11.07.2015 Views

Capitolo 7: Anni '70-'80, tra luci ed ombre, si ... - ezio martuscelli

Capitolo 7: Anni '70-'80, tra luci ed ombre, si ... - ezio martuscelli

Capitolo 7: Anni '70-'80, tra luci ed ombre, si ... - ezio martuscelli

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Capitolo</strong> 7: <strong>Anni</strong> ’70-’80, <strong>tra</strong> <strong>luci</strong> <strong>ed</strong> <strong>ombre</strong>,<strong>si</strong> consolida la ricerca e l’industriadei polimeri italiana.7.1) Materie plastiche e re<strong>si</strong>ne <strong>si</strong>ntetiche.Nel 1970 l’industria italiana delle materie plastiche, facendo riferimento alle soletermoplastiche di base (polietilene a bassa <strong>ed</strong> alta den<strong>si</strong>tà, polipropilene, cloruro dipolivinile, polistirene), <strong>si</strong> caratterizzava per una capacità produttiva pari a1.475.000 tonn. annue che, come <strong>si</strong> ricava dai dati della tabella 6, era, praticamente,ugualmente distribuita <strong>tra</strong> le regioni meridionali e quelle centro-settentrionali.Erano quelli gli anni caratterizzati da una forte tendenza a creare nel sud d’Italia,gros<strong>si</strong> centri chimici di produzione e questo nell’ambito di un’ipote<strong>si</strong> più general<strong>ed</strong>i industrializzazione del mezzogiorno d’Italia, con<strong>si</strong>derata essenziale al suo svilupposocio-economico.Questa politica ebbe i suoi effetti già nel 1972 allorquando <strong>si</strong> osservò che la distribuzion<strong>ed</strong>i capacità produttiva di questi materiali <strong>si</strong> era modificata, a favore delSud, nel modo seguente (41-a):-centro-nord – 965.000 tonn. (~ 46%);-mezzogiorno – 1.145.000 tonn. (~ 54%).Nelle tabelle 7, 8, 9, 10 e 11 è riportata la capacità produttiva dei <strong>si</strong>ngoli polimeriin<strong>si</strong>eme ai relativi <strong>si</strong>ti produttivi. Dall’in<strong>si</strong>eme dei dati è pos<strong>si</strong>bile risalire alladistribuzione sul territorio nazionale dei maggiori impianti di produzione all’epocaattivi (41-a).Un raffronto con la <strong>si</strong>tuazione attuale mos<strong>tra</strong> come in circa trenta anni, la maggiorparte di questi <strong>si</strong>ti di produzione chimica sono stati chiu<strong>si</strong> oppure fortementeridimen<strong>si</strong>onati.Un’anali<strong>si</strong> dei settori di maggiore sbocco applicativo delle 5 commodities termoplastiche,relativamente all’anno 1970, permette di determinare la tipologia deiconsumi in relazione alle <strong>si</strong>ngole famiglie di re<strong>si</strong>ne. I risultati di questa anali<strong>si</strong> sonoqui di seguito riassunti.a) Film per imballaggio alimentareConsumo totale - 54.000 tonn.PVC – 1.500; PEbd–21.000; PP – 4.800; PEad-cellophane–25.000; altre – 1.700.93


) Film per imballaggio di articoli tes<strong>si</strong>liConsumo totale – 28.200 tonn.PEbd – 22.000; PEad – 100.5; PVC – 4.500; PP – 1.200c) Film per altri impieghiConsumo totale - 36.200 tonn.PEbd – 28.000; PP – 700.5; PVC – 7.500;d) Forme di imballaggio diverse dai film <strong>tra</strong>sparentiConsumo totale - 58.900 tonn.PEbd – 24.000; PEad – 8.400; PP – 3.500; PVC – 9.000, PS – 14.000.e) Isolamento CaviConsumo totale - 45.700 tonn.PEbd- 5.000; PEad – 700; PVC – 40.000.f) Calzature e pelletterieTotale 33.000 tonn.PP-2.000; PVC – 24.000; PS – 7000.g) Parti e componentiConsumo totale - 109.000 tonn.PS – 84.000; PEad – 3.500; PP - 4.500; PVC- 17.000.h) Manufatti per utilizzi diver<strong>si</strong> nell’industria in Italia.Consumo totale - 117.600 tonn.PEbd –18.000; PEad – 16.800; PP – 16.300; PVC- 61.500; PS – 5.000.i) Agricolturaa) cassette da raccolta 12.200b) cassette a perdere 11.000c) tubi per irrigazione 6.000d) taniche, fusti, reti, cordami, regette ecc. 7.000Consumo totale26.200 tonn.l) Edilizia– per<strong>si</strong>ane avvolgibili 60.000– tubi 37.000– profilati 25.000– isolamento 8.000– film 8.000Consumo totale138.500 tonn.94


I dati sopra riportati permettono di concludere che, come accadeva in altri pae<strong>si</strong>ad elevato grado di industrializzazione, le cinque termoplastiche di base, agli inizidel 1970, avevano conquistato in Italia, una serie di settori di utilizzo spodestandoe sostituendo altri materiali più <strong>tra</strong>dizionali.La tavola rotonda su “Prospettive della chimica italiana nel contesto internazionale”organizzata in occa<strong>si</strong>one del XIII Congresso della Società Chimica Italiana(Merano 18-23 giugno 1978) rappresentò un importante evento poiché permise dianalizzare la <strong>si</strong>tuazione dell’industria e della ricerca chimica in Italia.Tabella 6Distribuzione territoriale della capacità produttiva delle principalitermoplastiche in Italia nell’anno 1970 (000 tonn.)Capacità produttiva re<strong>si</strong>ne 1970 %Centro-Nord:- Polietilene bassa den<strong>si</strong>tà 30- Polietilene alta den<strong>si</strong>tà 45- Polipropilene 100- Cloruro di polivinile 380- Polistirolo 210Totale 765 51.9Mezzogiorno- Polietilene bassa den<strong>si</strong>tà 400- Polietilene alta den<strong>si</strong>tà 45- Polipropilene -- Cloruro di polivinile 265- Polistirolo -Totale 710 48.1TOTALE ITALIA 1.475 100.095


Tabella 7Capacità produttiva di polietilene bd in Italia nell’anno 1970(000 tonn.)Capacità produttiva impianti 1970 %Centro-Nord:- Ferrara 30Totale 30 7.0Mezzogiorno- Brindi<strong>si</strong> 90- Priolo 90- Porto Torres 90- Gela 70- Ragusa 35- Cagliari 25Totale 400 93.0TOTALE ITALIA 430 100.0Tabella 8Capacità produttiva di polietilene ad in Italia nell’anno 1970(000 tonn.)Capacità produttiva impianti 1970 %Centro-Nord:- Ro<strong>si</strong>gnano 45Totale 45 50.0Mezzogiorno- Brindi<strong>si</strong> 30- Cagliari 15- Gela -Totale 45 50.0TOTALE ITALIA 90 100.096


Tabella 9Capacità produttiva di polipropilene in Italia nell’anno 1970(000 tonn.)Capacità produttiva impianti 1970 %Centro-Nord:- Ferrara 50- Terni 50Totale 100 100.0Mezzogiorno- Brindi<strong>si</strong> -- Gela -Totale - -TOTALE ITALIA 100 100.0Tabella 10Capacità produttiva di cloruro di polivinile in Italia nell’anno 1970(000 tonn.)Capacità produttiva impianti 1970 %Centro-Nord:- Porto Marghera 200- Terni 80- Ferrara 50- Ravenna 50Totale 380 58.9Mezzogiorno- Brindi<strong>si</strong> 125- Cagliari 50- Porto Torres 45- Ferrandina 45Totale 265 41.1TOTALE ITALIA 645 100.097


Tabella 11Capacità produttiva di polistirolo in Italia nell’anno 1970(000 tonn.)Capacità produttiva impianti 1970 %Centro-Nord:- Mantova 70- Ferrara 60- Macherio 40- Livorno 25- Castiglione Olona 15Totale 210 100.0Mezzogiorno- Cagliari -Totale - -TOTALE ITALIA 210 100.0Dagli Atti di questo congresso <strong>si</strong> ricavano, inoltre, importanti elementi conoscitiviat<strong>tra</strong>verso i quali è pos<strong>si</strong>bile delineare un quadro abbastanza completo dell’industriadelle materie plastiche in Italia e dei suoi relativi comparti.I principali aspetti sono qui di seguito riassunti [41-b]. PoliolefineLa Mont<strong>ed</strong>ison nel 1972 aveva avviato a Brindi<strong>si</strong> la produzione di polietilene adalta den<strong>si</strong>tà, sfruttando un nuovo processo basato su catalizzatori ad elevata attività.Nel 1972 l’Anic preannunciava l’avviamento di un grosso impianto per la produzion<strong>ed</strong>el polietilene ad alta den<strong>si</strong>tà sulla base di nuove tecnologie di processo.La Società Italiana Re<strong>si</strong>ne (SIR) aveva a sua volta sviluppato proces<strong>si</strong> di produzion<strong>ed</strong>el polipropilene e del polietilene ad alta den<strong>si</strong>tà basati rispettivamente sull’impiegodi catalizzatori <strong>tra</strong>dizionali e di catalizzatori Ziegler – Natta perf<strong>ezio</strong>nati.La Montefibre (una consociata della Mont<strong>ed</strong>ison) nel 1974 aveva realizzato unnuovo impianto per la produzione del polipropilene utilizzando dei proces<strong>si</strong> innovativi.Inoltre nello stesso periodo <strong>si</strong> era concretizzata una joint venture,Mont<strong>ed</strong>ison – Mitsui Petrochemical, finalizzata alla messa a punto e allo sviluppodi nuovi catalizzatori ad alta resa per la polimerizzazione del polipropilene.Particolarmente interessante <strong>si</strong> dimostrò, all’epoca, la tecnologia realizzata congiuntament<strong>ed</strong>a Anic e Mont<strong>ed</strong>ison, per la produzione (iniziata nel 1975) di fibrillepoliolefiniche da utilizzare nel settore della carta <strong>si</strong>ntetica.98


Polivinilcloruro e polimeri stirenici.L’industria italiana era particolarmente attiva in questo settore avendo avviatoproces<strong>si</strong> produttivi già prima del 1970 basati su licenze, brevetti e know how sviluppatiall’estero.Nel 1975 la Mont<strong>ed</strong>ison aveva messo a punto negli stabilimenti di Mantova unprocesso atto alla produzione di polistirene espanso. Tecnopolimeri e polimeri speciali.La Mont<strong>ed</strong>ison, <strong>tra</strong> il 1974 e il 1976, aveva sviluppato proces<strong>si</strong> per la produzion<strong>ed</strong>i polibutilene tereftalato, di polioli per poliesteri, interm<strong>ed</strong>i per la <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> deipoliuretani.Sempre in questo settore la SIR aveva avviato un processo per la produzione delpolios<strong>si</strong>metilene in<strong>si</strong>eme ad interessanti iniziative industriali nel settore dei termoindurenti(un processo continuo per re<strong>si</strong>ne fenoliche, ureiche <strong>ed</strong> epos<strong>si</strong>diche).In relazione allo scenario dell’industria delle materie plastiche in Italia, relativamenteagli anni ’70, V. Gianella così concludeva:"… l’industria italiana ha mos<strong>tra</strong>to, tutto sommato, una buona capacità realizzatrice,soprattutto se <strong>si</strong> con<strong>si</strong>dera che le risorse impegnate in ricerca e sviluppo certamente nonsono state elevate.Si osserva una notevole concen<strong>tra</strong>zione di interesse all’innovazione nel settore dellepoliolefine lineari e - a un livello inferiore- in quello dei polimeri speciali.Probabilmente una maggiore differenziazione per aree tecnologiche <strong>tra</strong> le diverse industrieitaliane potrebbe essere po<strong>si</strong>tiva, agli effetti di un bilancio tecnologico nazionale.Occorre però tenere conto che <strong>si</strong> risente probabilmente ancora l’effetto dovuto alla derivazion<strong>ed</strong>i un'unica matrice tecnologica (quella della ex-Montecatini), dell’industriadelle materie plastiche" [41-b].Il saldo della bilancia commerciale del comparto delle materie plastiche (anno1975, tabella 12) era po<strong>si</strong>tivo, a dimos<strong>tra</strong>zione della competitività dei prodotti italianiin campo nazionale <strong>ed</strong> internazionale [41-b].Dall’esame dell’andamento della produzione chimica italiana per settori (pubblicatadall’Aschimici, Compendio Statistico - 1977) emergeva che le materie plasticheprodotte in Italia erano circa una ventina di cui cinque (PVC, PE ad, PE bd, PPe PS) rappresentavano il 70-75% della produzione totale.La produzione delle re<strong>si</strong>ne polistireniche, cloroviniliche, polietileniche e polipropileniche,nel 1975, risultava essere rispettivamente pari a: 256.000, 578.000,626.000 e 166.000 tonnellate. Nel 1977 i corrispondenti valori erano cresciuti a :330.000, 717.000, 780.000 e 257.000 tonnellate.La produzione delle principali plastiche, che era fortemente dipendente dall’industriapetrolchimica, avveniva per circa l’80% presso impianti appartenenti a 4gruppi chimici (ANIC, Mont<strong>ed</strong>ison, SIR - Rumianca, Solvay) mentre il rimanente99


Tabella 12Bilancia commerciale italiana delle materie plastiche - Anno 1975PRODOTTI IMPORT EXPORT10 3 tonn. 10 9 L 10 3 tonn. 10 9 LPolistirolo 56.1 24.1 71.1 27.8Polivinilcloruro 50.3 19.8 288.1 106.2Polietilene ad + bd 174.7 60.7 209.0 72.0Polipropilene 17.4 5.1 88.2 33.2Totale termoplastiche di base 298.5 109.7 656.4 239.2Polimeri speciali (es.: PTFE; PMMA;poliisobutene, <strong>si</strong>liconi, ecc.) 94.1 88.2 68.9 55.7Polimeri termoindurenti (fenoplasti,amminoplasti) derivanti cellulo<strong>si</strong>ci,acetato di polivinile 75.6 52.8 109.9 52.9Altre re<strong>si</strong>ne non nominate 63.9 36.5 28.7 14.4TOTALE 532.1 287.2 863.9 362.2Saldo (Export-Import), 10 9 L + 75.0Saldo (Export-Import), 10 3 tonn. + 331.8Prezzo m<strong>ed</strong>io prodotti importati, L/Kg 540Prezzo m<strong>ed</strong>io prodotti esportati, L/Kg 41920% proveniva da circa una decina di industrie di dimen<strong>si</strong>oni molto più piccole[41-c] (figura 33).Circa lo sviluppo s<strong>tra</strong>tegico del settore, nel già citato compendio statisticodell’Aschimici, venivano riportate, <strong>tra</strong> l’altro, le seguenti raccomandazioni:"Nel campo delle materie plastiche la disponibilità di valide tecnologie produttive perpolimeri speciali o modificati, rispondenti alle e<strong>si</strong>genze dei <strong>si</strong>ngoli settori applicativi,costituisce la condizione essenziale <strong>si</strong>a per operare validamente in una struttura produttivasempre più tendente ad uno stretto oligopolio, <strong>si</strong>a per differenziare l’attività dellesocietà prevalentemente chimiche da quelle dei gruppi che operano nel settore petrolifero"[41-c].Dalla tabella 13 <strong>si</strong> evidenzia un calo nella produzione delle principali termoplastiche<strong>tra</strong> il 1979 e il 1981 [41-c] in coincidenza con la grande cri<strong>si</strong> mondiale dellachimica che <strong>si</strong> verificò proprio in quel periodo e che colpì anche l’industria dellaplastica.100


Tabella 13Produzione delle principali termoplastiche in Italia (periodo 1975-1983) (in migliaia di tonn.)ANNO 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983Polistiroliche e copolimeri 256 336 330 349 340 325 289 303 330Cloroviniliche e copolimeri 578 742 742 698 698 672 583 587 632Polietileniche 626 831 831 697 731 748 556 527 711Polipropilene <strong>ed</strong> altre 166 353 257 266 280 231 218 238 315Totale 1626 2262 2160 2010 2049 1976 1646 1655 1988Tabella 14Consumi delle cinque termoplastiche di base nel mondo, in EuropaOccidentale e in Italia (dati 1996) [Rif. 15].POLIMERO MONDO EUROPA OCCIDENTALE ITALIA(Kt) (Kt) (Kt)LDPE e LLDE 25.000 6.100 1.100PVC 22.300 5.400 940PP 20.000 5.300 1.100HDPE 17.000 3.700 550Il consumo delle cinque termoplastiche di base (i dati relativi all’anno 1996, e cheriguardano, il mondo, l’Europa e l’Italia, sono indicati nella tabella 14) è fortementecresciuto negli ultimi 30 anni. In particolare <strong>si</strong> osserva che nel 1996 il polietilenea bassa den<strong>si</strong>tà lineare <strong>si</strong> colloca al primo posto sul mercato mondiale con 25milioni di tonnellate di consumo annuo. Secondo è il cloruro di polivinile (PVC)con un consumo di 22 milioni e 300 mila tonnellate all’anno. Al terzo e quartoposto <strong>si</strong> collocano rispettivamente il polipropilene, con 20 milioni di tonnellate <strong>ed</strong>il polietilene ad alta den<strong>si</strong>tà, con 17 milioni di tonnellate. A livello europeo il polietilenea bassa den<strong>si</strong>tà e lineare <strong>si</strong> attesta sui 6 milioni e 100 mila tonnellate, il PVCsui 5 milioni e 400 mila tonnellate, il polipropilene sui 5 milioni e 300 mila <strong>ed</strong> ilpolietilene ad alta den<strong>si</strong>tà sui 3,7 milioni di tonnellate di consumo annuo. Il mercatoitaliano delle plastiche v<strong>ed</strong>e al primo posto -a pari merito- il polietilene a bassaden<strong>si</strong>tà e lineare <strong>ed</strong> il polipropilene, en<strong>tra</strong>mbi con circa 1 milione e 100 mila tonnellat<strong>ed</strong>i consumo annuo. Al terzo posto il PVC con 940 mila tonnellate <strong>ed</strong> infineil polietilene ad alta den<strong>si</strong>tà, con 550 mila tonnellate [20].101


102Fig. 33: La storica s<strong>ed</strong>e della Solvay, in via Turati a Milano. Attualmente la Solvay produce plastiche,in Italia, negli stabilimenti di Ros<strong>si</strong>gnano (Toscana) e di Ferrara.


7.2) Le fibre chimiche in Italia - Industria e ricerca.Un comparto dell’industria dei polimeri di particolare rilevanza è quello dellefibre <strong>si</strong>ntetiche che <strong>si</strong> ebbe a sviluppare e a consolidare in Europa intorno agli anni’50 quando en<strong>tra</strong>rono prepotentemente sul mercato le fibre poliammidiche.L’affascinante avventura delle fibre di nylon iniziò nel lontano 1927 allorquandoil Direttore della Du Pont Chemical Department, C.M.A. Stine, spinse il comitatoesecutivo ad assumere lo scienziato Wallace H. Carothers, allora trentaduenne, perimplementare le attività di ricerca nel campo della chimica organica (tavola XXIV)[41-d]."Carothers, who at 32 had high reputation as an organic chemist, was allow<strong>ed</strong> to selecthis own line of research and was given ample funds to carry it out. Carothers was fascinat<strong>ed</strong>by the natural polymers in the animal and vegetable kingdoms – for example, wooland <strong>si</strong>lk. His proposal was to try to synthe<strong>si</strong>se them" [41-e].W. H. Carothers (figura 34) <strong>si</strong> propose di <strong>si</strong>ntetizzare nuovi polimeri con caratteristichemeccaniche, chimiche e termiche tali da potere essere <strong>tra</strong>sformati in fibre.Fig. 34: Fotografia di Wallace H. Carothers (1896-1937), scopritore del nylon 66, polimero capac<strong>ed</strong>i essere filato e dare fibre che trovarono impiego in molti settori <strong>tra</strong> cui il tes<strong>si</strong>le. La fotografia èstata scattata nel laboratorio della Du Pont di Wilmington, Delaware (USA).103


Nel febbraio 1935 Carothers mise a punto la reazione di policondensazione che apartire dall’esametilene diammina e dall’acido adipico gli permise di ottenere ilnylon 66, un polimero capace di essere filato e dare fibre caratterizzate da proprietàche le rendevano idonee ad essere utilizzate nel settore tes<strong>si</strong>le."….. On 27 October 1938 Du Pont announc<strong>ed</strong> their development of a new ‘group ofsynthetic super-polymers’ from which could be produc<strong>ed</strong> high-strength textiles. Thesuper-polymers were said to be protein-like in character and the generic name ‘nylon’was appli<strong>ed</strong> to them.The properties of the new material caught the imagination of the American public whenit was demons<strong>tra</strong>t<strong>ed</strong> that the fibre had superior mechanical properties to natural <strong>si</strong>lk.Ladies’ stockings made from the new material were exhibit<strong>ed</strong> at the New York WorldFair in 1939 and in a Chicago Fair in the same year. In May 1940 nylon stockings wereon sale in stores in the US. Demand soon exce<strong>ed</strong><strong>ed</strong> supply, and plants to produce thenylon polymer and yarn were erect<strong>ed</strong> in many parts of the US. At this time the marketwas mainly for hose, toothbrush bristles and sports gear, but many other textile applicationswere found.The outbreak of hostilities with Japan in 1941 cut off the importation into the US ofJapanese <strong>si</strong>lk, but fortunately nylon was there to take its place.Carothers di<strong>ed</strong> in April 1937 at the age of 41, so did not live to see the full realisation ofhis polymer research work" [41-e].La scoperta e lo sviluppo delle fibre di nylon 66, sono state così descritte, nei lorotermini essenziali, da Aaron J. Ihde:"The rise of purely synthetic fibers has been very dramatic, The first of these to becomecommercially important was 66-nylon, market<strong>ed</strong> in the form of women’s stockings in1940. During the war years, because of military uses for the plastic, it was not pos<strong>si</strong>bleto meet consumer demand. Still nylon gain<strong>ed</strong> a popularity which virtually eliminat<strong>ed</strong><strong>si</strong>lk as a textile material in the West. The completely synthetic textiles develop<strong>ed</strong> duringand <strong>si</strong>nce the war have had a devastating effect upon the market for natural fibers suchas wool and <strong>si</strong>lk.Nylon was the outgrowth of research direct<strong>ed</strong> by Wallace Hume Carothers (1896-1937)of du Pont on the ba<strong>si</strong>c chemistry of large molecules. Such studies had been initiat<strong>ed</strong> inthe twenties when Charles M. A. Stine (1882-1954) became director of du Pont’s laboratory.It was felt that certain areas of ba<strong>si</strong>c research should be pursu<strong>ed</strong> by an industriallaboratory even though commercial results might not be evident for many years.Carothers lefts his po<strong>si</strong>tion at Harvard to head the work on polymer chemistry. …. Theresearchers were interest<strong>ed</strong> in duplicating or at least approaching the characteristics of<strong>si</strong>lk, a protein. Amino acids do not lend themselves ea<strong>si</strong>ly to controll<strong>ed</strong> condensation, soother monomers were examin<strong>ed</strong>. Adipic acid HOOC(CH 2 ) 4 COOH and hexamethylen<strong>ed</strong>iamine H 2 N(CH 2 ) 6 NH 2 , compounds which can ea<strong>si</strong>ly be manufactur<strong>ed</strong> from coal tarchemicals, were condens<strong>ed</strong>. Nylon was introduc<strong>ed</strong> to the market with great fanfare as atextile made from coal, air, and water. About the time that du Pont was developing nylon,I. G. Farben was commercializing Perlon, a relat<strong>ed</strong> polymer produc<strong>ed</strong> from caprolactam"[27-a].In particolare, il processo di polimerizzazione del caprolattame (un ammide alifaticaciclica) a poliammide (nylon-6) fu sviluppato, nel 1938, dallo scienziatot<strong>ed</strong>esco Paul Schlack della I. G. Farben’s Fibers Divi<strong>si</strong>on a Wolfen.Le fibre, denominate “chimiche”, <strong>si</strong> suddividono in due comparti, nettamente104


Fig. 35: Torviscosa (Ud): i nuovi impianti di chimica fine delle Industrie Chimiche Caffaro-SNIAe l’architettura anni Trenta che caratterizza l’intero complesso industriale.distinti <strong>tra</strong> loro: le fibre chimiche “artificiali” e le fibre chimiche “<strong>si</strong>ntetiche”.Le fibre artificiali, dette anche cellulo<strong>si</strong>che, <strong>si</strong> ottengono per la filatura di soluzionicontenenti cellulosa pre<strong>tra</strong>ttata chimicamente per renderla solubile.Appartengono a questa famiglia di fibre il rayon viscosa, il rayon cupro, l’acetatoe il triacetato di cellulosa.Le fibre <strong>si</strong>ntetiche, come già descritto nel caso del nylon 66 e del nylon-6, <strong>si</strong> ricavanoper filatura di polimeri non presenti in natura, e quindi <strong>si</strong>ntetizzati dall’uomoa partire da monomeri a basso peso molecolare.Verso la metà degli anni ’70 in Italia erano presenti una decina di industrie capacidi produrre fibre chimiche con una capacità di circa 600.000 tonnellate l’anno.In particolare <strong>si</strong> osservava che oltre il 75% era prodotto dalla Montefibre e dallaSNIA Viscosa. Queste due aziende operavano, allora, <strong>si</strong>a nel campo delle fibre <strong>si</strong>nteticheche in quelle artificiali. Una terza impresa, l’ANIC produceva circa un 10%della capacità totale italiana di fibre.La SNIA ha avuto un ruolo molto rilevante nello sviluppo dell’industria dellefibre in Italia. Le tappe principali relative alla storia evolutiva di questa importanteazienda sono così descritte nel riferimento 41-f:"La SNIA inizia la sua attività nel 1917 come Società di Navigazione avente come105


oggetto la costruzione e l’esercizio di navi mercantili. Nel 1919 estende i suoi interes<strong>si</strong>al cemento, a prodotti chimici <strong>ed</strong> infine alle fibre artificiali che diventano rapidamentel’attività prevalente. Dopo l’acqui<strong>si</strong>zione, <strong>tra</strong> il 1920 e il 1922, di tre società produttricidi rayon viscosa, la società assume il nome di SNIA Viscosa (1922).Nel 1925 il capitale è portato a un miliardo di lire: è la prima impresa italiana a disporr<strong>ed</strong>i un capitale di tali dimen<strong>si</strong>oni. Crescono gli stabilimenti, le produzioni, le esportazioni:alla fine degli anni venti la SNIA è uno dei principali produttori europei di filo dirayon. Superata la cri<strong>si</strong> del 1929, la SNIA estende la gamma produttiva al fiocco viscosae succes<strong>si</strong>vamente alla fibra proteica, derivata dalla caseina, brevettata da Ferretti(1935) con un processo originale. Il problema del rifornimento di materie prime,ormaiserio date le dimen<strong>si</strong>oni produttive, viene risolto con la costruzione dello stabilimento diTorviscosa, terminato nel 1938" (figura 35) [41-f].Dopo la seconda guerra mondiale, inizia per la SNIA una nuova fase che v<strong>ed</strong>e ilmiglioramento dei proces<strong>si</strong> e dei prodotti di filo e fiocco viscosa.Nel 1951 la SNIA costituisce in<strong>si</strong>eme alla Courtaulds la società Novaceta per laproduzione di filo acetato; nel 1952 la SNIA en<strong>tra</strong> nel mercato delle fibre <strong>si</strong>ntetiche.I momenti topici, relativi allo sviluppo della società, a partire da questo ultimoevento di fondamentale importanza per l’industria delle fibre italiana, sono cosìdescritti da G. Cazzaro e B. Colombo nella loro già citata opera:"Nel 1952 inizia la produzione di fibre <strong>si</strong>ntetiche, utilizzando tecnologie proprie.La prima fibra ad essere prodotta è la poliammide 6, in forma <strong>si</strong>a di fiocco che di filo.Nel 1962 inizia la produzione di fibre acriliche, utilizzando un processo originale, e pocodopo viene avviata la produzione anche di fibre poliestere, <strong>si</strong>a in filo che in fiocco. Qua<strong>si</strong>contemporaneamente en<strong>tra</strong> in esercizio a Torviscosa un impianto per la produzione diCaprolattame, sulla base di un brevetto originale SNIA, che prev<strong>ed</strong>e l’impiego di toluolocome materia prima" [41-f].Nel 1968 la SNIA incorpora la Bombrini Parodi Delfino (BPD); questa operazionecomporta un aumento della capacità produttiva della fibra poliammidica, unallargamento nella gamma dei prodotti e dei relativi settori applicativi e un incrementodella sua capacità di pene<strong>tra</strong>zione sui mercati esteri e questo specialmenteper quanto riguarda la vendita di impianti. Intorno alla fine degli anni settanta, laSNIA avvia anche la produzione della fibra modacrilica (una fibra costituita principalment<strong>ed</strong>a unità acrilonitriliche, <strong>tra</strong> il 50% e l’85%, e da altre unità derivanti damonomeri di vario tipo quali il cloruro di vinile, il cloruro di vinilidene, la vinilpiridinae la metacrilammide; rispetto alle fibre acriliche queste fibre presentano unamaggiore attitudine tintoriale).Verso la metà degli anni settanta, a seguito di un piano di ristrutturazione, le fibrechimiche sono conferite alla nuova società denominata per l’appunto SNIAFibre.All’epoca di questa operazione la società <strong>si</strong> caratterizzava per un’ampia tipologiadi fibre prodotte che includeva: filo e fiocco cellulo<strong>si</strong>co, filo acetato, filo e fioccopoliammidico, filo e fiocco poliestere, fiocco acrilico e modacrilico. Nel panoramadella industria chimica italiana la SNIAFibre rappresentò per molti anni quello chela Montecatini e la Mont<strong>ed</strong>ison rappresentarono per il polipropilene e l’Enichemper gli elastomeri <strong>si</strong>ntetici e per i polimeri stirenici e cioè il punto di riferimento106


Fig. 36: Il fatturato di Nylstar - dati in milioni di Euro [Rif. 41-g].industriale, ma anche di ricerca scientifica, relativa alla pos<strong>si</strong>bilità di sviluppareinnovazioni in collaborazione con il mondo della ricerca accademica e pubblica, inparticolare con il Con<strong>si</strong>glio Nazionale delle Ricerche.Agli inizi degli anni ‘90 il gruppo SNIA-BPD produceva 100.000 tonn./a di filo,30.000 tonn./a di BCF (filo continuo voluminizzato per tappeti) e 50.000 tonn./a difiocco, tutti poliammidici (in joint venture con Rhone Poulenc); 30.000 tonn./a difilo acetato (in joint venture con Courtaulds) e 5.000 tonn./a di filo rayon viscosain compartecipazione Gepi [41-f].In anni recenti la SNIA e la francese RHODIA hanno costituito, at<strong>tra</strong>verso unainteressante joint-venture la Società denominata Nylstar, finalizzata alla produzion<strong>ed</strong>i fibre poliammiche, tipo nylon 66, presso una serie di stabilimenti in Spagna,Germania, Francia e Italia, mentre il filo basato sul nylon 6, viene prodotto principalmentein <strong>si</strong>ti produttivi locati in Germania, Italia, Slovacchia <strong>ed</strong> in Polonia. Laproduzione totale ammonta a circa 48.000 tonnellate di filo (nylon 66 e nylon 6).Agli inizi dell’anno 2000 la Nylstar ha proc<strong>ed</strong>uto all’acqui<strong>si</strong>zione dell’Amfibe,una società che produce, in Virginia (USA), filo nylon da utilizzare nel settore deltes<strong>si</strong>le. Con questa operazione la Nylstar consolida la sua po<strong>si</strong>zione (seconda almondo), per la produzione del filo nylon. In ambito SNIA il fatturato della Nylstarrappresenta i tre quarti dell’intero fatturato del gruppo, relativamente al settore del107


tes<strong>si</strong>le (figura 36).Attualmente l’attività della SNIA, che <strong>si</strong> è concen<strong>tra</strong>ta su tre gros<strong>si</strong> settori, prev<strong>ed</strong>eun giro di affari di circa 1,2 miliardi di Euro di cui il 40% concerne il biom<strong>ed</strong>icale,il 30% la chimica <strong>ed</strong> il 30% le fibre e il tes<strong>si</strong>le [41-g].L’evoluzione dell’industria delle fibre <strong>si</strong>ntetiche in Italia, relativamente al periodoche va dal 1950 al 1973, <strong>si</strong> caratterizzò, secondo quanto ebbero a scrivere M.Cereser e F. Urge<strong>si</strong>, per i seguenti motivi:"L’industria dei polimeri è sorta in Europa agli inizi degli anni ’50 con le fibre poliammidiche.In Italia le prime produzioni (di fibre <strong>si</strong>ntetiche n.d.A.) furono avviate da società giàoperanti nel campo delle fibre cellulo<strong>si</strong>che…… Le tecnologie adottate erano state ingran parte sviluppate all’interno delle società stesse e la qualità delle fibre prodotte eraallineata a quelle degli altri produttori europei.Succes<strong>si</strong>vamente <strong>tra</strong> la fine degli anni ’50 e la prima metà degli anni ‘60, iniziava la produzion<strong>ed</strong>elle altre fibre <strong>si</strong>ntetiche: poliestere, acriliche e polipropileniche.Per le fibre poliestere <strong>ed</strong> acriliche l’industria italiana ricorse anche, per ragioni brevettualia licenze e know-how s<strong>tra</strong>nieri……Per le fibre poliolefiniche è stata invece la tecnologia italiana la prima a sviluppar<strong>si</strong> <strong>ed</strong>a mantenere per anni una po<strong>si</strong>zione di assoluta preminenza" [42].Come <strong>si</strong> evince dalla tabella 15 (non sono riportati i dati relativi alle fibre polipropileniche)la Mont<strong>ed</strong>ison, at<strong>tra</strong>verso la Montefibre, nel 1977, era la maggiorproduttrice, in Italia, di fibre acriliche e di fibre poliestere pur essendo presenteTabella 15Fibre <strong>si</strong>ntetiche: potenzialità installate al 1977 (in ‘000 tonn./a)Poliammidico Poliestere Acrilico TOTALE % sul TOTALE(fiocco + filo) (fiocco + filo) (fiocco)AKZO 145 210 50 405 14.1BASF - - - - -BAYER 60 60 140 260 9.0COURTAULDS 54 12 210 276 9.5DU PONT 60 74 70 204 7.0ENI (ANIC) 13 38 77 128 4.4FABELTA 7 - 30 37 1.3HOECHST - 215 80 295 10.2I.C.I. 190 145 - 335 11.6MONSANTO 35 - 80 115 4.0MONTEDISON 51 68 140 259 8.9(Montefibre)RHONE 130 160 50 340 11.7POULENCS.I.R. - 23 26 49 1.7SNIA 95 42 55 192 6.62.895 100.0108


anche nel mercato delle fibre poliammidiche [42].La maggiore potenzialità istallata per le fibre poliammidiche era della SNIA, laquale ultima era attiva anche nel campo delle fibre acriliche e poliestere. L’ENImos<strong>tra</strong>va una maggiore attività nelle fibre acriliche mentre la SIR aveva quote diproduzione minori nelle acriliche e nelle poliestere.Dalla tabella 15 <strong>si</strong> ricava inoltre che la quota percentuale di potenzialità istallataper le tre tipologie di fibre, riferita alle prime 14 aziende internazionali produttricidi fibre chimiche, risultava essere per l’ENI, la Mont<strong>ed</strong>ison, la SIR e la SNIArispettivamente pari al 4,4; 8,9; 1,7 e 6,6 (per un totale uguale al 21,6%).La <strong>si</strong>tuazione e le prospettive del settore, relativamente alle <strong>si</strong>ngole famiglie difibre, vennero così descritte da M. Cereser e F. Urge<strong>si</strong>:"Fibre poliammiche:Gli impianti italiani sono tutti di piccole dimen<strong>si</strong>oni, tecnologicamente ancora validi perle produzioni di filo tes<strong>si</strong>le e fiocco.Non altrettanto <strong>si</strong> può dire per le fibre di impiego industriale e per i fili testurizzati pertappeti.Fibre poliestere…….Per il filo continuo lo sviluppo tecnologico …. è stato rapidis<strong>si</strong>mo con l’introduzion<strong>ed</strong>elle tecniche di filatura veloce e stirotesturizzazione che hanno reso ….obsoletigran parte degli …..impianti italiani.…… Dal punto di vista qualitativo … la <strong>si</strong>tuazione italiana è di inferiorità nei confrontidegli s<strong>tra</strong>nieri……. Per il fiocco, …., gli impianti italiani sono ancora in gran partevalidi …….Le fibre speciali, di seconda generazione, sono assenti …… e questo costituisce unalacuna che imp<strong>ed</strong>isce la pene<strong>tra</strong>zione nei mercati più evoluti.Fibre acriliche…… La produzione (italiana) è concen<strong>tra</strong>ta in pochi impianti, di dimen<strong>si</strong>oni competitivee basati su proces<strong>si</strong> validi.I problemi e<strong>si</strong>stenti sono due: il primo …. di grande sovracapacità …… e un altro dimancato adeguamento tecnologico dell’ingegneria degli impianti …… la fibra che vieneprodotta è di buona qualità, ma ha costi superiori di quelle del resto di Europa……Fibre polipropilenicheNel campo delle fibre polipropileniche la tecnologia italiana è stata la prima a sviluppar<strong>si</strong>e <strong>si</strong> mantiene su livelli competitivi, tanto da avere una funzione preminente sulmercato europeo.Altre fibrePer le altre fibre <strong>si</strong>ntetiche: elastomeriche, poliammidi aromatiche, fibre di carbonio, lapo<strong>si</strong>zione italiana è di netta inferiorità. ……" [42].Il rapporto di Cereser e Urge<strong>si</strong>, nel delineare le prospettive future del settore,individuava alcune iniziative che secondo gli autori andavano in<strong>tra</strong>prese al fine disviluppare un’industria delle fibre che potesse essere più competitiva a livellointernazionale. In particolare <strong>si</strong> suggeriva una programmazione delle capacità produttive<strong>ed</strong> una razionalizzazione degli impianti, una riorganizzazione <strong>ed</strong> una riqualificazion<strong>ed</strong>ella produzione at<strong>tra</strong>verso un miglioramento qualitativo dei prodotti equindi una maggiore integrazione <strong>tra</strong> ingegneria, tecnologia e proces<strong>si</strong> per ilmiglioramento delle caratteristiche del prodotto <strong>ed</strong> un abbattimento dei costi e dei109


consumi [42].La grave cri<strong>si</strong> del petrolio comportò, intorno alla seconda metà degli anni ’70 unadrastica riduzione dei consumi di fibre e un abbattimento dei prezzi di vendita sulmercato. Questi fatti determinarono una drammatica riduzione della produzione equindi una sottoutilizzazione degli impianti. Inoltre proprio in quel periodo cominciaronoad essere immesse sul mercato fibre competitive prodotte in pae<strong>si</strong> dove ilcosto del lavoro era molto più basso di quello che <strong>si</strong> verificava in Italia. Questa<strong>si</strong>tuazione <strong>si</strong> è pro<strong>tra</strong>tta per molti anni <strong>ed</strong> è pos<strong>si</strong>bile affermare oramai che molticentri di produzione di fibre <strong>si</strong> sono spostati da aree in pae<strong>si</strong> ad alto grado di industrializzazione(USA, Giappone, Europa Occidentale) verso regioni in via di sviluppo(A<strong>si</strong>a, America del Sud ecc.) e questo vale in particolar modo per le fibre diutilizzo nel tes<strong>si</strong>le [7].La produzione italiana di fibre chimiche, come emerge dai dati della tabella 16,<strong>si</strong> è concen<strong>tra</strong>ta, relativamente al periodo 1978-98, principalmente sulle seguentifamiglie:- poliammidiche- poliestere- acriliche- polipropileniche- cellulo<strong>si</strong>che.Passando dal 1978 al 1998 è pos<strong>si</strong>bile osservare:a) un sen<strong>si</strong>bile e con<strong>si</strong>stente aumento nella produzione totale di fibre <strong>si</strong>ntetiche;b) un aumento della produzione di fibre poliammidiche, acriliche e poliestere;c) una sostanziale diminuzione nella produzione delle fibre cellulo<strong>si</strong>che.La bilancia commerciale del comparto fibre (anno 1998) facendo riferimento aidati della tabella 17, <strong>si</strong> caratterizza per i seguenti aspetti:i) una sostanziale stabilità delle importazioni;ii) una diminuzione delle esportazioni;iii) un peggioramento del saldo commerciale, <strong>si</strong>a in quantità che in valore;iv) una discesa dei prezzi delle fibre chimiche che m<strong>ed</strong>iamente <strong>si</strong> può stimare paria –9% nel 1998 rispetto al 1997;v) una diminuzione dei margini [43].La <strong>si</strong>tuazione generale del <strong>si</strong>stema produttivo italiano delle fibre viene descritta,nei suoi elementi essenziali, nel “rapporto 98/99” della F<strong>ed</strong>erchimica:"Un discorso particolare deve essere fatto per le fibre dove le difficoltà non sono solo dicarattere congiunturale in quanto la cri<strong>si</strong> a<strong>si</strong>atica ha dato una “spallata” a tutto il <strong>si</strong>stemates<strong>si</strong>le europeo.La fibre italiane rimangono colpite <strong>si</strong>a direttamente dalla concorrenza a<strong>si</strong>atica, <strong>si</strong>a indirettamenteat<strong>tra</strong>verso le difficoltà del proprio mercato di sbocco in Italia e in Europa"[43].110


Tabella 16Produzione italiana di fibre chimiche 1978-1998 (K tonn)FIBREANNO1978 1979 1980 1981 1982 1983 1989Poliammidiche 113,2 117,9 114,7 137,2 129,9 125,5 173Poliestere 77,1 80,8 81,9 98,2 109 118,4 165,9Acriliche 174,6 173 170,7 214,2 205 225,2 218,9Polipropileniche / / / / / / 101,5Totale-Sintetiche 417,2 421,7 415,6 515,4 505,5 539,4 659,3Totale-Cellulo<strong>si</strong>che 87,6 78,6 65,1 60,3 46 29,3 35,3Totale Fibre Chimiche 504,8 500,3 480,7 575,7 551,5 568,7 694,61990 1991 1992 1995 1996 1997 1998Poliammidiche 172,8 158 161,1 170,8 168,6 177,6 180,5Poliestere 179,9 171,1 187,6 197,9 198,6Acriliche 232,8 244,6 248 194,5 217412 374,9Polipropileniche 106,6 99,1 96,8 85,9 78,9 69,8 75,9Totale-Sintetiche 692,1 672,8 693,2 649,1 663,1 659,4 631,3Totale-Cellulo<strong>si</strong>che 35,5 31,9 35,2 31,8 32,3 31,1 32,2Totale Fibre Chimiche 727,6 704,7 728,4 680 695,4 690,5 663,5Tabella 17Scambi Commerciali Italiani di Fibre Chimiche - Anno 1998ImportTonn.Mln. di lireFibre <strong>si</strong>ntetiche 476016 2711754Fibre artificiali 103727 755686Cascami 55351 58450Totale 635094 3525890Tonn.ExportMln. di lireFibre <strong>si</strong>ntetiche 404456 2182434Fibre artificiali 17886 261149Cascami 6528 7064Totale 428870 2450647Tonn.SaldoMln. di lireFibre <strong>si</strong>ntetiche -71559 -529320Fibre artificiali -85841 -494537Cascami -48823 -51386Totale -206223 -1075243111


Tabella 18Consumo Industriale di Fibre Tes<strong>si</strong>li in ItaliaKton Sintetiche Artificiali Cotone Lana Totale1995 650,7 121,5 378,3 207,3 1357,81996 643,4 107,9 377,2 194,6 1323,11997 750,1 112,5 400,8 223,8 1487,21998 748 121,7 378,4 199,6 1447,6I consumi industriali di fibre tes<strong>si</strong>li in Italia (periodo 1995-98), relativamente allevarie famiglie di fibre sono riportati nella tabella 18. Dai dati <strong>si</strong> evidenzia che inquesto settore pr<strong>ed</strong>ominano nettamente le fibre <strong>si</strong>ntetiche a discapito di quelle artificialie naturali, le quali ultime però (lana e cotone) sono ancora largamente presentia dimos<strong>tra</strong>zione del fatto che il processo sostitutivo, fibre <strong>si</strong>ntetiche fibrenaturali, almeno per quanto riguarda il tes<strong>si</strong>le, ha raggiunto uno stadio di qua<strong>si</strong>equilibrioche in assenza di grandi novità è prev<strong>ed</strong>ibile che permanga pressappocoinalterato, ancora per molti anni [43].112


7.3) Elastomeri <strong>si</strong>ntetici.La <strong>si</strong>tuazione e le prospettive del settore degli elastomeri <strong>si</strong>ntetici, riferiti all’anno1977, delineata da A. Mazzei [44-a], emerge chiaramente dai dati riportati nelletabelle 19, 20 e 21. Gli elastomeri su cui era incen<strong>tra</strong>ta, principalmente, l’attivitàdell’industria italiana erano le gomme stirene/butadiene (SBR), le butadieniche, lepoliisopreniche, la gomma nitrile e gli elastomeri etilene–propilene (EP) <strong>ed</strong> etilenepropilene-diene (EPDM).In particolare dai dati riportati dalla tabella 19 <strong>si</strong> ricava che la maggiore capacitàe consumo spettava alle gomme SBR le quali rappresentavano circa il 20% dellacapacità produttiva riferita all’Europa occidentale (tabella 20). Nel caso dellagomma a base polipropilenica (EP+EPDM) la quota percentuale di capacità, sempreriferita alla <strong>si</strong>tuazione dell’Europa Occidentale, era addirittura pari al 30,4%,mentre quella relativa alle gomme poliisopreniche, nitriliche e polibutadienicherisultava essere rispettivamente 20, 15,7 e 13,9% [44-a].Interessanti apparivano i dati della tabella 21 dai quali <strong>si</strong> d<strong>ed</strong>uceva che la percentual<strong>ed</strong>i tecnologia sviluppata in Italia era addirittura pari al 100% nel caso dellegomme poliisopreniche e polipropileniche (EP+EPDM).In relazione allo stato della ricerca scientifica e tecnologica del settore elastomeriA. Mazzei nel suo già citato rapporto scriveva:"La <strong>si</strong>tuazione culturale scientifica italiana è ben allineata (relativamente alla secondametà degli anni ’70, n.d.A.) a quella dei principali pae<strong>si</strong> industrializzati europei ……, aconferma dell’interesse tuttora vivo per la scienza e tecnologia delle macromolecole iniziatocirca vent’anni fa …… Occorre con<strong>si</strong>derare che l’inizio della produzione di elastomeri<strong>si</strong>ntetici in Italia (avvenuto con l’SBR intorno al 1956), è un fatto relativamenterecente rispetto ad altre nazioni europee …..e agli USA.…….Per gli altri elastomeri la <strong>si</strong>tuazione è coerente con l’impulso che la scuola italianaha dato alla scienza macromolecolare negli anni succes<strong>si</strong>vi" [44-a].L’industria degli elastomeri <strong>si</strong>ntetici italiana presentava, relativamente al 1977,un saldo negativo pari a circa 45 miliardi di lire derivante dalle seguenti cifre:√ Importazione di gomma <strong>si</strong>ntetica 132.000 tonn. = 105 x 10 9 Lit.√ Esportazione di gomma <strong>si</strong>ntetica 91.000 tonn. = 58,4 x 10 9 Lit.Questa <strong>si</strong>tuazione veniva aggravata dal fatto che mentre le imprese italiane esportavanoprincipalmente prodotti a bassa tecnologia (ad esempio SBR, polibutadiene,ecc.) le importazioni riguardavano elastomeri ad elevato valore aggiunto qualineoprene, altonitriliche ecc..A cavallo degli anni ‘70 e ’80, in Italia, circa il 60% della produzione di elastomeriveniva utilizzata nella costruzione di pneumatici <strong>ed</strong> in altri componenti perl’auto.Qui di seguito a titolo esemplificativo viene riportata la quantità di gomma utilizzata,all’epoca, in una vettura di m<strong>ed</strong>ia cilindrata, la FIAT 128:- pneumatici 32,5 kg;113


- camere d’aria 3,1 Kg;- articoli vari 21,3 Kg [tappetini (SBR), tergicristallo e guarnizioni vetro(EPDM), tubi radiatori (EP), guarnizioni portiere, baule (neoprene), organi antivibrazione(PI), organi motore e circolazione fluidi (acriliche)] [43-a];- totale 56,9 Kg.Tabella 19Elastomeri <strong>si</strong>ntetici: consuntivo all’inizio del 1977 e previ<strong>si</strong>oni per il 1982(per tipo di elastomero) in Italia (migliaia di tonn.)1977 1982TIPO DI ELASTOMERO Capacità Consumi Capacità ConsumiSBR (solido + lattice) 296 150 310 190Polibutadiene 45 32 65 45Poliisoprene 30 14 30 20Gomma nitrile 20 10 20 15Gomma butile - 20 20 30EP + EPDM 50 15 55 17TOTALE 441 241 500 317Tabella 20Elastomeri <strong>si</strong>ntetici: capacità produttiva italiana rispetto all’Europaoccidentale, suddivisa per tipi1977 1982Rispetto E O (%) Rispetto E O (%)SBR 20.0 18.3Polibutadiene 13.9 15.5Poliisoprene 20.0 20.0Gomma nitrile 15.7 14.3EP + EPDM 30.4 27.5Gomma Butile - 10.5Neoprene - -114


Tabella 21Elastomeri <strong>si</strong>ntetici: Rapporto <strong>tra</strong> attività produttiva con tecnologiapropria e acquistata all’esteroTecnologia propria Tecnologia acquistataSBR ~ 30 ~ 70Polibutadiene - 100Poliisoprene 100 -EP + EPDM 100 -Gomma Nitrile ~ 35 ~ 65Gomma Butile 100 (futura) -Gli scenari delineati durante il XIII Congresso della Società Chimica Italiana(Merano 18-23 Giugno 1978) permisero di avere una chiara panoramica della<strong>si</strong>tuazione dell’industria dei polimeri e della ricerca scientifica e tecnologica che,anche a seguito della grande scoperta di Natta, <strong>si</strong> era venuta a determinare nelnostro paese. Il <strong>si</strong>stema produttivo del settore presentava una robusta attività che,<strong>tra</strong> <strong>luci</strong> <strong>ed</strong> <strong>ombre</strong>, appariva essere interessante <strong>si</strong>a dal punto di vista qualitativo chequantitativo. In alcuni comparti la produzione era addirittura <strong>tra</strong>inante <strong>si</strong>a sui mercatinazionali che internazionali con un elevato grado di innovazione che la rendevacompetitiva e con delle nicchie di qua<strong>si</strong> esclu<strong>si</strong>vità che riguardavano in particolareil polipropilene e le gomme a base di copolimeri etilene-propilene.115


7.4) L’industria di <strong>tra</strong>sformazione delle plastiche.Al consolidamento dell’industria produttrice di polimeri <strong>si</strong> accompagnò lo sviluppodi una importante industria europea <strong>ed</strong> italiana di <strong>tra</strong>sformazione delle materieplastiche e di costruzione di macchinari per la loro lavorazione.Nel 1982 venivano prodotte in Europa circa 14 milioni di tonnellate di manufattiin plastica. La maggior parte della produzione era concen<strong>tra</strong>ta, all’epoca, in quattropae<strong>si</strong> (Germania, Italia, Francia e Regno Unito).La rilevanza assunta dall’industria manifatturiera delle plastiche <strong>tra</strong>spariva daidati della tabella 22 [44-b], dai quali <strong>si</strong> ricavava che nel 1982, relativamente aiquattro pae<strong>si</strong> citati, erano presenti ~ 12.500 industrie <strong>tra</strong>sformatrici con circa523.000 addetti. Queste aziende <strong>si</strong> caratterizzavano m<strong>ed</strong>iamente per un bassonumero di addetti.La <strong>si</strong>tuazione di frammentazione del settore veniva così spiegata:"Dinamismo del settore e la soglia relativamente bassa dell’investimento richiesto inmolti comparti produttivi per iniziare una nuova attività sono alla base del forte grado dipolverizzazione che con<strong>tra</strong>ddistingue l’industria di <strong>tra</strong>sformazione delle materie plastiche.La presenza di …… aziende di piccolis<strong>si</strong>me dimen<strong>si</strong>one è rilevante in tutti i pae<strong>si</strong>europei e raggiunge quote particolarmente elevate in Italia" [44-b].Questo tipo di configurazione era chiaramente evidenziata dai dati della tabella23 dove è riportata la suddivi<strong>si</strong>one delle aziende <strong>tra</strong>sformatrici per clas<strong>si</strong> di addettirelativamente ai quattro pae<strong>si</strong> europei sopra menzionati."Si può constatare che la struttura produttiva in Germania, Francia e Regno Unito presentauna con<strong>si</strong>derevole <strong>si</strong>milarità, anche se in Germania risulta molto più con<strong>si</strong>stente ilnucleo della m<strong>ed</strong>ia industria (da 50 a 200 addetti), mentre la <strong>si</strong>tuazione italiana <strong>si</strong> discostanotevolmente da quella degli altri maggiori pae<strong>si</strong> europei, potendo<strong>si</strong> rilevare unamaggiore presenza di imprese di un numero di stampo artigianale e l’e<strong>si</strong>stenza di unnumero limitatis<strong>si</strong>mo di unità produttive con più di 50 addetti" [44-b].Tabella 22La <strong>tra</strong>sformazione di materie plastiche in Europa - 1982Germania Italia Francia Regno UnitoNumero aziende 4.200 4.200 2.100 2.000Numero addetti 215.000 98.000 100.000 110.000Produzione (1.000 ton) 3.500 2.270 2.200 1.750Fatturato (miliardi)* 16.700 6.150 6.400 7.000* Cambi m<strong>ed</strong>i per il 1982- Marco t<strong>ed</strong>esco = 556 Lire- Franco francese = 207 Lire- Sterlina = 2.360 Lire116


Tabella 23Suddivi<strong>si</strong>one delle aziende <strong>tra</strong>sformatrici per clas<strong>si</strong> di addetti%ClasseAziendeaddetti Germania (1) Italia (2) Lombardia (2) Francia (3) Regno Unito (4)1 - 9 45.9 61.3 50.3 44.4 48.710 - 19 16.0 13.4 14.5 16.3 16.820 - 49 17.2 15.9 20.1 21.3 16.050 - 199 16.1 7.8 12.4 13.6 13.5200 e oltre 4.8 1.6 2.7 4.4 5.0TOTALE 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0(1) Fonte: Statistiches Bundesamt - Anno 1977(2) Fonte: Mont<strong>ed</strong>ison - Cen<strong>si</strong>mento dei <strong>tra</strong>sformatori italiani - Anno 1976(3) Fonte: Annuaire de Statistique Industrielle - Anno 1979(4) Fonte: Bu<strong>si</strong>ness Statistics Office - Anno 1978Il comparto della <strong>tra</strong>sformazione delle plastiche ha mantenuto nel tempo, in Italiae in Europa, la sua strutturazione che <strong>si</strong> caratterizza per una elevata presenza diPMI con un relativamente basso numero di addetti.Questa <strong>si</strong>tuazione <strong>si</strong> inquadra, nel nostro paese, in uno scenario dell’industriachimica nel quale sono attive solo tre grandi gruppi/imprese: EniChem,Montecatini, SNIA.Stime della F<strong>ed</strong>erchimica (anno 1992) "po<strong>si</strong>zionano il peso delle PMI <strong>tra</strong> il 47%,se calcolato sugli addetti, e il 50%, utilizzando il dato di produzione….. Anche limitandol’anali<strong>si</strong> alle imprese sopra i 20 addetti, il confronto con gli altri principali pae<strong>si</strong>europei da due precise indicazioni (….).La prima è che l’elevata numero<strong>si</strong>tà delle PMI non è solo una realtà della chimica italiana…..In tutti i pae<strong>si</strong> il numero totale di imprese supera il migliaio e, anzi, laGermania presenta un numero superiore all’Italia di circa 300 imprese (Tabella 24)…….Si può, cioè, concludere che le imprese piccole e m<strong>ed</strong>ie sono un’importante realtà dellachimica europea.La seconda indicazione riguarda direttamente l’Italia. Sia infatti il numero di imprese,<strong>si</strong>a l’incidenza degli addetti mos<strong>tra</strong>no un peso relativo delle PMI chimiche italiane sultotale più elevato rispetto alla m<strong>ed</strong>ia europea…… In definitiva <strong>si</strong> può dire che in unpanorama europeo caratterizzato sì dalla grande dimen<strong>si</strong>one ma dove il numero e il pesodelle PMI non è marginale, l’Italia non solo ha meno imprese “m<strong>ed</strong>ie”, o , per lo meno,ha molte imprese con strutture valide per mercati locali e meno imprese con strutturevalide per mercati internazionali o importanti sforzi tecnologici" [43-c].117


Tabella 24L'industria chimica nei principali Pae<strong>si</strong> EuropeiItalia Regno Unito Francia Germanian. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. m<strong>ed</strong>ioimprese addetti m<strong>ed</strong>io imprese addettiaddettim<strong>ed</strong>io imprese addetti m<strong>ed</strong>io imprese addettiadde ttiaddettiaddettida 20 a 49 addetti 542 16650 31 401 12733 32 418 13453 32 481 16169 34da 50 a 99 addetti 223 15565 70 233 16540 71 253 17867 71 330 23327 71da 100 a 199 addetti 174 24647 142 154 21855 142 165 23152 140 258 36112 140da 200 a 499 addetti 112 35336 316 139 41974 302 164 54149 330 240 74154 309500 e oltre a ddetti 83 102459 1234 112 169179 1511 124 179970 1451 201 447414 2226Totale 1134 194657 172 1039 262281 252 1124 288591 257 1510 597176 395Fonte: ISTAT 1988 - classe 25; C.I.A. 1992 - classe 25+26; U.I.C. 1990-classe 25; V.C.I. 1990 - classe 25+26118


TAVOLA XXIVa)b)Tavola XXIV: I verticidella Du Pont (USA) all’epocadella scoperta delnylon 66.a) Lammot Du Pont, pre<strong>si</strong>dent<strong>ed</strong>ella “Du PontCompany”, 1926-1940;b) Charles M. A. Stine,chemical director, 1924-30; vice pre<strong>si</strong>dent forresearch, 1930-45 [Rif. 41-d].119


120


<strong>Capitolo</strong> 8: Lo scenario evolutivodella scienza, della tecnologia <strong>ed</strong>ell’industria dei polimeri.Nella tabella 25 sono riportati, in ordine cronologico alcuni degli eventi più<strong>si</strong>gnificativi che hanno rappresentato le tappe fondamentali dello sviluppo dellascienza e dell’industria dei polimeri [45-a].Dal contenuto della tabella <strong>si</strong> evince come dalla fine della seconda guerra mondialeagli inizi degli anni ‘90, periodo durante il quale <strong>si</strong> afferma in Italia un <strong>si</strong>stemadi ricerca <strong>ed</strong> una industria sui polimeri di valenza internazionale, <strong>si</strong> sono realizzateuna serie di scoperte che hanno portato alla produzione di nuovi importantimateriali polimerici quali ad esempio: le re<strong>si</strong>ne epos<strong>si</strong>diche, gli elastomeri termoplastici,il polite<strong>tra</strong>fluoroetilene, il polipropilene isotattico, le gomme <strong>si</strong>ntetiche, ilpolicarbonato, la poliformaldeide, le poliimmidi, il polifenileneos<strong>si</strong>do, i polisolfoni,i poliesteri termoplastici, il polibutilene, il polietilene lineare a bassa den<strong>si</strong>tà, lepolieteroimmidi, i polieteroeterochetoni, i polimeri liquido cristallini in<strong>si</strong>eme allosviluppo di nuovi proces<strong>si</strong> e catalizzatori, <strong>tra</strong> i quali quelli mes<strong>si</strong> a punto da Zieglere Natta.Negli ultimi cinquanta anni la produzione, la diffu<strong>si</strong>one e l’utilizzo di materialipolimerici (termoplastici, termoindurenti, elastomeri e gomme, fibre e compo<strong>si</strong>ti amatrice polimerica), con particolare riguardo a quelli basati sui polimeri di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong>,hanno fatto regis<strong>tra</strong>re una grande accelerazione.A questo propo<strong>si</strong>to in una recente pubblicazione della F<strong>ed</strong>erchimica dal titolo“Grandi Polimeri-evoluzione tecnologica <strong>ed</strong> opportunità di ricerca” è scritto:"L’importanza economica rivestita dal mercato delle materie plastiche <strong>si</strong>ntetiche puòessere riassunta da un solo dato riguardante il loro consumo mondiale che aumentò a 93milioni di tonnellate nel 1995 (nel 1940 venivano prodotte solo un milione di tonnellat<strong>ed</strong>i plastiche n.d.A.) con una previ<strong>si</strong>one di crescita stimata del 5% annuo <strong>si</strong>no al 2000che porterà, a tale data il consumo a 120 milioni di tonnellate" [45-b].La perva<strong>si</strong>vità dei polimeri <strong>si</strong> evince chiaramente dai diagrammi delle figure 37-a e 37-b che riportano, rispettivamente, la ripartizione del consumo mondiale dimaterie plastiche per i principali settori di utilizzo (anno1995) ([45-b] e i principalisettori di sbocco delle materie plastiche in Italia (anno 1998) [45-c].Nel periodo che va appros<strong>si</strong>mativamente dalla metà degli anni ’60 fino alla fin<strong>ed</strong>egli anni ’70 vennero a determinar<strong>si</strong> alcuni eventi <strong>si</strong>gnificativi, che rappresentaronotappe di fondamentale importanza nella storia dell’evoluzione applicativa deipolimeri.121


Tabella 25CRONOLOGIA DEGLI EVENTI PIU’ SIGNIFICATIVI DELLA SCIENZAE TECNOLOGIA DEI POLIMERI1820 Hancock inventa il prototipo del mulino moderno per il proces<strong>si</strong>ngdella gomma1830 Reichenbach distilla il petrolio greggio1831 Prima descrizione dello stirene1834 Liebig isola per primo le melanine1835 Regnault prepara il cloruro di vinile1839 C. Goodyear vulcanizza la gomma1844 F. Walton produce il linoleum1845 Schönbein ottiene il ni<strong>tra</strong>to di cellulosa, punto di partenza per arrivarealla celluloide1845 Bewley disegna un estrusore per tubi in guttapercha1846 Primo brevetto sulle miscele di polimeri: gomma naturale con guttapercha1847 J.J. Berzelius ottiene il poliestere1859 Butlerov descrive la poliformaldeide1862 A. Parkes presenta alla Grande Espo<strong>si</strong>zione di Londra i primi manufattiin parke<strong>si</strong>na, composto di ni<strong>tra</strong>to di cellulosa, naftalina e canfora1865 Parkes brevetta il processo Parke<strong>si</strong>ne1865 Schützenberger acetila la cellulosa1866 Fondata la Parke<strong>si</strong>ne Co.1866 Bethelot <strong>si</strong>ntetizza lo stirene1868 Partendo dal ni<strong>tra</strong>to di cellulosa e dalla canfora John W. Hyatt ottiene lacelluloide, molto <strong>si</strong>mile alla parke<strong>si</strong>na1870 Brevetto principale di Hyatt sulla celluloide1872 I fratelli Hyatt brevettano la prima macchina a ini<strong>ezio</strong>ne per materialiplastici1872 Bayer riporta la reazione <strong>tra</strong> fenolo e aldeide1872 Baumann riporta la polimerizzazione del cloruro di vinile1878 J.W. Hyatt fabbrica il primo stampo a ini<strong>ezio</strong>ne a più impronte1879 Viene brevettato da M. Gray il primo estrusore a vite1880 Kahlbaum polimerizza il metacrilato1884 Hölzer isola un prodotto di condensazione <strong>tra</strong> urea e formaldeide1884 Chardonnet produce la seta artificiale1894 C. Cross e E. Bevan producono industrialmente l’acetato di cellulosa1898 Einhorn descrive i policarbonati122


1899 Kipping inizia le sue ricerche sui composti organo-<strong>si</strong>liconici1899 Smith pubblica un brevetto sulle re<strong>si</strong>ne fenolformaldeide1899 Kritsche e Splitteler brevettano la re<strong>si</strong>na caseinica con il nome diGalalite1901 W. J. Smith scopre le re<strong>si</strong>ne alchidiche e gliceroftaliche per reazione diglicerolo e anidride ftalica1905 Miles prepara la cellulosa diacetato1909 L.H. Baekeland annuncia la scoperta delle re<strong>si</strong>ne fenoliche, brevettatecon il nome di Bakelite1910 Viene costituita la General Bakelite Co., <strong>tra</strong>sformata nel 1922 e incorporatasucces<strong>si</strong>vamente nella Union Carbide1910 Produzione in Germania dell’acetato di cellulosa1912 Primo brevetto per la polimerizzazione in emul<strong>si</strong>one applicato all’isoprene1912 Klatte <strong>si</strong>ntetizza il cloruro di vinile e acetato di vinile partendo dall’acetilene1912 Ostromislenski brevetta la polimerizzazione del cloruro di vinile1915 Nasce a Laeverkusen il primo elastomero <strong>si</strong>ntetico1918 John brevetta le re<strong>si</strong>ne urea-formaldeide1919 A. Eichengrün produce uno stampo per l’acetato di cellulosa1921 A. Eichengrün progetta la prima moderna macchina a ini<strong>ezio</strong>ne permaterie plastiche; la produzione industriale inizierà nel 1926 inGermania1922 H. Staudinger inizia a studiare la struttura delle macromolecole1924 Scoperta e preparazione dell’alcool polivinilico1927 Produzione commerciale dei poliacrilati1927 Primi brevetti e succes<strong>si</strong>va produzione industriale del PVC1928 Produzione commerciale delle polveri per stampaggio ureaformaldeide1928 Carothers inizia le sue ricerche sui super polimeri e polimerizzazioni1928 Copolimerizzazione di cloruro di vinile e vinilacetato1930 H.W. Carothers realizza la prima poliammide che entrerà in fase industrialenel 19391930 Sviluppo industriale dello stirene e del polistirene in Germania1930 Semon plasticizza il PVC1930 La 3M introduce il nastro ade<strong>si</strong>vo Scotch, inventato da Richard Drew1931 Inizia la produzione industriale del PVC in Germania1931 ICI inizia le ricerche sul polietilene1931 Carothers scopre il neoprene1931 Bauer e Hill separatamente iniziano a lavorare sui derivati dell’acido123


124metacrilico1931 Ernst Ruska inventa il microscopio elettronico1932 Introduzione della vite di preplastificazione nelle presse a ini<strong>ezio</strong>ne1932 Inizia la produzione del polimetilmetacrilato1933 Crawford progetta la <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> commerciale del metilmetacrilato1933 Introdotta la gomma butadiene-stirene1933 Re<strong>si</strong>ne poliestere insature1934 Inizia la produzione del polimetilmetacrilato1935 Carothers scopre le poliammidi1935 Re<strong>si</strong>na melanina-formaldeide1935 Troester produce il primo estrusore per polimeri termoplastici1935 Prima macchina per la soffiatura di corpi cavi di materia plastica1935 Henkel ottiene le re<strong>si</strong>ne melaminiche1936 Produzione dell’ABS1936 Scoperta del polietilene a bassa den<strong>si</strong>tà in Gran Bretagna1936 La Farben realizza la prima lente a contatto in plexiglasIntroduzione della piroscis<strong>si</strong>one catalitica del petrolio1938 Produzione a pieno ritmo del nylon1939 Produzione commerciale del polietilene1939 Depo<strong>si</strong>tato in Germania il brevetto sulle re<strong>si</strong>ne epos<strong>si</strong>diche1940 Produzione del PVC1940 Inizia la produzione dei poliuretani1941 Produzione industriale delle re<strong>si</strong>ne poliammidiche1941 Prime re<strong>si</strong>ne <strong>si</strong>liconiche1941 Re<strong>si</strong>ne poliestere sature e insature1941 Whinfield e Dickinson inventano il polietileneglicoletereftalato(Terylene)1942 Dow Corning produce industrialmente il <strong>si</strong>licone1943 Produzione in impianto pilota di PTFE1943 Brevetto Castan sulle epos<strong>si</strong>diche1946 Produzione industriale delle re<strong>si</strong>ne epos<strong>si</strong>diche1946 Introdotti gli elastomeri poliuretanici1947 La Goodyear introduce il pneumatico senza camera d’aria1950 Produzione industriale del polite<strong>tra</strong>fluoroetilene1953 Staudinger riceve il premio Nobel per il suo lavoro sulle macromolecole1953 Ziegler ottiene il polietilene utilizzando catalizzatori organo-metallici1953 James Watson e Francis Crick sviluppano il modello a doppia elica delDNA (acido desos<strong>si</strong>ribonucleico) che mos<strong>tra</strong> come una macromolecola


<strong>si</strong>a capace di <strong>tra</strong>smettere i caratteri er<strong>ed</strong>itariLa Pirelli e la Michelin introducono il pneumatico radiale1954 G. Natta ottiene il polipropilene isotattico, prodotto nel 1957 dallaMontecatini1954 Sinte<strong>si</strong> del cis-poliisoprene (gomma <strong>si</strong>ntetica)1956 Schnell pubblica i risultati sul policarbonato1956 Produzione in impianto del polietilene ad alta den<strong>si</strong>tà1957 Produzione industriale di polipropilene1959 Prodotti i policarbonati1959 Prodotta la poliformaldeide1962 Produzione delle poliammidi1964 Si ottiene il polifenilenos<strong>si</strong>do1965 Produzione dei polisolfoni1970 Poliestere termoplastico1970 Produzione delle fibre di kevlar1973 Polibutilene1978 Polietilene lineare a bassa den<strong>si</strong>tà1982 Polieteroimmidi1983 Polieteroeterochetoni1984 Poliammide 4,61985 Polimeri liquido cristallini1986 Sviluppo di blend a base di PC/ABS1986 Fibre di polietilene-UHMW ad elevate prestazioni1987 “Super engineering polymers”, a base di polisolfoni1990 Richard Smalley della Rice Univer<strong>si</strong>ty scopre il buckminsterfullerene,una molecola gigante di carbonio a forma di pallone da calcio.In particolare:- nel 1979 il volume di plastica prodotta negli Stati Uniti superò per la prima voltaquella dell’acciaio (figura 38);- nel periodo 1965-1970 il consumo e la produzione di fibre “Man Made” risultòessere maggiore di quella delle fibre naturali (figura 39 e 40);- intorno alla metà degli anni ’60 la produzione di gomma <strong>si</strong>ntetica superò quelladella gomma naturale (figura 41) [2, 46, 47].Nel 1986 J. L. Meikle in un suo scritto dal titolo “Plastic, Material of a thousand125


uses” scriveva:"So much of our contemporary environment is mold<strong>ed</strong>, woven, fabricat<strong>ed</strong>, or construct<strong>ed</strong>of plastics that normally we hardly notice their existence as a distinct class of materials.Few of us are aware that the “Plastic Age” arriv<strong>ed</strong> in 1979, when the annual volumeof plastics produc<strong>ed</strong> exce<strong>ed</strong> that of steel" [47].Fig. 37aFig. 37bFig. 37: a) Consumo mondiale di materie plastiche (m<strong>ed</strong>ia pesata del 1995) nei vari settori applicativi(in %) [Rif. 45-b].b) Settori di sbocco delle materie plastiche in Italia (1998) (in %) [Rif. 45-c].126


Fig. 38: Confronto <strong>tra</strong> la produzione (in USA) di diver<strong>si</strong> tipi di materiali relativamente al periodo1910-1980 (m 3 /anno) [Rif. 2].Fig. 39: Andamento del consumo (USA) di fibre <strong>si</strong>ntetiche e naturali, periodo 1940-1980 [Rif. 2,46, 47].127


Fig. 40: Produzione mondiale di fibre naturali e<strong>si</strong>ntetiche (Man Made) periodo 1910-1970 [Rif.2, 46, 47].Fig. 41: Confronto della produzione di gommanaturale e <strong>si</strong>ntetica, periodo 1900-1970 [Rif. 2,46, 47].Da un punto di vista storico è pos<strong>si</strong>bile in<strong>tra</strong>v<strong>ed</strong>ere nello sviluppo, industrializzazionee nell’utilizzo dei polimeri le seguenti fa<strong>si</strong> fondamentali [7].Fase prima (Trasformazione di polimeri naturali m<strong>ed</strong>iante proces<strong>si</strong> fi<strong>si</strong>ci)Polimeri naturali, oppure materiali naturali a base di polimeri fibro<strong>si</strong>, sono <strong>tra</strong>sformatie lavorati in prodotti finiti e quindi utilizzabili dall’uomo, at<strong>tra</strong>verso metodologiefi<strong>si</strong>che. E’ il caso delle fibre di polimeri naturali (seta, lana, lino, cotone,canapa ecc.) le quali, fin dagli albori della civiltà, venivano impiegate, dopo proces<strong>si</strong>quali la filatura e la tes<strong>si</strong>tura, per realizzare tessuti, tele, cordami ecc. (tavolaXXV) (48) e quello della guttaperca (un polimero naturale che <strong>si</strong> es<strong>tra</strong>e dal lattic<strong>ed</strong>i piante, appartenenti al genere Palaquium e Patena, che crescono in Male<strong>si</strong>a,Indone<strong>si</strong>a e Bra<strong>si</strong>le) che già nel 1850 veniva usata quale massa per un rudimentalestampaggio termoplastico per la fabbricazione di uten<strong>si</strong>li (manici di coltelli ecc.)[7]. Succes<strong>si</strong>vamente la guttaperca venne anche utilizzata, a seguito di più appropriateproc<strong>ed</strong>ure chimico-fi<strong>si</strong>che, nella fabbricazione di palle da biliardo in sostituzion<strong>ed</strong>ell’avorio.128


Fase seconda (Conver<strong>si</strong>one di polimeri naturali at<strong>tra</strong>verso metodologie chimichee fi<strong>si</strong>che)Polimeri e materiali polimerici, già e<strong>si</strong>stenti in natura, prima di essere lavorati equindi <strong>tra</strong>sformati in oggetti <strong>ed</strong> articoli per impieghi di vario genere, sono sottopostia proces<strong>si</strong> chimici di “conver<strong>si</strong>one” che ne modificano sostanzialmente le caratteristichemolecolari, fi<strong>si</strong>co-chimiche e meccaniche.In questa fase ricade il processo di vulcanizzazione della gomma naturale, conzolfo, messo a punto da Charles Goodyear nel 1839.La gomma naturale, come descritto nella serie di fotografie riportate nella tavolaXXVI, <strong>si</strong> ottiene, m<strong>ed</strong>iante opportune lavorazioni, dal lattice che <strong>si</strong> ricava incidendola corteccia dell’albero della gomma –Hevea Bra<strong>si</strong>lien<strong>si</strong>s– [7, 48, 49-a].La gomma naturale at<strong>tra</strong>verso il processo di vulcanizzazione può, al con<strong>tra</strong>rio diquella non <strong>tra</strong>ttata, essere lavorata e <strong>tra</strong>sformata in manufatti caratterizzati da unaelevata elasticità, da buone proprietà meccaniche <strong>ed</strong> elevata re<strong>si</strong>stenza al calore(figura 42) [49-b].Nel 1888 il veterinario John Boyd Dunlop brevettò a Belfast il primo pneumaticoper automobile fabbricato in gomma naturale vulcanizzata. La scoperta diGoodyear contribuì in maniera sostanziale allo sviluppo di questo importante settoreproduttivo e di <strong>tra</strong>sformazione che rappresenta ancora oggi una delle principaliapplicazioni della gomma naturale e degli elastomeri <strong>si</strong>ntetici (tavola XXVII) [9,50].In questa fase rien<strong>tra</strong>no anche la messa a punto di un processo per la <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> dellanitrocellulosa e la scoperta della “Parke<strong>si</strong>na”. Il metodo per l’ottenimento dellanitrocellulosa, un derivato solubile della cellulosa, fu messo a punto nel 1845 dalchimico t<strong>ed</strong>esco Christian Fri<strong>ed</strong>rich Schonbein (1799-1868).La “Parke<strong>si</strong>na” è una re<strong>si</strong>na il cui nome deriva dal suo scopritore, l’ ingleseAlexander Parkes (1813-1890) (figura 43) che nel 1865 depo<strong>si</strong>tò un brevetto nelquale riportava la proc<strong>ed</strong>ura per realizzare una plastica a partire da una soluzion<strong>ed</strong>i nitrocellulosa in “wood nafta”. Succes<strong>si</strong>vamente il processo di Parkes fu migliorato,prima da Daniel Spill (1832-1893), il quale utilizzò una soluzione di nitrocellulosain canfora e olio di castoro (commercializzata con il marchio di fabbricaXilonite) e quindi perf<strong>ezio</strong>nato nel 1868-69 dall’inventore americano John WestleyHyatt (1837-1920) (figura 44) che, utilizzando una soluzione di nitrocellulosa incanfora, fu capace di realizzare una massa da stampaggio alla quale dette il nom<strong>ed</strong>i “celluloide”. Questo materiale può essere con<strong>si</strong>derato come la prima plastica adavere un importante successo commerciale. La fotografia dello stabilimento, realizzatonel New Yersey, dove, nel 1870, avveniva la produzione della celluloide <strong>ed</strong>ove aveva s<strong>ed</strong>e la “Hyatt’s Celluloid Corporation Works” è riprodotta nella figura45 [51].L’autovettura (modello T), prodotta dalla casa automobilistica americana Fordnegli anni ‘20, è mos<strong>tra</strong>ta nella figura 46. E’ interessante notare come già all’epo-129


a 1 ) a 2 )a 3 )Fig. 42aFig. 42bb 1 ) b 2 )b 3 )Fig. 42: Il processo di vulcanizzazione conferisce alla gomma particolari caratteristiche elasticherendendola anche lavorabile.Confronto <strong>tra</strong> il comportamento reologico di:a) un polimero non vulcanizzato sottoposto a stiro unias<strong>si</strong>ale:a1) prima dello stiro; a2) durante lo stiro; a3) dopo lo stiro;b) gomma vulcanizzata sottoposta a stiro unias<strong>si</strong>ale:b1) prima dello stiro; b2) durante lo stiro; b3) dopo lo stiro [Rif. 49-b].130


Fig. 43: Alexander Parkes (1813-1890)inventore inglese della parke<strong>si</strong>na, una plasticaottenuta sciogliendo la nitrocellula innafta di legno [Rif. 26].Fig. 44: John Wesley Hyatt (1837-1920)l’inventore americano che sviluppò la celluloidea partire da una soluzione di nitrocellulosain canfora [Rif. 26].ca furono impiegati materiali polimerici nella fabbricazione di alcuni componenti.Infatti la nitrocellulosa venne utilizzata come agente di coating <strong>ed</strong> impermeabilizzant<strong>ed</strong>ella tela con cui era fabbricata la capote, mentre la celluloide e la gommanaturale furono usate rispettivamente nella fabbricazione delle lastre <strong>tra</strong>sparenti deifinestrini e degli pneumatici [51, 52].Lo sviluppo delle fibre artificiali, derivate dalla <strong>tra</strong>sformazione di cellulosa previamentemodificata chimicamente per renderla solubile, e quindi suscettibile diessere filata, che trovarono impiego nel settore tes<strong>si</strong>le, rappresenta un evento che èparte integrante di questo interessante capitolo della storia dell’industria dei polimeri.In questo ambito particolarmente rilevante furono le seguenti scoperte <strong>ed</strong> invenzioni:√ Nel 1884 Louis Marie Hilaire Bernigaud, Conte de Chardonnet (1839-1924)(figura 47), un chimico francese, sviluppò un metodo per la produzione delle primefibre artificiali a base cellulo<strong>si</strong>ca le quali furono denominate, per la loro rassomiglianzaalla seta, “Seta artificiale” (il processo prev<strong>ed</strong>eva la filatura e la deni<strong>tra</strong>zion<strong>ed</strong>ella nitrocellulosa m<strong>ed</strong>iante idroli<strong>si</strong> con acido nitrico) [7, 26].√ Nel 1890 il francese Louis Henry Despeis<strong>si</strong>s scoprì il processo “cupro-ammonium”per la produzione di fibre cellulo<strong>si</strong>che artificiali, succes<strong>si</strong>vamente perf<strong>ezio</strong>natoda Herman Pauly, Max Fremery e Johann Urban (la produzione industriale di131


Fig. 45: La fabbrica della “Hyatt’s Celluloid Corporation Works” dove nel 1870 veniva prodotta lacelluloide [Rif. 51].Fig. 46: Prime applicazione delle plastiche nel settore auto. Autovettura prodotta dalla Ford, anni‘20, modello “T”, dove la capote impermeabile è realizzata in tela impregnata con nitrocellulosa, ifinestrini sono fabbricati in celluloide e gli pneumatici in gomma naturale vulcanizzata [Rif. 51].132


Fig. 47: Louis Marie HilaireBernigaud, Conte de Chardonnet, chescoprì il metodo per la produzion<strong>ed</strong>elle prime fibre cellulo<strong>si</strong>che artificialia partire dalla nitrocellulosa[Rif. 26].queste fibre fu avviata nel 1894) [7].√ I chimici ingle<strong>si</strong> Charles Cross (1855-1935), Edward Bevan (1856-1921) eClayton Bearle nel 1892 misero a punto il processo “viscosa” per la produzion<strong>ed</strong>elle fibre cellulo<strong>si</strong>che denominate “Rayon”. La produzione industriale di questefibre iniziò nel 1905 in Inghilterra a Coventry e nel 1910 in USA in Pen<strong>si</strong>lvania[7].√ Charles Cross <strong>ed</strong> Edward Bevan nel 1894 brevettarono il processo per l’ottenimentodelle fibre di acetato di cellulosa le quali però furono commercializzatesolo a partire dal 1925 dalla Celanese [7, 26].Con lo sviluppo e la commercializzazione delle fibre cellulo<strong>si</strong>che iniziò un capitolodell’industria delle fibre di polimeri, denominate “man-made” o artificiali, lequali in molti settori applicativi sostituirono quelle naturali quali il cotone, la seta,la lana ecc..Il grande scienziato Herman F. Mark in suo articolo del 1976 dal titolo “PolymerChemistry: the past 100 years” in relazione alla scoperta delle fibre di origine cellulo<strong>si</strong>cacosì ebbe a scrivere:"However, after Ozanam in 1862 construct<strong>ed</strong> the first spinning jets and Joseph W. Swanin 1883 found a method to “deni<strong>tra</strong>te” the filaments and convert them into cellulosehydrate, the way was open for Count Hilaire de Chardonnet to obtain a patent in 1885and to bridge the gap from laboratory to the plant by <strong>si</strong>mplifying and coordinating the133


four essential steps: ni<strong>tra</strong>tion, dissolution, spinning and regeneration. His invention andenterprise initiat<strong>ed</strong> a new era in the textile bu<strong>si</strong>ness which now – only 90 years later –has grown into a multifacet<strong>ed</strong> industry whose output has a value of several billion dollarsper year. Chardonnet’s proc<strong>ed</strong>ure made it clear that to form fibres the cellulose (orsome other natural polymer) must first be made soluble, then the solution extrud<strong>ed</strong>, andfinally the cellulose (or the original polymer) regenerat<strong>ed</strong> in the form of a fine fiber.Soon after 1890, additional methods were found to solubilize cellulose by acetylation,xanthation, and cuproxyammoniation, to “spin” the resulting solution by coagulatingthem into the form of a filament, and to use the resulting fiber as it is or regenerate itinto cellulose. These artificial products start<strong>ed</strong> with an already existing natural polymer,generally cellulose, modifi<strong>ed</strong> it chemically and brought it into fiber form by coagulation,stretching and drying. The resulting “rayons” dominat<strong>ed</strong> the field of man-made fibresuntil the mid-1930’s" [52].Fase terza(l’uomo <strong>si</strong>ntetizza polimeri di nuova conc<strong>ezio</strong>ne non presenti innatura).Questa fase iniziò nel 1907 quando il chimico di origine belga Leo HendrixBaekeland (1863-1944), nel cercare un sostituto della gomma lacca, scoprì le re<strong>si</strong>-Fig. 48: Il chimico di origine belga Leo Hendrix Baekeland (1863-1944) scopritore delle re<strong>si</strong>nefenol-formaldeidiche (dette Bakelite). Nella foto Baekeland è con sua moglie Cèline e con i figli[Rif.26].134


ne fenoliche. La scoperta di questa re<strong>si</strong>na, che dal nome del suo scopritore fu denominata“Bakelite”, e la sua produzione e commercializzazione rappresentarono difatto la nascita dell’industria delle materie plastiche di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> (figure 48 e 49) [53,54].A propo<strong>si</strong>to di questa grande scoperta John Kimberly Mumford, nel 1924 in “TheStory of Bakelite” ebbe a scrivere:"Ovunque <strong>si</strong> senta rumore di ingranaggio, ovunque donne <strong>si</strong> pavoneggino nello sfolgoriodi <strong>luci</strong> elettriche, ovunque una nave salpi le acque o un aereo fluttui nell’azzurro, -ovunque la gente viva, nel senso della parola proprio del XX secolo-, là troverete laBakelite a svolgere il suo durevole servizio" [54].La prima pagina del brevetto depo<strong>si</strong>tato da Baekeland nel 1908, che riportava ladescrizione del processo a “calore e pres<strong>si</strong>one” per la <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> e la lavorazione dellere<strong>si</strong>ne fenol-formaldeide e la fotografia della fabbrica della Bakelite Gmbh adErkner, vicino Berlino (1935) sono riprodotte rispettivamente nelle figure 50 e 51[54].Il successo delle re<strong>si</strong>ne fenoliche spinse i ricercatori industriali <strong>ed</strong> accademici allaricerca di nuove sostanze (monomeri) da utilizzare per la realizzazione di un numerosempre maggiore di polimeri di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong>. Inoltre molti sforzi furono finalizzati allamessa a punto di proces<strong>si</strong> di lavorazione e di <strong>tra</strong>sformazione capaci di conferire aimanufatti finali una maggiore affidabilità e riproducibilità delle caratteristiche.In particolare la scoperta della Bakelite rappresentò l’inizio dello studio <strong>si</strong>stematicodel chimismo dei proces<strong>si</strong> di polimerizzazione che portò alla scoperta di nuovipolimeri, molti dei quali en<strong>tra</strong>rono nell’uso comune.Fig. 49: Il laboratorio privato messo su da Baekeland a Yankers, nei pres<strong>si</strong> di New York, dove furonocondotte le ricerche che portarono alla scoperta della Bakelite [Rif. 54].135


Fig. 50: Frontespizio del brevetto depo<strong>si</strong>tato da Baekeland relativo al processo a “calore e pres<strong>si</strong>one”per l’ottenimento delle re<strong>si</strong>ne fenolo-formaldeide [Rif. 54].Circa l’importanza applicativa delle reazioni di polimerizzazione Lord Tood,Pre<strong>si</strong>dente della Royal Society of London, scrisse:"I am inclin<strong>ed</strong> to think that the development of polymerisation is perhaps the biggestthing chemistry has done, where it has had the biggest impact on everyday life " [26].Come <strong>si</strong> ricava dalla tabella 25 alla bakelite fecero seguito le scoperte di moltialtri importanti polimeri di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong>.La pene<strong>tra</strong>zione sul mercato di prodotti e manufatti a base di polimeri anche seiniziata fin dalla scoperta delle prime plastiche di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> <strong>si</strong> è sostanzialmente sviluppatae affermata a partire dalla fine degli anni quaranta e cioè dopo la fine dellaseconda guerra mondiale.Le plastiche di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> furono inizialmente con<strong>si</strong>derate come “surrogati” di materialidi origine naturale. Un primo impulso al loro utilizzo, come tali, <strong>si</strong> verificò nelcorso della prima guerra mondiale. A partire dai primi anni trenta, le nuove materieplastiche, fatte dall’uomo (man made), rilevarono spesso e in molti settori proprietàapplicative migliori di quelli delle sostanze naturali.Ben presto i materiali a base di polimeri di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> non furono più con<strong>si</strong>derati solamenteprodotti imitativi e sostitutivi bensì nuovi materiali con proprietà “uniche epertanto insostituibili in determinate applicazioni”.Pertanto nel processo evolutivo relativo alle applicazioni delle plastiche è pos<strong>si</strong>bileindividuare due stadi sostanzialmente diver<strong>si</strong> anche se cronologicamente interconnes<strong>si</strong>.Il primo è quello in cui i polimeri vengono prodotti e utilizzati principalmente perimitare e sostituire prodotti naturali o di derivazione naturale quale ad esempiofibre, legno, metalli, vetro, gomma, ecc..Il secondo processo non imitativo e non sostitutivo, <strong>si</strong> caratterizza per il fatto che136


Fig. 51: Fotografia della fabbrica della Bakelite ad Erkner (Berlino) (1935) [Rif. 54].at<strong>tra</strong>verso <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> innovative <strong>si</strong> scoprono polimeri con caratteristiche uniche chenon sono riscon<strong>tra</strong>bili in altri materiali più <strong>tra</strong>dizionali. Questi <strong>si</strong>stemi polimericiaprirono la pos<strong>si</strong>bilità a tipologie di applicazioni in nuovi settori di utilizzo dove lacompetizione con materiali di natura diversa è praticamente nulla.Processo di imitazione e sostituzioneA titolo di esemplificazione del processo di imitazione e sostituzione <strong>si</strong> riportanoalcuni <strong>si</strong>gnificativi ca<strong>si</strong>.a) La celluloide sostituisce l’avorio, i gusci di tartaruga, il corno e la shellac.Nel 1868 la ditta Phelan e Colender, a causa dell’alto costo dell’avorio nella fabbricazion<strong>ed</strong>elle palle da biliardo, indisse una gara per la messa a punto di un materialesostitutivo. John Hyatt, in<strong>si</strong>eme con il fratello vinse la gara essendo riuscito afabbricare palle da biliardo in celluloide con caratteristiche paragonabili a quellefabbricate in avorio.Nelle tavole XXVIII e XXIX sono riportate le fotografie di oggetti realizzati incelluloide che, prec<strong>ed</strong>entemente alla scoperta di questa plastica, venivano realizzatiutilizzando materiali derivanti dalla lavorazione dell’avorio, oppure dai gusci ditartaruga, dalle corna e zoccoli di animali [55, 56, 57, 58].Dalle fotografie della tavola XXIX emerge chiaramente come nella fabbricazio-137


ne di pettini femminili, l’avorio e l’osso, intorno al 1870, vennero sostituiti dallaparke<strong>si</strong>na e dalla celluloide. E’ interessante notare come anche utilizzando questaplastica era pos<strong>si</strong>bile realizzare raffinati “de<strong>si</strong>gn”. Alcuni dei primi oggetti fabbricatiin parke<strong>si</strong>na sono divenuti di interesse museale e pertanto sono esposti nelmuseo della scienza di Londra <strong>ed</strong> in altri importanti musei di altre città e pae<strong>si</strong>.La <strong>tra</strong>n<strong>si</strong>zione da scatole ottenute per stampaggio della re<strong>si</strong>na naturale denominataShellac, comunemente nota in Italia come gommalacca, a scatole fabbricate inlegno ricoperto da una lamina, artisticamente lavorata, di celluloide è resa evidentenella figura 52 [51].b) La bakelite sostituisce il legno, il vetro, l’avorio ecc. - compete con lacelluloide.Le fotografie riportate nelle tavole XXX-a) e b) mos<strong>tra</strong>no esempi di applicazion<strong>ed</strong>ella bakelite (piatti, flaconi per profumo) in sostituzione di materiali quali laceramica e il vetro [54].Spesso la bakelite venne utilizzata nella fabbricazione di oggetti in sostituzion<strong>ed</strong>el legno, v<strong>ed</strong>a<strong>si</strong> tavole XXX-c), d) , f), dove sono riportati alcuni oggetti, quali untavolino, stampi per tessuti e un set da scrivania. A titolo di confronto un anticostampo in legno utilizzato in Inghilterra per decorare tessuti in seta è riprodottonella tavola XXX-e) [54, 58].Fig. 52: La <strong>tra</strong>n<strong>si</strong>zione derivante dall’introduzione sul mercato della celluloide. Artistiche scatoleportaoggetti fatti in schellac (a <strong>si</strong>nis<strong>tra</strong>) sono sostituite da scatole in legno ricoperte con una lamina,artisticamente lavorata, in celluloide (a des<strong>tra</strong>) [Rif. 51].138


Interessanti esempi di sostituzione del legno con la bakelite <strong>si</strong> verificarono nelcampo della radiofonia così come evidenziato nelle tavole XXXI a), b) e c). In particolarenella tavola XXXI-a) è riportato un radioricevitore prodotto dallaMagnadyne nel 1931 che ebbe una larga diffu<strong>si</strong>one negli anni trenta. Il modello utilizzavaun circuito a cinque valvole montato in un elegante mobile, del tipo a cupoletta,costruito con legni pregiati. Il radiofonografo, raffigurato nella tavola XXXIb)fu realizzato nel 1942 dalla Ducati era costruito in legno di pero di Sardegna; lodisegnò Marcello Ducati con l’aiuto dei maestri liutai di Cremona. Le fotografie diapparecchi radio, che utilizzavano eleganti contenitori realizzati in Bakelite, perconfronto, sono mos<strong>tra</strong>te nella tavola XXXI-c) [54].c) Le re<strong>si</strong>ne termoindurenti sostituiscono gli ade<strong>si</strong>vi naturaliLe re<strong>si</strong>ne termoindurenti sono caratterizzate dal fatto che la reazione di reticolazione,che è irrever<strong>si</strong>bile, avviene, dopo o durante lo stampaggio per effetto delcalore e di agenti catalizzanti, normalmente a temperature superiori a quelleambientali. Questi composti per le loro caratteristiche chimico-fi<strong>si</strong>che e reologiche,<strong>si</strong>n dalla loro prima apparizione sul mercato, furono impiegate nel settore degliade<strong>si</strong>vi in sostituzione di sostanze naturali che fin dall’antichità venivano utilizzat<strong>ed</strong>all’uomo per questo tipo di applicazioni.Alcune re<strong>si</strong>ne termoindurenti trovano applicazioni, in sostituzione di ade<strong>si</strong>vi abase di sostanze naturali, nella fabbricazione del legno compensato. Questo materiale“compo<strong>si</strong>to” è formato da più s<strong>tra</strong>ti di fogli di impiallacciatura sovrapposti (inmaniera tale che la dir<strong>ezio</strong>ne delle fibre di uno s<strong>tra</strong>to <strong>si</strong>a ruotata, rispetto a quelladegli s<strong>tra</strong>ti imm<strong>ed</strong>iatamente sopra e sotto, di un certo angolo), incollati con sostanzeade<strong>si</strong>ve e compres<strong>si</strong> in modo da dare dei pannelli capaci di re<strong>si</strong>stere molto benealle variazioni della temperatura e all’umidità.Su questo argomento W. Peng e B. Ri<strong>ed</strong>l nel loro articolo dal titolo“Thermosetting Re<strong>si</strong>ns”, pubblicato nel 1995 su J. Chem. Education, scrivevano:"Historically, the use of thermosets, as adhe<strong>si</strong>ves and molding compounds, pr<strong>ed</strong>ates thatof thermoplastics. Most adhe<strong>si</strong>ves us<strong>ed</strong> before World War II were bas<strong>ed</strong> on natural products.One of the earliest known examples are those found in the mural record of woodveneering in the Sculpture of Thebes, dat<strong>ed</strong> in the reign of Thothmes III, about 1500 BC,Veneering is also mention<strong>ed</strong> by Pliny the Elder in Rome about AD 30.The adhe<strong>si</strong>ves in these cases were pos<strong>si</strong>bly proteinaceous ex<strong>tra</strong>cts from animal re<strong>si</strong>duesor starches of vegetable origin. These are solubiliz<strong>ed</strong> in water by addition of alkali. Theadhe<strong>si</strong>ve is spread onto wood veneer that is layer<strong>ed</strong> and press<strong>ed</strong> by addition of a suitableweight. The water is absorb<strong>ed</strong> by the wood(application of moderate heat shortens thetime), and the protein molecules cross-link through interchain disulfide bonds and chainentanglements (for starch only chain entanglements occur).These processes chang<strong>ed</strong> little until the early 20th century, with the advent of modernthermosetting systems bas<strong>ed</strong> on synthetic chemicals. Most of the large-volume thermosettingsystems are phenol-formaldehydes, urea-formaldehydes, resorcinol- formaldehydes,melamine- formaldehydes, polyurethanes, polyesters,and epoxides. Some are solvent-bas<strong>ed</strong>,whereas others are entirely self-cross-linkable with no add<strong>ed</strong> solvent (e.g.,polyurethanes, polyesters and epoxides" [59].139


140d) Polimeri termoplastici di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> imitano e sostituiscono il legno <strong>ed</strong> il vetro.Nella figura 53 sono riportati interessanti esempi di sostituzione dellegno con polimeri termoplastici quali il polietilene e il polistirene.In particolare nella figura 53-a sono mos<strong>tra</strong>ti dei barilotti usati per contenere labirra, fabbricati in polietilene a bassa den<strong>si</strong>tà utilizzando la tecnologia dello stampaggiosoffiato [60-a]. Il frontale del cassettone, mos<strong>tra</strong>to in figura 53-b, è statorealizzato in polistirene m<strong>ed</strong>iante stampaggio ad ini<strong>ezio</strong>ne [55].Recentemente la Bayer e la sua consociata Deltapur hanno sviluppato nuove tecnologieche permettono di realizzare una vasta gamma di <strong>si</strong>stemi poliuretanici che,grazie alle loro caratteristiche, ai proces<strong>si</strong> di lavorazione e alle diverse formulazioni,trovano applicazioni nei più svariati settori (elettrodomestici, macchine di lavoro,applicazioni m<strong>ed</strong>iche ecc.).Di grande interesse sono risultati i prodotti, denominati “Baydur”, che di fattosono delle schiume poliuretaniche rigide.Un particolare tipo di queste schiume, commercializzato come “Baydur 40”, ècaratterizzato da una configurazione a “Sandwich” con un “core” avente una strutturacellulare a nido d’ape e con gli s<strong>tra</strong>ti esterni solidi e compatti, praticamenteprivi di celle. Questo materiale per la sua leggerezza, per le sue caratteristiche dire<strong>si</strong>stenza meccanica, per la sua particolare struttura compo<strong>si</strong>ta, per la sua versatilitàdi progettazione e per il suo processo di produzione basato su stampaggi moltoeconomici, trova applicazione, come sostituto del legno, nella costruzione di mobili(tavola XXXII) [60-b].Nel 1934 l’industria inglese ICI brevettò il processo che permetteva l’ottenimentodi lastre <strong>tra</strong>sparenti in polimetilmetacrilato (PMMA). La produzione di questelastre (nome commerciale “Perspex”) iniziò nello stesso anno presso lo stabilimentodi “Cassel works” (Billingham) (UK) (figura 54) dove qua<strong>si</strong> contemporaneamentevennero messe in produzione anche polveri acriliche da utilizzare comemasse da stampaggio (commercializzate con il nome di “Diakon”) [61].Le lastre di perspex per le loro caratteristiche sostituirono il vetro in molte applicazioni,alcune delle quali sono illus<strong>tra</strong>te nella figura 55. Analogamente m<strong>ed</strong>iantele normali tecnologie di <strong>tra</strong>sformazione utilizzate per i termoplastici fu pos<strong>si</strong>bilefabbricare oggetti in PMMA che, prima della scoperta di questo polimero, eranogeneralmente fatti in vetro (figura 56).Con la messa a punto della tecnica dello stampaggio soffiato e dello stampaggioad ini<strong>ezio</strong>ne fu pos<strong>si</strong>bile realizzare bottiglie e contenitori per alimenti in materialeplastico a partire da polimeri quali il polivinilcloruro, il polietilene, il polipropilenee il polietilene tereftalato. Questi contenitori per la loro leggerezza e per le lorocaratteristiche di facile lavorazione e di barriera ai gas e ai vapori trovarono ampiaapplicazione nel settore dell’imballaggio primario. Esempi di questo tipo di applicazionenel caso del polipropilene e del polivinilcloruro sono illus<strong>tra</strong>ti rispettivamentenella tavola XXXIII [62] e nella figura 57 [60-a].


Fig. 53aFig. 53bFig. 53: Primi esempi di sostituzione del legno con polimeri termoplastici:a) barilotti usati quali contenitori di birra fabbricati in polietilene a bassa den<strong>si</strong>tà m<strong>ed</strong>iante la tecnologiadello stampaggio soffiato (primi anni ‘60) [Rif. 60-a];b) cassettone con la parte frontale ottenuta m<strong>ed</strong>iante stampaggio ad ini<strong>ezio</strong>ne del polistirene[Rif. 55].141


Fig. 54: Lo stabilimento industriale dell’ICI di Cassel Works così come appariva nel 1930, dovenel 1934 iniziò la produzione di lamine in Perspex (polimetilmetacrilato) [Rif. 61].Fig. 55bFig. 55aFig. 55: Lastre in PMMA sostituiscono in molte applicazioniil vetro:a) Lucernari per il depo<strong>si</strong>to di locomotive di Bow Street(Inghilterra).b) Vetrine <strong>ed</strong> insegne nella Arcade Shopping Centre diCoventry (1963) Inghilterra [Rif. 61].142


Fig. 56: Oggetti decorativi fabbricati in PMMA <strong>tra</strong>sparente (~1940) a dimos<strong>tra</strong>zione di un processodi imitazione e sostituzione del vetro [Rif. 55].e) I polimeri sostituiscono i metalli <strong>ed</strong> altri materiali in vari settori applicativiauto, navale, pesca ecc..Un primo esempio di questo tipo di sostituzione è raffigurato in figura 58 dovesono riportate le fotografie di ruote dentate per ingranaggi fabbricati in materialepoliammidico (nylon). Queste ruote, a causa delle caratteristiche chimico-fi<strong>si</strong>ch<strong>ed</strong>el polimero, presentano i seguenti vantaggi rispetto a quelle in acciaio:- elevata re<strong>si</strong>stenza meccanica e all’urto;- lunga durata e <strong>si</strong>lenzio<strong>si</strong>tà;- autolubrificazione;- elevata re<strong>si</strong>stenza all’abra<strong>si</strong>one [63].Nel settore auto la competizione <strong>tra</strong> plastiche (termoplastiche, termoindurenti ecompo<strong>si</strong>ti) e metalli iniziò già prima della seconda guerra mondiale, come emerg<strong>ed</strong>agli esempi riportati nella figura 59 [55, 64].L’autore, in un suo articolo, ha così motivato la mas<strong>si</strong>ccia pene<strong>tra</strong>zione delle pla-143


Fig. 57: Le plastiche sostituiscono il vetro nell’imballaggio primario. Bottiglie in PVC per “softdrinks”realizzati m<strong>ed</strong>iante la tecnologia dello stampaggio soffiato (primi anni ‘60) [Rif. 60-a].Fig. 58: Le plastiche sostituiscono i metalli: ruote dentate per ingranaggi fabbricate in materialepoliammidico (primi anni ‘60) [Rif. 63].144


Fig. 59aFig. 59bFig. 59: L’utilizzo delle plastiche in sostituzione dei metalli nel settore auto iniziò già prima dellaseconda guerra mondiale:a) Henry Ford che colpisce con un’ascia il pannello del cofano portabagagli fabbricato in re<strong>si</strong>nafenolica (1940) [Rif. 55];b) viene mos<strong>tra</strong>ta una fotografia, scattata nel 1941, di Henry Ford I vicino ad un prototipo di autovetturala cui carrozzeria è fatta in plastica (una re<strong>si</strong>na fenolica) mentre i finestrini e copri fanalisono prodotti utilizzando dei polimeri acrilici.Questo prototipo rappresentò un primo esempio di sostituzione di metalli e vetri m<strong>ed</strong>iante plastiche<strong>si</strong>ntetiche nel settore auto [Rif. 64].145


stiche nel settore auto:"The reasons why plastics find increa<strong>si</strong>ng applications in automobile sector are, asexample of pene<strong>tra</strong>tion, hereafter list<strong>ed</strong>:- higher lightness; higher re<strong>si</strong>stance to corro<strong>si</strong>on;- higher pos<strong>si</strong>bility to realize items bas<strong>ed</strong> on any de<strong>si</strong>gn idea;- higher pos<strong>si</strong>bility to obtain items of complicat<strong>ed</strong> shape and integrat<strong>ed</strong> multiple functions;- higher ea<strong>si</strong>ness of assembly.In this sector the average amount of plastic us<strong>ed</strong> per car was in 1960 of 3-4 kg; today, itreach<strong>ed</strong> a value of about 110 kg (about 10% of a car weight)" [65-a].Il polipropilene, modificato opportunamente con gomme al fine di migliorarne lare<strong>si</strong>stenza all’impatto, ha trovato negli ultimi anni applicazione nella fabbricazion<strong>ed</strong>i paraurti (tavola XXXIV) [62].Nel settore navale, con lo sviluppo della metallurgia e dell’ingegneria, il legno,nella costruzione di scafi di grande dimen<strong>si</strong>one è stato soppiantato dal ferro. Nelcaso di barche di piccole e m<strong>ed</strong>ie dimen<strong>si</strong>oni a partire dagli anni ’40 <strong>si</strong> cominciaronoa costruire scafi in re<strong>si</strong>ne poliestere insature rinforzate con fibre di vetro.Nelle imbarcazioni a vela, oggigiorno utilizzate solo per diporto e per competizionisportive, un interessante processo sostitutivo <strong>si</strong> verificò allorquando le fibrenaturali (lino, canapa, coir, <strong>si</strong>sal ecc.), che da millenni venivano utilizzate nella fabbricazion<strong>ed</strong>i vele, sartiame e cordame, furono soppiantate dalle fibre <strong>si</strong>ntetichequali ad esempio il nylon, il polipropilene, il polietilene tereftalato <strong>ed</strong> altre. Lacompetizione <strong>ed</strong> i proces<strong>si</strong> imitativi e sostitutivi <strong>tra</strong> i vari materiali che hanno caratterizzato<strong>ed</strong> anche determinato l’evoluzione e lo sviluppo della marineria sono illus<strong>tra</strong>tiat<strong>tra</strong>verso la sequenza delle immagini riportate nelle tavole XXXV e XXXVI[60, 65-c].Nel settore della pesca <strong>si</strong> sono verificati importanti proces<strong>si</strong> sostitutivi. Per la realizzazion<strong>ed</strong>elle reti da pesca oramai <strong>si</strong> utilizzano esclu<strong>si</strong>vamente fibre <strong>si</strong>ntetiche,in particolare polipropileniche e poliammidiche, le quali hanno di gran lunga soppiantatofibre di origine naturali quali la canapa <strong>ed</strong> altre <strong>si</strong>milari.Anche i galleggianti per i quali venivano utilizzati legno o sughero sono statisostituiti dal polistirene schiumato (tavola XXXVII).At<strong>tra</strong>verso l’utilizzo di materiali polimerici di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> è stato pos<strong>si</strong>bile realizzare<strong>si</strong>stemi per la pesca caratterizzati da:- migliorate prestazioni;- maggiore durabilità;- aumentata re<strong>si</strong>stenza alla corro<strong>si</strong>one dell’ambiente marino;e quindi in definitiva da un migliore rapporto costo/prestazioni.f) Le fibre <strong>si</strong>ntetiche sostituiscono quelle naturali e competono con quelle artificiali.La scoperta delle fibre di nylon, di polietilenetereftalato, di polipropilene <strong>ed</strong> altreha provocato uno dei più mas<strong>si</strong>cci proces<strong>si</strong> di sostituzione di materiali della nos<strong>tra</strong>146


epoca: il rimpiazzo delle fibre naturali (cellulo<strong>si</strong>che e proteiche) con quelle prodott<strong>ed</strong>irettamente dall’uomo (fibre <strong>si</strong>ntetiche)."Today, synthetic make up more than 70% of the US consumption of fiber materials"[65-b].Il processo di sostituzione, <strong>tra</strong> fibre non cellulo<strong>si</strong>che (<strong>si</strong>ntetiche) e fibre cellulo<strong>si</strong>che,che <strong>si</strong> è regis<strong>tra</strong>to nel consumo di questi materiali in USA a partire dal 1940e fino al 1990, è evidenziato at<strong>tra</strong>verso i grafici della figura 60 [65-b].Fig. 60: Il processo sostitutivo <strong>tra</strong> fibre <strong>si</strong>ntetiche (non cellulo<strong>si</strong>c) e fibre cellulo<strong>si</strong>che (cellulo<strong>si</strong>cfibers), che <strong>si</strong> è verificato nel consumo di questi materiali in USA (periodo 1940-1990 - curva a <strong>si</strong>nis<strong>tra</strong>),misurato in percentuale di nuove tecnologie introdotte (New Technology (%)). La curva ades<strong>tra</strong> <strong>si</strong> riferisce allo stesso processo ma nel caso di tessuti non tessuti a base di fibre <strong>si</strong>ntetiche(nonwovens) [Rif. 65-b].L’era delle fibre <strong>si</strong>ntetiche iniziò nei primi anni ‘30, come già prec<strong>ed</strong>entementeriportato, quando W. H. Carothers realizzò in laboratorio, presso la Du Pont, laprima poliammide alifatica, il nylon 66. Nel 1938 il “Patent Office of U.S.” avevarilasciato tre brevetti firmati da Carothers, già depo<strong>si</strong>tati dalla Du Pont <strong>tra</strong> il 1935e il 1937, nei quali veniva descritto il processo di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> di questo nuovo polimero(una reazione di policondensazione <strong>tra</strong> una diammina alifatica e un acido diba<strong>si</strong>co)e la tecnologia at<strong>tra</strong>verso cui era pos<strong>si</strong>bile ottenere fibre con caratteristiche del tuttoinnovative rispetto a quelle naturali, in particolare la seta, e a quelle artificiali(Rayon).Il processo di lavorazione, scoperto da Julian Hill, il più vicino collaboratore diCarothers, prev<strong>ed</strong>eva uno stadio di filatura dal fuso a cui seguiva una fase di raffr<strong>ed</strong>damentodei filamenti che succes<strong>si</strong>vamente venivano stirati a fr<strong>ed</strong>do (cold147


drawing). Durante quest’ultima operazione le macromolecole <strong>si</strong> orientavano, prevalentemente,con il loro asse parallelamente a quello della fibra.Le fibre, così ottenute, erano caratterizzate da ottime proprietà meccaniche; <strong>tra</strong>l’altro esse mos<strong>tra</strong>vano eccellenti caratteristiche tes<strong>si</strong>li e tintoriali.Nella figura 61 è riportata una fotografia di Julian Hill che, at<strong>tra</strong>verso un sempliceesperimento da laboratorio, mos<strong>tra</strong>va come da una massa fusa di nylon 66 fossepos<strong>si</strong>bile, utilizzando una bacchetta di vetro, filare il polimero [51].Nel settore del tes<strong>si</strong>le le fibre di nylon 66 en<strong>tra</strong>rono in competizione con quell<strong>ed</strong>i seta, in particolare nella fabbricazione delle calze per donna le quali furonomesse in produzione per la prima volta il 15 maggio 1940.Durante la seconda guerra mondiale la produzione di nylon 66 fu orientata totalmentead impieghi militari. In tale contesto, fibre non stirate di questa poliammidefurono impiegate nella realizzazione di funi per arrestare gli aeroplani nella fase diappontaggio sulle portaerei. Inoltre, fibre di nylon sostituirono quelle di seta, moltopiù costose, nella fabbricazione dei paracadute [7, 66, 67].Alla fine della guerra la produzione di nylon 66 fu imm<strong>ed</strong>iatamente riorientataFig. 61: Con la <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> del nylon 66 nasce la prima fibra <strong>si</strong>ntetica. Nella foto, di grande interessestorico, Julian Hill, collaboratore di Carothers, mos<strong>tra</strong> come <strong>si</strong>a pos<strong>si</strong>bile filare il nylon, partendoda una massa fusa, ottenendo un materiale a morfologia fibrosa [Rif. 51].148


verso la realizzazione di articoli per uso civile. In particolare le fibre furono principalmenteutilizzate nel tes<strong>si</strong>le per la manifattura di calze per donna."Only eight days after Japan’s surrender, in August 1945, Dupont announc<strong>ed</strong> its reconver<strong>si</strong>onto production of yarn for nylon stockings. The first of the so-call<strong>ed</strong> nylon riots,as journalists referr<strong>ed</strong> to them, occurr<strong>ed</strong> late in September when small shipments ofstockings went on sale in a limit<strong>ed</strong> number of stores, all be<strong>si</strong>eg<strong>ed</strong> by mobs of people whohad learn<strong>ed</strong> of offering by word of mouth. The riots continu<strong>ed</strong> though the middle of1946, as long as the shortage remain<strong>ed</strong> severe, wherever and whenever nylons went onsale" [55].Le fotografie riportate nella figura 62 e nella tavola XXXVIII evidenziano, inmaniera molto eloquente, il processo di sostituzione che portò in molti impieghites<strong>si</strong>li, nell’abbigliamento e in particolare nella produzione di calze per donna lefibre di nylon a sostituire quelle naturali quali la seta [65-d].La commercializzazione delle fibre di nylon indusse le industrie del settore tes<strong>si</strong>lead introdurre drastiche innovazioni nei proces<strong>si</strong> di filatura e tes<strong>si</strong>tura. Inoltre laparziale sostituzione della seta ebbe un impatto di natura sociale <strong>ed</strong> economica.Basti ricordare il fatto che in pochi decenni intere aree agricole dell’EuropaOccidentale e dell’Italia subirono un drastico cambiamento di utilizzo poiché lacoltivazione del gelso (le cui foglie erano l’unico alimento dei bachi), in esse pra-a)Fig. 62: Il processo sostitutivo cheportò le fibre di nylon a sostituirequelle di seta nella produzione dicalze per donna.a) Un manifesto pubblicitario chereclamizzava le famose calze in setaprodotte dalla casa “Bemberg”(anni ‘30).b) La ditta “Fama” reclamizza lasua produzione di calze in seta (anni‘30).c) Dopo una coda di ore per acquistarecalze realizzate in fibrapoliammidica (nylon 66), messe invendita alla fine della seconda guerramondiale (nylon riots), una giovan<strong>ed</strong>onna non re<strong>si</strong>ste alla tentazion<strong>ed</strong>i indossarle (archivioDuPont) [Rif. 65-d].d) La Ditta italiana, SigismondoPiva, che pubblicizza contemporaneamentecalze in seta <strong>ed</strong> in nylon[Rif. 65-e].149


)c)150


d)ticata in maniera inten<strong>si</strong>va, non risultava essere remunerativa; infatti la domanda diseta era diventata minore dell’offerta. Questo fenomeno ebbe delle importantiripercus<strong>si</strong>oni contribuendo al processo di abbandono delle campagne da parte deibachicoltori e alla loro migrazione verso le periferie industrializzate delle grandicittà.Nel corso della seconda guerra mondiale due scienziati ingle<strong>si</strong> J.R. Whinfield eJ. T. Dickinson, misero a punto, presso i laboratori della Calico Printers Assoc.(U.K.), la <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> del polietilenetereftalato (PET) ad alto peso molecolare. Fibre diPET, con caratteristiche fortemente innovative (alta temperatura di fu<strong>si</strong>one, 264°C,<strong>ed</strong> elevata re<strong>si</strong>stenza all’idroli<strong>si</strong>) furono ottenute at<strong>tra</strong>verso un processo di “colddrawing”. Queste fibre denominate “terylene”, a causa delle vicis<strong>si</strong>tudini dellaguerra, furono prodotte su scala industriale in Inghilterra e quindi commercializzatesolo agli inizi del 1954.Nel 1945 presso la Du Pont fu sviluppato, in maniera del tutto indipendente, unprocesso che permetteva di preparare il PET a partire dal dimetiltereftalato e da etileneglicole. Succes<strong>si</strong>vamente la Du Pont comprò il brevetto USA depo<strong>si</strong>tato dallaCalico Printers circa le applicazioni del PET e nel 1953, presso gli stabilimenti diKinston, in North Carolina, iniziò la produzione di fibre di PET denominate“Dacron”.Le fibre di PET trovarono largo impiego nel settore del tes<strong>si</strong>le come tali ma anchein combinazione con altre fibre naturali (cotone e lana) e artificiali (rayon) al fin<strong>ed</strong>i realizzare filati ibridi caratterizzati da una maggiore re<strong>si</strong>stenza all’abra<strong>si</strong>one euna più elevata tenacità. At<strong>tra</strong>verso l’utilizzo di questi filati è oggi pos<strong>si</strong>bile fab-151


152Fig. 63: Nel 1953, iniziòla produzione industrial<strong>ed</strong>elle fibre di poliestere(polietilenetereftalato-PET). Il loro utilizzo neltes<strong>si</strong>le ebbe effetti rivoluzionari.Fu pos<strong>si</strong>bile produrrei primi tessuti dotatidi “memoria” (lava eindossa) <strong>ed</strong> i primi impermeabiliin Terital chesostituivano quelli fatticon fibre naturali e artificiali.In figura viene riportatala foto di una giovan<strong>ed</strong>onna che indossa unimpermeabile in poliestere[Rif. 65-d].


icare tessuti che possono sottostare, senza deteriorar<strong>si</strong>, a molti cicli di lavaggio estiratura (figura 63) [65-d].Nel 1950 in USA e nel 1954 in Germania la DuPont e la Bayer introdussero sulmercato le prime fibre acriliche, denominate “Orlon” e “Dralon”. In Italia questafibra fu prodotta a livello industriale a partire dal 1959 dalla società ACSA (stabilimentodi Porto Marghera), che sfruttava una licenza della Chemstand Corp. e fucommercializzata come “Leacril” [65-d].Le fibre acriliche fin dalla loro prima apparizione sul mercato vennero utilizzateper produrre filati ibridi dove esse venivano accoppiate con la lana, il cotone, ilmohair, al fine di realizzare tessuti innovativi caratterizzati da una maggiore lumino<strong>si</strong>tàe morbidezza (tavola XXXIX) [65-d].153


Processo non imitativo: nuovi <strong>si</strong>stemi polimerici con proprietà uniche, che non<strong>si</strong> riscon<strong>tra</strong>no in altri materiali, aprono nuovi settori di utilizzo.La disponibilità, a costi relativamente bas<strong>si</strong>, di una vasta gamma di monomeri, losviluppo di nuove metodologie di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong>, la scoperta di catalizzatori più efficientie specifici, in<strong>si</strong>eme alla messa a punto di nuove tecnologie di lavorazione e <strong>tra</strong>sformazionehanno permesso di sviluppare nuovi materiali polimerici con unacombinazione di caratteristiche che è raro riscon<strong>tra</strong>re in altri materiali di tipo <strong>tra</strong>dizionale(metalli, vetri, ceramiche, legno ecc.).Alcuni <strong>tra</strong> i più rilevanti esempi di questi <strong>si</strong>stemi polimerici “speciali” sono quidi seguito descritti.i) Le poliammidi aromatiche (fibre speciali e superfibre).Verso la metà degli anni ’60, Paul W. Morgan, Stephanie L. Kwolek e T. I. Bairnell’ambito di una ricerca, condotta presso i laboratori della Du Pont, scoprironoche sottoponendo a filatura una soluzione liquido-cristallina di alcune particolaripoliammidi aromatiche era pos<strong>si</strong>bile ottenere fibre caratterizzate da valori delmodulo e della tenacità notevolmente più elevati di quelli di altre fibre allora incommercio (figura 64) [68].Presso la Du Pont furono sviluppati due tipi di fibre arammidiche che differiva-Fig. 64: Curve sforzo-deformazion<strong>ed</strong>i fibre di varia origine. Il kevlar,fibra aramiddica, presenta valori delmodulo e della tenacità notevolmentesuperiori a quelli di altri tipi difibre che all’epoca della sua scopertaerano in commercio [rif. 68].154


no per la struttura molecolare delle unità ripetitive. La prima, denominata “Nomex”è caratterizzata da una struttura molecolare dove gli anelli aromatici sono sostituitiin po<strong>si</strong>zioni meta, mentre nella seconda, chiamata Kevlar, la sostituzione avvienein po<strong>si</strong>zione para (figura 65).Le fibre di kevlar, che vennero commercializzate dalla Du Pont all’inizio deglianni ‘70 (il marchio infatti fu depo<strong>si</strong>tato nel 1973), presentano proprietà unicherispetto alle fibre più <strong>tra</strong>dizionali e questo è legato alle loro caratteristiche molecolari,a quelle strutturali e morfologiche (elevatis<strong>si</strong>mo grado di allineamento dellemacromolecole) e al particolare processo di ottenimento basato sull’estru<strong>si</strong>one diuna soluzione nella quale sono presenti domini di macromolecole aggregate <strong>tra</strong>loro secondo un ordine di tipo liquido-cristallino. Le fibre di kevlar, caratterizzat<strong>ed</strong>a eccellenti proprietà meccaniche (figure 64), da una ottima re<strong>si</strong>stenza termica ebuone proprietà isolanti, sono usate nella fabbricazione di funi e cavi speciali e ditessuti per giubbotti protettivi. Esse sono utilizzate anche come agenti di rinforzoin compo<strong>si</strong>ti ad elevate prestazioni per applicazioni in settori quali l’auto, il navale,e l’aerospaziale.Nelle grandi regate internazionali molte barche utilizzano vele tessute in kevlar.Una interessante applicazione è quella illus<strong>tra</strong>ta nella tavola XL dove grandi strutturetubolari in kevlar sono impiegate quali barriere galleggianti.Il kevlar della Du Pont e stato definito “la più grande scoperta nel campo dellefibre <strong>si</strong>ntetiche dopo il nylon”. I principali artefici della scoperta e dello sviluppodi questo materiale sono mos<strong>tra</strong>ti nella fotografia riprodotta in figura 66 [69].Come <strong>si</strong> evince dall’esame delle tabelle 26 e 27 le fibre di Kevlar e di Nomex presentanouna combinazione di proprietà che le rende uniche nel loro genere e per-Fig. 65: La struttura molecolare del nomex e del kevlar è confrontata con quella del nylon 66.155


Fig. 66: Gli scopritori del kevlar e i principali artefici del suo sviluppo: Stefanie Kwolek, HerbertBlades, Paul Morgan, Joseph Rivers Jr. [Rif. 59].Tabella 26Le più <strong>si</strong>gnificative proprietà delle fibre di Kevlar• Elevata re<strong>si</strong>stenza alla <strong>tra</strong>zione• Elevato modulo (rigidità strutturale)• Alta re<strong>si</strong>stenza agli agenti chimici• Elevata tenacità• Alta re<strong>si</strong>stenza agli sforzi di taglio• Bassa elongazione a rottura• Bassa conducibilità elettrica• Bassa con<strong>tra</strong>ttilità termica• Eccellente stabilità dimen<strong>si</strong>onale• Re<strong>si</strong>stenza alla fiamma e auto-estinguenza156


Tabella 27Le caratteristiche salienti delle fibre di Nomex- Re<strong>si</strong>stenza al calore e alla fiamma- Elevata re<strong>si</strong>stenza alle radiazioni ul<strong>tra</strong>violette- Alta re<strong>si</strong>stenza agli agenti chimici- Bassa con<strong>tra</strong>ttilità termica- Formabilità- Basso allungamento a rottura- Bassa conducibilità elettrica- Eccellente stabilità dimen<strong>si</strong>onale- Eccellente re<strong>si</strong>stenza all'idroli<strong>si</strong>- Elevata re<strong>si</strong>stenza all'abra<strong>si</strong>one e al logorio.Fig. 67: struttura molecolare di unos<strong>tra</strong>to di molecole di Kevlar.tanto non sostituibili da fibre realizzate in materiali diver<strong>si</strong>. Nella figura 67 è schematicamenteillus<strong>tra</strong>ta la struttura molecolare di uno s<strong>tra</strong>to di molecole di Kevlar,che <strong>si</strong> caratterizza per l’elevato grado di allineamento delle macromolecole le qualisono tenute strettamente connesse le une alle altre da forti legami a idrogeno di tipointermolecolare.ii) Il polite<strong>tra</strong>fluoroetilene (PTFE) (teflon)Il polite<strong>tra</strong>fluoroetilene, polimero con caratteristiche termoplastiche, nome commerciale“teflon”, fu scoperto per caso nel 1938, nei laboratori della Du Pont, daR. J. Plunkett (figura 68).157


Fig. 68aFig. 68bFig. 68:a) Roy J. Plunkett (a des<strong>tra</strong>), che nel 1938 scoprì il polite<strong>tra</strong>fluoroetilene (teflon), nel laboratorioJackson della Du Pont, in<strong>si</strong>eme ai suoi collaboratori.b) Due pagine del suo diario contenenti appunti circa la ricerca sul teflon (1938) [Rif. 47 e 67].158


Questo ricercatore che lavorava nei laboratori della Kinetic Chemicals, nell’aprirela valvola di efflusso di una bombola, contenente del te<strong>tra</strong>fluoroetilene, daimpiegare come agente refrigerante, <strong>si</strong> accorse che da essa il gas stentava a fuoriuscire.Nell’isp<strong>ezio</strong>nare la bombola riscontrò al suo interno la presenza di unasostanza solida: aveva scoperto il polite<strong>tra</strong>fluoroetilene (PTFE) [8-d].Il primo impianto pilota di PTFE, allestito dalla Du Pont, entrò in funzione nel1941; nel 1942, per ragioni belliche fu avviata una produzione limitata al fine dipreparare membrane da utilizzare durante il processo di arricchimento dell’uranio235 e del plutonio 239 necessari per la fabbricazione della prima bomba atomica(progetto Manhattan).Queste membrane, in teflon, furono scelte per la separazione degli isotopi dell’uranioa causa della s<strong>tra</strong>ordinaria inerzia chimica del PTFE che all’epoca risultò l’unicomateriale capace di re<strong>si</strong>stere all’elevata capacità corro<strong>si</strong>va dei fluoruri di uranio,sostanze queste che per l’appunto venivano utilizzate per la produzione di uranioarricchito [70-a].La Du Pont, sulla base dell’esperienza acqui<strong>si</strong>ta, dopo la fine della guerra iniziòla produzione su scala industriale del PTFE che fu commercializzato come“Teflon”. Succes<strong>si</strong>vamente il polite<strong>tra</strong>fluoro-etilene fu prodotto dall’inglese ICI(Imperial Chemical Industries) con la denominazione di “Fluon”. In Italia il PTFEfu prodotto, per la prima volta, nel 1954 dalla società Montecatini e commercializzatosotto la denominazione di “Algoflon” [8-d].Il teflon, in massa, <strong>si</strong> caratterizza per le seguenti “outstanding” proprietà:- elevata temperatura di fu<strong>si</strong>one (325°C) e di decompo<strong>si</strong>zione (> 500 °C);- elevata inerzia chimica e re<strong>si</strong>stenza agli agenti corro<strong>si</strong>vi;- elevata re<strong>si</strong>stenza alla fiamma;- bas<strong>si</strong>s<strong>si</strong>ma conducibilità elettrica;- elevata stabilità termica;- alta impermeabilità al vapore d’acqua;- elevate caratteristiche lubrificanti.Per queste sue particolari caratteristiche il teflon viene, attualmente, utilizzatonella fabbricazione di:- cuscinetti e guarnizioni autolubrificanti;- guarnizioni per tubi capaci di re<strong>si</strong>stere ad elevate temperature <strong>ed</strong> all’azionecorro<strong>si</strong>va da parte di agenti chimici;- isolanti elettrici ad elevate prestazioni e con elevata re<strong>si</strong>stenza alla temperatura;- prote<strong>si</strong> per uso chirurgico;- vasellame che non richi<strong>ed</strong>e gras<strong>si</strong> per cucinare.Esempi di prime applicazioni del PTFE, risalenti alla seconda metà degli anni’50, sono illus<strong>tra</strong>ti at<strong>tra</strong>verso le fotoriproduzioni della figura 69 [8-d].Nel 1969 Bob Gore scoprì che era pos<strong>si</strong>bile, utilizzando un appropriato processo,realizzare delle membrane microporose di PTFE con caratteristiche estrema-159


mente innovative. La tecnologia prev<strong>ed</strong>eva:- la realizzazione di un film, altamente orientato, per estru<strong>si</strong>one del polimerofuso, utilizzando una velocità di "take up" maggiore di quella di estru<strong>si</strong>one;- lo stiro del film, al di sotto della temperatura di fu<strong>si</strong>one e in presenza di un solvente(spesso un idrocarburo aromatico) capace di rigonfiare le regioni amorfe.Le membrane microporose, così ottenute, presentano una distribuzione omogeneae una dimen<strong>si</strong>one uniforme dei micropori ("Interconnecting HomogeneousPorous Network").a)Fig.69: Prime applicazioni del polite<strong>tra</strong>fluoroetilene (seconda metà degli anni ‘50).a) guarnizioni stampate e rifinite alla macchina uten<strong>si</strong>le;b) valvola a membrana “saunders” con membrana in PTFE;c) guarnizioni “a busta” per flange con interno di gomma <strong>ed</strong> amianto [Rif. 8-d].160


)c)161


Le caratteristiche e gli utilizzi di queste membrane, dal nome del suo scopritorecommercializzate con il marchio di fabbrica "GoreTex", sono stati così descritti daAngelo Guarisco:"Il GoreTex è una membrana di PTFE assai sottile, nell’ordine del cente<strong>si</strong>mo di millimetro,dotata di una microporo<strong>si</strong>tà molto elevata: circa un miliardo e 400 milioni di poriper cm 2 . Tali pori hanno una dimen<strong>si</strong>one circa 20.000 volte inferiore a quella di una gocciad’acqua, tale da rendere impermeabile il materiale, ma sono però circa 700 volte piùgrandi della molecola di vapore acqueo; la membrana risulta quindi <strong>tra</strong>spirante nei confrontidel sudore umano, poiché al momento del suo formar<strong>si</strong> esso <strong>si</strong> presenta sottoforma di vapore. Per gli scopi pratici la membrana deve essere applicata su un supporto,poiché data l’estrema sottigliezza, non potrebbe sopportare di per sé le sollecitazionidi <strong>tra</strong>zione e abra<strong>si</strong>one cui sarebbe sottoposta nei vari u<strong>si</strong>.Le applicazioni industriali del GoreTex riguardano principalmente quattro aree: la fil<strong>tra</strong>zione,le guarnizioni di tenuta, il controllo della contaminazione, l’abbigliamento dalavoro;…." [70-b].Interessanti <strong>ed</strong> estremamente innovative risultano le applicazioni delle membran<strong>ed</strong>i GoreTex nella fabbricazione di indumenti da indossare in condizioni climaticheparticolarmente avverse (pioggia, vento, neve, temperature molto basse), e cioènel campo che viene definito “abbigliamento tecnico”."… l’abbigliamento tecnico in GoreTex consente di coniugare una regolare <strong>tra</strong>spirazionecorporea con la migliore prot<strong>ezio</strong>ne contro avverse condizioni meteorologiche.Abbiamo già visto in prec<strong>ed</strong>enza i motivi per cui la membrana risulta impermeabileall’acqua; inoltre neanche il vento riesce a pene<strong>tra</strong>rla poiché at<strong>tra</strong>versando una serie dinodi e fibrille, l’azione dell’aria viene prima scomposta in varie dir<strong>ezio</strong>ni e, s<strong>tra</strong>to dopos<strong>tra</strong>to, definitivamente annullata. In tal modo il microclima e<strong>si</strong>stente sulla superficie delcorpo umano viene mantenuto pressoché inalterato; ……L’uomo è infatti un essere omotermico, cioè in grado di mantenere pressoché costantela temperatura corporea <strong>tra</strong>mite quel delicato meccanismo termoregolatore comunement<strong>ed</strong>efinito come “sudorazione” o “<strong>tra</strong>spirazione”.Risulta pertanto evidente che il grado di re<strong>si</strong>stenza di un capo di abbigliamento al passaggiodel vapor d’acqua costituisce un parametro essenziale per la valutazione delcomfort del capo stesso.….Anche l’effetto della prot<strong>ezio</strong>ne dal vento è importante, al fine di imp<strong>ed</strong>ire un raffr<strong>ed</strong>damentoecces<strong>si</strong>vo del corpo. …. Allo scopo quindi di ovviare a tale inconveniente,da parte della W.L. Gore & Associati è stata sviluppata una linea appo<strong>si</strong>ta di tessuti, cuiè stato dato il marchio Windstopper….." [70-b].La complessa strutturazione di tessuti a base di GoreTex utilizzati nel settore dell’abbigliamentotecnico è riportata nelle tavole XLI, XLII, XLIII e XLIV [70-b].iii) Il policarbonato (PC)L’avventura del PC ebbe inizio nel lontano 1898 quando Einhorn riuscì a fare reagireil fosgene con di-idros<strong>si</strong>benzene sciolti in piridina. Agli inizi del secolo vente<strong>si</strong>moanche Bischoff e Von H<strong>ed</strong>enstroem avevano ottenuto per vie diverse dei carbonati“polimeri”. Nel 1928 Carothers cercò di utilizzare i policarbonati per produrrefilamenti. Le ricerche condotte sui policarbonati, fino ai primi anni ’50, por-162


tarono a proces<strong>si</strong> e prodotti che furono giudicati, all’epoca, non idonei per unosfruttamento industriale e di scarso rilievo applicativo, anche se, interessanti dalpunto di vista scientifico.I primi proces<strong>si</strong> di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> dei policarbonati di importanza industriale furono sviluppatipresso i laboratori della “Farbenfabrik Bayer” e della General Electric.Nel 1953, H. Schnell, che nel 1952 aveva iniziato nei laboratori della Bayer unaricerca <strong>si</strong>stematica finalizzata alla messa a punto di un processo sfruttabile industrialmenteper la <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> del policarbonato, scoprì un proc<strong>ed</strong>imento che partendoda bisfenolo-A e fosgene gli permise di ottenere un policarbonato che poteva esserelavorato come massa da stampaggio. Indipendentemente e contemporaneamente,presso i laboratori della General Electric, D. W. Fox metteva a punto una propriametodologia per la produzione di policarbonati. Nel 1954, solo nove giorniprima di D. W. Fox, H. Schnell depo<strong>si</strong>tò il suo brevetto.A seguito di accordi <strong>tra</strong> le due società nel 1957 la General Electric iniziò la produzion<strong>ed</strong>el PC in un impianto pilota; succes<strong>si</strong>vamente questo polimero fu commercializzatoin USA, a partire dal 1960, con il nome di Lexan.La Bayer a sua volta, dopo aver realizzato un impianto pilota nel 1958, immisesul mercato il suo PC (denominato Makrolon) nel 1959.Il policarbonato aromatico più importante dal punto di vista industriale e commercialeè un prodotto di condensazione <strong>tra</strong> il bisfenolo A, un carbonato (precursore)quale il fosgene o il difenil carbonato e un monofenolo che agisce da “chainterminator” (fenolo oppure il t-butil fenolo).La struttura chimica di questo polimero lineare, amorfo, è qui di seguito riportata:OCH3OROCOCOCORCH3(bisfenolo A-policarbonato – PC)Attualmente all’incirca il 70% di PC è prodotto dalla General Electric, dallaBayer e dalla Dow Chemical. In Italia una limitata quantità è prodottadall’Enichem. Per le sue particolari proprietà (re<strong>si</strong>stenza al calore e all’impatto e<strong>tra</strong>sparenza) il PC trova applicazioni in molti settori: ottica, costruzioni (vetri perfinestre), apparecchiature d’ufficio e telecomunicazioni.Nel settore m<strong>ed</strong>icale il PC viene impiegato per applicazioni dentarie, contenitoriper il sangue, <strong>si</strong>ringhe usa e getta, tubi per diali<strong>si</strong> e componenti per pacemaker [70-c].Il policarbonato trova largo utilizzo nella produzione di “blend” con altri polimeriquali l’ABS, il PET, il SAN, il PBT ecc.. At<strong>tra</strong>verso questa tecnologia è pos<strong>si</strong>bilerealizzare materiali con caratteristiche fortemente innovative, mirati a soddisfare163


ichieste di prestazioni da parte di settori di utilizzo altamente specifici <strong>ed</strong> ad elevatovalore aggiunto.Le caratteristiche e le ecc<strong>ezio</strong>nali proprietà del policarbonato così venivanodescritte su Encyplast:"Questo polimero poliestere aromatico termoplastico ad alto punto di fu<strong>si</strong>one, <strong>tra</strong>sparente,inodore e insapore, fi<strong>si</strong>ologicamente innocuo, facilmente colorabile presenta unin<strong>si</strong>eme di proprietà che difficilmente possono ritrovar<strong>si</strong> riassunte in una <strong>si</strong>ngola materiaplastica. Mantiene le caratteristiche fi<strong>si</strong>che <strong>tra</strong> –100 e +135°C, durezza pari alla re<strong>si</strong>naacetalica, re<strong>si</strong>stenza alla <strong>tra</strong>zione come la poliammide 66, bassa igroscopicità, piùbassa dell’ABS, re<strong>si</strong>stenza all’urto come le termoindurenti.Tenace e duttile di ottima re<strong>si</strong>stenza all’urto, e di ottima stabilità dimen<strong>si</strong>onale, difficilmenteinfiammabile, con bassa produzione di fumi……." [45-a].Un tipico esempio di applicazioni di lastre di PC dove sono sfruttate le caratteristich<strong>ed</strong>i <strong>tra</strong>sparenza e di re<strong>si</strong>stenza all’impatto è illus<strong>tra</strong>to nella figura 70 [51; 70-a].Un interessante impiego del policarbonato è mos<strong>tra</strong>to nella tavola XLV doveviene riportata la fotografia dell’astronauta che per primo mise pi<strong>ed</strong>e sulla luna; ilcasco indossato era fabbricato in policarbonato. La tuta invece utilizzava tessuti abase di fibre di teflon [71-a].Il policarbonato è impiegato anche in <strong>ed</strong>ilizia nella fabbricazione di tegole e deiFig. 70: Lastre di policarbonato,per la loro<strong>tra</strong>sparenza e re<strong>si</strong>stenzaall’urto, sostituiscono ilvetro nei globi di lampioniper illuminaziones<strong>tra</strong>dale [Rif. 51].164


elativi accessori nella sostituzione e ristrutturazione di tetti e tettoie che una voltavenivano realizzati con materiali contenenti amianto (tavola XLVI) [71-b].iv) Processo di ibridazione e <strong>si</strong>stemi a più componenti (leghe, miscele e compo<strong>si</strong>ti).Le “performance” richieste in molte applicazioni spesso non possono essere soddisfatt<strong>ed</strong>a un unico polimero, <strong>si</strong> ricorre pertanto, così come avvenne nel caso deimetalli, alla realizzazione di nuovi materiali derivanti da proces<strong>si</strong> di miscelazion<strong>ed</strong>i due o più polimeri, con l’obiettivo di sviluppare effetti <strong>si</strong>nergici in conseguenzadei quali la “lega” così ottenuta presenta alcune proprietà che sono superiori a quell<strong>ed</strong>ei <strong>si</strong>ngoli componenti. Le condizioni affinché questo <strong>si</strong> verifichi è che i componenti<strong>si</strong>ano compatibili allo stato solido oppure miscibili dal punto di vista termodinamico.La modificazione del polipropilene m<strong>ed</strong>iante aggiunta di gomme ha permesso direalizzare un nuovo materiale, una lega PP/gomma (etilene-propilene), caratterizzatoda una re<strong>si</strong>stenza all’impatto molto più elevata di quella e<strong>si</strong>bita dal polipropilenepuro [72].I fattori che determinano le caratteristiche finali e d’uso di un polimero termoplasticocristallizzabile, modificato con gomma, sono stati così evidenziati dall’autor<strong>ed</strong>el presente volume:"The properties of rubber modifi<strong>ed</strong> non-crystallizable thermoplastic polymers are usuallydescrib<strong>ed</strong> and theoretically pr<strong>ed</strong>ictable in terms of the mode and the state of disper<strong>si</strong>onof the soft component and of the adhe<strong>si</strong>on between the matrix and the dispers<strong>ed</strong> particles.When the thermoplastic polymer is crystallisable many other factors must betaken into account, as the addition of a second rubbery component may induce drasticchanges on some important properties of the matrix. Due to the reciprocal interactionsbetween the mayor and minor components in such blends the morphology, the structureand <strong>si</strong>ze of spherulites and lamellar crystals, the spherulite growth rate, the nucleationprocess, the melting and thermal behaviour and crystallinity often tend to be compo<strong>si</strong>tiondependent. Thus in order to understand the …. properties of…… such blends onemust have a knowl<strong>ed</strong>ge of the influence of the preparation and crystallization conditions,and the nature and molecular mass of the soft components on the matrix modifications,and on the mode and the state of disper<strong>si</strong>on of the minor component" [72].Un esempio di come la morfologia globale di un <strong>si</strong>stema polipropilene-gomma <strong>si</strong>modifichi in funzione della compo<strong>si</strong>zione è illus<strong>tra</strong>ta nella figura 71.Anche nel caso di re<strong>si</strong>ne termoindurenti, quali ad esempio le epos<strong>si</strong>diche, ènecessario proc<strong>ed</strong>ere ad una loro modificazione m<strong>ed</strong>iante un processo di “Reactiveblending” per migliorarne la “toughness”."The use of cross-link<strong>ed</strong> epoxies as structural materials is continually increa<strong>si</strong>ng. Thesematerials have several de<strong>si</strong>rable properties such as high modulus and good thermal andchemical re<strong>si</strong>stance. However, they exhibit poor fracture toughness ….. In recent years,the incorporation of elastomeric modifiers has been us<strong>ed</strong> successfully as a method toenhance the fracture thoughness of these materials …….. As an alternative approach totoughen a highly cross link<strong>ed</strong> epoxy re<strong>si</strong>n, we have us<strong>ed</strong> as modifiers an engineering165


ductile thermoplastic polymer, namely the bisphenol-A bas<strong>ed</strong> polycarbonate. A criticalstep towards the preparation of successful thermosetting blends is to start from a <strong>si</strong>ngle-phase,homogeneous reactant mixture prior to the curing process ……" [73].I grafici riportati in figura 72 mos<strong>tra</strong>no come at<strong>tra</strong>verso il processo messo apunto da E. Martuscelli et al. [73], è stato pos<strong>si</strong>bile realizzare un materiale caratterizzatoda una re<strong>si</strong>stenza all’urto che aumenta notevolmente al crescere del con-Fig. 71aFig. 71bFig. 71: Un caso di <strong>si</strong>stema ibrido: il Polipropilene isotattico modificato con gomme. Micrografieottiche che mos<strong>tra</strong>no come il modo e lo stato di disper<strong>si</strong>one del componente gommoso dipenda dallacompo<strong>si</strong>zione e dalla natura chimica della gomma. I domini di gomma sono inglobati negli sferulitidi PP durante la loro crescita.a) Sistema iPP /(gomma EPDM); b) <strong>si</strong>stema iPP/PiB (HM) (PiB = poliisobutilene; HM = alto pesomolecolare) [Rif. 72].166


Fig. 72aFig. 72: Processo di “Reactiveblending” per migliorare lare<strong>si</strong>stenza all’urto di re<strong>si</strong>neepos<strong>si</strong>diche.a) Il parametro Gc (“Criticals<strong>tra</strong>in energy release rate” chefornisce una misura della re<strong>si</strong>stenzaall’urto di un materiale)aumenta all’aumentare delcontenuto di policarbonato(PC);b) variazione del modulo elasticoin funzione del contenutodi policarbonato (PC).[Rif. 73].Fig. 72btenuto di policarbonato (figura 72-curva a) mentre il modulo di elasticità linearesubisce solo una leggera <strong>ed</strong> accettabile riduzione (figura 72-curva b).Grande rilevanza hanno assunto i <strong>si</strong>stemi compo<strong>si</strong>ti a matrice polimerica chefurono così definiti da Dominick V. Rosato:"A compo<strong>si</strong>te is a combin<strong>ed</strong> materials creat<strong>ed</strong> by the syntetic assembly of two or morecomponents – a select<strong>ed</strong> filler or reinforcing agent and a compatible matrix binder (i. e.a re<strong>si</strong>n) – in order to obtain specific characteristics and properties.The components of a compo<strong>si</strong>te do not dissolve or otherwise merge completely into eachother, but nevertheless do act in concert …..…. The properties of a compo<strong>si</strong>te cannot be achiev<strong>ed</strong> by any of the component actingalone" [74].Il primo compo<strong>si</strong>to, con una matrice di polimero <strong>si</strong>ntetico, fu realizzato daBaekeland il quale, intorno al 1907, m<strong>ed</strong>iante la tecnica dello stampaggio, fu capac<strong>ed</strong>i produrre elementi in re<strong>si</strong>na fenol-formaldeide rinforzati con fibre di amianto(figura 73).167


Fig. 73aFig. 73bFig. 73:Nasce l’industria dei compo<strong>si</strong>ti:a) i primi elementi, fabbricati in re<strong>si</strong>na fenoloformaldeiderinforzata con fibre di amianto,ottenuti per stampaggio da Baekeland intorno al1907;b) il reattore in ghisa utilizzato intorno al 1910da L. Baekeland per <strong>si</strong>ntetizzare le re<strong>si</strong>ne fenoloformaldeid<strong>ed</strong>a lui scoperte, era chiamato affettuosamentecon il nomignolo di “Old Faithful”.[Rif. 74].Lo sviluppo dei compo<strong>si</strong>ti <strong>si</strong> ebbe all’inizio degli anni ’40 allorquando furonomes<strong>si</strong> a punto i proces<strong>si</strong> che portarono all’ottenimento dei poliesteri insaturi (re<strong>si</strong>necon caratteristiche termoindurenti scoperte da Carleton Ellis nel 1930 e brevettatenel 1937) rinforzati con fibre di vetro. Nel 1944 fu realizzata “la prima fusolieradi aereo interamente in re<strong>si</strong>na poliestere rinforzata con fibra di vetro” [67]. Apartire dalla fine della seconda guerra mondiale, la scoperta di nuove matrici e fibreha portato ad una continua evoluzione dei compo<strong>si</strong>ti che trovano oramai applicazionein molti settori e questo non solo in sostituzione di materiali <strong>tra</strong>dizionali(metalli, ceramiche, legno e vetro) ma anche in impieghi in condizioni limiti <strong>ed</strong>estreme <strong>si</strong>a dal punto di vista delle condizioni termomeccaniche che chimiche ecorro<strong>si</strong>ve (compo<strong>si</strong>ti avanzati e speciali e per alte prestazioni) (figura 74) [75].Negli ultimi anni notevoli investimenti in ricerca di base e applicata sono statiimpegnati nella messa a punto di proces<strong>si</strong> finalizzati all’ottenimento e allo sviluppodi compo<strong>si</strong>ti a matrice polimerica rinforzati con nanoparticelle ceramiche.Questi nuovi materiali, denominati “nano-compo<strong>si</strong>ti”, caratterizzati da una matricepolimerica contenente una fase dispersa con dimen<strong>si</strong>oni nanometriche (intornoad un decimo di un micron), possono presentare caratteristiche estremamente innovativee pertanto trovare impieghi finora imprev<strong>ed</strong>ibili.Alcuni di questi <strong>si</strong>stemi, <strong>tra</strong> i più <strong>si</strong>gnificativi, sono elencati nella tabella 28, dove168


Tabella 28Nanocompo<strong>si</strong>ti mes<strong>si</strong> a punto recentemente da vari ricercatori utilizzando tecnologi<strong>ed</strong>iverse: a) via sol-gel technique; b) via in <strong>si</strong>tu intercalative polymerisation;c) via in <strong>si</strong>tu polymerisation [Rif. 76].Sistemia)Polycaprolactone/SilicaPolyimide/SilicaPolymethyl methacrylate/SilicaPolyethyl acrylate/ SilicaU<strong>si</strong>Bone-bio-erodible polymer compo<strong>si</strong>tes for skeletaltissue repairMicro-electronicsDental application, optical devicesCataly<strong>si</strong>s support, stationary phase forchromatographyPoly(p-phenylene vinylene)/Silica Non-linear optical material for optical waveguidesPoly(amide-imide)/TiO 2Materials for microelectronics with r<strong>ed</strong>yc<strong>ed</strong> ther-mal expan<strong>si</strong>on coefficient and moisture absorpionPolycarbonate/Silicab)Epoxy/Organo modifi<strong>ed</strong>montmorillonitePolystirene/Organo modifi<strong>ed</strong>montmorilloniteCompo<strong>si</strong>te membranes: gas-separation applicationsAbra<strong>si</strong>on re<strong>si</strong>stant coatingImprov<strong>ed</strong> propertiesCopolymer butadiene/acrylo- Rubber with enhanc<strong>ed</strong> barrier properties (H 2 ,nitrile/Organo modifi<strong>ed</strong> H 2 O)montmorilloniteStarch/Organo modifi<strong>ed</strong>montmorilloniteNylon/Organo modifi<strong>ed</strong>montmorillonitec)Nylon 6/Silica and CaCO 3Polyimide/AINPolystirene-Polyvinylbenzene/Fe 2 O 3PMMA/CaCO 3Enhanc<strong>ed</strong> barrier propertiesImprovement of structural, mechanical, thermaland barrier characteristics without <strong>si</strong>gnificant los<strong>si</strong>n clarity or strenghtImprovement of structural, mechanical, thermaland barrier charactestics without <strong>si</strong>gnificant loss inclarity or strenghtMaterials for microelectronics with r<strong>ed</strong>uc<strong>ed</strong> thermalexspan<strong>si</strong>on coefficient and moisture absortionOptical <strong>tra</strong>sparent and superparamagnetic(color imaging and printing)Biocompatible materials and optical devices169


Fig. 74: Superfici di frattura di compo<strong>si</strong>ti caratterizzati da una matrice in poliestere insaturo rinforzatacon fibre di vetro. L’ade<strong>si</strong>one fibra matrice rappresenta l’elemento determinante per le caratteristicheapplicative del compo<strong>si</strong>to [Rif. 75].ogni nanocompo<strong>si</strong>to viene identificato dalla natura chimica del polimero che agisc<strong>ed</strong>a matrice e dalla tipologia delle nanoparticelle inorganiche che danno luogoalla formazione di microfa<strong>si</strong> disperse. Nell’ultima colonna a des<strong>tra</strong> sono riportati iprincipali campi applicativi [76].In una loro recente pubblicazione, M. Avella, M. E. Errico, S. Martelli <strong>ed</strong> E.Martuscelli, a propo<strong>si</strong>to dell’importanza di questi nuovi materiali hanno scritto:"In the last ten years new methodologies to achieve materials containing organic andinorganic <strong>si</strong>ngle phases have seen develop<strong>ed</strong> giving rise to those materials call<strong>ed</strong> hybrid,ceramer or nanocompo<strong>si</strong>tes................................................................................................The preparation methodologies of nanocompo<strong>si</strong>tes allow to achieve two interconnect<strong>ed</strong>phases ranging between 5 to 100nm. This morphology confers to the materials characteristicscompletely different from those of polymeric system where the inorganic componentis add<strong>ed</strong> to the polymer as fiber or filler having micrometric dimen<strong>si</strong>ons.Improv<strong>ed</strong> and unexpect<strong>ed</strong> properties such as superconductor, magnetism, nonlinearoptics, thermal stability etc can be achiev<strong>ed</strong>, owing to the enormous interfacial adhe<strong>si</strong>onregion characteristic of nanoparticles.Several methods are presently us<strong>ed</strong> to produce nanocompo<strong>si</strong>tes such as sol-gel, in <strong>si</strong>tuintercalative polymerization and in <strong>si</strong>tu polymerization.Particular attention is given to this latter preparation method because it permits to havenanocompo<strong>si</strong>tes with tailor<strong>ed</strong> phy<strong>si</strong>cal properties avoiding the nanoparticles clustering170


and at the same time, improving the interfacial adhe<strong>si</strong>on between inorganic and organicphases" [76].Nanocompo<strong>si</strong>ti a matrice polimerica, contenenti come fase dispersa <strong>si</strong>licati conuna struttura a s<strong>tra</strong>ti (noti come fillo<strong>si</strong>licati: mica, talco, montmorrilonite, vermiculite,hectorite, saponite ecc.) appaiono di grande interesse <strong>si</strong>a dal punto di vistascientifico che applicativo. A seconda dei proces<strong>si</strong> usati è pos<strong>si</strong>bile preparare“Polymer Layer<strong>ed</strong> Silicate” nanocompo<strong>si</strong>ti di tipo “intercalato” (figura 75-c) oppure“delaminato” (figura 75-b) [77]. I metodi utilizzati nella preparazione di questi<strong>si</strong>stemi sono:- polimerizzazione in-<strong>si</strong>tu- intercalazione del polimero da soluzione- intercalazione diretta da polimero fuso- tecnologia sol/gel.Gli schemi dei primi tre proces<strong>si</strong>, sopra elencati, sono illus<strong>tra</strong>ti nella figura 76[77].a)b) c)Fig. 75: Rappresentazione schematica della struttura di <strong>si</strong>stemi compo<strong>si</strong>ti ottenuti utilizzando unamatrice polimerica e un <strong>si</strong>licato a s<strong>tra</strong>ti (fillo<strong>si</strong>licato):a) microcompo<strong>si</strong>to;b) nanocompo<strong>si</strong>to di tipo “delaminato”;c) nanocompo<strong>si</strong>to di tipo “intercalato” [Rif. 77].171


Fig. 76aFig. 76bFig. 76: Rappresentazione schematica dei proces<strong>si</strong> che portano all’ottenimentodi nanocompo<strong>si</strong>ti rinforzati con “layer<strong>ed</strong> <strong>si</strong>licate”:a) polimerizzazione in <strong>si</strong>tu;b) intercalazione da soluzione;c) intercalazione diretta da polimero fuso [Rif. 77].172


Fig. 76cRecentemente la Alli<strong>ed</strong> Signal ha sviluppato delle tecniche innovative di “compoundizzazione”,finalizzate alla produzione di nanocompo<strong>si</strong>ti a base di nylon 6come matrice e di nano-scaglie ottenute per sfaldatura di caolini a struttura s<strong>tra</strong>tiforme.I dettagli del processo di ottenimento di questi materiali ibridi sono staticosì descritti nel riferimento [78]:"Il … processo con<strong>si</strong>ste nel mescolare intimamente i … caolini con PA6 fusa in estrusoria due viti co-rotanti. L’alta visco<strong>si</strong>tà della PA6 genera forti sollecitazioni di taglioche provocavano la progres<strong>si</strong>va delaminazione e sfaldatura degli aggregati delle scagli<strong>ed</strong>i <strong>si</strong>lice".Come evidenziato nelle figure 77 e 78 i nanocompo<strong>si</strong>ti, realizzati secondo il processosopra descritto, sono caratterizzati da valori del modulo a fles<strong>si</strong>one e dellatemperatura di distor<strong>si</strong>one al calore sen<strong>si</strong>bilmente migliori di quelli relativi a nylonfortemente rinforzati con le usuali cariche minerali.In particolare è pos<strong>si</strong>bile notare che piccole concen<strong>tra</strong>zioni di nano-particelle provocanoincrementi nei valori del modulo e della temperatura di distor<strong>si</strong>one chesono equivalenti a quelli di un compo<strong>si</strong>to <strong>tra</strong>dizionale con una percentuale di caricaestremamente più elevata (v<strong>ed</strong>a<strong>si</strong> confronto <strong>tra</strong> le curve riportate nelle figure 77e 78).173


Fig. 77: Effetti dei nano-caolini sul modulo a fles<strong>si</strong>one [Rif. 78].Fig. 78: Effetti dei nano-caolini sulla temperatura di distor<strong>si</strong>one al calore [Rif. 78].174


I compo<strong>si</strong>ti nano-particellari possono presentare interessanti proprietà applicative<strong>si</strong>a come prodotti tecnici in massa che nell’imballaggio; in quest’ultima applicazione,sembra che abbiano la capacità di esplicare, in alcuni ca<strong>si</strong>, migliori proprietàbarriera.175


Il processo di intercompetizione <strong>tra</strong> polimeri in settori omogeneiNuove e più sofisticate proc<strong>ed</strong>ure di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong> e di modificazione chimica, in<strong>si</strong>emealla pos<strong>si</strong>bilità di mettere a punto nuove formulazioni e tecnologie di <strong>tra</strong>sformazionee lavorazione permettono al giorno d’oggi di realizzare materiali polimericiinnovativi con caratteristiche e proprietà mirate sempre di più alle e<strong>si</strong>genze delladomanda espressa dagli utilizzatori. Molto spesso, at<strong>tra</strong>verso proc<strong>ed</strong>ure di “blending”,di formulazione chimica, di additivazione e di rinforzo è pos<strong>si</strong>bile modificaresostanzialmente le “performance” di un polimero già noto ampliandone lagamma delle prestazioni e differenziandone fortemente le pos<strong>si</strong>bilità di impiego.In molti settori produttivi <strong>si</strong> hanno a dispo<strong>si</strong>zione per uno stesso tipo di utilizzo,materiali polimerici diver<strong>si</strong>. Questo ha portato ad un processo di intercompetizionee di sostituzione all’interno degli stes<strong>si</strong> comparti delle plastiche, degli elastomeri,delle gomme e delle fibre.Questo processo <strong>si</strong> è rilevato particolarmente interessante in settori <strong>tra</strong>inanti qualiquelli dell’imballaggio, delle auto, degli elettrodomestici e dei dischi per la riproduzion<strong>ed</strong>ella voce e dei suoni.a) L’intercompetizione <strong>tra</strong> polimeri nel settore dell’imballaggio.L’industria dell’imballaggio per la sua rilevanza tecnologica, sociale <strong>ed</strong> economicarappresenta per tutti i pae<strong>si</strong> industrializzati, uno dei più attivi <strong>ed</strong> importantisettori del tessuto produttivo.La filiera dell’imballaggio industriale in<strong>si</strong>eme alla <strong>si</strong>tuazione di competitività <strong>tra</strong>materiali di partenza diver<strong>si</strong> è illus<strong>tra</strong>ta at<strong>tra</strong>verso i grafici riportati nelle figure 79e 80 [79 a, b].A seconda della funzione l’imballaggio può essere ricondotto a tre distinti comparti:– primario, imballaggio con funzione di conf<strong>ezio</strong>ni destinati alla vendita;– secondario, imballaggio di presentazione “cluster” (espo<strong>si</strong>tori, contenitori perconf<strong>ezio</strong>ni multiple).– terziario, imballaggi per il <strong>tra</strong>sporto.Nel recente volume pubblicato dalla F<strong>ed</strong>erchimica, dal titolo “MaterialiPolimerici”, l’imballaggio primario è così definito:"L’imballaggio è un <strong>si</strong>stema il cui obiettivo primario è proteggere il contenuto contro unambiente ostile <strong>ed</strong> è sempre ancillare alla funzione del prodotto in esso contenuto" [80].Il settore dell’imballaggio industriale <strong>si</strong> articola, a seconda della natura del material<strong>ed</strong>i partenza utilizzato, in nove comparti: acciaio, alluminio, carta, cartoneondulato, cartoncino teso, legno, plastica, poliaccoppiato e vetro.Nei pae<strong>si</strong> industrializzati <strong>si</strong> verifica che:"circa il 7% del consumo di acciaio, il 15% di alluminio, il 70% del vetro non piano, dal25 al 40% di tutte le plastiche, qua<strong>si</strong> la metà della carta e l’85% o più del cartone sonoutilizzati nell’imballaggio" [80].176


Queste cifre dimos<strong>tra</strong>no la rilevanza che il settore ha acqui<strong>si</strong>to nelle nazioni adalto grado di sviluppo.Fig. 79: Il <strong>si</strong>stema competitivo della filiera dell’imballaggio industriale [Rif. 79-a].Fig. 80: Distribuzione dei materiali per imballaggio sul totale del packaging (in peso) in Europaoccidentale (anno 1997) [Rif. 79-b].177


Fig. 81: Il mercato dell’imballaggio fles<strong>si</strong>bile in Europa occidentale [Rif.81].Circa il 38% di plastiche viene utilizzato nell’imballaggio (su scala mondialequesto corrisponde, relativamente all’anno 1995, a circa 9 milioni di tonnellate)(figura 37).Le plastiche, negli anni, hanno sostituito in molte applicazioni dell’imballaggio(primario, secondario e terziario) altri materiali più <strong>tra</strong>dizionali (vetro, carta, metalli,ecc.). Attualmente circa il 20% in peso sul totale dei materiali utilizzati è in plastica(80, 81). Particolarmente rilevante la quota di mercato delle plastiche nelcomparto dell’imballaggio fles<strong>si</strong>bile che, in Europa Occidentale, raggiunge valoriche <strong>si</strong> aggirano intorno al 74% (figura 81) [82].La competizione <strong>tra</strong> plastiche e materiali concorrenti <strong>tra</strong>dizionali e <strong>tra</strong> plastiche eplastiche viene evidenziata, per le varie tipologie di impiego, nelle tabelle 29 e 30[80].Le principali plastiche usate nell’imballaggio sono il polietilene (LDPE, LLDPETabella 29Principali segmenti e materiali polimerici per l’imballaggioSegmenti principaliFilmBottiglieBicchieri, vaschette, blisterSacchetti, busteMateriali leaderLDPE, LLDPE, PVCPET, PVC, HDPEPS, PP, PVCLDPE, LLDPETabella 29: L’intercompetizione <strong>tra</strong> polimeri e materiali <strong>tra</strong>dizionali nel settore dell’imballaggio.Principali segmenti e materiali polimerici per l’imballaggio [Rif. 80].178


Tabella 30Competizione <strong>tra</strong> diver<strong>si</strong> materiali nel settore dell’imballaggioMateriali Materiali MaterialiLeaders Concorrenti Concorrenti(Plastici) (Plastici) (Tradizionali)Bottiglie Latte HDPE PC ACCOPPIATI*Gassate PET* - VETRO/METALLONon Gassate PET PVC VETRO/METALLOOlio PET PVC VETRO/METALLOVino - PET VETRO*Detergenti LDPE* PET, PVCFusti HDPE - METALLO*Espan<strong>si</strong> PS PP CARTONEONDULATO*Bicchieri PS PP, PVC, PET CARTA*VaschetteAlveoli Blister PS/PVC PP, PET CARTAFilm LDPE/LLDPE PVC, PARe<strong>tra</strong>ibiliEsten<strong>si</strong>biliAvvolgimento/ LDPE/LLDPE PP, PA, PET, PVC CARTAAccoppiamentoSacchi LDPE/LLDPE HDPE CARTASacchettiRafia PP HDPECassette HDPE PP METALLO/LEGNO* Materiale leader assolutoTabella 30: L’intercompetizione <strong>tra</strong> polimeri e materiali <strong>tra</strong>dizionali nel settore dell’imballaggio.Competizione <strong>tra</strong> i materiali nei vari comparti del <strong>si</strong>stema imballaggio [Rif. 80].179


Fig. 82: Le principali famiglie di plastiche utilizzate, in Europa occidentale, nel settore dell’imballaggio(ktonn/anno). Il tasso m<strong>ed</strong>io di crescita è pari al 3,5% [Rif. 80].e HDPE), il polistirene, il polivinilcloruro, il polipropilene <strong>ed</strong> il polietilenetereftalato.La quantità utilizzata di questi polimeri espressa in ktonn/anno, e il relativotasso m<strong>ed</strong>io di crescita (1988-1995) sono indicati nella figura 82.Dall’anali<strong>si</strong> disaggregata del settore imballaggio <strong>si</strong> ricava che alcune plastichehanno già sostituito in molte applicazioni altri tipi di plastiche. E’ questo il caso delPET che nelle bottiglie per acqua ha già sostituito una sen<strong>si</strong>bile quota di mercatoche <strong>tra</strong>dizionalmente era del PVC. Nel comparto dei bicchieri e delle vaschette ilPS è stato in parte sostituito dal PET e dal PP. Il PVC è stato oramai totalmente soppiantatodal PP nell’imballaggio di prodotti della ortofrutticoltura .Il PET, che in<strong>si</strong>eme al polipropilene, rappresenta il materiale di più recente utilizzonel settore dell’imballaggio, mos<strong>tra</strong> il più elevato tasso di crescita (11,5%)relativamente al periodo 1988-1995 (figura 82) a dimos<strong>tra</strong>zione del fatto che questomateriale trova sempre nuovi utilizzi nel settore come viene evidenziato in figura83 dalla quale emerge una previ<strong>si</strong>one di consumo per questa plastica che dovrebbepassare dai 1,1 milioni di tonnellate del 1997 ai 2,8 milioni di tonnellate nel2007 [82-a].La crescita di utilizzo del PET, specialmente per la produzione di bottiglie peracqua minerale e bevande analcoliche è legata anche allo sviluppo di proces<strong>si</strong> diriciclo economicamente interessanti.Su questa importante problematica recentemente Nicoletta Boniardi ha scritto:"……la quantità crescente di contenitori raccolti (+25% annuo in Europa) sembra dimos<strong>tra</strong>reche, in un futuro non lontano, le bottiglie usate supereranno la richiesta di PETriciclato. Una soluzione a questo problema potrebbe essere rappresentata dalla pos<strong>si</strong>bilitàdi utilizzare materiale riciclato per la produzione di nuove bottiglie: un’eventualitàche potrebbe <strong>tra</strong>sformare il riciclo in bu<strong>si</strong>ness……. In questa realtà Bühler …… ha sviluppato un processo in continuo finalizzato ariportare alle caratteristiche originarie il PET da post-consumo, cioè a renderlo nuova-180


mente idoneo al contatto con alimenti.Processo che, promovendo i contenitori a materia prima, può rappresentare una validaalternativa al polimero vergine per la produzione di manufatti analoghi. Il nuovo processopotrebbe portare ad una vera e propria rivoluzione nel mondo del PET per alimentie non solo: il costo dei granuli da post-consumo risulta infatti inferiore a quello di produzion<strong>ed</strong>el materiale vergine" [82-b].Lo schema del processo “Bottle to Bottle” messo a punto da Bühler è riprodottonella tavola XLVII.Francesco Gallieri, direttore commerciale per l’Italia degli impianti PET e PA diBühler, così <strong>si</strong> esprime su questa nuova tecnologia:"Non solo in termini di energia recuperata, ma anche e soprattutto in termini di valoreaggiunto sarà più conveniente riciclare le bottiglie post-consumo per produrre granuliper nuove bottiglie, o ancora meglio granuli per uso tecnico a visco<strong>si</strong>tà 0,95–1, anzichéimpiegarle per uso tes<strong>si</strong>le. C’è anche un altro motivo che spingerà i produttori di bevandeal riciclo in nuove bottiglie: è la spinta ad avere una immagine “verde”, ambientalmentecorretta" [82-b].b) L’intercompetizione dei polimeri nel settore auto.I polimeri, <strong>si</strong>ano es<strong>si</strong> termoplastici che termoindurenti (in particolare re<strong>si</strong>ne poliestereinsature) trovano ampio utilizzo nella fabbricazione delle moderne autovetture(tavola XLVIII e figure 84 e 85) [83, 84].Il consumo m<strong>ed</strong>io di polimeri termoplastici (kg/veicolo), in Europa Occidentale,per tipologia di polimero, relativamente agli anni 1993, 1996 e 2000 (stima) èriportato nella tabella 31 [80].Dai dati risulta che nel 2000 circa 102,2 kg di polimeri termoplastici saranno utilizzati,m<strong>ed</strong>iamente, nella fabbricazione di una autovettura.Un esempio di intercompetizione <strong>tra</strong> polimeri nel settore auto <strong>si</strong> verifica nellacostruzione di pannelli esterni della carrozzeria dove <strong>si</strong> contendono il mercato iseguenti <strong>si</strong>stemi:– tecnopolimeri termoplastici;– compo<strong>si</strong>ti termoindurenti (SMC: Sheet Molding Compound; BMC: BulkMolding Compound);– poliuretani [80].Nel caso dei paraurti, dove oramai i <strong>si</strong>stemi polimerici hanno soppiantato i metalli,<strong>si</strong> prev<strong>ed</strong>e che nell’Europa occidentale il polipropilene sostituisca sempre di piùil poliuretano RIM (Reaction Injecton Moulding). Questo processo di sostituzioneè dovuto:"alla riduzione dei costi, al risparmio di peso a parità di prestazioni e alla pos<strong>si</strong>bilità diriutilizzo, a fine vita, dell’intero componente" [80].Anche nella costruzione delle plance portastrumenti (tavola XLVIII-c) <strong>si</strong> è regis<strong>tra</strong>toun processo che, gradualmente, ha visto la sostituzione di materiali più <strong>tra</strong>dizionalicon plastiche.181


Fig. 83aFig. 83bFig. 83: Evoluzione del mercato europeo del PET relativamente al settore dell’imballaggio (consumoper settore di utilizzo):a) Anno 1997; b) Anno 2007;[Rif. 82-a]182


metalli ferro<strong>si</strong>altrimetallinon ferro<strong>si</strong>tes<strong>si</strong>lifluidivetriprodottinaturaligommeplasticheFig. 84: I materiali utilizzati nel settore auto (%) [Rif. 83].Attualmente sono utilizzati, per la fabbricazione di questo importante componente,vari tipi di <strong>si</strong>stemi polimerici. Per la parte strutturale competono l’ABS e ilpolipropilene rinforzato; la parte morbida viene realizzata in poliuretano espansomentre per il rivestimento esterno <strong>si</strong> utilizza una lega PVC/ABS. Comunque la tendenzaè quella di costruire plance in monomateriale (ad esempio poliolefinico) perfacilitare il recupero <strong>ed</strong> il riciclo di questo componente alla fine del suo ciclo d’utilizzo.Nel futuro <strong>si</strong> prev<strong>ed</strong>e che il processo di sostituzione dei materiali più <strong>tra</strong>dizionalicon materiali a base di polimeri, nel settore dell’auto, subirà un ulteriore implementazion<strong>ed</strong>ovuta al fatto che, at<strong>tra</strong>verso la costruzione di parti e componenti inplastica sarà pos<strong>si</strong>bile ridurre ulteriormente i costi, diminuire il peso (con conseguenteabbattimento dei consumi energetici), aumentare la versatilità del de<strong>si</strong>gn ela <strong>si</strong>curezza, migliorando le caratteristiche di recupero e riciclo dei materiali a finevita.Una es<strong>tra</strong>polazione delle tendenze attuali porterebbe a prev<strong>ed</strong>ere nel pros<strong>si</strong>mofuturo una crescita nel grado di utilizzo delle plastiche nelle autovetture che <strong>si</strong>dovrebbe aggirare intorno al 20-25% in più (in peso) a cui corrisponderebbe, involume, un valore pari a circa il 50% [83].183


Fig. 85: I polimeri trovano impiego nella costruzione di componenti per auto: distribuzione percentualeper tipologia di materiale [Rif. 85].Tabella 31I polimeri sono largamente utilizzati nel settore auto:consumo m<strong>ed</strong>io di polimeri termoplastici Kg/veicolonel periodo 1993-2000Polimero 1993 1996 2000PP 34.6 40.7(stima)44.9PVC 19.1 18.7 17.8PA 9.8 9.7 10.5ABS 9.8 7.6 6.5PE 5.1 6.0 6.5Leghe Polimeriche 4.8 5.1 5.2PMMA 1.9 2.0 2.2PPO 1.1 1.1 1.2POM 2.0 1.0 1.9TPU 1.3 0.8 0.6PC 0.7 0.6 0.6Altri Polimeri 4.2 4.2 4.3Totale 94.4 98.5 102.2184


c) L’intercompetizione <strong>tra</strong> polimeri nel settore elettrodomestici.Il processo di sostituzione <strong>tra</strong> materiali di natura diversa e l’intercompetizione <strong>tra</strong>plastiche, nel settore degli elettrodomestici, può essere esaurientemente esemplificatoanalizzando le profonde <strong>tra</strong>sformazioni che hanno caratterizzato, nel tempo,l’evoluzione funzionale, tecnologica e di de<strong>si</strong>gn del frigorifero; <strong>si</strong>curamente unodegli elettrodomestici di più largo consumo, che, meglio di ogni altro può rappresentarei profondi cambiamenti del settore e questo anche in relazione alle <strong>tra</strong>sformazionisocio-economiche della nos<strong>tra</strong> società. Il grado di diffu<strong>si</strong>one di questoelettrodomestico ha rappresentato, infatti, una misura dell’avvenuta <strong>tra</strong>n<strong>si</strong>zione diun paese verso la società dei consumi.Nella serie di fotografie riportate nella tavola XLIX sono raffigurati esempi di frigoriferiche risalgono a periodi storici diver<strong>si</strong> e che pertanto <strong>si</strong> differenziano per latipologia di materiali e tecnologie e per il de<strong>si</strong>gn che hanno portato alla loro progettazionee produzione.In particolare nella tavola XLIX-a viene riportata la fotografia di una “ghiacciaia”elettrica prodotta in Italia all’inizio degli anni ’30. La qua<strong>si</strong> totalità dei componentierano in metallo e legno. E’ probabile che le sole guarnizioni di chiusurafossero fatte in gomma naturale [85].Il frigorifero di produzione americana, mos<strong>tra</strong>to nella tavola XLIX-b, utilizzavastrisce di re<strong>si</strong>na fenolica, ottenute m<strong>ed</strong>iante un processo di laminazione, per isolarela parte interna, in metallo, dalla carcassa esterna anch’essa in metallo. La plastica,in questo caso, aveva sostituito il legno [51].Con gli anni ’50, <strong>si</strong> afferma, come materiale di eccellenza, nella fabbricazione dicomponenti di elettrodomestici il polistirene, che in molti impieghi sostituisce ecompete con successo con la bakelite. Il frigorifero in tavola XLIX-c (anni ’50)esemplifica molto bene questo processo, infatti la porta interna e le cornici sonofatte in polistirene antiurto, i contenitori all’interno sono in polistirene normale,mentre per l’isolamento interno <strong>si</strong> è fatto uso di una re<strong>si</strong>na ureica espansa [8-d].Il moderno frigorifero, riprodotto nella tavola XLIX-d, utilizza metodi di progettazione,tecnologie di lavorazione e materiali estremamente innovativi. Infatti lesue parti sono realizzate m<strong>ed</strong>iante stampaggio veloce di un formulato a base dipoliuretano rigido (Baydur 1498) messo a punto dalla Bayer.Rispetto ad altri frigoriferi esso presenta i seguenti vantaggi:- minore peso (~25 Kg) e quindi riduzione della quantità di materiale utilizzato;- bas<strong>si</strong> tempi di lavorazione con relativo risparmio energetico;- elevato grado di riciclabilità essendo costruito sulla base del “monomaterialapproach” [60-b].185


d) L’intercompetizione <strong>tra</strong> polimeri nel settore della regis<strong>tra</strong>zione e dellariproduzione dei suoni.Le materie plastiche, in particolare quelle di <strong>si</strong>nte<strong>si</strong>, hanno avuto un ruolo di fondamentaleimportanza nel campo della regis<strong>tra</strong>zione e riproduzione dei suoni."The recording and reproduction of sound may be defin<strong>ed</strong> as the preservation of soundin permanent form by electrical, mechanical, or optical means, or by a combination thereof,so that the original sound may be reproduc<strong>ed</strong> from the record<strong>ed</strong> m<strong>ed</strong>ium at will.The most common forms of sound recording are phonograph records, magnetic tapes,and motion-picture sound<strong>tra</strong>cks……. There are currently three ba<strong>si</strong>c types of recordingdiscs,which were develop<strong>ed</strong> from Edison’s cylinder record; magnetic recordings usuallyput on 1/4 -inch plastic tape; and motion-picture sound<strong>tra</strong>cks, which include opticalrecording and magnetic recordings" [86-a].I primi dispo<strong>si</strong>tivi fonografici, di forma cilindrica, costruiti da Edison erano ottenutiutilizzando una re<strong>si</strong>na fenolica m<strong>ed</strong>iante una particolare tecnologia denominata“colata centrifuga”. Quando <strong>si</strong> passò ai regis<strong>tra</strong>tori a dischi piani fu sfruttato,sempre utilizzando la bakelite, il metodo di lavorazione della laminazione (figura86) [86-a, 87]. Esempi di dischi per fonografo in bakelite sono mos<strong>tra</strong>ti nella tavolaL-a1) e L-a2) [51, 58]. La riproduzione di un inserto pubblicitario di dischi inbakelite della famosa ditta Durium è riportata nella tavola L-b. I dischi, secondoquanto propagandato nell’inserto, presentavano le seguenti caratteristiche:"i dischi Durium hit durano il quadruplo, pesano un ottavo, non bruciano, sono infrangibilie costano la metà" [88].A cavallo <strong>tra</strong> gli anni ’20 e ’30 <strong>si</strong> cercò di utilizzare nella produzione di dischi perfonografi, masse fenoliche da stampaggio. Questi tentativi <strong>si</strong> arenarono rispetto aduna serie di notevoli inconvenienti quali: tempo di indurimento nello stampo, relativamentelungo, e temperatura di stampaggio elevata, necessari per portare a terminela reazione di reticolazione della re<strong>si</strong>na fenolica [87].Nel 1930 Joseph G. Davidson sviluppò un processo di copolimerizzazione <strong>tra</strong> ilcloruro di vinile e l’acetato di vinile. Il prodotto ottenuto, appartenente alla famigliadelle plastiche viniliche, commercializzato dalla Union Carbide and CarbonChemicals Corporation come “vinylite”, trovò utilizzo nella produzione di dischiper fonografi di tipo “long playimg” [47, 51].Questi dischi (tavola L-c) furono per la prima volta presentati al pubblico durantela “A Century of Progress the World’s Fair”, tenuta<strong>si</strong> a Cicago (USA) nel 1932[51].Lo sviluppo di mezzi ottici di informazione e di riproduzione dei suoni e dei personalcomputer sono stati re<strong>si</strong> pos<strong>si</strong>bili dalla disponibilità di materiali polimerici <strong>ed</strong>i tecnologie appropriate rispettivamente per la produzione di “compact disk” e di“compact disk read-only memory” (CD-ROM).Attualmente il poli-(bisfenolo A carbonato) rappresenta il materiale che viene186


Fig. 86: Una delle prime presse a s<strong>tra</strong>ti multipli utilizzata per la fabbricazione di laminati a bas<strong>ed</strong>i re<strong>si</strong>na fenolo-formaldeide (comunemente nota come Bakelite) [Rif. 86-b].187


comunemente utilizzato nella produzione di CD e CD-ROM (tavola L-d). In relazionea questa importante <strong>ed</strong> innovativa applicazione del policarbonato Pham et al.hanno scritto:"This application demands PC to be highly pure ….., <strong>tra</strong>nsparency requirements … ,colourless…., easy to process and low birefringence due to mold<strong>ed</strong>-in orientation.Information stor<strong>ed</strong> in this type of m<strong>ed</strong>ia are in the form of pits … These pits are <strong>tra</strong>nscrib<strong>ed</strong>onto PC subs<strong>tra</strong>te u<strong>si</strong>ng a compres<strong>si</strong>on-as<strong>si</strong>st<strong>ed</strong> injection molding process. Th<strong>ed</strong>isk is then aluminium-coat<strong>ed</strong> to reflect the incoming laser light. With the growth in CD-ROM, laser disks for movies, and the recently develop<strong>ed</strong> read-and-write CD-ROM theuse of PC in this application will grow accordingly. The technical aspect of this applicationwill also be very challenging as the specification requirements will be even morestrict" [70-c].L’importanza delle plastiche nello sviluppo del settore della regis<strong>tra</strong>zione e dellariproduzione dei suoni viene <strong>si</strong>mbolicamente messa in rilievo at<strong>tra</strong>verso la riproduzion<strong>ed</strong>i un “jukeboxes” riportata nella tavola L-e."Plastics such as <strong>tra</strong>nsparent acrylics and colourful acetate gave a whole new dimen<strong>si</strong>onto jukeboxes such as this 1946 model-A from AMI" [89].188


TAVOLA XXVa)b)Tavola XXV: Lavorazione delle fibre di polimeri naturali quale esempio di <strong>tra</strong>sformazione m<strong>ed</strong>ianteproces<strong>si</strong> fi<strong>si</strong>ci:a) filatura del cotone (fibra vegetale cellulo<strong>si</strong>ca) presso gli Indios della Amazzonia (Bra<strong>si</strong>le);b) tes<strong>si</strong>tura con telaio a mano, questo tipo di lavorazione non <strong>si</strong> discosta di molto da quella in usopresso antiche popolazione europee <strong>ed</strong> a<strong>si</strong>atiche [Rif. 48].189


a)b)TAVOLA XXVITavola XXVI: Alcune delle fa<strong>si</strong> relative allaproduzione della gomma naturale che <strong>si</strong> ricavadal lattice dell’albero della gomma (HeveaBra<strong>si</strong>lien<strong>si</strong>s):a) il “Seringueiro” incide con un coltello, alama ricurva, la corteccia dell’albero praticandoun taglio obliquo;b) il lattice defluisce in una ciotola, esso contienecirca il 35% di gomma o caucciù (da unapianta <strong>si</strong> ricavano fino a 10 kg di re<strong>si</strong>na all’anno);c) il lattice viene seccato in una “Smokehouse”e <strong>tra</strong>sformato in grandi balle che rappresentanoil materiale grezzo che viene sp<strong>ed</strong>ito dalle piantagioniai centri di raccolta e quindi agli stabilimentidi prima lavorazione d) <strong>ed</strong> e) [Rif. 48,49-a].190


TAVOLA XXVIc)191


TAVOLA XXVId)e)192


TAVOLA XXVIITavola XXVII: Manifesto della Pirelli che pubblicizza i suoi pneumatici fabbricaticon gomma naturale vulcanizzata (Museo Civico Bailo, Cat. 3862: M.Dudovich 1912-1920 circa) [Rif. 9].193


TAVOLA XXVIIIa)b)Tavola XXVIII: a) e b) Fotografie di oggetti fabbricati in celluloide ad esemplificazion<strong>ed</strong>el processo di imitazione e sostituzione dell’avorio e dei gusci di tartarugacon materiali plastici [Rif. 55].194


a)TAVOLA XXIXc)b 1 )b 2 )Tavola XXIX: La celluloide sostituiscel’avorio, l’osso e la tartaruganella fabbricazione di pr<strong>ezio</strong><strong>si</strong> pettiniornamentali femminili.a) pettine in avorio da Mur<strong>si</strong>lianad’Albegna (Grosseto), VII secolod.C., Firenze Museo Archeologico[Rif. 56].b 1 e b 2 ) Artistici pettini in avorioconservati presso il Museo Coptodel Cairo ritrovati in tombe diepoca romana e bizantina a DeirAbu-Hennis, Antinoë (VI secolod.C.) [Rif. 57].c) Tre pettini in celluloide e s<strong>tra</strong>ss,Francia fine secolo diciannove<strong>si</strong>mo,e due pettini bianchi in parke<strong>si</strong>na,Inghilterra, 1870 [Rif. 58].195


TAVOLA XXXa)b)Tavola XXX: Esempi di sostituzione di materiali quali il vetro, la ceramica e il legno con laBakelite:a) piatti;b) flaconi per profumo [Rif. 54];c) tavolino;d) stampi per tessuti;e) antico stampo in legno utilizzato in Inghilterra per decorare tessuti in seta;f) set da scrivania (Inghilterra 1940) [Rif. 54, 58]196


TAVOLA XXXc)d)197


TAVOLA XXXe)f)198


TAVOLA XXXIa)c)b)Tavola XXXI: La bakelite sostituisce il legno nella costruzione di mobiletti-contenitori per radio.Sono mes<strong>si</strong> a confronto articoli fabbricati in legno <strong>ed</strong> in bakelite.a) Radio-ricevitore prodotto dalla “Magnadyne” che ebbe una larga diffu<strong>si</strong>one negli anni Trenta. Ilmodello utilizzava un circuito a cinque valvole montato in un elegante mobile, del tipo a cupoletta,costruito con legni pregiati.b) Linee tondeggianti e originali caratterizzano questo radiofonografo Ducati “RR 440 I”. Eracostruito in legno di pero di Sardegna; lo disegnò Marcello Ducati con l’aiuto dei maestri liutai diCremona.c) Apparecchi radio prodotti dalla “Volksempfänger” nel 1933 con involucro in bakelite [Rif. 54].199


TAVOLA XXXIITavola XXXII: Prodotti basati su schiume poliuretaniche rigide della Bayer, commercializzaticome “Baydur - 40”, caratterizzati da una particolare struttura cellulare a sandwich, sono utilizzatinella realizzazione di mobili in sostituzione del legno [Rif. 60-b].200


TAVOLA XXXIIIa)b)Tavola XXXIII: Le plastiche sostituiscono il vetro nel settore dell’imballaggio primario per alimenti:a) contenitori in polipropilene ottenuti per stampaggio ad ini<strong>ezio</strong>ne;b) bottiglie multis<strong>tra</strong>to in polipropilene ottenute per stampaggio soffiato, questi contenitori sonocaratterizzati da una elevata barriera al vapore d’acqua, inoltre possono essere riempiti anche conliquidi caldi [Rif. 62].201


TAVOLA XXXIVa)b)Tavola XXXIV: Le plastiche nelle auto sostituiscono i metalli:a) il paraurti dell’auto in figura è fabbricato in polipropilene ad elevato impatto; da notare la bellezzadel de<strong>si</strong>gn e dei colori: "not only is the bumper functional, it is also beautiful" [Rif. 62].b) griglia a base di poliolefine termoplastiche che rimpiazza quelle in metallo cromato [Rif. 62].202


TAVOLA XXXVa)b)c)Tavola XXXV: Esempi di antiche navi e barchecon scafi in legno, vele, sartiami e cordamiin fibre vegetali:a) il “Mayflower” il veliero che passò allastoria per aver portato un gruppo di emigrantiingle<strong>si</strong> (religio<strong>si</strong> puritani) nel New Englandnel 1620. Questi emigranti furono con<strong>si</strong>deratii fondatori delle colonie nord-americane [Rif.55];b) quadro dipinto da Cooke ai primi del 1800;rappresenta il pilota che sta cercando di intercettareuna fregata per guidarla nel porto [Rif.55];c) due barche egiziane a vela latina impiegateper il <strong>tra</strong>sporto sul Nilo [Rif. 65-c].203


TAVOLA XXXVITavola XXXVI: Esempi di imbarcazioni doveil metallo e le plastiche hanno sostituito illegno nella fabbricazione degli scafi e le fibre<strong>si</strong>ntetiche hanno sostituito quelle naturali nellafabbricazione di vele, sartiame e cordami:a) uno dei primi esempi di pescherecci fabbricatiin vetro-re<strong>si</strong>na (poliestere insaturo rinforzatocon fibre di vetro) [Rif. 60];b) un moderno veliero da crociera, Il “RoyalClipper” una nave con lo scafo in ferro, a velequadre a cinque alberi; le vele sono fabbricateutilizzando una fibra <strong>si</strong>ntetica il Dacron che èil marchio di fabbrica delle fibre di polietilene–tereftalatoprodotte per la prima volta nel1945 dalla Du Pont [Rif. 65-c];a)b)c)c) un moderno motoscafo dadiporto con scafo <strong>ed</strong> altri componentiin plastica [Rif. 65-c].La sostituzione e la competizione<strong>tra</strong> i vari materiali nella fabbricazion<strong>ed</strong>i scafi, vele, cordami e sartiameè stato un processo che hadeterminato lo sviluppo dellamarineria at<strong>tra</strong>verso i secoli.204


TAVOLA XXXVIITavola XXXVII: Il processo di sostituzione nel settore della pesca. Reti e galleggianti che fin datempi remoti venivano realizzati utilizzando rispettivamente fibre naturali, legno e sughero, attualmente<strong>si</strong> realizzano impiegando fibre <strong>si</strong>ntetiche (polipropileniche, poliammidiche) e polistireneespanso.205


TAVOLA XXXVIIIa)b)Tavola XXXVIII:Il processo di sostituzione dellaseta e di altre fibre naturali (lana ecotone) nel settore del tes<strong>si</strong>le perabbigliamento.a) La casa Bemberg reclamizza lesue calze in seta (anni ‘30).b) e c) Manifesto at<strong>tra</strong>verso ilquale sono pubblicizzati vari capidi abbigliamento in seta (anni‘30).206


TAVOLA XXXVIIIc)207


TAVOLA XXXIXTavola XXXIX: Le fibre <strong>si</strong>ntetiche invadono il settore tes<strong>si</strong>le dell’abbigliamento. Abiti prodottiusando filati ibridi che abbinano fibre <strong>si</strong>ntetiche di tipo acrilico e fibre naturali quali la lana [Rif.65-d].208


TAVOLA XLTavola XL: Il kevlar trova utilizzo nella fabbricazione di grandi barriere galleggianti antinquinamento.209


TAVOLA XLITavola XLI: Membrane speciali in PTFE(commercializzate come GORETEX) trovanoapplicazione nel tes<strong>si</strong>le per la produzione ditessuti aventi ottime caratteristiche meccaniche.Questi tessuti sono impermeabili all’acquama permettono la <strong>tra</strong>spirazione del vapore d’acquaprodotto dal corpo umano, secondo il meccanismoschematizzato in figura.TAVOLA XLIITavola XLII:Abbigliamento per operatoridi aeroporti realizzato inGoreTex (tessuto a base dimembrane microporose diPTFE).210


TAVOLA XLIIITavola XLIII: Struttura dei tessuticon caratteristiche “Wind-stopper”.TAVOLA XLIVTavola XLIV: La termografia a <strong>si</strong>nis<strong>tra</strong> evidenzia con i toni fr<strong>ed</strong>di (blu e verde) la perdita di calorecorporeo verificata<strong>si</strong> con l’abbigliamento <strong>tra</strong>dizionale a seguito dell’azione del vento; in quella ades<strong>tra</strong> i colori caldi (rosso e giallo) evidenziano le minori disper<strong>si</strong>oni di calore dovute all’effetto deitessuti “Wind-stopper”.TAVOLA XLVTavola XLV: Fotografia dello sbarcodi Apollo II sulla luna (21 Luglio1969).L’astronauta indossa un casco inpolicarbonato <strong>ed</strong> una tuta protettivail cui tessuto è a base di fibre diteflon.211


TAVOLA XLVITavola XLVI: Tegole in policarbonato della palram (paltough) U.K. [Rif.71-b].TAVOLA XLVIITavola XLVII: Schema del processo “Bottle to Bottle” messa a punto da Bühler per riciclare il PET[Rif. 82-b].212


TAVOLA XLVIIIa)b)c)Tavola XLVIII: I polimeri trovano ampio utilizzo nella costruzione delle moderne autovetture.213


TAVOLA XLIXa)Tavola XLIX: L’evoluzione nelle tecnologie di fabbricazione, nei materiali usati e nel de<strong>si</strong>gn nelsettore degli elettrodomestici. Il caso del frigorifero:a) La ghiacciaia elettrica della “Kelvinator” di Milano in un manifesto pubblicitario degli anni1930-31. I componenti sono principalmente in metallo e legno [Rif. 85].b) Fotografia di un frigorifero costruito dalla General Electric Company nel 1927. Lamine in re<strong>si</strong>nafenolica furono utilizzate come isolanti termici <strong>tra</strong> il contenitore interno in acciaio e la carcassaesterna. Prec<strong>ed</strong>entemente per questa applicazione venivano utilizzate tavolette di legno [Rif. 51].c) Frigorifero con portainterna e cornici in polistirene antiurto; vaschette portauova, contenitori varie fregi in polistirene normale. L’isolamento interno è in re<strong>si</strong>na ureica espansa (secondi anni ’50)[Rif. 8-d].d) Un moderno frigorifero realizzato m<strong>ed</strong>iante stampaggio di un formulato a base di poliuretanorigodo ideato dalla Bayer (Baydur 1498). Il modello in figura della Electrolux Zanus<strong>si</strong>Elettrodomestici pesa soltanto 25 kg. Il corpo viene stampato in due minuti in un unico ciclo, mentreper la porta sono sufficienti 90 secondi. Il corpo di questo frigorifero essendo realizzato completamentein poliuretano (monomaterial-approach) può essere facilmente riciclato [Rif.60-b].214


TAVOLA XLIXb)215


TAVOLA XLIXc)d)216


TAVOLA La 1 )Tavola L: Le plastiche hanno avuto un ruolo di grande rilievo nel settore della regis<strong>tra</strong>zione e dellariproduzione dei suoni competendo, nel tempo, anche <strong>tra</strong> loro.a) dischi per fonografo in re<strong>si</strong>na fenolica (bakelite)a 1 ) Il disco della Edison è stato stampato nel 1912 [Rif. 51].a 2 ) Disco per fonografo e radio in re<strong>si</strong>na fenolica (anni ’30) [Rif. 58].b) Inserto pubblicitario (1931) della famosa ditta Durium che propaganda i suoi dischi in Bakelite[Rif. 88].c) Dischi tipo “long-playing” prodotti in “vinylite” una plastica vinilica ottenuta per copolimerizzazion<strong>ed</strong>el cloruro di vinile con il vinile acetato.Questi dischi furono presentati alla “A century of progress, the world’s fair” tenuta<strong>si</strong> a Cicago nel1933 [Rif. 51].d) Un moderno compact disk prodotto in policarbonato.e) Il jukeboxes del 1946 prodotto dalla AMI, modello-A. Molte delle componenti sono in materialepolimerico quali: plastiche acriliche <strong>ed</strong> acetato. Esso rappresenta un emblema del grande impiegodelle plastiche nel settore della regis<strong>tra</strong>zione e della riproduzione dei suoni [Rif. 89].217


TAVOLA La 2 )218


TAVOLA Lc)b)219


TAVOLA Ld)e)220

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!