Orientamento alla scelta dei filtri solari e selettivi - PO Professional ...
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EDUCATIONAL<br />
<strong>Orientamento</strong> <strong>alla</strong> <strong>scelta</strong><br />
<strong>dei</strong> <strong>filtri</strong> <strong>solari</strong> e <strong>selettivi</strong><br />
di Francesco Vargellini,<br />
libero professionista,<br />
docente<br />
istituto B. Zaccagnini<br />
Prima parte.<br />
dossier<br />
Introduzione<br />
Perché potrebbe servire leggere questo<br />
articolo?<br />
In questo numero viene riproposto un argomento<br />
di grande attualità e interesse per la<br />
nostra figura professionale. La conoscenza delle<br />
caratteristiche tecniche delle lenti da sempre<br />
differenzia i professionisti più attenti alle<br />
esigenze <strong>dei</strong> propri clienti. Consideriamo come<br />
preponderante saper consigliare in modo ragionato,<br />
quali debbano essere le caratteristiche<br />
elementari che una buona lente deve avere per<br />
poter essere definita tale. Spesso i clienti più<br />
“frettolosi” decidono di non interessarsi neanche<br />
minimamente del fatto che in una lente<br />
protettiva solare, si dovrebbe cercare molto di<br />
più di un semplice marchio CE che ne attesti<br />
una qualità oggettiva. L’ottico diventa sempre<br />
di più un “passa carte”, o meglio “un passa<br />
occhiali”, spesso reso anche più buffo da un<br />
camice bianco solitamente relegato a persone<br />
alle quale ci rivolgiamo per avere consigli per<br />
la soluzione o la prevenzione di un problema<br />
di salute personale, e non per l’aggiornamento<br />
su quello che i designer parigini intendano fare<br />
con gli occhiali del prossimo anno. Molti clienti<br />
possono apprezzare le nostre conoscenze e i<br />
consigli sulla tipologia di occhiale o di lente da<br />
indossare, ed è nostro compito, nonché ovvio<br />
interesse, quello di far percepire che, se necessario,<br />
dentro quel camice bianco c’è un professionista<br />
della visione in grado di consigliare la<br />
soluzione ideale, o almeno di far presente che<br />
le lenti da sole non sono tutte uguali.<br />
Aspetti introduttivi legati alle radiazioni<br />
elettromagnetiche<br />
Lo spettro elettromagnetico<br />
È la porzione di tutta l’energia elettromagnetica,<br />
proveniente dal sole, che supera normalmente<br />
la barriera atmosferica e raggiungere<br />
la superficie terrestre. Le caratteristiche distintive<br />
di tale energia sono:<br />
La lunghezza d’onda λ<br />
La frequenza di vibrazione ν<br />
La quantità energetica trasportata E<br />
La relazione che unisce tali caratteristiche è<br />
la seguente:<br />
E= ν / λ<br />
I limiti dello spettro elettromagnetico sono<br />
compresi tra i raggi cosmici ad elevatissima<br />
energia che vibrano con λ = 10-14 m e le<br />
onde radio (λ =108 m). La radiazione che riusciamo<br />
a elaborare con i nostri occhi è compresa<br />
in una piccola porzione dello spettro. In<br />
senso più esteso la parte di cui noi ci interessiamo,<br />
è quella che va dai 100 nm e 1 mm di<br />
lunghezza d’onda, comprendendo:<br />
- l’ultravioletto<br />
- la porzione visibile dello spettro<br />
- l’infrarosso<br />
L’ultravioletto<br />
È la porzione a più corta lunghezza d’onda,<br />
quindi la più carica di energia. Occupa<br />
100 P.O. <strong>Professional</strong> Optometry ® Marzo 2009
EDUCATIONAL<br />
la zona iniziale dello spettro ottico e non è<br />
percepita dall’occhio. A seconda del suo contenuto<br />
energetico si divide in:<br />
1. UV-C. (λ 100-280 nm area germicida)<br />
rappresenta la componente più dannosa per<br />
i tessuti. Fortunatamente è quasi completamente<br />
assorbita dall’atmosfera.<br />
2. UV-B (λ 280-315 nm area dell’eritema) È la<br />
porzione più pericolosa per l’occhio.<br />
L’assorbimento è a carico del cristallino e del<br />
vitreo. Provoca opacizzazione prematura del<br />
cristallino, alterazioni del vitreo e degenerazioni<br />
retiniche.<br />
3. UV-A (λ 315-390 area di pigmentazione)<br />
Nella sua porzione più lunga (380-390 nm)<br />
raggiunge la retina. Per il resto è completamente<br />
assorbito dal cristallino senza particolare<br />
pericolosità.<br />
Un aspetto saliente, da tener presente in funzione<br />
della protezione, è la caratteristica <strong>dei</strong><br />
tessuti di cumulare nel tempo la radiazione<br />
assorbita. Pertanto il danno biochimico risulta<br />
essere la sommatoria di tante esposizioni protratte<br />
nel tempo.<br />
Risulta evidente che la prevenzione deve essere<br />
fatta in forma generalizzata sin d<strong>alla</strong> giovane<br />
età. In senso più ristretto, particolare<br />
attenzione protettiva deve essere posta a coloro<br />
che lavorano in ambienti ove si utilizzano<br />
lampade ad emissione di ultravioletto (saldatori,<br />
fotografi ecc.).<br />
4. Luce visibile, compresa tra 380 nm e<br />
780 nm<br />
5. IR (infrarosso), compresa tra 780 nm e<br />
2000 nm<br />
Il grado di pericolosità della radiazione solare<br />
dipende d<strong>alla</strong> sua energia, proporzionale <strong>alla</strong><br />
lunghezza d’onda; maggiormente questa è<br />
corta e tanto più alta risulta la sua pericolosità<br />
(Fig. 2) che, è legata <strong>alla</strong> sua capacità<br />
di interagire con le molecole organiche che<br />
costituiscono anche i tessuti oculari, sia del<br />
segmento anteriore che di quello posteriore<br />
Radiazione Ultravioletta<br />
Pur essendo la componente dello spettro<br />
solare presente in minor quantità, è la componente<br />
più pericolosa in quanto ha energia<br />
sufficiente per spezzare i legami chimici<br />
della materia, provocando danni irreversibili.<br />
Trattandosi di una componente pericolosa ma<br />
non necessaria per la visione in quanto non<br />
visibile, l’obiettivo <strong>dei</strong> <strong>filtri</strong> <strong>solari</strong> è la sua totale<br />
eliminazione. I danni da radiazione ultravioletta<br />
riguardano principalmente la cornea ed il<br />
cristallino, in quanto la retina viene schermata<br />
quasi totalmente dal cristallino stesso. Tra le<br />
alterazioni della fisiologia più comuni a danno<br />
del cristallino ricordiamo la cataratta.<br />
Radiazione Visibile della fascia pre-UV<br />
È ovviamente la componente fondamentale<br />
per la visione e va dal viola al rosso. La componente<br />
cromatica Viola-blu (HEV) ha energia<br />
molto elevata (è la componente più prossima<br />
all’ultravioletto), sufficiente a creare danni<br />
cumulativi <strong>alla</strong> retina. La componente HEV è<br />
la radiazione a più alta energia che raggiunge<br />
la retina (l’ultravioletto viene fermato dal<br />
cristallino). Finora non sono stati dimostrati<br />
danni diretti all’occhio ai normali dosaggi<br />
presenti nella luce solare, ma ci sono molte<br />
evidenze scientifiche di danni cumulativi <strong>alla</strong><br />
retina, proporzionali al tempo di esposizione<br />
e <strong>alla</strong> intensità della radiazione. Trattandosi di<br />
una componente fondamentale per la corretta<br />
visione <strong>dei</strong> colori e delle immagini, non è<br />
opportuno eliminarla totalmente, ma occorre<br />
trovare il giusto compromesso tra protezione<br />
adeguata e corretta visione <strong>dei</strong> colori. I cosiddetti<br />
<strong>filtri</strong> Blu-Blocker, pur eliminando tutta la<br />
luce Blu, sono caratterizzati da una fortissima<br />
distorsione cromatica che rende l’occhiale difficilmente<br />
indossabile per lungo tempo, vanificando<br />
così i benefici della protezione (a<br />
meno che non siano prescritti ad un soggetto<br />
con specifiche difficoltà nell’elaborazione di<br />
questa fascia di radiazioni, vedi <strong>filtri</strong> <strong>selettivi</strong><br />
o medicali). Il danno da luce blu è cumulativo<br />
nel tempo, quindi un uso limitato ne vanifica<br />
di conseguenza l’efficacia protettiva.<br />
Fig. 1<br />
La posizione<br />
dell’intervallo<br />
delle radiazioni<br />
“visibili” rispetto<br />
a quelle “non<br />
visibili”, tra cui<br />
i famigerati<br />
ultravioletti.<br />
Marzo 2009 P.O. <strong>Professional</strong> Optometry ® 101
EDUCATIONAL<br />
Fig. 2<br />
Le radiazioni<br />
<strong>solari</strong> suddivise in<br />
fasce. In questa<br />
figura si evidenzia<br />
la proprietà<br />
ionizzante di<br />
alcune radiazioni<br />
e la larghezza<br />
delle fasce di<br />
frequenza delle<br />
varie componenti.<br />
Le radiazioni<br />
del “visibile”<br />
sono una piccola<br />
porzione delle<br />
razioni <strong>solari</strong>.<br />
Radiazione Infrarossa<br />
È la radiazione a più bassa energia è quindi la<br />
meno pericolosa. Si tratta in pratica di energia<br />
termica, insufficiente a alterare i legami<br />
chimici nella quantità a cui siamo esposti. La<br />
sua eventuale pericolosità è legata ad esposizione<br />
a sorgenti artificiali infrarosse molto<br />
intense (ad esempio nelle fonderie o durante<br />
processi di saldatura). È stato dimostrato che<br />
in alcuni casi la radiazione infrarossa può fungere<br />
da elemento catalizzatore nell’aumentare<br />
il danno da radiazione ultravioletta.<br />
L’infrarosso si differenzia in:<br />
1. Porzione corta (760-15000 nm). È assorbita<br />
in maggior parte dal cristallino (ove genera<br />
la cataratta efoliativa, legata all’effetto termico).<br />
Il problema è a carico di chi è costretto a<br />
fissare per lunghi periodi le fonti di emissione<br />
infrarosse, come ad esempio lavoratori delle<br />
acciaierie, vetrai, saldatori ecc.<br />
Particolare aspetto è la retinite solare proveniente<br />
da prolungata osservazione diretta del<br />
sole (eclissi).<br />
2. Porzione lunga (15000 nm-1 mm). Molto<br />
debole negli effetti dannosi, è completamente<br />
assorbita dal film lacrimale e d<strong>alla</strong> cornea.<br />
Le radiazioni di interesse visivo-oculare<br />
Ultravioletti<br />
La ricerca nel campo della protezione si è<br />
concentrata in un primo tempo sulla componente<br />
più pericolosa della radiazione Solare:<br />
l’ultravioletto.<br />
Non avendo effetti sulla visione, l’obiettivo<br />
di tutti i produttori è stata la sua completa<br />
eliminazione. Obiettivo raggiunto facilmente<br />
ormai da quasi tutti i <strong>filtri</strong> in materiale organico<br />
presenti sul mercato, mentre non è sempre<br />
raggiunto dai <strong>filtri</strong> in vetro a causa della<br />
difficoltà nell’inserire pigmenti che assorbono<br />
l’UV senza influire eccessivamente sul colore<br />
del filtro (soprattutto nel caso di <strong>filtri</strong> in vetro<br />
grigi o verdi).<br />
Al fine di aumentare la protezione, l’assorbimento<br />
UV è stato esteso fino a 400 nm,<br />
comprendendo una piccola zona del visibile<br />
che ha scarsi influenza sulla visione. Questo<br />
anche perché non è possibile eliminare al<br />
100% il filtraggio degli UV nel passaggio di<br />
pochi nanometri di lunghezza d’onda, per cui<br />
è gioco forza avere <strong>filtri</strong> che pur impedendo<br />
il passaggio delle componenti UV tendono<br />
a filtrare un piccola parte del “visibile”. Anche<br />
per questo motivo, nonostante le norme<br />
stabiliscano che la radiazione ultravioletta si<br />
fermi a 380 nm, si parla comunemente di <strong>filtri</strong><br />
UV400.<br />
Infrarosso<br />
Per quanto riguarda l’Infrarosso, non trattandosi<br />
di radiazione ritenuta pericolosa, non<br />
sono stati fatti sforzi specifici, se non per alcune<br />
applicazioni in alta montagna o per scopi<br />
commerciali. Inoltre risulta estremamente<br />
difficoltoso ottenere l’eliminazione della componente<br />
infrarossa, pertanto anche nei <strong>filtri</strong><br />
non industriali caratterizzati d<strong>alla</strong> protezione<br />
d<strong>alla</strong> radiazione Infrarossa, si tratta sempre<br />
solo di una parziale attenuazione.<br />
Inoltre filtrando la radiazione infrarossa si ottiene<br />
inevitabilmente anche una attenuazione<br />
della radiazione di colore rosso, a scapito della<br />
visibilità <strong>dei</strong> segnali stradali e di pericolo.<br />
Visibile<br />
È la zona più delicata in cui intervenire in<br />
quanto ogni intervento influisce simultanea-<br />
102 P.O. <strong>Professional</strong> Optometry ® Marzo 2009
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Fig. 3<br />
L’intensità della<br />
radiazione solare<br />
alle diverse<br />
lunghezze<br />
d’onda dipende<br />
dall’altitudine,<br />
d<strong>alla</strong> latitudine e<br />
dalle condizioni<br />
atmosferiche. Per<br />
convenzione viene<br />
definito lo spettro<br />
della radiazione<br />
solare al suolo.<br />
Fig. 4<br />
Comparazione<br />
curva di<br />
trasmissione lente<br />
<strong>alla</strong> melanina<br />
con la curva di<br />
sensibilità.<br />
mente sulla visione <strong>dei</strong> colori e sulla protezione,<br />
con effetti a volte in contrapposizione<br />
(si veda il caso estremo <strong>dei</strong> Blu-Blocker). Per<br />
questo motivo è la zona su cui sono maggiormente<br />
concentrati gli studi attuali, che è<br />
stata affrontata in tempi più recenti e che è<br />
ancora in evoluzione. In questo caso l’obiettivo,<br />
dal punto di vista della protezione, è<br />
di ridurre la quantità di luce Viola-Blu (radiazione<br />
compresa tra 380 e 500nm) che<br />
raggiunge l’occhio. La riduzione di questa<br />
componente porta ad una colorazione tendenzialmente<br />
marrone del filtro e la relativa<br />
enfatizzazione <strong>dei</strong> colori Rosso-marroni.<br />
Trattandosi di danni cumulativi, diventa<br />
molto importante, oltre al fattore protettivo,<br />
il fattore comfort. Un filtro confortevole viene<br />
probabilmente indossato per un tempo<br />
molto più lungo, diminuendo il dosaggio di<br />
luce Blu ricevuta nel tempo. Il miglior filtro<br />
dovrebbe quindi essere il più possibile<br />
protettivo ed al tempo stesso il più possibile<br />
confortevole per indurre l’utilizzatore<br />
a prolungarne l’utilizzo. Una via intrapresa<br />
per ottimizzare il compromesso tra protezione,<br />
comfort e visone colori è quella di<br />
tener conto della curva di sensibilità dell’occhio<br />
umano <strong>alla</strong> radiazione solare. Da essa<br />
si può notare che l’occhio è poco sensibile<br />
alle componenti viola tra 380 e 430 nm (e<br />
come tali influiscono poco sul meccanismo<br />
della visione), che sono al tempo stesso le<br />
radiazioni visibili a più alta energia. La <strong>scelta</strong><br />
ideale è quindi quella di realizzare una curva<br />
di trasmissione che parta da 0 a 380-400<br />
nm e salga progressivamente fino a 500<br />
nm aprendo progressivamente una finestra<br />
sempre più ampia via via che la radiazione<br />
diventa meno pericolosa ed al tempo stesso<br />
più importante per la visione <strong>dei</strong> colori.<br />
Su questo principio si basa anche la melanina<br />
naturale presente nella pelle e nell’occhio<br />
(Fig. 3). La realizzazione più semplice ad al<br />
tempo stesso efficace data quindi dalle lenti<br />
<strong>alla</strong> melanina.<br />
Filtri degradanti<br />
Un importante aiuto <strong>alla</strong> protezione è dato<br />
dai <strong>filtri</strong> degradanti. Grazie al loro particolare<br />
disegno consentono un efficace protezione<br />
dall’abbagliamento dato dal cielo, pur consentendo<br />
di mantenere un ottimale livello di<br />
luminanza verso il suolo ed in direzione frontale.<br />
Tra le condizioni di impiego più adatte a trarre<br />
beneficio dai <strong>filtri</strong> degradanti vi è la guida.<br />
I <strong>filtri</strong> degradanti consentono in questo caso<br />
una notevole attenuazione della luce del cielo,<br />
un buon livello di luminanza della strada<br />
ed una ottimale visibilità del cruscotto.<br />
Effetti della forma e della dimensione<br />
dell’occhiale<br />
Per ciò che riguarda la protezione d<strong>alla</strong> radiazione<br />
ultravioletta assume notevole importanza<br />
la forma e le dimensioni dell’occhiale.<br />
Occhiali di piccole dimensioni e/o poco avvolgenti<br />
consentono a forti quantità di luce<br />
riflessa di arrivare all’occhio, vanificando gran<br />
parte dell’effetto protettivo <strong>dei</strong> <strong>filtri</strong>. È stato<br />
verificato che per effetto della luce riflessa<br />
fino al 2-5% dell’ultravioletto può arrivare all’occhio.<br />
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EDUCATIONAL<br />
Fig. 5<br />
Coordinate<br />
tristimulus CIE 1931<br />
Tra i benefici di<br />
questa tecnica,<br />
vi è la possibilità<br />
di ottenere una<br />
grande varietà<br />
di colori (tra cui<br />
anche il grigio),<br />
mantenendo un<br />
alto livello di<br />
prestazione.<br />
Miglioramento delle performance visive<br />
Intervenendo opportunamente sulla curva<br />
di trasmissione <strong>dei</strong> <strong>filtri</strong> da sole, è possibile<br />
migliorare le prestazioni visive. Le aree di intervento<br />
preponderanti riguardano il miglioramento<br />
del contrasto e la riduzione dell’abbagliamento.<br />
Attenuazione della luce Blu<br />
Una delle vie seguite per prima è l’attenuazione<br />
della luce blu. La componente blu della<br />
luce è focalizzata con maggiore difficoltà da<br />
parte dell’occhio ed al tempo stesso tende<br />
ad attenuare il contrasto cromatico. Paradossalmente,<br />
indossando una lente Blu si ha la<br />
sensazione della visione in bianco e nero.<br />
Sulla base di questo principio sono state realizzate<br />
molte delle lenti per uso sportivo o per<br />
la guida che assumono inevitabilmente una<br />
colorazione marrone.<br />
Aumento del contrasto cromatico<br />
In questo caso il principio utilizzato è completamente<br />
diverso e si basa sull’analisi delle<br />
curve di percezione del colore da parte dell’occhio<br />
umano, definite da CIE 1931.<br />
Osservando le curve di sensibilità è possibile<br />
notare che esistono delle zone di sovrapposizione<br />
abbastanza ampie tra i tre recettori<br />
cromatici. In queste aree diventa difficile per<br />
il cervello definire rapidamente le differenze<br />
di colore e quindi il contrasto cromatico.<br />
Utilizzando particolari <strong>filtri</strong> equalizzatori è<br />
possibile ridurre le zone di sovrapposizione<br />
e caratterizzare più nettamente i recettori<br />
(Fig. 4). In questo modo vengono attenuate<br />
le zone di confusione migliorando il contrasto<br />
cromatico e riducendo i tempi di reazione.<br />
Filtri di questo tipo sono stati utilizzati nelle<br />
competizioni in condizioni di basso contrasto<br />
con miglioramenti significativi in termini<br />
di prestazioni.<br />
Per ottenere il massimo grado di protezione<br />
da un filtro da sole occorre:<br />
- Eliminare la radiazione Ultravioletta fino a<br />
400 nm.<br />
- Proteggere d<strong>alla</strong> luce blu salvaguardando la<br />
naturale percezione <strong>dei</strong> colori.<br />
- Scegliere montature ampie ed avvolgenti o<br />
con adeguate protezioni laterali.<br />
- Scegliere un grado di trasmissione adeguato<br />
al grado di illuminamento presente.<br />
Per migliorare le performance visive occorre:<br />
- Scegliere un grado di trasmissione adeguato<br />
alle condizioni di utilizzo previste.<br />
- Attenuare la componente blu della luce.<br />
- Aumentare il contrasto cromatico mediante<br />
<strong>filtri</strong> equalizzatori.<br />
Protezione dagli UV<br />
Possiamo dire che la prescrizione dal punto di<br />
vista scientifico per occhiali da sole con lenti<br />
protettive prevede innanzitutto un assorbimento<br />
del 100% di UV (sia UVA che UVB,<br />
fino a 400 nm) I raggi UV infatti non servono<br />
<strong>alla</strong> vista e sono dannosi per qualsiasi parte<br />
dell’occhio che li assorba. Non esistono, dunque,<br />
giustificazioni che permettano di esporre<br />
i delicati tessuti oculari alle radiazioni ultraviolette,<br />
tutti gli occhiali dovrebbero anzi offrire<br />
protezione completa dagli UV, non solo gli<br />
occhiali da sole. La seconda parte della prescrizione<br />
dal punto di vista scientifico prevede<br />
la necessità di proteggere la retina d<strong>alla</strong> degenerazione<br />
maculare: la lente degli occhiali<br />
da sole dovrebbe assorbire quasi tutte le radiazioni<br />
violette/blu.<br />
Perché si dice “quasi” tutte le radiazioni?<br />
L’assorbimento al 100% della luce violetta/blu<br />
ha un effetto collaterale indesiderato: produce<br />
gravi distorsioni cromatiche : il blu e il violetto<br />
apparirebbero grigi, il giallo sbiadisce, il viola<br />
sembrerebbe rosso. Poche persone vorrebbe-<br />
106 P.O. <strong>Professional</strong> Optometry ® Marzo 2009
EDUCATIONAL<br />
ro indossare occhiali da sole che disturbano la<br />
visione <strong>dei</strong> colori.<br />
Oggi sappiamo come intervenire sul taglio<br />
della componente blu; fino al 96% delle<br />
radiazioni violette/blu può essere eliminato<br />
senza incorrere in distorsioni della visione <strong>dei</strong><br />
colori. Questo è un risultato molto positivo,<br />
perché significa che possiamo proteggerci pur<br />
mantenendo funzioni visive perfettamente naturali.<br />
L’uso di occhiali da sole con lenti che assorbano<br />
il 100% degli UV e fino al 96% del violetto/blu<br />
è un mezzo di protezione semplice, sicuro,<br />
economico e subito pronto contro tutte<br />
le malattie oculari provocate da luce solare.<br />
Indossare il tipo giusto di occhiali da sole è<br />
il modo più economico che si possa immaginare<br />
per assicurare la propria salute visiva.<br />
È giusto usare le conoscenze scientifiche per<br />
proteggere la nostra vista, che è un bene prezioso.<br />
L’impiego di occhiali da sole protettivi dovrebbe<br />
iniziare in giovane età e continuare per<br />
tutta la vita.<br />
La cataratta e la degenerazione maculare<br />
sono malattie senili: esse in genere si verificano<br />
in età avanzata perché sono malattie<br />
causate dall’ invecchiamento (deterioramento<br />
della struttura normale). Quando l’invecchiamento<br />
finisce con l’interferire con la funzionalità,<br />
ecco che possiamo parlare di malattia.<br />
Conclusioni<br />
Prevenire le alterazioni indotte dalle radiazioni<br />
luminose significa anche rallentare l’invecchiamento<br />
tissutale, minimizzando l’esposizione<br />
alle radiazioni UV e violette/blu si può ritardare<br />
l’insorgenza di molte patologie oculari.<br />
Conti alle mano un ritardo di 20 anni aiuterebbe<br />
a eliminare molte cataratte e parte<br />
delle degenerazione maculari, ancor oggi tra<br />
prime cause gravi menomazioni della funzione<br />
visiva.<br />
Bibliografia<br />
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1996.<br />
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1994.<br />
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via libera <strong>alla</strong> moda, 2000.<br />
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Lecture 1992: Optometry and Preservation of Visual<br />
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Directions in Ophtalmic Research. Yale University Press,<br />
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108 P.O. <strong>Professional</strong> Optometry ® Marzo 2009