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Riscaldamento delle acque profonde nei laghi italiani: un ... - CNR

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Clima e cambiamenti climatici: le attività di ricerca del <strong>CNR</strong><br />

p<strong>un</strong>to <strong>un</strong> programma (LIMNOX), che ha permesso<br />

di determinare la distribuzione metro<br />

per metro dalla superficie al fondo del contenuto<br />

di calore, nonché della stabilità e del lavoro<br />

del vento anche negli altri <strong>laghi</strong> profondi<br />

della zona pre-alpina (Orta, Como, Iseo e<br />

Garda) dove sono già evidenti sintomi di variabilità<br />

legati ai mutamenti climatici. Inoltre<br />

attraverso <strong>un</strong> modello matematico CFD<br />

(Computational Fluid Dynamics) si è eseguita<br />

<strong>un</strong>a simulazione dell’idrodinamica lacustre a<br />

partire dallo scambio energetico entro il lago e<br />

con l’atmosfera (Ambrosetti et al., 2006).<br />

3 RISULTATI<br />

Valutate le quantità energetiche in gioco <strong>nei</strong><br />

processi di stratificazione e destratificazione<br />

termica, nonché le profondità di mescolamento<br />

invernale (determinanti per identificare gli<br />

strati di lago potenzialmente interessati al ricambio<br />

idrico), si è visto che negli ultimi 50<br />

anni e, in particolare, a partire dalla metà<br />

degli anni ottanta è aumentata sensibilmente<br />

la stabilità della massa d’acqua e si sono ridotte<br />

le profondità raggi<strong>un</strong>te dal mescolamento<br />

convettivo invernale proprio nel momento<br />

in cui nel lago viene a formarsi la cosiddetta<br />

“massa d’acqua nuova”. All’incremento del<br />

lavoro necessario alla piena circolazione <strong>delle</strong><br />

<strong>acque</strong>, per l’aumento di temperatura entro<br />

tutta la colonna d’acqua, si è affiancato <strong>un</strong> minore<br />

effetto destabilizzante invernale esercitato<br />

dall’azione <strong>delle</strong> forze esterne. È quindi venuta<br />

a mancare l’energia cinetica necessaria al<br />

processo di destratificazione che è progressivamente<br />

diminuita nell’ultimo ventennio.<br />

Le profondità di mescolamento verticale<br />

(Fig. 1), essenzialmente dovute ai movimenti<br />

convettivi innescati durante la fase di raffreddamento<br />

sono state valutate nel Lago<br />

Maggiore per il periodo 1951-2007 sulla base<br />

della distribuzione verticale della temperatura<br />

dell’acqua, <strong>delle</strong> concentrazioni di ossigeno<br />

disciolto, di nitrati e silicati utilizzati come<br />

traccianti; è stata anche messa a p<strong>un</strong>to <strong>un</strong>a<br />

formulazione che individua le forze meteorologiche<br />

che intervengono nel processo e cioè<br />

Figura 1. Profondità di mescolamento verticale <strong>delle</strong><br />

<strong>acque</strong> del Lago Maggiore per moti convettivi alla fine<br />

dell’inverno limnologico nel periodo 1963-2007.<br />

la quantità giornaliera di vento filato, la differenza<br />

fra le temperature medie giornaliere<br />

dell’acqua superficiale e dell’aria e la radiazione<br />

solare attraverso <strong>un</strong> parametro M.<br />

(Ambrosetti e Barbanti, 1999).<br />

Come si può osservare in Figura 1 ad <strong>un</strong> ciclo<br />

di 7 anni riscontrabile sino al 1970 è succeduto<br />

<strong>un</strong> periodo di 36 anni nel quale lo strato<br />

mescolato invernale per moti convettivi non<br />

ha superato i 200 metri di profondità. Da sottolineare<br />

il fatto che la piena circolazione del<br />

1956 è avvenuta con <strong>un</strong>a temperatura dell’acqua<br />

su tutta la colonna di 5,8 °C, mentre nel<br />

1963 è stata di 5,9 °C e nel 1970 di 6,0 °C; il<br />

processo è avvenuto nel 2006 a 6,22°C. Con<br />

l’uso della stepwise multiple regression si è<br />

potuto verificare che il parziale mescolamento<br />

degli anni dal 1970 al 1980 fu dovuto principalmente<br />

ad <strong>un</strong>a diminuzione di vento filato<br />

sulla superficie del lago mentre nella seconda<br />

fase (1987-2006) esso è invece da accreditare<br />

ad <strong>un</strong> incremento della temperatura dell’aria<br />

rispetto a quella dell’acqua superficiale. E’<br />

<strong>un</strong>a prima constatazione del fatto che nel<br />

corso di questi ultimi 50 anni si è verificato <strong>un</strong><br />

notevole accumulo di calore entro tutta la<br />

massa d’acqua del Lago Maggiore negli anni<br />

dal 1963 al 2006: il suo andamento mostra la<br />

presenza di <strong>un</strong> evidente ciclo stagionale molto<br />

netto ed <strong>un</strong> trend generale in ascesa (Fig. 2).<br />

Sulla base <strong>delle</strong> profondità raggi<strong>un</strong>te dal mescolamento<br />

verticale al termine dell’anno limnologico,<br />

del bilancio termico annuo, nonché<br />

della distribuzione l<strong>un</strong>go la verticale del contenuto<br />

calorico e del rapporto tra il logaritmo<br />

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