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Effetto delle variazioni dell'uso e copertura del suolo sul clima ... - CNR

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<strong>Effetto</strong> <strong><strong>del</strong>le</strong> <strong>variazioni</strong> <strong>del</strong>l’uso e <strong>copertura</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>suolo</strong> <strong>sul</strong> <strong>clima</strong> a scala regionale<br />

G. Dalu, M. Baldi<br />

Istituto di Biometeorologia, <strong>CNR</strong>, Roma, Italia<br />

g.dalu@ibimet.cnr.it<br />

SOMMARIO: Le <strong>variazioni</strong> in utilizzo <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> e <strong>copertura</strong> <strong>del</strong>la superficie possono avere <strong>sul</strong> <strong>clima</strong> a scala<br />

regionale un impatto equivalente a quello che hanno le alterazioni <strong><strong>del</strong>le</strong> concentrazioni di gas ad effetto<br />

serra in atmosfera. Variazioni di uso e <strong>copertura</strong> <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>, ad esempio, influiscono <strong>sul</strong>la distribuzione spaziale<br />

e temporale dei fenomeni convettivi e <strong><strong>del</strong>le</strong> precipitazioni ad essi associati e quindi <strong>sul</strong> <strong>clima</strong> di una<br />

determinata regione. Se da una parte i processi a mesoscala possono fornire umidità ed instabilità sufficienti<br />

perché si inneschino fenomeni convettivi, d’altra parte, le disomogeneità <strong>del</strong> terreno possono favorire<br />

lo sviluppo di perturbazioni e i processi convettivi. Una volta iniziato, il fenomeno convettivo tende a<br />

rafforzare la perturbazione in atto ed eventualmente a favorire fenomeni atmosferici estremi. Gli Autori<br />

illustrano un mo<strong>del</strong>lo lineare sviluppato ad hoc per la valutazione <strong>del</strong> tipo ed entità <strong><strong>del</strong>le</strong> perturbazioni<br />

indotte in funzione <strong><strong>del</strong>le</strong> caratteristiche <strong><strong>del</strong>le</strong> disomogeneità alla superficie.<br />

1IL PROBLEMA SCIENTIFICO<br />

Negli ultimi anni diversi studi hanno mostrato<br />

il ruolo fondamentale ed altrettanto importante<br />

di quello esercitato dai gas ad effetto<br />

serra, che i cambiamenti di uso <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> e le<br />

<strong>variazioni</strong> <strong>del</strong>la <strong>copertura</strong> <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> stesso<br />

giocano <strong>sul</strong>le <strong>variazioni</strong> di precipitazioni,<br />

temperature ed altre variabili <strong>clima</strong>tiche a<br />

scala regionale (Chase et al., 2000; Zhao et<br />

al., 2001; Foley et al., 2005). Tali studi, unitamente<br />

alla considerazione che una porzione di<br />

superficie terrestre compresa fra 1/3 e 1/2 <strong>del</strong><br />

totale è stata, negli ultimi decenni, trasformata<br />

a seguito <strong><strong>del</strong>le</strong> attività umane e destinata ad<br />

altro uso (si pensi ad esempio alla deforestazione<br />

o ai vasti territori oggi destinati alle<br />

monocolture), rafforzano non solo la necessità<br />

ma anche la importanza <strong><strong>del</strong>le</strong> ricerche <strong>sul</strong>la<br />

tipologia ed entità <strong><strong>del</strong>le</strong> trasformazioni <strong>clima</strong>tiche<br />

a scala regionale indotte da cambiamenti<br />

di uso e <strong>copertura</strong> <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>.<br />

Tali <strong>variazioni</strong>, ad esempio, influiscono <strong>sul</strong>la<br />

distribuzione spaziale e temporale dei fenomeni<br />

convettivi e <strong><strong>del</strong>le</strong> precipitazioni ad essi<br />

associati e finanche <strong>sul</strong>l’occorrenza degli<br />

eventi estremi. Molti Autori hanno mostrato<br />

non solo che i processi a mesoscala possono<br />

fornire umidità ed instabilità sufficienti perché<br />

possano instaurarsi dei fenomeni convettivi,<br />

ma anche che le disomogeneità <strong>del</strong> terreno,<br />

agendo <strong>sul</strong>lo strato superficiale di atmosfera,<br />

giocano un ruolo fondamentale nel<br />

favorire la convezione stessa. Una volta iniziato,<br />

il fenomeno convettivo tende a rafforzare<br />

la perturbazione a mesoscala in atto e a<br />

favorire fenomeni atmosferici estremi.<br />

Alcuni autori, inoltre, hanno ipotizzato il fatto<br />

che opportune <strong>variazioni</strong> di uso <strong>del</strong> terreno (ad<br />

esempio riforestazione, coltivazioni estensiveintensive,<br />

ecc) potrebbero favorire, in determinate<br />

situazioni ambientali (ad esempio in zone<br />

attualmente semi-aride), precipitazioni di tipo<br />

convettivo (Feddema et al., 2005), variando il<br />

<strong>clima</strong> ad una scala che vada dalla locale alla<br />

mesoscala. Già nel 1984 Anthes in un lavoro<br />

che possiamo definire pionieristico, utilizzando<br />

una teoria lineare, era arrivato alla conclusione<br />

che rivegetare in modo adeguato, in presenza<br />

di opportune condizioni ambientali,<br />

favorisce lo sviluppo di processi convettivi e di<br />

precipitazione ad essi associata. In Figura 1<br />

125


Clima e cambiamenti <strong>clima</strong>tici: le attività di ricerca <strong>del</strong> <strong>CNR</strong><br />

vengono mostrati gli ipotetici effetti di stabilizzazione<br />

conseguenti all’introduzione di vegetazione<br />

in regioni semiaride sui singoli effetti e<br />

processi: radiazione IR, vapor d’acqua, assorbimento<br />

di radiazione solare, evapotraspirazione,<br />

moti verticali, turbolenza, runoff.<br />

Diversi sono i lavori (Cotton e Pielke, 2007 e<br />

citazioni in esso riportate; Pielke et al., 2007)<br />

pubblicati <strong>sul</strong>l’argomento in cui gli Autori<br />

hanno utilizzato sia mo<strong>del</strong>li teorici e numerici<br />

che ri<strong>sul</strong>tati di campagne sperimentali.<br />

Ognuno di questi lavori, tuttavia, ha analizzato<br />

il problema in determinate circostanze<br />

ambientali senza fornire un quadro generale<br />

<strong>del</strong> problema, ed offrendo una visione frammentata<br />

e ri<strong>sul</strong>tati, a prima vista, in contraddizione<br />

gli uni con gli altri.<br />

Alcuni autori, poi, hanno studiato il caso di<br />

regioni particolarmente aride nelle quali le<br />

condizioni per l’innesco <strong>del</strong>la convezione<br />

dipendono in modo cruciale dalle condizioni<br />

al contorno e alla superficie come nella regione<br />

Saheliana (Taylor et al., 2002) dove eventuali<br />

interventi ad hoc potrebbero modificare<br />

in modo considerevole la <strong>clima</strong>tologia a scala<br />

locale e/o regionale.<br />

Obiettivo generale <strong>del</strong>la ricerca qui presentata<br />

è quello di fornire una teoria lineare che, in<br />

funzione <strong><strong>del</strong>le</strong> diverse condizioni ambientali<br />

(vento a grande scala o di fondo, lunghezza<br />

d’onda <strong><strong>del</strong>le</strong> disomogeneità, stabilità <strong>del</strong>l’atmosfera)<br />

sia in grado di fornire indicazioni<br />

<strong>sul</strong>le perturbazioni indotte dalle diverse disomogeneità<br />

e <strong>sul</strong>la formazione o meno di processi<br />

convettivi e quindi <strong>sul</strong>la possibilità di<br />

avere precipitazioni in una determinata regione,<br />

mettendo in certo qual senso ordine fra le<br />

diverse ricerche che sono state svolte finora<br />

ed offrendo le basi per una discussione <strong>sul</strong>la<br />

opportunità o meno di effettuare interventi<br />

specifici <strong>sul</strong>la vegetazione <strong>del</strong>la regione<br />

2 ATTIVITÀ DI RICERCA<br />

Figura 1: Ipotetico effetto di stabilizzazione conseguente<br />

all’introduzione di vegetazione in regioni semiaride. Gli<br />

effetti, positivi e negativi, sui singoli effetti e processi sono<br />

indicati dai segni positivo e negativo. Da Anthes (1984).<br />

Per portare a termine la ricerca è stato sviluppato<br />

un mo<strong>del</strong>lo matematico lineare, a partire<br />

dal mo<strong>del</strong>lo proposto da Anthes, 1984. Le<br />

soluzioni sono presentate in funzione <strong>del</strong> flusso<br />

ambientale (fino a 10 m/s) e per diverse<br />

dimensioni dei patches di vegetazione presenti<br />

<strong>sul</strong> terreno, definiti in base alla loro lunghezza<br />

d’onda (fra 10 e 100 km). Per la<br />

descrizione completa <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo si veda<br />

Baldi et al., 2007.<br />

3 RISULTATI RILEVANTI<br />

Il problema viene qui definito da equazioni<br />

linearizzate, nonidrostatiche, in ipotesi di<br />

Boussinesq ed in 2D:<br />

L u – fv + ∂ x φ = ∂ z τ<br />

L v + fu = 0<br />

L w + ∂φ/∂z – b = 0 oppure: ∂φ/∂z = b<br />

L b + N2 w = Q; ∂ x u + ∂ z w = 0<br />

Dove: L ≡ ( ∂ t + U ∂ x + λ - K ∂ xx )<br />

La variabile φ rappresenta il geopotenziale, U<br />

il vento a grande scala, (u,v,w) le componenti<br />

<strong>del</strong>la quantità di moto, b la perturbazione <strong>del</strong>la<br />

buoyancy, Q rappresenta la sorgente di calore,<br />

τ il coefficiente di Rayleigh, N la frequenza di<br />

Brünt-Väisäla ed f il parametro di Coriolis.<br />

È stata quindi assegnata una forma funzionale<br />

specifica alla Q in modo che il flusso di<br />

calore sia costante per tutto lo strato limite<br />

convettivo e sia nullo al di sopra:<br />

126


Processi chimico-fisici <strong>del</strong> <strong>clima</strong><br />

Q = Q 0 He(h Q - z) exp i(ω 0 t + k 0 x)<br />

Con: k 0 =2π/L; ω 0 = 2 π / giorno;<br />

Q 0 = ω 0 N 2 h Q ; N 2 = gΘ z /Θ;<br />

h Q = µ Q<br />

-¹ = 1000m<br />

A questo punto è stata introdotta la definizione<br />

di stream function ed è stata risolta l’equazione<br />

per questa nuova variabile in diverse<br />

condizioni ambientali.<br />

Successivamente è stata scritta la soluzione in<br />

termini di velocità verticale w in presenza di<br />

forzanti di diversa natura (Fig. 2) <strong>del</strong>la perturbazione<br />

di temperatura δθ λ , e <strong>del</strong>la perturbazione<br />

<strong>del</strong>la frequenza di Brünt-Väisäla, N CBL ,<br />

al top <strong>del</strong>lo strato limite convettivo.<br />

Poiché è noto che nella stagione estiva, dopo<br />

il tramonto, l’intensità <strong>del</strong> vento decresce<br />

rapidamente, è stato calcolato il moto verticale,<br />

o updraft, che deriva dall’energia potenziale<br />

residua (Fig. 3).<br />

I ri<strong>sul</strong>tati di questa ricerca possono essere<br />

riassunti come segue.<br />

Le condizioni ambientali, compresa la distribuzione<br />

<strong><strong>del</strong>le</strong> disomogeneità <strong>del</strong> terreno e le<br />

loro caratteristiche ed il vento a grande scala,<br />

riducono il contrasto termico e l’updraft<br />

generato termicamente. Tale updraft al top<br />

<strong>del</strong>lo strato superficiale è più intenso in presenza<br />

di vento debole.<br />

Un flusso moderato (3 – 4 m/s) e la presenza<br />

di disomogeneità <strong>del</strong>la superficie modificano<br />

i parametri fisici ambientali e favoriscono la<br />

formazione di nubi attraverso una intensificazione<br />

dei moti verticali al top <strong>del</strong>lo strato<br />

limite atmosferico e lo spostamento <strong>del</strong> flusso<br />

verticale dalle zone non vegetate a quelle<br />

vegetate dove, di conseguenza, la stabilità si<br />

indebolisce.<br />

Il contributo <strong>del</strong>lo stress dovuto al vento<br />

diviene rilevante in presenza di vento di fondo<br />

moderato. Nel caso in cui esso superi i 5 m/s<br />

la velocità verticale è mantenuta dall’effetto<br />

meccanico indotto dalla rugosità <strong>del</strong>la superficie<br />

e quindi dal tipo di <strong>copertura</strong> <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>.<br />

Dopo il tramonto, quando il flusso di fondo e<br />

il forzante diabatico sono più deboli, la energia<br />

potenziale disponibile può favorire lo sviluppo<br />

di processi convettivi serali.<br />

4 PROSPETTIVE FUTURE<br />

Lo sviluppo futuro <strong>del</strong>la teoria qui presentata<br />

consisterà in primo luogo in una validazione<br />

<strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo, passo preliminare per la elaborazione<br />

di un mo<strong>del</strong>lo più complesso. Tale validazione<br />

è stata programmata, in collaborazione<br />

con i colleghi <strong>del</strong>la Università di Leeds ed<br />

Figura 2: Velocità verticale al top <strong>del</strong>lo strato limite planetario<br />

indotta da sorgente diabatica e rugosità, w (Q,τ) ,<br />

(linea continua), dalla sola sorgente diabatica, w Q , (linea<br />

tratteggiata), dalla sola rugosità, w τ , (linea punteggiata).<br />

Figura 3: Velocità verticale media nello strato limite planetario<br />

dopo il tramonto.<br />

127


Clima e cambiamenti <strong>clima</strong>tici: le attività di ricerca <strong>del</strong> <strong>CNR</strong><br />

il Centre for Ecology and Hydrology nel<br />

Regno Unito al fine di valutarne eventuali<br />

debolezze tramite l’applicazione a casi studio<br />

specifici. Tali casi studio saranno scelti in<br />

primo luogo fra quelli individuati nel corso<br />

<strong><strong>del</strong>le</strong> campagne di misura effettuate nell’ambito<br />

<strong>del</strong> progetto AMMA svoltesi in Africa<br />

nella regione Saheliana e sub-Saheiana in<br />

periodo monsonico.<br />

I ri<strong>sul</strong>tati di questa teoria potranno essere utilizzati<br />

in mo<strong>del</strong>li numerici complessi al fine<br />

di valutare l’opportunità di introdurre <strong>del</strong>la<br />

vegetazione e di quale tipo in regioni semiaride<br />

al fine non solo di favorire l’innesco di<br />

fenomeni convettivi e di precipitazione, ma<br />

soprattutto di rallentare il fenomeno di desertificazione<br />

in atto in tali regioni modificandone<br />

in parte il <strong>clima</strong>.<br />

5 RICONOSCIMENTI<br />

La ricerca è stata in parte finanziata da<br />

AMMA – Integrated Project <strong>del</strong>la Unione<br />

Europea e dal <strong>CNR</strong> tramite il programma di<br />

Short Term Mobility.<br />

6 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE<br />

Anthes R.A., 1984. Enhancement of convective<br />

precipitation by mesoscale variations in<br />

vegetative covering in semiarid regions. J.<br />

Appl. Meteor., 23: 541-554.<br />

Baldi M., Dalu G.A., Pielke R.A., 2007.<br />

Vertical velocities and available potential<br />

energy generated by landscape variability<br />

– theory. Accettato per la pubblicazione su<br />

J. of Applied Meteor. and Climatol.<br />

Chase T.N., Pielke R.A., Sr., Kittel T.G.F.,<br />

Nemani R.R., Running S.W., 2000.<br />

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winter. Clim. Dyn., 16: 93-105.<br />

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deep convection. J. Appl. Meteor., 34:<br />

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Cotton W.R., Pielke R.A., 2007. Human<br />

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Cambridge University Press, pp 330.<br />

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Mearns L.O., Buja L.E., Meehl G.A.,<br />

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Foley J.A. et al., 2005. Global Consequences<br />

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Przekurat A., Hiemstra C.A., Lin J.,<br />

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