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paesaggi della Sardegna e meravigliosi tramonti, una forte carica emozionale travolge<br />
lo spettatore in un contesto limpido e incontaminato dall‟uomo.<br />
Anche le nature morte non sono statiche ma dinamiche, in quanto ogni frutto, cesto,<br />
ed elemento che compone le Sue creazioni pittoriche sono l‟essenza viva di Madre<br />
natura.<br />
Ci troviamo dinanzi un artista che nella Sua semplicità è riuscito ad elevare la Sua<br />
anima, lasciandola trasparire attraverso i colori, le prospettive, le perfette<br />
proporzionalità composte da luci ed ombre, da effetti cromatici che creano<br />
ambientazioni a dir poco spettacolari.<br />
Un perfetto equilibrio delle tonalità adoperate, crea un atmosfera di incantevole<br />
magia, una sensazione di profondo benessere, quel benessere che tanto ha cercato<br />
l‟artista e che ha raggiunto solo con sudato sacrificio fatto di esperienza e grande<br />
consapevolezza delle regole che compongono la ritrattistica e la natura.<br />
Immergersi nelle opere di Ferdinando Ragni equivale a fare un bagno nelle acque<br />
plastiche e limpide di un mare che rappresenta il fulcro dei sentimenti dell‟uomo che<br />
riversa come le onde che spumeggiano nelle coste e sulla sabbia, i resoconti di ogni<br />
azione e pensiero. Un artista classico, ma estremamente originale che tratta le<br />
tematiche sociali e sentimentali in ritrattistiche dal fascino elegante e delicatamente<br />
sensuale, dall‟aspetto quasi fotografico ma dalle tonalità vive, attive, calde, e<br />
soprattutto visivamente gradevoli.<br />
L‟amore, i valori della famiglia, le tradizioni popolari delle sue nature morte,<br />
ritraggono perfettamente ambientazioni di altissima qualità accademica, rispettevole<br />
di precisa proporzione e rapporto chiaroscuro.<br />
Una tavolozza che per tanti versi può ricordare quella degli artisti macchiaioli con la<br />
fondamentale diversità che Ferdinando Ragni adopera il colore con una puntigliosità<br />
eccellente tale da paragonare per nitidezza di immagine al primo decennio dell‟800<br />
francese riconducibile all‟operato di Jean Auguste Dominique Ingres.<br />
Lo stagno