolti, si sono poi ottenuti gli andamenti della temperatura e<br />
della potenza ceduta dall’impianto <strong>di</strong> Figura 577 e <strong>di</strong> Figura 578. Entrambi questi <strong>di</strong>agrammi si<br />
mostrano in buon accordo con i dati sperimentali. Un controllore neurale del tipo qui ipotizzato si può<br />
oggi facilmente realizzare, almeno in fase prototipale, me<strong>di</strong>ante programmi del tipo Labview ® accoppiato<br />
ad un programma <strong>di</strong> calcolo del tipo Matlab® che consentono <strong>di</strong> simulare via software un <strong>di</strong>spositivo<br />
hardware complesso come il controllore adattativo sopra in<strong>di</strong>cato.<br />
38 Si tenga presente che l’evoluzione termica degli e<strong>di</strong>fici non è rapida come quella dei componenti elettronici o<br />
meccanici e pertanto un tempo <strong>di</strong> calcolo <strong>di</strong> qualche minuto è perfettamente accettabile.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 468<br />
Figura 574: Andamento della temperatura esterna nel sistema stu<strong>di</strong>ato e della potenza ceduta<br />
Figura 575: Andamento della temperatura ambiente termostatata<br />
Figura 576: Schema <strong>di</strong> controllore neurale
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 469<br />
Figura 577: Andamento della temperatura interna prevista dal controller neurale<br />
Figura 578: Andamento della potenza ceduta prevista dal controller neurale<br />
Figura 579: Schema del sistema <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>gitale
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 470<br />
11.1 NECESSITÀ DELLA REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI<br />
Qualunque siano le tipologie <strong>di</strong> impianto occorre sempre attuare una regolazione sugli elementi<br />
attivi (generatori <strong>di</strong> energia) e sui terminali per potere avere una temperatura (ed una umi<strong>di</strong>tà negli<br />
impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento) costanti o quanto meno variabili entro uno stretto intervallo.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni climatiche esterne sono sempre variabili e allo stesso modo possono variare anche i<br />
carichi interni in funzione dei profili d’uso degli occupanti. Se i generatori <strong>di</strong> calore lavorassero sempre<br />
a regime costante si avrebbero con<strong>di</strong>zioni interne non più costanti al variare <strong>di</strong> quelle esterne. In<br />
inverno si può avere, per effetto della ra<strong>di</strong>azione solare, un guadagno energetico sensibile attraverso le<br />
finestre e, per effetto dell’innalzamento <strong>di</strong> temperatura, si rischia un surriscaldamento interno.<br />
L’impianto <strong>di</strong> climatizzazione (in senso lato) è allora controllato (ossia regolato) me<strong>di</strong>ante un<br />
sistema <strong>di</strong> controllo, oggi quasi sempre elettronico, che provvede a rendere quanto più possibile<br />
verificata la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> equilibrio:<br />
Potenza _ ceduta Potenza _ richiesta<br />
ove la Potenza_richiesta varia per effetto delle mutate con<strong>di</strong>zioni climatologiche esterne (in modo<br />
preponderante rispetto a quelle interne). Il sistema da controllare, ve<strong>di</strong> Figura 580, ha una centralina <strong>di</strong><br />
controllo che può essere <strong>di</strong> tipo aperto, ve<strong>di</strong> Figura 581 ,o <strong>di</strong> tipo chiuso ad anello, ve<strong>di</strong> Figura 582.<br />
11.2 CONTROLLORE A CIRCUITO APERTO<br />
La variabile <strong>di</strong> uscita, U, è controllata me<strong>di</strong>ante la variabile <strong>di</strong> controllo, M, in presenza <strong>di</strong> un<br />
<strong>di</strong>sturbo. Ad esempio si desidera controllare la temperatura dell’aria avendo in ingresso i flussi termici<br />
dei quali quelli scambiati con l’esterno (carico termico) sono il <strong>di</strong>sturbo mentre il flusso scambiato<br />
me<strong>di</strong>ante l’impianto <strong>di</strong> riscaldamento (o raffrescamento) è la variabile <strong>di</strong> controllo.<br />
Con riferimento alla Figura 581 si ha che il segnale <strong>di</strong> controllo è dato dalla <strong>di</strong>fferenza fra il<br />
segnale <strong>di</strong> regolazione, R, e <strong>di</strong> un segnale <strong>di</strong> riferimento, S:<br />
C = R – S<br />
Figura 580: Sistema da regolare<br />
Un esempio <strong>di</strong> regolazione a ciclo aperto si ha con le classiche centraline <strong>di</strong> regolazione che fanno<br />
<strong>di</strong>pendere la temperatura <strong>di</strong> uscita dell’acqua calda dalla caldaia dal valore della temperatura esterna<br />
<strong>secondo</strong> una legge <strong>di</strong> controllo lineare del tipo in<strong>di</strong>cato in Figura 583 e con uno schema <strong>di</strong> controllo<br />
in<strong>di</strong>cato in Figura 584.<br />
Il sistema <strong>di</strong> controllo aperto non risente del valore della variabile controllata. In pratica con il<br />
sistema in Figura 584 il sistema non vede la temperatura dell’acqua in uscita e quin<strong>di</strong> degli ambienti.<br />
Inoltre può anche avvenire che la regolazione dell’acqua calda della caldaia sia corretta e che,<br />
all’interno degli ambienti, varino le con<strong>di</strong>zioni interne (ad esempio si ha una sorgente interna che fa<br />
aumentare la temperatura dell’ambiente): questo sistema non ha modo <strong>di</strong> intervenire perché non<br />
conosce la temperatura degli ambienti e non saprebbe come utilizzarla.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 471<br />
Figura 581: Controllore a circuito aperto<br />
11.3 CONTROLLORE A CIRCUITO CHIUSO<br />
Questi controllori sono più sofisticati <strong>di</strong> quelli a circuito aperto perché riportano in ingresso un<br />
segnale legato alla variabile <strong>di</strong> uscita, ve<strong>di</strong> Figura 582. L’anello che riporta in<strong>di</strong>etro il segnale <strong>di</strong> retroazione<br />
(feedback) chiude la catena <strong>di</strong> controllo che ora vede il segnale <strong>di</strong> regolazione dato dalla somma:<br />
C = R –S<br />
Il segnale <strong>di</strong> riferimento è ora dato dal segnale <strong>di</strong> retroazione e quin<strong>di</strong> il controllore ha modo <strong>di</strong><br />
vedere se la sua azione <strong>di</strong> controllo ha avuto l’effetto desiderato.<br />
Figura 582: Sistema <strong>di</strong> regolazione a controreazione, Circuito chiuso<br />
In pratica l’anello <strong>di</strong> retroazione informa il controllore dell’effetto sulla variabile <strong>di</strong> controllo. In<br />
questo modo l’azione <strong>di</strong> controllo è sempre congruente con l’azione desiderata.<br />
Se, ad esempio, si controlla la temperatura degli ambienti, me<strong>di</strong>ante una opportuna sonda <strong>di</strong><br />
temperatura, allora il controllore cercherà sempre <strong>di</strong> operare affinché si raggiungano le con<strong>di</strong>zioni<br />
desiderate. In questo caso la centralina, oltre la sonda esterna come in<strong>di</strong>cato in Figura 584, ha anche una<br />
sonda interna che informa il controllore sull’effetto <strong>di</strong> retroazione, come in<strong>di</strong>cato in Figura 591.<br />
Figura 583: Regolazione della temperatura dell’acqua calda in caldaia
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 472<br />
Figura 584: Sistema <strong>di</strong> regolazione con valvola a 3 vie miscelatrice<br />
11.4 CARATTERISTICHE DI REGOLAZIONE<br />
Con riferimento ad un circuito <strong>di</strong> regolazione chiuso, ve<strong>di</strong> Figura 585, si ha sempre che un<br />
segnale prelevato in uscita, x, me<strong>di</strong>ante un elemento sensibile venga riportato in ingresso ed elaborato,<br />
me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>fferenza con il segnale <strong>di</strong> riferimento, x 0 , dal regolatore che fornisce un comando dato,<br />
solitamente, me<strong>di</strong>ante una funzione:<br />
y y f x x<br />
[124]<br />
<br />
0 0<br />
ove y-y 0 è il segnale <strong>di</strong> uscita del controllore.<br />
Si possono avere <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> regolazioni in funzione delle caratteristiche adottate: se ne<br />
in<strong>di</strong>cheranno brevemente le fondamentali.<br />
11.4.1 REGOLAZIONE A DUE POSIZIONI<br />
Se ne è già parlato in precedenza. L’equazione del controllore <strong>di</strong>viene:<br />
y y per x x<br />
<br />
1 0<br />
y y per x x<br />
2 0<br />
Le due posizioni y 1 e y 2 possono essere, ad esempio, l’apertura totale o la chiusura totale <strong>di</strong> una<br />
valvola o l’avvio o lo spegnimento <strong>di</strong> un motore per autoclave quando la pressione nel serbatoio scende<br />
al <strong>di</strong> sotto del valore limite.<br />
Figura 585: Schema <strong>di</strong> regolazione chiuso a feedback
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 473<br />
Questo tipo <strong>di</strong> regolazione è detta on off (attacca e stacca) ed è spesso utilizzata quando non si<br />
richiedono sta<strong>di</strong> interme<strong>di</strong> <strong>di</strong> regolazione.<br />
Poiché la catena <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong>pende dal sensore e dalla capacità termica totale del sistema si<br />
possono avere ritar<strong>di</strong> nella risposta del controllore se si hanno valori elevati <strong>di</strong> capacità termica (cosa già<br />
vista, almeno concettualmente, nella risposta termica degli e<strong>di</strong>fici, ve<strong>di</strong> §Errore. L'origine riferimento<br />
non è stata trovata.).<br />
In genere con gran<strong>di</strong> capacità termiche si hanno forti ritar<strong>di</strong> nell’intervento del controllore mentre<br />
con basse capacità termiche si possono avere intereventi del controllore troppo frequenti che<br />
danneggiano lo stesso regolatore.<br />
Figura 586: Schema <strong>di</strong> regolazione ON OFF con <strong>di</strong>fferenziale<br />
Per evitare questi inconvenienti si prevede un intervallo fra x 1 ed x 2 , attorno al valore <strong>di</strong> x 2 , <strong>di</strong> set<br />
point (punto <strong>di</strong> lavoro) in modo che risulti:<br />
y y per x x x<br />
1 1 0<br />
y y per x x x<br />
2 2 0<br />
L’intervallo x 2 – x 1 è detto <strong>di</strong>fferenziale del regolatore.<br />
Per un buon funzionamento <strong>di</strong> questo sistema occorre che la capacità termica del sistema <strong>di</strong><br />
regolazione sia piccola rispetto a quella del sistema regolato.<br />
11.4.2 REGOLAZIONE AD AZIONE PROPORZIONALE<br />
Un controllore ad azione proporzionale ha una risposta data dalla relazione:<br />
y y k x x<br />
<br />
0 p 0<br />
ove la costante <strong>di</strong> proporzionalità k p è <strong>di</strong> solito negativa se si desidera avere una risposta che fa<br />
<strong>di</strong>minuire l’uscita, y-y 0 , al crescere <strong>di</strong> x (ve<strong>di</strong> il caso <strong>di</strong> Figura 583 per la regolazione della temperatura<br />
dell’acqua <strong>di</strong> caldaia al variare della temperatura esterna).<br />
Anche in questo caso si ha un intervallo <strong>di</strong> regolazione fra x 1 e x 2 centrato attorno ad un valore x 0<br />
<strong>di</strong> riferimento. Alla <strong>di</strong>fferenza x 2 -x 1 si dà il nome <strong>di</strong> banda proporzionale e alla <strong>di</strong>fferenza corrispondente<br />
y 2 -y 1 si dà il nome <strong>di</strong> banda <strong>di</strong> azione.<br />
Questo tipo <strong>di</strong> regolazione necessita sempre <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> segnale x 2 -x per intervenire.<br />
I valori delle bande proporzionali e <strong>di</strong> azioni debbono essere scelti in modo opportuno a seconda<br />
del tipo <strong>di</strong> applicazione che si intende regolare.<br />
Ad esempio, per la regolazione della temperatura <strong>di</strong> un ambiente la banda proporzionale potrà<br />
avere intervallo <strong>di</strong> 1÷2 °C mentre la grandezza regolata, che può essere la temperatura dell’acqua nei<br />
ra<strong>di</strong>atori, potrà variare <strong>di</strong> 2÷4 °C.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 474<br />
Figura 587: Funzione <strong>di</strong> risposta <strong>di</strong> un regolatore ad azione proporzionale<br />
11.4.3 REGOLAZIONE AD AZIONE INTEGRALE<br />
La funzione <strong>di</strong> regolazione è del tipo:<br />
dy<br />
ki<br />
x x0<br />
<br />
d <br />
Ovvero anche:<br />
<br />
2<br />
y y0 ki<br />
x x0<br />
1<br />
<br />
Questo tipo <strong>di</strong> regolatore, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quello proporzionale, tende sempre a riportare la<br />
variabile controllata al punto <strong>di</strong> regolazione x 0 . L’azione <strong>di</strong> regolazione è funzione, infatti, dell’integrale<br />
dello squilibrio (x-x 0 ) nel periodo <strong>di</strong> tempo in cui esso avviene ( 2 - 1 ). L’azione <strong>di</strong> regolazione, però, si<br />
fa sentire con un certo ritardo (per effetto dell’integrazione e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> una specie <strong>di</strong> ricordo<br />
dell’evoluzione del segnale) e pertanto limitare la regolazione integrale nei sistemi che hanno già<br />
notevole inerzia.<br />
11.4.4 REGOLAZIONE AD AZIONE DERIVATIVA<br />
La funzione <strong>di</strong> risposta del controllore è data dall’equazione:<br />
dx<br />
y y0 kd<br />
d<br />
con k d opportuna costante del sistema <strong>di</strong> regolazione. L’azione <strong>di</strong> regolazione si manifesta non<br />
appena la variabile regolata inizia a presentare uno squilibrio (x-x 0 ) (quin<strong>di</strong> agisce in anticipo). L’azione<br />
del regolatore cessa quando lo squilibrio si annulla, ossia quando la x raggiunge una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
equilibrio, anche se fuori dal set point <strong>di</strong> controllo. Di solito la regolazione derivativa si accoppia alle<br />
regolazioni proporzionali e/o alle regolazioni integrali per contrastare le inerzie del sistema regolato che<br />
presentano ritar<strong>di</strong> notevoli nella regolazione.<br />
11.4.5 SISTEMI DI REGOLAZIONE A PIÙ AZIONI COMBINATE<br />
Ciascuno dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> regolazione prima descritti presenta vantaggi e svantaggi. E’ possibile<br />
utilizzare sistemi <strong>di</strong> controllo combinazione <strong>di</strong> due o più dei sistemi precedenti. Una regolazione<br />
perfettamente sod<strong>di</strong>sfacente può essere ottenuta dalla combinazione <strong>di</strong> più sistemi quali:<br />
Sistemi PD si tratta <strong>di</strong> sistemi ad azione proporzionale derivativa che forniscono maggiore<br />
rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> risposta ai sistemi proporzionali:<br />
Sistemi PI sono sistemi ad azione proporzionale integrale in grado <strong>di</strong> garantire un’azione<br />
completa <strong>di</strong> controllo per tutta la durata dello squilibrio;<br />
Sistemi PID sono i sistemi proporzionali integrali e derivativi che garantiscono una risposta più<br />
completa perché assommano i pregi dei tre sistemi singoli.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 475<br />
Di solito si agisce sulle costanti k p , k d , k i per adattare le risposte dei sistemi <strong>di</strong> controllo alle<br />
esigenze del sistema controllato. Lo scopo principale del sistema <strong>di</strong> controllo è <strong>di</strong> mantenere la variabile<br />
controllata il più vicino possibile alla valore si set point cioè al punto <strong>di</strong> lavoro prefissato.<br />
11.4.6 LE VALVOLE NELLA REGOLAZIONE IMPIANTISTICA<br />
Una delle azioni più ricorrenti nella regolazione impiantistica è la regolazione del flusso termico,<br />
ad esempio attraverso una caldaia, una batteria <strong>di</strong> scambio, un fan coil, … Il controller fornisce la sua<br />
azione <strong>di</strong> comando ad un attuatore che si preoccupa <strong>di</strong> modulare il flusso me<strong>di</strong>ante una valvola <strong>di</strong><br />
regolazione.<br />
VALVOLE A DUE VIE<br />
L’attuatore è un motore elettrico (ma può anche essere pneumatico) che agisce sullo stelo <strong>di</strong> una<br />
valvola a due o più vie in modo da far variare il flusso in una o più delle vie <strong>di</strong> uscita della valvola stessa.<br />
In pratica lo stelo fa variare la sezione <strong>di</strong> efflusso me<strong>di</strong>ante il movimento dell’otturatore che si<br />
trova alla fine dello stesso stelo. In Figura 588 si ha la sezione <strong>di</strong> una tipica valvola nella quale è ben<br />
visibile lo stelo e l’otturatore con la sua funzione <strong>di</strong> controllo del flusso. Ogni valvola presenta una curva<br />
caratteristica che lega la corsa dell’otturatore, H, con la portata m del fluido nell’ipotesi che la <strong>di</strong>fferenza<br />
<strong>di</strong> pressione, p, della valvola (fra la sezione a monte e quella a valle) sia pari ad 1 bar.<br />
Figura 588: Schema costruttiva <strong>di</strong> una valvola<br />
La curva caratteristica <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> valvola e quin<strong>di</strong> da tipo <strong>di</strong> otturatore (forme<br />
geometriche, accoppiamenti fluido<strong>di</strong>namici, …) e può mo<strong>di</strong>ficare nettamente l’azione y-y 0 del<br />
regolatore. Data la limitatezza del Corso si considereranno solamente due tipologie <strong>di</strong> curve<br />
caratteristiche:<br />
<br />
<br />
Caratteristica lineare;<br />
Caratteristica equipercentuale.<br />
Caratteristica Lineare<br />
La curva è definita dall’equazione:<br />
m m bH<br />
0<br />
ove m0<br />
è la portata che trafila a valvola chiusa e b è un opportuno coefficiente <strong>di</strong> proporzionalità.<br />
Caratteristica equipercentuale<br />
La curva è definita dall’equazione:<br />
cH<br />
m m e<br />
ove<br />
0<br />
m è la portata <strong>di</strong> tra filamento a valvola chiusa e c è una costante positiva. In Figura 589 si<br />
hanno le rappresentazioni grafiche delle due caratteristiche.<br />
0
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 476<br />
VALVOLE A TRE VIE<br />
Rivestono moltissima importanza nelle regolazione impiantistica le valvole a tre (e anche a<br />
quattro) vie. Le valvole a tre vie sono caratterizzate da due flussi che attraversano lo stesso corpo della<br />
valvola. A seconda dei sensi <strong>di</strong> questi flussi si possono avere due tipologie <strong>di</strong> valvole a tre vie:<br />
Valvole miscelatrici;<br />
Valvole deviatrici.<br />
Figura 589: Curve caratteristiche lineari ed equipercentuale <strong>di</strong> una valvola<br />
Nel caso delle valvole miscelatrici, ve<strong>di</strong> Figura 590 a, i due flussi entranti sono miscelati formando il<br />
flusso uscente. Nel caso delle valvole deviatrici, ve<strong>di</strong> Figura 590 b, il flusso entrante viene sud<strong>di</strong>viso in<br />
due flussi uscenti. In genere è sempre bene montare le valvole in modo da avere il flusso contrario alla<br />
<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> chiusura dello stelo.<br />
Figura 590: Tipologie <strong>di</strong> valvole a tre vie: Miscelatrici e Deviatrici
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 477<br />
Si osservi che per ottenere un’azione <strong>di</strong> efficace regolazione dalla valvola occorre che questa<br />
abbia autorità nel circuito da controllare, ossia essa deve creare una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico tale da essere<br />
confrontabile con quella del resto del circuito da regolare.<br />
Questo parametro (autorità della valvola) è <strong>di</strong> solito riportato dalle <strong>di</strong>tte costruttrici al variare della<br />
portata e della posizione dello stelo. Un’autorità bassa porta ad una variazione lineare della portata con<br />
l’apertura dello stelo mentre un’autorità elevata (>0.5 e < 1) porta ad una apertura non lineare, <strong>di</strong> tipo<br />
percentuale (ve<strong>di</strong> Figura 589). Di una valvola si definisce il coefficiente <strong>di</strong> regolazione dato da:<br />
Q<br />
Kv<br />
<br />
p<br />
con Q portata <strong>volume</strong>trica e p per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione attraverso la valvola. Si definisce autorità il<br />
rapporto:<br />
pvalvola<br />
p p p<br />
tubazione valvola altri _ elementi<br />
Il <strong>di</strong>ametro della valvola è sempre inferiore <strong>di</strong> una o due misure rispetto al <strong>di</strong>ametro della<br />
tubazione nella quale è inserita proprio per darle autorità.<br />
La <strong>di</strong>sposizione della valvola deve tenere conto <strong>di</strong> alcune considerazioni basilari. La pompa <strong>di</strong><br />
circolazione deve lavorare a portata costante mentre la valvola <strong>di</strong> regolazione deve lavorare a portata<br />
variabile per effettuare una regolazione del circuito.<br />
Questo suggerisce <strong>di</strong> posizionare la valvola in modo da lasciare inalterata la portata nella pompa<br />
<strong>di</strong> circolazione (valvola a miscela) o a valle della pompa stessa. La stessa considerazione della portata<br />
costante si applica alle caldaie e ai refrigeratori d’acqua e pertanto valgono le stesse considerazioni fatte<br />
in precedenza sulla posizione corretta della valvola <strong>di</strong> regolazione.<br />
11.5 ELEMENTI SENSIBILI<br />
I sistemi <strong>di</strong> controllo sopra accennati ricevono segnali provenienti dall’impianto me<strong>di</strong>ante<br />
opportuni sensori che possono essere:<br />
Elettrici;<br />
Meccanici<br />
Nel primo caso si hanno trasduttori <strong>di</strong> segnale analogici 39 che forniscono in uscita segnali elettrici<br />
e/o elettronici mentre nel <strong>secondo</strong> caso si ha un segnale meccanico (spostamento <strong>di</strong> un braccio,<br />
pressione, …) che in qualche caso risulta più utile da utilizzare.<br />
Oggi si tende ad utilizzare sistemi <strong>di</strong> controllo sempre più sofisticati e complessi che utilizzano<br />
segnali elettronici <strong>di</strong>gitali. In questo caso il segnale utilizzato non è più analogico (tensione, corrente,<br />
resistenza, … variabili con lo stesso andamento temporale del segnale rilevato) bensì trasformato in sequenza <strong>di</strong><br />
numeri (<strong>di</strong>git) me<strong>di</strong>ante particolari meccanismi 40 .<br />
Il vantaggio dei segnali <strong>di</strong>gitali consiste, principalmente, nella possibilità <strong>di</strong> utilizzare controllori<br />
computerizzati.<br />
39 Un trasduttore è un <strong>di</strong>spositivo che trasforma un segnale in un altro. Di solito si utilizza il trasduttore per ottenere<br />
un segnale più utile rispetto a quello trasformato. Ad esempio si usa un trasduttore per rilevare la temperatura interna degli<br />
ambienti; questi sono costituiti da elementi sensibili che, me<strong>di</strong>ante opportune leggi fisiche, forniscono un segnale<br />
proporzionale (e quin<strong>di</strong> analogico, cioè con la stessa legge <strong>di</strong> variazione) della temperatura ambiente. Me<strong>di</strong>ante termoresistenze,<br />
ad esempio, si hanno segnali <strong>di</strong> tensione proporzionali alle temperature rilevate. Analogamente per il rilevamento delle altre<br />
grandezze fisiche dell’impianto (pressione, umi<strong>di</strong>tà, …).<br />
40 Purtroppo la limitatezza del corso non ci consente <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re questi argomenti. I traduttori AD (analogici<br />
<strong>di</strong>gitali) operano una scansione del segnale continuo a frequenza opportuna e trasforma il valore campionato in una sequenza<br />
<strong>di</strong> 0 e 1 (<strong>di</strong>git) che, in logica binaria, lo rappresentano numericamente.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 478<br />
Figura 591: Sistema <strong>di</strong> controllo con sonda esterna ed interna<br />
11.6 SISTEMI DI REGOLAZIONE COMPUTERIZZATI<br />
Rappresentano la naturale evoluzione dei sistemi <strong>di</strong> regolazione elettronica prima accennati.<br />
La crescente complessità dei moderni impianti e l’esigenza <strong>di</strong> controllare centralmente non solo<br />
gli impianti termotecnici ma anche quelli <strong>di</strong> illuminazione, gli ascensori, l’impianto <strong>di</strong> rilevazione delle<br />
presenze, <strong>di</strong> accesso e <strong>di</strong> sicurezza antincen<strong>di</strong>o, …. , ha portato all’esigenza <strong>di</strong> avere sistemi <strong>di</strong> controllo<br />
sempre più potenti e sofisticati.<br />
I computer consentono <strong>di</strong> ottenere questi risultati a patto che i segnali da controllare e tutti i<br />
sistemi <strong>di</strong> attuazione 41 siano <strong>di</strong>gitali.<br />
I sistemi computerizzati sono <strong>di</strong> architettura complessa e realizzano tutte le più moderne tecniche<br />
informatiche per le reti dati.<br />
In genere si ha una rete principale ed uno o più anelli secondari , ve<strong>di</strong> Figura 592, che collegano<br />
controllori elettronici - <strong>di</strong>gitali in grado <strong>di</strong> colloquiare con l’unità centrale sia per riportare i valori delle<br />
variabili da loro controllate sia per attuare gli or<strong>di</strong>ni ricevuti dal computer centrale.<br />
Il computer centrale provvede ad interrogare le unità periferiche (che sono computer <strong>di</strong> minore potenza<br />
<strong>di</strong> quello centrale e con programmi registrati in speciali memorie non volatili, EPROM) per conoscere lo stato delle<br />
variabili <strong>di</strong> controllo da esse regolate e per mo<strong>di</strong>ficare le leggi <strong>di</strong> controllo.<br />
Le unità periferiche sono programmate per attuare un controllo su un numero limitato <strong>di</strong><br />
periferiche, ve<strong>di</strong> Figura 593.<br />
41 Gli attuatori sono <strong>di</strong>spositivi che ricevono segnali in ingresso e forniscono in uscita segnali <strong>di</strong> maggiore potenza. Il<br />
motore che comanda la valvola a tre vie già vista negli impianti <strong>di</strong> Figura 584 riceve un segnale debole dalla centralina e lo<br />
trasforma in un segnale forte (necessario per comandare lo stelo della valvola). Dispositivi attuatori si utilizzano in varie parti<br />
dei componenti <strong>di</strong> impianto: per le serrande <strong>di</strong> regolazione, per le valvole, ….
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 479<br />
Figura 592: Sistema <strong>di</strong> controllo centralizzato me<strong>di</strong>ante computer<br />
Figura 593: Esempio <strong>di</strong> regolazione computerizzata <strong>di</strong> 3 refrigeratori d’acqua
P-BUS<br />
P-BUS<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 480<br />
Così, ad esempio, si può conoscere in ogni istante la temperatura <strong>di</strong> mandata dei refrigeratori<br />
d’acqua, lo stato <strong>di</strong> efficienza dei filtri d’aria, le temperature <strong>di</strong> alcuni ambienti,….e al tempo stesso si<br />
può richiedere che la temperatura dell’acqua fredda sia cambiata. I sistemi <strong>di</strong> controllo computerizzati<br />
possono assolvere a molte altre funzioni, oltre quelle qui accennate per il controllo HVAC.<br />
PXG80-N<br />
Terminale operatore portatile<br />
PX<br />
Lon Bus<br />
Lon Bus<br />
Lon Bus<br />
SS1.A<br />
SS2.B<br />
SS3.C<br />
SS4.D<br />
SS5.E<br />
SS6.F<br />
SS7.CT<br />
SS8.CF<br />
PXC64-U<br />
PXC64-U<br />
PXC64-U<br />
PXC64-U<br />
PXC64-U<br />
PXC64-U<br />
PXC64-U<br />
PXC64-U<br />
PTX1.1<br />
PTX1.1<br />
PTX1.1<br />
PTX1.1<br />
PTX1.1<br />
PTX1.1<br />
PTX1.1<br />
ARCHITETTURA DESIGO V2<br />
Figura 594: Esempio <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>stribuito e bus <strong>di</strong> trasmissione dati<br />
Ad esempio possono controllare gli impianti <strong>di</strong> illuminazione interni ed esterni o anche rilevare le<br />
presenze <strong>di</strong> persone nelle stanze <strong>di</strong> albergo, regolare il flusso degli ascensori, gestire il sistema anti<br />
intrusione, il sistema antincen<strong>di</strong>o,..… Le <strong>di</strong>mensioni dei sistemi <strong>di</strong> controllo (computer, quadri sinottici,<br />
cavi, …) possono essere ragguardevoli e tali da occupare uno o più piani <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici complessi.<br />
Un altro grande vantaggio del controllo centralizzato è che, me<strong>di</strong>ante reti telematiche o semplici<br />
modem, si possono effettuare controlli e variazioni <strong>di</strong> set point anche a <strong>di</strong>stanza. Ciò riduce le spese <strong>di</strong><br />
gestione (si pensi ad gestore che può tranquillamente controllare dal proprio ufficio il funzionamento<br />
degli impianti ed intervenire su chiamata) e <strong>di</strong> sicurezza.<br />
Spesso sono le società fornitrici dei sistemi ad effettuare il controllo <strong>di</strong> buon funzionamento dei<br />
sistemi rilevando, a <strong>di</strong>stanza, le eventuali anomalie e quin<strong>di</strong> intervenire in tempi brevi su eventuali<br />
malfunzionamenti.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 481<br />
Figura 595: Esempio <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> UTA
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 482<br />
Figura 596: Esempio <strong>di</strong> controllo elettronico <strong>di</strong> una Centrale Termica
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 483<br />
Figura 597: Legenda dei simboli utilizzati per lo schema <strong>di</strong> centrale precedente<br />
Figura 598: Gestione automatizzata <strong>di</strong> un intero e<strong>di</strong>ficio
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 484<br />
Figura 599: Gestione integrata <strong>di</strong> tutti gli impianti <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio<br />
11.7 PRINCIPI DI REGOLAZIONE ELETTRONICA DDC<br />
I sistemi <strong>di</strong>gitali trattano esclusivamente dati <strong>di</strong>gitali (si rimanda ai richiami <strong>di</strong> Informatica che gli<br />
Allievi certamente avranno stu<strong>di</strong>ato nel corso dei loro stu<strong>di</strong>) e cioè in formato numerico binario, l’unico<br />
che può essere attualmente compreso dai computer. Ne consegue che tutti i <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controlli in<br />
campo (valvole, regolatori, traduttori,…) debbono fornire al sistema <strong>di</strong> controllo (cioè al computer de<strong>di</strong>cato a<br />
questa funzione) dati in formato <strong>di</strong>gitale. I trasduttori <strong>di</strong> grandezze fisiche (temperatura, pressione, umi<strong>di</strong>tà,<br />
entalpia, portata, …) sono detti analogici perché trasformano la variazione della grandezza rilevata in un<br />
variazione <strong>di</strong> corrente o <strong>di</strong> tensione avente la stessa logica, d’onde il nome analogica, della grandezza<br />
originale. Naturalmente il rapporto fra l’andamento della variabile <strong>di</strong> controllo (corrente, tensione,<br />
resistività, …) e l’andamento della variabile originaria (temperatura, pressione, portata, …) deve essere<br />
lineare e cioè si deve avere un valore costante che <strong>di</strong>pende dal <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> rilevazione.<br />
Ad esempio una termocoppia opportunamente scelta fornisce una tensione ai capi <strong>di</strong>rettamente<br />
proporzionale alla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura delle coppie <strong>di</strong> conduttori (vedasi la Legge <strong>di</strong> Seebeck in Fisica<br />
Tecnica). La linearità del trasduttore è fondamentale per il controllo altrimenti si possono avere effetti<br />
indesiderati e problemi <strong>di</strong> instabilità <strong>di</strong>fficili da tenere sotto controllo.<br />
La scelta <strong>di</strong> trasduttori <strong>di</strong> tipo elettrico (invero non i soli possibili) risulta conveniente ai fini del<br />
controllo perché i <strong>di</strong>spositivi elettronici sono più rapi<strong>di</strong> <strong>di</strong> quelli meccanici (ad esempio i <strong>di</strong>spositivi per<br />
la regolazione pneumatica ad aria compressa) e perché è più facile trasportare un segnale <strong>di</strong> tipo<br />
elettrico che <strong>di</strong> qualsivoglia altra natura. Infine un segnale elettrico può facilmente essere trasformato in<br />
segnale <strong>di</strong>gitale. Quest’ultimo è ottenuto campionando il segnale originale con frequenza <strong>di</strong><br />
campionamento costante e superiore a 2,5 volte la frequenza del segnale campionato (Teorema <strong>di</strong><br />
Nyquist). Le singole letture (cioè le or<strong>di</strong>nate del segnale in corrispondenza del tempo <strong>di</strong> campionamento) sono<br />
trasformate in valore numerico me<strong>di</strong>ante il trasduttore A/D che fornisce in uscita un valore<br />
proporzionale al valore letto e normalizzato in funzione del numero massimo <strong>di</strong> <strong>di</strong>git che esso può<br />
elaborare.<br />
Quando il segnale è così <strong>di</strong>gitalizzato può essere trasmesso come un treno <strong>di</strong> bit sul bus dati e<br />
ricevuto dal computer che può a sua volta elaborarlo in formato <strong>di</strong>gitale.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 485<br />
Figura 600: Linearità <strong>di</strong> un sensore <strong>di</strong> temperatura<br />
Quando il computer trasmette un segnale ad un <strong>di</strong>spositivo esterno (attuatore) questo deve essere<br />
a sua volta trasformato in segnale analogico me<strong>di</strong>ante un nuovo convertitore Digitale/Analogico (DA).<br />
In questo modo l’elettronica <strong>di</strong> controllo dell’attuatore potrà utilizzare il segnale ricevuto per<br />
effettuare il controllo. Si pensi, ad esempio, ad una valvola a tre vie con controller comandato da un<br />
segnale analogico che può variare a 0 a 5 V.<br />
Figura 601: Esempio <strong>di</strong> controller locale con convertitori A/D e D/A incorporati<br />
I <strong>di</strong>spositivi che trasformano una grandezza analogica in una <strong>di</strong>gitale sono detti trasduttori. Più<br />
precisamente, ai fini del controllo <strong>di</strong>gitale, si hanno due tipologie <strong>di</strong> segnali che sono trasformati in<br />
<strong>di</strong>gitali:<br />
Analogico: si tratta <strong>di</strong> segnali continui che sono trasformati in <strong>di</strong>screti con un convertitore<br />
A/D (analogico <strong>di</strong>gitale).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 486<br />
Discreto: si tratta <strong>di</strong> un segnale che può assumere solo due posizioni, ad esempio acceso e<br />
spento, chiuso e aperto, … Di fatto la <strong>di</strong>gitalizzazione è realizzata associando ad uno stato lo 0<br />
(zero) ed all’altro 1 (uno). Così, ad esempio, per pompa accesa si ha 1 mentre per pompa spenta<br />
si ha 0.<br />
Figura 602: Collegamenti del controller locale ai <strong>di</strong>spositivi e al computer centrale<br />
A sua volta i segnali possono essere sia <strong>di</strong> input che <strong>di</strong> output e pertanto il bus dati ha in genere 4<br />
linee denominate:<br />
AI – Analogico Input; (sensore)<br />
AO - Analogico Output; (attuatore)<br />
DI – Discreto Input; (sensore)<br />
DO – Discreto Output (attuatore).<br />
Il controller <strong>di</strong>gitale utilizza questi dati per ricevere informazioni dalle apparecchiature in campo e<br />
per comandare gli attuatori <strong>di</strong> controllo.<br />
Le funzioni <strong>di</strong> controllo possono essere svolte da un unico computer centralizzato sfruttando la<br />
velocità <strong>di</strong> elaborazione dei segnali dei moderni processori. Tuttavia per motivi <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong><br />
flessibilità si preferisce avere una rete <strong>di</strong> computer de<strong>di</strong>cati localizzati ciascuno con un computo ben<br />
specifico <strong>di</strong> controllo locale <strong>di</strong> uno o più <strong>di</strong>spositivi.<br />
Questi controller locali colloquiano, tramite bus dati, con il computer centrale che assolve alle<br />
funzioni <strong>di</strong> monitoraggio e <strong>di</strong> super controller.<br />
Il vantaggio <strong>di</strong> questa soluzione risiede ne fatto che i controller locali sono <strong>di</strong> solito specializzati.<br />
Ad esempio un controller è de<strong>di</strong>cato ai fan coil, un altro alle UTA, un altro ai refrigeratori e così via.<br />
Inoltre i controller locali possono avere memorie e programmi de<strong>di</strong>cati che sono <strong>di</strong> solito<br />
programmati in fabbrica o sul campo con particolari <strong>di</strong>spositivi.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 487<br />
Figura 603: Esempio <strong>di</strong> collegamenti dei linee dei segnali al bus dati<br />
Figura 604: Esempio <strong>di</strong> collegamenti <strong>di</strong> controller locali su più <strong>di</strong>spositivi
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 488<br />
Figura 605: Layout del controller principale <strong>di</strong> impianto<br />
Figura 606: Esempio <strong>di</strong> programmazione dei controller locali
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 489<br />
Figura 607: Esempi <strong>di</strong> programmazione dei controller locali : librerie <strong>di</strong> sottoprogrammi<br />
Figura 608: Configurazione dei set point <strong>di</strong> un controller<br />
Nei dati (in EPROM) possono essere archiviati i settagli iniziali (o <strong>di</strong> default) delle apparecchiature<br />
controllate (ad esempio le temperature desiderate degli ambienti) in modo che in caso <strong>di</strong> attivazione<br />
delle funzioni <strong>di</strong> controllo (sia per l’avviamento iniziale che per una ripresa dopo interruzione <strong>di</strong><br />
alimentazione elettrica) i controller possano sempre assolvere alle loro funzioni.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 490<br />
Figura 609: Collegamento del controller locale al supervisor e all’unità <strong>di</strong> programmazione<br />
Figura 610: programmatore per EPROM <strong>di</strong> controller locali<br />
Il collegamento dei controller locali avviene, come già detto, tramite bus dati. Ebbene malgrado<br />
tutti gli sforzi fatti in questo settore per standar<strong>di</strong>zzare il collegamento fra le unità <strong>di</strong> controllo non si è<br />
riusciti a trovare una soluzione unica. Ciò significa che la trasmissione dati è spesso effettuata con linee<br />
e protocolli proprietari dai vari Costruttori con tutte le conseguenze che queste soluzioni comportano.<br />
Qualche costruttore sta comunque effettuando qualche sforzo significativo per adottare standard<br />
internazionali. I vantaggi <strong>di</strong> queste scelte sono, ovviamente, una maggiore conoscenza degli standard,<br />
una maggiore facilità <strong>di</strong> reperire materiali e personale qualificato e, soprattutto, una facilità <strong>di</strong><br />
integrazioni <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso costruttori senza problemi <strong>di</strong> interfacciamento. Così, ad esempio,<br />
l’adozione <strong>di</strong> bus standard può facilmente integrare le reti interne con le reti esterne (ad esempio <strong>di</strong> tipi<br />
Internet o in genere Intranet) e quin<strong>di</strong> ampliare le capacità <strong>di</strong> controllo con <strong>di</strong>spositivi portatili quali i<br />
telefoni cellulari (via WAP) o computer portatili tipo PDA dotati <strong>di</strong> collegamenti wireless.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 491<br />
Figura 611: Schema <strong>di</strong> collegamento delle apparecchiature al bus<br />
Figura 612: Insieme <strong>di</strong> controller locali collegati in rete ad una unità centrale<br />
11.8 REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA NEGLI IMPIANTI DI<br />
RISCALDAMENTO<br />
La L 10/91 impone che gli impianti debbano adeguare la potenza termica erogata al fabbisogno<br />
effettivo dell’e<strong>di</strong>ficio e dei locali.<br />
La regolazione può essere sia centralizzata (adeguamento della potenza ai fabbisogni dell’e<strong>di</strong>ficio)<br />
che localizzata (adeguamento della potenza fornita dai terminali ai fabbisogni <strong>di</strong> ciascun locale).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 492<br />
Le due regolazioni non sono fra loro contrapposte ma possono coesistere per migliorare i<br />
ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> regolazione. Con la regolazione centralizzata si fa in modo che il generatore <strong>di</strong> calore<br />
fornisca l’energia termica strettamente necessaria a sod<strong>di</strong>sfare il fabbisogno dell’e<strong>di</strong>ficio,<br />
in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che nei singoli locali sia effettivamente ceduta l’energia da questi richiesti.<br />
Può accadere, infatti, che la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione non sia equilibrata 42 e che i locali non siano<br />
riscaldati in modo corretto ovvero può anche accadere che in locale correttamente servito dall’impianto<br />
qualcuno apra le finestre e quin<strong>di</strong> produca una variazione del carico termico non prevista in sede <strong>di</strong><br />
progetto.<br />
11.8.1 EQUAZIONE DELLA CENTRALINA DI REGOLAZIONE<br />
Il fabbisogno energetico dell’e<strong>di</strong>ficio può essere caratterizzato, come si è visto nel capitolo sugli<br />
impianti <strong>di</strong> riscaldamento, dall’equazione:<br />
Q C V t t<br />
[125]<br />
e<strong>di</strong>ficio g a e<br />
<br />
ove si ha il simbolismo:<br />
C g coefficiente globale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta dell’e<strong>di</strong>ficio, conforme al DPR 412/93, (W/m 3 °C);<br />
V <strong>volume</strong> totale riscaldato dell’e<strong>di</strong>ficio, m 3 ;<br />
t e temperatura esterna <strong>di</strong> progetto, °C;<br />
t a i temperatura interna <strong>di</strong> progetto, °C.<br />
Gli elementi terminali nei singoli locali cedono 43 a questi ultimi una quantità <strong>di</strong> energia pari a:<br />
<br />
m<br />
[126]<br />
locali<br />
Q KS t t<br />
ra<strong>di</strong>atori m a<br />
ove si ha:<br />
K trasmittanza termica dei ra<strong>di</strong>atori, (W/m 2 K);<br />
S superficie ra<strong>di</strong>ante dei ra<strong>di</strong>atori, (m 2 )<br />
t m temperatura me<strong>di</strong>a dei ra<strong>di</strong>atori , t m =(t i -t u )/2, (°C)<br />
t a temperatura dell’aria ambiente, °C.<br />
m coefficiente <strong>di</strong> correzione termica dettato dalla norma UNI-CTI 6514/69 e che varia in<br />
funzione del tipo <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>atore <strong>secondo</strong> la seguente tabella:<br />
Elemento ra<strong>di</strong>ante<br />
Esponente m<br />
Ra<strong>di</strong>atori<br />
Convettori termici<br />
1.251.30<br />
1.501.70<br />
Ventilconvettori, Aerotermi 1<br />
Tabella 72: Coefficienti correttivi dei corpi scaldanti<br />
La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> congruenza sopra in<strong>di</strong>cata richiede che sia:<br />
42 Una rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione deve assicurare che ad ogni terminale ambiente arrivi la giusta portata <strong>di</strong> acqua calda<br />
necessaria al riscaldamento. Poiché le reti sono quasi sempre molto ramificate e complesse, accade spesso che non siano<br />
rispettati questi vincoli e che in alcuni rami venga convogliata una portata maggiore <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> progetto per effetto <strong>di</strong> una<br />
minore resistenza al moto (ve<strong>di</strong> capitolo sul Moto dei flui<strong>di</strong> in Fisica Tecnica o il Volume Terzo del presente corso <strong>di</strong> Impianti<br />
Termotecnici) per effetto <strong>di</strong> una scelta dei <strong>di</strong>ametri dei tubi necessariamente legata alle serie commerciali piuttosto che alle<br />
necessità <strong>di</strong> calcolo. Ne consegue che, pur avendo in partenza, dalla pompa <strong>di</strong> circolazione in centrale termica, una portata<br />
totale <strong>di</strong> acqua calda congruente con il carico totale dell’e<strong>di</strong>ficio ( <br />
non sia congruente con i singoli carichi ambientali ( m ct t kS t t <br />
mc t t c V t ) la <strong>di</strong>stribuzione nei singoli locali<br />
a r g<br />
ove t e ee t u sono le temperatura <strong>di</strong> entrata<br />
loc e u m a<br />
ed uscita dai ra<strong>di</strong>atori, t m la temperatura me<strong>di</strong>a del ra<strong>di</strong>atore e t a la temperatura me<strong>di</strong>a dell’aria dell’ambiente). Ci saranno,<br />
quasi sempre, alcuni locali che riceveranno più calore <strong>di</strong> quanto da loro richiesto ed altri, per conseguenza, che ne<br />
riceveranno <strong>di</strong> meno. Per questo motivo l’operazione <strong>di</strong> bilanciamento della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione è <strong>di</strong> fondamentale importanza<br />
per il corretto funzionamento <strong>di</strong> tutto l’impianto.<br />
43 Si vedrà nel Secondo Volume come varia la potenza ceduta da un terminale al variare della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
temperatura.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 493<br />
m<br />
[127]<br />
l<br />
C Vt KS t t<br />
g m a<br />
dalla quale si trae il valore della temperatura me<strong>di</strong>a:<br />
CV<br />
t t t t<br />
<br />
KS<br />
l<br />
g<br />
m a <br />
a e<br />
Possiamo scrivere questa equazione nella forma:<br />
n<br />
m<br />
<br />
a<br />
<br />
a<br />
<br />
e<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
1 m<br />
t t C t t [129]<br />
Questa equazione è detta equazione della centralina e, se opportunamente programmata, consente <strong>di</strong><br />
avere un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> controllo che adegua la temperatura me<strong>di</strong>a dell’acqua calda alla variazione della<br />
<strong>di</strong>fferenza (t a -t e ). Il coefficiente C e l’esponente n <strong>di</strong>pendono dall’e<strong>di</strong>ficio e dal sistema <strong>di</strong> riscaldamento<br />
(cioè dal tipo <strong>di</strong> terminale) utilizzato, come in<strong>di</strong>cato in Figura 613.<br />
tm<br />
[128]<br />
Ra<strong>di</strong>atori<br />
Convettori termici<br />
Centilconvettori<br />
Aerotermi<br />
20<br />
10<br />
5<br />
0 -5<br />
-10<br />
-15<br />
te<br />
Figura 613: Curve <strong>di</strong> regolazione delle centraline<br />
In funzione della correzione la centralina agisce su un attuatore che, solitamente, è una valvola<br />
motorizzata a tre o a quattro vie comandata con un servomotore la cui posizione è funzione della<br />
temperatura <strong>di</strong> mandata desiderata. Si osservi che la temperatura <strong>di</strong> mandata dell’impianto è legata alla<br />
temperatura me<strong>di</strong>a dell’acqua calda dalla semplice relazione:<br />
t<br />
m<br />
<br />
ti<br />
t t t t t<br />
u<br />
<br />
2 2 2<br />
M M i, u Mm ,<br />
tM<br />
e per i valori correnti <strong>di</strong> t M,m 10°C si ha:<br />
t t 5C<br />
Di norma l’equazione [129] viene linearizzata nella forma:<br />
t t c 1<br />
ct<br />
[130]<br />
<br />
m<br />
<br />
M<br />
m a e<br />
con c valore tipico del sistema e<strong>di</strong>ficio impianto, ve<strong>di</strong> Figura 614. I valori della costante c sono in<strong>di</strong>cati<br />
dai costruttori per i vari tipi <strong>di</strong> impianti.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 494<br />
tm<br />
4<br />
100<br />
3<br />
80<br />
2<br />
60<br />
1<br />
40<br />
20<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0 -5<br />
-10<br />
-15<br />
te<br />
Ad esempio si ha la seguente corrispondenza:<br />
Figura 614: Curve <strong>di</strong> regolazione linearizzate<br />
Tipologia <strong>di</strong> Impianto<br />
Valore <strong>di</strong> c<br />
Pannelli ra<strong>di</strong>anti 0.5<br />
Ventilconvettori 1<br />
Ra<strong>di</strong>atori 2<br />
Aerotermi 3<br />
Tabella 73: Valori tipici per la costante <strong>di</strong> regolazione<br />
A seconda della casa costruttrice si possono avere forme <strong>di</strong>verse della legge <strong>di</strong> controllo per cui è<br />
sempre opportuno consultare i cataloghi commerciali e i manuali tecnici forniti a corredo.<br />
11.8.2 CONSEGUENZE DEL REGIME DI PARZIALIZZAZIONE SULLE CALDAIE<br />
La regolazione sopra descritta ha come conseguenza una parzializzazione del regime <strong>di</strong><br />
funzionamento delle caldaie quando si richiedono carichi parziali.<br />
Una conseguenza importante della parzializzazione è la <strong>di</strong>minuzione della temperatura dell’acqua<br />
<strong>di</strong> caldaia fino a raggiungere valori che possono innescare la corrosione con velocità massime fra i 50 e<br />
80 °C ve<strong>di</strong> Figura 615.<br />
Occorre allora agire sulla temperatura delle superfici in modo da non ricadere in questa zona<br />
critica e i mo<strong>di</strong> che si possono seguire sono <strong>di</strong>versi.<br />
In Figura 616 si ha una caldaia con valvola a tre vie nella quale la temperatura <strong>di</strong> ritorno in caldaia<br />
(T RC ) <strong>di</strong>pende dalla temperatura <strong>di</strong> mandata, T M .<br />
Questo schema impiantistico può dar luogo al fenomeno della corrosione perché non si ha modo<br />
<strong>di</strong> controllare la temperatura <strong>di</strong> ritorno in caldaia.<br />
In Figura 617 si può osservare come al variare della temperatura <strong>di</strong> mandata in funzione del grado<br />
<strong>di</strong> parzializzazione del regime <strong>di</strong> funzionamento della caldaia si raggiunge la temperatura <strong>di</strong> innesco dei<br />
fenomeni <strong>di</strong> corrosione (zona <strong>di</strong> corrosione) da evitare assolutamente. Lo schema della semplice valvola a<br />
tre vie può essere migliorato inserendo un ramo <strong>di</strong> ricircolo, come mostrato in Figura 618 nella quale si<br />
osserva un ramo contenente una pompa <strong>di</strong> circolazione asservita da un servomotore che controlla la<br />
temperatura <strong>di</strong> ritorno in caldaia ed attiva la pompa se questa risulta inferiore ad un valore minimo<br />
settato in precedenza.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 495<br />
Percentuale <strong>di</strong> corrosione<br />
Temperatura delle superfici, "C<br />
30<br />
40<br />
50<br />
60 70 80 90 100<br />
Figura 615: Velocità <strong>di</strong> corrosione in funzione delle temperatura superficiale<br />
tc<br />
tM<br />
Caldaia<br />
tRC<br />
Trad<br />
Figura 616: Caldaia con valvola a tre vie<br />
"c<br />
90<br />
tc<br />
tM<br />
50<br />
t.rad=tRC<br />
20<br />
ZONA DI CORROSIONE<br />
60%<br />
100%<br />
Figura 617: Andamento delle temperature nella zona <strong>di</strong> corrosione<br />
Una valvola <strong>di</strong> non ritorno impe<strong>di</strong>sce la circolazione parassita nell’anello interme<strong>di</strong>o. In Figura<br />
619 si ha lo schema impiantistico <strong>di</strong> una caldaia con valvola a quattro vie nella quale si controlla la<br />
temperatura <strong>di</strong> ritorno in caldaia me<strong>di</strong>ante una miscelazione fra le aliquote m ed n della portate <strong>di</strong><br />
mandata e <strong>di</strong> ritorno dai ra<strong>di</strong>atori. Questo schema risulta vantaggioso e certamente più semplificato<br />
rispetto al precedente con pompa <strong>di</strong> ricircolo aggiuntiva.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 496<br />
tM<br />
tmin<br />
Caldaia<br />
tRC<br />
Trad<br />
Figura 618: Caldaia con valvola a tre vie e ricircolo<br />
tc<br />
m<br />
tM<br />
n<br />
trad<br />
Caldaia<br />
tRC<br />
tRC = mtc + ntrad<br />
Figura 619: Caldaia con valvola a quattro vie<br />
TM<br />
COLLETTORE COMPLANARE<br />
TR<br />
TM<br />
COLLETTORE COMPLANARE<br />
TR<br />
Figura 620: Schema <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong> zona<br />
11.8.3 REGOLAZIONE DI ZONA<br />
Per regolazione <strong>di</strong> zona si intende la regolazione applicata ai collettori complanari che alimentano una<br />
zona termica (solitamente un appartamento), come illustrato nella Figura 620.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 497<br />
Una valvola termostatica con sensore sul ritorno del collettore complanare assicura che la<br />
temperatura <strong>di</strong> alimentazione sia quella desiderata.<br />
11.8.4 REGOLAZIONE LOCALIZZATA<br />
La regolazione localizzata agisce nei singoli locali, solitamente me<strong>di</strong>ante valvole termostatiche<br />
applicate ai ra<strong>di</strong>atori, come illustrato nella Figura 621 e in Figura 622.<br />
ta<br />
Figura 621: Schema <strong>di</strong> applicazione <strong>di</strong> una valvola termostatica sul ra<strong>di</strong>atore<br />
Figura 622: Valvola termostatica con controllo sul ritorno<br />
Figura 623: Valvola miscelatrice a tre vie sul ra<strong>di</strong>atore
Caratteristica normale<br />
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 498<br />
I due schemi <strong>di</strong>fferiscono per la posizione della sonda <strong>di</strong> temperatura: nel primo caso si ha una<br />
sonda <strong>di</strong> ambiente che modula la temperatura <strong>di</strong> mandata nel ra<strong>di</strong>atore in funzione del valore raggiunto<br />
dall’aria ambiente, nel <strong>secondo</strong> caso si ha una sonda sul ritorno che modula la temperatura <strong>di</strong> mandata<br />
in funzione del valore <strong>di</strong> set point prefissato.<br />
In Figura 623 si ha lo schema <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> una valvola miscelatrice a tre vie montata sul<br />
ra<strong>di</strong>atore in modo da assicurare un controllo migliore della temperatura <strong>di</strong> ingresso.<br />
11.8.5 CONSEGUENZA DELLA REGOLAZIONE SULLA POMPA DI<br />
CIRCOLAZIONE<br />
La pompa <strong>di</strong> circolazione subisce le conseguenze della parzializzazione delle valvole <strong>di</strong><br />
regolazione (<strong>di</strong> zona e localizzate) poiché viene a variare la resistenza totale del circuito e quin<strong>di</strong> si<br />
sposta il punto <strong>di</strong> lavoro.<br />
In Figura 624 si ha l’andamento delle curve <strong>di</strong> carico per la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> funzionamento<br />
nominale e per funzionamento parzializzato dalle valvole. In questo caso la curva <strong>di</strong>viene più ripida e il<br />
punto <strong>di</strong> lavoro si sposta verso zone a minore ren<strong>di</strong>mento della pompa <strong>di</strong> circolazione.<br />
Dp<br />
Caratteristica ripida<br />
Resistenza circuito parzializzato<br />
Resistenza circuito normale<br />
0,7<br />
0,6<br />
0,5<br />
0,4<br />
G<br />
Figura 624: Spostamento del punto <strong>di</strong> lavoro per effetto della parzializzazione<br />
In alcuni casi si può anche variare la curva caratteristica della pompa (ad esempio me<strong>di</strong>ante reostati sul<br />
motore) e i questo modo si può spostare il punto <strong>di</strong> lavoro verso zone a più elevato ren<strong>di</strong>mento della<br />
pompa.<br />
11.9 REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO<br />
La regolazione negli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento (estivi ed invernali) deve consentire il controllo<br />
dei parametri fondamentali dell’impianto e in particolare:<br />
La velocità dell’aria, w<br />
La portata d’aria totale e <strong>di</strong> ambiente, G<br />
L’umi<strong>di</strong>tà relativa, <br />
La temperatura degli ambienti.<br />
REGOLAZIONE DELLA VELOCITÀ<br />
La velocità dell’aria deve essere mantenuta entro valori compresi fra 0.1 0.15 m/s per assicurare<br />
le migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> confort ambientale (ve<strong>di</strong> teoria <strong>di</strong> Fanger). La regolazione della velocità non è<br />
effettuata me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>spositivi semplici ma viene effettuata me<strong>di</strong>ante tutto il sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 499<br />
attraverso scelte opportune delle bocchette <strong>di</strong> immissione, della velocità <strong>di</strong> lancio e del loro<br />
orientamento.<br />
In genere questi problemi sono risolti me<strong>di</strong>ante analisi con programmi <strong>di</strong> fluido<strong>di</strong>namica che,<br />
partendo dalla situazione geometrica dei locali, determinano la <strong>di</strong>stribuzione dell’aria (linee <strong>di</strong> flusso e<br />
isotermiche). Nelle bocchette <strong>di</strong> mandata e/o nei <strong>di</strong>ffusori sono spesso presenti (ed è sempre<br />
consigliabile che lo siano) serran<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> regolazione ad una o a due serie <strong>di</strong> alette (orizzontali e verticali).<br />
PORTATA DELL’ARIA IMMESSA<br />
La portata dell’aria è <strong>di</strong> importanza fondamentale sia perché ad essa è legata l’entalpia che<br />
l’impianto fornisce agli ambienti sia perché l’aria immessa deve sempre essere maggiore della portata <strong>di</strong><br />
ventilazione.<br />
Associato alla portata d’aria è anche il problema del rumore nella rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dovuto al<br />
fruscio all’interno dei canali e nelle bocchette <strong>di</strong> mandata o <strong>di</strong> aspirazione.<br />
L’aria è inviata negli impianti me<strong>di</strong>ante la rete <strong>di</strong> canali ed è messa in movimento me<strong>di</strong>ante un<br />
ventilatore (almeno uno <strong>di</strong> mandata e negli impianti più complessi anche <strong>di</strong> aspirazione).<br />
Agendo sul ventilatore, ad esempio variandone la velocità <strong>di</strong> rotazione, si agisce sulla portata<br />
totale dell’aria. Per regolare l’entalpia associata all’aria <strong>di</strong> mandata fornita dalla batteria ad espansione<br />
<strong>di</strong>retta si può agire sul compressore frigorifero, ad esempio accendendolo e/o spegnendolo<br />
(regolazione ON-OFF, ve<strong>di</strong> Figura 625).<br />
A<br />
RICIRCOLO<br />
MOTORE<br />
SERRANDE<br />
BATTERIA<br />
BATTERIA<br />
ARIA<br />
ESTERNA<br />
E<br />
PLENUM<br />
M<br />
- +<br />
J<br />
V<br />
I<br />
REGOLAZIONE<br />
R<br />
FILTRO<br />
REFRIGERATORE<br />
CALDAIA<br />
Figura 625: Regolazione on-off <strong>di</strong> una batteria ad espansione <strong>di</strong>retta<br />
Questo tipo <strong>di</strong> regolazione può andar bene nei piccoli impianti mentre nei gran<strong>di</strong> impianti si<br />
preferiscono protocolli più complessi, ad esempio con regolazione a più gra<strong>di</strong>ni (2 o 4 corrispondenti<br />
ad ½ o ¼ della potenza nominale) o, nel caso <strong>di</strong> compressori a vite, anche <strong>di</strong> tipo continuo dal 10 al<br />
100% della potenza nominale. La regolazione ON-OFF può provocare guasti più frequenti nei motosi<br />
elettrici per via delle extra correnti <strong>di</strong> apertura e <strong>di</strong> chiusura. Nei moderno motori elettrici si ha la<br />
possibilità <strong>di</strong> alimentazione tramite inverter che evita gli inconvenienti suddetti.<br />
11.9.1 REGOLAZIONE DEL CARICO TERMICO SENSIBILE<br />
Si supponga che Q S e Q L siano i carichi sensibile e latente in con<strong>di</strong>zioni nominali e che il fattore<br />
termico sia R=0.75 per cui:<br />
QS<br />
1<br />
R 0.75<br />
Q Q<br />
S<br />
QL<br />
L<br />
1<br />
Q<br />
S
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 500<br />
da cui deriviamo:<br />
QL<br />
1<br />
1 0.333<br />
Q 0.75<br />
<br />
S<br />
Supponiamo adesso che il calore sensibile sia ridotto del 20% con Q L costante e pertanto il<br />
nuovo fattore termico <strong>di</strong>viene:<br />
Q' S<br />
0.8QS<br />
1 1<br />
R ' 0.7<br />
Q ' 0.8<br />
L<br />
0.333<br />
S<br />
Q Q<br />
L<br />
QS QL<br />
Q<br />
1<br />
S<br />
1<br />
0.8<br />
0.8<br />
Il fattore termico varia percentualmente <strong>di</strong>:<br />
RR' 0.7 0.75<br />
R<br />
100 6.6%<br />
R 0.75<br />
Quin<strong>di</strong> una variazione del 20% del carico sensibile fa ridurre del 6.6% il fattore termico R. Le<br />
rette ambiente corrispondenti variano <strong>di</strong> conseguenza e, per il caso in esame, <strong>di</strong> molto poco. Per<br />
semplicità possiamo supporre che la retta ambiente si mantenga costante e che al variare del carico<br />
termico il punto <strong>di</strong> immissione I vari <strong>di</strong> conseguenza. In Figura 626 si ha il caso <strong>di</strong> una regolazione con<br />
retta ambiente variabile e con punto <strong>di</strong> immissione che si sposta dalle con<strong>di</strong>zioni I alle nuove con<strong>di</strong>zioni<br />
I’.<br />
A<br />
Nuova Retta ambiente<br />
M<br />
Retta batteria<br />
E<br />
S<br />
Retta ambiente<br />
F<br />
I`<br />
R<br />
J<br />
Figura 626: Regolazione del carico sensibile per un ambiente<br />
11.9.2 REGOLAZIONE DEL CARICO TERMICO LATENTE<br />
Seguendo l’esempio del caso precedente si supponga ora che sia il carico latente che subisce una<br />
riduzione del 20% con carico sensibile costante. Il fattore termico <strong>di</strong>viene:<br />
QS QS QS<br />
1 1<br />
R ' 0.79<br />
Q ' 0.8 0.8<br />
S<br />
Q Q<br />
L<br />
QS Q<br />
L<br />
QS QL<br />
L<br />
1<br />
1 0.80.333<br />
Q<br />
La variazione percentuale <strong>di</strong> R risulta:<br />
R' R<br />
0.79 0.75<br />
R<br />
100 100 5.2%<br />
R 0.75<br />
La retta ambiente varia <strong>di</strong> poco e la si può ritenere ancora praticamente coincidente con quella<br />
nominale e quin<strong>di</strong> vale, con il rispetto dei segni, quanto detto per la Figura 626. In generale si può<br />
osservare che le fluttuazione del fattore termico R risultano in genere sufficientemente contenute (R<<br />
10%) e quin<strong>di</strong> l’ipotesi <strong>di</strong> retta ambiente costante è comunque valida.<br />
S
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 501<br />
11.9.3 STUDIO DEL CICLO TERMICO IN REGIME DI PARZIALIZZAZIONE<br />
Supponiamo che la parzializzazione richieda:<br />
Q’ S < Q S e Q’ L = Q L<br />
Operando con il postriscaldamento a miscela il punto I si sposta in I’ sulla retta ambiente .<br />
Pertanto si ha:<br />
Q Gc t t Q Gc t t<br />
<br />
' S p A I ' S p A I<br />
che sono le con<strong>di</strong>zioni desiderate, inoltre si ha:<br />
Q Gr x x Q Gr x x<br />
<br />
' L A I ' L A I<br />
che non sono corrispondenti alle con<strong>di</strong>zioni desiderate (carico latente costante).<br />
Spostandosi il punto I in I’ si ha un carico latente non compensato che vale:<br />
Q Q'<br />
Q Gr x x Gr x x Gr x x Gx<br />
<br />
L L L A I '<br />
A I I ' I<br />
Abbiamo pertanto un eccesso <strong>di</strong> vapore pari a:<br />
x x x<br />
che fa spostare il punto ambiente da A ad A’, come illustrato nella figura seguente.<br />
I'<br />
I<br />
E<br />
I<br />
I`<br />
A`<br />
A<br />
M<br />
Dx<br />
J<br />
t<br />
Le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> A’ sono:<br />
Figura 627: Effetto del carico latente non compensato<br />
tA'<br />
tA<br />
A'<br />
<br />
x x x<br />
A'<br />
alle quali corrisponde una umi<strong>di</strong>tà relativa A’ > A .<br />
La variazione <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa è, <strong>di</strong> solito, poco influente sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> confort purché<br />
contenute entro 5% intorno al valore nominale del 50%.<br />
In ogni caso una verifica <strong>di</strong> questo parametro si rende necessaria per impianti industriali <strong>di</strong><br />
processo nei quali le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> controllo sono più stringenti.<br />
A
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 502<br />
11.9.4 CONTROLLO DELLA UMIDITA’ RELATIVA<br />
Per applicazioni civili, sulla base della teoria <strong>di</strong> Fanger e sullo stesso in<strong>di</strong>ce ET* <strong>di</strong> Gagge 44 , non si<br />
hanno variazioni sensibili delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> confort per variabile fra 3070%.<br />
Ve<strong>di</strong>amo cosa succede negli impianti che, per effetto della sopra citata considerazione, lasciano<br />
fluttuare l’umi<strong>di</strong>tà relativa.<br />
Di solito tale fluttuazione è dovuta alla variazione dell’affollamento (carico latente per evaporazione<br />
delle persone) che vale:<br />
In Estate<br />
In Inverno<br />
t 26 C<br />
t 20C<br />
A<br />
x<br />
4 g / kg<br />
x=3 g/kg<br />
La produzione <strong>di</strong> calore latente per affollamento vale:<br />
In Estate<br />
A<br />
In Inverno<br />
Attività sedentaria 38 W / persona 28 W / persona<br />
Attività moderata 73 W/persona<br />
Per abbattere questo carico latente occorre fornire una portata pari a:<br />
m 3 per persona, con q L in kcal/h.<br />
In definitiva occorre fornire:<br />
In Estate<br />
q<br />
L<br />
G <br />
1.2 0.6 x<br />
58 W/persona<br />
In Inverno<br />
3 3<br />
Attività sedentaria 12.1 / / 11.5 / /<br />
Attività moderata<br />
m h persona m h persona<br />
3 3<br />
24.3 m / h / persona 25.5 m / h / persona<br />
Queste considerazioni ci portano a concludere che la sola portata <strong>di</strong> ventilazione (valore consigliato<br />
pari a 2030 m c /h per persona) è sufficiente ad abbattere il carico latente prodotto per affollamento e<br />
quin<strong>di</strong> che essa può garantire, in assenza <strong>di</strong> altre sorgenti <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà specifica, una variabilità <strong>di</strong> fra<br />
4060%.<br />
11.9.5 REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI CON POST RISCALDAMENTO DA<br />
BATTERIA<br />
Regolando la potenzialità della batteria calda il punti I passa in I’ (ve<strong>di</strong> Figura 628) producendo<br />
una riduzione del carico sensibile Q S senza alterazioni del carico latente. Si osservi che t’ < t e quin<strong>di</strong><br />
Q S’ < Q S mentre x = x’ e quin<strong>di</strong> Q L = Q L’ .<br />
Questa regolazione si effettua con un servomotore asservito al termostato ambiente, ve<strong>di</strong> Figura<br />
629.<br />
Se si desidera la regolazione del carico latente allora occorre spostare il punto limite <strong>di</strong> tangenza<br />
della batteria fredda da J a J’, ve<strong>di</strong> Figura 630, a cui corrisponde x'<br />
x e quin<strong>di</strong> Q L’ < Q L .<br />
Al tempo stesso occorre agire sulla batteria calda (in chiusura) in modo che risulti t I’ = t I costante.<br />
Quest’ultima operazione si ottiene parzializzando la portata d’acqua alla batteria fredda con un<br />
servomotore asservito all’umidostato ambiente (ve<strong>di</strong> Figura 629) spesso posto sul ricircolo e<br />
contemporaneamente riducendo la portata <strong>di</strong> acqua calda alla batteria calda in modo da avere una<br />
temperatura <strong>di</strong> uscita <strong>di</strong> I uguale a quella <strong>di</strong> I’.<br />
44 Si ricor<strong>di</strong> che la Temperatura efficace è la temperatura con 50% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa che produce le stesse per<strong>di</strong>te<br />
totali delle con<strong>di</strong>zioni ambientali attuali, ve<strong>di</strong> la Errore. L'origine riferimento non è stata trovata..
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 503<br />
Dt`<br />
I`<br />
A<br />
Retta ambiente<br />
M<br />
Retta batteria<br />
E<br />
Dt<br />
R<br />
F<br />
S<br />
J<br />
Figura 628: Regolazione del carico sensibile con batteria <strong>di</strong> postriscaldamento<br />
AMBIENTE<br />
A<br />
I<br />
TERMOSTATO<br />
bc<br />
bf<br />
+ J -<br />
UMIDOSTATO<br />
E<br />
M<br />
Figura 629: Schema <strong>di</strong> regolazione con batteria <strong>di</strong> post riscaldamento<br />
A<br />
M<br />
Retta batteria<br />
E<br />
Dt=Dt`<br />
I`<br />
Retta ambiente<br />
F<br />
R<br />
J<br />
S<br />
J`<br />
Figura 630: Regolazione del carico latente con batteria <strong>di</strong> postriscaldamento
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 504<br />
11.10 SISTEMI FONDAMENTALI DI CONTROLLO PER IL<br />
CONDIZIONAMENTO<br />
Alla luce <strong>di</strong> quanto detto nei paragrafi precedenti si intuisce come la regolazione degli impianti <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>zionamento (quin<strong>di</strong> con controllo <strong>di</strong> temperatura e <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà, ovvero <strong>di</strong> calore sensibile e latente)<br />
non <strong>di</strong> semplice attuazione proprio per la bivalenza del comportamento termo-igrometrico.<br />
Si portano qui i meto<strong>di</strong> maggiormente seguiti nei moderno impianti <strong>di</strong> climatizzazione.<br />
11.10.1 CONTROLLO DI TIPO ON-OFF<br />
Si tratta del metodo più semplice, meno costoso e, se non ci sono problemi <strong>di</strong> produzione elevata<br />
<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà, anche accettabilmente efficace.<br />
In pratica si attiva (con<strong>di</strong>zione ON) o si chiude (con<strong>di</strong>zione OFF) l’alimentazione alla batteria <strong>di</strong><br />
raffreddamento me<strong>di</strong>ante una elettrovalvola a due vie quando la temperatura interna dell’ambiente<br />
pilota scende al <strong>di</strong> sotto della temperatura desiderata o supera questo valore (ve<strong>di</strong> Figura 586).<br />
Figura 631: Sistema <strong>di</strong> controllo On-Off<br />
In funzione della deriva selezionata si possono avere sovraelongazioni dell’andamento della<br />
temperatura interna più o meno ampie che possono risultare fasti<strong>di</strong>osi o ad<strong>di</strong>rittura inaccettabili. D’altra<br />
parte riducendo il <strong>di</strong>fferenziale si ha un continuo apri e chiu<strong>di</strong> della valvola a due vie motorizzata con<br />
possibili danneggiamenti.<br />
La regolazione ON-OFF modula essenzialmente il calore sensibile ceduto all’ambiente ma non il<br />
calore latente a meno che la temperatura dell’ambiente non raggiunga il punto <strong>di</strong> rugiada.<br />
Questo tipo <strong>di</strong> regolazione costa poco e risulta sufficientemente efficiente in gran parte dei casi,<br />
almeno quando non si hanno carichi latenti rilevanti. L’interruzione dell’alimentazione della batteria<br />
fredda spesso viene accompagnata anche da una fermata della ventola e ciò comporta una rumorosità<br />
dell’impianto variabile che può risultare fasti<strong>di</strong>osa.<br />
11.10.2 CONTROLLO DELLA TEMPERATURA DELLA SERPENTINA<br />
E’ un sistema <strong>di</strong> controllo relativamente semplice ma efficace. Me<strong>di</strong>ante una valvola a tre vie<br />
comandata da un controller asservito alla temperatura <strong>di</strong> un ambiente pilota si modula lo stelo della<br />
valvola miscelatrice in modo da far variare, a portata costante, la temperatura del fluido <strong>di</strong><br />
alimentazione della batteria. Nel caso <strong>di</strong> batteria ad espansione <strong>di</strong>retta la modulazione viene effettuata a<br />
gra<strong>di</strong>ni per i sistemi multista<strong>di</strong>o.<br />
I vantaggi <strong>di</strong> questo sistema sono la costanza della portata d’aria (e quin<strong>di</strong> una regolarità <strong>di</strong><br />
funzionamento della ventola) che garantisce una corretta <strong>di</strong>stribuzione dell’aria stessa negli ambienti e<br />
quin<strong>di</strong> si preserva l’equilibratura della rete.<br />
Tuttavia se la temperatura dell’aria immessa nell’ambiente a carichi parziali cresce allora<br />
<strong>di</strong>minuisce la capacità <strong>di</strong> deumi<strong>di</strong>ficazione dell’aria e questo può costituire un serio inconveniente<br />
soprattutto in presenza <strong>di</strong> carchi latenti elevati.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 505<br />
Figura 632: Sistema <strong>di</strong> controllo della temperatura della batteria<br />
Fra i vantaggi <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> regolazione si ricorda:<br />
Controllo precisa della temperatura a bulbo secco dell’ambiente;<br />
Basso consumo <strong>di</strong> energia;<br />
Nessuna variazione <strong>di</strong> <strong>volume</strong> dell’UTA (come si ha nel sistema a by pass).<br />
Assumendo una portata d’aria costante, la temperatura dell’aria all’uscita della batteria può essere<br />
calcolata con la relazione:<br />
R<br />
Ta<br />
TR<br />
<br />
1.2V<br />
Ove si ha:<br />
T a temperatura dell’aria all’uscita dalla batteria, °C;<br />
R rapporto fra carico sensibile e carico totale;<br />
V portata <strong>volume</strong>trica dell’aria, mc/s.<br />
L’umi<strong>di</strong>tà dell’aria in uscita dalla batteria fredda può essere calcolata con la relazione:<br />
R<br />
xR<br />
xa<br />
<br />
3V<br />
con simbolismo simile a quanto sopra detto.<br />
Al variare della temperatura dell’aria in uscita dalla batteria fredda varia anche l’umi<strong>di</strong>tà relativa.<br />
Tuttavia questo metodo <strong>di</strong> regolazione non è consigliabile quando si hanno carichi latenti elevati o<br />
quando occorre regolare anche l’umi<strong>di</strong>tà relativa dell’ambiente (ad esempio per applicazioni industriali).<br />
11.10.3 CONTROLLO MEDIANTE POST RISCALDAMENTO<br />
Con questo sistema <strong>di</strong> controllo si inserisce a valle della batteria fredda una batteria <strong>di</strong> post<br />
riscaldamento che può essere collegata ad un termostato ambiente. Questo sistema consente <strong>di</strong><br />
controllare la capacità <strong>di</strong> deumi<strong>di</strong>ficazione dell’aria immessa nell’ambiente ma ciò avviene con un<br />
<strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> energia sia per raffreddamento che per riscaldamento.<br />
Questo sistema si presta anche per il controllo <strong>di</strong> un impianto multizona: in questo caso la<br />
batteria <strong>di</strong> post riscaldamento viene inserita in uscita dei canali <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong> ciascuna zona.<br />
Questo sistema permette <strong>di</strong> controllare l’umi<strong>di</strong>tà degli ambienti in modo completo (da 0 al<br />
100%) pur se con <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> energia non in<strong>di</strong>fferente.<br />
L’umi<strong>di</strong>tà nell’ambiente è data dalla relazione:<br />
x<br />
amb<br />
QL<br />
Q<br />
xa<br />
<br />
3V<br />
Con x a umi<strong>di</strong>tà dell’aria in uscita dalla batteria fredda.<br />
T
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 506<br />
La temperatura dell’aria in ingresso nella batteria fredda è determinata dalla miscelazione, nelle<br />
dovute proporzioni, dell’aria dell’ambiente e dell’aria <strong>di</strong> ricircolo nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico parziali. Ne<br />
segue che la soluzione è data da una iterazione <strong>di</strong> calcolo: l’umi<strong>di</strong>tà dell’aria ambiente influenza quella<br />
dell’aria <strong>di</strong> mescolamento in ingresso alla batteria e quest’ultima influenza la temperatura dell’aria in<br />
uscita dalla batteria stessa che a sua volta influenza l’umi<strong>di</strong>tà ambiente.<br />
Figura 633: Controllo me<strong>di</strong>ante post riscaldamento<br />
Figura 634: Controllo con post riscaldamento in impianto multizona<br />
Si osserva che la batteria fredda può variare la sia potenzialità notevolmente al variare del carico<br />
parziale dell’impianto. Ogni riduzione del calore latente dell’ambiente produce una riduzione<br />
dell’umi<strong>di</strong>tà relativa ambiente e, <strong>di</strong> conseguenza, dell’umi<strong>di</strong>tà relativa dell’aria <strong>di</strong> miscelazione in<br />
ingresso alla batteria fredda. Ogni riduzione della temperatura o dell’umi<strong>di</strong>tà dell’aria esterna si riflette<br />
in una riduzione dell’entalpia dell’aria <strong>di</strong> miscelazione in ingresso alla batteria fredda.<br />
Come si è già accennato questo sistema <strong>di</strong> regolazione è molto efficiente ma energeticamente<br />
<strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso. Negli USA la Standard ASHRAE 90 (oltre che vari regolamenti regionali locali) proibisce<br />
il postriscaldamento se è possibile utilizzare altri meto<strong>di</strong> meno energivori. Tuttavia per applicazioni <strong>di</strong><br />
particolari esigenze (laboratori, musei, sale informatiche, camere bianche, particolari industrie, …) il metodo del<br />
postriscaldamento risulta insostituibile ed ancora accettato.<br />
11.10.4 CONTROLLO A PORTATA D’ARIA VARIABILE (VAV)<br />
Al variare del carico termico negli ambienti si può pensare <strong>di</strong> far variare la portata dell’aria inviata<br />
Q mc t t<br />
anziché la temperatura della stessa (si ricor<strong>di</strong> che la potenza ceduta è sempre data dalla <br />
e quin<strong>di</strong> si varia m al variare <strong>di</strong> Q). In questo modo si semplifica il sistema <strong>di</strong> controllo in centrale<br />
termica (nelle UTA) ma si complica il sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria.<br />
A<br />
I
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 507<br />
Figura 635: Controllo a portata d’aria variabile (VAV)<br />
Variando la portata dell’aria si può avere l’inconveniente <strong>di</strong> una scarsa ventilazione (se ridotta al <strong>di</strong><br />
sotto <strong>di</strong> certi limiti) e scarsa circolazione dell’aria. Per evitare questi inconvenienti si possono usare<br />
circolatori d’aria supplementare ed accoppiare il sistema VAV con altri sistemi <strong>di</strong> regolazione, ad<br />
esempio con post riscaldamento, per evitare <strong>di</strong> ridurre molto la portata.<br />
I principali vantaggi della regolazione VAV sono:<br />
<br />
<br />
Risparmio energetico: la riduzione della portata richiede una minore potenza della ventola.<br />
Bilanciamento: ogni riduzione <strong>di</strong> portata <strong>di</strong> aria in un ambiente risulta <strong>di</strong>sponibile per altri<br />
ambienti;<br />
La portata d’aria necessaria per ciascun ambiente è data dalla relazione:<br />
R<br />
V <br />
t t<br />
<br />
1.2 amb a<br />
Ove:<br />
R rapporto fra il carico sensibile e il carico totale;<br />
t amb temperatura ambiente;<br />
t a temperatura dell’aria in uscita dalla batteria fredda.<br />
Per l’umi<strong>di</strong>tà dell’ambiente vale la relazione:<br />
QL<br />
QT<br />
xamb<br />
xa<br />
<br />
3V<br />
con il solito simbolismo.<br />
I limiti <strong>di</strong> variabilità della portata con <strong>di</strong>ffusori normali è del 40% mentre con <strong>di</strong>ffusori lineari <strong>di</strong><br />
particolare progetto ed ottimizzati per gli impianti VAV si può arrivare sino al 75% <strong>di</strong> variazione <strong>di</strong><br />
portata.<br />
La regolazione VAV va bene per zone climatiche non molte umide per le quali si raccomanda il<br />
sistema a by pass.<br />
11.10.5 CONTROLLO MEDIANTE BY PASS DELL’ARIA<br />
Con questo sistema <strong>di</strong> controllo si fa in modo <strong>di</strong> ridurre la portata d’aria che attraversa la batteria<br />
<strong>di</strong> raffreddamento me<strong>di</strong>ante un by pass nell’UTA, come illustrato in Figura 636 sia per impianti a zona<br />
singola che multizona. In questo modo la temperatura dell’aria in uscita dall’UTA è data dalla<br />
miscelazione fra l’aria raffreddata (che attraversa la batteria fredda) e quella by-passata che rimane<br />
invariata. Il sistema presenta il vantaggio <strong>di</strong> avere portata totale costante e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> mantenere ottimale<br />
il funzionamento del ventilatore e della rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ambientale.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 508<br />
La batteria fredda viene spesso dotata <strong>di</strong> valvola <strong>di</strong> intercettazione per evitare i casi <strong>di</strong> eccessivo<br />
raffreddamento. Per gli impianti multizona il limite del metodo è dato dallo spazio <strong>di</strong>sponibile nell’UTA<br />
per i by pass.<br />
Figura 636: Controllo me<strong>di</strong>ante by pass per singola zona e multizona<br />
Il calcolo della temperatura in uscita dalla batteria fredda e dell’umi<strong>di</strong>tà ambiente può essere<br />
effettuato con relazioni descritte in precedenza.<br />
11.10.6 CONTROLLO CON SISTEMI A DOPPIO CONDOTTO<br />
Si tratta <strong>di</strong> un sistema del quale si è parlato abbondantemente nel §Errore. L'origine<br />
riferimento non è stata trovata. e a quel capitolo si rimanda per altre considerazioni.<br />
Figura 637: Controllo me<strong>di</strong>ante doppio condotto<br />
Questo sistema consente un controllo ottimale delle con<strong>di</strong>zioni termo-igrometriche degli<br />
ambienti ma richiede sia un doppio canale (uno per l’aria fredda e uno per l’aria calda) ed un
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 509<br />
miscelatore per ciascun ambiente. Quest’ultimo <strong>di</strong>spositivo è costoso e richiede un ulteriore sistema <strong>di</strong><br />
controllo locale per miscelare correttamente le portate <strong>di</strong> aria fredda e calda.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista energetico questo sistema <strong>di</strong> controllo risulta molto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso dovendo<br />
avere anche aria calda.<br />
11.11 CONCLUSIONI<br />
Figura 638: Miscelatore <strong>di</strong> aria per sistemi a doppio condotto<br />
L’interazione e<strong>di</strong>fico – impianto è certamente complessa da stu<strong>di</strong>are e pone seri problemi per<br />
la corretta gestione energetica. Quanto detto ha posto l’attenzione sull’evoluzione propria degli e<strong>di</strong>fici<br />
ed ha voluto sottolineare come la risposta al transitorio del sistema e<strong>di</strong>fico – impianto sia comunque<br />
<strong>di</strong>pendente da numerosi fattori sia termofisici dell’e<strong>di</strong>ficio che climatologici esterni.<br />
In fondo se esaminiamo le costruzioni più semplici, quale quella in<strong>di</strong>cata in Figura 639, abbiamo<br />
inizialmente la tentazione <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>carle come incapaci <strong>di</strong> fornire un reale servizio all’utenza.<br />
Figura 639: Esempio <strong>di</strong> costruzione elementare (intelligente)<br />
In realtà lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questi e<strong>di</strong>fici (anche se molto semplici o ad<strong>di</strong>rittura elementari) <strong>di</strong>mostra l’esatto<br />
contrario: essi sono capaci <strong>di</strong> fornire la migliore risposta alle sollecitazioni climatiche senza alcun<br />
intervento impiantistico esterno.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 510<br />
Certo non si può chiedere a questi e<strong>di</strong>fici il benessere come oggi lo inten<strong>di</strong>amo e chie<strong>di</strong>amo ai<br />
nuovi e<strong>di</strong>fici. Ma è il punto <strong>di</strong> vista che è fondamentalmente <strong>di</strong>verso: gli e<strong>di</strong>fici antichi (si parla <strong>di</strong><br />
Architettura vernacolare) ottimizzavano le prestazioni in mancanza <strong>di</strong> energia fornita mentre gli e<strong>di</strong>fici<br />
moderni ottimizzano le prestazioni in<strong>di</strong>pendentemente (o quasi!) dal consumo energetico.<br />
Figura 640: Veduta <strong>di</strong> un moderno e<strong>di</strong>ficio a forte contenuto tecnologico (ignorante)<br />
In confronto ai moderni e<strong>di</strong>fici in vetro e acciaio del tutto incapaci <strong>di</strong> fornire alcun benessere se<br />
non a spese <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> energia per far marciare costosi, complessi ed ingombranti impianti <strong>di</strong><br />
climatizzazione, gli e<strong>di</strong>fici vernacolari hanno quin<strong>di</strong> una intelligenza propria e rappresentano il miglior<br />
compromesso fra la climatologia esterna e le tecnologie costruttive del sito. L’iglù è veramente un’opera<br />
mirabile <strong>di</strong> sintesi tecnologica e <strong>di</strong> efficacia funzionale: esso utilizza l’unico materiale da costruzione<br />
<strong>di</strong>sponibile nel luogo e lo fa con la migliore forma costruttiva possibile compatibilmente con il clima<br />
esterno. L’intelligenza che oggi forniamo ai moderni e<strong>di</strong>fici è anche frutto <strong>di</strong> uno scollamento fra le<br />
esigenze costruttive e tecnologiche e quelle prestazionali e climatologiche. E’ una intelligenza necessaria<br />
per ottenere la migliore risposta del sistema e<strong>di</strong>ficio – impianto, spesso perdendo <strong>di</strong> vista la congruenza<br />
energetica. Una cattiva progettazione del sistema <strong>di</strong> gestione e controllo degli impianti porta ad avere<br />
<strong>di</strong>ssipazione <strong>di</strong> energia, malfunzionamento degli impianti, mancanza <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere,<br />
deca<strong>di</strong>mento dei componenti <strong>di</strong> impianto, …<br />
Gli e<strong>di</strong>fici intelligenti rappresentano, pertanto, una assoluta necessità evolutiva voluta<br />
dall’Uomo per sod<strong>di</strong>sfare le proprie esigenze funzionali, per raggiungere con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere prima<br />
mai ottenute e per compensare i propri errori progettuali.<br />
La conoscenza dell’interazione e<strong>di</strong>ficio – impianti è, per quanto detto, fondamentale per la corretta<br />
progettazione sia dell’e<strong>di</strong>ficio che dei componenti fondamentali del sistema <strong>di</strong> controllo integrato.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 511<br />
12 SIMBOLISMO PER IMPIANTI TERMOTECNICI<br />
Si riportano alcuni simboli utilizzati nei <strong>di</strong>segni per impianti termotecnici.<br />
Figura 641: Simboli per Impianti Termotecnici
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 512<br />
Figura 642: Simboli per Impianti Termotecnici
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 513<br />
Figura 643: Simboli per Impianti Termotecnici
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 514<br />
Figura 644: Simboli per Impianti Termotecnici
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 515<br />
Figura 645: Simboli per Impianti Termotecnici<br />
Figura 646: Simboli per Impianti Termotecnici
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 516<br />
Figura 647: Simboli per Impianti Termotecnici
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 517<br />
Figura 648: Simboli per Impianti Termotecnici
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 518<br />
Figura 649: Simboli per Impianti Termotecnici<br />
Figura 650: Simboli per Impianti Termotecnici
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 519<br />
INDICE GENERALE<br />
1 COMPONENTI PRINCIPALI DI IMPIANTO ........................................................................... 3<br />
1.1 GENERATORI TERMICI ............................................................................................................................ 3<br />
Caldaie a modulazione <strong>di</strong> fiamma ..................................................................................................................... 4<br />
Installazione dei bruciatori ................................................................................................................................ 7<br />
Caldaie a condensazione .................................................................................................................................... 8<br />
Caldaie a temperatura scorrevole .................................................................................................................... 10<br />
Caldaia a più passaggi <strong>di</strong> fumi ......................................................................................................................... 12<br />
1.2 FUNZIONAMENTO DEI GENERATORI DI CALORE ................................................................................. 13<br />
Temperatura teorica <strong>di</strong> combustione ............................................................................................................... 15<br />
Ren<strong>di</strong>menti e Per<strong>di</strong>te ....................................................................................................................................... 16<br />
1.3 FUNZIONAMENTO DEI BRUCIATORI ..................................................................................................... 17<br />
Bruciatori Atmosferici ..................................................................................................................................... 17<br />
Bruciatori Premiscelati .................................................................................................................................... 17<br />
1.4 ANALISI DELLE TIPOLOGIE DI CALDAIE .............................................................................................. 18<br />
1.4.1 GENERATORI A GASOLIO ..................................................................................................................... 18<br />
1.4.2 GENERATORI A GAS ............................................................................................................................. 21<br />
1.5 SISTEMA GENERATORE – CAMINO ...................................................................................................... 23<br />
1.5.1 IL CAMINO ........................................................................................................................................... 24<br />
Tiraggio Naturale ............................................................................................................................................. 27<br />
Tiraggio Forzato .............................................................................................................................................. 29<br />
1.5.2 USO DEI CAD PER LA SELEZIONE DEI CAMINI ..................................................................................... 30<br />
Stampa dei risultati <strong>di</strong> calcolo ......................................................................................................................... 31<br />
1.5.3 CANNE FUMARIE .................................................................................................................................. 31<br />
1.5.4 CENTRALI TERMICHE ........................................................................................................................... 34<br />
1.5.5 GENERATORI ELETTRICI – REFRIGERATORI E POMPE DI CALORE ....................................................... 40<br />
Problematiche delle Pompe <strong>di</strong> Calore ............................................................................................................. 46<br />
Unità con modulo idronico incorporato ........................................................................................................... 47<br />
1.6 POMPE DI CALORE GEOTERMICHE ...................................................................................................... 47<br />
1.7 I PALI ENERGETICI ................................................................................................................................ 50<br />
1.8 FUNZIONAMENTO IN FREE COOLING .................................................................................................. 53<br />
1.9 TIPI DI FLUIDI TERMOVETTORI ............................................................................................................ 59<br />
1.9.1 CIRCUITI AD ACQUA: POMPA DI CIRCOLAZIONE, CORPI SCALDANTI ................................................... 60<br />
1.9.2 POMPA DI CIRCOLAZIONE .................................................................................................................... 60<br />
1.9.3 CORPI SCALDANTI ................................................................................................................................ 60<br />
Ra<strong>di</strong>atori .......................................................................................................................................................... 60<br />
Pannelli Ra<strong>di</strong>anti ............................................................................................................................................. 63<br />
Raffrescamento con pannelli ra<strong>di</strong>anti .............................................................................................................. 68<br />
1.9.4 VASO DI ESPANSIONE ........................................................................................................................... 70<br />
Vasi <strong>di</strong> espansione aperti ................................................................................................................................. 70<br />
Vasi <strong>di</strong> espansione chiusi ................................................................................................................................. 71<br />
1.9.5 VALVOLA DI SICUREZZA ...................................................................................................................... 72<br />
1.9.6 VALVOLA DI SCARICO TERMICO .......................................................................................................... 74<br />
1.9.7 VALVOLE DI INTERCETTAZIONE DEL COMBUSTIBILE .......................................................................... 78<br />
1.10 FLUIDI DI LAVORO DIVERSI DALL’ACQUA ......................................................................................... 81<br />
1.10.1 L’ARIA COME FLUIDO DI LAVORO ...................................................................................................... 81<br />
1.10.2 SISTEMI SPLIT .................................................................................................................................... 82<br />
1.10.3 TIPI DI TERMINALI PER LA CESSIONE DELL’ENERGIA ........................................................................ 84<br />
Termoconvettori .............................................................................................................................................. 85<br />
Termoventilconvettori (fan coil) ..................................................................................................................... 85<br />
Osservazione sui termoconvettori e fan coil .................................................................................................... 88<br />
Bocchette e Diffusori ....................................................................................................................................... 90
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 520<br />
1.10.4 CENTRALI DI TRATTAMENTO DELL’ARIA: CTA ................................................................................. 91<br />
Selezione dei Filtri ........................................................................................................................................... 96<br />
Unità <strong>di</strong> Con<strong>di</strong>zionamento Compatte ............................................................................................................ 101<br />
1.10.5 SISTEMA IDROSPLIT ......................................................................................................................... 101<br />
1.10.6 RECUPERATORI DI CALORE .............................................................................................................. 106<br />
2 DISPOSITIVI DI DISTRIBUZIONE DELL’ARIA ................................................................ 110<br />
2.1 I GETTI ................................................................................................................................................. 110<br />
2.2 GRANDEZZE FONDAMENTALI ............................................................................................................. 112<br />
Velocità <strong>di</strong> uscita ........................................................................................................................................... 112<br />
Velocità in un punto del getto........................................................................................................................ 113<br />
Lancio ............................................................................................................................................................ 113<br />
Rapporto <strong>di</strong> induzione ................................................................................................................................... 114<br />
Caduta ............................................................................................................................................................ 114<br />
Zona occupata ................................................................................................................................................ 114<br />
Temperatura finale del lancio ........................................................................................................................ 114<br />
Effetto Coanda ............................................................................................................................................... 114<br />
Distanza minima da un ostacolo .................................................................................................................... 116<br />
2.3 TERMINALI A FLUSSO TURBOLENTO .................................................................................................. 116<br />
2.4 DIFFUSORI ............................................................................................................................................ 118<br />
Caratteristiche generali .................................................................................................................................. 118<br />
Caratteristiche costruttive .............................................................................................................................. 118<br />
2.4.1 DIFFUSORI ELICOIDALI ...................................................................................................................... 125<br />
2.4.2 DIFFUSORI A PORTATA VARIABILE .................................................................................................... 129<br />
2.4.3 DEFLETTORI AD ASSETTO AUTOMATICAMENTE VARIABILE .............................................................. 130<br />
2.4.4 DIFFUSORI LINEARI ............................................................................................................................ 132<br />
2.4.5 DIFFUSORI AD UGELLO ...................................................................................................................... 134<br />
2.4.6 BOCCHETTE DI MANDATA .................................................................................................................. 136<br />
2.4.7 BOCCHETTE DI ASPIRAZIONE ............................................................................................................. 139<br />
2.4.8 GRIGLIE DI RIPRESA ........................................................................................................................... 141<br />
2.4.9 GRIGLIE DI TRANSITO ........................................................................................................................ 142<br />
2.4.10 SERRANDE DI REGOLAZIONE ........................................................................................................... 143<br />
2.4.11 SERRANDE DI SOVRAPRESSIONE ...................................................................................................... 145<br />
2.4.12 GRIGLIE TAGLIAFUOCO E TAGLIAFUMO .......................................................................................... 147<br />
La compartimentazione degli e<strong>di</strong>fici ............................................................................................................. 147<br />
2.4.13 SILENZIATORI .................................................................................................................................. 148<br />
2.5 CAD PER LA SELEZIONE DEI DIFFUSORI E BOCCHETTE ................................................................... 149<br />
2.6 TERMINALI A DISLOCAMENTO ........................................................................................................... 152<br />
2.7 SISTEMI A FLUSSO LAMINARE ............................................................................................................ 167<br />
2.8 TRAVI FREDDE .................................................................................................................................... 168<br />
2.8.1 VANTAGGI NELL’UTILIZZO DELLE TRAVI FREDDE ............................................................................. 170<br />
2.8.2 SVANTAGGI DELLE TRAVI FREDDE .................................................................................................... 170<br />
2.8.3 PROGETTO DELLE TRAVI FREDDE ...................................................................................................... 171<br />
2.8.4 USO INVERNALE DELLE TRAVI FREDDE ............................................................................................. 175<br />
2.9 STUDIO TERMO FLUIDO DINAMICO DELLE TRAVI FREDDE ............................................................. 175<br />
2.9.1 MODELLO FISICO ........................................................................................................................ 176<br />
2.10 RISULTATI ...................................................................................................................................... 178<br />
Conclusioni .................................................................................................................................................... 182<br />
2.11 CANALI FORATI ................................................................................................................................. 182<br />
3 DISTRIBUZIONE DELL’ARIA NEGLI AMBIENTI ............................................................ 183<br />
3.1 MODALITÁ D’ANALISI .................................................................................................................. 184<br />
Comportamento dell’aria all’interno <strong>di</strong> una stanza ....................................................................................... 184<br />
Simulazioni 2d al COMSOL Multiphysics ................................................................................................... 184
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 521<br />
3.2 MODELLI 2D ........................................................................................................................................ 187<br />
3.2.1 BOCCHETTA ....................................................................................................................................... 187<br />
3.3 RISCALDAMENTO INVERNALE............................................................................................................ 187<br />
a=0° ............................................................................................................................................................... 188<br />
v=0.2 m/s ....................................................................................................................................................... 188<br />
Analisi <strong>di</strong>stribuzione della temperatura ......................................................................................................... 190<br />
v=0.3 m/s - Analisi campo <strong>di</strong> velocità ........................................................................................................... 192<br />
Analisi <strong>di</strong>stribuzione della temperatura ......................................................................................................... 193<br />
3.4 CONDIZIONAMENTO ESTIVO .............................................................................................................. 195<br />
3.4.1 Α=0° ................................................................................................................................................... 195<br />
v=0.2 m/s ....................................................................................................................................................... 195<br />
Analisi campo <strong>di</strong> velocità .............................................................................................................................. 195<br />
Analisi <strong>di</strong>stribuzione della temperatura ......................................................................................................... 197<br />
v=0.3 m/s ....................................................................................................................................................... 199<br />
Analisi campo <strong>di</strong> velocità .............................................................................................................................. 199<br />
Analisi <strong>di</strong>stribuzione della temperatura ......................................................................................................... 201<br />
3.4.2 CONCLUSIONI .................................................................................................................................... 203<br />
4 MACCHINE FRIGORIFERE ................................................................................................... 204<br />
4.1 LAMINAZIONE ..................................................................................................................................... 205<br />
4.2 FLUIDI FRIGORIGENI ........................................................................................................................... 206<br />
Il Problema dell’Ozono ................................................................................................................................. 206<br />
In<strong>di</strong>ce TEWI (Total Equipment Warming Impact) ........................................................................................ 209<br />
Rilascio dei CFC in ambiente ........................................................................................................................ 210<br />
Refrigeranti compositi (Blend) ...................................................................................................................... 212<br />
Il glide delle miscele zeotropiche .................................................................................................................. 213<br />
Caratteristiche Termofisiche dei Flui<strong>di</strong> Frigorigeni ...................................................................................... 213<br />
Dati termofisici dei refrigeranti <strong>di</strong> maggior uso ............................................................................................ 213<br />
4.3 TRACCIAMENTO DEL CICLO FRIGORIFERO ....................................................................................... 222<br />
4.3.1 RECUPERO DI CALORE ....................................................................................................................... 224<br />
4.4 DEFINIZIONE DEGLI INDICI DI PRESTAZIONE ................................................................................... 226<br />
4.4.1 OSSERVAZIONI SUGLI INDICI DI PRESTAZIONE MEDI STAGIONALI ..................................................... 228<br />
4.5 COMPRESSORI ALTERNATIVI PER IMPIANTI FRIGORIFERI .............................................................. 228<br />
Ren<strong>di</strong>mento Volumetrico dei compressori .................................................................................................... 229<br />
Regolazione dei compressori alternativi ........................................................................................................ 231<br />
Frazionamento del carico su più compressori ............................................................................................... 232<br />
Variazione della velocità del compressore .................................................................................................... 232<br />
Combinazione della precedenti tecniche ....................................................................................................... 233<br />
Prestazioni dei Compressori alternativi ......................................................................................................... 233<br />
4.5.1 CICLI FRIGORIFERI MULTISTADIO ...................................................................................................... 233<br />
4.6 COMPRESSORI CENTRIFUGHI PER IMPIANTI FRIGORIFERI .............................................................. 235<br />
Dimensionamento <strong>di</strong> massima dei Compressi Centrifughi ........................................................................... 236<br />
Pompaggio nei compressori centrifughi ........................................................................................................ 240<br />
4.7 COMPRESSORI CENTRIFUGHI CON INVERTER ................................................................................... 241<br />
4.7.1 POTENZA FRIGORIFERA ...................................................................................................................... 245<br />
Caratteristiche costruttive .............................................................................................................................. 246<br />
4.7.2 COMPRESSORI TURBOCOR ® ............................................................................................................... 251<br />
Problematiche attuali dei compressori Turbocor® ........................................................................................ 257<br />
4.8 COMPRESSORI ROTATIVI NEGLI IMPIANTI FRIGORIFERI ................................................................. 259<br />
4.8.1 COMPRESSORE ROTATIVO A PALETTE MULTIPLE .............................................................................. 260<br />
4.8.2 COMPRESSORI A VITE ........................................................................................................................ 260<br />
Rapporto Volumetrico Intrinseco .................................................................................................................. 263<br />
4.8.3 COMPRESSORI A SPIRALE ORBITANTE .............................................................................................. 263<br />
4.9 REFRIGERATORI AD ASSORBIMENTO ................................................................................................. 266<br />
4.9.1 FUNZIONAMENTO DELLA MACCHINA AD ASSORBIMENTO ................................................................ 268<br />
4.9.2 RICHIAMI DI TERMODINAMICA DELLE SOLUZIONI ............................................................................ 269
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 522<br />
4.9.3 PROGETTO DI UN IMPIANTO AD ASSORBIMENTO ............................................................................... 270<br />
4.10 DETERMINAZIONE DEL CICLO AD ASSORBIMENTO ......................................................................... 275<br />
4.10.1 REFRIGERATORI COMMERCIALI ....................................................................................................... 275<br />
4.10.2 ASSORBITORI A DUE STADI AUTOALIMENTATI ................................................................................ 277<br />
4.10.3 MACCHINE AD ASSORBIMENTO AD ALIMENTAZIONE SOLARE ......................................................... 277<br />
Considerazioni Ambientali ............................................................................................................................ 279<br />
4.10.4 FUNZIONAMENTO IN RAFFREDDAMENTO ........................................................................................ 279<br />
1. Pompa /Scambiatore <strong>di</strong> Calore della Soluzione......................................................................................... 279<br />
2. Generatore del Primo Sta<strong>di</strong>o...................................................................................................................... 279<br />
3. Generatore <strong>di</strong> Secondo Sta<strong>di</strong>o ................................................................................................................... 280<br />
4. Condensatore ............................................................................................................................................. 280<br />
5 Evaporatore................................................................................................................................................. 280<br />
6. Assorbitore ................................................................................................................................................ 280<br />
4.10.5 FUNZIONAMENTO IN RISCALDAMENTO ........................................................................................... 281<br />
1. Generatore <strong>di</strong> Primo Sta<strong>di</strong>o ....................................................................................................................... 281<br />
2. Evaporatore................................................................................................................................................ 281<br />
3. Guar<strong>di</strong>a Idraulica del Refrigerante ............................................................................................................ 281<br />
4. Pompa della Soluzione .............................................................................................................................. 281<br />
4.11 CONDENSATORI ................................................................................................................................. 281<br />
Condensatori raffreddati ad acqua ................................................................................................................. 282<br />
Condensatori raffreddati ad aria .................................................................................................................... 283<br />
4.12 TORRI DI RAFFREDDAMENTO .......................................................................................................... 285<br />
Esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> una torre evaporativa ................................................................................. 290<br />
4.12.1 TIPOLOGIE DI TORRI DI RAFFREDDAMENTO COMMERCIALI ............................................................. 290<br />
Torre <strong>di</strong> Raffreddamento assiale.................................................................................................................... 290<br />
Torri <strong>di</strong> Raffreddamento Centrifughe ............................................................................................................ 292<br />
4.13 EVAPORATORI ................................................................................................................................... 293<br />
Batterie ad espansione <strong>di</strong>retta ........................................................................................................................ 294<br />
4.13.1 VALVOLA TERMOSTATICA .............................................................................................................. 295<br />
Valvola <strong>di</strong> espansione elettrica ...................................................................................................................... 297<br />
4.14 SEPARATORI DI LIQUIDO .................................................................................................................. 297<br />
Separazione per Decantazione ....................................................................................................................... 297<br />
Rallentamento del fluido ............................................................................................................................... 297<br />
5 DICHIARAZIONE ISPESL ...................................................................................................... 299<br />
5.1 MODULISTICA DA PRESENTARE: ........................................................................................................ 299<br />
5.2 ESEMPIO DI DENUNCIA ISPESL ......................................................................................................... 305<br />
IMPIANTO A VASO CHIUSO .................................................................................................................... 312<br />
3 - DATI COMPLEMENTARI - RACCOLTA “R” (Appen<strong>di</strong>ce VI - Art. 8) .............................................. 315<br />
5.3 ESEMPIO DI DIMENSIONAMENTO DI COMPONENTI ISPESL ............................................................ 316<br />
5.4 USO DI CAD PER LA DICHIARAZIONE ISPESL ................................................................................... 320<br />
5.5 UN SECONDO USO DI CAD PER DICHIARAZIONE ISPESL ................................................................ 326<br />
6 ENERGIE ALTERNATIVE ...................................................................................................... 335<br />
6.1 CALCOLO DELLA RADIAZIONE SOLARE MEDIA (SOLAR ENERGY AVAILABILITY) .......................... 335<br />
6.1.1 METODI DI LIU E JORDAN .................................................................................................................. 339<br />
6.1.2 ALTRE CORRELAZIONI ....................................................................................................................... 339<br />
6.1.3 FENOMENI CHE MODIFICANO LA TRASPARENZA ATMOSFERICA ....................................................... 341<br />
Scattering (Diffusione) atmosferico .............................................................................................................. 341<br />
Assorbimento atmosferico ............................................................................................................................. 341<br />
Influenza della massa d’aria ......................................................................................................................... 341<br />
6.1.4 RADIAZIONE EMESSA DALLA TERRA ................................................................................................. 341<br />
6.2 IL CLIMA E INFLUENZE SULLA PROGETTAZIONE IMPIANTISTICA ................................................... 343<br />
6.3 IL CLIMA RISPETTO ALLE SCALE GEOGRAFICHE .............................................................................. 345
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 523<br />
6.4 FATTORI CLIMATICI ........................................................................................................................... 346<br />
6.4.1 RADIAZIONE SOLARE ......................................................................................................................... 346<br />
6.5 ANALISI STATISTICA DELLA RADIAZIONE SOLARE ........................................................................... 354<br />
Procedure operative ....................................................................................................................................... 354<br />
Analisi dei risultati: Curva PDF della frequenza <strong>di</strong> insolazione .................................................................... 354<br />
Analisi delle frequenze .................................................................................................................................. 354<br />
Descrizione dell'algoritmo per la generazione della matrice <strong>di</strong> Markoff....................................................... 358<br />
L'analisi statistica dell'anno casuale .............................................................................................................. 359<br />
Considerazioni sui meto<strong>di</strong> statistici per l’analisi della ra<strong>di</strong>azione. ................................................................ 359<br />
6.5.1 NUVOLOSITÀ...................................................................................................................................... 360<br />
6.5.2 TEMPERATURA DELL’ARIA ................................................................................................................ 360<br />
6.5.3 MOVIMENTI D’ARIA ........................................................................................................................... 360<br />
6.5.4 UMIDITÀ DELL’ARIA .......................................................................................................................... 361<br />
6.6 CARATTERISTICHE ALEATORIE DELLE ENERGIE ALTERNATIVE ..................................................... 361<br />
7 IMPIANTI SOLARI TERMICI CON COLLETTORI PIANI .............................................. 362<br />
7.1 ANALISI DEL FUNZIONAMENTO .......................................................................................................... 362<br />
7.1.1 RELAZIONE DI HOTTEL WHILLIER BLISS........................................................................................... 364<br />
7.1.2 EFFICIENZA DI RACCOLTA DELL’ENERGIA SOLARE ........................................................................... 366<br />
7.2 RISCALDAMENTO SOLARE DELL’ACQUA SANITARIA ........................................................................ 370<br />
7.3 CRITERI DI PROGETTO PER I SISTEMI LOCALIZZATI ......................................................................... 375<br />
7.4 SISTEMI CENTRALIZZATI PER L’ACQUA CALDA SANITARIA ............................................................. 377<br />
7.4.1 CRITERI DI PROGETTO DI UN IMPIANTO CENTRALIZZATO .................................................................. 378<br />
7.4.2 METODO F - CHART ........................................................................................................................... 379<br />
Osservazioni sul metodo f-Chart ................................................................................................................... 381<br />
7.5 SIMULAZIONE DEI CIRCUITI SOLARI CON L’ANNO TIPO ................................................................... 381<br />
7.6 DEUMIDIFICATORE AD ASSORBIMENTO IGROSCOPICO .................................................................... 381<br />
8 IMPIANTI SOLARI DI POTENZA – SOLARE TERMODINAMICO ............................... 386<br />
8.1 DESCRIZIONE GENERALE DELL’ IMPIANTO SOLARE ........................................................................ 387<br />
8.2 DESCRIZIONE GENERALE CICLO COMBINATO ................................................................................. 388<br />
8.2.1 1.3.1 I CICLI TERMODINAMICI ........................................................................................................... 389<br />
8.3 LA CENTRALE A CICLO COMBINATO .................................................................................................. 389<br />
8.3.1 GENERALITÀ SUGLI IMPIANTI COMBINATI GAS – VAPORE ............................................................... 389<br />
8.4 L’ IMPIANTO SOLARE TERMODINAMICO .......................................................................................... 391<br />
8.4.1 I CONCENTRATORI PARABOLICI LINEARI ........................................................................................... 391<br />
8.5 IL FLUIDO TERMOVETTORE ............................................................................................................... 394<br />
8.5.1 RAFFRONTO FRA LE ALTERNATIVE POSSIBILI: MISCELA SALI FUSI – OLIO DIATERMICO ................... 394<br />
8.6 LA MISCELA DI SALI FUSI: NITRATO DI SODIO – NITRATO DI POTASSIO .......................................... 395<br />
8.7 CONCLUSIONI SUL SOLARE TERMODINAMICO ................................................................................. 397<br />
8.8 IMPIANTI SOLARI TERMODINAMICI AUTONOMI ................................................................................ 398<br />
9 IMPIANTI SOLARI FOTOVOLTAICI................................................................................... 404<br />
9.1 FISICA DI BASE DELLE CELLE FOTOVOLTAICHE ............................................................................... 404<br />
9.2 DIMESIONAMENTO DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO ..................................................................... 416<br />
9.3 CRITERI DI DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI .................................................. 416<br />
Controllo <strong>di</strong> potenza ...................................................................................................................................... 416<br />
Potenzialità del fotovoltaico .......................................................................................................................... 416<br />
9.4 CONTO ENERGIA.................................................................................................................................. 418<br />
10 ENERGIA EOLICA ................................................................................................................... 419<br />
Mulini a vento ad asse verticale .................................................................................................................... 419
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 524<br />
Mulini a vento ad asse orizzontale ................................................................................................................ 419<br />
Generazione <strong>di</strong> energia elettrica .................................................................................................................... 420<br />
L'ENERGIA EOLICA ................................................................................................................................. 423<br />
COMPATIBILITÀ AMBIENTALE ....................................................................................................................... 423<br />
MULINI A VENTO AD ASSE VERTICALE........................................................................................................ 424<br />
MULINI A VENTO AD ASSE ORIZZONTALE ................................................................................................... 425<br />
GENERAZIONE DI ENERGIA ELETTRICA ..................................................................................................... 425<br />
10.1 LE RISORSE EOLICHE IN ITALIA ....................................................................................................... 427<br />
10.2 LA RISORSA EOLICA .......................................................................................................................... 431<br />
10.3 CONVERSIONE DELLA ENERGIA DEL VENTO ................................................................................... 433<br />
10.4 CARATTERISTICHE DEL VENTO ........................................................................................................ 434<br />
10.5 I PARCHI EOLICI IN SICILIA ............................................................................................................. 436<br />
10.6 INCENTIVI E SERVIZI PER GLI IMPIANTI EOLICI .............................................................................. 437<br />
10.7 LINEE GUIDA PER L'AUTORIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI CON FONTI RINNOVABILI ..................... 439<br />
10.8 PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DELLE MACCHINE EOLICHE ........................................................... 440<br />
10.9 ENERGIA DAL VENTO ........................................................................................................................ 440<br />
10.9.1 DISTRIBUZIONE DI WEIBULL ........................................................................................................... 440<br />
10.9.2 TURBINA IDEALE ............................................................................................................................. 441<br />
10.9.3 TURBINA REALE ............................................................................................................................... 442<br />
10.9.4 SINTESI DELLE CARATTERISTICHE ANEMOLOGICHE DEL SITO: ....................................................... 442<br />
10.9.5 VALUTAZIONE DELLA PRODUZIONE ANNUA DI ENERGIA: ............................................................... 446<br />
10.9.6 - VALUTAZIONE DEL COSTO DI INVESTIMENTO: .............................................................................. 447<br />
10.9.7 - VALUTAZIONE DEI FLUSSI DI CASSA ANNUI: ................................................................................. 448<br />
10.9.8 - VALUTAZIONE DELLA REDDITIVITÀ DELL’INVESTIMENTO: .......................................................... 448<br />
10.9.9 SINTESI DELL’IMPATTO AMBIENTALE: ............................................................................................ 450<br />
Occupazione del territorio: ............................................................................................................................ 450<br />
Impatto visivo: ............................................................................................................................................... 450<br />
Rumore: ......................................................................................................................................................... 451<br />
Effetti sulla flora e sulla fauna:...................................................................................................................... 452<br />
Emissioni evitate: .......................................................................................................................................... 452<br />
10.9.10 RENDIMENTO DELLA MACCHINA (WIND TURBINE EFFICIENCY) .................................................... 452<br />
Capacity Factor CF ........................................................................................................................................ 452<br />
Availability Factor AF ................................................................................................................................... 452<br />
10.10 POTENZA MASSIMA UTILIZZABILE (TEORIA DI BETZ) .................................................................. 454<br />
10.11 POTENZA REALE .............................................................................................................................. 458<br />
10.12 CONVERSIONE DELLA ENERGIA DEL VENTO ................................................................................. 459<br />
10.13 CARATTERISTICHE DEL VENTO ...................................................................................................... 460<br />
10.14 AERODINAMICA DEL PROFILO........................................................................................................ 461<br />
Spiegazione del Lift: ...................................................................................................................................... 462<br />
Drag ............................................................................................................................................................... 462<br />
Per<strong>di</strong>te ............................................................................................................................................................ 464<br />
10.15 CARATTERISTICHE DEI ROTORI ..................................................................................................... 465<br />
10.16 CONSIDERAZIONI SUGLI IMPIANTI EOLICI .................................................................................... 466<br />
11 SISTEMI DI REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI TERMOTECNICI .............................. 467<br />
11.1 NECESSITÀ DELLA REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI ........................................................................ 470<br />
11.2 CONTROLLORE A CIRCUITO APERTO ............................................................................................... 470<br />
11.3 CONTROLLORE A CIRCUITO CHIUSO ............................................................................................... 471<br />
11.4 CARATTERISTICHE DI REGOLAZIONE .............................................................................................. 472<br />
11.4.1 REGOLAZIONE A DUE POSIZIONI ...................................................................................................... 472<br />
11.4.2 REGOLAZIONE AD AZIONE PROPORZIONALE ................................................................................... 473<br />
11.4.3 REGOLAZIONE AD AZIONE INTEGRALE ............................................................................................ 474<br />
11.4.4 REGOLAZIONE AD AZIONE DERIVATIVA .......................................................................................... 474
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 525<br />
11.4.5 SISTEMI DI REGOLAZIONE A PIÙ AZIONI COMBINATE ...................................................................... 474<br />
11.4.6 LE VALVOLE NELLA REGOLAZIONE IMPIANTISTICA ........................................................................ 475<br />
Valvole a due vie ........................................................................................................................................... 475<br />
Valvole a tre vie ............................................................................................................................................. 476<br />
11.5 ELEMENTI SENSIBILI ......................................................................................................................... 477<br />
11.6 SISTEMI DI REGOLAZIONE COMPUTERIZZATI ................................................................................. 478<br />
11.7 PRINCIPI DI REGOLAZIONE ELETTRONICA DDC ............................................................................ 484<br />
11.8 REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO .............................. 491<br />
11.8.1 EQUAZIONE DELLA CENTRALINA DI REGOLAZIONE......................................................................... 492<br />
11.8.2 CONSEGUENZE DEL REGIME DI PARZIALIZZAZIONE SULLE CALDAIE .............................................. 494<br />
11.8.3 REGOLAZIONE DI ZONA ................................................................................................................... 496<br />
11.8.4 REGOLAZIONE LOCALIZZATA .......................................................................................................... 497<br />
11.8.5 CONSEGUENZA DELLA REGOLAZIONE SULLA POMPA DI CIRCOLAZIONE ......................................... 498<br />
11.9 REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO ................................................................ 498<br />
Regolazione della velocità ............................................................................................................................. 498<br />
Portata dell’aria immessa .............................................................................................................................. 499<br />
11.9.1 REGOLAZIONE DEL CARICO TERMICO SENSIBILE ............................................................................. 499<br />
11.9.2 REGOLAZIONE DEL CARICO TERMICO LATENTE .............................................................................. 500<br />
11.9.3 STUDIO DEL CICLO TERMICO IN REGIME DI PARZIALIZZAZIONE ...................................................... 501<br />
11.9.4 CONTROLLO DELLA UMIDITA’ RELATIVA ........................................................................................ 502<br />
11.9.5 REGOLAZIONE DEGLI IMPIANTI CON POST RISCALDAMENTO DA BATTERIA .................................... 502<br />
11.10 SISTEMI FONDAMENTALI DI CONTROLLO PER IL CONDIZIONAMENTO ....................................... 504<br />
11.10.1 CONTROLLO DI TIPO ON-OFF ........................................................................................................ 504<br />
11.10.2 CONTROLLO DELLA TEMPERATURA DELLA SERPENTINA .............................................................. 504<br />
11.10.3 CONTROLLO MEDIANTE POST RISCALDAMENTO ........................................................................... 505<br />
11.10.4 CONTROLLO A PORTATA D’ARIA VARIABILE (VAV)..................................................................... 506<br />
11.10.5 CONTROLLO MEDIANTE BY PASS DELL’ARIA ................................................................................. 507<br />
11.10.6 CONTROLLO CON SISTEMI A DOPPIO CONDOTTO ........................................................................... 508<br />
11.11 CONCLUSIONI .................................................................................................................................. 509<br />
12 SIMBOLISMO PER IMPIANTI TERMOTECNICI .............................................................. 511
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 526<br />
INDICE DELLE FIGURE<br />
Figura 1: Esempio <strong>di</strong> bruciatore 4<br />
Figura 2: Regolazione Monosta<strong>di</strong>o On-Off 5<br />
Figura 3: Esempio <strong>di</strong> bruciatore monosta<strong>di</strong>o 5<br />
Figura 4: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un bruciatore monosta<strong>di</strong>o 5<br />
Figura 5: Esempio <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> bruciatori monosta<strong>di</strong>o 5<br />
Figura 6: Regime Bista<strong>di</strong>o 50 100% 6<br />
Figura 7: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un bruciatore bista<strong>di</strong>o 6<br />
Figura 8: Esempi <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> bruciatori bista<strong>di</strong>o 6<br />
Figura 9: Esempio <strong>di</strong> bruciatore modulante 7<br />
Figura 10: Schema <strong>di</strong> principio della regolazione <strong>di</strong> un bruciatore 7<br />
Figura 11: Regime modulante fra 50 e 100% 7<br />
Figura 12: Schemi <strong>di</strong> installazione dei bruciatori a gasolio 8<br />
Figura 13: Schema <strong>di</strong> installazione dei bruciatori a gas 8<br />
Figura 14: Schema <strong>di</strong> una caldaia a condensazione 9<br />
Figura 15:Punto <strong>di</strong> rugiada dei fumi <strong>di</strong> metano 9<br />
Figura 16: Schema <strong>di</strong> funzionamento della caldaia a condensazione 9<br />
Figura 17: Schema logico <strong>di</strong> una caldaia a condensazione 10<br />
Figura 18: Camera <strong>di</strong> combustione <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole 10<br />
Figura 19: Tubi <strong>di</strong> fumo per caldaia a temperatura scorrevole 11<br />
Figura 20: Esempi <strong>di</strong> dati tecnici <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole 11<br />
Figura 21: Ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole 12<br />
Figura 22: Sezione <strong>di</strong> una caldaia a temperatura scorrevole 12<br />
Figura 23: Confronto fra ren<strong>di</strong>menti dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> caldaia 12<br />
Figura 24: Distribuzione della temperatura 13<br />
Figura 25: Schema <strong>di</strong> una moderna caldaia a tre passaggi <strong>di</strong> fumi 13<br />
Figura 26: Sistema termo<strong>di</strong>namico <strong>di</strong> un generatore 13<br />
Figura 27: Bilancio energetico per un generatore 15<br />
Figura 28: Bruciatore atmosferico 18<br />
Figura 29: Bruciatore ad aria soffiata 18<br />
Figura 30: Schema <strong>di</strong> una caldaia alimentata a gasolio per flui<strong>di</strong> <strong>di</strong>atermici 19<br />
Figura 31: Esempio <strong>di</strong> centrale termica con generatori ad olio <strong>di</strong>atermico 19<br />
Figura 32: Esempio <strong>di</strong> caldaia a mantello in acciaio 20<br />
Figura 33: Elemento <strong>di</strong> una caldaia in ghisa 20<br />
Figura 34: Caldaia Murale a gas – Configurazione Chiusa e Aperta 22<br />
Figura 35: Schema funzionale <strong>di</strong> una caldaia murale a gas 22<br />
Figura 36: Sistema Generatore – Camino 24<br />
Figura 37: Sistema Generatore - Camino 25<br />
Figura 38: Circuito dei fumi pressurizzato 25<br />
Figura 39: Circuito dei fumi depressurizzato 26<br />
Figura 40: Circuito dei fumi equilibrato 26<br />
Figura 41: Schema <strong>di</strong> funzionamento del camino 27<br />
Figura 42: Tiraggio statico in funzione della temperatura dei fumi 27<br />
Figura 43: Tiraggio nel sistema generatore – camino 28<br />
Figura 44: Schema <strong>di</strong> funzionamento per tiraggio forzato 29<br />
Figura 45: Abaco per la selezione dei camini commerciali in acciaio 30
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 527<br />
Figura 46: Esempio d’uso del CAD per i camici 30<br />
Figura 47: Stima delle sezioni per un camino 31<br />
Figura 48: Selezione <strong>di</strong> una caldaia per il progetto dei camini 32<br />
Figura 49: Selezione delle opzioni per il progetto dei camini 32<br />
Figura 50: Verifica dei dati <strong>di</strong> calcolo 33<br />
Figura 51: Disposizione corrette <strong>di</strong> una canna fumaria 33<br />
Figura 52: Schema <strong>di</strong> una centrale termica completa 35<br />
Figura 53: Schema completo <strong>di</strong> una centrale termica <strong>secondo</strong> DM 1.12.1975 35<br />
Figura 54: Caratteristiche costruttive delle centrali termiche 36<br />
Figura 55: Prescrizioni per le Centrali Termiche 37<br />
Figura 56: Schema <strong>di</strong> centrale con collettori <strong>di</strong> mandata e ritorno 38<br />
Figura 57: Schemi <strong>di</strong> centrale con bollitore ad accumulo 38<br />
Figura 58: Schema <strong>di</strong> centrale con vaso chiuso e singolo circuito <strong>di</strong> utenza 39<br />
Figura 59: Schema <strong>di</strong> centrale con caldaia a gas – vaso chiuso e collettori <strong>di</strong> mandata e ritorno 39<br />
Figura 60: Schema <strong>di</strong> una macchina frigorifera e/o <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> calore 41<br />
Figura 61: Schema impiantistico <strong>di</strong> un ciclo frigorifero a vapori saturi 41<br />
Figura 62: Funzionamento estivo <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile 41<br />
Figura 63: Funzionamento invernale <strong>di</strong> un ciclo frigorifero reversibile 42<br />
Figura 64: Vista assonometrica <strong>di</strong> un refrigeratore reversibile a pompa <strong>di</strong> calore 42<br />
Figura 65: Layout impiantistico <strong>di</strong> un refrigeratore in funzionamento estivo 43<br />
Figura 66: Layout impiantistico <strong>di</strong> un refrigeratore in funzionamento estivo 43<br />
Figura 67: Layout impiantistico per una pompa <strong>di</strong> calore- stagione invernale 44<br />
Figura 68: Esempio <strong>di</strong> impianto a pompa <strong>di</strong> calore con <strong>di</strong>stribuzione ad aria 46<br />
Figura 69: Temperatura del terreno 48<br />
Figura 70: Il terreno come sorgente termica per la pompa <strong>di</strong> calore e come refrigeratore 48<br />
Figura 71: Tipologia <strong>di</strong> scambi termici per le pompe <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> tipo geotermico 49<br />
Figura 72: Esempi <strong>di</strong> tubazioni interrate verticali 50<br />
Figura 73: Schematizzazione dell'impiantistica geotermica 50<br />
Figura 74: Esempi <strong>di</strong> pali energetici 51<br />
Figura 75: Posa <strong>di</strong> tubazioni all'interno dei pali energetici 51<br />
Figura 76: Collegamento dei pali energetici alla pompa <strong>di</strong> calore 51<br />
Figura 77: Layout <strong>di</strong> funzionamento dei pali energetici con geocooling 52<br />
Figura 78: Pali energetici con raffreddamento attivo 52<br />
Figura 79: Schema <strong>di</strong> principio dell'utilizzo dei pali energetici 53<br />
Figura 80: Layout per un umpianto a PdC geotermica 53<br />
Figura 81: Regimi <strong>di</strong> funzionamento in free cooling 54<br />
Figura 82: Schema <strong>di</strong> funzionamento del free cooling 54<br />
Figura 83: Vista dell’interno <strong>di</strong> un refrigeratore reversibile completo <strong>di</strong> vaso <strong>di</strong> espansione e pompe <strong>di</strong><br />
circolazione 59<br />
Figura 84: Distanze minime <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> un refrigeratore 59<br />
Figura 85: Schema <strong>di</strong> collegamento <strong>di</strong> un terminale 61<br />
Figura 86: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>atore 63<br />
Figura 87: Valvola termostatica per ra<strong>di</strong>atore 63<br />
Figura 88: Valvola <strong>di</strong> sfiato d’aria automatico per ra<strong>di</strong>atore 63<br />
Figura 89: dati caratteristici per ra<strong>di</strong>atori in alluminio 65<br />
Figura 90: Schema <strong>di</strong> posa dei pannelli ra<strong>di</strong>anti 65<br />
Figura 91: Schema tipo <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> un pannello ra<strong>di</strong>ante 66<br />
Figura 92: Particolare <strong>di</strong> montaggio dei pannelli ra<strong>di</strong>anti 66<br />
Figura 93: Esempio <strong>di</strong> applicazione in civili abitazioni dei pannelli ra<strong>di</strong>anti 66<br />
Figura 94: esempio <strong>di</strong> applicazione dei pannelli ra<strong>di</strong>anti in una chiesa 67
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 528<br />
Figura 95: Esempio <strong>di</strong> utilizzo dei collettori complanari per pannelli ra<strong>di</strong>anti 67<br />
Figura 96: Schema misto per riscaldamento e raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti 68<br />
Figura 97: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento ra<strong>di</strong>ante con parquet per raffrescamento 68<br />
Figura 98: Resa termica <strong>di</strong> un pavimento con piastrelle ra<strong>di</strong>ante per raffrescamento 68<br />
Figura 99: Andamento della temperatura interna con raffrescamento a pannelli ra<strong>di</strong>anti 69<br />
Figura 100: Schema della centralina <strong>di</strong> regolazione per pannelli ra<strong>di</strong>anti 69<br />
Figura 101: Curve <strong>di</strong> regolazione per pavimenti ra<strong>di</strong>anti 70<br />
Figura 102: Vaso <strong>di</strong> espansione aperto 72<br />
Figura 103: Vaso <strong>di</strong> espansione chiuso a membrana 72<br />
Figura 104: Vaso chiuso pressurizzato senza membrana 72<br />
Figura 105: Esempio <strong>di</strong> valvola <strong>di</strong> sicurezza 73<br />
Figura 106: Gruppo polivalente <strong>di</strong> sicurezza, sfiato aria e caricamento 73<br />
Figura 107: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza 73<br />
Figura 108: Foto esempio <strong>di</strong> installazione del vaso chiuso e della valvola <strong>di</strong> sicurezza 74<br />
Figura 109: Esempi <strong>di</strong> dati tecnici <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong> sicurezza 75<br />
Figura 110: Montaggio <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza 76<br />
Figura 111: Installazione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza in un bollitore d’acqua 76<br />
Figura 112: Valvola <strong>di</strong> scarico termico 77<br />
Figura 113: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> scarico termico 77<br />
Figura 114: Abaco <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> scarico termico 77<br />
Figura 115: In<strong>di</strong>cazioni sull’installazione della valvola <strong>di</strong> scarico termico 78<br />
Figura 116: Schemi <strong>di</strong> installazione della valvola <strong>di</strong> scarico termico 78<br />
Figura 117: Schemi <strong>di</strong> collegamento elettrico della valvola <strong>di</strong> scarico termico 78<br />
Figura 118: Valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile filettata e flangiata 79<br />
Figura 119: Sezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile 79<br />
Figura 120: abachi <strong>di</strong> selezione della valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile 80<br />
Figura 121: Installazione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile 80<br />
Figura 122: Corretta installazione della valvola <strong>di</strong> intercettazione 81<br />
Figura 123: Spaccato <strong>di</strong> un moderno sistema split 82<br />
Figura 124: Impianto <strong>di</strong> climatizzazione tipo Split 83<br />
Figura 125: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> sistemi split in un e<strong>di</strong>ficio 83<br />
Figura 126: Sistema split con canalizzazione interna 84<br />
Figura 127: Schema costruttivo <strong>di</strong> un ventilconvettore 86<br />
Figura 128: Vista dell’interno <strong>di</strong> un ventilconvettore – Batteria <strong>di</strong> scambio e ventilatore 86<br />
Figura 129: Dati <strong>di</strong> targa <strong>di</strong> un ventilconvettore 87<br />
Figura 130: Portate <strong>di</strong> acqua nominali <strong>di</strong> un ventilconvettore 87<br />
Figura 131: Bocchetta <strong>di</strong> mandata dell’aria con alette in alluminio 90<br />
Figura 132: Tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori 91<br />
Figura 133: Esempio <strong>di</strong> Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria (CTA) 92<br />
Figura 134: Layout <strong>di</strong> una UTA multizona 92<br />
Figura 135: Configurazioni tipiche per le CTA 93<br />
Figura 136: Esempio <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> CTA me<strong>di</strong>ante CAD 94<br />
Figura 137: Vista interna <strong>di</strong> una CTA 94<br />
Figura 138: Vita <strong>di</strong> una batteria <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> una CTA 94<br />
Figura 139: Esempio <strong>di</strong> dati per la CTA <strong>di</strong> figura precedente 95<br />
Figura 140: Dati per la batteria fredda 95<br />
Figura 141: Dati per la batteria calda 95<br />
Figura 142: Dati <strong>di</strong> selezione del ventilatore 96<br />
Figura 143: Particolari della serranda <strong>di</strong> presa aria esterna 97<br />
Figura 144: particolare <strong>di</strong> attacco <strong>di</strong> una serranda 97
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 529<br />
Figura 145: Schema <strong>di</strong> orientamento dei ventilatori per una CTA 97<br />
Figura 146: Sezione ventilante <strong>di</strong> una CTA 98<br />
Figura 147: Dimensioni dei filtri per le varie grandezze della CTA 99<br />
Figura 148: Sezione filtrante <strong>di</strong> una CTA 100<br />
Figura 149: Unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento 101<br />
Figura 150: Schema costruttiva dell’unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento 101<br />
Figura 151: Unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni 103<br />
Figura 152: Componenti principali <strong>di</strong> un sistema idrosplit 104<br />
Figura 153: Configurazione possibile <strong>di</strong> un idrosplit 104<br />
Figura 154: Modalità <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un idrosplit 105<br />
Figura 155: Particolari costruttivi dei componenti <strong>di</strong> un sistema idrosplit 105<br />
Figura 156: Punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> un idrosplit 106<br />
Figura 157: Funzionamento <strong>di</strong> un recuperatore <strong>di</strong> calore 107<br />
Figura 158: Prestazioni <strong>di</strong> un idrosplit 107<br />
Figura 159: Vista interna <strong>di</strong> un recuperatore <strong>di</strong> calore 108<br />
Figura 160: Prestazioni dei recuperatori al variare delle portate e dell’ UR 109<br />
Figura 161: Distribuzione per miscelazione 110<br />
Figura 162: Formazione del getto (zona turbolenta) 111<br />
Figura 163: Distribuzione a <strong>di</strong>slocazione 112<br />
Figura 164: Sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione a flusso laminare 113<br />
Figura 165: Velocità dell’aria a <strong>di</strong>stanza x dal getto 113<br />
Figura 166: Illustrazione del lancio 113<br />
Figura 167: Illustrazione della caduta 114<br />
Figura 168: definizione della zona occupata 115<br />
Figura 169: Modalità <strong>di</strong> installazione senza effetto Coanda 116<br />
Figura 170: Distanza minima da un ostacolo 116<br />
Figura 171: Bocchetta ad alette 116<br />
Figura 172: Diffusori a coni 117<br />
Figura 173: Diffusori a coni a geometria variabile 117<br />
Figura 174: Diffusore spiroidale 117<br />
Figura 175: Diffusori ad ugelli 117<br />
Figura 176: Diffusori lineari 118<br />
Figura 177: Diffusori e loro dati caratteristici 119<br />
Figura 178: Abachi per la gittata e la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pressione 120<br />
Figura 179: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore a coni variabili 120<br />
Figura 180: Selezione del <strong>di</strong>ffusore con abaco integrato (caratteristiche rumorosità) 121<br />
Figura 181: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori quadrati 121<br />
Figura 182: Curve caratteristiche per <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 122<br />
Figura 183: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 123<br />
Figura 184: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 124<br />
Figura 185: Caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore quadrato per date <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> mandata 125<br />
Figura 186: Funzionamento dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali 126<br />
Figura 187: Dati geometrici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali 127<br />
Figura 188: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori elicoidali 128<br />
Figura 189: Diffusori a portata variabile 130<br />
Figura 190: Distribuzione dell’aria con <strong>di</strong>ffusori a portata variabile 131<br />
Figura 191: Caratteristiche costruttive dei <strong>di</strong>ffusori lineari 132<br />
Figura 192: Modalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’aria dei <strong>di</strong>ffusori lineari 133<br />
Figura 193: Caratteristiche <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori lineari 133<br />
Figura 194: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori lineari della figura precedente 134
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 530<br />
Figura 195: Caratteristiche <strong>di</strong>mensionali dei <strong>di</strong>ffusori ad ugello 135<br />
Figura 196: Diffusori ad ugello – Dati caratteristici 135<br />
Figura 197: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette rettangolari 137<br />
Figura 198: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> bocchette rettangolari 138<br />
Figura 199: Bocchette rettangolari ad alette regolabili 138<br />
Figura 200: Dati caratteristici delle bocchette rettangolari 139<br />
Figura 201: Dati <strong>di</strong>mensionali delle bocchette <strong>di</strong> ripresa 140<br />
Figura 202: Dati caratteristici delle bocchette <strong>di</strong> ripresa 140<br />
Figura 203: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa 141<br />
Figura 204: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> ripresa 141<br />
Figura 205: Dati <strong>di</strong>mensionali delle griglie <strong>di</strong> transito 142<br />
Figura 206: Dati caratteristici delle griglie <strong>di</strong> transito 142<br />
Figura 207: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> taratura 143<br />
Figura 208: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> taratura 143<br />
Figura 209: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> regolazione 144<br />
Figura 210: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> regolazione 145<br />
Figura 211: Dati <strong>di</strong>mensionali delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione 146<br />
Figura 212: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> serrande <strong>di</strong> sovrapressione da canale 146<br />
Figura 213: Dati caratteristici delle serrande <strong>di</strong> sovrapressione 146<br />
Figura 214: Esempio <strong>di</strong> compartimentazione in un blocco operatorio 147<br />
Figura 215: Serranda tagliafuoco 148<br />
Figura 216: Serrande tagliafumo 148<br />
Figura 217: Silenziatore per canali d’aria 149<br />
Figura 218: Esempio <strong>di</strong> Input delle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un ambiente 149<br />
Figura 219: Esempio <strong>di</strong> selezione delle con<strong>di</strong>zioni ambientali 150<br />
Figura 220: Input della portata d’aria 150<br />
Figura 221: Verifica della selezione dei <strong>di</strong>ffusori 151<br />
Figura 222: Verifica acustica della selezione dei <strong>di</strong>ffusori 151<br />
Figura 223: Disegno del <strong>di</strong>ffusore selezionato nell’esempio 151<br />
Figura 224: Esempio <strong>di</strong> stampa finale della selezione dei <strong>di</strong>ffusori 152<br />
Figura 225: Terminali a <strong>di</strong>slocamento 153<br />
Figura 226: Diffusori a <strong>di</strong>slocamento sotto poltrona 153<br />
Figura 227: Moto dell’aria in un sistema a <strong>di</strong>slocamento 153<br />
Figura 228: Portate d’aria delle sorgenti interne per altezze <strong>di</strong> stagnazione variabili 154<br />
Figura 229: Stratificazione dell’aria in un ambiente con <strong>di</strong>ffusore a <strong>di</strong>slocamento 154<br />
Figura 230: Volume <strong>di</strong> controllo per il bilancio del <strong>di</strong>slocamento 155<br />
Figura 231: Distribuzione dell’inquinante in presenza del <strong>di</strong>slocamento 155<br />
Figura 232: Distribuzione <strong>di</strong> temperatura in un sistema a <strong>di</strong>slocamento 155<br />
Figura 233: Tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stributori a <strong>di</strong>slocazione 156<br />
Figura 234: Schema <strong>di</strong> calcolo per sistemi a <strong>di</strong>slocazione 157<br />
Figura 235: Un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento circolare commerciale 157<br />
Figura 236: Dati <strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento 158<br />
Figura 237: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento 159<br />
Figura 238: Curve caratteristiche <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento 160<br />
Figura 239: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento 161<br />
Figura 240: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare 162<br />
Figura 241: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare 163<br />
Figura 242: dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stributore a <strong>di</strong>slocamento angolare 164<br />
Figura 243: dati geometrici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare 165<br />
Figura 244: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare 166
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 531<br />
Figura 245: Dati caratteristici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>slocatore rettangolare 167<br />
Figura 246: Flusso laminare dal soffitto e ripresa dal pavimento 168<br />
Figura 247: Esempio <strong>di</strong> applicazione dei sistemi laminari 168<br />
Figura 248:Trave fredda attiva serie ACB 40 169<br />
Figura 249:Principio <strong>di</strong> funzionamento trave fredda passiva 169<br />
Figura 250:Principio <strong>di</strong> funzionamento trave fredda attiva 169<br />
Figura 251: Immagine 3D che illustra il principio <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una trave fredda attiva 170<br />
Figura 252: Progetto <strong>di</strong> travi fredde – Dati <strong>di</strong> input 171<br />
Figura 253: Travi fredde – Dati <strong>di</strong> calcolo 172<br />
Figura 254: selezione delle apparecchiature <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> una trave fredda 172<br />
Figura 255: Selezione degli accessori <strong>di</strong> una trave fredda 173<br />
Figura 256: Parametri <strong>di</strong> progetto per la trave fredda 173<br />
Figura 257: Esempio <strong>di</strong> stampa <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> trave fredda 174<br />
Figura 258: Dimensionamento rapido <strong>di</strong> trave fredda 175<br />
Figura 259: Schema funzionale <strong>di</strong> principio della trave fredda <strong>di</strong> tipo attivo. 176<br />
Figura 260: Tipologie <strong>di</strong> trave fredda analizzate: ugelli e batteria verticali, ugelli e batteria orizzontali,<br />
ugelli inclinati e batteria orizzontale. 177<br />
Figura 261: Geometrie utilizzate nelle simulazioni 3D. 178<br />
Figura 262: Campo <strong>di</strong> velocità e linee <strong>di</strong> flusso. 179<br />
Figura 263: Distribuzione della temperatura in con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive. 179<br />
Figura 264: Distribuzione temperatura con la larghezza della stanza in con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive. 179<br />
Figura 265: Distribuzione della temperatura in con<strong>di</strong>zioni transitorie invernali. 180<br />
Figura 266: Temperatura e dei vettori <strong>di</strong> velocità (con<strong>di</strong>zioni invernali ed estive). 180<br />
Figura 267: Valori <strong>di</strong> IR e cadute <strong>di</strong> pressione in corrispondenza della batteria in funzione della velocità<br />
in ingresso dell’aria primaria. 181<br />
Figura 268: Potenze termiche per metro lineare in regime <strong>di</strong> funzionamento estivo ed invernale. 181<br />
Figura 269: Linee <strong>di</strong> flusso dei campi <strong>di</strong> moto e campi termici ottenuti tramite simulazione 3D. 182<br />
Figura 270: Canale forato 182<br />
Figura 271: -Alette inclinate α=0°. 188<br />
Figura 272: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.2 m/s. 188<br />
Figura 273:-α=0°,v=0.2- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />
189<br />
Figura 274: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.2 m/s, α=0° e T=27°C. 190<br />
Figura 275: -Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.2 m/s, α=0° con T=25°C (sx) e T=30°C (dx). 190<br />
Figura 276-α=0°,v=0.2- Temperatura in funzione dell’altezza,da 25°C(in alto a sx)a 30°C (in basso a<br />
dx) 191<br />
Figura 277: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.3 m/s. 192<br />
Figura 278: α=0°,v=0.3- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />
193<br />
Figura 279: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.3 m/s, α=0° e T=27°C. 193<br />
Figura 280: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.3 m/s, α=0° con T=25°C (sx) e T=30°C (dx). 194<br />
Figura 281: α=0°,v=0.3-Temperatura in funzione dell’altezza,da 25°C(in alto a sx)a 30°C(in basso a dx)<br />
195<br />
Figura 282: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.2 m/s. 195<br />
Figura 283: -α=0°,v=0.2- Velocità in funzione dell’altezza, da 25°C (in alto a sx) a 30°C (in basso a dx).<br />
197<br />
Figura 284: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.2 m/s, α=0° e T=17°C. 197<br />
Figura 285: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.2 m/s, α=0° con T=14°C (sx) e T=20°C (dx). 198<br />
Figura 286: α=0°,v=0.2- Temperatura in funzione dell’altezza,da 14°C(in alto a sx)a 20°C(in basso a dx)<br />
199
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 532<br />
Figura 287: Campo <strong>di</strong> velocità, con α=0° e v=0.3 m/s. 199<br />
Figura 288: α=0°,v=0.3- Velocità in funzione dell’altezza, da 14°C (in alto a sx) a 20°C (in basso a dx).<br />
200<br />
Figura 289: Campo <strong>di</strong> temperatura, per v=0.3 m/s, α=0° e T=17°C. 201<br />
Figura 290: Campo <strong>di</strong> temperatura per v=0.3 m/s, α=0° con T=14°C (sx) e T=20°C (dx). 201<br />
Figura 291: α=0°,v=0.3- Temperatura in funzione dell’altezza,da 14°C(in alto a sx)a 20°C(in basso a dx)<br />
203<br />
Figura 292: Layout del ciclo Joule inverso 205<br />
Figura 293: Ciclo Joule inverso per frigoriferi a gas 205<br />
Figura 294: Esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionatori <strong>di</strong> tipo split 207<br />
Figura 295: Uso <strong>di</strong> R11 in Occidente 208<br />
Figura 296: Uso <strong>di</strong> R12 in Occidente 211<br />
Figura 297: Uso combinato <strong>di</strong> R11 ed R12 in Occidente 211<br />
Figura 298: Andamento della curva <strong>di</strong> vaporizzazione per una miscela zeotropica 212<br />
Figura 299: Miscele zeotropiche <strong>di</strong> refrigeranti 212<br />
Figura 300: Diagramma h-p per R22 215<br />
Figura 301: Diagramma h-p per R134a 216<br />
Figura 302: Diagramma h-p per R717 (Ammoniaca) 217<br />
Figura 303: Diagramma (T,s) per l’R407C 218<br />
Figura 304: Diagramma (h,p) per l’R407C 218<br />
Figura 305: Diagramma <strong>di</strong> Mollier (h,s) per l’R707C 219<br />
Figura 306: Diagramma exergetico per l’R407C 219<br />
Figura 307: Diagramma (T,s) per l’R404A 220<br />
Figura 308: Diagramma (h,p) per l’R404A 220<br />
Figura 309: Curve <strong>di</strong> Gibbs (T,s) per alcuni flui<strong>di</strong> frigorigeni 221<br />
Figura 310: Diagramma (h,p) per la CO 2 221<br />
Figura 311: Ciclo frigorifero transcritico per la CO 2 222<br />
Figura 312: Ciclo a compressione <strong>di</strong> vapori saturi nel piano (T,s) per l’R407C 223<br />
Figura 313: Ciclo a compressione <strong>di</strong> vapori saturi nel piano (h,p) per l’R407C 223<br />
Figura 314: Evidenziazione delle fasi <strong>di</strong> un ciclo frigorifero 223<br />
Figura 315: Sequenza delle trasformazioni del ciclo frigorifero 224<br />
Figura 316: Schema <strong>di</strong> impianto con desurriscaldatore 224<br />
Figura 317: Recupero del desurriscaldamento nel piano (h,p) 225<br />
Figura 318: Schema <strong>di</strong> impianto per recupero totale del condensatore 225<br />
Figura 319: Recupero totale del condensatore nel piano (h,p) 226<br />
Figura 320: Influenza dell’efficienza energetica al variare del carico 227<br />
Figura 321: Diagramma all’in<strong>di</strong>catore del compressore 230<br />
Figura 322: Compressore semiermetico 230<br />
Figura 323: Compressore alternativo ermetico 231<br />
Figura 324: Assemblaggio <strong>di</strong> un compressore alternativo a due cilindri 231<br />
Figura 325: Assemblaggio <strong>di</strong> un compressore alternativo a 4 cilindri 232<br />
Figura 326: Schema <strong>di</strong> un ciclo <strong>di</strong> refrigerazione bista<strong>di</strong>o composto 233<br />
Figura 327: Prestazioni standard dei compressori alternativi 234<br />
Figura 328: Rappresentazione nel piano (h,p) del ciclo bista<strong>di</strong>o composto con intercooler 235<br />
Figura 329: Ciclo bista<strong>di</strong>o in cascata 235<br />
Figura 330: Rappresentazione nel piano (h,p) del ciclo bista<strong>di</strong>o in cascata 235<br />
Figura 331: Schema <strong>di</strong> un compressore centrifugo 236<br />
Figura 332: Vettori per le giranti <strong>di</strong> un compressori centrifughi 236<br />
Figura 333: Compressione a due sta<strong>di</strong> 238<br />
Figura 334: Compressione bista<strong>di</strong>o sul piano hp 238
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 533<br />
Figura 335: Sezione <strong>di</strong> un compressore centrifugo bista<strong>di</strong>o 239<br />
Figura 336: Punto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> un compressore centrifugo 240<br />
Figura 337: Abaco delle curve caratteristiche <strong>di</strong> un centrifugo 241<br />
Figura 338: Andamento delle curve caratteristiche al variare dell’angolo <strong>di</strong> apertura 241<br />
Figura 339: Vista <strong>di</strong> un refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della York 242<br />
Figura 340: Refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della Carrier 245<br />
Figura 341: Compressore Turbocor® con sezione interna 251<br />
Figura 342: Albero motore del Turbocor® 251<br />
Figura 343: Un’altra vista del compressore Turbocor® 252<br />
Figura 344: Particolare dei supporti magnetici del Turbocor® 252<br />
Figura 345: Schematizzazione del supporto magnetico del Turbocor® 252<br />
Figura 346: Vista dell’impeller del Turbocor® 253<br />
Figura 347: Sistema <strong>di</strong> controllo elettronico del Turbocor® 253<br />
Figura 348: Compressore Turbocor® in funzione 254<br />
Figura 349: Particolare del circuito frigorifero interno al Turbocor® 254<br />
Figura 350: Layout del circuito <strong>di</strong> raffreddamento del Turbocor® 255<br />
Figura 351: Andamento del COP del Turbocor® in funzione della percentuale <strong>di</strong> carico 255<br />
Figura 352: Curva kW/ton del compressore Turbocor® 255<br />
Figura 353: Esempi <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> compressori Turbocor® con raffreddamento ad acqua 256<br />
Figura 354: Esempio <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> compressori Turbocor® della McQuay 256<br />
Figura 355: Unità con Turbocor® raffreddata ad aria della Climaveneta 257<br />
Figura 356: Esempio <strong>di</strong> retrofitting con compressore Turbocor® 258<br />
Figura 357: In<strong>di</strong>ci EER e IPLV per refrigeratori con Turbocor® raffreddati a d acqua e ad aria 259<br />
Figura 358: Compressore rotativo a palette multiple 260<br />
Figura 359: Sezione <strong>di</strong> un compressori a lobi 260<br />
Figura 360: Viti maschio e femmina: particolare costruttivo 261<br />
Figura 361: funzionamento del compressore a vite 262<br />
Figura 362: Regolazione a cassonetto dei compressori a vite 262<br />
Figura 363:Sezione <strong>di</strong> un compressore a vite 262<br />
Figura 364: Spirale orbitante 263<br />
Figura 365: Vista <strong>di</strong> uno scroll 264<br />
Figura 366: Ciclo scroll completo 264<br />
Figura 367: Il completamento della seconda orbita sviluppa la compressione massima 264<br />
Figura 368: Durante la terza orbita i gas compressi sono evacuati verso la luce <strong>di</strong> scarico 264<br />
Figura 369 : Al completamento dell’orbita il <strong>volume</strong> occupato dal gas si riduce a zero: espulsione gas265<br />
Figura 370: Dispositivo per moto eccentrico e punto <strong>di</strong> scarico 265<br />
Figura 371: Particolare dell’accoppiamento delle spirali 266<br />
Figura 372: Sezione <strong>di</strong> un compressore scroll 266<br />
Figura 373: Schema <strong>di</strong> una macchina frigorifera ad assorbimento 267<br />
Figura 374: Rappresentazione del ciclo ad assorbimento 268<br />
Figura 375Diagramma <strong>di</strong> Oldham per H 2 o e NH 3 269<br />
Figura 376: Esempio <strong>di</strong> curve Vaporus – Liquidus 269<br />
Figura 377: Esempio <strong>di</strong> curve (h,) 270<br />
Figura 378: Abaco <strong>di</strong> Bosnjakovic per la miscela Acqua – Ammoniaca 271<br />
Figura 379: Diagramma <strong>di</strong> Merkel per H 2 0 e BrLi 272<br />
Figura 380: Ciclo ad assorbimento con recupero <strong>di</strong> calore 272<br />
Figura 381: Ciclo ad assorbimento nel piano (h,) 273<br />
Figura 382: Particolare del ciclo del vapore 274<br />
Figura 383: Bilancio delle portate al generatore 274<br />
Figura 384: Schematizzazione <strong>di</strong> un assorbitore commerciale 276
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 534<br />
Figura 385: Un assorbitore commerciale assemblato 276<br />
Figura 386: Layout <strong>di</strong> un assorbitore autoalimentato a due sta<strong>di</strong> 277<br />
Figura 387: Layout <strong>di</strong> un impianto ad assorbimento integrato con energia solare 278<br />
Figura 388: Layout <strong>di</strong> un impianto ad assorbimento per fan coil 278<br />
Figura 389: Vista <strong>di</strong> un assorbitore alimentato ad acqua calda con potenza frigorifera da 35 kW 279<br />
Figura 390: Foto <strong>di</strong> un assorbitore a due sta<strong>di</strong> autoalimentato 281<br />
Figura 391: Layout <strong>di</strong> installazione per un condensatore ad acqua corrente 282<br />
Figura 392: Esempio <strong>di</strong> refrigeratore con condensatore raffreddato ad acqua 282<br />
Figura 393: Condensatore raffreddato con acqua <strong>di</strong> torre 283<br />
Figura 394: Sezione costruttiva <strong>di</strong> un condensatore ad acqua (shell and tube) 283<br />
Figura 395: Gruppo frigorifero con condensatore raffreddato ad aria in sommità 284<br />
Figura 396: Refrigeratore raffreddato ad aria con condensatore inclinato 284<br />
Figura 397: Torre <strong>di</strong> evaporazione commerciale 285<br />
Figura 398: Potenzialità <strong>di</strong> torri evaporative commerciali 285<br />
Figura 399: Schema costruttivo <strong>di</strong> una torre evaporativa commerciale 286<br />
Figura 400: Con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong> riferimento 287<br />
Figura 401: Fattore correttivo per con<strong>di</strong>zioni esterne non nominali per le torri <strong>di</strong> evaporazione 288<br />
Figura 402: Torre evaporativa 288<br />
Figura 403: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> una torre evaporativa 289<br />
Figura 404: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una torre evaporativa 289<br />
Figura 405: Trasformazioni psicrometriche nella torre evaporativa 289<br />
Figura 406: Torre <strong>di</strong> raffreddamento <strong>di</strong> tipo assiale 291<br />
Figura 407: Pacco <strong>di</strong> scambio per torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale 291<br />
Figura 408: Distribuzione dell’acqua in una torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale 291<br />
Figura 409: Potenzialità termiche nominali per una torre <strong>di</strong> raffreddamento assiale 292<br />
Figura 410: Torre <strong>di</strong> raffreddamento centrifuga 292<br />
Figura 411: Distribuzione dell’acqua nelle torri <strong>di</strong> raffreddamento centrifughe 292<br />
Figura 412: Potenzialità nominali per le torri <strong>di</strong> raffreddamento centrifughe 293<br />
Figura 413: Sezione <strong>di</strong> un evaporatore ad acqua 293<br />
Figura 414: Sezione <strong>di</strong> un evaporatore shell and tube 294<br />
Figura 415: Schema <strong>di</strong> un evaporatore shell and coil 294<br />
Figura 416: Evaporatore ad espansione <strong>di</strong>retta 294<br />
Figura 417: batteria evaporatrice con valvola termostatica 295<br />
Figura 418: Sezione <strong>di</strong> una valvola termostatica 295<br />
Figura 419: Azione della valvola Termostatica 296<br />
Figura 420: Layout della valvola termostatica 296<br />
Figura 421: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> una valvola termostatica elettrica 297<br />
Figura 422: Layout <strong>di</strong> un separatore d’olio 298<br />
Figura 423: Separatore <strong>di</strong> liquido a rallentamento 298<br />
Figura 424: Dati generali per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL 320<br />
Figura 425: Dati per il Modulo RD 320<br />
Figura 426: Dati per il Modulo RR 321<br />
Figura 427: Esempio <strong>di</strong> maschera <strong>di</strong> selezione dei dati del generatore 321<br />
Figura 428: Esempio <strong>di</strong> dati per generatore 321<br />
Figura 429: Dimensionamento del vaso chiuso, Modulo RR1 322<br />
Figura 430: Esempio <strong>di</strong> software <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> componenti <strong>di</strong> sicurezza ISPESL 322<br />
Figura 431: Maschera <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> un vaso chiuso 323<br />
Figura 432: Selezione <strong>di</strong> un vaso chiuso da un data base commerciale 323<br />
Figura 433: Selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza da un data base commerciale 324<br />
Figura 434: Maschera <strong>di</strong> selezione e progetto <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> sicurezza 324
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 535<br />
Figura 435: Maschera <strong>di</strong> selezione della valvola <strong>di</strong> intercettazione del combustibile 325<br />
Figura 436: Maschera si selezione <strong>di</strong> una valvola <strong>di</strong> intercettazione combustibile da data base 325<br />
Figura 437: Visualizzazione dei componenti <strong>di</strong> sicurezza ISPESL 325<br />
Figura 438: Esempio <strong>di</strong> schema centrale per <strong>di</strong>chiarazione ISPESL 326<br />
Figura 439: Maschera <strong>di</strong> input dei dati generali per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL 326<br />
Figura 440: Uso <strong>di</strong> Excel per la <strong>di</strong>chiarazione ISPESL 327<br />
Figura 441: Modello RD della <strong>di</strong>chiarazione ISPESL 328<br />
Figura 442: Maschera per l’input dei generatori 329<br />
Figura 443: Maschera <strong>di</strong> input per la Relazione ISPESL 329<br />
Figura 444: Maschera <strong>di</strong> input per vaso <strong>di</strong> espansione chiuso 330<br />
Figura 445: Maschera per l’elenco dei circuiti <strong>di</strong> impianto 330<br />
Figura 446: Maschera <strong>di</strong> calcolo del vaso chiuso <strong>di</strong> un circuito 331<br />
Figura 447: Maschera <strong>di</strong> calcolo del vaso chiuso <strong>di</strong> un circuito – Valori calcolati 331<br />
Figura 448: Maschera per la richiesta <strong>di</strong> verifica impianto all’ISPESL 332<br />
Figura 449: Maschera <strong>di</strong> input per i dati integrativi <strong>di</strong> calcolo 332<br />
Figura 450: Tabella dei <strong>di</strong>ametri interni delle tubazioni <strong>di</strong> sicurezza 333<br />
Figura 451: Tabella <strong>di</strong> archivio <strong>di</strong> vasi <strong>di</strong> espansione 333<br />
Figura 452: Tabella delle valvole <strong>di</strong> sicurezza 334<br />
Figura 453: Tabella delle valvole <strong>di</strong> intercettazione combustibile 334<br />
Figura 454: Tabella delle valvole <strong>di</strong> scarico termico 334<br />
Figura 455: Angoli fondamentali per l’irra<strong>di</strong>azione solare. 336<br />
Figura 456: Fattore <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> alcuni tipi <strong>di</strong> vetro 362<br />
Figura 457: Schema <strong>di</strong> un collettore solare piano 362<br />
Figura 458: Spaccato <strong>di</strong> un collettore solare piano 363<br />
Figura 459: Illustrazione schematica della <strong>di</strong>stribuzione dell’energia nei collettori solari piani 366<br />
Figura 460: Retta <strong>di</strong> efficienza per un collettore solare piano 367<br />
Figura 461: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore ad alta temperatura 368<br />
Figura 462: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura 368<br />
Figura 463: Esempio <strong>di</strong> cut-off con utilizzatore a bassa temperatura per docce 369<br />
Figura 464: Andamento del cut-off per circuito chiuso a bassa temperatura 369<br />
Figura 465: Andamento delle temperature per circuito aperto 370<br />
Figura 466: Tipologie <strong>di</strong> attacco dei tubi alla piastra captatrice 371<br />
Figura 467: Schema <strong>di</strong> un sistema locale per produzione <strong>di</strong> acqua calda sanitaria 371<br />
Figura 468: Collettore solare piano a tubi d’acqua 372<br />
Figura 469: Layout <strong>di</strong> un impianto solare domestico 373<br />
Figura 470: Vista <strong>di</strong> un boiler <strong>di</strong> accumulo per impianti solari 373<br />
Figura 471: Schema <strong>di</strong> installazione <strong>di</strong> un impianto solare domestico 374<br />
Figura 472: Boiler per sistemi localizzati con scambiatore del tipo tube and tube e a shell and tube 375<br />
Figura 473: Sezione <strong>di</strong> un accumulatore solare ad acqua calda 376<br />
Figura 474: Schema <strong>di</strong> un impianto centralizzato per la produzione dell’acqua calda 379<br />
Figura 475: Centrale <strong>di</strong> Trattamento Aria con ricircolo e recuperatore <strong>di</strong> calore 382<br />
Figura 476: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un deumi<strong>di</strong>ficatore igroscopico continuo 383<br />
Figura 477: Schematizzazione <strong>di</strong> un deumificatore solare 383<br />
Figura 478: Layout <strong>di</strong> un dessiccatore alimentato ad energia solare 384<br />
Figura 479: Esempio <strong>di</strong> UTA con deumi<strong>di</strong>ficatore solare 385<br />
Figura 480: Schema <strong>di</strong> integrazione del vapore solare in un impianto termoelettrico a ciclo combinato<br />
(fonte Enel) 386<br />
Figura 481: Gli specchi parabolici (fonte Enel) 387<br />
Figura 482: Layout <strong>di</strong> massima (fonte Enel) 387<br />
Figura 483: Schema a blocchi - centrale a ciclo combinato (fonte Enel) 388
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 536<br />
Figura 484 : Ciclo Bryton, Ciclo Hirn 389<br />
Figura 485:Centrale Archimede 390<br />
Figura 486: Centrale Archimede 390<br />
Figura 487: Concentratore Parabolico Lineare 392<br />
Figura 488: Specchi e collettori in fase <strong>di</strong> montaggio (fonte Enel) 393<br />
Figura 489: Moduli rispettivamente a 8, 6 4 elementi. 393<br />
Figura 490: Layout del collettore 394<br />
Figura 491: Combinazione olio <strong>di</strong>atermico – miscela sali fusi 395<br />
Figura 492: Diagramma <strong>di</strong> Stato miscela sali fusi 395<br />
Figura 493: Sali fusi: densità in funzione della temperatura 396<br />
Figura 494: Sali fusi: calore specifico in funzione della temperatura 396<br />
Figura 495: Sali fusi: viscosità assoluta in funzione della temperatura 396<br />
Figura 496: Sali fusi: conducibilità termica in funzione della temperatura 397<br />
Figura 497: Impianto a torre con campo ad eliostato 399<br />
Figura 498: Varie <strong>di</strong> tipologie <strong>di</strong> collettori solari <strong>di</strong> potenza 399<br />
Figura 499: Centrale solare con collettori parabolici e olio <strong>di</strong>atermico 400<br />
Figura 500: Confronto fra impianto ad olio <strong>di</strong>atermico e DSG 400<br />
Figura 501: Esemplificazione dell'instabilità <strong>di</strong> Le<strong>di</strong>negg 401<br />
Figura 502: Le varie trasformazioni <strong>di</strong> fase lungo un tubo bollitore DGS 401<br />
Figura 503: Sezione del tubo bollitore ricevente 402<br />
Figura 504: Layout della test facility DISS per la sperimentazione del DSG 403<br />
Figura 505: Layout <strong>di</strong> un impianto solare DSG completo con sistema <strong>di</strong> accumulo 403<br />
Figura 506: Legge <strong>di</strong> Planck per l’emissione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero 404<br />
Figura 507: Distribuzione ra<strong>di</strong>ativa del corpo nero 404<br />
Figura 508: Distribuzione reale della ra<strong>di</strong>azione solare 405<br />
Figura 509: Distribuzione dello spettro <strong>di</strong> alcune sorgenti luminose 405<br />
Figura 510: Curve isora<strong>di</strong>ative per l’Italia 406<br />
Figura 511: La cella fotovoltaica 407<br />
Figura 512: Schema <strong>di</strong> funzionamento della cella fotovoltaica 407<br />
Figura 513: Curva caratteristica tensione – corrente per una cella solare 407<br />
Figura 514: Esempio <strong>di</strong> curve caratteristiche per una cella fotovoltaica 408<br />
Figura 515: Configurazione <strong>di</strong> rete in sistemi residenziali 408<br />
Figura 516: Componenti fondamentali <strong>di</strong> un sistema fotovoltaico 409<br />
Figura 517: Data Sheet <strong>di</strong> una cella fotovoltaica 409<br />
Figura 518: Caratteristiche tecniche e costruttive <strong>di</strong> un pannello fotovoltaico 410<br />
Figura 519: Modulo <strong>di</strong> celle fotovoltaiche 410<br />
Figura 520: Connessione circuitale dei moduli fotovoltaici 411<br />
Figura 521: Particolare dell’array <strong>di</strong> celle fotovoltaiche 411<br />
Figura 522: Tipologia <strong>di</strong> posa : a inseguimento, a cavalletto, su pali 411<br />
Figura 523: Tetto fotovoltaico - Esempio <strong>di</strong> installazione 412<br />
Figura 524: Problemi <strong>di</strong> installazione sui tetti 412<br />
Figura 525: Particolari <strong>di</strong> installazione sui tetti 413<br />
Figura 526: Installazione su facciate verticali 413<br />
Figura 527: Installazione su facciate inclinate 414<br />
Figura 528: Installazione <strong>di</strong> pannelli nell’isola <strong>di</strong> Vulcano – Potenza 80 kWep 415<br />
Figura 529: Impianti da 3.3 MWep <strong>di</strong> Campo Serre (Salerno) 415<br />
Figura 530: Installazioni particolari <strong>di</strong> pannelli fotovoltaici 416<br />
Figura 531: La prima turbina eolica - F. Brush (1849-1929) 419<br />
Figura 532: Gedser Wind Turbine (1956-57) 420<br />
Figura 533: Mulini ad assi verticali e primo impianto con turbine da 630 kW 420
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 537<br />
Figura 534: Azione del vento 421<br />
Figura 535: Utilizzo dell’energia eolica 421<br />
Figura 536: Campo <strong>di</strong> generatori eolici su terraferma 421<br />
Figura 537: Campo <strong>di</strong> generatori eolici in mare 422<br />
Figura 538: Generatori eolici in mare – torre da 133 m e <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 122 m 422<br />
Figura 539: La prima turbina eolica - F. Brush (1849-1929) 424<br />
Figura 540: Gedser Wind Turbine (1956-57) 425<br />
Figura 541: Schema <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un generatore elettrico eolico 426<br />
Figura 542: Mulini ad assi verticali e primo impianto con turbine da 630 kW 426<br />
Figura 543: Campo <strong>di</strong> generatori eolici su terraferma 426<br />
Figura 544: Campo <strong>di</strong> generatori eolici in mare 427<br />
Figura 545: Generatori eolici in mare – torre da 133 m e <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 122 m 427<br />
Figura 546: Mappa del vento in Italia 428<br />
Figura 547: Evoluzione della numerosità e della potenza degli impianti eolici in Italia 429<br />
Figura 548: Numerosità e potenza degli impianti eolici nelle regioni italiane nel 2008 429<br />
Figura 549: Confronto a livello regionale per numerosità e potenza degli impianti eolici 430<br />
Figura 550: Distribuzione regionale percentuale impianti a fine 2009 430<br />
Figura 551: andamento storico della produzione reale e normalizzata per impianti eolici 431<br />
Figura 552: Ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione dal 2004 al 2009 in Italia 432<br />
Figura 553: Distribuzione percentuale delle ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione degli impianti eolici in Italia<br />
433<br />
Figura 554: Curve <strong>di</strong> potenza in funzione della velocità del vento 434<br />
Figura 555: Tipica <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> Weibull 441<br />
Figura 556: Utilizzo dell’energia eolica 453<br />
Figura 557: Distribuzione <strong>di</strong> Weibull e utilizzo dell’energia eolica 453<br />
Figura 558: Distribuzione del vento a Taiwan 454<br />
Figura 559: Frontespizio della pubblicazione <strong>di</strong> Betz 455<br />
Figura 560: Ipotesi <strong>di</strong> Betz 455<br />
Figura 561: Distribuzione dei coefficienti C T e C P 458<br />
Figura 562: Distribuzione dei filetti nel mulino reale 458<br />
Figura 563: Distribuzione dei regimi <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> una turbina reale 459<br />
Figura 564: Parametro 460<br />
Figura 565: Definizione del Lift e del Drag 461<br />
Figura 566: Forze agenti sulle pale 461<br />
Figura 567: Il Lift 462<br />
Figura 568: Rappresentazione vettoriale delle forze agenti sulla pala 462<br />
Figura 569: La forza Drag 463<br />
Figura 570: Distribuzione <strong>di</strong> C T e C D 464<br />
Figura 571: Distribuzione delle per<strong>di</strong>te 464<br />
Figura 572: Evoluzione dei moderni rotori 465<br />
Figura 573: Schema <strong>di</strong> impianto con sistema <strong>di</strong> regolazione a valvola miscelatrice 467<br />
Figura 574: Andamento della temperatura esterna nel sistema stu<strong>di</strong>ato e della potenza ceduta 468<br />
Figura 575: Andamento della temperatura ambiente termostatata 468<br />
Figura 576: Schema <strong>di</strong> controllore neurale 468<br />
Figura 577: Andamento della temperatura interna prevista dal controller neurale 469<br />
Figura 578: Andamento della potenza ceduta prevista dal controller neurale 469<br />
Figura 579: Schema del sistema <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>gitale 469<br />
Figura 580: Sistema da regolare 470<br />
Figura 581: Controllore a circuito aperto 471<br />
Figura 582: Sistema <strong>di</strong> regolazione a controreazione, Circuito chiuso 471
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 538<br />
Figura 583: Regolazione della temperatura dell’acqua calda in caldaia 471<br />
Figura 584: Sistema <strong>di</strong> regolazione con valvola a 3 vie miscelatrice 472<br />
Figura 585: Schema <strong>di</strong> regolazione chiuso a feedback 472<br />
Figura 586: Schema <strong>di</strong> regolazione ON OFF con <strong>di</strong>fferenziale 473<br />
Figura 587: Funzione <strong>di</strong> risposta <strong>di</strong> un regolatore ad azione proporzionale 474<br />
Figura 588: Schema costruttiva <strong>di</strong> una valvola 475<br />
Figura 589: Curve caratteristiche lineari ed equipercentuale <strong>di</strong> una valvola 476<br />
Figura 590: Tipologie <strong>di</strong> valvole a tre vie: Miscelatrici e Deviatrici 476<br />
Figura 591: Sistema <strong>di</strong> controllo con sonda esterna ed interna 478<br />
Figura 592: Sistema <strong>di</strong> controllo centralizzato me<strong>di</strong>ante computer 479<br />
Figura 593: Esempio <strong>di</strong> regolazione computerizzata <strong>di</strong> 3 refrigeratori d’acqua 479<br />
Figura 594: Esempio <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>stribuito e bus <strong>di</strong> trasmissione dati 480<br />
Figura 595: Esempio <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> UTA 481<br />
Figura 596: Esempio <strong>di</strong> controllo elettronico <strong>di</strong> una Centrale Termica 482<br />
Figura 597: Legenda dei simboli utilizzati per lo schema <strong>di</strong> centrale precedente 483<br />
Figura 598: Gestione automatizzata <strong>di</strong> un intero e<strong>di</strong>ficio 483<br />
Figura 599: Gestione integrata <strong>di</strong> tutti gli impianti <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio 484<br />
Figura 600: Linearità <strong>di</strong> un sensore <strong>di</strong> temperatura 485<br />
Figura 601: Esempio <strong>di</strong> controller locale con convertitori A/D e D/A incorporati 485<br />
Figura 602: Collegamenti del controller locale ai <strong>di</strong>spositivi e al computer centrale 486<br />
Figura 603: Esempio <strong>di</strong> collegamenti dei linee dei segnali al bus dati 487<br />
Figura 604: Esempio <strong>di</strong> collegamenti <strong>di</strong> controller locali su più <strong>di</strong>spositivi 487<br />
Figura 605: Layout del controller principale <strong>di</strong> impianto 488<br />
Figura 606: Esempio <strong>di</strong> programmazione dei controller locali 488<br />
Figura 607: Esempi <strong>di</strong> programmazione dei controller locali : librerie <strong>di</strong> sottoprogrammi 489<br />
Figura 608: Configurazione dei set point <strong>di</strong> un controller 489<br />
Figura 609: Collegamento del controller locale al supervisor e all’unità <strong>di</strong> programmazione 490<br />
Figura 610: programmatore per EPROM <strong>di</strong> controller locali 490<br />
Figura 611: Schema <strong>di</strong> collegamento delle apparecchiature al bus 491<br />
Figura 612: Insieme <strong>di</strong> controller locali collegati in rete ad una unità centrale 491<br />
Figura 613: Curve <strong>di</strong> regolazione delle centraline 493<br />
Figura 614: Curve <strong>di</strong> regolazione linearizzate 494<br />
Figura 615: Velocità <strong>di</strong> corrosione in funzione delle temperatura superficiale 495<br />
Figura 616: Caldaia con valvola a tre vie 495<br />
Figura 617: Andamento delle temperature nella zona <strong>di</strong> corrosione 495<br />
Figura 618: Caldaia con valvola a tre vie e ricircolo 496<br />
Figura 619: Caldaia con valvola a quattro vie 496<br />
Figura 620: Schema <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong> zona 496<br />
Figura 621: Schema <strong>di</strong> applicazione <strong>di</strong> una valvola termostatica sul ra<strong>di</strong>atore 497<br />
Figura 622: Valvola termostatica con controllo sul ritorno 497<br />
Figura 623: Valvola miscelatrice a tre vie sul ra<strong>di</strong>atore 497<br />
Figura 624: Spostamento del punto <strong>di</strong> lavoro per effetto della parzializzazione 498<br />
Figura 625: Regolazione on-off <strong>di</strong> una batteria ad espansione <strong>di</strong>retta 499<br />
Figura 626: Regolazione del carico sensibile per un ambiente 500<br />
Figura 627: Effetto del carico latente non compensato 501<br />
Figura 628: Regolazione del carico sensibile con batteria <strong>di</strong> postriscaldamento 503<br />
Figura 629: Schema <strong>di</strong> regolazione con batteria <strong>di</strong> post riscaldamento 503<br />
Figura 630: Regolazione del carico latente con batteria <strong>di</strong> postriscaldamento 503<br />
Figura 631: Sistema <strong>di</strong> controllo On-Off 504<br />
Figura 632: Sistema <strong>di</strong> controllo della temperatura della batteria 505
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 539<br />
Figura 633: Controllo me<strong>di</strong>ante post riscaldamento 506<br />
Figura 634: Controllo con post riscaldamento in impianto multizona 506<br />
Figura 635: Controllo a portata d’aria variabile (VAV) 507<br />
Figura 636: Controllo me<strong>di</strong>ante by pass per singola zona e multizona 508<br />
Figura 637: Controllo me<strong>di</strong>ante doppio condotto 508<br />
Figura 638: Miscelatore <strong>di</strong> aria per sistemi a doppio condotto 509<br />
Figura 639: Esempio <strong>di</strong> costruzione elementare (intelligente) 509<br />
Figura 640: Veduta <strong>di</strong> un moderno e<strong>di</strong>ficio a forte contenuto tecnologico (ignorante) 510<br />
Figura 641: Simboli per Impianti Termotecnici 511<br />
Figura 642: Simboli per Impianti Termotecnici 512<br />
Figura 643: Simboli per Impianti Termotecnici 513<br />
Figura 644: Simboli per Impianti Termotecnici 514<br />
Figura 645: Simboli per Impianti Termotecnici 515<br />
Figura 646: Simboli per Impianti Termotecnici 515<br />
Figura 647: Simboli per Impianti Termotecnici 516<br />
Figura 648: Simboli per Impianti Termotecnici 517<br />
Figura 649: Simboli per Impianti Termotecnici 518<br />
Figura 650: Simboli per Impianti Termotecnici 518
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 540<br />
INDICE DELLE TABELLE<br />
Tabella 1: Dati caratteristici per una caldaia in acciaio 21<br />
Tabella 2: Dimensioni minime consigliate per le centrali termiche 34<br />
Tabella 3: Dati tecnici relativi ai refrigeratori d’acqua (e/o pompe <strong>di</strong> calore) 45<br />
Tabella 4: Dati tecnici circuitali <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> refrigeratori 55<br />
Tabella 5: Dati circuitali in free cooling <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> refrigeratori 56<br />
Tabella 6: Dati tecnici per potenze frigorifere 57<br />
Tabella 7: Dati tecnici in riscaldamento <strong>di</strong> una pompa <strong>di</strong> calore 58<br />
Tabella 8: Esempio <strong>di</strong> dati per ra<strong>di</strong>atori commerciali 62<br />
Tabella 9: Potenzialità frigorifera <strong>di</strong> fan coil a due tubi con <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura acqua – ambiente<br />
88<br />
Tabella 10: Potenzialità termica <strong>di</strong> fan coil a due tubi con <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura acqua – ambiente 89<br />
Tabella 11: Dimensioni delle CTA e loro potenzialità 93<br />
Tabella 12: Dimensioni tipiche per varie grandezze 96<br />
Tabella 13: Classificazione dei filtri per CTA 98<br />
Tabella 14: Criteri <strong>di</strong> selezione dei filtri 99<br />
Tabella 15: Dimensioni dei filtri per le varie grandezze delle CTA 100<br />
Tabella 16: Potenzialità delle unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento 102<br />
Tabella 17: Modalità <strong>di</strong> installazione delle unità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento 103<br />
Tabella 18: Potenzialità degli idrosplit 106<br />
Tabella 19: Dati tecnici dei recuperatori <strong>di</strong> calore 108<br />
Tabella 20: Confronto delle caratteristiche dei terminali a turbolenza 118<br />
Tabella 21: Caratteristiche aerauliche dei <strong>di</strong>ffusori 119<br />
Tabella 22: Dati <strong>di</strong>mensionali per <strong>di</strong>ffusori elicoidali 126<br />
Tabella 23: Dati caratteristici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusori elicoidali 129<br />
Tabella 24: Dati caratteristici per <strong>di</strong>ffusori a portata variabile 131<br />
Tabella 25: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori lineari 133<br />
Tabella 26: Dati caratteristici dei <strong>di</strong>ffusori ad ugello 136<br />
Tabella 27: Proprietà termofisiche dell'aria. 177<br />
Tabella 28: Valori dei parametri adottati nelle simulazioni. 178<br />
Tabella 29-Dimensioni caratteristiche per la bocchetta. 187<br />
Tabella 30: Classificazione degli impianti frigoriferi 204<br />
Tabella 31: In<strong>di</strong>ci ODP per alcuni CFC 208<br />
Tabella 32: Flui<strong>di</strong> frigorigeni <strong>di</strong> vecchia generazione- In<strong>di</strong>ci ODP e GWP 208<br />
Tabella 33: Confronto fra le proprietà dei refrigeranti più usuali 209<br />
Tabella 34: Confronto degli in<strong>di</strong>ci ODP e GWP dei alcuni refrigeranti 209<br />
Tabella 35: In<strong>di</strong>ce CO 2 per varie nazioni nel mondo e in Europa 210<br />
Tabella 36: Alcuni dati caratteristici dei flui<strong>di</strong> refrigeranti 213<br />
Tabella 37: Proprietà termofisiche <strong>di</strong> alcuni flui<strong>di</strong> frigorigeni 214<br />
Tabella 38: Confronto delle efficienze per funzionamento standard –10, +30 °C 214<br />
Tabella 39: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R22 215<br />
Tabella 40: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R134a 216<br />
Tabella 41: Grandezze termo<strong>di</strong>namiche per R717 (Ammoniaca) 217<br />
Tabella 42: Parametri <strong>di</strong> esercizio adottati da ARI ed AICARR 227<br />
Tabella 43: Valori <strong>di</strong> calcolo per l’in<strong>di</strong>ce ESEER 228
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 2° 541<br />
Tabella 44: Classificazione dei compressori per tipologia 229<br />
Tabella 45: Parzializzazione del carico nei gruppi frigoriferi 232<br />
Tabella 46: Confronto dei dati <strong>di</strong> progetto per R11 e NH 3 237<br />
Tabella 47: Dimensioni della girante per R11 e NH 3 238<br />
Tabella 48: Confronto delle <strong>di</strong>mensioni della girante per R11 ed NH 3 bista<strong>di</strong>o 239<br />
Tabella 49: Peso Molecolare <strong>di</strong> alcuni CFC 239<br />
Tabella 50: Variazione del COP per un compressore centrifugo con inverter da 1 MW 243<br />
Tabella 51: Prestazioni <strong>di</strong> un centrifugo con inverter 244<br />
Tabella 52: Dati caratteristici <strong>di</strong> un compressore centrifugo con inverter da 1 MW 245<br />
Tabella 53: Dati caratteristici <strong>di</strong> un refrigeratore con compressore centrifugo con inverter della Carrier,<br />
potenza 1 MW 250<br />
Tabella 54: Spettro <strong>di</strong> rumore emesso dal Turbocor® per due potenzialità 256<br />
Tabella 55: Data sheet dei refrigeratori Climaveneta 257<br />
Tabella 56: Didascalie della Figura 399 286<br />
Tabella 57: Calcolo dei coefficienti <strong>di</strong> Hottel 338<br />
Tabella 58: Fattore <strong>di</strong> assorbimento al variare dl numero <strong>di</strong> lastre 365<br />
Tabella 59: Coefficienti globali <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta al variare del numero <strong>di</strong> vetri 365<br />
Tabella 60: Schema circuitale <strong>di</strong> un impianto solare con integrazione termica per riscaldamento 374<br />
Tabella 61: Dati tecnici <strong>di</strong> accumulatori ad acqua 377<br />
Tabella 62: Caratteristiche miscela 395<br />
Tabella 63: Parametri riassuntivi dell’applicazione all’impianto <strong>di</strong> Priolo Gargallo 398<br />
Tabella 64: Ra<strong>di</strong>azione mensile me<strong>di</strong>a in alcune località 406<br />
Tabella 65: Potenziali effetti ambientali 424<br />
Tabella 66: Produzione (in MWh) in Italia dal 2004 al 2009 431<br />
Tabella 67: Ore equivalenti <strong>di</strong> utilizzazione in Italia dal 2004 al 2009 432<br />
Tabella 68: Parametro 435<br />
Tabella 69: Analisi statistica della potenza in funzione della velocità del vento 436<br />
Tabella 70: Parchi eolici in Sicilia al 2009 437<br />
Tabella 71: Esempio <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’energia eolica 454<br />
Tabella 72: Coefficienti correttivi dei corpi scaldanti 492<br />
Tabella 73: Valori tipici per la costante <strong>di</strong> regolazione 494