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Dai Territori ISARCO/RIENZA “Importante approfondire le politiche sociali” L’Unione Sindacale territoriale Isarco/Rienza ha organizzato lo scorso ottobre a Novacella un Seminario rivolto a tutti gli operatori dal titolo „Lo sviluppo delle politiche sociali nell’attuale quadro politico”. Abbiamo sentito il Segretario territoriale Klaus Kaneider sull’argomento e sugli obiettivi dell‘iniziativa. 10 Perché avete scelto il tema delle politiche sociali? Penso che il termine „politiche sociali“ sia una dei più utilizzati nel dibattito politico-sindacale, ma al contempo, sono in pochi ad avere in mente qualcosa di concreto. Così abbiamo pensato di ricorrere all’apporto di esperti relatori per approfondire il tema in tutta la loro vastità, per discuterne l’importanza nella società odierna e le possibili prospettive. Infatti, siamo confrontati quotidianamente con le politiche sociali, sia da sindacalisti sui luoghi di lavoro, sia da operatori addetti ai servizi nelle nostri sedi sindacali. Pertanto era importante offrire al nostro staff, da un lato una panoramica sulla varietà delle politiche sociali, e dall’altro concedere alcuni sguardi dietro le quinte. Le politiche sociali sono ancora d’attualità? I Paesi europei hanno una lunga tradizione per quanto riguarda le politiche sociali, seppur si tratti di tradizioni diverse, come ci ha spiegato Werner Pramstrahler. Le rappresentanze dei lavoratori erano I relatori: - Werner Pramstrahler, collaboratore dell’Istituto Promozione die Lavoratori AFI-IPL; - Karl Tragust, per molti anni direttore della ripartizione famiglia e politiche sociali della Provincia autonoma di Bolzano - Hans Widmann, già Onorevole ed ex Presidente dell‘ASGB. Il seminario è stato moderato dal sociologo Matthias Oberbacher, collaboratore dell’Accademia Cusano di Bressanone. “…ma ci sono tuttora delle tendenze che vogliono ridimensionare a parole il valore dell’equità sociale.” Klaus Kaneider Segretario territoriale ben consapevoli della necessità dell’introduzione di tutele sociali. La rete di protezione sociale è stata rafforzata nel corso dei decenni passati. Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito alla richiesta sempre più insistente dalle correnti neoliberali di smantellare lo stato sociale, poiché considerano il mercato quale unico e vero strumento regolatore. Da quando è iniziata la crisi, l’intensità di queste voci è diminuita, ma ci sono tuttora delle tendenze che vogliono ridimensionare a parole il valore dell’equità sociale. Purtroppo anche molti lavoratori dipendenti si fanno abbagliare da facili slogan populistici. La mancanza di sensibilità e di considerazione verso le politiche rivolte al sociale, secondo Hans Widmann, va ricercata anche nella timida collaborazione tra i Sindacati e nella debolezza che ne consegue. Le politiche sociali, però, sono un tema che le organizzazioni sindacali devono fare proprie, e Widmann sente la mancanza delle pressioni sulla politica e sui datori di lavoro. Per Widmann sarebbe ora di superare le divergenze tra le forze sindacali. I Sindacati dovrebbero quindi agire maggiormente da attori sociopolitici? Sì. La nostra società è fatta anche di una componente sociale, che però viene talvolta ignorata o considerata ovvia. La società tutta è sottoposta a mutamenti, e cambiano anche gli indirizzi e gli strumenti delle politiche sociali. In questo periodo viviamo una fase di forte lotta per quanto concerne la redistribuzione delle risorse. Il rigore e la necessità di risparmiare sono gli slogan più gettonati. Ci dimentichiamo però dell’opportunità di precorrere nuove strade. Quali potrebbero essere? Karl Tragust ha parlato della revisione della legge provinciale 13 del 1991, ovvero del riordino dei servizi sociali, e dell’istituzione di un modello di sicurezza sociale di base, che tenga conto dei mezzi propri e che comprenda le prestazioni economiche per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali. Personalmente ritengo che sia necessario un confronto ampio e aperto su queste tematiche, e che solo il dialogo possa portare risultati soddisfacenti.
Dai Territori MERANO/VAL VENOSTA Una convivenza “meno ricca, ma più autentica” La convivenza in Provincia di Bolzano deve essere posta su nuove basi. La crisi e la necessità di risparmio devono essere colte come opportunità per scollegare la pacifica convivenza dalla sua dipendenza dai soldi e per svilupparla su basi di maggiore consapevolezza. Questo è quanto è emerso dall’Assemblea dei Delegati che si è svolta a Merano lo scorso 24 ottobre. “Le tensioni sociali stanno aumentando e la contesa per la distribuzione delle risorse si sta inasprendo. Questi sono segnali che stanno a dimostrare che la pacifica convivenza corre qualche pericolo. La SGBCISL è un’organizzazione interetnica ed in quanto tale si è sempre impegnata per la convivenza. Attraverso questa iniziativa, e grazie ai nostri relatori, vorremmo lanciare nuovi spunti e qualche proposta, affinché la pace etnica e sociale siano garantite anche nel futuro”, ha sottolineato il Segretario territoriale Walter Gasser. La buona convivenza è soprattutto merito della volontà della gente, senza nulla togliere al contribuito dato in questo senso dalle risorse pubbliche messe a disposizione di tutti. Nel bilancio provinciale le risorse per gli investimenti tenderanno a diminuire, e pertanto, in futuro occorrerà pensare a una convivenza sicuramente meno ricca ma decisamente più autentica, ha affermato il giornalista Felice Espro del Corriere dell’Alto Adige. Ha inoltre avvisato come i posti di lavoro siano sempre più contesi anche sulla base dell’appartenenza etnica, citando l’esempio di una ditta, nella quale alcuni lavoratori avevano preteso che prima di loro dovevano essere collocati in Cassa integrazione i colleghi dell’altro gruppo etnico. Per Espro, il Sindacato dovrebbe attrezzarsi e prepararsi per essere in grado di rispondere a queste nuove sfide. La scrittrice Sabine Gruber, cresciuta in Alto Adige ed oggi residente a Vienna, ha evidenziato di come lei tenti, nei suoi romanzi, di avvicinare le due culture. È importante per la pacifica convivenza affrontare insieme la storia. L’attentato in via Rasella nel 1944 a Roma dimostra come il mondo sudtirolese di lingua tedesca coltivi il suo ruolo di vittima. Gruber, che ha frequentato l’asilo italiano, prima di passare alla scuola tedesca, si è detta stupita che ancora non ci siano scuole bilingui, che lei invece considera essere il futuro. “L’istruzione è importante, e vale la pena investire in essa”. Il presidente dell’Associazione degli Imprenditori SWR Hansi Pichler nel suo intervento ha posto l’accento sul ruolo e sull’importanza che, sul piano della pacifica convivenza, può e deve avere l’economia, la quale, a sua volta, è fondamentale per la stessa economia. Si è detto preoccupato della scarsa conoscenza della seconda lingua da parte dei giovani, della concorrenza tra le generazioni per i posti di lavoro di qualità e delle crescenti tensioni tra i gruppi sociali. Ad esempio ha citato il dibattito a livello locale sull’I- MU. Queste problematiche vanno viste ed affrontate dalle parti, e serve dialogo per risolverle, così Pichler. Di come la crisi abbia intaccato anche l’etica e la morale, è stato invece sottolineato da Don Paolo Renner. Le regole vengono aggirate anche qui, e si tende a “non far sapere al popolino cosa succede nelle stanze dei bottoni”. Serve più sobrietà, “abbiamo speso tanto in cose che non portano a niente”. Si è puntato, secondo Renner, troppo Il tavolo dei relatori con al centro la moderatrice, l’ex corrispondente della RAI di lingua tedesca a Roma, Oktavia Brugger. Da sinistra, Felice Espro, Sabine Gruber, Don Paolo Renner, Hansi Pichler sul benessere economico e poco sul sentirsi bene, e alla fine tensioni e malumori emergono. Il teologo ha inoltre rilevato che ci si parla troppo poco, che i gruppi etnici interagiscono poco tra loro e che sono sempre troppo poche le occasioni d’incontro. Serve aumentare i contatti quotidiani, “è lì che si va avanti e sono quelli i luoghi in cui i pregiudizi si eliminano”. Occorre passare dalla convivenza alla cooperazione reciproca e sviluppare visioni comuni. Per Renner, il futuro ha bisogno di formazione più lungimirante, di stili di vita più sostenibili e di tanta solidarietà, soprattutto verso le generazioni future. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. “I grandi cambiamenti vengono dal basso, dalla base”. Dopo gli interventi dei relatori e di molti dei delegati presenti, Walter Gasser ha concluso i lavori della giornata tracciandone un bilancio positivo. “Come SGBCISL abbiamo il dovere di farci avanti per l’equità sociale e la pacifica convivenza, e penso che il Convegno di oggi sia stato un passo in questa direzione. Ora sta a noi implementare le idee e gli spunti che sono emersi, dentro e fuori dalla nostra organizzazione, a partire da noi stessi”. 11
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