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L'ISTITUTO DI RICERCA E TECNOLOGIA DELLE ... - ezio martuscelli

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PARTE II<br />

L’ISTITUTO <strong>DI</strong> <strong>RICERCA</strong> E <strong>TECNOLOGIA</strong><br />

<strong>DELLE</strong> MATERIE PLASTICHE DEL CNR.<br />

Il suo ruolo nel sistema di ricerca nazionale<br />

ed internazionale: “a case history”<br />

121


122


CAPITOLO PRIMO<br />

IL LABORATORIO <strong>DI</strong> RICERCHE SU <strong>TECNOLOGIA</strong><br />

DEI POLIMERI E REOLOGIA (LTPR)<br />

Come già precedentemente scritto, il 10 Giugno 1968, il CNR, nel<br />

ristrutturare il “Centro Nazionale di Chimica delle Macromolecole”<br />

(CNCM), istituì a Napoli il “Laboratorio di Ricerche su Tecnologia dei<br />

Polimeri e Reologia” (LTPR), che, di fatto, iniziò la sua attività, a partire<br />

dal 1969. Alla creazione del LTPR contribuirono personalità di grande<br />

spicco del mondo della ricerca scientifica napoletana quali il Prof. Paolo<br />

Corradini, uno dei principali collaboratori del Prof. Giulio Natta, il Prof.<br />

Alfonso Maria Liquori ed il Prof. Giovanni Astarita.<br />

Il LTPR fu allocato, insieme ad altri tre istituti del CNR, ad Arco Felice<br />

(Na). Di fatto questo insieme di istituti rappresentò il primo caso in Italia<br />

di “area della ricerca” (figura 53).<br />

Contribuirono attivamente alla definizione delle linee guida del LTPR<br />

un gruppo di allora giovani ricercatori (Rosario Palumbo, Alfredo Musto,<br />

Natalino Neto, lo scrivente ed altri). L’Autore ricorda ancora oggi le<br />

interminabili riunioni (molte delle quali si tenevano in casa del Prof.<br />

Corradini e spesso finivano con una cena e con una giocata a tressette<br />

oppure al bridge) durante le quali, attraverso un confronto dialettico,<br />

spesso duro, ma sempre costruttivo, furono delineate le linee di intervento<br />

e le caratteristiche di questo nuovo organo del CNR.<br />

Su di un punto fu trovato un accordo unanime: il LTPR doveva avere le<br />

caratteristiche di un moderno centro di ricerca le cui competenze avrebbero<br />

dovuto coprire un ampio spettro della scienza e tecnologia dei polimeri.<br />

Questo concetto fu recepito dall’allora Comitato per le Scienze<br />

Chimiche e dagli organi deliberanti del CNR, come traspare dagli obiettivi<br />

primari sanciti dallo Statuto:<br />

"correlare la struttura chimica, la struttura fisica e la morfologia dei materiali<br />

polimerici con proprietà termodinamiche, termiche, meccaniche e reologiche,<br />

al fine di definire un “sistema di relazioni tra proprietà e struttura dei<br />

materiali polimerici” e quindi sviluppare una serie di studi tendenti al<br />

123


miglioramento di proprietà tecnologiche ed applicative dei materiali polimerici".<br />

In particolare il piano di ricerca, contenuto nello statuto, prevedeva le<br />

seguenti tematiche:<br />

- Sterochimica di complessi metallorganici e macromolecole sintetiche.<br />

- Relazioni tra proprietà, struttura e morfologia di polimeri sintetici.<br />

- Ricerche sul comportamento reologico di polimeri fusi e in soluzione.<br />

Indagini teorico-sperimentali sulla connessione tra comportamento<br />

reologico macroscopico e struttura microscopica.<br />

- Indagini sulla struttura del moto turbolento di liquidi con caratteristiche<br />

reologiche particolari e sui fenomeni di trasporto di calore e<br />

di materia.<br />

- Indagini sulla reologia e fluodinamica di sistemi plurifasici: schiume,<br />

fanghi, sospensioni, emulsioni, polveri e solidi granulati.<br />

Fig. 53: La sede “provvisoria” di Arco Felice dove ha trovato collocazione il laboratorio<br />

di Ricerche su Tecnologia dei Polimeri e Reologia del CNR, trasformato successivamente<br />

in “Istituto di Ricerca e Tecnologia delle Materie Plastiche”.<br />

124


Nell’individuazione di queste tematiche si dovette, all’epoca, necessariamente<br />

tenere in debita considerazione il fatto che alla costituzione del<br />

LTPR contribuirono due scuole, una di tipo chimica, facente capo<br />

all’Istituto Chimico della facoltà di scienze e l’altra di estrazione ingegneristica<br />

che afferiva all’Istituto di Ingegneria Chimica della facoltà di<br />

ingegneria. Questo dualismo trovò conferma nella composizione del<br />

primo Consiglio Scientifico (CS) (figura 54). Il Prof. Paolo Corradini fu<br />

nominato Presidente del CS. Il Prof. Alberto Ciferri venne chiamato a<br />

svolgere le funzioni di Direttore.<br />

Il laboratorio, inizialmente, attraversò una delicata fase di assestamento<br />

che si concluse con l’allontanamento della componente ingegneristica.<br />

Questa fase ebbe fine nel 1973 con la nomina dello Scrivente, prima a<br />

Commissario e quindi a Direttore [63]. Le fotografie riportate nella figura<br />

55, che si riferiscono al 1978, raffigurano giovani ricercatori, tecnici e<br />

studenti intenti a svolgere attività di sperimentazione su sofisticati macchinari<br />

locati presso i vari laboratori dell’ LTPR. Una fotografia del<br />

nucleo storico di ricercatori, tecnici ed amministrativi, a cui si deve la<br />

realizzazione culturale e scientifica del LTPR e il suo definitivo consoli-<br />

Membri Esterni<br />

GIOVANNI ASTARITA (fino al 1970)<br />

Istituto di principi di Ingegneria Chimica<br />

Università di Napoli<br />

ENZO BUTTA (dal 1971)<br />

Istituto di Chimica Industriale ed Applicata<br />

Facoltà di Ingegneria - Università di Pisa<br />

PAOLO CORRA<strong>DI</strong>NI<br />

Istituto Chimico, Facoltà di Scienze<br />

Università di Napoli<br />

MARIO BRUZZONE<br />

SNAM Progetti - S. Donato Milanese<br />

WALTER CONTI (dal 1973) GIOVANNI PEZZIN (fino al 1973)<br />

SNAM Progetti - S. Donato Milanese<br />

Montedison S.p.A. - Porto Marghera<br />

Membri Interni<br />

ALBERTO CIFERRI, Direttore (fino al 1970)<br />

FRANCESCO DE CAN<strong>DI</strong>A (dal 1970)<br />

EZIO MARTUSCELLI (fino al 1970) dal 1972 Commissario<br />

ALFREDO MUSCO (fino al 1970)<br />

ROSARIO PALUMBO (dal 1970)<br />

Fig. 54: Composizione del Primo Consiglio Scientifico del LTPR-CNR (1969-1974).<br />

125


126<br />

damento, è riprodotta nella figura 56 (anno 1979). Molti dei personaggi<br />

rappresentati in questa figura fanno parte dell’attuale staff dell’IRTeMP<br />

ricoprendo ruoli di grande responsabilità.<br />

Dopo circa dieci anni di attività le ricerche che si svolgevano nell’ambito<br />

del LTPR erano riconducibili alle seguenti tematiche:<br />

- Correlazioni tra paramentri morfologici e termodinamici di polimeri<br />

sintetici cristallizzati da soluzioni diluite, dal fuso e allo stato<br />

di fibre orientate.<br />

- Studio dello stato ordine-disordine nei cristalli singoli di polimeri<br />

mediante reazioni chimiche degradative.<br />

- Influenza dei difetti di catena di tipo costituzionale e configurazionale<br />

sulla morfologia e sulle proprietà termodinamiche di polimeri<br />

semicristallini.<br />

- Sintesi e caratterizzazione di polimeri di condensazione modificati.<br />

- Proprietà fisiche di sistemi elastomerici.<br />

- Studio delle proprietà meccaniche e di trasporto di materiali polimeri<br />

semicristallini.<br />

- Studio mediante tecniche roentgenografiche della struttura e dell’<br />

ordine a livello supermolecolare di elastomeri e di sistemi amorfi.<br />

- Studio della diffusione dei raggi X a basso angolo di catalizzatori<br />

Ziegler-Natta in matrici polimeriche.<br />

- Studio dell’effetto della temperatura sulla resistività elettrica di<br />

compositi metallo-polimero.<br />

- Sintesi e caratterizzazione di copolimeri aventi applicazione biomedica<br />

come materiali antitrombogenici.<br />

- Proprietà viscoelastiche di polimeri amorfi.<br />

- Studio di transizioni vetrose in polimeri semicristallini.<br />

- Preparazione, caratterizzazione termodinamica, meccanica e<br />

morfologica di leghe polimeriche [63].


Fig. 55a<br />

Fig. 55b<br />

Fig. 55: Fotografie scattate intorno al 1978 che documentano la fase di consolidamento<br />

dell’allora LTPR attraverso l’acquisizione di sofisticate apparecchiature e la formazione<br />

di giovani ricercatori e tecnici. a) e b): Il Laboratorio di Proprietà Meccaniche; c),<br />

d), e): Il Laboratorio di Microscopia Elettronica ed ottica.<br />

127


Fig. 55c<br />

Fig.55e<br />

Fig. 55d<br />

128


Fig. 55f<br />

Fig. 55g<br />

Fig. 55:<br />

f) Il Laboratorio di Diffrazione dei Raggi X.<br />

g) Il Laboratorio di Calorimetria Differenziale a Scansione [Rif. 63].<br />

129


130<br />

Fig. 56: Il nucleo “storico” di ricercatori e tecnici dell’LTPR (foto scattata in occasione del “First Italian-Polish Seminar on Multicomponent<br />

Polymer Sistems” Capri- 16-21 October 1979). Sono presenti anche alcuni docenti del dipartimento di chimica dell’università di Napoli.<br />

Accosciati da sinistra a destra: M. Malinconico, R.Greco, A. Sirigu, G. Maglio, G. Demma;<br />

In piedi da sinistra: R. Ragosta, N. Lanzetta, F. Calandrelli, C. Marchetta, E. Martuscelli, G. Avitabile, A. Botta, C. Silvestre, E. Scafora, M.<br />

C. Carelli, E. Mansi Forlani, M. Pracella, R. Palumbo.


CAPITOLO SECONDO<br />

L’ISTITUTO <strong>DI</strong> <strong>RICERCA</strong> E <strong>TECNOLOGIA</strong> <strong>DELLE</strong><br />

MATERIE PLASTICHE (IRTeMP)<br />

a) Struttura, funzioni ed attività.<br />

In data 20 Dicembre 1979 (provvedimento n. 1864) il Laboratorio di<br />

Ricerche su Tecnologia dei Polimeri e Reologia fu trasformato in Istituto<br />

(ITPR). Successivamente con DPCNR n. 12645 del 17/12/1993 la denominazione<br />

dell’Istituto di Ricerche su Tecnologia dei Polimeri e Reologia<br />

veniva modificata in:<br />

“Istituto di Ricerca e Tecnologia delle Materie Plastiche” (IRTeMP)<br />

Il decreto prevedeva un nuovo Statuto con una ridefinizione del piano<br />

di ricerca e degli obiettivi che risultavano essere così riformulati:<br />

"L’Istituto ha lo scopo di svolgere in modo permanente attività di ricerca<br />

programmata nel campo della tecnologia delle materie plastiche in armonia<br />

con i piani generali e le direttive del CNR.<br />

Nell’ambito delle attività di ricerca l’Istituto:<br />

a) intratterrà rapporti di collaborazione con istituzioni scientifiche italiane e<br />

straniere;<br />

b) attuerà accordi di collaborazione, contratti di ricerca e prestazioni per<br />

conto terzi;<br />

c) contribuirà alla formazione ed al perf<strong>ezio</strong>namento del personale scientifico<br />

e tecnico, anche nell’ambito di corsi di laurea e di diploma, di dottorati<br />

di ricerca, di scuole di specializzazione e perf<strong>ezio</strong>namento e di scuole dirette<br />

a fini speciali;<br />

d) organizzerà ed erogherà servizi tecnico-scientifici di alta qualificazione;<br />

e) svolgerà ricerche nel campo della normativa tecnica di competenza;<br />

f) curerà la documentazione scientifico-tecnica di competenza."<br />

Per quanto riguardava l’attività di ricerca venivano ad essere indicate le<br />

seguenti priorità:<br />

i) studio delle metodologie di sintesi e modificazione chimica; ii) studio<br />

delle relazioni struttura molecolare-proprietà; iii) studio delle caratteristiche<br />

chimico fisiche, strutturali, meccaniche e di processo, delle seguenti classi<br />

di polimeri:<br />

√ polimeri con elevata resistenza termomeccanica;<br />

131


√ polimeri termoplastici e termoindurenti modificati con gomme;<br />

√ nuove leghe polimeriche;<br />

√ compositi rinforzati e modificati, a matrice termoplastica e termoindurente;<br />

√ polimeri liquido-cristallini.<br />

I direttori e commissari, che si sono succeduti alla guida del LTPR<br />

prima, e dell’IRTeMP dopo, sono indicati nella figura 57.<br />

A. CIFERRI (Direttore) dal 1968 al 1970<br />

R. CIPOLLINI (Commissario) dal 1970 al 1971<br />

P. A. TEMUSSI (Commissario) dal 1971 al 1972<br />

E. MARTUSCELLI (Commissario) dal 1972 al 1973<br />

E. MARTUSCELLI (Direttore) dal 1973 ad oggi<br />

Fig. 57: Direttori e Commissari che si sono succeduti alla guida dell’LTPR prima e<br />

dell’IRTeMP dopo.<br />

L’IRTeMP, dall’atto della sua istituzione, si è profondamente trasformato,<br />

innovando costantemente sia il suo assetto organizzativo che gli<br />

argomenti oggetto di ricerca, di formazione e di trasferimento.<br />

Il ventaglio delle attività dell’IRTeMP si è modificato e consolidato in<br />

relazione ad uno scenario di riferimento in base al quale la possibilità di<br />

accedere ai “necessari” finanziamenti straordinari ed esterni (Progetti<br />

Finalizzati, Programmi Quadro dell’UE, Programmi Nazionali del<br />

MURST e Programmi Regionali) era vincolata, sempre di più, ad un “framework”<br />

di tipo “top-down”.<br />

L’insufficienza dei fondi ordinari, generalmente erogati per finanziare<br />

progetti elaborati seguendo una filosofia “bottom up”, ha, in un certo<br />

qualsenso, avuto un risvolto positivo, avendo costretto l’Istituto a “mettersi<br />

sul mercato” e quindi a competere a livello nazionale e internazionale<br />

con istituzioni simili, ma anche a collaborare con esse, al fine di<br />

costituire reti tematiche nazionali e transnazionali, presupposto necessario<br />

per reperire finanziamenti attraverso la partecipazione a programmi<br />

nazionali e comunitari.<br />

Questo nuovo contesto ha richiesto implicitamente che la ricerca fosse<br />

sempre di più finalizzata al “problem solving”, piuttosto che alla produ-<br />

132


zione di un know-how semplicemente conoscitivo.<br />

Gli obiettivi principali delle ricerche svolte nell’ambito dell’IRTeMP,<br />

come riportato nel consuntivo 1998 [64], possono essere così sintetizzati:<br />

- Correlare, struttura molecolare, composizione, struttura fisica e<br />

morfologia, proprietà chimico-fisiche e lavorabilità di materiali<br />

polimerici.<br />

- Realizzare nuovi materiali innovativi a base polimerica (miscele,<br />

leghe, compositi e nuove formulazioni) con caratteristiche mirate<br />

all’utilizzo in settori ad elevato tasso di sviluppo tecnologico<br />

(packaging, beni culturali, auto, aerospaziale, agro-alimentare,<br />

ambiente, ecc.).<br />

L’attività di ricerca, svolta a livello operativo da gruppi omogenei di<br />

ricercatori e tecnici (GOR), supportati da una rete di laboratori tecnicoscientifici,<br />

dove sono concentrate la quasi totalità delle “facilities”<br />

dell’Istituto, è stata incentrata, negli ultimi anni, sulle seguenti tematiche:<br />

- Preparazione e caratterizzazione di copolimeri, compositi e leghe<br />

biocompatibili e/o biodegradabili ottenuti mediante processi di<br />

miscelazione reattiva tra i componenti.<br />

- Sintesi e caratterizzazione di nuovi omopolimeri e copolimeri a<br />

base poliidrazidica con migliorata termoplasticità.<br />

- Sistemi polimerici reattivi a più componenti: studio delle correlazioni<br />

fra la struttura molecolare, la struttura delle fasi e le proprietà<br />

fisico-meccaniche.<br />

- Miscibilità, compatibilità e proprietà di film polimerici a base di<br />

poliolefine di interesse tecnologico.<br />

- Leghe polimeriche cristallizzabili: struttura delle fasi, morfologia<br />

e processi di cristallizzazione.<br />

- Leghe polimeriche a matrice di polipropilene isotattico: reologia<br />

dei fusi, morfologia e struttura, cristallizzazione, compatibilizzazione<br />

e proprietà.<br />

- Studio dei fenomeni interfacciali in compositi a matrice polimerica.<br />

- Correlazione tra organizzazione strutturale e proprietà fisiche di<br />

materiali polimerici.<br />

- Caratterizzazione viscoelastica, reologica ed allo stato solido di<br />

omopolimeri, leghe e materiali polimerici interpenetrati.<br />

- Studio del grado di ordine, a livello superreticolare, in sistemi<br />

133


polimerici prevalentemente amorfi.<br />

- Materiali polimerici e metodologie ecosostenibili per la salvaguardia<br />

e la valorizzazione di beni culturali.<br />

- Nuovi materiali e nuove tecnologie per l’imballaggio alimentare<br />

sostenibile.<br />

L’Istituto ha partecipato e partecipa tuttora con proprie unità operative<br />

(UO) a progetti finalizzati e strategici del CNR e a programmi finanziati<br />

dall’Unione Europea (Progetti Brite, Craft, ecc.), dalla Regione<br />

Campania e dal MURST.<br />

In particolare nell’ambito del progetto finalizzato “Materiali Speciali<br />

per Tecnologie Avanzate II”, sottoprogetto “Materiali polimerici e relativi<br />

compositi”, tre UO sono attive sui seguenti argomenti:<br />

i) multistrati a base polipropilenica per la realizzazione di componenti<br />

di finizione interna in autovetture;<br />

ii) sviluppo di sistemi polimerici multicomponenti a base poliammidica<br />

e poliestere per la realizzazione di nuovi film multistrato;<br />

iii) studio della fluidodinamica per la tecnologia di stampaggio sequenziale:<br />

caratterizzazione reologica, termica e meccanica di<br />

manufatti stampati.<br />

Un’altra UO è inserita nel Progetto Strategico “Valutazione, caratterizzazione<br />

e valorizzazione del legno” con una ricerca finalizzata all’utilizzo<br />

di fibre cellulosiche, estratte dal legno di eucalipto, in compositi a<br />

matrice polimerica.<br />

Nell’ambito della Legge Regionale 31/12/94 n.41, emanata dalla<br />

Regione Campania e dei Programmi Plurifondo (POP), l’IRTeMP ha presentato<br />

alcune proposte di ricerca, già finanziate, finalizzate alla messa a<br />

punto di :<br />

- nuove matrici termoindurenti ad elevate prestazioni fisico-meccaniche<br />

per compositi avanzati;<br />

- materiali plastici per imballaggio alimentare riciclabili e biodegradabili.<br />

Le cooperazioni nazionali e internazionali sviluppate nell’ambito di<br />

progetti finanziati dal MURST e dall’UE sono molto significative e qualificate.<br />

In particolare le UO dell’IRTeMP partecipano, in collaborazione con il<br />

CAMPEC (Consorzio per le Applicazioni dei Materiali Plastici e per i<br />

Problemi di Difesa dalla Corrosione), al Progetto Europeo Brite (N.<br />

134


BE95-2185 “CERAPOL”) e al Progetto Craft (BE-S2-5081) con ricerche<br />

dal titolo: “Integration of conventional polymers with ceramic nanoparticles<br />

to produce structural composites with enhanced performances”, e<br />

“New materials deriving from cellulosic fibers, agricultural commodities<br />

and wastes”.<br />

Interessanti collaborazioni internazionali di tipo bilaterale sono in atto<br />

con l’ “Institute of Polymer Technology and Materials Engineering”<br />

dell’Università di Loughborough, UK (con l’obiettivo di studiare la possibilità<br />

di realizzare leghe termoindurenti a matrice epossidica con caratteristiche<br />

innovative) e con il “Department of Polymer Science and<br />

Engineering”, University of Massachusset (con la finalità di mettere a<br />

punto “Innovative materials for food packaging applications: poly(vinyl<br />

butyral) based blends”).<br />

Particolarmente rilevanti sono le collaborazioni con centri di ricerca<br />

industriali, tra le quali vanno ricordate quella con la Montell (oramai<br />

divenuta Basell), incentrata sullo studio dell’influenza delle caratteristiche<br />

molecolari dei componenti sulle proprietà di leghe<br />

polipropilene/gomme e sulla messa a punto di film polipropilenici per un<br />

imballaggio innovativo ed ecosostenibile, e quella con la FIAT-ELASIS<br />

finalizzata alla individuazione di nuove metodiche atte a realizzare materiali<br />

con caratteristiche d’uso derivanti dal riciclo di componenti di autovetture<br />

a fine vita, in particolare plance portastrumenti di bordo, fabbricati<br />

secondo il concetto “monomateriale”.<br />

Le attività di formazione sono prevalentemente indirizzate verso i paesi<br />

emergenti della regione mediterranea e questo in linea con la nuova politica<br />

di partenariato lanciata dalla conferenza di Barcellona (27-28<br />

Novembre 1995) e con il Progetto Mediterraneo attivato dal CNR e gestito<br />

dallo “Sportello per la Cooperazione Scientifica e Tecnologica con i<br />

Paesi del Mediterraneo” (SMED) attivato presso l’IRTeMP a partire dal<br />

9 Marzo 1995 (tavola XVIII).<br />

In questo contesto sono state organizzate una serie di scuole internazionali<br />

dal titolo generale “Mediterranean School on Science and<br />

Technology of Advanced Polymer Based Materials” in ognuna delle quali<br />

sono stati trattati argomenti di grande interesse scientifico e tecnologico.<br />

A queste scuole hanno partecipato un numero rilevante di giovani provenienti<br />

dai Paesi del Mediterraneo usufruendo di borse di studio finanziate<br />

dal CNR e da Enti pubblici e privati.<br />

In collaborazione con l’Unesco, l’UE, il Ministero degli Affari Esteri ed<br />

altri importanti organismi stranieri, si è tenuta, dal 3 al 17 Ottobre 1999<br />

135


a Napoli e a Venezia, la:<br />

“Euro-Mediterranean post-graduate advanced school on: New materials<br />

and technologies for the conservation and restoration of cultural<br />

heritage consisting of natural fibrous polymers”(tavola XIX).<br />

A questa scuola di formazione hanno partecipato circa una quarantina<br />

di giovani ricercatori provenienti da molti paesi dell’area mediterranea<br />

(Egitto, Siria, Israele, Palestina, Giordania, Algeria, Marocco, Malta)<br />

insieme a ricercatori USA, Svedesi ed Austriaci (tavola XX).<br />

Per la disseminazione, la valorizzazione e il trasferimento dei risultati<br />

l’IRTeMP, tra l’altro, utilizza in parte anche la rivista dal titolo<br />

“Mediterranean Magazine: Science, Training and Technology”, edita<br />

dallo SMED, diffusa anche via internet attraverso un apposito sito (tavola<br />

XXI). Inoltre esso ha contribuito all’organizzazione dei Convegni-<br />

Mostra: “Mediterranean Exhibition of Technological Innovation”<br />

Mediterintec (tavola XXII), che si propongono di offrire ai ricercatori<br />

accademici ed industriali, ai produttori, ai trasformatori, agli utilizzatori<br />

e agli operatori di mercato un’opportunità per mettere a confronto conoscenze<br />

e tecnologie innovative con l’obiettivo di identificare ed esplorare<br />

prospettive per lo sviluppo eco-sostenibile dei Paesi del Mediterraneo.<br />

Mediterintec si articola in una s<strong>ezio</strong>ne espositiva suddivisa per settori<br />

ed aree tematiche, ed in una s<strong>ezio</strong>ne convegnistica su argomenti di interesse<br />

strategico.<br />

La terza edizione di Mediterintec (Dicembre 1998) si è incentrata sulle<br />

seguenti aree:<br />

Salute – Ambiente – Biotecnologie – Energia – Trasporti – Agricoltura<br />

e Agro-Industria – Chimica e Materiali – Economia e Statistica – Storia,<br />

Filosofia e Diritto – Beni Culturali –Tecnologie dell’Informazione e<br />

Telematica – Trasferimento Tecnologico e Marketing.<br />

Sono questi anche i settori su cui il Consiglio Nazionale delle Ricerche<br />

ha dato il via alla realizzazione e alla implementazione del “Progetto<br />

Mediterraneo: Ricerca e formazione per i paesi Terzi”, con l’intento di<br />

essere parte attiva della nuova politica Euro-Mediterranea, sancita dalla<br />

Conferenza di Barcellona del novembre 1995 che, ponendosi come obiettivo<br />

primario la creazione di una “Zona di Libero Scambio” entro il 2010,<br />

rivolge uno sguardo attento alla costituzione di uno “Spazio Euro-<br />

Mediterraneo della Scienza e della Tecnologia”.<br />

Rilevante è l’attività di alta formazione svolta dall’IRTeMP in collabo-<br />

136


azione con altri organi del CNR che hanno fatto parte dell’INC-<br />

MACRO. In particolare nell’ambito del "Programma Operativo 1994/99<br />

“Ricerca, Sviluppo Tecnologico ed Alta Formazione” - Misura I.1: “Alta<br />

Formazione” - Fondo Sociale Europeo" sono stati finanziati sei diversi<br />

corsi, integrati, di formazione per 14 giovani laureati, relativamente ai<br />

seguenti percorsi:<br />

1. formazione di esperti nella formulazione, caratterizzazione e trasformazione<br />

di materiali innovativi e avanzati (compositi e leghe) per applicazioni<br />

nei settori biomedicale, auto, edilizia e agroindustriale;<br />

2. formazione di esperti nella preparazione, caratterizzazione e trasformazione<br />

di materiali polimerici innovativi per film a migliorata riciclabilità<br />

da utilizzare nel settore dell’imballaggio alimentare intelligente;<br />

3. formazione di figure professionali esperte nella messa a punto di<br />

nuovi materiali polimerici per applicazioni nel settore dei cavi elettrici ed<br />

automobilistici;<br />

4. formazione di esperti di processi e tecnologie chimiche innovative<br />

finalizzate al riciclo di materiali polimerici a fine vita e di metodiche atte<br />

allo studio della stabilizzazione e di degradazione termo e foto ossidativa<br />

di polimeri;<br />

5. formazione di esperti in nuovi materiali polimerici ed in processi e<br />

tecnologie innovative ecocompatibili per la conservazione ed il restauro<br />

di beni culturali;<br />

6. formazione di figure professionali esperte in modellistica molecolare<br />

per la messa a punto di sistemi macromolecolari per utilizzi nel settore<br />

farmacologico e tecnologico.<br />

Le scuole di formazione organizzate dall’IRTeMP sono spesso integrate<br />

da stage sperimentali di ricerca effettuati per periodi più o meno lunghi,<br />

ma comunque non inferiori a tre mesi, durante i quali giovani ricercatori<br />

italiani e stranieri hanno l’opportunità di approfondire le loro conoscenze<br />

seguendo un percorso basato sul concetto del “Training Through<br />

Research” [65].<br />

137


) L’Istituto di ricerca e tecnologia delle materie plastiche attraverso<br />

alcune delle sue più significative ricerche.<br />

Le ricerche svolte nell’ambito dell’IRTeMP sono, in generale, di tipo<br />

fondamentale. Tuttavia, il loro obiettivo è quasi sempre collegato a problematiche<br />

applicative per le quali è importante non solo la conoscenza<br />

del “know-how”, ma anche del “know-why”. In alcuni casi le ricerche<br />

sono caratterizzate da una finalizzazione più spinta, orientata verso il<br />

“problem solving” e questo in sintonia con i presupposti di tipo “top<br />

down” del Quinto Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico<br />

(1998-2002) dell’UE di cui si è ampiamente scritto nella parte I della presente<br />

opera [66].<br />

Particolarmente degne di menzione sono quelle ricerche che riguardano<br />

lo studio dei sistemi a più di un componente (miscele e leghe polimeriche<br />

e compositi con fibre naturali e con nanoparticelle).<br />

La formulazione di questi sistemi ibridi permette di realizzare nuovi<br />

materiali con caratteristiche mirate all’utilizzo (ad esempio, materiali con<br />

elevata resistenza all’urto e film con permeabilità e resistenza superficiale<br />

controllata) [67].<br />

In particolare nel campo della “Rubber Modification” di polimeri termoplastici<br />

cristallizzabili, quali il polipropilene, il nylon ed altri, nell’ambito<br />

dell’istituto, si sono raggiunti importanti obiettivi la cui valenza<br />

ha trovato ampi riconoscimenti a livello internazionale.<br />

I risultati ottenuti in anni di intensa attività furono così riassunti<br />

dall’Autore in una sua pubblicazione:<br />

"The physical behaviour as well as the final use-properties of this type of<br />

crystallizable blend will result from a combination of effect related to the<br />

influence of the following main factors:<br />

- molecular structure and chemical nature of the components;<br />

- blending procedure and blend composition;<br />

- melt viscosity of the components and phase viscosity ratio;<br />

- conditions of crystallization (low or high undercooling, stationary – quiescent<br />

crystallization or crystallization during flowing under shear forces);<br />

- processing condition;<br />

- adhesion between the disperse phase and matrix and structure of interfaces;<br />

- location and structure of the elastomeric phase in the blend material after<br />

crystallization" [68].<br />

Gli studi condotti dall’Autore, in collaborazione con un folto gruppo di<br />

138


Fig. 58a<br />

Fig. 58b<br />

Fig. 58: Micrografie ottiche<br />

di film di miscele polipropilene<br />

(PP)/poliisobutilene (PIB)<br />

con una composizione (80/20)<br />

in peso. Temperatura di cristallizzazione<br />

pari a 133°C:<br />

a) prima della fusione degli<br />

sferuliti di PP;<br />

b) dopo la fusione degli sferuliti<br />

di PP [Rif. 68, 69].<br />

Fig. 59: Resistenza all’impatto (Notched Charpy) in funzione della temperatura<br />

nel caso di polipropilene puro (PP), di miscele PP/gomme etilene-propilene<br />

(EPR) a diverso peso molecolare [alto (EPR HM ) e basso (EPR LM )] [Rif. 69].<br />

139


a)<br />

Fig. 60: Resistenza all’impatto di<br />

polipropilene puro (PP) e di sue<br />

miscele con gomme etilene-propilene<br />

(EPR) in funzione della temperatura<br />

di testing (ascissa), della<br />

composizione della gomma (misurata<br />

dal rapporto C 2 /C 3 )e della<br />

composizione globale della lega<br />

PP/EPR (riportata su ciascuna delle<br />

curve):<br />

a) PP/EPR (C 2 /C 3 =35/65);<br />

b) PP/EPR (C 2 /C 3 =8/92);<br />

[Rif. 68].<br />

b)<br />

ricercatori e tecnici, hanno portato a comprendere quali fattori (molecolari,<br />

fisici e di lavorazione) determinassero la strutturazione delle fasi in<br />

sistemi cristallizzabili a più di un componente. Queste conoscenze hanno<br />

permesso di realizzare sistemi a matrice polipropilenica con caratteristiche<br />

innovative e mirate all’utilizzo (figure 58, 59 e 60) [68, 69].<br />

Utilizzando la metodologia del “reactive blending” è stato possibile<br />

realizzare poliammidi ad elevata resistenza all’impatto a temperature<br />

anche relativamente basse (figure 61-a e 61-b) [70]. E’ importante sottolineare<br />

come questi sistemi abbiano trovato utilizzo pratico presso industrie<br />

del settore.<br />

Di grande interesse speculativo ed applicativo si sono rilevati materia-<br />

140


R(KJ/m 2 )<br />

LEGEND PA6% EPR% EPR-g-SA%<br />

Curve A 100 0 0<br />

95 0 5<br />

90 0 10<br />

90 10 0<br />

90 5 5<br />

Curve B 80 0 20<br />

Curve C 80 10 10<br />

Curve D 80 20 0<br />

T(C°)<br />

Fig. 61a<br />

Fig. 61b<br />

Fig. 61: a) Resistenza all’impatto (R) nel caso della poliammide 6 (PA6) e di sue leghe<br />

con gomme etilene/propilene opportunamente funzionalizzate (EPR-g-SA), in funzione<br />

della temperatura di testing [Rif. 70].<br />

b) La reazione chimica che avviene durante il mescolamento (reactive blending approach)<br />

tra i gruppi terminali delle molecole di PA6 e quelli inseriti lungo le macromolecole<br />

della gomma attraverso reazione di funzionalizzazione con anidride maleica [Rif. 70].<br />

141


Fig. 62a Fig. 62b<br />

Fig. 62c Fig. 62d<br />

Fig. 62: a) Micrografia<br />

elettronica a scansione<br />

della superficie di frattura<br />

del nanocomposito<br />

PMMA/CaCO 3 contenente<br />

il 3% in peso di<br />

nanoparticelle.<br />

b) Come a) ma con il<br />

6% di nanoparticelle.<br />

c) Micrografia al SEM<br />

della superficie di frattura<br />

del nanocomposito<br />

Nylon 6/CaCO 3 contenente<br />

il 2% in peso di<br />

nanoparticelle.<br />

d) Come in c) ma con il<br />

6% in peso di nanoparticelle<br />

[Rif. 71].<br />

142


li innovativi caratterizzati da una matrice polimerica rinforzata con nanoparticelle<br />

di natura inorganica (figure 62-a, b, c, d) [71].<br />

Altri importanti studi riguardano la messa a punto di nuovi materiali<br />

compositi, costituiti da una matrice polimerica e da fibre naturali. Tali<br />

ricerche hanno l’obiettivo di rivalutare le fibre naturali di origine vegetale<br />

quali, ad esempio, le fibre di ginestra e quelle cellulosiche da paglia<br />

esplosa, che possono essere utilizzate in sostituzione delle fibre di vetro.<br />

Questi compositi “eco-sostenibili” sono caratterizzati da elevate prestazioni,<br />

da basso peso specifico e costo e, in alcuni casi, da biodegradabilità<br />

e biocompatibilità. Tra i risultati ottenuti, tutti contraddistinti da un<br />

notevole grado di applicabilità, si ricordano quelli che hanno permesso la<br />

realizzazione di materiali compositi rinforzati con fibre naturali, che<br />

hanno trovato utilizzo nel settore automobilistico (figure 63, 64, 65, 66)<br />

[72, 73].<br />

Fig. 63: Micrografie elettroniche a scansione di superfici di frattura di campioni di compositi<br />

a base di polipropilene isotattico (PP) e di polipropilene isottattico modificato con<br />

anidride maleica (PPMA) e di fibre cellulosiche ottenute da paglia esplosa [Rif. 72].<br />

143


144<br />

In collaborazione con il Museo Archeologico di Napoli e con la<br />

Sovraintendenza Archeologica agli Scavi di Pompei, Ercolano e Scafati,<br />

con il Museo Archeologico del Cairo e con la Missione Archeologica<br />

delle Università degli Studi di Bologna e di Lecce a Bakchias nel<br />

Fayyum, Egitto, si stanno conducendo studi finalizzati al riconoscimento<br />

di reperti tessili archeologici e alla messa a punto di nuove formulazioni,<br />

a base di polimeri, utili al loro restauro conservativo (figure 67, 68, 69,<br />

70) [74, 75, 76].<br />

La conservazione di tessili, di interesse storico-artistico-culturalearcheologico<br />

(arazzi, tessuti, broccati, sete, paramenti ecclesiastici, vestiti,<br />

tele per dipinti ecc.), rappresenta un interessante campo di impiego dei<br />

polimeri a causa di una sempre maggiore domanda, finalizzata al mantenimento<br />

conservativo di manufatti, attraverso la cui fruizione è possibile<br />

ripercorrere la storia dell’umanità [77] (tavola XXIII).<br />

La rilevanza della conservazione del patrimonio culturale e il ruolo<br />

determinante delle tecnologie chimiche e delle metodologie di analisi<br />

chimiche e fisiche emerge chiaramente dal documento dal titolo<br />

“Chimica, l’Europa e il futuro” dove viene testualmente riportato:<br />

"Conservazione è termine generale che comprende tutte le operazioni di prot<strong>ezio</strong>ne<br />

dell’integrità di un’opera d’arte, sia essa di un edificio, una statua,<br />

un dipinto, un mobile, un pezzo di vasellame, un monile o un tessuto. Essa<br />

richiede, talvolta, la riparazione di parti dell’oggetto, che possono essere<br />

contenute o anche molto estese, la stabilizzazione del colore o della struttura<br />

e la prot<strong>ezio</strong>ne della superficie dalla corrosione o dal deterioramento fisico<br />

dovuto ad eccessiva esposizione al calore o alla luce.<br />

La ripulitura delle opere d’arte richiede l’uso di detergenti, di acidi, di alcali,<br />

di agenti sequestranti e di solventi organici, tutti da utilizzare sull’oggetto<br />

con il minimo danno: di conseguenza, è necessaria una conoscenza<br />

approfondita della natura del materiale –età, costituenti e metodi di fabbricazione-<br />

unita ad una perfetta comprensione della chimica del processo di<br />

pulizia e della successiva stabilizzazione della superficie ripulita. La possibilità<br />

di prot<strong>ezio</strong>ne della pietra degli edifici antichi è strettamente legata alla<br />

conoscenza degli inquinanti atmosferici localmente presenti e delle variazioni<br />

climatiche che si hanno nel volgere delle stagioni, nonché al comportamento<br />

che la pietra può avere verso i materiali protettivi. La riparazione di<br />

oggetti può richiedere l’uso di adesivi che permettano ai frammenti di stare<br />

insieme come in origine, così come di nuovi materiali resinosi per il rifacimento<br />

delle parti mancanti, smalti ed agenti coprenti per oggetti in ceramica<br />

e vernici per i dipinti. Milioni di libri nelle biblioteche di tutta Europa<br />

sono in un vero e proprio stato di degrado e vanno lentamente deteriorandosi<br />

in quanto la carta è di per sé instabile nell’aria. La domanda di agevoli tecniche<br />

di conservazione andrà sempre aumentando e, quindi, sarà necessaria<br />

una più approfondita conoscenza della chimica della carta, degli inchiostri


da stampa e del loro comportamento verso gli stessi materiali usati per la<br />

conservazione" [78].<br />

L’importanza della conservazione dei beni culturali ed il ruolo fondamentale<br />

della chimica in questo settore è stato ampiamente riconosciuto<br />

allorquando nell’organizzare la “Euro-Mediterranean Conference” on<br />

“The Role of the Chemical Industry and Chemical Research for the Eco-<br />

Sustainable Development of the Mediterranean Area”- (Rome, June 22,<br />

23 -1998) tra gli argomenti trattati figurava: “The Chemistry for the preservation<br />

and conservation of cultural heritage” [79].<br />

Fig. 64a<br />

Fig. 64: Micrografie<br />

elettroniche a scansione<br />

di superfici di frattura<br />

di campioni di<br />

compositi a base di<br />

poliidrossibutirrato<br />

(PHB) e fibre cellulosiche<br />

da paglia esplosa,<br />

in funzione della<br />

composizione.<br />

a), b) PHB puro a<br />

diversi ingrandimenti<br />

(160 x e 320 x).<br />

c) Composito PHB/<br />

fibre (90/10), 640 x.<br />

d) Composito PHB/<br />

fibre (80/20), 640 x.<br />

e) Composito PHB/<br />

fibre (70/30), 160 x.<br />

f) Composito PHB/<br />

fibre (50/50), 320 x<br />

[Rif. 73].<br />

Fig. 64b<br />

145


Fig. 64c<br />

Fig. 64d<br />

Fig. 64e<br />

Fig. 64f<br />

146


Da alcuni anni è operativa, in ambito IRTeMP, una unità di ricerca che<br />

ha concentrato la propria attività sulla messa a punto di polimeri innovativi<br />

per il restauro conservativo di beni culturali costituiti da sistemi<br />

macromolecolari naturali fibrosi (tessili, cartacei, ecc.) e sullo sviluppo<br />

di processi caratterizzati da: ecosostenibilità, durabilità, reversibilità ed<br />

economicità.<br />

Gli sforzi in questo settore sono stati premiati dall’UE che ha approvato<br />

e ammesso a finanziamento nell’ambito del V PQ-INCO-MED<br />

Fig. 65a<br />

Fig. 65b<br />

Fig. 65: Sferuliti di polipropilene isotattico modificato con anidride maleica (PPMA)<br />

cresciuti isotermicamente a due diverse temperature di cristallizzazione in presenza di<br />

fibre di ginestra trattate con NaOH : a) Tc=135°C; b) Tc=129°C [Rif. 73].<br />

147


(International Cooperation with Mediterranean Countries) un importante<br />

progetto trasnazionale, coordinato dall’IRTeMP, dal titolo: “New<br />

Materials and Eco-Sustainable Technologies for the Conservation and<br />

Restoration of Textiles”. Altro rilevante risultato è quello riguardante il<br />

finanziamento ottenuto dal Consorzio CAMPEC di un importante Piano<br />

Nazionale di Ricerca sulla conservazione e restauro dei tessili al quale<br />

l’IRTeMP parteciperà sia come esecutore di ricerca che come partner per<br />

la formazione.<br />

I materiali polimerici oramai trovano largo impiego nel campo del<br />

restauro conservativo dei beni culturali. Le ragioni sono da ricercare nel<br />

fatto che spesso i polimeri, a causa del particolare “mixing” di caratteristiche<br />

chimiche, fisiche, reologiche, di resistenza alla corrosione ambien-<br />

Fig. 66: Proprietà meccaniche<br />

a confronto tra<br />

compositi a matrice di<br />

PPMA rinforzati con<br />

fibre di ginestra (broom)<br />

e con fibre di vetro<br />

(glass):<br />

in alto: modulo specifico<br />

di elasticità lineare;<br />

in basso: sforzo a rottura<br />

specifico, in funzione<br />

della % di fibre presenti<br />

[Rif. 73].<br />

148


Fig. 67: sinistra: Fotografia di un frammento di tessuto, in parte carbonizzato, trovato tra le rovine dell’antica città di Pompei.<br />

destra: Micrografia elettronica al SEM di fibre estratte dal frammento che, dopo opportuno trattamento di stabilizzazione, sono state identificate<br />

come canapa [Rif. 74, 75].<br />

Fig. 68: sinistra: Fotografia di un frammento di tessuto, parzialmente carbonizzato, trovato tra le rovine dell’antica città di Pompei.<br />

destra: Micrografia elettronica al SEM delle fibre costituenti identificate essere di lino [Rif. 74, 75].<br />

149


Fig. 69: sinistra: Fotografia di un frammento di un antico tessuto ritrovato a Bakchias durante la campagna di scavi del 1997. - destra:<br />

Micrografia elettronica di fibre componenti il tessuto identificate come fibre derivanti dalle piante appartenenti alla famiglia delle Arecaceae<br />

[Rif. 76].<br />

Fig. 70: sinistra: Fotografia di un frammento di un antico tessuto trovato a Bakchias durante la campagna di scavi nel 1996. - destra:<br />

Micrografia elettronica al SEM di fibre componenti identificate come lana [Rif. 76].<br />

150


Fig. 71: PDLC (Polymer Dispersed Liquid Crystal) costituito da una resina epossidica bifunzionale,<br />

curata con anidride metilnadica, ed una sostanza liquido cristallina, a basso peso<br />

molecolare (LC).Composizione della miscela: Resina/LC (60/40 in peso) [Rif. 83].<br />

tale e di sostenibilità, si lasciano preferire ad altri tipi di materiali.<br />

Due interessanti e recenti applicazioni di materiali polimerici nel<br />

campo dei beni culturali ed artistici sono illustrati nelle tavole XXIV e<br />

XXV [80, 81].<br />

In particolare nella tavola XXIV viene mostrata una scultura in vetro,<br />

raffigurante un cavallo (peso 10 chilogrammi, altezza un metro) realizzata<br />

con la tecnica di lavorazione a caldo che, durante il trasporto dall’Italia<br />

all’Inghilterra, aveva subito la grave rottura di una delle zampe anteriori<br />

che era andata praticamente in frantumi.<br />

Utilizzando una particolare resina polimerica, l’Araldite 2020 (un adesivo<br />

epossidico bicomponente a bassa viscosità che polimerizza a temperatura<br />

ambiente), è stato possibile restaurare e ricostruire la scultura [80].<br />

Le fotografie della tavola XXV, mostrano come sfruttando le caratteristiche<br />

di lavorabilità, di leggerezza, di trasparenza e di sicurezza del polimetilmetacrilato<br />

(PMMA) è stato possibile realizzare una struttura estremamente<br />

complessa per la chiusura dell’ “occhio” della sala ottagonale<br />

151


152<br />

Fig. 72: Frontespizio del volume pubblicato dall’IRTeMP-CNR in occasione dei trenta<br />

anni di attività (1969-1999) [Rif. 67].


della Domus Aurea il cui progetto era stato avviato a Roma nel 64 d.C.<br />

dall’allora imperatore Nerone [81].<br />

Studi di rilevante interesse, riguardanti il settore dell’optoelettronica,<br />

sono finalizzati alla realizzazione di materiali intelligenti, in grado cioè<br />

di reagire alle sollecitazioni fisiche ed ambientali. In quest’ambito si sono<br />

realizzati dei sistemi compositi a matrice epossidica, “polymer dispersed<br />

liquid crystals” (PDLC), con caratteristiche interessanti, in termini di utilizzo,<br />

nel settore dell’ottica guidata e dell’ottica integrata [82].<br />

La morfologia e la distribuzione delle fasi di un composito tipo PDLC<br />

è illustrata nella figura 71, dove è riportata una micrografia, ottenuta<br />

mediante microscopia elettronica a scansione, di una resina epossidica<br />

bifunzionale, curata con anidride metilnadica, che ingloba, come fase<br />

dispersa, una sostanza a basso peso molecolare con proprietà liquido-cristalline<br />

[83].<br />

Ricerche suscettibili di applicazioni nel settore aeronautico riguardano<br />

la problematica dell’assorbimento di acqua delle resine epossidiche tetrafunzionali.<br />

E’ stata messa a punto una nuova tecnica per la determinazione<br />

dei parametri assoluti del processo diffusivo basata sulla spettroscopia<br />

FTIR nel vicino infrarosso [84]. Tale approccio ha permesso di ottenere<br />

importanti informazioni sulle interazioni molecolari polimero-solvente e<br />

sullo stato di aggregazione del penetrante.<br />

Le particolari competenze sviluppate nell’ambito dell’IRTeMP hanno<br />

fatto di questo Istituto un interessante ed appropriato interlocutore dei<br />

centri di ricerca delle grandi e medie industrie. Infatti importanti collaborazioni<br />

si sono sviluppate con la Fiat, l’Alenia, la Snia-Ricerche, la<br />

Montell, la Lonza, l’Enichem, la Fiat-Elasis ed altre.<br />

A livello locale (regione Campania), tali rapporti sono facilitati dalla<br />

presenza del CAMPEC (Consorzio per le Applicazioni dei Materiali<br />

Plastici e per i Problemi di Difesa dalla Corrosione) il quale, valorizzando<br />

i risultati ottenuti nell’ambito dell’IRTeMP e di altre strutture similari<br />

ne facilita la trasformazione in innovazioni tecnologiche da introdurre<br />

nel sistema produttivo del nostro paese (Tavola XXVI).<br />

L’attività trentennale dell’IRTeMP è stata ampiamente documentata<br />

attraverso la pubblicazione del volume dal titolo “Istituto di Ricerca e<br />

Tecnologia delle Materie Plastiche dal 1969 al 1999: Trenta anni di attività<br />

scientifica”, a cura di E. Martuscelli et al. [67] (figura 72 e tavola<br />

XXVII). Dall’insieme dei dati contenuti in questo volume si ricavano<br />

importanti e significativi elementi, alcuni dei quali sono qui di seguito<br />

153


iportati.<br />

- I gruppi di ricerca dell’IRTeMP hanno pubblicato, nel periodo che va<br />

dal 1969 alla fine del 1998, un totale di 735 lavori a stampa, la maggior<br />

parte su riviste internazionali provviste di referees, con una media annuale<br />

di circa 25 (se ci si riferisce agli ultimi dieci anni di attività il numero<br />

medio di lavori pubblicati per anno è di ~34), inoltre sono stati depositati<br />

23 brevetti dei quali, alcuni sono stati utilizzati da industrie italiane per<br />

importanti innovazioni tecnologiche.<br />

- Nel periodo considerato (1969-98) le ricerche condotte nell’ambito<br />

dell’IRTeMP possono essere raggruppate in 27 tematiche. Attualmente<br />

l’attività viene ad essere concentrata su circa una decina di tematiche; le<br />

più rilevanti sono state precedentemente descritte.<br />

- Gran parte delle ricerche e dei lavori pubblicati sono il frutto di proficue<br />

collaborazioni tra gruppi di ricerca dell’IRTeMP e di centri di ricerca<br />

appartenenti ad università italiane e straniere e a centri di ricerca industriali<br />

(questo a dimostrazione del fatto che il grado di internazionalizzazione<br />

e di capacità a partecipare a reti tematiche nazionali e transnazionali<br />

è molto elevato).<br />

154


c) L’IRTeMP e le sue più interessanti collaborazioni con centri di<br />

ricerca industriali.<br />

Molti degli studi condotti, nell’ambito dell’IRTeMP, riguardano il polipropilene<br />

e le sue leghe con gomme ed elastomeri (principalmente copolimeri<br />

etilene-propilene). Questo conferma che ancora oggi ricerche<br />

significative hanno come oggetto la comprensione di fenomeni, processi<br />

e meccanismi fondamentali per il miglioramento delle prestazioni di una<br />

serie di sistemi a base di polimeri la cui sintesi fu scoperta oltre quarant’anni<br />

fa da G. Natta e successivamente sviluppata dalla Montedison<br />

e quindi dall’Himont e dalla Montell [67].<br />

Il processo sostitutivo, a favore dei polimeri di sintesi, è stato reso pos-<br />

Fig. 73: Il nuovo centro tecnologico poliammidi della SNIA di Ceriano Laghetto (fotografia<br />

gentilmente messa a disposizione per la riproduzione dal dott. A. Casale).<br />

155


sibile da una intensa attività di ricerca che si è sviluppata specialmente<br />

negli ultimi trenta quaranta anni, alla quale l’IRTeMP, per quanto di sua<br />

competenza, ha dato in alcuni settori, quali quello delle miscele e delle<br />

leghe polimeriche e in generale quello dei sistemi a più di un componente,<br />

dei significativi contributi sia a livello di ricerca di base che nella<br />

messa a punto di materiali con caratteristiche fortemente innovative.<br />

Un’interessante collaborazione con la SNIA (il cui nuovo centro di<br />

ricerca sulle poliammidi di Ceriano Laghetto è illustrato nella figura 73),<br />

nell’ambito del Progetto Finalizzato Chimica Fine e Secondaria, ha portato<br />

alla messa a punto di una nuova tecnologia per la realizzazione di<br />

poliammidi modificate mediante l’aggiunta di gomme funzionalizzate<br />

(reactive blending technology). Questi nuovi materiali, come già precedentemente<br />

riportato, sono caratterizzati da un elevata resistenza all’impatto,<br />

specialmente alla basse temperature. Essi furono sviluppati, industrializzati<br />

e commercializzati dalla stessa SNIA.<br />

Restando nel settore dei materiali ibridi, importanti risultati (ottenuti in<br />

stretta collaborazione con l’Alusuisse, successivamente Lonza) hanno<br />

permesso di realizzare sistemi a base di polimeri termoindurenti (poliesteri<br />

insaturi e resine epossidiche) modificati, mediante processi reattivi,<br />

attraverso l’aggiunta di un secondo componente. Questi nuovi sistemi<br />

ibridi presentano una elevata resistenza all’urto (figure 74, 75, 76 e 77)<br />

[85-a,b].<br />

Risale ai primi anni ottanta l’inizio di una proficua collaborazione tra<br />

l’IRTeMP e il Centro di Ricerche G. Natta di Ferrara (Tavola XXVIII).<br />

Dalla seconda metà del 2000 il Centro Giulio Natta di Ferrara è parte<br />

integrante della BASELL Polyolefins; "a new global company that has been<br />

formed through a merger of Elenac, Montell and Targor ........ 50-50 joint<br />

venture between Shell and Basf..." [86].<br />

A seguito di questa operazione tutto il business concernente il polipropilene<br />

che faceva capo alla Montell, è stato conferito alla BASELL.<br />

"The polypropylene business unit has a global team of sales representatives<br />

and technical staff who specialize in providing world class service to their<br />

customers. For BASELL, creating innovative polypropylene products that<br />

meet customer needs is a way of life" [86].<br />

Per la prima volta, dalla sua scoperta nei laboratori della Montecatini il<br />

polipropilene italiano, viene prodotto e commercializzato da una società,<br />

la Basell, nella cui denominazione non appare il riferimento alla<br />

Montecatini, al contrario di quanto avveniva nel caso dell’ Himont e della<br />

156


Fig. 74a<br />

Fig. 74b<br />

Fig. 74: Poliesteri insaturi ad elevata resistenza all’impatto. Processo per l’ottenimento<br />

di un copolimero reattivo capace di agire da agente compatibilizzante in un sistema resina<br />

poliestere insatura/gomma (UP/PB<strong>DI</strong>).<br />

a) Primo Stadio – i gruppi ossidrili terminali della gomma (polibutadiene-ossidrile terminale-PBD)<br />

sono trasformati in gruppi isocianati (PB<strong>DI</strong>).<br />

b) Secondo stadio – la gomma PB<strong>DI</strong> reagisce con un ammontare stechiometrico del prepolimero<br />

del poliestere insaturo (UP) dando luogo alla formazione del copolimero a<br />

blocchi del tipo UP-PB<strong>DI</strong>-UP che agisce da agente compatibilizzante del sistema<br />

UP/PBD [Rif. 85-a].<br />

Montell, che attraverso “mont” ricordavano al mondo la paternità di una<br />

grande scoperta italiana.<br />

Le ricerche, condotte in collaborazione con i ricercatori del Centro di<br />

ricerca di Ferrara, sono state finalizzate alla comprensione dei meccanismi<br />

molecolari che sono alla base del comportamento alla frattura di leghe<br />

polipropilene isotattico/gomme etilene-propilene. In particolare, come<br />

già precedentemente accennato, gli studi hanno evidenziato l’influenza di<br />

157


Fig. 75a<br />

Fig. 75c<br />

Fig. 75b<br />

Fig. 75: Realizzazione di<br />

poliesteri insaturi ad elevata<br />

resistenza all’impatto<br />

mediante miscelazione<br />

reattiva con gomme funzionalizzate.<br />

Influenza<br />

della composizione sulla<br />

morfologia e struttura<br />

delle fasi e quindi sulle<br />

proprietà. Micrografie<br />

elettroniche a scansione di<br />

superfici di frattura di una<br />

lega ternaria UP/PBD/<br />

copolimero UP-PB<strong>DI</strong>-UP<br />

(vedasi figura 74) aventi<br />

diversa composizione:<br />

a) UP/PBD/copolimero<br />

(UP-PB<strong>DI</strong>-UP) (90/10/1)<br />

(parti in peso);<br />

b) 90/10/3;<br />

c) 90/10/5;<br />

[Rif. 85-a].<br />

158


Fig. 76a<br />

Fig. 76b<br />

Fig. 76: Preparazione di<br />

resine a base di poliestere<br />

insaturo (UP) ad elevata<br />

resistenza all’impatto attraverso<br />

un processo di miscelazione<br />

reattiva e con l’ausilio<br />

di un agente compatibillizzante<br />

(vedasi figure 74 e<br />

75).<br />

Nella figura sono riportati i<br />

parametri di frattura Kc (a)<br />

e Gc (b) (rispettivamente:<br />

critical stress intensity factor<br />

e critical strain energy<br />

release rate) in funzione del<br />

contenuto di gomma polibutadienica<br />

(PBD) nel caso<br />

di leghe ternarie e binarie:<br />

• curva A – Lega binaria<br />

UP/PBD;<br />

• curve B, C, D – Leghe ternarie<br />

UP/PBD/copolimero-<br />

UP-PB<strong>DI</strong>-UP; contenenti<br />

rispettivamente 1,3 e 5 parti<br />

in peso del copolimero che<br />

agisce da compatibilizzante<br />

[Rif. 85-a].<br />

un componente non cristallizzabile sui parametri cinetici, morfologici e<br />

termodinamici, propri della matrice polipropilenica. Inoltre è stata delucidata<br />

l’influenza di una serie di fattori, quali ad esempio il peso molecolare<br />

e la sua distribuzione, la costituzione del copolimero, il grado di<br />

stereoregolarità della matrice, sui processi di reologia del fuso, sulla<br />

lavorabilità, sulla cristallizzabilità e quindi sulle proprietà ultime di questi<br />

materiali “ibridi” a più di un componente.<br />

I risultati di tali studi hanno chiarito importanti processi, contribuendo<br />

al successo delle leghe polipropileniche, sviluppate e industrializzate<br />

dall’Himont e successivamente dalla Montell (Tavola XXIX).<br />

Molte aziende produttrici di auto, hanno sostituito i tradizionali paraurti<br />

in metallo con quelli realizzati con polipropilene tenacizzato con<br />

gomme. La strutturazione delle fasi che si viene a realizzare in un sistema<br />

polipropilene/gomma (figura 78) rende conto delle particolari pro-<br />

159


Fig. 77: Superficie di frattura di una resina epossidica tetrafunzionale tenacizzata<br />

mediante un fluoro-oligomero telechelico. Composizione della miscela: 95/5 in peso.<br />

Le proprietà del materiale dipendono, tra l’altro, dal modo e dallo stato di dispersione<br />

della fase gommosa [Rif. 85-b].<br />

prietà di resistenza all’impatto di questa tipologia di materiali innovativi<br />

[87] (Tavola XXX).<br />

Polipropileni, ad elevata tenacità, ottenuti mediante nuove tecnologie,<br />

si sono rilevati, tra l’altro, particolarmente adatti, nel campo degli imballaggi<br />

da trasporto a rendere.<br />

Questi materiali, sviluppati negli ultimi dieci anni, comunemente noti<br />

come copolimeri polipropilenici eterofasici, presentano le seguenti proprietà:<br />

" -elevata resistenza all’urto anche alle basse temperature, per esempio<br />

-20° C.......;<br />

- aumentata rigidità, che porta a possibilità di carico molto alte;<br />

- scorrimento ridotto, che consente di migliorare le prestazioni di stabilità<br />

dimensionale, anche in presenza di carico costante e a temperature di<br />

160


servizio ancora più alte;<br />

- eccellente bilanciamento tra rigidità e resistenza all’urto;<br />

- riduzione del peso complessivo dell’articolo;<br />

I nuovi PP a elevata resistenza all’urto presentano caratteristiche migliorate<br />

rispetto a quelli tradizionali o agli HDPE. Tutte le maggiori aree di prestazione<br />

ne risultano migliorate: la rigidità e le deformazioni, la resistenza ad<br />

alte temperature e –soprattutto- la resistenza all’urto" [88].<br />

Le caratteristiche principali di questi nuovi polipropileni antiurto sono<br />

messe a confronto con quelle del polietilene nelle figure 79 e 80 [88].<br />

Nell’ambito dell’IRTeMP importanti ricerche sono state avviate negli<br />

anni scorsi e sono tuttora in corso finalizzate a migliorare le caratteristiche<br />

fisiche e meccaniche di film di polipropilene da utilizzare nel settore<br />

dell’imballaggio.<br />

Fig. 78: Morfologia di un paraurti a base polipropilenica tenacizzato con un terpolimero<br />

etilene-propilene-diene [Rif. 87].<br />

161


Fig. 79: Confronto tra le proprietà dei nuovi PP antiurto e quelle dell’HDPE [Rif. 88].<br />

L’obiettivo è quello di realizzare film, con caratteristiche innovative,<br />

attraverso la tecnologia del “melt blending” e/o del “reactive blending”.<br />

Il settore dell’imballaggio, per le sue implicazioni tecniche, industriali<br />

Fig. 80: Confronto tempi di ciclo nello stampaggio a ini<strong>ezio</strong>ne tra polipropileni antiurto<br />

tipo standard, nuovo polipropilene antiurto e polietilene ad alta densità [Rif. 88].<br />

162


Poliolefine<br />

• migliorare la barriera al vapore d’acqua<br />

• aumentare il “range” di proprietà fisiche e meccaniche<br />

• ampliare l’intervallo di temperatura di utilizzo<br />

• migliorare le caratteristiche ambientali<br />

Poliesteri<br />

• realizzare contenitori resistenti alle alte temperature<br />

• raggiungere una maggiore ottimizzazione dei materiali attraverso un migliore<br />

controllo del peso molecolare e della cristallinità<br />

• migliorare la progettazione di imballaggi<br />

• aumentare l’orientazione molecolare<br />

Poliammidi<br />

• sviluppare un sistema di controllo più adeguato per lo stoccaggio<br />

• sviluppare nuove tecnologie di imballaggio (ad esempio in atmosfera modificata<br />

e controllata)<br />

Fig. 81: Miglioramenti di proprietà auspicati per alcune famiglie di polimeri usati nell’imballaggio<br />

alimentare [Rif. 89].<br />

Fig. 82: L’evoluzione funzionale del sistema packaging [Rif. 89].<br />

163


e socio-economiche, è uno dei settori prioritari di tutta l’industria di trasformazione<br />

mondiale ed è caratterizzato da un elevato grado di intersettorialità<br />

e competitività tra i vari materiali e le sue possibili tecnologie.<br />

In particolare l’imballaggio rappresenta uno dei principali settori di utilizzo<br />

delle plastiche.<br />

Un incremento ulteriore dell’uso dei polimeri nel settore dell’imballaggio,<br />

ed in particolare in quello per alimenti, è collegato alla possibilità di<br />

apportare una serie di innovazioni di processo e di prodotto.<br />

Alcuni dei miglioramenti prestazionali più auspicati, relativamente alle<br />

poliolefine, poliesteri e poliammidi, sono indicati nella figura 81 [89]. Le<br />

ricerche in corso nell’IRTeMP tendono al raggiungimento di questi obiettivi<br />

che, per altro, sono congruenti con l’evoluzione funzionale del settore<br />

(figura 82). Infatti dalla figura 82 si evince come il sistema “packaging”<br />

sia passato da una fase primaria caratterizzata da un imballaggio<br />

industriale, finalizzato alla prot<strong>ezio</strong>ne e al contenimento, ad una fase<br />

attuale, definita di imballaggio sociale, dove il fattore preminente è quello<br />

della compatibilità ambientale [89].<br />

Le ricerche condotte hanno, tra l’altro, l’obiettivo di ottenere materiali<br />

per imballaggio, “intelligenti”, più leggeri, più resistenti e caratterizzati<br />

da un elevato grado di riciclabilità a fine utilizzo, capaci inoltre di operare<br />

in condizione di atmosfera controllata e di non contaminare gli alimenti<br />

con i quali vengono a contatto.<br />

Questi obiettivi sono in linea con quanto riportato sull’argomento da<br />

M.U. Gandhi e B.S. Thompson nel loro libro dal titolo “Smart Materials<br />

and Structures”:<br />

"The food packaging industry, which generally harvest fruit and vegetables<br />

before they have fully ripened in an effort to present ripe produce in the retail<br />

stores, would significantly benefit from thin film wrapping materials that<br />

embody adaptation characteristics and also the ability to respond to local<br />

environment conditions. These wrapping materials would not only possess<br />

the ability to optimally control the maturing of vegetables, for example, by<br />

controlling the emission of ethylene gas, but they could also predict the window<br />

of opportunity for consuming the product in the most palatable condition"<br />

[90].<br />

Nel contesto sopra delineato particolarmente rilevanti appaiono gli<br />

studi, avviati nell’ambito dell’IRTeMP, il cui scopo è quello di realizzare<br />

nuovi materiali idonei a produrre film plastici con bassa permeabilità ai<br />

più importanti gas (ossigeno, vapore d’acqua, anidride carbonica, ecc.).<br />

Questi gas, molto spesso, penetrando all’interno della conf<strong>ezio</strong>ne, entra-<br />

164


no a contatto con l’alimento compromettendone le caratteristiche di edibilità.<br />

Gli imballaggi plastici, con effetto barriera, costituiscono un settore<br />

applicativo che è in grande sviluppo. Da uno studio pubblicato recentemente<br />

dalla Business Communication Company USA, in relazione all’argomento<br />

di cui sopra si ricava che:<br />

"Nell’ambito del mercato statunitense degli imballaggi plastici, le resine barriera<br />

detengono la più ampia quota di consumo, con una quantità complessiva<br />

venduta nel 1999 di 1,6 milioni di ton. Con un tasso di crescita medio<br />

annuo del 9,7% ci si attende che questo segmento superi entro il 2004 i 2,5<br />

milioni di ton. Esso include copolimeri di EVOH, PCTFE, resine nitriliche,<br />

poliammidi, poliesteri termoplastici e PVC. Il contributo principale viene<br />

apportato dai poliesteri termoplastici e tra essi, ………, dal PET. L’impiego<br />

di quest’ultimo nelle bottiglie barriera è cresciuto a doppia cifra negli scorsi<br />

anni, sebbene fino al 2004 sia previsto un tasso di crescita medio annuo inferiore<br />

al 10%. Per cui da 1,5 milioni di ton del 1999, dovrebbe raggiungere i<br />

2,3 milioni entro il 2004.<br />

Altri imballaggi barriera selettivi includono film che consentono soltanto ad<br />

alcuni vapori di attraversarli. Essi comprendono PVC, nontessuti e film permeabili<br />

per imballaggio in atmosfera controllata e modificata (CAP/MAP).<br />

Ci si aspetta che da 168.000 ton del 1999 essi salgano a 228.000 entro il<br />

2004…….<br />

Quanto alle applicazioni, predomina l’imballaggio per alimenti e bevande,<br />

che occupa più del 90% del mercato statunitense delle resine considerate.<br />

Altre, di minor rilevanza ma comunque importanti, includono gli imballaggi<br />

per prodotti chimici e industriali, oltre a quelli farmaceutici" [91].<br />

Il polietilenetereftalato (PET), che come già scritto rientra a pieno titolo,<br />

se opportunamente modificato mediante processi e tecnologie innovative,<br />

tra le plastiche “barriera”, trova ampio utilizzo nella produzione di<br />

bottiglie per l’imbottigliamento di liquidi gassati (quali ad esempio la<br />

birra (tavola XXXI) e l’acqua minerale) e di olio edibile (tavola XXXII)<br />

[92, 93].<br />

Il consumo di resine barriera negli Stati Uniti relativo all’anno 1999<br />

insieme alle previsioni per il 2004, è riportato nella tabella 12. Dai dati<br />

si ricava come questo settore sia divenuto, oramai, una importante realtà<br />

economica e produttiva [91].<br />

Gli studi sono mirati, oltre che al miglioramento della qualità dell’imballaggio,<br />

anche alla possibilità di un suo riciclo. I materiali infatti devono<br />

essere progettati affinché possano essere riutilizzati, e ciò richiede la<br />

messa a punto di tecnologie innovative a livello di processo e di prodot-<br />

165


Tabella 12<br />

Consumo di resine barriera per<br />

imballaggio negli Stati Uniti 1999 2004<br />

(migliaia di Tonn.)<br />

Resine barriera 1586 2524<br />

- poliesteri 1437 2312<br />

- altre 149 212<br />

Film permeabili 168 227<br />

- PVC 109 121<br />

- altri 59 106<br />

Resine adesive 43 59<br />

Totale 1797 2810<br />

to.<br />

Le problematiche ambientali connesse all’utilizzo delle plastiche sono<br />

oggetto di studio da parte di vari gruppi dell’IRTeMP. L’attività di ricerca<br />

segue due direttrici; la prima è finalizzata alla messa a punto di procedure<br />

innovative per il riciclo e riutilizzo di plastiche derivanti da oggetti<br />

a fine vita utilizzati nel settore dell’imballaggio alimentare (in particolare<br />

bottiglie di polietilenetereftalato) e nel settore delle colture protette<br />

(film poliolefinici per pacciamatura e per coperture di vario tipo). La<br />

seconda ha come obiettivo l’identificazione di nuove metodologie per il<br />

riciclo di componenti di autovetture realizzati utilizzando materiali polimerici<br />

multistrato.<br />

In quest’ambito è stato sviluppato un nuovo tipo di approccio per la<br />

fabbricazione di plance (figura 83), basato sull’utilizzo, per i vari strati,<br />

di materiali chimicamente simili, e quindi tra loro compatibili (soluzione<br />

monomateriale). Questo metodo si discosta da quello normalmente<br />

impiegato che prevede l’utilizzo di polimeri di natura diversa (soluzione<br />

multimateriale) che, essendo incompatibili, possono essere riciclati solo<br />

dopo una preventiva separazione meccanica, con conseguente aumento<br />

della complessità e dei costi del processo (figura 84) [94].<br />

Ricerche sviluppate in collaborazione con la FIAT-ELASIS hanno<br />

dimostrato la riciclabilità di una plancia portastrumenti a tre strati a base<br />

poliolefinica (figura 85). Inoltre è stato possibile, attraverso l’aggiunta di<br />

opportuni additivi, ottenere un materiale riciclato riutilizzabile per lo<br />

166


Fig. 83: Plancia portastrumenti di una tipica autovettura costruita utilizzando vari materiali<br />

polimerici secondo una configurazione a multistrato.<br />

Fig. 84: Problematiche e possibili soluzioni concernenti il riciclo di componenti in plastica<br />

nel settore auto [Rif. 94].<br />

167


Fig. 85: Per favorire il recupero e il riciclo delle plastiche nel caso delle plancie portastrumenti<br />

delle auto si è passati dalla soluzione “multimateriale” (a sinistra) a quella<br />

“monomateriale” (a destra) [Rif. 94].<br />

stesso tipo di applicazione o per la produzione di manufatti simili.<br />

La metodologia seguita rappresenta un aspetto innovativo nel riciclo di<br />

materiali polimerici nel settore automobilistico. Infatti, essa si discosta<br />

notevolmente dal sistema tradizionale a “cascata” che prevede l’utilizzo<br />

del materiale riciclato per la realizzazione di manufatti con valore<br />

aggiunto via via inferiore rispetto al manufatto originale.<br />

La ricerca descritta rappresenta un interessante esempio di collaborazione<br />

e di sinergia tra un Istituto del CNR, il CAMPEC, un Consorzio di<br />

ricerca pubblico/privato (di cui il CNR è uno dei soci maggioritari), idoneo<br />

alla valorizzazione e al trasferimento dei risultati e un Centro di ricerca<br />

industriale capace di realizzare prototipi e di avviarne la produzione.<br />

Le ricerche condotte presso l’IRTeMP nel campo del riciclo di materiali<br />

polimerici a fine vita sono in linea con le direttive internazionali e<br />

dell’UE le quali prevedono, per il 2010, una drastica riduzione delle frazioni<br />

di materiali derivanti dagli scarti urbani ed industriali che potranno<br />

essere smaltite nelle discariche a cielo aperto (~10%) ed un aumento<br />

sostanziale della aliquota di materiali da riciclare (~60%).<br />

In un futuro non lontano nelle discariche a cielo aperto potranno essere<br />

avviati solo residui solidi urbani di natura organica e pertanto facilmente<br />

biodegradabili.<br />

Il raggiungimento di questi obiettivi potrà avvenire solo attraverso lo<br />

sviluppo di materiali e processi industriali che prevedano la riduzione alla<br />

168


fonte dei fattori inquinanti e la minimizzazione dei rifiuti. Questo nuovo<br />

concetto di produzione (“Environmentally Conscious Manufacturing<br />

Approach”) è basato sui seguenti presupposti:<br />

- scelta di materiali con caratteristiche tali da permettere il riutilizzo<br />

per impieghi a uguale o minore valore aggiunto, una volta terminato<br />

il ciclo di vita, in altri cicli produttivi;<br />

- sviluppo di una filosofia produttiva basata su un approccio diretto<br />

allo studio dell’intero ciclo di vita dei materiali;<br />

- individuazione e riduzione di nuovi problemi ambientali che possano<br />

scaturire dall’impiego di materiali innovativi (tecnopolimeri, compositi<br />

avanzati, materiali multistrato, ecc…).<br />

Le competenze acquisite, negli anni, dai ricercatori e tecnici<br />

dell’IRTeMP, nel campo delle metodologie chimiche e fisiche, finalizzate<br />

allo sviluppo di processi innovativi di riciclo e riutilizzo di materiali<br />

polimerici derivanti da filiere produttive quali l’imballaggio, l’auto ed<br />

altre, rappresentano un rilevante bagaglio culturale e tecnologico utile per<br />

una nascente industria del riciclo delle plastiche in Italia e in Europa. In<br />

relazione a questo ultimo aspetto recentemente è stato scritto:<br />

"L’industria del riciclo della plastica in Europa si presenta come un settore<br />

relativamente giovane con un potenziale di crescita ed espansione di rilievo<br />

derivante da innovazioni tecniche e sviluppi di mercato. La topografia del<br />

comparto è frantumata in una miriade di piccole imprese, inibite, in Europa<br />

come in Italia, da: costi elevati del trattamento, estrema fluttuazione delle<br />

quotazioni delle materie prime, variabilità della qualità e degli standard delle<br />

plastiche da riciclo che spesso non permettono ai materiali riciclati di essere<br />

adoperati in un ciclo di lavorazione complesso…… Il mercato europeo della<br />

plastica riciclata si è incrementato stabilmente negli anni Ottanta e agli inizi<br />

degli anni Novanta per entrare in un periodo di forte crescita tra il 1993-1995<br />

con un trend del +15-20% annuo….. L’ammontare dei rifiuti in plastica riciclati<br />

ha raggiunto 1,4 milioni di tonnellate nel 1997 e ci si aspetta che cresca<br />

moderatamente. In relazione ai diversi polimeri e settori di mercato la predetta<br />

crescita annuale si stima possa oscillare tra il 4-8% fino al 2006, quando<br />

si valuta che il riciclo meccanico dei rifiuti in plastica post-uso avrà raggiunto<br />

2,7 milioni di tonnellate" (figura 86) [95].<br />

Negli ultimi anni si è assistito allo sviluppo di processi alternativi al<br />

riciclo meccanico attraverso i quali le plastiche recuperate possono essere<br />

“termovalorizzate” oppure riciclate mediante metodologie chimiche.<br />

Quest’ultimo processo, denominato “Feedstock Recycling” "industrialmen-<br />

169


te inesistente sino al 1993, ha conosciuto un certo sviluppo tecnologico negli<br />

anni successivi raggiungendo nel 1995 le 99.000 tonn. sino a conseguire in<br />

Europa Occidentale le 400.000 tonn. nel 1998" [95].<br />

Fig. 86: L’industria del riciclo della plastica in Europa [Rif. 95].<br />

170


d) Le funzioni dell’IRTeMP. - collaborazioni internazionali più<br />

significative - ruolo dei membri esterni del Consiglio Scientifico<br />

Nell’ambito dell’IRTeMP si sono via via consolidate una serie di funzioni<br />

(tavola XXXIII) che lo caratterizzano rispetto ad altri centri similari,<br />

siano essi industriali che accademici. Queste funzioni hanno favorito<br />

lo sviluppo di iniziative che, opportunamente combinate, bilanciate e<br />

modulate, hanno prodotto delle interessanti ed originali sinergie a seguito<br />

delle quali l’Istituto è di fatto divenuto un punto nodale di riferimento<br />

scientifico e culturale nel settore di propria competenza, non solo a livello<br />

nazionale ma anche internazionale.<br />

La rilevanza ed il significato dell’insieme di queste attività sono stati<br />

evidenziati e sottolineati con grande chiarezza dal Presidente del<br />

Consiglio Scientifico dell’Istituto, il Prof. F. E. Karasz (Università del<br />

Massacchussetts - USA), uno dei più eminenti scienziati nel campo della<br />

scienza dei polimeri, il quale nella sua introduzione al libro, pubblicato<br />

in occasione della celebrazione del Trentennale dell’IRTeMP (settembre<br />

1999) così ebbe a scrivere:<br />

"Historically Italy has been recognised as a leader in macromolecular science<br />

and technology, and IRTeMP has more than played its part in continuing<br />

and enhancing this well-deserved reputation.<br />

Altough research has been and should remain the central focus of the<br />

IRTeMP mission, the Institute, through the farsightedness of its leadership,<br />

has also spawned a remarkable array of “out-reach” venture – in education,<br />

in technology- transitioning, and famously in international co-operation. The<br />

climate for research is vastly different from what it was in 1969.<br />

In one way or another, we all must now compete for resources from a far<br />

more critical and demanding public pursue ………. It is by such out-reach<br />

activity that we can more readily demonstrate our relevance. In this respect<br />

IRTeMP has been far ahead of its time" [67].<br />

Tra le attività sviluppate particolarmente rilevante è quella rivolta alla<br />

diffusione e all’editoria, come si evince dalla tavola XXXIV, dove sono<br />

riprodotti i frontespizi delle principali opere pubblicate a cura<br />

dell’IRTeMP.<br />

Allo sviluppo culturale-scientifico dell’IRTeMP, e al suo consolidamento<br />

negli anni hanno dato un contributo di grande rilievo i membri<br />

171


fig. 87a<br />

fig. 87b<br />

Fig. 87:<br />

a) Fotomicrografia elettronica di cristalli singoli di polietilene cresciuti da soluzione<br />

diluita (Keller – 1958).<br />

b) Corrispondente spettro di diffrazione elettronica dei cristalli in a) (Keller – 1958).<br />

172


esterni del consiglio scientifico che fin dalla nascita dell’istituto, per consuetudine,<br />

ma anche per motivi di opportunità, erano stati scelti pariteticamente<br />

tra personalità di grande spicco appartenenti al mondo universitario-accademico<br />

e a quello industriale. Le fotografie di alcuni di essi<br />

sono riprodotte nella tavola XXXV.<br />

La crescita del grado di internazionalizzazione dell’IRTeMP è stata una<br />

costante strategica di tutti i Consigli Scientifici che si sono succeduti nel<br />

tempo e una politica fortemente voluta e perseguita dalla Dir<strong>ezio</strong>ne.<br />

Sicuramente il raggiungimento di questo obiettivo è stato facilitato dal<br />

consolidarsi di rapporti con centri internazionali di eccellenza nel settore<br />

della scienza e tecnologia dei polimeri.<br />

La collaborazione con il Prof. Andrew Keller (Physics Department of<br />

Bristol University – UK) e con i suoi collaboratori rappresenta uno degli<br />

esempi più significativi di questo processo.<br />

I rapporti tra l’IRTeMP e il Prof. Andrew Keller (tavola XXXVI), che<br />

si intrecciarono con la nascita di una profonda amicizia tra questa grande<br />

figura di uomo e scienziato, purtroppo recentemente scomparso, e<br />

l’Autore del presente volume, sono stati raccontati in un editoriale dal<br />

titolo “In memory of Andrew Keller: a great scientist, an unforgettable<br />

friend” [96], scritto anche per ricordare l’enorme e decisivo contributo<br />

dato da Andrew Keller allo sviluppo della scienza dei polimeri.<br />

Nel 1957 Andrew Keller, studiando il processo di cristallizzazione dei<br />

polimeri, che da soluzioni diluite portava alla formazione di cristalli singoli,<br />

scoprì il fenomeno del “Chain Folding”. Questa scoperta, che rappresentò<br />

una pietra miliare per la comprensione del complesso processo<br />

di cristallizzazione dei polimeri, anche in massa, fu determinante per lo<br />

sviluppo di una “vera” scienza dei polimeri, con risvolti non solo fondamentali,<br />

ma anche applicativi e tecnologici.<br />

Andrew Keller, nel suo lavoro, oramai di valore storico, dal titolo “A<br />

note on single crystals in polymers: evidence for a folded chain configuration”<br />

così descrisse la sua scoperta:<br />

" … “The most striking feature is the orientation of the molecules. It is found<br />

by selected area electron diffraction that the c axis (the direction of the molecular<br />

chains) is perpendicular to the surface of the crystal, the a and b axes<br />

being respectively along the long and short diagonals of the lozenge … the<br />

thickness of the basic layer is about 100 Å … Secondly, the length of the<br />

molecules has to be assessed … Consequently it can be stated that the phenomena<br />

observed were typical of molecules many hundred and thousand<br />

angströms long …., the above findings lead to the inescapable conclusion<br />

173


that the long chain molecules must bend back on themselves forming a folded<br />

configuration …”" [97].<br />

La fotomicrografia elettronica di cristalli singoli di polietilene, e il corrispondente<br />

spettro di diffrazione elettronico, dalla cui analisi comparativa<br />

si giunse alla conclusione univoca che alla superficie dei cristalli le<br />

macromolecole dovessero necessariamente rientrare nel cristallo, sono<br />

riportati nella figura 87 [97].<br />

I primi modelli proposti da Keller, per spiegare, a livello molecolare e<br />

strutturale, il fenomeno di ripiegamento e rientro delle macromolecole<br />

alla superficie dei cristalli sono illustrati nella figura 88 [97, 98, 99].<br />

"Keller first recognised that the phenomenon of chain folding may occur<br />

according to several processes which give origin to different structures for<br />

the surfaces of lamellar single crystals..................................Keller himself,<br />

referring to it, wrote:<br />

“… That is how in 1957 in an –office- filled with fumes, sparks and scattered<br />

x ray, amidst total isolation from, in fact in ignorance of the rest of polymer<br />

science, single crystals and chain folding were recognized”" [96].<br />

L’Autore, nel suo già citato scritto, così ricorda la collaborazione e la<br />

profonda amicizia con A. Keller che tanto peso ebbe sulla sua formazione<br />

di “scientist”:<br />

"Under the knowledgeable guidance of Professor Keller, I followed up my<br />

research activities in the field of morphology and the cristallisation of<br />

macromolecules, with particular regard to the relationship between the properties<br />

and the structures of polymers.<br />

In an atmosphere animated by the fullness of our meetings and the disinterested<br />

passion for pure research, friendship soon grew up between us, a<br />

friendship which blossomed into our mutual feelings of esteem and affection.<br />

Two years of intellectual fervour went by, during which my scientific training<br />

received both a boost and a consolidation of knowledge which is still<br />

essential for me today. His masterly lessons always had the rare power of<br />

transmitting new stimuli and original ideas to his collaborators.<br />

From 1969 onwards, the CNR – Institute for Research and Technology of<br />

Plastic Materials built up relationship of intense exchange with Professor<br />

Keller, who, at regular intervals, stayed in Naples, where he brought knowledge,<br />

discoveries and last but not least, human warmth, through the various<br />

conferences and debates held.<br />

It was indeed possible to discuss not only science but culture, history and art<br />

too with Andrew Keller. He loved the city of Naples very deeply …. A large<br />

number of researchers owes a great deal to Keller and I personally owe a<br />

great deal to Keller too. Under his farsighted and enthusiastic guidance, I<br />

learned the art of the science of polymers with all the wealth of its theoreti-<br />

174


cal and technological applicatory varieties. The latter were the permanent<br />

object of his sensivity as a scientist" [96].<br />

La collaborazione tra l’IRTeMP ed il Prof. A. Keller favorì lo sviluppo<br />

di competenze, non solo nell’ambito dell’Istituto, ma anche in altri centri<br />

di ricerca italiani, nel campo della morfologia e struttura dei polimeri<br />

e dei processi di cristallizzazione. Si aprì un nuovo filone di ricerca con<br />

l’obiettivo di correlare la strutturazione delle fasi nei possibili stati condensati<br />

dei materiali polimerici (morfologia e struttura) con le proprietà<br />

applicative e con i processi di lavorazione.<br />

Di grande rilevanza risultarono anche i rapporti che la Dir<strong>ezio</strong>ne e molti<br />

ricercatori ebbero con il Prof. E. Frank Karasz, dal 1995 Presidente del<br />

Consiglio Scientifico dell’IRTeMP, che permisero di consolidare una<br />

importante tematica di ricerca sulle miscele di polimeri, ancora oggi fortemente<br />

presente e attiva nell’ambito dell’Istituto. Su questo tema da<br />

circa 15 anni si è concentrata una buona parte dell’attività più significativa<br />

dei gruppi di ricerca dell’IRTeMP.<br />

Fig. 88: I primi modelli molecolari proposti<br />

da Keller per dare una spiegazione al<br />

fenomeno del “Chain Folding” alla superficie<br />

dei cristalli singoli di polimeri cresciuti<br />

da soluzioni diluite [Rif. 96, 97, 98,<br />

99].<br />

175


Gli studi hanno portato a risultati di grande rilevanza con ampi riconoscimenti<br />

a livello nazionale ed internazionale sia dal punto di vista fondamentale<br />

che applicativo. In particolare, facendo riferimento alla figura<br />

89, le ricerche condotte hanno permesso di delucidare il processo di strutturazione<br />

delle fasi in funzione della composizione, della storia termica,<br />

delle condizioni di cristallizzazione e di lavorazione in una serie di sistemi<br />

polimerici binari e ternari (miscibili, immiscibili, incompatibili e<br />

compatibili), sviluppando altresì una metodologia chimica finalizzata<br />

alla compatibilizzazione, mediante, processi di “reactive blending” e l’utilizzo<br />

di copolimeri aventi capacità “compatibilizzanti”.<br />

Come già precedentemente riportato, attraverso processi di “blending”<br />

mirati è stato possibile modulare, nel caso di sistemi binari miscibili nel<br />

Fig. 89: La tecnologia del “Blending” e del “Reactive Blending” permette di realizzare<br />

una vasta gamma di materiali con caratteristiche innovative e con una varietà di strutturazione<br />

delle fasi e della morfologia dalle quali ultime dipendono le proprietà finali del<br />

sistema.<br />

176


fuso, la velocità di crescita radiale degli sferuliti (G), la temperatura di<br />

fusione Tm e di transizione vetrosa (Tg) di polimeri termoplastici cristallizzabili.<br />

A titolo esemplificativo nella figura 90 viene riportata la variazione di<br />

G con la temperatura di cristallizzazione (Tc) relativamente alla coppia,<br />

miscibile, poli(3-idrossibutirrato) (P3HB) e poli(epicloroidrina) (PECH)<br />

[Rif. 100, 101, 102].<br />

Come evidenziato anche dall’andamento delle curve in figura 91, la<br />

velocità di crescita radiale di sferuliti di P3HB, a Tc costante, decresce<br />

monotonicamente al crescere della concentrazione di un secondo componente<br />

termodinamicamente miscibile nel fuso. In particolare i dati relati-<br />

Fig. 90: La velocità di crescita radiale degli sferuliti (G) di poli (3-idrossibutirrato)<br />

(P3HB) è riportata in funzione della temperatura di cristallizzazione (Tc).<br />

Le curve si riferiscono al P3HB puro e a miscele contenenti poli(epicloroidrina) (PECH)<br />

che, agendo da diluente, a parità di Tc, abbassa la G del P3HB.<br />

La composizione delle miscele PHB/PECH (w/w) è indicata su ciascuna delle curve<br />

[Rif. 100, 101, 102].<br />

177


Fig. 91: Variazione della velocità di crescita radiale degli sferuliti di P3HB in funzione<br />

della composizione, a Tc costante, nel caso di sistemi binari miscibili:<br />

• P3HB/polivinilacetato (PVAc).<br />

•<br />

P3HB/Polietilene ossido (PEO) [Rif. 103].<br />

vi alle curve della figura 91 si riferiscono a miscele di P3HB con polivinilacetato<br />

(PVAc) e con polietilene ossido (PEO) [103].<br />

In sistemi binari miscibili si osserva, di regola, che la temperatura di<br />

transizione vetrosa Tg, una grandezza dalla quale dipendono importanti<br />

caratteristiche applicative e tecnologiche, varia monotonicamente con la<br />

composizione, così come viene mostrato in figura 92 nel caso del sistema<br />

P3HB/PEO [104, 105].<br />

Nel caso di sistemi binari i cui componenti non siano miscibili tra loro,<br />

allora la possibilità di un loro utilizzo dipende dal modo e stato di dispersione<br />

del componente minore, dalla struttura delle fasi e dall’adesione<br />

all’interfaccia matrice/fase dispersa. Una tipica morfologia di un sistema<br />

non miscibile, ma compatibile, cioè con una buona adesione interfacciale,<br />

è illustrata nella figura 93 dove viene riportata una micrografia elet-<br />

178


Fig. 92: Variazione della temperatura di transizione vetrosa (Tg) con la composizione<br />

nel caso del sistema binario miscibile poli(3-idrossibutirrato) (P3HB)/polietilene ossido<br />

(PEO) [Rif. 104].<br />

Fig. 93: Micrografia elettronica a scansione della superficie di frattura di un campione<br />

della lega P3HB/POM (20/80) (w/w)[Rif. 106].<br />

179


tronica a scansione della superficie di frattura di una lega P3HB/poliossimetilene<br />

(POM) avente una composizione in peso 20/80. Sono facilmente<br />

visibili i domini sferici di P3HB dispersi nella matrice di POM<br />

[106, 107].<br />

In oltre trenta anni di attività l’IRTeMP ha centrato importanti obiettivi<br />

scientifici, culturali e tecnologici. Esso rappresenta un importante anello<br />

di quella che può essere definita la rete di ricerca italiana nel campo della<br />

scienza dei polimeri.<br />

L’Istituto ha svolto, così come fa tuttora, in molte occasioni, un ruolo<br />

trainante attraverso il coordinamento e la gestione di importanti programmi<br />

nazionali ed internazionali che prevedono la partecipazione di<br />

altre istituzioni (italiane e straniere, pubbliche e private).<br />

Una visione moderna e dinamica della ricerca in un contesto caratterizzato<br />

da una rapida evoluzione delle conoscenze a da una globalizzazione<br />

dell’innovazione, richiede agli organismi scientifici una grande capacità<br />

di competizione a livello internazionale, che per essere costantemente<br />

mantenuta deve necessariamente prevedere continui adeguamenti organizzativi<br />

e di indirizzo scientifico. Quanto sopra vale anche per l’IRTeMP<br />

per il quale ci si auspica l’avvio di una appropriata revisione delle attività<br />

che abbia l’obiettivo di accrescerne la competitività ed incisività in un<br />

settore trainante, per il sistema paese, quale è quello delle “tecnologie<br />

chimiche innovative ed ecosostenibili finalizzate alla realizzazione e alla<br />

caratterizzazione di materiali polimerici con caratteristiche mirate a specifici<br />

utilizzi”.<br />

Importanti eventi quali la riforma della rete scientifica del CNR, la<br />

creazione di uno spazio europeo della ricerca, la disponibilità, dopo oltre<br />

trent’anni, di una nuova e più adeguata sede (Tavola XXXVII), potranno<br />

favorire il potenziamento in termini di uomini, apparecchiature ed infrastrutture<br />

dell’IRTeMP e quindi una sua più idonea ricollocazione quale<br />

centro di eccellenza nello scenario nazionale ed internazionale della<br />

ricerca nel campo della scienza e tecnologia dei polimeri [108].<br />

180


TAVOLA XVIII<br />

Tavola XVIII: Il logo dello “Sportello per la Cooperazione Scientifica e<br />

Tecnologica con i Paesi del Mediterraneo” (CNR) così come riportato sul<br />

frontespizio della brochure illustrativa delle sue finalità.<br />

181


TAVOLA XIX<br />

Tavola XIX:<br />

Frontespizio della brochure della “Euro-Mediterranean post-graduated advanced<br />

school” on "New materials and technologies for the conservation and restoration of cultural<br />

heritage consisting of natural fibrous polymers" organizzata dallo SMED e<br />

dall’IRTeMP in collaborazione con Enti Pubblici italiani e stranieri.<br />

182


TAVOLA XX<br />

a)<br />

b)<br />

Tavola XX: Serie di<br />

fotografie scattate<br />

durante momenti topici<br />

della “Euro-<br />

Mediterranean<br />

School” descritta in<br />

tavola XIX:<br />

a) l<strong>ezio</strong>ne di apertura<br />

tenuta dall’ Autore.<br />

b) il simbolo della<br />

scuola: la riproduzione<br />

di un antico telaio<br />

verticale a pesi.<br />

183


TAVOLA XX<br />

c)<br />

d)<br />

Tavola XX: Serie di fotografie scattate durante momenti topici della “Euro-<br />

Mediterranean School” descritta in tavola XIX:<br />

c) discenti provenienti da molti paesi dell’area mediterranea e non, in aula durante una<br />

delle l<strong>ezio</strong>ni;<br />

d) la seduta di apertura; vari relatori al tavolo della presidenza (da sinistra a destra: l’addetto<br />

scientifico italiano in Egitto, il dott. G. Marino, il prof. A. Guarino, l’Autore e il<br />

prof. V. Kouzminov - Unesco Venice Office).<br />

184


TAVOLA XX<br />

e)<br />

Tavola XX: Serie di fotografie scattate durante momenti topici della “Euro-<br />

Mediterranean School” descritta in tavola XIX:<br />

e) la seduta di apertura; vari relatori al tavolo della presidenza;<br />

f) la foto di gruppo a ricordo dell’evento, sono presenti gli organizzatori, i docenti e i<br />

discenti.<br />

185


TAVOLA XX<br />

f)<br />

186


TAVOLA XXI<br />

Tavola XXI: Frontespizio di<br />

“Mediterranean Magazine,<br />

Science, Training and<br />

Technology” (N.2 July 1999);<br />

periodico di diffusione e trasferimento<br />

edito dallo SMED.<br />

TAVOLA XXII<br />

Tavola XXII: Frontespizio<br />

della brochure di “announcement”<br />

della “Third Mediterranean<br />

Exhibition of technological<br />

Innovation” - Naples -<br />

December - 9, 12 (1998).<br />

187


TAVOLA XXIII<br />

Tavola XXIII: Frontespizio del libro pubblicato dall’Autore nell’ambito del quale<br />

viene messa in risalto, tra l’altro, l’importanza della conservazione e restauro del patrimonio<br />

culturale basato sui tessili (arazzi, tappeti, tele ecc.) [Rif. 77].<br />

188


TAVOLA XXIV<br />

Tavola XXIV: Esempio di applicazione dei polimeri nel campo del restauro conservativo<br />

di beni culturali: cavallo in vetro, restaurato e parzialmente ricostruito con Araldite<br />

2020 [Rif. 80].<br />

189


TAVOLA XXV<br />

a)<br />

b)<br />

Tavola XXV: utilizzo dei polimeri nel settore dei beni culturali: a) Veduta della sala<br />

ottogonale della “domus aurea” (Roma) prima dell’intervento; si nota, in alto, l’apertura<br />

chiusa da una rudimentale grata metallica; b) Vista dall’alto della struttura intermedia<br />

e del relativo cupolino semisferico in PMMA usato per la chiusura dell’occhio<br />

[Rif. 81].<br />

190


TAVOLA XXVI<br />

Tavola XXVI: Le funzioni e l’assetto societario del Consorzio sulle Applicazioni delle<br />

Materie Plastiche e per i Problemi di Difesa dalla Corrosione (CAMPEC).<br />

191


TAVOLA XXVII<br />

a)<br />

b)<br />

Tavola XXVII: Alcuni momenti significativi del Convegno “I Materiali Polimerici del<br />

21° Secolo” organizzato dall’IRTeMP in occasione della celebrazione dei Trent’anni di<br />

Attività (1969-1999) (Napoli, 17-18 Settembre 1999).<br />

a) e b) Il Prof. F.E. Karasz, Presidente del Consiglio Scientifico dell’Istituto, il Prof. A.<br />

Sgamellotti, membro del Consiglio Direttivo del CNR, ed il Direttore dell’IRTeMP E.<br />

Martuscelli durante i loro interventi di apertura.<br />

192


TAVOLA XXVII<br />

d 1 )<br />

c)<br />

Tavola XXVII:<br />

c) Il Prof. V. Kouzminov<br />

(Unesco-Venice Office)<br />

(al centro), il Prof. A Zihlif<br />

(University of Jordan-<br />

Amman) (a destra) durante<br />

i loro interventi insieme<br />

al Direttore, E. Martuscelli,<br />

che presiede.<br />

d) La consegna di targhe<br />

ed attestati a personalità<br />

che nel corso degli anni<br />

hanno contribuito alla crescita<br />

culturale e scientifica<br />

dell’IRTeMP.<br />

d 1 ) Il Direttore consegna<br />

la targa al Presidente del<br />

C.S., Prof. F. E. Karasz.<br />

193


TAVOLA XXVII<br />

d 3 )<br />

d 2 )<br />

Tavola XXVII:<br />

d 2 ) il Presidente del C.S.<br />

consegna la targa al Prof.<br />

R. Cipollini;<br />

d 3 ) consegna della targa<br />

al Dr. T. Simonazzi.<br />

194


TAVOLA XXVII<br />

d 4 )<br />

d 5 )<br />

Tavola XXVII:<br />

d 4 ) il Prof. R. Palumbo<br />

mentre riceve la targa dal<br />

Presidente del C.S.;<br />

d 5 ) il Prof. A. Zihlif ringrazia<br />

dopo aver ricevuto l’attestato.<br />

195


TAVOLA XXVII<br />

Tavola XXVII:<br />

d 6 ) il conferimento della<br />

targa alla Dott.ssa C.<br />

Kummerlowe;<br />

d 7 e d 8 ) il Direttore<br />

dell’IRTeMP ed il<br />

Presidente del C.S. premiano<br />

il Rag. P. Buono ed il Sig.<br />

A. Botta per la loro attività<br />

di grande profilo svolta a<br />

favore dell’Istituto.<br />

d 7 )<br />

d 6 )<br />

196


TAVOLA XXVII<br />

d 8 )<br />

197


TAVOLA XXVIII<br />

Tavola XXVIII: Ingresso del Centro di Ricerca “Giulio Natta” di Ferrara. Sulla destra<br />

è visibile la catena del polipropilene isotattico (ingrandita di 4 miliardi) dedicata alla<br />

grande scoperta di questo polimero (foto da archivio personale del dott. T. Simonazzi).<br />

198


TAVOLA XXIX<br />

Tavola XXIX: Visione notturna dell’impianto pilota per la produzione di poliolefine<br />

(Himont - Ferrara - anno 1994). Foto gentilmente concessa dal dott. Tonino Simonazzi.<br />

199


TAVOLA XXX<br />

b)<br />

a)<br />

Tavola XXX:<br />

a) Paraurti a base di polipropilene antiurto rinforzato con gomme etilene-propilene<br />

montato su auto Fiat (anno 1994).<br />

b) Studio dei meccanismi e dei processi di frattura nel caso di polipropilene ad alta resistenza<br />

alla frattura. Effetti termici osservabili quando un campione di polipropilene<br />

modificato con gomma viene sottoposto ad urto (metodo Charpy).<br />

Foto gentilmente concesse dal dott. Tonino Simonazzi.<br />

200


TAVOLA XXXI<br />

Tavola XXXI: I produttori di birra in paesi quali Germania, Regno Unito, Belgio,<br />

Francia e Austria utilizzano bottiglie in PET [Rif. 92].<br />

TAVOLA XXXII<br />

Tavola XXXII:<br />

Il PET, per le sue proprietà<br />

barriera trova utilizzo nella<br />

produzione di bottiglie per<br />

acqua minerale ed olio edibile<br />

[Rif. 93].<br />

201


TAVOLA XXXIII<br />

Tavola XXXIII: Attività e funzioni sviluppatesi, negli anni, nell’IRTeMP.<br />

202


TAVOLA XXXIV<br />

a)<br />

b)<br />

Tavola XXXIV: attività editoriale svolta dall’ IRTeMP. Sono riportati i frontespizi di<br />

alcuni dei più significativi volumi editi dall’Istituto e pubblicati da case editrici di livello<br />

internazionale.<br />

a) Plenum Press - New York (1980); volume 1;<br />

b) Plenum Press - New York (1984); volume 2.<br />

203


TAVOLA XXXIV<br />

c)<br />

d)<br />

Tavola XXXIV:<br />

c) Science Press - Utrecht (1987);<br />

d) Technomic, Publishing Company Inc. - Lancaster - Basel (1987).<br />

204


TAVOLA XXXIV<br />

e)<br />

Tavola XXXIV:<br />

e) Elsevier - Amsterdam (1996).<br />

205


TAVOLA XXXV<br />

a)<br />

b)<br />

Tavola XXXV: I membri esterni<br />

del Consiglio Scientifico dell’<br />

IRTeMP hanno fortemente contribuito<br />

alla crescita culturale e scientifica<br />

dell’Istituto.<br />

Alcuni di essi sono raffigurati nelle<br />

fotografie qui di seguito riportate:<br />

a) Il Prof. Paolo Corradini (nella<br />

foto il secondo da destra con gli<br />

occhiali) all’epoca in cui era un<br />

giovane collaboratore del Prof.<br />

Natta; fra i fondatori dell’Istituto<br />

fu Presidente del Consiglio<br />

Scientifico dell’ IRTeMP – dal<br />

1969 al 1995.<br />

b) Il Dott. Mario Buzzone, all’epoca<br />

responsabile della ricerca e sviluppo<br />

di EniChem Elastomeri<br />

s.p.a. (membro del C.S. dal 1969 al<br />

1978). Dal 1945 al 1961 ha collaborato,<br />

presso il politecnico di<br />

Milano (allora dipendeva dalla<br />

Montecatini s.p.a.) con il prof. G.<br />

Natta nella messa a punto di elastomeri<br />

innovativi.<br />

206


TAVOLA XXXV<br />

c)<br />

d)<br />

Tavola XXXV:<br />

c) Il Prof. Giovanni Pezzin, fu membro<br />

del C.S. dal 1969 al 1973 e dal 1981 al<br />

1990. La foto è stata scattata a Siena<br />

nel 1973 in occasione del II Convegno<br />

della Società Italiana di Reologia di<br />

cui fu il primo presidente.<br />

d) Il prof. Mario Butta, dipartimento di<br />

Ingegneria Chimica, Chimica<br />

Industriale e Scienza dei Materiali<br />

dell’ Università di Pisa. Fu membro<br />

del C.S. dal 1975 al 1978 e, successivamente,<br />

dal 1979 al 1980.<br />

207


TAVOLA XXXV<br />

e)<br />

f)<br />

Tavola XXXV:<br />

e) Il Dott. Giovanni Di Drusco (in piedi nella foto scattata nel Gennaio 1984 durante la<br />

cerimonia di consegna delle targhe commemorative per la costituzione di Himont, joint<br />

venture tra Montedison ed Hercules (1983)), fu membro del C.S. dal 1981 al 1986.<br />

f) Il Dott. Tonino Simonazzi (il primo a partire da sinistra) all’epoca Director of<br />

Research and Development del Centro Ricerche G. Natta dell’Himont (Ferrara) (membro<br />

del C.S. dal 1991 al 1995).<br />

208


TAVOLA XXXV<br />

g)<br />

h)<br />

Tavola XXXV:<br />

g) Il dott. Fabio Garbassi (EniChem) fece parte del C. S. dal 1991 al 1995.<br />

h) Il dott. Antonio Casale (SNIA- Ricerche) (membro del C.S. dal 1995).<br />

La fotografia è stata scattata mentre viene consegnata al dott. A. Casale (a destra), in<br />

rappresentanza della SNIA Tecnopolimeri, l’oscar dell’imballaggio (1986).<br />

209


TAVOLA XXXV<br />

i)<br />

l)<br />

Tavola XXXV:<br />

i) Il Dott. Giuliano Cecchin, Director of Research and Development of Montell<br />

Technology- Centro Ricerche G. Natta (Ferrara) (membro del C.S. dal 1995).<br />

l) Il Prof. Enrico Pedemonte (Università di Genova – Dipartimento di Chimica e<br />

Chimica Industriale) (membro del C.S. dal 1995), a destra nella foto con l’Autore.<br />

210


TAVOLA XXXV<br />

m)<br />

Tavola XXXV:<br />

m) Il prof. Frank Erwin Karasz, University of Massachussets (USA),<br />

Presidente del CS dell’IRTeMP dal 1995.<br />

211


TAVOLA XXXVI<br />

a)<br />

Tavola XXXVI:<br />

a) Frontespizio di Journal of Material Science dedicato al prof. Andrew<br />

Keller.<br />

212


TAVOLA XXXVI<br />

b)<br />

Tavola XXXVI:<br />

b) L’Autore con il Prof. Andrew Keller (a destra nella foto) che scoprì il fenomeno del<br />

“Chain Folding”. Il Prof. Keller ha rappresentato per l’IRTeMP un importante punto di<br />

riferimento scientifico. Alla sua scuola si sono formati l’autore e altri ricercatori<br />

"Of Hungarian origin, Andrew Keller entered the H. H. Wills Physics<br />

Laboratory in Bristol, having won a scholarship in 1955, where he taught for<br />

more than 35 years".<br />

Fotografia scattata durante la Second Mediterranean School on “Science and<br />

Technology of Advanced Polymer based Materials” 26 May – 7 June 1991, Capri.<br />

213


TAVOLA XXXVII<br />

a)<br />

Tavola XXXVII:<br />

Lo stabilimento olivetti di Pozzuoli (Na) nel cui ambito ha trovato collocazione l’<br />

IRTeMP<br />

a) Il complesso Olivetti visto nel contesto urbano ed ambientale con, sullo sfondo, il<br />

castello di Baia.<br />

214


TAVOLA XXXVII<br />

b)<br />

Tavola XXXVII:<br />

b) Il giardino e la piscina cisterna<br />

215


TAVOLA XXXVII<br />

c)<br />

Tavola XXXVII:<br />

c) Particolare dell’ex officina<br />

216


TAVOLA XXXVIII<br />

Trent’anni<br />

(1968-1998)<br />

Da grande tumulto<br />

di gente che lotta<br />

tra prove e sudori<br />

di buon pensatori<br />

nel pieno vigore<br />

di fuoco ch’avvampa<br />

sei nata splendente<br />

o gemma sapiente.<br />

Cresciuta nel grembo<br />

di forti valori<br />

guidata nel tempo<br />

da prodi nocchieri<br />

nei lunghi orizzonti<br />

di terre lontane<br />

Sicura tu miri<br />

progresso e virtù.<br />

Hai dato speranza<br />

a chi la cercava<br />

hai fatto gioire<br />

chi tanto soffriva<br />

colmato di luce<br />

i molti credenti<br />

offerto il tuo cuore<br />

a gente che muore<br />

fornito gioielli<br />

a menti eccellenti<br />

che ora coscienti<br />

li serban contenti.<br />

Il volto risplende<br />

dei savi dottori<br />

venuti a mirare<br />

ricerche ed allori<br />

chi quanto ha pensato<br />

studiato e provato<br />

chi tanto ha cercato<br />

il buon risultato<br />

e tornano lieti<br />

alle loro nazioni<br />

facendo tesoro<br />

di sagge l<strong>ezio</strong>ni.<br />

Sei giunta a trent’anni<br />

di aspro cammino<br />

tra rupi e rovine<br />

esami e fatiche<br />

siam lieti d’offrire<br />

a cielo e creato<br />

buon luce di scienza<br />

scoperte inebrianti<br />

Tavola XXXVIII: Poesia scritta dal Geometra Francesco Palumbo, responsabile dell’ufficio<br />

tecnico e della sicurezza dell’IRTeMP, in occasione della celebrazione dei<br />

trent’anni di attività dell’Istituto.<br />

217


218


PARTE III<br />

PROSPETTIVE PER LA <strong>RICERCA</strong><br />

SUI POLIMERI IN ITALIA.<br />

219


220


Lo sviluppo di materiali polimerici, con caratteristiche innovative, rappresenta<br />

uno dei fattori determinanti per l’introduzione di nuove tecnologie<br />

in settori dal cui progresso può dipendere l’economia dei paesi più<br />

industrializzati.<br />

L’Accademia svedese delle Scienze ha conferito il premio Nobel 2000,<br />

per la Chimica, a due scienziati americani, Alan J. Heeger e Alan G.<br />

MacDiarmid e ad uno scienziato giapponese, Hideki Shirakawa, per<br />

avere scoperto e sviluppato polimeri, che, opportunamente “drogati”,<br />

sono capaci di condurre la corrente elettrica (figure 94, 95 e 96) [109,<br />

110, 111].<br />

Questa scoperta ha posto le basi, per la realizzazione di nuovi dispositivi<br />

per l’elettronica (diodi ad emissione di luce, schermi elettromagnetici,<br />

celle elettrovoltaiche, sensori, transistor, display elettrocromici, fine-<br />

Fig. 94: I vincitori del Premio Nobel 2000, per la Chimica.<br />

Da sinistra: Alan J. Heeger (nato nel 1936, dal 1982 professore di fisica all’Università<br />

della California, Santa Barbara, (USA)); Alan G. MacDiarmid (nato nel 1927, dal 1988<br />

Professore di Chimica – Università della Pensilvania, (USA)); Hideki Shirakawa (nato<br />

nel 1936, dal 1982 alla primavera del 2000 Professore all’Università di Tsukuba,<br />

(Giappone)).<br />

221


Fig. 95: Struttura Chimica di polimeri che, convenientemente drogati, possono esibire<br />

elevata conduttività [Rif. 110].<br />

Fig. 96: Conducibilità di polimeri conduttivi paragonata a quella di altri materiali, dal<br />

quarzo (isolante) al rame (conduttore). I polimeri possono anche avere conducibilità<br />

corrispondente a quella dei semi-conduttori.<br />

222


stre auto-oscuranti ecc.) e per lo sviluppo dell’elettronica molecolare e<br />

della miniaturizzazione di componenti elettronici [109, 110, 111, 112].<br />

Il Premio Nobel 2000 per la Chimica, assegnato a Heeger, MacDiarmid<br />

e Shirakawa conferma la centralità e la pervasività dei polimeri in un<br />

moderno sistema la cui produzione sia indirizzata prevalentemente verso<br />

prodotti ad alto tasso di tecnologia.<br />

Le industrie ad alta tecnologia, cioè quelle dove è maggiore l’investimento<br />

in ricerca, sono quelle che creano più posti di lavoro e come si<br />

evince dai dati dell’Ocse le nazioni, ma anche le regioni europee, che<br />

investono in Ricerca & Sviluppo sono quelle più capaci a combattere la<br />

disoccupazione (figura 97) [Rif. 113].<br />

La centralità dei polimeri è stata riaffermata in un recente rapporto pubblicato<br />

dall’ “Istitute for Prospective Technological Studies” (Joint<br />

Research Centre, European Commission):<br />

"Of the four main categories (metals, polymers, composites and ceramics),<br />

future growth areas will be in ceramics and polymers, with metals remaining<br />

significant but shrinking in relative importance. Top application fields are in<br />

transport, electronics and mechanical systems, construction and packaging.<br />

Of increasing importance are applications in the two key generic technologies:<br />

Information and communication technologies and life sciences.<br />

For example, most recent foresight studies have suggested that the biocompatibility<br />

of materials, such as polymers … is now a key issue" [114] (figura<br />

98).<br />

Fig. 97: Spesa in R&S e disoccupazione [Rif. 113].<br />

223


224<br />

Fig. 98: Il bilancio dei materiali in funzione del tempo. Dalla pre-istoria al terzo millennio [Rif. 114].


Il rafforzamento della ricerca sui polimeri viene visto, quindi, come uno<br />

strumento necessario per realizzare prodotti meno costosi, più affidabili,<br />

con qualità e prestazioni migliori e dotati, tra l’altro, di una maggiore idoneità<br />

al riciclo e alla sostenibilità ambientale (environmental friendly<br />

advanced polymers and related technologies).<br />

Esempi emblematici di come sia possibile, attraverso l’utilizzo di nuovi<br />

materiali polimerici e di nuove tecnologie di processo, affrontare problematiche<br />

ambientali di grande rilevanza, sono illustrati nelle tavole<br />

XXXIX e XL [115 e 116].<br />

Nelle tavole XLI, XLII e XLIII sono documentate applicazioni di polimeri<br />

in campi di grande attualità, quali quelli del restauro e conservazione<br />

dei beni culturali, dell’imballaggio alimentare, dell’auto e dell’attrezzistica<br />

industriale [117 e 118].<br />

L’implementazione del sistema ricerca sulle plastiche richiede l’attivazione<br />

di percorsi formativi per creare profili di ricercatori e tecnici con<br />

competenze sulle proprietà dei materiali (termiche, meccaniche, fotoelettromagnetiche,<br />

biochimiche ecc.), sui processi (progettazione, formulazione,<br />

lavorazione ecc.), oltre che sulle metodologie di sintesi, sulla<br />

catalisi e sulle tecniche di caratterizzazione molecolare e strutturale.<br />

La scienza dei polimeri rappresenta pertanto un importante elemento<br />

propulsivo, parte integrante di uno scenario internazionale che rapidamente<br />

evolve verso una “Knowledge Driven Economy” ed una “Global<br />

Knowledge Society”.<br />

"Exciting discoveries and inventions have given the field of polymers and<br />

plastics great vitality and significant growth over the recent years. A continuous<br />

flow of new materials and new processing technologies has led us to<br />

applications unknown or not possible before" [119].<br />

In Italia, come già ampiamente scritto nel presente volume, grazie alla<br />

spinta propulsiva di Giulio Natta e dei suoi collaboratori, fin dalla fine<br />

degli anni ’50 si è andata costituendo una importante rete di organismi di<br />

ricerca pubblici e privati nel campo della scienza delle macromolecole.<br />

Particolarmente interessante e rilevante appare il patrimonio culturale e<br />

scientifico rappresentato dalla rete tematica nel settore dei polimeri che<br />

negli anni si è consolidata nell’ambito del Consiglio Nazionale delle<br />

Ricerche.<br />

Questa rete, nel suo insieme, stenta a mantenere il grado di competitività<br />

e di eccellenza raggiunto dopo anni di laboriosa e fruttuosa attività.<br />

La fase di stallo dipende da una serie di fattori, oramai ben noti, che<br />

riguardano in generale tutto il sistema ricerca del nostro paese, che pre-<br />

225


senta significativi elementi di debolezza, collegati alla difficoltà di:<br />

a) disporre di finanziamenti ed infrastrutture adeguati;<br />

b) dotarsi in tempi brevi di nuove apparecchiature;<br />

c) avviare un efficace “turnover”, per abbassare l’età media dei ricercatori;<br />

d) sviluppare rapporti paritetici, con scambio di addetti, tra centri di<br />

ricerca afferenti all’Università, agli Enti Pubblici e alle industrie.<br />

Il perdurare negli anni di questi fattori ha determinato un progressivo<br />

abbassamento della capacità di competizione, sia a livello nazionale che<br />

internazionale, degli Organi del CNR che operano nel settore della scienza<br />

dei polimeri i quali, pertanto, appaiono strutturalmente poco attrezzati<br />

a svolgere quel ruolo operativo congruente con le finalità richieste da<br />

una società industriale in rapida evoluzione basata sempre più sulla veloce<br />

acquisizione delle conoscenze e sulla globalizzazione dell’innovazione<br />

tecnologica, sia essa di processo che di prodotto.<br />

Da questo quadro emerge l’esigenza di adeguare le potenzialità degli<br />

organi del CNR che costituiscono la “rete tematica di ricerca nel settore<br />

delle macromolecole sintetiche e naturali” al fine di dotare il paese Italia<br />

di uno strumento operativo che sia in grado di inserirsi, a pieno titolo, in<br />

un contesto europeo, dove la ricerca scientifica e tecnologica assume<br />

sempre di più un ruolo trainante per lo sviluppo socio-economico delle<br />

nazioni.<br />

"Il XXI secolo può essere considerato, ancor di più di quello che lo ha preceduto,<br />

il secolo della scienza e della tecnologia e l’attività di ricerca e sviluppo<br />

tecnologico appare, oggi come non mai, una delle vie più promettenti<br />

per il futuro" [120].<br />

Fig. 99: La tendenza da parte delle aziende ad affidare a centri esterni attività di ricerca<br />

e sviluppo aumenta nel tempo [Rif. 121].<br />

226


Fig. 100: Le aziende affidano attività in “outsourcing”. Tra queste prevalgono quelle<br />

concernenti la ricerca (53%) [Rif. 121].<br />

La necessità che il nostro paese abbia un sistema di ricerca efficiente e<br />

competitivo nel campo dei polimeri è da mettere in relazione, tra l’altro,<br />

alle seguenti specifiche problematiche:<br />

i) una domanda di supporto, ad elevato contenuto scientifico e tecnologico,<br />

proveniente da una ampia platea di piccole e medie aziende,<br />

molte delle quali attive in nicchie caratterizzate da produzioni<br />

innovative ad alto valore aggiunto;<br />

ii) la chiusura e/o il progressivo trasferimento all’estero di centri di<br />

ricerca industriali;<br />

iii) la tendenza da parte dell’UE a riorientare le attività di ricerca<br />

scientifica e tecnologica verso un “problem solving approach”<br />

[108];<br />

iv) un contesto industriale dove l’ “outsourcing” di attività di ricerca<br />

scientifica e tecnologica, finalizzate allo sviluppo di prodotti innovativi,<br />

è sempre più rilevante ("There is a common trend in Europe,<br />

the United States, and Japan for companies to rely more and more, on<br />

external resources for R&D activities. According to various studies<br />

European companies spend between zero and 10 percent of their total<br />

R&D budgets outside the company. In the United Kingdom, the figure is<br />

around 16 percent. This is a trend that is growing quite dramatically<br />

around the world") [121] (figura 99).<br />

Un’analisi concernente la tipologia delle attività date in “outsourcing”<br />

227


porta alla conclusione che quelle concernenti la ricerca predominano nettamente<br />

rispetto a quelle di sviluppo e progettazione (rispettivamente<br />

53%, 20% e 27%) (figura 100). Inoltre i principali beneficiari delle commesse<br />

esterne di ricerca risultano essere proprio le istituzioni accademiche<br />

e i centri di ricerca (pubblici e privati) di provata eccellenza [121].<br />

Il processo di rimodulazione e di riassetto della rete di ricerca del CNR<br />

nel campo dei polimeri appare quindi ineludibile e non ulteriormente procrastinabile<br />

nel tempo.<br />

Il suo successo dipenderà dal tipo di azioni che saranno intraprese, le<br />

più significative delle quali sembrano essere le seguenti:<br />

1) rafforzare in termini di strutture, attrezzature, addetti e finanziamenti,<br />

prioritariamente, gli Istituti più idonei alla partecipazione<br />

attiva e trainante di “network” tematici trans-nazionali europei;<br />

2) consolidare ed accorpare le attività degli organi su tematiche di<br />

grande rilevanza, sia dal punto di vista scientifico che tecnologico;<br />

3) favorire lo sviluppo di nuove competenze e attivare nuove infrastrutture<br />

di supporto tecnico dove concentrare costose e sofisticate<br />

apparecchiature al fine di potenziare attività connesse a particolari<br />

settori di frontiera;<br />

4) promuovere attività di ricerca di base inedite ed innovative capaci<br />

di stimolare la crescita scientifica e culturale del settore contribuendo<br />

anche alla soluzione di problematiche di grande rilevanza<br />

applicativa;<br />

5) riallineare gli obiettivi delle ricerche affinché collimino con le<br />

richieste di supporto espresse dall’industria delle plastiche, il cui<br />

percorso evolutivo è caratterizzato da uno sviluppo, sempre più<br />

compatibile con le esigenze di prot<strong>ezio</strong>ne dell’ambiente e della<br />

qualità della vita, basato quindi sulla individuazione di tecnologie<br />

innovative e sostenibili per il quale è essenziale un rapporto sempre<br />

più sinergico con il mondo della ricerca pubblica.<br />

Le azioni sopra indicate dovrebbero portare ad una evoluzione culturale<br />

degli organismi di ricerca capace di riconfigurare le loro attività finalizzandole<br />

non solo alla progettazione di macromolecole, bensì a quella<br />

dei materiali [(passaggio dal concetto di scienza dei polimeri (figura 101)<br />

228


Fig. 101: Il processo evolutivo della rete di ricerca del CNR attiva nel campo della<br />

scienza dei polimeri: situazione attuale [Rif. 108].<br />

a quello di scienza dei materiali polimerici (figure 102 e 103)] [108].<br />

Come si evince dallo schema della figura 102 l’elemento caratterizzante<br />

è rappresentato da un circuito di competenze basato sulle conoscenze<br />

delle possibili correlazioni tra -composizione chimica, struttura, morfologia,<br />

processi di trasformazione, proprietà e caratteristiche d’uso-.<br />

Una rete di organi di ricerca con le caratteristiche culturali sopra delineate<br />

si inserirebbe a pieno titolo in quello che può essere definito come<br />

il ciclo virtuoso delle sinergie per l’innovazione, con la possibilità di<br />

svolgere un rilevante ruolo di cerniera tra la ricerca accademica e quella<br />

industriale, capace quindi di contribuire incisivamente allo sviluppo:<br />

1) dell’industria dei polimeri, fornendo strumenti conoscitivi utili ad<br />

implementare e velocizzare i processi di sostituzione di altri materiali<br />

in settori di grande rilevanza;<br />

2) dell’innovazione dei processi di produzione e delle tecnologie di<br />

229


trasformazione, favorendo la realizzazione di materiali ad elevato<br />

valore aggiunto idonei per applicazioni in nuovi settori (figura 104)<br />

[122];<br />

3) di know-how finalizzati a “nobilitare” polimeri di massa, attraverso<br />

la messa a punto di materiali ibridi innovativi (leghe, miscele e<br />

compositi), con caratteristiche mirate al tipo di utilizzo;<br />

4) di una più profonda conoscenza dei sistemi polimerici, correlando<br />

tra loro fattori molecolari, sopra-molecolari e di processo.<br />

Con la ristrutturazione della rete tematica del CNR nel campo della<br />

scienza e tecnologia delle macromolecole, secondo i criteri sopra delineati,<br />

verrebbe finalmente a completarsi quel disegno che era stato, con<br />

grande lungimiranza pensato e progettato, già all’atto della istituzione del<br />

Centro di Chimica Macromolecolare, nel lontano 1961, da coloro i quali<br />

possono essere considerati i padri fondatori della ricerca sui polimeri in<br />

Italia, primo fra tutti Giulio Natta. Ad essi va tutta la riconoscenza per<br />

aver dato al sistema paese un importante strumento di ricerca che in circa<br />

quarant’anni di attività ha dimostrato di meritare ampiamente la fiducia<br />

di coloro i quali lo avevano fortemente voluto.<br />

230


Fig. 102: Il processo evolutivo della rete tematica di ricerca del CNR nel settore della<br />

scienza e tecnologia dei polimeri [Rif. 108].<br />

Fig. 103: Il processo evolutivo della rete del CNR attiva nel campo della scienza e tecnologia<br />

delle macromolecole [Rif. 108].<br />

231


fig. 104a<br />

fig.104b<br />

Fig. 104: Compositi innovativi a matrice termoindurente rinforzati con “silicon carbide whiskers”<br />

(SiCW) modificati. Micrografie elettroniche, al SEM, della superficie di frattura del:<br />

a) composito resina poliestere–SiCW (ricoperto con poli(divinilbenzene) e innestato<br />

con poli(glicidilacrilato));<br />

b) composito resina epossidica–SiCW (non trattato).<br />

[Rif. 122].<br />

232


TAVOLA XXXIX<br />

Tavola XXXIX: La nuova tecnologia “Environmentally Friendly” sviluppata dalla Halmatic (UK) per la produzione di barche.<br />

Il processo utilizza un composito termoplastico costituito da un tessuto (ottenuto mediante l’accoppiamento di fibre di vetro e di<br />

polipropilene) impregnato da una matrice di polipropilene. Il processo offre una alternativa “eco-sostenibile” alla tecnologia tradizionale<br />

basata su compositi termoindurenti a matrice poliestere insaturi che prevede l’impiego di elevati quantitativi di solventi tossici<br />

quale lo stirene [Rif. 115].<br />

233


TAVOLA XL<br />

a)<br />

b)<br />

Tavola XL: Pneumatici per auto a bassissimo impatto ambientale basati sulla sostituzione<br />

del nerofumo e della silice con filler-biopolimerico (un polimero derivato dall’amido<br />

di mais):<br />

a) un’immagine che sottolinea la composizione “naturale” dei pneumatici con cariche<br />

a base di amido;<br />

b) l’evoluzione del pneumatico dal nero di carbonio al biopolimero passando attraverso<br />

la silice [Rif. 116].<br />

234


TAVOLA XLI<br />

Tavola XLI: Nuovi polimeri per<br />

il restauro e la conservazione dei<br />

beni culturali. Il caso del restauro<br />

di un “Landmark Clock”.<br />

"The four-faced, wooden gothic style<br />

clock that had graced the front of Thorpe<br />

& Co. Jewelers in down-town Sioux City,<br />

Iowa, for nearly a hundred years stood in<br />

need of refurbishment. A custom shop<br />

called Taylor Plastics was tasked with<br />

using plastic to rejuvenate the clock’s<br />

appearance and improve its durabilitywithout<br />

losing the craftsmanship of a century-old<br />

landmark".<br />

[Rif. 117].<br />

TAVOLA XLII<br />

Tavola XLII: Bottiglie speciali in<br />

polietilenetereftalato (PET) sono utilizzate<br />

per imbottigliare il rum<br />

“Bacardi”.<br />

"Bacardi USA of Miami is using PET packaging<br />

for the first time in the United States. It has<br />

rolled out Bacardi Light rum in 750-ml PET<br />

bottles with 33-ml finish from Schmalback-<br />

Lubeca, Plastic Containers USA.<br />

The new PET bottle answers customer requests<br />

for a convenient “traveller” size, says the company:<br />

It weighs 62,5 grams, giving it a “premium<br />

feel, says Bacardi".<br />

[Rif. 117].<br />

235


TAVOLA XLIII<br />

Tavola XLIII: Compositi a matrice poliarilammide competono con i metalli.<br />

"IXEF Plastic polyarylammide compounds from Solvay Advanced Polymers are said to combine features that<br />

make them competitive with metal alloys: extreme rigidity, high fluidity, excellent surface finish, very low<br />

creep, and high dimensional stability. Additionally, says Solvay, the high-performance plastic provides excellent<br />

fatigue resistance, high resistance to a wide range of chemicals, and a very low coefficient of linear thermal<br />

expansion. Most IXEF grades are reinforced with 50% to 60% glass fibers.<br />

This combination of properties suits the IXEF compounds to automotive, industrial tooling, electronic, and<br />

domestic (house-hold and furniture) applications, according to Solvay" [Rif. 118].<br />

236


RIFERIMENTI<br />

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106) M. Avella, E. Martuscelli, G. Orsello, M. Raimo, B. Pascucci,<br />

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110) P. Costa Bizzarri, C. Della Casa, M. Lanzi; La Chimica e L’Industria<br />

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111) E. Riande, Revista De Plasticos Modernos, 80, 644 (2000).<br />

112) L. Caglioti, Il Sole 24 Ore, N. 274, pag. 7, Mercoledì 11 Ottobre<br />

(2000).<br />

113) R. Viale, Il Sole 24 Ore, pag. 6, Mercoledì 3 gennaio (2001).<br />

114) “The IPTS Futures Project“, Synthesis Report, Eur-19038 EN,<br />

January (2000).<br />

115) RTD Info (European Commission), 27, 15, September (2000).<br />

116) L’industria della gomma/elastica, 483, 23 Novembre (2000).<br />

117) Plastics Engineering, pag. 8-9, December (2000).<br />

118) Plastics Engineering, pag. 33, November (2000).<br />

119) Dalla brochure di presentazione di “Antec” 2001, Dallas, Texas,<br />

May (2001).<br />

120) Comunicazione della Commissione al Consiglio del Parlamento<br />

Europeo al Comitato Economico e Sociale e al Comitato delle Regioni,<br />

Bruxelles COM. 6 del 18/01/2000.<br />

246


121) J. V. Buckley, “Going for Growth”, Mc Graw-Hill, London (1998).<br />

122) M. Avella, R. dell’Erba, E. Martuscelli, R. Partch, J. Polym. Mater.,<br />

17, 445 (2000)<br />

247

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