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La TempesTa perfeTTa: è iL momenTo deLL'open source - Magirus

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– Segue<br />

zionali, come l’uso del Volume Shadow<br />

Service (VSS), sviluppato da Microsoft, <strong>è</strong><br />

stato possibile arrivare ad offrire, anche<br />

per i data center virtuali, il cosiddetto live<br />

backup: l’amministratore non <strong>è</strong> costretto<br />

a spegnere alcuna VM e la soluzione di<br />

backup lavora, attraverso un singolo agente,<br />

in assoluta trasparenza.<br />

E’ qui che ci siamo fermati in termini di<br />

evoluzione tecnologica.<br />

L’uso del Volume Shadow Service <strong>è</strong> una<br />

soluzione ancora tutt’altro che ottimale.<br />

Innanzittutto il VSS <strong>è</strong> disponibile solo per<br />

i sistemi operativi Windows. Ma quel che<br />

<strong>è</strong> peggio <strong>è</strong> che la presenza di tale servizio<br />

da sola non basta per garantire un live<br />

backup integro: le applicazioni all’interno<br />

della VM infatti devono supportarlo, e<br />

permettere all’agente di sfruttarlo per eseguire<br />

il backup dei file in uso.<br />

VSS <strong>è</strong> supportato da molti meno ISV di<br />

quanto ci si auspicherebbe ed in più questa<br />

tecnologia in generale non garantisce<br />

mai che il sistema operativo venga ripristinato<br />

correttamente al 100%.<br />

In un live backup infatti, <strong>è</strong> pur sempre<br />

vero che l’ambiente viene salvato mentre<br />

determinate condizioni sono vere (la virtual<br />

RAM <strong>è</strong> popolata da certi valori, ci<br />

sono dei dati in transito sulla virtual NIC,<br />

ecc.) e riattivato quando queste condizioni<br />

non sono più vere. Così non c’<strong>è</strong> modo di<br />

verificare se l’operazione di restore ripristina<br />

un sistema operativo perfettamente<br />

funzionante o no finch<strong>è</strong> non si esegue<br />

davvero.<br />

Il problema <strong>è</strong> che sono pochissime le<br />

aziende che eseguono verifiche periodiche<br />

degli archivi di backup, sia perch<strong>è</strong> l’attività<br />

richiede tempo e uomini a disposizione,<br />

sia perch<strong>è</strong> essa necessita di una infrastruttura<br />

di test dove eseguire i restore<br />

da validare. Quelle poche aziende che si<br />

cimentano, devono comunque accontentarsi<br />

di test a campione, che sono solo<br />

marginalmente utili.<br />

Per risolvere questo problema, entrano in<br />

gioco tecniche di backup di nuova generazione<br />

che stanno per arrivare sul mercato<br />

e che finalmente cominciano a sfruttare i<br />

vantaggi della virtualizzazione in maniera<br />

innovativa.<br />

Entro la fine di quest’anno infatti avremo<br />

dei nuovi prodotti che eseguono il live<br />

backup delle VM e ne testano immediatamente<br />

il restore, in maniera automatica e<br />

senza operare su un campione limitato.<br />

L’idea <strong>è</strong> piuttosto semplice.<br />

Dato un live backup appena eseguito, il<br />

prodotto mappa l’archivio relativo nel<br />

data center virtuale come se fosse una<br />

nuova unità di storage.<br />

Dall’archivio mappato estrae la VM che<br />

intende verificare e ne esegue il suo restore<br />

nell’infrastruttura virtuale di produzione,<br />

seguendo l’iter standard di disaster recovery.<br />

Ovviamente, per evitare di modificare lo<br />

stato dell’ambiente nell’archivio, il virtual<br />

hard disk della VM rimane in sola lettura,<br />

e tutto quello che accade durante il restore<br />

viene salvato in un cosiddetto disco delta<br />

che poi verrà eliminato.<br />

Allo stesso modo, la macchina virtuale<br />

di backup viene ripristinata in una rete<br />

virtuale completamente isolata, per evitare<br />

che il suo indirizzamento IP entri in conflitto<br />

con quello della corrispondente VM<br />

di produzione, e per evitare di generare<br />

traffico nella rete.<br />

Completato il ripristino, il prodotto di<br />

backup esegue un ciclo di verifiche sul<br />

corretto funzionamento dell’ambiente,<br />

e poi lancia uno o più script definiti<br />

dall’amministratore per verificare altri<br />

dettagli specifici del sistema. Qui l’amministratore<br />

può richiedere il controllo di<br />

qualunque aspetto di una o più applicazioni<br />

o del guest OS stesso, dallo stato dei<br />

servizi alla presenza di certe variabili in<br />

file temporanei.<br />

Attualità<br />

Una volta completata l’operazione di verifica,<br />

e generato un rapporto che sarà inviato<br />

all’amministratore, la macchina virtuale<br />

di backup viene spenta, il suo disco delta<br />

distrutto, e l’archivio rimosso dalle unità<br />

di storage disponibili nell’infrastruttura<br />

virtuale.<br />

L’intero ciclo di verifica, per quanto<br />

necessiti di risorse dedicate, <strong>è</strong> certamente<br />

più semplice e veloce da eseguire rispetto<br />

al controllo manuale dei restore in<br />

ambienti di test dedicati, e può essere attivato<br />

per ogni singolo backup.<br />

Per quanto possibile, replicare queste operazioni<br />

in una infrastruttura fisica sarebbe<br />

molto più complesso, lungo e costoso.<br />

Grazie alla virtualizzazione (e all’automazione)<br />

invece la verifica dei restore non<br />

solo diventa tecnicamente ed economicamente<br />

possibile, ma anche altamente<br />

desiderabile.<br />

Presto nei nostri data center.<br />

Virtualisation<br />

5

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