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parte-b) consolidanti e protettivi polimerici di ... - ezio martuscelli

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PARTE-B)<br />

CONSOLIDANTI E PROTETTIVI POLIMERICI DI<br />

NATURA SEMI-INORGANICA A BASE DI SILICIO<br />

CAPITOLO PRIMO-B<br />

DAL SILICIO ELEMENTARE AGLI ORGANOSILANI, AI POLISILOSSANI E ALLE<br />

RESINE SILICONICHE<br />

I polimeri semi-inorganici a base <strong>di</strong> silicio [1,2], virtualmente, possono essere considerati come<br />

derivati da molecole ( monomeri ) la cui nomenclatura fa riferimento al silano ( SiH 4 ) e questo in<br />

analogia ai polimeri organici, principalmente quelli <strong>di</strong> natura alifatica, la cui terminologia viene<br />

rapportata al metano ( CH 4 ).<br />

La chimica dei composti organici del silicio è stata sviluppata da F. S. Kipping ( figura 1 ),<br />

professore presso l’Università <strong>di</strong> Nottingham ( Inghilterra ) che nel periodo che va dal 1899 al 1937<br />

fu capace <strong>di</strong> preparare, in laboratorio, una serie <strong>di</strong> prodotti organo-siliconici analoghi a quelli<br />

derivati dalla chimica del carbonio [3,4].<br />

< In 1900, Professor F. S. Kipping…., <strong>di</strong>scovered a way of making the element silicon behave very<br />

much as carbon does in its formation of organic compounds. Silicon possesses certain properties<br />

similar to those of carbon, and the two elements belong to the same chemical group. But silicon is<br />

the element that form substances such as quartz and glass; unchanging materials, inert and<br />

resistant to the effect of heat or atmospheric influences > [5].<br />

< He published 54 papers during the period 1899-1937 and at the end he said he could see no<br />

industrial application of his stu<strong>di</strong>es. But, even while he said this, the growing appreciation of the<br />

principles of polymer chemistry was lea<strong>di</strong>ng some workers to consider the possibilities of high<br />

molecular-weight materials based on silicon > [3,4].<br />

I primi tentativi <strong>di</strong> realizzare in chiave industriale polimeri siliconici ad alto peso molecolare, con<br />

proprietà interme<strong>di</strong>e tra quelli completamente inorganici ( ad es. i vetri ) e quelli organici, risalgono<br />

al 1931 quando J. F. Hyde ( Research Department of the Corning Glass Company, USA ) riuscì a<br />

preparare, sfruttando i risultati <strong>di</strong> Kipping e applicando i nuovi principi della chimica organica e<br />

macromolecolare, una serie <strong>di</strong> polimeri nella cui catena si alternano atomi <strong>di</strong> silicio e <strong>di</strong> ossigeno<br />

[4].<br />

J. Harry Du Bois, a proposito delle proprietà <strong>di</strong> questi nuovi materiali, ebbe a scrivere:<br />

< The silicones are hybrid-in between the organic plastics and the sand > [6].<br />

Le prime resine siliconiche, per la loro elevata stabilità termica e caratteristica <strong>di</strong> isolante elettrico,<br />

furono, inizialmente, utilizzati dalla Corning nella produzione <strong>di</strong> nastri isolanti, in particolare come<br />

impregnanti <strong>di</strong>elettrici <strong>di</strong> tessuti realizzati in fibre <strong>di</strong> vetro.<br />

1


FIGURA 1: Frederick Stanley Kipping, l’inventore<br />

dei processi che portarono allo sviluppo dei polimeri<br />

organo-siliconici [4].<br />

Le proprietà isolanti mostrate dalle resine siliconiche indussero la General Electric Company (<br />

Schenectady-NY,USA ) a finanziare un programma <strong>di</strong> ricerca finalizzato alla messa a punto <strong>di</strong><br />

meto<strong>di</strong> e processi per lo sviluppo industriale dei polimeri e degli interme<strong>di</strong> organo-siliconici. La<br />

conduzione <strong>di</strong> questo progetto fu affidata a W. I. Patnode e E. G. Rochow.<br />

Nel 1943 la Corning Glass Company e la Dow Chemical Company, attraverso una joint venture,<br />

costituirono la Dow Corning Corporation allo scopo <strong>di</strong> sviluppare la ricerca, la produzione<br />

industriale e la commercializzazione dei prodotti siliconici.<br />

Il primo grande impianto <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> resine e gomme siliconiche della Dow-Corning entrò in<br />

funzione nel 1945 [7].<br />

Nel 1946 fu avviato a Waterford ( NY-USA ) l’impianto <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> composti e resine<br />

siliconiche basati sulla tecnologia messa a punto dalla General Electric.<br />

I processi sviluppati dalla Corning Glass Corporation e dalla General Electric si <strong>di</strong>fferenziavano<br />

sostanzialmente nella procedura seguita per la produzione dei clorosilani ( prodotti interme<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

grande rilevanza ).<br />

2


In particolare la Dow Corning, <strong>parte</strong>ndo dal lavoro <strong>di</strong> Kipping, usava il metodo Grignard, mentre la<br />

General Electric impiegava una procedura <strong>di</strong>retta ideata da Rochow [4,5,6].<br />

Nel 1950 la Albright & Wilson Ltd ( UK ) e la Dow-Corning ( USA ) costituirono una jointlyowned<br />

company, la Midland Silicones. Quest’ultima società, nel 1950, avviò la costruzione del<br />

primo impianto per la sintesi <strong>di</strong> siliconi in UK, a Barry nel South Wales. Tale impianto entrò in<br />

produzione nel 1952 [7].<br />

Nel 1955 la ICI, produttrice del cloruro <strong>di</strong> metile, prodotto <strong>di</strong> base nella sintesi dei siliconi, sviluppò<br />

un proprio impianto per la produzione <strong>di</strong> polimeri siliconici, basato sui processi della General<br />

Electric, che fu collocato presso la Divisione Nobel ad Ardeer ( UK ).<br />

L’industria dei siliconi, che nel 2006 compie 60 anni, ha visto una continua espansione e<br />

<strong>di</strong>versificazione dei propri prodotti che trovano ormai applicazione in sempre nuovi e importanti<br />

settori, molti dei quali ad alto grado <strong>di</strong> contenuto scientifico e tecnologico.<br />

Lo sviluppo della chimica del silicio ha permesso la sintesi <strong>di</strong> un gran numero <strong>di</strong> composti organici<br />

del silano che rappresentano le molecole <strong>di</strong> base per la realizzazione <strong>di</strong> prodotti interme<strong>di</strong> (<br />

monomeri e oligomeri ) e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> polimeri organo-siliconici che a seconda della lunghezza delle<br />

catene macromolecolari e della loro struttura possono avere caratteristiche <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>, soli<strong>di</strong>,<br />

plastiche, elastomeri, gomme e termoindurenti.<br />

Molti prodotti <strong>di</strong> origine organo-siliconica hanno trovato largo impiego, per le loro particolari<br />

caratteristiche molecolari, chimiche e fisiche, nel campo della conservazione e restauro del costruito<br />

e dei manufatti in pietra, inclusi quelli <strong>di</strong> interesse culturale, storico ed artistico.<br />

La struttura chimica e le caratteristiche molecolari <strong>di</strong> alcuni derivati del silano <strong>di</strong> interesse nel<br />

campo della conservazione dei manufatti lapidei sono qui <strong>di</strong> seguito delineati [1, 8, 9, 10, 11, 12,<br />

13, 14, 15].<br />

⇔ Alchilsilani<br />

Sono composti in cui gli idrogeni del silano sono totalmente o in <strong>parte</strong> sostituiti da un ra<strong>di</strong>cale<br />

alchilico ( R ); si formano legami del tipo: Si⎯C ( ad esempio il trimetilsilano, Si(CH 3 ) 3 H ).<br />

⇔ Alcossisilani<br />

In queste sostanze gli idrogeni del silano vengono sostituiti da ra<strong>di</strong>cali alcossilici ( ⎯OR ). Gli<br />

alcossisilani si caratterizzano per la presenza del raggruppamento Si⎯O⎯C ( vedasi ad esempio il<br />

tetraetossisilano o silicato <strong>di</strong> etile Si[OC 2 H 5 ] 4 ).<br />

⇔ Alchilalcossisilani<br />

Gli idrogeni del silano sono sostituiti, in <strong>parte</strong> da ra<strong>di</strong>cali alchilici ( R ) ed in <strong>parte</strong> da ra<strong>di</strong>cali<br />

alcossilici ( ⎯OR ). Questi composti presentano nella loro molecola il raggruppamento<br />

C⎯Si⎯O⎯C. La struttura molecolare del metiltrimetossisilano, tipico esempio <strong>di</strong><br />

alchilalcossisilano, è la seguente:<br />

OC 2 H 5<br />

⏐<br />

CH 3 ⎯Si⎯OC 2 H 5<br />

⏐<br />

OC 2 H 5<br />

3


Come si evince dalla formula sopra riportata tre gruppi alcolici si legano al silicio me<strong>di</strong>ante l’atomo<br />

<strong>di</strong> ossigeno dell’ossidrile, formando dei legami Si—O, mentre il gruppo alchilico si ancora al silicio<br />

me<strong>di</strong>ante un legame Si—C.<br />

⇔ Siliconati<br />

Sono dei silani dove alcuni idrogeni sono sostituiti da ra<strong>di</strong>cali alchilici mentre altri da<br />

ossidrili salificati con Na + o K + ( il raggruppamento caratteristico è così costituito: C⎯Si⎯O − ).<br />

⇔ Polisilossani<br />

Sono polimeri la cui costituzione chimica, nel caso <strong>di</strong> macromolecole lineari, è qui <strong>di</strong> seguito<br />

illustrata:<br />

R<br />

⏐<br />

(⎯O⎯Si⎯) n<br />

⏐<br />

R’<br />

I ra<strong>di</strong>cali R e R’ possono essere entrambi alchilici ( alchil-polisilossani ), arilici ( aril-polisilossani )<br />

oppure un alchile ed un fenile ( alchil-aril-polisilossani ).<br />

Le “Resine Siliconiche” fanno <strong>parte</strong> <strong>di</strong> questa classe <strong>di</strong> composti [8].<br />

⇔ Polialchilalcossisilani<br />

per idrolisi del legame Si⎯O, presente nelle molecole degli alcossisilani e degli alchilalcossisilani<br />

si formano dei gruppi Si⎯OH che per condensazione danno luogo prima ad oligomeri e<br />

successivamente a polimeri ad alto peso molecolare, lineari o ramificati.<br />

In particolare i polialchilalcossisilani lineari sono caratterizzati dalla seguente struttura:<br />

⎯(R’O)Si(R)⎯[O⎯(R’O)Si(R)] n ⎯O⎯<br />

Gli alcossisilani, e gli alchilalcossisilani, possono essere considerate delle molecole monomeriche le<br />

quali hanno la capacità <strong>di</strong> dare luogo a reazioni <strong>di</strong> condensazione, in presenza <strong>di</strong> acqua, formando<br />

dei prodotti oligomerici ( <strong>di</strong>meri, trimeri ecc. ) e in opportune con<strong>di</strong>zioni, dei polisilossani e<br />

polialchilalcossisilani , lineari o reticolati<br />

I composti <strong>di</strong> natura organo-siliconica sono prodotti che derivano <strong>di</strong>rettamente dal silicio<br />

elementare che, a sua volta, si ricava dalla silice naturale ( in particolare dalle sabbie silicee )<br />

me<strong>di</strong>ante un processo <strong>di</strong> riduzione in una fornace elettrica che sfrutta la seguente reazione:<br />

SiO 2 + 2C → Si + 2CO (1)<br />

Il processo descritto in (1) è fortemente endotermico; l’elevata energia che bisogna fornire<br />

rappresenta uno dei principali motivi per l’elevato costo degli organosilani [10].<br />

Il silicio, a sua volta, viene convertito, per reazione <strong>di</strong>retta, nel tetraclorosilano:<br />

Si + 2Cl 2 → SiCl 4 (2)<br />

4


Quest’ultimo composto, attraverso sintesi che utilizzano i reattivi <strong>di</strong> “ Grignard ” può essere<br />

trasformato in derivati organici del silano. Lo schema delle reazioni è sotto illustrato:<br />

SiCl 4 + RMgX → RSiCl 3 + MgXCl<br />

RSiCl 3 + RMgX → R 2 SiCl 2 + MgXCl<br />

R 2 SiCl 2 + MgXCl → R 3 SiCl + MgXCl<br />

(3a)<br />

(3b)<br />

(3c)<br />

Alternativamente gli organosilani sono ottenuti attraverso un processo <strong>di</strong>retto, messo a punto da<br />

Rochow, che <strong>parte</strong> dal silicio elementare:<br />

Si + 2RCl → R 2 SiCl 2 (4)<br />

La reazione tra il silicio e il cloruro <strong>di</strong> metile porta ad una miscela costituita dal <strong>di</strong>metil<strong>di</strong>clorosilano<br />

[ (CH 3 ) 2 SiCl 2 , ≅ il 70-90% ] e da altri derivati secondari metilclorosilani [ CH 3 SiCl 3 , 3-15%;<br />

(CH 3 ) 3 SiCl, 3%; CH 3 HSiCl 2 , 1-3%; (CH 3 ) 2 HSiCl, 0,5% ]; tetrametil silano [ (<br />

CH 3 ) 4 Si, 0,1% ] e policlorosilani, 1-6% che vengono, <strong>di</strong> norma, separati per <strong>di</strong>stillazione<br />

frazionata [ 16].<br />

Gli organoclorosilani sono i prodotti <strong>di</strong> <strong>parte</strong>nza dai quali, me<strong>di</strong>ante processi relativamente<br />

semplici, è possibile ottenere una vasta gamma <strong>di</strong> composti alcossisilanici.<br />

Tra gli alcossisilani che hanno trovato applicazione come precursori <strong>di</strong> <strong>consolidanti</strong> e <strong>protettivi</strong><br />

rientrano il tetraetossisilano [ Si ( OC 2 H 5 ) 4 ], il trietossimetilsilano [ CH 3 Si ( OC 2 H 5 ) 3 ] e il<br />

trimetossi metilsilano [( CH 3 O) 3 Si CH 3 )] [10,17].<br />

Come già precedentemente scritto, le molecole alchilalcossisilaniche, in presenza <strong>di</strong> acqua e in<br />

opportune con<strong>di</strong>zioni, danno luogo ad una reazione <strong>di</strong> policondensazione che porta alla formazione<br />

<strong>di</strong> composti oligomerici costituiti da un numero limitato <strong>di</strong> unità ripetitive. Questi materiali,<br />

denominati silossani, si caratterizzano per il legame Si⎯O⎯Si.<br />

Il processo <strong>di</strong> trasformazione, per condensazione, del metil-trietossi-silano a silossano <strong>di</strong>mero è<br />

riportato nella figura 2.<br />

A loro volta i silossani, in presenza <strong>di</strong> idonei iniziatori e catalizzatori, ad appropriate temperature,<br />

attraverso successive reazioni <strong>di</strong> condensazione si trasformano in prodotti <strong>polimerici</strong> ad elevato<br />

peso molecolare, lineari o reticolati, denominati polisilossani ( vedasi schemi <strong>di</strong> reazione nelle<br />

figure 3 e 4 ).<br />

I polisilossani , principalmente a causa dei legami Si⎯O che si ripetono lungo la macromolecola,<br />

presentano:<br />

• buona stabilità termica;<br />

• elevata capacità <strong>di</strong> isolante elettrico;<br />

• proprietà costanti in un ampio intervallo <strong>di</strong> temperatura;<br />

•alta permeabilità ai gas ( all’ossigeno in particolare );<br />

•repellenza all’acqua;<br />

•proprietà antiadesive e antischiumogene.<br />

Inoltre va sottolineato il fatto che il legame Si-O è ionico al 51%, pertanto esso può essere rotto con<br />

relativa facilità me<strong>di</strong>ante attacco <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> e <strong>di</strong> basi [1].<br />

Altre caratteristiche interessanti dei polisilossani, connesse alla bassa barriera energetica <strong>di</strong><br />

5


otazione intorno ai legami Si⎯O, sono l’alta flessibilità e un basso coefficiente <strong>di</strong> viscosità [1].<br />

Mo<strong>di</strong>ficando le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reazione la polimerizzazione dei silossani può portare a prodotti più o<br />

meno reticolati comunemente denominati resine siliconiche [11].<br />

Le resine siliconiche fortemente reticolate ed alto peso molecolare formano un reticolo<br />

tri<strong>di</strong>mensionale la cui struttura, molto simile al quarzo naturale ( silice ), si caratterizza per l’elevata<br />

concentrazione <strong>di</strong> legami Si⎯O.<br />

< Diversamente dal quarzo, comunque, il quarto atomo <strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong> una resina siliconica è<br />

sempre sostituito da un gruppo organico “R”. Esso può essere paragonato alla struttura del quarzo<br />

mo<strong>di</strong>ficata organicamente. Tutte le resine siliconiche sono costituite da unità siliciche<br />

trifunzionali> [12].<br />

Le resine siliconiche, costituite in genere da 30-80 unità siliciche, con una massa molecolare che<br />

varia da 2000 a 6000, una densità compresa tra 1,1-1,2g/cm 3 , rappresentano una famiglia<br />

interme<strong>di</strong>a, dal punto <strong>di</strong> vista chimico, tra le sostanze organiche ed inorganiche.Queste sostanze,<br />

sotto forma <strong>di</strong> emulsioni o in soluzione organiche, sono impiegate nel settore delle costruzioni come<br />

vernici protettive.<br />

Attualmente i polisilossani vengono prodotti attraverso un processo <strong>di</strong> ring opening polymerization,<br />

indotto da iniziatori ionici che <strong>parte</strong> da alcossisilani ciclici ( trimeri e tetrameri ) ottenuti me<strong>di</strong>ante<br />

idrolisi del <strong>di</strong>metil<strong>di</strong>clorosilano [12].<br />

Lo schema della reazione <strong>di</strong> polimerizzazione dell’octametilciclotetrasilossano ( tetrametro ciclico )<br />

a polisilossano è riportato, a titolo esemplificativo, nella figura 5 [12].<br />

Le caratteristiche chimiche del poli<strong>di</strong>metilsilossano ( vedasi figura 6 ) <strong>di</strong>pendono fortemente dalla<br />

natura chimica dei gruppi terminali. Se R è un metile ( CH 3 ) allora il gruppo terminale è un<br />

trimetilsilano; il polimero è un silicone ( olio o grasso ) scarsamente reattivo.<br />

Quando il gruppo terminale è un OH ( <strong>di</strong>metilsilanolo ) allora il polimero siliconico, in presenza <strong>di</strong><br />

opportuni reagenti, può dare luogo a reazioni <strong>di</strong> reticolazioni che portano a prodotti con<br />

caratteristiche gommose ( gomme <strong>di</strong> condensazione ). Se il gruppo terminale è un <strong>di</strong>metilsilano (<br />

R=H ) il polimero risultante è capace <strong>di</strong> reagire con particolari agenti formando una gomma<br />

reticolata ( gomme <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zione ) [10].<br />

L’elevata flessibilità dello scheletro silossanico, con riferimento alla figura 6-b, è da imputare ai<br />

seguenti fattori:<br />

i ) la lunghezza del legame Si⎯O ( 1,64A ) che è significativamente maggiore <strong>di</strong> quella del legame<br />

C⎯C ( 1,53A ), caratteristico dei polimeri organici;<br />

ii ) gli atomi <strong>di</strong> ossigeno in catena che non sono legati a gruppi laterali;<br />

iii ) l’angolo <strong>di</strong> valenza Si⎯O⎯Si ( 180-θ’ = 143° ) che è molto più aperto <strong>di</strong> quello dei legami<br />

tetraedrici ( ≈ 110° ).<br />

L’insieme <strong>di</strong> questi fattori rende la rotazione intorno ai legami Si⎯O più libera e meno impe<strong>di</strong>ta;<br />

pertanto la flessibilità <strong>di</strong>namica delle catene dei polisilossani è relativamente elevata [19].<br />

Da quanto sopra si ricava che la struttura molecolare e le proprietà applicative <strong>di</strong> un polimero<br />

siliconico <strong>di</strong>pendono fortemente dal processo <strong>di</strong> polimerizzazione e <strong>di</strong> post-polimerizzazione<br />

adottati per il suo ottenimento. In particolare, come si evince dalla figura 7, un polisilossano può<br />

presentarsi come un liquido fluido ( polimero lineare ), come una resina che per effetto <strong>di</strong> una<br />

reazione <strong>di</strong> curing si trasforma in un polimero fortemente reticolato <strong>di</strong> tipo glass-like, oppure dare<br />

luogo alla formazione <strong>di</strong> un prodotto con caratteristiche <strong>di</strong> gomma a seguito <strong>di</strong> un post-trattamento<br />

<strong>di</strong> reticolazione effettuato dopo la sintesi [20].<br />

6


I polisilossani ( genericamente noti come siliconi ), caratterizzati da uno scheletro macromolecolare<br />

costituito dalla successione <strong>di</strong> unità ripetitive contenenti il raggruppamento ⎯Si⎯O⎯ e<br />

raggruppamenti organici <strong>di</strong> varia natura comprendono una vasta gamma <strong>di</strong> materiali.<br />

CH 3<br />

⏐<br />

I ) EtO⎯Si⎯OEt ⎯ + H 2 O + catal. →<br />

⏐<br />

OEt<br />

→<br />

CH 3<br />

⏐<br />

EtO⎯Si⎯OH + EtOH<br />

⏐<br />

OEt<br />

CH 3 CH 3<br />

⏐<br />

⏐<br />

II ) EtO⎯Si⎯OH + HO⎯Si⎯OEt →<br />

⏐<br />

⏐<br />

OEt<br />

OEt<br />

CH 3 CH 3<br />

⏐ ⏐<br />

→ tEO⎯Si⎯O⎯Si⎯OEt + H 2 O<br />

⏐ ⏐<br />

OEt OEt<br />

FIGURA 2: Schema della reazione <strong>di</strong> condensazione tra due<br />

molecole <strong>di</strong> metiltrietossisilano per formare un <strong>di</strong>mero<br />

silossanico. Si passa attraverso un prodotto interme<strong>di</strong>o,<br />

denominato silanolo, che si ottiene per idrolisi dell’alcossisilano<br />

in presenza <strong>di</strong> acqua e <strong>di</strong> opportuni catalizzatori [12].<br />

7


FIGURA 3: Schemi <strong>di</strong> reazioni che portano all’ottenimento <strong>di</strong><br />

polisilossani lineari e reticolati<br />

FIGURA 4: Reazioni <strong>di</strong> polimerizzazione <strong>di</strong> alcossisilani (a) e <strong>di</strong><br />

alchilalcossisilani (b).<br />

8


FIGURA 5: Schema della reazione <strong>di</strong> ring opening in base alla quale oligomeri<br />

ciclici organosilossanici vengono trasformati in polisilossani lineari. In figura viene<br />

raffigurata la reazione <strong>di</strong> apertura dell’anello dell’octametilciclotetrasilossano che<br />

porta all’ottenimento del poli<strong>di</strong>metilsilossano [19]<br />

Infatti a seconda del grado <strong>di</strong> polimerizzazione, della costituzione delle unità ripetitive, del grado <strong>di</strong><br />

reticolazione e della reattività dei gruppi organici laterali è stato possibile sintetizzare e immettere<br />

nel mercato una serie <strong>di</strong> prodotti che, in base alle loro caratteristiche, possono afferire alle seguenti<br />

classi:<br />

Flui<strong>di</strong>;<br />

Emulsioni;<br />

Compositi;<br />

Lubrificanti;<br />

Resine;<br />

Elastomeri o Gomme.<br />

Per le loro uniche proprietà, i materiali organo-siliconici trovano applicazioni in settori <strong>di</strong>versi quali<br />

ad esempio:<br />

Elettronica;<br />

Auto;<br />

Costruzioni;<br />

Fotonica;<br />

Scienze della vita.<br />

9


a )<br />

b )<br />

FIGURA 6: Struttura molecolare <strong>di</strong> una macromolecola <strong>di</strong> polisilossano lineare:<br />

a ) unità ripetitiva e gruppi terminali del poli<strong>di</strong>metilsilossano<br />

b ) elementi strutturali e conformazionali da cui <strong>di</strong>pende l’elevata<br />

flessibilità dei polisilossani.<br />

10


Come già precedentemente scritto i polisilossani si <strong>di</strong>stinguono dai corrispondenti polimeri organici<br />

essenzialmente per l’elevata flessibilità dello scheletro ( figura 8 ) che conferisce loro una alta<br />

mobilità molecolare e quin<strong>di</strong> una temperatura <strong>di</strong> transizione vetrosa molto bassa ( nel caso del<br />

poli<strong>di</strong>metilsilossano è <strong>di</strong> –120°C ( vedasi dati a confronto nella figura 9 ) [21].<br />

La chimica dei polisilossani permette <strong>di</strong> sintetizzare materiali aventi masse molecolari molto<br />

<strong>di</strong>verse tra loro.<br />

FIGURA 7: Rappresentazione schematica delle possibili strutture<br />

<strong>di</strong> un polimero siliconico.<br />

sinistra: polisilossani lineari con caratteristiche <strong>di</strong> un fluido;<br />

centro: resina siliconica reticolata <strong>di</strong> tipo glass-like;<br />

destra: gomma dopo un post-trattamento <strong>di</strong> reticolazione [20].<br />

11


FIGURA 8:<br />

Sopra: Modello molecolare <strong>di</strong> una macromolecola<br />

<strong>di</strong> un generico polisilossano con una conformazione<br />

vicino a quella estesa. Gli atomi <strong>di</strong> silicio sono in<br />

rosso; quelli <strong>di</strong> ossigeno in verde, i sostituenti<br />

laterali legati al silicio sono riportati in blu.<br />

Sotto: Modello molecolare del poli<strong>di</strong>metilsilossano.<br />

La flessibilità delle macromolecole permette alle<br />

stesse <strong>di</strong> assumere anche conformazioni a gomitolo.<br />

Gli atomi <strong>di</strong> ossigeno sono in rosso; quelli <strong>di</strong> silicio<br />

in grigio [21].<br />

12


FIGURA 9 : Temperatura <strong>di</strong> transizione vetrosa <strong>di</strong> polimeri lineari<br />

<strong>di</strong>versi: PE= polietilene; PB= polibutene; PP= polipropilene; PIB=<br />

poliisobutilene; PET= polietilenetereftalato; PVAc= polivinilacetato;<br />

PS= polistirene; PVC= polivinilcloruro; PDMS=<strong>di</strong>metilsilossano<br />

[21].<br />

Come si evince dal <strong>di</strong>agramma della figura 10, a seconda del processo <strong>di</strong> sintesi è possibile produrre<br />

poli<strong>di</strong>metilsilossani la cui massa molecolare varia da ˜10 2 a ˜10 6 dalton [21].<br />

Naturalmente al crescere del peso molecolare aumenta la viscosità del materiale; questo comporta la<br />

possibilità <strong>di</strong> potere produrre polisilossani con caratteristiche reologiche, solubilità nei solventi e<br />

capacità <strong>di</strong> formare film e pellicole ricoprenti mirate all’utilizzo.<br />

Queste ultime considerazioni risultano essere particolarmente rilevanti allorquando i polimeri<br />

siliconici vengono impiegati nel campo della conservazione del costruito e dei manufatti in pietra.<br />

13


FIGURA 10: Correlazione tra viscosità ( 0, cP ) e<br />

massa molecolare nel caso del poli<strong>di</strong>metilsilossano<br />

[21].<br />

14


RIFERIMENTI<br />

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11 ) P. Bosch, C. Abrusci, Revista de Plasticos Modernos, 86,444(2003).<br />

12 ) A. Hausberger, Pitture e Vernici-European Coatings , 2, 13(2004).<br />

13 ) C.A. Price, Chemistry in Britain, 11, 350 (1975).<br />

14 ) C. A. Price, < Brethane Stone Preservative >, Buil<strong>di</strong>ng Research Establishment, ( UK ) CP1<br />

(1981)<br />

15 ) S. S. Washburne, < An Organosilicon Primer >, in PETRARCH Catalogue ( Silanes and<br />

silicones for Creative Chemistry ), pp 24-30,<br />

www.innosep.cn/pdf/petrarch%2520Catalog.pdf+Silanes+and+Silicon+resins+produced+by+%22D<br />

ow+Corning%22+&hl=it (2005).<br />

16 ) < The Basics of Silicon Chemistry >, DOW CORNING website, www.dowcorning.com<br />

(2005).<br />

17 ) R. Fort Gonzalez, M. Alvarez de Buergo, M. Josè Varas Muriel, M. Carmen Vàzquez-Calvo,<br />

Revista de Plasticos Modernos, 89, 83 (2005).<br />

18 ) J. Mark, H. R. Allcock, R. West, < Inorganic Polymers >, Prentice-Hall, New Jersey (1992).<br />

19 ) H. R. Allcock, “ Polimeri Inorganici ”, in < Chimica d’oggi > , Le Scienze S.p.A. e<strong>di</strong>tore,<br />

Milano (1978).<br />

20 ) < Encyclope<strong>di</strong>a Handbook >, e<strong>di</strong>ted by Modern plastics Magazine, McGraw-Hill, inc. (1994).<br />

21 ) Dow-Corning Corporation Website (2005).<br />

15


CAPITOLO SECONDO-B<br />

CARATTERISTICHE APPLICATIVE DEI DERIVATI DEL SILANO<br />

( MONOMERI; OLIGOMERI E POLIMERI ) IMPIEGATI COME CONSOLIDANTI E<br />

PROTETTIVI DEL COSTRUITO E DEI MANUFATTI LAPIDEI<br />

Miscele <strong>di</strong> alcossisilani a <strong>di</strong>versa struttura chimica, <strong>di</strong>luiti in solventi per ridurne la viscosità,<br />

vengono comunemente impiegati nei trattamenti <strong>di</strong> consolidamento/prot<strong>ezio</strong>ne <strong>di</strong> manufatti litoi<strong>di</strong>.<br />

Alla formulazione viene aggiunto un appropriato catalizzatore/iniziatore capace <strong>di</strong> innestare il<br />

processo <strong>di</strong> idrolisi e <strong>di</strong> policondensazione, in situ, in corrispondenza <strong>di</strong> tempi e temperature<br />

prefissati [1].<br />

La velocità <strong>di</strong> penetrazione all’interno delle pietre e il grado <strong>di</strong> riempimento dei pori del manufatto<br />

degradato, che rappresentano le principali caratteristiche del sistema consolidante, <strong>di</strong>pendono dai<br />

seguenti fattori:<br />

a ) la viscosità della formulazione;<br />

b ) la natura del solvente e sua velocità <strong>di</strong> evaporazione, dall’interno delle pietre, durante il corso<br />

della polimerizzazione;<br />

c ) la concentrazione e la composizione della miscela <strong>di</strong> alcossisilani;<br />

d ) la struttura chimica degli alcossisilani;<br />

e ) la velocità <strong>di</strong> polimerizzazione e <strong>di</strong> indurimento e la struttura del polimero che si forma nei pori;<br />

f ) l’adesione ed il tipo <strong>di</strong> legami che si vanno ad esplicare tra i gruppi funzionali del polimero e del<br />

substrato lapideo.<br />

Scegliendo opportuni iniziatori e catalizzatori è possibile far si che la polimerizzazione degli<br />

alcossisilani inizi dopo la penetrazione della formulazione liquida all’interno del manufatto da<br />

consolidare. Il polimero altamente reticolato che si forma, con una struttura molto simile a quella<br />

della silice o del quarzo, riempie i pori e le crepe agendo da collante tra grani tra loro sconnessi. La<br />

presenza <strong>di</strong> ossidrili, nel solido polimerico, che non hanno reagito favorisce la formazione <strong>di</strong> legami<br />

con gli OH che, eventualmente, si dovessero trovare sulla superficie interna dei pori [2].<br />

E’ stato ampiamente <strong>di</strong>mostrato che il trattamento con alcossisilani influenza alcuni parametri<br />

fondamentali del manufatto lapideo, tra cui:<br />

⎯ la porosità;<br />

⎯ l’assorbimento dell’acqua;<br />

⎯ la <strong>di</strong>stribuzione delle <strong>di</strong>mensioni dei pori;<br />

⎯ la resistenza alla cristallizzazione dei sali e all’azione del processo <strong>di</strong> gelo/<strong>di</strong>sgelo [3].<br />

In letteratura viene riportato che gli alcossisilani possono penetrare all’interno <strong>di</strong> pietre porose fino<br />

ad una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 20-25 mm [1,4].<br />

Intorno al 1975 è stato sviluppato e commercializzato con il marchio Brethane una formulazione a<br />

tre componenti [ 1 ) alchiltrialcossisilano; 2 ) acqua/solvente; 3 ) catalizzatore al piombo] la quale<br />

presentava una elevata capacità <strong>di</strong> penetrazione e una velocità <strong>di</strong> indurimento controllabile [5].<br />

La reazione <strong>di</strong> polimerizzazione del Brethane inizia dopo tre ore dal momento del mescolamento<br />

dei componenti; questo permette alla formulazione <strong>di</strong> penetrare profondamente ( ≅ 50mm )<br />

all’interno <strong>di</strong> manufatti in pietra porosa [4].<br />

1


Danehey, Wheeler e Su hanno stu<strong>di</strong>ato l’influenza del quarzo e della calcite sul processo <strong>di</strong><br />

poilmerizzazione del metiltrimetossisilano ( MTMOS ) utilizzando la tecnica della spettroscopia<br />

basata sulla risonanza magnetica dei nuclei <strong>di</strong> “ 29 Si”.<br />

Questa tecnica <strong>di</strong> analisi strumentale permette <strong>di</strong> monitorare la graduale scomparsa <strong>di</strong> molecole <strong>di</strong><br />

MTMOS e la formazione <strong>di</strong> polimeri in cui un atomo <strong>di</strong> silicio è legato, attraverso un ossigeno, ad<br />

uno oppure a più atomi <strong>di</strong> silicio [6].<br />

Gli Autori hanno <strong>di</strong>mostrato che la calcite riduce fortemente la velocità della reazione <strong>di</strong><br />

condensazione del MTMOS. Al contrario sia la velocità <strong>di</strong> condensazione che <strong>di</strong> idrolisi del<br />

MTMOS risultano essere poco influenzati dalla presenza <strong>di</strong> quarzo.<br />

Questi risultati sono stati interpretati assumendo che i cristalli <strong>di</strong> calcite possano svolgere un’azione<br />

anticatalitica. Pertanto il trattamento con MTMOS dovrebbe essere poco efficace nel<br />

consolidamento <strong>di</strong> pietre <strong>di</strong> natura calcarea a base <strong>di</strong> calcite [6].<br />

Butlin et Al., in apparente contrad<strong>di</strong>zione con le conclusioni <strong>di</strong> Danehey et Al., analizzando gli esiti<br />

<strong>di</strong> trattamenti conservativi, in un periodo temporale <strong>di</strong> 15 anni, hanno evidenziato come il<br />

consolidamento si sia <strong>di</strong>mostrato efficace sia nel caso <strong>di</strong> pietre calcaree [ si ricavano da rocce<br />

formate principalmente da carbonato <strong>di</strong> calcio CaCO 3 ( ˜ 83-99% ) ] che <strong>di</strong> pietre arenarie [ si<br />

ottengono da rocce silicee ( SiO 2 ˜ 85-90% ) formate da sabbie cementate tra loro: il cemento può<br />

essere <strong>di</strong> natura silicea ( quarzo ), <strong>di</strong> natura argillosa, calcarea, bituminosa, micaceo, ecc. ].<br />

E’ probabile che questa osservazione sia da mettere in relazione con la più elevata porosità dei<br />

manufatti in pietra calcarea sottoposti a trattamento <strong>di</strong> consolidamento [7].<br />

Kumar e Price hanno evidenziato come la presenza <strong>di</strong> sali possa influenzare i parametri cinetici<br />

della trasformazione degli alcossisilani a polialcossisilani. In particolare essi hanno <strong>di</strong>mostrato che<br />

il solfato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o provoca una drastica riduzione nella velocità <strong>di</strong> idrolisi e <strong>di</strong> condensazione del<br />

MTMOS. Il cloruro <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o ha, invece, la capacità <strong>di</strong> determinare un incremento nei valori della<br />

velocità della reazione <strong>di</strong> condensazione del MTMOS [8].<br />

Clifton, nella sua già citata pubblicazione [1], ha messo in risalto alcuni interessanti risultati,<br />

ricavati dalla letteratura del settore, relativi ad una serie <strong>di</strong> operazioni <strong>di</strong> consolidamento effettuate<br />

utlizzando alcossisilani. Alcuni <strong>di</strong> questi risultati sono qui <strong>di</strong> seguito riportati.<br />

i) Gli alcossisilani migliorano la resistenza delle pietre arenarie nei confronti della<br />

cristallizzazione del solfato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o.<br />

ii) Le prestazioni degli alcossisilani variano da pietra a pietra e tra l’altro <strong>di</strong>pendono dalla<br />

compatibilità tra il solvente e la specifica pietra da trattare:<br />

iii) Me<strong>di</strong>ante microscopia elettronica in scansione è stato possibile <strong>di</strong>mostrare che, nel caso<br />

<strong>di</strong> pietre arenarie, i prodotti <strong>polimerici</strong> derivanti dall’idrolisi e condensazione degli<br />

alcossisilani riempiono gli spazi tra i grani formando un coating uniforme.<br />

iv) I trattamenti <strong>di</strong> consolidamento con alcossisilani sembra che siano poco efficaci nei<br />

confronti del passaggio dell’umi<strong>di</strong>tà e della resistenza al gelo, inoltre in alcune<br />

circostanze sono stati osservati cambiamenti <strong>di</strong> colore nelle pietre trattate.<br />

Formulazioni a base <strong>di</strong> MTMOS ( solvente: 1:1 acetone-etanolo; soluto: MTMOS, concentazione,<br />

20% e 50% ) denotano la capacità <strong>di</strong> penetrare all’interno <strong>di</strong> pietre arenarie ( tipo Horice sandstones<br />

). In particolare, come si evince dai dati riportati nella tabella 1, la % <strong>di</strong> soluzione e <strong>di</strong> polimero<br />

assorbita e la profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> penetrazione aumentano sostanzialmente, relativamente alle con<strong>di</strong>zioni<br />

sperimentali utilizzate, con l’aumentare del contenuto <strong>di</strong> MTMOS [9,10].<br />

La capacità <strong>di</strong> pietre arenarie ( tipo Horice ) <strong>di</strong> assorbire acqua ed idrocarburi leggeri, viene<br />

fortemente influenzata da trattamenti con soluzioni a base <strong>di</strong> metiltrimetossisilano e <strong>di</strong> silicato <strong>di</strong><br />

tetraetile ( vedasi dati in tabella 2 ). Il trattamento con MTMOS riduce del 90% la capacità <strong>di</strong><br />

assorbimento <strong>di</strong> acqua, riempiendo solo il 10% ( in volume ) dei pori. Il silicato <strong>di</strong> tetraetile sembra<br />

che induca una minore idrorepellenza.<br />

2


Dai dati delle tabelle 1 e 2 è possibile trarre utili informazioni circa la idrofobicità e il livello <strong>di</strong><br />

riempimento dei pori da <strong>parte</strong> <strong>di</strong> <strong>consolidanti</strong> <strong>di</strong> natura silanica [9,10].<br />

La resistenza meccanica in compressione dei campioni <strong>di</strong> pietra arenaria, consolidati come descritto<br />

nella tabella 1, migliora sostanzialmente rispetto a quella delle pietre non trattate ( vedasi dati in<br />

tabella 3 ) [9,10].<br />

Come si ricava dall’andamento delle curve riportate nella figura 1 il trattamento con MTMOS non<br />

sembra che sia <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>mento alla rimozione <strong>di</strong> sali pre-assorbiti ( in particolare NaCl ) effettuata<br />

me<strong>di</strong>ante immersione in acqua dei campioni dopo consolidamento [9,10].<br />

Alcuni Autori hanno trovato che il marmo ( roccia calcarea a struttura granulare <strong>di</strong> origine<br />

metamorfica, caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> grossi granuli cristallini <strong>di</strong> calcite, ad alto grado <strong>di</strong><br />

purezza ) trattato con resine siliconiche presenta una accentuata pre<strong>di</strong>sposizione ad assorbire<br />

anidride solforosa.<br />

Questo comportamento è stato evidenziato attraverso la determinazione, me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>ffrazione dei<br />

raggi-X all’alto angolo, del solfuro <strong>di</strong> calcio formatosi sulla superficie a seguito della reazione della<br />

SO 2 con carbonato <strong>di</strong> calcio e successiva riduzione del solfato a solfuro ( vedasi figura 2 ) [11].<br />

La determinazione della velocità <strong>di</strong> propagazione <strong>di</strong> onde elettromagnetiche ultrasoniche ( Vus )<br />

rappresenta una utile metodologia per quantificare l’efficacia <strong>di</strong> un trattamento <strong>di</strong> consolidamento.<br />

Infatti Vus aumenta con l’aumentare della coesione tra i grani pertanto confrontando i valori <strong>di</strong> Vus<br />

<strong>di</strong> pietre trattate con quelli <strong>di</strong> pietre tal quali è possibile ricavare informazioni circa la bontà del<br />

processo usato [12].<br />

La variazione <strong>di</strong> Vus in campioni <strong>di</strong> pietre <strong>di</strong> granito ( roccia a struttura granulare costituita<br />

principalmente da quarzo, ortosio e mica ), a seguito <strong>di</strong> consolidamento con formulazioni a base <strong>di</strong><br />

prodotti silanici <strong>di</strong>versi , è riportata nella tabella 4. Dai dati si deduce che tutti i trattamenti hanno<br />

determinato un effetto consolidante la cui entità <strong>di</strong>pende fortemente dalla natura chimica dell’agente<br />

usato. In particolare si nota come la formulazione che mostra la maggiore efficacia è una miscela <strong>di</strong><br />

un agente consolidante ( un estere organico dell’acido silicico, Si(OH) 4 ) e un idrorepellente ( un<br />

oligosilossano ).<br />

Va sottolineato il fatto che l’impiego <strong>di</strong> idrorepellenti causa un aumento <strong>di</strong> Vus la cui entità risulta<br />

essere nettamente inferiore a quella dei trattamenti basati sul solo utilizzo <strong>di</strong> <strong>consolidanti</strong> [12].<br />

Nella figura 3 sono mostrate le curve <strong>di</strong> cinetica <strong>di</strong> assorbimento <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietre<br />

granitiche dell’El Escorial ( Madrid ) trattate con formulazioni <strong>consolidanti</strong> e idrorepellenti a base<br />

<strong>di</strong> prodotti silanici <strong>di</strong>versi. Dall’andamento delle curve è possibile concludere che le formulazioni<br />

contenenti idrorepellenti <strong>di</strong> natura polisilossanica e oligosilossanica esercitano una maggiore<br />

capacità protettiva nei confronti della penetrazione dell’acqua all’interno delle pietre [12].<br />

Il confronto delle micrografie elettroniche riportate nella figura 4 mette in evidenza come il grado <strong>di</strong><br />

penetrazione <strong>di</strong> polisilossani idrorepellenti sia relativamente basso. Questa osservazione è la<br />

<strong>di</strong>mostrazione del fatto che ai fini <strong>di</strong> un efficace effetto <strong>di</strong> prot<strong>ezio</strong>ne superficiale nei confronti<br />

dell’acqua non sia necessario che l’agente protettivo penetri il manufatto lapideo in profon<strong>di</strong>tà [12].<br />

R. Fort Conzales et Al. Hanno <strong>di</strong>mostrato che il trattamento <strong>di</strong> pietre granitiche con formulazioni<br />

<strong>consolidanti</strong>/<strong>protettivi</strong> a base <strong>di</strong> prodotti silanici può comportare delle variazioni cromatiche<br />

superficiali che <strong>di</strong> norma tendono ad attenuarsi con il tempo. Questo fenomeno può essere<br />

quantificato me<strong>di</strong>ante misure dell’in<strong>di</strong>ce globale della variazione del colore ( E ).<br />

Dai valori <strong>di</strong> E, riportati nella tabella 5 si ricava che il trattamento con una formulazione a base <strong>di</strong><br />

EOS ( estere organico dell’acido silicico ) e <strong>di</strong> un organosilossano oligomerico determina un effetto<br />

cromatico notevolmente superiore a quello <strong>di</strong> altri trattamenti che utilizzano prodotti <strong>di</strong> natura<br />

<strong>di</strong>versa [12].<br />

J. R. Clifton, in relazione a quanto sopra, ha citato il caso della Cattedrale <strong>di</strong> Wells dove le statue ed<br />

un pannello in pietra, dopo trattamento con alcossisilani, hanno acquisito, rispettivamente, una<br />

3


colorazione more dull grey ed un tono leggermente più tendente all’arancio <strong>di</strong> quello delle pietre<br />

a<strong>di</strong>acenti non trattate. Questa osservazione porta alla conclusione che qualora il trattamento<br />

interessi solo una s<strong>ezio</strong>ne del manufatto quest’ultima apparirà visibilmente <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso colore; inoltre<br />

si comporterà all’invecchiamento naturale in maniera <strong>di</strong>fferente [1].<br />

TABELLA-1<br />

Capacità consolidante <strong>di</strong> una formulazione a base <strong>di</strong> metiltrimetossisilano<br />

nei confronti <strong>di</strong> una pietra arenaria ( tipo: Horice ).<br />

Con<strong>di</strong>zioni sperimentali: 1 ) un campione cubico ( 5cm 3 ) <strong>di</strong> pietra viene<br />

immerso nella soluzione per 3hrs; 2 ) il campione, estratto dalla soluzione,<br />

è tenuto per 14 giorni avvolto in un film <strong>di</strong> alluminio e <strong>di</strong> polietilene per<br />

permettere la polimerizzazione del silano [9,10].<br />

Formulazione<br />

Solvente:1:1 acetoneetanolo;<br />

Soluto:metiltrimetossisilano<br />

(20%)<br />

Solvente: 1:1 acetoneetanolo;<br />

Soluto: metiltrimetossisilano<br />

(50%)<br />

% <strong>di</strong><br />

soluzione<br />

assorbita<br />

% <strong>di</strong> polimero<br />

assorbito<br />

Profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

penetrazione<br />

(mm)<br />

9,4 1,0 3-8<br />

11,2 3,0 totale<br />

4


TABELLA-2<br />

Capacità <strong>di</strong> assorbire acqua e idrocarburi leggeri da <strong>parte</strong> <strong>di</strong> pietre<br />

arenarie ( Horice ) pretrattate con <strong>consolidanti</strong> silanici.<br />

La % <strong>di</strong> acqua e <strong>di</strong> benzina assorbita è stata determinata dopo un tempo<br />

<strong>di</strong> immersione pari rispettivamente a 48 e 3hrs [9,10].<br />

Formulazione<br />

Solvente: 1:1 acetoneetanolo;<br />

Soluto:<br />

metiltrimetossisilano<br />

(20%)<br />

Solvente: 1:1 acetoneetanolo;<br />

Soluto:<br />

metiltrimetossisilano<br />

(50%)<br />

Solvente: 1:1 acetoneetanolo;<br />

Soluto: tetraetilsilicato<br />

Polimero<br />

assorbito<br />

(%)<br />

acqua<br />

assorbita<br />

(%)<br />

Idrocarburi<br />

assorbiti<br />

(%)<br />

1,0 0,8 8,4<br />

3,0 0,9 8,0<br />

1,0 6,2 9,4<br />

TABELLA 3<br />

Resistenza meccanica in compressione <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong><br />

pietra arenaria pretrattati con formulazioni <strong>consolidanti</strong><br />

a base <strong>di</strong> silani. Il processo <strong>di</strong> consolidamento è descritto<br />

nelle tabelle 1 e 2 [9,10]<br />

Formulazione<br />

Massa <strong>di</strong><br />

polimero<br />

assorbita<br />

(%)<br />

Resistenza<br />

meccanica in<br />

compressione<br />

(Mpa)<br />

Nessuna ⎯ 15<br />

Silicato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o in acqua 1,0 21<br />

Solvente: 1:1 acetone-etanolo;<br />

Soluto: metiltrimetossisilano<br />

(20%)<br />

1,0 27<br />

Solvente: 1:1 acetone-etanolo;<br />

Soluto: metiltrimetossisilano<br />

(50%)<br />

Solvente: 1:1 acetone-etanolo;<br />

Soluto: etilsilicato (20%)<br />

3,0 22<br />

1,0 23<br />

5


FIGURA 1: Curve <strong>di</strong> rimozione <strong>di</strong> sali ( NaCl ), per<br />

immersione in acqua, <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietra arenaria<br />

( tipo Horice ) consolidati con formulazioni <strong>di</strong> natura<br />

<strong>di</strong>versa:<br />

a ) pietra non trattata, NaCl al 1,6%;<br />

b ) pietra consolidata con una soluzione <strong>di</strong> resina<br />

epossi<strong>di</strong>ca ( 3,1% ), NaCl al 1,7%;<br />

c ) campione non consolidato, NaCl al 2,8%;<br />

d ) pietra consolidata con estere silanico, NaCl al<br />

2,3% [10].<br />

6


FIGURA 2: Curve nelle quali viene riportata la quantità<br />

relativa <strong>di</strong> solfuro <strong>di</strong> calcio che si viene a formare sulla<br />

superficie <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> marmo trattati con <strong>consolidanti</strong><br />

<strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa in funzione del tempo <strong>di</strong> esposizione alla<br />

anidride solforosa e all’acqua [11].<br />

7


TABELLA 4<br />

Variazione della velocità <strong>di</strong> propagazione <strong>di</strong><br />

ultrasuoni [DVus (%)] in campioni <strong>di</strong> granito<br />

indotta da trattamenti con agenti <strong>consolidanti</strong> e<br />

idrorepellenti <strong>di</strong> natura silanica [12].<br />

Trattamento consolidante(C) e/o<br />

idrorepellente(H)<br />

DVus<br />

(%)<br />

Oligosilossano(H) + 8<br />

Estere organico <strong>di</strong> acido silicico(C) +55<br />

Estere organico <strong>di</strong> acido silicico(C)+ +64<br />

Oligosilossano(H)(tipo1)<br />

Organosilossano oligomerico(H) +22<br />

Estere organico <strong>di</strong> acido silicico(C)+ +70<br />

Oligosilossano(H)(tipo2)<br />

Polisilossano(H) +2<br />

Estere organico <strong>di</strong> acido silicico(C)+ +65<br />

Estere organico <strong>di</strong> acido silicico(C)+ +41<br />

Polisilossano(H)<br />

Estere organico <strong>di</strong> acido silicico(C)+ +24<br />

TABELLA 5<br />

Valori dell’in<strong>di</strong>ce globale <strong>di</strong> variazione del colore ( E )<br />

relativi a superfici <strong>di</strong> pietre granitiche trattate con<br />

formulazioni <strong>di</strong>verse a base <strong>di</strong> prodotti silanici [12].<br />

Prodotto consolidante(C) e/o idrorepellente(H) E<br />

EOS*(C)+Poliestere saturo, polisilossano e esteri 2,48<br />

<strong>di</strong> aci<strong>di</strong> inorganici(H)<br />

EOS*(C)+Metiletossipolisilossano(H) 5,79<br />

EOS*(C)+Organosilossano oligomerico(F) 18,66<br />

Copolimero Silossano/Acrilato mo<strong>di</strong>ficato(C+F) 0,61<br />

Resine acriliche e siliconiche(C+H) 4,09<br />

EOS*(C) e Polisilossani oligomerici(C+H) 1,38<br />

Silicato so<strong>di</strong>co(mo<strong>di</strong>ficato<br />

4,65<br />

biochimicamente)(C+H)<br />

(*) EOS = Estere organico dell’acido silicico<br />

8


FIGURA 3: Cinetiche <strong>di</strong> assorbimento <strong>di</strong> acqua da <strong>parte</strong> <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietre<br />

granitiche, repertate dall’ El Escorial ( Madrid ), trattate con varie formulazioni<br />

<strong>di</strong> natura silanica:<br />

Curva-1: campione non trattato.<br />

Le curve 2, 3, 4, 5 si riferiscono a campioni trattati rispettivamente con: estere<br />

organico dell’acido silicico ( EOS- consolidante-C )+ oligosilossano (<br />

idrorepellente-HF ); estere organico dell’acido silicico ( EOS- consolidante-C )+<br />

polisilossano ( idrorepellente-HF ); oligosilossano ( idrorepellente-HF );<br />

polisilossano ( idrorepellente-HF ) [12].<br />

9


FIGURA 4: Micrografie elettroniche <strong>di</strong> campioni<br />

<strong>di</strong> pietra tal quali (sopra) e <strong>di</strong> pietra trattata con un<br />

agente protettivo idrorepellente [12].<br />

10


Influenza dei trattamenti <strong>di</strong> consolidamento/prot<strong>ezio</strong>ne su alcune caratteristiche del substrato<br />

lapideo:<br />

I trattamenti <strong>consolidanti</strong> e <strong>protettivi</strong> determinano nei manufatti lapidei variazioni nelle <strong>di</strong>mensioni<br />

dei pori e relativa <strong>di</strong>stribuzione, nei valori della permeabilità al vapore d’acqua e all’acqua. Al fine<br />

<strong>di</strong> potere effettuare una valutazione dell’efficacia dei trattamenti risulta necessario, pertanto,<br />

quantificare l’entità delle mo<strong>di</strong>ficazioni indotte.<br />

a) Dimensioni dei pori.<br />

I trattamenti <strong>di</strong> consolidamento e <strong>di</strong> prot<strong>ezio</strong>ne, in generale, causano una riduzione della porosità<br />

globale accessibile all’acqua la quale <strong>di</strong>pende fortemente dalla natura dei prodotti usati e dal<br />

meccanismo secondo cui essi agiscono.<br />

Alcuni trattamenti portano al riempimento, totale o parziale, dei pori, altri esercitano solo un effetto<br />

ricoprente attraverso il depositarsi <strong>di</strong> un sottile strato <strong>di</strong> coating.<br />

Come si evince dai <strong>di</strong>agrammi della figura 5, gli andamenti delle curve <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione delle<br />

<strong>di</strong>mensioni dei pori dopo trattamenti <strong>consolidanti</strong> e <strong>protettivi</strong>, effettuati sullo stesso substrato<br />

lapideo, risultano essere notevolmente <strong>di</strong>versi.<br />

In particolare è possibile osservare che:<br />

i ) in entrambi i casi la porosità accessibile al mercurio <strong>di</strong>minuisce, l’entità del fenomeno essendo<br />

maggiore nel caso del trattamento con idrorepellente (la porosità dei materiali con<strong>di</strong>zionati con<br />

prodotti impermeabilizzanti e <strong>consolidanti</strong> risulta essere, rispettivamente, pari all’8,2% e al 9,2% );<br />

ii )l’applicazione dell’idrorepellente genera un aumento dei pori con <strong>di</strong>mensioni < 0,1µm, mentre il<br />

trattamento consolidante causa un incremento dei pori aventi <strong>di</strong>mensioni > 1µm [12].<br />

I risultati della figura 5 mostrano come gli aspetti fenomenologici concernenti le mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

nella strutturazione dei pori, indotte da trattamenti conservativi, <strong>di</strong>pendono, per un determinato<br />

sistema lapideo, dalla natura chimica dell’agente ( consolidante/protettivo ) e dal suo meccanismo<br />

<strong>di</strong> azione; essi, comunque, possono essere definiti solo sulla base <strong>di</strong> una accurata analisi a<br />

posteriori.<br />

b ) Permeabilità al vapore d’acqua e all’acqua.<br />

Secondo le raccomandazioni del < WTA, Scientific Technical Workshop for Monument<br />

Maintenance and Buil<strong>di</strong>ng Restoration Inc., Munich, FRG > un trattamento con idrorepellente deve<br />

ridurre la permeabilità al vapore d’acqua al massimo del 10% rispetto al valore del manufatto<br />

lapideo non trattato.<br />

Le variazioni ( % ) indotte da vari tipi <strong>di</strong> trattamento consolidante e/o protettivo ( tutti effettuati<br />

sullo stesso substrato <strong>di</strong> pietra granitica ) sulla permeabilità al vapore d’acqua ( Pv ), sulla velocità<br />

<strong>di</strong> propagazione <strong>di</strong> ultrasuoni ( Vus ) e sulla porosità accessibile all’acqua ( n 0 ), sono messe a<br />

confronto nella tabella 6. In alcuni casi si osserva una riduzione della permeabilità al vapore<br />

d’acqua , in altri ad<strong>di</strong>rittura un aumento. Comunque l’entità del fenomeno <strong>di</strong>pende fortemente dal<br />

tipo <strong>di</strong> formulazione usata [12].<br />

Il sistema che sembra presentare la migliore combinazione delle proprietà, post-trattamento, è<br />

quello basato sull’impiego del copolimero silossano/acrilato, prodotto con intrinseche capacità <strong>di</strong><br />

consolidante e <strong>di</strong> idrorepellente.<br />

11


FIGURA 5: Curve <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione della <strong>di</strong>mensione dei pori in<br />

campioni <strong>di</strong> Pietra <strong>di</strong> “Bonar” tal quali ( sin tratar in figura ) e trattati<br />

con prodotti idro-repellenti ( Hidrofugante in figura ) e <strong>consolidanti</strong><br />

La porosità globale, accessibile al mercurio, della pietra non con<strong>di</strong>zionata<br />

e <strong>di</strong> quelle trattate con idrorepellente e consolidante è, rispettivamente,<br />

pari all’11,2%, 8,2% e al 9,1%, [12].<br />

TABELLA 6<br />

Variazioni indotte da trattamenti <strong>consolidanti</strong> e <strong>protettivi</strong> <strong>di</strong>versi sulla<br />

permeabilità al vapore d’acqua (%Pv), sulla velocità <strong>di</strong> propagazione<br />

<strong>di</strong> ultrasuoni (%Vus) e sulla porosità all’acqua (%n 0 ) nel caso <strong>di</strong><br />

pietre granitiche [12].<br />

Prodotto consolidante(C) e/o %Pv %Vus %n 0<br />

idrorepellente(H)<br />

Resine acriliche e siliconiche(C+H) +68 +19 -3<br />

EOS*(C) e Polisilossani<br />

+35 +9 -13<br />

oligomerici(C+H)<br />

Silicato so<strong>di</strong>co(mo<strong>di</strong>ficato<br />

-42 +15 -5<br />

biochimicamente)(C+H)<br />

EOS*(C)+Metiletossipolisilossano(H) -15 +20 -28<br />

Copolimero Silossano/Acrilato -11 +18 -8<br />

mo<strong>di</strong>ficato(C+F)<br />

EOS*(C)+Poliestere saturo, -37 +13 -30<br />

polisilossano e esteri <strong>di</strong> aci<strong>di</strong><br />

inorganici(H)<br />

EOS*(C)+Organosilossano<br />

oligomerico(F)<br />

-45 +28 -48<br />

12


Stabilità e Durabilità dei trattamenti <strong>di</strong> consolidamento/prot<strong>ezio</strong>ne<br />

Un trattamento <strong>di</strong> consolidamento e/o <strong>di</strong> prot<strong>ezio</strong>ne è efficace se dura nel tempo; cioè se invecchia<br />

con una velocità relativamente bassa.<br />

In generale il concetto <strong>di</strong> mantenimento nel tempo delle performance da <strong>parte</strong> <strong>di</strong> un materiale<br />

include l’aspetto <strong>di</strong> stabilità e <strong>di</strong> durabilità. Su questo argomento Serena e Litran scrivono:<br />

< In the effort to estimate the potential long-term serviceability of performance above a threshold<br />

level that is regarded as acceptable…..two aspect can be <strong>di</strong>stinguished. One is stability of a<br />

material or composite of materials, that is, their resistance to environment factors such as oxygen,<br />

ozone, moisture, heat and light, which bring about chemical changes. The other is durability,<br />

largely the physical resistance to change with respect to the stress and strain of use > [13].<br />

La stabilità e la durabilità <strong>di</strong> un trattamento <strong>di</strong> conservazione <strong>di</strong> un manufatto lapideo <strong>di</strong>pendono,<br />

oltre che dalla tipologia della formulazione chimica impiegata e dalla natura della pietra, anche<br />

dall’aggressività dell’ambiente in cui il manufatto vive e dalle sollecitazioni termomeccaniche a cui<br />

esso è sottoposto nel tempo.<br />

Nella pratica comune queste caratteristiche sono stimate sottoponendo una serie <strong>di</strong> campioni trattati<br />

e non a cicli <strong>di</strong> invecchiamento accelerato in una camera climatica. In particolare durante le prove<br />

viene analizzato il processo <strong>di</strong> degradazione in funzione dell’umi<strong>di</strong>tà, della temperatura, delle<br />

ra<strong>di</strong>azioni elettromagnetiche ( in particolare quelle UV ), della concentrazione <strong>di</strong> agenti chimici (<br />

aci<strong>di</strong> e basici ) e delle sollecitazioni fisiche e termomeccaniche.<br />

Il grado <strong>di</strong> invecchiamento viene monitorato, definendo, in funzione del tempo, le variazioni <strong>di</strong><br />

alcune significative grandezze quali: il peso; la velocità <strong>di</strong> propagazione <strong>di</strong> ultrasuoni; la porosità<br />

aperta; il colore, ecc.. Viene anche indagato il comportamento a seguito <strong>di</strong> cicli gelo-<strong>di</strong>sgelo,<br />

umido-secco e alla cristallizzazione <strong>di</strong> sali.<br />

Il tipo <strong>di</strong> reazione a prove <strong>di</strong> invecchiamento accelerato <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietre granitiche ( rocce a<br />

struttura granulare costituite principalmente da quarzo ( SiO 2 ) ), trattati con formulazioni silaniche<br />

<strong>di</strong> vario tipo viene documentato attraverso i dati riportati nelle tabelle 7 e 8 [12].<br />

In particolare dai dati della tabella 7 si ricava che i trattamenti con oligosilossano determinano una<br />

migliore risposta ai cicli <strong>di</strong> gelo-<strong>di</strong>sgelo e secco-umido. Infatti la per<strong>di</strong>ta in peso risulta essere<br />

notevolmente inferiore <strong>di</strong> quella delle pietre non trattate.<br />

Dalla tabella 8 è possibile trarre la conclusione che trattamenti poco <strong>di</strong>ssimili possono provocare,<br />

comunque, variazioni molto <strong>di</strong>verse nei campioni della stessa pietra sottoposti a prove <strong>di</strong><br />

invecchiamento accelerato.<br />

E’ importante sottolineare il fatto che la scelta <strong>di</strong> un trattamento <strong>di</strong> consolidamento/prot<strong>ezio</strong>ne<br />

<strong>di</strong>pende anche da come i vari parametri sopra <strong>di</strong>scussi evolvono nel tempo.<br />

Con l’obbiettivo <strong>di</strong> definire il trattamento conservativo più appropriato da applicare a manufatti<br />

artistici localizzati nella Sicilia nord-orientale, P Car<strong>di</strong>ano et Al. hanno effettuato uno stu<strong>di</strong>o<br />

comparativo sottoponendo all’azione <strong>di</strong> vari prodotti commerciali( <strong>consolidanti</strong> e <strong>protettivi</strong> )<br />

campioni <strong>di</strong> pietre locali, con caratteristiche chimico-fisiche <strong>di</strong>verse ( vedasi tabella 9 ) [14].<br />

La composizione e le proprietà <strong>di</strong> alcune formulazioni <strong>di</strong> natura silanica sono sotto riportati.<br />

Formulazione-H: 100% alchilalcossisilani <strong>di</strong>luiti con etanolo( <strong>protettivi</strong> ), commercializzati dalla<br />

Raccanello Padova ( Hydrophase-H ).<br />

Formulazione-HS: 40% alchilalcossisilani oligomerici in isopropanolo ( Hydrophase-HS, della<br />

Raccanello-Padova ).<br />

13


Formulazione-TEOS: estere dell’acido silicico[ Si(OEt) 4 ], 40% in isopropanolo, senza catalizzatore<br />

( commercializzato dalla Phase-Firenze ).<br />

Campioni cubici ( 3x3x3cm ) delle varie tipologie <strong>di</strong> pietra, dopo essere stati lavati con acqua deionizzata,<br />

essiccati a 60°C e portati a peso costante ( 36hrs ), sono stati trattati con le formulazioni<br />

<strong>consolidanti</strong> e/o protettive ( assorbimento per capillarità-6hrs; assorbimento per totale immersione-<br />

24hrs).<br />

Successivamente i campioni sono stati conservati per 45 giorni in ambiente con atmosfera<br />

controllata ( 50%RU; 30°C ) al fine <strong>di</strong> favorire l’evaporazione del solvente e l’assorbimento <strong>di</strong> una<br />

quantità <strong>di</strong> acqua necessaria per la reazione <strong>di</strong> idrolisi dei gruppi Si OR [14].<br />

I dati, riportati nella tabella 10, mostrano che il peso dei campioni <strong>di</strong> pietra, dopo il trattamento<br />

conservativo sopra descritto, aumenta. La percentuale <strong>di</strong> prodotto assorbito, a seguito della reazione<br />

<strong>di</strong> curing <strong>di</strong>pende fortemente sia dalla natura delle pietre che dalle caratteristiche chimico-fisiche<br />

delle formulazioni impiegate. In particolare la pietra <strong>di</strong> Comiso ( COM ) mostra una più elevata<br />

affinità nei confronti del TEOS, lo stesso <strong>di</strong>casi per quella <strong>di</strong> Mistretta ( MIS ). Campioni <strong>di</strong> pietra<br />

<strong>di</strong> Sinagra ( SIN ), al contrario, presentano una capacità <strong>di</strong> assorbimento che si <strong>di</strong>fferenzia <strong>di</strong> poco<br />

rispetto alle tre formulazioni silaniche usate [14].<br />

TABELLA 7<br />

Per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso (%P) osservata in campioni <strong>di</strong> granito prima trattati<br />

con vari prodotti silanici e quin<strong>di</strong> sottoposti, in camera climatica, a<br />

cicli <strong>di</strong> Umido-Secco (U-S) e <strong>di</strong> Gelo-Disgelo (G-DG) [12].<br />

TRATTAMENTI<br />

CONSOLIDANTI(C) E<br />

IDROREPELLENTI(H)<br />

CICLO: U-S<br />

(%P)<br />

CICLO: G-DG<br />

(%P)<br />

Campione non trattato 1,21 0,81<br />

Oligosilossano(H) 0,00 0,08<br />

Estere organico dell’acido O,10 0,34<br />

silicico(C)<br />

Estere organico dell’acido 0,00 0,25<br />

silicico(C) + Oligosilossano(H)<br />

Estere organico dell’acido 0,32 1,4<br />

silicico(C) + Polisilossano(H)<br />

Estere organico dell’acido 4,49 0,44<br />

silicico(C)<br />

Oligosilossano(H) 0,45 0,49<br />

14


TABELLA 8<br />

Comportamento <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietra granitica sottoposti a tre<br />

<strong>di</strong>verse prove <strong>di</strong> invecchiamento accelerato: a ) cristallizzazione<br />

<strong>di</strong> sali; b ) gelo-<strong>di</strong>sgelo; c ) umido-secco. I campioni, prima delle<br />

prove <strong>di</strong> invecchiamento sono stati trattati con idrorepellenti silanici<br />

[12].<br />

Prova <strong>di</strong><br />

invecchiamento<br />

Proprietà<br />

Campioni<br />

non<br />

trattati<br />

( (%) )<br />

Campioni<br />

trattati con EOS*<br />

e Polisilossano-1<br />

( (%) )<br />

Campioni<br />

trattati con<br />

EOS* e<br />

Polisilossano-<br />

2<br />

( (%) )<br />

Cristallizza- peso -0,39 -0,10 -0,09<br />

zione <strong>di</strong> sali<br />

””” velocità -8,55 -7,32 -3,88<br />

ultrasuoni<br />

””” Porosità +11,11 +5,65 +24,08<br />

aperta<br />

Gelo-Disgelo peso -0,02 -0,06 -0,03<br />

+UV<br />

“””” Colore +2,69 +4,16 +2,83<br />

“””” Velocità -1,08 -10,45 -14,10<br />

ultrasuoni<br />

“””” Porosità +3,17 +7,90 +3,32<br />

aperta<br />

Umido-Secco peso -0,01 -0,16 -0,03<br />

“””” Velocità -4,02 -3,74 -2,21<br />

ultrasuoni<br />

“””” Porosità +3,98 +15,51 +6,58<br />

aperta<br />

(*) EOS= esteri organici dell’acido silicico<br />

15


TABELLA 9<br />

Caratteristiche fisiche e chimiche <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietre tipiche della<br />

regione nord-orientale della Sicilia sui quali sono stati effettuati<br />

trattamenti con agenti <strong>consolidanti</strong>/<strong>protettivi</strong> a base <strong>di</strong> prodotti silanici<br />

<strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa [14].<br />

Pietra e Luogo <strong>di</strong><br />

Origine<br />

( SMA ) Calcare-<br />

S. Marco<br />

d’Alunzio<br />

( TAO ) Calcare-<br />

Taormina<br />

( COM ) Calcare-<br />

Calcarenite <strong>di</strong><br />

Comiso<br />

( MIS ) Quarzoquarzite<br />

<strong>di</strong><br />

Mistretta<br />

( SIN ) Arenariagrigia<br />

<strong>di</strong> Sinagra<br />

( BAS ) Basalto-<br />

Etneo ( da<br />

Maniace )<br />

( CAR ) Marmo <strong>di</strong><br />

Carrara<br />

(riferimento )<br />

Caratteristiche Porosità Utilizzi<br />

Carbonatica,<br />

Compatta,<br />

Cristallina,<br />

Colorata<br />

Simile alla SMA<br />

ma con un livello<br />

maggiore <strong>di</strong><br />

venature e fratture<br />

Grani minuti,<br />

colorata, morbida,<br />

cristallina<br />

Componente<br />

principale dei grani:<br />

il quarzo presente sia<br />

come cristalli singoli<br />

che come aggregati<br />

policristallini.<br />

Pietra molto dura<br />

Dimensioni dei<br />

grani variabile (0,1-<br />

2mm). Composizione:<br />

quarzo e frammenti <strong>di</strong><br />

minerali a base <strong>di</strong><br />

silicati (feldspati e<br />

mica).<br />

Pietra vulcanica, densa<br />

e dura composta da<br />

silicati,( feldspati ).<br />

Colorata.<br />

Calcite –dolomite<br />

ricristallizzata<br />

Molto bassa;<br />

Distribuzione<br />

1÷5µ<br />

Molto bassa;<br />

Distribuzione<br />

1÷5µ<br />

Molto elevata e<br />

omogenea.<br />

Distribuzione<br />

0÷03µ(83%).<br />

Bassa-Struttura.<br />

Microporosa.<br />

Distribuzione<br />

( 1÷0,5µm )<br />

( 45% ).<br />

Bassa.<br />

Distribuzione<br />

bimodale<br />

con massimi:<br />

0-0,025µm e 0,1-<br />

0,2µm<br />

Bassa-Macro-<br />

-porosa<br />

Molto Bassa<strong>di</strong>stribuzione<br />

omogenea<br />

5÷0,05µ<br />

Decorazioni<br />

interne ed<br />

esterne<br />

--------------<br />

Costruzioni<br />

Costruzioni<br />

Costruzioni<br />

----------------<br />

-<br />

----------------<br />

--<br />

16


Per quanto riguarda l’influenza dei trattamenti sulla porosità è stato riscontrato che:<br />

a ) Il trattamento delle pietre CAR con H, HS, e TEOS influenza solo la porosità totale;<br />

b ) Nel caso dei campioni <strong>di</strong> SMA si riscontra che tutti i trattamenti causano non solo una forte<br />

riduzione nei valori della porosità totale ma anche una drastica mo<strong>di</strong>ficazione della <strong>di</strong>stribuzione<br />

delle <strong>di</strong>mensioni dei pori. Tra i vari agenti il TEOS presenta la massima efficacia.<br />

c ) La porosità delle pietre TAO risulta essere fortemente ridotta, in particolare, dal TEOS.<br />

d ) Le formulazioni HS e TEOS determinano una variazione apprezzabile nei valori della porosità<br />

totale dei campioni del marmo <strong>di</strong> Carrara ( CAR ). In particolare si osserva una riduzione del 65,4%<br />

della porosità a seguito del trattamento con TEOS.<br />

In conclusione il trattamento con TEOS, ai fini della riduzione della porosità totale, risulta essere il<br />

più efficace nel caso <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietre SMA, TAO, BAS, MIS e SIN.<br />

La formulazione HS è la più attiva per le pietre CAR e COM [13].<br />

TABELLA 10<br />

Aumento (%) del peso <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietra, descritti<br />

in tabella 9, dopo trattamento con formulazioni a base<br />

<strong>di</strong> prodotti silanici <strong>di</strong>versi ( vedasi testo ) e successivo<br />

curing. Per la comprensione delle sigle vedasi tabella<br />

9 e testo [14].<br />

CAMPIONE CAR SMA TAO COM BAS MIS SIN<br />

/AGENTE<br />

H 0,02 0,05 0,01 0,1 0,04 0,05 0,5<br />

HS 0,05 0.05 0,01 0,33 0,001 0,24 0,47<br />

TEOS 0,002 0,015 0,15 1,46 0,3 0,64 0,42<br />

17


L’efficacia <strong>di</strong> un trattamento <strong>di</strong> consolidamento e/o <strong>di</strong> prot<strong>ezio</strong>ne deve essere valutata quando il<br />

sistema globale [ include il substrato e i prodotti derivanti dall’insieme delle trasformazioni<br />

chimiche ( idrolisi, condensazione, polimerizzazione in situ, reticolazioni ecc. ) tra le molecole<br />

degli agenti impiegati e quelli conseguenti i processi <strong>di</strong> interazione tra i gruppi funzionali presenti<br />

nel manufatto lapideo e nelle molecole dei <strong>consolidanti</strong>/<strong>protettivi</strong>] ha raggiunto una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

equilibrio chimico e fisico.<br />

Pertanto prima <strong>di</strong> scartare o validare un determinato trattamento bisogna essere sicuri che il sistema,<br />

nella sua globalità, sia a regime, il che delle volte può richiedere del tempo.<br />

Le fotografie riportate nella figura 6 rappresentano una chiara esemplificazione <strong>di</strong> quanto sopra<br />

scritto. Infatti esse evidenziano come un trattamento con un prodotto silanico ( ConservareOH , i<br />

cui componenti attivi sono gli esteri etilici dell’acido silicico [ Si—(OCH 2 CH 3 ) 4 ] ) <strong>di</strong> pietre<br />

calcaree sembrerebbe a prima vista provocare una inaccettabile mo<strong>di</strong>ficazione cromatica la quale,<br />

però, si va ad attenuare fortemente con il trascorrere del tempo, per cui, alla fine,il trattamento può<br />

essere, nel suo complesso, considerato valido [15].<br />

FIGURA 6: Trattamento <strong>di</strong> pietre <strong>di</strong> origine calcarea con il prodotto silanico<br />

commercializzato come ConservareOH ( a base <strong>di</strong> esteri tetraetilici dell’acido<br />

silicico ).<br />

Sinistra: pietre tal quali;<br />

Centro: pietre ad un mese dal trattamento, si osserva un evidente fenomeno <strong>di</strong><br />

imbrunimento;<br />

Destra: le pietre a cinque anni dal trattamento, praticamente hanno riacquistato<br />

il colore delle pietre tal quali [15].<br />

18


RIFERIMENTI<br />

1 ) J. R. Clifton, “ Stone Consolidating Materials a Status Report ”,<br />

http://palinpsest.stanford.edu/byautch/clifton/stone/, last changed: August, 03 (2004).<br />

2 ) A. Hausberger, Pitture e Vernici-European Coatings , 2, 13(2004).<br />

3 ) E. Garrod, The Buil<strong>di</strong>ng Conservation Directory (2001),<br />

4 ) C.A. Price, Chemistry in Britain, 11, 350 (1975).<br />

5 ) C. A. Price, < Brethane Stone Preservative > Buil<strong>di</strong>ng Research Establishement, ( UK ) CP1<br />

(1981)<br />

6 ) C. Danehey, G. S. Wheeler, S-C. H. Su, 7 th International Congress on Deterioration and<br />

Conservation of Stone, Lisbon, 1043-52 (1992).<br />

7 ) R: N: Butlin, T. J. S. Yates, W Martin, Preprints of the International Colloquium on Methods of<br />

Evaluating Products for the Conservation of Porous Buil<strong>di</strong>ng Materials in Monuments, ICCROM,<br />

Rome, June (1995).<br />

8 ) R. Kumar, C. A. Price, The influence of salts on the hydrolysis and condensation of<br />

methyltrimethoxy-silane , in < La Conservazione dei Monumenti nel Bacino del Me<strong>di</strong>terraneo >, ed.<br />

V.Fassina, H.Ott,F. Zezza, pp. 861-65, Venice, Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici <strong>di</strong> Venezia<br />

(1994).<br />

9 ) C. Selwitz, < Epoxy Resins in Stone Conservation >, the Getty conservation institute, (7),<br />

(1992).<br />

10 ) P. Kotlik, P. Justd, J. Zelinger, Stu<strong>di</strong>es in Conservation, 28, 75 (1983)<br />

11 ) K. L. Gauri, V. A. R. Ma<strong>di</strong>raju, Geological Society of America, Engineering Geology Case<br />

Histories, II, 73 (1978).<br />

12 ) R. Fort Gonzalez, M. Alvarez de Buergo, M a . C. Vasquez-Calvo, Revista de Plasticos<br />

Modernos, 89, 83 (2005).<br />

13 ) P. J. Serena, G. C. Litran, American Society for Testing and Materials, (1980);<br />

R. L. Feller < Accelerated Aging >, The Getty Conservation Institute, USA (1994)<br />

14 ) P. Car<strong>di</strong>ano, S. Sergi, M. Triscari, P. Piraino, Annali <strong>di</strong> Chimica ( Società Chimica Italiana ),<br />

91, (2001)<br />

15 ) G. Wheeler, < Alkoxysilanes and the Consolodation of Stone > Getty Conservation Institute<br />

(2005).<br />

19


CAPITOLO TERZO-B<br />

APPLICAZIONE DI FORMULAZIONI A BASE DI PRODOTTI SILANICI NELLA<br />

CONSERVAZIONE DI MANUFATTI LAPIDEI:<br />

CASE HISTORIES<br />

Nel presente capitolo sono riportati e criticamente <strong>di</strong>scussi alcuni significativi esempi <strong>di</strong> interventi<br />

conservativi effettuati su manufatti lapidei impiegando formulazioni <strong>consolidanti</strong> /protettive a base<br />

<strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong> derivazione silanica.<br />

A ) Il Monumento alla Libertà ( Riga, Lettonia )<br />

Il monumento alla Libertà <strong>di</strong> Riga ( figura 1 ), costruito nel 1935 ( scultore K. Zale; architetto E.<br />

Stalbergs ) è costituito nei suoi elementi strutturali da:<br />

una base <strong>di</strong> calcestruzzo;<br />

un rivestimento esterno in granito grigio e rosso ( Finlan<strong>di</strong>a ) e in travertino italiano ( Tivoli );<br />

un obelisco in travertino alla cui sommità è collocata la statua, in bronzo, della Libertà [1].<br />

Le caratteristiche delle pietre costituenti sono qui <strong>di</strong> seguito delineate.<br />

a ) Travertino Romano- Tufo calcareo ( i tufi sono rocce <strong>di</strong> origine vulcanica, formatesi per<br />

cementazione <strong>di</strong> ceneri, lapilli e sabbia proiettati dai vulcani nella fase esplosiva. La cementazione<br />

avviene per la pressione esercitata dagli strati superiori e per l’azione dell’acqua ), cavernoso ,<br />

leggero e resistente avente le seguenti caratteristiche:<br />

i ) composizione chimica essenzialmente a base <strong>di</strong> calcite microcristallina;<br />

ii ) porosità totale, 4-7%;<br />

iii ) assorbimento <strong>di</strong> acqua, 2%;<br />

iv ) resistenza a compressione, 111,3Mpa.<br />

b ) Granito Rosso ( Balmoral-Red ) e Granito Grigio ( Nystade )- roccie intrusive a struttura<br />

granulare caratterizzate da:<br />

i ) una costituzione chimica che vede la presenza <strong>di</strong> minerali silicei quali la mica, il quarzo e<br />

il feldspato;<br />

ii ) una struttura densa ed omogenea;<br />

iii ) una porosità totale >1%;<br />

iv ) un’assorbimento <strong>di</strong> acqua ˜ 0,15%;<br />

v ) una resistenza a compressione pari a 180MPa [1].<br />

L’esame dello stato <strong>di</strong> conservazione ha messo in risalto che una delle principali cause <strong>di</strong> degrado è<br />

da mettere in relazione con le alterazioni delle pietre <strong>di</strong> travertino provocate da fattori connessi<br />

all’inquinamento ambientale, alle con<strong>di</strong>zioni climatiche ( frequenti cicli <strong>di</strong> gelo/<strong>di</strong>sgelo ) e<br />

all’azione catalitica del vapore d’acqua nei confronti <strong>di</strong> processi degradativi <strong>di</strong> natura chimica,<br />

biologica e fisico-meccanica.<br />

1


L’altra origine <strong>di</strong> deterioramento è da imputare alla corrosione del supporto portante in calcestruzzo<br />

dovuta alla penetrazione, attraverso i giunti <strong>di</strong> piombo, <strong>di</strong> acqua contenente SO 2 , CO 2 e ioni cloro.<br />

Le conclusioni <strong>di</strong> cui sopra hanno portato alla in<strong>di</strong>viduazione dei seguenti interventi:<br />

a ) trattamento delle parti in travertino con prodotti idrorepellenti al fine <strong>di</strong> proteggere le pietre<br />

dall’azione aggressiva <strong>di</strong> agenti chimici ambientali e quin<strong>di</strong> ridurre la penetrazione dell’ acqua<br />

verso la struttura interna <strong>di</strong> calcestruzzo;<br />

b ) sostituzione del piombo usato come sigillante nei giunti tra elementi in granito, e questo a causa<br />

della inadeguatezza del piombo ad isolare i giunti nei confronti dell’acqua.<br />

Prima <strong>di</strong> procedere alla esecuzione <strong>di</strong> trattamenti <strong>protettivi</strong> nei confronti delle pietre <strong>di</strong> travertino si<br />

è provveduto a valutare l’efficienza in laboratorio <strong>di</strong> vari prodotti idrorepellenti <strong>di</strong> natura siliconica<br />

su campioni ( cubici, 5x5x5cm ) ricavati da rocce così come estratti dalla cava.<br />

Le caratteristiche delle formulazioni sperimentate sono riportate nella tabella 1.<br />

Dall’ esame dell’insieme dei risultati, sintetizzati nella tabella 2, è stato possibile concludere che la<br />

migliore combinazione <strong>di</strong> proprietà è stata riscontrata per le pietre trattate con la formulazione a<br />

base <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o-alluminio-metil-silanolato ( N/A6) [ Il trattamento non mo<strong>di</strong>fica l’aspetto esteriore del<br />

manufatto; riduce l’asssorbimento <strong>di</strong> acqua per capillarità (da 1,80% a 0,04%) e l’assorbimento per<br />

immersione totale (da 2,38% a 0,94%); non limita eccessivamente l’evaporazione dell’acqua e la<br />

permeabilità al vapore d’acqua ( da 1,68 a 1,33 [g/mhPa]E-10 ); provoca una riduzione accettabile<br />

del drying index ( da 2,13 a 1,61[log] ) e induce una riduzione nel volume dei pori ( da 4,86 a<br />

2,62cm 3 ) ].<br />

Non essendo possibile avere la <strong>di</strong>sponibilità del prodotto N/A6 in quantità industriali allora per il<br />

trattamento protettivo della superficie in travertino è stato scelto il prodotto, commerciale, a base <strong>di</strong><br />

alchilalcossisilano ( Funcosil WS ) che si caratterizza, rispetto agli altri prodotti, per una migliore<br />

combinazione delle prestazioni.<br />

In particolare le pietre trattate con la formulazione acquosa <strong>di</strong> alchilalcossisilano, come emerge dai<br />

dati della tabella 2, presentano:<br />

- una riduzione dell’assorbimento <strong>di</strong> acqua [ sia per capillarità ( da 1,80 a 0,21% ) che per<br />

immersione totale ( da 2,38 a 1,46% ) ];-<br />

- una attenuazione della porosità ( da 4,86 a 4,28cm 3 );-<br />

- un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essiccamento che passa da 2,13 a 1,90[log];<br />

- un valore della permeabilità al vapore d’acqua che da 1,68 si riduce a 1,08g/mhPaE-10 [1].<br />

Il trattamento in situ della superficie del monumento alla Libertà in pietre <strong>di</strong> travertino<br />

con la formulazione <strong>di</strong> alchilalcossisilano ( FuncosilWS) è stato effettuato, dopo le necessarie<br />

operazioni <strong>di</strong> pulitura (water jet e micro abrasive sand blasting e drying ), applicando il prodotto<br />

me<strong>di</strong>ante l’ausilio <strong>di</strong> una spazzola [1].<br />

La valutazione dell’efficacia del trattamento, verificata dopo due anni, ha permesso <strong>di</strong> concludere<br />

che:<br />

~ la superficie trattata presenta una <strong>di</strong>slocazione verticale eterogenea ed occasionale <strong>di</strong> linee <strong>di</strong><br />

annerimento, mentre quella non trattata risulta essere ricoperta omogeneamente da una patina<br />

nerastra ( vedasi figura 2 );<br />

~ il con<strong>di</strong>zionamento induce un miglioramento del comportamento nei confronti dell’assorbimento<br />

dell’acqua piovana;<br />

~ non si osservano effetti <strong>di</strong> inibizione o <strong>di</strong> azione catalitica nei confronti della contaminazione<br />

microbiologica/biologica.<br />

2


TABELLA 1<br />

Prodotti siliconici usati per il trattamento protettivo<br />

idrorepellente, in laboratorio, <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> travertino<br />

romano [1].<br />

Agente effettivo Concentrazione Agente <strong>di</strong><br />

trasporto<br />

Nome<br />

commerciale e<br />

Fonte<br />

Silano-silossano — Acqua K501/Liquid<br />

TABELLA 2<br />

Proprietà <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietre <strong>di</strong> travertino dopo trattamento protettivo con prodotti<br />

silanici idrorepellenti <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa ( vedasi tabella 1 ) [1]<br />

CAMPIONE/<br />

/PRODOTTO/<br />

/PROPRIETA’<br />

Non<br />

Trattato<br />

Plastics Ltd/UK<br />

Silossano ˜7M% Idrocarburo Funcosil<br />

alifatico SNL/Remmers/D<br />

Alchilalcossisilano<br />

˜10%(m/m) Acqua Funcosil<br />

WS/Remmers/D<br />

Silicone >10%(m/m) Acqua Funcosil<br />

OW/Remmers/D<br />

So<strong>di</strong>o-alluminiometil-silanolato<br />

Si˜4,9V% Acqua N/A6/Academy of<br />

Science/Latvia<br />

So<strong>di</strong>oalluminiometil<br />

silanolato<br />

(N/A6)<br />

Alchilalcossisilano<br />

(WS)<br />

Silicone<br />

(OW)<br />

Silano-<br />

Silossano<br />

(K501)<br />

Silossano<br />

(SNL)<br />

Volume dei pori[cm 3 ] 4,86 2,62 4,28 3,71 3,71 1,90<br />

Porosità totale[%] 3,70 2,51 3,33 3,42 2,51 1,28<br />

Assorbimento <strong>di</strong><br />

acqua per<br />

capillarità[%]<br />

1,80 0,04 0,21 0,05 0,05 0,02<br />

Assorbimento <strong>di</strong><br />

acqua per immersione<br />

totale[%]<br />

In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

essiccamento [log]<br />

Permeabilità al<br />

vapore<br />

d’acqua[g/mhPa]E-<br />

10<br />

2,38 O,94 1,46 1,03 1,30 0,26<br />

2,13 1,61 1,90 1,74 1,83 1,08<br />

1,68 1,33 1,08 1,32 1,68 0,97<br />

3


FIGURA 1: Monumento alla Libertà, Riga-Lettonia [1].<br />

Figura 2: Frammento <strong>di</strong> un rilievo in travertino del Monumento alla<br />

Libertà <strong>di</strong> Riga-Lettonia.<br />

A sinistra- dopo due anni dal trattamento con il prodotto idrorepellente a<br />

base <strong>di</strong> alchil-alcossi-silano ( FuncosilWS ) si osservano solo occasionali<br />

striature nerastre.<br />

A destra- la <strong>parte</strong> non trattata mostra un evidente processo <strong>di</strong> annerimento<br />

che causa la formazione <strong>di</strong> una patina uniformemente <strong>di</strong>stribuita lungo<br />

tutta la superficie [1].<br />

4


B ) Il “ AL Hayne Monument ” [ Fort Worth-Texas ( USA ) ]<br />

Il monumento ( altezza 762cm, base ~ 243cm 2 ), eretto nel 1893, è in pietra arenaria scolpita con<br />

una base bugnata. Un insieme <strong>di</strong> colonne in granito rosso levigato, alla sommità, sostiene una<br />

cupola gotica all’interno della quale è collocata il busto in bronzo <strong>di</strong> Al Hayne ( vedasi figure 3 e 4<br />

).<br />

Il manufatto in pietra è stato scolpito <strong>di</strong> l. Brown, mentre quello in bronzo è opera <strong>di</strong> E. Sellors [2].<br />

Lo stato <strong>di</strong> conservazione del monumento, prima dell’intervento <strong>di</strong> restauro, relativamente alle parti<br />

in pietra arenaria era caratterizzato:<br />

— da <strong>di</strong>ffuse per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> materiale alla superficie;<br />

— da per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> componenti decorativi;<br />

— dalla presenza <strong>di</strong> croste nere dovute alla formazione <strong>di</strong> solfuri.<br />

Lo stato <strong>di</strong> conservazione delle colone in granito risultava essere buono. Le aree superficiali in<br />

pietra arenaria che mostravano fenomeni <strong>di</strong> polverizzazione sono state sottoposte ad un intervento<br />

preliminare <strong>di</strong> consolidamento impiegando un prodotto, commerciale, della PROSOCO,<br />

“Conservare-OH 100” (OH-100 ) , ready to use.<br />

Il trattamento con OH-100, sostituendo i collanti naturali, è utile per effettuare operazioni<br />

preliminari finalizzate a rinforzare e stabilizzare opere in muratura rese friabili da fenomeni<br />

deteriorativi <strong>di</strong> varia origine, prima <strong>di</strong> procedere alla pulitura, ai rattoppi e al rivestimento<br />

protettivo. I componenti attivi dell’ OH-100 sono gli esteri etilici dell’acido silicico [ Si—<br />

(OCH 2 CH 3 ) 4 ] che, per le ridotte <strong>di</strong>mensioni molecolari, hanno la capacità <strong>di</strong> penetrare<br />

profondamente all’interno del materiale degradato.<br />

FIGURA 3: Il monumento<br />

eretto in onore <strong>di</strong> Alfred<br />

S.Hayne, Fort Worth,<br />

Texas, Usa [2].<br />

5


FIGURA 4: Particolare del monumento in figura 3<br />

[2].<br />

Me<strong>di</strong>ante l’ausilio <strong>di</strong> un idoneo catalizzatore contenuto nella formulazione, e in presenza <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà,<br />

si innesca la reazione <strong>di</strong> idrolisi, condensazione e <strong>di</strong> polimerizzazione in situ degli esteri che, a<br />

reazione completata, porta alla formazione <strong>di</strong> un reticolo polimerico glass-like simile a quello della<br />

silice ( SiO 2 ) [3,4,5,6].<br />

Dopo il processo consolidante con Conservare-OH 100 le parti in pietra arenaria sono state<br />

sottoposte a trattamento <strong>di</strong> pulitura a cui ha fatto seguito quello protettivo eseguito me<strong>di</strong>ante<br />

impregnazione con i prodotti della PROSOCO, commercializzati come Conservare-H, con<br />

l’obbiettivo ultimo <strong>di</strong> rinforzare le pietre e nello stesso tempo renderle più idrorepellenti.<br />

La formulazione etichettata come Conservare-H100, ha tra i suoi componenti attivi un etil silicato,<br />

che agisce da consolidante, e un silano che esplica la funzione idrorepellente [3].<br />

< This ethyl silicate/silane treatment replaces the natural bin<strong>di</strong>ng materials while protecting the<br />

treated surface from future deterioration…… . All patching and pointing materials should be in<br />

place before application of Conservare H100 > [3].<br />

6


C ) Palazzo Chigi ( ROMA )<br />

Il restauro <strong>di</strong> Palazzo Chigi ( figura 5 ), sede del Governo italiano, è stato completato il 07-<br />

novembre-1999.<br />

FIGURA 5: Veduta <strong>di</strong> insieme <strong>di</strong> Palazzo Chigi, Roma, sede del<br />

Governo Italiano.<br />

Per il restauro conservativo <strong>di</strong> alcune delle sue parti sono stati utilizzati<br />

prodotti a base <strong>di</strong> polisilossani [7-a].<br />

L’intervento conservativo ha contemplato, tra l’altro, il restauro dei travertini e degli stucchi, la<br />

riproposizione dei colori dell’e<strong>di</strong>ficio e l’eliminazione delle persiane in legno.<br />

< Le lavorazioni sono state complesse: dalla spazzolatura degli strati superficiali…., al<br />

consolidamento degli intonaci……., alla prot<strong>ezio</strong>ne con prodotti a base <strong>di</strong> polisilossani > [7-a].<br />

Dalla documentazione che descrive i dettagli dell’intervento conservativo si ricava come l’impiego<br />

<strong>di</strong> prodotti polisilossanici sia stato particolarmente opportuno, nel caso <strong>di</strong> stucchi ed intonaci, per il<br />

ricoprimento delle superfici restaurate al fine <strong>di</strong> proteggere i manufatti da ulteriori attacchi<br />

degradativi [7-a].<br />

Esempi <strong>di</strong> decorazioni in stucco<br />

( elementi modellati o realizzati tramite stampi, in situ o meno, applicati a creare motivi decorativi<br />

plastici per lo più negli spazi interni delle architetture…….elementi realizzati con gesso, polvere <strong>di</strong><br />

marmo o travertino e colla ( tipici degli stucchi decorativi da interni )………anche modellazioni in<br />

cui interviene l’uso della calce spenta….., in modo da consentire produzioni con sufficiente<br />

resistenza anche per esterni [7-b] )<br />

sono mostrati nella figura 6.<br />

7


a )<br />

b )<br />

FIGURA 6: a ), b ) Palazzo Chigi: decorazioni in stucco<br />

che sono state trattate, dopo restauro, con <strong>protettivi</strong> <strong>di</strong><br />

natura polisilossanica [7-a].<br />

8


FIGURA 7: Palazzo Chigi: E<strong>di</strong>cola d’angolo( particolare ),<br />

confronto tra lo stato <strong>di</strong> conservazione prima ( sopra ) e dopo ( sotto )<br />

il restauro [7-a].<br />

9


FIGURA 8: Palazzo Chigi: E<strong>di</strong>cola d’angolo ( dettaglio ).<br />

Confronto tra prima ( sopra ) e dopo il restauro ( sotto ).[7-a].<br />

10


FIGURA 9: Palazo Chigi: L’E<strong>di</strong>cola dopo restauro [7-a].<br />

11


Protettivi <strong>di</strong> natura polisilossanica sono stati utilizzati anche nel restauro dell’E<strong>di</strong>cola d’angolo (<br />

19th sec.), raffigurante la Madonna con Bambino, in maiolica <strong>di</strong>pinta con la cornice in stucco<br />

dorato.<br />

In particolare formulazioni a base <strong>di</strong> derivati silanici sono servite per effettuare la prot<strong>ezio</strong>ne finale<br />

degli stucchi dopo le operazioni <strong>di</strong> restauro conservativo [7-a].<br />

Le immagini dell’E<strong>di</strong>cola prima e dopo restauro sono mese a confronto nelle figure 7 e 8 mentre<br />

l’E<strong>di</strong>cola restaurata è mostrata nella sua interezza in figura 9 [7-a].<br />

D ) Gli Stucchi <strong>di</strong> Palazzo Rosso ( GENOVA ) e <strong>di</strong> Villa Quiete (ARENZANO – GENOVA )<br />

L’uso del silicato <strong>di</strong> etile si è rilevato utile per il consolidamento delle teste leonine <strong>di</strong> Palazzo<br />

Rosso ( figura 10 ) le quali, come si evince dalla figura 11, presentavano in superficie chiari<br />

fenomeni <strong>di</strong> sfarinamento e <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> consistenza [8].<br />

Il silicato <strong>di</strong> etile è stato applicato, con la tecnica a spruzzo, prima delle operazioni <strong>di</strong> restauro e<br />

dopo accurate procedure <strong>di</strong> pulitura, spolveratura e asportazione delle stuccature cementizie e<br />

demolizione del modellato irrime<strong>di</strong>abilmente degradato.<br />

Il silicato <strong>di</strong> etile prima viene assorbito nella malta originale, quin<strong>di</strong> polimerizza e attraverso legami<br />

chimici blocca il processo <strong>di</strong> sfarinamento consolidando così il manufatto che è pronto per le<br />

opportune operazioni <strong>di</strong> restauro ( figura 12 ).<br />

Nella figura 13 viene mostrata l’immagine della testa leonina a restauro terminato [8].<br />

FIGURA 10: Facciata <strong>di</strong> Palazzo<br />

Rosso ( Genova ) dopo restauro [8].<br />

12


FIGURA 11: Con<strong>di</strong>zione del modellato relativa alla testa<br />

leonina prima dell’intervento <strong>di</strong> restauro. Sono visibili<br />

le stuccature cementizie applicate in un restauro precedente<br />

e completamente rimosse [8].<br />

FIGURA 12: Consolidamento della superficie delle<br />

teste leonine me<strong>di</strong>ante l’applicazione, con la tecnica a<br />

spruzzo, <strong>di</strong> silicato <strong>di</strong> etile [8].<br />

13


FIGURA 13: La testa leonina dopo restauro [8].<br />

Nel caso del restauro e ricostruzione degli stucchi esterni <strong>di</strong> Villa Quiete, nella riproduzione <strong>di</strong><br />

particolari aggetti si è fatto uso <strong>di</strong> calchi in gomma siliconica.<br />

La procedura prevede le seguenti operazioni:<br />

i ) applicazione <strong>di</strong> un controstampo, necessario a rendere rigido il calco stesso ed evitare quin<strong>di</strong><br />

deformazioni durante la gettata ( figura 14 );<br />

ii ) <strong>di</strong>stacco del calco ( figura 15 );<br />

iii ) <strong>di</strong>stacco della gomma siliconica dal soggetto, riassemblaggio del calco e quin<strong>di</strong> colata della<br />

malta ( figure 16,17, 18 ) [8].<br />

E )Statue egiziane in calcare ( British Museum-LONDON UK )<br />

Nel periodo 1983-1989, <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> trattamenti, basati su prodotti organo-silanici, sono stati<br />

impiegati per consolidare e stabilizzare venti sculture egiziane in mostra presso il British Museum (<br />

Londra ) che mostravano chiari sintomi <strong>di</strong> deterioramento .<br />

14


FIGURA 14: Applicazione <strong>di</strong><br />

un controstampo ( vedasi testo )<br />

[8].<br />

FIGURA 15: Distacco del calco in resina<br />

siliconica [8].<br />

15


FIGURA 16: Il calco in resina siliconica<br />

così come ottenuto dopo la gettata [8].<br />

FIGURA 17: Applicazione dei calchi [8].<br />

16


Figura 18: il calco mentre viene fissato<br />

al supporto [8].<br />

< High concentrations of soluble salts render the stone susceptible to surface damage. When<br />

combined with significant concentration of clays, major de-lamination and structural decay can<br />

occur……..two deterioration types have been observed. Surface damage such as powdering and<br />

pitting seems to be related mainly to the presence of soluble salts…….A large number of soluble<br />

salt analyses from objects have shown chloride to be the most common anion present, with nitrate<br />

also present in many instances> [9].<br />

Le formulazioni ed i prodotti usati per i trattamenti <strong>di</strong> consolidamento e stabilizzazione delle<br />

sculture sono qui <strong>di</strong> seguito elencati:<br />

— metil-trimetossi-silano ( MTMOS ) non catalizzato + Paraloid ( resina acrilica )+ metilfenilsilicone<br />

+ tricloroetano ( solvente );<br />

— metil-trimetossi-silano, non catalizzato + una resina acrilica + metil-fenilsilicone +<br />

tricloroetano (solvente );<br />

— tetraetossisilano ( silicato <strong>di</strong> etile-TEOS ), catalizzato.<br />

—<br />

Le resine sono state applicate utilizzando una pipetta dalla quale veniva fatta gocciolare lentamente<br />

la formulazione fino a quando la pietra ne risultava essere completamente impregnata.<br />

Le sculture con un elevato contenuto <strong>di</strong> sali, dopo un primo consolidamento venivano sottoposte ad<br />

un processo <strong>di</strong> desalinizzazione e successivamente ri-trattate con le formulazioni a base <strong>di</strong><br />

organosilani [9].<br />

Una valutazione circa l’efficacia dei processi <strong>di</strong> consolidamento utilizzati, effettuata dopo circa<br />

<strong>di</strong>eci anni, ha portato alle seguenti conclusioni:<br />

a ) i trattamenti con prodotti organo-silanici hanno ritardato i fenomeni <strong>di</strong> deterioramento nell’85%<br />

delle sculture esaminate;<br />

b ) gli organosilani hanno <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> avere la capacità <strong>di</strong> legare le argille presenti nella pietra<br />

17


calcarea inibendone l’attività destabilizzante;<br />

c ) l’impiego del silicato <strong>di</strong> etile ( TEOS ) determina la formazione <strong>di</strong> un reticolo polimerico<br />

tri<strong>di</strong>mensionale che è risultato essere, relativamente alle con<strong>di</strong>zioni sperimentate, suscettibile <strong>di</strong><br />

degradazione in presenza <strong>di</strong> elevate concentrazioni <strong>di</strong> sali; la conservazione delle sculture in un<br />

ambiente con bassi valori dell’umi<strong>di</strong>tà relativa riduce sostanzialmente questo fenomeno;<br />

d ) le sculture trattate con <strong>consolidanti</strong> a base <strong>di</strong> MTMOS mostrano una maggiore resilienza dovuta<br />

alla loro alta idrorepellenza [9].<br />

F ) Tessere dei mosaici dell’arco <strong>di</strong> ingresso al Presbiterio ( SAN VITALE- RAVENNA<br />

Le tessere in pasta vitrea fratturate sono state consolidate e protette me<strong>di</strong>ante infiltrazione a goccia<br />

<strong>di</strong> resina siliconica ( Wacker BS 44 ). La resina in eccesso veniva rimossa ripulendo la superficie<br />

con un idoneo solvente organico [10].<br />

La resina BS 44 ( polifenilmetilsilossano ), commercializzata dalla Wacker allo stato <strong>di</strong> polvere,<br />

prima dell’utilizzo viene <strong>di</strong>sciolta in un opportuno solvente organico. In presenza <strong>di</strong> un idoneo<br />

catalizzatore il prodotto, dopo il trattamento, subisce un processo <strong>di</strong> indurimento formando sulla<br />

superficie un reticolo tri<strong>di</strong>mensionale chimicamente legato al substrato del manufatto lapideo<br />

me<strong>di</strong>ante forti legami primari.<br />

< La resina BS 44 idrorepellente, dotata <strong>di</strong> ottimo potere penetrante e <strong>di</strong> ritiro molto limitato, è<br />

stata utilizzata per colmare le fratture createsi nella pasta vitrea in modo da arrestare o comunque<br />

ritardare notevolmente il processo <strong>di</strong> degrado impedendo la penetrazione dell’acqua veicolo degli<br />

agenti <strong>di</strong> deterioramento [ pur consentendo lo scambio tra l’interno e l’esterno <strong>di</strong> vapore d’acqua (<br />

figura 19) il che permette al manufatto <strong>di</strong> traspirare, nota dell’Autore ]. Il BS 44, dopo la reazione <strong>di</strong><br />

polimerizzazione, assume una struttura, una composizione ed un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rifrazione molto simile a<br />

quella del vetro.<br />

L’impasto riacquista così compattezza e tono <strong>di</strong> colore mitigandosi l’effetto ottico <strong>di</strong> schiarimento<br />

dovuto alle continue deviazioni che il raggio subisce attraversando le numerose interfacce dovute<br />

alla fratturazione……La resina ha dato buoni risultati per quanto riguarda la stabilità nel tempo ><br />

( vedasi figura 20 ) [10].<br />

G ) Porta <strong>di</strong> Cordova ( CARMONA-SPAGNA )<br />

Recentemente un gruppo <strong>di</strong> esperti ha sperimentato, in laboratorio, una serie <strong>di</strong> formulazioni a base<br />

<strong>di</strong> derivati organici del silicio con l’obbiettivo <strong>di</strong> valutare l’efficacia <strong>di</strong> questi preparati nei<br />

trattamenti <strong>di</strong> consolidamento e <strong>di</strong> prot<strong>ezio</strong>ne della Porta <strong>di</strong> Cordova ( Carmona, Andalusia-Spagna<br />

) in relazione sia alla natura delle pietre impiegate nella costruzione del manufatto che allo stato <strong>di</strong><br />

conservazione dello stesso [12].<br />

La pietra usata nella costruzione della Porta <strong>di</strong> Cordova ( figura 21 ) è una calcarenite gialla (<br />

calcarenitas amarillas de la Formaciòn del Alcor ) caratterizzata da una elevata porosità (valore<br />

me<strong>di</strong>o ~ 34%).<br />

La composizione chimica <strong>di</strong> due campioni <strong>di</strong> pietra repertati <strong>di</strong>rettamente dal manufatto, in zone<br />

<strong>di</strong>verse, è in<strong>di</strong>cata nella tabella 3.<br />

18


FIGURA 19: Viene mostrata l’azione protettiva esercitata<br />

dalla resina BS 44 la quale impe<strong>di</strong>sce all’acqua <strong>di</strong> penetrare<br />

all’interno del manufatto ( vedasi le gocce che permangono<br />

sulla superficie ), mentre consente la permeabilità al<br />

vapore d’acqua [11].<br />

TABELLA 3<br />

Composizione chimica (%) <strong>di</strong> campioni lapidei<br />

( calcarenite gialla ) repertati da zone <strong>di</strong>verse della<br />

Porta <strong>di</strong> Cordova ( Carmona-Spagna ) [12]<br />

Campione Per<strong>di</strong>ta SiO 2 CaO MgO Fe 2 O 3 Al 2 O 3 SO 3<br />

PCC2 38,10 9,09 48,87 0,32 0,98 0,26 3,23<br />

PCC3 31,49 9,07 44,37 0,55 0,74 0,31 12,52<br />

19


FIGURA 20: Tessere in pasta vitrea deteriorate e<br />

trattate con una resina siliconica protettiva<br />

idrorepellente nell’ambito dell’intervento <strong>di</strong><br />

restauro sui mosaici dell’arco <strong>di</strong> ingresso al Presbiterio<br />

<strong>di</strong> S. Vitale ( Ravenna ) [10].<br />

20


FIGURA 21 : La Porta <strong>di</strong> Cordova in Carmona ( Andalusia-Spagna )[13].<br />

TABELLA 4<br />

Caratteristiche dei trattamenti sperimentanti per il restauro<br />

della Porta <strong>di</strong> Cordova ( Carmona-Spagna )[12]<br />

Prodotto Produttore Composizione Effetto Applicazione<br />

Tegovakon Goldschmidt Silicato <strong>di</strong> etile Consolidante formulato al 75%<br />

Tegosivin-HL<br />

-100<br />

Goldschmidt Metiletossi<br />

-polisilossano<br />

Idrorepellente<br />

Al 5% in xilene<br />

Consolidante<br />

-OH<br />

ARD-55,050 Raccanello Polimeroacrilicosiliconico<br />

Wacker Silicato <strong>di</strong> etile Consolidante Formulato al 75%<br />

Consolidante +<br />

Idrorepellente<br />

Formulato al 10%<br />

21


L’alta % <strong>di</strong> SO 3 riscontrata nel campione PCC3 è dovuta alla presenza <strong>di</strong> gesso formatosi per effetto<br />

<strong>di</strong> fenomeni degradativi [12].<br />

Dallo stato <strong>di</strong> conservazione del manufatto è emersa la necessità <strong>di</strong> dovere procedere sia a<br />

trattamenti <strong>di</strong> consolidamento che <strong>di</strong> prot<strong>ezio</strong>ne con idrorepellenti.<br />

L’efficacia dei trattamenti è stata valutata, in laboratorio su campioni lapidei, tenendo in debita<br />

considerazione i seguenti elementi:<br />

i ) la compatibilità dei prodotti e le relative tecnologie applicative con i materiali e le tecniche usate<br />

nella realizzazione del manufatto;<br />

ii ) la resistenza agli agenti <strong>di</strong> degradazione che saranno attivi a restauro ultimato.<br />

Le caratteristiche dei prodotti sperimentati sono riportate, insieme alla loro fonte, nella tabella 4.<br />

Le procedure adottate per il con<strong>di</strong>zionamento <strong>di</strong> campioni (cubici, volume pari a 5cm 3 ) <strong>di</strong> pietra<br />

della Porta <strong>di</strong> Cordova sono qui <strong>di</strong> seguito riassunte.<br />

Prima fase: pulitura e portata a secco all’aria al fine <strong>di</strong> conseguire un contenuto <strong>di</strong> acqua in<br />

equilibrio con l’ambiente.<br />

Seconda fase: immersione dei provini nelle formulazioni liquide per <strong>di</strong>eci minuti, tempo reputato<br />

sufficiente per una buona penetrazione degli agenti <strong>consolidanti</strong> e/o idrorepellenti.<br />

Terza fase: portata a secco dei campioni e determinazione del corrispondente aumento <strong>di</strong> peso.<br />

E’ importante sottolineare il fatto che nel caso dei campioni trattati con prodotti monomerici (<br />

silicato <strong>di</strong> etile ) che danno luogo ad un processo <strong>di</strong> polimerizzazione in situ, dopo la impregnazione<br />

delle pietre <strong>di</strong> calcarenite, il tempo <strong>di</strong> essiccamento ( 15-20 giorni ) è notevolmente più lungo <strong>di</strong><br />

quello dei provini con<strong>di</strong>zionati con prodotti già allo stato polimerico ( metiletossi-polisilossano e<br />

polimero acrilico-siliconico ( 6-7 giorni ) ) [12].<br />

L’efficacia dei trattamenti è stata valutata determinando le variazione indotte su alcune<br />

caratteristiche fondamentali delle pietre, quali : la porosità; l’assorbimento e la cessione <strong>di</strong> acqua; la<br />

durezza superficiale; la resistenza all’alternanza cristallizzazione/<strong>di</strong>ssoluzione <strong>di</strong> sali; la resistenza a<br />

cicli umido/secco.<br />

TABELLA 5<br />

Porosità me<strong>di</strong>a (%) dei campioni <strong>di</strong> pietra calcarenite<br />

della Porta <strong>di</strong> Cordova prima e dopo trattamento con i<br />

prodotti della tabella 4 [12].<br />

Prodotto usato nel Porosità Riduzione<br />

trattamento Prima /Dopo porosita(%)<br />

Tegovakon 29.93/27,75 7,28<br />

Tegosivin-HL-100 32,22/27,74 13,90<br />

Consolidante-OH 31,83/29,04 8,76<br />

ARD-55,050 33,34/30,39 8,84<br />

22


I risultati relativi ad alcune delle proprietà <strong>di</strong> cui sopra sono qui <strong>di</strong> seguito riportati e <strong>di</strong>scussi.<br />

Porosità<br />

Come si evince dai dati della tabella 5 tutti i prodotti sperimentati provocano una riduzione della<br />

porosità me<strong>di</strong>a nei campioni <strong>di</strong> calcarenite. L’effetto maggiore si osserva nel caso dei campioni<br />

trattati con il Tegosivin-HL-100, un idrorepellente a base <strong>di</strong> metiletossi-polisilossano [12].<br />

Assorbimento <strong>di</strong> acqua per capillarità<br />

I campioni trattati con Tegovakon, un silicato <strong>di</strong> etile consolidante, assorbono poco meno dei<br />

campioni tal quali. Questo risultato è da mettere in relazione con la bassa riduzione della porosità<br />

causata da questo prodotto. L’altro agente consolidante, il silicato <strong>di</strong> etile della Wacker<br />

(Consolidante-OH ) presenta una più accentuata riduzione dei valori dell’assorbimento <strong>di</strong> acqua per<br />

capillarità. Gli Autori assumono che questo sia in <strong>parte</strong> da addebitare alla presenza <strong>di</strong> residui<br />

organici non polimerizzati e/o a piccole quantità <strong>di</strong> solvente non evaporato [12].<br />

L’agente idrorepellente della Goldschmidt, il metiletossi-polisilossano (Tegosivin-HL-100 ), si<br />

caratterizza per un buon comportamento idrofobico che dura nel tempo senza causare apprezzabile<br />

alterazioni ai campioni <strong>di</strong> pietra trattati. Infine si osserva che i provini impregnati con il polimero<br />

acrilico-siliconico della Raccanello ( ARD-55,050 ), consolidante e idrorepellente, perdono<br />

parzialmente le caratteristiche <strong>di</strong> idrofobicità in corrispondenza <strong>di</strong> elevati tempi <strong>di</strong> contatto con<br />

l’acqua [12].<br />

Assorbimento <strong>di</strong> acqua per immersione totale<br />

I provini trattati con ARD-55,050 assorbono praticamente la stessa quantità dei campioni tal quali.<br />

Il Tegovakon provoca una leggera <strong>di</strong>minuzione dell’assorbimento, mentre il Consolidante-OH<br />

induce un effetto idrorepellente relativamente maggiore, anche se i campioni non riescono a<br />

raggiungere una situazione <strong>di</strong> equilibrio [12].<br />

TABELLA 6<br />

Incremento della durezza superficiale indotta da trattamenti<br />

<strong>consolidanti</strong> e/o <strong>protettivi</strong> nel caso <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietre <strong>di</strong><br />

calcarenite prelevate dalla Porta <strong>di</strong> Cordova [12].<br />

Trattamento/<br />

prodotto<br />

Incremento<br />

durezza<br />

superficiale<br />

(%)<br />

Consolidante-<br />

-OH<br />

Silicato <strong>di</strong> etile<br />

( Wacker )<br />

Tegovakon<br />

Silicato <strong>di</strong> etile<br />

( Goldschmidt )<br />

Tegosivin-<br />

-HL-100<br />

Metiletossi-<br />

-polisilossano<br />

(Goldschmid )<br />

18,7 16,5 13,7 14,9<br />

ARD-55,050<br />

Polimero-<br />

acrilico-<br />

-siliconico<br />

(Raccanello )<br />

23


Durezza superficiale<br />

Dai dati della tabella 6 si ricava che i provini trattati con il Consolidante-OH della Wacker,<br />

presentano, rispetto ai campioni trattati con gli altri prodotti, un maggiore incremento della durezza<br />

superficiale.<br />

Cicli <strong>di</strong> cristallizzazione e <strong>di</strong> solubilizzazione <strong>di</strong> sali( solfato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o )<br />

I campioni, trattati e non, sono stati sottoposti a cicli costituiti dalle seguenti fasi:<br />

1 ) immersione in una soluzione <strong>di</strong> Na 2 SO 4 al 10% per 24 hrs;<br />

2 ) essiccamento a 65°C per 22 hrs;<br />

3 ) raffreddamento a RT per 2 hrs e successiva pesata.<br />

Il solfato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o, alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> cui sopra, cristallizza con 10 molecole d’acqua nel reticolo<br />

solido con un aumento <strong>di</strong> volume <strong>di</strong> circa il 300%. La crescita <strong>di</strong> questi cristalli all’interno dei pori<br />

provoca delle forti tensioni che in alcune circostanze sono causa <strong>di</strong> drammatici effetti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sgregazione del materiale lapideo.<br />

Dalle prove è risultato che il Tegosivin-HL-100 impe<strong>di</strong>sce alla soluzione salina <strong>di</strong> penetrare<br />

all’interno dei campioni. Pertanto le pietre trattate con questo prodotto non mostrano sintomi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sgregazione. Il Consolidante-OH esplica un’azione protettiva riducendo la velocità dei fenomeni<br />

degradativi. Nel caso <strong>di</strong> provini con<strong>di</strong>zionati con il polimero acrilico-siliconico ( ARD-55,050 ),<br />

dopo un certo numero <strong>di</strong> cicli, si osserva il <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong> un sottile strato superficiale [12].<br />

Cicli <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>ficazione/essiccamento<br />

Le prove prevedono:<br />

1) l’immersione in acqua, a RT, per 24 hrs;<br />

2) l’essiccamento per 24 hrs in stufa a 80°C;<br />

3) il raffreddamento per 2 hrs e pesata.<br />

Dopo 20 cicli i provini non mostrano evidenze <strong>di</strong> fenomeni degradativi [12].<br />

Dall’insieme delle prove effettuate su campioni <strong>di</strong> pietra calcarenite della Porta <strong>di</strong> Cordova è stato<br />

possibile determinare l’efficacia relativa dei vari trattamenti effettuati utilizzando i prodotti descritti<br />

nella tabella 4. In particolare i risultati hanno permesso <strong>di</strong> concludere che:<br />

i ) tra i trattamenti che hanno utilizzato formulazioni con caratteristiche <strong>consolidanti</strong>, quelli a base<br />

<strong>di</strong> silicato <strong>di</strong> etile sono risultati essere più efficaci <strong>di</strong> quelli che hanno impiegato il polimero acrilsiliconico<br />

( ARD 55,050 );<br />

ii ) tra i due prodotti idrorepellenti il Tegosivin-HL-100 è risultato essere <strong>di</strong> gran lunga migliore<br />

[12].<br />

24


Idrorepellenti e <strong>consolidanti</strong> commercializzati con il marchio <strong>di</strong> fabbrica RHODORSIL ® , vedasi<br />

tabelle 7 e 8, sono stati impiegati nelle operazioni <strong>di</strong> restauro <strong>di</strong> numerosi monumenti tra cui vanno<br />

citati: l’Arco <strong>di</strong> Trionfo (PARIGI) ( figura 22 ), le Colonne <strong>di</strong> S. Lorenzo (MILANO), le Statue del<br />

Prato della Valle (PADOVA) ( figura 23 ), la Cripta della Basilica <strong>di</strong> S. Marco (VENEZIA) ( figura<br />

24 ) e il Palazzo Senatorio in Campidoglio (ROMA) [14,15].<br />

FIGURA 22: Dal riferimento [15].< Uno scorcio spettacolare<br />

dell'Arco <strong>di</strong> Trionfo e dell'Avenue Champs-Elysées<br />

illuminata……. (Benoit Tessier/Reuters) > [15].<br />

Gli idrorepellenti Rhodorsil® ( tabella 7 ) sono particolarmente in<strong>di</strong>cati:<br />

— per la prot<strong>ezio</strong>ne e il risanamento <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici con rivestimenti a base <strong>di</strong> calce ( marmorini,<br />

intonaci, graffiati ) e <strong>di</strong> pareti faccia a vista in mattoni, pietre naturali o marmi.<br />

— per il trattamento < <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici vecchi o antichi che dopo un processo <strong>di</strong> pulitura risultano<br />

indeboliti ed attaccabili da piogge acide, gelo, smog, muffe, funghi, efflorescenze saline e raggi<br />

U.V. > [14].<br />

I <strong>consolidanti</strong> Rhodorsil® ( tabella 8) < sono silicati <strong>di</strong> etile associati ad un catalizzatore neutro che<br />

rende più rapida e completa la loro polimerizzazione anche in presenza <strong>di</strong> scarsa umi<strong>di</strong>tà.<br />

Sono fatti penetrare nel materiale lapideo degradato con il quale creano una rete <strong>di</strong> legami, <strong>di</strong> tipo<br />

minerale, riportando a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> massa e <strong>di</strong> caratteristiche meccaniche simili a quelle originali,<br />

senza impe<strong>di</strong>rne la traspirazione e senza mutarne l’aspetto esteriore.<br />

Essi hanno consentito l’evoluzione delle tecniche <strong>di</strong> restauro e conservazione, nonché la possibilità<br />

<strong>di</strong> preservare opere antiche logorate dall’inquinamento e dal degrado ambientale > [14].<br />

25


FIGURA 23: Le statue del Prato della Valle-Padova<br />

FIGURA 24: la Cripta della<br />

Basilica <strong>di</strong> S. Marco (VENEZIA)<br />

26


TABELLA-7<br />

Idrorepellenti RHODORSIL®: nome commerciale; descrizione e applicazioni [14].<br />

IDRO-<br />

-REPELLENTE<br />

H 240<br />

Polisilossano-<br />

SP 420<br />

Polisilossano e<br />

RMDA<br />

H 224<br />

Polisilossano<br />

SILIRAIN 50<br />

Polisilossano e<br />

RMDA<br />

SILICONAT<br />

O<br />

51 T<br />

Metilsiliconato<br />

<strong>di</strong><br />

potassio<br />

SILIRAIN<br />

ACQUA<br />

DESCRIZIONE<br />

Idrorepellente<br />

concentrato <strong>di</strong>luibile<br />

con ragia minerale<br />

dearomatizzata.<br />

Idrorepellente pronto<br />

all’uso<br />

pre<strong>di</strong>luito in ragia<br />

minerale<br />

dearomatizzata.<br />

Idrorepellente<br />

concentrato <strong>di</strong>luibile<br />

con ragia minerale<br />

dearomatizzata.<br />

Idrorepellente pronto<br />

all’uso<br />

pre<strong>di</strong>luito in ragia<br />

minerale<br />

dearomatizzata.<br />

Idrorepellente<br />

concentrato <strong>di</strong>luibile<br />

in acqua.<br />

Metilsiliconato <strong>di</strong><br />

potassio<br />

APPLICAZIONI<br />

Prot<strong>ezio</strong>ne <strong>di</strong> facciate contro l’umi<strong>di</strong>tà.<br />

Trattamento rimonte capillari.<br />

Ideale per applicazioni su supporti in<br />

cemento fresco, intonaci a base <strong>di</strong><br />

calce e<br />

marmorini.<br />

Prot<strong>ezio</strong>ne <strong>di</strong> facciate contro l’umi<strong>di</strong>tà.<br />

Trattamento rimonte capillari.<br />

Ideale per applicazioni su supporti in<br />

cemento fresco, intonaci a base <strong>di</strong><br />

calce e marmorini.<br />

Prot<strong>ezio</strong>ne <strong>di</strong> facciate contro l’umi<strong>di</strong>tà.<br />

Trattamento rimonte capillari.<br />

Ideale per applicazioni su legno, marmi,<br />

pietre naturali, mattoni e qualsiasi altro<br />

supporto non alcalino.<br />

Conferisce uno spiccato effetto perlante.<br />

Prot<strong>ezio</strong>ne <strong>di</strong> facciate contro l’umi<strong>di</strong>tà.<br />

Trattamento rimonte capillari.<br />

Ideale per applicazioni su legno, marmi,<br />

pietre naturali, mattoni e qualsiasi altro<br />

supporto non alcalino.<br />

Conferisce uno spiccato effetto perlante.<br />

Trattamento terre cotte e laterizi.<br />

Trattamento ad ini<strong>ezio</strong>ne contro<br />

l’umi<strong>di</strong>tà ascensionale<br />

(rimonte capillari ).<br />

Idrorepellente a bassa concentrazione<br />

<strong>di</strong>luibile in acqua.<br />

27


TABELLA-8<br />

Consolidanti RHODORSIL®: nome commerciale; descrizione e applicazioni [14].<br />

.<br />

CONSOLIDANTE DESCRIZIONE<br />

Preconsolidante<br />

per<br />

architetture ed<br />

opere d’arte.<br />

RC 70<br />

Silicato d’etile<br />

formulato<br />

con<br />

stannosilossano<br />

RC 80<br />

Silicato d’etile<br />

formulato<br />

con<br />

stannosilossano<br />

e<br />

resina metilica<br />

RC 90<br />

Silicato d’etile<br />

formulato<br />

con<br />

stannosilossano<br />

e<br />

resina<br />

metilfenilica<br />

Consolidante ed<br />

idrorepellente per<br />

architettura ed<br />

opere d’arte.<br />

Forte consolidante<br />

ed idrorepellente<br />

per architettura ed<br />

opere d’arte.<br />

APPLICAZIONI<br />

Preconsolidamento <strong>di</strong> pietre naturali,<br />

silicee (arenarie, ceppo gentile, calcaree),<br />

carbonate (granito, marmo, basalto), terre<br />

cotte (mattoni, cotti) e manufatti in<br />

cemento, particolarmente deteriorate prima<br />

della pulizia.<br />

Il trattamento va ultimato con una mano <strong>di</strong><br />

RC 80 o d’idrorepellente SILIRAIN 50<br />

Per degra<strong>di</strong> superficiali stesura <strong>di</strong> una<br />

mano sola dopo l’RC 70.<br />

Consolidamento e trattamento contro<br />

l’umi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> pietre naturali, sintetiche, terre<br />

cotte e manufatti in cemento.<br />

Per gravi alterazioni del supporto ed in<br />

presenza <strong>di</strong> pulverolenza assicura un<br />

maggiore effetto consolidante.<br />

Può essere utilizzato su ogni tipo <strong>di</strong><br />

supporto.<br />

Consolidamento e trattamento contro<br />

l’umi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> pietre naturali, sintetiche, terre<br />

cotte e manufatti in cemento.<br />

28


RIFERIMENTI<br />

1 ) I. Sidraba, “ New Materials for Conservation of Stone Monuments in Latvia ”, in < New<br />

materials for safeguar<strong>di</strong>ng cultural heritage >, ARIADNE 10, 02- May, (2002)[<br />

http://www.itam.cas.cz/˜arcchip/ariadne_10.shtml ] ( 2005).<br />

2 ) “ The Texas Ten ”, < The Texas Historical Commission Conservation Treatment for Ten<br />

Historic Outdoor Sculptures, final Report > (1999).<br />

3 ) PROSOCO-Restoration & Conservation-Consolidation Treatments,<br />

http://www.prosoco.com//Product.aspID=166[2005].<br />

4 ) C. Balestrieri, < Chimica >, E<strong>di</strong>trice Ferraro-Napoli, (2005).<br />

5 ) H. Fritsch, “ Ripristino, me<strong>di</strong>ante composti organici del silicio, della soli<strong>di</strong>tà originale della<br />

pietra naturale danneggiata da agenti naturali ”, in < Manutenzione e conservazione del costruito<br />

fra tra<strong>di</strong>zione e innovazione > Bressanone (1986).<br />

6 ) < Materiale lapideo <strong>di</strong> origine naturale-degrado e tecniche <strong>di</strong> restauro >, Coor<strong>di</strong>natrice M. R.<br />

Serio, Istituto Tecnico Industriale E. Majorana ( anno 2001/2002).<br />

7 ) a ) < Governo Italiano-il Restauro <strong>di</strong> Palazzo Chigi >, http://www.governo.it (2005).<br />

b ) C. Paolini, M. Fal<strong>di</strong>, < Glossario delle Tecniche Artistiche e del Restauro > E<strong>di</strong>zioni<br />

Palazzo Spinelli, Firenze (2005).<br />

8 ) Laboratorio <strong>di</strong> decorazione CREARTE [ http://www. Cearte.info ] (2005).<br />

9 ) D. Thickett, N. J. Lee, S. M. Bradley, “ Assessment of the performance of silane treatments<br />

applied to Egyptian limestone sculptures <strong>di</strong>splayed in a museum environment ”, in < Procee<strong>di</strong>ngs of<br />

9 th International Congress on Deterioration and Conservation of Stone >,Elsevier, Vol.2, Venice<br />

June 19-24 (2000).<br />

10 ) L. Alberti, A. Tomeucci, “ Intervento <strong>di</strong> restauro sui mosaici dell’arco <strong>di</strong> ingresso al<br />

presbiterio in S. Vitale a Ravena ”, in < Restauri ai mosaici nella basilica <strong>di</strong> S. Vitale a Ravenna >,<br />

a cura <strong>di</strong> C. Fiore, C. Muscolino, CNR-MBCA, CNR-IRTEC, Faenza.<br />

11 ) http://www.Wacker.com (2005).<br />

12 )J. Espinosa Gaitan et Al.,”La investigacion cientifica aplicada a la caracterizaciòn de<br />

materiales y la selecciòn de tratamientos de conservaciòn”<br />

http://www.juntadeandalucia.es/cultura/iaph/publicaciones/dossiers/dossier08art4.h…(05/12/2005)<br />

13 ) www.legadoandalusi.com (2006).<br />

14 ) http://www.siliconipadova.it/documenti/GUIDA%20IDROREPELLENTI.PDF, (2006).<br />

15 ) http://www.corriere.it/gallerie/20061129.shtml, (2006).<br />

29


CAPITOLO QUARTO-B<br />

RELAZIONI TRA CARATTERISTICHE MOLECOLARI, REATTIVITA’, PROPRIETA’<br />

CONSOLIDANTI/PROTETTIVE, COMPATIBILITA’ E DURABILITA’ DEI COMPOSTI<br />

ORGANO-SILANICI IMPIEGATI NELLA CONSERVAZIONE DEI MANUFATTI<br />

LAPIDEI DI INTERESSE STORICO, CULTURALE E ARTISTICO<br />

I composti organo silanici usati nel campo del consolidamento, della prot<strong>ezio</strong>ne e in generale nella<br />

conservazione del costruito ( pietre, stucchi, intonaci ecc. ) e dei manufatti lapidei ( monumenti,<br />

sculture, mosaici, terre cotte, ecc. ) includono una ampia gamma <strong>di</strong> prodotti che si <strong>di</strong>versificano per<br />

la struttura chimica e le caratteristiche fisico, meccaniche e reologiche.<br />

Alcuni , ad esempio i tetra-alcossisilani, non hanno proprietà <strong>di</strong> idrorepellenza. Altri, come gli<br />

alchil-trialcossisilani, hanno un elevato potere <strong>di</strong> idrofobicità che può essere modulato mo<strong>di</strong>ficando<br />

la struttura chimica delle molecole.<br />

I polisilossani sono <strong>di</strong> norma dei prodotti oligomerici, meno volatili dei silani, che però sono<br />

solubili in solventi <strong>di</strong> varia natura. Pertanto questi ultimi vengono impiegati principalmente allo<br />

stato <strong>di</strong> soluzione.<br />

I polimeri e le resine siliconiche , a causa della loro elevata massa molecolare, anche se in<br />

soluzione, non garantiscono un’adeguata penetrazione nella struttura dei materiali e<strong>di</strong>li pertanto al<br />

momento dell’applicazione nel campo del consolidamento e della prot<strong>ezio</strong>ne del costruito e dei<br />

manufatti lapidei, generalmente, vengono utilizzati allo stato <strong>di</strong> monomeri o <strong>di</strong> oligomeri che solo<br />

successivamente si trasformano, in situ, in polimeri ad elevata massa molecolare.<br />

La relazione tra struttura e peso molecolare dei vari prodotti silanici, al crescere della loro<br />

complessità molecolare, è schematicamente illustrata attraverso la figura 1.<br />

FIGURA 1: Relazione tra struttura e peso molecolare dei derivati silanici al<br />

crescere della loro complessità molecolare [1-a].<br />

1


Spesso, nella pratica comune, vengono usate formulazioni basate su miscele <strong>di</strong> composti silanici<br />

con caratteristiche <strong>di</strong>verse attraverso il cui utilizzo è possibile garantire l’insieme dei processi <strong>di</strong>:<br />

penetrazione all’interno del supporto e quin<strong>di</strong> consolidamento;<br />

prot<strong>ezio</strong>ne della superficie dagli agenti esterni ( acqua e sali );<br />

traspirabilità al passaggio del vapore d’acqua dall’interno all’esterno [1-b].<br />

A ) PRODOTTI ORGANO-SILANICI CON CARATTERISTICHE DI IDROREPELLENZA PER<br />

TRATTAMENTI PROTETTIVI SUPERFICIALI<br />

I composti silanici impiegati come agenti <strong>di</strong> prot<strong>ezio</strong>ne superficiali <strong>di</strong> pietre ( naturali e sintetiche )<br />

ap<strong>parte</strong>ngono alle seguenti famiglie <strong>di</strong> molecole:<br />

alchilalcossisilani;<br />

organo-silossani oligomerici;<br />

oligo-silossani;<br />

poli-silossani ( ad es. il metil-etossi-poli-silossano ).<br />

FIGURA 2: Assorbimento <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietra arenaria<br />

calcarea in funzione della struttura chimica <strong>di</strong> vari prodotti<br />

silossanici. Le curve, dall’alto verso il basso, si riferiscono a<br />

campioni: a ) non trattato; b ) trattato con silossano oligomero con<br />

alto contenuto <strong>di</strong> gruppi alchilici; c ) con<strong>di</strong>zionato con<br />

metilsilossano polimero; d ) impregnato con metilsilossano<br />

oligomero ( 7,5% in peso <strong>di</strong> sostanza attiva ) [1-a].<br />

2


Come già precedentemente scritto un agente idrorepellente deve essere capace <strong>di</strong> trasformare la<br />

superficie <strong>di</strong> un substrato ( malta/mattone/pietra ) da idrofila a idrofoba riducendone la capacità <strong>di</strong><br />

assorbire l’acqua. Il comportamento idrorepellente dei prodotti silanici, come mostrato nel caso <strong>di</strong><br />

una pietra arenaria calcarea nella figura 2, <strong>di</strong>pende fortemente dalla loro struttura molecolare [1-a].<br />

Dall’andamento delle curve in figura 2 si deduce che nelle con<strong>di</strong>zioni sperimentali usate il prodotto<br />

più efficace è il metilsilossano oligomero.<br />

Il meccanismo protettivo <strong>di</strong> alcuni agenti silani, ap<strong>parte</strong>nenti alla famiglia degli alchil-alcossi-silani,<br />

può essere spiegato ammettendo che essi formino sulla superficie del substrato una sottile pellicola<br />

dove i gruppi alchilici legati agli atomi <strong>di</strong> silicio, con caratteristiche idrofobe, si <strong>di</strong>spongono<br />

orientandosi verso l’esterno, mentre quelli alcossilici e/o ossidrilici aderiscono alla pietra me<strong>di</strong>ante<br />

forti legami ( ad es. ad idrogeno ). La strutturazione ipotizzata è schematicamente raffigurata nella<br />

figura 3 [2].<br />

FIGURA 3: Alcuni prodotti silanici, ad azione idrorepellente,<br />

formano sulla superficie del substrato una<br />

pellicola con i gruppi alchilici, idrofobi, orientati<br />

verso l’esterno, mentre quelli alcossilici e/o<br />

ossidrilici aderiscono alla superficie [2].<br />

Le reazioni che portano le molecole <strong>di</strong> un alcossisilano, ad esempio l’iso-butil-tri-etossisilano, ad<br />

ancorarsi alla superficie del substrato, prevedono che, in presenza <strong>di</strong> tracce d’acqua, a seguito <strong>di</strong><br />

reazioni <strong>di</strong> idrolisi successive, le molecole si trasformino in alchil-silanoli ( monomeri o oligomeri )<br />

( vedasi figura 4 ). Queste ultime sostanze, altamente reattive, come evidenziato nella figura 5,<br />

hanno la capacità <strong>di</strong> ancorarsi ai materiali lapidei formando forti legami ad idrogeno con i gruppi<br />

Si(OH) 2 , Al(OH) 3 e Ca(OH) 2 presenti sulle loro superfici [1-b].<br />

3


FIGURA 4: Schema <strong>di</strong> reazione <strong>di</strong> un alchil-alcossisilano che in presenza<br />

<strong>di</strong> acqua si idrolizza dando luogo alla formazione <strong>di</strong> silanolo altamente<br />

reattivo [1-b].<br />

FIGURA 5: Schema attraverso cui è possibile evidenziare i legami che<br />

si vanno a formare tra gli ossidrili <strong>di</strong> una molecola silanica ed i gruppi<br />

reattivi presenti sulla superficie <strong>di</strong> materiali lapidei [1-b].<br />

4


L’aggancio delle molecole <strong>di</strong> silano alla superficie <strong>di</strong> un materiale poroso rende idrofoba la<br />

“pelle” del substrato proprio per la presenza dei gruppi alchilici che respingono l’acqua….>[2].<br />

La figura 6 < riproduce schematicamente un provino <strong>di</strong> malta ( con e senza il trattamento silanico )<br />

dopo l’esposizione all’acqua: si noti la goccia <strong>di</strong> acqua che viene assorbita dai pori della malta<br />

non trattata per la grande affinità…..del materiale nei confronti dell’acqua; al contrario, la goccia<br />

d’acqua a contatto con la malta silanizzata non solo non entra nei pori, ma ad<strong>di</strong>rittura assume una<br />

forma sferica a causa dell’idrorepellenza superficiale del silano > [2].<br />

I gruppi alchilici, legati <strong>di</strong>rettamente agli atomi <strong>di</strong> silicio, determinano sia il grado <strong>di</strong> idrorepellenza<br />

che la resistenza alla degradazione chimica ( indotta da aci<strong>di</strong> e sostanze alcaline azotate derivanti<br />

dal metabolismo <strong>di</strong> funghi e batteri ) dei prodotti <strong>di</strong> origine silanica ( monomerici, oligomerici o<br />

<strong>polimerici</strong> ). I gruppi alcossilici sono, invece, responsabili della velocità della reazione <strong>di</strong> idrolisi e<br />

<strong>di</strong> polimerizzazione e della compatibilità con il substrato minerale umido [1-b].<br />

FIGURA 6: A destra è raffigurata una goccia d’acqua mentre penetra<br />

nei pori della superficie <strong>di</strong> una malta non trattata. A sinistra è,<br />

schematicamente, rappresentato il comportamento della stessa superficie<br />

resa idrorepellente dal trattamento con formulazioni idrofobizzanti a<br />

base silanica: la goccia d’acqua viene respinta dalla malta. Da notare<br />

come i pori non vengono ostruiti dal film silanico [2].<br />

5


La verifica dell’efficacia <strong>di</strong> un trattamento superficiale idrofobizzante viene effettuata versando<br />

dell’acqua sulla superficie trattata, dopo essersi assicurati che sia avvenuta la reazione <strong>di</strong><br />

indurimento. Il trattamento è positivo se si riscontra che l’acqua scivola via dal substrato senza<br />

aderire alla superficie ( vedasi figura 7 ), non essendosi, altresì, osservate indesiderate mo<strong>di</strong>fiche<br />

all’aspetto esteriore del manufatto [2].<br />

FIGURA 7: Verifica dell’efficacia <strong>di</strong> un trattamento<br />

<strong>di</strong> prot<strong>ezio</strong>ne superficiale. A sinistra della foto è<br />

mostrato il comportamento <strong>di</strong> una superficie <strong>di</strong> un<br />

manufatto in pietra trattata con prodotti silanici<br />

idrorepellenti; l’acqua scivola senza essere assorbita. Il<br />

contrario avviene nel caso della superficie tal quale (a<br />

destra della foto) [2].<br />

6


La capacità <strong>di</strong> una pietra, trattata con una formulazione protettiva, <strong>di</strong> assorbire acqua, a parità <strong>di</strong><br />

ogni altra con<strong>di</strong>zione, può <strong>di</strong>pendere fortemente dalla concentrazione dell’agente impregnante nel<br />

mezzo <strong>di</strong> trasporto ( solvente/<strong>di</strong>sperdente ). Infatti come mostrato nella figura 8, l’assorbimento %<br />

<strong>di</strong> H 2 O <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietra arenaria calcarea, dopo con<strong>di</strong>zionamento con metilsilossano oligomero<br />

in ragia minerale, <strong>di</strong>minuisce fortemente al crescere della concentrazione del derivato silanico [1-a].<br />

FIGURA 8 : Assorbimento d’acqua <strong>di</strong> campioni<br />

<strong>di</strong> pietra arenaria calcarea, trattati con<br />

metilsilossano oligomero in acqua ragia minerale (<br />

tempo <strong>di</strong> immersione in acqua 24 hrs ), in<br />

funzione della concentrazione dell’agente<br />

impregnante [1-a].<br />

7


B ) PRODOTTI SILANICI ( MONOMERI,OLIGOMERI E POLIMERI ) CON<br />

CARATTERISTICHE DI CONSOLIDANTI LAPIDEI<br />

I silani, usati come <strong>consolidanti</strong>, siano essi allo stato <strong>di</strong> molecole monomeriche che <strong>di</strong> oligomeri o<br />

<strong>di</strong> polimeri a basso peso molecolare, hanno la capacità <strong>di</strong> penetrare profondamente nei substrati<br />

porosi dando luogo alla formazione <strong>di</strong> strutture reticolate ( tipo gel <strong>di</strong> silice ) che aderendo alle<br />

superfici, me<strong>di</strong>ante forti legami ad idrogeno, determinano il ripristino dei legami tra i grani delle<br />

pietre costituenti l’oggetto da consolidare.<br />

Gli esteri etilici dell’acido silicico [ Si—(OCH 2 CH 3 ) 4 ] sono i prodotti silanici comunemente<br />

impiegati come <strong>consolidanti</strong> nella pratica della conservazione dei manufatti lapidei, < as<br />

conservators considers it “ Safe, Straightforward and Controllable ’’ >[3].<br />

Questi composti, per le ridotte <strong>di</strong>mensioni molecolari, <strong>di</strong>ffondono facilmente all’interno del<br />

materiale degradato dove, in situ, in presenza <strong>di</strong> idonei catalizzatori e <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà, si realizzano i<br />

seguenti processi:<br />

i )idrolisi dei gruppi [ Si—(OCH 2 CH3 ) ] a [Si—(OH];<br />

ii ) condensazione dei gruppi ossidrilici con formazione <strong>di</strong> molecole alcossisilaniche, oligomeriche,<br />

caratterizzate da legami [Si—O—Si ] in catena;<br />

iii ) trasformazione degli oligomeri in polimeri lineari e reticolati;<br />

iv ) formazione <strong>di</strong> strutture polimeriche tri<strong>di</strong>mensionali, ad elevato grado <strong>di</strong> reticolazione, che<br />

aderiscono fortemente al substrato [4].<br />

I modelli molecolari riprodotti nelle figure 9 e 10 delineano le trasformazioni molecolari che<br />

<strong>parte</strong>ndo dall’acido silicico, in particolare da ioni SiO 4- (a struttura tetraedrica ), attraverso<br />

successive reazioni <strong>di</strong> condensazione portano alla formazione <strong>di</strong> molecole sempre più complesse (<br />

cicliche, monomeriche, oligomeriche e polimeriche lineari e reticolate-tri<strong>di</strong>mensionali ) che vanno a<br />

costituire la grande famiglia dei silicati e polisilicati [5].<br />

La formula e la struttura chimica dell’estere tetraetilico dell’acido silicico e dell’etil-polisilicato a<br />

struttura lineare, sono riportate rispettivamente nelle figure 11 e12.<br />

Attraverso l’utilizzo <strong>di</strong> appropriati catalizzatori la reazione, che avviene con sviluppo <strong>di</strong> alcool<br />

etilico, può essere spinta fino alla formazione <strong>di</strong> un gel, completamente reticolato, <strong>di</strong> silice ( SiO 2 ).<br />

L’azione consolidante dei silicati organici è da ascrivere al fatto che i prodotti<br />

oligomerici/<strong>polimerici</strong> che si formano in situ hanno la possibilità <strong>di</strong> legarsi chimicamente ai grani<br />

delle pietre me<strong>di</strong>ante reazioni <strong>di</strong> condensazione tra gruppi ossidrili presenti alla superficie dei pori e<br />

quelli che si trovano lungo le loro molecole.<br />

I meccanismi <strong>di</strong> consolidamento <strong>di</strong> silicati organici che hanno la caratteristica <strong>di</strong> precipitare<br />

polimeri e/o silice all’interno dei pori sono schematicamente illustrati nella figura 13 [5,6].<br />

E’ importante sottolineare che i derivati organici dell’acido silicico determinano essenzialmente il<br />

consolidamento della struttura, mentre non influenzano la capacità <strong>di</strong> assorbimento d’acqua della<br />

pietra trattata [6].<br />

I polimeri siliconici, che si vanno a formare in situ, denotano una elevata resistenza alle ra<strong>di</strong>azioni<br />

UV e alla pioggia acida, anche se essi risultano essere facilmente attaccati e degradati da vapori<br />

silanici. Questo fenomeno deve essere tenuto in debita considerazione; pertanto quando si procede<br />

ad una operazione <strong>di</strong> re-consolidamento bisogna assicurarsi che non siano presenti vapori <strong>di</strong> silani<br />

che nel corso del primitivo trattamento non sono riusciti a polimerizzare [8].<br />

8


Formulazioni contenenti esteri organici dell’acido silicico ( componente con caratteristiche<br />

<strong>consolidanti</strong> ) e polisilossani oppure oligosilossani ( componenti ad azione idrorepellente ) sono<br />

state sperimentate nella conservazione del costruito e <strong>di</strong> manufatti lapidei allo scopo <strong>di</strong> realizzare<br />

con un unico trattamento sia il consolidamento che la prot<strong>ezio</strong>ne nei confronti dell’assorbimento <strong>di</strong><br />

acqua [9].<br />

FIGURA 9: Modello molecolare dello ione SiO 4- (a<br />

struttura tetraedrica ), unità fondamentale <strong>di</strong> tutti i<br />

silicati. L’atomo in blu è quello <strong>di</strong> silicio; in rosso<br />

sono raffigurati gli ioni O - [4].<br />

9


FIGURA 10: Modelli molecolari delle possibili strutture derivanti<br />

dall’associazione <strong>di</strong> ioni SiO 4- . In figura sono rappresentati esempi<br />

<strong>di</strong> molecole cicliche, <strong>di</strong> catene polimeriche lineari, policicliche e<br />

reticolate-tri<strong>di</strong>mensionali. [4].<br />

10


FIGURA11: Struttura molecolare dell’estere etilico dell’acido<br />

silicico ( tetraetilato <strong>di</strong> silicio ) [5].<br />

FIGURA12: Struttura molecolare dell’etil-polisilicato a struttura<br />

lineare [5].<br />

11


Figura 13: I meccanismi molecolari che sono alla base dell’ azione consolidante <strong>di</strong><br />

polimeri ( polisilicati ) dell’acido silicico formatisi in situ a partire da un estere<br />

organico dell’acido silicico. L’effetto consolidante si esplica attraverso la<br />

formazione <strong>di</strong> legami Si—O—Si derivanti dalla reazione <strong>di</strong> condensazione tra<br />

ossidrili presenti alla superficie dei pori e quelli nelle molecole dei polisilicati [6,7].<br />

12


La moderna chimica dei silani permette <strong>di</strong> sintetizzare prodotti tailor- made con caratteristiche<br />

mirate all’utilizzo.<br />

Ad esempio è possibile, mo<strong>di</strong>ficando in maniera opportuna e controllata i processi <strong>di</strong> sintesi,<br />

ottenere polimeri siliconici, a struttura programmata, dai quali produrre film per coating con valori<br />

variabili:<br />

— - del coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione ( Dexp ), relativamente a sostanze gassose <strong>di</strong>verse<br />

— ( H e , O 2 , N 2, CO 2 , CH 4 , ecc. );<br />

— - della temperatura <strong>di</strong> transizione vetrosa ( Tg );<br />

— -della densità ( ).<br />

—<br />

Questo risultato viene ottenuto sostituendo nelle unità ripetitive del poli<strong>di</strong>metilsilossano un metile<br />

con un gruppo avente una struttura molecolare <strong>di</strong>versa ( propile, trifluoropropile e fenile ).<br />

Come si evince dai dati della figura 14 la Tg e la crescono sistematicamente passando dal<br />

poli<strong>di</strong>metilsilossano ( PDMS ) al polifenilmetilsilossano ( PPhMS ). Corrispondentemente i valori<br />

<strong>di</strong> Dexp, relativamente alla stessa specie <strong>di</strong> molecola gassosa, decrescono ( vedasi dati in tabella 1<br />

)[10].<br />

TABELLA 1<br />

Valori del coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />

(Dexp ) [ cm 2 /s x10 6 ] <strong>di</strong> film<br />

siliconici con <strong>di</strong>versa struttura<br />

molecolare.<br />

I valori <strong>di</strong> Dexp si riferiscono ai gas:<br />

CO 2 e CH 4 [10].<br />

GAS PDMS PPMS PTFPMS PPhMS<br />

CO 2 26 11 5,3 2,0<br />

CH 4 24 8,1 5,6 1,2<br />

Poli<strong>di</strong>metilsilossano-PDMS;<br />

polipropilmetilsilossano-<br />

PPMS;<br />

politrifluoropropilmetilsilossano-PTFPMS;<br />

Polifenilmetilsilossano-<br />

PPhMS.<br />

13


FIGURA 14: Correlazione tra struttura molecolare e proprietà<br />

<strong>di</strong> polisilossani.<br />

Nella colonna a sinistra sono raffigurate le strutture molecolari<br />

delle unità ripetitive.<br />

Le colonne al centro e a destra riportano rispettivamente la<br />

temperatura <strong>di</strong> transizione vetrosa e la densità [10].<br />

14


Dai dati riportati nel riferimento [10], alcuni dei quali evidenziati nella figura 14 e nella tabella 1, è<br />

stato possibile concludere:<br />

< The values of the estimated <strong>di</strong>ffusion coefficients of all the above gases in the four silicone<br />

polymers stu<strong>di</strong>ed decrease in the gas order<br />

H 2 > O 2 >N 2 > CO 2 > CH 4<br />

This is also the order of increasing “ kinetic ” molecular <strong>di</strong>ameters of the gases.<br />

The values of the estimated <strong>di</strong>ffusion coefficient of a given penetrant gas in <strong>di</strong>fferent silicone<br />

polymers decrease in the polymer order<br />

PDMS = PPMS > PTFPMS > PPhMS<br />

The substitution of a bulkier or more rigid functional group in a polymer generally inhibits the<br />

intrasegmental ( rotational ) mobility of the polymer chains, which is commonly reflected by an<br />

increase in Tg. This reduces in turn the <strong>di</strong>ffusivity of gases in the substituted polymers…..> [10].<br />

In alcune circostanze può tornare utile mo<strong>di</strong>ficare chimicamente la superficie <strong>di</strong> film polisilossanici<br />

al fine <strong>di</strong> indurre al materiale proprietà aggiuntive che ne migliorino le prestazioni in relazione<br />

all’impiego prefissato.<br />

FIGURA 15: Struttura molecolare dell’unità<br />

ripetitiva del poli( 2-idrossietilmetacrilato )<br />

( PHEMA ).<br />

15


Relativamente a quest’ultimo aspetto sembra utile citare lo stu<strong>di</strong>o, effettuato da F. Abbassi e H.<br />

Mirzadeh, i quali sono riusciti ad innestare sulla superficie <strong>di</strong> film <strong>di</strong> poli<strong>di</strong>metilsilossano molecole<br />

<strong>di</strong> poli (2-idrossietilmetacrilato ) ( PHEMA ) impiegando una meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Laser-induced surface<br />

grafting [11].<br />

La struttura molecolare dell’unità ripetitiva del PHEMA è descritta nella figura 15, mentre<br />

l’insieme delle reazioni del processo <strong>di</strong> grafting è schematicamente illustrato nella figura 16 [11].<br />

FIGURA 16: Rappresentazione schematica del processo <strong>di</strong> innesto<br />

<strong>di</strong> molecole <strong>di</strong> poli(2-idrossietilmetacrilato ) ( PHEMA ) su <strong>di</strong> un<br />

substrato siliconico[11].<br />

16


L’innesto <strong>di</strong> molecole <strong>di</strong> PHEMA sulla superficie <strong>di</strong> film <strong>di</strong> PDMS induce una maggiore<br />

idrofilicità, il cui livello, come si ricava dai valori dell’angolo <strong>di</strong> contatto, aumenta al crescere del<br />

grado <strong>di</strong> innesto ( vedasi dati nella tabella 2 ) [11]. Le caratteristiche <strong>di</strong> idrofilicità sono da mettere<br />

in relazione con la presenza <strong>di</strong> ossidrili nelle unità ripetitive del PHEMA. Qualora questi dovessero<br />

essere sostituiti con gruppi idrofobici, ad esempio dei metili, allora la superficie dei film<br />

polisilossanici <strong>di</strong>verrebbe più idrorepellente. Pertanto, utilizzando i meto<strong>di</strong> chimici a <strong>di</strong>sposizione,<br />

risulta possibile progettare film con caratteristiche superficiali mirate alla particolare applicazione.<br />

TABELLA 2<br />

Dipendenza dei valori dell’angolo <strong>di</strong> contatto <strong>di</strong> film<br />

<strong>di</strong> poli<strong>di</strong>metilsilossani dal grado <strong>di</strong> innesto (dg )<br />

<strong>di</strong> molecole <strong>di</strong> idrossietilmetacrilato ( HEMA ) [11].<br />

CAMPIONE ANGOLO DI<br />

CONTATTO<br />

PDMS(100%) 105,6<br />

PDMS-g- 45,2<br />

HEMA (dg:<br />

1,6x10 -3 )<br />

(g/m 2 )<br />

PDMS-g- 35,2<br />

HEMA (dg:<br />

5,5x10 -3 )<br />

(g/m 2 )<br />

A valori minori dell’angolo <strong>di</strong> contatto corrisponde<br />

una maggiore idrofilicità della superficie dei film<br />

[11].<br />

Le proprietà <strong>di</strong> un polisilossano possono essere anche mo<strong>di</strong>ficate in massa realizzando dei sistemi a<br />

due componenti basati sul concetto dei reticoli interpenetrati sequenziali ( IPNs ).<br />

La tecnica utilizzata da F. Abbassi e H. Mirzadeh per l’ottenimento <strong>di</strong> PDMS-IPNs-PHEMA (<br />

vedasi schema in figura 17 ) prevede una prima fase in cui un film preformato <strong>di</strong> PDMS lineare<br />

viene sottoposto a reazione <strong>di</strong> reticolazione e quin<strong>di</strong> fatto rigonfare mettendolo a contatto con una<br />

soluzione contenente HEMA monomero. Successivamente si innesca la polimerizzazione e la<br />

reticolazione delle molecole <strong>di</strong> HEMA con formazione del reticolo <strong>di</strong> PHEMA che va ad<br />

intersecarsi con quello <strong>di</strong> PDMS [11].<br />

Le caratteristiche strutturali e morfologiche dei IPNs <strong>di</strong>pendono fortemente dalla composizione.<br />

Quando la percentuale <strong>di</strong> PHEMA supera il 50% il sistemaPDMS-IPNs-PHEMA presenta due<br />

<strong>di</strong>stinte temperature <strong>di</strong> transizione vetrosa che corrispondono a quelle del PDMS e del PHEMA.<br />

17


Questo comportamento è in linea con una strutturazione bifasica che viene evidenziata me<strong>di</strong>ante<br />

microscopia a scansione delle superfici <strong>di</strong> frattura ( vedasi micrografie al SEM <strong>di</strong> figura 18 ) [11].<br />

Per concentrazioni <strong>di</strong> PHEMA inferiori al 50% il sistema non presenta evidenze <strong>di</strong> separazione <strong>di</strong><br />

fase.<br />

Come si evince dai dati della tabella 3, attraverso la tecnologia IPNs è possibile realizzare materiali<br />

in PDMS mofificato con più elevato grado <strong>di</strong> idrofilicità [11].<br />

TABELLA 3<br />

Dipendenza dei valori dell’angolo <strong>di</strong> contatto <strong>di</strong><br />

film <strong>di</strong> PDMS-IPNs-PHEMA dalla composizione<br />

[11].<br />

CAMPIONE ANGOLO DI<br />

CONTATTO<br />

PDMS (100%) 105,6<br />

PDMS-IPN- 97,1<br />

PHEMA (80/20<br />

w/w )<br />

PDMS-IPN- 88,3<br />

PHEMA (60/40<br />

w/w )<br />

PDMS-IPN- 61,5<br />

PHEMA (40/60<br />

w/w )<br />

A valori minori dell’angolo <strong>di</strong> contatto<br />

Corrisponde una maggiore idrofilicità<br />

della superficie dei film<br />

18


FIGURA 17: Mo<strong>di</strong>ficazione in massa del poli<strong>di</strong>metilsilossano<br />

( PDMS ) attraverso reazioni che portano alla formazione <strong>di</strong> reticoli<br />

sequenziali interpenetrati ( IPNs ) del tipo PDMS/PHEMA<br />

( vedasi testo per la descrizione delle varie fasi del processo) [11].<br />

19


FIGURA 18: Micrografie elettroniche<br />

in scansione <strong>di</strong> superfici ottenute per<br />

frattura in azoto liquido <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong><br />

PDMS-IPNs-PHEMA ( 41,5/58,5 wt/wt )<br />

a <strong>di</strong>verso ingran<strong>di</strong>mento [11].<br />

20


C ) ASPETTI PROBLEMATICI E CRITICITA’ CONNESSI ALL’IMPIEGO DEI DERIVATI<br />

SILANICI NELLA CONSERVAZIONE DEL COSTRUITO E DEI MANUFATTI LAPIDEI<br />

Nell’utilizzare i prodotti silanici sono state riscontrate delle criticità e delle problematiche. Alcune<br />

delle più significative sono qui <strong>di</strong> seguito in<strong>di</strong>cate [8].<br />

i ) I silani allo stato monomerico sono volatili, pertanto essi possono evaporare dalla superficie<br />

prima che la polimerizzazione si realizzi.<br />

ii ) Vapori <strong>di</strong> monomeri silanici, in alcune circostanze, migrano, condensano e polimerizzano su<br />

superfici del manufatto che non dovrebbero essere oggetto <strong>di</strong> trattamento.<br />

iii ) La polimerizzazione dei silani avviene in presenza <strong>di</strong> acqua. Nel caso <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong><br />

quest’ultima il processo <strong>di</strong> idratazione non può completarsi e pertanto <strong>parte</strong> del prodotto<br />

consolidante evapora.<br />

iv ) La presenza <strong>di</strong> sali può interferire sia con il processo <strong>di</strong> polimerizzazione dei monomeri silanici<br />

che con quello <strong>di</strong> adesione al substrato.<br />

v ) Nel caso <strong>di</strong> pietre contenenti calcite si è osservato che la velocità <strong>di</strong> polimerizzazione dei silani<br />

è più bassa.<br />

vi ) La velocità <strong>di</strong> polimerizzazione dei silani aumenta con la concentrazione <strong>di</strong> acqua. In<br />

determinate situazioni alte velocità possono dare luogo all’accumulazione <strong>di</strong> sforzi nel materiale<br />

polimerico con formazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti e cricche.<br />

vii ) Le caratteristiche chimiche e fisiche dei polimeri derivanti dalla reazione <strong>di</strong> polimerizzazione<br />

dei silani <strong>di</strong>pendono fortemente dal tipo <strong>di</strong> solvente usato, dalla presenza <strong>di</strong> catalizzatori e dalle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> mescolamento.<br />

viii ) L’applicazione <strong>di</strong> un secondo trattamento silanico su <strong>di</strong> un manufatto già precedentemente<br />

trattato può dare luogo a fenomeni <strong>di</strong> rigonfiamento connessi alla presenza <strong>di</strong> materiale non<br />

completamente polimerizzato.<br />

viii ) I trattamenti idrofobizzanti e <strong>consolidanti</strong> a base <strong>di</strong> prodotti silanici possono causare variazioni<br />

cromatiche dei substrati. L’entità del fenomeno <strong>di</strong>pende dalla natura del substrato, dalle<br />

caratteristiche molecolari dei prodotti finali e dalle metodologie applicative.<br />

ix ) Nel caso <strong>di</strong> pietre arenarie è stato verificato che il trattamento con prodotti silanici può favorire<br />

i processi degradativi indotti dalla cristallizzazione dei sali e dall’azione <strong>di</strong> nebbie acide.<br />

Pur tenendo in debita considerazione le criticità <strong>di</strong> cui sopra è possibile concludere che tra i prodotti<br />

<strong>polimerici</strong> con caratteristiche <strong>consolidanti</strong> e idrorepellenti quelli <strong>di</strong> origine silanica sembrano<br />

indurre alle pietre trattate, in particolare le arenarie, una migliore combinazione <strong>di</strong> proprietà (<br />

resistenza meccanica, porosità, permeabilità, <strong>di</strong>latazione termica, colore ecc. ) [8].<br />

Questo risultato è da mettere in relazione con il fatto che, almeno in via teorica, il prodotto finale<br />

della polimerizzazione in situ presenta una struttura molecolare molto vicina a quella della silice<br />

che rappresenta l’elemento cementante in molte pietre naturali <strong>di</strong> natura arenaria [8].<br />

Nel caso <strong>di</strong> pietre calcaree ( ad es. marmi, dolomiti ecc. ) ad alto contenuto <strong>di</strong> calcite, il trattamento<br />

con alcossi-silani ha <strong>di</strong>mostrato dei limiti applicativi [12].<br />

21


RIFERIMENTI<br />

1 ) a ) E. Schamberg, H. Fritsch “ L’impregnazione delle facciate”, < Manutenzione e<br />

Conservazione del Costruito tra Tra<strong>di</strong>zione e Innovazione> Bessanone (1986).<br />

b ) Infobuild.it, Il Portale dell’E<strong>di</strong>lizia, 28-12-(2005).<br />

2 ) M. Colepar<strong>di</strong>, “ Materiali Immateriali ”, http://www.enco-journal.com/moderno/8.htlm.<br />

3 ) C. A. Price, “Brethane Stone Presarvative” in < Buil<strong>di</strong>ng research establishment on brethane >,<br />

( UK ) CP1 (1981).<br />

4 ) PROSOCO-Restoration & Conservation-Consolidation Treatments,<br />

http://www.prosoco.com//Product.aspID=166 [2005].<br />

5 ) C. Balestrieri, < Chimica >, E<strong>di</strong>trice Ferraro-Napoli, (2005).<br />

6 ) H. Fritsch, “ Ripristino, me<strong>di</strong>ante composti organici del silicio, della soli<strong>di</strong>tà originale della<br />

pietra naturale danneggiata da agenti naturali ”, in < Manutenzione e conservazione del costruito<br />

fra tra<strong>di</strong>zione e innovazione > Bressanone (1986).<br />

7 ) < Materiale lapideo <strong>di</strong> origine naturale-degrado e tecniche <strong>di</strong> restauro >, Coor<strong>di</strong>natrice M. R.<br />

Serio, Istituto Tecnico Industriale E. Majorana ( anno 2001/2002).<br />

8 ) M. E. Young, M. Murray, P. Cor<strong>di</strong>ner, “ Stone consolidants and chemical treatments in Scotland<br />

”, Report to Historic Scotland, http://www2.rgu.ac.uk/schools/mcrg/miconsol.htm (1999).<br />

9 ) R. Fort Gonzalez,et Al., Revista de Plasticos Modernos, 89, 83 (2005).<br />

10 ) S. G. Charati, S. A. Stern, Macromolecules, 31, 5529 (1998).<br />

11 ) F. Abbassi, H. Mirzadeh, Journal of Polymer Science: Part B: Polymer Physics, 41, 2145<br />

(2003).<br />

12 ) PROSOCO, Technical Bulletin, www.prosoco.com,1102-HCT (2005).<br />

22


PARTE-C<br />

I POLIMERI ORGANICI DI SINTESI USATI NEL CONSOLIDAMENTO E NELLA<br />

PROTEZIONE DEL COSTRUITO E DEI MANUFATTI LAPIDEI<br />

L’impiego <strong>di</strong> polimeri organici <strong>di</strong> sintesi nella conservazione del costruito e dei manufatti lapidei è<br />

relativamente recente ( i primi interventi risalgono agli anni 1960s ). Pertanto il comportamento dei<br />

materiali trattatti con queste sostanze, in relazione a tempi lunghi, rimane, in molte circostanze,<br />

ancora da definire [1].<br />

In generale il consolidamento e la prot<strong>ezio</strong>ne delle pietre, attraverso l’uso <strong>di</strong> polimeri organici<br />

sintetici, viene effettuato me<strong>di</strong>ante due <strong>di</strong>versi processi.<br />

Processo <strong>di</strong> tipo-1<br />

prevede le seguenti fasi:<br />

a ) polimerizzazione <strong>di</strong> molecole organiche monomeriche;<br />

b ) <strong>di</strong>ssoluzione del polimero in un idoneo solvente;<br />

c ) penetrazione e deposizione della soluzione nei pori e nei vuoti;<br />

d ) evaporazione del solvente.<br />

Processo <strong>di</strong> tipo-2<br />

contempla i seguenti passaggi:<br />

a ) trattamento delle pietre da trattare <strong>di</strong>rettamente con molecole monomeriche liquide, oppure con<br />

soluzioni <strong>di</strong> sostanze monomeriche;<br />

b ) polimerizzazione in situ all’interno dei pori e dei vuoti;<br />

c ) evaporazione del solvente e <strong>di</strong> eventuali sottoprodotti della reazione <strong>di</strong> polimerizzazione[2].<br />

Nei processi <strong>di</strong> conservazione del costruito e dei prodotti in pietra vengono impiegati sia polimeri<br />

organici <strong>di</strong> sintesi termoindurenti che termoplastici.<br />

1


CAPITOLO PRIMO-C<br />

LE RESINE EPOSSIDICHE: SINTESI E PROPRIETA’<br />

Le resine epossi<strong>di</strong>che, scoperte nel 1933 dal chimico svizzero Pierre Castan della I. G.<br />

Farbenindustrie, sono polimeri a basso peso molecolare ( liqui<strong>di</strong> o soli<strong>di</strong> ) caratterizzati dal fatto che<br />

nella loro molecola sono presenti due o più gruppi epossi<strong>di</strong>ci. Queste resine, in presenza <strong>di</strong><br />

induritori/catalizzatori hanno la capacità <strong>di</strong> reticolare dando luogo alla formazione <strong>di</strong> una struttura<br />

tri<strong>di</strong>mensionale ad alto grado <strong>di</strong> reticolazione ( i primi brevetti sui processi <strong>di</strong> reticolazione delle<br />

resine epossi<strong>di</strong>che furono depositati intorno al 1936 ).<br />

Dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale alcune gran<strong>di</strong> industrie chimiche ( Ciba-Geigy, Dow, Celanese,<br />

Shell, Reichhold, Resyn ) svilupparono un insieme <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> che portarono alla industrializzazione e<br />

commercializzazione ( ˜ 1948 ) delle prime resine epossi<strong>di</strong>che.<br />

A seconda del tipo <strong>di</strong> processo e dei componenti <strong>di</strong> base le resine epossi<strong>di</strong>che vengono così<br />

classificate:<br />

– Resine derivate da epiclori<strong>di</strong>na;<br />

– Resine derivate da peraci<strong>di</strong>;<br />

– Resine da monoepossi<strong>di</strong> insaturi [3].<br />

–<br />

La realizzazione <strong>di</strong> un sistema epossi<strong>di</strong>co indurito e reticolato è basato su due fasi nettamente<br />

<strong>di</strong>stinte tra loro.<br />

FASE-I )<br />

La prima fase prevede la sintesi <strong>di</strong> un prepolimero lineare ( <strong>di</strong>epossido ) che, nel caso delle resine <strong>di</strong><br />

più largo consumo, viene prodotto attraverso una reazione, a sta<strong>di</strong>, <strong>di</strong> policondensazione tra<br />

l’epicloridrina e il bisfenolo A.<br />

La struttura chimica <strong>di</strong> queste due sostanze è illustrata in figura 1.<br />

FIGURA 1: Struttura chimica dell’epicloridrina<br />

e del bisfenolo A.<br />

2


Nella molecola della epicloridrina è presente il gruppo:<br />

denominato epossido o ossirano.<br />

Gli epossi<strong>di</strong>, eteri ciclici in cui l’ossigeno è uno degli atomi che costituiscono l’anello, sono dotati<br />

<strong>di</strong> una alta reattività chimica.<br />

Nella reazione <strong>di</strong> policondensazione tra l’epicloridrina e il bisfenolo A, con soda caustica che<br />

agisce, nello stesso tempo, da catalizzatore e da reagente, <strong>di</strong> norma si usa un eccesso <strong>di</strong><br />

epicloridrina al fine <strong>di</strong> assicurare la presenza <strong>di</strong> gruppi epossi<strong>di</strong>ci alle estremità del polimero.<br />

Il primo sta<strong>di</strong>o della reazione che porta all’ottenimento del <strong>di</strong>epossido, descritto nella figura 2,<br />

prevede la formazione del sale so<strong>di</strong>co del bisfenolo A.<br />

FIGURA 2: Schema del primo sta<strong>di</strong>o della sintesi del<br />

<strong>di</strong>epossido: l’idrossido <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o reagisce con il bisfenolo A<br />

formando suo sale so<strong>di</strong>co [4].<br />

3


Nel secondo sta<strong>di</strong>o uno degli ossigeni terminali del sale so<strong>di</strong>co del bisfenolo A si lega all’atomo <strong>di</strong><br />

carbonio dell’epicloridrina che non fa <strong>parte</strong> del ciclo epossi<strong>di</strong>co; si libera cloro con formazione <strong>di</strong><br />

cloruro <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o ( vedasi schema in figura 3 ) [4].<br />

FIGURA 3: Schema relativo al secondo sta<strong>di</strong>o della sintesi<br />

del <strong>di</strong>epossido ( vedasi testo ) [4].<br />

Se il rapporto stechiometrico epicloridrina/bisfenolo A è uguale a 2 anche l’altro ossigeno terminale<br />

del bisfenolo A si lega ad un’altra molecola <strong>di</strong> epicloridrina ( vedasi figura 4 ).<br />

In queste con<strong>di</strong>zioni la reazione si arresterebbe.<br />

Nel caso che il raporto tra epicloridrina e bisfenolo A sia pari a 3, allora la reazione conduce ad una<br />

miscela 50/50 delle due specie molecolari descritte in figura 5. Queste molecole, attraverso la<br />

reazione illustrata nella figura 6, reagiscono tra <strong>di</strong> loro dando luogo alla formazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>mero (<br />

sale so<strong>di</strong>co ) la cui struttura molecolare ( figura 6 ) si caratterizza per la presenza <strong>di</strong> un atomo <strong>di</strong><br />

ossigeno che porta una carica negativa [4]. In presenza <strong>di</strong> molecole d’acqua, derivanti dalla reazione<br />

<strong>di</strong> formazione del sale so<strong>di</strong>co del bisfenolo A, lo ione ossigeno si trasforma in un ossidrile; si<br />

rigenera la molecola <strong>di</strong> NaOH ( vedasi schema in figura 7 ).<br />

Va sottolineato il fatto che aumentando la percentuale <strong>di</strong> epicloridrina si producono molecole<br />

<strong>di</strong>epossi<strong>di</strong>che a più elevato grado <strong>di</strong> polimerizzazione. In generale è possibile, attraverso il processo<br />

<strong>di</strong> sintesi sopra riportato, ottenere prepolimeri /oligomeri il cui grado <strong>di</strong> polimerizzazione ( DP ) può<br />

variare da 1 a circa 25. Diepossi<strong>di</strong> con bassi valori <strong>di</strong> DP, a temperatura ambiente, sono liqui<strong>di</strong>,<br />

quelli con DP alti sono soli<strong>di</strong> [3,4].<br />

4


FIGURA 4: Nel caso che il rapporto stechiometrico tra l’epicloridrina<br />

e il bisfenolo A sia pari a 2 la reazione porterebbe alla formazione<br />

<strong>di</strong> molecole <strong>di</strong> bisfenolo A <strong>di</strong>epossidate ( <strong>di</strong>glici<strong>di</strong>letere del bisfenolo A -<br />

DGEBA ) [4].<br />

FIGURA 5: Prodotti della reazione tra epicloridrina e bisfenolo A nel<br />

caso <strong>di</strong> un rapporto stechiometrico pari a 3/1 [4].<br />

5


FIGURA 6: Schema della reazione che porta alla formazione <strong>di</strong> una<br />

molecola, <strong>di</strong>mero ( sale so<strong>di</strong>co ), <strong>di</strong> resina epossi<strong>di</strong>ca a struttura lineare<br />

[4].<br />

FIGURA 7: Sta<strong>di</strong>o finale della reazione tra epicloridrina e bisfenolo A,<br />

in presenza <strong>di</strong> NaOH, che porta all’ottenimento <strong>di</strong> oligomeri lineari<br />

<strong>di</strong>epossi<strong>di</strong>ci [4].<br />

6


Le caratteristiche chimiche e fisiche del <strong>di</strong>epossido prepolimero <strong>di</strong>pendono fortemente dal suo<br />

grado <strong>di</strong> polimerizzazione “n”.<br />

< As “n” increases, the resin becomes more viscous, and when “n” is 2 or more the product is<br />

solid.<br />

The largest volume and most important product commercially available is a mixture made up<br />

primarily of pure bisphenol A <strong>di</strong>glycidyl ether and much smaller amounts of oligomers. The<br />

composition consists of 87-88% <strong>di</strong>glycidyl ether with n=0, 11% with n=1, and 1-2% with n=2. This<br />

provide a resin with an average molecular weight of about 370, which is prepared by using a very<br />

high ratio of epichlorohydrin to bisphenol A….> [5].<br />

I prodotti <strong>di</strong> cui sopra hanno una viscosità, a 25°C, che varia da 10.000 a 18.000 cP.<br />

Fanno <strong>parte</strong> <strong>di</strong> questa famiglia <strong>di</strong> resine l’Aral<strong>di</strong>te 6010 della Ciba-Gegy e l’Epon 828 della Shell.<br />

C. Selwitz, nella sua già citata pubblicazione mette in risalto il fatto che in commercio sono<br />

<strong>di</strong>sponibili resine epossi<strong>di</strong>che, con particolari caratteristiche <strong>di</strong> <strong>consolidanti</strong> per manufatti lapidei,<br />

basate su <strong>di</strong> un prepolimero ottenuto per reazione del 2,2-<strong>di</strong>-(4-idrossicicloesil) propano con<br />

epicloridrina. Come si evince dallo schema della figura 8, il primo sta<strong>di</strong>o della reazione consiste<br />

nella idrogenazione del bisfenolo A [5].<br />

< The resulting cycloaliphatic molecule is bulkier and less linear than bisphenol A glycidyl ethers.<br />

This and the conversion rigid benzenoid structures to molecularly flexbile cyclohexyil rings<br />

provides products such as Shell’s of Eponex resins with sharply lower viscosities…..and better light<br />

stability than their aromatic counterparts > [5].<br />

Come si ricava dai dati riportati nella tabella 1, è possibile, mo<strong>di</strong>ficando la struttura molecolare dei<br />

reagenti, realizzare sistemi pre<strong>polimerici</strong> <strong>di</strong> natura epossi<strong>di</strong>ca la cui viscosità varia in un ampio<br />

intervallo <strong>di</strong> valori ( da ~ 3 a ~ 16.000 cP ).<br />

TABELLA 1<br />

Dipendenza della viscosità <strong>di</strong> prepolimeri epossi<strong>di</strong>ci<br />

dalla struttura molecolare [5].<br />

PREPOLIMERO<br />

VISCOSITA’<br />

EPOSSIDICO<br />

( cP; 25°C )<br />

Diglici<strong>di</strong>l etere del bisfenoloA 10.000-16.000<br />

contenente oligomeri<br />

Diglici<strong>di</strong>l etere del bisfenolo A 3.600<br />

senza oligomeri<br />

Diglici<strong>di</strong>l etere del bisfenoloA 1.500<br />

( idrogenato) con oligomeri<br />

Triglici<strong>di</strong>l etere del trimetilolpropano 400<br />

1,4-butan<strong>di</strong>olo <strong>di</strong>glici<strong>di</strong>l etere 19<br />

Vinilcicloesene <strong>di</strong>epossido 10-154<br />

Butil glici<strong>di</strong>l etere 3<br />

7


.<br />

FIGURA 8: Prepolimero epossi<strong>di</strong>co, per applicazioni nel settore<br />

dell’e<strong>di</strong>lizia come consolidante, ottenuto a partire da bisfenolo A<br />

idrogenato e successiva reazione con epicloridrina:<br />

schema della reazione <strong>di</strong> sintesi ( vedasi testo ) [5]<br />

8


FASE-II )<br />

La seconda fase consiste nella reticolazione del <strong>di</strong>epossido con un induritore, ad esempio una<br />

<strong>di</strong>ammina ( H 2 N—R—NH 2 ).<br />

Lo schema dei vari passaggi chimici che portano alla formazione <strong>di</strong> un reticolo tri<strong>di</strong>mensionale<br />

sono descritte nella sequenza delle figure 9, 10 11e 12 [4].<br />

In particolare nella figura 9-a) viene illustrato il meccanismo della reazione iniziale <strong>di</strong> attacco della<br />

<strong>di</strong>ammina al <strong>di</strong>epossido: gli elettroni non impegnati dell’azoto sono ceduti all’ossigeno del<br />

gruppo epossi<strong>di</strong>co che si carica negativamente; l’azoto si carica positivamente, si apre l’anello e si<br />

forma un legame C—N.<br />

Successivamente, il composto a destra della figura 9-a) , a seguito <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> riassestamento<br />

interno che prevede la formazione <strong>di</strong> un gruppo alcolico e <strong>di</strong> un gruppo amminico si trasforma nel<br />

prodotto raffigurato a destra in figura 9-b ).<br />

Il gruppo amminico ha la capacità <strong>di</strong> reagire, attraverso uno dei suoi atomi <strong>di</strong> idrogeno con un altro<br />

gruppo epossi<strong>di</strong>co dando luogo alla formazione del prodotto mostrato in figura 9-c).<br />

Il gruppo amminico presente all’altra estremità della molecola della <strong>di</strong>amina può a sua volta reagire<br />

con altri due gruppi epossi<strong>di</strong>ci. Di fatto quattro molecole <strong>di</strong> prepolimero si legano ad una singola<br />

molecola <strong>di</strong> <strong>di</strong>ammina ( vedasi figura 10 ).<br />

Sulla base dello schema <strong>di</strong> reazione descritto nelle figure 9 e 10 anche le altre estremità dei<br />

<strong>di</strong>epossi<strong>di</strong> oligomerici reagiscono con altre molecole <strong>di</strong> <strong>di</strong>ammina fino a quando tutte le molecole <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ammina e <strong>di</strong> prepolimero <strong>di</strong>epossi<strong>di</strong>co si legano le une alle altre per dare luogo alla formazione <strong>di</strong><br />

un unico reticolo tri<strong>di</strong>mensionale. La struttura molecolare che si viene a realizzare è<br />

schematicamente illustrata attraverso la figura 11 [3,4].<br />

Nell’industria delle resine epossi<strong>di</strong>che < altre molecole contenenti dei gruppi idrossi, come<br />

l’idrochinone, i glicoli e il glicerolo, possono essere utilizzati al posto del <strong>di</strong>fenilpropano mentre<br />

non esiste sul mercato alcun prodotto contenente gruppi epossi con prezzo concorrenziale rispetto<br />

all’epicloririna > [6].<br />

Oltre alle poliammine possono essere usate come induritori le poliammi<strong>di</strong>, la fenol-formaldeide,<br />

l’urea-formaldeide, aci<strong>di</strong> e anidri<strong>di</strong> acide. Questi ultimi reagiscono attraverso l’esterificazione dei<br />

gruppi idrossilici secondari presenti sulle resine epossi<strong>di</strong>che [6].<br />

La caratteristica fondamentale delle resine epossi<strong>di</strong>che risiede essenzialmente nel particolare<br />

processo <strong>di</strong> indurimento che < avviene quando si associa la resina ad un indurente. Quando questi<br />

vengono riuniti e mescolati intimamente si ha la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un periodo, più o meno lungo, a<br />

seconda del pot life del formulato, che permette l’utilizzo della miscela. Dopo <strong>di</strong> che inizia la<br />

reazione esotermica con sviluppo <strong>di</strong> calore, segno che la miscela sta polimerizzando, ed in breve<br />

tempo non è più utilizzabile > [6].<br />

In generale il pot life ( il tempo che, a 25°C, intercorre tra il mescolamento dei due componenti e<br />

quello corrispondente all’avvio della reazione <strong>di</strong> reticolazione ), determinato essenzialmente dalla<br />

reattività dell’agente indurente, viene regolato in relazione alle procedure dettate dalle modalità <strong>di</strong><br />

impiego.<br />

Il pot life, a seconda delle formulazioni può variare da 5-15 minuti per gli adesivi rapi<strong>di</strong>, fino a 40’-<br />

1 ora, nel caso <strong>di</strong> sistemi le cui procedure <strong>di</strong> impiego sono basate su processi <strong>di</strong> stratificazione o da<br />

colata, che richiedono tempi <strong>di</strong> lavorazione più lunghi o polimerizzazioni più lente al fine <strong>di</strong><br />

contenere lo sviluppo <strong>di</strong> calore [6].<br />

Le struttura chimiche <strong>di</strong> tipici induritori amminici, capaci <strong>di</strong> attivare la reazione <strong>di</strong> reticolazione a<br />

temperatura ambiente, sono illustrate in figura 12 [7].<br />

9


FIGURA 9: Processo <strong>di</strong> indurimento delle resine epossi<strong>di</strong>che. Schema delle<br />

reazioni iniziali <strong>di</strong> attacco della <strong>di</strong>ammina al <strong>di</strong>epossido ( vedasi testo ) [4].<br />

a )<br />

.<br />

b )<br />

c )<br />

10


Figura 10: Processo <strong>di</strong> reticolazione delle resine epossi<strong>di</strong>che: ogni<br />

<strong>di</strong>ammina impegna quattro prepolimeri <strong>di</strong>eposi<strong>di</strong>ci<br />

FIGURA 11: Processo <strong>di</strong> indurimento <strong>di</strong> una resina epossi<strong>di</strong>ca basata sull’impiego<br />

<strong>di</strong> una <strong>di</strong>ammina alifatica come induritore: strutturazione molecolare del reticolo<br />

tri<strong>di</strong>mensionale a cura completata [3,4].<br />

11


FIGURA 12: Struttura chimica <strong>di</strong> tipici induritori amminici attivi a<br />

temperatura ambiente [7].<br />

12


I sistemi epossi<strong>di</strong>ci si caratterizzano per le seguenti proprietà:<br />

§ Stabilità <strong>di</strong>mensionale ( ritiro zero dopo la polimerizzazione );<br />

§ Elevata resistenza meccanica;<br />

§ Ottimo comportamento nei confronti <strong>di</strong> aggressivi chimici, solventi, oli e idrocarburi;<br />

§ Assenza <strong>di</strong> solventi e sostanze volatili;<br />

§ Elevata capacità collante e <strong>di</strong> adesivo tra materiali <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa [6].<br />

I principali settori <strong>di</strong> impiego delle resine epossi<strong>di</strong>che, insieme alle relative procedure <strong>di</strong><br />

applicazione, sono qui <strong>di</strong> seguito riportati [6].<br />

i ) Formulati per stratificazione — Realizzazione <strong>di</strong> sistemi compositi che richiedono<br />

l’impregnazione <strong>di</strong> fibre <strong>di</strong> vetro, arami<strong>di</strong>che, carbonio ecc..<br />

ii ) Formulati per attrezzi — Produzione <strong>di</strong> <strong>parte</strong> <strong>di</strong> macchinari, stampi per termoformatura ecc..<br />

Generalmente la tecnologia usata è quella basata sul processo per colata.<br />

iii ) Adesivi — Prodotti usati nell’incollaggio <strong>di</strong> materiali eterogenei: metalli, cemento, vetro,<br />

legno, pietra, vetroresina, ecc..<br />

iv ) Formulati per l’elettronica — Materiali per l’inglobamento <strong>di</strong> circuiti elettrici,<br />

apparecchiature elettroniche, bobine , trasformatori ecc..<br />

v ) Formulati per il settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile — Prodotti impiegati nella<br />

sigillatura <strong>di</strong> crepe determinatesi in strutture in cemento e malte idrocompatibili e nel ripristino <strong>di</strong><br />

pavimentazioni e <strong>di</strong> parti mancanti. Sistemi da in<strong>ezio</strong>ni per il consolidamento <strong>di</strong> manufatti in<br />

calcestruzzo: Malte per l’ancoraggio <strong>di</strong> elementi in acciaio.<br />

vii ) Formulati per rivestimenti <strong>protettivi</strong> — Vernici anticorrosive e antiacide, rivestimenti per<br />

serbatoi e macchinari a contatto con bevande e sostanze alimentari.<br />

Le resine epossi<strong>di</strong>che si sud<strong>di</strong>vidono in due gran<strong>di</strong> categorie: quelle che reticolano a freddo e quelle<br />

che induriscono a caldo ( T > 120°C ). Le prime sono a R.T. liquide pastose o allo stato <strong>di</strong><br />

soluzione; prima dell’applicazione vengono mescolate con l’induritore che a sua volta può essere<br />

liquido o in soluzione ( colle a freddo vengono impiegate per l’incollaggio del vetro, della pomice,<br />

del cemento ,della carta, dei tessuti, <strong>di</strong> manufatti in termoindurenti ( poliestere ) o in termoplastiche<br />

quali le poliammi<strong>di</strong> e il polimetilmetacrilato ).<br />

Le resine a caldo, solide a R.T., generalmente si trovano in commercio già mescolate con<br />

l’induritore. Esse sono applicate dopo avere preriscaldato le parti da incollare. La polimerizzazione<br />

<strong>di</strong> norma avviene in idonei forni.<br />

Nel campo del restauro del costruito, in particolare nella sigillatura delle lesioni del calcestruzzo e<br />

nel consolidamento degli e<strong>di</strong>fici, sono impiegati i sistemi epossi<strong>di</strong>ci per colata a due componenti,<br />

eventualmente caricati al momento dell’utilizzo con cariche inerti. Vengono usati sistemi con<br />

induritori poliammi<strong>di</strong>ci, dotati <strong>di</strong> grande elasticità e aderenza ai substrati.<br />

La carica ha la funzione <strong>di</strong> aumentare il volume dell’impasto, riducendo la quantità <strong>di</strong> legante nella<br />

massa. < La minore quantità <strong>di</strong> resina, <strong>di</strong>stribuita uniformemente negli interstizi, sviluppa meno<br />

calorie, <strong>parte</strong> delle quali vengono assorbite dall’inerte stesso; in questo modo il picco esotermico<br />

resta contenuto in limiti accettabili……….il prodotto caricato acquista una resistenza all’urto e<br />

alla compressione decisamente superiore > [6].<br />

13


Le caratteristiche e le proprietà <strong>di</strong> alcuni formulati epossi<strong>di</strong>ci per colata utilizzati nel settore<br />

dell’e<strong>di</strong>lizia sono riportati nella tabella 2 [6].<br />

Sistemi epossi<strong>di</strong>ci per ini<strong>ezio</strong>ne trovano ampio impiego nel campo dell’ingegneria civile.<br />

Infatti le particolari caratteristiche <strong>di</strong> questi prodotti ( bassa viscosità, alto potere impregnante,<br />

ottima aderenza ai materiali componenti, indurimento completo, anche in presenza <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà,<br />

elevata resistenza alle sollecitazioni meccaniche, ottima resistenza agli aggressivi chimici e assenza<br />

<strong>di</strong> ritiro ) li rendono idonei per la soluzione <strong>di</strong> problematiche strutturali e nel consolidamento,<br />

restauro e conservazione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici e manufatti lapidei <strong>di</strong> interesse storico e culturale.<br />

TABELLA-2<br />

Caratteristiche e proprietà <strong>di</strong> formulati epossi<strong>di</strong>ci impiegati<br />

nel settore dell’e<strong>di</strong>lizia [6].<br />

PROPRIETA’ FORMULATO MALTA DA MALTA PER<br />

NON CARICATO COLATA RIFACIMENTI<br />

Viscosità della miscela 620<br />

(cPs)<br />

Rapporto<br />

100/50<br />

resina/indurente (w/w)<br />

Tipo <strong>di</strong> inerte Quarzo* Quarzo**<br />

Rapporto legante/inerte<br />

1/2 1/10<br />

(w/w)<br />

Densità del<br />

1,6 1,8<br />

conglomerato (gr/cm 3 )<br />

Consistenza della malta Massa colabile Compattabile<br />

Indurimento app.(vol. 2 6 8<br />

200ml) (ore)<br />

Indurimento completo 5 5 5<br />

(25°C, in gg.)<br />

Resistenza alla<br />

96 122 155<br />

compressione (N/mm 2 )<br />

Resistenza alla<br />

83 32 26<br />

flessione (N/mm 2 )<br />

Resistenza alla<br />

59 36 29<br />

Trazione (N/mm 2 )<br />

* granulometria: 25% 00-01; 50% 0,1-0,3; 25% 0,4-0,7<br />

** granulometria: 25% 0,1-0,3; 50% 0,4-0,7; 25% 1-1,5<br />

14


La procedura <strong>di</strong> impiego viene così descritta nel riferimento [6]:<br />

< Si praticano dei fori <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro adeguato nella struttura da consolidare……..All’interno dei fori<br />

si inseriscono ton<strong>di</strong>ni in acciaio o barre in vetroresina, che hanno il compito <strong>di</strong> determinare la<br />

resistenza alla trazione e al taglio Si sigilla l’apertura con del mastice, lasciando un piccolo foro<br />

per l’introduzione della resina, la quale viene iniettata con una pompa o una siringa, fino al<br />

riempimento della cavità. Le elevate doti meccaniche acquisite dal formulato dopo l’indurimento e<br />

l’ottima aderenza ai vari materiali, determinano una continuità e <strong>di</strong>stribuiscono il carico ad una<br />

estesa superficie all’interno della struttura > [6].<br />

Attualmente particolari formulati epossi<strong>di</strong>ci idrocompatibili sono utilizzati come ad<strong>di</strong>tivi nelle<br />

malte cementizie in fase <strong>di</strong> impasto.<br />

Questi sistemi determinano i seguenti vantaggi:<br />

— migliore resistenza meccanica;<br />

— migliore aderenza;<br />

— meno contenuto <strong>di</strong> acqua nell’impasto;<br />

— minore ritiro <strong>di</strong> presa;<br />

— riduzione della porosità del calcestruzzo;<br />

— elevata resistenza agli agenti chimici ambientali [6].<br />

Nella pratica del consolidamento <strong>di</strong> manufatti lapidei spesso è necessario <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> formulati<br />

meno viscosi e quin<strong>di</strong> capaci <strong>di</strong> penetrare più facilmente all’interno del sistema da trattare,<br />

La struttura molecolare <strong>di</strong> alcuni prepolimeri epossi<strong>di</strong>ci a bassa viscosità è riportata nella figura 13<br />

[7].<br />

In molte circostanze è risultato utile <strong>di</strong>luire il prepolimero in un idoneo solvente organico al fine <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> sistemi caratterizzati da un viscosità ancora più bassa [2].<br />

Nel consolidamento delle pietre gli agenti <strong>di</strong> cura, per sistemi epossi<strong>di</strong>ci, che hanno trovato largo<br />

impiego sono le poliammine, in particolare la <strong>di</strong>etilenetriammina e la trietilenetetrammina, le cui<br />

strutture molecolari sono riportate nella figura 14.<br />

Queste poliammine sono caratterizzate da una bassa tensione <strong>di</strong> vapore e quin<strong>di</strong> elevata volatilità e<br />

tossicità ambientale. Pertanto si tende a sostituirle con prodotti molecolarmente più complessi<br />

stu<strong>di</strong>ati per risolvere in maniera più mirata problematiche connese alla conservazione del costruito e<br />

dei manufatti lapidei, incluso i vetri ( vedasi figura 14 ).<br />

Le strutture molecolari <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> questi induritori sono illustrate nella figura 14 [5].<br />

L’impiego <strong>di</strong> resine epossi<strong>di</strong>che si è <strong>di</strong>mostrato utile nel consolidamento <strong>di</strong> pietre calcaree, marmi,<br />

pietre arenarie e nei processi <strong>di</strong> incollaggio <strong>di</strong> frammenti, anche <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, staccatesi dal<br />

substrato<br />

Nel trattamento <strong>di</strong> marmi è stato riscontrato che le resine indurite possono inglobare sostanze saline<br />

impedendo loro <strong>di</strong> cristallizzare<br />

Il trattamento del calcestruzzo con resine epossi<strong>di</strong>che determina un miglioramento del modulo a cui<br />

si oppone un aumento della fragilità. Questo comportamento deve essere tenuto in debita<br />

considerazione perché potrebbe rendere le strutture più vulnerabili agli shock sismici, alle<br />

vibrazioni e alle sollecitazioni termiche.<br />

In alcuni trattamenti è stato osservata la formazione <strong>di</strong> una polvere <strong>di</strong> colore bianco alla superficie<br />

<strong>di</strong> pietre con<strong>di</strong>zionate con resine epossi<strong>di</strong>che esposte all’azione dei raggi solari. Al fine <strong>di</strong> evitare<br />

tale inconveniente risulta necessario rimuovere dalla superficie delle pietre trattate residui <strong>di</strong><br />

formulati epossi<strong>di</strong>ci prima della reazione <strong>di</strong> cura [2,8].<br />

15


FIGURA 13: Struttura molecolare <strong>di</strong> prepolimeri<br />

epossi<strong>di</strong>ci a bassa viscosità [7].<br />

16


FIGURA 14: Struttura chimica <strong>di</strong> agenti <strong>di</strong> cura <strong>di</strong> sistemi epossi<strong>di</strong>ci.<br />

Dall’alto verso il baso: Dietilenetriammina; Trietilenetetrammina;<br />

Dimero acido usato nella sintesi <strong>di</strong> ammidoammine;<br />

Tris(<strong>di</strong>metilamminometil)fenolo; Mentano <strong>di</strong>ammina;<br />

Isoforone <strong>di</strong>amina; Jeffammina D-230; Jeffammina T-403 [5].<br />

17


RIFERIMENTI<br />

1 ) G. Martinez, Revista de Plasticos Modernos, 91,49 (2006).<br />

2 ) J. R. Clifton, < Stone Consolidating Materials > (1980),<br />

http://palimpsest.stanford.edu/byauth/clifton/stone/ (last changed 03,2004 )<br />

3 ) a) S. Vargiu, “ Polimeri Termoindurenti” in < Macromolecole, Scienza e Tecnologia >,<br />

Pacini E<strong>di</strong>tore, Pisa (1983).<br />

b) < Encyclope<strong>di</strong>a Handbook >, E<strong>di</strong>ted by Modern Plastics Magazine, McGraw-Hill, Inc.<br />

USA, (1994).<br />

c) W. H. Brown, C. S. Foote, < Chimica organica >,EDISES, Napoli (2004).<br />

4 ) < Resine Epossi<strong>di</strong>che >, Department of Polymer Science, University of Southern Mississippi,<br />

http://pslc.ws/italian/epoxy.htm, (1996).<br />

5) C. Sewitz < Epoxy Resins in Stone Conservation >, The Getty Conservation Institute, Research<br />

in Conservation-7,(1992)<br />

6 ) www.prochima.it/download/manuals.htm ( le Resine, <strong>parte</strong> 1,2 ) (2006).<br />

7 ) C. V. Horie, < Materials for Conservation >, Elsevier, Amsterdam (2005)<br />

8 ) www.fiortech.com/resine%20epossi<strong>di</strong>che.htm (2006).<br />

18


CAPITOLO SECONDO-C<br />

APPLICAZIONE DELLE RESINE EPOSSIDICHE NEL CAMPO DEL RESTAURO<br />

CONSERVATIVO DEL COSTRUITO E DEI MANUFATTI LAPIDEI<br />

ASPETTI POSITIVI E CRITICITA’<br />

Nel caso del consolidamento delle pietre il successo o meno <strong>di</strong> un trattamento <strong>di</strong>pende dalla<br />

capacità della formulazione epossi<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> penetrare profondamente, prima della reazione <strong>di</strong><br />

reticolazione, all’interno del manufatto da consolidare.<br />

< The depth of penetration is affected by the characteristics of the substrate, such as porosity, pore<br />

size, surface polarity, the properties of the consolidating solution, and the manner of application ><br />

[1].<br />

Alessandrini et Al., al fine <strong>di</strong> mettere in evidenza la <strong>di</strong>pendenza della profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> penetrazione<br />

dalla natura e struttura delle pietre da trattare, ed in particolare dalla loro porosità, hanno<br />

determinato l’aumento in peso e il grado <strong>di</strong> penetrazione <strong>di</strong> una formulazione epossi<strong>di</strong>ca a bassa<br />

viscosità nel caso <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> marmo, pietra arenaria e tufo.<br />

Negli esperimenti è stata usata una soluzione avente la seguente composizione:<br />

– pentaeritritolo tetraglici<strong>di</strong>l etere ( Aral<strong>di</strong>te XG40 ): 25 parti;<br />

– ammina cicloalifatica ( XG41 ): 8 parti;<br />

– acetone: 27 parti;<br />

– isopropanolo: 5 parti;<br />

– acqua: 13 parti.<br />

–<br />

Il trattamento è stato effettuato spennellando ripetutamente la superficie dei campioni con la<br />

soluzione in esame. Successivamente le superfici venivano lavate con acetone [2].<br />

Come si ricava dai dati della tabella 1, i campioni in tufo, che si caratterizzano per un più elevato<br />

valore della porosità rispetto agli altri materiali, mostrano una più alta percentuale <strong>di</strong> aumento in<br />

peso a cui si accompagna una maggiore profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> penetrazione da <strong>parte</strong> della formulazione<br />

epossi<strong>di</strong>ca [2].<br />

Una particolare procedura, messa a punto da K. L. Gauri e successivamente da C. R. Ullrich, si è<br />

<strong>di</strong>mostrata efficace nel trattamento <strong>di</strong> statue in marmo.<br />

Essenzialmente essa prevedeva le seguenti fasi:<br />

– immersione del manufatto prima in una miscela <strong>di</strong> acetone in acqua (1/1) poi in una miscela<br />

contenente una minore % <strong>di</strong> acqua e quin<strong>di</strong> in acetone puro;<br />

– trattamento del campione con una formulazione costituita da una resina epossi<strong>di</strong>ca ( 70% ) e<br />

da acetone ( 30% );<br />

– con<strong>di</strong>zionamento del manufatto con soluzioni epossi<strong>di</strong>che con % <strong>di</strong> resina epossi<strong>di</strong>ca man<br />

mano crescenti ( fino ad un massimo del 95% );<br />

– cura del campione per alcuni giorni e quin<strong>di</strong> immersione in acetone e finalmente nella resina<br />

pura [3].<br />

1


Questa procedura si è <strong>di</strong>mostrata efficace nel consolidamento <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> marmo <strong>di</strong> Carrara<br />

invecchiati naturalmente [1].<br />

P. Kotlik et Al., hanno messo in evidenza come in alcune circostanze la profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> penetrazione<br />

<strong>di</strong> una formulazione liquida consolidante, a parità <strong>di</strong> ogni altra con<strong>di</strong>zione, è fortemente <strong>di</strong>pendente<br />

dalla concentrazione del prepolimero epossi<strong>di</strong>co ( vedasi dati in tabella 2 ) [4].<br />

TABELLA 1<br />

Influenza del tipo <strong>di</strong> pietra e della porosità sulla capacità <strong>di</strong><br />

penetrazione <strong>di</strong> una formulazione epossi<strong>di</strong>ca<br />

( vedasi testo ) [2].<br />

PIETRA<br />

POROSITA’<br />

(%)<br />

AUMENTO<br />

IN PESO<br />

(%)<br />

PENETRAZIONE<br />

(mm)<br />

Marmo<br />

fresco <strong>di</strong><br />

Candaglia<br />

Marmo<br />

degradato <strong>di</strong><br />

Candaglia<br />

Arenaria <strong>di</strong><br />

Arezzo<br />

Tufo etrusco<br />

degradato<br />

1,8 0,01 ~ 0<br />

1,8 0,07 ~ 0<br />

21 0,47 1,5<br />

45 3,11 5,0<br />

C. Selwitz, nel commentare i dati della tabella 2 ha scritto:<br />

< Kotlik found that using higher resin concentrations to provide deeper penetration provided a<br />

better quality of consolidation……..The samples were immersed at reduced pressure for three<br />

hours. At a 2,5% polymer loa<strong>di</strong>ng, obtained by using a 30% solution, the sandstone showed almost<br />

no tendency to absorb water and no change in weight after 30 so<strong>di</strong>um sulfate recrystallization<br />

cycles > [1].<br />

Le resine epossi<strong>di</strong>che, che mostrano una buona resistenza nei confronti <strong>di</strong> molti agenti chimici, in<br />

particolare gli alcali, l’acqua e i solventi organici, offrono una debole resistenza all’azione<br />

degradativa delle ra<strong>di</strong>azioni solari ed in particolare <strong>di</strong> quelle UV le quali per effetto <strong>di</strong> formazione<br />

<strong>di</strong> gruppi cromofori determinano, in alcuni casi, marcati fenomeni <strong>di</strong> ingiallimento[5].<br />

2


In relazione a quanto sopra J. Down, attraverso approfon<strong>di</strong>ti stu<strong>di</strong>, ha messo in risalto come la<br />

composizione chimica dell’agente <strong>di</strong> cura giochi un ruolo decisivo nel determinare il grado <strong>di</strong><br />

resistenza delle resine epossi<strong>di</strong>che all’attacco degradativo della luce ( vedasi dati riassuntivi in<br />

tabella 3 ) [6,7].<br />

TABELLA 2<br />

Influenza della concentrazione <strong>di</strong> una resina epossi<strong>di</strong>ca ( bisfenolo A<br />

<strong>di</strong>glici<strong>di</strong>l etere (MW=460) e <strong>di</strong>etilenetriammina ) in una soluzione <strong>di</strong><br />

metanolo-toluene sull’aumento in peso (P%), sull’aumento in peso<br />

dopo 48 ore <strong>di</strong> immersione in acqua (P%–H 2 O-48hr), sulla variazione<br />

in peso dopo 30 cicli <strong>di</strong> cristallizzazione <strong>di</strong> Na 2 SO4 (P%–Na 2 SO4-30 )<br />

<strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> pietra arenaria ( tipo Horice ) [4].<br />

CONCENTAZIONE<br />

DELLA RESINA<br />

(%)<br />

(P%),<br />

(%)<br />

P%–H 2 O-<br />

48hr<br />

2,9 0,34 8,5 -20<br />

5,6 O,66 7,3 -9<br />

15,0 1,14 4,9 2<br />

30,0 2,54 0,6 0<br />

P%–<br />

Na 2 SO4-30 )<br />

Secondo alcuni autori è possibile ridurre al minimo il processo <strong>di</strong> ingiallimento evitando che si<br />

depositino sulla superfici dei manufatti, durante il trattamento, residui <strong>di</strong> resina epossi<strong>di</strong>ca non<br />

reticolata. Altri restauratori hanno messo in risalto come la rimozione dalla superficie dei manufatti<br />

<strong>di</strong> una crosta superficiale <strong>di</strong> resina epossi<strong>di</strong>ca ossidata e ingiallita per effetto della luce solare sia<br />

sufficiente a fare riemergere un’area sottostante con la colorazione originale stabile nel tempo<br />

[1,3,8].<br />

L’effetto consolidante <strong>di</strong> una resina epossi<strong>di</strong>ca cicloalifatica su campioni <strong>di</strong> granito <strong>di</strong> Segovia è<br />

stato quantificato misurando la variazione della velocità <strong>di</strong> propagazione <strong>di</strong> onde ultrasoniche (<br />

%Vu ) rispetto ai campioni non trattati. Da questi esperimenti è risultato che nei campioni<br />

consolidati le ra<strong>di</strong>azioni si propagano molto più velocemente ( %Vu = +67 ) a <strong>di</strong>mostrazione del<br />

fatto che il trattamento con la resina epossi<strong>di</strong>ca ha reso il materiale più coeso [9].<br />

Sempre nel riferimento [9] sono riportati gli esiti <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o tendente a definire l’influenza dei<br />

trattamenti con resine epossi<strong>di</strong>che, <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa, circa il grado <strong>di</strong> idrorepellenza e la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

peso a seguito <strong>di</strong> cicli umido/secco ( %P H/S ) e gelo/<strong>di</strong>sgelo (%P G/D) nel caso <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong><br />

pietra granitica. Usando una resina epossi<strong>di</strong>ca cicloalifatica i valori <strong>di</strong> %P H/S e %P G/D<br />

risultano essere rispettivamente pari a 0,15 e 0,24. Inoltre è stato <strong>di</strong>mostrato come, dopo trattamento<br />

con una resina <strong>di</strong> natura alifatica, il grado <strong>di</strong> idrorepellenza dei campioni trattati aumenta del 60% (<br />

il tempo necessario ad assorbire una goccia d’acqua depositata sulla superficie risulta essere pari a<br />

118mins ) [9].<br />

3


L’evoluzione della velocità <strong>di</strong> propagazione <strong>di</strong> ultrasuoni in funzione del numero <strong>di</strong> cicli<br />

gelo/<strong>di</strong>sgelo nel caso <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> granito trattati con <strong>consolidanti</strong> <strong>di</strong>versi tra cui una<br />

formulazione <strong>di</strong> resina epossi<strong>di</strong>ca cicloalifatica è <strong>di</strong>agrammata nella figura 1.<br />

Dall’andamento delle curve si ricava che il comportamento dei campioni <strong>di</strong>pende sostanzialmente<br />

dalla natura chimica dell’agente consolidante. In particolare è possibile notare come l’effetto<br />

consolidante delle resine epossi<strong>di</strong>che ( curva C2 in figura 1 ), inizialmente paragonabile a quello<br />

dell’estere organico dell’acido silicico ( curva C1 in figura 1) <strong>di</strong>minuisce più rapidamente con il<br />

numero <strong>di</strong> cicli fino a portarsi al <strong>di</strong> sotto della curva relativa al materiale non trattato ( curva ST in<br />

figura 1 ) [9].<br />

Questa osservazione porta alla conclusione che la scelta <strong>di</strong> un prodotto consolidante vada fatta<br />

tenendo in debita considerazione le variazioni climatiche della regione dove è locato il manufatto da<br />

trattare [10].<br />

Mo<strong>di</strong>ficando la struttura molecolare dei componenti base delle resine epossi<strong>di</strong>che è stato possibile<br />

produrre formulazioni aventi caratteristiche chimiche, fisiche, meccaniche e applicative<br />

fondamentalmente <strong>di</strong>verse.<br />

Qui <strong>di</strong> seguito vengono illustrati alcuni significativi esempi che avvalorano quanto sopra asserito.<br />

1 ) K. L. Gauri e A. R. Ma<strong>di</strong>raju hanno <strong>di</strong>mostrato che la natura chimica della resina epossi<strong>di</strong>ca<br />

gioca un ruolo determinante nella prot<strong>ezio</strong>ne del marmo nei confronti dell’anidride solforosa.<br />

Infatti, come si deduce dalle curve riportate nella figura 2, Parte-B, capitolo 2-B, una resina<br />

epossi<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> natura alifatica favorisce la formazione <strong>di</strong> cristalli <strong>di</strong> solfuro <strong>di</strong> calcio facilitando la<br />

velocità dell’attacco degradativo da <strong>parte</strong> della SO 2 ; al contrario i campioni trattati con una<br />

formulazione a base <strong>di</strong> bisfenolo A <strong>di</strong>glici<strong>di</strong>l etere denotano, rispetto ai campioni non trattati, una<br />

maggiore resistenza [1,11].<br />

Facendo riferimento ai dati della figura sopra citata Gauri ha proposto una meto<strong>di</strong>ca per la<br />

prot<strong>ezio</strong>ne del marmo contro l’SO 2 basata su <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento che vede una prima fase<br />

caratterizzata da un trattamento consolidante con il bisfenolo A <strong>di</strong>glici<strong>di</strong>l etere a cui fa seguito un<br />

trattamento superficiale con un polimero acrilico fluorurato [1].<br />

2 ) Dall’andamento delle curve riportate nelle figure 2 e 3 si ricava come le resine <strong>di</strong> natura<br />

cicloalifatica, ottenute attraverso una reazione <strong>di</strong> reticolazione tra il <strong>di</strong>olo cicloalifatico, derivante<br />

dalla idrogenazione del bisfenolo A, con poliammi<strong>di</strong> ( vedasi schema <strong>di</strong> reazione descritto nella<br />

figura 8, Parte-C, Cap. 1-C ) mostrano, rispetto alle resine <strong>di</strong> tipo bisfenolo A <strong>di</strong>glici<strong>di</strong>l<br />

etere/poliammide, una più efficace resistenza all’azione delle ra<strong>di</strong>azioni ultraviolette. Pertanto<br />

queste resine, messe a punto dalla Shell Chemical Company ( Eponex series ), hanno trovato<br />

applicazioni < in formulated coatings because of improved outdoor performance over conventional<br />

bisphenol A-type resins and lower viscosity, which permits application at higher concentrations ><br />

[1,12].<br />

Le caratteristiche chimiche e fisiche della resina commercializzata come Eponex 1510 [13],<br />

sono qui <strong>di</strong> seguito elencate:<br />

– Contenuto in gruppi epossi<strong>di</strong>ci ( mmol/Kg ) 4545-4762<br />

– Massa molare epossi<strong>di</strong>ca ( g ) 210-220( grammi <strong>di</strong> resina contenenti 1gequivalente<br />

<strong>di</strong> epossido )<br />

4


– Viscosità ( 25°C; mPa.s ) 1800-2500<br />

– Colore ( Pt-Co ) 80 max<br />

– densità ( Kg/l ) 1,14.<br />

TABELLA 3<br />

Influenza della composizione chimica dell’agente <strong>di</strong> cura<br />

sulla stabilità delle resine epossi<strong>di</strong>che al buio e alla luce<br />

[6,7,1 ].<br />

Struttura chimica<br />

dell’agente <strong>di</strong> cura<br />

Trietilenetetrammina<br />

Miscela <strong>di</strong> ammino<br />

polietileneammine<br />

(APEAs)<br />

Polipropileneossido<strong>di</strong>ammina<br />

Ammi<strong>di</strong> acido<br />

alifatiche<br />

delle ( APEAs )<br />

2,2,4-<br />

trimetilesametilene –<br />

<strong>di</strong>ammina +<br />

alchil glici<strong>di</strong>l etere<br />

APEAs + resina<br />

epossi<strong>di</strong>ca<br />

APEAs +<br />

polietileneossido<br />

APEAs +<br />

polietileneossido<br />

Ammi<strong>di</strong> acido<br />

alifatiche<br />

delle ( APEAs ) +<br />

polietileneossido<strong>di</strong>ammina<br />

Prodotto<br />

Aral<strong>di</strong>te<br />

6010/HY951<br />

Aral<strong>di</strong>te<br />

6010/HY956<br />

Stabilità<br />

al buio<br />

(anni)*<br />

2


FIGURA 1: Velocità <strong>di</strong> propagazione <strong>di</strong> ultrasuoni in<br />

funzione del numero <strong>di</strong> cicli gelo/<strong>di</strong>sgelo nel caso <strong>di</strong> campioni<br />

<strong>di</strong> granito trattati con <strong>consolidanti</strong> <strong>di</strong>versi tra cui una<br />

formulazione <strong>di</strong> resina epossi<strong>di</strong>ca cicloalifatica.<br />

Curva C1: estere organico dell’acido silicico;<br />

Curva C2: resina epossi<strong>di</strong>ca cicloalifatica;<br />

Curva ST: campioni non trattati [9].<br />

FIGURA 2: Stabilità nei confronti delle ra<strong>di</strong>azioni ultraviolette<br />

<strong>di</strong> resine epossi<strong>di</strong>che ciclo-alifatiche ( Eponex resins/polyamide ) e<br />

aromatiche ( Bisphenol A <strong>di</strong>glycidyl ether/polyamide ) [1,12].<br />

6


FIGURA 3: La stabilità alle ra<strong>di</strong>azioni UV della resina<br />

Eponex, della Shell Chemical Company, messa a confronto<br />

con quella <strong>di</strong> altre resine aventi natura chimica <strong>di</strong>versa [1,12].<br />

Le proprietà delle resine Eponex 1510 e 1511 vengono così descritte nel riferimento [14]:<br />

< weatherable epoxy resins are a unique class of low viscosity epoxy resins, which in properly<br />

formulated solvent and waterborne coatings, exhibit improved exterior performance over<br />

conventional bisphenol-A type epoxy resin while retaining epoxy-like properties. As a consequence<br />

of their uniqueness, however, these resin systems also have certain characteristics that require<br />

special formulating techniques to obtain coatings with maximum film performance and gloss<br />

retention. Application of these techniques, many of which are not used in formulating conventional<br />

bisphenol-A epoxy resin coatings, are necessary for obtaining optimum film performance from<br />

higher solids and waterborne weatherable epoxy coatings. Since their introduction, these<br />

weatherable epoxy resins have been successfully applied in high solids coatings, inclu<strong>di</strong>ng baking<br />

finishes, as mo<strong>di</strong>fiers for industrial acrylic finishes, clear coatings for wood, a binder for decorative<br />

aggregate, and in certain maintenance applications >[14].<br />

3 ) Una nuova resina epossi<strong>di</strong>ca, <strong>di</strong> natura cicloalifatica, particolarmente idonea al consolidamento<br />

della pietra, caratterizzata, rispetto ad altre formulazioni epossi<strong>di</strong>che, da una più alta resistenza alle<br />

ra<strong>di</strong>azioni UV e da una maggiore resistenza agli agenti chimici, è stata messa a punto da G.<br />

Marinelli et Al. [14] e successivamente commercializzata dalla EUROSTAC con la sigla EP 2101<br />

[15,1].<br />

Le principali peculiarità <strong>di</strong> questa resina, sono così delineate nel riferimento [16]:<br />

7


Resina epossi<strong>di</strong>ca cicloalifatica sciolta in solventi organici, polimerizzabile a temperatura<br />

ambiente, non ingiallente. Per l'impregnazione ed il consolidamento <strong>di</strong> materiali porosi degradati<br />

(pietre, legni, cotti, intonaci, ecc.). Bassa viscosità relativa ed un elevato residuo secco. Leggera<br />

idrofilia del sistema non indurito che ne consente la penetrabilità anche su materiali non<br />

completamente asciutti. Possibilità <strong>di</strong> polimerizzare da 12 - 15 °C. Elevate caratteristiche<br />

meccaniche e <strong>di</strong> resistenza chimica. Eccellente resistenza all'ingiallimento dovuto all'esposizione ai<br />

raggi UV.<br />

Aspetto: liq. trasp. Viscosità: 10 mPas<br />

Lavorabilità: 24 h<br />

Resistenza: Flessione: 75 N/mmq; Trazione: 45 N/mmq; Compress.:85 N/mmq >[16].<br />

L’impiego della resina EP 2101 prevede una formulazione basata sui seguenti componenti:<br />

i ) sistema indurente, una poliammina alifatica;<br />

ii ) co-solventi, isopropanolo-toluene.<br />

Il pot life si aggira intorno alle 48 ore [1].<br />

Nella tabella 4 sono riportati i risultati dello stu<strong>di</strong>o effettuato da R. Cavalletti et Al. su campioni <strong>di</strong><br />

vari tipi <strong>di</strong> pietre ( calcare, tufo, marmo, trachite, ecc. ) trattati con EP 2101/poliammina alifatica.<br />

Dai dati della tabella 4 si ricava che:<br />

– la % <strong>di</strong> polimero assorbito e la resistenza al <strong>di</strong>scoloramento <strong>di</strong>pendono fortemente dalla<br />

natura della pietra trattata e dal suo stato <strong>di</strong> conservazione;<br />

– la resistenza alla compressione dei campioni trattati risulta essere significativamente<br />

maggiore <strong>di</strong> quella dei campioni non trattati [15,1].<br />

–<br />

C. Fiori et Al., in uno stu<strong>di</strong>o che risale al 1987 avente l’obbiettivo <strong>di</strong> sel<strong>ezio</strong>nare possibili agenti<br />

<strong>consolidanti</strong> con i quali trattare un antico pavimento in mosaico, fortemente deteriorato ( Nora,<br />

Sardegna ), hanno valutato le proprietà <strong>di</strong> campioni impregnati con tre formulazioni <strong>di</strong>verse.<br />

In particolare una delle formulazioni era a base <strong>di</strong> EP 2101, mentre le altre due contenevano<br />

rispettivamente un polimero acrilico ( Paraloid B-72 ) e un polisilossano ( DriFilm 104 ).<br />

Le tessere del mosaico, erano costituite essenzialmente da calcite e da una bassa percentuale <strong>di</strong><br />

minerali <strong>di</strong> natura granitica [17].<br />

I risultati hanno messo in evidenza che i campioni trattati con la formulazione a base <strong>di</strong> EP 2101<br />

presentano, rispetto a quelli con<strong>di</strong>zionati con gli alti due sistemi:<br />

¦ un più elevato contenuto <strong>di</strong> polimero assorbito;<br />

¦ un assorbimento <strong>di</strong> acqua per capillarità interme<strong>di</strong>o;<br />

¦ una resistenza a compressione sostanzialmente maggiore;<br />

¦ una maggiore capacità <strong>di</strong> penetrazione [17,1].<br />

Esempi <strong>di</strong> applicazioni della resina EP 2101, riportate nel riferimento[18], saranno descritte nel<br />

capitolo seguente. Secondo quanto riportato da O. Salvadori e M.P. Nugari la resina EP 2101<br />

resisterebbe bene al’attacco <strong>di</strong> batteri e funghi [19,20].<br />

4 ) Recentemente la EUROSTAC ha messo a punto una nuova resina epossi<strong>di</strong>ca liquida a bassa<br />

viscosità per in<strong>ezio</strong>ni ( EP-IN 2501 ) le cui caratteristiche vengono così descritte nel riferimento<br />

[19]:<br />

8


[20].<br />

In particolare la resina EP-IN 2501 presenta le seguenti proprietà:<br />

Aspetto: liq. trasp. Viscosità: 200 mPas<br />

Lavorabilità: 45’<br />

Resistenza: Flessione: 92 N/mmq; Trazione: 92 N/mmq; Compress.:68 N/mmq.<br />

La struttura molecolare del solvente, spesso impiegato nella formulazione delle resine epossi<strong>di</strong>che<br />

per ridurne la viscosità, può influenzare fortemente la velocità della reazione tra prepolimero e<br />

sistema indurente ( la velocità <strong>di</strong> cura ), la natura delle interazioni della resina con la superficie delle<br />

pietre trattate, la pot life della formulazione, il grado <strong>di</strong> penetrazione, la formazione <strong>di</strong> film,<br />

l’adesione, il colore e altre performance applicative [1].<br />

Ad esemplificazione <strong>di</strong> quanto sopra nella figura 4 viene mostrato come variando il solvente sia<br />

possibile mo<strong>di</strong>ficare sostanzialmente la pot life <strong>di</strong> una formulazione epossi<strong>di</strong>ca a base <strong>di</strong> bisfenolo<br />

A ( idrogenato ) <strong>di</strong>glici<strong>di</strong>letere/poliammide [21,1]. Dall’andamento delle curve si ricava che il<br />

sistema contenente butanolo presenta un valore della pot life sensibilmente minore rispetto a quello<br />

con metil isobutil chetone ( dopo 3 ore la viscosità del primo sistema assume valori molto più<br />

elevati a <strong>di</strong>mostrazione del fatto che il grado <strong>di</strong> cura è maggiore ).<br />

FIGURA 4: Influenza della natura chimica del solvente sulla pot life<br />

<strong>di</strong> una formulazione epossi<strong>di</strong>ca a base <strong>di</strong> bisfenolo A ( idrogenato )<br />

<strong>di</strong>glici<strong>di</strong>letere/poliammide [21,1].<br />

9


Dai dati riportati e <strong>di</strong>scussi nel presente capitolo si deduce come le caratteristiche applicative e<br />

d’uso <strong>di</strong> sistemi a base <strong>di</strong> resine epossi<strong>di</strong>che <strong>di</strong>pendano fortemente dalla natura chimica del<br />

prepolimero epossi<strong>di</strong>co, dalla struttura molecolare dell’agente <strong>di</strong> cura, dalla funzionalità del<br />

solvente e dalla composizione della formulazione. Modulando opportunamente questi fattori è<br />

possibile realizzare sistemi <strong>consolidanti</strong> /<strong>protettivi</strong> a base <strong>di</strong> resine epossi<strong>di</strong>che con proprietà<br />

finalizzate all’utilizzo e mirate alle tecnologie applicative.<br />

TABELLA 4<br />

Campioni <strong>di</strong> pietra <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa trattati con una formulazione a base <strong>di</strong> resina<br />

Epossi<strong>di</strong>ca cicloalifatica EP 2101 e <strong>di</strong> una poliammina come induritore.<br />

Vengono riportati le seguenti caratteristiche: la quantità <strong>di</strong> polimero assorbita<br />

misurata come aumento in peso % dei campioni ( peso (%) ); il <strong>di</strong>scoloramento;<br />

e la resistenza in compressione [15,1].<br />

Pietra<br />

CALCARE<br />

(Chiampo-<br />

Vicenza)<br />

CALCARE<br />

Fossillifero,<br />

molto<br />

poroso<br />

(Vicenza)<br />

MARMO<br />

rosso <strong>di</strong><br />

Verona<br />

degradato<br />

peso<br />

(%)<br />

immersione<br />

peso<br />

(%)<br />

capillare<br />

Discolorazione<br />

500hrs<br />

camera<br />

fluotest (<br />

=366µm)<br />

Nessuna<br />

variazione<br />

rispetto al<br />

Paraloid(*)<br />

5,5 3,9 Nessuna<br />

variazione<br />

0,15 Aspetto<br />

bagnato<br />

Res.<br />

Compr.<br />

(Kg/cm 2 )<br />

(non<br />

trattato)<br />

Res.<br />

Compr.<br />

(Kg/cm 2 )<br />

(imersione)<br />

250 450 440<br />

860 1500<br />

Res.<br />

Comp.<br />

(Kg/cm 2<br />

(capillare)<br />

TUFO,<br />

degradato<br />

(Viterbo)<br />

TRACHITE<br />

euganea<br />

Marmi <strong>di</strong><br />

varia origine<br />

MARMO<br />

troddense,<br />

(quarzo<br />

monzunite)<br />

degradato<br />

(**)<br />

6,0 Aumento<br />

tonalità<br />

Aumento<br />

tonalità<br />

Aspetto<br />

bagnato<br />

0,21 0,18 Aspetto<br />

bagnato<br />

(*) una resina acrilica<br />

(**) sottoposto a cicli <strong>di</strong> trattamento con NaCl<br />

10


In relazione all’influenza della natura chimica/fisica del substrato lapideo sulla capacità<br />

consolidante dei sistemi epossi<strong>di</strong>ci C. Selwitz ha scritto:<br />

< It appears from this data, and from the success that other workers have had consolidating<br />

<strong>di</strong>fferent types of substrates with epoxy resins, that the order of decreasing treatability is: synthetic<br />

cast sandstone, natural sandstone, and then limestone. Unfortunately limestone has the greatest<br />

need for consolidants that can provide mechanical strength > [1].<br />

Recentemente sono state sviluppati dei proce<strong>di</strong>menti chimici che permettono la sintesi <strong>di</strong> resine<br />

epossi<strong>di</strong>che mo<strong>di</strong>ficate attraverso l’inclusione <strong>di</strong> una fase elastomerica costituita da particelle<br />

siliconiche sferiche ricoperte da un guscio <strong>di</strong> natura organica con gruppi funzionali orientati verso<br />

l’esterno ( vedasi figura 5 ). Questi sistemi messi a punto dalla Hanse ChemieAC, commercializzati<br />

con il marchio ALBIDUR EP 2240, EP 2240 e EP 5340, sono caratterizzati da una più elevata<br />

resistenza all’impatto e stabilità termica rispetto alle resine <strong>di</strong> tipo DGEBA e a quelle<br />

cicloalifatiche.<br />

Va sottolineato il fatto che la reazione <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazione non comporta <strong>di</strong>minuzione nei valori del<br />

modulo, della temperatura <strong>di</strong> transizione vetrosa e della viscosità.<br />

< Albidur products consist of an epoxy resin in which silicone elastomer particles of a defined size<br />

(0.1 – 3 µm) are finely <strong>di</strong>stributed. The silicone elastomer particles have an organic shell structure<br />

comprising reactive groups ….<br />

These particles are able to chemically link into the epoxy matrix. If a mechanical load is applied to<br />

the cured resin, it can be <strong>di</strong>ssipated uniformly in all <strong>di</strong>rections when interfering with a rubber<br />

domain. If a tear has already occurred, it is prevented from propagating, because the elastomer<br />

particles stretch perpen<strong>di</strong>cular to the <strong>di</strong>rection of tear and are not torn out, as they are chemically<br />

bound into the matrix……In ad<strong>di</strong>tion, the shrinkage upon cure of a formulation mo<strong>di</strong>fied with<br />

Albidur® can be influenced very favourably, as the silicone elastomer particles expand at increased<br />

temperatures during the curing and hence counterbalance the shrinkage > [23].<br />

La tipica morfologia bi-fasica <strong>di</strong> una resina ALBIDUR viene evidenziate attraverso la micrografia<br />

elettronica della figura 6 mentre la <strong>di</strong>pendenza della resistenza all’impatto dalla % <strong>di</strong> particelle<br />

siliconiche è mostrata nella figura 7 [23].<br />

FIGURA 5: Rappresentazione schematica della struttura<br />

<strong>di</strong> una particella elastomerica <strong>di</strong> ALBIDUR. In figura è<br />

evidenziata la fase centrale costituita da una gomma<br />

siliconica, il guscio <strong>di</strong> natura organica e i gruppi funzionali<br />

<strong>di</strong>sposti alla superficie che permettono l’aggancio con la<br />

matrice organica epossi<strong>di</strong>ca [23].<br />

11


FIGURA 6: Micrografia elettronica in scansione <strong>di</strong> una<br />

resina epossi<strong>di</strong>ca mo<strong>di</strong>ficata con ALBIDUR.<br />

Viene evidenziata la morfologia bifasica caratterizzata da<br />

una matrice epossi<strong>di</strong>ca nella quale sono <strong>di</strong>sperse particelle<br />

elastomeriche analoghe a quelle descritte nella figura 5 [23].<br />

FIGURA 7: Dipendenza della resistenza alla frattura e<br />

della relativa energia dalla concentrazione <strong>di</strong> gomma<br />

siliconica nel caso <strong>di</strong> resine epossi<strong>di</strong>che rinforzate con<br />

ALBIDUR [23].<br />

12


RIFERIMENTI<br />

1 ) C. Selwitz < Epoxy Resins in Stone Conservation >, the Getty Conservation Institute, Research<br />

in Conservation, 7 (1992).<br />

2 ) G. Alessandrini et Al., “ Conservation treatment on stone ”, in < International Symposium on<br />

the Deterioration and Protection of Stone Monuments >, Rilem. 7.1, Paris (1978).<br />

3 ) K. L. Gauri, Nature, 228:882 (1970).<br />

4 ) P. Kotlik, P. Justd; J. Zelinger, Stu<strong>di</strong>es in Conservation, 28, 75 (1983).<br />

5 ) P. Davini, L’Informatore del Marmista, n.516/<strong>di</strong>cembre (2004).<br />

6 ) J. Down, Stu<strong>di</strong>es in Conservation, 29, 63 (1984).<br />

7 ) J. Down, Stu<strong>di</strong>es in Conservation, 31,159 (1986).<br />

8 ) D. P. Schweinsberg, G. A. George, Corrosion Science, 26(5), 331, (1986).<br />

9 ) T. Fort Gonzales et Al., Revista de Plasticos Modernos, 89, 83 (2005).<br />

10 ) G. Martinez, Revista de Plasticos Modernos, 91, 49 (2006).<br />

11 ) K. L. Gauri, A. R. Ma<strong>di</strong>raju, Geological Society of America, Engineering Geology Case<br />

Histories, II:73 (1978)<br />

12 ) R. S. Bauer, Shell Chemical Company Technical Bulletin, SC: 729 (1982 ).<br />

13 ) Resolution- Performance products, data sheet-Eponex 1510, re-issued June (2004).<br />

14 ) Miller-Stephenson Products; www.miller-stephenson.com/aero_009.htm (2005).<br />

15 ) R. Cavalletti et Al., Fifth International Congress on the Deterioration and Conservation of<br />

Stone, Lausanne, Sept. 25-27, 769-777 (1985).<br />

16 ) Bresciani SRL.it, Catalogo prodotti: EUROSTAC EP 2101 Resina Epossi<strong>di</strong>ca, ultima mo<strong>di</strong>fica<br />

07/03 (2006).<br />

17 ) C. Fiori, et Al., Conservation in Situ, Musaicos 4. Soria (1987).<br />

18 ) M. Gangi, M. Li Puma, < Impiego delle Resine Epossi<strong>di</strong>che nel Restauro della Pietra >,<br />

http://www.unipa it/benicult/materiali/pietra_file/outline.htm (2006).<br />

19 ) O. Salvatori, M. N. Nugari, Biodeterioration, 7, 424 (1988)<br />

20 ) F. Capitelli, E. Zanar<strong>di</strong>ni, C Sorlini, Macromol. Biosci., 4, 399 (2004).<br />

21 ) Bresciani SRL.it, Catalogo prodotti: Epossi<strong>di</strong>ca EUROSTAC EP-IN 250, (2005).<br />

22 ) R. S. Bauer, Shell Chemical Company Technical Bulletin SC: 729-83 (1982).<br />

23 ) Hanse-Chemie. Com, Mo<strong>di</strong>fying Epoxy Resins with Core Shell Materials ( ALBIDUR ),<br />

(2004).<br />

13


CAPITOLO TERZO-C<br />

APPLICAZIONE DELLE RESINE EPOSSIDICHE NEL CAMPO DEL RESTAURO<br />

CONSERVATIVO DEL COSTRUITO E DEI MANUFATTI LAPIDEI:<br />

CASE HISTORIES<br />

Nel presente capitolo vengono riportati e illustrati alcuni casi <strong>di</strong> applicazione delle resine<br />

epossi<strong>di</strong>che nel restauro <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, statue, monumenti e manufatti in ceramica <strong>di</strong> varia origine ed<br />

epoca.<br />

Attraverso la descrizione <strong>di</strong> case history, significativi sia per la tipologia del manufatto trattato che<br />

per le procedure seguite, è possibile ricavare informazioni che permettono <strong>di</strong> evidenziare gli aspetti<br />

<strong>di</strong> positività e le criticità connesse all’utilizzo delle resine epossi<strong>di</strong>che come <strong>consolidanti</strong>, <strong>protettivi</strong><br />

e adesivi in relazione:<br />

- alla natura chimica e fisica dei substrati e al loro stato <strong>di</strong> degrado;<br />

- alla struttura molecolare delle formulazioni impiegate;<br />

- alle con<strong>di</strong>zioni climatiche e al tipo <strong>di</strong> agenti chimici inquinanti presenti nell’ambiente circostante.<br />

CASE HISTORY-1<br />

IL PORTALE DELLA CASA ESKENS- TORUN, POLONIA<br />

Immagini della casa Eskens ( nel vecchio mercato <strong>di</strong> Torun, Polonia ) e del suo portale<br />

rinascimentale sono riprodotte nelle figure 1,a-c) [1].<br />

Il portale, in pietra arenaria <strong>di</strong> Gotland, fortemente deteriorato da fattori ambientali, è stato<br />

restaurato nel 1966 da W. Domaslowski et Al. [2].<br />

La metodologia seguita è stata così descritta nel riferimento [3]:<br />

< The portal was ornately sculpted gray sandstone that had been painted. Flaking was <strong>di</strong>scernible<br />

under the paint layers, and fragmentation and powdering had occurred where the paint had come<br />

off.<br />

The first step of the treatment was preconsolidation with a limited application of a 15% solution of<br />

Epi<strong>di</strong>an-5 epoxy resin and hardner in a 1:5 blend of toluene and methanol. This penetrated to a<br />

depth of a few millimiters and stabilized the surface so that the paint layer could be taken off with<br />

an alkaline poultice paste mixture.Washing with water…..and restored the original porosity. The<br />

door frame, pilaster, capitals, bases, and socles were all treated using the pocket method. After the<br />

pocket was removed the portal was wrapped in un<strong>di</strong>sclosed plastic film for 10 days: This was not<br />

sufficient time for curing to be completed under ambient con<strong>di</strong>tions of 16-17°C, and back migration<br />

caused darkening in some areas > [3].<br />

Dopo 17 anni sia le pietre consolidate che i restauri strutturali eseguiti impiegando malte<br />

epossi<strong>di</strong>che apparivano essere in buone con<strong>di</strong>zioni [3].


FIGURA 1-a ): Riproduzione fotografica della casa<br />

Eskens ( Torun, Polonia ) [1].


FIGURA 1-b): Riproduzione fotografica del portale<br />

della casa Eskens ( Torun, Polonia ) [1].


FIGURA 1-c): Riproduzione fotografica <strong>di</strong> <strong>parte</strong> del portale della<br />

casa Eskens ( Torun, Polonia ) [1].<br />

CASE HISTORY-2<br />

Il PORTALE ROMANICO DELLA CHIESA DELLA SANTA MADDALENA,<br />

WROCLAW, POLONIA<br />

Il degrado del portale della chiesa della Santa Maddalena ( Wroclaw, Polonia ), vedasi figura 2, era<br />

causato principalmente dall’acqua e dai sali che penetravano dalla <strong>parte</strong> interna.<br />

Il processo <strong>di</strong> restauro è stato preceduto da un trattamento <strong>di</strong> preconsolidamento delle s<strong>ezio</strong>ni<br />

interessate a fenomeni <strong>di</strong> sfaldatura e <strong>di</strong> erosione effettuato ricoprendo la superficie con una<br />

soluzione <strong>di</strong> resina epossi<strong>di</strong>ca al 20%.<br />

Per la ricostruzione dei dettagli strutturali è stata impiegata una malta ottenuta mescolando una<br />

resina epossi<strong>di</strong>ca con polvere <strong>di</strong> pietra arenaria.


A un<strong>di</strong>ci anni dalla esecuzione del restauro un esame dello stato <strong>di</strong> conservazione del monumento<br />

ha portato alla seguente conclusione:<br />

[3,4].<br />

CASE HISTORY-3<br />

IL CALIFORNIA BUILDING IN BALBOA PARK; SAN DIEGO ( USA )<br />

Il California Buil<strong>di</strong>ng, un magnifico esempio <strong>di</strong> riproduzione <strong>di</strong> barocco spagnolo [ vedasi<br />

fotografie riportate nelle figure 3, a-c) ], costruito nel 1915 in occasione dell’esposizione che<br />

celebrava l’apertura del canale <strong>di</strong> Panama [6],<br />

< ….consists of a central dome flanked by four vaults and a bell tower. The exterior is constructed<br />

of cast stone made from fine quartzose granules, coarse sand, and a lime cement. This composition<br />

gives it the weathering characteristcs of a highly porous sandstone with a calcite binder. There is<br />

extensive ornamentation and statuary of this same cast stone around the main entrance …..and on<br />

the upper stories of the tower….> [3].<br />

Intorno al 1975 una accurata indagine sullo stato <strong>di</strong> conservazione del monumento mise in<br />

evidenza, tra l’altro:<br />

< …..the <strong>di</strong>sappearance of detail,.. the wearing away of ornamentation, and… the sleepage of<br />

water and salts into the interior, seriously reducing its mechanical strength. Parts of the<br />

ornamentation craked, came loose, <strong>di</strong>sintegrated, or fell away. In some areas, piece of stone could<br />

be pulled off by hand…….<br />

Further analytical <strong>di</strong>agnosis showed that loss of detail in the ornamentation was due to <strong>di</strong>ssolution<br />

of the calcitic cement and separation of unbonded sand grains. The white incrustation of the<br />

interior walls …….found to be a complex mixture of calcium, so<strong>di</strong>um sulfates, and chlorides…….<br />

The cast stone ornamentation is attached to structural concrete reinforced with iron bars that<br />

rusted and expanded. This caused sections of both the stone and the concrete to rupture……<br />

Efflorescence was considered to be the major cause of stone decay in this buil<strong>di</strong>ng, and lowering<br />

the salt content, which was as high as 1,0% in some portions of the stone, to a safer level was a<br />

major undertaking > [3].<br />

I risultati dell’analisi <strong>di</strong> cui sopra portarono alla progettazione e all’esecuzione <strong>di</strong> un importante<br />

intervento <strong>di</strong> restauro conservativo che vide un ampio impiego <strong>di</strong> resine epossi<strong>di</strong>che.<br />

Alcuni aspetti salienti concernenti l’utilizzo <strong>di</strong> formulazioni epossi<strong>di</strong>che sono cosi’ riportate nel<br />

riferimento [6]:<br />

< An epoxy-resin impregnation process, patented by Universal Restorations, Incorporated, of<br />

Washington, D. C., used in the 1975 renovation was supposed to make the facade sculpture<br />

stronger than when originally built. Technicians from Universal Restorations dried the concrete<br />

with steam, bringing out the salts. Then sprayed or painted layers of combustible epoxy-resin<br />

mixture on the surface.


FIGURA 2: La chiesa della Santa Maddalena <strong>di</strong> Wroclaw ( Polonia ) il cui portale<br />

è stato restaurato utilizzando resine epossi<strong>di</strong>che [5].


Mike Casey of Universal Restoration replaced damaged or missing lanterns, mol<strong>di</strong>ngs, noses, cars,<br />

and other protuberances with plastics or fiber glass replicas, weighing about 25% less than the<br />

originals. To avoid too sharp a contrast between old and new parts, Casey added coloring agents<br />

and sand from Sweetwater Canyon to the final epoxy-resin coating > [6].<br />

FIGURA 3-a ): Riproduzione fotografica del California<br />

Buil<strong>di</strong>ng San Diego, USA [6].<br />

Il trattamento con resina epossi<strong>di</strong>ca ha comportato, tra l’altro, una riduzione della capacità <strong>di</strong><br />

assorbire acqua dall’ambiente ( da 12 a 1-2% ) da <strong>parte</strong> delle pietre e del costruito.<br />

Alla fine del trattamento le superfici esposte furono trattate con una soluzione <strong>di</strong> un<br />

perfluoropolietere ( Du Pont’s Fluoro polymer B in cellosolve acetato e metil etil chetone ) al fine<br />

<strong>di</strong> realizzare un coating capace <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re l’attacco da <strong>parte</strong> dell’anidride solforosa e <strong>di</strong> innalzare<br />

ulteriormente il grado <strong>di</strong> idro-repellenza.<br />

< After 15 years, the ornamentations is crisp and the stone stable > [3].


FIGURA 3-b ),c ): Immagini del California<br />

Buil<strong>di</strong>ng, San Diego, USA [6].


CASE HISTORY-4<br />

BASSORILIEVO PRESENTE SULLA FACCIATA DELLA CHIESA DI SANTA MARIA<br />

DELLE VIGNE, GENOVA ( ITALIA )<br />

Il bassorilievo ( vedasi figura 4 ), posto al centro del timpano della facciata della chiesa <strong>di</strong> Santa<br />

Maria delle Vigne ( Genova ) è opera dello scultore D. Casella.<br />

< Durante l'ultimo restauro eseguito non a regola d'arte, è stato utilizzato per il suo recupero una<br />

malta cementizia <strong>di</strong>luita e stesa a pennello completamente su tutta la superficie. Facendo questo, il<br />

modellato fu completamente perduto, nascondendo così la finitura a "marmorino" eseguita<br />

abilmente dallo scultore > [7].<br />

Nelle operazioni <strong>di</strong> restauro, una volta liberato il bassorilievo dallo scialbo, si è fatto uso <strong>di</strong> perni in<br />

resine epossi<strong>di</strong>che per consolidare la struttura. La procedura adottata è illustrata nella figura 5 [7].<br />

La fotografia del bassorilievo a restauro ultimato è mostrata nelle figura 6 [7].<br />

FIGURA 4 : Il bassorilievo presente sulla<br />

facciata della Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria delle<br />

Vigne ( Genova ) prima del restauro [7].


FIGURA 5: Operazioni <strong>di</strong> consolidamento strutturale<br />

con resine epossi<strong>di</strong>che, dopo <strong>di</strong>scialbatura, del<br />

bassorilievo mostrato in figura 4, eseguite me<strong>di</strong>ante<br />

il metodo ad ini<strong>ezio</strong>ne [7].<br />

FIGURA 6: Fotografia del bassorilievo dopo restauro<br />

[7].


CASE HISTORY-5<br />

RESTAURO DEL PORTALE DI INGRESSO PALAZZO SALITA SAN NICOLA, GENOVA (<br />

ITALIA )<br />

Malte chimiche basate su resine epossi<strong>di</strong>che bicomponenti sono state utilizzate nella<br />

ricomposizione <strong>di</strong> un vaso posto sulla sommità del portale <strong>di</strong> ingresso del palazzo sito in salita San<br />

Nicola ( Genova, Italia ).<br />

Nella figura 7 viene riproposta una immagine del vaso prima dell’intervento <strong>di</strong> restauro.<br />

< Si possono osservare le grosse fessurazioni dalle quali l'acqua penetrando al suo interno, ha<br />

fortemente compromesso la struttura indebolendola notevolmente. Il vaso è stato successivamente<br />

smontato eliminando le parti non più coese; si è poi sostituito l'anima in ferro con barre in acciaio<br />

inox, ed infine, si è ricomposto il tutto me<strong>di</strong>ante l' utilizzo <strong>di</strong> malte chimiche quali resine<br />

epossi<strong>di</strong>che bicomponenti > [8].<br />

La fotografia del portale e del vaso, ad operazione <strong>di</strong> restauro conclusa, è mostrata nella figura 8<br />

[8].<br />

CASE HISTORY-6<br />

STUCCHI ESTERNI DI VILLA QUIETE, ARENZANO ( GENOVA )<br />

Resine epossi<strong>di</strong>che sono state impiegate nelle operazione <strong>di</strong> recupero e ricostruzione delle<br />

decorazioni architettoniche presenti nelle facciate esterne della villa Quiete ( stile eclettico-tardo<br />

ottocento ) ( figura 9 ) [9].<br />

< Buona <strong>parte</strong> delle decorazioni architettoniche vengono recuperate me<strong>di</strong>ante l’applicazione <strong>di</strong><br />

barrette filettate in acciaio inox rinforzate da resine epossi<strong>di</strong>che applicate <strong>di</strong>rettamente all’interno<br />

della struttura forando la superficie attraverso l’uso <strong>di</strong> trapano a percussione fino al<br />

raggiungimento della pietra > [9].<br />

La procedura <strong>di</strong> applicazione della resina epossi<strong>di</strong>ca, me<strong>di</strong>ante apposita pistola a pressione, è<br />

mostrata nella figura 10.<br />

Come si evince dalla figura 11 le resine epossi<strong>di</strong>che sono state utilizzate nelle operazione <strong>di</strong><br />

consolidamento iniettandole <strong>di</strong>rettamente nelle fessurazioni.<br />

< Le resine epossi<strong>di</strong>che vengono applicate anche attraverso le grosse fessurazioni le quali<br />

aggrappandosi <strong>di</strong>rettamente sulla pietra, consolidano le zone <strong>di</strong>staccate dal supporto > [9].<br />

CASE HISTORY-7<br />

LA SCALA DI GIACOBBE, CASTELLETTO DI CUGGIONO ( MILANO )<br />

< Questo piccolo complesso monumentale……… si è sviluppato accanto ad un’antica cappella,<br />

de<strong>di</strong>cata ai Santi Giacomo e Filippo. In epoca imprecisata, ma verosimilmente nella seconda metà


del sec. XIV, i religiosi dell’or<strong>di</strong>ne dei Domenicani giunsero nel piccolo borgo forse in seguito a<br />

donazioni o lasciti <strong>di</strong> persone colpite dalla “peste nera” che imperversò in quel tempo nell’intera<br />

Europa; o forse semplicemente per sfuggire al contagio che era più probabile nelle città, i frati<br />

uscirono da Milano e vennero a fondare questo convento che de<strong>di</strong>carono a S. Rocco > [10].<br />

FIGURA 7: Fotografia del vaso posto sulla sommità<br />

del portale <strong>di</strong> ingresso del palazzo sito in salita<br />

San Nicola ( Genova, Italia ), prima del restauro [8].<br />

FIGURA 8: Fotografia del portale e del vaso dopo<br />

restauro [8].


FIGURA 9: Immagine della torretta della Villa Quiete<br />

prima del restauro [9].<br />

FIGURA 10: Restauro degli stucchi esterni <strong>di</strong> Villa<br />

Quiete: l’applicazione della resina epossi<strong>di</strong>ca<br />

me<strong>di</strong>ante la tecnica ad ini<strong>ezio</strong>ne con pistola a<br />

pressione [9].


Nel 1991 il progetto <strong>di</strong> restauro, affidato all’ingegner Luigi Paolino<br />

< è stato redatto con l’obiettivo <strong>di</strong> salvaguardare i valori architettonici ed ambientali originari, pur<br />

nel rinnovamento funzionale derivante dalle esigenze della Committenza per una nuova fruibilità<br />

degli spazi > [10].<br />

FIGURA 11: Restauro <strong>di</strong> Villa Quiete: applicazioni<br />

delle resine epossi<strong>di</strong>che in operazioni <strong>di</strong> consolidamento<br />

delle fessurazioni [9].<br />

Resine epossi<strong>di</strong>che e prodotti a base <strong>di</strong> resine acriliche sono state impiegate negli interventi <strong>di</strong><br />

restauro degli intonaci e degli apparati architettonici.<br />

< Gli interventi <strong>di</strong> restauro e consolidamento dell’intonaco, dei marcapiano delle cornici e degli<br />

apparati ornamentali è avvenuto previo lavaggio delle superfici con idropulitura con pressione<br />

determinata dalla specifica situazione e raschiatura manuale <strong>di</strong> pitture recenti, ove presenti;<br />

eliminazione delle porzioni degradate da umi<strong>di</strong>tà ed irrecuperabili. Nelle zone ove con verifica a<br />

percussione manuale in situ si sono riscontrati <strong>di</strong>stacchi dal supporto, il consolidamento in<br />

profon<strong>di</strong>tà è stato eseguito me<strong>di</strong>ante foratura con trapano a rotazione, ini<strong>ezio</strong>ne <strong>di</strong> adesivo<br />

epossi<strong>di</strong>co con appositi <strong>di</strong>ffusori, formulato a consistenza tixotropica [ per tissotropia si intende il<br />

particolare comportamento <strong>di</strong> alcuni geli ( sistemi colloidali bifasici consistenti <strong>di</strong> una fase solida e<br />

una liquida ) i quali sottoposti a forze vibrazionali ( ultrasuoni, agitazione, ecc., ) liquefano; quin<strong>di</strong><br />

risoli<strong>di</strong>ficano se lasciati in uno stato in<strong>di</strong>sturbato-stazionario; n. d. A. ].<br />

Il successivo consolidamento corticale della superficie dell’intonaco è stato effettuato con<br />

l’impiego <strong>di</strong> prodotti a base <strong>di</strong> resine acriliche in soluzione, <strong>di</strong>luite con solventi fino a saturazione.<br />

Le lacune e le porzioni in cui è stato rimosso l’intonaco cementizio <strong>di</strong> recente fattura sono state<br />

risarcite con intonaco <strong>di</strong> calce. Il trattamento finale è consistito nella velatura delle superfici


trattale > [10].<br />

La fotografia della corte interna restaurata è riprodotta nella figura 12 [10].<br />

FIGURA 12: la corte interna della Scala<br />

<strong>di</strong> Giacobbe dopo restauro [10].<br />

CASE HISTORY-8:<br />

SUPERFICI MARMOREE DELLA FACCIATA DEL DUOMO DI MILANO<br />

Resine sintetiche, essenzialmente <strong>di</strong> natura epossi<strong>di</strong>ca ed acrilica sono state ampiamente impiegate<br />

nel restauro conservativo delle superfici marmoree ( marmo <strong>di</strong> Candoglia ) del Duomo <strong>di</strong> Milano (<br />

figura 13 ) effettuato nel 1972.<br />

Su questo argomento L. Toniolo ha scritto:<br />

< Infine, mi sembra interessante far notare la complessità dell’intervento dovuta alla presenza<br />

<strong>di</strong> prodotti sintetici <strong>di</strong> varia natura, relativi ai trattamenti effettuati nel restauro del ’72: resine<br />

epossi<strong>di</strong>che, utilizzate per le stuccature, sigillature e per le integrazioni, resine acriliche <strong>di</strong>ffuse su<br />

tutta la superficie, sia tal quali con funzione protettiva sia ad<strong>di</strong>zionate con pigmenti con funzione<br />

più propriamente <strong>di</strong> scialbatura estetica…… > [11].<br />

Esempi <strong>di</strong> impiego <strong>di</strong> malta con resina epossi<strong>di</strong>ca come legante in operazioni <strong>di</strong> sigillatura tra conci<br />

e <strong>di</strong> stuccature e integrazioni su elementi scultorei del Duomo <strong>di</strong> Milano sono documentati<br />

attraverso le fotografie della figura 14 [11].


FIGURA 13: La facciata del Duomo <strong>di</strong> Milano<br />

FIGURA 14: Restauro conservativo della facciata del<br />

Duomo <strong>di</strong> Milano ( 1972): SOPRA: Esempio <strong>di</strong> sigillatura<br />

tra conci in malta con resina epossi<strong>di</strong>ca come legante.<br />

SOTTO: Stuccature e integrazioni su un elemento scultoreo<br />

in malta con resina epossi<strong>di</strong>ca come legante [11].


CASE HISTORY-9<br />

ACQUEDOTTO ROMANO IN TUFO ( VITERBO ) – PORTALE DELLA CATTEDRALE DI<br />

FANO<br />

Nel riferimento [12] M. Gangi e M. Li Puma riportano i risultati <strong>di</strong> trattamenti <strong>di</strong> consolidamento<br />

dei monumenti sopra citati effettuati impiegando la resina epossi<strong>di</strong>ca cicloalifatica EP 2101 <strong>di</strong> cui si<br />

è ampiamente scritto nel capitolo precedente.<br />

In relazione a queste operazioni gli Autori scrivono:<br />

< Un trattamento fatto in situ, fu realizzato nel 1983 su tratti <strong>di</strong> un acquedotto romano <strong>di</strong> tufo a<br />

Viterbo, dove il tufo si stava scagliando e polverizzando gravemente. Fu così effettuata<br />

l’impregnazione a pennello con questa resina che ha fermato il fenomeno alterativo e consolidato<br />

la pietra con ottimi risultati. Il forte cambio <strong>di</strong> colore che è apparso subito dopo il consolidamento<br />

è ora meno percettibile mentre la superficie è molto compatta e solida…………….<br />

……….. .<br />

Un altro importante caso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è rappresentato dal restauro conservativo del portale, della<br />

finestra circolare e della soprastante fila <strong>di</strong> archetti pensili della Cattedrale <strong>di</strong> Fano.<br />

Le forme <strong>di</strong> degrado più evidenti erano:<br />

- Elementi decorativi alterati;<br />

- Strato evidente <strong>di</strong> sporco dei valori scultorei;<br />

- Alterazioni legati ai processi <strong>di</strong> gelo-<strong>di</strong>sgelo, solubilizzazione e ricristallizzazione <strong>di</strong> sali,<br />

solubilizzazioni <strong>di</strong> gas tossici;<br />

- Lacune con conseguente erosione;<br />

- Formazione <strong>di</strong> pellicole, croste nere e depositi <strong>di</strong> polveri;<br />

- Incrostazioni <strong>di</strong> cemento;<br />

- Presenza <strong>di</strong> fessurazioni > [12] ( vedasi figure15 e 16 ).<br />

CASE HISTORY-10<br />

GROTTA DEL NINFEO, VILLA GUASTAVILLANI ( BOLOGNA )<br />

Il restauro della Grotta del Ninfeo <strong>di</strong> Villa Guastavillani ( Arch. F. Guerra, sec. XVI ), ad opera<br />

dello Stu<strong>di</strong>o Fiorillo, ha visto l’impiego <strong>di</strong> varie tipologie <strong>di</strong> resine sintetiche ( acriliche, siliconiche<br />

ed epossi<strong>di</strong>che )<br />

Alcune fasi del restauro vengono così descritti nel riferimento [13].<br />

< 1-Prima spolveratura con pennellesse morbide <strong>di</strong> depositi <strong>di</strong> polvere , ragnatele, calcinacci ecc. e<br />

préconsolidamento, dove non è stato possibile eseguire una pulitura imme<strong>di</strong>ata, con l'applicazione<br />

<strong>di</strong> emulsione acrilica a bassa percentuale.<br />

2-Si sono usate per la riadesione dei frammenti <strong>di</strong>staccati o in fase <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco una malta leggera<br />

(calce idraulica inerte ed emulsione acrilica) e, dove è stato necessari , resine epossi<strong>di</strong>che.<br />

3-La pulitura generale <strong>di</strong> polvere, depositi , sporco e sali solubili è stata effettuata con successivi<br />

lavaggi per atomizzazione <strong>di</strong> acqua deionizzata.<br />

4-Per l'eliminazione <strong>di</strong> alghe e muffe si è ricorso ad appositi anti – muffe.<br />

5- Il consolidamento generale è avvenuto con silicato <strong>di</strong> etile sino al rifiuto dato a spruzzo.


FIGURA 15: Portale della Cattedrale <strong>di</strong> Fano.<br />

FIGURA 16: Portale della Cattedrale <strong>di</strong> Fano.<br />

Intervento effettuato sulle decorazioni Musive<br />

[12].


6-La pulitura delle arenarie e delle parti in marmo è stata eseguita con impacchi <strong>di</strong> acqua<br />

deionizzata satura <strong>di</strong> carbonato <strong>di</strong> ammonio in polpa <strong>di</strong> carta e successivi lavaggi.<br />

7-Si è provveduto al consolidamento degli intonaci , delle crepe, <strong>di</strong> piccole mancanze, <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacchi<br />

con una malta composta da calce idraulica, inerte, coccio pesto e aggiunta <strong>di</strong> emulsione acrilica a<br />

bassa percentuale.<br />

8- Il preconsolidamento del soffitto a volte (in ottime con<strong>di</strong>zioni) è stato realizzato con Hidrophase<br />

a pennello.<br />

9-Per la prot<strong>ezio</strong>ne finale è stato usato a nebulizzazione hidrophase (alchil-alcossi-silani).<br />

………………..> [13].<br />

Riproduzioni fotografiche della Grotta del Ninfeo sono riportate nella figura 17 [13].<br />

CASE HISTORY-11:<br />

I RESTAURI DEL MUSEO STIBBERT ( COLLE DI MONTUGHI- FIRENZE )<br />

L’impiego <strong>di</strong> resine epossi<strong>di</strong>che, relativamente al restauro delle coperture, delle facciate e<br />

consolidamento del pratino, del Museo Stibbert ( vedasi figura 18 ) viene così riportato nel<br />

riferimento [14]:<br />

< ……Il progetto ha incluso il rifacimento del tetto dell'e<strong>di</strong>ficio museale …………….<br />

Il tetto della scala a chiocciola che conduce alle sale giapponesi è stato completamente restaurato<br />

perché ormai prossimo al crollo, ma <strong>di</strong> questo sono rimasti integri i correnti originali che hanno<br />

subito un trattamento simile a quello delle capriate sopradescritte: in questo caso, gli elementi sono<br />

stati svuotati dall'esterno e riempiti con barre d'acciaio e resine epossi<strong>di</strong>che in modo da mantenere<br />

in essere le facce dei correnti e delle tavole decorate all'interno…………………..<br />

…….Nel corso del lungo intervento, nel 1997, la <strong>di</strong>tta Ires SpA si è occupata del consolidamento e<br />

restauro degli stemmi <strong>di</strong>slocati sulla parete esterna della Sala della Cavalcata, lato parco, sulla<br />

torre e su alcuni altri punti della facciata dello stesso versante. Quest'area della superficie muraria<br />

è fittamente decorata da stemmi murati, un abbinamento raffinato e variopinto <strong>di</strong> testimonianze<br />

aral<strong>di</strong>che raccolte dal grande coll<strong>ezio</strong>nista.<br />

L'intervento è stato molto impegnativo anche a causa della varietà dei materiali (terracotta<br />

invetriata, marmo, malta, pietra per un totale <strong>di</strong> circa 230 pezzi) impiegati nella creazione degli<br />

scu<strong>di</strong> gentilizi; inoltre le <strong>di</strong>verse tipologie dei processi <strong>di</strong> alterazione e degrado hanno impegnato i<br />

restauratori nella ricerca <strong>di</strong> soluzioni tecnologiche, nell'uso <strong>di</strong> materiali e nell'applicazione delle<br />

lavorazioni più adeguate ad ogni singolo caso.<br />

Gli interventi compiuti, tesi al restauro e alla conservazione <strong>di</strong> una ricca coll<strong>ezio</strong>ne <strong>di</strong> manufatti <strong>di</strong><br />

pregevole fattura hanno seguito i cicli <strong>di</strong> lavorazioni sottoelencati:<br />

-preconsolidamento - eseguito con silicati e fluorurati;<br />

-pulitura - eseguita a secco, con acqua demineralizzata, con impacchi <strong>di</strong> argille assorbenti, con<br />

impacchi <strong>di</strong> polpa <strong>di</strong> carta e carbonato <strong>di</strong> ammonio;<br />

-stuccatura - eseguita con leganti acrilici o fluorurati, polveri <strong>di</strong> pietra, calci esenti da sali;<br />

- consolidamento strutturale eseguito con microspillature inox e malte epossi<strong>di</strong>che;<br />

-consolidamento <strong>di</strong> superficie eseguito con silicati o fluorurati;<br />

- idrofobizzazione eseguita con perfluorurati……….> [14].<br />

Resine epossi<strong>di</strong>che sono state anche impiegate nel restauro <strong>di</strong> un pannello in vetro soffiato:


FIGURA 17: Immagini della Grotta del Ninfeo<br />

[13].


[15].


FIGURA 18: Il Museo <strong>di</strong> Stibbert.


RIFERIMENTI<br />

1 ) http://commons.wikime<strong>di</strong>a.org/wiki/Eskens_House_in_Toru%C5%84 (2006).<br />

2 ) W. Domaslowski, Biblieoteka Muzealnictwa, i Ochrony Zabytkow, 19, 91 (1967).<br />

3 )C Selwitz, < Epoxy Resins in Stone Conservation >, The Getty Conservation Institute (1992).<br />

4 ) W. Domaslowski, A. Strzelczyk, Preprints of the Contributions to the Bologna Congress, 126,<br />

(1986).<br />

5 ) commons.wikime<strong>di</strong>a.org/wiki/Gothic_architecture (2006).<br />

6 ) R. Amero, < History of the California Buil<strong>di</strong>ng in Balboa Park >, San Diego Historical Society,<br />

http://www.san<strong>di</strong>egohistory.org/bpbuil<strong>di</strong>ngs/calibldg.htm, (2006).<br />

7 ) < Restauro con stucchi artistici della facciata della Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria delle Vigne-Genova >,<br />

Laboratorio <strong>di</strong> decorazione CreArte; http://www.crearte.info/ (2006).<br />

8 ) < Restauro portali <strong>di</strong> ingresso palazzo salita S. Nicola 36A e 36B, Genova >, Laboratorio <strong>di</strong><br />

decorazione CreArte; http://www.crearte.info/ (2006).<br />

9 ) , Laboratorio <strong>di</strong><br />

decorazione CreArte; http://www.crearte.info/ (2006).<br />

10 ) L.Marcellini, < La Scala <strong>di</strong> Giacobbe, restauro e nuova destinazione funzionale >, INFO-<br />

BUILD, il Portale per l’E<strong>di</strong>lizia, MAPEI.<br />

http://www.infobuild.it (2006).<br />

Recuperare l'E<strong>di</strong>lizia nº 41, novembre (2004).<br />

11 ) L. Toniolo, < I lavori <strong>di</strong> restauro della facciata del Duomo <strong>di</strong> Milano >, il Progetto DI.DU.MI<br />

per la Conservazione delle Superfici Marmoree; recupero e conservazione /numero58/ articoli/<br />

DUOMO (2006).<br />

12 ) M. Gangi, M. Li Puma, < Impiego delle resine epossi<strong>di</strong>che nel restauro della pietra >,<br />

http://www.unipa.it/benicult/materiali/pietra_file/slide001.htm (2006).<br />

13 ) http://www.fiorillorestauro.it/referenze (2006).<br />

14 ) http://www.nar<strong>di</strong>nirestauro.it/dossier_stibbert/presentazione.htm (2006).<br />

15 ) http://www.stu<strong>di</strong>obenfari.it (2006).


CAPITOLO QUARTO-C<br />

CONSIDERAZIONI CIRCA L’IMPIEGO DELLE RESINE EPOSSIDICHE NEL CAMPO<br />

DEL CONSOLIDAMENTO E DELLA PROTEZIONE DEL COSTRUITO E DEI<br />

MANUFATTI LAPIDEI DI INTERESSE STORICO, CULTURALE E ARTISTICO<br />

Le resine epossi<strong>di</strong>che, come ampiamente documentato nel capitolo precedente, per le loro<br />

caratteristiche chimiche, fisiche e strutturali sono largamente usate nelle operazioni <strong>di</strong> recupero e<br />

restauro conservativo <strong>di</strong> manufatti in materiali lapidei naturali e artificiali ( malte, stucchi,<br />

ceramiche, vetri, ecc. ).<br />

Le resine epossi<strong>di</strong>che trovano impiego nel campo delle malte sintetiche ad alto potere incollante<br />

Per le seguenti applicazioni:<br />

incollaggi strutturali;<br />

risarciture <strong>di</strong> parti mancanti;<br />

livellamento <strong>di</strong> superfici sconnesse;<br />

rifacimento e ricostruzione <strong>di</strong> particolari nella ristrutturazione monumentale ( fregi, fioroni,<br />

rilievi, ec. );<br />

fissaggio <strong>di</strong> ganci e tiranti al calcestruzzo [1].<br />

Nel settore della ristrutturazione, consolidamento statico e dell’adeguamento sismico <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici le<br />

resine epossi<strong>di</strong>che vengono applicate per operazioni <strong>di</strong> risarcitura e ricucitura <strong>di</strong> lesioni, ini<strong>ezio</strong>ni<br />

armate, incollaggi strutturali e inghisaggio <strong>di</strong> tirafon<strong>di</strong>, armature, ecc..( vedasi esempio <strong>di</strong><br />

applicazione in figura 1 ) [2].<br />

FIGURA 1: applicazione <strong>di</strong> resine<br />

epossi<strong>di</strong>che in strutture in calcestruzzo [2].<br />

1


Resine epossi<strong>di</strong>che, opportunamente ad<strong>di</strong>tivate/caricate sono utilizzate<br />

< per la risarcitura <strong>di</strong> lesioni, ricostruzione <strong>di</strong> parti mancanti e per la stuccature <strong>di</strong> pavimentazioni<br />

e rivestimenti ceramici per la quale sia richiesta un’ecc<strong>ezio</strong>nale forza <strong>di</strong> adesione e <strong>di</strong> resistenza<br />

chimico-meccanica non raggiungibili con l’impiego <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong> tipo tra<strong>di</strong>zionali > [3].<br />

Inoltre questo tipo <strong>di</strong> resine,<br />

< grazie alla sua notevole versatilità può utilizzarsi anche per:<br />

-ancorare elementi in acciaio con il cls (bulloni, tiranti e staffe);<br />

-sigillare lesioni prima <strong>di</strong> eseguire ini<strong>ezio</strong>ni <strong>di</strong> prodotti resinosi;<br />

-livellare superfici sconnesse in cls > [3].<br />

Stucchi e adesivi epossi<strong>di</strong>ci esenti da solventi, caratterizzati da un ritiro nullo, trovano impiego nella<br />

saldatura <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa; in particolare nel ripristino superficiale <strong>di</strong> parti mancanti su:<br />

• ferro;<br />

• cemento;<br />

• materiali e<strong>di</strong>lizi;<br />

• legno;<br />

• alluminio;<br />

• vetro [4].<br />

L’impiego delle resine epossi<strong>di</strong>che come adesivi e <strong>consolidanti</strong> nel restauro conservativo <strong>di</strong><br />

e<strong>di</strong>fici storici e <strong>di</strong> manufatti lapidei <strong>di</strong> interesse culturale ed artistico è ampiamente comprovato.<br />

< Earthquake-ravaged buil<strong>di</strong>ngs worlwide have been stabilized with massive infusions of<br />

epoxies adhesives and sealers. The structural stabilization of plaster ceilings to metal lathe by<br />

means of epoxy floo<strong>di</strong>ng techniques, or the consolidation of damaged load-bearing members<br />

such as masonry walls, columns or arches by means of high pressure injections, may involve the<br />

application of thousands of gallons of epoxy material. Epoxies are also used as wood<br />

consolidants > [5].<br />

Le resine epossi<strong>di</strong>che sono state utilizzate nel consolidamento <strong>di</strong> varie tipologie <strong>di</strong> materiali lapidei<br />

naturali ( pietre calcaree, marmi e pietre arenarie ) così come nelle operazioni <strong>di</strong> re-adesione <strong>di</strong><br />

frammenti in pietra staccatesi dal substrato lapideo [6].<br />

Nel campo dei beni culturali, in Europa, le resine epossi<strong>di</strong>che sono state impiegate, come<br />

<strong>consolidanti</strong>, nella conservazione <strong>di</strong> oggetti lapidei <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni ( ad esempio, statue,<br />

colonne, ecc. ) e nel trattamento <strong>di</strong> aree limitate <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici storici e <strong>di</strong> monumenti ( vedasi lavori <strong>di</strong><br />

W. Domaslowski, P. Kotlik, G. Marinelli e L.Lazzarini [7] ).<br />

La tecnologia sviluppata prevedeva essenzialmente le seguenti fasi:<br />

1 ) preparazione <strong>di</strong> una formulazione liquida ( consolidante ) costituita da una miscela <strong>di</strong> alcoli e <strong>di</strong><br />

idrocarburi aromatici ( solvente ), da un prepolimero epossi<strong>di</strong>co e da un induritore ( soluto );<br />

2 ) pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> una adeguato sistema per permettere alla formulazione <strong>di</strong> restare in contatto<br />

con la superficie un tempo sufficientemente lungo per penetrare all’interno dell’oggetto da<br />

consolidare e quin<strong>di</strong>, successivamente, al prepolimero <strong>di</strong> reagire con l’induritore e dare luogo alla<br />

r<strong>ezio</strong>ne <strong>di</strong> reticolazione e <strong>di</strong> indurimento in situ;<br />

2


FIGURA 2: Consolidamento con resina epossi<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> una statua in pietra arenaria<br />

rappresentante un angelo. Figura in alto: Immagine della statua prima del<br />

Consolidamento. Figura in basso a sinistra: scultura avvolta in una rete. Figura in<br />

basso a destra: l’angelo durante l’operazione <strong>di</strong> impregnazione [7,8].<br />

3


3 ) allontanamento della resina e del solvente in eccesso dalla superficie trattata [7,8].<br />

Nelle figura 2 e 3 sono riprodotti alcune delle meto<strong>di</strong>che adottate per l’impregnazione ed il<br />

trattamento consolidante <strong>di</strong> manufatti <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni relativamente piccole ( rispettivamente una<br />

statua in pietra arenaria e un vaso ) impiegando formulati a base <strong>di</strong> resine epossi<strong>di</strong>che [8,9].<br />

FIGURA 3: Consolidamento <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni per<br />

Immersione completa in una resina epossi<strong>di</strong>ca non ancora reticolata.<br />

Il trattamento si realizza immergendo l’oggetto da trattare in una<br />

borsa in plastica flessibile contenente la formulazione a base <strong>di</strong> resina<br />

( regione in grigio in figura ). Il tutto viene immerso in acqua ( regione<br />

in nero nella figura ) per sfruttare la pressione idrostatica che agendo<br />

uniformemente favorisce la penetrazione all’interno dell’oggetto [9,8].<br />

4


Nel caso <strong>di</strong> consolidamento <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> superfici verticali l’impregnazione con formulazioni<br />

contenenti il prepolimero epossi<strong>di</strong>co, l’induritore e il solvente è stata effettuata sia utilizzando la<br />

tecnologia “Spray ( vedasi a titolo esemplificativo i lavori eseguiti negli USA da K. L. Gauri ) [10],<br />

che attraverso l’ausilio <strong>di</strong> un idoneo pennello o spazzola [9].<br />

La penetrazione del consolidante nel substrato in pietra <strong>di</strong>pende dalla porosità, dalla viscosità della<br />

soluzione e dal metodo <strong>di</strong> applicazione.<br />

I meto<strong>di</strong> cui sopra garantiscono una buona profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> penetrazione solo nel caso <strong>di</strong> pietre molto<br />

porose, pur utilizzando sistemi a bassa viscosità. E’ per queste ragioni che è stata sviluppata una<br />

meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> impregnazione che prevede <strong>di</strong> addossare un recipiente contenente la formulazione alla<br />

facciata da trattare in maniera tale da forzare, attraverso la pressione esercitata dalla stessa<br />

soluzione, la penetrazione all’interno del manufatto lapideo. Inoltre, vedasi figura 4, con questo<br />

sistema è possibile aumentare notevolmente il tempo <strong>di</strong> contatto tra il liquido e la superficie [9].<br />

IMBUTO<br />

CONTENITORE<br />

RESINA<br />

SUPERFICIE DA<br />

TRATTARE<br />

FIGURA 4: Schema del metodo adottato per il trattamento consolidante<br />

con resine epossi<strong>di</strong>che <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> superfici lapidee verticali [9].<br />

5


Il metodo descritto nella figura 4 è stato impiegato nel 1982 per il trattamento <strong>di</strong> consolidamento<br />

con resine epossi<strong>di</strong>che del tempio bud<strong>di</strong>sta <strong>di</strong> Borobudur ( Giava ) considerato una delle sette<br />

meraviglie del mondo. Questo tempio è stato <strong>di</strong>chiarato monumento nazionale indonesiano dopo il<br />

definitivo restauro, terminato nel 1983 e sostenuto dall'ONU ( Figura 5,6 e 7 ).<br />

FIGURA:5: Il complesso monumentale <strong>di</strong> Borobudur, 42 chilometri a<br />

Nordest <strong>di</strong> Yogyakarta ( Indonesia ), testimonianza tra le più alte al mondo <strong>di</strong><br />

architettura legata al culto <strong>di</strong> Budda. Il monumento consiste in una sorta <strong>di</strong><br />

piramide tronca alta 35 metri a base rettangolare su sei piani, sormontata da<br />

tre piani circolari sui quali poggiano le classiche stupe a forma <strong>di</strong> campana.<br />

Numerosi sono i bassorilievi in pietra con la vita del Sakyamuni [11].<br />

Resine epossi<strong>di</strong>che, basate su monomeri <strong>di</strong> tipo alifatico o ciclo alifatico, come già riportato nei<br />

capitoli precedenti, a causa della loro maggiore resistenza alle ra<strong>di</strong>azioni ultraviolette e una più<br />

elevata capacità <strong>di</strong> impregnazione del substrato, dovuta ad una minore viscosità, hanno trovato<br />

applicazione nel consolidamento <strong>di</strong> manufatti lapidei <strong>di</strong> interesse storico e culturale [8,9,12].<br />

In relazione a quanto sopra J. Delgado Rodrigues ha scritto:<br />

< Of particular interest are the cyclo-aliphatic epoxy resins that have better characteristics than<br />

other epoxy types, namely in terms of their resistance to UV ra<strong>di</strong>ation. One of the consolidation<br />

products of this type is the EP 2101, from EUROSTAC, that has been used successfully in the deep<br />

consolidation of some granite columns ……..and that we have also tested….. both with granites and<br />

with carbonate rocks. This product has shown an excellent impregnating capacity, both in fissured<br />

materials like granites and in porous varieties such as the carbonate stones.<br />

In fact, we were able to consolidate granite specimens in about 7cm depth and limestones on<br />

more than 2cm, under normal environment con<strong>di</strong>tions……<br />

The reported success of the consolidation granite columns ……gets a total confirmation in our<br />

previous results ( Figura 8 ) but our recent research stu<strong>di</strong>es on carbonate stones leave us with some<br />

doubts on the adequacy of this consolidation product for porous materials …..> [12].<br />

6


FIGURA 6: Complesso monumentale <strong>di</strong> Borobudur;<br />

le stupe a forma <strong>di</strong> campana. [11].<br />

FIGURA 7: Complesso monumentale <strong>di</strong> Borobudur; i bassorilievi<br />

in pietra con la vita del Sakyamuni [11].<br />

7


Dagli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> J. Delgado Rodrigues e <strong>di</strong> altri ricercatori è possibile concludere che le resine<br />

epossi<strong>di</strong>che sono idonee al consolidamento <strong>di</strong> pietre fessurate o fratturate, per le quali agiscono<br />

essenzialmente da adesivi strutturali. Al contrario esse risultano essere meno appropriate, se non<br />

ad<strong>di</strong>rittura dannose, per il consolidamento <strong>di</strong> pietre porose.<br />

< While in fissured materials the epoxy resin seems to produce a more or less gradual strength<br />

increase, in porous stones the consolidation is mostly confined to the outer stone skins, in a such<br />

a way that a sharp boundary is created between the outer very hard layer and the inner less<br />

consolidated and consequently less resistant zone. Its impregnating capacity is higher than that<br />

of Paraloid B72 and the transition between outer and inner zones is less sharp, but in large terms<br />

these two consolidants seem to act in much a similar way > [12].<br />

FIGURA 8: Dipendenza della velocità <strong>di</strong> propagazione <strong>di</strong><br />

ultrasuoni dalla profon<strong>di</strong>tà nel caso <strong>di</strong> rocce granitiche trattate<br />

con resine epossi<strong>di</strong>che <strong>di</strong> natura cicloalifatica ( EP2101 ). La<br />

resina è penetrata all’interno del campione per una profon<strong>di</strong>tà<br />

massima <strong>di</strong> circa 7cm [12].<br />

8


Dai dati <strong>di</strong> letteratura e dai rapporti dei conservatori sull’impiego delle resine epossi<strong>di</strong>che nelle<br />

operazioni <strong>di</strong> consolidamento strutturale <strong>di</strong> manufatti in pietra si ricavano i seguenti elementi circa i<br />

vantaggi e gli svantaggi relativi al loro utilizzo.<br />

ELEMENTI DI POSITIVITA’<br />

- ottimo potere <strong>di</strong> adesione alla pietra e durabilità del trattamento <strong>di</strong> consolidamento;<br />

- eccellenti proprietà meccaniche ( resistenza a compressione, trazione e flessione ) e<br />

termiche;<br />

- buona resistenza alla corrosione chimica ambientale;<br />

- ottima resistenza alla temperatura;<br />

- elevata insensibilità ai substrati alcalini, come il calcestruzzo, ed all’umi<strong>di</strong>tà, sia prima che<br />

dopo l’indurimento;<br />

- ottima stabilità <strong>di</strong>mensionale, ritiro praticamente nullo ( meno dell’1% ) a seguito della<br />

reazione <strong>di</strong> indurimento e <strong>di</strong> reticolazione ( al contrario <strong>di</strong> quanto avviene nel caso delle<br />

resine termoplastiche che soli<strong>di</strong>ficano da soluzioni per evaporazione del solvente );<br />

- velocità <strong>di</strong> reticolazione e pot life della resina che possono essere adattati<br />

all’impiego/funzione e che <strong>di</strong>pendono dalla natura chimica e dalla reattività dell’agente <strong>di</strong><br />

cura che si utilizza ( ammine aromatiche e alifatiche, perossi<strong>di</strong> organici, poliammi<strong>di</strong> e<br />

ammi<strong>di</strong>, polimercaptani, fenoli, anidri<strong>di</strong> organiche: ad es. ftalica o maleica ) [8,9,12,13].<br />

ELEMENTI DI CRITICITA’<br />

- la irreversibilità dei trattamenti <strong>di</strong> consolidamento;<br />

- la bassa resistenza alle ra<strong>di</strong>azioni, e ai raggi UV che tendono a dare luogo a fenomeni <strong>di</strong><br />

ingiallimento che in alcuni casi possono determinare, per invecchiamento, gravi danni alle<br />

superfici, specie se chiare, dei manufatti trattati;<br />

- l’elevata viscosità e quin<strong>di</strong> bassa capacità <strong>di</strong> impregnare la pietra in profon<strong>di</strong>tà;<br />

- la propensione <strong>di</strong> alcuni formulati a formare, per effetto dell’esposizione alla luce, sulla<br />

superficie del materiale trattato, uno strato polverulento, bianco e friabile, donde la necessità<br />

<strong>di</strong> allontanare ogni residuo superficiale in eccesso <strong>di</strong> resina non curata [5,6,8,9].<br />

Per ovviare ad alcune delle criticità sopra evidenziate si è provveduto alla messa a punto <strong>di</strong> resine<br />

epossi<strong>di</strong>che basate su monomeri cicloalifatici e ammine alifatiche ( vedasi capitoli precedenti ).<br />

Questo ha permesso <strong>di</strong> produrre sistemi caratterizzati da una minore viscosità e da una maggiore<br />

resistenza all’azione degradativa delle ra<strong>di</strong>azioni luminose [8,14].<br />

Altri percorsi innovativi hanno portato allo sviluppo <strong>di</strong> formulazioni epossi<strong>di</strong>che con la possibilità<br />

<strong>di</strong> regolare la viscosità e quin<strong>di</strong> la capacità penetrante me<strong>di</strong>ante opportuni solventi funzionalizzati (<br />

chetoni, idrocarburi aromatici, ecc. ).<br />

Attualmente è possibile trovare in commercio formulati a base <strong>di</strong> resine epossi<strong>di</strong>che, allo stato <strong>di</strong><br />

pre-cura, con valori della viscosità e della pot life funzionali alla tipologia <strong>di</strong> materiale da<br />

consolidare e congruenti con le modalità <strong>di</strong> applicazione [15].<br />

Lo stu<strong>di</strong>o della nocività ambientale delle resine epossi<strong>di</strong>che e dei relativi processi <strong>di</strong> lavorazione e<br />

<strong>di</strong> post-lavorazione ha portato alle seguenti conclusioni:<br />

i ) i composti usati nella produzione <strong>di</strong> prepolimeri epossi<strong>di</strong>ci e i relativi sistemi indurenti sono dei<br />

sensibilizzatori capaci <strong>di</strong> provocare nell’uomo reazioni allergiche;<br />

9


ii ) le resine dopo la reazione <strong>di</strong> cura sono praticamente innocue;<br />

iii ) le polveri <strong>di</strong> resine epossi<strong>di</strong>che indurite che vengono prodotte da post-lavorazioni, se ingerite<br />

possono dare luogo ad irritazioni dei polmoni, degli occhi e della pelle;<br />

iv ) una elevata presenza nell’ambiente <strong>di</strong> polveri <strong>di</strong> resine epossi<strong>di</strong>che può essere pericolosa nel<br />

caso <strong>di</strong> incen<strong>di</strong> [5].<br />

Le resine epossi<strong>di</strong>che, insieme alle fibre arami<strong>di</strong>che, sono impiegate, come matrici, nella<br />

produzione <strong>di</strong> compositi fibrosi.<br />

Questi materiali, costituiti da fibre continue ad alta resistenza immerse in matrici polimeriche, sono<br />

caratterizzati da elevate proprietà meccaniche e leggerezza. Essi trovano applicazione, in alternativa<br />

all’acciaio, nel consolidamento statico delle vecchie costruzioni in muratura con particolare<br />

riferimento ai vari elementi componenti la struttura portante (fondazioni, murature, pilastri, solai,<br />

volte, strutture <strong>di</strong> sottotetto e copertura, scale e sbalzi) [16].<br />

< Sotto il profilo tecnologico,i vantaggi dell’utilizzazione dei materiali compositi fibrosi per il<br />

rinforzo,il ripristino, il restauro o l’adeguamento sismico <strong>di</strong> elementi strutturali in<br />

muratura,derivano dall’elevate capacità meccaniche, dalla resistenza alle aggressioni derivanti<br />

dalla presenza <strong>di</strong> agenti chimici, nonchè dall’insensibilità all’acqua. Inoltre i materiali compositi, a<br />

fronte della scarsa reversibilità dell’acciaio, sono perfettamente reversibili attesa la possibilità <strong>di</strong><br />

rimuovere le sostanze adesive che assicurano la trasmissione degli sforzi; tale caratteristica,<br />

associata alla capacità <strong>di</strong> non defunzionalizzare l’opera attesa l’applicazione non invasiva, risulta<br />

particolarmente interessante sotto il profilo architettonico con riferimento ad e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> interesse<br />

monumentale…. > [16].<br />

Le fibre arami<strong>di</strong>che ( commercializzate come KEVLAR ( DuPont ), TWARON ( Akzo Nobel ) o<br />

NOMEX ( DuPont ) ), la cui struttura molecolare è illustrata nella figura 9, presentano, rispetto<br />

all’acciaio:<br />

- un valore specifico della resistenza tensile cinque volte superiore;<br />

- il 50 % in più <strong>di</strong> resistenza elastica;<br />

- una maggiore flessibilità alle variazioni <strong>di</strong>mensionali in con<strong>di</strong>zioni atmosferiche avverse;<br />

- una elevata resistenza alle alte temperature;<br />

- un più basso valore del modulo <strong>di</strong> elasticità;<br />

-un valore della resistenza ultima sensibilmente maggiore.<br />

< Il valore ridotto del modulo <strong>di</strong> elasticità nei confronti <strong>di</strong> quello dell’acciaio,……, costituisce un<br />

elemento preferenziale per il connubio materiale composito a base <strong>di</strong> fibra arami<strong>di</strong>ca/ muratura e<br />

ciò in quanto si riduce lo scarto rispetto al modulo elastico del materiale da consolidare<br />

(muratura) > [16].<br />

Il composito costituito da fibre arami<strong>di</strong>che e resine epossi<strong>di</strong>che con un rapporto % fibra/resina pari<br />

a 50/50, < ha fornito i risultati più sod<strong>di</strong>sfacenti nell’ambito degli stu<strong>di</strong> condotti per ottimizzare la<br />

scelta del tipo <strong>di</strong> fibra per il materiale composito da utilizzare per il consolidamento delle murature<br />

> [16].<br />

Fasce realizzate impregnando tessuti in fibra arami<strong>di</strong>ca con resina epossi<strong>di</strong>ca hanno trovato<br />

applicazione<br />

< per placcaggi <strong>di</strong> volte ed archi e per l’esecuzione <strong>di</strong> legatura e fasciature dei pannelli murari<br />

10


(consolidamento e rafforzamento dei martelli e dei cantonali murari), fino alla realizzazione della<br />

fasciatura esterna dell’intero corpo <strong>di</strong> fabbrica da eseguirsi con il placcaggio delle fasce<br />

<strong>consolidanti</strong> <strong>di</strong> piano <strong>di</strong>sposte, in corrispondenza dei vari livelli, lungo il perimetro dell’e<strong>di</strong>ficio;<br />

tale fasciatura perimetrale continua,…., costituisce un incatenamento alternativo alle classiche<br />

catene, la cui applicazione risulta sempre invasiva in quando richiede necessariamente<br />

l’esecuzione <strong>di</strong> forature per l’attraversamento dei pannelli murari con conseguente <strong>di</strong>sturbo del<br />

materiale lapideo > [16].<br />

FIGURA 9: Struttura molecolare delle fibre arami<strong>di</strong>che, poliammi<strong>di</strong><br />

aromatiche cristalline. I gruppi ammi<strong>di</strong>ci sono legati a due anelli<br />

aromatici in posizione para. La struttura è irrigi<strong>di</strong>ta da forti legami ad<br />

idrogeno intermolecolari [17].<br />

11


Compositi in matrice epossi<strong>di</strong>ca, rinforzati con fibre arami<strong>di</strong>che, sono stati scelti per rinforzare le<br />

volte rimaste in opera nella Basilica <strong>di</strong> San Francesco in Assisi ( Figura 10 ). In relazione a questa<br />

tipologia <strong>di</strong> intervento G. Croci E P. Rocchi scrivono:<br />

< In corrispondenza degli arconi trasversali si prevede realizzazione <strong>di</strong> due costolature a s<strong>ezio</strong>ne<br />

scatolare in fibra arami<strong>di</strong>ca e resina epossi<strong>di</strong>ca dotate <strong>di</strong> un’anima piena realizzata in termanto o<br />

legno lamellare….Tali nervature hanno, ciascuna, una s<strong>ezio</strong>ne alta circa 22 cm e larga 10 cm e<br />

sono dotate <strong>di</strong> costolature trasversali che collaborano all’irrigi<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una adeguata porzione<br />

delle vele a<strong>di</strong>acenti ed allo stesso tempo riducono il pericolo d’instabilità per sollecitazione <strong>di</strong><br />

taglio delle pareti verticali delle nervature medesime. …….……….Il materiale scelto per i rinforzi<br />

<strong>di</strong> estradosso è la fibra arami<strong>di</strong>ca con matrice <strong>di</strong> resina epossi<strong>di</strong>ca in quanto tra i materiali<br />

attualmente a <strong>di</strong>sposizione per le più avanzate tecnologie d’intervento è quello più adatto ad essere<br />

affiancato ad una struttura muraria particolarmente importante e delicata. Infatti le fibre<br />

arami<strong>di</strong>che presentano un modulo elastico inferiore a quello dell’acciaio, del titanio e delle fibre in<br />

carbonio (1200000kg/cm2 per la sola fibra e 600000kg/cm2 per la fibra immersa nella resina<br />

epossi<strong>di</strong>ca), riducendo il problema dell’insorgere <strong>di</strong> pericolose concentrazioni <strong>di</strong> tensione nella<br />

muratura in prossimità dei rinforzi, mentre allo stesso tempo presenta una elevata resistenza a<br />

rottura per trazione (30000kg/cm2 per la sola fibra e 14000kg/cm2 per la fibra immersa in resina),<br />

permettendo la realizzazione <strong>di</strong> strutture con massa relativamente ridotta, pregio non trascurabile<br />

in un intervento che deve resistere ad azioni sismiche. La fibra arami<strong>di</strong>ca presenta anche il<br />

vantaggio <strong>di</strong> non essere fragile, <strong>di</strong> resistere bene alla fatica e <strong>di</strong> possedere una buona capacità<br />

<strong>di</strong>ssipativa ….> [17].<br />

L’importanza delle resine epossi<strong>di</strong>che nel consolidamento dei materiali lapidei naturali e dei<br />

materiali lapidei artificiali ( malte, stucchi, ceramiche ecc. ) è stato così commentato da P. Bosch e<br />

C. Albrusci:<br />

< La aplicacion de resinas epoxy….como consolidantes de la pietra consigue frenar la destruccion<br />

de objetos en avanzado grado de deterioro, cosa que seria imposible sin estos tratamientos > [9].<br />

12


FIGURA 10: Interno della Basilica <strong>di</strong> San Francesco,<br />

Assisi, in fase <strong>di</strong> restauro dopo i danni provocati dal<br />

terremoto [17].<br />

13


RIFERIMENTI<br />

1 ) Resine Industriali ( Roma ), http://www.resine.it/pol700bi.htlm (2005).<br />

2 ) Resine Industriali ( Roma ), http://www.resine.it/polisism.htlm (2004).<br />

3 ) Resine Industriali ( Roma ), http://www.resine.it/polistuc.htlm (2004).<br />

4 ) Resine Industriali ( Roma ), http://www.resine.it/poliatta.htlm (2004).<br />

5 ) K. Yager, Center for Safety in the Arts, (1986).<br />

6) J. R. Clifton, < Stone Consolidating Materials: A Status Report >;<br />

http://palimpsest.stanford.edu/byauth_clifton/stone/stone8.htlm ( 2004).<br />

7 ) a ) W. Domaslowski, Monumentum, Vol.IV, 51-64 (1969).<br />

b ) P. Kotlik et Al., Conservation, 28, 75 (1983).<br />

c ) G. Marinelli, Proc. Int. Symp. On the Cons. Of Stone, Bologna, pp 573-591 (1975).<br />

d ) L. Lazzarini, M. L. Tabasso, < Il Restauro della Pietra >, CEDAM-Padova (1986).<br />

8 ) C. Selwitz, < Epoxy Resins in Stone Conservation >, Research in Conservation, The Getty<br />

Conservation Institute, 7, (1992).<br />

9 ) P. Bosch, C. Abrusci, Revista de Plasticos Modernos, 89 (583), 49 (2005).<br />

10) K. L. Gauri, Stu<strong>di</strong>es in Conservation, 19, 100 (1974).<br />

11) http://www.bananiele.it/java/jav3.htm (2006).<br />

12) J. Delgado Rodrigues,< Historical Constructions > P. B. Lourenco, P. Roca(Eds.), Guimaraes,<br />

(2001).<br />

13) http://www.prochima.it/download/manuals.htm (2006).<br />

http://www.dunagroup.com/ita/marmi-e-graniti.asp (2006)<br />

http://en.wikipe<strong>di</strong>a.org/wiki/epoxy (2006).<br />

14 ) P. Davini,< I materiali Polimerici nel trattamento della pietra >, L’Informatore del Marmista,<br />

n.516/<strong>di</strong>cembre (2004).<br />

15 ) G. Martinez, Revista de Plasticos Modernos, 91 (595), 49 (2006).<br />

16 ) < Il consolidamento statico delle strutture in muratura con l’utilizzazione dei materiali<br />

compositi fibrosi >, http://www.sacen.it/attiv.htm (2006).<br />

17 ) G. Croci, P. Rocchi, Gli Interventi definitivi per il Consolidamento della Basilica, Ministero<br />

Beni Culturali e Ambientali, Commissione pro Basilica <strong>di</strong> San Francesco,<br />

a cura <strong>di</strong> Giuseppe Basile e p. Nicola Giandomenico,<br />

http://www.icr.beniculturali.it/Strumenti/Documenti/Q3.pdf. (1998).<br />

14

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