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L'Assistente Sociale nel consultorio familiare - Consiglio Regionale ...

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Dalla riflessività degli assistenti sociali:<br />

quali proposte per dare nuovo slancio<br />

ai consultori?<br />

Cosa sono oggi i consultori familiari? Quali interventi<br />

professionali sono attivati dagli assistenti<br />

sociali che lavorano <strong>nel</strong>le équipe consultoriali<br />

per attuare il mandato istituzionale del servizio?<br />

Rispondere a questa domanda è l’obiettivo che si è<br />

posto il gruppo di lavoro del consiglio regionale dell’ordine<br />

professionale degli Assistenti Sociali della<br />

Lombardia per parlare di <strong>consultorio</strong> non sempre e<br />

solo per collegarlo al tema dell’aborto, ma valorizzando<br />

un percorso di trent’anni di interventi socio-sanitari che<br />

hanno accompagnato e monitorato i cambiamenti<br />

profondi <strong>nel</strong>la struttura sociale e antropologica della<br />

popolazione italiana.<br />

Certamente la definizione normativa, contenuta sia<br />

<strong>nel</strong>la legge nazionale (n. 405 del 29 luglio 1975) sia in<br />

quella regionale (LR n. 44 del 6 settembre 1976), è la<br />

premessa da cui partiamo per l’analisi del ruolo degli<br />

assistenti sociali all’interno del <strong>consultorio</strong>: il<br />

Consultorio è un servizio socio-sanitario territoriale con<br />

una operatività interdisciplinare <strong>nel</strong>la prevenzione,<br />

accoglienza, assistenza sanitaria, psicologica e sociale e<br />

di cure primarie <strong>nel</strong> campo del benessere relazionale,<br />

sessuale e riproduttivo, strutturato attorno ad aree di<br />

intervento che in parte si riferiscono ai passaggi fondamentali<br />

<strong>nel</strong>la vita sessuale e riproduttiva delle persone,<br />

in particolare delle donne. Sessualità, procreazione consapevole,<br />

gravidanza, parto, adolescenza, coppia e famiglia<br />

sono solo alcuni degli ambiti di intervento del <strong>consultorio</strong><br />

<strong>familiare</strong>.<br />

Sono nati come luogo di informazione, aiuto, confronto<br />

sui temi della sessualità e della riproduzione e, più in<br />

generale, della salute delle donne <strong>nel</strong>le diverse fasi della<br />

vita: questa è ancora la vera “novità” del servizio a cui<br />

andrebbe dato nuovo slancio.<br />

I consultori familiari sono potenzialmente un servizio<br />

“di base” strategico <strong>nel</strong>la prevenzione e promozione<br />

della salute, a partire da un approccio di empowerment,<br />

che si basi sulla considerazione che ciascuna persona<br />

possiede capacità di controllo sulla propria vita e salute,<br />

dove l’azione tecnica è quella di un’equipe multidisciplinare<br />

con una visione olistica della salute.<br />

La legge regionale lombarda n. 3/2008 conferma il<br />

senso del sistema dei servizi sociali e socio-sanitari in cui<br />

il <strong>consultorio</strong> è inserito, spronando ad “aiutare la famiglia,<br />

anche mediante l’attivazione di legami di solidarietà<br />

tra famiglie e gruppi sociali e con azioni di sostegno<br />

economico; tutelare la maternità e la vita umana fin<br />

dal concepimento e garantire interventi di sostegno alla<br />

maternità e paternità ed al benessere del bambino,<br />

rimuovendo le cause di ordine sociale, psicologico ed<br />

economico che possono ostacolare una procreazione<br />

consapevole e determinare l’interruzione della gravidanza;<br />

promuovere azioni rivolte al sostegno delle responsabilità<br />

genitoriali, alla conciliazione tra paternità e<br />

lavoro ed azioni a favore delle donne in difficoltà; tutelare<br />

i minori, favorendone l’armoniosa crescita, la permanenza<br />

in famiglia e, ove non possibile, sostenere l’affido<br />

e l’adozione, nonché prevenire fenomeni di emarginazione<br />

e devianza; il benessere psicofisico della persona,<br />

il mantenimento o il ripristino delle relazioni<br />

familiari, promuovere l’inserimento o il reinserimento<br />

sociale e lavorativo delle persone in difficoltà e contrastare<br />

forme di discriminazione di ogni natura; favorire<br />

l’integrazione degli stranieri, promuovendo un approccio<br />

interculturale, sostenere le iniziative di supporto,<br />

promozione della socialità e coesione sociale, nonché di<br />

prevenzione del fenomeno dell’esclusione sociale”.<br />

Come non pensare alla centralità del <strong>consultorio</strong><br />

<strong>familiare</strong> <strong>nel</strong>l’attuazione di interventi di protezione<br />

sociale integrate?<br />

Il <strong>consultorio</strong> <strong>familiare</strong> può operare non solo come un<br />

ambulatorio specialistico, ma come luogo di promozione<br />

di salute attraverso il lavoro di rete, che articola gli<br />

interventi interconnettendo la dimensione “individuale”<br />

con quella “collettiva”: L’interazione continua con le<br />

componenti del territorio consente di conoscere la<br />

comunità e porsi come attivatore di risorse, un ponte<br />

tra servizi istituzionali e formali e mondo della vita e<br />

relazioni informali, creare senso di appartenenza, sviluppare<br />

istanze comunitarie.<br />

Nell’ultimo decennio il <strong>consultorio</strong> si sta misurando<br />

con la necessità di comprendere le culture e i bisogni<br />

dei popoli migranti e di accoglierli favorendo un processo<br />

di integrazione.<br />

Anche l’Europa (nei punto B. 9 e B. 11 della risoluzione<br />

del Parlamento Europeo sui Diritti Sessuali e<br />

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