Riscaldamento delle acque profonde nei laghi italiani: un ... - CNR
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<strong>Riscaldamento</strong> <strong>delle</strong> <strong>acque</strong> <strong>profonde</strong> <strong>nei</strong> <strong>laghi</strong><br />
<strong>italiani</strong>: <strong>un</strong> indicatore di cambiamenti climatici<br />
W. Ambrosetti, L. Barbanti, E.A. Carrara<br />
Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, <strong>CNR</strong>, Verbania, Italia<br />
w.ambrosetti@ise.cnr.it<br />
SOMMARIO: Nell’ipolimnio del Lago Maggiore (z max =370m) è stato individuato <strong>un</strong>o strato d’acqua che contiene<br />
<strong>un</strong>a memoria climatica questa è stata determinata nella sua collocazione spazio-temporale e nella sua<br />
dimensione energetica in base alla profondità di mescolamento invernale, agli scambi di calore entro la<br />
massa lacustre ed alle correlazioni K Z -N 2 durante la stratificazione estiva. La presenza di tale strato è stata<br />
rilevata anche in altri <strong>laghi</strong> <strong>italiani</strong> e dalla loro evoluzione appare visibile <strong>un</strong> andamento pressoché identico.<br />
Il quadro osservato è simile a quello <strong>delle</strong> serie storiche di temperatura dell’acqua rilevata in altri <strong>laghi</strong> e<br />
mari del mondo e suggerisce che si tratti di <strong>un</strong> fenomeno che si manifesta su ampia scala e che può essere<br />
interpretato nell’ottica di <strong>un</strong> cambiamento climatico attualmente in atto. Ciò comporta per i <strong>laghi</strong> <strong>italiani</strong> <strong>un</strong><br />
isolamento dell’ipolimnio profondo favorendo la stagnazione ed il conseguente processo di meromissi.<br />
1 PROBLEMA SCIENTIFICO<br />
In seguito al cambiamento climatico in atto<br />
sulla Terra, anche le grandi masse lacustri<br />
hanno visto mutati i rapporti tra le varie forme<br />
di energia di scambio che avvengono tra la<br />
loro superficie e l’atmosfera sovrastante.<br />
Conseguentemente, si sono alterati anche i<br />
rapporti all’interno <strong>delle</strong> masse d’acqua con<br />
modificazioni sostanziali dell’idrodinamica<br />
durante il ciclo annuo, con effetti negativi sull’ecosistema<br />
lago. I segnali che evidenziano<br />
queste modifiche sono già evidenti anche se il<br />
loro livello è ancora tale che in alc<strong>un</strong>i <strong>laghi</strong> potrebbero<br />
rientrare in <strong>un</strong>a naturale variabilità<br />
climatica. Certo che se le spinte al disequilibrio<br />
atmosferico prevarranno, si potrebbero innestare<br />
pericolose e incontrollabili conseguenze<br />
con mutamenti particolarmente evidenti alle<br />
medie latitudini, quelle proprie dei <strong>laghi</strong> profondi<br />
<strong>italiani</strong>: nelle loro <strong>acque</strong> infatti, si è assistito,<br />
in questi ultimi 50 anni, ad <strong>un</strong> notevole e<br />
progressivo incremento del loro contenuto<br />
energetico, soprattutto negli strati profondi.<br />
Lo studio dei contenuti calorici <strong>nei</strong> grandi <strong>laghi</strong>,<br />
soprattutto se disponibili per <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go periodo<br />
di tempo, risultano quindi essere buoni indicatori<br />
del riscaldamento globale in atto, al pari di<br />
altri quali il ritiro dei ghiacciai, l’aumento della<br />
desertificazione e del livello del mare.<br />
2 ATTIVITÀ DI RICERCA<br />
Serie storiche di dati sono state raccolte<br />
dall’Istituto degli Ecosistemi del <strong>CNR</strong> di<br />
Pallanza, coprono circa 50 anni e riguardano<br />
la temperatura, l’ossigeno disciolto e altre variabili<br />
chimiche misurate con cadenza mensile<br />
e/o decadica da 0 a 370 metri di profondità<br />
nelle <strong>acque</strong> del Lago Maggiore; esse possono<br />
essere considerate tra le più l<strong>un</strong>ghe esistenti in<br />
questo campo. Sono altresì disponibili le serie<br />
giornaliere dei parametri meteorologici ed<br />
idrologici, innescanti i fenomeni idrodinamici<br />
e responsabili dei processi di scambio di energia<br />
all’interno della massa d’acqua. È stato<br />
fatto uso di <strong>un</strong> modello matematico per la determinazione<br />
della profondità raggi<strong>un</strong>ta dal<br />
mescolamento verticale invernale e si è provveduto<br />
ad <strong>un</strong> aggiornamento dei dati del Lago<br />
Maggiore e di altri <strong>laghi</strong> <strong>italiani</strong> per la verifica<br />
di particolari fenomeni di circolazione interna.<br />
Con la collaborazione di Bob Banens<br />
(University of NEA, Australia) è stato messo a<br />
601
Clima e cambiamenti climatici: le attività di ricerca del <strong>CNR</strong><br />
p<strong>un</strong>to <strong>un</strong> programma (LIMNOX), che ha permesso<br />
di determinare la distribuzione metro<br />
per metro dalla superficie al fondo del contenuto<br />
di calore, nonché della stabilità e del lavoro<br />
del vento anche negli altri <strong>laghi</strong> profondi<br />
della zona pre-alpina (Orta, Como, Iseo e<br />
Garda) dove sono già evidenti sintomi di variabilità<br />
legati ai mutamenti climatici. Inoltre<br />
attraverso <strong>un</strong> modello matematico CFD<br />
(Computational Fluid Dynamics) si è eseguita<br />
<strong>un</strong>a simulazione dell’idrodinamica lacustre a<br />
partire dallo scambio energetico entro il lago e<br />
con l’atmosfera (Ambrosetti et al., 2006).<br />
3 RISULTATI<br />
Valutate le quantità energetiche in gioco <strong>nei</strong><br />
processi di stratificazione e destratificazione<br />
termica, nonché le profondità di mescolamento<br />
invernale (determinanti per identificare gli<br />
strati di lago potenzialmente interessati al ricambio<br />
idrico), si è visto che negli ultimi 50<br />
anni e, in particolare, a partire dalla metà<br />
degli anni ottanta è aumentata sensibilmente<br />
la stabilità della massa d’acqua e si sono ridotte<br />
le profondità raggi<strong>un</strong>te dal mescolamento<br />
convettivo invernale proprio nel momento<br />
in cui nel lago viene a formarsi la cosiddetta<br />
“massa d’acqua nuova”. All’incremento del<br />
lavoro necessario alla piena circolazione <strong>delle</strong><br />
<strong>acque</strong>, per l’aumento di temperatura entro<br />
tutta la colonna d’acqua, si è affiancato <strong>un</strong> minore<br />
effetto destabilizzante invernale esercitato<br />
dall’azione <strong>delle</strong> forze esterne. È quindi venuta<br />
a mancare l’energia cinetica necessaria al<br />
processo di destratificazione che è progressivamente<br />
diminuita nell’ultimo ventennio.<br />
Le profondità di mescolamento verticale<br />
(Fig. 1), essenzialmente dovute ai movimenti<br />
convettivi innescati durante la fase di raffreddamento<br />
sono state valutate nel Lago<br />
Maggiore per il periodo 1951-2007 sulla base<br />
della distribuzione verticale della temperatura<br />
dell’acqua, <strong>delle</strong> concentrazioni di ossigeno<br />
disciolto, di nitrati e silicati utilizzati come<br />
traccianti; è stata anche messa a p<strong>un</strong>to <strong>un</strong>a<br />
formulazione che individua le forze meteorologiche<br />
che intervengono nel processo e cioè<br />
Figura 1. Profondità di mescolamento verticale <strong>delle</strong><br />
<strong>acque</strong> del Lago Maggiore per moti convettivi alla fine<br />
dell’inverno limnologico nel periodo 1963-2007.<br />
la quantità giornaliera di vento filato, la differenza<br />
fra le temperature medie giornaliere<br />
dell’acqua superficiale e dell’aria e la radiazione<br />
solare attraverso <strong>un</strong> parametro M.<br />
(Ambrosetti e Barbanti, 1999).<br />
Come si può osservare in Figura 1 ad <strong>un</strong> ciclo<br />
di 7 anni riscontrabile sino al 1970 è succeduto<br />
<strong>un</strong> periodo di 36 anni nel quale lo strato<br />
mescolato invernale per moti convettivi non<br />
ha superato i 200 metri di profondità. Da sottolineare<br />
il fatto che la piena circolazione del<br />
1956 è avvenuta con <strong>un</strong>a temperatura dell’acqua<br />
su tutta la colonna di 5,8 °C, mentre nel<br />
1963 è stata di 5,9 °C e nel 1970 di 6,0 °C; il<br />
processo è avvenuto nel 2006 a 6,22°C. Con<br />
l’uso della stepwise multiple regression si è<br />
potuto verificare che il parziale mescolamento<br />
degli anni dal 1970 al 1980 fu dovuto principalmente<br />
ad <strong>un</strong>a diminuzione di vento filato<br />
sulla superficie del lago mentre nella seconda<br />
fase (1987-2006) esso è invece da accreditare<br />
ad <strong>un</strong> incremento della temperatura dell’aria<br />
rispetto a quella dell’acqua superficiale. E’<br />
<strong>un</strong>a prima constatazione del fatto che nel<br />
corso di questi ultimi 50 anni si è verificato <strong>un</strong><br />
notevole accumulo di calore entro tutta la<br />
massa d’acqua del Lago Maggiore negli anni<br />
dal 1963 al 2006: il suo andamento mostra la<br />
presenza di <strong>un</strong> evidente ciclo stagionale molto<br />
netto ed <strong>un</strong> trend generale in ascesa (Fig. 2).<br />
Sulla base <strong>delle</strong> profondità raggi<strong>un</strong>te dal mescolamento<br />
verticale al termine dell’anno limnologico,<br />
del bilancio termico annuo, nonché<br />
della distribuzione l<strong>un</strong>go la verticale del contenuto<br />
calorico e del rapporto tra il logaritmo<br />
602
Impatti dei cambiamenti climatici<br />
Figura 2. Andamento del contenuto totale di calore nelle<br />
<strong>acque</strong> del Lago Maggiore nel periodo 1963 2006.<br />
Figura 3: Andamento della memoria climatica contenuta<br />
<strong>nei</strong> Laghi profondi <strong>italiani</strong>, Maggiore (strato compreso<br />
mediamente tra 150-370m), Garda (180-350m) e Orta<br />
(75-143m). I valori del Lago d’Orta sono riferiti all’asse<br />
di destra.<br />
del coefficienti di mescolamento verticale<br />
(K z ) e il logaritmo della frequenza di galleggiamento<br />
di Br<strong>un</strong>t-Vaisala (N 2 ) nel periodo<br />
Aprile-Agosto, si sono valutate le profondità<br />
di scambio percentuale del calore annuo all’interno<br />
della massa d’acqua dei <strong>laghi</strong> profondi<br />
(Ambrosetti e Barbanti, 1999)<br />
Attraverso questa procedura si è potuto isolare<br />
nella parte di lago sotto il livello ove K z e<br />
N 2 si equivalgono, <strong>un</strong>o strato che è stato denominato<br />
ipolimino profondo e che ha la possibilità<br />
di mantenere <strong>un</strong>a sorta di “memoria<br />
climatica”. L’andamento del suo contenuto<br />
energetico mostra variazioni che si adeguano<br />
ad <strong>un</strong>a scala dei tempi comparabile con quella<br />
<strong>delle</strong> variazioni climatiche permettendo<br />
così di conoscere la risposta degli ecosistemi<br />
lacustri ai mutamenti del clima e di stabilire<br />
che tipo di legame ci sia tra climate forcing e<br />
la risposta del lago (Ambrosetti e Barbanti,<br />
1999; Ambrosetti e Sala, 2006).<br />
L’ andamento del contenuto energetico di questo<br />
strato <strong>nei</strong> Laghi Maggiore (z max =370m),<br />
Garda (z max =350m) e Orta (z max =143m) dal<br />
1963 al 2006, rappresentato in Figura 3, è in<br />
continua ascesa e mostra <strong>delle</strong> variazioni<br />
energetiche che si adeguano ad <strong>un</strong>a scala dei<br />
tempi più l<strong>un</strong>ga di quella stagionale e comparabile<br />
alle ricorrenze di eventi meteorologici<br />
importanti.<br />
Dal confronto dell’evoluzione temporale<br />
<strong>delle</strong> “memorie climatiche” <strong>nei</strong> tre bacini considerati<br />
risulta <strong>un</strong> andamento pressoché identico,<br />
con <strong>un</strong> generale trend crescente e con variazioni,<br />
positive e/o negative, che si manifestano<br />
contemporaneamente e che corrispondono<br />
a particolari eventi idrometeorologici.<br />
Particolarmente evidenti sono quelle del<br />
1981, 1991 e 2005, i primi due causati da eccezionali<br />
eventi idrologici mentre nel 2005 da<br />
<strong>un</strong> inverno eccezionalmente freddo. Le memorie<br />
climatiche dei <strong>laghi</strong> profondi sud alpini<br />
<strong>italiani</strong>, così come la loro idrodinamica,<br />
hanno quindi andamenti paralleli, il che significa<br />
che gli stessi eventi meteorologici si sono<br />
manifestati con le stesse modalità su tutti i<br />
corpi lacustri sud alpini e quindi è da ipotizzare<br />
<strong>un</strong>a loro azione su scala regionale. Ma gli<br />
stessi trend sono stati riconosciuti oltre che<br />
nelle memorie climatiche dei <strong>laghi</strong> di Como<br />
(z max =410 m) e Iseo (z max = 251 m), sempre<br />
appartenenti al distretto lacustre dell’Italia<br />
settentrionale, anche nelle serie storiche di<br />
temperatura nelle <strong>acque</strong> <strong>profonde</strong> in <strong>laghi</strong><br />
posti al centro Italia, a nord <strong>delle</strong> Alpi, nell’i-<br />
603
Clima e cambiamenti climatici: le attività di ricerca del <strong>CNR</strong><br />
polimnio del Lago Vittoria (Africa equatoriale)<br />
e in <strong>laghi</strong> Australiani. Molte analogie sono<br />
state inoltre riscontrate per l’evento invernale<br />
del 1981 nel Mediterraneo (Betthoux et al.,<br />
1990) al di sotto dei 2000 metri di profondità,<br />
nonché nel mare della Groenlandia (Bonisch<br />
et al., 1998) tra 200 e 2000 metri di profondità.<br />
È da ritenere di conseguenza che i processi<br />
idrodinamici che si verificano nelle <strong>acque</strong><br />
dei corpi lacustri <strong>italiani</strong> siano dipendenti da<br />
situazioni climatiche che si manifestano su<br />
ampia scala e che possano essere interpretate<br />
nell’ottica di <strong>un</strong> cambiamento climatico globale<br />
attualmente in atto sulla Terra.<br />
4 PROSPETTIVE FUTURE<br />
Il riscaldamento della massa lacustre, la riduzione<br />
progressiva del mescolamento completo<br />
e dell’omoge<strong>nei</strong>zzazione della colonna<br />
d’acqua, già verificatosi nell’ultimo ventennio,<br />
in seguito all’incremento della temperatura<br />
atmosferica che all<strong>un</strong>ga notevolmente il<br />
tempo di ricambio <strong>delle</strong> <strong>acque</strong> dei <strong>laghi</strong>, potrà<br />
determinare <strong>un</strong> ulteriore isolamento dell’ipolimnio<br />
profondo, favorendo la stagnazione ed<br />
il conseguente processo di meromissi già in<br />
atto <strong>nei</strong> <strong>laghi</strong> di Lugano e Idro e accertato recentemente<br />
anche nell’Iseo (Ambrosetti e<br />
Barbanti, 2005). Anche se alc<strong>un</strong>i eventi esterni,<br />
come abbiamo visto, possono alterare l’incremento<br />
del trend in ascesa della memoria<br />
climatica, <strong>un</strong> ritorno alla situazione dei primi<br />
anni è assai improbabile: si è infatti valutato il<br />
lavoro necessario per <strong>un</strong> completo mescolamento<br />
invernale a 5,8 °C, come avvenuto nel<br />
1963 e si è visto che non è possibile per le<br />
forze esterne, con l’attuale incremento termico<br />
atmosferico, porlo in atto. Di conseguenza<br />
il materiale particolato e disciolto riciclato<br />
dagli strati profondi verso quelli superficiali<br />
viene ridotto, la densità negli strati più depressi<br />
aumenta per cui la qualità dell’acqua<br />
non può che subire <strong>un</strong> peggioramento a danno<br />
della conservazione dei <strong>laghi</strong>, del loro utilizzo<br />
e della loro gestione.<br />
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