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La trasformazione di società in trust - Reggio Emilia

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CONSIGLIO NAZIONALE DEL NOTARIATO<br />

Stu<strong>di</strong>o n. 17-2013/I<br />

<strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong><br />

Approvato dalla Commissione Stu<strong>di</strong> d’Impresa il 16 gennaio 2013<br />

Sommario: 1. Premessa; 2. <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea atipica; 3. Trasformazione eterogenea atipica e<br />

<strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong>; 4. Dalla società al <strong>trust</strong> attraverso proce<strong>di</strong>menti <strong>in</strong><strong>di</strong>retti; 5. Società<br />

partecipata da un unico <strong>trust</strong>ee e <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale; 6. Il trattamento tributario della<br />

<strong>trasformazione</strong> eterogenea <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong>.<br />

***<br />

1. Premessa<br />

Il tema oggetto del presente contributo riguarda una particolare applicazione del <strong>trust</strong>, come<br />

vedremo caratterizzata da notevole complessità e precisamente la sua costituzione attraverso lo<br />

strumento giuri<strong>di</strong>co della <strong>trasformazione</strong> eterogenea delle società (nel caso <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> capitali). Si<br />

tratta <strong>di</strong> tema che, f<strong>in</strong>o alla riforma del <strong>di</strong>ritto societario del 2003 non è stato oggetto <strong>di</strong> contributi<br />

dottr<strong>in</strong>ali nè tantomeno giurisprudenziali.<br />

<strong>La</strong> ragione <strong>di</strong> ciò, con ogni probabilità, oltre alla mancata previsione co<strong>di</strong>cistica della<br />

<strong>trasformazione</strong> eterogenea, era da ricercare da un lato nella consolidata op<strong>in</strong>ione secondo cui<br />

essendo il <strong>trust</strong> privo <strong>di</strong> soggettività giuri<strong>di</strong>ca esso non poteva essere co<strong>in</strong>volto nell'ambito <strong>di</strong> un<br />

fenomeno caratterizzato dalla cont<strong>in</strong>uità tra soggetti (il che condurrebbe a chiudere qui il<br />

<strong>di</strong>scorso); dall'altro nel fatto che, secondo la tesi tra<strong>di</strong>zionale, la <strong>trasformazione</strong> era fenomeno<br />

giuri<strong>di</strong>co da <strong>in</strong>tendersi come mo<strong>di</strong>fica del contratto sociale consistente nel cambiamento del tipo e<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong> non idoneo a fondare un mutamento causale del negozio (1) .<br />

Lo scenario cambia decisamente a seguito della riforma del <strong>di</strong>ritto societario, che <strong>in</strong>troduce<br />

nel co<strong>di</strong>ce civile alcune <strong>di</strong>sposizioni de<strong>di</strong>cate alla <strong>trasformazione</strong> eterogenea.<br />

<strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> una società (<strong>in</strong> specie, una s.r.l.) <strong>in</strong> <strong>trust</strong> viene prospettata per la prima<br />

volta nel Congresso Nazionale dell'Associazione Il <strong>trust</strong> <strong>in</strong> Italia tenutosi a Roma nel 2008 (2) . Il<br />

tema è <strong>di</strong>scusso <strong>in</strong> vari convegni, anche e soprattutto per ciò che riguarda i riflessi sul piano<br />

tributario (ma sono assenti documenti <strong>di</strong> prassi dell'amm<strong>in</strong>istrazione f<strong>in</strong>anziaria). Quanto alla<br />

<strong>di</strong>ffusione dell'operazione nell'ambito della prassi professionale, chi scrive è riuscito a reperire un<br />

solo atto, stipulato nel 2009. Sembra comunque significativo che nel sito <strong>in</strong>ternet dell'Associazione<br />

1


Il <strong>trust</strong> <strong>in</strong> Italia, che contiene la riproduzione <strong>di</strong> numerosi atti <strong>di</strong> <strong>trust</strong> (aggiornati al 2011), <strong>di</strong> siffatti<br />

atti non vi sia traccia. Ciò nonostante, <strong>in</strong> ambito professionale viene richiesto il "passaggio" da<br />

società a <strong>trust</strong>, per cui è opportuno verificare anzitutto se ed entro che limiti esso sia realizzabile<br />

me<strong>di</strong>ante lo strumento giuri<strong>di</strong>co della <strong>trasformazione</strong> (eterogenea) e, comunque, ove si negasse la<br />

praticabilità della <strong>trasformazione</strong>, se esistano e quali siano i mezzi giuri<strong>di</strong>ci alternativi che<br />

consentano <strong>di</strong> pervenire al medesimo risultato.<br />

<strong>La</strong> giurisprudenza, a quanto consta, si è occupata del tema una sola volta, negando<br />

l'iscrivibilità nel Registro delle Imprese <strong>di</strong> una deliberazione <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> una società <strong>di</strong><br />

capitali <strong>in</strong> <strong>trust</strong> (3) .<br />

2. <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea atipica<br />

Come già accennato all'<strong>in</strong>izio del presente contributo, nell'unico stu<strong>di</strong>o che si è occupato del<br />

tema al vaglio (4) , si <strong>in</strong><strong>di</strong>cano quali fonti normative legittimanti l'operazione le <strong>di</strong>sposizioni<br />

<strong>in</strong>trodotte dalla riforma del <strong>di</strong>ritto societario sulla <strong>trasformazione</strong> eterogenea, fenomeno che può<br />

essere decl<strong>in</strong>ato sia <strong>in</strong> senso regressivo che <strong>in</strong> senso progressivo, nonché la <strong>di</strong>sposizione dell'art.<br />

2498 c.c., che nell'esprimere il pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uità dei rapporti giuri<strong>di</strong>ci parla <strong>di</strong> "ente"<br />

trasformato, nel cui ambito si fa rientrare (anche) il <strong>trust</strong>. Tali <strong>di</strong>sposizioni, secondo tale tesi,<br />

potrebbero applicarsi <strong>in</strong> via analogica anche alla fattispecie <strong>in</strong> esame. Ai f<strong>in</strong>i del presente<br />

contributo <strong>in</strong>teressa, naturalmente, la <strong>trasformazione</strong> eterogenea regressiva.<br />

Secondo l'art. 2500-septies c.c. è <strong>trasformazione</strong> eterogenea regressiva la <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong><br />

una società <strong>di</strong> capitali <strong>in</strong> consorzio, società consortile, società cooperativa, comunione <strong>di</strong> azienda,<br />

associazione non riconosciuta o fondazione.<br />

Com'è evidente, già alla luce dell'<strong>in</strong>terpretazione letterale della <strong>di</strong>sposizione, la<br />

<strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> una società <strong>di</strong> capitali <strong>in</strong> <strong>trust</strong> dovrebbe ra<strong>di</strong>calmente essere esclusa, dovendosi<br />

ritenere vigente, per l'appunto, il pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> tipicità delle ipotesi <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea.<br />

E' tuttavia noto come la pretesa tassatività delle ipotesi <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cate nell'art. 2500-octies c.c. è contestata dalla dottr<strong>in</strong>a (5) , la quale, <strong>di</strong>fferentemente da alcune<br />

pronuncie <strong>di</strong> merito (6) , ritiene che, al contrario, il "catalogo" contenuto nel co<strong>di</strong>ce non sia chiuso<br />

ma, sia pure entro certi limiti, aperto.<br />

Allo stesso modo il tribunale <strong>di</strong> Sassari, nel decreto citato alla nota 3, ritiene necessario<br />

«verificare se il sistema alla luce delle recenti riforme, si fon<strong>di</strong> su un pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> tipicità ovvero se,<br />

anche all'attualità, possa trovare accoglimento il pr<strong>in</strong>cipio già vigente ante riforma che ammetteva<br />

l'estensione ampia dell'istituto».<br />

2


Rispetto alla fattispecie della <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> una società <strong>in</strong> <strong>trust</strong>, allora, si può assumere<br />

un atteggiamento <strong>di</strong> totale chiusura, ritenendola vietata <strong>in</strong> forza del mero argomento letterale (7) ,<br />

ovvero, ed è ciò che ci si propone <strong>di</strong> fare <strong>in</strong> questo contributo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, verificare se gli argomenti<br />

utilizzati dalla dottr<strong>in</strong>a più liberale per consentire all'autonomia privata <strong>di</strong> espandersi al <strong>di</strong> là delle<br />

fattispecie <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea <strong>in</strong><strong>di</strong>cate dal legislatore, conducano a ritenerla<br />

ammissibile.<br />

Prima <strong>di</strong> svolgere tale verifica è necessario, sia pure <strong>in</strong> modo s<strong>in</strong>tetico, esporre i pr<strong>in</strong>cipi<br />

car<strong>di</strong>ne ricavabili dalle norme che prevedono la <strong>trasformazione</strong> eterogenea.<br />

<strong>La</strong> previsione della <strong>trasformazione</strong> eterogenea è il frutto <strong>di</strong> un percorso <strong>in</strong>terpretativo,<br />

dottr<strong>in</strong>ale e giurisprudenziale, volto a verificare l'attuabilità della <strong>trasformazione</strong> oltre i casi<br />

espressamente previsti dalla legge.<br />

L'avere il legislatore previsto la <strong>trasformazione</strong> eterogenea consente <strong>di</strong> ritenere ormai<br />

superato il limite <strong>di</strong> sistema <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato dalla necessaria omogeneità causale, che rendeva<br />

<strong>in</strong>ammissibili le trasformazioni che dessero luogo a schemi organizzativi funzionali al<br />

perseguimento <strong>di</strong> scopi <strong>in</strong>compatibili con quelli orig<strong>in</strong>ari. <strong>La</strong> riprova del superamento <strong>di</strong> tale<br />

pr<strong>in</strong>cipio sarebbe ricavabile dagli artt. 2500-septies e 2500-octies, c.c (8) .<br />

Né, si afferma, possono più costituire un limite alla <strong>trasformazione</strong> le tesi che vedono <strong>in</strong> essa<br />

una mo<strong>di</strong>ficazione dell'orig<strong>in</strong>ario contratto <strong>di</strong> società o che richiedono (meglio: richiedevano), per<br />

potersi parlare <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong>, la cont<strong>in</strong>uità soggettiva. Tali "paletti" sono da ritenersi superati<br />

dalla previsione testuale della <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda e fondazione e<br />

viceversa (9) .<br />

Occorre ragionare esclusivamente <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> <strong>in</strong>teressi co<strong>in</strong>volti, i quali, evidentemente,<br />

sono riconducibili a due sole categorie: gli <strong>in</strong>teressi dei soci e gli <strong>in</strong>teressi dei terzi, <strong>in</strong> specie dei<br />

cre<strong>di</strong>tori.<br />

E' necessario <strong>in</strong>oltre tenere conto <strong>di</strong> altri importanti pr<strong>in</strong>cipi:<br />

a) il pr<strong>in</strong>cipio - sistematico - <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uità dei rapporti giuri<strong>di</strong>ci, affermato nell'art. 2498 c.c.;<br />

b) il pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> economia degli atti negoziali secondo cui se a un determ<strong>in</strong>ato risultato può<br />

giungersi attraverso un proce<strong>di</strong>mento <strong>in</strong><strong>di</strong>retto, non può ritenersi illecito giungere al risultato<br />

medesimo attraverso un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>retto (10) .<br />

Ora, per quanto riguarda gli <strong>in</strong>teressi dei soci è lo stesso legislatore a prevedere quorum<br />

deliberativi maggiorati, coniugati con l'ulteriore previsione del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> recesso (11) . Da tale punto<br />

<strong>di</strong> vista, il problema della tutela degli <strong>in</strong>teressi dei soci alla conservazione del modello<br />

organizzativo societario rispetto alla decisione <strong>di</strong> trasformare la società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> è superabile<br />

me<strong>di</strong>ante la pretesa del consenso unanime.<br />

3


Per quanto riguarda gli <strong>in</strong>teressi dei cre<strong>di</strong>tori, la tutela è rappresentata dall'art. 2500-novies,<br />

c.c., che prevede il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> opposizione alla <strong>trasformazione</strong>. Chi ammette le trasformazioni<br />

eterogenee atipiche afferma, correttamente, che l'<strong>in</strong>teresse dei cre<strong>di</strong>tori, per essere<br />

adeguatamente tutelato, presuppone che almeno uno degli schemi organizzativi co<strong>in</strong>volti<br />

nell'operazione sia soggetto a pubblicità (nel registro delle imprese o nel registro delle persone<br />

giuri<strong>di</strong>che). Da tale punto <strong>di</strong> vista, con riguardo al caso al vaglio, nessun ostacolo si pone alla<br />

<strong>trasformazione</strong>, <strong>in</strong> quanto lo schema organizzativo <strong>di</strong> partenza è la società.<br />

Superate le questioni relative alla tutela degli <strong>in</strong>teressi co<strong>in</strong>volti, occorre prendere<br />

nuovamente <strong>in</strong> considerazione, per calarlo all'<strong>in</strong>terno della fattispecie <strong>in</strong> esame, il pr<strong>in</strong>cipio<br />

sistematico <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uità dei rapporti giuri<strong>di</strong>ci affermato nell'art. 2498 c.c. Tale pr<strong>in</strong>cipio, secondo<br />

la prevalente dottr<strong>in</strong>a, deve oggi <strong>in</strong>tendersi secondo una prospettiva <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e volta a valorizzare<br />

la funzione della <strong>trasformazione</strong>. Oggi la <strong>trasformazione</strong> andrebbe <strong>in</strong>tesa come operazione tramite<br />

la quale si mo<strong>di</strong>ficano le regole <strong>di</strong> organizzazione conservando il v<strong>in</strong>colo <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione impresso a<br />

un patrimonio per l'esercizio dell'attività (12) . Ciò significa che al centro dell'istituto della<br />

<strong>trasformazione</strong> sta l'omogeneità dell'impresa e non più l'omogeneità della causa (13) .<br />

Tuttavia, la previsione espressa, nell'ambito della <strong>trasformazione</strong> eterogenea, della<br />

<strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda segna un punto <strong>di</strong> rottura dal punto <strong>di</strong> vista della<br />

cont<strong>in</strong>uità soggettiva. <strong>La</strong> comunione <strong>di</strong> azienda, <strong>in</strong>fatti, non dà luogo a soggettività giuri<strong>di</strong>ca e<br />

pertanto rispetto a essa non sembra prospettabile l'applicazione della regola della cont<strong>in</strong>uità dei<br />

rapporti giuri<strong>di</strong>ci.<br />

<strong>La</strong> similitu<strong>di</strong>ne tra <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda e <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong><br />

società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> è evidente: è pacifico, <strong>in</strong>fatti, che il <strong>trust</strong> è privo <strong>di</strong> soggettività giuri<strong>di</strong>ca <strong>in</strong> ambito<br />

civilistico (14) . Per tale ragione procederemo oltre nel ragionamento ponendo <strong>in</strong> parallelo queste<br />

due fattispecie.<br />

Il <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> soggettività della comunione <strong>di</strong> azienda e del <strong>trust</strong> non parrebbe <strong>in</strong> astratto un<br />

ostacolo all'ammissibilità della <strong>trasformazione</strong>.<br />

<strong>La</strong> previsione della <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda, anzitutto, manifesta la<br />

polivalenza funzionale del vocabolo "<strong>trasformazione</strong>", che può essere <strong>in</strong>teso <strong>in</strong> vari mo<strong>di</strong>, sebbene<br />

tutti accomunati dalla cont<strong>in</strong>uità patrimoniale (15) .<br />

Inoltre, la deroga alla regola comune che vorrebbe, per condurre alla sostituzione <strong>di</strong> una<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a organizzativa a un'altra, alla previa est<strong>in</strong>zione della prima veste giuri<strong>di</strong>ca (nel nostro caso<br />

la società) si giustifica con l'esigenza evitare i costi <strong>di</strong> una <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> valori, così tutelando la<br />

cont<strong>in</strong>uità del fenomeno ontologico sottostante (16) .<br />

4


Questo punto è estremamente rilevante, perché esso giustifica l'utilizzazione dello<br />

strumento tecnico della <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> tutti i casi <strong>in</strong> cui si vogliono evitare i costi <strong>di</strong> cessazione<br />

<strong>di</strong> un'attività che si <strong>in</strong>tende <strong>in</strong>vece cont<strong>in</strong>uare con <strong>di</strong>verse modalità e anche per scopi <strong>di</strong>versi (17) .<br />

Per tale ragione la cont<strong>in</strong>uità, oggi, va <strong>in</strong>tesa come <strong>di</strong>sapplicazione <strong>di</strong> tutte quelle norme che<br />

presuppongono un mutamento del centro <strong>di</strong> imputazione dei rapporti giuri<strong>di</strong>ci costituenti un<br />

patrimonio (18) ed essa <strong>di</strong>viene lo strumento tecnico per sod<strong>di</strong>sfare l'<strong>in</strong>teresse alla conservazione <strong>di</strong><br />

un patrimonio funzionale all'esercizio <strong>di</strong> un'attività, pur mutando eventualmente il f<strong>in</strong>e dell'attività<br />

medesima (19) .<br />

Ulteriore ragione è costituita dalla considerazione, fatta da autorevole dottr<strong>in</strong>a, per cui<br />

quando si tratta <strong>di</strong> agevolare l'attività, consentendone la cont<strong>in</strong>uità, la legge consente <strong>di</strong> superare i<br />

conf<strong>in</strong>i rappresentati sia dalla fonte contrattuale delle regole adottate, sia dalla pluralità dei<br />

soggetti umani rappresentati (20) . Questa dottr<strong>in</strong>a <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua pertanto nel vocabolo "ente" un<br />

espressione s<strong>in</strong>tetica per def<strong>in</strong>ire un <strong>in</strong>sieme <strong>di</strong> regole <strong>di</strong> organizzazione applicabile, <strong>in</strong> ipotesi,<br />

anche all'agire <strong>di</strong> una sola persona umana (21) . Nel nostro caso tale persona ben potrebbe essere,<br />

appunto, il <strong>trust</strong>ee del <strong>trust</strong> sorto per effetto dell'operazione <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> della società (22) .<br />

3. Trasformazione eterogenea atipica e <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong><br />

Questa s<strong>in</strong>tetica esposizione consente <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re l'utilizzabilità dell'istituto della<br />

<strong>trasformazione</strong> eterogenea per trascorrere da una società a un <strong>trust</strong>.<br />

Tra le ragioni che possono ritenere opportuna la <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> una società <strong>in</strong> <strong>trust</strong>, vi<br />

può essere, ad esempio, l'esigenza <strong>di</strong> ottimizzare la liquidazione della società ovvero <strong>di</strong> elim<strong>in</strong>are<br />

dal mondo giuri<strong>di</strong>co una società (es. <strong>di</strong> comodo) per dest<strong>in</strong>arne il patrimonio ai beneficiari <strong>di</strong> un<br />

<strong>trust</strong> familiare.<br />

In entrambi i casi, com'è evidente, non vi è alcuna esigenza <strong>di</strong> salvaguardare la cont<strong>in</strong>uità<br />

dell'organismo produttivo costituito dall'azienda sociale. <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> verrebbe utilizzata <strong>in</strong><br />

una delle sue possibili decl<strong>in</strong>azioni funzionali, costituita dalla "soppressione dell'ente senza<br />

liquidazione, senza preventivo appuramento ed est<strong>in</strong>zione delle passività" (23) . In altri term<strong>in</strong>i la<br />

<strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> avrebbe la stessa funzione della <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong><br />

azienda, costituendo essa un'alternativa alla liquidazione est<strong>in</strong>tiva della società (24) .<br />

In questi casi, però, la <strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> <strong>trust</strong>, al pari della <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong><br />

comunione <strong>di</strong> azienda, appare seriamente dubbia, atteso che il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> liquidazione è<br />

necessario e <strong>in</strong>derogabile. Se, <strong>in</strong>fatti, la <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda quale alternativa<br />

alla liquidazione è ammessa soltanto <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> un'azienda idonea allo svolgimento dell'attività<br />

d'impresa <strong>di</strong> cui si vuole assicurare la cont<strong>in</strong>uità ciò significa che essa non è consentita <strong>in</strong> presenza<br />

5


<strong>di</strong> società che non svolge alcuna attività ovvero <strong>di</strong> società <strong>di</strong> comodo (25) . E tale <strong>in</strong>ammissibilità<br />

dovrebbe estendersi, vista l'eadem ratio, anche all'ipotesi della <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> <strong>trust</strong>.<br />

Si afferma tuttavia che, poiché la cessazione dell'attività d'impresa è situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />

accertabilità, essa non può essere elevata a presupposto della legittimità della <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong><br />

comunione <strong>di</strong> azienda e che tutta la vicenda andrà riguardata esclusivamente sotto il profilo degli<br />

<strong>in</strong>teressi dei soci, che rischiano, nel caso <strong>di</strong> svolgimento, con quell'azienda, <strong>di</strong> un'attivita d'impresa,<br />

una riqualificazione della medesima <strong>in</strong> società <strong>di</strong> fatto (26) .<br />

Non è da escludere, però, che i soci <strong>in</strong>tendano seguire la via della <strong>trasformazione</strong> della<br />

società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> pur <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> un'azienda dest<strong>in</strong>ata all'esercizio <strong>di</strong> un'impresa. E' il caso <strong>in</strong> cui la<br />

società ha concesso <strong>in</strong> affitto la propria azienda, fattispecie che secondo la tesi preferibile<br />

legittima con certezza la <strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda (27) .<br />

Quanto sopra esposto, che sembrerebbe legittimare, <strong>in</strong> astratto, la trasformabilità <strong>di</strong> una<br />

società <strong>in</strong> <strong>trust</strong>, deve ora essere sviluppato con riguardo alle caratteristiche strutturali del <strong>trust</strong>.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista strutturale il <strong>trust</strong> è fenomeno giuri<strong>di</strong>co che co<strong>in</strong>volge tre centri <strong>di</strong><br />

imputazione: il <strong>di</strong>sponente, il <strong>trust</strong>ee, i beneficiari (28) .<br />

Il <strong>di</strong>ritto dei <strong>trust</strong> vieta, anzitutto, che questi tre centri <strong>di</strong> imputazione possano co<strong>in</strong>cidere. Il<br />

<strong>trust</strong>, <strong>in</strong>fatti, postula <strong>in</strong> capo al <strong>trust</strong>ee una proprietà limitata nel suo esercizio <strong>in</strong> funzione della<br />

realizzazione del programma stabilito dal <strong>di</strong>sponente del <strong>trust</strong> nell'atto istitutivo a vantaggio dei<br />

beneficiari. Se, pertanto, tali figure co<strong>in</strong>cidono, la proprietà del <strong>trust</strong>ee <strong>in</strong> nulla <strong>di</strong>fferisce dalla<br />

proprietà piena e il <strong>trust</strong>, pertanto, sarà <strong>in</strong>valido. Secondo molte delle leggi straniere che<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ano i <strong>trust</strong> è <strong>in</strong>vece valido il <strong>trust</strong> che preveda il <strong>di</strong>sponente tra i beneficiari (o anche quale<br />

unico beneficiario) e pers<strong>in</strong>o il <strong>trust</strong> che preveda il <strong>trust</strong>ee tra i beneficiari, purchè, ovviamente,<br />

non sia l'unico beneficiario (29) .<br />

E' qu<strong>in</strong><strong>di</strong> da escludere che a seguito della <strong>trasformazione</strong> <strong>trust</strong>ees del <strong>trust</strong> e beneficiari del<br />

medesimo possano essere esclusivamente gli stessi soci, perché ciò implicherebbe co<strong>in</strong>cidenza tra<br />

la posizione <strong>di</strong> <strong>trust</strong>ee e quella <strong>di</strong> beneficiari del <strong>trust</strong>, che è <strong>in</strong>ammissibile. Sarà <strong>in</strong>vece possibile<br />

che il <strong>trust</strong> preveda beneficiari ulteriori rispetto agli orig<strong>in</strong>ari soci, poiché <strong>in</strong> questo caso la<br />

co<strong>in</strong>cidenza tra beneficiari del <strong>trust</strong> e <strong>trust</strong>ee non è assoluta (30) .<br />

Tanto premesso <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea generale, possono prospettarsi le seguenti fattispecie (31) .<br />

A) Trasformazione <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> che preveda quale <strong>trust</strong>ee un terzo e beneficiari i soci<br />

medesimi<br />

Mettendo <strong>in</strong> parallelo questa fattispecie con la <strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong><br />

azienda, ci si avvede subito che si verifica un effetto <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uità riferibile al patrimonio, che<br />

6


imane il medesimo, mentre c'è totale <strong>di</strong>scont<strong>in</strong>uità con riferimento al soggetto titolare <strong>di</strong> esso: il<br />

<strong>trust</strong> fund, <strong>in</strong>fatti, all'esito della <strong>trasformazione</strong> apparterrà al <strong>trust</strong>ee e non ai soci (32) .<br />

Questa <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> imputazione sembra destare perplessità, atteso che la soppressione del<br />

v<strong>in</strong>colo <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione che già affettava il patrimonio sociale pre<strong>di</strong>cherebbe, <strong>in</strong> una fattispecie<br />

caratterizzata da <strong>di</strong>scont<strong>in</strong>uità soggettiva, al pari della <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda,<br />

un'attribuzione <strong>di</strong> esso ai soci e non a un terzo (33) .<br />

<strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea, <strong>in</strong> questi casi, produce <strong>in</strong>fatti l'effetto <strong>di</strong> mutare le regole <strong>di</strong><br />

gestione del patrimonio già sociale, il che si traduce nella necessità <strong>di</strong> un'imputabilità del<br />

patrimonio e dei risultati della sua gestione <strong>in</strong> capo ai soci.<br />

In altri term<strong>in</strong>i, mentre <strong>in</strong> precedenza la relazione fra patrimonio e dest<strong>in</strong>atari f<strong>in</strong>ali dei<br />

risultati dell’attività era me<strong>di</strong>ata dall’<strong>in</strong>terposizione <strong>di</strong> un centro <strong>di</strong> imputazione autonomo (la<br />

società), per cui la cont<strong>in</strong>uità era verificata dalla persistenza <strong>di</strong> quest’ultimo, nel caso <strong>in</strong> oggetto, <strong>in</strong><br />

cui la <strong>trasformazione</strong> si attua me<strong>di</strong>ante la soppressione <strong>di</strong> un v<strong>in</strong>colo <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione la cont<strong>in</strong>uità<br />

soggettiva non può che essere verificata rispetto ai dest<strong>in</strong>atari f<strong>in</strong>ali dei risultati dell’attività (34) .<br />

Ciò significa che l'alternativa della <strong>trasformazione</strong> rispetto alla liquidazione del patrimonio<br />

autonomo <strong>in</strong> precedenza <strong>di</strong> titolarità della società potrà essere seguita solo laddove si <strong>in</strong>tenda<br />

mantenere la piena identità sia dei soggetti, cui imputare il risultato f<strong>in</strong>ale dell’attività, sia del<br />

patrimonio.<br />

Ora, nel caso della <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda si sopprime l’orig<strong>in</strong>ario<br />

v<strong>in</strong>colo <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione che affettava i beni e la società, orig<strong>in</strong>ario centro <strong>di</strong> imputazione giuri<strong>di</strong>ca,<br />

scompare.<br />

Il patrimonio sociale <strong>di</strong> conseguenza dovrà appartenere ai soci <strong>in</strong> qualità <strong>di</strong> comproprietari<br />

proprio perché viene meno il “me<strong>di</strong>o giuri<strong>di</strong>co” costituito dalla società.<br />

Nel caso <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> <strong>trust</strong> si dovrebbe qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ritenere che per potersi parlare<br />

tecnicamente <strong>di</strong> "<strong>trasformazione</strong>" il patrimonio già <strong>di</strong> proprietà della società debba essere<br />

attribuito agli stessi soci <strong>in</strong> qualità <strong>di</strong> <strong>trust</strong>ee (e non a un <strong>trust</strong>ee terzo), e che beneficiari <strong>di</strong> siffatto<br />

<strong>trust</strong> debbano essere i soci medesimi, ciò che, però, non consente <strong>di</strong> dare vita a un valido <strong>trust</strong>,<br />

essendo vietata la co<strong>in</strong>cidenza tra <strong>trust</strong>ees e beneficiari (35) .<br />

Tuttavia, rispetto al dato formale costituito dall'avvenuta attribuzione dei beni al <strong>trust</strong>ee<br />

terzo per effetto della <strong>trasformazione</strong> si potrebbe far prevalere il dato sostanziale costituito da ciò<br />

che, essendo beneficiari (sia <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to che f<strong>in</strong>ali) del <strong>trust</strong> gli stessi (ex) soci, essi sarebbero,<br />

appunto, i dest<strong>in</strong>atari dell’attività nonché dest<strong>in</strong>atari f<strong>in</strong>ali del patrimonio già sociale. Così<br />

ragionando, allora, si potrebbe configurare questa fattispecie come una <strong>trasformazione</strong> da società<br />

7


<strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda realizzata "<strong>in</strong><strong>di</strong>rettamente", per il tramite dell'affidamento <strong>di</strong> essa al<br />

<strong>trust</strong>ee.<br />

Si dovrebbe qu<strong>in</strong><strong>di</strong> adottare un'<strong>in</strong>terpretazione estensiva della norma che consente la<br />

<strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda, ritenendo che essa comprenda, oltre a<br />

quella "<strong>di</strong>retta", altresì l'ipotesi della <strong>trasformazione</strong> "<strong>in</strong><strong>di</strong>retta".<br />

Qualora, al contrario, si ritenga la norma <strong>di</strong> stretta <strong>in</strong>terpretazione, la fattispecie non sarà<br />

apprezzabile come <strong>trasformazione</strong>, per cui:<br />

a) se <strong>in</strong> capo alla società è <strong>in</strong><strong>di</strong>viduabile l'esistenza <strong>di</strong> un'azienda la <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società<br />

<strong>in</strong> <strong>trust</strong> andrà (ri)qualificata come <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda seguita dal<br />

trasferimento dell'azienda medesima al <strong>trust</strong>ee terzo;<br />

b) se <strong>in</strong> capo alla società non è <strong>in</strong><strong>di</strong>viduabile un complesso <strong>di</strong> beni qualificabile come<br />

"azienda" l'attribuzione del patrimonio sociale al <strong>trust</strong>ee non potrà presc<strong>in</strong>dere dal previo,<br />

<strong>in</strong>derogabile, svolgimento della procedura <strong>di</strong> liquidazione della società e dalla successiva<br />

assegnazione dei beni residui ai soci (36) .<br />

B) Trasformazione <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> che preveda quale <strong>trust</strong>ee un terzo e beneficiari estranei<br />

rispetto ai soci (da soli o <strong>in</strong> aggiunta ai soci medesimi)<br />

Le conclusioni cui si è sopra giunti rispetto all'ipotetica configurabilità <strong>di</strong> una <strong>trasformazione</strong><br />

<strong>di</strong> società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda me<strong>di</strong>ante proce<strong>di</strong>mento <strong>in</strong><strong>di</strong>retto non sembrano estensibili<br />

all'ipotesi <strong>in</strong> cui il <strong>trust</strong> sorto per effetto della <strong>trasformazione</strong> preveda quali beneficiari soggetti<br />

ulteriori rispetto ai soci.<br />

In questo caso, <strong>in</strong>fatti, i dest<strong>in</strong>atari f<strong>in</strong>ali dell’attività nonché del patrimonio già sociale non<br />

sono (soltanto) i soci ma anche (o esclusivamente) terzi (per es. i figli dei soci (37) oppure i cre<strong>di</strong>tori<br />

sociali).<br />

Siffatta operazione non pare qu<strong>in</strong><strong>di</strong> tecnicamente qualificabile come <strong>trasformazione</strong><br />

eterogenea. Essa, più probabilmente, sarà qualificabile come assegnazione del patrimonio sociale<br />

ai soci e successivo trasferimento dello stesso al <strong>trust</strong>ee, <strong>in</strong> violazione, però, dell'<strong>in</strong>derogabile<br />

proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> liquidazione della società (38) .<br />

C) Trasformazione <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> che preveda quali <strong>trust</strong>ees i soci e beneficiari gli stessi<br />

soci e ulteriori soggetti<br />

Rispetto a questa fattispecie valgono le medesime conclusioni cui si è giunti <strong>in</strong> riferimento<br />

alla fattispecie sub B).<br />

8


L'unica <strong>di</strong>fferenza rispetto alla fattispecie sub B) è costituita dal fatto che il <strong>trust</strong> che sorge<br />

per effetto <strong>di</strong> tale - a questo punto "cosiddetta" - <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> si configura<br />

come <strong>trust</strong> auto<strong>di</strong>chiarato.<br />

L'operazione sarà apprezzabile come assegnazione del patrimonio sociale ai soci non seguita<br />

dal successivo atto traslativo <strong>in</strong> favore del <strong>trust</strong>ee ma da un atto con cui si v<strong>in</strong>cola dest<strong>in</strong>a <strong>in</strong> <strong>trust</strong> il<br />

patrimonio medesimo che, pertanto, viene dest<strong>in</strong>ato (anche) a terzi. Anche <strong>in</strong> questo caso,<br />

tuttavia, l'operazione appare violare l'<strong>in</strong>derogabile proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> liquidazione della società.<br />

D) Trasformazione <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> <strong>di</strong> scopo<br />

Il <strong>trust</strong> <strong>di</strong> scopo si <strong>di</strong>st<strong>in</strong>gue dai <strong>trust</strong> con beneficiari <strong>in</strong> ragione della presenza o meno <strong>di</strong><br />

beneficiari <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati (o anche solo <strong>in</strong><strong>di</strong>viduabili), che abbiano azione contro il <strong>trust</strong>ee.<br />

Il term<strong>in</strong>e “beneficiarî”, traduzione del term<strong>in</strong>e <strong>in</strong>glese "beneficiaries", <strong>in</strong><strong>di</strong>ca <strong>in</strong>fatti i<br />

soggetti titolari <strong>di</strong> pretese nei confronti del <strong>trust</strong>ee secondo quanto previsto nell’atto istitutivo del<br />

<strong>trust</strong> e non, come pure la traduzione italiana “beneficiarî” potrebbe evocare, i dest<strong>in</strong>atari <strong>di</strong> una<br />

attribuzione liberale o comunque a titolo gratuito, senza corrispettivo.<br />

Va a tal f<strong>in</strong>e ricordato che nel <strong>di</strong>ritto <strong>in</strong>glese la presenza della rule aga<strong>in</strong>st perpetuites<br />

impe<strong>di</strong>sce a un <strong>trust</strong> <strong>di</strong> avere durata illimitata, salvo che il <strong>trust</strong> persegua effettivamente uno<br />

scopo caritatevole (charitable). Diversamente, l'applicazione della suddetta rule fa sì che il <strong>trust</strong> e i<br />

relativi atti <strong>di</strong> attribuzione <strong>di</strong> beni al <strong>trust</strong>ee siano nulli ab <strong>in</strong>itio.<br />

<strong>La</strong> mancanza, nei charitable <strong>trust</strong>, <strong>di</strong> beneficiari che possano costr<strong>in</strong>gere il <strong>trust</strong>ee ad<br />

adempiere il <strong>trust</strong> è sopperita dal ruolo attribuito dalla legge all'Attorney General, quale<br />

esponente dell'<strong>in</strong>teresse generale all'adempimento del <strong>trust</strong>.<br />

<strong>La</strong> regola dell'<strong>in</strong>vali<strong>di</strong>tà dei <strong>trust</strong> <strong>di</strong> scopo si atteggia <strong>in</strong>vece <strong>di</strong>versamente <strong>in</strong> altre legislazioni,<br />

come ad es. nella Trusts (Jersey) <strong>La</strong>w 1984, che prevede la vali<strong>di</strong>tà del <strong>trust</strong> <strong>di</strong> scopo anche non<br />

caritatevole, a con<strong>di</strong>zione che venga nom<strong>in</strong>ato un enforcer che possa agire nei confronti del<br />

<strong>trust</strong>ee <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> mancato adempimento delle sue obbligazioni.<br />

L'operazione <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> una società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> <strong>di</strong> scopo può condurre,<br />

alternativamente, al sorgere <strong>di</strong> un <strong>trust</strong> charitable (benefico) ovvero non charitable, nel qual caso<br />

esso sarà valido solo se regolato da una legge che sia <strong>di</strong>versa da quella <strong>in</strong>glese e che ne preveda<br />

espressamente la vali<strong>di</strong>tà.<br />

<strong>La</strong> necessità, più volte riba<strong>di</strong>ta, <strong>di</strong> un'imputabilità dei risultati della gestione del patrimonio e<br />

del patrimonio stesso ai soci per effetto della <strong>trasformazione</strong> eterogenea sembra non consentire<br />

che l'esito della stessa possa consistere nel far sorgere un <strong>trust</strong> <strong>di</strong> scopo. Siffatto <strong>trust</strong> <strong>in</strong>fatti, non<br />

9


prevedendo beneficiari, avrebbe l'effetto <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>are la permanenza dei risultati della gestione<br />

del patrimonio <strong>in</strong> capo al <strong>trust</strong> medesimo (39) e non <strong>in</strong> capo agli ex soci.<br />

Da quanto precede sembra potersi allora ricavare che l'espressione "<strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong><br />

società <strong>in</strong> <strong>trust</strong>" può, a tutto concedere, designare un'operazione <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong>, per così <strong>di</strong>re,<br />

"pura" o "<strong>in</strong> senso tecnico" nel solo caso descritto sub A).<br />

Negli altri casi essa designerà <strong>in</strong>vece un "proce<strong>di</strong>mento" la cui “causa concreta” sarà<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduabile nell'assegnazione dei beni ai soci e loro successiva dest<strong>in</strong>azione <strong>in</strong> <strong>trust</strong> (che esso sia<br />

auto<strong>di</strong>chiarato o traslativo non è rilevante), <strong>in</strong> violazione, però, delle <strong>in</strong>derogabili regole che, nelle<br />

società <strong>di</strong> capitali, presiedono alla liquidazione.<br />

A chiusura <strong>di</strong> questo paragrafo un'ultima osservazione si impone.<br />

Occorre <strong>in</strong>fatti chiedersi se, avvenuta l'iscrizione della c.d. <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong><br />

nel Registro delle Imprese operi la sanatoria <strong>di</strong> cui all'art. 2500-bis, c.c., norma secondo cui,<br />

avvenuta l'iscrizione della deliberazione <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> nel Registro delle Imprese, l'<strong>in</strong>vali<strong>di</strong>tà<br />

della <strong>trasformazione</strong> non può essere pronunciata.<br />

Tale norma è <strong>in</strong>fatti "trasversale", ed è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> applicabile a ogni concreta fattispecie<br />

riconducibile alla nozione <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong>, sia essa omogenea che eterogenea, sia essa tipica che<br />

atipica (40) .<br />

Con riguardo al caso <strong>di</strong> specie, <strong>in</strong>oltre, <strong>in</strong> cui la pubblicità è una soltanto, quella relativa alla<br />

società che si trasforma, il momento <strong>in</strong> cui si dovrebbe produrre l'effetto sanante è <strong>in</strong><strong>di</strong>viduabile<br />

nella data <strong>di</strong> iscrizione dell'atto <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> nel registro delle imprese (41) .<br />

Tanto premesso, tenuto conto che la <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> è atto da stipularsi<br />

all'unanimità ed è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>in</strong>tegralmente riconducibile all'ente, si potrebbe ben sostenere che la<br />

sanatoria operi anche nelle ipotesi <strong>in</strong> cui, per le ragioni sopra esposte, non si possa parlare <strong>di</strong> vera<br />

e propria <strong>trasformazione</strong>. Si tratterebbe, <strong>in</strong>fatti, <strong>di</strong> un atto <strong>in</strong>valido, categoria rispetto alla quale<br />

l'art. 2500-bis, c.c. è idoneo a svolgere un'efficacia stabilizzante (42) . Qualora, <strong>in</strong>vece, si ritenga<br />

<strong>in</strong>operante l'art. 2500-bis, c.c. (l'osservazione vale - <strong>in</strong>vero - per tutte le ipotesi <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong><br />

eterogenea atipica) i riflessi sull'attività notarile saranno notevoli. Si pensi all'ipotesi <strong>in</strong> cui il notaio<br />

si trovi a dover rivendere un bene appartenente all'"ente" sorto all'esito <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

<strong>trasformazione</strong> eterogenea atipico (nel caso <strong>in</strong> esame appartenente al <strong>trust</strong>ee del <strong>trust</strong> sorto per<br />

effetto del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> "<strong>trasformazione</strong>"). In casi come quello al vaglio, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, il ruolo e la<br />

responsabilità del notaio, <strong>in</strong> rapporto al dovere <strong>di</strong> assicurare al terzo acquirente la "stabilità” del<br />

proprio acquisto, sono da tenere <strong>in</strong> attenta considerazione (43) .<br />

4. Dalla società al <strong>trust</strong> attraverso proce<strong>di</strong>menti <strong>in</strong><strong>di</strong>retti<br />

10


Per le ragioni esposte nei precedenti paragrafi si deve qu<strong>in</strong><strong>di</strong> tendenzialmente (44) escludere<br />

che la fattispecie denom<strong>in</strong>ata "<strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong>" rientri nel para<strong>di</strong>gma normativo<br />

della <strong>trasformazione</strong> eterogenea (atipica).<br />

Occorre a questo punto <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare eventuali soluzioni percorribili per giungere al medesimo<br />

risultato senza violare le norme imperative <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> liquidazione della società.<br />

Una prima soluzione consiste nell'istituire più <strong>trust</strong>, i cui <strong>trust</strong>ees (anche terzi rispetto ai soci)<br />

procedano all'acquisto delle partecipazioni <strong>di</strong>ventando soci della società, la quale poi si trasforma<br />

<strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda.<br />

R<strong>in</strong>viando al successivo paragrafo l'analisi del caso <strong>in</strong> cui il <strong>trust</strong>ee <strong>di</strong>venga unico socio della<br />

società, qualora la società <strong>di</strong>venga partecipata – ad esempio - da due <strong>trust</strong>ees <strong>di</strong> due <strong>di</strong>versi <strong>trust</strong>,<br />

essa potrà trasformarsi <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda, la quale avrà quali comproprietari i due <strong>trust</strong>ees.<br />

Valgono rispetto a tale fattispecie le conclusioni cui <strong>in</strong> generale si giunge riguardo alla più<br />

consueta eventualità <strong>in</strong> cui i soci della società trasformata <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda non siano<br />

<strong>trust</strong>ees.<br />

Qualora i soci-<strong>trust</strong>ees deliber<strong>in</strong>o la <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong><br />

impresa attiva esercitando <strong>in</strong> comune la relativa attività, rischieranno una riqualificazione della<br />

comproprietà aziendale quale società <strong>di</strong> fatto tra i medesimi (45) . Se, <strong>in</strong>vece, pur <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong><br />

impresa attiva, i <strong>trust</strong>ees procederanno all'affitto della stessa, nulla quaestio. L'impresa verrà<br />

esercitata dall'affittuario e il <strong>trust</strong> cont<strong>in</strong>uerà a essere eseguito secondo quanto stabilito nel<br />

programma contenuto nell'atto istitutivo.<br />

Qualora <strong>in</strong>vece la società non possa considerarsi titolare <strong>di</strong> azienda (si pensi, appunto, al<br />

caso delle società c.d. <strong>di</strong> comodo o al caso <strong>di</strong> una società che possiede un s<strong>in</strong>golo bene immobile)<br />

la <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda non dovrebbe considerarsi ammissibile (46) .<br />

Altra soluzione negoziale per giungere dalla società al <strong>trust</strong> consiste nel previamente<br />

trasformare la società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda.<br />

Tale sequenza negoziale appare astrattamente percorribile, fermo restando che, come<br />

appena sottol<strong>in</strong>eato, la <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> comunione d'azienda è operazione alternativa allo<br />

scioglimento della società alla susseguente liquidazione e f<strong>in</strong>ale assegnazione dei beni ai soci.<br />

Ammessa, con riferimento alla situazione concreta, la <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong><br />

comunione <strong>di</strong> azienda, i soci, <strong>di</strong>venuti comproprietari dell'azienda, potranno rivestire la qualità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sponenti <strong>di</strong> un <strong>trust</strong> avente a oggetto l'<strong>in</strong>tero patrimonio sociale che potrà essere affidato anche<br />

a un <strong>trust</strong>ee terzo a vantaggio <strong>di</strong> beneficiari che potranno anch'essi essere terzi rispetto agli ex<br />

soci.<br />

11


5. Società partecipata da un unico <strong>trust</strong>ee e <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale<br />

Nel precedente paragrafo si è ipotizzato, quale proce<strong>di</strong>mento <strong>in</strong><strong>di</strong>retto per giungere a un<br />

<strong>trust</strong> da una società che il <strong>trust</strong>ee <strong>di</strong> un <strong>trust</strong> già esistente <strong>di</strong>venga unico socio della società.<br />

L'ammissibilità <strong>di</strong> tale fattispecie presuppone, <strong>in</strong> primo luogo, la soluzione positiva della<br />

<strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale (47) .<br />

Rispetto a questo controverso tema, non affrontabile ex professo <strong>in</strong> questa sede, si rileva <strong>in</strong><br />

primo luogo che, a fronte <strong>di</strong> aperture dottr<strong>in</strong>ali la posizione della giurisprudenza è negativa (si<br />

r<strong>in</strong>via, sul punto, alle pronunce segnalate <strong>in</strong> nota). <strong>La</strong> praticabilità <strong>di</strong> tale operazione negoziale<br />

pertanto andrà rimessa alla sensibilità dell'<strong>in</strong>terprete.<br />

Ammesso (ma non concesso) che tale operazione sia ammissibile, a seguito dell'<strong>in</strong>tervenuta<br />

<strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, possono ipotizzarsi <strong>di</strong>versi scenari, secondo<br />

che la società possa o meno considerarsi titolare <strong>di</strong> un'azienda.<br />

Se <strong>in</strong> capo alla società è ravvisabile la titolarità <strong>di</strong> un'azienda l'operazione, per le ragioni<br />

esposte nei precedenti paragrafi, potrà considerarsi legittima se il <strong>trust</strong>ee provvederà<br />

successivamente ad affittare l'azienda a terzi ovvero l'azienda stessa sia già oggetto <strong>di</strong> un<br />

contratto <strong>di</strong> affitto prima della deliberazione della <strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> <strong>trust</strong>. Qualora<br />

<strong>in</strong>vece, il <strong>trust</strong>ee (ex unico socio) <strong>in</strong>tenda, con l'azienda, esercitare attività d'impresa, si pone il<br />

delicato problema, che non può essere affrontato <strong>in</strong> questa sede, dell'esercizio dell'impresa<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduale a responsabilità limitata, che nel caso del <strong>trust</strong> assume un atteggiamento particolare,<br />

essendo il <strong>trust</strong>ee titolare <strong>di</strong> un ufficio (48) .<br />

Se <strong>in</strong>vece <strong>in</strong> capo alla società non dovesse ravvisarsi la titolarità <strong>di</strong> un'azienda la<br />

<strong>trasformazione</strong> dovrebbe <strong>in</strong>vece ritenersi, per le ragioni già esposte nei precedenti paragrafi,<br />

illegittima (49) .<br />

6. Il trattamento tributario della <strong>trasformazione</strong> eterogenea <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong><br />

Si è sopra concluso che, a tutto concedere, è <strong>trasformazione</strong> eterogenea <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong>,<br />

<strong>in</strong> senso tecnico, solo quella che preveda la co<strong>in</strong>cidenza tra ex soci e beneficiari e l'attribuzione del<br />

patrimonio sociale a un <strong>trust</strong>ee terzo (50) .<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista tributario è noto che la <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società è istituto, entro certi<br />

limiti, caratterizzato da neutralità, per cui se si ritenesse tale operazione non solo ammissibile dal<br />

punto <strong>di</strong> vista civilistico, ma anche neutrale sia nell'ambito delle imposte <strong>di</strong>rette che nell'ambito<br />

delle imposte <strong>in</strong><strong>di</strong>rette, i vantaggi per gli operatori sarebbero notevoli. In particolare, lo strumento<br />

della <strong>trasformazione</strong> consentirebbe <strong>di</strong> liberarsi, per così <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> società rientranti nell'ambito <strong>di</strong><br />

quelle c.d. <strong>di</strong> comodo (51) , a costi più contenuti rispetto a quelli <strong>in</strong> cui si <strong>in</strong>correrebbe elim<strong>in</strong>ando la<br />

12


società dal mondo giuri<strong>di</strong>co attraverso le consuete modalità dello scioglimento seguito dalla<br />

liquidazione ovvero dello scioglimento seguito dall'assegnazione dei beni ai soci<br />

(52) . E<br />

consentirebbe <strong>in</strong>oltre, se la composizione della compag<strong>in</strong>e societaria lo consente e se questa è la<br />

volontà dei soci, <strong>di</strong> programmare la <strong>di</strong>stribuzione del patrimonio (già) sociale <strong>in</strong> favore dei<br />

<strong>di</strong>scendenti dei soci.<br />

Nel prosieguo <strong>in</strong><strong>di</strong>cheremo il possibile trattamento tributario delle operazioni esemplificate<br />

nel paragrafo 3 (fatta eccezione per la <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> <strong>trust</strong> <strong>di</strong> scopo, probabilmente non<br />

ammissibile) e del "passaggio" da società a <strong>trust</strong> me<strong>di</strong>ante proce<strong>di</strong>mento <strong>in</strong><strong>di</strong>retto, avvertendo<br />

che, trattandosi <strong>di</strong> fattispecie non previste dall'or<strong>di</strong>namento tributario, la relativa tassazione, con<br />

ogni probabilità, <strong>di</strong>penderà dagli "effetti concreti" prodotti da ciascuna <strong>di</strong> esse.<br />

A) Trasformazione <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> che preveda quale <strong>trust</strong>ee un terzo e beneficiari i soci<br />

medesimi<br />

Si è sopra affermato che tale fattispecie è l'unica rispetto alla quale può ipotizzarsi la<br />

praticabilità <strong>di</strong> una vera e propria <strong>trasformazione</strong> eterogenea. Ciò a con<strong>di</strong>zione che si ritenga<br />

ricompresa nell'ambito applicativo della <strong>trasformazione</strong> eterogenea <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda<br />

anche quella realizzata <strong>in</strong> via "<strong>in</strong><strong>di</strong>retta", me<strong>di</strong>ante attribuzione temporanea dell'azienda<br />

medesima a un <strong>trust</strong>ee.<br />

Una volta ammessa l'operazione dal punto <strong>di</strong> vista civilistico ci sembra <strong>di</strong> potere<br />

fondatamente affermare che dal punto <strong>di</strong> vista tributario, la posizione del <strong>trust</strong>ee sarà<br />

assolutamente "neutra". Tale neutralità fiscale del <strong>trust</strong>ee è peraltro affermata dalla stessa<br />

Agenzia delle Entrate, sia nell'ambito delle imposte <strong>di</strong>rette che nell'ambito delle imposte <strong>in</strong><strong>di</strong>rette,<br />

nelle note circolari n. 47 del 6 agosto 2007 e n. 3 del 22 gennaio 2008.<br />

Per ciò che riguarda l'imposta <strong>di</strong> registro, se la <strong>trasformazione</strong> si considera un atto della<br />

società da trasformare, l’imposta <strong>in</strong> misura fissa dovrebbe applicarsi senza particolari perplessità ai<br />

sensi dell'art. 4, lett. c) della tariffa, parte prima, allegata al D.P.R. 26 aprile 1986, n. 131. Tale<br />

norma, <strong>in</strong>fatti, riguarda «gli atti propri delle società <strong>di</strong> qualunque tipo e oggetto e degli enti <strong>di</strong>versi<br />

dalle società... aventi ad oggetto esclusivo o pr<strong>in</strong>cipale l’esercizio <strong>di</strong> attività commerciali o<br />

agricole».<br />

Per quanto riguarda l’Iva, <strong>in</strong>vece, l’imponibilità della <strong>trasformazione</strong> è testualmente è<br />

esclusa dall’art. 2, comma 3, lett. f), del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633.<br />

Quanto alle imposte <strong>di</strong>rette, la norma <strong>di</strong> riferimento è costituita dall'art. 171 del D.P.R. 22<br />

<strong>di</strong>cembre 1986, n. 917 (Tuir), il quale prevede che <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong>, effettuata ai sensi<br />

dell'articolo 2500-septies del co<strong>di</strong>ce civile, <strong>di</strong> una società soggetta all'imposta <strong>di</strong> cui al Titolo II <strong>in</strong><br />

13


ente non commerciale, i beni della società si considerano realizzati <strong>in</strong> base al valore normale, salvo<br />

che non siano confluiti nell'azienda o complesso aziendale dell'ente stesso.<br />

Sulla base <strong>di</strong> questa norma si dovrebbe ritenere che, se all'esito della <strong>trasformazione</strong> il <strong>trust</strong><br />

non svolgerà attività d'impresa i beni sociali si considereranno realizzati a valore normale ai sensi<br />

degli artt. 85, comma 2 e 86, comma 1, lett. c) del Tuir, trattandosi <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione <strong>di</strong> beni a f<strong>in</strong>alità<br />

estranee all'esercizio dell'impresa. Diversamente, qualora il <strong>trust</strong> svolgesse attività commerciale,<br />

l'operazione dovrà ritenersi fiscalmente neutra e i beni conserveranno il valore fiscale che avevano<br />

prima dell'operazione <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong>.<br />

Siffatta <strong>trasformazione</strong> sarà assoggettabile anche all'imposta <strong>di</strong> donazione, applicabile,<br />

secondo l'Agenzia delle Entrate (53) , <strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dalla "tipologia" <strong>di</strong> <strong>trust</strong> (sia esso, cioè,<br />

liberale ovvero commerciale).<br />

Ai f<strong>in</strong>i dell'applicazione <strong>di</strong> tale imposta (oltre che delle imposte ipotecaria e catastale ove<br />

dovute), l'atto tassabile sarà quello <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione dei beni <strong>in</strong> <strong>trust</strong> posto <strong>in</strong> essere, sia pure<br />

implicitamente, dai soci, assumendo quale rapporto rilevante, come affermato dall'Agenzia delle<br />

Entrate nei suoi documenti <strong>di</strong> prassi, quello tra <strong>di</strong>sponenti e beneficiari (54) .<br />

Nel caso qui esemplificato, a causa della co<strong>in</strong>cidenza tra <strong>di</strong>sponenti e beneficiari può però<br />

ritenersi che nessuna imposta <strong>di</strong> donazione sia dovuta.<br />

Se <strong>in</strong>oltre si ritiene che la fattispecie descritta <strong>di</strong>a luogo a vera e propria <strong>trasformazione</strong><br />

eterogenea saranno dovute le imposte ipotecaria e catastale <strong>in</strong> misura fissa ai sensi dell'art. 4 della<br />

tariffa allegata al d.lgs. 31 ottobre 1990, n. 347 e dell'art. 10, comma 2, del decreto medesimo.<br />

Il fisco potrebbe però ritenere che, essendo la norma dell'art. 2500-septies, c.c. <strong>di</strong> stretta<br />

<strong>in</strong>terpretazione, la fattispecie non sia qualificabile come <strong>trasformazione</strong>.<br />

Ne dovrebbe conseguire la seguente tassazione, <strong>di</strong>st<strong>in</strong>ta a seconda che <strong>in</strong> capo alla società<br />

sia o meno <strong>in</strong><strong>di</strong>viduabile l'esistenza <strong>di</strong> un'azienda.<br />

Nel caso <strong>di</strong> società titolare <strong>di</strong> azienda saranno tassabili:<br />

a) la <strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda con le imposte già sopra <strong>in</strong><strong>di</strong>cate<br />

(sia <strong>in</strong><strong>di</strong>rette che <strong>di</strong>rette);<br />

b) il trasferimento dell'azienda al <strong>trust</strong>ee terzo con l'imposta <strong>di</strong> donazione e, se del caso, le<br />

imposte ipotecaria e catastale <strong>in</strong> misura proporzionale (55) .<br />

Nel caso <strong>di</strong> società non titolare <strong>di</strong> azienda saranno tassabili;<br />

a) l'assegnazione dei beni ai soci (con le imposte <strong>di</strong>rette e <strong>in</strong><strong>di</strong>rette);<br />

b) il trasferimento dei beni al <strong>trust</strong>ee con l'imposta <strong>di</strong> donazione e, se del caso, le imposte<br />

ipotecaria e catastale <strong>in</strong> misura proporzionale (56) .<br />

14


Va precisato, tuttavia, che anche <strong>in</strong> questi due casi l'imposta <strong>di</strong> donazione non si dovrebbe<br />

ritenere <strong>in</strong> concreto applicabile <strong>in</strong> ragione del fatto che beneficiari f<strong>in</strong>ali del <strong>trust</strong> sono gli stessi<br />

<strong>di</strong>sponenti.<br />

B) Trasformazione <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> che preveda quale <strong>trust</strong>ee un terzo e beneficiari estranei<br />

rispetto ai soci (da soli o <strong>in</strong> aggiunta ai soci medesimi)<br />

Si è sopra ritenuta tale operazione tecnicamente non qualificabile come <strong>trasformazione</strong><br />

eterogenea <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> ma come assegnazione del patrimonio sociale ai soci e successivo<br />

trasferimento dello stesso al <strong>trust</strong>ee (57) .<br />

Ammesso che la pubblicità <strong>di</strong> tale atto nel Registro delle Imprese ne produca la sanatoria, dal<br />

punto <strong>di</strong> vista tributario ne dovrebbe conseguire la seguente tassazione, anche <strong>in</strong> tal caso <strong>di</strong>st<strong>in</strong>ta<br />

a seconda che <strong>in</strong> capo alla società sia o meno <strong>in</strong><strong>di</strong>viduabile l'esistenza <strong>di</strong> un'azienda.<br />

Nel caso <strong>di</strong> società titolare <strong>di</strong> azienda saranno tassabili:<br />

a) l'assegnazione dell'azienda <strong>in</strong> comproprietà ai soci con l'imposta <strong>di</strong> registro <strong>in</strong> misura fissa<br />

ai sensi dell'art. 4, comma 1, lett. d) della tariffa, parte prima, allegata al D.P.R. 26 aprile 1986, n.<br />

131 (che richiama il comma 1, lett. a, n. 3 della stessa tariffa) e se del caso con le imposte<br />

ipotecaria e catastale <strong>in</strong> misura proporzionale (58) ; saranno applicabili <strong>in</strong>oltre le imposte <strong>di</strong>rette<br />

sull'eventuale plusvalenza;<br />

b) il trasferimento dell'azienda al <strong>trust</strong>ee terzo con l'imposta <strong>di</strong> donazione e, se del caso, con<br />

le imposte ipotecaria e catastale <strong>in</strong> misura proporzionale (59) .<br />

Nel caso <strong>di</strong> società non titolare <strong>di</strong> azienda saranno tassabili:<br />

a) l'assegnazione dei beni ai soci (con le imposte <strong>in</strong><strong>di</strong>rette <strong>in</strong> relazione alla natura dei beni e<br />

con le imposte <strong>di</strong>rette sulle eventuali plusvalenze);<br />

b) il trasferimento dei beni al <strong>trust</strong>ee con l'imposta <strong>di</strong> donazione e, se del caso, le imposte<br />

ipotecaria e catastale <strong>in</strong> misura proporzionale (60) , assumendo quale rapporto rilevante, come<br />

affermato dall'Agenzia delle Entrate nei suoi documenti <strong>di</strong> prassi, quello tra <strong>di</strong>sponenti e<br />

beneficiari (61) .<br />

Va ancora una volta precisato che anche <strong>in</strong> questi due casi l'imposta <strong>di</strong> donazione non si<br />

dovrebbe ritenere <strong>in</strong> concreto applicabile nei confronti dei beneficiari f<strong>in</strong>ali del <strong>trust</strong> che<br />

co<strong>in</strong>cidano con gli stessi <strong>di</strong>sponenti.<br />

C) Trasformazione <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> che preveda quali <strong>trust</strong>ees i soci e beneficiari gli stessi<br />

soci e ulteriori soggetti<br />

15


Questa fattispecie si <strong>di</strong>st<strong>in</strong>gue da quella sub B) per il fatto che il <strong>trust</strong> che sorge per effetto<br />

della c.d. <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> si configura come auto<strong>di</strong>chiarato.<br />

Si applicherà il medesimo trattamento tributario della fattispecie sub B) con due<br />

precisazioni:<br />

1) trattandosi <strong>di</strong> <strong>trust</strong> auto<strong>di</strong>chiarato non saranno dovute le imposte ipotecaria e catastale;<br />

2) l'imposta <strong>di</strong> donazione non si dovrebbe ritenere <strong>in</strong> concreto applicabile nei confronti dei<br />

beneficiari f<strong>in</strong>ali del <strong>trust</strong> che co<strong>in</strong>cidano con gli stessi <strong>di</strong>sponenti.<br />

D) Istituzione <strong>di</strong> più <strong>trust</strong>, acquisto da parte dei <strong>trust</strong>ees (anche terzi rispetto ai soci) delle<br />

partecipazioni sociali e <strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda (62)<br />

L'acquisto delle partecipazioni sociali, ovviamente oneroso, sconterà l'imposta <strong>di</strong> registro <strong>in</strong><br />

misura fissa e, eventualmente, le imposte <strong>di</strong>rette sull'eventuale plusvalenza.<br />

Alla successiva <strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda si applicherà l'art. 171,<br />

comma 1, penultimo periodo, del Tuir, secondo cui «In caso <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong><br />

azienda si applicano le <strong>di</strong>sposizioni dell'articolo 67, comma 1, lettera h).» A sua volta l’art. 67,<br />

comma 1, lettera h) del Tuir prevede che sono “red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>versi” quelli derivanti dalla concessione <strong>in</strong><br />

usufrutto e dalla sublocazione <strong>di</strong> beni immobili, dall'affitto, locazione, noleggio o concessione <strong>in</strong><br />

uso <strong>di</strong> veicoli, macch<strong>in</strong>e e altri beni mobili, dall'affitto e dalla concessione <strong>in</strong> usufrutto <strong>di</strong> aziende;<br />

l'affitto e la concessione <strong>in</strong> usufrutto dell'unica azienda da parte dell'impren<strong>di</strong>tore non si<br />

considerano fatti nell'esercizio dell'impresa, ma <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> successiva ven<strong>di</strong>ta totale o parziale le<br />

plusvalenze realizzate concorrono a formare il red<strong>di</strong>to complessivo come red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>versi.<br />

<strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda, <strong>in</strong> altri term<strong>in</strong>i, non genera <strong>di</strong> per sé<br />

alcun red<strong>di</strong>to, <strong>in</strong> quanto essa è funzionale alla temporaneità della cessazione dell’esercizio<br />

dell’impresa. Si vuole <strong>di</strong>re, cioè, che <strong>in</strong> capo a ciascun <strong>trust</strong>ee (ex socio) sarà tassabile, come<br />

red<strong>di</strong>to <strong>di</strong>verso, il red<strong>di</strong>to derivante a seguito della concessione <strong>in</strong> usufrutto o dall’affitto<br />

dell’azienda. E sarà <strong>in</strong>oltre red<strong>di</strong>to <strong>di</strong>verso la plusvalenza eventualmente realizzata <strong>in</strong> caso <strong>di</strong><br />

ven<strong>di</strong>ta.<br />

Nel caso <strong>in</strong> cui, <strong>in</strong>vece, la cessazione dell’esercizio dell’impresa fosse def<strong>in</strong>itivo, poiché non<br />

sono ammessi salti <strong>di</strong> imposta, la <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda dovrà considerarsi come<br />

realizzativa <strong>in</strong> base al valore normale <strong>di</strong> essa <strong>in</strong> capo alla società.<br />

E) Trasformazione <strong>di</strong> società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda e successivo trasferimento <strong>di</strong> essa a un<br />

<strong>trust</strong>ee o istituzione <strong>di</strong> un <strong>trust</strong> auto<strong>di</strong>chiarato<br />

16


<strong>La</strong> tassazione <strong>in</strong> questo caso avrà ad oggetto due operazioni negoziali: 1) la <strong>trasformazione</strong><br />

eterogenea della società <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda (con applicazione delle regole sopra esposte sub<br />

D) e 2) il <strong>trust</strong> avente a oggetto l'azienda medesima.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista delle imposte <strong>di</strong>rette la realizzazione del valore normale dell'azienda<br />

v<strong>in</strong>colata <strong>in</strong> <strong>trust</strong> potrà essere esclusa solo se il <strong>trust</strong>ee affitti l’azienda o la conceda <strong>in</strong> usufrutto.<br />

Se, <strong>in</strong>vece, il <strong>trust</strong>ee non affittasse l’azienda né la concedesse <strong>in</strong> usufrutto ovvero <strong>in</strong> <strong>trust</strong><br />

venissero conferiti s<strong>in</strong>goli beni aziendali (determ<strong>in</strong>andosi così uno “spezzettamento” dell’azienda),<br />

si avrebbe cessazione def<strong>in</strong>itiva dell’attività d’impresa, con conseguente realizzazione dei beni al<br />

valore normale.<br />

Il <strong>trust</strong> sarà <strong>in</strong>oltre assoggettabile all'imposta <strong>di</strong> donazione (oltre alle imposte ipotecaria e<br />

catastale ove dovute), secondo le modalità già sopra esposte.<br />

Rispetto ai proce<strong>di</strong>menti del<strong>in</strong>eati sub D) ed E) non è da sottovalutare l'eventualità che il<br />

fisco ravvisi l'elusione delle imposte dovute sull'assegnazione del patrimonio sociale ai soci e<br />

riprenda a tassazione quanto dovuto.<br />

Daniele Muritano<br />

__________________________<br />

1) CABRAS, Le trasformazioni, <strong>in</strong> Trattato delle società per azioni, <strong>di</strong>retto da Colombo e Portale, 7***, Tor<strong>in</strong>o,<br />

1997, 26 ss.; TANTINI, Trasformazione e fusione delle società, <strong>in</strong> Trattato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto commerciale e <strong>di</strong>ritto<br />

pubblico dell'economia, <strong>di</strong>retto da Galgano, VIII, Padova, 1985, 188-190.<br />

2) Il tema, trattato dal notaio Barbara Francesch<strong>in</strong>i è stato ripreso dalla stessa nel V Convegno dell'Associazione "Il<br />

<strong>trust</strong> <strong>in</strong> Italia" svoltosi nel 2011 a Sestri Levante. <strong>La</strong> relazione è reperibile nel volume che raccoglie gli atti del<br />

convegno, facente parte della collana Quaderni della rivista Trusts e attività fiduciarie, e<strong>di</strong>to da Ipsoa nel 2011,<br />

con il titolo Trasformazione <strong>di</strong> s.r.l. <strong>in</strong> <strong>trust</strong>s. Analisi <strong>di</strong> due esperienze professionali (p. 237 ss). Il precedente<br />

contributo è pubblicato nel n. 10 della medesima collana, e<strong>di</strong>to da Ipsoa nel 2009 (p. 39 ss.) contenente gli atti<br />

del IV congresso Nazionale dell'Associazione "Il <strong>trust</strong> <strong>in</strong> Italia", svoltosi a Milano nel 2008. Ritiene ammissibile, a<br />

determ<strong>in</strong>ate con<strong>di</strong>zioni, la <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>di</strong> capitali <strong>in</strong> <strong>trust</strong>, così come <strong>in</strong> v<strong>in</strong>colo <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione,<br />

PLASMATI, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda e <strong>in</strong> altre entità prive <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uità <strong>di</strong><br />

impresa, <strong>in</strong> Tratt. Galgano, LIX, Padova, 2011, 197 ss.<br />

3) Si tratta <strong>di</strong> Trib. Sassari (decr.), 13 luglio 2010, <strong>in</strong> Giur. comm., 2012, 1040, con nota <strong>di</strong> Carraro.<br />

4) Stu<strong>di</strong>o redatto dal notaio BARBARA FRANCESCHINI. Sugli aspetti pratici, PLASMATI, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong><br />

eterogenea <strong>in</strong> comunione <strong>di</strong> azienda e <strong>in</strong> altre entità prive <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uità <strong>di</strong> impresa, cit., 197 ss.<br />

5) Cfr. MALTONI-TASSINARI, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> delle società, Milano, 2011, 290 ss. Per l’ammissibilità <strong>di</strong><br />

trasformazioni eterogenee atipiche, MARASÀ, Le trasformazioni eterogenee, <strong>in</strong> Riv. Not., 2003, 585; PISANI<br />

Massamormile, Trasformazione e circolazione dei modelli organizzativi, <strong>in</strong> Riv. Dir. Comm., 2008 I, 109 ss.;<br />

D’Agost<strong>in</strong>o <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea, <strong>in</strong> Riv. Not., 2008, 349; Tra<strong>di</strong>i, Trasformazione eterogenea <strong>in</strong> cui<br />

<strong>in</strong>tervengono enti non profit: <strong>trasformazione</strong> da associazione <strong>in</strong> società <strong>di</strong> capitali e viceversa, AA.VV. <strong>La</strong> nuova<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle associazioni e delle fondazioni, Padova, 2007, 55, ss.; FUSARO, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> delle<br />

associazioni <strong>in</strong> società <strong>di</strong> capitali e delle società <strong>di</strong> capitali <strong>in</strong> associazioni, <strong>in</strong> Fondazione Italiana Per il Notariato,<br />

Le operazioni societarie straor<strong>di</strong>narie: questioni <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse notarile e soluzioni applicative, Milano, 2007, 245<br />

ss.; Guglielmo, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea da associazioni a società <strong>di</strong> capitali, ibidem, 229 ss.;<br />

SANTOSUOSSO, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea: la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a generale, ibidem, 237; Ruotolo, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong><br />

degli enti no-profit, <strong>in</strong> Stu<strong>di</strong> e Materiali, 2010, 825 ss.; GUERRERA, Sulla <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società consortile per<br />

azioni <strong>in</strong> liquidazione <strong>in</strong> società cooperativa per azioni (parere pro-veritate), <strong>in</strong> Vita not., 2010, 3 ss. Nello stesso<br />

senso, la Massima n. 20 del 18 marzo 2004 del Consiglio Notarile <strong>di</strong> Milano. Nel senso della tassatività delle<br />

ipotesi <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> eterogenea, PALMIERI, Autonomia e tipicità nella nuova <strong>trasformazione</strong>, <strong>in</strong> Liber<br />

amicorum G. F. Campobasso, <strong>di</strong>retto da P. Abbadessa e G.B. Portale, Tor<strong>in</strong>o-Milano, IV, 2007, 103 ss.<br />

17


6) V., <strong>in</strong> proposito, Trib. Piacenza 22 <strong>di</strong>cembre 2011, <strong>in</strong> Notariato, 2012, 270 ss., con nota <strong>di</strong> Bello, Trasformazione<br />

atipica <strong>di</strong> s.r.l. unipersonale <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale; e <strong>in</strong> Società, 2012, 1013 ss. con nota critica <strong>di</strong> DIVIZIA e<br />

OLIVIERI; App. Tor<strong>in</strong>o 14 luglio 2010, <strong>in</strong> Notariato, 2011, 28 ss., con nota <strong>di</strong> BELLO, Cont<strong>in</strong>uazione dell'impresa<br />

societaria da parte del socio unico: <strong>trasformazione</strong> atipica o circolazione d'azienda e <strong>in</strong> Riv. Not., 2011, 427 ss.,<br />

con nota <strong>di</strong> SCUDERI, <strong>La</strong> questione dell'ammissibilità delle trasformazioni eterogenee c.d. "atipiche" ed <strong>in</strong><br />

particolare la <strong>trasformazione</strong> da società <strong>di</strong> persone <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale.<br />

7) L'argomento letterale è valorizzato dal Tribunale <strong>di</strong> Sassari nel provve<strong>di</strong>mento citato alla nt. 3, il quale afferma<br />

che «un primo elemento che porta a ritenere esistente un pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> tassatività e tipicità delle ipotesi <strong>di</strong><br />

<strong>trasformazione</strong> eterogenea è la constatazione che risulta <strong>di</strong>fficile <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare, dall'esame complessivo delle<br />

norme n tema <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong>, un pr<strong>in</strong>cipio generale applicabile a tutte le fattispecie e idoneo dunque a<br />

delimitare un'eventuale <strong>in</strong>terpretazione estensiva rispetto al dato letterale».<br />

8) Per tutti, MALTONI-TASSINARI, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> delle società, Milano, 2011, 290 ss.<br />

9) Ancora MALTONI-TASSINARI, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> delle società, Milano, 2011, 292 ss.<br />

10) Cfr. PISANI MASSAMORMILE, Trasformazione e circolazione dei modelli organizzativi, <strong>in</strong> Riv. <strong>di</strong>r. comm., 2008,<br />

120; Jaeger, Sull'<strong>in</strong>testazione fiduciaria <strong>di</strong> quote <strong>di</strong> società a responsabilità limitata, <strong>in</strong> Giur. comm., 1979, 181<br />

ss., spec. 207.<br />

11) Cfr. art. 2500-septies, c.c.<br />

12) MALTONI-TASSINARI, cit., 261.<br />

13) In tal senso SARALE, Trasformazione e cont<strong>in</strong>uità dell'impresa, Milano, 1996, 260.<br />

14) <strong>La</strong> soggettività, va ricordato, non è un attributo materialistico bensì giuri<strong>di</strong>co, e quando il legislatore ha ritenuto<br />

<strong>di</strong> dover attribuire a un'organizzazione la soggettività, con l'<strong>in</strong>tento <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare un centro <strong>di</strong> imputazione <strong>di</strong><br />

effetti giuri<strong>di</strong>ci, lo ha fatto espressamente (un esempio recente è costituito dalla possibilità, rimessa peraltro<br />

alla scelta dei contraenti, che il “contratto <strong>di</strong> rete” acquisti soggettività giuri<strong>di</strong>ca: v. art. 3, comma 4-ter del d.l.<br />

10 febbraio 2009, n. 5, convertito <strong>in</strong> l. 9 aprile 2009, n. 33). Se qu<strong>in</strong><strong>di</strong> l'attribuzione <strong>di</strong> soggettività è strumento<br />

che serve a realizzare un centro <strong>di</strong> imputazione, rispetto al <strong>trust</strong> il problema non sembra porsi, atteso che il<br />

centro <strong>di</strong> imputazione dei rapporti giuri<strong>di</strong>ci a esso relativi è costituito dal <strong>trust</strong>ee.<br />

15) SPADA, Dalla <strong>trasformazione</strong> delle società alle trasformazioni degli altri enti e oltre, <strong>in</strong> Scritti <strong>in</strong> onore <strong>di</strong><br />

V<strong>in</strong>cenzo Buonocore, III, Milano, 2005, 3893.<br />

16) CETRA, Le trasformazioni "omogenee" ed "eterogenee", <strong>in</strong> Il nuovo <strong>di</strong>ritto delle società. Liber amicorum Gian<br />

Franco Campobasso, <strong>di</strong>retto da Abbadessa e Portale, IV, 2007, 141-143.<br />

17) PISANI MASSAMORMILE, cit., 79. Anche Trib. Sassari (nt. 3) afferma che la ratio della <strong>trasformazione</strong><br />

eterogenea consiste nella volontà <strong>di</strong> favorire l'impresa commerciale e, più <strong>in</strong> generale, il mantenimento delle<br />

formazioni organizzate anche solo per la dest<strong>in</strong>azione <strong>di</strong> un patrimonio a uno scopo.<br />

18) TANTINI, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> comunione <strong>di</strong> azienda <strong>in</strong> società, le <strong>in</strong>quietu<strong>di</strong>ni del giurista e la "magia" delle<br />

parole, <strong>in</strong> Contr. Impr., 2008, 814.<br />

19) SARALE, cit., 251.<br />

20) PISANI MASSAMORMILE, cit., 78.<br />

21) PISANI MASSAMORMILE, cit., 81 sulla scia, <strong>di</strong>rei, <strong>di</strong> GALGANO, Struttura logica e contenuto normativo del<br />

concetto <strong>di</strong> persona giuri<strong>di</strong>ca, <strong>in</strong> Riv. <strong>di</strong>r. civ., 1965, 561 ss. e D'ALESSANDRO, Persone giuri<strong>di</strong>che e analisi del<br />

l<strong>in</strong>guaggio, <strong>in</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>in</strong> memoria <strong>di</strong> T. Ascarelli, I, Milano, 1969, 241 ss. Anche COLOMBO, L'azienda, <strong>in</strong> Trattato<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto commerciale e <strong>di</strong>ritto pubblico dell'economia, <strong>di</strong>retto da Galgano, III, Padova, 1979, 33, afferma che il<br />

term<strong>in</strong>e "enti", usato nell'art. 2498 c.c. costituisce formula <strong>di</strong> s<strong>in</strong>tesi <strong>di</strong> un complesso <strong>di</strong> regole applicabili. Nel<br />

caso del <strong>trust</strong> il riferimento andrebbe fatto, più che alla "persona umana", al titolare dell'"ufficio" <strong>di</strong> <strong>trust</strong>ee, sia<br />

che esso sia rivestito da una persona fisica o non fisica sia che esso sia rivestito da una pluralità <strong>di</strong> soggetti.<br />

Ritiene il <strong>trust</strong>ee titolare <strong>di</strong> un ufficio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato Cass. 13 giugno 2008, n. 16022, <strong>in</strong> Trusts, 2008, 522.<br />

Sembra muoversi <strong>in</strong> tale <strong>di</strong>rezione, seppure sulla base <strong>di</strong> un <strong>di</strong>verso ragionamento Cass. pen., 20 aprile 2011, n.<br />

15657, laddove afferma la responsabilità penale <strong>di</strong> cui all'art. 1, comma 2, del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231,<br />

anche <strong>in</strong> capo agli impren<strong>di</strong>tori <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali. <strong>La</strong> sentenza è pubblicata <strong>in</strong> Società, 2009, 1075 ss., con nota <strong>di</strong><br />

PALIERO; Giur. It., 2012, 3, 678, con nota <strong>di</strong> Artusi; Dir. pen. e proc., 2011, 1115 s. con nota <strong>di</strong> Bianchi.<br />

22) L'ammissibilità della <strong>trasformazione</strong> eterogenea atipica <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong> si giustifica agevolmente per chi<br />

ritiene il <strong>trust</strong> riconducibile a una “organizzazione complessa”: cfr. GALLARATI, Il <strong>trust</strong> come organizzazione<br />

complessa, Milano, 2010.<br />

23) Spada, cit., 3893.<br />

24) Conforme Trib. Sassari, cit.: «la <strong>trasformazione</strong> consente alla società <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare ra<strong>di</strong>calmente la propria<br />

struttura senza procedere allo scioglimento ed è evidente che l'istituto viene utilizzato proprio al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> evitare<br />

gli effetti della liquidazione».<br />

25) MALTONI-TASSINARI, 370.<br />

18


26) MALTONI-TASSINARI, 371.<br />

27) MALTONI-TASSINARI, 371-372.<br />

28) Un <strong>trust</strong> <strong>in</strong> cui, ad esempio, il <strong>di</strong>sponente si riservasse il potere <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare <strong>in</strong> seguito i beneficiari potrebbe<br />

essere <strong>in</strong>teso (<strong>in</strong>vece che come negozio nullo) come una fattispecie a formazione progressiva non ancora<br />

perfezionatasi. Sul tema cfr. BARTOLI-MURITANO, Le clausole dei <strong>trust</strong>s <strong>in</strong>terni, Tor<strong>in</strong>o, 2008, 9 ss.<br />

29) Ad esempio la Trusts (Jersey) <strong>La</strong>w 1984, sec. 10 (12) stabilisce che "A settlor or a <strong>trust</strong>ee of a <strong>trust</strong> may also be<br />

a beneficiary of the <strong>trust</strong>".<br />

30) V. ad es. la sec. 10 (12) della Trusts (Jersey) <strong>La</strong>w 1984, laddove afferma che "A settlor or a <strong>trust</strong>ee of a <strong>trust</strong> may<br />

also be a beneficiary of the <strong>trust</strong>". Tale norma è <strong>in</strong>terpretata dalla dottr<strong>in</strong>a <strong>in</strong>glese nel senso che "a beneficiary"<br />

ha il significato <strong>di</strong> "un beneficiario", più precisamente "uno dei beneficiari", ma non certo l'unico. Cfr. Underhill-<br />

Hayton, <strong>La</strong>w relat<strong>in</strong>g to <strong>trust</strong>s and <strong>trust</strong>ees, Londra-E<strong>di</strong>mburgo, 2003, 273: «A <strong>trust</strong>ee may also be a beneficiary<br />

but a sole <strong>trust</strong>ee cannot hold on <strong>trust</strong> for himself as sole beneficiary s<strong>in</strong>ce it is impossible to have rights and<br />

duties at home <strong>in</strong> one person.»<br />

31) Le fattispecie <strong>di</strong> seguito descritte presuppongono che la società sia partecipata da una pluralità <strong>di</strong> soci. Diverso<br />

e ben più complesso problema si pone nel caso <strong>di</strong> società partecipata da un unico socio, poiché si tratterebbe<br />

<strong>di</strong> dare luogo a una <strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> un'impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale gestita dal <strong>trust</strong>ee (su ciò ve<strong>di</strong> oltre<br />

nel testo).<br />

32) Il <strong>trust</strong>ee potrebbe comunque anche essere uno dei soci, <strong>in</strong> quanto proprio <strong>in</strong> virtù <strong>di</strong> quanto <strong>in</strong><strong>di</strong>cato nella nt.<br />

30 egli non sarebbe l'unico beneficiario. Per como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> esposizione ragioneremo ipotizzando un <strong>trust</strong>ee<br />

estraneo.<br />

33) Si presc<strong>in</strong>de, <strong>in</strong> questa sede, da ogni valutazione <strong>in</strong> merito alla circostanza per cui al <strong>trust</strong>ee verrebbe affidato,<br />

appunto, un "patrimonio", costituito sia da rapporti attivi che da rapporti passivi, cioè debiti. Sul problema<br />

dell'utilizzabilità del <strong>trust</strong> <strong>in</strong> alternativa alla liquidazione della società si r<strong>in</strong>via allo stu<strong>di</strong>o CNN n. 161/2011, Note<br />

sul <strong>trust</strong> istituito da imprese <strong>in</strong> crisi (<strong>in</strong> funzione liquidatoria).<br />

34) Cfr. MALTONI-TASSINARI, cit., 383.<br />

35) Quanto all'<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione del <strong>di</strong>sponente del <strong>trust</strong> sorto per effetto della <strong>trasformazione</strong> si potrebbe sostenere<br />

che esso sia <strong>in</strong><strong>di</strong>viduabile nelle persone dei soci, affermando che, se è pur vero che <strong>di</strong> regola la deliberazione<br />

assembleare determ<strong>in</strong>a l'imputabilità <strong>di</strong> essa alla società e non ai soci, nel caso della <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società<br />

<strong>in</strong> <strong>trust</strong> (ove <strong>in</strong> ipotesi ammissibile) la deliberazione (da assumere necessariamente all'unanimità) co<strong>in</strong>volge i<br />

c.d. <strong>in</strong>teressi primor<strong>di</strong>ali dei soci medesimi, che vengono a "perdere" qualsiasi <strong>di</strong>ritto sul patrimonio sociale. Se<br />

ciò è vero si potrebbe conseguentemente ritenere che <strong>in</strong> questa fattispecie la "sostanza" prevalga sulla "forma"<br />

e che qu<strong>in</strong><strong>di</strong> sia configurabile la <strong>di</strong>st<strong>in</strong>zione concettuale tra <strong>di</strong>sponenti, <strong>trust</strong>ee e beneficiari. Nell'eventualità<br />

che, al contrario, si ritenga <strong>di</strong>sponente la società, le conclusioni non mutano (salvo che per i profili tributari,<br />

come si vedrà nell'ultimo paragrafo del presente contributo). <strong>La</strong> circostanza per cui, nell'ipotesi al vaglio, il<br />

<strong>di</strong>sponente, per così <strong>di</strong>re, si "est<strong>in</strong>gue" contemporaneamente al sorgere del <strong>trust</strong> non deve destare perplessità,<br />

sia perché nel <strong>trust</strong> il <strong>di</strong>sponente, una volta istituito il <strong>trust</strong> medesimo, per così <strong>di</strong>re "esce <strong>di</strong> scena", non<br />

essendo configurabile alcuna obbligazione del <strong>trust</strong>ee nei suoi confronti, dovendo quest'ultimo volgere la sua<br />

attività (con la conseguente responsabilità) a vantaggio dei beneficiari e non del <strong>di</strong>sponente "<strong>in</strong> quanto tale",<br />

sia perché il fatto che un <strong>trust</strong> possa sorgere nel momento stesso <strong>in</strong> cui il <strong>di</strong>sponente si est<strong>in</strong>gue è provato dalla<br />

certa configurabilità (e riconoscibilità) del <strong>trust</strong> testamentario (cfr. art. 2 Conv Aja).<br />

36) Ciò determ<strong>in</strong>a conseguenze anzitutto dal punto <strong>di</strong> vista civilistico, perché la <strong>di</strong>scont<strong>in</strong>uità soggettiva che si<br />

realizza per effetto dell'attribuzione dei beni sociali al <strong>trust</strong>ee terzo impone il rispetto, nel caso <strong>in</strong> cui oggetto<br />

dell'atto siano (anche) beni immobili, delle formalità richieste dalla legge a pena <strong>di</strong> nullità. <strong>La</strong>ddove <strong>in</strong>fatti si<br />

ritenga che, <strong>in</strong> questo caso, non si possa parlare <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> senso tecnico, l'effetto traslativo dei beni<br />

<strong>in</strong> favore del <strong>trust</strong>ee si potrà ritenere validamente prodotto solo a seguito della riqualificazione dell'atto come<br />

"doppiamente" traslativo (dalla società ai soci e dai soci <strong>in</strong> favore del <strong>trust</strong>ee). Ulteriori conseguenza si<br />

producono anche dal punto <strong>di</strong> vista tributario, come si vedrà nell'ultimo paragrafo del presente contributo.<br />

37) L'eventualità che a seguito della <strong>trasformazione</strong> venga <strong>in</strong> essere un <strong>trust</strong> c.d. liberale potrebbe porre un<br />

problema <strong>di</strong> violazione del pr<strong>in</strong>cipio della personalità della volizione liberale, trattandosi appunto <strong>di</strong> realizzare,<br />

me<strong>di</strong>ante un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>retto, una liberalità. Sotto questo profilo non pare configurarsi alcuna violazione<br />

del pr<strong>in</strong>cipio nel caso <strong>in</strong> cui si <strong>in</strong><strong>di</strong>vidu<strong>in</strong>o i soci quali <strong>di</strong>sponenti. Nè tale violazione pare configurarsi qualora si<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>vidui la società quale <strong>di</strong>sponente. Il problema è, probabilmente, <strong>di</strong> compatibilità dell'operazione <strong>di</strong><br />

<strong>trasformazione</strong> con l'oggetto sociale, trattandosi <strong>di</strong> atto evidentemente a esso estraneo. L'estraneità dell'atto<br />

all'oggetto sociale, che pone solo un problema <strong>di</strong> responsabilità degli amm<strong>in</strong>istratori, pare allora superabile<br />

me<strong>di</strong>ante una deliberazione assunta con il consenso unanime dei soci. Su tale ultimo punto non può non<br />

richiamarsi, tuttavia, la (isolata, a quanto consta e che comunque costituisce un <strong>in</strong>vito alla prudenza per gli<br />

operatori giuri<strong>di</strong>ci) Cass. 4 ottobre 2010, n. 20597, <strong>in</strong> Società, 2010, 12, 1425 con nota critica <strong>di</strong> BUSANI e<br />

Fusaro, la quale con riferimento a un ben <strong>di</strong>verso - ma abbastanza consueto - caso (si trattava <strong>di</strong> fideiussione<br />

19


prestata da una società <strong>in</strong> favore <strong>di</strong> una banca per garantire il debito contratto da altra società del medesimo<br />

gruppo e amm<strong>in</strong>istrata dalla stessa persona) ha affermato che l'atto autorizzativo assembleare totalitario è<br />

comunque illecito, per la violazione dell'oggetto sociale e che è altresì illecito e non autorizzabile<br />

preventivamente nè ratificabile successivamente l'atto ultra vires compiuto dall'amm<strong>in</strong>istratore.<br />

38) Sulle conseguenze <strong>di</strong> tale atto si r<strong>in</strong>via a quanto scritto alla nt. 34. Sul problema dell'<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione del<br />

<strong>di</strong>sponente si r<strong>in</strong>via alla nt. 33, precisandosi tuttavia che, qualora la fattispecie <strong>in</strong> esame venisse riqualificata o,<br />

se si vuole "convertita" <strong>in</strong> assegnazione del patrimonio sociale ai soci e successivo trasferimento al <strong>trust</strong>ee non<br />

sembra dubbio che <strong>di</strong>sponenti saranno i soci. Per i profili tributari si r<strong>in</strong>via all'ultimo paragrafo del presente<br />

contributo.<br />

39) <strong>La</strong> "vic<strong>in</strong>anza" tra tale fattispecie e quella della <strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> fondazione è evidente. Trattasi<br />

<strong>di</strong> questione che merita più ampio approfon<strong>di</strong>mento, e per tale ragione esula dai limiti del presente scritto. In<br />

questa sede ci si limita a osservare che la previsione della <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> fondazione non può<br />

presc<strong>in</strong>dere dal controllo dell'autorità governativa per cui. Essa sembra qu<strong>in</strong><strong>di</strong> una fattispecie del tutto<br />

eccezionale, poiché l'effetto proprio della <strong>trasformazione</strong> si produce solo a seguito dell'emanazione del<br />

provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> riconoscimento.<br />

40) MALTONI-TASSINARI, cit., 45.<br />

41) Si ritiene, <strong>in</strong>fatti, che l'eventuale opposizione dei cre<strong>di</strong>tori, <strong>di</strong> cui all'art. 2500-novies, c.c., non <strong>in</strong>cida sulla<br />

stabilità degli effetti della <strong>trasformazione</strong>: MALTONI-TASSINARI, cit., 48.<br />

42) L'art. 2500-bis, c.c., tuttavia, sarà idoneo a salvare l'atto per ciò che riguarda i profili propri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto societario<br />

ma non certo le eventuali nullità derivanti dalla violazione <strong>di</strong> altre norme civilistiche, quali per esempio quelle<br />

<strong>in</strong> materia <strong>di</strong> circolazione immobiliare (sul punto si r<strong>in</strong>via alla nt. 34).<br />

43) L'obbligazione del notaio, secondo la giurisprudenza è <strong>di</strong>retta a far sì che l'atto ricevuto sia idoneo ad assicurare<br />

il risultato pratico: cfr. Cass. 27.11.2012, n. 20991, secondo cui «L'<strong>in</strong>carico conferito dalle parti al notaio<br />

comprende lo svolgimento, ad opera del professionista, anche <strong>di</strong> attività accessorie e successive per il<br />

conseguimento del risultato voluto dalle parti stesse. Orbene, siffatto pr<strong>in</strong>cipio si riferisce alle attività che<br />

concernono le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà e perfezione dell'atto, ovvero quelle necessarie perché l'atto possa<br />

realizzare il suo scopo tipico e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, sia idoneo a produrre il risultato pratico perseguito. Ne deriva che, nella<br />

stesura <strong>di</strong> un atto pubblico <strong>di</strong> trasferimento immobiliare, la preventiva verifica della libertà e <strong>di</strong>sponibilità del<br />

bene e, più <strong>in</strong> generale, delle risultanze dei registri immobiliari, costituisce, salva l'espressa <strong>di</strong>spensa degli<br />

<strong>in</strong>teressati, un obbligo per il notaio derivante dall'<strong>in</strong>carico conferitogli dal cliente e, dunque, ricompreso nel<br />

rapporto <strong>di</strong> prestazione d'opera professionale, volta ad assicurare la serietà e la certezza degli atti giuri<strong>di</strong>ci.»<br />

44) L'unico caso <strong>in</strong> cui si potrebbe astrattamente <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare una vera e propria "<strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> <strong>trust</strong>"<br />

è, <strong>in</strong>fatti, solo quello <strong>in</strong><strong>di</strong>cato sub A) nel paragrafo 3.<br />

45) MALTONI-TASSINARI, cit., 371. Questa eventualità pone l'ulteriore problema della compatibilità tra la posizione<br />

<strong>di</strong> <strong>trust</strong>ee e quella <strong>di</strong> socio illimitatamente responsabile <strong>di</strong> società <strong>di</strong> persone. Per alcune osservazioni sul tema<br />

cfr. MURITANO, Il "<strong>trust</strong>" socio <strong>di</strong> società <strong>di</strong> persone, <strong>in</strong> Notariato, 2012, 678 ss.<br />

46) Ma opererà comunque la pubblicità sanante ex art. 2500-bis, c.c., non potendosi ritenere, come già segnalato,<br />

che l'esistenza <strong>di</strong> un'azienda e <strong>di</strong> un'attività d'impresa esercitata con essa sia presupposto legittimante della<br />

<strong>trasformazione</strong>.<br />

47) Sul tema, che esula dai limiti del presente scritto cfr. BELLO, Trasformazione atipica <strong>di</strong> s.r.l. unipersonale <strong>in</strong><br />

impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, <strong>in</strong> Notariato, 2012, 268; BELLO, Cont<strong>in</strong>uazione dell'impresa societaria da parte del socio<br />

unico: <strong>trasformazione</strong> atipica o circolazione d'azienda (nota ad App. Tor<strong>in</strong>o 14 luglio 2010), <strong>in</strong> Notariato, 2011,<br />

28; SCUDERI, <strong>La</strong> questione dell’ammissibilità delle trasformazioni eterogenee c.d. “atipiche” ed <strong>in</strong> particolare la<br />

<strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>di</strong> persone <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, <strong>in</strong> Riv. not., 2011, 427 ss.; UNGARI TRASATTI, Profili<br />

civili e fiscali della cont<strong>in</strong>uazione dell'impresa <strong>in</strong> forma <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale da parte dell'unico socio superstite <strong>di</strong> società<br />

<strong>di</strong> persone, <strong>in</strong> Riv. Not., 2009 1, 160; MALTONI, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> comunione <strong>di</strong> azienda o <strong>di</strong> impresa<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduale <strong>in</strong> società e viceversa: spunti <strong>di</strong> riflessione, <strong>in</strong> Federnotizie, 2009, 1, 17; PLASMATI, <strong>La</strong> <strong>trasformazione</strong><br />

"da" e "<strong>in</strong>" impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale o mera titolarità d'azienda, <strong>in</strong> Riv. Not., 2008, 97, FERRARA, Trasformazione<br />

eterogenea da società <strong>in</strong> nome collettivo unipersonale <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, <strong>in</strong> Riv. <strong>di</strong>r. impresa, 2006, 399;<br />

BENESPERI, Trasformazione eterogenea: da società <strong>di</strong> persone a impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale (nota a Trib. Mantova 28<br />

marzo 2006), <strong>in</strong> Giur. comm., 2007, II, 1132; PAOLINI-RUOTOLO, Trasformazione <strong>di</strong> S.r.l. unipersonale <strong>in</strong><br />

impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, <strong>in</strong> Stu<strong>di</strong> e materiali, Milano, 2007, 881; PERRINO, Effetti della <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>di</strong><br />

persone con unico socio superstite <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale (nota a Cass. 13 luglio 2006, n. 15924), <strong>in</strong> Fallimento,<br />

2007, 165; LICCIARDELLO, Osservazioni <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>in</strong> nome collettivo con unico socio <strong>in</strong><br />

impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale (nota a Trib. Mantova 28 marzo 2006), <strong>in</strong> Vita not., 2006, 1434; BENESPERI, Trasformazione<br />

eterogenea: da società <strong>di</strong> persone a impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, <strong>in</strong> Giur. comm., 2007, II, 1131 ss.; MARGIOTTA, <strong>La</strong><br />

<strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, <strong>in</strong> Società, 2005, 976. In giurisprudenza per l'<strong>in</strong>ammissibilità<br />

della <strong>trasformazione</strong> da società <strong>di</strong> persone <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale App. Tor<strong>in</strong>o 14 luglio 2010, <strong>in</strong> Vita not., 2010,<br />

3, 1442; <strong>in</strong> precedenza, Giud. Reg. Mantova, 28 marzo 2006, <strong>in</strong> Giur. comm., 2007, II, 1131 ss.; per<br />

20


l'affermazione secondo cui la <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> società <strong>di</strong> persone <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale è successione tra<br />

soggetti <strong>di</strong>st<strong>in</strong>ti cfr. Cass., 6 febbraio 2002, n. 1593 -, <strong>in</strong> Vita not., 2002, 910; <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> "<strong>trasformazione</strong>" <strong>di</strong><br />

società <strong>di</strong> persone <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale cfr. Cass., 16 marzo 1996, n. 2226, <strong>in</strong> Vita Not., 1996, 944; Giur.<br />

comm., 1996, 5, II, 614, con nota <strong>di</strong> GALLETTI; Notariato, 1996, 530, con nota <strong>di</strong> GRADASSI; per l'esclusione<br />

della <strong>trasformazione</strong> <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> scioglimento <strong>di</strong> s.n.c. per venir meno della pluralità dei<br />

soci cfr. Cass., 9 marzo 1996, n. 1876, <strong>in</strong> Foro it., 1996, I, 1, c. 2070.<br />

48) Il <strong>trust</strong>ee, <strong>in</strong>fatti, tendenzialmente risponde delle obbligazioni contratte <strong>in</strong> tale qualità esclusivamente con i<br />

beni <strong>in</strong> <strong>trust</strong>. Va ricordato, a tal proposito, che <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> attuazione della Direttiva 89/667/CEE del 21 <strong>di</strong>cembre<br />

1989, <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> società a responsabilità limitata con unico socio, l'Italia non <strong>in</strong>trodusse nel proprio<br />

or<strong>di</strong>namento l'impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale a responsabilità limitata, pur essendo tale possibilità astrattamente<br />

consentita dall'art. 7 delle <strong>di</strong>rettiva medesima. Nello stesso senso <strong>di</strong>spone l'art. 7 della Direttiva 2009/102/CE<br />

del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 settembre 2009, che ha sostituito, abrogandola, la precedente<br />

Direttiva.<br />

49) A presc<strong>in</strong>dere, ovviamente, dal problema dell'ammissibilità della <strong>trasformazione</strong> della società <strong>in</strong> impresa<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduale.<br />

50) Ve<strong>di</strong> però quanto scritto alla nt. 32.<br />

51) Discipl<strong>in</strong>ate dall'art. 30 della l. 23 <strong>di</strong>cembre 1994, n. 724, e dall'art. 2, commi da 36-decies a 36-duodecies del<br />

d.l. 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con mo<strong>di</strong>ficazioni, dalla l. 14 settembre 2011, n. 148.<br />

52) Va però ricordato che l'est<strong>in</strong>zione agevolata delle c.d. società <strong>di</strong> comodo ha sempre richiesto l'emanazione <strong>di</strong><br />

una specifica norma <strong>in</strong>centivante (l'ultimo <strong>in</strong>tervento normativo fu costituito dall'art. 1, comma 129, della l. 24<br />

<strong>di</strong>cembre 2007, n. 244, che prorogò le <strong>di</strong>sposizioni agevolative <strong>in</strong>trodotte dall'art. 1, commi da 111 a 117 della l.<br />

27 <strong>di</strong>cembre 2006, n. 296).<br />

53) Circolare n. 3 del 22 gennaio 2008.<br />

54) Sul trattamento tributario del <strong>trust</strong> nelle imposte <strong>in</strong><strong>di</strong>rette, si r<strong>in</strong>via allo Stu<strong>di</strong>o CNN n. 58-2010/T, <strong>La</strong> tassazione<br />

degli atti <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione e dei <strong>trust</strong> nelle imposte <strong>in</strong><strong>di</strong>rette.<br />

55) Il trasferimento <strong>di</strong> un'azienda al <strong>trust</strong>ee non è certo assimilabile al "conferimento <strong>di</strong> azienda" sebbene nel<br />

l<strong>in</strong>guaggio della prassi si parli spesso <strong>di</strong> "conferimento <strong>in</strong> <strong>trust</strong>" (<strong>in</strong> realtà il term<strong>in</strong>e "conferimento" sottende<br />

una "dest<strong>in</strong>azione"). E' possibile, tuttavia, che <strong>trust</strong>ee sia uno dei soci, nel qual caso il <strong>trust</strong> sarà <strong>in</strong> parte<br />

auto<strong>di</strong>chiarato, con applicazione delle imposte ipotecaria e catastale <strong>in</strong> misura fissa (cfr. Circolare dell'Agenzia<br />

delle Entrate n., 3 del 22 gennaio 2008).<br />

56) V. nt. precedente per l'ipotesi <strong>in</strong> cui il <strong>trust</strong> sia <strong>in</strong> parte auto<strong>di</strong>chiarato.<br />

57) V. nt. 32.<br />

58) <strong>La</strong> legge <strong>in</strong>fatti prevede che solo <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> conferimento <strong>di</strong> azienda comprendente immobili si applich<strong>in</strong>o le<br />

imposte ipotecaria e catastale <strong>in</strong> misura fissa.<br />

59) Il trasferimento <strong>di</strong> un'azienda al <strong>trust</strong>ee non è certo assimilabile al "conferimento <strong>di</strong> azienda" sebbene nel<br />

l<strong>in</strong>guaggio della prassi si parli spesso <strong>di</strong> "conferimento <strong>in</strong> <strong>trust</strong>" (<strong>in</strong> realtà il term<strong>in</strong>e "conferimento" sottende<br />

una "dest<strong>in</strong>azione"). E' possibile, tuttavia, che <strong>trust</strong>ee sia uno dei soci, nel qual caso il <strong>trust</strong> sarà <strong>in</strong> parte<br />

auto<strong>di</strong>chiarato, con applicazione delle imposte ipotecaria e catastale <strong>in</strong> misura fissa (cfr. Circolare dell'Agenzia<br />

delle Entrate n., 3 del 22 gennaio 2008).<br />

60) V. nt. precedente per l'ipotesi <strong>in</strong> cui il <strong>trust</strong> sia <strong>in</strong> parte auto<strong>di</strong>chiarato.<br />

61) Sul trattamento tributario del <strong>trust</strong> nelle imposte <strong>in</strong><strong>di</strong>rette, si r<strong>in</strong>via allo Stu<strong>di</strong>o CNN n. 58-2010/T, <strong>La</strong> tassazione<br />

degli atti <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>azione e dei <strong>trust</strong> nelle imposte <strong>in</strong><strong>di</strong>rette.<br />

62) Il ragionamento svolto nel testo vale anche per l'ipotesi <strong>in</strong> cui il <strong>trust</strong>ee <strong>di</strong>venti unico socio della società e<br />

questa poi si "trasformi" <strong>in</strong> impresa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, laddove ciò si ritenga ammissibile.<br />

(Riproduzione riservata)<br />

21


CONSIGLIO NAZIONALE DEL NOTARIATO<br />

Stu<strong>di</strong>o n. 72-2013/T<br />

Me<strong>di</strong>azione tributaria ed imposta pr<strong>in</strong>cipale “postuma”<br />

Approvato dalla Commissione Stu<strong>di</strong> Tributari l’8 febbraio 2013<br />

***<br />

Sommario: 1. Premessa; 2. Il profilo funzionale/procedurale; 3. Il profilo soggettivo; 4. Il profilo oggettivo;<br />

5. Ricorso alla me<strong>di</strong>azione tributaria <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> imposta pr<strong>in</strong>cipale “postuma”; 6. Fac-simile <strong>di</strong><br />

reclamo/me<strong>di</strong>azione riportata <strong>in</strong> allegato alla Circolare n. 9 E del 19 marzo 2012.<br />

***<br />

1. Premessa<br />

Nell’ambito degli strumenti deflativi del contenzioso tributario, accanto agli istituti<br />

dell’autotutela, del concordato e della conciliazione, per effetto <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>sposto dall’art. 39<br />

comma 9 D.L. 6 luglio 2011 n. 98, convertito con mo<strong>di</strong>ficazioni dalla legge 15 luglio 2011 n. 11 (1) ,<br />

figura da qualche tempo anche quello del “reclamo-me<strong>di</strong>azione” (d’ora <strong>in</strong> avanti “me<strong>di</strong>azione<br />

tributaria” o solo “me<strong>di</strong>azione”), con riferimento agli atti notificati a partire dal 1° aprile 2012 (2) .<br />

L’istituto - come rilevato dall’Agenzia delle Entrate nella circolare n. 9/E del 19 marzo 2012 - si<br />

pone <strong>in</strong> una prospettiva del tutto <strong>di</strong>versa da quella afferente la me<strong>di</strong>azione prevista dal d.lgs. 4<br />

marzo 2010 n. 28 f<strong>in</strong>alizzata alla "conciliazione <strong>di</strong> una controversia civile e commerciale vertente<br />

su <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong>sponibili” (come recita l’art. 2 del detto ultimo decreto n. 28) e attiene ad un ambito<br />

(appunto quello tributario) ove vige il pr<strong>in</strong>cipio della <strong>in</strong><strong>di</strong>sponibilità dei <strong>di</strong>ritti, come ricorda<br />

l’Amm<strong>in</strong>istrazione stessa nella precitata circolare. (3)<br />

Di guisa che - ai sensi dell’art. 17-bis comma 1 del d.lgs. n. 546/1992 - “per le controversie<br />

<strong>di</strong> valore non superiore a ventimila euro, relativi ad atti emessi dall’Agenzia delle Entrate, chi<br />

<strong>in</strong>tende proporre ricorso è tenuto prelim<strong>in</strong>armente a presentare reclamo secondo le <strong>di</strong>sposizioni<br />

seguenti…”.<br />

Scopo specifico delle presenti note è verificare l’applicabilità del nuovo istituto deflativo<br />

anche all’ipotesi (<strong>di</strong> peculiare rilevanza notarile) dell’assolvimento dell’imposta pr<strong>in</strong>cipale<br />

‘postuma’ (magari ritenuta non dovuta dal notaio rogante) e della sua possibile idoneità (o meno)<br />

a fungere da ‘esimente’ quanto all’applicazione degli <strong>in</strong>teressi <strong>di</strong> mora e della sanzione, <strong>di</strong> cui<br />

all’art. 3-ter del d.lgs. n. 463 del 18 <strong>di</strong>cembre 1997. (4) .<br />

1


Inelu<strong>di</strong>bili esigenze sistematiche impongono peraltro una prelim<strong>in</strong>are <strong>di</strong>sam<strong>in</strong>a - sia pure<br />

funzionale alla problematica ‘de qua’ - dei profili fondamentali della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a legale del cennato<br />

istituto, e segnatamente <strong>di</strong> quello funzionale/procedurale, <strong>di</strong> quello oggettivo e <strong>di</strong> quello<br />

soggettivo.<br />

2. Il profilo funzionale/procedurale<br />

Si è già rilevato nel paragrafo che precede come lo strumento al vaglio s'<strong>in</strong>scrive <strong>in</strong> una<br />

politica legislativa <strong>di</strong> 'deflazione' del processo tributario o, rectius, <strong>di</strong> semplificazione delle forme<br />

proce<strong>di</strong>mentali dello stesso. Il che si ev<strong>in</strong>ce già nelle espresse <strong>in</strong>tenzioni del legislatore, <strong>in</strong> quanto,<br />

come si legge nella relazione al <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge <strong>di</strong> conversione del d.l. n. 98/2011, esso "<strong>in</strong>troduce<br />

un efficace rime<strong>di</strong>o amm<strong>in</strong>istrativo per deflazionare il contenzioso relativo ad atti <strong>di</strong> valore non<br />

elevato emessi dall'Agenzia delle Entrate."<br />

Del resto che detto strumento presenti <strong>in</strong>confutabili segnali <strong>di</strong> collegamento con il processo<br />

tributario lo si ev<strong>in</strong>ce non solo dalla collocazione topografica della novella recata dal d.l. n.<br />

98/2011 (<strong>in</strong>serita nell'ambito delle 'Disposizioni sul processo tributario' contenute nel d.lgs. n.<br />

546/1992), quanto dalla tipicità degli effetti sostanziali e processuali della presentazione<br />

dell'istanza <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione.<br />

I primi (quelli sostanziali), <strong>in</strong>fatti, sono costituiti dalla <strong>in</strong>terruzione del term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> decadenza<br />

per l'impugnazione dell'atto e dal verificarsi <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ammissibilità stessa del (formale)<br />

ricorso: recita <strong>in</strong>fatti il comma 2 del cit. art. 17-bis che "<strong>La</strong> presentazione del reclamo è con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> ammissibilità del ricorso. L'<strong>in</strong>ammissibilità è rilevabile d'ufficio <strong>in</strong> ogni stato e grado del<br />

giu<strong>di</strong>zio";<br />

i secon<strong>di</strong> (gli effetti processuali) sono ben del<strong>in</strong>eati dal contesto delle <strong>di</strong>sposizioni r<strong>in</strong>venibili<br />

nel comma 9 del predetto art. 17-bis, per il quale, dopo il decorso <strong>di</strong> novanta giorni senza che sia<br />

stato notificato l'accoglimento del reclamo o senza che sia stata conclusa la me<strong>di</strong>azione o<br />

comunque anche prima sia <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> accoglimento solo parziale sia <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>niego espresso, 'il<br />

reclamo produce gli effetti del ricorso' (5) . Sicché, e più esplicitamente ancora, nei casi sopra detti,<br />

la notifica del reclamo/istanza (da parte dell'<strong>in</strong>teressato alla Direzione prov<strong>in</strong>ciale o regionale<br />

competente - come si preciserà meglio nel prosieguo) vale quale "chiamata <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio"<br />

(assolvendo alla medesima funzione che nell'or<strong>di</strong>nario processo tributario assolve il formale<br />

'ricorso'). Segnatamente il term<strong>in</strong>e dei trenta giorni (entro il quale - ex art. 22 del d.lgs. n. 546/92 -<br />

deve <strong>di</strong> regola verificarsi la "costituzione <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio" del reclamante/istante) decorrerà a partire<br />

dal giorno successivo a quello del compimento dei novanta giorni (nella prima ipotesi) o a quello <strong>di</strong><br />

2


accoglimento parziale o <strong>di</strong> <strong>di</strong>niego (comunicati anche prima dei novanta giorni, nelle altre due<br />

ipotesi).<br />

Al contempo però il profilo funzionale dello strumento al vaglio si lascia apprezzare anche<br />

per <strong>di</strong>fferenza rispetto all'or<strong>di</strong>nario processo articolato <strong>in</strong> ambito contenzioso, <strong>in</strong> quanto - come<br />

recita il comma 7 del cit. art. 17-bis - "Il reclamo può contenere una motivata proposta <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>azione, completa della rideterm<strong>in</strong>azione dell'ammontare della pretesa." e a sua volta<br />

analogamente l'Amm<strong>in</strong>istrazione f<strong>in</strong>anziaria, qualora non ritenga <strong>in</strong> tutto o <strong>in</strong> parte <strong>di</strong> accogliere il<br />

reclamo o la proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione dell'istante, può formulare d'ufficio una propria proposta <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>azione (ex comma 8) "avuto riguardo all'eventuale <strong>in</strong>certezza delle questioni controverse, al<br />

grado <strong>di</strong> sostenibilità della pretesa e al pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> economicità dell'azione amm<strong>in</strong>istrativa".<br />

In ogni caso appare chiaro che il ricorso a questo strumento deflativo - pur configurandosi<br />

come 'obbligatorio' qualora ricorrano le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> legge per l'ammissibilità dell'eventuale fase<br />

contenziosa successiva - non dovrebbe costituire - come rileva la stessa A.F. nella circolare n. 9/E<br />

del 2012 - "un più gravoso esercizio dell'azione <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio per il contribuente", e ciò <strong>in</strong><br />

considerazione del fatto che:<br />

i) tale strumento è f<strong>in</strong>alizzato proprio ad evitare gli oneri e il rischio <strong>di</strong> un formale giu<strong>di</strong>zio;<br />

ii) la "chiamata <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio" - qualora non abbia esito positivo <strong>in</strong> tutto o <strong>in</strong> parte la fase<br />

preprocessuale/amm<strong>in</strong>istrativa - è già <strong>in</strong>tegrata, come rilevato <strong>in</strong>nanzi, dalla mera proposizione<br />

dell'istanza <strong>di</strong> reclamo (ed eventuale proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione) senza dover <strong>in</strong>oltrare il formale<br />

ricorso dell'or<strong>di</strong>nario processo tributario nelle forme canoniche. (ex artt. 20 e ss. del d.lgs. n.<br />

546/92).<br />

Sotto il profilo strettamente procedurale va rilevato che il reclamo (o istanza) va presentato<br />

alla Direzione prov<strong>in</strong>ciale o alla Direzione regionale che ha emanato l'atto (anche <strong>in</strong> conformità <strong>di</strong><br />

quanto <strong>di</strong>spone l'art. 10 del d.lgs. n. 546 circa la legittimazione ad agire della struttura "che ha<br />

emanato l'atto impugnato o non ha emanato l'atto richiesto"), anche se poi alla trattazione del<br />

reclamo provvederanno 'apposite strutture' <strong>di</strong>verse ed autonome rispetto a quelle che hanno<br />

curato l'istruttoria dell'atto reclamabile.<br />

Alla presentazione del reclamo/istanza segue poi una fase amm<strong>in</strong>istrativa e pre-processuale<br />

<strong>di</strong> valutazione nel merito da parte dell'Amm<strong>in</strong>istrazione delle ragioni e dei motivi addotti dal<br />

contribuente a sostegno del reclamo (o della eventuale connessa proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione): essa si<br />

può concludere con un accoglimento totale, parziale o con un <strong>di</strong>niego e, come si <strong>di</strong>ceva <strong>in</strong>nanzi,<br />

solo <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> accoglimento parziale o <strong>di</strong> <strong>di</strong>niego ad essa segue quella strettamente contenziosa<br />

con la necessaria 'costituzione <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio' del reclamante/proponente.<br />

3


3. Il profilo soggettivo<br />

<strong>La</strong> illustrata funzione pre-processuale del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> reclamo/me<strong>di</strong>azione al vaglio non<br />

lo sottrae ai medesimi canoni formali che presi<strong>di</strong>ano alla capacità <strong>di</strong> essere ‘parte’ e <strong>di</strong> proporre<br />

azione e svolgere qualsiasi attività processuale nell’ambito del vero e proprio processo tributario.<br />

Ciò significa che - seppure a <strong>di</strong>spetto del mancato e formale richiamo degli art. 10 e 11 del d.lgs. n.<br />

546/92 che <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ano detta capacità nell’ambito <strong>di</strong> detto ultimo processo - resta <strong>in</strong>teso che a<br />

proporre l’istanza <strong>di</strong> reclamo e la eventuale proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione possono essere<br />

alternativamente:<br />

a) il contribuente (anche a mezzo procuratore generale o speciale), e salvo quanto <strong>in</strong><br />

appresso si preciserà circa la legittimazione del solo notaio rogante con riferimento all’imposta<br />

pr<strong>in</strong>cipale ‘postuma’;<br />

b) il rappresentante legale <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> <strong>in</strong>capacità del contribuente.<br />

In ogni caso si profila come necessaria l’assistenza legale (6) del contribuente per le<br />

controversie <strong>di</strong> valore pari o superiore ad euro 2.582,28 (ove per valore della ‘lite’ deve <strong>in</strong>tendersi<br />

l'importo del tributo al netto degli <strong>in</strong>teressi e delle eventuali sanzioni irrogate con l'atto reclamato;<br />

<strong>in</strong> caso <strong>di</strong> controversie relative esclusivamente alle irrogazioni <strong>di</strong> sanzioni, il valore è costituito<br />

dalla somma <strong>di</strong> queste), e ciò <strong>in</strong> quanto tale necessità, stabilita per il formale processo tributario, è<br />

espressamente applicabile anche al proce<strong>di</strong>mento ‘de quo’ <strong>in</strong> virtù <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>spone l’art. 12 del<br />

d.lgs. n. 546, richiamato dal comma 6 del più volte citato art. 17-bis.<br />

E’ evidente che neppure soffre eccezione <strong>in</strong> relazione al proce<strong>di</strong>mento pre-processuale <strong>di</strong> cui<br />

qui si <strong>di</strong>scute la regola che vede possibile ( e necessario) la sua articolazione da parte e nei<br />

confronti <strong>di</strong> più soggetti coobbligati nei confronti del Fisco, con i connessi effetti della solidarietà<br />

passiva. Primo fra questi è la possibilità <strong>di</strong> <strong>in</strong>staurare e svolgere il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione (da<br />

parte dell’Amm<strong>in</strong>istrazione) con uno solo o alcuni dei soggetti coobbligati con effetti per tutti, e<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ancorché alcuni <strong>di</strong> essi non abbiano concorso a presentare e coltivare l’istanza <strong>di</strong><br />

reclamo/me<strong>di</strong>azione, e fatte salve le debite precisazioni che si svolgeranno <strong>di</strong> seguito nel § 5 con<br />

riferimento al proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione da <strong>in</strong>staurare tra l’Amm<strong>in</strong>istrazione f<strong>in</strong>anziaria e il<br />

notaio con riferimento alla richiesta <strong>di</strong> pagamento dell’imposta pr<strong>in</strong>cipale ‘postuma’.<br />

4. Il profilo oggettivo<br />

E’ l’or<strong>di</strong>namento stesso (attraverso la lettura comb<strong>in</strong>ata del comma 1 art. 17-bis e art. 19 del<br />

d.lgs. n. 542/92) a def<strong>in</strong>ire l’ambito oggettivo del proce<strong>di</strong>mento ‘de quo’ (ovviamente all’<strong>in</strong>terno<br />

del perimetro segnato da controversie aventi valore sempre determ<strong>in</strong>abile non superiore ad euro<br />

ventimila), e precisamente un ambito nel quale è possibile <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare i seguenti atti reclamabili:<br />

4


a) l'avviso <strong>di</strong> accertamento del tributo;<br />

b) l'avviso <strong>di</strong> liquidazione del tributo;<br />

c) il provve<strong>di</strong>mento che irroga le sanzioni;<br />

d) il ruolo;<br />

e) il rifiuto espresso o tacito della restituzione <strong>di</strong> tributi, sanzioni pecuniarie ed <strong>in</strong>teressi o<br />

altri accessori non dovuti;<br />

f) il <strong>di</strong>niego o la revoca <strong>di</strong> agevolazioni o il rigetto <strong>di</strong> domande <strong>di</strong> def<strong>in</strong>izione agevolata <strong>di</strong><br />

rapporti tributari;<br />

g) ogni altro atto per il quale la legge ne preveda l'autonoma impugnabilità davanti alle<br />

commissioni tributarie, ivi compresi atti autonomamente impugnabili non notificati e adottati<br />

precedentemente all’atto reclamabile (7) .<br />

L’elencazione che precede si giustifica <strong>in</strong> quanto tutti gli atti o i fatti giuri<strong>di</strong>camente rilevanti<br />

ivi <strong>in</strong><strong>di</strong>cati sono ascrivili all’Agenzia delle Entrate; il che ex adverso esclude il ricorso al<br />

proce<strong>di</strong>mento al vaglio laddove l’atto sia riconducibile ad un soggetto da essa <strong>di</strong>verso, come<br />

potrebbe essere la cartella <strong>di</strong> pagamento (riferibile all’attività dell’Agente della riscossione) o<br />

l’avviso <strong>di</strong> mora (o <strong>di</strong> <strong>in</strong>timazione).<br />

Ma al contempo, proprio per la possibile attuale riconduzione dell’atto all’Agenzia delle<br />

Entrare e per effetto della <strong>in</strong>tegrazione <strong>in</strong> essa dell’Agenzia del Territorio <strong>di</strong>sposta dall’art. 23-<br />

quater del d.l. 6 luglio 2012 n. 95 <strong>in</strong>serito dalla legge <strong>di</strong> conversione 7 agosto 2012 n. 15, a<br />

decorrere dal 1° <strong>di</strong>cembre 2012 (8) risulta possibile accedere a tale proce<strong>di</strong>mento qualora la<br />

controversia afferisca operazioni gestite da detta ultima Agenzia. Ci si riferisce qui non già<br />

semplicemente ad operazioni catastali (ad esempio per l’attribuzione delle ren<strong>di</strong>ta, operazioni<br />

ritenute con Circolare del Dipartimento delle F<strong>in</strong>anze n. 1 del 21 settembre 2011 <strong>di</strong> valore non<br />

determ<strong>in</strong>abile (9) ), bensì al tributo liquidato <strong>in</strong> relazione alla ren<strong>di</strong>ta attribuita e/o ai relativi<br />

accessori ovvero alle sanzioni irrogate con il medesimo atto (10) . Di guisa che, <strong>in</strong> <strong>di</strong>fetto ad esempio<br />

della presentazione della <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> aggiornamento catastale dovuta dal contribuente (a<br />

norma del comma 8 (11) art. 19 del d.l. 31 maggio 2010 convertito <strong>in</strong> legge n. 122/2010) e qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />

della consequenziale attribuzione della ren<strong>di</strong>ta ‘presunta’ <strong>in</strong> esito all’aggiornamento fatto<br />

d’“ufficio” dalla (ex) Agenzia del Territorio, il contribuente potrebbe (rectius, dovrebbe) fare<br />

ricorso ora alla istanza <strong>di</strong> reclamo/me<strong>di</strong>azione se volesse contestare la debenza o la entità dei<br />

tributi speciali connessi con la procedura <strong>di</strong> attribuzione della ren<strong>di</strong>ta stessa o i relativi accessori o<br />

le sanzioni. Ma per quanto sopra detto (mancata riconducibilità dell’atto alla ex Agenzia del<br />

Territorio e ora delle Entrate), il contribuente non potrebbe valersi del medesimo percorso per<br />

5


contestare i tributi dovuti al Comune <strong>in</strong> esito all’attribuzione della ren<strong>di</strong>ta presunta <strong>in</strong> tal modo<br />

effettuata.<br />

5. Ricorso alla me<strong>di</strong>azione tributaria <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> imposta pr<strong>in</strong>cipale ‘postuma’<br />

A questo punto pare opportuno verificare se la procedura <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione, illustrata nei<br />

paragrafi che precedono, possa trovare esplicazione anche con riferimento all’avviso <strong>di</strong><br />

liquidazione della maggiore imposta (rispetto a quella autoliquidata dal notaio e poi controllata<br />

dagli Uffici dell’Agenzia delle Entrate con le forme <strong>di</strong> cui agli artt. 3-bis e 3-ter del d.lgs. 463/97 (12) ),<br />

laddove, come previsto dall’art. 42 del TUR approvato con D.P.R. n. 131/86, sia necessario<br />

provvedere a ‘correggere errori od omissioni’ <strong>in</strong> cui il notaio sia <strong>in</strong>corso nel proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

autoliquidazione. Non è nemmeno <strong>in</strong>opportuno peraltro fare memoria del fatto che il medesimo<br />

art. 42 qualifica suddetta imposta, <strong>in</strong>tegrativa <strong>di</strong> quella autoliquidata, come ‘pr<strong>in</strong>cipale’, anche se,<br />

<strong>in</strong> considerazione del tempo <strong>in</strong> cui essa viene richiesta dall’Ufficio e per <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guerla da quella<br />

autoliquidata dal notaio, è <strong>in</strong> uso la sua aggettivazione con l’espressione ‘postuma’.<br />

Ebbene, nessun elemento ostativo pare <strong>in</strong>terporsi all’applicazione della procedura <strong>di</strong> cui<br />

all’art. 17-bis del d.lgs. n. 546/92 anche a questa fase della vicenda impositiva, avendo ben chiaro<br />

che unico soggetto legittimato a proporre reclamo o istanza <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione (<strong>in</strong> riferimento alla<br />

particolare fase temporale corrente tra la notifica dell’avviso <strong>di</strong> liquidazione della maggiore<br />

imposta pr<strong>in</strong>cipale richiesta e la scadenza dei qu<strong>in</strong><strong>di</strong>ci giorni successivi entro i quali dovrebbe<br />

avvenire il relativo pagamento - eventualmente con l’assistenza <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fensore abilitato laddove la<br />

soglia <strong>di</strong> valore della ‘lite’ sia pari o superiore a quella <strong>in</strong><strong>di</strong>cata nel comma 5 dell’art. 12 d.lgs. n.<br />

546/92 <strong>di</strong> cui <strong>in</strong>nanzi si è detto sotto il § 3) può essere <strong>in</strong>tuitivamente solo il notaio e non le parti<br />

dell’atto, <strong>in</strong> quanto solo il notaio che ha <strong>in</strong>oltrato il modello unico ed autoliquidato l’imposta<br />

pr<strong>in</strong>cipale è dest<strong>in</strong>atario dell’atto reclamabile con la procedura <strong>in</strong> oggetto.<br />

Sul punto appare però decisivo rilevare che l’affermazione riportata nella citata circolare n.<br />

9/E del 19 marzo 2012 (per la quale “la me<strong>di</strong>azione perfezionata con uno o più obbligati est<strong>in</strong>gue<br />

l’obbligazione tributaria per tutti gli altri”, e cioè per quegli stessi “coobbligati che abbiano o<br />

potrebbero presentare l’istanza”) va opportunamente <strong>in</strong>terpretata con riferimento alla peculiarità<br />

della fattispecie <strong>in</strong> oggetto, nel senso - come già rilevato <strong>in</strong> altra sede (13) – che essa non può<br />

ritenersi applicabile laddove (come accade nell’ambito della procedura <strong>di</strong> registrazione dell’atto<br />

con modalità telematiche da parte del notaio) la richiesta <strong>di</strong> pagamento dell’imposta pr<strong>in</strong>cipale<br />

‘postuma’ non venga (come <strong>in</strong> effetti non viene) notificata anche alle parti dell’atto, che peraltro<br />

sono i soggetti coobbligati <strong>in</strong> via ‘pr<strong>in</strong>cipale’. Questi non possono ragionevolmente ritenersi<br />

‘v<strong>in</strong>colati’ agli effetti (anche est<strong>in</strong>tivi) della procedura <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione coltivata dal notaio (che, è<br />

6


ene ricordarlo, è responsabile d’imposta e perciò soggetto coobbligato ma <strong>in</strong> via ‘<strong>di</strong>pendente’<br />

con le parti) e pertanto nemmeno possono decadere dal <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> rimborso che esse parti abbiano<br />

per avventura <strong>in</strong>tenzione <strong>di</strong> esercitare. Il pr<strong>in</strong>cipio consacrato dall’art. 1304 c.c., <strong>in</strong> tema <strong>di</strong><br />

transazione nell’adempimento delle obbligazioni solidali - e per il quale la transazione fatta dal<br />

cre<strong>di</strong>tore con uno dei debitori <strong>in</strong> solido non produce effetto nei confronti degli altri, se questi non<br />

<strong>di</strong>chiar<strong>in</strong>o <strong>di</strong> volerne profittare - permette e legittima queste sole considerazioni proprio con<br />

riferimento allo specifico ambito <strong>in</strong> cui si colloca la fattispecie al vaglio.<br />

Il che, evidentemente, rende non solo legittimo, ma auspicabile che l’Ufficio possa, per il<br />

pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> economia degli atti processuali ed ove possibile, co<strong>in</strong>volgere anche le parti dell’atto<br />

sottoposto a registrazione telematica aff<strong>in</strong>ché siano edotte del reclamo/me<strong>di</strong>azione opposto dal<br />

notaio e che allo scopo possa attivarsi, sollecitandone l’assenso al perfezionamento della<br />

procedura, anche il medesimo notaio (14) ; ma resta <strong>in</strong>teso, <strong>in</strong> ogni caso, che il loro assenso non si<br />

configura quale elemento impresc<strong>in</strong><strong>di</strong>bile a tale perfezionamento e che l’Ufficio,<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dal reclamo <strong>in</strong>oltrato dal notaio, potrà sempre procedere <strong>in</strong> via autonoma nei<br />

confronti delle parti (a loro volta non v<strong>in</strong>colate dalla me<strong>di</strong>azione conclusa dal notaio) per il<br />

recupero dell’(eventuale) imposta suppletiva (15) per errori od omissioni commessi dall’Ufficio, e<br />

perciò ‘<strong>di</strong>versi da quelli che hanno determ<strong>in</strong>ato l’emanazione dell’atto <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> imposta<br />

pr<strong>in</strong>cipale oggetto della me<strong>di</strong>azione’ (16) .<br />

<strong>La</strong> presentazione del reclamo (e dell’eventuale connessa proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione) non<br />

sembra <strong>in</strong>vece idonea ad evitare la soggezione del notaio (che non abbia provveduto al<br />

pagamento della maggiore imposta liquidata nel term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> legge) all’applicazione degli <strong>in</strong>teressi <strong>di</strong><br />

mora e della sanzione <strong>di</strong> cui all’art. 3-ter citato, vale a <strong>di</strong>re la sanzione <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ata dall’art. 13 del<br />

d.lgs. n. 471/97, pari al 30% dell’importo richiesto e non versato nel term<strong>in</strong>e massimo dei qu<strong>in</strong><strong>di</strong>ci<br />

giorni dalla notifica dell’avviso <strong>di</strong> liquidazione, salvo le eventuali riduzioni previste dalla citata<br />

norma <strong>in</strong> considerazione della maggiore e m<strong>in</strong>ore entità del ritardo nel pagamento. Ciò <strong>in</strong> quanto<br />

non esiste alcuna <strong>in</strong>ter<strong>di</strong>pendenza tra proposizione del reclamo e applicazione (o <strong>di</strong>sapplicazione)<br />

degli <strong>in</strong>teressi <strong>di</strong> mora e della sanzione, prevista per legge al solo verificarsi della circostanza <strong>di</strong><br />

mancato pagamento nei term<strong>in</strong>i; mentre risulterà sempre possibile, preferibilmente <strong>in</strong> una con la<br />

proposizione del reclamo e <strong>in</strong> ogni caso nel term<strong>in</strong>e massimo dei qu<strong>in</strong><strong>di</strong>ci giorni, avanzare richiesta<br />

<strong>di</strong> sospensione del ‘quantum’ richiesto dall’Ufficio, facendo applicazione dei pr<strong>in</strong>cipi espressi, <strong>in</strong> tal<br />

senso, dall’Amm<strong>in</strong>istrazione F<strong>in</strong>anziaria nel § 4 della citata circolare n. 9E/2012. (17)<br />

Restano ferme <strong>in</strong> ogni caso sia la facoltà <strong>di</strong> proporre, <strong>in</strong> costanza del term<strong>in</strong>e e prima della<br />

sua scadenza, istanza <strong>di</strong> sospensione <strong>in</strong> via amm<strong>in</strong>istrativa quanto l’operatività della stessa<br />

7


sospensione d’ufficio ex art. 2-quater comma 1-bis del D.L. n. 564/94 connessa con il potere <strong>di</strong><br />

autotutela dell’amm<strong>in</strong>istrazione f<strong>in</strong>anziaria. (18)<br />

Inoltre va qui precisato che, qualora il notaio non ritenga <strong>di</strong> soggiacere alla sanzione<br />

amm<strong>in</strong>istrativo-tributaria <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>ceva prevista <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> pagamento tar<strong>di</strong>vo (oltre il term<strong>in</strong>e <strong>di</strong><br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong>ci giorni) e rientrando anche il provve<strong>di</strong>mento sanzionatorio nella griglia degli 'atti'<br />

reclamabili (come si è <strong>in</strong>nanzi illustrato), niente esclude che possa essere <strong>in</strong>oltrato<br />

reclamo/me<strong>di</strong>azione anche per le sanzioni stesse, <strong>in</strong> modo da fruire della riduzione percentuale<br />

delle medesime al 40% (19)<br />

Inf<strong>in</strong>e è <strong>di</strong> rilievo anche che l’Amm<strong>in</strong>istrazione, a fronte del reclamo e della eventuale<br />

proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione avanzata dal notaio, possa a sua volta riformularne un’altra (magari <strong>di</strong><br />

tenore o contenuto <strong>in</strong> parte assimilabile a quella del notaio), e ciò <strong>in</strong> quanto il comma 8 del cit. art.<br />

17-bis del d.lgs. n. 546/92 stabilisce che se essa Amm<strong>in</strong>istrazione “non <strong>in</strong>tende accogliere il<br />

reclamo volto all'annullamento totale o parziale dell'atto, né l'eventuale proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione,<br />

formula d'ufficio una proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione avuto riguardo all'eventuale <strong>in</strong>certezza delle<br />

questioni controverse, al grado <strong>di</strong> sostenibilità della pretesa e al pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> economicità<br />

dell'azione amm<strong>in</strong>istrativa”. Il che potrebbe, per altra via, condurre ad una composizione, se si<br />

vuole, <strong>di</strong> natura transattiva <strong>di</strong> una potenziale controversia scaturente dall’atto reclamato.<br />

8


6. Fac-simile <strong>di</strong> reclamo/me<strong>di</strong>azione riportata <strong>in</strong> allegato alla Circolare n. 9 E del 19 marzo 2012<br />

COMMISSIONE TRIBUTARIA PROVINCIALE DI...<br />

RICORSO CON ISTANZA<br />

ai sensi dell'art. 17-bis del D.Lgs. n. 546/92<br />

proposto<br />

dal<br />

Sig._________________________________________________<br />

(riportare dati identificativi, domicilio fiscale, C.F., PEC, <strong>di</strong>fensore<br />

eventualmente nom<strong>in</strong>ato con relativi C.F. e PEC, domicilio eletto, ecc.)<br />

contro<br />

Agenzia delle Entrate - Direzione Prov<strong>in</strong>ciale/Regionale <strong>di</strong><br />

_______________<br />

con sede <strong>in</strong>_________________________, <strong>in</strong> persona del Direttore<br />

pro tempore,<br />

<strong>in</strong> relazione<br />

a... (avviso <strong>di</strong> accertamento, iscrizione a ruolo, <strong>di</strong>niego <strong>di</strong> rimborso,<br />

ecc.)<br />

Procura Speciale<br />

(eventuale)<br />

Delego<br />

a<br />

rappresentarmi e <strong>di</strong>fendermi<br />

nel presente proce<strong>di</strong>mento, <strong>in</strong><br />

ogni sua fase, stato e grado,<br />

____________ con ogni<br />

facoltà <strong>di</strong> legge, <strong>in</strong>cluse quelle<br />

<strong>di</strong> proporre reclamo e <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>are ai sensi dell'art. 17-<br />

bis del D.Lgs. n. 546/92,<br />

trattare, comporre, conciliare,<br />

transigere, r<strong>in</strong>unciare agli atti<br />

e accettare r<strong>in</strong>unzie, farsi<br />

sostituire. Eleggo domicilio,<br />

anche per le notificazioni<br />

relative al proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

reclamo e me<strong>di</strong>azione,<br />

presso__________<br />

Luogo e data<br />

E' autentica<br />

n.___________ notificato <strong>in</strong> data ___________ , emesso dall'Agenzia<br />

delle Entrate - Direzione Prov<strong>in</strong>ciale/Regionale <strong>di</strong>___________________<br />

per far valere i fatti, i motivi e le richieste <strong>di</strong> seguito riportati<br />

FATTO<br />

_________________________________________________________<br />

_______________________________________________________________<br />

______<br />

MOTIVI<br />

_________________________________________________________<br />

_______________________________________________________________<br />

______<br />

Per tutti questi motivi,<br />

CHIEDE<br />

9


a codesta Commissione Tributaria prov<strong>in</strong>ciale, <strong>di</strong><br />

voler__________________<br />

unificato <strong>di</strong><br />

Si <strong>di</strong>chiara che il valore della presente lite, ai f<strong>in</strong>i del contributo<br />

cui al D.P.R. n. 115/02, è <strong>di</strong> ______________ euro.<br />

Lugo e data<br />

Firma<br />

____________________________<br />

***<br />

ISTANZA<br />

ai sensi dell'art. 17-bis del D.Lgs. n. 546/92<br />

Il contribuente, Sig.______________ , come prima rappresentato,<br />

sulla base dei fatti e dei motivi sopra evidenziati<br />

CHIEDE<br />

che l'Agenzia delle Entrate - Direzione Prov<strong>in</strong>ciale/Regionale <strong>di</strong><br />

_____________, <strong>in</strong> alternativa al deposito del ricorso che precede presso la<br />

Commissione tributaria prov<strong>in</strong>ciale, accolga <strong>in</strong> via amm<strong>in</strong>istrativa le richieste<br />

nel medesimo ricorso formulate.<br />

Valore ai f<strong>in</strong>i dell'art. 17-bis del d.lgs. n.<br />

546/92:_______________euro.<br />

[segue parte eventuale]<br />

Formula altresì proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione fondata sui seguenti<br />

MOTIVI<br />

10


1)_______________________________________________________<br />

_______________________________________________________________<br />

______<br />

2)_______________________________________________________<br />

_______________________________________________________________<br />

______<br />

Per quanto motivato, la pretesa verrebbe ad essere così<br />

rideterm<strong>in</strong>ata:<br />

Imposta:<br />

Interessi:<br />

Sanzioni:<br />

euro______________;<br />

euro______________;<br />

euro______________;<br />

Comunica <strong>in</strong> ogni caso la sua <strong>di</strong>sponibilità a valutare <strong>in</strong> contrad<strong>di</strong>ttorio<br />

la me<strong>di</strong>azione della controversia.<br />

Per l'<strong>in</strong>vito al contrad<strong>di</strong>ttorio, le comunicazioni e le notificazioni<br />

relative al presente proce<strong>di</strong>mento, si <strong>in</strong><strong>di</strong>cano uno o più dei seguenti recapiti:<br />

- via______________, città_________________,<br />

- PEC:__________________________________,<br />

- telefono________________________________,<br />

- fax____________________________________,<br />

- proposta elettronica or<strong>di</strong>naria:_______________.<br />

Si allegano i seguenti documenti, richiamati nel ricorso:<br />

1)_______________________<br />

2)_______________________<br />

3)_______________________<br />

Luogo e data______________<br />

Firma<br />

____________________<br />

***<br />

Adriano Pischetola<br />

11


_______________<br />

1) Che <strong>in</strong>serisce nel d.lgs. 31 <strong>di</strong>cembre 1992 n. 546 (Disposizioni sul processo tributario <strong>in</strong> attuazione della delega<br />

al Governo contenuta nell’art. 30 della legge 30 <strong>di</strong>cembre 1991 n. 413) l’art. 17-bis a tenore del quale:<br />

“Art. 17-bis (Il reclamo e la me<strong>di</strong>azione) - 1. Per le controversie <strong>di</strong> valore non superiore a ventimila euro,<br />

relative ad atti emessi dall'Agenzia delle entrate, chi <strong>in</strong>tende proporre ricorso è tenuto prelim<strong>in</strong>armente a<br />

presentare reclamo secondo le <strong>di</strong>sposizioni seguenti ed è esclusa la conciliazione giu<strong>di</strong>ziale <strong>di</strong> cui all'articolo 48.<br />

2. <strong>La</strong> presentazione del reclamo è con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ammissibilità del ricorso. L'<strong>in</strong>ammissibilità è rilevabile d'ufficio<br />

<strong>in</strong> ogni stato e grado del giu<strong>di</strong>zio.<br />

3. Il valore <strong>di</strong> cui al comma 1 è determ<strong>in</strong>ato secondo le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui al comma 5 dell'articolo 12.<br />

4. Il presente articolo non si applica alle controversie <strong>di</strong> cui all'articolo 47-bis.<br />

5. Il reclamo va presentato alla Direzione prov<strong>in</strong>ciale o alla Direzione regionale che ha emanato l'atto, le quali<br />

provvedono attraverso apposite strutture <strong>di</strong>verse ed autonome da quelle che curano l'istruttoria degli atti<br />

reclamabili.<br />

6. Per il proce<strong>di</strong>mento si applicano le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui agli articoli 12,18, 19, 20, 21 e al comma 4 dell'articolo<br />

22, <strong>in</strong> quanto compatibili.<br />

7. Il reclamo può contenere una motivata proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione, completa della rideterm<strong>in</strong>azione<br />

dell'ammontare della pretesa.<br />

8. L'organo dest<strong>in</strong>atario, se non <strong>in</strong>tende accogliere il reclamo volto all'annullamento totale o parziale dell'atto,<br />

nè l'eventuale proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione, formula d'ufficio una proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione avuto riguardo<br />

all'eventuale <strong>in</strong>certezza delle questioni controverse, al grado <strong>di</strong> sostenibilità della pretesa e al pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong><br />

economicità dell'azione amm<strong>in</strong>istrativa. Si applicano le <strong>di</strong>sposizioni dell'articolo 48, <strong>in</strong> quanto compatibili.<br />

9. Decorsi novanta giorni senza che sia stato notificato l'accoglimento del reclamo o senza che sia stata<br />

conclusa la me<strong>di</strong>azione, il reclamo produce gli effetti del ricorso. I term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> cui agli articoli 22 e 23 decorrono<br />

dalla predetta data. Se l'Agenzia delle entrate resp<strong>in</strong>ge il reclamo <strong>in</strong> data antecedente, i predetti term<strong>in</strong>i<br />

decorrono dal ricevimento del <strong>di</strong>niego. In caso <strong>di</strong> accoglimento parziale del reclamo, i predetti term<strong>in</strong>i<br />

decorrono dalla notificazione dell'atto <strong>di</strong> accoglimento parziale.”<br />

10. Nelle controversie <strong>di</strong> cui al comma 1 la parte soccombente è condannata a rimborsare, <strong>in</strong> aggiunta alle<br />

spese <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, una somma pari al 50 per cento delle spese <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio a titolo <strong>di</strong> rimborso delle spese del<br />

proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ato dal presente articolo. Nelle medesime controversie, fuori dei casi <strong>di</strong> soccombenza<br />

reciproca, la commissione tributaria, può compensare parzialmente o per <strong>in</strong>tero le spese tra le parti solo se<br />

ricorrono giusti motivi, esplicitamente <strong>in</strong><strong>di</strong>cati nella motivazione, che hanno <strong>in</strong>dotto la parte soccombente a<br />

<strong>di</strong>sattendere la proposta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione.<br />

2) E ciò per effetto <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>spone il comma 1 del cit. art. 39 del D.L. n. 98/2011 per il quale ” 11. Le<br />

<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui al comma 9 si applicano con riferimento agli atti suscettibili <strong>di</strong> reclamo notificati a decorrere<br />

dal 1° aprile 2012.<br />

3) Espone con chiarezza le <strong>di</strong>st<strong>in</strong>zioni tra ‘me<strong>di</strong>azione civilistica‘ e ‘me<strong>di</strong>azione tributaria’ PISTOLESI F. Il reclamo e<br />

la me<strong>di</strong>azione nel processo tributario, <strong>in</strong> Rassegna Tributaria n. 1 del 2012, pag. 65 ss.), secondo il quale “il<br />

proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione <strong>in</strong> ambito civilistico e quello <strong>di</strong> reclamo e me<strong>di</strong>azione <strong>in</strong> materia tributaria hanno<br />

<strong>in</strong> comune, oltre ad una parziale identità term<strong>in</strong>ologica, soltanto le f<strong>in</strong>alità <strong>di</strong> contribuire alla riduzione delle<br />

pendenze processuali. Per tutto il resto… siamo <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> istituti aventi un assetto ed una <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a<br />

profondamente <strong>di</strong>versi. Ciò che determ<strong>in</strong>a, fra l’altro, l’impossibilità <strong>di</strong> fare riferimento al d.lgs. n. 28/2010 per<br />

regolare, ricorrendo all’analogia, eventuali lacune emergenti dal regime del<strong>in</strong>eato dall’art. 17 bis cit.”<br />

Dalla evidenziata <strong>di</strong>st<strong>in</strong>zione tra gli istituti cui ora si è accennato, <strong>di</strong>scende altresì che non è possibile applicare<br />

tout court gli stessi ragionamenti che hanno condotto la Corte Costituzionale (nella sentenza 24 ottobre- 6<br />

<strong>di</strong>cembre 2012 n. 272 <strong>in</strong> Gazz. Uff. 12 <strong>di</strong>cembre 2012, n. 49 - Prima serie speciale) a <strong>di</strong>chiarare la illegittimità<br />

costituzionale dell’art. 5, comma 1, del d.lgs. n. 28 del 2010 (<strong>in</strong> materia <strong>di</strong> conciliazione <strong>di</strong> controversie civili e<br />

commerciali) alla me<strong>di</strong>azione <strong>in</strong> campo tributario, e ciò soprattutto per quanto attiene al profilo della<br />

obbligatorietà del ricorso alla prima forma conciliativa rispetto alla seconda. Ciò non<strong>di</strong>meno anche con<br />

riferimento a quest’ultima forma <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione attenta dottr<strong>in</strong>a non ha mancato <strong>di</strong> svolere riflessioni<br />

<strong>in</strong>teressanti – cui si rimanda - <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne a possibili profili <strong>di</strong> illegittimità costituzionale per la (sospetta) lesione<br />

del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> accesso imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> ogni contribuente al sistema <strong>di</strong> giustizia tributaria or<strong>di</strong>naria, dovendosi<br />

necessariamente prima esperire il ‘tentativo’ <strong>di</strong> reclamo/me<strong>di</strong>azione al vaglio <strong>in</strong> sede amm<strong>in</strong>istrativa o pre.-<br />

processuale e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> attuandosi, per siffatta via, una deroga forte al pr<strong>in</strong>cipio del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio ex<br />

artt. 24 e 113 Cost. (cfr. sul punto MARINI G, Profili costituzionali del reclamo e della me<strong>di</strong>azione, <strong>in</strong> Corriere<br />

tributario n. 12 del 2012, pag. 853ss.)<br />

4) A tenore del quale "Gli uffici controllano la regolarità dell'autoliquidazione e del versamento delle imposte e<br />

qualora, sulla base degli elementi desumibili dall'atto, risulti dovuta una maggiore imposta, notificano, anche<br />

per via telematica, entro il term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> sessanta giorni dalla presentazione del modello unico <strong>in</strong>formatico,<br />

apposito avviso <strong>di</strong> liquidazione per l'<strong>in</strong>tegrazione dell'imposta versata. Il pagamento è effettuato, da parte dei<br />

12


soggetti <strong>di</strong> cui all'articolo 10, lettera b), del testo unico delle <strong>di</strong>sposizioni concernenti l'imposta <strong>di</strong> registro,<br />

approvato con decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, entro qu<strong>in</strong><strong>di</strong>ci giorni dalla data<br />

della su<strong>in</strong><strong>di</strong>cata notifica; trascorso tale term<strong>in</strong>e, sono dovuti gli <strong>in</strong>teressi moratori computati dalla scadenza<br />

dell'ultimo giorno utile per la richiesta della registrazione e si applica la sanzione <strong>di</strong> cui all'articolo 13 del<br />

decreto legislativo 18 <strong>di</strong>cembre 1997, n. 471. Nel caso <strong>di</strong> dolo o colpa grave nell'autoliquidazione delle imposte,<br />

gli uffici segnalano le irregolarità agli organi <strong>di</strong> controllo competenti per l'adozione dei conseguenti<br />

provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ari. Per i notai è ammessa la compensazione <strong>di</strong> tutte le somme versate <strong>in</strong> eccesso <strong>in</strong><br />

sede <strong>di</strong> autoliquidazione con le imposte dovute per atti <strong>di</strong> data posteriore, con conseguente esclusione della<br />

possibilità <strong>di</strong> richiedere il rimborso all'Amm<strong>in</strong>istrazione f<strong>in</strong>anziaria".<br />

5) In riferimento al reclamo parla <strong>di</strong> ‘ricorso latente, o potenziale, già formalmente strutturato come tale’<br />

BASILAVECCHIA M., Dal reclamo al processo, <strong>in</strong> "Corriere tributario" n. 12 del 2012, pag. 841 ss.<br />

6) Da parte <strong>di</strong> uno dei soggetti a ciò legittimati ex art. 12 2° comma d.lgs. n. 546/92<br />

7) Quest’ultimo <strong>in</strong>ciso si spiega <strong>in</strong> quanto l’art. 19 comma 3 del d.lgs. n. 542/92 stabilisce “<strong>La</strong> mancata<br />

notificazione <strong>di</strong> atti autonomamente impugnabili, adottati precedentemente all' atto notificato, ne consente l'<br />

impugnazione unitamente a quest' ultimo” e a sua volta, come precisato nel testo, l’art. 19 è richiamato dal<br />

citato art. 17-bis<br />

8) <strong>La</strong> data del 1° <strong>di</strong>cembre 2012 è quella <strong>in</strong>fatti <strong>di</strong> prevista <strong>in</strong>corporazione dell’Agenzia del Territorio nell’Agenzia<br />

delle Entrate, a tenore del comma 1 art. 23 quater del d.l. n. 95/2012<br />

9) Trattasi delle controversie elencate nel comma 2 art. 2 d.lgs. n. 542 e cioè: le controversie promosse dai s<strong>in</strong>goli<br />

possessori concernenti l'<strong>in</strong>testazione, la delimitazione, la figura, l'estensione, il classamento dei terreni e la<br />

ripartizione dell'estimo fra i compossessori a titolo <strong>di</strong> promiscuità <strong>di</strong> una stessa particella, nonché le<br />

controversie concernenti la consistenza, il classamento delle s<strong>in</strong>gole unità immobiliari urbane e l'attribuzione<br />

della ren<strong>di</strong>ta catastale.<br />

10) Così si esprime anche la Circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 49/T del 28 <strong>di</strong>cembre 2012.<br />

11) Che recita “Entro il 31 <strong>di</strong>cembre 2010 i titolari <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti reali sugli immobili che non risultano <strong>di</strong>chiarati <strong>in</strong><br />

Catasto <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati secondo le procedure previste dal predetto articolo 2, comma 36, del citato decreto-legge n.<br />

262 del 2006, con riferimento alle pubblicazioni <strong>in</strong> Gazzetta Ufficiale effettuate dalla data del 1° gennaio 2007<br />

alla data del 31 <strong>di</strong>cembre 2009, sono tenuti a procedere alla presentazione, ai f<strong>in</strong>i fiscali, della relativa<br />

<strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> aggiornamento catastale. L'Agenzia del territorio, successivamente alla registrazione degli atti<br />

<strong>di</strong> aggiornamento presentati, rende <strong>di</strong>sponibili ai Comuni le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> accatastamento per i controlli <strong>di</strong><br />

conformità urbanistico-e<strong>di</strong>lizia, attraverso il Portale per i Comuni.“<br />

12) Il testo dell’art. 3-bis è il seguente:<br />

“3-bis. Procedure telematiche, modello unico <strong>in</strong>formatico e autoliquidazione.<br />

1. Alla registrazione <strong>di</strong> atti relativi a <strong>di</strong>ritti sugli immobili, alla trascrizione, all'iscrizione e all'annotazione nei<br />

registri immobiliari, nonché alla voltura catastale, si provvede, a decorrere dal 30 giugno 2000, con procedure<br />

telematiche. Con decreto del M<strong>in</strong>istero delle f<strong>in</strong>anze, <strong>di</strong> concerto con il M<strong>in</strong>istero della giustizia, è fissata la<br />

progressiva attivazione del servizio, anche limitatamente a determ<strong>in</strong>ati soggetti, a specifiche aree geografiche,<br />

e a particolari tipologie <strong>di</strong> atti, nonché l'eventuale attribuzione <strong>di</strong> un co<strong>di</strong>ce unico immobiliare.<br />

2. Le richieste <strong>di</strong> registrazione, le note <strong>di</strong> trascrizione e <strong>di</strong> iscrizione nonché le domande <strong>di</strong> annotazione e <strong>di</strong><br />

voltura catastale, relative agli atti per i quali è attivata la procedura telematica, sono presentate su un modello<br />

unico <strong>in</strong>formatico da trasmettere per via telematica unitamente a tutta la documentazione necessaria. Con lo<br />

stesso decreto <strong>di</strong> cui al comma 1, può essere prevista la presentazione del predetto modello unico su supporto<br />

<strong>in</strong>formatico, nonché la data a decorrere dalla quale il titolo è trasmesso per via telematica.<br />

3. In caso <strong>di</strong> presentazione del modello unico <strong>in</strong>formatico per via telematica, le formalità <strong>di</strong> cui al comma 2<br />

sono eseguite previo pagamento dei tributi dovuti <strong>in</strong> base ad autoliquidazione. In caso <strong>di</strong> irregolare<br />

funzionamento del collegamento telematico, fermo il predetto obbligo <strong>di</strong> pagamento, la trasmissione per via<br />

telematica è sostituita dalla presentazione su supporto <strong>in</strong>formatico.<br />

4. Nei comuni nei quali vige il sistema del libro fon<strong>di</strong>ario <strong>di</strong> cui al regio decreto 28 marzo 1929, n. 499, la<br />

presentazione del modello unico <strong>in</strong>formatico rileva unicamente per gli adempimenti connessi alla registrazione<br />

e alla voltura catastale. “<br />

Il testo dell’art. 3-ter (Procedure <strong>di</strong> controllo sulle autoliquidazioni) è stato già riportato <strong>in</strong>nanzi <strong>in</strong> nota 4.<br />

13) Cfr. le due segnalazioni Novità riportate <strong>in</strong> CNN Notizie - Notiziario d’<strong>in</strong>formazione del Consiglio Nazionale del<br />

Notariato del 10 aprile 2012 e del 16 maggio 2012, e le risposte fornite dall’Agenzia delle Entrate <strong>in</strong> 27 aprile<br />

2012 <strong>in</strong> esito alle perplessità esposte dal Settore stu<strong>di</strong> del CNN.<br />

14) Ciò evidentemente anche per attenuare eventuali profili <strong>di</strong> sua responsabilità.<br />

15) Oltre che, <strong>in</strong>tuitivamente, <strong>di</strong> quella complementare<br />

16) Cfr. la Segnalazione novità del 16 maggio 2012 sopra citata<br />

13


17) Secondo la circolare richiamata nel testo “anche nell’ambito del proce<strong>di</strong>mento amm<strong>in</strong>istrativo <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ato<br />

dall’articolo 17-bis del d.lgs. n. 546 del 1992, per sua natura funzionale al riesame ed eventuale<br />

rideterm<strong>in</strong>azione della pretesa, il contribuente può chiedere la sospensione degli effetti dell’atto. Quando le<br />

eccezioni sollevate nell’istanza non appaiono <strong>in</strong>fondate, la Direzione può dunque concedere, su istanza<br />

formulata contestualmente all’atto <strong>in</strong>troduttivo del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione, ovvero separatamente, la<br />

formale sospensione, <strong>in</strong> tutto o <strong>in</strong> parte, dell’esecuzione dell’atto <strong>in</strong> presenza del richiamato presupposto. Si<br />

precisa che il periodo <strong>di</strong> sospensione degli effetti dell’atto non può comunque protrarsi oltre il tempo<br />

necessario alla conclusione della fase <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione.”<br />

18) In tal senso cfr. la segnalazione novità del 10 aprile 2012 citata <strong>in</strong> nota 13; il comma 1-bis recita “1-bis. Nel<br />

potere <strong>di</strong> annullamento o <strong>di</strong> revoca <strong>di</strong> cui al comma 1 deve <strong>in</strong>tendersi compreso anche il potere <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre la<br />

sospensione degli effetti dell'atto che appaia illegittimo o <strong>in</strong>fondato”<br />

19) Cfr, sul punto Circ. n. 33/E del 3 agosto 2012 Agenzia delle Entrate - Dir.Affari Legali e Contenzioso ove si<br />

precisa "<strong>in</strong> caso <strong>di</strong> def<strong>in</strong>izione dell’atto <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione, le sanzioni si applicano nella misura del 40 per<br />

cento, fermo restando che <strong>in</strong> ogni caso la misura delle sanzioni non potrà essere <strong>in</strong>feriore al 40 per cento dei<br />

m<strong>in</strong>imi e<strong>di</strong>ttali previsti per le violazioni più gravi relative a ciascun tributo".<br />

(Riproduzione riservata)<br />

14


CONSIGLIO NAZIONALE DEL NOTARIATO<br />

Stu<strong>di</strong>o n. 98-2013/I<br />

Il luogo <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea<br />

Approvato dalla Commissione Stu<strong>di</strong> d’Impresa il 19 febbraio 2013<br />

Sommario: 1. L’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo dell’adunanza assembleare nel co<strong>di</strong>ce; 2. <strong>La</strong> convocazione presso la<br />

sede amm<strong>in</strong>istrativa; 3. Il nuovo testo dell’art. 2363, c.c. <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> S.p.A. e la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a ante riforma; 4. Il<br />

nuovo testo dell’art. 2363, c.c. <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> S.p.A.; 5. Il testo dell’art. 2479-bis, c.c. <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> S.r.l. Sua<br />

<strong>in</strong>terpretazione; 6. <strong>La</strong> clausola statutaria che consente la convocazione fuori della sede sociale; 7.<br />

Applicazione della clausola statutaria <strong>di</strong> deroga agli obbligazionisti e ai titolari <strong>di</strong> strumenti f<strong>in</strong>anziari; 8. Il<br />

luogo <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea <strong>in</strong> videoconferenza; 9. <strong>La</strong> convocazione dell’assemblea <strong>in</strong> luogo<br />

<strong>di</strong>verso dalla sede sociale e non <strong>in</strong><strong>di</strong>cato nella clausola statutaria; 10. Lo svolgimento della riunione <strong>in</strong> luogo<br />

<strong>di</strong>verso da quello previsto nell’avviso <strong>di</strong> convocazione; 11. <strong>La</strong> riforma e l’<strong>in</strong>cidenza <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> luogo della<br />

convocazione.<br />

***<br />

1. L’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo dell’adunanza assembleare nel co<strong>di</strong>ce<br />

L’art. 2363, c.c., <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> S.p.A., nella sua nuova formulazione, recita che “l’assemblea è<br />

convocata nel comune dove ha sede la società se lo statuto non <strong>di</strong>spone <strong>di</strong>versamente”.<br />

<strong>La</strong> norma non parla più <strong>di</strong> convocazione nella sede sociale, come previsto prima della<br />

riforma, ma si riferisce più genericamente al comune dove ha la sede la società.<br />

Diversamente, l’art. 2479 bis, c.c., <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> S.r.l. prevede che “salvo <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>sposizione<br />

dell’atto costitutivo l’assemblea si riunisce presso la sede sociale”, mantenendo il taglio orig<strong>in</strong>ario<br />

della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a ante riforma.<br />

E’ evidente la <strong>di</strong>versa regolamentazione, almeno sotto il profilo letterale, dei due modelli<br />

societari, visto che nella S.r.l., salvo <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>sposizione dello statuto, l’assemblea è convocata<br />

presso la sede sociale, mentre nella S.p.A., se lo statuto non <strong>di</strong>spone <strong>di</strong>versamente, l’assemblea è<br />

convocata nel comune dove ha sede la società.<br />

<strong>La</strong> dottr<strong>in</strong>a ha sottol<strong>in</strong>eato come l’<strong>in</strong>tervento riformatore nella S.p.A., ispirato a con<strong>di</strong>visibili<br />

esigenze <strong>di</strong> snellezza, “è rimasto peraltro, per così <strong>di</strong>re, a mezza strada sulla via della<br />

semplificazione. Infatti, non si r<strong>in</strong>uncia a dettare una norma <strong>di</strong> default (si sarebbe ben potuto<br />

lasciare all’autonomia statutaria o, ancor più, all’avviso <strong>di</strong> convocazione, l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo <strong>di</strong><br />

tenuta dell’assemblea), ma poi si detta una norma <strong>di</strong> default <strong>in</strong>completa, nel senso che la<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo <strong>di</strong> convocazione dovrà poi essere comunque completata e <strong>in</strong>tegrata nel<br />

1


s<strong>in</strong>golo avviso <strong>di</strong> convocazione con la specificazione, anche ove l’assemblea sia tenuta nel comune<br />

della sede, dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo completo” (1) .<br />

Tra l’altro, da quanto sopra evidenziato, emerge la conv<strong>in</strong>zione che, <strong>di</strong> regola, nell’avviso <strong>di</strong><br />

convocazione dell’assemblea <strong>di</strong> una S.p.A. l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del solo comune ovvero l’assenza <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo, ove lo statuto si limiti a riprodurre l’art. 2363, c.c., ovvero nulla <strong>di</strong>sponga al<br />

riguardo, non sia sufficiente ad assolvere alla funzione <strong>in</strong>formativa che l’art. 2366 richiede nel<br />

momento <strong>in</strong> cui <strong>di</strong>spone che l’avviso <strong>di</strong> convocazione debba contenere appunto l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del<br />

luogo <strong>di</strong> tenuta dell’assemblea. E’ sufficiente comunque l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione della sede sociale come<br />

luogo <strong>di</strong> tenuta dell’assemblea.<br />

2. <strong>La</strong> convocazione presso la sede amm<strong>in</strong>istrativa<br />

<strong>La</strong> Corte Costituzionale si era pronunciata affermando che l’art. 25 del D.Lgs.17.1.2003, n. 5<br />

non <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua un <strong>di</strong>verso criterio <strong>di</strong> competenza per territorio, ma <strong>in</strong>terviene sul criterio già<br />

utilizzato dall’art. 19 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rito precisandone il significato nel senso che ai f<strong>in</strong>i del<br />

proce<strong>di</strong>mento camerale per sede della società deve <strong>in</strong>tendersi soltanto la sede legale, con<br />

esclusione della cosiddetta sede effettiva (2) ,<br />

<strong>La</strong> giurisprudenza ante riforma, <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> una deroga statutaria all’art. 2363, c.c.,<br />

riteneva <strong>in</strong>ammissibile l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> una sede amm<strong>in</strong>istrativa oltre a quella legale, perché<br />

“questa duplicità <strong>di</strong> previsione significherebbe creazione <strong>di</strong> due se<strong>di</strong>, ugualmente legali ed<br />

ugualmente amm<strong>in</strong>istrative, <strong>in</strong> contrasto con la <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> legge, che esige l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> una<br />

unica sede (legale ed amm<strong>in</strong>istrativa) della società” (3) , presso la quale unicamente potrebbe<br />

riunirsi l’assemblea <strong>in</strong> mancanza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>versa previsione statutaria.<br />

In senso contrario si esprime la dottr<strong>in</strong>a sia prima che dopo la riforma.<br />

Prima della riforma la dottr<strong>in</strong>a ha sostenuto che “la qualificazione legale <strong>in</strong> contrapposizione<br />

a quella amm<strong>in</strong>istrativa deriva dal gergo e non dalla legge con lo scopo <strong>di</strong> porre <strong>in</strong> evidenza una<br />

<strong>di</strong>versità che giuri<strong>di</strong>camente non esiste. <strong>La</strong> legge prescrive solo l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione della sede come luogo<br />

<strong>in</strong> cui si esplica l’attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione sociale e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, se l’atto <strong>in</strong><strong>di</strong>ca più luoghi <strong>in</strong> ciascuno dei<br />

quali si svolge una parte della predetta attività impropriamente si qualificano <strong>di</strong>versamente i<br />

predetti luoghi, i quali, <strong>in</strong>vece, nel loro <strong>in</strong>sieme costituiscono la sede sociale” (4) .<br />

Si è scritto che “nel senso sostenuto pare orientato il legislatore fiscale, il quale con l’art. 4<br />

d.p.r. 29 settembre 1973, n. 600, nel prescrivere gli elementi della <strong>di</strong>chiarazione dei red<strong>di</strong>ti delle<br />

persone giuri<strong>di</strong>che, <strong>di</strong>spone che sia <strong>in</strong><strong>di</strong>cata la sede legale o <strong>in</strong> mancanza la sede amm<strong>in</strong>istrativa,<br />

mostrando <strong>di</strong> reputare la c.d. sede amm<strong>in</strong>istrativa come la sede della <strong>di</strong>rezione amm<strong>in</strong>istrativa e<br />

2


perciò giuri<strong>di</strong>camente equivalente a quella che viene denom<strong>in</strong>ata sede legale, che potrebbe <strong>di</strong><br />

fatto esistere anche se non <strong>in</strong><strong>di</strong>cata nell’atto costitutivo” (5)<br />

Dopo la riforma la dottr<strong>in</strong>e ha affermato che “non pare tuttavia che, pur <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong><br />

deroghe al <strong>di</strong>sposto dell’art. 2363, c.c., possa considerarsi senz’altro elemento viziante della<br />

convocazione (qu<strong>in</strong><strong>di</strong> della delibera) la convocazione <strong>in</strong> comune ove si abbia la sede<br />

amm<strong>in</strong>istrativa, <strong>di</strong> fatto, della società, allorquando la circostanza sia notoria ai soci e non sia<br />

ravvisabile un comportamento <strong>di</strong> mala fede degli amm<strong>in</strong>istratori al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> scoraggiare l’<strong>in</strong>tervento<br />

<strong>in</strong> assemblea” (6)<br />

Tali <strong>in</strong>terpretazioni se vogliamo forse anche con<strong>di</strong>visibili sotto il profilo sostanziale possono,<br />

però, prestarsi a contestazioni formali e per questo se ne sconsiglia l’utilizzo (7) .<br />

3. Il nuovo testo dell’art. 2363, c.c. <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> S.p.A. e la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a ante riforma<br />

Il nuovo art. 2363, c.c., recepisce l’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo dottr<strong>in</strong>ale e giurisprudenziale, formatosi<br />

nell’<strong>in</strong>terpretazione della vecchia norma, per il quale la convocazione dell’adunanza dei soci <strong>in</strong><br />

luogo <strong>di</strong>verso dalla sede sociale, ma compreso nell’ambito del Comune, non comportava un vizio<br />

della delibera assunta da una assemblea così convocata.<br />

<strong>La</strong> dottr<strong>in</strong>a prevalente aveva ritenuto che il luogo <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea, pur<br />

dovendo co<strong>in</strong>cidere, se non <strong>di</strong>versamente <strong>di</strong>sposto dall’atto costitutivo, con il comune ove ha sede<br />

la società, non<strong>di</strong>meno poteva essere <strong>di</strong>verso dallo stabile dove si trovavano gli uffici (8) .<br />

Tale orientamento trovava giustificazione nel concetto stesso <strong>di</strong> sede sociale che veniva<br />

<strong>in</strong>tesa <strong>in</strong> un duplice modo: da un lato quale spazio materialmente occupato dalla persona giuri<strong>di</strong>ca<br />

(9) , dall’altro quale luogo <strong>in</strong> cui andava convocata l’assemblea (salva <strong>di</strong>versa previsione dello<br />

statuto) (10) , concetto duplice che rappresentava la necessaria conseguenza del fatto che<br />

<strong>di</strong>versamente op<strong>in</strong>ando si sarebbe assurdamente imposto che i locali della sede sociale fossero<br />

materialmente strutturati <strong>in</strong> modo da poter consentire lo svolgimento della riunione assembleare<br />

(11) .<br />

Ciò segnalava l’esistenza <strong>di</strong> un <strong>in</strong>elim<strong>in</strong>abile marg<strong>in</strong>e <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzionalità degli amm<strong>in</strong>istratori<br />

nella scelta del luogo ove riunire l’assemblea, dovendosi <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> conseguenza solo circa il<br />

quantum <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzionalità ulteriormente assegnabile agli stessi, a mezzo <strong>di</strong> clausola statutaria.<br />

Tale orientamento era avallato da parte della giurisprudenza che riteneva sufficiente la sola<br />

enunciazione del comune ad <strong>in</strong>tegrare la nozione <strong>di</strong> sede (12) .<br />

Una soluzione <strong>di</strong> compromesso era seguita da altra giurisprudenza che pur ritenendo che il<br />

concetto <strong>di</strong> sede nella previsione legale si riferisse all’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo completo, considerava ugualmente<br />

3


adempiuto il precetto quando l’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo fosse <strong>in</strong><strong>di</strong>cato nell’atto costitutivo, anche se non<br />

riprodotto nello statuto (13) .<br />

Altra giurisprudenza affermava, viceversa che l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione della sede sociale richiedeva la<br />

specificazione nello statuto oltre che del comune, anche dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo (via e numero civico) (14) .<br />

Per quanto qui <strong>in</strong>teressa, a motivazione <strong>di</strong> tale orientamento più rigido si adduceva, posta<br />

l’equiparazione normativa tra sede della persona giuri<strong>di</strong>ca e domicilio della persona fisica operata<br />

dall’art. 46, c.c., oltre l’<strong>in</strong>teresse dei terzi ad essere edotti su un luogo preciso e def<strong>in</strong>ito, anche<br />

l’analogo <strong>in</strong>teresse dei soci a poter imme<strong>di</strong>atamente <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare il luogo <strong>di</strong> effettivo esercizio dei<br />

<strong>di</strong>ritti sociali.<br />

Secondo la giurisprudenza “una def<strong>in</strong>izione della sede comprensiva anche dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo è<br />

postulata, <strong>in</strong>oltre, anche da altre norme, <strong>in</strong>erenti non ai rapporti tra società e terzi, ma tra società<br />

e soci: come l’art. 2363, co<strong>di</strong>ce civile, <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea, e l’art. 2432, co<strong>di</strong>ce<br />

civile, <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> deposito del bilancio nelle quali è evidente che il legislatore ha adoperato la<br />

parola sede come s<strong>in</strong>onimo <strong>di</strong> una ben specifica ubicazione <strong>in</strong><strong>di</strong>viduabile da parte dei soci e non<br />

certo con riferimento ad una <strong>in</strong>tera città” (15) .<br />

Parte della giurisprudenza pur aderendo all’orientamento da ultimo riportato, temperava<br />

tale <strong>in</strong>terpretazione della norma con la precisazione che l’ubicazione del luogo <strong>di</strong> riunione nello<br />

stesso comune, <strong>in</strong> cui si trova la sede sociale, <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> apposita previsione statutaria, non<br />

provocava ai soci costi e <strong>di</strong>fficoltà maggiori <strong>di</strong> quelli che essi avrebbero dovuto sostenere per<br />

accedere alla sede sociale e pertanto non viziava la deliberazione (16) .<br />

Il legislatore della riforma ha <strong>in</strong> sostanza confermato l’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo prevalente <strong>in</strong> materia che<br />

configurava un duplice significato <strong>di</strong> sede sociale, prevedendo che l’assemblea venga convocata<br />

“nel comune dove ha sede la società”. In l<strong>in</strong>ea con quanto sopra l’art. 2328, comma secondo c.c.,<br />

relativo al contenuto dell’atto costitutivo, <strong>di</strong>versamente dalla vecchia norma (che si riferiva alla<br />

sede della società), prescrive che venga <strong>in</strong><strong>di</strong>cato (solo) il comune della sede pr<strong>in</strong>cipale e delle se<strong>di</strong><br />

secondarie. Sembra <strong>in</strong> tal modo superato l’orientamento ante riforma (17) secondo il quale l’atto<br />

costitutivo doveva <strong>in</strong><strong>di</strong>care necessariamente l’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo completo della via e del numero civico<br />

della sede sociale (18) .<br />

In tal modo si supera quella <strong>in</strong>terpretazione ante riforma che avrebbe costretto le società a<br />

dotarsi <strong>di</strong> un ufficio comprensivo <strong>di</strong> maxisale idonee a contenere un’assemblea numerosa, con<br />

conseguenti costi e soprattutto <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> reperimento (19) . Il riferimento all’ambito territoriale<br />

comunale permette, <strong>in</strong>fatti, agli amm<strong>in</strong>istratori <strong>di</strong> valutare quali possono essere i locali idonei, a<br />

seconda dell’affluenza prevista per ogni s<strong>in</strong>gola riunione.<br />

4


4. Il nuovo testo dell’art. 2363, c.c. <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> S.p.A.<br />

L’art. 2363, c.c. ha natura suppletiva, stabilendo che, se lo statuto (e non più l’atto<br />

costitutivo, conformemente all’impostazione generale accolta dalla riforma) non <strong>di</strong>spone<br />

<strong>di</strong>versamente, l’assemblea è convocata nel comune dove ha sede la società.<br />

<strong>La</strong> collocazione sistematica della norma consente <strong>di</strong> affermare che il precetto legislativo ha<br />

una valenza generale, applicandosi ad ogni tipo <strong>di</strong> assemblea <strong>di</strong> S.p.A., sia essa or<strong>di</strong>naria oppure<br />

straor<strong>di</strong>naria.<br />

Il dato letterale consente poi <strong>di</strong> rilevare che la sede della società costituisce un elemento<br />

puntuale del solo comune, dal momento che il legislatore ha parlato del comune dove la società<br />

ha sede, e non del comune che è sede.<br />

Tale rilievo appare del resto confermato dal nuovo art. 111-ter <strong>di</strong>sp.att. c.c. che, ai f<strong>in</strong>i delle<br />

<strong>in</strong>formazioni che devono essere contenute nel registro delle imprese con riferimento a ciascuna<br />

società, stabilisce, al <strong>di</strong> là delle risultanze dell’atto costitutivo, che “chi richiede l’iscrizione <strong>di</strong> una<br />

società deve <strong>in</strong><strong>di</strong>care nella domanda l’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo comprensivo della via e del numero civico, ove è<br />

posta la sua sede”.<br />

Ne deriva, conseguentemente, dalla lettura comb<strong>in</strong>ata delle due norme, che la sede resta,<br />

dal punto <strong>di</strong> vista giuri<strong>di</strong>co, un locus loci all’<strong>in</strong>terno del comune.<br />

Dalla medesima norma da ultimo citata si ricava altresì che tale locus loci è un luogo fisico,<br />

costituito da una via e da un numero civico e non un luogo virtuale, come per esempio un <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo<br />

<strong>di</strong> posta elettronica o un sito <strong>in</strong>ternet.<br />

Quanto s<strong>in</strong> qui affermato evidenzia come la nuova <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a possa costituire sotto un certo<br />

profilo una complicazione dell’avviso <strong>di</strong> convocazione, che prima della riforma poteva omettere<br />

l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del locus loci <strong>in</strong> cui l’assemblea andava tenuta, da <strong>in</strong>tendersi co<strong>in</strong>cidente con<br />

l’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo della sede <strong>in</strong> forza dell’allora vigente norma suppletiva <strong>di</strong> legge (20) , mentre oggi dovrà<br />

necessariamente <strong>in</strong><strong>di</strong>carlo (anche genericamente riferendosi alla sede sociale) (21) .<br />

5. Il testo dell’art. 2479-bis, c.c.<strong>in</strong> tema <strong>di</strong> S.r.l. Sua <strong>in</strong>terpretazione<br />

<strong>La</strong> possibilità che l’organo competente alla convocazione dell’assemblea <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui un luogo <strong>di</strong><br />

riunione <strong>di</strong>verso dalla sede sociale è stata fortemente <strong>di</strong>scussa, come scritto <strong>in</strong> precedenza, sia per<br />

le S.p.A. che per le S.r.l. Tuttavia, la soluzione al quesito elaborata dal legislatore della riforma<br />

recepisce normativamente l’orientamento più liberale solo nella norma delle S.p.A.<br />

Il quesito, <strong>in</strong>vece, si ripropone e, almeno apparentemente, con lo stesso grado <strong>di</strong> criticità,<br />

per la S.r.l.: ivi, <strong>in</strong>fatti, il legislatore, <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ando all’art. 2479-bis, c.c., la convocazione dei soci,<br />

prevede, al comma terzo, <strong>di</strong>versamente che per le S.p.A., quale luogo “naturale” per la riunione (e<br />

5


qu<strong>in</strong><strong>di</strong> per la convocazione) la sede sociale, facendo peraltro salva la <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>sposizione dell’atto<br />

costitutivo.<br />

Dal confronto tra le <strong>di</strong>st<strong>in</strong>te (ora autonome) normative <strong>di</strong> riferimento sembrerebbe, prima<br />

facie che vi sia stata un’opzione chiara nel senso della <strong>di</strong>versificazione del contenuto della<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della S.p.A. rispetto alla S.r.l., <strong>di</strong> guisa che unici elementi comuni rimarrebbero: la<br />

rilevanza dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea dei soci e il riconoscimento <strong>di</strong><br />

un ampio <strong>in</strong>tervento dell’autonomia privata per la regolamentazione statutaria <strong>di</strong> questo aspetto<br />

del rapporto sociale (22) .<br />

Parte della dottr<strong>in</strong>a ha scritto che la <strong>di</strong>fferenziazione operata nella riforma (23) , tra <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a<br />

della S.p.A. e della S.r.l. non sembra dovuta a un semplice <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento tra norme <strong>di</strong><br />

s.r.l ed S.p.A., ma sembra determ<strong>in</strong>ata dalla previsione <strong>di</strong> utilizzo del tipo S.r.l. da parte <strong>di</strong> una<br />

compag<strong>in</strong>e sociale ristretta, che come tale può riunirsi presso i locali della propria sede e del tipo<br />

S.p.A. da parte <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> soci più numeroso che, <strong>in</strong> quanto tale, quasi sempre necessita <strong>di</strong><br />

uno spazio più ampio rispetto a quello a <strong>di</strong>sposizione presso gli uffici ora <strong>in</strong><strong>di</strong>cati come sede (24) .<br />

Pertanto, relativamente al luogo <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea dei soci <strong>di</strong> una S.r.l. l’art.<br />

2479-bis, terzo comma, c.c., si riferirebbe esclusivamente alla sede della società (25) , e il <strong>di</strong>verso<br />

tenore letterale delle due norme <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> S.p.A. e S.r.l. rappresenterebbe proprio l’elemento <strong>di</strong><br />

novità della materia (26) .<br />

Secondo altra dottr<strong>in</strong>a, <strong>in</strong>vece, anche per la S.r.l. il luogo naturale per la convocazione<br />

sarebbe rappresentato dal territorio comunale ove è posta la sede sociale, e non dal luogo ove<br />

essa è materialmente posta. Ciò sarebbe <strong>di</strong>mostrato dal tenore dell’art. 2463, comma primo, n. 2,<br />

c.c., che <strong>in</strong><strong>di</strong>cando il contenuto dell’atto costitutivo fa espresso riferimento al “comune ove sono<br />

poste la sede della società e le eventuali se<strong>di</strong> secondarie” (27) . Anche per la S.r.l., pertanto, <strong>in</strong> sede<br />

<strong>di</strong> atto costitutivo, il legislatore richiede unicamente l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del comune ove è ubicata la<br />

sede sociale, ma non richiede l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo, necessaria esclusivamente ai f<strong>in</strong>i dell’art.<br />

111-ter, <strong>di</strong>sp. trans.; così creando, sotto il profilo al vaglio, una simmetria <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a tra S.r.l. e<br />

S.p.A. Se, dunque, il concetto <strong>di</strong> sede legale co<strong>in</strong>cide anche per la S.r.l. non con un luogo fisico<br />

predeterm<strong>in</strong>ato ma con il territorio del comune ove è posta la società, ragioni logiche <strong>in</strong>ducono a<br />

ritenere che il contenuto precettivo <strong>di</strong> cui all’art. 2479-bis, c.c., non può non essere <strong>in</strong>terpretato<br />

nel senso che la convocazione debba avvenire presso la sede sociale quale <strong>in</strong>tesa dal legislatore<br />

all’art. 2463, comma primo, n. 2, c.c. (28)<br />

Si è scritto che “tale pr<strong>in</strong>cipio è suffragato da una semplice osservazione: se oggi gli<br />

amm<strong>in</strong>istratori possono cambiare l’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo <strong>in</strong> cui la società ha sede senza mo<strong>di</strong>ficare l’atto<br />

costitutivo, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> senza che i soci ne siano a conoscenza, non avrebbe alcun senso poi<br />

6


prevedere che gli stessi possano convocare l’assemblea <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong>verso ma all’<strong>in</strong>terno dello stesso<br />

comune. Per assurdo, gli amm<strong>in</strong>istratori potrebbero cambiare la sede la matt<strong>in</strong>a della<br />

convocazione per poi ricambiarla subito dopo l’assemblea. E’ qu<strong>in</strong><strong>di</strong> solo logico, ma anche<br />

ragionevole ritenere che l’assemblea ben potrà essere convocata <strong>in</strong> un qualunque luogo<br />

all’<strong>in</strong>terno del comune <strong>in</strong> cui ha sede la società” (29) .<br />

Ulteriore argomento a sostegno della conclusione sopra esposta sembra si possa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare<br />

proprio nella sussistenza anche per la S.r.l. delle medesime esigenze che nella S.p.A. hanno sp<strong>in</strong>to<br />

il legislatore a riconoscere espressamente quale luogo naturale per la convocazione<br />

dell’assemblea l’<strong>in</strong>tero territorio del comune ove è ubicata la sede sociale. E ciò sol che si pensi<br />

che per le società a responsabilità limitata è ben possibile che la convocazione <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong>verso da<br />

quello <strong>in</strong> cui è ubicata materialmente la sede sociale si giustifichi, analogamente a quanto<br />

autorevolmente affermato <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> società per azioni, <strong>in</strong> ragione della necessità <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare<br />

un locale che possieda i requisiti per lo svolgimento dell’assemblea, ovvero sia idoneo a consentire<br />

materialmente l’accesso ai soci (30) .<br />

Anche <strong>in</strong> questo caso sembra consigliabile un atteggiamento prudente da parte<br />

dell’operatore.<br />

6. <strong>La</strong> clausola statutaria che consente la convocazione fuori della sede sociale<br />

<strong>La</strong> riforma non è <strong>in</strong>tervenuta sul problema dei limiti dell’autonomia statutaria nel derogare<br />

alla <strong>di</strong>sposizione relativa al luogo <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea rispetto alla previsione legale che<br />

mentre nella S.r.l. cont<strong>in</strong>ua a far riferimento alla sede sociale nella S.p.A. fa riferimento al<br />

territorio comunale nelle S.p.A. (31) .<br />

Nel caso <strong>di</strong> S.p.A. lo statuto può sia contemplare <strong>di</strong>versi luoghi <strong>di</strong> convocazione <strong>in</strong><br />

sostituzione e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, con esclusione della sede sociale, sia restr<strong>in</strong>gere, nell’ambito <strong>di</strong> tale<br />

contesto, i luoghi ove l’assemblea può essere convocata, sia prevedere che l’assemblea possa<br />

essere convocata <strong>in</strong> luoghi al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> detto territorio (32) .<br />

Infatti, l’<strong>in</strong>ciso “salvo <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>sposizione dello statuto” consente <strong>di</strong> sostituire il comune ove<br />

è ubicata la sede con altre località come la dottr<strong>in</strong>a già riteneva ammissibile prima della riforma<br />

commentando “lo statuto <strong>di</strong> una società con sede a <strong>La</strong>t<strong>in</strong>a, nel quale si preveda la possibilità <strong>di</strong><br />

convocare l’assemblea solamente nel comune <strong>di</strong> Roma” (33) , sia <strong>in</strong><strong>di</strong>care nell’ambito del territorio<br />

comunale delle locations def<strong>in</strong>ite <strong>in</strong> maniera più precisa con <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo specifica<br />

comprensiva <strong>di</strong> via e civico.<br />

E’ evidente, però, che le ipotesi sopra descritte costituiscono situazioni eccezionali, mentre<br />

la prassi statutaria tende ad ampliare lo spettro dei luoghi nei quali l’assemblea si può riunire.<br />

7


In tale ultimo caso, secondo un orientamento espresso nel vigore della previgente <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a<br />

sarebbe necessaria, a tutela dei soci <strong>di</strong> m<strong>in</strong>oranza, un’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione specifica nello statuto del luogo<br />

<strong>di</strong> riunione dell’assemblea <strong>di</strong>verso dalla sede sociale per evitare che gli amm<strong>in</strong>istratori e i gruppi <strong>di</strong><br />

comando rendano <strong>di</strong>fficoltosa, se non impossibile, un’ampia partecipazione dei soci al <strong>di</strong>battito<br />

assembleare (34) .<br />

<strong>La</strong> giurisprudenza si era chiesta, prima della riforma, se fosse lecita una clausola statutaria<br />

che legittimasse la convocazione dell’assemblea al <strong>di</strong> fuori della sede sociale, limitandosi a<br />

prevedere che l’assemblea della società potesse essere convocata genericamente anche “fuori<br />

della sede sociale” lasciando <strong>di</strong> conseguenza la <strong>di</strong>screzionalità della scelta all’organo<br />

amm<strong>in</strong>istrativo.<br />

Nonostante un’isolata pronuncia giurisprudenziale favorevole (35) , la dottr<strong>in</strong>a ha negato che<br />

lo statuto possa attribuire agli amm<strong>in</strong>istratori un potere <strong>di</strong>screzionale nella determ<strong>in</strong>azione del<br />

luogo <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea, temendo che l’attribuzione della scelta del luogo <strong>di</strong> riunione<br />

al consiglio potesse “sovvertire quella facile e sicura attività delle assemblee” voluta dal legislatore<br />

(36) , così come parte della giurisprudenza che negava potesse attribuirsi agli amm<strong>in</strong>istratori un<br />

potere <strong>di</strong>screzionale nella determ<strong>in</strong>azione del luogo <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea (37) .<br />

<strong>La</strong> dottr<strong>in</strong>a ha osservato che”l’art. 2363, c.c. non consenta che una sola <strong>in</strong>terpretazione;<br />

stabilito, <strong>in</strong>fatti, che la sede sociale è uno spazio specifico e specificamente <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato nell’atto<br />

costitutivo, la sua alternativa non può non essere uno spazio altrettanto specificamente<br />

determ<strong>in</strong>ato” (38) .<br />

Si è scritto che “nella mente del legislatore, <strong>in</strong>fatti, è presente l’idea <strong>di</strong> consentire la riunione<br />

assembleare <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong>verso dalla sede sociale, ma sarebbe contrad<strong>di</strong>ttorio ritenere che, mentre<br />

la sede deve essere <strong>in</strong><strong>di</strong>cata specificatamente anche come luogo <strong>di</strong> riunione dell’assemblea, il<br />

luogo alternativo, <strong>in</strong> cui i soci si possono riunire, può essere <strong>in</strong><strong>di</strong>cato genericamente. Le ragioni che<br />

militano a favore della specifica <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione della sede militano anche a favore della specifica<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo alternativo. <strong>La</strong> preventiva determ<strong>in</strong>azione del luogo <strong>di</strong> riunione<br />

dell’assemblea serve sia per limitare il potere dell’amm<strong>in</strong>istratore, sia per <strong>in</strong>formare i soci delle<br />

località <strong>in</strong> cui possono essere convocati; quest’esigenza non può ritenersi sussistere solo per la<br />

sede sociale e non anche per la località alternativa” (39)<br />

Anche la giurisprudenza sembra ritenere <strong>in</strong>ammissibile una clausola che genericamente<br />

preveda la convocazione <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong>verso dalla sede <strong>in</strong> considerazione del fatto che “la possibilità<br />

nell’atto costitutivo <strong>di</strong> derogare alla regola della convocazione dell’assemblea nella sede della<br />

società, pur se consentita dall’art. 2363, c.c., non permette <strong>di</strong> presc<strong>in</strong>dere dalla<br />

predeterm<strong>in</strong>azione, se non altro spaziale, dei <strong>di</strong>versi preve<strong>di</strong>bili luoghi <strong>di</strong> convocazione, non solo <strong>in</strong><br />

8


elazione all’eventuale eccessiva onerosità della partecipazione dei soci all’assemblea, ma anche <strong>in</strong><br />

riferimento al term<strong>in</strong>e fissato <strong>di</strong> almeno otto giorni prima per la spe<strong>di</strong>zione delle relative<br />

comunicazioni, non essendo tale term<strong>in</strong>e suscettibile <strong>di</strong> garantire la presenza dei soci ad un<br />

assemblea convocata dagli amm<strong>in</strong>istratori <strong>in</strong> un qualsiasi luogo della terra a loro scelta” (40) .<br />

Più precisamente, la giurisprudenza temeva che tale clausola fosse <strong>in</strong> contrasto con il<br />

pr<strong>in</strong>cipio <strong>in</strong>derogabile posto dalla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della società a tutela del <strong>di</strong>ritto soggettivo dei soci <strong>di</strong><br />

governare, con la partecipazione all’assemblea e con l’esercizio del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto, il dest<strong>in</strong>o della<br />

società, <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto <strong>di</strong> cui il socio veniva <strong>in</strong> pratica spogliato per le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> partecipare a<br />

sedute assembleari che, <strong>in</strong> ipotesi, gli amm<strong>in</strong>istratori decidessero <strong>di</strong> convocare nei punti più<br />

impensati e lontani nel mondo (41) .<br />

Dopo la riforma la prospettiva dottr<strong>in</strong>ale sembra essere cambiata. Vi è chi ha affermato che<br />

“appare preferibile ammettere una deroga alla norma <strong>di</strong> default anche <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i ampi (l’avviso <strong>di</strong><br />

convocazione <strong>in</strong><strong>di</strong>ca il luogo <strong>di</strong> tenuta della assemblea anche fuori dal comune ove la società ha<br />

sede o simili), lasciando ai rime<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto comune volta a volta appropriati la tutela del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

partecipare alla assemblea <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> fissazione <strong>di</strong> luoghi <strong>in</strong> violazione dei pr<strong>in</strong>cipi <strong>di</strong> correttezza e<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>in</strong> modo abusivo” (42) . Altra dottr<strong>in</strong>a con toni ancora più decisi ha scritto che “deve<br />

considerarsi pienamente valida ogni clausola statutaria che, <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> luogo <strong>di</strong> convocazione<br />

dell’assemblea, rimetta la relativa scelta alla <strong>di</strong>screzionalità degli amm<strong>in</strong>istratori, senza alcuna<br />

precisazione o restrizione <strong>di</strong> carattere geografico (ad esempio, limitando tale possibilità ad un<br />

preciso ambito territoriale oppure, <strong>in</strong> negativo, escludendo determ<strong>in</strong>ati luoghi o stati), oppure<br />

preveda genericamente che l’assemblea possa essere convocata anche all’estero; <strong>in</strong>oltre dovrà<br />

negarsi la necessità che la clausola statutaria derogatoria all’art. 2363 preveda espressamente il<br />

tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzionalità cui gli amm<strong>in</strong>istratori devono attenersi (che, a sua volta, deriva dai pr<strong>in</strong>cipi<br />

<strong>in</strong> materia e non richiede alcuna apposita formulazione statutaria)” (43) .<br />

Anche se non si può non tener conto <strong>di</strong> tale nuova tendenza dottr<strong>in</strong>ale è ancora opportuna,<br />

ad avviso <strong>di</strong> chi scrive, una certa cautela nell’adozione <strong>di</strong> clausole statutarie che genericamente<br />

deman<strong>di</strong>no all’organo amm<strong>in</strong>istrativo la scelta del luogo ove convocare l’assemblea.<br />

Se parte della dottr<strong>in</strong>a e della giurisprudenza ritengono illegittima la clausola che preveda<br />

che l’assemblea può essere convocata nella sede sociale o genericamente altrove (44) , non esiste,<br />

<strong>in</strong>vece, un orientamento consolidato circa il requisito <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>atezza ritenuto sufficiente<br />

nell’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione statutaria del luogo ove si può tenere l’assemblea.<br />

Per tale dottr<strong>in</strong>a nello statuto andavano <strong>in</strong><strong>di</strong>cati non più <strong>di</strong> due o tre luoghi determ<strong>in</strong>ati ove<br />

tenere l’assemblea (45) .<br />

9


Per un orientamento giurisprudenziale l’ambito territoriale sarebbe legittimo se limitato al<br />

territorio della regione <strong>in</strong> cui si trova la sede sociale (46) .<br />

Secondo altri sarebbe sufficiente delimitare l’ambito territoriale comunque nazionale (e cioè<br />

con espressioni del tipo: <strong>in</strong> Padova, <strong>in</strong> Friuli Venezia Giulia, <strong>in</strong> Italia, ecc.) (47) .<br />

Anche la delega statutaria che consente <strong>di</strong> attribuire all’organo amm<strong>in</strong>istrativo il potere <strong>di</strong><br />

trasferire la sede sociale (<strong>in</strong> virtù del <strong>di</strong>sposto del nuovo art. 2365 <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> S.p.A.) <strong>in</strong><strong>di</strong>ca il<br />

territorio nazionale come ambito entro il quale può muoversi l’organo amm<strong>in</strong>istrativo, ed <strong>in</strong> tale<br />

ambito sembra <strong>di</strong> conseguenza legittima la previsione statutaria del luogo ove tenere l’assemblea<br />

dei soci (48) .<br />

Se, anche con qualche eccezione, si poteva e si può ritenere ora a maggior ragione<br />

consolidata anche una previsione che consenta la convocazione dell’assemblea “genericamente”<br />

nel territorio italiano, forti erano, <strong>in</strong>vece, le resistenze ad ammettere la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> una clausola che<br />

consentisse <strong>di</strong> convocare l’assemblea all’estero (49) .<br />

A favore della vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> una clausola che preveda genericamente la possibilità <strong>di</strong><br />

convocazione dell’assemblea all’estero si è espressa parte della dottr<strong>in</strong>a (50) . Detta dottr<strong>in</strong>a ha<br />

ricordato che “al riguardo, si deve segnalare che nel corso dei lavori preparatori della<br />

Commissione m<strong>in</strong>isteriale era emersa la proposta <strong>di</strong> <strong>in</strong>serire un secondo comma così formulato –<br />

nelle società che fanno ricorso al mercato <strong>di</strong> rischio l’atto costitutivo può prevedere che<br />

l’assemblea possa essere convocata nei paesi dell’Unione Europea. Siffatta proposta, tuttavia, non<br />

ha avuto seguito; pertanto, <strong>in</strong> <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> limitazioni, si deve ritenere che lo statuto possa prevedere<br />

la convocazione dell’assemblea anche all’estero. <strong>La</strong> vali<strong>di</strong>tà della clausola non sembra possa essere<br />

valutata <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guendo a seconda che gli stati esteri siano <strong>in</strong><strong>di</strong>cati genericamente o siano<br />

specificatamente <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati” (51) .<br />

Infatti, sul piano sostanziale non vi sarebbe <strong>di</strong>fferenza tra la generica previsione della<br />

possibilità <strong>di</strong> convocare l’assemblea all’estero e la previsione corredata da una lunga elencazione<br />

degli stati <strong>in</strong> cui sia possibile la convocazione (52) ’<br />

Parte della giurisprudenza riteneva che la illegittimità <strong>di</strong> una clausola generica <strong>di</strong>pendesse<br />

“non solo per la pratica spoliazione del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto che il socio potrebbe subire, ma anche dalla<br />

considerazione della impossibilità <strong>di</strong> una valutazione preventiva circa la reperibilità della persona<br />

idonea a re<strong>di</strong>gere il verbale dell’assemblea straor<strong>di</strong>naria, che deve essere un notaio, nella<br />

impreve<strong>di</strong>bile località estera che verrà scelta <strong>di</strong> volta <strong>in</strong> volta dagli amm<strong>in</strong>istratori” (53) (<strong>in</strong> tal modo<br />

manifestando contrarietà nei confronti <strong>di</strong> una convocazione all’estero).<br />

10


Inoltre, parte della giurisprudenza riteneva illegittima la clausola generica comprensiva della<br />

possibilità <strong>di</strong> convocazione all’estero, perché, se reiterata, avrebbe eluso la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a del recesso<br />

del socio.<br />

Si sarebbero ottenuti illegittimamente alcuni degli effetti propri del trasferimento della sede<br />

sociale all’estero, senza consentire al socio <strong>di</strong> esercitare il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> recesso (54) .<br />

Secondo un’op<strong>in</strong>ione espressa sempre nel vigore della precedente <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a la convocazione<br />

della società all’estero sarebbe ammessa solo nel caso <strong>di</strong> società costituite all’estero con sede nel<br />

territorio dello stato e <strong>di</strong> società costituite <strong>in</strong> Italia ma con attività all’estero (55) .<br />

Una prassi statutaria aveva portato alla redazione <strong>di</strong> statuti sociali che prevedono la<br />

possibilità che l’assemblea si tenga <strong>in</strong> paesi stranieri (elencati nello statuto) con precisazione che<br />

tale facoltà potrà trovare applicazione soltanto con riferimento alle assemblee or<strong>di</strong>narie (56) (che<br />

possono svolgersi per il nostro or<strong>di</strong>namento anche senza l’<strong>in</strong>tervento del notaio).<br />

<strong>La</strong> dottr<strong>in</strong>a era giunta, già prima della riforma, a ritenere ammissibile la clausola statutaria<br />

che prevedeva la possibilità <strong>di</strong> convocare l’assemblea <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ati stati esteri<br />

(57) , senza<br />

l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione delle specifiche località estere nell’ambito <strong>di</strong> detti stati. Di tale avviso era anche parte<br />

della giurisprudenza che ha osservato: “è la stessa legge che, con gli artt. 2505 e 2509 c.c. <strong>di</strong><br />

deroga all’art. 26 delle preleggi sulla legge regolatrice della forma degli atti, mostra <strong>di</strong> stabilire una<br />

<strong>di</strong>fferenza fra luogo <strong>di</strong> convocazione e v<strong>in</strong>coli <strong>di</strong> forme prescritti dalla legge nazionale ed ammette<br />

la possibilità <strong>di</strong> iscrizione <strong>di</strong> atti sociali formati all’estero.<br />

Una volta ammessa la possibilità <strong>di</strong> convocazione <strong>di</strong> assemblee <strong>in</strong> un paese estero si era<br />

precisato che non si <strong>in</strong>tende la ragione della delimitazione ulteriore, rappresentata dalla necessità<br />

<strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>care oltre lo stato estero (come luogo <strong>di</strong> esercizio <strong>di</strong> sovranità <strong>di</strong>versa da quella nazionale)<br />

anche la località territoriale” (58) .<br />

Dopo la riforma sembra ormai consolidato l’orientamento secondo cui sarebbe sufficiente<br />

l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del <strong>di</strong>verso ambito territoriale (almeno lo stato ma non il comune) a garantire il buon<br />

funzionamento della società e la salvaguar<strong>di</strong>a degli <strong>in</strong>teressi dei soci ad essere messi <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> partecipare e <strong>di</strong> essere <strong>in</strong>formati e <strong>di</strong> non sopportare eccesivi costi o <strong>di</strong>fficoltà (59) .<br />

Tale orientamento sembra da preferirsi a quello più restrittive perché quest’ultimo si scontra<br />

con il dato letterale della norma che non stabilisce alcun limite alle deroghe statutarie (60) .<br />

<strong>La</strong> dottr<strong>in</strong>a, peraltro, ha criticato l’<strong>in</strong>coerenza <strong>di</strong> quell’orientamento che ritiene <strong>in</strong>valida la<br />

clausola che non <strong>in</strong><strong>di</strong>chi la specifica località all’estero e valida la clausola che non <strong>in</strong><strong>di</strong>chi la<br />

specifica località <strong>in</strong> Italia (61) dal momento che la convocazione a Nizza dell’assemblea <strong>di</strong> una<br />

società che avesse sede a Ventimiglia lede assai meno i <strong>di</strong>ritti dei soci <strong>di</strong> quanto non faccio una<br />

convocazione a Pordenone verso i soci <strong>di</strong> una società <strong>di</strong> Canicattì (62) .<br />

11


Alle critiche riguardanti la legittimità della clausola statutaria che prevede la convocazione<br />

dell’assemblea <strong>in</strong> un determ<strong>in</strong>ato luogo o stato fuori dal territorio italiano si è obiettato, da un<br />

lato, che gli amm<strong>in</strong>istratori agendo come arbitratori ex art. 1349, c.c., nella loro attività <strong>di</strong><br />

designazione del luogo <strong>di</strong> riunione sono tenuti ad agire con arbitrium boni viri (63) , dall’altro, che<br />

solo ai soci deve riconoscersi il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> s<strong>in</strong>dacare le scelte <strong>di</strong>screzionali degli amm<strong>in</strong>istratori ogni<br />

qual volta ledano il loro <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervenire <strong>in</strong> assemblea (64) , <strong>in</strong>oltre la presenza <strong>in</strong> loco <strong>di</strong> un<br />

console che eserciti funzioni notarile sembra consentire la redazione del verbale (65) .<br />

In tema, vista la necessità <strong>di</strong> rivedere il concetto <strong>di</strong> paese straniero o estero, <strong>di</strong> fronte al<br />

processo <strong>di</strong> unificazione europea (66) , considerato che la f<strong>in</strong>alità della norma è quella <strong>di</strong> tutelare la<br />

possibilità <strong>di</strong> ciascun socio <strong>di</strong> partecipare all’assemblea, che lo statuto può prevedere a norma<br />

dell’art. 2370 c.c., riformato, l’<strong>in</strong>tervento all’assemblea me<strong>di</strong>ante mezzi <strong>di</strong> telecomunicazione,<br />

sembra opportuno adottare un <strong>in</strong>terpretazione ampia dell’<strong>in</strong>ciso “salva <strong>di</strong>versa previsione”, s<strong>in</strong>o<br />

ad arrivare ad una previsione <strong>di</strong> convocazione fuori della sede sociale anche <strong>in</strong> uno stato straniero<br />

purché statutariamente <strong>in</strong><strong>di</strong>cato, previsione corretta attraverso una tutela statutaria del <strong>di</strong>ritto del<br />

socio a partecipare all’assemblea, ispirata al pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> buona fede (67) .<br />

Tale criterio, peraltro, dovrebbe governare le scelte degli amm<strong>in</strong>istratori <strong>di</strong> trasferire la sede<br />

della società all’<strong>in</strong>terno del territorio nazionale, qualora detto potere sia loro attribuito<br />

statutariamente.<br />

Al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> garantire tale <strong>di</strong>ritto del socio è, pertanto opportuno che lo statuto preveda le<br />

ragioni specifiche al verificarsi delle quali l’assemblea possa essere convocata all’estero,<br />

documentabili dall’organo amm<strong>in</strong>istrativo e oggettivamente accertabili, ad es. quando più della<br />

metà dei soci risiedano o siano domiciliati nello stato estero <strong>in</strong> cui si <strong>in</strong><strong>di</strong>ce l’assemblea (68) .<br />

Sembra <strong>in</strong>oltre opportuno, nel caso <strong>di</strong> convocazione all’estero, allungare statutariamente il<br />

term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> convocazione <strong>in</strong> modo <strong>di</strong> permettere al socio <strong>di</strong> organizzare la propria presenza<br />

all’assemblea. Inoltre, si dovrà cercare <strong>di</strong> prevedere nello statuto la pre<strong>di</strong>sposizione, ove possibile,<br />

<strong>di</strong> un collegamento con mezzi <strong>di</strong> telecomunicazione con la sede sociale, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> permettere al<br />

socio <strong>di</strong> partecipare all’assemblea da luogo <strong>di</strong>verso.<br />

Inf<strong>in</strong>e, si dovrà statutariamente <strong>di</strong>sporre, nel caso <strong>di</strong> assemblea straor<strong>di</strong>naria, che “il relativo<br />

verbale dovrà comunque essere redatto nella forma <strong>di</strong> atto pubblico, secondo i pr<strong>in</strong>cipi del <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>in</strong>ternazionale privato, e depositato presso un notaio italiano (cfr. artt. 64-71 Legge 218/95 e art.<br />

106, n.4, legge 89/13).<br />

<strong>La</strong> qualità <strong>di</strong> pubblico ufficiale della persona che ha ricevuto l’atto pubblico estero, la sua<br />

competenza e la regolarità delle forme utilizzate andranno apprezzate con riferimento alla legge<br />

dello stato straniero dal quale l’atto proviene (69) .<br />

12


In conclusione, l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione statutaria dei luoghi ove può riunirsi l’assemblea sarà illegittima<br />

solo <strong>in</strong> casi limite quali l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> luoghi <strong>in</strong>esistenti (70) .<br />

7. Applicazione della clausola statutaria <strong>di</strong> deroga agli obbligazionisti e ai titolari <strong>di</strong><br />

strumenti f<strong>in</strong>anziari<br />

Resta da verificare se siano applicabili all’assemblea degli obbligazionisti le <strong>di</strong>sposizioni<br />

statutarie deroganti le norme <strong>di</strong> legge <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> assemblea straor<strong>di</strong>naria.<br />

In materia, la giurisprudenza propende per la soluzione negativa visto che l’assemblea degli<br />

obbligazionisti non è un organo della società, ma <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> suoi cre<strong>di</strong>tori organizzabili<br />

collegialmente; pertanto, se il regolamento del prestito non <strong>di</strong>spone <strong>di</strong>versamente, va convocata<br />

per legge nella sede della società, restando <strong>in</strong>efficace al riguardo ogni <strong>di</strong>versa clausola dell’atto<br />

costitutivo relativa all’assemblea straor<strong>di</strong>naria, soprattutto se mo<strong>di</strong>ficata <strong>in</strong> data successiva<br />

all’emissione del prestito (71) .<br />

Ciò sembra valere anche per le ipotesi <strong>di</strong> assemblee o riunioni <strong>di</strong> soggetti non classificabili<br />

tecnicamente come soci (v. i soggetti <strong>di</strong> cui agli artt. 3349 e 3351).<br />

8. Il luogo <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea <strong>in</strong> videoconferenza<br />

<strong>La</strong> previsione <strong>di</strong> legge circa la possibilità che lo statuto consenta l’<strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> assemblea<br />

me<strong>di</strong>ante mezzi <strong>di</strong> telecomunicazione pone il problema se la clausola statutaria che amplia la<br />

delimitazione territoriale dei luoghi <strong>in</strong> cui convocare le assemblee sociali debba riguardare ed<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>care tutti i siti <strong>in</strong> cui può essere previsto il collegamento au<strong>di</strong>o/video degli <strong>in</strong>tervenuti.<br />

Secondo la tesi dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione plurima dei luoghi collegati <strong>in</strong> convocazione non si<br />

comprende il motivo che dovrebbe sp<strong>in</strong>gere a fissare con una f<strong>in</strong>zione giuri<strong>di</strong>ca un luogo unico <strong>in</strong><br />

cui la riunione si consideri tenuta, quando nella realtà è palese che l’assemblea si tiene <strong>in</strong> tanti<br />

luoghi <strong>di</strong>st<strong>in</strong>ti quanti sono quelli (collegati).<br />

Si è scritto che sembra <strong>in</strong>superabile l’ulteriore obiezione che se si considera l’assemblea<br />

tenuta nel luogo <strong>in</strong> cui si trovano il verbalizzante e/o il presidente, o <strong>in</strong> cui si trova la sede<br />

telematica dei collegamenti, concentrando i soci <strong>in</strong> luoghi al <strong>di</strong> fuori dello spazio def<strong>in</strong>ito dalla<br />

clausola si aggirerebbe la norma <strong>di</strong> legge <strong>di</strong> cui all’art. 2363, c.c. (72) .<br />

Secondo una teoria <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>a sarebbe preferibile ritenere che sia necessario <strong>in</strong><strong>di</strong>care solo i<br />

luoghi <strong>di</strong> convocazione <strong>in</strong> cui si potrà trovare il soggetto verbalizzante, visto che <strong>in</strong> tale luogo si<br />

<strong>in</strong>tenderà svolta la riunione. Infatti, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea <strong>di</strong> pr<strong>in</strong>cipio, è irrilevante la collocazione territoriale dei<br />

luoghi au<strong>di</strong>o o video collegati, <strong>in</strong> quanto la consentita modalità <strong>di</strong> partecipazione accresce le<br />

13


possibilità <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervento del socio, senza sacrificarne l’<strong>in</strong>teresse ad essere fisicamente presente nel<br />

luogo <strong>di</strong> convocazione ove si terrà la riunione (73) .<br />

Parte della dottr<strong>in</strong>a ritiene, però, implicitamente, che il luogo dove si debba considerare<br />

tenuta l’adunanza possa essere <strong>di</strong>verso da quello <strong>in</strong> cui si trova il soggetto verbalizzante e/o il<br />

presidente, laddove scrive che “normalmente la sede <strong>di</strong> svolgimento dell’assemblea co<strong>in</strong>ciderà<br />

con il luogo ove si trovano il presidente <strong>di</strong> essa ed il soggetto – segretario o notaio – che ne cura la<br />

verbalizzazione” (74) .<br />

Tale <strong>di</strong>verso luogo potrebbe allora essere comunque quello <strong>in</strong><strong>di</strong>cato dallo statuto,<br />

sembrando, però, necessario che quel luogo sia uno dei luoghi a cui si può accedere per<br />

partecipare all’adunanza e/o secondo parte della dottr<strong>in</strong>a il luogo “nel quale l’impianto <strong>di</strong><br />

telematico viene collocato” (75) .<br />

Sembra ancora prevalente <strong>in</strong> dottr<strong>in</strong>a la ricostruzione secondo cui il luogo <strong>di</strong> convocazione<br />

sarebbe sempre e comunque unico. Detta <strong>in</strong>terpretazione trovava fondamento, prima della<br />

riforma, nella preoccupazione <strong>di</strong> rispettare la lettera della legge, là dove si cita il “luogo” <strong>di</strong><br />

convocazione, term<strong>in</strong>e usato al s<strong>in</strong>golare (art. 2363, nella rubrica, e 2366, c.c., <strong>in</strong> tema <strong>di</strong><br />

assemblea). A tale orientamento si obiettava però che “l’uso del s<strong>in</strong>golare luogo si spiega non<br />

postulando una ipotetica volontà preclusiva della pluralità dei luoghi <strong>di</strong> convocazione bensì<br />

richiamando la già menzionata impreve<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> riunioni <strong>in</strong> luoghi <strong>di</strong>st<strong>in</strong>ti collegati da parte del<br />

legislatore del 42” (76) . Tale obiezione sembra sconfessata dal legislatore della riforma, laddove<br />

conferma il term<strong>in</strong>e “luogo” al s<strong>in</strong>golare e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a ante riforma.<br />

9. <strong>La</strong> convocazione dell’assemblea <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong>verso dalla sede sociale e non <strong>in</strong><strong>di</strong>cato nella<br />

clausola statutaria<br />

Prima della riforma una giurisprudenza <strong>di</strong> merito aveva affermato che la convocazione dei<br />

soci <strong>in</strong> un luogo <strong>di</strong>verso dalla sede sociale, purché compreso <strong>in</strong> un territorio il cui accesso non<br />

provochi per i soci maggiori costi o <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> quelli che sarebbero stati necessari per accedere<br />

alla sede sociale, non comporta alcun vizio della deliberazione” (77) .<br />

<strong>La</strong> giurisprudenza <strong>di</strong> legittimità, viceversa, dopo aver confermato l’orientamento ante<br />

riforma secondo cui gli artt. 2363 e 2468 ante riforma non potevano <strong>in</strong>terpretarsi <strong>in</strong> senso<br />

strettamente letterale, <strong>in</strong>tendendo per sede lo stabile lo stabile o l’unità immobiliare <strong>in</strong> cui la<br />

società ha i propri uffici, che per le loro permanenti caratteristiche strutturali o per ragioni<br />

cont<strong>in</strong>genti <strong>di</strong> <strong>in</strong>agibilità potrebbero essere eventualmente <strong>in</strong>idonei a costituire il luogo <strong>di</strong> riunione<br />

e <strong>di</strong> svolgimento dell’assemblea, ma devono <strong>in</strong>terpretarsi nel senso che l’assemblea possa essere<br />

convocata entro l’ambito del territorio del comune <strong>in</strong> cui si trova la sede della società, aggiunge,<br />

14


però, che non può <strong>in</strong>vece con<strong>di</strong>vidersi l’affermazione della legittimità <strong>di</strong> una convocazione<br />

dell’assemblea riunita <strong>in</strong> un comune <strong>di</strong>verso da quello <strong>in</strong> cui si trova la sede sociale, perché<br />

avvenuta <strong>in</strong> un luogo situato nelle imme<strong>di</strong>ate vic<strong>in</strong>anze del comune della sede sociale, da questo<br />

<strong>di</strong>stante solo pochi chilometri, facilmente raggiungibile senza costi o <strong>di</strong>fficoltà maggiori <strong>di</strong> quelli<br />

che sarebbero stati necessari per accedere alla sede sociale (78) .<br />

Infatti secondo la Suprema Corte l’<strong>in</strong>terpretazione <strong>di</strong> dette norme ante riforma secondo cui<br />

sarebbe consentita la convocazione <strong>in</strong> un comune limitrofo “contrasta con la lettera e la ratio della<br />

citata <strong>di</strong>sposizione, che chiaramente collegano il luogo della convocazione alla sede della società,<br />

consentendo la deroga a tale criterio solo <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> espressa e specifica clausola statutaria, nel<br />

contesto <strong>di</strong> una regolamentazione che tende a salvaguardare, nello stesso tempo, il <strong>di</strong>ritto dei soci<br />

<strong>di</strong> partecipare all’assemblea e l’esigenza dell’organo amm<strong>in</strong>istrativo <strong>di</strong> reperire locali idonei a<br />

consentire il regolare e or<strong>di</strong>nato svolgimento dell’assemblea. Ritenere legittima la convocazione<br />

dell’assemblea <strong>in</strong> un comune <strong>di</strong>verso da quello della sede della società, purché da questo <strong>di</strong>stante<br />

pochi chilometri e, facilmente raggiungibile senza costi o <strong>di</strong>fficoltà maggiori <strong>di</strong> quelli necessari per<br />

accedere alla sede sociale, significherebbe, <strong>in</strong> contrasto con la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a normativa <strong>di</strong> cui all’art.<br />

2363 c.c., testo previgente, subor<strong>di</strong>nare alla valutazione <strong>di</strong>screzionale degli amm<strong>in</strong>istratori, non<br />

ancorata a criteri oggettivi e predeterm<strong>in</strong>ati nello statuto sociale, l’<strong>in</strong>teresse dei soci, <strong>in</strong> particolare<br />

<strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> m<strong>in</strong>oranza, a partecipare all’assemblea” (79) .<br />

Secondo parte della dottr<strong>in</strong>a e della giurisprudenza la riunione dell’assemblea fuori dei<br />

luoghi statutariamente previsti comporta l’impugnabilità (ex art. 2377, c.c.) della delibera, <strong>in</strong><br />

quanto non assunta <strong>in</strong> conformità all’atto costitutivo (80) .<br />

Ugualmente impugnabile (ex art 2377, c.c.), sembrava la riunione avvenuta <strong>in</strong> luogo non<br />

compreso nella partizione territoriale <strong>in</strong><strong>di</strong>cata nello statuto (nella specie l’assemblea era stata<br />

convocata a Roma, mentre lo statuto imponeva che la convocazione avesse luogo nella sede<br />

sociale o <strong>in</strong> altra importante città dell’Alta Italia) (81) .<br />

Come <strong>di</strong>retta conseguenza dell’applicazione del nuovo art. 2436, c.c., sembra impugnabile ex<br />

art. 2377, c.c., la deliberazione assunta dall’assemblea presso la nuova sede sociale qualora la<br />

deliberazione precedente che ne ha deciso il trasferimento non venga iscritta (82) .<br />

Non sembrano costituire orientamenti contrari a tale assunto, ma più che altro correttivi a<br />

siffatta affermazione dettati dal buon senso le pronunce <strong>di</strong> merito <strong>di</strong> altri giu<strong>di</strong>ci che hanno<br />

affermato: <strong>in</strong> primo luogo che “non può ravvisarsi motivo <strong>di</strong> nullità sostanziale nell’essere stata<br />

l’assemblea convocata <strong>in</strong> un locale <strong>di</strong>verso dallo stabile <strong>in</strong> cui la società ha la sua sede, specie<br />

quando sia certo che, come nel caso <strong>in</strong> esame è avvenuto, lo spostamento sia dovuto ad una<br />

15


necessità cont<strong>in</strong>gente, quale la <strong>di</strong>struzione o il grave danneggiamento per evento bellico, dello<br />

stabilimento sociale” (83) .<br />

In quel periodo post bellico esisteva ad<strong>di</strong>rittura una norma l’art. 14 del D.L. 18 gennaio 1945,<br />

n. 7, la quale ammetteva la possibilità <strong>di</strong> convocare l’assemblea fuori della sede della società<br />

quando “almeno i tre quarti del capitale <strong>di</strong> una società per azioni avente sede nel territorio non<br />

ancora liberato appartenga a persone che si trovano <strong>in</strong> territorio liberato o ad enti i cui<br />

rappresentanti si trov<strong>in</strong>o <strong>in</strong> questo territorio”; <strong>in</strong> secondo luogo, che “le regole relative al<br />

funzionamento dell’assemblea devono essere valutate rispetto alla tutela che danno all’<strong>in</strong>teresse<br />

dei soci: la legge stabilisce una serie <strong>di</strong> modalità aff<strong>in</strong>chè si realizzi lo scopo <strong>di</strong> porre tutti i soci <strong>in</strong><br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> partecipare alla riunione e <strong>di</strong> essere <strong>in</strong>formati sugli argomenti che <strong>in</strong> essa si<br />

tratteranno. In questa cornice, la violazione delle predette regole assume rilevanza giuri<strong>di</strong>ca<br />

soltanto se produce la lesione dell’<strong>in</strong>teresse dei soci, mentre, nel caso <strong>in</strong> cui nessuna lesione ne<br />

derivi, essa assume i caratteri <strong>di</strong> una semplice irregolarità, che può eventualmente farsi causa <strong>di</strong><br />

responsabilità del soggetto che l’ha commessa.<br />

Naturalmente, essendo l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo meramente strumentale alla <strong>in</strong>formazione del<br />

socio che consenta allo stesso <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervenire all’assemblea sembra valida la deliberazione <strong>di</strong><br />

un’assemblea totalitaria tenuta nonostante lo statuto prevedesse un <strong>di</strong>verso luogo <strong>di</strong><br />

convocazione, come nell’ipotesi esam<strong>in</strong>ata dalla giurisprudenza che riguardava una riunione<br />

all’estero nonostante lo statuto prevedesse come luogo <strong>di</strong> riunione ammesso solo l’Italia (84) .<br />

10. Lo svolgimento della riunione <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong>verso da quello previsto nell’avviso <strong>di</strong><br />

convocazione<br />

Premesso che nella convocazione della S.p.A. sarà opportuno, se non necessario, <strong>in</strong><strong>di</strong>care<br />

sempre l’esatta via e numero civico <strong>in</strong> cui si terrà l’assemblea, potendo risultare <strong>in</strong>certa la generica<br />

<strong>di</strong>zione “presso la sede sociale, resta da esam<strong>in</strong>are come la giurisprudenza abbia <strong>in</strong> passato<br />

considerato il fatto che la riunione si sia tenuta <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong>verso da quello <strong>in</strong><strong>di</strong>cato nella<br />

convocazione.<br />

<strong>La</strong> giurisprudenza ha sempre sanzionato l’ipotesi <strong>di</strong> assemblea tenutasi <strong>di</strong> fatto <strong>in</strong> un luogo<br />

<strong>di</strong>verso da quello <strong>in</strong><strong>di</strong>cato <strong>in</strong> convocazione, perché ciò potrebbe impe<strong>di</strong>re a tutti i soci aventi<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> partecipare e <strong>di</strong> concorrere alle deliberazioni assunte (85) .<br />

<strong>La</strong> Suprema Corte ha affermato che “non è sufficiente, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, per <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare la regolarità<br />

della fattispecie proce<strong>di</strong>mentale <strong>di</strong> formazione della volontà deliberativa, che una convocazione vi<br />

sia, che essa provenga dall’organo munito dei relativi poteri e che <strong>di</strong> essa sia stata data<br />

comunicazione, ma è necessario che poi l’assemblea avvenga nel luogo <strong>di</strong> convocazione;<br />

16


<strong>di</strong>versamente si verrebbe a creare una situazione meramente apparente, ma sostanzialmente<br />

<strong>in</strong>terruttiva dell’iter legale necessario alla formazione della delibera assembleare, tale da<br />

determ<strong>in</strong>arne la situazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>esistenza” (86) .<br />

A seguito della riforma la fattispecie pare vada ricondotta alla nullità, anche se non mancano<br />

op<strong>in</strong>ioni <strong>di</strong>verse che sembrerebbero optare per l’annullabilità (87) .<br />

Non conv<strong>in</strong>ce l’affermazione <strong>di</strong> parte della dottr<strong>in</strong>a secondo cui “<strong>in</strong> relazione alla fattispecie<br />

<strong>in</strong> oggetto pare dunque legittimo concludere che l’elemento <strong>di</strong>scretivo tra il vizio <strong>di</strong> <strong>in</strong>esistenza e<br />

quello <strong>di</strong> semplice annullabilità della deliberazione sia data dalla constatazione, o meno,<br />

dell’avvenuta riunione, sia pure <strong>in</strong> modo irregolare, dell’organo istituzionalmente deputato ad<br />

esprimere la volontà sociale” (88) .<br />

<strong>La</strong> giurisprudenza <strong>in</strong>vocata da detta dottr<strong>in</strong>a a supporto della propria tesi riguardava, <strong>in</strong>fatti,<br />

un caso <strong>in</strong> cui comunque tutti i soci erano <strong>in</strong>tervenuti alla riunione ed erano, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, stati <strong>in</strong> grado<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere e votare, con l’unico vizio dell’assenza del collegio s<strong>in</strong>dacale, ma <strong>in</strong> una situazione <strong>di</strong><br />

pseudo totalitarietà (89) .<br />

Naturalmente, il vizio non rileva nell’ipotesi <strong>di</strong> assemblea totalitaria (90) , nella quale i soci si<br />

<strong>di</strong>chiar<strong>in</strong>o sufficientemente <strong>in</strong>formati (91) ove comunque la ratio della norma f<strong>in</strong>alizzata alla<br />

partecipazione del socio alla riunione assembleare è <strong>in</strong> re ipsa rispettata, anche se formalmente<br />

violata.<br />

<strong>La</strong> dottr<strong>in</strong>a e la giurisprudenza hanno ritenuto <strong>in</strong>oltre che se anche “cause <strong>di</strong> forza maggiore<br />

rendono <strong>in</strong>agibile la sede scelta, sia prima che durante la riunione i lavori non possono svolgersi (o<br />

cont<strong>in</strong>uare) <strong>in</strong> una sede <strong>di</strong>versa, ma si deve provvedere ad una nuova convocazione” (92) .<br />

“L’addotta causa <strong>di</strong> forza maggiore (<strong>in</strong>vasione del luogo dell’adunanza orig<strong>in</strong>ariamente fissata con<br />

l’avviso <strong>di</strong> convocazione da parte <strong>di</strong> elementi estranei alle persone aventi <strong>di</strong>ritto alla<br />

partecipazione all’assemblea), mentre giustifica il mancato svolgimento <strong>di</strong> detta assemblea, non<br />

può <strong>in</strong>vece conferire legittimità e vali<strong>di</strong>tà all’assemblea perché, sopravvenuta la impossibilità <strong>di</strong><br />

tenere l’assemblea nel luogo e alla data prevista, gli amm<strong>in</strong>istratori della società ben avrebbero<br />

potuto e dovuto convocare altra assemblea nel rispetto delle formalità <strong>di</strong> legge (art. 2366 c.c.)” (93) .<br />

Non fa eccezione a tale pr<strong>in</strong>cipio altra giurisprudenza <strong>di</strong> merito che afferma che l’<strong>in</strong>idoneità<br />

del locale ad accogliere tutti i soci <strong>in</strong>tervenuti, per l’<strong>in</strong>tervento della forza pubblica che per motivi<br />

<strong>di</strong> sicurezza da un certo momento impe<strong>di</strong>va ai soci l’accesso alla sede, non costituisce motivo <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>esistenza della deliberazione assembleare, visto che gli altri soci erano stati <strong>di</strong>rottati <strong>in</strong> una sala<br />

vic<strong>in</strong>a, ed avevano comunque potuto recarsi nella sala pr<strong>in</strong>cipale per rendere <strong>di</strong>chiarazioni e<br />

votare (94) .<br />

17


Una recente pronuncia giurisprudenziale ha precisato che “per quanto riguarda il rilievo<br />

relativo al fatto che l’assemblea si sia svolta presso una sede <strong>di</strong>versa da quella stabilita, osserva il<br />

G.I. che le circostanze riportate nel verbale assembleare, circa l’impossibilità dei soci <strong>di</strong> accedere<br />

alla sede legale, perché chiusa, appaiono <strong>in</strong> mancanza <strong>di</strong> specifiche deduzioni sulla normale<br />

accessibilità della sede, sufficienti a far ritenere che tale fatto non costituisca un grave motivo che<br />

giustifichi la sospensione della deliberazione” (95) .<br />

Nel caso <strong>di</strong> specie il socio amm<strong>in</strong>istratore aveva revocato, illegittimamente a giu<strong>di</strong>zio del<br />

giu<strong>di</strong>ce, il r<strong>in</strong>vio della <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> alcuni punti all’or<strong>di</strong>ne del giorno ad assemblea da tenersi <strong>in</strong><br />

altra data, r<strong>in</strong>vio deciso all’unanimità dai soci, <strong>in</strong>vocando a giustificazione della revoca suoi motivi<br />

<strong>di</strong> salute e non consentendo ai soci l’accesso alla sede.<br />

Sembra evidente che la decisione non voglia <strong>in</strong>taccare il pr<strong>in</strong>cipio che l’assemblea debba<br />

tenersi nel luogo ove è stata convocata, bensì sanzionare un comportamento <strong>in</strong> mala fede del<br />

socio amm<strong>in</strong>istratore egli stesso causa dell’impossibilità <strong>di</strong> osservare la regola.<br />

11. <strong>La</strong> riforma e l’<strong>in</strong>cidenza <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> luogo della convocazione<br />

Dopo la riforma la dottr<strong>in</strong>a si è <strong>in</strong>terrogata sulle conseguenze <strong>di</strong> una convocazione che<br />

ometta <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>care il luogo della riunione.<br />

L’art. 2379, terzo comma, precisa che la convocazione non è mancante e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la<br />

deliberazione non è nulla se consente “a coloro che hanno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervenire <strong>di</strong> essere<br />

preventivamente avvertiti della convocazione e della data dell’assemblea”.<br />

Secondo parte della dottr<strong>in</strong>a “non dovrebbe <strong>di</strong>rsi necessario l’or<strong>di</strong>ne del giorno, la cui<br />

mancanza può rilevare solo come possibile causa <strong>di</strong> annullabilità, né ad attenersi alla formulazione<br />

letterale della norma, l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo della riunione, giacché il legislatore parla<br />

espressamente, e soltanto, <strong>di</strong> data” (96) .<br />

Nella sostanza ciò significherebbe che un avviso <strong>di</strong> convocazione può essere irregolare per<br />

omessa <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione, appunto del luogo (art. 2366, primo comma, c.c.); ma anche che detta<br />

irregolarità non è tale da poter cagionare la nullità della deliberazione, ove sia <strong>in</strong><strong>di</strong>cata la data <strong>di</strong><br />

riunione e l’avviso irregolare sia recapitato anteriormente a tale data (97)<br />

Secondo altra dottr<strong>in</strong>a sarebbe da estendere anche all’omissione del luogo la sanzione <strong>di</strong><br />

nullità, considerato che una convocazione senza <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo non è una convocazione (98) .<br />

In realtà, sembra che si debba considerare l’essere avvertiti della convocazione come essere<br />

posti nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> parteciparvi, <strong>in</strong>tendendosi “avvertiti delle materie da trattare, del giorno<br />

dell’ora e del luogo ove si svolgerà l’assemblea”, ovvero che si debba ritenere che, a fronte <strong>di</strong> una<br />

<strong>in</strong>formazione m<strong>in</strong>ima ricevuta dal socio, ossia la notizia che si svolgerà un’assemblea e la data <strong>in</strong><br />

18


cui si svolgerà, spetti al socio raccogliere le altre <strong>in</strong>formazioni utili per parteciparvi, non potendo<br />

<strong>di</strong>versamente il socio <strong>in</strong>vocare la nullità <strong>di</strong> una deliberazione alla quale “con un po’ <strong>di</strong> sforzo<br />

avrebbe potuto partecipare”.<br />

Pertanto, secondo altra dottr<strong>in</strong>a “qualora nell’avviso <strong>di</strong> convocazione non venga <strong>in</strong><strong>di</strong>cato il<br />

luogo <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea, alla luce dei nuovi artt. 2377 e 2379 c.c. le deliberazioni<br />

assunte saranno annullabili per irregolarità dell’avviso e non nulle (o <strong>in</strong>esistenti) per mancanza<br />

della convocazione (99)<br />

<strong>La</strong> seconda soluzione sembrerebbe essere più <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con lo spirito della riforma.<br />

Un <strong>di</strong>verso ragionamento deve farsi nel caso <strong>in</strong> cui nell’avviso <strong>di</strong> convocazione l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione<br />

del luogo non sia mancante, ma errata con la conseguenza <strong>di</strong> <strong>in</strong>gannare il socio mettendolo<br />

nell’impossibilità <strong>di</strong> partecipare all’assemblea. In tal caso, sembra riprenda vigore l’ipotesi della<br />

nullità della deliberazione.<br />

<strong>La</strong> giurisprudenza ha affermato che non sembra degna <strong>di</strong> accoglimento la lamentela<br />

giu<strong>di</strong>ziaria <strong>di</strong> un socio per l’avvenuta convocazione dell’assemblea or<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> una società <strong>in</strong> un<br />

luogo <strong>di</strong>verso dalla sede sociale (il che, nella specie, era consentito dall’atto costitutivo), e più<br />

precisamente <strong>in</strong> un grande e<strong>di</strong>ficio (ove era situato lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un noto professionista) senza che<br />

fosse stata fornita nessun’altra <strong>in</strong>formazione circa l’esatta ubicazione dei locali dest<strong>in</strong>ati ad<br />

ospitare la cennata adunanza (100) .<br />

Come rilevato dalla giurisprudenza, non è certo contestabile – <strong>in</strong> via generale – che l’avviso<br />

previsto dall’art. 2366, c.c., deve contenere l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del giorno, dell’ora e del luogo<br />

dell’adunanza, sicché il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervento del socio deve ritenersi violato ogni qualsivoglia non<br />

sia stato messo <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> partecipare all’assemblea per omessa comunicazione o <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong><br />

specificità dell’avviso; ciò nonostante, l’avviso spe<strong>di</strong>to ai s<strong>in</strong>goli soci nel caso <strong>di</strong> specie doveva<br />

considerarsi rituale, <strong>in</strong> quanto poteva ritenersi idonea – al accennato f<strong>in</strong>e – la sola <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione<br />

dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo anagrafico dello stu<strong>di</strong>o professionale che notoriamente ed abitualmente assisteva la<br />

società, anche perché era risultato, per altro verso, che lo stesso socio recalcitrante aveva più<br />

volte frequentato <strong>in</strong> precedenza lo stu<strong>di</strong>o <strong>in</strong> questione, per ragioni <strong>in</strong>erenti alla conduzione degli<br />

affari sociali (101) .<br />

<strong>La</strong> pronuncia è espressione <strong>di</strong> quel pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> buona fede che si vuole caratterizzi<br />

comunque il comportamento del socio, e pertanto non è da ritenersi manchevole o carente<br />

l’avviso <strong>di</strong> convocazione quando l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo consenta ai soci <strong>di</strong> percepire ove si terrà la<br />

riunione.<br />

Carlo Alberto Busi<br />

19


__________________________<br />

1) MARCHETTI, Sub art. 2363, <strong>in</strong> Commentario della riforma delle società, <strong>di</strong>retto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi,<br />

Notari, Milano, 2008, 3.<br />

2) Corte Costituzionale del 5-10, maggio 2005, <strong>in</strong> Impresa c.i., 2005, 1042.<br />

3) Trib. Cass<strong>in</strong>o, decr., 18.1.1991, <strong>in</strong> Società, 1991, 1369, con nota critica <strong>di</strong> Salafia.<br />

4) SALAFIA, Sede legale e sede amm<strong>in</strong>istrativa specificate <strong>in</strong> statuto, <strong>in</strong> Società, 1991, 1370.<br />

5) SALAFIA, ult. cit., 1370.<br />

6) MARCHETTI, op. cit., 4.<br />

7) Scrive TASSINARI, Sub art- 2363, <strong>in</strong> Commentario Romano al nuovo <strong>di</strong>ritto delle società, Padova, <strong>di</strong>retto da<br />

d’Alessandro, Padova, 2011, 439, “<strong>in</strong> ogni caso, come già ritenuto nel vigore della precedente norma, la<br />

nozione <strong>di</strong> sede rilevante ai f<strong>in</strong>i dell’<strong>in</strong>terpretazione della norma al vaglio, co<strong>in</strong>cide con quella legale, e non<br />

può essere sostituita da un’eventuale <strong>di</strong>versa ubicazione della c.d. sede effettiva”. In tal senso anche<br />

Meloncelli, Sub art. 2363, <strong>in</strong> A.a.V.v., <strong>La</strong> riforma delle società, a cura <strong>di</strong> Sandulli e Santoro, Tor<strong>in</strong>o, 2003, Vol.<br />

II, tomo I, 250.<br />

8) DI SABATO, Manale delle società, Tor<strong>in</strong>o, 1995, 379; Ferrara Ir – Corsi, Gli impren<strong>di</strong>tori e le società, Milano,<br />

2001, 468.<br />

9) SALAFIA, Luogo <strong>di</strong> convocazione degli amm<strong>in</strong>istratori, <strong>in</strong> Società, 1987, 746; Trib. Palermo, 13.1.1979, <strong>in</strong> Vita<br />

not., 1980, 271; App. Catania, 29.4.1982, <strong>in</strong> Dir. fall., 1982, II, 707; App. Milano, 11.4.1982, <strong>in</strong> Riv. Not., 1982,<br />

337.<br />

10) CAPUANO, <strong>La</strong> vali<strong>di</strong>tà delle convocazioni anomale, <strong>in</strong> Società, 2008, 201.<br />

11) ANGELICI, In tema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> utili senza espressa deliberazione assembleare; convocazione<br />

dell’assemblea <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong>verso dalla sede sociale; term<strong>in</strong>e per la convocazione dell’assemblea che approva il<br />

bilancio, <strong>in</strong> Riv. Not., 1992, 1019; ROMANO PAVONI, Le deliberazioni delle assemblee delle società, Milano,<br />

1951, 165; WEILLER, In<strong>di</strong>pendenza della nozione giuri<strong>di</strong>ca della sede della società da quella dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo, <strong>in</strong><br />

Riv. not., 1962, 922; BUCCI, Sede ed <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo della società, <strong>in</strong> Giur. comm., 1976, I, 122; GIULIANI,<br />

Osservazioni ad App. Milano, 20 gennaio 1960, <strong>in</strong> Riv. not., 1961, 323.<br />

12) App. Palermo, decr., 9.3.1979, <strong>in</strong> Vita. not., 1980, 223; App. Brescia, 7.10.1988, <strong>in</strong> Società, 1989, 74; App.<br />

Perugia, 21.2.1985, <strong>in</strong> Riv. not., 1985, 458; App. Tor<strong>in</strong>o, 27.1.1982, <strong>in</strong> Foro it., 1982, 2936.<br />

13) App. Genova, decr., 9.3.1984, <strong>in</strong> Vita not., 1984, 1612. Sull’argomento della sede ve<strong>di</strong> per una ampia s<strong>in</strong>tesi<br />

degli orientamenti, Sebastiano, Ancora sul contenuto dell’espressione sede sociale, <strong>in</strong> Riv. not., 1984, 351.<br />

14) Trib. Tor<strong>in</strong>o, decr., 11.9.1990, <strong>in</strong> Società, 1991, 73; App. L’Aquila, 19.1.1988, 251; Trib. Perugia, 14.12.1984, <strong>in</strong><br />

Riv. not., 1985, 458; Trib. Ascoli Piceno, 6.12.1982, <strong>in</strong> Società, 1983, 1028; App. Catania, 29.4.1982, <strong>in</strong> Dir.<br />

fall., 1982, II, 707; Trib. Verona, decr., 14.3.1994, <strong>in</strong> Società, 1994, 961; Trib. Catania, 4.4.1991, <strong>in</strong> Società<br />

1991, 1669.<br />

15) Trib. Tor<strong>in</strong>o, decr., 11.9.1990, <strong>in</strong> Società, 1991, 73, Trib. Milano, 22.3.1983, <strong>in</strong> Società, 1983, 1282.<br />

16) Così Trib. Genova, decr., 11.7.1987, <strong>in</strong> Riv. not., 1988, 435.<br />

17) Trib. Tor<strong>in</strong>o, 11.9.1990, <strong>in</strong> Società, 1991, 73.<br />

18) SANTOSUOSSO, <strong>La</strong> riforma del <strong>di</strong>ritto societario, Milano, 2003, 29.<br />

19) LIBONATI, Assemblea e patti parasociali, <strong>in</strong> Riv. Dir. comm., 2002, 463.<br />

20) FIORIO, sub art 2363, <strong>in</strong> Il nuovo <strong>di</strong>ritto societario, <strong>di</strong>retto da Cott<strong>in</strong>o – Bonfante – Cagnasso – Montalenti,<br />

Bologna, 2004, Vol. I, 466, sottol<strong>in</strong>ea come “<strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>sposizioni statutarie che consentano <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduare <strong>in</strong> maniera precisa il luogo ove si tiene l’assemblea, l’avviso <strong>di</strong> convocazione dovrà farne espresso<br />

riferimento”.<br />

21) MARCHETTI, op. cit., 4.<br />

22) Scrive CAGNASSO, <strong>La</strong> società a responsabilità limitata, <strong>in</strong> Trattato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto commerciale, <strong>di</strong>retto da Cott<strong>in</strong>o,<br />

Padova, 2007, 303, che “i soci possono <strong>in</strong>serire nell’atto costitutivo l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo <strong>di</strong> convocazione,<br />

eventualmente <strong>di</strong>fforme dalla sede della società: <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne ai limiti <strong>di</strong> tale possibilità valgono i pr<strong>in</strong>cipi<br />

applicabili alla società per azioni”. Secondo Cian, Le decisioni assembleari, <strong>in</strong> A.a.V.v., Le decisioni dei soci. Le<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni dell’atto costitutivo, <strong>in</strong> Trattato delle società a responsabilità limitata, <strong>di</strong>retto da Ibba e Marasà,<br />

Padova, 2009, 63, nota 34, “quanto alla sede legale, va <strong>in</strong>nanzitutto chiarito se la <strong>di</strong>sposizione contenuta<br />

nell’art. 2479-bis, comma 3, faccia riferimento alla sede <strong>in</strong> senso stretto della società o al territorio comunale,<br />

come fa oggi, espressamente, l’art. 2363 (<strong>in</strong> questo caso l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione nell’avviso non potrebbe mancare); a<br />

favore della prima soluzione parrebbe esprimersi la circostanza che il legislatore della riforma, <strong>in</strong>tervenuto <strong>in</strong><br />

materia <strong>di</strong> società per azioni (com’è noto, la precedente versione del citato art. 2363 collocava testualmente<br />

l’assemblea proprio presso la sede della società), ha <strong>in</strong>vece mantenuto l’orig<strong>in</strong>aria <strong>di</strong>zione con riguardo alla<br />

società a responsabilità limitata; soluzione che potrebbe giustificarsi <strong>in</strong> ragione del tendenziale m<strong>in</strong>or numero<br />

<strong>di</strong> soci <strong>in</strong> questo caso; ma non è <strong>in</strong>verosimile neppure pensare semplicemente ad un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong><br />

20


coor<strong>di</strong>namento tra le due norme, che consenta <strong>di</strong> <strong>in</strong>terpretare l’una (l’art. 2479 bis) alla luce dell’altra, per il<br />

che potrebbe deporre l’<strong>in</strong>utilità dell’irrigi<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> cui verrebbero altrimenti a gravarsi il meccanismo<br />

deliberativo”. Secondo Cott<strong>in</strong>o, Diritto societario, Padova, 2011, 667, “l’assemblea si riunisce presso la sede<br />

sociale, salva <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>sposizione dell’atto costitutivo”; secondo Ferrara jr e Corsi, Gli impren<strong>di</strong>tori e le<br />

società, Milano, 2006, 929, “è l’atto costitutivo che stabilisce il luogo della riunione; <strong>in</strong> mancanza essa si tiene<br />

presso la sede sociale”.<br />

23) Sull’argomento: GAVELLI, Trasferimento della sede sociale nell’ambito del comune, <strong>in</strong> Società, 2005, 579;<br />

ZAGRA, Iscrizione nel Registro delle imprese: le novità della riforma sulla sede sociale, <strong>in</strong> Società, 2005, 1023;<br />

FAUCEGLIA, <strong>La</strong> nuova <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della costituzione e delle nullità delle società <strong>di</strong> capitali: prime riflessioni, <strong>in</strong><br />

Dir. fall., 2003, 1264.<br />

24) MAGLIULO, Le decisioni dei soci, <strong>in</strong> A.a.V.v., <strong>La</strong> riforma della società a responsabilità limitata, Milano, 2007,<br />

374.<br />

25) MURINO, Su art. 2363, <strong>in</strong> Co<strong>di</strong>ce commentato delle S.p.A., Tor<strong>in</strong>o, 2007, II, 346.<br />

26) BENAZZO, Sub art. 2479-bis, <strong>in</strong> Co<strong>di</strong>ce commentato delle s.r.l., <strong>di</strong>retto da Benazzo e Patriarca, Tor<strong>in</strong>o, 2006,<br />

419; secondo CIVERRA, L’assemblea dei soci nelle società <strong>di</strong> capitali, Milano, 2011, 88, “occorre <strong>in</strong> primo<br />

luogo osservare una <strong>di</strong>fferente formulazione rispetto all’art. 2363 c.c. che, fatto salvo il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa<br />

previsione statutaria, <strong>in</strong><strong>di</strong>ca che il luogo dove deve essere convocata l’assemblea si identifica con il comune<br />

dove la società ha sede, lasciando, così, ai soggetti legittimati alla convocazione ampia libertà circa<br />

l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione del locus loci.; al contrario, appare estremamente più restrittiva la previsione dell’art. 2379-<br />

bis, terzo comma, che impone la convocazione presso la sede sociale, ossia al preciso <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzo ove viene<br />

posta tale sede nel comune e comunicato al registro delle imprese a norma dell’art. 111-ter <strong>di</strong>sp. att. c.c.”.<br />

27) MICELI, Due questioni <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea <strong>di</strong> s.r.l., <strong>in</strong> Notariato, 2008, 655.<br />

28) MICELI, ult. cit., 655.<br />

29) CAPUANO, ult. cit., 203.<br />

30) MICELI, op. cit., 655.<br />

31) MURINO, Su art. 2363, <strong>in</strong> Co<strong>di</strong>ce commentato delle S.p.A., a cura <strong>di</strong> Fauceglia e Schiano <strong>di</strong> Pepe, Tor<strong>in</strong>o, 2007,<br />

II, 347.<br />

32) DI AMATO, op. cit., 262.<br />

33) V. NOTARI, Regole statutarie sul funzionamento dell’assemblea, <strong>in</strong> Riv. Not., 2002, 572.<br />

34) GRIPPO, L’assemblea delle società per azioni, <strong>in</strong> Tratt. Rescigno, Tor<strong>in</strong>o, 1985, 367.<br />

35) Trb. Vasto, 31.10.1985, <strong>in</strong> Riv. Not., 1986, 190. In realtà tale pronuncia si accontentava dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione<br />

statutaria che restr<strong>in</strong>geva l’ambito territoriale entro il quale convocare l’assemblea entro il territorio<br />

nazionale, ad<strong>di</strong>rittura giungendo ad <strong>in</strong>terpretare una clausola statutaria che prevedeva genericamente la<br />

convocazione fuori della sede sociale come limitata alla convocazione sul territorio italiano visto che nella<br />

clausola non c’era “alcuna positiva previsione <strong>di</strong> convocabilità dell’assemblea all’estero e, pertanto, appare<br />

non legittima la forzosa tutela preventiva dei soci a garanzia dei quali l’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co mette a<br />

<strong>di</strong>sposizione adeguati strumenti giuri<strong>di</strong>ci per impugnare eventuali atti lesivi dei propri <strong>di</strong>ritti”.<br />

36) SALAFIA, Luogo <strong>di</strong> convocazione degli amm<strong>in</strong>istratori, <strong>in</strong> Società, 1987, 748.<br />

37) App. Napoli, 27.3.1996, <strong>in</strong> Giur. It., 1997, I ,2,35; App. Milano, 8.1.1971, <strong>in</strong> Giur. It., 1971, I, 2, 885.<br />

38) SALAFIA, Luogo <strong>di</strong> convocazione degli amm<strong>in</strong>istratori, <strong>in</strong> Società, 1987, 748.<br />

39) SALAFIA, ult. cit., 748.<br />

40) App. Napoli, 27.3.1996, <strong>in</strong> Riv. not., 1997, 911.<br />

41) App. Milano, 7.8.1959, <strong>in</strong> Riv. <strong>di</strong>r. comm., 1961,II, 47.<br />

42) MARCHETTI, Sub art. 2363, <strong>in</strong> Commentario della riforma delle società, <strong>di</strong>retto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi,<br />

Notari, Milano, 2008, 6.<br />

43) TASSINARI, Sub art- 2363, <strong>in</strong> Commentario Romano al nuovo <strong>di</strong>ritto delle società, Padova, <strong>di</strong>retto da<br />

d’Alessandro, Padova, 2011, 441.<br />

44) SALAFIA, Luogo <strong>di</strong> convocazione degli amm<strong>in</strong>istratori, <strong>in</strong> Società, 1987, 748.<br />

45) DE GREGORIO, Delle società e delle associazioni commerciali, Tor<strong>in</strong>o, 1938, 408.<br />

46) App. Catania, 14.4.1988, <strong>in</strong> Società, 1988, 757. .<br />

47) In tal senso: Trib. U<strong>di</strong>ne, decr., 4.5.1993, <strong>in</strong> N.g.c.c., 1995, I, 425; App. Napoli, 27.3.1996, <strong>in</strong> Giur. It., 1997, I ,2,<br />

35.<br />

48) <strong>La</strong> dottr<strong>in</strong>a sottol<strong>in</strong>ea però come la limitazione al territorio nazionale della delega un prov<strong>in</strong>cialismo cui la<br />

riforma non si è saputa sottrarre, Montagnani, Sub art. 2363, <strong>in</strong> A.a.V.v., Società <strong>di</strong> capitali, a cura <strong>di</strong> Niccol<strong>in</strong>i<br />

e Stagno d’Alcontres, Napoli, 2004, Vol. I, 444.<br />

49) Contrario LO CIGNO, Delle società per azioni, Tor<strong>in</strong>o, 1984, 71<br />

21


50) DI AMATO, Sub art. 2363, <strong>in</strong> Società per azioni, Azioni, società collegate e controllate, assemblee, <strong>in</strong> <strong>La</strong><br />

riforma del <strong>di</strong>ritto societario a cura <strong>di</strong> Lo Cascio, Milano, 2003, 263.<br />

51) DI AMATO, ult. cit., 263.<br />

52) DI AMATO, ult. cit., 263.<br />

53) App. Milano, decr., 21.2.1975, <strong>in</strong> Riv. not., 1976, 570.<br />

54) Trib. Milano, decr., 10.3.1970, <strong>in</strong> Riv. not., 1970, 497.<br />

55) DEL CONTE, Convocazione all’estero dell’assemblea <strong>di</strong> società per azioni, <strong>in</strong> Riv. Soc., 1960. 81.<br />

56) PICONE, Autonomia statutaria ed assemblee <strong>di</strong> S.p.A. non quotate, <strong>in</strong> Società, 2001, 171.<br />

57) Sulla possibilità <strong>di</strong> convocare l’assemblea all’estero: Carcano, Sulla Convocazione all’estero dell’assemblea, <strong>in</strong><br />

Riv.soc., 1986, 1326.<br />

58) App. Milano, decr. 8.5.1984, <strong>in</strong> Riv. not., 1984, 943.<br />

59) SANTOSUOSSO, <strong>La</strong> riforma del <strong>di</strong>ritto societario, Milano, 2003, 105<br />

60) VASELLI, Deliberazioni nulle ed annullabili delle società per azioni, Padova, 1947,127.<br />

61) App. Catania, 14.4.1988, <strong>in</strong> Dir. fall., II, 470; App. Bologna, 27.4.1984 e 10.4.1984, <strong>in</strong> Riv. Not., 1984, 969; .<br />

62) DI SABATO, Diritto delle società, Milano, 2003, 259.<br />

63) NOBILI, Convocazione all’estero dell’assemblea <strong>di</strong> società per azioni, <strong>in</strong> Riv. Soc., 1957, 439.<br />

64) Così FIORIO, Sub art. 2363, op. cit., 467.<br />

65) GIULIANI, Convocazione <strong>di</strong> assemblea fuori sede, <strong>in</strong> Riv. not., 1970, 497.<br />

66) In tal senso: LAURINI, <strong>La</strong> società a responsabilità limitata, Milano, 2000, 110.<br />

67) Così sembra esprimersi la dottr<strong>in</strong>a quando afferma che si deve ponderare <strong>in</strong> base al criterio <strong>di</strong> ragionevolezza<br />

se l’adunanza debba tenersi <strong>in</strong> Italia o possa svolgersi anche all’estero, MELONCELLI Sub art. 2363, <strong>in</strong> A.a.V.v.,<br />

<strong>La</strong> riforma delle società, a cura <strong>di</strong> Sandulli e Santoro, Tor<strong>in</strong>o, 2003, Vol. II, tomo I, 251. Fiorio, sub art 2363, <strong>in</strong><br />

Il nuovo <strong>di</strong>ritto societario, <strong>di</strong>retto da Cott<strong>in</strong>o – Bonfante – Cagnasso – Montalenti, Bologna, 2004, Vol. I, 467.<br />

68) App. Catania, decr., 14.4.1988, <strong>in</strong> Società, 1988, 757.<br />

69) GIULIANI, Convocazione <strong>di</strong> assemblea fuori sede, <strong>in</strong> Riv. Not., 1970, 499; ASQUINI, In tema <strong>di</strong> voto segreto e <strong>di</strong><br />

altre questioni, <strong>in</strong> Giur. Merito, 1970, I, 499. Per il problema del verbale redatto all’estero: PASQUALIS, Il<br />

problema della circolazione <strong>in</strong> Italia degli atti notarili provenienti dall’estero, <strong>in</strong> Riv. Not., 2002, 585.<br />

70) Sull’argomento DI SABATO, Accessibilità per i soci del luogo <strong>di</strong> convocazione e sospensione dell’efficacia <strong>di</strong><br />

delibera assembleare, <strong>in</strong> Riv. Dir. impr., 2006, 445.<br />

71) Trib. Alessandria, 2.4.1992, <strong>in</strong> Foro it., 1992, I,2, 441.<br />

72) RESCIO, L’assemblea e le decisioni dei soci, <strong>in</strong> A.a.V.v., Il nuovo or<strong>di</strong>namento delle società, Lezioni sulla<br />

riforma e modelli statutari, Milano, 2003, 123.<br />

73) PALAZZOLO, <strong>La</strong> telematica nelle riunioni assembleari, <strong>in</strong> N.g.c.c., 2003, II, 279.<br />

74) OLIVIERO, L’autonomia statutaria nella nuova <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dell’assemblea delle società per azioni, <strong>in</strong> Riv. not.,<br />

2003, I, 875; Marchetti, op. cit., 2008, 6; Fiorio, op. cit., 467; Santi, Sub art. 2363, <strong>in</strong> Comm. Al co<strong>di</strong>ce civile, a<br />

cura <strong>di</strong> Cendon, Milano, 2010, 12..<br />

75) SALAFIA, L’<strong>in</strong>tervento nell’assemblea della S.p.A. e della s.r.l., <strong>in</strong> Società, 2004, 677.<br />

76) RESCIO, op. cit., 123.<br />

77) Trib. Genova, decr., 11.7.1987, <strong>in</strong> Riv. not., 1988, 452. In tal senso anche App. Catanzaro, 14.10.2002,<br />

sentenza n. 440/02 riformata da Cass., 17-1-2007, n. 1034, <strong>in</strong> Foro it., 2007, 3501, secondo cui l’assemblea<br />

era valida “attesa la contiguità territoriale del luogo <strong>di</strong> convocazione” <strong>di</strong>stante pochi chilometri dal comune<br />

ove era ubicata la sede sociale.<br />

78) Cass., 17.1.2007, n. 1034, <strong>in</strong> Foro it., 2007, 3501.<br />

79) Cass., 17.1.2007, n. 1034, cit.<br />

80) Cass., 17.1.2007, n. 1034, cit;. Trib. Catania, 10.1.2002, <strong>in</strong> Società, 2002, 879, con nota adesiva <strong>di</strong> Fusi.<br />

81) Trib. Ferrara, decr., 20.6.1970, <strong>in</strong> Riv. not., 1970, 219.<br />

82) Sull’argomento prima della riforma App. Milano, 14.1.1992, <strong>in</strong> Giur. it., 1993, I, 2, 348.<br />

83) App. Tor<strong>in</strong>o, 28.1.1946, <strong>in</strong> Giur it., 1947, I, 2, 223.<br />

84) Trib. Bologna, 2.6.1992, <strong>in</strong> Vita not., 1992, 1071. L’affermazione della giurisprudenza non sembra però del<br />

tutto conv<strong>in</strong>cente. Infatti, l’art. 2366, quarto comma, c.c., (che prevede la c.d. assemblea totalitaria) sana la<br />

mancanza delle formalità <strong>di</strong> convocazione “suddette” e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ad es. la mancata <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo della<br />

riunione, ma non sembra del tutto certo che possa sanare la violazione dello statuto qualora l’assemblea si<br />

tenga <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong>verso da quelli <strong>in</strong><strong>di</strong>cati nello stesso.<br />

22


85) Cass., 14.1.1993, n. 403, <strong>in</strong> Società, 1993, 484, con nota <strong>di</strong> Ambros<strong>in</strong>i; Trib. U<strong>di</strong>ne, 30.1.1962, <strong>in</strong> Dir. giur.,<br />

1963, 143; v. anche Trib. Milano, 27.1.1986, <strong>in</strong> Dir. fall., 1987, II, 623. Dopo la riforma: Trib. Milano,<br />

30.3.2009, <strong>in</strong> Giur. It., 2009, 2719.<br />

86) Cass., 14.1.1993, n. 403, cit.<br />

87) LUONI, Nota a Trib. Milano, 30.3.2009, <strong>in</strong> Giur. It., 2009, 2719.<br />

88) AMBROSINI, Ipotesi <strong>di</strong> <strong>in</strong>esistenza della delibera assembleare criteri <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione, Società, 1993, 487.<br />

89) Trib. Milano, 27.1.1986, <strong>in</strong> Società, 1986, 609.<br />

90) Trib. Bologna, 2.6.1992, <strong>in</strong> Foro it., rep. Società, n. 491.<br />

91) Trib. Catania, 10.1.2002, <strong>in</strong> Società, 2002, 879.<br />

92) BIANCHI, Assemblee or<strong>di</strong>narie e straor<strong>di</strong>narie, Padova, 1999, 182.<br />

93) Trib. Tor<strong>in</strong>o, decr., 5.2.1977, <strong>in</strong> Giur. comm., 1977; II, 715.<br />

94) Trib. <strong>La</strong>nciano, 25.11.1985, <strong>in</strong> Foro it., 1986, I, 1062.<br />

95) Trib. Napoli, ord., 25.5.2004, <strong>in</strong> Riv. <strong>di</strong>r. comm., 2005, II, 325.<br />

96) LENER, Sub art. 2379, <strong>in</strong> Società <strong>di</strong> capitali, a cura <strong>di</strong> Niccol<strong>in</strong>i e Stagno d’Alcontres, Napoli, 2004, 569.<br />

97) TERRUSI, Sub art. 2379, <strong>in</strong> Commentario al co<strong>di</strong>ce civile, a cura <strong>di</strong> Cendon, Milano, 2010, 429.<br />

98) Muscolo, Il nuovo regime dei vizi delle deliberazioni assembleari nella S.p.A., <strong>in</strong> Società, 2003, 542;<br />

Montagnani, op. cit., 445. Secondo ROVERI e FACCHIN, Sub art. 2379-ter, <strong>in</strong> Commentario delle società, a<br />

cura <strong>di</strong> Grippo, Milano, 2009, tomo primo, 465, “la norma non risolve espressamente il dubbio <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

all’omissione del luogo <strong>di</strong> convocazione dell’assemblea, <strong>in</strong> passato ritenuta dalla giurisprudenza causa <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>esistenza della deliberazione, sebbene la ratio della norma sembri condurre ad <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare nella mancata<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo un’ulteriore possibile ipotesi <strong>di</strong> nullità”. Secondo CHIAPPETTA, Sub artt- 2379-2379ter,<br />

<strong>in</strong> Assemblea a cura <strong>di</strong> Picciau, <strong>in</strong> Commentario alla riforma delle società, <strong>di</strong>retto da Marchetti, Bianchi,<br />

Ghezzi, Notari, Milano, 2008, 309, “potrebbe al riguardo sostenersi che alla mancata <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo <strong>di</strong><br />

convocazione dell’assemblea si possa supplire con l’applicazione dell’art. 2363, comma 1, presumendosi che<br />

l’assemblea si svolga nel comune dove ha sede la società, se lo statuto non <strong>di</strong>spone <strong>di</strong>versamente. In<br />

contrario, è stato evidenziato che la necessità <strong>di</strong> un’<strong>in</strong>formazione tempestiva sul luogo della convocazione,<br />

per l’effettiva idoneità dell’avviso a permettere la partecipazione all’assemblea, fa ritenere che nel caso <strong>di</strong><br />

avviso che non <strong>in</strong>forma del luogo della riunione sussistono le stesse ragioni che hanno sp<strong>in</strong>to il legislatore a<br />

comm<strong>in</strong>are la nullità per mancata <strong>in</strong>formazione sulla data”-<br />

99) FIORIO, op. cit., 466. Per LENER, Sub art. 2379, <strong>in</strong> Società <strong>di</strong> capitali. Commentario a cura <strong>di</strong> Niccol<strong>in</strong>i e Stagno<br />

d’Alcontres, Napoli, 2004, Vol. I, 569, “non dovrebbe <strong>di</strong>rsi necessario l’or<strong>di</strong>ne del giorno, la cui mancanza può<br />

rilevare solo come possibile causa <strong>di</strong> annullabilità, né ad attenersi alla formulazione letterale della norma,<br />

l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo della riunione, giacchè il legislatore parla espressamente, e soltanto, <strong>di</strong> data. Vi è però<br />

chi fa notare che una convocazione senza <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del luogo non è una convocazione e proposto <strong>di</strong><br />

estendere anche all’omissione del luogo la sanzione <strong>di</strong> nullità. Non ritengo però che una simile soluzione sia<br />

con<strong>di</strong>visibile <strong>in</strong> un regime che fa della tassatività delle nullità il perno della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a”. In tal senso si esprime<br />

anche Marziale, Sub artt. 2379-2379-ter, <strong>in</strong> Commentario Romano al nuovo <strong>di</strong>ritto delle società, Padova,<br />

<strong>di</strong>retto da d’Alessandro, Padova, 2011, 884, secondo cui “la norma non fa cenno alla mancata <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione,<br />

nell’avviso <strong>di</strong> convocazione, del luogo <strong>di</strong> riunione dell’assemblea. Tale omissione darebbe luogo, secondo<br />

alcuni, ad un’ulteriore ipotesi <strong>di</strong> nullità della delibera, poiché renderebbe la convocazione del tutto <strong>in</strong>idonea a<br />

conseguire lo scopo che le è assegnato dalla legge; si è però obbiettato che questa soluzione non sarebbe<br />

compatibile con la nuova <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della riforma, caratterizzata dal pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> tassatività delle nullità e che,<br />

pertanto, la delibera dovrebbe essere ritenuta, nell’ipotesi considerata, solo annullabile”. Secondo SANZO,<br />

Sub artt. 2379-2379 bis, <strong>in</strong> Il nuovo <strong>di</strong>ritto societario, <strong>di</strong>retto da Cott<strong>in</strong>o, Bonfante, Cagnasso, Montalenti,<br />

Bologna, 2004, Vol. I, 654, “certamente, per il futuro, potrebbe ritenersi non nullo un avviso munito dei<br />

requisiti m<strong>in</strong>imi, nel quale però non sia specificato che l’adunanza si terrà presso la sede della società (il luogo<br />

della convocazione non essendo contemplato dalla norma tra i requisiti prescritti a pena <strong>di</strong> nullità):” Per<br />

Guerrieri, Sub art. 2379-2379-ter, <strong>in</strong> Il nuovo <strong>di</strong>ritto delle società, a cura <strong>di</strong> Maffei Alberti, Padova, 2005, Vol.<br />

I, 596, nota 51, “deve escludersi, <strong>in</strong>vece, che costituisca causa <strong>di</strong> nullità della delibera anche la mancata<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione, nell’avviso <strong>di</strong> convocazione, del luogo dell’assemblea”.<br />

100) LUGATO, <strong>La</strong> caccia agli errori da parte dei soci <strong>di</strong>ssenzienti, <strong>in</strong> Società, 1982, 772.<br />

101) Trib. Roma, 23.11.1981, n. 10739, <strong>in</strong>e<strong>di</strong>ta.<br />

(Riproduzione riservata)<br />

23


CONSIGLIO NAZIONALE DEL NOTARIATO<br />

Stu<strong>di</strong>o n. 99-2013/I<br />

<strong>La</strong> composizione delle crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento alla luce delle più recenti novità<br />

normative<br />

Approvato dalla Commissione Stu<strong>di</strong> d’Impresa il 19 febbraio 2013<br />

Sommario: 1. Forme <strong>di</strong> composizione delle crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento - 2. Il sovra<strong>in</strong>debitamento - 3. I<br />

presupposti per l’accesso alle procedure <strong>di</strong> composizione della crisi - 4. L’accordo del debitore; 4.1<br />

Contenuto; 4.2 Proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> omologazione e adempimenti pubblicitari - 5. Il piano del consumatore – 6.<br />

Gli effetti della proposta <strong>di</strong> accordo del debitore o <strong>di</strong> piano del consumatore sulla sua capacità negoziale - 7.<br />

Gli effetti dell’omologazione dell’accordo del debitore e del piano del consumatore - 8. L’esecuzione<br />

dell’accordo o del piano - 9. Impugnazione e risoluzione dell’accordo - 10. <strong>La</strong> liquidazione dei beni; 10.1<br />

Analogie con il fallimento; 10.2 Presupposti per il ricorso alla liquidazione del patrimonio; 10.3 Il patrimonio<br />

da liquidare; 10.4 <strong>La</strong> conversione <strong>in</strong> liquidazione; 10.5 L’aperura della liquidazione: pubblicità ed effetti;<br />

10.6 Gli effetti del proce<strong>di</strong>mento sul patrimonio del debitore; 10.7 Esecuzione della liquidazione; 10.8<br />

Esdebitazione - 11. Gli organismi <strong>di</strong> composizione della crisi; 11.1 I requisiti soggettivi; 11.2 I professionisti<br />

<strong>in</strong>vestiti della composizione della crisi; 11.3 Le funzioni.<br />

***<br />

1. Forme <strong>di</strong> composizione delle crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento<br />

<strong>La</strong> composizione delle crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento è una procedura concorsuale avente lo<br />

scopo <strong>di</strong> “porre rime<strong>di</strong>o” alle situazioni <strong>di</strong> sovra<strong>in</strong>debitamento non soggette, né assoggettabili, alle<br />

altre procedure concorsuali.<br />

Tale procedura ha carattere “volontario”, <strong>in</strong> quanto prende l’avvio da un’apposita istanza del<br />

debitore che si trovi nell’impossibilità <strong>di</strong> adempiere alle proprie obbligazioni e che <strong>in</strong>tenda porvi<br />

rime<strong>di</strong>o approfittando dei vantaggi derivanti dal fatto che il proce<strong>di</strong>mento abbia natura<br />

concorsuale.<br />

Il ricorso a tale proce<strong>di</strong>mento impe<strong>di</strong>sce, <strong>in</strong>fatti, ai cre<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> esperire azioni cautelari o<br />

esecutive <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali e sospende, altresì, il corso degli <strong>in</strong>teressi convenzionali o legali. E’ prevista,<br />

<strong>in</strong>oltre, la possibilità per il debitore <strong>di</strong> un pagamento parziale dei propri cre<strong>di</strong>tori e, qualora<br />

ricorrano determ<strong>in</strong>ati requisiti, <strong>di</strong> ricorrere all’istituto dell’esdebitazione, che lo libera dai cre<strong>di</strong>ti<br />

non sod<strong>di</strong>sfatti <strong>in</strong> sede concorsuale.<br />

Sono previste tre forme <strong>di</strong> composizione della crisi: l’accordo del debitore, il piano del<br />

consumatore e la liquidazione del patrimonio.<br />

L’accordo del debitore ha per oggetto la ristrutturazione dei debiti e la sod<strong>di</strong>sfazione dei<br />

cre<strong>di</strong>ti sulla base <strong>di</strong> un piano che deve essere approvato dai cre<strong>di</strong>tori.<br />

Il piano del consumatore prevede, analogamente all’accordo del debitore, la ristrutturazione<br />

dei debiti e la sod<strong>di</strong>sfazione dei cre<strong>di</strong>ti, ma è riservato al debitore persona fisica che abbia assunto<br />

1


obbligazioni esclusivamente per scopi estranei all'attività impren<strong>di</strong>toriale o professionale<br />

eventualmente svolta. Il piano del consumatore presc<strong>in</strong>de, <strong>in</strong>oltre, da un accordo con i cre<strong>di</strong>tori, <strong>in</strong><br />

quanto è soggetto esclusivamente all’omologazione da parte del giu<strong>di</strong>ce.<br />

<strong>La</strong> liquidazione del patrimonio, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, consiste nella liquidazione <strong>di</strong> tutti i beni del debitore,<br />

compresi quelli sopravvenuti – dedotte le passività <strong>in</strong>contrate per il loro acquisto e la loro<br />

conservazione – ad eccezione dei beni aventi carattere personale, la quale viene eseguita da un<br />

liquidatore con il ricorso a procedure competitive. Quest’ultima forma <strong>di</strong> composizione delle crisi<br />

da sovra<strong>in</strong>debitamento consiste, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, <strong>in</strong> un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> liquidazione analogo a quello<br />

fallimentare e, come il piano del consumatore, presc<strong>in</strong>de da un accordo con i cre<strong>di</strong>tori, <strong>in</strong> quanto è<br />

soggetto esclusivamente all’omologazione da parte del giu<strong>di</strong>ce.<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> composizione delle crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento è contenuta<br />

nella legge 27 gennaio 2012, n. 3, artt. 6-16, entrata <strong>in</strong> vigore il 29 febbraio 2012, la quale è stata<br />

successivamente mo<strong>di</strong>ficata dall’art. 18 del d.l. 8 ottobre 2012, n. 179, recante le "Mo<strong>di</strong>fiche alla<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> composizione delle crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento”, che a sua volta ha<br />

subito ulteriori mo<strong>di</strong>fiche nella legge <strong>di</strong> conversione 17 <strong>di</strong>cembre 2012, n. 221.<br />

2. Il sovra<strong>in</strong>debitamento<br />

Il sovra<strong>in</strong>debitamento è una situazione, non soggetta né assoggettabile ad altre procedure<br />

concorsuali, <strong>di</strong> perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte dal debitore e il patrimonio<br />

prontamente liquidabile per farvi fronte, che determ<strong>in</strong>a la rilevante <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> adempiere le<br />

proprie obbligazioni, ovvero la def<strong>in</strong>itiva <strong>in</strong>capacità <strong>di</strong> adempierle regolarmente.<br />

Il sovra<strong>in</strong>debitamento può riguardare qualunque soggetto, a presc<strong>in</strong>dere dalla sua qualità o<br />

meno <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore.<br />

<strong>La</strong> legge, <strong>in</strong>fatti, non collega l’ambito <strong>di</strong> applicazione della normativa <strong>in</strong> esame al tipo <strong>di</strong><br />

attività svolta dal debitore e, pertanto, il ricorso a tali procedure presc<strong>in</strong>de dallo svolgimento<br />

dell’attività <strong>di</strong> impresa, potendo così riguardare ogni tipologia <strong>di</strong> lavoratore, autonomo o<br />

<strong>di</strong>pendente, i professionisti, o anche soggetti che non svolgono alcuna attività lavorativa (1) .<br />

Il soggetto che può accedere ai proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> composizione delle crisi da<br />

sovra<strong>in</strong>debitamento è, dunque, genericamente designato con il term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> “debitore”.<br />

All’<strong>in</strong>terno della categoria dei debitori viene, poi, <strong>in</strong><strong>di</strong>viduata la figura del “consumatore”, il<br />

quale viene def<strong>in</strong>ito dal comma 2, lett. b) dell’art. 6, l. 3/2012, come “il debitore persona fisica che<br />

ha assunto obbligazioni esclusivamente per scopi estranei all'attività impren<strong>di</strong>toriale o<br />

professionale eventualmente svolta”.<br />

Soltanto il debitore <strong>in</strong> stato <strong>di</strong> sovra<strong>in</strong>dembitamento che rivesta la qualità <strong>di</strong> consumatore<br />

può, <strong>in</strong> alternativa all’accordo del debitore ed alla liquidazione del patrimonio, ricorrere al piano<br />

del consumatore.<br />

<strong>La</strong> qualifica <strong>di</strong> consumatore deriva dalla tipologia <strong>di</strong> obbligazioni per le quali si verifica la<br />

situazione <strong>di</strong> sovra<strong>in</strong>debitamento e presc<strong>in</strong>de, <strong>in</strong>vece, dal tipo <strong>di</strong> attività normalmente svolta dal<br />

debitore. Può, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, rientrare <strong>in</strong> tale nozione <strong>di</strong> consumatore anche un impren<strong>di</strong>tore, pur<br />

sempre non soggetto né assoggettabile ad altre procedure concorsuali, qualora egli sia <strong>in</strong>solvente<br />

relativamente ad obbligazioni assunte al <strong>di</strong> fuori dell’ambito della propria attività d’impresa.<br />

2


3. I presupposti per l’accesso alle procedure <strong>di</strong> composizione della crisi<br />

Possono accedere alle procedure <strong>di</strong> composizione della crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento soltanto<br />

i debitori non soggetti, né assoggettabili, ad altre procedure concorsuali (2) .<br />

Il comma 2 dell’art. 7, l. 3/2012 stabilisce, altresì, che la proposta non è ammissibile quando<br />

il debitore, anche consumatore:<br />

a) è soggetto a procedure concorsuali <strong>di</strong>verse da quelle regolate dalla legge <strong>in</strong> oggetto;<br />

b) ha fatto ricorso, nei precedenti c<strong>in</strong>que anni, ai proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> composizione della crisi;<br />

c) ha subito, per cause a lui imputabili, provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> risoluzione, revoca o cessazione<br />

dell’omologazione dell’accordo o del piano;<br />

d) ha fornito documentazione che non consente <strong>di</strong> ricostruire compiutamente la sua<br />

situazione economica e patrimoniale.<br />

Il nuovo comma 2-bis dell’art. 7, l. 3/2012 attribuisce, <strong>in</strong>oltre, la facoltà <strong>di</strong> ricorrere alla<br />

procedura <strong>in</strong> esame all’impren<strong>di</strong>tore agricolo <strong>in</strong> stato <strong>di</strong> sovra<strong>in</strong>debitamento, purché questi, pur<br />

essendo eventualmente soggetto ad altre procedure concorsuali, abbia i requisiti <strong>di</strong> cui alle<br />

precedenti lettere b), c) e d).<br />

4. L’accordo del debitore<br />

4.1 Contenuto<br />

L’accordo del debitore consiste <strong>in</strong> un patto tra il debitore ed i propri cre<strong>di</strong>tori, il quale viene<br />

raggiunto sulla base <strong>di</strong> una proposta, formulata dal debitore con l’ausilio <strong>di</strong> un organismo <strong>di</strong><br />

composizione della crisi, avente ad oggetto un piano <strong>di</strong> ristrutturazione dei debiti e <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfazione dei cre<strong>di</strong>ti contenente le seguenti previsioni:<br />

- il regolare pagamento dei titolari <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti impignorabili ai sensi dell'art. 545 c.p.c. . (cre<strong>di</strong>ti<br />

alimentari; cre<strong>di</strong>ti aventi per oggetto sussi<strong>di</strong> <strong>di</strong> grazia o <strong>di</strong> sostentamento a persone comprese<br />

nell'elenco dei poveri, oppure sussi<strong>di</strong> dovuti per maternità, malattie o funerali da casse <strong>di</strong><br />

assicurazione, da enti <strong>di</strong> assistenza o da istituti <strong>di</strong> beneficenza; somme dovute dai privati a titolo <strong>di</strong><br />

stipen<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> salario o <strong>di</strong> altre <strong>in</strong>dennità relative al rapporto <strong>di</strong> lavoro o <strong>di</strong> impiego) e delle altre<br />

<strong>di</strong>sposizioni contenute <strong>in</strong> leggi speciali;<br />

- la previsione <strong>di</strong> scadenze e modalità <strong>di</strong> pagamento dei cre<strong>di</strong>tori, anche se sud<strong>di</strong>visi <strong>in</strong> classi;<br />

- l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> eventuali garanzie rilasciate per l'adempimento dei debiti;<br />

- l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione delle modalità per l'eventuale liquidazione dei beni;<br />

- la previsione <strong>di</strong> un eventuale affidamento del patrimonio del debitore ad un gestore per la<br />

liquidazione, la custo<strong>di</strong>a e la <strong>di</strong>stribuzione del ricavato ai cre<strong>di</strong>tori, da <strong>in</strong><strong>di</strong>viduarsi <strong>in</strong> un<br />

professionista <strong>in</strong> possesso dei requisiti per la nom<strong>in</strong>a a curatore fallimentare, il quale sarà poi<br />

nom<strong>in</strong>ato dal giu<strong>di</strong>ce;<br />

- la ricostruzione della posizione fiscale del debitore e l'<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> eventuali contenziosi<br />

pendenti.<br />

È possibile prevedere che i cre<strong>di</strong>ti muniti <strong>di</strong> privilegio, pegno o ipoteca possano non essere<br />

sod<strong>di</strong>sfatti <strong>in</strong>tegralmente, allorché ne sia assicurato il pagamento <strong>in</strong> misura non <strong>in</strong>feriore a quella<br />

realizzabile, <strong>in</strong> ragione della collocazione preferenziale sul ricavato <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> liquidazione, avuto<br />

3


iguardo al valore <strong>di</strong> mercato attribuibile ai beni o ai <strong>di</strong>ritti sui quali <strong>in</strong>siste la causa <strong>di</strong> prelazione,<br />

come attestato dagli organismi <strong>di</strong> composizione della crisi.<br />

E’ possibile, altresì, prevedere una moratoria f<strong>in</strong>o ad un anno dall'omologazione per il<br />

pagamento dei cre<strong>di</strong>tori muniti <strong>di</strong> privilegio, pegno o ipoteca, salvo che sia prevista la liquidazione<br />

dei beni o <strong>di</strong>ritti sui quali sussiste la causa <strong>di</strong> prelazione.<br />

In ogni caso, con riguardo ai tributi costituenti risorse proprie dell'Unione europea,<br />

all'imposta sul valore aggiunto ed alle ritenute operate e non versate, il piano può prevedere<br />

esclusivamente la <strong>di</strong>lazione del pagamento.<br />

<strong>La</strong> previsione <strong>di</strong> un pagamento parziale e <strong>di</strong> una <strong>di</strong>lazione nel pagamento dei cre<strong>di</strong>ti muniti <strong>di</strong><br />

privilegio, pegno o ipoteca sembra, probabilmente, essere funzionale allo scopo <strong>di</strong> ampliare la<br />

possibilità <strong>di</strong> ricorrere a tale procedura anche nelle ipotesi, frequenti nella pratica, <strong>in</strong> cui il debitore<br />

abbia beni già gravati da garanzie reali (3) .<br />

4.2 Proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> omologazione e adempimenti pubblicitari<br />

<strong>La</strong> proposta del debitore forma oggetto <strong>di</strong> un accordo con i propri cre<strong>di</strong>tori.<br />

A tal f<strong>in</strong>e, la proposta deve essere depositata presso il tribunale e contestualmente, o<br />

comunque non oltre tre giorni, deve essere presentata, a cura dell'organismo <strong>di</strong> composizione<br />

della crisi, all'agente della riscossione e agli uffici fiscali, anche presso gli enti locali, competenti<br />

sulla base dell'ultimo domicilio fiscale del proponente, <strong>in</strong> quanto contiene la ricostruzione della<br />

posizione fiscale del debitore e l'<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> eventuali contenziosi pendenti.<br />

<strong>La</strong> proposta e il decreto <strong>di</strong> fissazione dell’u<strong>di</strong>enza per l’approvazione sono soggetti ad idonea<br />

forma <strong>di</strong> pubblicità stabilita dal giu<strong>di</strong>ce, oltre, nel caso <strong>in</strong> cui il proponente svolga attività<br />

d'impresa, alla pubblicazione degli stessi nel registro delle imprese (4) .<br />

Quando, poi, il piano preveda la cessione o l'affidamento a terzi <strong>di</strong> beni immobili o <strong>di</strong> beni<br />

mobili registrati, il giu<strong>di</strong>ce or<strong>di</strong>na la trascrizione del decreto, a cura dell'organismo <strong>di</strong> composizione<br />

della crisi, presso gli uffici competenti.<br />

<strong>La</strong> norma <strong>in</strong> esame <strong>di</strong>spone la trascrizione del decreto nei soli casi <strong>in</strong> cui il piano preveda la<br />

cessione o l'affidamento a terzi <strong>di</strong> beni immobili o <strong>di</strong> beni mobili registrati e, pertanto, qualora il<br />

piano costituisca titolo per il trasferimento a terzi dei beni <strong>in</strong> oggetto.<br />

Tenuto, conto, tuttavia, degli effetti – che verranno <strong>in</strong> seguito esam<strong>in</strong>ati – che la procedura<br />

determ<strong>in</strong>a sulla sfera patrimoniale e negoziale del debitore, anche qualora il piano non preveda la<br />

cessione o l'affidamento a terzi <strong>di</strong> beni immobili o <strong>di</strong> beni mobili registrati, appare opportuno<br />

ritenere che la trascrizione sia l’unica forma “idonea” <strong>di</strong> pubblicità quando il patrimonio del<br />

debitore comprenda beni immobili o mobili registrati.<br />

L’accordo del debitore può essere omologato se ottiene il consenso dei cre<strong>di</strong>tori<br />

rappresentanti almeno il sessanta per cento dei cre<strong>di</strong>ti.<br />

Tuttavia, i cre<strong>di</strong>tori muniti <strong>di</strong> privilegio, pegno o ipoteca, dei quali la proposta prevede<br />

l'<strong>in</strong>tegrale pagamento, non devono essere computati ai f<strong>in</strong>i del raggiungimento della maggioranza<br />

e non hanno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> esprimersi sulla proposta, salvo che non r<strong>in</strong>unc<strong>in</strong>o <strong>in</strong> tutto o <strong>in</strong> parte al<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> prelazione. Non hanno, altresì, <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> esprimersi sulla proposta e non sono computati<br />

4


ai f<strong>in</strong>i del raggiungimento della maggioranza il coniuge del debitore, i suoi parenti e aff<strong>in</strong>i f<strong>in</strong>o al<br />

quarto grado, i cessionari o aggiu<strong>di</strong>catari dei loro cre<strong>di</strong>ti da meno <strong>di</strong> un anno prima della proposta.<br />

Per poter omologare l’accordo, il giu<strong>di</strong>ce è tenuto a verificare che sia stata raggiunta la<br />

percentuale del sessanta per cento dei cre<strong>di</strong>tori aderenti all’accordo e che quest’ultimo sia idoneo<br />

ad assicurare il pagamento <strong>in</strong>tegrale dei cre<strong>di</strong>ti impignorabili, nonché dei cre<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> cui all'articolo<br />

7, comma 1, terzo periodo, l. 3/2012 (i tributi costituenti risorse proprie dell'Unione europea,<br />

l'imposta sul valore aggiunto e le ritenute operate e non versate).<br />

Quando, poi, uno dei cre<strong>di</strong>tori che non ha aderito o che risulta escluso o qualunque altro<br />

<strong>in</strong>teressato contesta la convenienza dell'accordo, il giu<strong>di</strong>ce lo omologa se ritiene che il cre<strong>di</strong>to<br />

possa essere sod<strong>di</strong>sfatto dall'esecuzione dello stesso <strong>in</strong> misura non <strong>in</strong>feriore a quella che se ne<br />

ricaverebbe con il nuovo proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> liquidazione previsto dagli artt. 14-ter e ss. l. 3/2012.<br />

5. Il piano del consumatore<br />

Quando il debitore, <strong>in</strong> possesso dei requisiti per proporre l’accordo <strong>di</strong> composizione della<br />

crisi, riveste anche la qualità <strong>di</strong> consumatore, egli ha la facoltà <strong>di</strong> scegliere se proporre al giu<strong>di</strong>ce<br />

un piano <strong>di</strong> risanamento dei suoi debiti, anziché ricorrere all’accordo con i propri cre<strong>di</strong>tori.<br />

Tanto sotto il profilo contenutistico, quanto sotto il profilo degli effetti, il piano del<br />

consumatore è soggetto ad una <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a analoga a quella dell’accordo del debitore.<br />

Il nuovo comma 1-bis dell’art. 7, l. 3/2012 <strong>di</strong>spone, <strong>in</strong>fatti, che, fermo il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proporre ai<br />

cre<strong>di</strong>tori un accordo, il consumatore <strong>in</strong> stato <strong>di</strong> sovra<strong>in</strong>debitamento può proporre, con l'ausilio<br />

degli organismi <strong>di</strong> composizione della crisi, un piano contenente le previsioni <strong>di</strong> cui al comma 1<br />

dell’art. 7 l. 3/2012, il quale <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a il contenuto del piano oggetto dell’accordo del debitore. Ne<br />

deriva, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, che il piano del consumatore ha ad oggetto gli stessi elementi prescritti per<br />

l’accordo del debitore, <strong>in</strong> quanto viene operato un r<strong>in</strong>vio alle previsioni relative all’accordo <strong>di</strong><br />

ristrutturazione dei debiti e <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione dei cre<strong>di</strong>ti sopra descritto per il debitore generico.<br />

Il piano del consumatore dovrebbe <strong>di</strong>fferenziarsi dall’accordo del debitore relativamente al<br />

proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> omologazione dello stesso, il quale è <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ato nel nuovo art. 12-bis l. 3/2012.<br />

In particolare, il comma 3 della predetta norma stabilisce che, verificata la fattibilità del<br />

piano e l'idoneità dello stesso ad assicurare il pagamento dei cre<strong>di</strong>ti impignorabili, nonché dei<br />

cre<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> natura tributaria <strong>di</strong> cui all'articolo 7, comma 1, terzo periodo l. 3/2012, e risolta ogni altra<br />

contestazione anche <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne all'effettivo ammontare dei cre<strong>di</strong>ti, il giu<strong>di</strong>ce omologa il piano,<br />

quando esclude che il consumatore abbia assunto obbligazioni senza la ragionevole prospettiva <strong>di</strong><br />

poterle adempiere ovvero che abbia colposamente determ<strong>in</strong>ato il sovra<strong>in</strong>debitamento, anche per<br />

mezzo <strong>di</strong> un ricorso al cre<strong>di</strong>to non proporzionato alle proprie capacità patrimoniali.<br />

A <strong>di</strong>fferenza, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, dell’accordo del debitore, il piano del consumatore non sembra avere<br />

carattere negoziale, <strong>in</strong> quanto per la sua omologazione non occorre il consenso dei cre<strong>di</strong>tori.<br />

Poiché il piano del consumatore non forma oggetto <strong>di</strong> un accordo con i propri cre<strong>di</strong>tori, il<br />

comma 3-bis dell’art. 9, l. 3/2012 impone, a garanzia dell’<strong>in</strong>teresse <strong>di</strong> questi ultimi, che alla<br />

proposta venga allegata una relazione particolareggiata dell'organismo <strong>di</strong> composizione della crisi<br />

contenente: l'<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione delle cause dell'<strong>in</strong>debitamento e della <strong>di</strong>ligenza impiegata dal<br />

consumatore nell'assumere volontariamente le obbligazioni; l'esposizione delle ragioni<br />

5


dell'<strong>in</strong>capacità del debitore <strong>di</strong> adempiere le obbligazioni assunte; il resoconto sulla solvibilità del<br />

consumatore negli ultimi c<strong>in</strong>que anni; l'<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione della eventuale esistenza <strong>di</strong> atti del debitore<br />

impugnati dai cre<strong>di</strong>tori; il giu<strong>di</strong>zio sulla completezza e atten<strong>di</strong>bilità della documentazione<br />

depositata dal consumatore a corredo della proposta, nonché sulla probabile convenienza del<br />

piano rispetto all'alternativa liquidatoria.<br />

Relativamente al proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> omologazione del piano del consumatore, che non<br />

prevede il consenso dei cre<strong>di</strong>tori, l’art. 12-bis, commi 3 e 4, l. 3/2012 <strong>di</strong>spone che, verificata la<br />

fattibilità del piano e l'idoneità dello stesso ad assicurare il pagamento dei cre<strong>di</strong>ti impignorabili,<br />

nonché dei cre<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> cui all'art. 7, comma 1, terzo periodo, l. 3/2012 (tributi costituenti risorse<br />

proprie dell'Unione europea, all'imposta sul valore aggiunto ed alle ritenute operate e non<br />

versate), e risolta ogni altra contestazione anche <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne all'effettivo ammontare dei cre<strong>di</strong>ti, il<br />

giu<strong>di</strong>ce, quando esclude che il consumatore abbia assunto obbligazioni senza la ragionevole<br />

prospettiva <strong>di</strong> poterle adempiere, ovvero che abbia colposamente determ<strong>in</strong>ato il<br />

sovra<strong>in</strong>debitamento, anche per mezzo <strong>di</strong> un ricorso al cre<strong>di</strong>to non proporzionato alle proprie<br />

capacità patrimoniali, omologa il piano, <strong>di</strong>sponendo per il relativo provve<strong>di</strong>mento una forma<br />

idonea <strong>di</strong> pubblicità.<br />

Come per l’accordo del debitore, quando il piano prevede la cessione o l'affidamento a terzi<br />

<strong>di</strong> beni immobili o <strong>di</strong> beni mobili registrati, il decreto deve essere trascritto, a cura dell'organismo<br />

<strong>di</strong> composizione della crisi. Con l'or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>niego il giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>chiara l'<strong>in</strong>efficacia del<br />

provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> sospensione delle azioni esecutive <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali, ove adottato.<br />

Quando uno dei cre<strong>di</strong>tori o qualunque altro <strong>in</strong>teressato contesta la convenienza del piano, il<br />

giu<strong>di</strong>ce lo omologa se ritiene che il cre<strong>di</strong>to possa essere sod<strong>di</strong>sfatto dall'esecuzione del piano <strong>in</strong><br />

misura non <strong>in</strong>feriore alla procedura <strong>di</strong> liquidazione del patrimonio <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ata dalla legge <strong>in</strong><br />

esame.<br />

6. Gli effetti della proposta <strong>di</strong> accordo del debitore o <strong>di</strong> piano del consumatore sulla sua<br />

capacità negoziale<br />

<strong>La</strong> nuova <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento <strong>in</strong>troduce, con l’art. 10, comma 3-bis, l.<br />

3/2012, l’obbligo <strong>di</strong> richiedere l’autorizzazione del giu<strong>di</strong>ce per gli atti eccedenti l'or<strong>di</strong>naria<br />

amm<strong>in</strong>istrazione a decorrere dalla data del decreto <strong>di</strong> fissazione dell’u<strong>di</strong>enza per l’approvazione<br />

dell’accordo e s<strong>in</strong>o alla data <strong>di</strong> omologazione dello stesso.<br />

A tale <strong>di</strong>sposizione si aggiunge il nuovo comma 5 dell’art. 10 l. 3/2012, il quale <strong>di</strong>spone che il<br />

decreto <strong>di</strong> fissazione dell’u<strong>di</strong>enza per l’approvazione dell’accordo “deve <strong>in</strong>tendersi equiparato<br />

all'atto <strong>di</strong> pignoramento”.<br />

L’equiparazione al pignoramento sembra comportare che, dopo la fissazione dell’u<strong>di</strong>enza,<br />

eventuali atti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizione compiuti <strong>in</strong> <strong>di</strong>fformità dal piano <strong>di</strong> risanamento siano <strong>in</strong>efficaci nei<br />

confronti dei cre<strong>di</strong>tori anteriori al provve<strong>di</strong>mento.<br />

L’equiparazione al pignoramento sembra essere funzionale alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a degli effetti che<br />

verranno <strong>in</strong> seguito prodotti dall’omologazione dell’accordo <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> raggiungimento dello<br />

stesso.<br />

6


Il comma 3 dell’art. 12, l. 3/2012 stabilisce, <strong>in</strong>fatti, che l’accordo omologato è obbligatorio<br />

per tutti i cre<strong>di</strong>tori anteriori all’apertura del proce<strong>di</strong>mento, e che i cre<strong>di</strong>tori con causa o titolo<br />

posteriore non possono procedere esecutivamente sui beni oggetto del piano (5) .<br />

E’ prevista, <strong>in</strong>vece, la nullità, sancita dal comma 2, lett. c) dell’art. 10, l. 3/2012, delle azioni<br />

esecutive <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali, dei sequestri conservativi, dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> prelazione acquistati sul patrimonio<br />

del debitore che ha presentato la proposta <strong>di</strong> accordo, da parte dei cre<strong>di</strong>tori aventi titolo o causa<br />

anteriore. Tuttavia, tale <strong>di</strong>sposizione non trova applicazione nei confronti dei titolari <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti<br />

impignorabili, i quali possono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> esercitare azioni <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali ed acquistare <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> prelazione<br />

sui beni del debitore.<br />

Si stabilisce, poi, la sospensione delle prescrizioni e l’esclusione delle decadenze nel periodo<br />

che va dal decreto <strong>di</strong> fissazione dell’u<strong>di</strong>enza all’omologazione del piano (art. 10, comma 4, l.<br />

3/2012).<br />

Gli effetti della proposta <strong>di</strong> piano del consumatore presentano alcune <strong>di</strong>fferenze rispetto a<br />

quelli della proposta <strong>di</strong> accordo del debitore.<br />

Innanzitutto, manca una <strong>di</strong>sposizione analoga a quella contenuta nell’art. 10, comma 3-bis, l.<br />

3/2012, che prevede – per il debitore che abbia presentato la proposta <strong>di</strong> accordo - l’obbligo <strong>di</strong><br />

richiedere l’autorizzazione del giu<strong>di</strong>ce per gli atti eccedenti l'or<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione a<br />

decorrere dalla data del decreto <strong>di</strong> fissazione dell’u<strong>di</strong>enza per l’approvazione dell’accordo e s<strong>in</strong>o<br />

alla data <strong>di</strong> omologazione dello stesso.<br />

Relativamente, poi, all’esperimento o prosecuzione <strong>di</strong> azioni esecutive <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali, mentre <strong>in</strong><br />

caso <strong>di</strong> accordo del debitore queste ultime non possono essere <strong>in</strong>iziate o proseguite dalla data del<br />

decreto <strong>di</strong> fissazione dell’u<strong>di</strong>enza per l’omologazione, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> piano del debitore il giu<strong>di</strong>ce nel<br />

decreto <strong>di</strong> fissazione dell’u<strong>di</strong>enza può, eventualmente, <strong>di</strong>sporre la sospensione <strong>di</strong> specifici<br />

proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> esecuzione forzata che potrebbero pregiu<strong>di</strong>care la fattibilità del piano, s<strong>in</strong>o al<br />

momento <strong>in</strong> cui il provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> omologazione <strong>di</strong>venta def<strong>in</strong>itivo (art. 12-bis, comma 2, l.<br />

3/2012). Solo successivamente, dalla data dell’omologazione del piano, vale la regola della nullità<br />

delle azioni esecutive <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali, cautelari e degli acquisti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> prelazione (art. 12-ter,<br />

comma 1, l. 3/2012).<br />

Nel caso <strong>di</strong> piano del consumatore è prevista l’equiparazione al pignoramento del decreto <strong>di</strong><br />

omologazione e non, <strong>in</strong>vece - come avviene per l’accordo del debitore – del decreto <strong>di</strong> fissazione<br />

dell’u<strong>di</strong>enza.<br />

Per entrambi i proce<strong>di</strong>menti, <strong>in</strong>vece, il comma 3-quater dell’art. 9 l. 3/2012 <strong>di</strong>spone che il<br />

deposito della proposta <strong>di</strong> accordo o <strong>di</strong> piano del consumatore sospende, ai soli effetti del<br />

concorso, il corso degli <strong>in</strong>teressi convenzionali o legali, a meno che i cre<strong>di</strong>ti non siano garantiti da<br />

ipoteca, pegno o privilegio.<br />

7. Gli effetti dell’omologazione dell’accordo del debitore e del piano del consumatore<br />

Relativamente agli effetti dell’omologazione dell’accordo del debitore, il nuovo comma 3<br />

dell’art. 12, l. 3/2012 <strong>di</strong>spone che l'accordo omologato è obbligatorio per tutti i cre<strong>di</strong>tori anteriori<br />

al momento <strong>in</strong> cui è stata eseguita la pubblicità <strong>di</strong>sposta dal giu<strong>di</strong>ce ai sensi dell'art. 10, comma 2,<br />

7


l. 3/2012 e i cre<strong>di</strong>tori con causa o titolo posteriore non possono procedere esecutivamente sui<br />

beni oggetto del piano.<br />

Si prevede, altresì, che i cre<strong>di</strong>ti sorti <strong>in</strong> occasione o <strong>in</strong> funzione <strong>di</strong> uno dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong><br />

composizione delle crisi siano sod<strong>di</strong>sfatti con preferenza rispetto agli altri, con esclusione <strong>di</strong><br />

quanto ricavato dalla liquidazione dei beni oggetto <strong>di</strong> pegno ed ipoteca per la parte dest<strong>in</strong>ata ai<br />

cre<strong>di</strong>tori garantiti (art. 13, comma 4-bis, l. 3/2012).<br />

Viene, poi, <strong>in</strong>trodotta una norma espressa che esclude da revocatoria gli atti compiuti <strong>in</strong><br />

esecuzione dell’accordo omologato (ultimo periodo del comma 5 dell’art. 12, l. 3/2012).<br />

Nel comma 5 dell’art. 12, l. 3/2012, relativo alla non revocabilità degli atti, pagamenti e<br />

garanzie posti <strong>in</strong> essere <strong>in</strong> esecuzione dell'accordo omologato, è aggiunta la seguente previsione:<br />

“A seguito della sentenza che <strong>di</strong>chiara il fallimento, i cre<strong>di</strong>ti derivanti da f<strong>in</strong>anziamenti effettuati <strong>in</strong><br />

esecuzione o <strong>in</strong> funzione dell'accordo omologato sono prededucibili a norma dell'articolo 111 del<br />

regio decreto 16 marzo 1942, n. 267”.<br />

Rispetto alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a previgente, cambia la sanzione stabilita per l’<strong>in</strong>osservanza del<br />

contenuto dell’accordo omologato: il nuovo comma 4 dell’art. 13 l. 3/2012 stabilisce, <strong>in</strong>fatti, che i<br />

pagamenti e gli atti <strong>di</strong>spositivi dei beni posti <strong>in</strong> essere <strong>in</strong> violazione dell'accordo o del piano del<br />

consumatore sono <strong>in</strong>efficaci rispetto ai cre<strong>di</strong>tori anteriori al momento <strong>in</strong> cui ne è stata eseguita la<br />

pubblicità. <strong>La</strong> precedente formulazione della norma prevedeva, <strong>in</strong>vece, la <strong>di</strong>versa sanzione della<br />

nullità.<br />

Gli effetti dell’omologazione del piano del consumatore sono analoghi a quelli<br />

dell’omologazione dell’accordo del debitore. Essi, <strong>in</strong>fatti, consistono nel <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziare o<br />

proseguire azioni <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali, nel <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> acquistare <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> prelazione sul patrimonio del<br />

debitore, nell’obbligatorietà del piano nei confronti <strong>di</strong> tutti i cre<strong>di</strong>tori anteriori alla data della<br />

pubblicità del proce<strong>di</strong>mento.<br />

Con riferimento specifico agli effetti dell’omologazione del piano del consumatore, l’art. 12-<br />

ter, comma 3, l. 3/2012 stabilisce, <strong>in</strong>oltre, che l'omologazione del piano non pregiu<strong>di</strong>ca i <strong>di</strong>ritti dei<br />

cre<strong>di</strong>tori nei confronti dei coobbligati, fideiussori del debitore e obbligati <strong>in</strong> via <strong>di</strong> regresso.<br />

8. L’esecuzione dell’accordo o del piano<br />

Il comma 1 dell’art. 13, l. 3/2012, relativo alle modalità <strong>di</strong> esecuzione del piano, prevede la<br />

possibilità che, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> accordo o piano i quali prevedano l’impiego <strong>di</strong> beni sottoposti a<br />

pignoramento, il giu<strong>di</strong>ce nom<strong>in</strong>i un liquidatore che <strong>di</strong>sponga <strong>in</strong> via esclusiva degli stessi e delle<br />

somme <strong>in</strong>cassate (6) .<br />

Al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> tale caso, il nuovo quarto periodo del comma 1 dell’art. 7, l. 3/2012, stabilisce la<br />

possibilità che il piano preveda la nom<strong>in</strong>a <strong>di</strong> “un gestore per la liquidazione, la custo<strong>di</strong>a e la<br />

<strong>di</strong>stribuzione del ricavato ai cre<strong>di</strong>tori, da <strong>in</strong><strong>di</strong>viduarsi <strong>in</strong> un professionista <strong>in</strong> possesso dei requisiti<br />

<strong>di</strong> cui all'articolo 28 del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267”, ossia <strong>in</strong> possesso dei requisiti per la<br />

nom<strong>in</strong>a a curatore fallimentare.<br />

In precedenza, la predetta norma stabiliva la possibilità <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>are un “fiduciario” per la<br />

liquidazione, custo<strong>di</strong>a e <strong>di</strong>stribuzione del ricavato ai cre<strong>di</strong>tori, senza fissare i relativi criteri <strong>di</strong><br />

nom<strong>in</strong>a dello stesso.<br />

8


Il nuovo comma 4-bis dell’art. 13 l. 3/2012 riconosce, poi, un <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> prelazione <strong>in</strong> favore<br />

dei cre<strong>di</strong>ti sorti <strong>in</strong> occasione o <strong>in</strong> funzione <strong>di</strong> uno dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> composizione delle crisi da<br />

sovra<strong>in</strong>debitamento.<br />

Il nuovo comma 4-ter dell’art. 13 l. 3/2012, <strong>in</strong>vece, <strong>in</strong>troduce la possibilità per il debitore o il<br />

consumatore <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare l’accordo o il piano qualora la loro esecuzione sia <strong>di</strong>ventata impossibile<br />

per ragioni a loro non imputabili.<br />

9. Impugnazione e risoluzione dell’accordo<br />

Gli artt. 14 e 14-bis l. 3/2012 contengono la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della cessazione degli effetti<br />

rispettivamente dell’accordo del debitore e del piano del consumatore.<br />

Quanto all’accordo del debitore, questo può essere annullato, oltre che per dolo, anche nei<br />

casi <strong>di</strong> colpa grave. Viene, altresì, <strong>in</strong>trodotta la previsione del term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> sei mesi e, <strong>in</strong> ogni caso, <strong>di</strong><br />

non oltre due anni dalla scadenza del term<strong>in</strong>e fissato per l'ultimo adempimento previsto, per poter<br />

chiedere l’annullamento.<br />

L’eventuale reclamo contro l’annullamento si propone al tribunale e del collegio non può far<br />

parte il giu<strong>di</strong>ce che ha pronunciato il provve<strong>di</strong>mento.<br />

Quanto al piano del consumatore, l’art. 14-bis l. 3/2012 ne <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a compiutamente la<br />

revoca e cessazione degli effetti dell'omologazione, r<strong>in</strong>viando alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dell’accordo del<br />

debitore per le ipotesi <strong>di</strong> revoca e cessazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto.<br />

Negli altri casi, il tribunale, su istanza <strong>di</strong> ogni cre<strong>di</strong>tore, <strong>in</strong> contrad<strong>di</strong>ttorio con il debitore,<br />

<strong>di</strong>chiara cessati gli effetti dell'omologazione del piano: a) quando è stato dolosamente o con colpa<br />

grave aumentato o <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uito il passivo, ovvero sottratta o <strong>di</strong>ssimulata una parte rilevante<br />

dell'attivo ovvero dolosamente simulate attività <strong>in</strong>esistenti; b) se il proponente non adempie agli<br />

obblighi derivanti dal piano, se le garanzie promesse non vengono costituite o se l'esecuzione del<br />

piano <strong>di</strong>viene impossibile anche per ragioni non imputabili al debitore.<br />

Il comma 5 dell’art. 14-bis l. 3/2012 precisa che la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> cessazione degli effetti<br />

dell'omologazione del piano non pregiu<strong>di</strong>ca i <strong>di</strong>ritti acquistati dai terzi <strong>in</strong> buona fede.<br />

10. <strong>La</strong> liquidazione dei beni<br />

10.1 Analogie con il fallimento<br />

Il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> liquidazione dei beni del debitore, <strong>in</strong>trodotto con i nuovi artt. da 14-ter a<br />

14-terdecies l. 3/2012 <strong>in</strong> alternativa agli altri due proce<strong>di</strong>menti dell’accordo del debitore e del<br />

piano del consumatore, presenta notevoli analogie con il fallimento, le quali riguardano:<br />

- gli effetti sulla capacità negoziale del debitore;<br />

- i beni ricompresi nella procedura;<br />

- le modalità <strong>di</strong> liquidazione dei beni.<br />

Relativamente al primo profilo, manca una norma analoga all’art. 42 l. fall. che privi il<br />

debitore della facoltà <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istrare e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre dei suoi beni; tuttavia, l’equiparazione al<br />

pignoramento del decreto <strong>di</strong> apertura della procedura comporta l’<strong>in</strong>efficacia <strong>di</strong> eventuali atti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sposizione posti <strong>in</strong> essere dal debitore sul suo patrimonio. E’ prevista, <strong>in</strong>oltre, l’attribuzione al<br />

liquidatore dell’amm<strong>in</strong>istrazione dei beni del patrimonio del debitore.<br />

9


In merito al secondo aspetto, la liquidazione ha ad oggetto tutti i beni del debitore, compresi<br />

quelli sopravvenuti – dedotte le passività <strong>in</strong>contrate per il loro acquisto e la loro conservazione –<br />

ad eccezione dei beni aventi carattere personale.<br />

Quanto, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, alle modalità della liquidazione dei beni, il liquidatore deve ricorrere a<br />

procedure competitive, che presentano le stesse caratteristiche <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ate dalla legge<br />

fallimentare.<br />

10.2 Presupposti per il ricorso alla liquidazione del patrimonio<br />

I requisiti per accedere a tale proce<strong>di</strong>mento sono <strong>in</strong><strong>di</strong>cati nel comma 1 dell’art. 14-ter l.<br />

3/2012, il quale <strong>di</strong>spone che “In alternativa alla proposta per la composizione della crisi, il<br />

debitore, <strong>in</strong> stato <strong>di</strong> sovra<strong>in</strong>debitamento e per il quale non ricorrono le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>ammissibilità <strong>di</strong> cui all'articolo 7, comma 2, lettere a) e b), può chiedere la liquidazione <strong>di</strong> tutti i<br />

suoi beni”.<br />

Non può qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, ricorrere alla liquidazione il debitore che si trova nelle seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />

- l’essere soggetto a procedure concorsuali <strong>di</strong>verse da quelle regolate dal capo II, l. 3/2012,<br />

ossia ai proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> composizione della crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento e <strong>di</strong> liquidazione del<br />

patrimonio (lett. a);<br />

- l’aver fatto ricorso, nei precedenti c<strong>in</strong>que anni, ai proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> cui al capo II, l. 3/2012,<br />

ossia ai proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> composizione della crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento e <strong>di</strong> liquidazione del<br />

patrimonio (lett. b).<br />

10.3 Il patrimonio da liquidare<br />

<strong>La</strong> liquidazione ha ad oggetto tutti i beni del debitore, ad eccezione <strong>di</strong> quelli elencati nel<br />

comma 6 dell’art. 14-ter l. 3/2012, i quali sono: a) i cre<strong>di</strong>ti impignorabili ai sensi dell'articolo 545<br />

del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile; b) i cre<strong>di</strong>ti aventi carattere alimentare e <strong>di</strong> mantenimento, gli<br />

stipen<strong>di</strong>, pensioni, salari e ciò che il debitore guadagna con la sua attività, nei limiti <strong>di</strong> quanto<br />

occorra al mantenimento suo e della sua famiglia <strong>in</strong><strong>di</strong>cati dal giu<strong>di</strong>ce; c) i frutti derivanti<br />

dall'usufrutto legale sui beni dei figli, i beni costituiti <strong>in</strong> fondo patrimoniale e i frutti <strong>di</strong> essi, salvo<br />

quanto <strong>di</strong>sposto dall'articolo 170 del co<strong>di</strong>ce civile; d) le cose che non possono essere pignorate per<br />

<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> legge.<br />

Nel secondo periodo del comma 2 dell’art. 14-novies l. 3/2012, relativo alle modalità <strong>di</strong><br />

liquidazione dei beni, si specifica che fanno parte del patrimonio <strong>di</strong> liquidazione anche gli<br />

accessori, le pert<strong>in</strong>enze e i frutti prodotti dai beni del debitore.<br />

Nella procedura <strong>di</strong> liquidazione rientrano anche i beni sopravvenuti: ai sensi dell’art. 14-<br />

undecies l. 3/2012, i beni sopravvenuti nei quattro anni successivi al deposito della domanda <strong>di</strong><br />

liquidazione costituiscono oggetto della stessa, dedotte le passività <strong>in</strong>contrate per l'acquisto e la<br />

conservazione dei beni medesimi.<br />

Al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> garantire l’esatta identificazione dei beni facenti parte del patrimonio del debitore<br />

è necessario allegare alla domanda <strong>di</strong> ammissione al proce<strong>di</strong>mento l'<strong>in</strong>ventario <strong>di</strong> tutti i beni del<br />

debitore, recante specifiche <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni sul possesso <strong>di</strong> ciascuno degli immobili e delle cose mobili,<br />

nonché una relazione particolareggiata dell'organismo <strong>di</strong> composizione della crisi che deve<br />

10


contenere: a) l'<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione delle cause dell'<strong>in</strong>debitamento e della <strong>di</strong>ligenza impiegata dal debitore<br />

persona fisica nell'assumere volontariamente le obbligazioni; b) l'esposizione delle ragioni<br />

dell'<strong>in</strong>capacità del debitore persona fisica <strong>di</strong> adempiere le obbligazioni assunte; c) il resoconto<br />

sulla solvibilità del debitore persona fisica negli ultimi c<strong>in</strong>que anni; d) l'<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione della eventuale<br />

esistenza <strong>di</strong> atti del debitore impugnati dai cre<strong>di</strong>tori; e) il giu<strong>di</strong>zio sulla completezza e atten<strong>di</strong>bilità<br />

della documentazione depositata a corredo della domanda (art. 14-ter comma 3, l. 3/2012).<br />

Il comma 5 dell’art. 14-ter, l. 3/2012 specifica che la domanda <strong>di</strong> liquidazione è <strong>in</strong>ammissibile<br />

se la documentazione prodotta non consente <strong>di</strong> ricostruire compiutamente la situazione<br />

economica e patrimoniale del debitore.<br />

10.4 <strong>La</strong> conversione <strong>in</strong> liquidazione<br />

E’ prevista un’ipotesi <strong>di</strong> conversione della procedura <strong>di</strong> composizione della crisi nel<br />

proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> liquidazione, la quale può essere <strong>di</strong>sposta dal giu<strong>di</strong>ce, su istanza del debitore o <strong>di</strong><br />

uno dei cre<strong>di</strong>tori, nell'ipotesi <strong>di</strong> annullamento dell'accordo o <strong>di</strong> cessazione degli effetti<br />

dell'omologazione del piano del consumatore ai sensi dell'articolo 14-bis, comma 2, lettera a) l.<br />

3/2012. <strong>La</strong> conversione è altresì <strong>di</strong>sposta nei casi <strong>di</strong> cui agli articoli 11, comma 5, e 14-bis, comma<br />

1, (se il debitore o il consumatore non eseguono <strong>in</strong>tegralmente, entro novanta giorni dalle<br />

scadenze previste, i pagamenti dovuti secondo il piano alle amm<strong>in</strong>istrazioni pubbliche e agli enti<br />

gestori <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> previdenza e assistenza obbligatorie; se risultano compiuti durante la<br />

procedura atti <strong>di</strong>retti a frodare le ragioni dei cre<strong>di</strong>tori), nonché <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> risoluzione dell'accordo o<br />

<strong>di</strong> cessazione degli effetti dell'omologazione del piano del consumatore ai sensi dell'articolo 14-bis,<br />

comma 2, lettera b), ove determ<strong>in</strong>ati da cause imputabili al debitore.<br />

10.5 L’aperura della liquidazione: pubblicità ed effetti<br />

Il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> liquidazione si apre con decreto soggetto alle stesse forme <strong>di</strong> pubblicità<br />

stabilite per l’omologazione dell’accordo del debitore o del piano del consumatore e l’apertura<br />

della liquidazione produce effetti analoghi a quelli stabiliti per i predetti proce<strong>di</strong>menti.<br />

In base all’art. 14-qu<strong>in</strong>quies l. 3/2012, <strong>in</strong>fatti, il giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>spone che, s<strong>in</strong>o al momento <strong>in</strong> cui il<br />

provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> omologazione <strong>di</strong>venta def<strong>in</strong>itivo, non possono, sotto pena <strong>di</strong> nullità, essere<br />

<strong>in</strong>iziate o proseguite azioni cautelari o esecutive né acquistati <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> prelazione sul patrimonio<br />

oggetto <strong>di</strong> liquidazione da parte dei cre<strong>di</strong>tori aventi titolo o causa anteriore.<br />

Nello stesso provve<strong>di</strong>mento, il giu<strong>di</strong>ce stabilisce idonea forma <strong>di</strong> pubblicità della domanda e<br />

del decreto, nonché, nel caso <strong>in</strong> cui il debitore svolga attività d'impresa, l'annotazione nel registro<br />

delle imprese, ed or<strong>di</strong>na, quando il patrimonio comprende beni immobili o beni mobili registrati,<br />

la trascrizione del decreto, a cura del liquidatore.<br />

In considerazione della natura <strong>di</strong> tale proce<strong>di</strong>mento, che ha ad oggetto la liquidazione<br />

dell’<strong>in</strong>tero patrimonio del debitore, il giu<strong>di</strong>ce or<strong>di</strong>na altresì la consegna o il rilascio dei beni facenti<br />

parte del patrimonio <strong>di</strong> liquidazione, salvo che non ritenga, <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> gravi e specifiche<br />

ragioni, <strong>di</strong> autorizzare il debitore ad utilizzare alcuni <strong>di</strong> essi. Il provve<strong>di</strong>mento è titolo esecutivo ed<br />

è posto <strong>in</strong> esecuzione a cura del liquidatore.<br />

11


10.6 Gli effetti del proce<strong>di</strong>mento sul patrimonio del debitore<br />

Analogamente a quanto stabilito dall’art. 10, comma 5, l. 3/2012 per l’accordo del debitore e<br />

dall’art. 12-bis, comma 7, l. 3/2012 per il piano del consumatore, ai sensi del comma 3 dell’art. 14-<br />

qu<strong>in</strong>quies l. 3/2012, il decreto <strong>di</strong> apertura della liquidazione deve <strong>in</strong>tendersi equiparato all'atto <strong>di</strong><br />

pignoramento.<br />

Eseguita la pubblicità <strong>di</strong> tale provve<strong>di</strong>mento, i beni oggetto <strong>di</strong> liquidazione non possono più<br />

essere aggre<strong>di</strong>ti dai cre<strong>di</strong>tori con titolo o causa posteriori. Tuttavia, hanno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere<br />

sod<strong>di</strong>sfatti con preferenza rispetto agli altri, con esclusione <strong>di</strong> quanto ricavato dalla liquidazione<br />

dei beni oggetto <strong>di</strong> pegno ed ipoteca per la parte dest<strong>in</strong>ata ai cre<strong>di</strong>tori garantiti, i cre<strong>di</strong>ti sorti <strong>in</strong><br />

occasione o <strong>in</strong> funzione della liquidazione o <strong>di</strong> uno degli altri proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> composizione della<br />

crisi (art. 14-duodecies l. 3/2012).<br />

10.7 Esecuzione della liquidazione<br />

Ai sensi del comma 5 dell’art. 14-qu<strong>in</strong>quies l. 3/2012, la procedura rimane aperta s<strong>in</strong>o alla<br />

completa esecuzione del programma <strong>di</strong> liquidazione e, <strong>in</strong> ogni caso, qualora vi siano beni<br />

sopravvenuti, per i quattro anni successivi al deposito della domanda.<br />

Lo svolgimento della liquidazione è affidato ad un liquidatore che, qualora non sia già stato<br />

nom<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> quanto per la sod<strong>di</strong>sfazione dei cre<strong>di</strong>ti sono utilizzati beni sottoposti a pignoramento<br />

oppure <strong>in</strong> quanto previsto dall'accordo o dal piano del consumatore, è nom<strong>in</strong>ato dal giu<strong>di</strong>ce nel<br />

provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> apertura della liquidazione e deve avere i requisiti richiesti per la nom<strong>in</strong>a a<br />

curatore fallimentare.<br />

Il liquidatore è <strong>in</strong>nanzitutto tenuto a formare l'<strong>in</strong>ventario dei beni da liquidare, comunicando<br />

ai cre<strong>di</strong>tori e ai titolari <strong>di</strong> altri <strong>di</strong>ritti che possono partecipare alla liquidazione, e la data entro cui<br />

vanno presentate le relative domande (art. 14-sexies l. 3/2012).<br />

Dopo aver ricevuto le domande <strong>di</strong> partecipazione alla liquidazione, il liquidatore forma un<br />

progetto <strong>di</strong> stato passivo, comprendente un elenco dei titolari <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti sui beni mobili e immobili<br />

<strong>di</strong> proprietà o <strong>in</strong> possesso del debitore, lo comunica agli <strong>in</strong>teressati e, <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> osservazioni, lo<br />

approva dandone comunicazione alle parti.<br />

Quando, <strong>in</strong>vece, sono formulate osservazioni e il liquidatore le ritiene fondate, entro il<br />

term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> qu<strong>in</strong><strong>di</strong>ci giorni dalla ricezione dell'ultima osservazione, pre<strong>di</strong>spone un nuovo progetto e<br />

lo comunica nuovamente ai cre<strong>di</strong>tori. In presenza <strong>di</strong> contestazioni non superabili, il liquidatore<br />

rimette gli atti al giu<strong>di</strong>ce che lo ha nom<strong>in</strong>ato, il quale provvede alla def<strong>in</strong>itiva formazione del<br />

passivo e può così avere <strong>in</strong>izio la liquidazione dei beni.<br />

<strong>La</strong> liquidazione viene effettuata sulla base <strong>di</strong> un programma pre<strong>di</strong>sposto dal liquidatore e<br />

che, ai sensi del comma 1 dell’art. 14-novies l. 3/2012, deve assicurare la ragionevole durata della<br />

procedura.<br />

A tal f<strong>in</strong>e, il comma 2 dell’art. 14-novies l. 3/2012 attribuisce espressamente al liquidatore<br />

l’amm<strong>in</strong>istrazione dei beni che compongono il patrimonio <strong>di</strong> liquidazione e l’art. 14-decies l.<br />

3/2012 <strong>di</strong>spone che, nello svolgimento dell'attività <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istrazione, il liquidatore esercita ogni<br />

azione prevista dalla legge f<strong>in</strong>alizzata a conseguire la <strong>di</strong>sponibilità dei beni da liquidare, nonché le<br />

azioni volte al recupero dei cre<strong>di</strong>ti compresi nella liquidazione.<br />

12


Per la liquidazione dei beni, la <strong>di</strong>sposizione <strong>in</strong> esame prescrive modalità analoghe a quelle<br />

stabilite per la ven<strong>di</strong>ta dei beni fallimentari, prevedendo che le ven<strong>di</strong>te e gli altri atti <strong>di</strong><br />

liquidazione posti <strong>in</strong> essere <strong>in</strong> esecuzione del programma <strong>di</strong> liquidazione siano effettuati dal<br />

liquidatore tramite procedure competitive anche avvalendosi <strong>di</strong> soggetti specializzati, sulla base <strong>di</strong><br />

stime effettuate, salvo il caso <strong>di</strong> beni <strong>di</strong> modesto valore, da parte <strong>di</strong> operatori esperti, assicurando,<br />

con adeguate forme <strong>di</strong> pubblicità, la massima <strong>in</strong>formazione e partecipazione degli <strong>in</strong>teressati.<br />

Con riferimento ai requisiti <strong>di</strong> onorabilità e professionalità dei soggetti specializzati e degli<br />

operatori esperti dei quali il liquidatore può avvalersi, nonché ai mezzi <strong>di</strong> pubblicità e trasparenza<br />

delle operazioni <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta, si ha un espresso r<strong>in</strong>vio a quelli previsti dal regolamento del M<strong>in</strong>istro<br />

della giustizia <strong>di</strong> cui all'art. 107, comma 6, l. fall..<br />

10.8 Esdebitazione<br />

Viene, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, <strong>in</strong>trodotto nell’ambito della procedura <strong>di</strong> liquidazione l’istituto<br />

dell’esdebitazione, che consiste nella <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>esegibilità dei cre<strong>di</strong>ti non sod<strong>di</strong>sfatti<br />

<strong>in</strong>tegralmente con la liquidazione del patrimonio del debitore.<br />

Il debitore persona fisica è ammesso al beneficio della liberazione dei debiti residui nei<br />

confronti dei cre<strong>di</strong>tori concorsuali e non sod<strong>di</strong>sfatti a con<strong>di</strong>zione che: a) abbia cooperato al<br />

regolare ed efficace svolgimento della procedura, fornendo tutte le <strong>in</strong>formazioni e la<br />

documentazione utili, nonché adoperandosi per il proficuo svolgimento delle operazioni; b) non<br />

abbia <strong>in</strong> alcun modo ritardato o contribuito a ritardare lo svolgimento della procedura; c) non<br />

abbia beneficiato <strong>di</strong> altra esdebitazione negli otto anni precedenti la domanda; d) non sia stato<br />

condannato, con sentenza passata <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>cato, per uno dei reati previsti dall'articolo 16 l. 3/2012;<br />

e) abbia svolto, nei quattro anni successivi all’apertura della liquidazione, un'attività produttiva <strong>di</strong><br />

red<strong>di</strong>to adeguata rispetto alle proprie competenze e alla situazione <strong>di</strong> mercato o, <strong>in</strong> ogni caso,<br />

abbia cercato un'occupazione e non abbia rifiutato, senza giustificato motivo, proposte <strong>di</strong> impiego;<br />

f) siano stati sod<strong>di</strong>sfatti, almeno <strong>in</strong> parte, i cre<strong>di</strong>tori per titolo e causa anteriore al decreto <strong>di</strong><br />

apertura della liquidazione (art. 14-terdecies, comma 1, l. 3/2012).<br />

L'esdebitazione è, viceversa, esclusa: a) quando il sovra<strong>in</strong>debitamento del debitore è<br />

imputabile ad un ricorso al cre<strong>di</strong>to colposo e sproporzionato rispetto alle sue capacità<br />

patrimoniali; b) quando il debitore, nei c<strong>in</strong>que anni precedenti l'apertura della liquidazione o nel<br />

corso della stessa, ha posto <strong>in</strong> essere atti <strong>in</strong> frode ai cre<strong>di</strong>tori, pagamenti o altri atti <strong>di</strong>spositivi del<br />

proprio patrimonio, ovvero simulazioni <strong>di</strong> titoli <strong>di</strong> prelazione, allo scopo <strong>di</strong> favorire alcuni cre<strong>di</strong>tori<br />

a danno <strong>di</strong> altri (art. 14-terdecies, comma 2, l. 3/2012).<br />

L'esdebitazione, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, non opera: a) per i debiti derivanti da obblighi <strong>di</strong> mantenimento e<br />

alimentari; b) per i debiti da risarcimento dei danni da fatto illecito extracontrattuale, nonché per<br />

le sanzioni penali ed amm<strong>in</strong>istrative <strong>di</strong> carattere pecuniario che non siano accessorie a debiti<br />

est<strong>in</strong>ti; c) per i debiti fiscali che, pur avendo causa anteriore al decreto <strong>di</strong> apertura delle procedure<br />

<strong>di</strong> cui alle sezioni prima e seconda del presente capo, sono stati successivamente accertati <strong>in</strong><br />

ragione della sopravvenuta conoscenza <strong>di</strong> nuovi elementi (art. 14-terdecies, comma 3, l. 3/2012).<br />

11. Gli organismi <strong>di</strong> composizione della crisi<br />

13


11.1 I requisiti soggettivi<br />

Gli organismi <strong>di</strong> composizione delle crisi sono enti iscritti <strong>in</strong> un apposito registro tenuto<br />

presso il M<strong>in</strong>istero della Giustizia i quali <strong>in</strong>tervengono <strong>in</strong> tutte le procedure <strong>di</strong> composizione delle<br />

crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento, comprendenti l’accordo del debitore, il piano del consumatore e la<br />

liquidazione del patrimonio, con compiti <strong>di</strong> ausilio dell’attività del debitore, dei cre<strong>di</strong>tori e del<br />

giu<strong>di</strong>ce della procedura.<br />

L’art. 15 l. 3/2012 prevede che possono costituire organismi per la composizione delle crisi<br />

da sovra<strong>in</strong>debitamento gli enti pubblici che siano dotati <strong>di</strong> requisiti <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>pendenza e<br />

professionalità da determ<strong>in</strong>arsi con regolamento adottato dal M<strong>in</strong>istro della giustizia, <strong>di</strong> concerto<br />

con il M<strong>in</strong>istro dello sviluppo economico ed il M<strong>in</strong>istro dell'economia e delle f<strong>in</strong>anze, ai sensi<br />

dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400.<br />

Sono, tuttavia, iscritti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, a semplice domanda, nell’apposito registro tenuto presso il<br />

M<strong>in</strong>istero della giustizia:<br />

- gli organismi <strong>di</strong> conciliazione costituiti presso le camere <strong>di</strong> commercio, <strong>in</strong>dustria,<br />

artigianato e agricoltura ai sensi dell'articolo 2 della legge 29 <strong>di</strong>cembre 1993, n. 580, e successive<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni;<br />

- il segretariato sociale costituito ai sensi dell'articolo 22, comma 4, lettera a), della legge 8<br />

novembre 2000, n. 328,<br />

- gli or<strong>di</strong>ni professionali degli avvocati, dei commercialisti ed esperti contabili e dei notai.<br />

Dunque, il regolamento dovrà limitarsi, per quello che qui <strong>in</strong>teressa, ad <strong>in</strong><strong>di</strong>care i requisiti <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>pendenza e professionalità <strong>di</strong> cui dovrà essere <strong>in</strong> possesso l’ente pubblico che <strong>in</strong>tenda<br />

costituire organismi per la composizione delle crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento.<br />

Il regolamento dovrà anche stabilire:<br />

- le modalità <strong>di</strong> iscrizione nel registro,<br />

- le con<strong>di</strong>zioni per l'iscrizione, la formazione dell'elenco e la sua revisione, la sospensione e la<br />

cancellazione degli iscritti,<br />

- la determ<strong>in</strong>azione dei compensi e dei rimborsi spese spettanti agli organismi a carico dei<br />

soggetti che ricorrono alla procedura.<br />

Per quanto riguarda il notariato, il Consiglio Nazionale del Notariato è, per def<strong>in</strong>izione (art. 1,<br />

legge 3 agosto 1949, n. 577) “or<strong>di</strong>ne professionale della categoria”, laddove i Consigli Notarili<br />

<strong>di</strong>strettuali sono costituiti nell’ambito del collegio corrispondente al <strong>di</strong>stretto notarile e svolgono<br />

le funzioni ad essi attribuiti dagli artt. 93, 93-bis e 93-ter della legge notarile. Tuttavia, la previsione<br />

<strong>in</strong> esame va coor<strong>di</strong>nata con le funzioni e le competenza degli organi rappresentativi del notariato:<br />

il Consiglio nazionale è organo meramente politico. Viceversa i Consigli <strong>di</strong>strettuali hanno una<br />

competenza territoriale limitata che appare più coerente con lo spirito della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a del<br />

sovra<strong>in</strong>debitamento, che nell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduare le funzioni degli organismi <strong>di</strong> composizione della crisi, si<br />

riferisce a quelli aventi sede nel circondario del tribunale competete per la s<strong>in</strong>gola procedura (art.<br />

7, comma 1).<br />

Si può, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, ipotizzare che l’iscrizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto nel registro degli organismi prevista per<br />

l’or<strong>di</strong>ne professionale dei notai debba <strong>in</strong>tendersi riferita ai Consigli Notarili <strong>di</strong>strettuali.<br />

14


11.2 I professionisti <strong>in</strong>vestiti della composizione della crisi<br />

Il comma 9 dello stesso art. 15 l. 3/2012 prevede altresì che i compiti e le funzioni attribuiti<br />

agli organismi <strong>di</strong> composizione della crisi possono essere svolti anche:<br />

- da un professionista o da una società tra professionisti <strong>in</strong> possesso dei requisiti <strong>di</strong> cui<br />

all’articolo 28 del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, e successive mo<strong>di</strong>ficazioni,<br />

- ovvero da un notaio,<br />

nom<strong>in</strong>ati dal presidente del tribunale o dal giu<strong>di</strong>ce da lui delegato.<br />

11.3 Le funzioni<br />

L’art. 15 del<strong>in</strong>ea le funzioni degli organismi <strong>di</strong> composizione della crisi (che come si è visto<br />

possono essere anche affidate ad un professionista o società tra professionisti <strong>in</strong> possesso dei<br />

requisiti previsti dall’art. 28 l. fall. ovvero ad un notaio nom<strong>in</strong>ati dal presidente del tribunale o dal<br />

giu<strong>di</strong>ce da lui delegato ) richiamando quelle <strong>in</strong><strong>di</strong>cate nelle sezioni I e II, e cioè,<br />

a) Nell’accordo del debitore: assistere il debitore nella pre<strong>di</strong>sposizione e proposizione del<br />

piano e della proposta da presentare ai cre<strong>di</strong>tori ed effettuare le relative attestazioni, anche con<br />

riguardo alla posizione fiscale del debitore; <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> accordo, trasmettere la relazione sui<br />

consensi espressi ai cre<strong>di</strong>tori ed al giu<strong>di</strong>ce;<br />

b) Nel piano del consumatore, comunicare ai cre<strong>di</strong>tori la proposta <strong>di</strong> piano del consumatore<br />

e curare la trascrizione del decreto <strong>di</strong> omologa;<br />

c) In sede <strong>di</strong> esecuzione dell’accordo e del piano, proporre la nom<strong>in</strong>a del liquidatore,<br />

risolvere le eventuali <strong>di</strong>fficoltà <strong>in</strong>sorte nell’esecuzione dell’accordo e vigilare sul suo esatto<br />

adempimento, comunicando ai cre<strong>di</strong>tori ogni eventuale irregolarità<br />

d) In sede <strong>di</strong> liquidazione, pre<strong>di</strong>sporre la relativa relazione <strong>di</strong> accompagnamento, dare<br />

notizie agli agenti <strong>di</strong> riscossione.<br />

Inoltre, <strong>in</strong> forza dell’art. 15, l’organismo:<br />

- assume ogni <strong>in</strong>iziativa funzionale alla pre<strong>di</strong>sposizione del piano <strong>di</strong> ristrutturazione e<br />

all'esecuzione dello stesso<br />

- verifica la veri<strong>di</strong>cità dei dati contenuti nella proposta e nei documenti allegati, attesta la<br />

fattibilità del piano<br />

- esegue le pubblicità (…) ed effettua le comunicazioni <strong>di</strong>sposte dal giu<strong>di</strong>ce nell'ambito dei<br />

proce<strong>di</strong>menti<br />

Quando il giu<strong>di</strong>ce lo <strong>di</strong>spone, l'organismo svolge le funzioni <strong>di</strong> liquidatore e <strong>di</strong> gestore per la<br />

liquidazione.<br />

Per lo svolgimento dei compiti e delle attività previsti dalla legge <strong>in</strong> oggetto, il giu<strong>di</strong>ce e,<br />

previa autorizzazione <strong>di</strong> quest'ultimo, gli organismi <strong>di</strong> composizione della crisi possono accedere ai<br />

dati contenuti nell'anagrafe tributaria, nei sistemi <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni cre<strong>di</strong>tizie, nelle centrali rischi e<br />

nelle altre banche dati pubbliche.<br />

Daniela Boggiali<br />

15


__________________________<br />

1) Tale circostanza trova conferma <strong>in</strong> alcune <strong>di</strong>sposizioni che, prevedendo ulteriori obblighi per il caso <strong>in</strong> cui il<br />

debitore sia impren<strong>di</strong>tore, implicitamente ammettono il caso <strong>di</strong> debitori non impren<strong>di</strong>tori. Ad esempio, il<br />

comma 3 dell’art. 9 prevede l’obbligo <strong>di</strong> depositare, unitamente alla proposta <strong>di</strong> accordo, le scritture contabili<br />

nel caso <strong>in</strong> cui il debitore sia un soggetto che svolge attività d’impresa. Analogamente, il comma 2 dell’art. 10<br />

<strong>di</strong>spone, quale ulteriore forma <strong>di</strong> pubblicità del decreto <strong>di</strong> fissazione dell’u<strong>di</strong>enza per l’approvazione<br />

dell’accordo, l’iscrizione nel registro delle imprese se il debitore è anche impren<strong>di</strong>tore.<br />

2) L’ultima formulazione dell’art. 7, comma 2, lett. a), l. 3/2012 <strong>di</strong>spone che la proposta <strong>di</strong> composizione della crisi<br />

non è ammissibile quando il debitore, anche consumatore “è soggetto a procedure concorsuali <strong>di</strong>verse da<br />

quelle regolate dal presente capo”. Viene elim<strong>in</strong>ato il riferimento, che <strong>in</strong>vece era contenuto nel testo anteriore<br />

alle mo<strong>di</strong>fiche, ai debitori “assoggettabili” alle altre procedure concorsuali, restando, <strong>in</strong>vece, il solo riferimento<br />

ai debitori “soggetti” a tali procedura. Non sembra, però, che tale mo<strong>di</strong>fica abbia carattere sostanziale, <strong>in</strong><br />

quanto il comma 1 dell’art. 6, l. 3/2012 resta <strong>in</strong>alterato nella parte <strong>in</strong> cui <strong>di</strong>spone che la procedura <strong>in</strong> esame ha<br />

il f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> “porre rime<strong>di</strong>o alle situazioni <strong>di</strong> sovra<strong>in</strong>debitamento non soggette né assoggettabili a procedure<br />

concorsuali <strong>di</strong>verse da quelle regolate dal presente capo”.<br />

3) Sull’opportunità <strong>di</strong> attenuare la tutela dei cre<strong>di</strong>tori privilegiati, v. GASBARRINI, Il proce<strong>di</strong>mento per la<br />

composizione delle crisi da sovra<strong>in</strong>debitamento <strong>di</strong> cui alla legge n. 3 del 27 gennaio 2012, <strong>in</strong> CNN Notizie del 29<br />

ottobre 2012.<br />

4) <strong>La</strong> pubblicità pre<strong>di</strong>sposta dal giu<strong>di</strong>ce e quella nel registro delle imprese ha ad oggetto la proposta <strong>di</strong> accordo e il<br />

decreto <strong>di</strong> fissazione dell’u<strong>di</strong>enza e viene effettuata <strong>in</strong> seguito all’emanazione <strong>di</strong> quest’ultimo, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

quanto avviene nel concordato preventivo, per il quale è prevista la pubblicazione nel registro delle imprese<br />

della semplice istanza <strong>di</strong> ammissione della procedura (art. 161, comma 5, l. fall., come mo<strong>di</strong>ficato dall'art. 33,<br />

comma 1, lett. b), n. 3), d.l. 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con mo<strong>di</strong>ficazioni, dalla l. 7 agosto 2012, n. 134).<br />

5) Come verrà <strong>in</strong> seguito esam<strong>in</strong>ato, coerentemente con l’equiparazione al pignoramento della proposta <strong>di</strong><br />

accordo, cambia la sanzione stabilita per l’<strong>in</strong>osservanza dell’accordo omologato: il nuovo comma 4 dell’art. 13 l.<br />

3/2012 stabilisce, <strong>in</strong>fatti, che i pagamenti e gli atti <strong>di</strong>spositivi dei beni posti <strong>in</strong> essere <strong>in</strong> violazione dell'accordo o<br />

del piano del consumatore sono <strong>in</strong>efficaci rispetto ai cre<strong>di</strong>tori anteriori al momento <strong>in</strong> cui ne è stata eseguita la<br />

pubblicità. <strong>La</strong> precedente formulazione della norma prevedeva, <strong>in</strong>vece, la <strong>di</strong>versa sanzione della nullità.<br />

6) Sulle funzioni del liquidatore, v. GASBARRINI, Il proce<strong>di</strong>mento per la composizione delle crisi da<br />

sovra<strong>in</strong>debitamento, cit.<br />

(Riproduzione riservata)<br />

16


CONSIGLIO NAZIONALE DEL NOTARIATO<br />

Stu<strong>di</strong>o n. 100-2013/I<br />

<strong>La</strong> c.d. domanda <strong>di</strong> concordato <strong>in</strong> bianco<br />

Approvato dalla Commissione Stu<strong>di</strong> d’Impresa il 19 febbraio 2013<br />

Sommario: 1. Premessa; 2. Il contenuto della domanda <strong>di</strong> concordato; 3. Il verbale notarile ed il problema<br />

della pubblicità; 4. Il concordato <strong>in</strong> bianco o concordato con riserva o preconcordato o concordato senza<br />

piano; 5. Il contenuto della domanda; 6. Gli effetti della presentazione della domanda con riserva; 7. Il<br />

compimento degli atti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria e straor<strong>di</strong>nari amm<strong>in</strong>istrazione; 8. <strong>La</strong> prededucibilità dei cre<strong>di</strong>ti post<br />

ricorso e gli obblighi <strong>in</strong>formativi perio<strong>di</strong>ci; 9. Lo scioglimento dai rapporti <strong>in</strong> corso; 10. Compatibilità della<br />

domanda con riserva con l’accordo <strong>di</strong> ristrutturazione dei debiti e con il concordato con cont<strong>in</strong>uità<br />

aziendale; 11. L’orientamento restrittivo ed il rischio del c.d. abuso del <strong>di</strong>ritto; 12. Conseguenze del<br />

mancato deposito della domanda <strong>di</strong> concordato (e della mancata <strong>in</strong>tegrazione).<br />

***<br />

1. Premessa<br />

<strong>La</strong> ragione per cui, dalla conversione del decreto legge 22 giugno 2012, n. 83, ad opera della<br />

legge 7 agosto 2012, n. 134, molte imprese hanno fatto ricorso alla procedura prevista dall’art. 161 l.<br />

fall. è rappresentata dal fatto che la c.d. presentazione della domanda <strong>di</strong> concordato <strong>in</strong> bianco<br />

produce gli effetti <strong>di</strong> cui all’art. 168 l. fall., e cioè il blocco delle azioni esecutive, il c.d. automatic<br />

stay.<br />

Infatti, “dalla data della pubblicazione del ricorso nel registro delle imprese e f<strong>in</strong>o al momento<br />

<strong>in</strong> cui il decreto <strong>di</strong> omologazione del concordato preventivo <strong>di</strong>venta def<strong>in</strong>itivo, i cre<strong>di</strong>tori per titolo o<br />

causa anteriore non possono, sotto pena <strong>di</strong> nullità, <strong>in</strong>iziare o proseguire azioni esecutive e cautelari<br />

sul patrimonio del debitore”.<br />

Inoltre, le prescrizioni che sarebbero state <strong>in</strong>terrotte dagli atti predetti rimangono sospese, e<br />

le decadenze non si verificano.<br />

Inf<strong>in</strong>e, i cre<strong>di</strong>tori non possono acquistare <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> prelazione con efficacia rispetto ai cre<strong>di</strong>tori<br />

concorrenti, salvo che vi sia autorizzazione del giu<strong>di</strong>ce e, soprattutto, le ipoteche giu<strong>di</strong>ziali iscritte nei<br />

novanta giorni che precedono la data della pubblicazione del ricorso nel registro delle imprese sono<br />

<strong>in</strong>efficaci rispetto ai cre<strong>di</strong>tori anteriori al concordato.<br />

1


2. Il contenuto della domanda <strong>di</strong> concordato<br />

L’art. 161 prevede che la domanda per l'ammissione alla procedura <strong>di</strong> concordato preventivo<br />

sia proposta con ricorso, sottoscritto dal debitore o, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> società, da coloro che ne hanno la<br />

rappresentanza sociale, al tribunale del luogo <strong>in</strong> cui l'impresa ha (o aveva nell’anno antecedente al<br />

deposito) la propria sede pr<strong>in</strong>cipale.<br />

<strong>La</strong> documentazione a corredo del ricorso comprende:<br />

a) una aggiornata relazione sulla situazione patrimoniale, economica e f<strong>in</strong>anziaria dell'impresa;<br />

b) uno stato analitico ed estimativo delle attività e l'elenco nom<strong>in</strong>ativo dei cre<strong>di</strong>tori, con<br />

l'<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione dei rispettivi cre<strong>di</strong>ti e delle cause <strong>di</strong> prelazione;<br />

c) l'elenco dei titolari dei <strong>di</strong>ritti reali o personali su beni <strong>di</strong> proprietà o <strong>in</strong> possesso del debitore;<br />

d) il valore dei beni e i cre<strong>di</strong>tori particolari degli eventuali soci illimitatamente responsabili;<br />

e) un piano contenente la descrizione analitica delle modalità e dei tempi <strong>di</strong> adempimento<br />

della proposta.<br />

Piano e documentazione debbono <strong>in</strong>oltre essere accompagnati dalla relazione <strong>di</strong> un<br />

professionista, designato dal debitore, iscritto nel registro dei revisori legali <strong>in</strong> possesso dei requisiti<br />

<strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> cui all’ articolo 67, terzo comma, lett. d), che attesti la veri<strong>di</strong>cità dei dati aziendali<br />

e la fattibilità del piano medesimo. Analoga relazione deve essere presentata nel caso <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fiche<br />

sostanziali della proposta o del piano.<br />

3. Il verbale notarile ed il problema della pubblicità<br />

Come detto, nel caso <strong>in</strong> cui il debitore sia una società, il ricorso va presentato dal legale<br />

rappresentante della stessa, <strong>in</strong> forza dell’art. 152, richiamato dal comma 4 dell’art. 161.<br />

Va ricordato come tale <strong>di</strong>sposizione preveda, per il concordato fallimentare, che la proposta e<br />

le con<strong>di</strong>zioni del concordato, salva <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>sposizione dell'atto costitutivo o dello statuto:<br />

a) nelle società <strong>di</strong> persone, siano approvate dai soci che rappresentano la maggioranza<br />

assoluta del capitale;<br />

b) nelle società per azioni, <strong>in</strong> accoman<strong>di</strong>ta per azioni e a responsabilità limitata, nonché nelle<br />

società cooperative, siano deliberate dagli amm<strong>in</strong>istratori.<br />

Nelle società <strong>di</strong> capitali e cooperative, <strong>in</strong>oltre, la decisione o la deliberazione su proposta e<br />

con<strong>di</strong>zioni debbono risultare da verbale redatto da notaio ed essere depositate ed iscritte nel<br />

registro delle imprese a norma dell'articolo 2436 del co<strong>di</strong>ce civile.<br />

Dunque, la decisione/delibera deve esser sottoposta al vaglio <strong>di</strong> legalità, ad opera del notaio<br />

verbalizzante, ex art. 2436 c.c. (con la possibilità, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> rifiuto da parte del notaio <strong>di</strong> procedere<br />

all'iscrizione, <strong>di</strong> proporre ricorso al tribunale); peraltro, anche <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> attribuzione statutaria della<br />

2


competenza all'assemblea straor<strong>di</strong>naria, la deliberazione deve comunque essere verbalizzata ed<br />

iscritta ex art. 2436 c.c.<br />

Ove la società sia <strong>in</strong> liquidazione, la competenza spetta ai liquidatori, ai liquidatori,<br />

efficacemente def<strong>in</strong>iti come "gli amm<strong>in</strong>istratori della liquidazione" (1) .<br />

Come autorevolmente precisato “il controllo notarile sulla delibera assembleare o consiliare (o<br />

sulla determ<strong>in</strong>azione dell'amm<strong>in</strong>istratore unico) non potrà e non dovrà vertere sul contenuto della<br />

proposta concordataria, anche qualora la medesima contempli, <strong>in</strong> chiave meramente<br />

programmatica, l'attuazione <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fiche statutarie, perché altrimenti esso anticiperebbe e<br />

duplicherebbe impropriamente il controllo <strong>di</strong> regolarità e la valutazione della proposta che devono<br />

essere operati da parte degli organi della procedura, prima della sua sottoposizione al voto dei<br />

cre<strong>di</strong>tori (artt. 125 e 163 l. fall.).<br />

Pertanto sembra che al notaio non possa essere ascritto, <strong>in</strong> questa fase prodromica, altro<br />

dovere che quello <strong>di</strong> verificare le regole <strong>di</strong> competenza e <strong>di</strong> formazione della volontà sociale <strong>in</strong><br />

materia <strong>di</strong> "deliberazione" del concordato; e che il medesimo pubblico ufficiale non possa rifiutarsi<br />

<strong>di</strong> chiedere l'iscrizione nel registro delle imprese <strong>di</strong> una proposta recante modalità e con<strong>di</strong>zioni (art.<br />

152, co. 2° l. fall.) non conformi a quelle contemplate dal pur amplissimo para<strong>di</strong>gma degli artt. 124 e<br />

160 l. fall. Infatti, qualora si ritenesse che il notaio, <strong>in</strong> questa circostanza, fosse tenuto a rifiutare<br />

l'iscrizione della deliberazione <strong>di</strong> proposta del concordato, per <strong>di</strong>fformità del contenuto della<br />

medesima dalle norme fallimentari, si dovrebbe ammettere la legittimazione degli amm<strong>in</strong>istratori a<br />

ricorrere al tribunale ai sensi dell'art. 2436, co. 3° c.c., con il risultato <strong>di</strong> rimettere la questione ad un<br />

giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>verso da quello competente secondo la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a speciale” (2) .<br />

Sotto tale profilo, il <strong>di</strong>sposto del comma 4 dell’art. 161 implica la necessità dell’<strong>in</strong>tervento<br />

notarile anche con riferimento al proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> formazione della volontà delle società <strong>di</strong> capitali<br />

che <strong>in</strong>tendano accedere al concordato preventivo <strong>in</strong> merito alla proposta ed al correlativo piano.<br />

Ma, così come nel concordato fallimentare, anche nel concordato preventivo il controllo del<br />

notaio riguarderà le regole <strong>di</strong> competenza e <strong>di</strong> formazione della volontà sociale e non il contenuto <strong>di</strong><br />

proposta e piano, che saranno vagliati dal tribunale.<br />

Va, <strong>in</strong> proposito, ricordata la recentissima Cass. 23 gennaio 2013, n. 1521, la quale del<strong>in</strong>ea i<br />

<strong>di</strong>versi spazi <strong>di</strong> valutazione del giu<strong>di</strong>ce da un lato e dei cre<strong>di</strong>tori dall’altro: “Il giu<strong>di</strong>ce ha il dovere <strong>di</strong><br />

esercitare il controllo <strong>di</strong> legittimità sul giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> fattibilità della proposta <strong>di</strong> concordato, non<br />

restando questo escluso dall’attestazione del professionista, mentre resta riservata ai cre<strong>di</strong>tori la<br />

valutazione <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne al merito del detto giu<strong>di</strong>zio, che ha ad oggetto la probabilità <strong>di</strong> successo<br />

economico del piano ed i rischi <strong>in</strong>erenti; il controllo <strong>di</strong> legittimità del giu<strong>di</strong>ce si realizza facendo<br />

applicazione <strong>di</strong> un unico e medesimo parametro nelle <strong>di</strong>verse fasi <strong>di</strong> ammissibilità, revoca ed<br />

3


omologazione <strong>in</strong> cui si articola la procedura <strong>di</strong> concordato preventivo; il controllo <strong>di</strong> legittimità si<br />

attua verificando l’effettiva realizzabilità della causa concreta della procedura <strong>di</strong> concordato;<br />

quest’ultima, da <strong>in</strong>tendere come obiettivo specifico perseguito dal proce<strong>di</strong>mento, non ha contenuto<br />

fisso e predeterm<strong>in</strong>abile, essendo <strong>di</strong>pendente dal tipo <strong>di</strong> proposta formulata, pur se <strong>in</strong>serita nel<br />

generale quadro <strong>di</strong> riferimento, f<strong>in</strong>alizzato al superamento della situazione <strong>di</strong> crisi dell’impren<strong>di</strong>tore,<br />

da un lato, e all’assicurazione <strong>di</strong> un sod<strong>di</strong>sfacimento, sia pur ipoteticamente modesto e parziale, dei<br />

cre<strong>di</strong>tori, da un altro”.<br />

Ciò conferma anche come il controllo sulla la decisione/delibera <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alla domanda <strong>di</strong><br />

concordato spettante al notaio sia un controllo che riguarda le modalità <strong>di</strong> formazione della volontà<br />

sociale.<br />

<strong>La</strong> domanda <strong>di</strong> concordato è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> comunicata al pubblico m<strong>in</strong>istero ed è pubblicata, a cura<br />

del cancelliere, nel registro delle imprese entro il giorno successivo al deposito <strong>in</strong> cancelleria.<br />

Si pone il problema del coor<strong>di</strong>namento fra il <strong>di</strong>sposto dell’art. 152 (che prevede che la<br />

delibera/decisione sia depositata ed iscritta nel registro delle imprese a norma dell'articolo 2436 del<br />

co<strong>di</strong>ce civile a cura del notaio) e l’art. 161, comma 5, che affida il compito <strong>di</strong> curare la pubblicità al<br />

cancelliere.<br />

In favore della prevalenza della prima <strong>di</strong>sposizione si potrebbe addurre il fatto che l’art. 152 si<br />

limita a <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are nel concordato fallimentare, le modalità <strong>di</strong> formazione della volontà sociale,<br />

richiedendo la pubblicità della decisione/delibera comunque prodromica alla presentazione del<br />

ricorso al giu<strong>di</strong>ce delegato ai sensi dell’art. 125 l. fall.<br />

Sotto tale profilo, la struttura proce<strong>di</strong>mentale è analoga nelle due fattispecie: alla fase <strong>di</strong><br />

formazione della volontà sociale segue quella della presentazione del ricorso. Con la <strong>di</strong>fferenza che<br />

mentre nel concordato fallimentare non è necessario un co<strong>in</strong>volgimento specifico del pubblico<br />

m<strong>in</strong>istero (trattandosi appunto <strong>di</strong> una vicenda che attiene ad una procedura fallimentare già aperta),<br />

nel caso del concordato preventivo la previsione del comma 5 dell’art. 161 vale ad attivare il p.m.<br />

In questo senso farebbe propendere anche il tenore letterale dell’art. 161, laddove si limita a<br />

stabilire che “Per la società la domanda deve essere approvata e sottoscritta a norma dell'articolo<br />

152”, richiamando qu<strong>in</strong><strong>di</strong> le modalità <strong>di</strong> approvazione della domanda e non anche la pubblicità<br />

evocata da tale ultima <strong>di</strong>sposizione. Come se, <strong>in</strong> sostanza, più che l’art. 2436 c.c., fosse l’art. 2375,<br />

c.c. ad esser richiamato.<br />

Tuttavia, nel senso della “doppia pubblicità” (iscrizione della delibera, iscrizione della domanda<br />

<strong>di</strong> concordato) sembra potersi addurre l’esigenza <strong>di</strong> <strong>in</strong>formare il mercato, e soprattutto i cre<strong>di</strong>tori,<br />

della circostanza che il debitore – nel nostro caso la società – sta per <strong>in</strong>traprendere un’<strong>in</strong>iziativa che<br />

porta al blocco delle azioni esecutive e cautelari ed agli altri effetti previsti dagli artt. 168 e 169 l. fall.<br />

4


Iscrizione della delibera dell’organo amm<strong>in</strong>istrativo (o dell’assemblea) da parte del notaio ed<br />

iscrizione della domanda da parte del cancelliere non rappresenterebbero, <strong>in</strong> tale con<strong>di</strong>visibile<br />

prospettiva, un’<strong>in</strong>utile ripetizione.<br />

4. Il concordato <strong>in</strong> bianco o concordato con riserva o preconcordato o concordato senza<br />

piano<br />

<strong>La</strong> vera novità della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a del concordato preventivo, che sta suscitando curiosità e<br />

perplessità, è data dal <strong>di</strong>sposto del comma 6, che <strong>in</strong>troduce il c.d. concordato <strong>in</strong> bianco o, secondo<br />

altre term<strong>in</strong>ologie, il concordato con riserva o preconcordato o concordato senza piano.<br />

Come sottol<strong>in</strong>eato s<strong>in</strong> dai primi commenti, “ da molti era stata rilevata la <strong>di</strong>fficoltà per il<br />

debitore <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre il piano senza beneficiare nelle more <strong>di</strong> protezione nei confronti delle azioni<br />

esecutive dei cre<strong>di</strong>tori, oltre che dei sequestri e delle ipoteche giu<strong>di</strong>ziali, <strong>in</strong>iziative tutte idonee a<br />

compromettere il buon risultato del piano” (3) .<br />

Con la previsione del comma 6, <strong>in</strong>vece, lo spatium deliberan<strong>di</strong> concesso al debitore può essere<br />

utilizzato sia per pre<strong>di</strong>sporre il piano e consentire all’esperto <strong>di</strong> attestare la veri<strong>di</strong>cità dei dati<br />

aziendali e la fattibilità del piano stesso, sia per raggiungere accor<strong>di</strong> con i cre<strong>di</strong>tori <strong>di</strong>retti a facilitarne<br />

il buon esito (ad esempio la r<strong>in</strong>uncia al privilegio da parte <strong>di</strong> alcuni cre<strong>di</strong>tori) (4) .<br />

Si è efficacemente affermato come “con tale istituto si paralizza temporaneamente quel<br />

potere-dovere del Tribunale <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarare <strong>in</strong>ammissibile la proposta che esso sarebbe chiamato ad<br />

esercitare ai sensi dell’art. 162, comma 2, <strong>in</strong> ragione del <strong>di</strong>fetto, appunto, dei presupposti previsti dai<br />

commi primo e secondo dell’art. 160, e dai primi quattro commi dell’art. 161, ossia, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi, <strong>in</strong><br />

ragione della mancanza degli elementi m<strong>in</strong>imi <strong>di</strong> riconoscibilità <strong>di</strong> una proposta concordataria valida<br />

ed ammissibile, secondo la conformazione tipologica ed i requisiti formali e sostanziali previsti dalle<br />

predette norme” (5) .<br />

Le ragioni per le quali il legislatore ha <strong>in</strong>trodotto tale <strong>di</strong>sposizione si r<strong>in</strong>vengono nella<br />

<strong>di</strong>st<strong>in</strong>zione - ricavabile dal dato positivo - fra ciò che attiene al processo (la domanda), ciò che attiene<br />

al contenuto negoziale (la proposta) e ciò che attiene al modo <strong>in</strong> cui si pensa <strong>di</strong> rendere realizzabile<br />

la proposta (il piano) (6) e nella circostanza che la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> questi ultimi due richiede del<br />

tempo. Con la previsione del comma 6, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, la protezione e gli effetti del concordato, <strong>in</strong><br />

particolare quelli previsti dagli agli artt. 168 e 169 l. fall., vengono <strong>in</strong>vece sostanzialmente anticipati.<br />

5. Il contenuto della domanda<br />

<strong>La</strong> documentazione per ottenere gli effetti <strong>di</strong> cui all’art. 168 l. fall. attraverso la c.d. domanda<br />

<strong>in</strong> bianco o con riserva <strong>di</strong> cui al comma 6 dell’art. 161, ispirata al modello statunitense del Chapter<br />

5


11, ed <strong>in</strong>trodotta dal d.l. 83/2012, è molto più semplificata: questa avrà a corredo solo i bilanci degli<br />

ultimi tre esercizi, riservandosi l’impren<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> presentare la proposta, il piano e la<br />

documentazione per il concordato preventivo liquidatorio entro un term<strong>in</strong>e fissato dal giu<strong>di</strong>ce,<br />

compreso fra sessanta e centoventi giorni e prorogabile, <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> giustificati motivi, <strong>di</strong> non<br />

oltre sessanta giorni.<br />

Quando tuttavia pende il proce<strong>di</strong>mento per la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> fallimento il term<strong>in</strong>e è <strong>di</strong><br />

sessanta giorni, prorogabili, <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> giustificati motivi, <strong>di</strong> non oltre sessanta giorni, salvo<br />

restando, comunque, il <strong>di</strong>sposto del comma 1 dell’art. 22 l. fall., per cui il tribunale anche <strong>in</strong><br />

pendenza della domanda <strong>di</strong> concordato <strong>in</strong> bianco è libero <strong>di</strong> provvedere sull’istanza <strong>di</strong> fallimento<br />

quando ritenga <strong>di</strong> resp<strong>in</strong>gerla.<br />

In ogni caso, Trib. Modena del 28 novembre 2012 (7) , ha confermato la necessità<br />

dell’<strong>in</strong>tervento notarile per la verbalizzazione della decisione/deliberazione <strong>di</strong> sottoscrivere e<br />

depositare la domanda <strong>di</strong> concordato con riserva.<br />

In particolare si afferma la necessità del deposito del verbale redatto da notaio attestante<br />

l'avvenuta deliberazione della domanda <strong>di</strong> concordato (art. 152, c. 3, I. fall.) anche per la<br />

presentazione della domanda <strong>di</strong> concordato con riserva, <strong>in</strong> quanto il quarto comma dell'art. 161<br />

I.fall. prevede la necessità dell'approvazione e della sottoscrizione a norma dell'art. 152 della<br />

domanda presentata dalle società e non rileva che tale ultima <strong>di</strong>sposizione contempli l'approvazione<br />

"della proposta, e delle con<strong>di</strong>zioni del concordato” e non della domanda.<br />

Infatti, la term<strong>in</strong>ologia adottata dall'art., 152 non può tenere conto della precisazione<br />

<strong>in</strong>trodotta dal d.l. n. 83/2012 che ha portato chiarezza <strong>in</strong> proposito def<strong>in</strong>endo più correttamente<br />

domanda l'istanza, rivolta al tribunale tramite il ricorso <strong>di</strong> ammissione e omologazione del<br />

concordato, proposta le modalità quantitative, qualitative e temporali <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfacimento dei<br />

cre<strong>di</strong>tori e piano l'<strong>in</strong>sieme delle attività attraverso le quali il debitore si propone <strong>di</strong> ottenere il<br />

verificarsi delle con<strong>di</strong>zioni per l'adempimento della proposta.<br />

L'art. 152, per contro, qualifica ancora <strong>in</strong><strong>di</strong>fferentemente come proposta sia l'atto da<br />

sottoscriversi da parte del legale rappresentante e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> il ricorso contenente domanda, proposta e<br />

piano (comma primo) sia la decisione da prendersi da parte dell'organo deliberativo circa l'accesso<br />

alla procedura concorsuale, qualificato come domanda, e il contenuto della proposta da rivolgersi ai<br />

cre<strong>di</strong>tori, qualificato come con<strong>di</strong>zioni (secondo comma); oltre a ciò, se comunque si tiene conto della<br />

ratio della <strong>di</strong>sposizione, che è quella <strong>di</strong> garantire che un passo importante quale è quello dell'accesso<br />

al concordato debba essere oggetto <strong>di</strong> una specifica deliberazione quasi a rimarcarne l'eccezionale<br />

rilievo per le conseguenze che può avere, non vi è ragione per escludere dal perimetro<br />

dell'obbligatorietà del rispetto del citato art. 152 la domanda <strong>di</strong> concordato con riserva la cui<br />

6


proposizione comporta l'esteriorizzazione dello stato <strong>di</strong> crisi e una mo<strong>di</strong>fica del regime del rapporto<br />

tra le <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>tori, oltre al rischio <strong>di</strong> <strong>in</strong>nescare una procedura fallimentare.<br />

Quanto al contenuto della delibera/decisione <strong>di</strong> procedere alla presentazione della domanda<br />

<strong>di</strong> preconcordato, appare quanto meno consigliabile che essa attribuisca anche il potere al soggetto<br />

deputato a presentarla, <strong>di</strong> <strong>in</strong>tegrare la stessa con la documentazione che dovesse essere<br />

eventualmente richiesta dal tribunale.<br />

Il controllo che il notaio deve svolgere sulla delibera/decisione è il medesimo cui è tenuto nel<br />

concordato fallimentare ai sensi dell’art. 152 l. fall. e che si è detto svolge anche con riferimento alla<br />

domanda “or<strong>di</strong>naria” <strong>di</strong> concordato preventivo (regole <strong>di</strong> competenza e <strong>di</strong> formazione della volontà<br />

sociale).<br />

È <strong>in</strong>fatti il tribunale deputato a «verificare, tra l’altro, anche la regolarità formale della<br />

domanda, accertando la sussistenza dei necessari poteri <strong>in</strong> capo al soggetto che l’ha sottoscritta ed<br />

eventualmente acquisendo le relative delibere assembleari; <strong>in</strong>vece i verbali previsti dall’art. 152 l.<br />

fall. (verbale della delibera assembleare o verbale della “determ<strong>in</strong>a” dell’organo amm<strong>in</strong>istrativo,<br />

anche monocratico, con cui si autorizza o decide la presentazione della proposta <strong>di</strong> concordato)<br />

possono essere prodotti <strong>in</strong>sieme alla proposta, quando essa verrà presentata (arg. letterale ex art.<br />

152 l. fall.). Questo è anche il comportamento preferibile, anche se non può escludersi che il<br />

ricorrente depositi tali verbali al momento stesso <strong>in</strong> cui deposita la domanda (ricorso) <strong>di</strong> preconcordato.<br />

Ma è preferibile per evitare che sorgano poi contestazioni sull’ampiezza dell’oggetto della<br />

delibera che, se anteriore alla presentazione della proposta (che il ricorrente si riserva appunto <strong>di</strong><br />

presentare successivamente), potrebbe essere o troppo generica, o comunque non adeguatamente<br />

motivata sul tipo <strong>di</strong> proposta che si va ad autorizzare; <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> solito non sussistenti quando la<br />

delibera sia assunta allorché la proposta sia stata già confezionata nei suoi elementi costitutivi. In<br />

ogni caso il Tribunale ha il potere <strong>di</strong> valutare i vizi <strong>di</strong> legittimità della delibera (e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> anche, ad<br />

esempio, eventuali ipotesi <strong>di</strong> conflitto d’<strong>in</strong>teresse che la renderebbero annullabile)» (8) .<br />

Inoltre, poiché la domanda con riserva è <strong>in</strong>ammissibile quando il debitore, nei due anni<br />

precedenti, abbia presentato altra domanda ai sensi del comma 6 alla quale non abbia fatto seguito<br />

l'ammissione alla procedura <strong>di</strong> concordato preventivo o l'omologazione dell'accordo <strong>di</strong><br />

ristrutturazione dei debiti, si ritiene opportuno che la domanda contenga la <strong>di</strong>chiarazione<br />

dell’impren<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> non aver fatto ricorso nel biennio precedente ad analogo proce<strong>di</strong>mento<br />

semplificato con esito <strong>in</strong>fruttuoso (9) .<br />

Sul punto si è precisato, <strong>in</strong> uno dei primi pronunciamenti<br />

(10)<br />

che <strong>in</strong> ragione della<br />

retrodatazione degli effetti dell’ammissione alla procedura al momento della presentazione del<br />

7


icorso e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, allo scopo <strong>di</strong> evitare strumentalizzazioni e abusi del nuovo istituto, il tribunale deve<br />

esercitare un controllo non solo formale della regolarità del ricorso ma <strong>di</strong>retto alla verifica della<br />

legittimità della procedura attraverso il riscontro della propria competenza e dell'esistenza dei<br />

requisiti soggettivi ed oggettivo; <strong>in</strong> quest'ottica, il tribunale dovrà verificare: a) la sua competenza; b)<br />

che siano depositati con la domanda i bilanci relativi agli ultimi tre esercizi; c) che sia posto <strong>in</strong> essere<br />

l'adempimento <strong>di</strong> cui all'articolo 152, comma 2, legge fallimentare; d) la presenza del requisito<br />

soggettivo e <strong>di</strong> quello oggettivo per essere ammesso alla procedura; e) che il debitore nei due anni<br />

precedenti non abbia presentato altra analoga domanda alla quale non abbia fatto seguito<br />

l'ammissione alla procedura <strong>di</strong> concordato o l'omologazione <strong>di</strong> un accordo <strong>di</strong> ristrutturazione.<br />

In effetti, la dottr<strong>in</strong>a ha s<strong>in</strong> da subito sottol<strong>in</strong>eato la necessità che anche <strong>in</strong> sede <strong>di</strong><br />

presentazione <strong>di</strong> concordato <strong>in</strong> bianco il debitore <strong>di</strong>mostri <strong>di</strong> essere <strong>in</strong> possesso dei requisiti<br />

soggettivo ed oggettivo per l’ammissione alla procedura e dunque la propria qualità <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore<br />

commerciale non sotto-soglia e l’esistenza dello stato d’<strong>in</strong>solvenza o della situazione <strong>di</strong> crisi; nonché<br />

che <strong>in</strong><strong>di</strong>chi la sede legale od effettiva perché rimane competente il tribunale del luogo <strong>in</strong> cui<br />

l’impresa ha la sede pr<strong>in</strong>cipale (11) .<br />

Ed <strong>in</strong> questo senso si è espresso anche il Tribunale <strong>di</strong> Milano nelle L<strong>in</strong>ee guida sul Concordato<br />

preventivo post “Decreto Sviluppo: “siccome il tribunale deve valutare, sulla base dei bilanci<br />

depositati, la sussistenza dei presupposti soggettivo ed oggettivo <strong>di</strong> accesso alla procedura, occorre<br />

sempre valutare con attenzione anche la sussistenza dello stato <strong>di</strong> crisi/<strong>in</strong>solvenza”.<br />

Quanto ai bilanci degli ultimi tre esercizi, il legislatore non ha chiarito se siffatto obbligo<br />

riguar<strong>di</strong> soltanto le imprese che per legge sono tenute alla redazione del bilancio e dunque costituite<br />

<strong>in</strong> forma societaria ovvero anche gli impren<strong>di</strong>tori <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali, ma è da ritenere che debba valere la<br />

prima ipotesi, posto che il term<strong>in</strong>e bilancio ha un significato tecnico. Così come si ritiene non sia<br />

necessario un bilancio regolarmente approvato e depositato, ma che possa farsi ricorso ad una<br />

situazione patrimoniale relativa agli ultimi tre esercizi (12) .<br />

6. Gli effetti della presentazione della domanda con riserva<br />

Gli effetti che la presentazione della domanda con riserva produce dalla pubblicazione del<br />

ricorso nel registro delle imprese sono, come detto, il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziare o proseguire le azioni<br />

esecutive e le azioni cautelari, la sterilizzazione delle ipoteche giu<strong>di</strong>ziali iscritte nei novanta giorni<br />

anteriori alla pubblicazione del ricorso nel registro delle imprese, rispetto ai cre<strong>di</strong>tori anteriori al<br />

concordato, il blocco degli <strong>in</strong>teressi, l’applicazione della regola dell’opponibilità degli atti ex art. 45 l.<br />

fall.<br />

8


Se il debitore è una società, s<strong>in</strong>o all'omologazione non si applicano le norme sulla riduzione del<br />

capitale per per<strong>di</strong>te (artt. 2446, commi secondo e terzo e 2482-bis, commi quarto, qu<strong>in</strong>to e sesto,<br />

c.c.) e sulla riduzione al <strong>di</strong> sotto del m<strong>in</strong>imo legale (artt. 2447 e 2482-ter c.c.), non opera la causa <strong>di</strong><br />

scioglimento della società per riduzione o per<strong>di</strong>ta del capitale sociale ex artt. 2484, n. 4, e 2545-<br />

duodecies c.c. e resta ferma, per il periodo anteriore al deposito delle domande e della proposta <strong>di</strong><br />

cui al primo comma, l'applicazione dell'articolo 2486 del co<strong>di</strong>ce civile con limitazione del potere <strong>di</strong><br />

gestione degli amm<strong>in</strong>istratori ai soli f<strong>in</strong>i della conservazione dell’<strong>in</strong>tegrità e del valore del patrimonio<br />

sociale (art. 182-sexies, l. fall.).<br />

Dunque la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a societaria posta a salvaguar<strong>di</strong>a della conservazione del capitale sociale<br />

non opera perché, si ritiene, la necessità d’<strong>in</strong>tervenire a garanzia del mantenimento del capitale<br />

sociale potrebbe ostacolare l’opera <strong>di</strong> risanamento o ad<strong>di</strong>rittura essere <strong>in</strong>utile quando il concordato<br />

o l’accordo preveda la liquidazione della società (13) .<br />

Tali effetti vengono meno retroattivamente nel caso <strong>in</strong> cui il debitore non sia poi ammesso al<br />

concordato, salvo che per gli atti legalmente compiuti, e ciò per dare certezza e stabilità al rapporto<br />

creatosi.<br />

Infatti, se nel term<strong>in</strong>e assegnato, il debitore non completa la documentazione, si applica<br />

l'articolo 162, commi secondo e terzo (<strong>in</strong>ammissibilità della proposta <strong>di</strong> concordato e <strong>di</strong>chiarazione<br />

<strong>di</strong> fallimento).<br />

Per il debitore, dunque, gli obblighi documentali sono molto semplificati, essendo sufficiente il<br />

deposito della domanda, allegando la decisione o delibera ex art. 152, comma 3, l. fall., ed i bilanci<br />

degli ultimi tre esercizi, conseguendo l’imme<strong>di</strong>ato vantaggio <strong>di</strong> non esser assoggettato alle azioni<br />

esecutive dei cre<strong>di</strong>tori e dell’<strong>in</strong>efficacia delle ipoteche giu<strong>di</strong>ziali già iscritte nei novanta giorni<br />

antecedenti alla domanda. Il che, come si può leggere anche dalle notizie sui quoti<strong>di</strong>ani, ha portato<br />

ad un <strong>in</strong>cremento esponenziale delle domande <strong>di</strong> concordato con riserva, e ad una serie <strong>di</strong> pronunce<br />

giurisprudenziali volte a limitare l’utilizzo <strong>di</strong>storto dell’istituto, nato evidentemente con l’<strong>in</strong>tento <strong>di</strong><br />

permettere la composizione della crisi con i cre<strong>di</strong>tori, <strong>in</strong> specie i fornitori, dell’azienda, consentendo<br />

all’impresa <strong>di</strong> “prender fiato” ed approntare un piano <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervento che può poi concretizzarsi nella<br />

liquidazione, nella cont<strong>in</strong>uità aziendale o nella ristrutturazione dei debiti.<br />

7. Il compimento degli atti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria e straor<strong>di</strong>nari amm<strong>in</strong>istrazione<br />

Una volta depositato il ricorso e f<strong>in</strong>o al decreto che <strong>di</strong>chiara aperta la procedura <strong>di</strong> concordato<br />

preventivo ex art. 163, il debitore può compiere gli atti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione mentre per il<br />

compimento degli atti urgenti <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione è necessaria l’autorizzazione del<br />

tribunale, il quale può assumere sommarie <strong>in</strong>formazioni.<br />

9


<strong>La</strong> giurisprudenza ha avuto già <strong>di</strong>verse occasioni per pronunciarsi sulla <strong>di</strong>st<strong>in</strong>zione, ai f<strong>in</strong>i della<br />

norma che <strong>in</strong>teressa, fra atti <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria e <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione (14) .<br />

<strong>La</strong> dottr<strong>in</strong>a, dal canto suo, <strong>in</strong> una logica restrittiva, ha evidenziato come la previsione del<br />

comma 7 richieda – quale presupposto per l’autorizzazione dell’atto <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria<br />

amm<strong>in</strong>istrazione – che questo sia caratterizzato, oltre che, ovviamente, per l’utilità o quanto meno<br />

per la non dannosità, anche dall’urgenza, sicché non tutti gli atti aventi carattere “straor<strong>di</strong>nario”<br />

sono autorizzabili durante il pre-concordato, ma solo quelli urgenti, per i quali, appunto si spiega la<br />

non necessità <strong>di</strong> premunirsi <strong>di</strong> speciali relazioni attestative dell’esperto, come <strong>in</strong>vece esige l’art. 182-<br />

qu<strong>in</strong>quies per le autorizzazioni ai f<strong>in</strong>anziamenti e ai pagamenti <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti anteriori per prestazioni<br />

essenziali. Quelli non urgenti potranno essere compiuti solo dopo l’ammissione al concordato e<br />

sempre che siano poi autorizzati dal Giu<strong>di</strong>ce Delegato a norma dell’art. 167 l. fall. (15) .<br />

8. <strong>La</strong> prededucibilità dei cre<strong>di</strong>ti post ricorso e gli obblighi <strong>in</strong>formativi perio<strong>di</strong>ci<br />

Il deficit <strong>in</strong>formativo che potrebbe creare problemi ai cre<strong>di</strong>tori dell’impresa – si pensi, ancora<br />

una volta ai fornitori – che abbia depositato il ricorso e che può legalmente compiere atti <strong>di</strong><br />

or<strong>di</strong>naria e (se autorizzati) straor<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione, viene <strong>in</strong> parte ri<strong>di</strong>mensionato dalla<br />

previsione della prededucibilità dei cre<strong>di</strong>ti sorti successivamente alla presentazione del ricorso.<br />

L’art. 161 prevede che con il decreto con cui si stabilisce il term<strong>in</strong>e per la presentazione della<br />

documentazione, il tribunale <strong>di</strong>spone gli obblighi <strong>in</strong>formativi perio<strong>di</strong>ci, anche relativi alla gestione<br />

f<strong>in</strong>anziaria dell'impresa, che il debitore deve assolvere s<strong>in</strong>o alla scadenza del term<strong>in</strong>e fissato. In caso<br />

<strong>di</strong> violazione <strong>di</strong> tali obblighi, il Tribunale, sentito il debitore <strong>in</strong> camera <strong>di</strong> consiglio, con decreto non<br />

soggetto a reclamo <strong>di</strong>chiara <strong>in</strong>ammissibile la proposta <strong>di</strong> concordato e, su istanza del cre<strong>di</strong>tore o su<br />

richiesta del pubblico m<strong>in</strong>istero, accertati i presupposti <strong>di</strong> cui agli articoli 1 e 5 <strong>di</strong>chiara il fallimento<br />

del debitore (16) .<br />

Riguardo agli obblighi <strong>in</strong>formativi, si è più <strong>in</strong> generale rilevato come la previsione <strong>di</strong> cui al<br />

comma 6 <strong>in</strong> realtà contempli una forma m<strong>in</strong>imale <strong>di</strong> presentazione <strong>di</strong> domanda con riserva, ma non<br />

vieti <strong>di</strong> <strong>in</strong>tegrare la stessa con ulteriori <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni.<br />

Anzi, si tende a <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere la domanda c.d. <strong>in</strong> bianco (cioè con il contenuto m<strong>in</strong>imale <strong>in</strong><strong>di</strong>cato<br />

dal comma 6) dalla domanda con riserva arricchita da ulteriori elementi, sottol<strong>in</strong>eandosi come la<br />

prima sia compatibile soltanto con una situazione nella quale all'impresa non servono tutte le<br />

potenzialità che oggi la legge riconosce.<br />

Il giu<strong>di</strong>ce, <strong>in</strong>fatti, può autorizzare se necessario il compimento <strong>di</strong> atti <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria<br />

amm<strong>in</strong>istrazione, autorizzare a contrarre f<strong>in</strong>anziamenti, allo scioglimento dei rapporti pendenti, alla<br />

concessione del term<strong>in</strong>e per il deposito del piano e della proposta, e per far ciò dovranno esser<br />

10


fornite tutte le <strong>in</strong>formative coerenti con il tipo <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento che si richiede al tribunale. Il che<br />

appare poco compatibile con la c.d. domanda <strong>in</strong> bianco (17) .<br />

Insomma, al <strong>di</strong> là degli obblighi <strong>in</strong>formativi imposti <strong>di</strong> volta <strong>in</strong> volta dal giu<strong>di</strong>ce, si sono<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduati quegli ulteriori elementi che debbono corredare la domanda, quali ad esempio una<br />

motivazione a supporto della richiesta <strong>di</strong> un term<strong>in</strong>e che vada al <strong>di</strong> là del m<strong>in</strong>imo <strong>di</strong> 60 gg., la<br />

motivazione della richiesta <strong>di</strong> autorizzare il compimento <strong>di</strong> certi atti che <strong>di</strong> per sé può consistere <strong>in</strong><br />

una sommaria <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del piano e della proposta, ma anche, tutte quelle <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni utili a<br />

valutare se l’atto da compiersi sia effettivamente <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione, tenuto conto del<br />

fatto che l'atto autorizzato dal giu<strong>di</strong>ce gode <strong>di</strong> un regime <strong>di</strong> prededuzione <strong>in</strong>tangibile, mentre l'atto<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione, per il quale la gestione è affidata all'impren<strong>di</strong>tore, gode <strong>di</strong> un regime <strong>di</strong><br />

protezione purché si tratti <strong>di</strong> atto legalmente compiuto.<br />

A tale riguardo si è rilevato come il regime della prededuzione sembra presupporre una doppia<br />

verifica: che si tratti <strong>di</strong> un cre<strong>di</strong>to sorto <strong>in</strong> base ad "atti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nari amm<strong>in</strong>istrazione legalmente<br />

compiuti", cioè coerenti con il piano o la proposta ; e che il cre<strong>di</strong>to che essendo sorto fra la domanda<br />

e l'ammissione e dunque al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> una procedura concorsuale, meriti il trattamento<br />

prededucibile <strong>in</strong> virtù <strong>di</strong> un nesso <strong>di</strong> funzionalità con la procedura (M. Fabiani, Vademecum per la<br />

domanda “prenotativa” <strong>di</strong> concordato preventivo, cit.).<br />

9. Lo scioglimento dai rapporti <strong>in</strong> corso<br />

Ancora, se il debitore presenta la richiesta <strong>di</strong> autorizzazione allo scioglimento <strong>di</strong> un rapporto <strong>in</strong><br />

corso, deve rappresentare le ragioni dell'istanza e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> le ripercussioni del contratto sull'esito del<br />

concordato e anche il presumibile "costo" per effetto dell'<strong>in</strong>dennizzo, da riconoscere al contraente <strong>in</strong><br />

bonis.<br />

L’art. 169-bis l. fall., prevede, <strong>in</strong>fatti, che “Il debitore nel ricorso <strong>di</strong> cui all'articolo 161 può<br />

chiedere che il Tribunale o, dopo il decreto <strong>di</strong> ammissione, il giu<strong>di</strong>ce delegato lo autorizzi a sciogliersi<br />

dai contratti <strong>in</strong> corso <strong>di</strong> esecuzione alla data della presentazione del ricorso. Su richiesta del debitore<br />

può essere autorizzata la sospensione del contratto per non più <strong>di</strong> sessanta giorni, prorogabili una<br />

sola volta. In tali casi, il contraente ha <strong>di</strong>ritto ad un <strong>in</strong>dennizzo equivalente al risarcimento del danno<br />

conseguente al mancato adempimento. Tale cre<strong>di</strong>to è sod<strong>di</strong>sfatto come cre<strong>di</strong>to anteriore al<br />

concordato”.<br />

<strong>La</strong> facoltà <strong>di</strong> richiedere l’autorizzazione allo scioglimento del contratto o la sua sospensione<br />

non si applica ai rapporti <strong>di</strong> lavoro subor<strong>di</strong>nato; al contratto prelim<strong>in</strong>are <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta trascritto ai sensi<br />

dell’articolo 2645-bis del co<strong>di</strong>ce civile avente ad oggetto un immobile ad uso abitativo dest<strong>in</strong>ato a<br />

costituire l’abitazione pr<strong>in</strong>cipale dell’acquirente o <strong>di</strong> suoi parenti ed aff<strong>in</strong>i entro il terzo grado ovvero<br />

11


un immobile ad uso non abitativo dest<strong>in</strong>ato a costituire la sede pr<strong>in</strong>cipale dell'attività <strong>di</strong> impresa<br />

dell'acquirente; ai f<strong>in</strong>anziamenti dest<strong>in</strong>ati ad uno specifico affare ex art. 2447-bis. c.c.; e al contratto<br />

<strong>di</strong> locazione d'immobili.<br />

Invero anche sulla applicabilità dell’art. 169-bis l. fall. alla domanda <strong>di</strong> ammissione al<br />

concordato con riserva ai sensi del comma 6 dell’art. 161 l. fall. si registra un atteggiamento<br />

restrittivo <strong>di</strong> una parte della giurisprudenza: secondo una pronuncia (18) , lo scioglimento dei contratti<br />

<strong>in</strong> corso <strong>di</strong> esecuzione, previsto dall'articolo 169-bis, legge fallimentare, non può essere <strong>di</strong>sposto<br />

nell'ipotesi <strong>di</strong> ricorso per concordato preventivo con riserva <strong>di</strong> cui dal sesto comma dell'articolo 161.<br />

In detta ipotesi, potrà tuttavia essere concessa la sospensione <strong>di</strong> detti contratti per il periodo<br />

massimo <strong>di</strong> 60 giorni (19) .<br />

All’opposto, secondo altro tribunale (20) , con il ricorso per concordato preventivo cd. con<br />

riserva <strong>di</strong> cui all'articolo 161, sesto comma, legge fallimentare, il debitore può richiedere <strong>di</strong> essere<br />

autorizzato sia alla sospensione che allo scioglimento dei contratti <strong>in</strong> corso <strong>di</strong> esecuzione. Mentre,<br />

<strong>in</strong>fatti, nessun dato testuale consente <strong>di</strong> escludere che la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>di</strong> cui all'articolo 169-bis, legge<br />

fallimentare possa essere applicata anche al concordato preventivo con riserva, occorre tenere<br />

presente che qualora la proposta preveda la liquidazione <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>ati beni non è escluso che sia<br />

possibile s<strong>in</strong> da subito <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare i contratti da abbandonare così da evitare eventuali spese da<br />

pagarsi <strong>in</strong> prededuzione o <strong>in</strong>iziative comunque dest<strong>in</strong>ate a non essere portate a compimento.<br />

Che, comunque, la richiesta <strong>di</strong> scioglimento del contratto <strong>in</strong> essere debba essere motivata e<br />

che ciò comporti un qualche <strong>di</strong>svelamento del piano, è affermato recentissimamente dalla<br />

giurisprudenza (21) , secondo cui lo scioglimento dei contratti pendenti <strong>di</strong> cui all'articolo 169-bis, l. fall.,<br />

non può essere <strong>di</strong>sposto a fronte <strong>di</strong> una domanda <strong>di</strong> concordato preventivo con riserva che non<br />

offra elementi <strong>di</strong> conoscenza <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alle l<strong>in</strong>ee essenziali del piano, all'attivo, al passivo ed alla<br />

possibilità <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfacimento del ceto cre<strong>di</strong>torio e che non offra, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, la possibilità <strong>di</strong> verificare<br />

che gli effetti irreversibili prodotti dallo scioglimento dei contratti siano conformi alla migliore<br />

realizzazione del piano e f<strong>in</strong>alizzati al miglior sod<strong>di</strong>sfacimento dei cre<strong>di</strong>tori.<br />

Sul punto, il Tribunale <strong>di</strong> Milano nelle L<strong>in</strong>ee guida sul Concordato preventivo post “Decreto<br />

Sviluppo, rileva come «verosimilmente il legislatore non <strong>in</strong>tendeva riferirsi anche al ricorso <strong>di</strong> preconcordato,<br />

ma siccome ha utilizzato l’espressione “Il debitore nel ricorso <strong>di</strong> cui all’articolo 161 può<br />

chiedere che…”, deve concludersi per l’<strong>in</strong>evitabile estensione della norma anche al pre-concordato,<br />

visto che anch’esso si presenta con ricorso”.<br />

<strong>La</strong> conclusione s’impone anche se <strong>in</strong> effetti, laddove il legislatore ha <strong>in</strong>teso chiarire davvero<br />

che il debitore può svolgere istanze autorizzative anche <strong>in</strong> corso <strong>di</strong> pre-concordato, ha fatto specifico<br />

ed espresso riferimento ad ogni s<strong>in</strong>gola tipologia <strong>di</strong> domanda (ad esempio nell’art. 182-qu<strong>in</strong>quies,<br />

12


primo comma: “1. Il debitore che presenta, anche ai sensi dell'articolo 161 sesto comma, una<br />

domanda <strong>di</strong> ammissione al concordato preventivo o una domanda <strong>di</strong> omologazione <strong>di</strong> un accordo <strong>di</strong><br />

ristrutturazione dei debiti ai sensi dell’articolo 182-bis, primo comma, o una proposta <strong>di</strong> accordo ai<br />

sensi dell’articolo 182-bis, sesto comma, può …).<br />

Questo però non significa che il Tribunale sia concretamente <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> autorizzare lo<br />

scioglimento dai contratti pendenti <strong>in</strong> una fase anteriore alla presentazione <strong>di</strong> proposta e piano<br />

def<strong>in</strong>itivi. Sarebbe <strong>in</strong>fatti assurdo decidere per un’autorizzazione produttiva <strong>di</strong> effetti che potrebbero<br />

essere <strong>in</strong> ipotesi anche gravemente pregiu<strong>di</strong>zievoli per i terzi contraenti, effetti per <strong>di</strong> più def<strong>in</strong>itivi<br />

(non si producono <strong>in</strong>fatti solo ai f<strong>in</strong>i del concorso), “al buio” o comunque sulla base <strong>di</strong> piani non<br />

impegnativi, tali essendo anche quelli sommari che fossero presentati prima <strong>di</strong> quelli def<strong>in</strong>itivi.<br />

Non solo qu<strong>in</strong><strong>di</strong> occorrerà sempre previamente <strong>in</strong>tegrare il contrad<strong>di</strong>ttorio con le controparti<br />

contrattuali prima <strong>di</strong> decidere, ma <strong>di</strong> norma occorrerà anche che siano stati depositati la proposta e<br />

il piano def<strong>in</strong>itivi».<br />

Secondo il Tribunale <strong>di</strong> Milano, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, il fatto che probabilmente il legislatore non<br />

<strong>in</strong>tendeva estendere la possibilità <strong>di</strong> scioglimento ai pre-concordati, <strong>in</strong>duce a ritenere comunque che<br />

non sia possibile che si realizzi un effetto così impegnativo come lo scioglimento dai contratti (che<br />

potrebbero essere poi <strong>in</strong> concreto anche numerosi) senza che la strategia complessiva emerga da un<br />

piano def<strong>in</strong>itivo, lo scioglimento non potendo che essere una parte o clausola del relativo contenuto<br />

programmatorio.<br />

Dunque deve ritenersi che – <strong>di</strong> norma - il ricorrente non possa chiedere lo scioglimento dai<br />

contratti pendenti con la ragionevole prospettiva <strong>di</strong> ottenere l’autorizzazione, per quanto<br />

astrattamente possibile, prima del deposito <strong>di</strong> piano e proposta def<strong>in</strong>itivi (22) .<br />

10. Compatibilità della domanda con riserva con l’accordo <strong>di</strong> ristrutturazione dei debiti e con<br />

il concordato con cont<strong>in</strong>uità aziendale<br />

Ci si è chiesti se la c.d. domanda <strong>in</strong> bianco sia compatibile con un accordo <strong>di</strong> ristrutturazione<br />

dei debiti ai sensi dell'articolo 182-bis, primo comma o, ancora, con una proposta <strong>di</strong> concordato<br />

preventivo <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uità aziendale ai sensi dell’art. 186-bis, l. fall..<br />

Invero, sulla prima ipotesi una parte della giurisprudenza ha ritenuto <strong>in</strong>ammissibile il ricorso ex<br />

art. 182-bis l. fall. proposto "<strong>in</strong> bianco" con richiesta <strong>di</strong> term<strong>in</strong>e per il deposito della domanda <strong>di</strong><br />

omologazione <strong>di</strong> accordo <strong>di</strong> ristrutturazione dei debiti e della sospensione delle azioni esecutive <strong>in</strong><br />

corso da parte dei cre<strong>di</strong>tori, poiché, per questo istituto, <strong>in</strong> via preventiva è prevista unicamente la<br />

proposizione dello specifico ricorso <strong>di</strong> cui all’art. 182-bis l. fall. (23) .<br />

13


È viceversa possibile - ed <strong>in</strong> questo senso va letta la <strong>di</strong>sposizione della seconda parte del<br />

comma 5 dell’art. 161, l. fall. - presentare <strong>in</strong> via subor<strong>di</strong>nata al ricorso “<strong>in</strong> bianco”, la richiesta <strong>di</strong><br />

accordo <strong>di</strong> ristrutturazione dei debiti completo della documentazione prevista dall’art. 182-bis, l. fall.<br />

Quanto alla seconda ipotesi, nonostante la <strong>di</strong>sposizione del comma 1 dell’art. 182-qu<strong>in</strong>quies, l.<br />

fall. sembrerebbe legittimare la presentazione <strong>di</strong> una domanda <strong>di</strong> ammissione al concordato<br />

preventivo con cont<strong>in</strong>uità aziendale, anche ai sensi dell'articolo 161 comma 6, la dottr<strong>in</strong>a ha posto<br />

seri dubbi sulla compatibilità fra le due previsioni, evidenziando la sussistenza <strong>di</strong> una vera e propria<br />

aporia normativa. Ciò <strong>in</strong> quanto un concordato con cont<strong>in</strong>uità aziendale sub specie <strong>di</strong> preconcordato<br />

sarebbe del tutto impossibile alla stregua <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>sposto dall’art. 186-bis, comma 1,<br />

che def<strong>in</strong>isce <strong>in</strong> generale la fattispecie del concordato con cont<strong>in</strong>uità aziendale, fissandone tre<br />

specifiche con<strong>di</strong>zioni: 1) il piano <strong>di</strong> concordato deve prevedere la prosecuzione dell’attività <strong>di</strong><br />

impresa da parte del debitore, la cessione dell’azienda <strong>in</strong> esercizio ovvero il conferimento<br />

dell’azienda <strong>in</strong> esercizio <strong>in</strong> una o più società, anche <strong>di</strong> nuova costituzione; 2) il piano deve contenere<br />

anche un’analitica <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione dei costi e dei ricavi attesi dalla prosecuzione dell’attività d’impresa,<br />

delle risorse f<strong>in</strong>anziarie necessarie e delle relative modalità <strong>di</strong> copertura; 3) la relazione del<br />

professionista <strong>di</strong> cui all’articolo 161, comma 3, deve attestare che la prosecuzione dell’attività<br />

d’impresa prevista dal piano <strong>di</strong> concordato è funzionale al miglior sod<strong>di</strong>sfacimento dei cre<strong>di</strong>tori.<br />

Poiché tuttavia non esiste un concordato che possa def<strong>in</strong>irsi con cont<strong>in</strong>uità aziendale che<br />

manchi <strong>di</strong> una o più <strong>di</strong> tali con<strong>di</strong>zioni, e poiché queste mancano tutte <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> pre-concordato, che<br />

presuppone <strong>in</strong> re ipsa che non venga subito depositato un piano, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> a maggior ragione la<br />

previsione, formalizzata nel piano, della prosecuzione dell’attività d’impresa, né un’analitica<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione dei costi e dei ricavi attesi <strong>in</strong>serita <strong>in</strong> detto piano, né, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, un’attestazione basata<br />

proprio sul piano, che certifichi che la prosecuzione dell’attività d’impresa è funzionale al miglior<br />

sod<strong>di</strong>sfacimento dei cre<strong>di</strong>tori, non sarebbe possibile presentare un pre-concordato con cont<strong>in</strong>uità<br />

aziendale. Ne conseguirebbe, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, che la previsione del comma 1 dell’art. 182-qu<strong>in</strong>quies, l. fall.,<br />

sarebbe <strong>di</strong> fatto <strong>in</strong>applicabile, nel senso che pure potendo il debitore proseguire la sua attività,<br />

provvisoriamente o nella prospettiva della successiva presentazione <strong>di</strong> un concordato con cont<strong>in</strong>uità<br />

aziendale, compiendo tutti gli atti che la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a degli artt. 161 e ss. consente, tale prosecuzione<br />

provvisoria non potrebbe aver rilievo, <strong>in</strong> corso <strong>di</strong> pre-concordato, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> rendere già configurabile<br />

e riconoscibile <strong>in</strong> atto la fattispecie “concordato con cont<strong>in</strong>uità aziendale” (24) .<br />

In tale ottica, e nel solco della necessità <strong>di</strong> non limitarsi alle sole <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni previste dal comma<br />

6 dell’art. 161 l. fall., va letta anche la pronuncia che ha resp<strong>in</strong>to la richiesta <strong>di</strong> autorizzazione a<br />

contrarre f<strong>in</strong>anziamenti prededucibili con rilascio <strong>di</strong> garanzie ipotecarie e pignoratizie formulata con<br />

ricorso per concordato preventivo con riserva e con previsione <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uità aziendale qualora non<br />

14


venga fornita alcuna <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione circa il contenuto del piano <strong>in</strong> elaborazione, il valore dei beni<br />

immobili non strategici da <strong>di</strong>smettere per far fronte ai debiti annuali e circa le con<strong>di</strong>zioni concordate<br />

con gli istituti <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to per l'erogazione dei f<strong>in</strong>anziamenti (25) .<br />

Qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, la circostanza che il ricorso possa essere pre<strong>di</strong>sposto <strong>in</strong> forme assolutamente<br />

semplificate non esclude affatto che la domanda, per quanto da catalogare come "prenotativa",<br />

possa essere arricchita da ulteriori elementi, e che qu<strong>in</strong><strong>di</strong> più che <strong>di</strong> domanda “<strong>in</strong> bianco”, si possa<br />

parlare <strong>di</strong> domanda “con riserva <strong>di</strong> presentare ulteriore documentazione”, graduando cioè la<br />

semplificazione dalla forma m<strong>in</strong>imale prevista dall’art. 161, comma 6, l. fall. a contenuti documentali<br />

più ricchi, <strong>in</strong> funzione delle caratteristiche dell’impresa e degli obiettivi che si <strong>in</strong>tendono perseguire,<br />

compreso quello della cont<strong>in</strong>uità aziendale.<br />

11. L’orientamento restrittivo ed il rischio del c.d. abuso del <strong>di</strong>ritto<br />

Il rischio concreto <strong>di</strong> un utilizzo elusivo dell’istituto e l’<strong>in</strong>cremento delle domande, più che<br />

raddoppiate rispetto al 2011, ha sp<strong>in</strong>to i tribunali ad assumere posizioni rigide ed <strong>in</strong> particolare<br />

quello <strong>di</strong> Milano a dettare le richiamate l<strong>in</strong>ee guida <strong>in</strong> materia.<br />

Del Tribunale menegh<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> particolare, si segnala una pronuncia secondo la quale, nel caso <strong>in</strong><br />

cui l'impresa che abbia proposto domanda <strong>di</strong> concordato preventivo, dopo essere stata convocata<br />

dal tribunale sul presupposto dell’<strong>in</strong>ammissibilità del concordato, anziché rendere conto dei profili <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>ammissibilità eventualmente mo<strong>di</strong>ficando la proposta, r<strong>in</strong>unci tout court alla domanda e<br />

contestualmente presenti un nuovo ricorso contenente altra domanda <strong>di</strong> concordato con riserva, si<br />

verifica uno sviamento abusivo dell'iter processuale, con conseguente <strong>in</strong>giustificato pregiu<strong>di</strong>zio del<br />

<strong>di</strong>ritto del cre<strong>di</strong>tore alla declaratoria <strong>di</strong> fallimento. L'impresa ricorrente, <strong>in</strong>fatti, calibrando i tempi<br />

necessari per la presentazione della prima domanda <strong>di</strong> concordato, per la revoca della stessa e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />

per la presentazione della nuova domanda <strong>di</strong> concordato con riserva, da un lato mira a paralizzare<br />

l'istanza <strong>di</strong> fallimento del cre<strong>di</strong>tore e, dall'altro lato, ad evitare <strong>di</strong> rendere i chiarimenti e le<br />

<strong>in</strong>tegrazioni documentali <strong>di</strong> volta <strong>in</strong> volta richiesti dal tribunale a pena <strong>di</strong> <strong>in</strong>ammissibilità della<br />

orig<strong>in</strong>aria domanda (26) .<br />

L'abuso del <strong>di</strong>ritto è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ravvisabile anche nell'area degli strumenti <strong>di</strong> composizione della<br />

crisi aziendale qualora gli istituti creati dal legislatore per far fronte alla crisi vengono deviati dalla<br />

loro funzione tipica, il che può verificarsi quando le facoltà riconosciute dal legislatore siano<br />

esercitate con modalità tali da determ<strong>in</strong>are un sacrificio sproporzionato ed <strong>in</strong>giustificato delle<br />

ragioni dei cre<strong>di</strong>tori, <strong>di</strong>latando <strong>in</strong> modo abnorme la durata del proce<strong>di</strong>mento e gli effetti<br />

dell’automatic stay.<br />

15


12. Conseguenze del mancato deposito della domanda <strong>di</strong> concordato (e della mancata<br />

<strong>in</strong>tegrazione)<br />

L’impren<strong>di</strong>tore deve presentare la proposta completa <strong>di</strong> piano e documentazione entro il<br />

term<strong>in</strong>e fissato dal giu<strong>di</strong>ce, compreso fra sessanta e centoventi giorni e prorogabile, <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong><br />

giustificati motivi, <strong>di</strong> non oltre sessanta giorni (ovvero, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> pendenza del proce<strong>di</strong>mento per la<br />

<strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> fallimento, <strong>di</strong> sessanta giorni prorogabili <strong>di</strong> ulteriori sessanta giorni), o, <strong>in</strong><br />

alternativa, presentare una domanda <strong>di</strong> accordo <strong>di</strong> ristrutturazione dei debiti ai sensi dell'articolo<br />

182-bis.<br />

Se nel term<strong>in</strong>e assegnato, il debitore non completa la documentazione, si applica l'articolo<br />

162, commi secondo e terzo (<strong>in</strong>ammissibilità della proposta <strong>di</strong> concordato e <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong><br />

fallimento). In una precedente stesura della norma, si prevedeva, quale conseguenza, la cessazione<br />

retroattiva <strong>di</strong> ogni effetto protettivo del ricorso, a far data dal suo deposito.<br />

L’espunzione <strong>di</strong> questa previsione fa sorgere ora il dubbio <strong>di</strong> quali siano le conseguenze.<br />

Dubbio che parte della dottr<strong>in</strong>a risolve nel senso della caducazione ex tunc degli effetti protettivi,<br />

mutuando la soluzione da una pronuncia giurisprudenziale (27) concernente il mancato rispetto del<br />

term<strong>in</strong>e per il deposito dell’accordo <strong>di</strong> ristrutturazione (28) .<br />

Una questione che s<strong>in</strong>o ad ora non sembra esser stata ancora affrontata dalla dottr<strong>in</strong>a e dalla<br />

giurisprudenza è quella relativa al rapporto fra la decisione/delibera <strong>di</strong> procedere alla presentazione<br />

della domanda <strong>di</strong> concordato <strong>in</strong> bianco e la formulazione dell’art. 152 che <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua nell’oggetto<br />

della decisione/delibera “la proposta e le con<strong>di</strong>zioni del concordato”.<br />

Ci si chiede cioè se sia necessaria una ulteriore e specifica manifestazione <strong>di</strong> volontà della<br />

società con riferimento al contenuto del piano e delle con<strong>di</strong>zioni nel momento <strong>in</strong> cui queste<br />

dovranno essere <strong>di</strong>svelate. Sembra al riguardo doversi attenere alla soluzione più rigorosa (non<br />

avrebbe d’altronde senso l’attribuzione, da parte dell’organo amm<strong>in</strong>istrativo <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> delega<br />

<strong>in</strong> bianco a se stesso).<br />

Soluzione che ancor più sembrerebbe doversi imporre laddove, <strong>in</strong> luogo dell’organo<br />

amm<strong>in</strong>istrativo, la relativa competenza sia attribuita statutariamente all’assemblea. Appare, <strong>in</strong>fatti,<br />

<strong>di</strong>fficilmente sostenibile, che laddove lo statuto preveda la competenza assembleare, i soci possano<br />

attribuire, <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> delibera per la presentazione della domanda ai sensi dell’art. 161, comma 6, la<br />

competenza all’organo amm<strong>in</strong>istrativo <strong>di</strong> completare la relativa documentazione. Ciò varrebbe, <strong>in</strong><br />

sostanza, a spogliarli <strong>di</strong> quella competenza a decidere sul contenuto del piano e della proposta che<br />

gli è <strong>in</strong>vece riconosciuta nelle regole organizzative della società.<br />

Appare, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, evidente che, presentata la domanda <strong>in</strong> bianco o con riserva <strong>di</strong> produrre i<br />

documenti, anche la delibera dell’organo amm<strong>in</strong>istrativo (o dell’assemblea) con la quale si approva il<br />

16


contenuto del piano sia soggetta alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dell’art. 152 l. fall. e vada autonomamente<br />

sottoposta a pubblicità.<br />

Antonio Ruotolo e Daniela Boggiali<br />

__________________________<br />

1) NICCOLINI, Scioglimento, liquidazione ed est<strong>in</strong>zione della società per azioni n Trattato Colombo-Portale, 7, Tor<strong>in</strong>o<br />

1997, 530.<br />

2) GUERRERA – Maltoni, Concordati giu<strong>di</strong>ziali e operazioni societarie <strong>di</strong> "riorganizzazione", <strong>in</strong> Stu<strong>di</strong> e materiali, 2007,<br />

989 ss. e <strong>in</strong> Riv. <strong>di</strong>r. soc., 2008, 17 ss.<br />

3) PANZANI, Il concordato <strong>in</strong> bianco, <strong>in</strong> Il Fallimentarista, 14.09.2012.<br />

4) PANZANI, Il concordato <strong>in</strong> bianco, cit.<br />

5) LAMANNA, <strong>La</strong> problematica relazione tra pre-concordato e concordato con cont<strong>in</strong>uità aziendale alla luce delle<br />

speciali autorizzazioni del tribunale, <strong>in</strong> Il Fallimentarista, 26.11.2012.<br />

6) M. FABIANI, Vademecum per la domanda “prenotativa” <strong>di</strong> concordato preventivo, <strong>in</strong> www.ilcaso.it<br />

7) R<strong>in</strong>venibile <strong>in</strong> www.ilcaso.it.<br />

8) Tribunale <strong>di</strong> Milano, L<strong>in</strong>ee guida sul Concordato preventivo post “Decreto Sviluppo.<br />

9) M. FABIANI, Vademecum per la domanda “prenotativa” <strong>di</strong> concordato preventivo, cit.<br />

10) Trib. Benevento, 26 settembre 2012, <strong>in</strong> www.ilcaso.it<br />

11) M. FABIANI, Vademecum per la domanda “prenotativa” <strong>di</strong> concordato preventivo, cit.; Panzani, Il concordato <strong>in</strong><br />

bianco, cit.<br />

12) PANZANI, Il concordato <strong>in</strong> bianco, cit.<br />

13) PANZANI, Il concordato <strong>in</strong> bianco, cit.<br />

14) Ad esempio, secondo Trib. Modena, 15 novembre 2012, la stipula <strong>di</strong> atti <strong>di</strong> cessione <strong>di</strong> immobili, qualora<br />

costituisca l'attività caratteristica dell'impresa, non <strong>in</strong>tegra la fattispecie degli atti <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione<br />

<strong>di</strong> cui all’articolo 161, comma 7, legge fallimentare, con la conseguenza che la richiesta <strong>di</strong> autorizzazione al loro<br />

compimento deve essere <strong>di</strong>chiarata <strong>in</strong>ammissibile<br />

Secondo Trib. Terni, 12 ottobre 2012, <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> ricorso per concordato preventivo con riserva, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduare gli atti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione, è possibile far ricorso ai pr<strong>in</strong>cipi elaborati dalla giurisprudenza <strong>di</strong><br />

legittimità, <strong>in</strong> base ai quali debbono ritenersi tali gli atti <strong>di</strong> comune gestione dell'azienda, strettamente aderenti<br />

alle f<strong>in</strong>alità e <strong>di</strong>mensioni del patrimonio e quelli che - ancorché comportanti una spesa elevata - lo miglior<strong>in</strong>o o<br />

anche solo lo conserv<strong>in</strong>o, mentre ricadono nell'area della straor<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione gli atti suscettibili <strong>di</strong><br />

ridurlo o gravarlo <strong>di</strong> pesi o v<strong>in</strong>coli cui non corrispondano acquisizioni <strong>di</strong> utilità reali su <strong>di</strong> essi prevalenti. Nel caso <strong>di</strong><br />

specie si è ritenuto che le operazioni <strong>di</strong> anticipo o sconto <strong>di</strong> fatture effettuate presso istituti bancari o <strong>di</strong> factor<strong>in</strong>g,<br />

con sottostante cessione dei cre<strong>di</strong>ti anticipati, che siano <strong>in</strong> corso <strong>di</strong> esecuzione alla data <strong>di</strong> deposito del ricorso per<br />

concordato, siano atti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione e ciò non solo per l'uso pregresso che ne abbia eventualmente<br />

fatto l'impresa, ma anche perché si tratta del tipo <strong>di</strong> operazioni più <strong>di</strong>ffuso nella prassi commerciale e che<br />

consentono lo smobilizzo dei cre<strong>di</strong>ti d'impresa <strong>in</strong> funzione cd. “autoliquidante”.<br />

Da ultimo, Trib. P<strong>in</strong>erolo, 9 gennaio 2013, ha ritenuto fossero da ritenersi atti <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione il<br />

contratto <strong>di</strong> comodato <strong>di</strong> un immobile, la ripresa dell'attività produttiva <strong>di</strong> una società <strong>in</strong> liquidazione non solo allo<br />

scopo <strong>di</strong> evadere gli or<strong>di</strong>ni già acquisiti ma anche per "sod<strong>di</strong>sfare le esigenze dello spaccio aziendale"; allo stesso<br />

modo è stato ritenuto atto <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione l'atto <strong>di</strong> assunzione a tempo determ<strong>in</strong>ato <strong>di</strong><br />

personale <strong>di</strong>pendente al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> garantire il funzionamento dello spaccio aziendale. Dal compimento <strong>di</strong> tali atti il<br />

Tribunale ha fatto <strong>di</strong>scendere la <strong>in</strong>ammissibilità della domanda <strong>di</strong> concordato preventivo con riserva.<br />

15) LAMANNA, <strong>La</strong> problematica relazione tra pre-concordato e concordato con cont<strong>in</strong>uità aziendale alla luce delle<br />

speciali autorizzazioni del tribunale, cit.<br />

16) Tali obblighi perio<strong>di</strong>ci potranno consistere nel deposito, con cadenza mensile, <strong>di</strong> una situazione patrimoniale,<br />

economica e f<strong>in</strong>anziaria aggiornata al giorno 30 del mese precedente, corredata <strong>di</strong> un prospetto relativo<br />

all'or<strong>di</strong>naria amm<strong>in</strong>istrazione dell'attività aziendale, con <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione dettagliata delle operazioni attive e passive<br />

superiori ad un determ<strong>in</strong>ato importo (Trib. Modena, 22 ottobre 2012).<br />

In alcuni casi la giurisprudenza si è pronunciata riguardo alla presentazione della domanda <strong>di</strong> concordato<br />

preventivo <strong>di</strong> gruppo con riserva, affermando come, <strong>in</strong> questi casi <strong>di</strong> particolare complessità della procedura, il<br />

tribunale possa nom<strong>in</strong>are ausiliari che lo assistano nell'opera <strong>di</strong> valutazione, sotto il profilo tecnico, delle necessità<br />

che caratterizzano la fase precedente il deposito della proposta. In una ipotesi <strong>di</strong>sponendo che gli ausiliari<br />

17


deposit<strong>in</strong>o, con cadenza settimanale, una relazione scritta avente ad oggetto gli atti <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istrazione compiuti e<br />

la gestione f<strong>in</strong>anziaria delle imprese (Trib. <strong>La</strong> Spezia 25 settembre 2012); <strong>in</strong> altra che venisse depositato con<br />

cadenza mensile una relazione avente ad oggetto l'aggiornamento della situazione patrimoniale, f<strong>in</strong>anziaria ed<br />

economica <strong>di</strong> ciascuna impresa (Trib. Asti, 24 settembre 2012).<br />

17) M. FABIANI, Vademecum per la domanda “prenotativa” <strong>di</strong> concordato preventivo, cit., per il quale “non v’è chi<br />

non veda che la domanda <strong>in</strong> bianco, sicuramente ammissibile, non consentirà al giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> esercitare i poteri che<br />

pure egli ha <strong>in</strong> questa fase”<br />

18) Trib. Pistoia, 30 ottobre 2012.<br />

19) Al punto che <strong>in</strong> dottr<strong>in</strong>a si è recentemente affermato che “la non compatibilità tra l’art. 161, comma 6, l. fall. e<br />

l’art. 169-bis l. fall., a parte ogni rilievo <strong>di</strong> natura testuale <strong>di</strong> per sé già sufficiente a motivarne la soluzione<br />

negativa, risiede proprio nella considerazione che il postulato scioglimento del contratto costituisce parte<br />

<strong>in</strong>tegrante del piano <strong>di</strong> risanamento f<strong>in</strong>anziario contenuto nella proposta concordataria offerta ai cre<strong>di</strong>tori. Un<br />

piano che deve essere attestato dal professionista, e dunque valutato nella sua <strong>in</strong>terezza, prima dall’attestatore e<br />

poi dal Tribunale a<strong>di</strong>to per l’autorizzazione” (Cavall<strong>in</strong>i, Concordato preventivo «<strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uità» e autorizzazione allo<br />

scioglimento dei contratti pendenti: un b<strong>in</strong>omio spesso <strong>in</strong>sc<strong>in</strong><strong>di</strong>bile, ne Il fallimentarista).<br />

20) Trib. Modena, 30 novembre 2012.<br />

21) Trib. Ravenna 24 <strong>di</strong>cembre 2012.<br />

22) E nello stesso senso è, da ultimo, Trib. Monza, 16 gennaio 2013, secondo cui <strong>La</strong> richiesta <strong>di</strong> scioglimento o<br />

sospensione dei contratti <strong>in</strong> corso <strong>di</strong> esecuzione contenuta nella domanda <strong>di</strong> concordato <strong>in</strong> “bianco” deve essere<br />

accompagnata da una <strong>di</strong>sclosure circa il tipo <strong>di</strong> concordato proposto (se il liquidatorio o <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uità), al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong><br />

consentire al tribunale il vaglio della sussistenza dei presupposti per lo scioglimento o la sospensione, i quali<br />

comportano benefici per il debitore e sacrifici per la controparte contrattuale. In considerazione <strong>di</strong> ciò, il tribunale<br />

dovrà operare una attenta valutazione della effettiva opportunità per la procedura <strong>di</strong> evitare la prosecuzione dei<br />

contratti, valutazione che non può essere effettuata <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> elementi quali la tipologia <strong>di</strong> concordato che il<br />

debitore <strong>in</strong>tende perseguire, l'esposizione della situazione economica aggiornata, l'<strong>in</strong>cidenza della prosecuzione<br />

dei contratti sul passivo concordatario, l'<strong>in</strong>utilità dei beni e servizi oggetto <strong>di</strong> tali contratti per l'eventuale<br />

prosecuzione dell'attività <strong>di</strong> impresa <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> presentazione <strong>di</strong> domanda <strong>di</strong> concordato <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uità.<br />

23) Trib. Mantova, 27 settembre 2012. Nella stessa sede, il Tribunale ha affermato come l'impren<strong>di</strong>tore agricolo non<br />

possa proporre ricorso ex art. 161, comma 6, l.f. con riserva <strong>di</strong> presentare un accordo <strong>di</strong> ristrutturazione, essendo<br />

detto ricorso previsto nell'ambito della procedura <strong>di</strong> concordato preventivo a cui l'impren<strong>di</strong>tore agricolo non può<br />

accedere <strong>in</strong> quanto non rientrante nella previsione <strong>di</strong> cui all’art. 1 l.f. Ma nel senso della applicabilità si è espresso<br />

più recentemente Trib. Modena 22 ottobre 2012.<br />

24) LAMANNA, <strong>La</strong> problematica relazione tra pre-concordato e concordato con cont<strong>in</strong>uità aziendale alla luce delle<br />

speciali autorizzazioni del tribunale, cit.<br />

25) Trib. Treviso, 16 ottobre 2012.<br />

26) Trib. Milano 24 ottobre 2012.<br />

27) Trib. Novara, 2 maggio 2011, <strong>in</strong> Fall. 2011, 1220.<br />

28) VELLA, L’accrescimento dei controlli giu<strong>di</strong>ziali <strong>di</strong> merito e degli strumenti protettivi nel nuovo concordato<br />

preventivo (dopo la legge n. 134/12), <strong>in</strong> IlCaso.it; FABIANI, L’ulteriore upgrade degli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> ristrutturazione e<br />

l’<strong>in</strong>centivo ai f<strong>in</strong>anziamenti nelle soluzioni concordate, <strong>in</strong> Fall., 2010, 903; DIDONE, Gli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> ristrutturazione<br />

dei debiti, <strong>in</strong> Dir.fall., 2011, 29.<br />

(Riproduzione riservata)<br />

18


CONSIGLIO NAZIONALE DEL NOTARIATO<br />

Stu<strong>di</strong>o n. 101-2013/I<br />

Le semplificazioni <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> documentazione nella fusione e nella scissione<br />

Approvato dalla Commissione Stu<strong>di</strong> d’Impresa il 19 febbraio 2013<br />

Sommario: 1. Introduzione; 2. <strong>La</strong> r<strong>in</strong>uncia ai documenti ed alle relazioni; 2.1. <strong>La</strong> r<strong>in</strong>uncia alla situazione<br />

patrimoniale/bilancio <strong>di</strong> fusione; 2.2. <strong>La</strong> r<strong>in</strong>uncia alla relazione dell’organo amm<strong>in</strong>istrativo ; 2.3. <strong>La</strong> r<strong>in</strong>uncia<br />

alla relazione degli esperti; 3. Gli obblighi <strong>in</strong>formativi <strong>in</strong> capo all’organo amm<strong>in</strong>istrativo; 4. Le<br />

semplificazioni per le società quotate; 5. R<strong>in</strong>uncia alla documentazione <strong>di</strong> fusione e fusione con<br />

<strong>in</strong>debitamento; 9. Le semplificazioni <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> scissione.<br />

***<br />

1. Introduzione<br />

Il d.lgs. 22 giugno 2012, n. 123, <strong>di</strong> Attuazione della <strong>di</strong>rettiva 2009/109/CE, che mo<strong>di</strong>fica le<br />

<strong>di</strong>rettive 77/91/CEE, 78/855/CEE e 82/891/CEE e la <strong>di</strong>rettiva 2005/56/CE per quanto riguarda gli<br />

obblighi <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> relazioni e <strong>di</strong> documentazione <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> fusioni e scissioni (1) , <strong>in</strong>troduce una<br />

serie <strong>di</strong> semplificazioni, <strong>in</strong> alcuni casi co<strong>di</strong>ficando soluzioni alle quali era già pervenuta la prassi<br />

<strong>in</strong>terpretativa (2) . Della novità costituita dalla possibilità <strong>di</strong> pubblicare il progetto <strong>di</strong> fusione e quello<br />

<strong>di</strong> scissione sul sito Internet della società, nonché dall’ulteriore novità costituita dalla possibilità <strong>di</strong><br />

sostituire il deposito nella sede dei documenti <strong>di</strong> cui all’art. 2501-septies con la pubblicazione sul<br />

sito <strong>in</strong>ternet si tratterà <strong>in</strong> un <strong>di</strong>verso stu<strong>di</strong>o (3) . Qui si affrontano le altre novità <strong>in</strong>trodotte dalla<br />

Novella.<br />

2. <strong>La</strong> r<strong>in</strong>uncia ai documenti ed alle relazioni<br />

Come già previsto per la scissione, ex art. 2506-ter, comma 4, c.c., anche per la fusione la<br />

Novella consente <strong>di</strong> r<strong>in</strong>unciare alla situazione patrimoniale/bilancio <strong>di</strong> fusione e alla relazione<br />

dell’organo amm<strong>in</strong>istrativo ed assoggetta ad ulteriori limiti la r<strong>in</strong>unciabilità (già co<strong>di</strong>ficata dall’art.<br />

2501-sexies, <strong>in</strong> esito alla mo<strong>di</strong>fica apportata dal d.lgs. 13 ottobre 2007, n. 149) alla relazione degli<br />

esperti sulla congruità del rapporto <strong>di</strong> cambio.<br />

Rimangono ferme le considerazioni già svolte dalla dottr<strong>in</strong>a circa le modalità <strong>di</strong> espressione<br />

della r<strong>in</strong>uncia da parte dei soggetti aventi <strong>di</strong>ritto (4) .<br />

1


2.1. <strong>La</strong> r<strong>in</strong>uncia alla situazione patrimoniale/bilancio <strong>di</strong> fusione<br />

Con l’aggiunta <strong>di</strong> un ultimo comma all’art. 2501–quater, c.c., si consente l'esenzione per<br />

l'organo amm<strong>in</strong>istrativo delle società partecipanti alla fusione dalla redazione della situazione<br />

patrimoniale laddove vi r<strong>in</strong>unc<strong>in</strong>o all'unanimità i soci e i possessori <strong>di</strong> altri strumenti f<strong>in</strong>anziari che<br />

attribuiscono il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto <strong>di</strong> ciascuna delle partecipanti.<br />

Alla r<strong>in</strong>unciabilità con il consenso unanime, peraltro, era già pervenuta una parte della<br />

dottr<strong>in</strong>a e della prassi <strong>in</strong>terpretativa (5) , sebbene altra parte della dottr<strong>in</strong>a, con <strong>di</strong>verse motivazioni,<br />

fosse <strong>di</strong> opposto avviso (6) .<br />

L’argomento dal quale muoveva la tesi favorevole era rappresentato dalla <strong>di</strong>sponibilità dei<br />

<strong>di</strong>ritti soggettivi, posto che l’<strong>in</strong>teresse tutelato fosse esclusivamente quello dei soci.<br />

L’argomento pr<strong>in</strong>cipale a sostegno della tesi negativa era <strong>in</strong>vece rappresentato dalla<br />

considerazione che la norma fosse posta a tutela anche degli <strong>in</strong>teressi dei cre<strong>di</strong>tori, ai quali è<br />

riconosciuta la facoltà <strong>di</strong> opporsi dall’art. 2503 c.c.<br />

2.2. <strong>La</strong> r<strong>in</strong>uncia alla relazione dell’organo amm<strong>in</strong>istrativo<br />

Il comma 4 dell’art. 2501-qu<strong>in</strong>quies, c.c., (richiamato, per la scissione, dall’art. 2506-ter)<br />

prevede, ora, espressamente la possibilità <strong>di</strong> presc<strong>in</strong>dere dalla relazione dell'organo<br />

amm<strong>in</strong>istrativo se vi r<strong>in</strong>unciano all'unanimità i soci e i possessori <strong>di</strong> altri strumenti f<strong>in</strong>anziari che<br />

attribuiscono il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto <strong>di</strong> ciascuna delle società partecipante alla fusione.<br />

Anche rispetto a tale novità, va segnalato che una parte della dottr<strong>in</strong>a (7) e la prassi<br />

<strong>in</strong>terpretativa (8) erano pervenute, ancor prima dell’<strong>in</strong>tervento del legislatore, ad una soluzione<br />

affermativa.<br />

Secondo altra parte della dottr<strong>in</strong>a, <strong>in</strong>vece, la relazione degli amm<strong>in</strong>istratori sarebbe stata<br />

prevista non solo nell’<strong>in</strong>teresse dei soci, ma anche nell’<strong>in</strong>teresse dei terzi cre<strong>di</strong>tori, <strong>in</strong> funzione<br />

della valutazione dell’opportunità <strong>di</strong> esercitare il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> opposizione ex art 2503 c.c., con la<br />

conseguenza che tale adempimento sarebbe stato estraneo alla sfera <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità dei soci, che<br />

non avrebbero potuto r<strong>in</strong>unziarvi neppure all’unanimità (9) .<br />

2.3. <strong>La</strong> r<strong>in</strong>uncia alla relazione degli esperti<br />

Ulteriore mo<strong>di</strong>fica rispetto al testo previgente concerne la r<strong>in</strong>unciabilità alla relazione degli<br />

esperti, già ammessa dall’art. 2501-sexies, ultimo comma, c.c. (10) , essendo a tale f<strong>in</strong>e ora richiesto,<br />

oltre al consenso unanime dei soci <strong>di</strong> ciascuna delle società partecipanti alla fusione (già previsto<br />

nella previgente versione dell’art. 2501-sexies), anche quello dei possessori <strong>di</strong> altri strumenti<br />

f<strong>in</strong>anziari che attribuiscono il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto.<br />

2


3. Gli obblighi <strong>in</strong>formativi <strong>in</strong> capo all’organo amm<strong>in</strong>istrativo<br />

Sembra essere un giusto contrappeso all’espressa possibilità <strong>di</strong> r<strong>in</strong>unciare, <strong>in</strong> tutto o <strong>in</strong> parte,<br />

alla documentazione a corredo della fusione (e della scissione) la mo<strong>di</strong>fica dell’articolo 2501-<br />

qu<strong>in</strong>quies, c.c., laddove prevede l'obbligo dell'organo amm<strong>in</strong>istrativo <strong>di</strong> segnalare ai soci <strong>in</strong><br />

assemblea e all'organo amm<strong>in</strong>istrativo delle altre società partecipanti alla fusione (prima che siano<br />

tenute le assemblee delle altre società, aff<strong>in</strong>ché gli amm<strong>in</strong>istratori possano riferirne <strong>in</strong> assemblea ai<br />

soci delle altre partecipanti), le mo<strong>di</strong>fiche degli elementi dell'attivo e del passivo eventualmente<br />

<strong>in</strong>tervenute tra la data <strong>in</strong> cui il progetto <strong>di</strong> fusione è depositato presso la sede della società ovvero<br />

pubblicato nel sito Internet della stessa e la data della decisione sulla fusione (11) . Tale obbligo<br />

<strong>in</strong>formativo, come si è sottol<strong>in</strong>eato nei primi commenti (12) , presc<strong>in</strong>de dalla redazione della relazione<br />

da parte dell’organo amm<strong>in</strong>istrativo ed è volto a completare l’<strong>in</strong>formativa a favore dei soci delle<br />

società partecipanti ma anche dei cre<strong>di</strong>tori per porli <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> esercitare il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> opposizione,<br />

essendo tali notizie rilevabili dal verbale assembleare <strong>di</strong> approvazione del progetto, che a norma<br />

dell’art. 2502-bis, c.c. deve essere iscritto nel registro delle imprese e ivi archiviato (13) .<br />

L’obbligo <strong>di</strong> <strong>in</strong>formativa si era già <strong>in</strong> passato ritenuto immanente <strong>in</strong> capo agli amm<strong>in</strong>istratori.<br />

Infatti si era affermato che “al verificarsi <strong>di</strong> notevoli variazioni patrimoniali (o <strong>di</strong> altre circostanze<br />

ostative) impreve<strong>di</strong>bili, <strong>in</strong>combe <strong>in</strong>nanzitutto, sull’organo amm<strong>in</strong>istrativo, oltreché il dovere <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>formare i soci (e gli amm<strong>in</strong>istratori delle altre società partecipanti), altresì l’obbligo <strong>di</strong> esprimere una<br />

puntuale valutazione orientativa: <strong>in</strong><strong>di</strong>care cioè se, persistendo la praticabilità e l’opportunità della<br />

fusione, le variazioni verificatesi rientr<strong>in</strong>o nel marg<strong>in</strong>e <strong>di</strong> congruità del rapporto <strong>di</strong> cambio proposto<br />

ovvero sia opportuno riformulare quest’ultimo nei term<strong>in</strong>i più adeguati alla mutata situazione” (14) .<br />

Il documento <strong>di</strong> paragone, nel caso <strong>in</strong> cui si sia r<strong>in</strong>unciato alla situazione patrimoniale <strong>di</strong><br />

fusione/<strong>di</strong> scissione, pare debba essere rappresentato dall'ultimo bilancio depositato, a meno che il<br />

progetto – opportunamente - contenga notizie circa lo stato dell'attivo e del passivo delle società<br />

partecipanti, nel qual caso la <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> legge troverà la sua più agevole applicazione (<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione<br />

consigliabile ma non obbligatoria per legge: <strong>in</strong>fatti, il primo comma dell’art. 2501-ter, che reca l’elenco<br />

delle <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni obbligatorie contenute nel progetto non è stato mo<strong>di</strong>ficato dalla novella).<br />

Nel caso <strong>in</strong> cui il progetto taccia <strong>in</strong> proposito, si deve <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere: a) il caso <strong>in</strong> cui l’ultimo<br />

bilancio sia approvato prima della redazione del progetto, del suo deposito presso la sede o della<br />

sua pubblicazione <strong>in</strong> registro imprese o sul sito <strong>in</strong>ternet: <strong>in</strong> tal caso sarà a tale bilancio che gli<br />

amm<strong>in</strong>istratori dovranno fare riferimento nel fornire la loro <strong>in</strong>formativa <strong>in</strong> sede assembleare; b)<br />

dal caso <strong>in</strong> cui l’ultimo bilancio sia approvato tra la redazione del progetto/suo deposito presso la<br />

sede/sua pubblicazione <strong>in</strong> registro imprese o sul sito <strong>in</strong>ternet e l’assemblea: <strong>in</strong> tal caso gli<br />

3


amm<strong>in</strong>istratori prudenzialmente dovranno dare notizia sia delle mo<strong>di</strong>fiche <strong>in</strong>tervenute rispetto al<br />

bilancio approvato prima della redazione del progetto/deposito/pubblicazione sia, ad avviso <strong>di</strong> chi<br />

scrive, dar conto del fatto che, dopo la redazione del progetto/deposito/pubblicazione, è<br />

<strong>in</strong>tervenuta l’approvazione <strong>di</strong> un nuovo bilancio (più recente) notiziando soci della società ed<br />

amm<strong>in</strong>istratori delle altre società partecipanti circa gli eventuali scostamenti rilevanti riferibili a<br />

tale ultimo bilancio.<br />

4. Le semplificazioni per le società quotate<br />

Con la mo<strong>di</strong>fica del comma 2 dell’art. 2501-quater, c.c., si riconosce per le società quotate la<br />

possibilità <strong>di</strong> sostituire la situazione patrimoniale, oltre che con il bilancio relativo all'esercizio<br />

chiuso non oltre sei mesi prima del giorno del deposito o della pubblicazione del progetto <strong>di</strong><br />

fusione (come per qualunque società), anche con la relazione f<strong>in</strong>anziaria semestrale prevista<br />

dall'art. 154-ter, comma 2, del d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58, purché non riferita ad una data<br />

antecedente sei mesi dal giorno <strong>di</strong> deposito o pubblicazione del progetto <strong>di</strong> fusione.<br />

A norma del richiamato art. 154-ter entro sessanta giorni dalla chiusura del primo semestre<br />

dell'esercizio, gli emittenti quotati aventi l'Italia come Stato membro d'orig<strong>in</strong>e pubblicano una<br />

relazione f<strong>in</strong>anziaria semestrale comprendente il bilancio semestrale abbreviato, la relazione<br />

<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>a sulla gestione e l'attestazione prevista dall'articolo 154-bis, comma 5. <strong>La</strong> relazione sul<br />

bilancio semestrale abbreviato del revisore legale o della società <strong>di</strong> revisione legale, ove redatta, è<br />

pubblicata <strong>in</strong>tegralmente entro il medesimo term<strong>in</strong>e.<br />

<strong>La</strong> pubblicazione <strong>di</strong> tali documenti è effettuata per legge dalle società quotate presso la sede<br />

sociale, sul sito Internet della società e con le altre modalità previste dalla Consob (art. 154-ter,<br />

d.lgs. 58/1998)<br />

5. R<strong>in</strong>uncia alla documentazione <strong>di</strong> fusione e fusione con <strong>in</strong>debitamento<br />

<strong>La</strong> generale r<strong>in</strong>unciabilità ai documenti <strong>di</strong> fusione con il consenso unanime dei soci e dei<br />

possessori <strong>di</strong> altri strumenti f<strong>in</strong>anziari che attribuiscono il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto <strong>di</strong> ciascuna delle società<br />

partecipanti alla fusione, ora co<strong>di</strong>ficata agli artt. 2501-quater, comma 3, 2501-qu<strong>in</strong>ques, comma 4,<br />

e 2501-sexies comma 8, c.c., non opera, tuttavia, pienamente per le ipotesi <strong>di</strong> fusione a seguito <strong>di</strong><br />

acquisizione con <strong>in</strong>debitamento, essendo <strong>in</strong> tal caso la r<strong>in</strong>unciabilità riferibile alla sola situazione<br />

patrimoniale.<br />

E ciò non solo, o non soltanto, per la circostanza che a tale fusione non si applicano le<br />

semplificazioni previste dagli artt. 2505 e 2505-bis c.c., ma soprattutto perché <strong>in</strong> tale sede le<br />

relazioni dell’organo amm<strong>in</strong>istrativo e degli esperti si connotano per una funzione ulteriore.<br />

4


Nella fusione a seguito <strong>di</strong> acquisizione con <strong>in</strong>debitamento <strong>in</strong>fatti:<br />

- la relazione degli amm<strong>in</strong>istratori deve <strong>in</strong><strong>di</strong>care le ragioni che giustificano l’operazione e<br />

contenere un piano economico e f<strong>in</strong>anziario con <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione della fonte delle risorse f<strong>in</strong>anziarie e<br />

la descrizione degli obiettivi che si <strong>in</strong>tendono raggiungere (art. 2501-bis, comma 3);<br />

- la relazione degli esperti deve attestare la ragionevolezza delle <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni contenute nel<br />

progetto <strong>di</strong> fusione relative alle risorse f<strong>in</strong>anziarie previste per il sod<strong>di</strong>sfacimento delle<br />

obbligazioni della società risultante dalla fusione (art. 2501-bis, comma 4).<br />

Invero, la dottr<strong>in</strong>a ritiene che la verifica cui sono tenuti gli esperti riguar<strong>di</strong> non solo le<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni contenute nel progetto <strong>di</strong> fusione, ma anche le <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni contenute nella relazione<br />

degli amm<strong>in</strong>istratori e nel relativo piano economico e f<strong>in</strong>anziario, contenente la descrizione<br />

dell'<strong>in</strong>tera <strong>di</strong>namica dell'operazione, con la precisazione della fonte delle risorse f<strong>in</strong>anziarie,<br />

sebbene il comma 4 dell’art. 2501-bis non faccia riferimento al comma 3 ma si limiti a richiamare<br />

il progetto <strong>di</strong> fusione <strong>di</strong> cui al comma 2: ciò <strong>in</strong> quanto il giu<strong>di</strong>zio a cui sono chiamati gli esperti è<br />

sì abb<strong>in</strong>ato solamente al progetto, e non alla relazione, ma essi non potranno esimersi dall ' analisi<br />

<strong>di</strong> quest ' ultima nell ' appren<strong>di</strong>mento dell ' aspetto <strong>di</strong>namico dell ' operazione, ovvero nell'esame della<br />

descrizione delle modalità con cui gli amm<strong>in</strong>istratori <strong>in</strong>tendano conseguire liqui<strong>di</strong>tà sufficiente per<br />

ripianare il debito. “Ne consegue che l'attenzione degli esperti non può presc<strong>in</strong>dere, <strong>in</strong> effetti,<br />

dall'analisi delle modalità <strong>di</strong> valorizzazione e <strong>di</strong> reperimento delle risorse f<strong>in</strong>anziarie, come<br />

descritte nel piano economico e f<strong>in</strong>anziario, per compiere, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, valutazioni <strong>di</strong> carattere<br />

economico-aziendale, proiettabili nel tempo, f<strong>in</strong>o al momento f<strong>in</strong>ale del piano, ovvero f<strong>in</strong>o al<br />

momento del riequilibrio f<strong>in</strong>anziario” (15) .<br />

Gli esperti sono chiamati, pertanto, non solo a valutare - come <strong>di</strong> regola - la congruità del<br />

rapporto <strong>di</strong> cambio, ma anche ad esprimersi specificamente sulle proiezioni <strong>di</strong> rientro dal debito<br />

pre<strong>di</strong>sposte dagli amm<strong>in</strong>istratori, compiendone un ' attestazione.<br />

Si tratta, a ben vedere, come affermato anche dalla prassi <strong>in</strong>terpretativa (16) , <strong>di</strong> un presi<strong>di</strong>o<br />

che non ha una rilevanza meramente endosocietaria, ponendosi a tutela non solo dei soci, ma<br />

anche dei terzi cre<strong>di</strong>tori, che pertanto non è nella <strong>di</strong>sponibilità dell’assemblea, neppure con<br />

decisione totalitaria e all’unanimità. Ciò a presc<strong>in</strong>dere dalla posizione che si andrà ad assumere<br />

sugli effetti <strong>di</strong> un eventuale parere negativo reso dagli esperti (17) .<br />

Non sembra che, rispetto a tale affermazione, la co<strong>di</strong>ficata r<strong>in</strong>unziabilità alla relazione degli<br />

esperti prima (nel 2009) e a quella degli amm<strong>in</strong>istratori dopo (nel 2012) possano mutare la<br />

conclusione cui si era pervenuti, perché la funzione <strong>in</strong>formativa non meramente endosocietaria<br />

che hanno tali documenti nella fusione con <strong>in</strong>debitamento rimane <strong>in</strong>tatta.<br />

5


6. Le semplificazioni <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> fusione <strong>di</strong> società <strong>in</strong>teramente possedute e <strong>di</strong> fusione <strong>di</strong><br />

società possedute al 90%<br />

Il d.lgs. 123/2012 mo<strong>di</strong>fica le con<strong>di</strong>zioni alle quali è subor<strong>di</strong>nata – nella fusione per<br />

<strong>in</strong>corporazione <strong>di</strong> una società <strong>in</strong> un’altra che possiede tutte le quote o azioni della prima - la<br />

possibilità <strong>di</strong> prevedere nell’atto costitutivo o nello statuto la competenza dell'organo<br />

amm<strong>in</strong>istrativo <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong> quella dei soci.<br />

Il legislatore comunitario impone, <strong>in</strong>fatti:<br />

a) che siano rispettate da tutte le società partecipanti alla fusione le <strong>di</strong>sposizioni <strong>in</strong> materia<br />

<strong>di</strong> pubblicità del progetto <strong>di</strong> fusione;<br />

b) che sia garantito ai soci della società <strong>in</strong>corporante <strong>di</strong> prendere visione e <strong>di</strong> estrarre copia<br />

oltre che del progetto <strong>di</strong> fusione, dei bilanci e delle relative relazioni degli ultimi tre esercizi e della<br />

situazione patrimoniale (nel caso <strong>di</strong> fusione per <strong>in</strong>corporazione <strong>di</strong> società <strong>in</strong>teramente posseduta<br />

non si fa luogo alla redazione della relazione dell'organo amm<strong>in</strong>istrativo e alla relazione degli<br />

esperti <strong>in</strong><strong>di</strong>pendenti);<br />

c) che sia garantito ad una m<strong>in</strong>oranza qualificata <strong>di</strong> azionisti <strong>di</strong> chiedere la convocazione<br />

dell'assemblea per deliberare sulla fusione.<br />

A tal f<strong>in</strong>e, al comma 2 dell’art. 2505, c.c., sono stati <strong>in</strong>trodotti i riferimenti all'articolo 2501-<br />

ter, commi 3 e 4 (con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> cui alla lett. a): pubblicazione del progetto <strong>di</strong> fusione nel registro<br />

delle imprese o sul sito <strong>in</strong>ternet della società; decorso <strong>di</strong> trenta giorni, salvo r<strong>in</strong>uncia con il<br />

consenso unanime, tra data <strong>di</strong> pubblicazione del progetto e sua approvazione), nonché, quanto<br />

alla società <strong>in</strong>corporante, quelle dell'articolo 2501-septies (con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> cui alla lett. b): deposito e<br />

pubblicazione dei documenti).<br />

Si tratta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizione applicabile anche alla scissione <strong>in</strong> forza del richiamo <strong>di</strong> cui al comma<br />

5 dell’art. 2506-ter, c.c.<br />

Viene mo<strong>di</strong>ficato, <strong>in</strong>oltre, l’art. 2505-bis, c.c., relativo alla fusione per <strong>in</strong>corporazione <strong>di</strong><br />

società possedute al 90%, per la quale il legislatore comunitario - a con<strong>di</strong>zione che sia concesso<br />

agli altri soci della società <strong>in</strong>corporata il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> far acquistare le loro azioni o quote dalla società<br />

<strong>in</strong>corporante per un corrispettivo determ<strong>in</strong>ato alla stregua dei criteri previsti per il recesso - non<br />

richiede più né la relazione degli esperti sulla congruità del rapporto <strong>di</strong> cambio, né la redazione<br />

della situazione patrimoniale e la relazione dell'organo amm<strong>in</strong>istrativo venendo così meno anche<br />

relativi obblighi <strong>di</strong> pubblicazione. Al primo comma dell'articolo 2505-bis è stato <strong>di</strong> conseguenza<br />

aggiunto il riferimento agli articoli che non risultano più applicabili.<br />

Inf<strong>in</strong>e, la possibilità <strong>di</strong> prevedere nell’atto costitutivo o nello statuto la competenza<br />

dell'organo amm<strong>in</strong>istrativo <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong> quella dei soci per la decisione della fusione per<br />

6


<strong>in</strong>corporazione <strong>di</strong> società possedute al 90%, è subor<strong>di</strong>nata all'osservanza da parte delle società<br />

partecipanti dell'<strong>in</strong>tero art. 2501-septies e non più dei soli commi 1 e 2.<br />

Si tratta, anche qui, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizione applicabile alla scissione <strong>in</strong> forza del richiamo <strong>di</strong> cui al<br />

comma 5 dell’art. 2506-ter, c.c.<br />

9. le semplificazioni <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> scissione<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>rettiva 2009/109/CE impone agli Stati membri <strong>di</strong> non richiedere, nel caso <strong>di</strong> scissione<br />

me<strong>di</strong>ante costituzione <strong>di</strong> nuova società, qualora non siano previsti criteri <strong>di</strong> attribuzione delle<br />

azioni o quote <strong>di</strong>versi da quello proporzionale, la redazione della relazione degli esperti,<br />

riconoscendo anche la facoltà <strong>di</strong> non pretendere la relazione dell'organo amm<strong>in</strong>istrativo e la<br />

situazione patrimoniale, esentando qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la società dai relativi obblighi <strong>di</strong> pubblicazione.<br />

In attuazione <strong>di</strong> tale previsione, viene mo<strong>di</strong>ficato il comma 3 dell'art. 2506-ter, con l'aggiunta<br />

del riferimento agli artt. 2501-quater e 2501-qu<strong>in</strong>quies.<br />

Il legislatore amplia, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> gli esoneri documentali <strong>in</strong> ipotesi <strong>di</strong> scissione me<strong>di</strong>ante<br />

costituzione <strong>di</strong> nuova società, con criteri <strong>di</strong> attribuzione delle azioni o quote <strong>di</strong> tipo proporzionale:<br />

<strong>di</strong> conseguenza non sono più richiesti ex lege, oltre alla relazione degli esperti, <strong>in</strong>fatti, né la<br />

relazione dell'organo amm<strong>in</strong>istrativo, né la situazione patrimoniale.<br />

In conseguenza della mo<strong>di</strong>fica delle con<strong>di</strong>zioni previste dalla <strong>di</strong>rettiva comunitaria per la<br />

attribuzione all’organo amm<strong>in</strong>istrativo della decisione <strong>di</strong> scissione, viene mo<strong>di</strong>ficato anche il<br />

qu<strong>in</strong>to comma dell'articolo 2506-ter, per r<strong>in</strong>viare all'articolo 2505, limitatamente ai commi primo e<br />

secondo (escludendosi, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, la facoltà dei soci che rappresent<strong>in</strong>o il 5% del capitale <strong>di</strong> chiedere<br />

che la decisione <strong>di</strong> approvazione della fusione da parte della <strong>in</strong>corporante medesima sia adottata<br />

dall’assemblea).<br />

In questa sede preme ricordare come, ancora una volta, il legislatore, pur riscrivendo la<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle norme sulla fusione applicabili alla scissione, non abbia previsto il r<strong>in</strong>vio all’art.<br />

2505-quater c.c. (18)<br />

Nicola Atlante e Antonio Ruotolo<br />

__________________________<br />

1) Il Consiglio europeo, riunito l’8 e il 9 marzo 2007, ha convenuto sulla necessità <strong>di</strong> ridurre del 25 % gli oneri<br />

amm<strong>in</strong>istrativi a carico delle società entro il 2012, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> accrescere la competitività delle imprese<br />

comunitarie. Il settore del <strong>di</strong>ritto societario è stato identificato come un settore fonte <strong>di</strong> numerosi obblighi <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>formazione a carico delle società, alcuni dei quali sembrano superati o eccessivi. Occorre pertanto<br />

riesam<strong>in</strong>are tali obblighi e, laddove appropriato, ridurre gli oneri amm<strong>in</strong>istrativi gravanti sulle società<br />

all’<strong>in</strong>terno della Comunità al m<strong>in</strong>imo necessario per proteggere gli <strong>in</strong>teressi delle altre parti <strong>in</strong> causa.<br />

7


2) Per un primo commento, RUOTOLO - BOGGIALI, Mo<strong>di</strong>fiche riguardanti gli obblighi <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> relazioni e <strong>di</strong><br />

documentazione <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> fusioni e scissioni <strong>in</strong>trodotte con il d.lgs. 22 giugno 2012, n. 123, <strong>in</strong> CNN Notizie del 6<br />

agosto 2012.<br />

3) Per i primi commenti: BUSANI, Ma … <strong>in</strong>ternet “semplifica” davvero fusioni e scissioni, <strong>in</strong> Società, 2012, 1033;<br />

NASTRI - BECHINI, Perduti nel web: pubblicazione del progetto <strong>di</strong> fusione sul sito Internet della società, <strong>in</strong><br />

Società, 2012, 1035.<br />

4) <strong>La</strong> dottr<strong>in</strong>a è propensa ad ammettere che la r<strong>in</strong>uncia non debba necessariamente avvenire <strong>in</strong> assemblea, e che<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong> non sia necessario che all’assemblea chiamata a deliberare sulla fusione debbano partecipare tutti i<br />

soggetti aventi <strong>di</strong>ritto al voto: pertanto, la r<strong>in</strong>uncia del socio non presente <strong>in</strong> assemblea può anche essere<br />

esterna alla riunione assembleare, trattandosi <strong>di</strong> atto che per def<strong>in</strong>izione il socio compie uti s<strong>in</strong>gulus e non uti<br />

socius (così MAGLIULO, <strong>La</strong> fusione delle società, cit., 217 ss., con riferimento alla r<strong>in</strong>uncia al term<strong>in</strong>e fra<br />

iscrizione del progetto e la data fissata per la decisione <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alla fusione, e 629 ss., con riferimento alla<br />

r<strong>in</strong>uncia dei soci alla relazione <strong>di</strong> stima sulla congruità del rapporto <strong>di</strong> cambio. Nello stesso senso, Scognamiglio,<br />

Le fusioni e le scissioni "semplificate", <strong>in</strong> Riv. not., 2003, 894; BRODASCA, sub art. 2505-quater, <strong>in</strong><br />

Trasformazione-fusione-scissione, a cura <strong>di</strong> Bianchi, <strong>in</strong> Commentario alla riforma delle società, <strong>di</strong>retto da<br />

Marchetti –Bianchi –Notari, Milano, 2006, 1023; CACCHI PESSANI, sub art. 2501-quater, <strong>in</strong> Trasformazione –<br />

Fusione – Scissione, a cura <strong>di</strong> Bianchi, <strong>in</strong> Commentario alla riforma delle società, <strong>di</strong>retto da Marchetti –Bianchi –<br />

Notari, Milano, 2006, 615; SANTAGATA, <strong>La</strong> fusione (semplificata) <strong>di</strong> società non azionarie, <strong>in</strong> Il Nuovo Diritto<br />

delle Società – Liber Amicorum Gian Franco Campobasso, cur. Abbadessa - Portale, 4, 329). Analogamente,<br />

ATLANTE, <strong>La</strong> fusione, <strong>in</strong> CNN, Stu<strong>di</strong> sulla riforma del <strong>di</strong>ritto societario, Milano, 2004, 506, secondo cui appare<br />

ammissibile una sorta <strong>di</strong> “consultazione referendaria su <strong>in</strong>iziativa degli amm<strong>in</strong>istratori” anticipata rispetto alla<br />

riunione dei soci.<br />

5) Sul punto, v. gli Orientamenti <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> Atti societari L.D.4 (Derogabilità a parte dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> fusione<br />

o scissione nelle società con capitale non rappresentato da azioni - 1° pubbl. 9/08) e L.D.5 (Derogabilità a parte<br />

dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> fusione o scissione nelle società con capitale rappresentato da azioni - 1° pubbl. 9/08) del<br />

Comitato Triveneto dei Notai. In dottr<strong>in</strong>a, PICONE, Sub art. 2506-ter, <strong>in</strong> Trasformazione - Fusione - Scissione, a<br />

cura <strong>di</strong> Bianchi, <strong>in</strong> Commentario alla riforma delle società, <strong>di</strong>retto da Marchetti - Bianchi - Notari, Milano, 2006,<br />

1151; Scognamiglio, Le scissioni, <strong>in</strong> Tratt. Colombo - Portale, 7**2, Tor<strong>in</strong>o, 2004, 450.<br />

6) V. le <strong>di</strong>verse motivazioni <strong>in</strong> MAGLIULO, <strong>La</strong> fusione delle società, Milano, 2009, 229 ss. e <strong>in</strong> CACCHI PESSANI, sub<br />

art. 2501-quater, <strong>in</strong> Trasformazione – Fusione – Scissione, a cura <strong>di</strong> L.A. Bianchi, <strong>in</strong> Commentario alla riforma<br />

delle società, <strong>di</strong>retto da P. Marchetti – L.A. Bianchi – M. Notari, Milano, 2006, 564.<br />

7) Tale dottr<strong>in</strong>a <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua nell’art. 2505 c.c. - secondo cui la relazione <strong>in</strong> esame può essere omessa nel caso <strong>di</strong><br />

fusione per <strong>in</strong>corporazione <strong>di</strong> una società <strong>in</strong> un’altra che possiede tutte le azioni o le quote della prima, nella<br />

quale per def<strong>in</strong>izione manca la fissazione <strong>di</strong> un rapporto <strong>di</strong> cambio - un elemento che porta a concludere per la<br />

r<strong>in</strong>unziabilità. «Ma se la relazione degli amm<strong>in</strong>istratori» si afferma «fosse effettivamente <strong>di</strong>retta a tutelare<br />

<strong>in</strong>teressi <strong>di</strong>versi da quelli dei soci non sarebbe possibile farne a meno, per quegli aspetti che presc<strong>in</strong>dono dalla<br />

fissazione del rapporto <strong>di</strong> cambio, neanche nella fusione per <strong>in</strong>corporazione <strong>di</strong> società <strong>in</strong>teramente possedute.<br />

In tale fusione <strong>in</strong>fatti gli <strong>in</strong>teressi dei terzi e dei cre<strong>di</strong>tori meritano tutela non <strong>di</strong>versamente da ogni altro tipo <strong>di</strong><br />

fusione. Tant’è che, secondo un'op<strong>in</strong>ione dottr<strong>in</strong>aria, la relazione degli amm<strong>in</strong>istratori sarebbe obbligatoria<br />

anche nella fusione nella quale non si faccia luogo ad alcun rapporto <strong>di</strong> cambio, con la precisazione che <strong>in</strong> tal<br />

caso ovviamente nella relazione non potrebbero né dovrebbero essere contenute le parti relative<br />

all’illustrazione <strong>di</strong> tale rapporto L'alternativa <strong>in</strong>terpretativa forse più plausibile è che la formulazione dell'art.<br />

2501-qu<strong>in</strong>quies c.c. sia approssimativa ed <strong>in</strong>felice e che essa <strong>in</strong>tenda <strong>in</strong> realtà fare riferimento esclusivamente a<br />

ciò che attiene al rapporto <strong>di</strong> cambio, come potrebbe dedursi dall’espressione “<strong>in</strong> particolare” riferita a tale<br />

rapporto» (così Magliulo, <strong>La</strong> fusione delle società, cit., 239; nello stesso or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> idee CACCHI PESSANI, sub art.<br />

2501-qu<strong>in</strong>quies, <strong>in</strong> Trasformazione – Fusione – Scissione, a cura <strong>di</strong> Bianchi, <strong>in</strong> Commentario alla riforma delle<br />

società, <strong>di</strong>retto da Marchetti –Bianchi –Notari, Milano, 2006, 590 s., per il quale l’art. 2505 mostra come, tra<br />

due <strong>in</strong>teressi egualmente rilevanti sotto il profilo economico - quello dei cre<strong>di</strong>tori e quello dei soci - la legge<br />

attribuisca rilevanza giuri<strong>di</strong>ca solamente a quello dei soci. <strong>La</strong> relazione dell'organo amm<strong>in</strong>istrativo, <strong>in</strong>fatti, può<br />

essere omessa <strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente da ogni considerazione relativa al cre<strong>di</strong>tori, il cui <strong>in</strong>teresse a conoscere il<br />

valore <strong>di</strong> capitale economico delle società partecipanti evidentemente non muta a seconda che la fusione<br />

<strong>in</strong>cida o meno sulle posizioni relative dei soci). Ne consegue, pertanto, secondo tale impostazione, che «la<br />

relazione dell'organo amm<strong>in</strong>istrativo può essere omessa non solo nel caso <strong>in</strong> cui, oggettivamente, non è<br />

necessaria ai f<strong>in</strong>i dell’apprezzamento da parte dei soci del valori <strong>di</strong> scambio della fusione (vale a <strong>di</strong>re quando<br />

manca il rapporto <strong>di</strong> cambio o quando questo non esprima alcun valore <strong>di</strong> scambio, perché la fusione non può<br />

<strong>in</strong>cidere sulle posizioni-relative dei soci) ma anche quando i soci stessi, con una propria valutazione soggettiva,<br />

ritengono <strong>di</strong> non avere bisogno <strong>di</strong> conoscere le valutazioni dell'organo amm<strong>in</strong>istrativo circa il capitale<br />

economico delle società partecipanti per poter apprezzare e valutare la convenienza dell'operazione, e si<br />

8


accontentano qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong> decidere la fusione alle con<strong>di</strong>zioni <strong>in</strong><strong>di</strong>cate nel progetto, r<strong>in</strong>unciando - all'unanimità -<br />

alla relazione».<br />

8) Orientamenti <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> Atti societari L.D.4 (Derogabilità a parte dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> fusione o scissione nelle<br />

società con capitale non rappresentato da azioni - 1° pubbl. 9/08) e L.D.5 (Derogabilità a parte dei proce<strong>di</strong>menti<br />

<strong>di</strong> fusione o scissione nelle società con capitale rappresentato da azioni - 1° pubbl. 9/08) del Comitato Triveneto<br />

dei Notai.<br />

9) SALVATO, Le operazioni <strong>di</strong> fusione e scissione delle società, <strong>in</strong> Manuale <strong>di</strong> volontaria giuris<strong>di</strong>zione, a cura <strong>di</strong><br />

Salafia, Milano, 1999, 618; CIVERRA, Le operazioni <strong>di</strong> fusione e scissione, Milano, 2003, 63; CARATOZZOLO, I<br />

bilanci straor<strong>di</strong>nari. Profili economici, civilistici, tributari, Milano, 1996, 243; SANTAGATA, Le fusioni, <strong>in</strong> Tratt.<br />

Colombo-Portale, 7**1, Tor<strong>in</strong>o, 2004, 295; SPOLIDORO, <strong>in</strong> Serra – Spolidoro, Fusioni e scissioni <strong>di</strong> società<br />

(Commento al d.lg. 16 gennaio 1991, n. 22), Tor<strong>in</strong>o, 1994, 59. In giurisprudenza, Trib. Brescia, 11 marzo, 1998,<br />

<strong>in</strong> Società, 1998, 701, relativamente alla scissione, nonché Trib. Napoli, 15 febbraio 1996, <strong>in</strong> LAURINI –<br />

SALVATO – FIMMANÒ, Statuti e atti societari nella giurisprudenza onoraria, Padova, 1996, 91. Un argomento<br />

evocato a supporto <strong>di</strong> tale ricostruzione viene <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato nell’art. 2505-quater, che nelle sole fusioni alle quali<br />

non partecip<strong>in</strong>o società il cui capitale sia rappresentato da azioni consente, con il consenso unanime dei soci<br />

delle società co<strong>in</strong>volte, la r<strong>in</strong>uncia alla relazione degli esperti ma non anche a quella degli amm<strong>in</strong>istratori.<br />

10) Anche prima <strong>di</strong> tale previsione, <strong>in</strong>trodotta dal d.lgs. 147/2009, che sotto tale profilo aveva riall<strong>in</strong>eato la<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della fusione a quella della scissione (v. art. 2506- ter, comma 4, c.c.) il Notariato era pervenuto <strong>in</strong> via<br />

<strong>in</strong>terpretativa ad ammettere la r<strong>in</strong>uncia alla relazione degli esperti: questa, riguardando la congruità dei valori<br />

<strong>di</strong> scambio della fusione, è <strong>di</strong>retta a tutelare l'<strong>in</strong>teresse dei soci, i quali vi possono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> r<strong>in</strong>unciare<br />

all'unanimità (MAGLIULO, <strong>La</strong> fusione delle società, cit., 624; ATLANTE, <strong>La</strong> fusione semplificata, <strong>in</strong> Fondazione<br />

Italiana per il Notariato, Le operazioni societarie straor<strong>di</strong>narie: questioni <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse notarile e soluzioni<br />

applicative, Milano, 2007, 22; SCOGNAMIGLIO, Le fusioni e le scissioni "semplificate", cit., 894; DI VITA, <strong>La</strong><br />

fusione semplificata nella riforma delle società, <strong>in</strong> CNN, Stu<strong>di</strong> sulla riforma del <strong>di</strong>ritto societario, Milano, 2004,<br />

589. V. anche la Massima n. 26 del Consiglio Notarile <strong>di</strong> Milano, del 22 marzo 2004 [Esonero dall'obbligo <strong>di</strong> far<br />

re<strong>di</strong>gere la relazione degli esperti nella fusione (art. 2501-sexies c.c.)], secondo la quale " L'art. 2506- ter,<br />

comma 4, c.c. è norma applicabile, per effetto <strong>di</strong> <strong>in</strong>terpretazione estensiva, anche alla fusione, <strong>in</strong> quanto<br />

conferma che la relazione degli esperti <strong>di</strong> cui all'art. 2501-sexies c.c. è posta nell'esclusivo <strong>in</strong>teresse dei soci e<br />

dei possessori <strong>di</strong> altri strumenti f<strong>in</strong>anziari che danno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto, e non nell'<strong>in</strong>teresse dei cre<strong>di</strong>tori sociali o<br />

dei cre<strong>di</strong>tori particolari dei soci e neppure a tutela della <strong>in</strong>tangibilità del capitale. <strong>La</strong> normativa comunitaria e<br />

l'esistenza dell'art. 2505- quater c.c. non impe<strong>di</strong>scono tale estensione anche al caso <strong>in</strong> cui alla fusione<br />

partecip<strong>in</strong>o società per azioni. Può qu<strong>in</strong><strong>di</strong> essere confermata la massima già elaborata da questa Commissione<br />

(richiedendosi ovviamente il consenso oltre che dei soci anche dei portatori <strong>di</strong> altri strumenti f<strong>in</strong>anziari che<br />

danno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto) secondo la quale "non è necessaria la relazione degli esperti sulla congruità del rapporto<br />

<strong>di</strong> cambio, ai sensi dell'art. 2501-qu<strong>in</strong>quies c.c. allorché tutti i soci delle società partecipanti alla fusione o alla<br />

scissione vi abbiano r<strong>in</strong>unciato e <strong>di</strong> ciò si faccia constare nei relativi verbali assembleari, ferma restando<br />

l'eventuale applicabilità dell'art. 2343 c.c." Sul punto, più <strong>di</strong>ffusamente, v. RUOTOLO – BOGGIALI, R<strong>in</strong>unciabilità<br />

con il consenso unanime alla relazione degli esperti anche per le fusioni <strong>di</strong> società azionarie. <strong>La</strong> mo<strong>di</strong>fica dell’art.<br />

2501-sexies, <strong>in</strong> CNN Notizie del 2 novembre 2009. Già la <strong>di</strong>rettiva 2005/56/CE <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> fusioni<br />

transfrontaliere <strong>di</strong> società prevedeva all'articolo 8 che i soci <strong>di</strong> tutte le società partecipanti alla fusione<br />

potessero r<strong>in</strong>unciare all'unanimità alla redazione della relazione degli esperti, facoltà recepita nell'articolo 9,<br />

comma 4 del d.lgs. 108/2008, attuativo <strong>in</strong> Italia della <strong>di</strong>rettiva. Con l'equiparazione ad opera della <strong>di</strong>rettiva<br />

2007/63/CE, recepita con decreto legislativo 13 ottobre 2009, n. 147, della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della fusione tra società<br />

italiane e <strong>di</strong> quella fusione transfrontaliera, cui ora si applica il proce<strong>di</strong>mento della fusione tra società italiane,<br />

la previsione dell'art. 9, comma 4, si rende superflua, e ne è pertanto stata <strong>di</strong>sposta l'abrogazione.<br />

11) Già l’art. 2446, primo comma, ultimo periodo, c.c., prevede una analogo obbligo a carico degli amm<strong>in</strong>istratori<br />

che, <strong>in</strong> assemblea “devono dare conto dei fatti <strong>di</strong> rilievo avvenuti dopo la redazione della relazione”. Analogia<br />

colta già da BUSANI, Ma … <strong>in</strong>ternet “semplifica” davvero fusioni e scissioni, cit., 1033 s.<br />

12) BUSANI, Ma … <strong>in</strong>ternet “semplifica” davvero fusioni e scissioni, cit., 1033.<br />

13) Cenni al proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> iscrizione degli atti nel registro delle imprese ed alla loro archiviazione si r<strong>in</strong>vengono<br />

<strong>in</strong> ATLANTE, <strong>La</strong> pubblicità nel <strong>di</strong>ritto dell’impresa, <strong>in</strong> Le pubblicità, <strong>in</strong> Tratt. Perl<strong>in</strong>gieri, Napoli, 2009, 393 s.<br />

14) SANTAGATA, Le fusioni, cit., 411. Sulla questione, v. anche ATLANTE – MALTONI – RUOTOLO, Il "term<strong>in</strong>e<br />

massimo" per la conclusione del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> fusione (Stu<strong>di</strong>o n. 154-2007/I), <strong>in</strong> Stu<strong>di</strong> e materiali, 2008, 617<br />

ss.<br />

15) ARDIZZONE, sub art. 2501-bis, <strong>in</strong> Trasformazione – Fusione – Scissione, a cura <strong>di</strong> L.A. Bianchi, <strong>in</strong> Commentario<br />

alla riforma delle società, <strong>di</strong>retto da P. Marchetti – L.A. Bianchi – M. Notari, Milano, 2006, 501 ss.<br />

16) In tal senso si esprimono anche gli Orientamenti della Commissione Società del Consiglio Notarile <strong>di</strong> Milano<br />

[massima n. 60. Attestazioni dell’esperto <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> fusione con <strong>in</strong>debitamento e <strong>di</strong> fusione anticipata (artt.<br />

2501-bis, comma 4, e 2503, comma 1, c.c.) del 19 novembre 2004], secondo cui “L’attestazione richiesta<br />

9


dall’art. 2501 bis, comma 4°, c.c., nell’ambito della relazione degli esperti sulla congruità del rapporto <strong>di</strong><br />

cambio, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> fusione a seguito <strong>di</strong> acquisizione con <strong>in</strong>debitamento, deve essere resa anche nell’ipotesi <strong>di</strong><br />

fusione per <strong>in</strong>corporazione <strong>di</strong> società <strong>in</strong>teramente posseduta o comunque <strong>in</strong> ogni altra ipotesi <strong>in</strong> cui non sia<br />

richiesto il parere <strong>di</strong> congruità sul rapporto <strong>di</strong> cambio”.<br />

17) Nel senso che i soci sarebbero comunque liberi <strong>di</strong> deliberare l’operazione, mentre i terzi sarebbero tutelati<br />

dalla possibilità <strong>di</strong> far valere l'op<strong>in</strong>ione degli esperti nel relativo giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> opposizione ovvero <strong>in</strong> sede <strong>di</strong><br />

richiesta <strong>di</strong> risarcimento per eventuali danni, ARDIZZONE, sub art. 2501-bis, cit., 505; nel senso che la mancata<br />

– o negativa – attestazione impe<strong>di</strong>sce alla fusione <strong>di</strong> proseguire il suo corso, FERRI JR. – GUIZZI, Il progetto <strong>di</strong><br />

fusione e i documenti preparatori, <strong>in</strong> Il nuovo <strong>di</strong>ritto delle società, Liber amicorum Gian Franco Campobasso, -<br />

4: Scioglimento - Trasformazione - Fusione - Scissione - Società cooperative, a cura <strong>di</strong> Abbadessa e Portale,<br />

Tor<strong>in</strong>o, 2007, 258.<br />

18) Si potrebbe, tuttavia, attribuire il mancato richiamo ad un puro <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento (<strong>in</strong> tali term<strong>in</strong>i si<br />

esprimeva già PICONE, Sub art. 2506-ter, <strong>in</strong> Trasformazione - Fusione - Scissione, a cura <strong>di</strong> Bianchi, <strong>in</strong><br />

Commentario alla riforma delle società, <strong>di</strong>retto da Marchetti - Bianchi - Notari, Milano, 2006, 1163, <strong>in</strong> seguito<br />

alle mo<strong>di</strong>fiche <strong>in</strong>trodotte con il provve<strong>di</strong>mento correttivo contenuto nel d.lgs. 28 <strong>di</strong>cembre 2004, n. 310). Di<br />

conseguenza, potrebbe affermarsi che le semplificazioni dettate dall'art. 2505-quater c.c. nell'ambito della<br />

fusione, nonostante la mancanza <strong>di</strong> una norma <strong>di</strong> richiamo, possano trovare applicazione al proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

scissione (<strong>in</strong> senso negativo, NORMANN, Sub art. 2506-ter, <strong>in</strong> Co<strong>di</strong>ce commentato delle società a cura <strong>di</strong> Abriani<br />

– Stella Richter, Tor<strong>in</strong>o, 2010, 2418; SANTANGELO, <strong>La</strong> scissione nella riforma, <strong>in</strong> Consiglio Nazionale del<br />

Notariato, Stu<strong>di</strong> sulla riforma del <strong>di</strong>ritto societario, Milano, 2004, 544 ss.; nello stesso senso, TAMBURINI, sub<br />

art. 2506. Forme <strong>di</strong> scissione, <strong>in</strong> Il nuovo <strong>di</strong>ritto delle società, a cura <strong>di</strong> Maffei Alberti, IV, Padova, 2005, 2599.<br />

Per la applicabilità, PICCIAU, <strong>La</strong> scissione semplificata, <strong>in</strong> Fondazione Italiana Per il Notariato, Le operazioni<br />

societarie straor<strong>di</strong>narie: questioni <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse notarile e soluzioni applicative, Milano, 2007, 40; ZAMPAGLIONE,<br />

Term<strong>in</strong>e per l’opposizione dei cre<strong>di</strong>tori nella scissione <strong>di</strong> società non azionarie, <strong>in</strong> Notariato, 2007, 430 ss.,<br />

nonché l’Orientamento Triveneto <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> Atti societari L.A.8 (Riduzione dei term<strong>in</strong>i nelle scissioni <strong>in</strong> cui<br />

non partecipano spa, sapa o coop. per azioni - 1° pubbl. 9/04 - motivato 9/11). Sul punto v. anche<br />

SCOGNAMIGLIO, Le scissioni, cit., 446, n. 72).<br />

(Riproduzione riservata)<br />

10


CONSIGLIO NAZIONALE DEL NOTARIATO<br />

Stu<strong>di</strong>o n. 134-2013/I<br />

Società consortili: profili pratici e questioni applicative<br />

Approvato dalla Commissione Stu<strong>di</strong> d’Impresa il 19 febbraio 2013<br />

Sommario: 1. <strong>La</strong> sovrapposizione tra regole societarie e norme sui consorzi; 2. Trasferimento <strong>di</strong> azienda e<br />

per<strong>di</strong>ta della qualità <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore; 3. <strong>La</strong> sopravvenuta unipersonalità; 4. Capitale sociale e fondo<br />

consortile; 5. Il voto capitario; 6. <strong>La</strong> liquidazione della quota <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> recesso ed esclusione.<br />

***<br />

1. <strong>La</strong> sovrapposizione tra regole societarie e norme sui consorzi<br />

Nella prassi riguardante le società consortili sorgono frequentemente questioni applicative<br />

che co<strong>in</strong>volgono, <strong>in</strong> prima battuta, il tema della sovrapponibilità tra la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dei consorzi e<br />

quella del tipo sociale adottato.<br />

Le problematiche derivano dal fatto che alle società consortili il legislatore ha de<strong>di</strong>cato una<br />

sola norma, l’art. 2615-ter c.c., la quale <strong>di</strong>spone che:<br />

“Le società previste nei capi III e seguenti del titolo V (1) possono assumere come oggetto<br />

sociale gli scopi <strong>in</strong><strong>di</strong>cati nell'art. 2602.<br />

In tal caso l'atto costitutivo può stabilire l'obbligo dei soci <strong>di</strong> versare contributi <strong>in</strong> denaro”.<br />

Tale norma, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre <strong>di</strong>sposizioni quali ad esempio l’art. 2519 c.c. <strong>in</strong> materia <strong>di</strong><br />

cooperative, non opera un r<strong>in</strong>vio, nei limiti della compatibilità, alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle società <strong>di</strong><br />

capitali, lasciando qu<strong>in</strong><strong>di</strong> aperto il <strong>di</strong>battito <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alle norme applicabili alle società consortili.<br />

L’esigenza <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare le norme <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> consorzi con quelle relative alle società ha dato<br />

luogo a quattro <strong>di</strong>st<strong>in</strong>ti orientamenti, che possono essere così s<strong>in</strong>tetizzati (2) :<br />

- un primo orientamento ritiene che la causa del contratto <strong>di</strong> consorzio prevalga sulla forma<br />

societaria e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, le norme sui consorzi risulterebbero imme<strong>di</strong>atamente ed automaticamente<br />

applicabili alle società consortili a presc<strong>in</strong>dere dall’<strong>in</strong>serimento negli statuti <strong>di</strong> clausole atte a<br />

recepirle (3) ;<br />

- un secondo orientamento attribuisce, <strong>in</strong>vece, prevalenza alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a tipica della forma<br />

societaria adottata dalle società consortili, la quale non potrebbe essere derogata <strong>in</strong><br />

considerazione delle particolari f<strong>in</strong>alità consortili della società (4) ;<br />

1


- esiste, poi, una posizione <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>a che propende per attribuire alle società consortili una<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a mista: quella dei consorzi per quanto attiene ai rapporti tra consorziati ed ai rapporti tra<br />

i consorziati ed i terzi; quella delle società, nei <strong>di</strong>versi tipi, per quanto attiene al funzionamento<br />

dell’organizzazione associativa (5) . Tale ultimo orientamento, però, è stato criticato perché non<br />

troverebbe sicuro fondamento nel sistema legislativo e, soprattutto, presenta l’<strong>in</strong>conveniente <strong>di</strong><br />

rendere <strong>in</strong>certa l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione delle norme applicabili alle società consortili (6) ;<br />

- si è, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, sviluppato un quarto orientamento, attualmente prevalente (7) , secondo cui alle<br />

società consortili si applicano <strong>in</strong> ogni caso le regole societarie relative al tipo prescelto, <strong>in</strong> quanto il<br />

r<strong>in</strong>vio implicito alle norme sulle società contenuto nell’art. 2615-ter c.c. rende <strong>in</strong>derogabili le<br />

norme societarie dettate a tutela degli <strong>in</strong>teressi dei terzi o <strong>di</strong> <strong>in</strong>teressi generali. Resta ferma la<br />

possibilità <strong>di</strong> adottare statutariamente dei temperamenti alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a societaria <strong>in</strong> <strong>di</strong>pendenza<br />

dell’assunzione dello scopo consortile, <strong>in</strong> particolare con riferimento alle <strong>di</strong>sposizioni societarie<br />

che si rivel<strong>in</strong>o <strong>in</strong>compatibili con i caratteri essenziali del fenomeno consortile (8) .<br />

Tenuto conto <strong>di</strong> tali pr<strong>in</strong>cipi, si può passare ad esam<strong>in</strong>are <strong>in</strong> concreto i profili pratici derivanti<br />

dalla sovrapposizione tra regole societarie e regole consortili.<br />

2. Trasferimento <strong>di</strong> azienda e per<strong>di</strong>ta della qualità <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore<br />

In materia <strong>di</strong> consorzi, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> trasferimento dell’azienda avviene il sub<strong>in</strong>gresso<br />

automatico dell’acquirente nel consorzio.<br />

L’art. 2610 c.c. stabilisce, <strong>in</strong>fatti, quanto segue:<br />

“Salvo patto contrario, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> trasferimento a qualunque titolo dell'azienda l'acquirente<br />

subentra nel contratto <strong>di</strong> consorzio.<br />

Tuttavia, se sussiste una giusta causa, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> trasferimento dell'azienda per atto fra vivi,<br />

gli altri consorziati possono deliberare, entro un mese dalla notizia dell'avvenuto trasferimento,<br />

l'esclusione dell'acquirente dal consorzio”.<br />

E’ sorta la questione se l’art. 2610 c.c., norma dettata esclusivamente per i consorzi, trovi<br />

applicazione anche alle società consortili.<br />

Sul punto si deve rilevare come la regola del sub<strong>in</strong>gresso automatico nel consorzio<br />

dell’acquirente dell’azienda sia una conseguenza del fatto che la qualità <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore<br />

costituisca un requisito essenziale per la partecipazione a un consorzio, il quale è il contratto<br />

avente lo scopo <strong>di</strong> regolare le fasi delle rispettive imprese dei partecipanti.<br />

Il fatto che i consorziati decidano <strong>di</strong> perseguire gli scopi consortili attraverso la forma<br />

societaria non sembra implicare il venir meno della necessaria qualità <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore <strong>in</strong> capo ai<br />

partecipanti alla società consortile. Aff<strong>in</strong>ché, però, anche nelle società consortili possa trovare<br />

2


applicazione la regola contenuta nell’art. 2610 c.c., che prevede il sub<strong>in</strong>gresso automatico<br />

dell’acquirente dell’azienda, occorre altresì verificare che tale sub<strong>in</strong>gresso non sia <strong>in</strong> contrasto con<br />

il regime <strong>di</strong> circolazione delle partecipazioni sociali.<br />

Nei modelli societari che possono adottare gli scopi consortili (S.p.A., S.r.l. e cooperative),<br />

vige il pr<strong>in</strong>cipio della libera circolazione della partecipazione sociale, salvo la previsione <strong>di</strong><br />

particolari limiti attraverso l’adozione <strong>di</strong> clausole statutarie.<br />

Ne deriva qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, che, <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> v<strong>in</strong>coli alla circolazione delle partecipazioni, la regola del<br />

sub<strong>in</strong>gresso automatico dell’acquirente dell’azienda <strong>di</strong> cui all’art. 2610 c.c. trovi applicazione<br />

anche alle società consortili (9) .<br />

In tale prospettiva va ricordato come anche la giurisprudenza <strong>di</strong> legittimità appaia<br />

favorevolmente orientata: secondo Cass., 4 gennaio 2001, n. 77, <strong>in</strong> Giur. it., 2001, 1182, alle<br />

società utilizzate <strong>in</strong> funzione consortile restano applicabili le <strong>di</strong>sposizioni sui consorzi, <strong>in</strong><br />

particolare le <strong>di</strong>sposizioni degli artt. 2603, 2609 e 2610 c.c., con riguardo allo scioglimento del<br />

v<strong>in</strong>colo consortile (<strong>in</strong> precedenza, v. anche Cass., 4 novembre 1982, n. 5787, <strong>in</strong> Giur. comm., 1984,<br />

II, 568).<br />

A ben vedere, tuttavia, è possibile pervenire alla medesima conclusione, anche facendo a<br />

meno <strong>di</strong> risolvere la complessa questione del controverso rapporto che <strong>in</strong>tercorre tra società e<br />

consorzio, quando l’una <strong>di</strong>viene strumento dei f<strong>in</strong>i dell’altro. Soccorre, <strong>in</strong> tal senso, la previsione<br />

dell’art. 2558 c.c., secondo il quale “Se non è pattuito <strong>di</strong>versamente, l'acquirente dell'azienda<br />

subentra nei contratti stipulati per l'esercizio dell'azienda stessa che non abbiano carattere<br />

personale”.<br />

D’altro canto, se è vero che l’art. 2610 esclude a monte che il consorzio possa considerarsi<br />

contratto <strong>di</strong> natura personale ai sensi dell’art. 2558 comma 1, c.c., ciò è fuori <strong>di</strong>scussione per le<br />

S.p.A. e per le S.r.l., ove la personalizzazione delle partecipazioni (entro i limiti consentiti per l’uno<br />

o l’altro tipo) può <strong>di</strong>pendere semmai da apposita clausola statutaria, mentre non può reputarsi<br />

vero per le società <strong>di</strong> persone, nelle quali i mutamenti nella composizione della compag<strong>in</strong>e<br />

costituiscono mo<strong>di</strong>fiche contrattuali, richiedenti normalmente il consenso <strong>di</strong> tutti i soci, <strong>in</strong> forza<br />

del rapporto fiduciario che <strong>in</strong>tercorre normalmente fra i consociati e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> dell'<strong>in</strong>tuitu<br />

personae su cui si fonda il relativo contratto sociale (v. artt. 2252 e 2300 c.c.).<br />

Ritenendo, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, possibile che la cessione d’azienda implica il trasferimento automatico<br />

all’acquirente delle partecipazioni <strong>di</strong> S.p.A. o <strong>di</strong> S.r.l. consortile, occorre che tale conclusione venga<br />

armonizzata con le regole <strong>di</strong> pr<strong>in</strong>cipio che si occupano della opponibilità alle società delle vicende<br />

che abbiano ad oggetto sue azioni o sue quote e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, rispettivamente degli artt. 2355 e 2470<br />

c.c.<br />

3


In particolare, nella S.r.l., venuta meno la funzione legittimante dell’iscrizione nel libro soci, il<br />

trasferimento delle partecipazioni ha effetto <strong>di</strong> fronte alla società dal momento del deposito del<br />

relativo atto presso l'ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede<br />

sociale.<br />

Ne deriva, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, riguardo a quest’ultima, che, fermo restando che la cessione <strong>di</strong> azienda<br />

comprende il trasferimento delle quote <strong>di</strong> S.r.l. consortile nei rapporti tra cedente e cessionario, il<br />

relativo sub<strong>in</strong>gresso necessita, per <strong>di</strong>venire rilevante nei confronti della società, <strong>di</strong> essere iscritto<br />

nel registro delle imprese.<br />

A tal unico f<strong>in</strong>e, appare necessario allora, che il trasferimento, che pure si verifica ex lege, o<br />

venga nell’atto <strong>di</strong> cessione d’azienda espressamente menzionato o che <strong>in</strong> quest’ultimo vi venga<br />

almeno <strong>in</strong><strong>di</strong>cata, come facente parte del compen<strong>di</strong>o aziendale, la quota <strong>di</strong> partecipazione <strong>in</strong><br />

questione.<br />

Quanto, <strong>in</strong>vece, alle cooperative, il sub<strong>in</strong>gresso è subor<strong>di</strong>nato alla verifica, da parte<br />

dell’organo amm<strong>in</strong>istrativo, della sussistenza dei requisiti d’ammissione <strong>in</strong> capo all’acquirente.<br />

Diverse sono, <strong>in</strong>vece, le conclusioni per le società consortili il cui statuto contenga una<br />

clausola <strong>di</strong> <strong>in</strong>trasferibilità della partecipazione.<br />

Tenendo presente che l’art. 2610 c.c. prevede il sub<strong>in</strong>gresso dell’acquirente dell’azienda<br />

“salvo patto contrario”, si deve valutare se l’<strong>in</strong>trasferibilità delle partecipazioni, espressamente<br />

prevista nell’atto costitutivo, possa tradursi, <strong>in</strong> tal caso, <strong>in</strong> una fattispecie <strong>di</strong> “patto contrario”<br />

all’automatico trasferimento della partecipazione <strong>in</strong> capo all’acquirente.<br />

Effettivamente, tale previsione vale ad escludere che la compag<strong>in</strong>e sociale possa essere<br />

alterata nella sua composizione sia <strong>di</strong>rettamente – attraverso un trasferimento <strong>di</strong>retto della<br />

partecipazione – sia <strong>in</strong><strong>di</strong>rettamente, laddove cioè la sostituzione nella titolarità della quota sia<br />

concepita quale effetto della cessione dell’azienda.<br />

Nelle ipotesi <strong>in</strong> cui il subentro automatico sia escluso, come <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> clausole <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>trasferibilità della partecipazione, v’è da chiedersi, ancora, quali siano le conseguenze del<br />

trasferimento dell’azienda <strong>in</strong> capo al cedente che abbia perso la qualifica <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore.<br />

È opportuno ricordare brevemente la <strong>di</strong>versità della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dell’<strong>in</strong>trasferibilità tra S.p.A. e<br />

S.r.l.<br />

Per le S.p.A., <strong>in</strong>fatti, lo statuto può vietare il trasferimento delle azioni per un periodo non<br />

superiore a c<strong>in</strong>que anni dalla costituzione della società o dal momento <strong>in</strong> cui il <strong>di</strong>vieto viene<br />

<strong>in</strong>trodotto (art. 2355-bis c.c., limite qu<strong>in</strong>quennale la cui violazione implica, per la dottr<strong>in</strong>a o la<br />

nullità della clausola ovvero la sostituzione automatica con il term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> c<strong>in</strong>que anni).<br />

4


Nelle S.r.l. la clausola <strong>di</strong> <strong>in</strong>trasferibilità è ammessa, riconoscendosi <strong>in</strong> capo al socio che non<br />

possa cedere la sua partecipazione a causa <strong>di</strong> una clausola <strong>di</strong> <strong>in</strong>trasferibilità il <strong>di</strong>ritto ad esercitare<br />

il recesso (art. 2469 c.c.).<br />

Qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, tornando all’ipotesi della società consortile, da un lato, la clausola <strong>di</strong> <strong>in</strong>trasferibilità<br />

della partecipazione sembrerebbe impe<strong>di</strong>re il subentro ex art. 2610 c.c. <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> cessione<br />

dell’azienda, comportando altresì nelle S.r.l. il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> recesso ex art. 2469, comma 2.<br />

Dall’altro lato l’ipotizzata per<strong>di</strong>ta della qualifica <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore dovrebbe implicare, anche <strong>in</strong><br />

assenza <strong>di</strong> un’apposita regolamentazione statutaria, il venir meno dei requisiti soggettivi per la<br />

partecipazione alla società consortile e l’<strong>in</strong>idoneità ad adempiere gli obblighi consortili, con<br />

conseguente <strong>in</strong>tegrazione <strong>di</strong> un’ipotesi d’esclusione per giusta causa del socio la quale, tuttavia,<br />

apre l’ulteriore profilo problematico legato alla applicazione della regola consortile (art. 2609 c.c.)<br />

o societaria (art. 2473-bis c.c.).<br />

Invero, sotto tale profilo, normalmente, lo statuto prevede il recesso del socio non più <strong>in</strong><br />

grado <strong>di</strong> concorrere allo scopo societario (consortile), e per la S.r.l. si prevede anche l’esclusione a<br />

tutela società (laddove, nella S.p.A., <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> una previsione analoga a quella dell’art. 2473-bis<br />

c.c., l’autonomia statutaria è <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>e a ricorrere allo strumento delle azioni riscattabili, ex art. 2437<br />

sexies c.c., <strong>in</strong>trodotte proprio per surrogare alle esigenze tipiche dell'esclusione).<br />

<strong>La</strong>ddove ciò non si verifichi, il problema si risolve facendo applicazione del pr<strong>in</strong>cipio sotteso<br />

alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a del recesso e dell’esclusione <strong>di</strong> consorzio, rispetto alla quale, fermo restando il<br />

<strong>di</strong>battito <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alla necessità <strong>di</strong> una previsione espressa o meno <strong>di</strong> cause <strong>di</strong>verse da quella <strong>in</strong><br />

<strong>di</strong>scorso (10) , nessuno dubita sulla circostanza che la per<strong>di</strong>ta della qualità <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore o dei<br />

requisiti <strong>di</strong> ammissione determ<strong>in</strong>i l’uscita dal consorzio, operando ad un tempo sia come causa <strong>di</strong><br />

recesso che come causa <strong>di</strong> esclusione (11) .<br />

Invero, quando il socio non abbia più i requisiti che obbiettivamente ne giustifich<strong>in</strong>o la sua<br />

partecipazione, la permanenza nella società resterebbe priva <strong>di</strong> fondamento e, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, si<br />

rivelerebbe manchevole <strong>di</strong> causa (12) .<br />

3. <strong>La</strong> sopravvenuta unipersonalità<br />

Un ulteriore profilo pratico <strong>in</strong>erente la sovrapposizione tra regole societarie e regole<br />

consortili riguarda il caso <strong>di</strong> cessione <strong>di</strong> quote tale che l’acquirente resti unico socio: ad esempio,<br />

<strong>in</strong> una consortile <strong>di</strong> due soci, uno <strong>di</strong> questi <strong>in</strong>tende cedere la propria <strong>in</strong>tera partecipazione all’altro.<br />

In questo caso, nulla impe<strong>di</strong>sce che si operi detto trasferimento, ma ne vanno poi<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduate le conseguenze, le quali si collocano sul piano del concretizzarsi <strong>di</strong> una causa <strong>di</strong><br />

scioglimento della società consortile.<br />

5


Ancor prima della riforma del <strong>di</strong>ritto societario, <strong>in</strong>fatti, la dottr<strong>in</strong>a, muovendo dal dato<br />

normativo dell’art. 2602 c.c., aveva affermato l’essenzialità della presenza <strong>di</strong> almeno due o più<br />

impren<strong>di</strong>tori aff<strong>in</strong>ché si potesse parlare <strong>di</strong> impresa <strong>di</strong> tipo consortile: <strong>di</strong> conseguenza, nonostante il<br />

silenzio dell’art. 2611 c.c. sul punto, il venir meno della pluralità <strong>di</strong> partecipanti rappresentava una<br />

causa <strong>di</strong> scioglimento del consorzio (13) .<br />

Il richiamo fatto nell’art. 2615-ter c.c. agli scopi <strong>in</strong><strong>di</strong>cati nell'art. 2602 c.c., quali contenuto<br />

dell'oggetto sociale <strong>di</strong> strutture consortili costituite <strong>in</strong> forma societaria, <strong>in</strong>clude poi anche il<br />

riferimento ad una pluralità <strong>di</strong> consorziati ed alla istituzione <strong>di</strong> una organizzazione comune<br />

strumentale all'esercizio delle loro rispettive attività d'impresa (14) .<br />

Tali conclusioni sono riba<strong>di</strong>te dalla dottr<strong>in</strong>a anche dopo la riforma del <strong>di</strong>ritto societario - che<br />

pure ha previsto la possibilità della costituzione per atto unilaterale della S.p.A. (oltre che della<br />

S.r.l.) ed ha escluso che dalla unipersonalità possa derivare la per<strong>di</strong>ta della responsabilità limitata<br />

ancorché unico socio sia una persona giuri<strong>di</strong>ca, a patto che siano rispettati gli obblighi <strong>di</strong> <strong>in</strong>tegrale<br />

liberazione del conferimento ed osservati i prescritti adempimenti pubblicitari.<br />

L’<strong>in</strong>ammissibilità <strong>di</strong> società consortili unipersonali si fonda sul fatto che il richiamo a tutte le<br />

forme organizzative societarie, operato dall'art. 2615-ter c.c. opera solo nei limiti della<br />

compatibilità e della idoneità delle stesse al perseguimento degli scopi consortili <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati<br />

dall'art. 2602 c.c. <strong>La</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della «causa» consortile, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, prevale su quella propria della<br />

«forma» organizzativa societaria adottata (15) .<br />

Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> il concentrarsi <strong>di</strong> tutte le partecipazioni alla S.r.l. consortile <strong>in</strong> capo ad un solo socio<br />

sarà causa <strong>di</strong> scioglimento della stessa (16) .<br />

Ciò posto, occorre poi valutare come operi siffatto scioglimento.<br />

<strong>La</strong> fattispecie sembra <strong>in</strong>quadrarsi nella previsione del n. 2 dell’art. 2484 c.c., secondo cui la<br />

società si scioglie “per il conseguimento dell'oggetto sociale o per la sopravvenuta impossibilità <strong>di</strong><br />

conseguirlo, salvo che l'assemblea, all'uopo convocata senza <strong>in</strong>dugio, non deliberi le opportune<br />

mo<strong>di</strong>fiche statutarie”.<br />

Vero è che la norma fa riferimento all’impossibilità <strong>di</strong> conseguire l’oggetto, mentre, nel caso<br />

<strong>di</strong> specie, l’unipersonalità sembra contrad<strong>di</strong>re più lo scopo (consortile) che l’oggetto sociale.<br />

Tuttavia, si deve ricordare come l’oggetto della società consortile sia quello della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a o<br />

dello svolgimento <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>ate fasi delle rispettive imprese consorziate (art. 2602, c.c.,<br />

richiamato dall’art. 2615-ter, c.c., per cui “le società previste nei capi III e seguenti del titolo V<br />

possono assumere come oggetto sociale gli scopi <strong>in</strong><strong>di</strong>cati nell'articolo 2602”).<br />

Lo scopo consortile - da <strong>in</strong>tendersi come <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a o svolgimento <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>ate fasi delle<br />

imprese dei consorziati - è, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, per def<strong>in</strong>izione, l’oggetto sociale della società consortile (17) .<br />

6


È chiaro, pertanto, che, mancando la pluralità <strong>di</strong> consorziati (soci), manca uno dei requisiti<br />

per il conseguimento dell’oggetto sociale: mancano cioè le rispettive imprese perché non v’è più la<br />

pluralità <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> non v’è più la possibilità <strong>di</strong> conseguire l’oggetto sociale, che<br />

presuppone appunto una pluralità <strong>di</strong> imprese le cui fasi <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are o svolgere attraverso<br />

l’organizzazione consortile, con conseguente applicazione dell’art. 2484, n. 2), c.c.<br />

Ne deriva, altresì, che gli amm<strong>in</strong>istratori, accertato il verificarsi della causa <strong>di</strong> scioglimento,<br />

devono senza <strong>in</strong>dugio convocare l'assemblea per deliberare le opportune mo<strong>di</strong>fiche statutarie<br />

(che possono consistere anche nella <strong>trasformazione</strong> della società da consortile a capitalistica ex<br />

art. 2500-octies, c.c., con sì da impe<strong>di</strong>re che la società si sciolga) <strong>in</strong> mancanza delle quali dovranno<br />

procedere all’iscrizione nel registro delle imprese della <strong>di</strong>chiarazione con cui si accerta la causa <strong>di</strong><br />

scioglimento ex art. 2485 c.c.<br />

4. Capitale sociale e fondo consortile<br />

Un’ulteriore questione riguarda la compresenza nelle società consortili <strong>di</strong> un fondo<br />

consortile <strong>in</strong>sieme al capitale sociale. Tale possibilità crea notevoli perplessità <strong>in</strong> quanto fondo<br />

consortile e capitale sociale svolgono la medesima funzione riguardo al regime <strong>di</strong> responsabilità,<br />

ma secondo regole <strong>di</strong>verse.<br />

Se ci si attiene alla funzione che entrambi svolgono abbiamo, per il primo, il <strong>di</strong>sposto dell’art.<br />

2615, c.c., che stabilisce il regime <strong>di</strong> responsabilità verso i terzi per le obbligazioni del consorzio -<br />

sancendo (al primo comma) la responsabilità esclusiva del consorzio me<strong>di</strong>ante il fondo consortile e<br />

chiamando (al secondo comma) altresì a risponderne, limitatamente alle "obbligazioni assunte<br />

dagli organi del consorzio per conto dei s<strong>in</strong>goli consorziati", questi ultimi <strong>in</strong> solido col fondo<br />

consortile.<br />

Il fondo consortile non svolge tanto una funzione <strong>di</strong> dotazione dei mezzi patrimoniali<br />

necessari al perseguimento dello scopo consortile dell'ente, bensì quella <strong>di</strong> tutelare i terzi per le<br />

obbligazioni del consorzio (18) .<br />

Sennonché, per le società consortili la struttura societaria che esse rivestono porta a ritenere<br />

applicabili tutte le norme poste a tutela dell'<strong>in</strong>tegrità del capitale sociale, ivi compresa quelle<br />

relative al regime <strong>di</strong> responsabilità (artt. 2325 e 2462 c.c.) (19) <strong>di</strong>venendo qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>in</strong>utile, se non<br />

contrad<strong>di</strong>ttoria, la compresenza del fondo consortile.<br />

Anche la giurisprudenza si è espressa <strong>in</strong> tal senso, sottol<strong>in</strong>eando come “<strong>in</strong> materia <strong>di</strong> società<br />

consortile costituita secondo il tipo delle società <strong>di</strong> capitali (nella specie <strong>di</strong> S.r.l.), la causa<br />

consortile può comportare la deroga delle norme che <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ano il tipo adottato, qualora la loro<br />

applicazione sia <strong>in</strong>compatibile con profili essenziali del fenomeno consortile, fermo restando che<br />

7


siffatta deroga non può giustificare lo stravolgimento dei pr<strong>in</strong>cipi fondamentali che regolano il tipo<br />

<strong>di</strong> società <strong>di</strong> capitali scelto, al punto da renderlo non più riconoscibile rispetto al corrispondente<br />

modello legale; tra i pr<strong>in</strong>cipi <strong>in</strong>derogabili rientra quello recato dall'art. 2472, co. 1 c.c., <strong>in</strong> virtù del<br />

quale nella S.r.l. per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo patrimonio - salvo<br />

che la responsabilità dei consorziati sia prevista da specifiche norme, come nel caso <strong>di</strong> società<br />

consortile a r. l. appaltatrice <strong>di</strong> lavori pubblici” (20) .<br />

Qualora una consortile abbia costituito un fondo, ad esso potrebbe essere attribuita una<br />

<strong>di</strong>versa funzione, che tradotta sulla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a capitalistica potrebbe corrispondere a quella <strong>di</strong> una<br />

particolare riserva costituita con i contributi ex art. 2615-ter, comma 2, c.c.. Il che vale comunque<br />

a privare <strong>di</strong> significato tecnico (nel senso, cioè, dell’art. 2615 c.c.) la riserva chiamata “fondo<br />

consortile”.<br />

5. Il voto capitario<br />

Un ulteriore profilo <strong>in</strong>erente le società consortili riguarda l’ammissibilità del voto capitario<br />

nelle consortili <strong>di</strong>verse da quelle cooperative.<br />

Sul punto occorre tenere presente la <strong>di</strong>fferenza tra la mutualità delle cooperative e quella<br />

consortile.<br />

<strong>La</strong> società consortile e la società cooperativa, <strong>in</strong>fatti, pur avendo <strong>in</strong> comune il requisito della<br />

mutualità, si <strong>di</strong>fferenziano, fra l’altro, anche per il <strong>di</strong>verso significato che essa assume: nella<br />

cooperativa lo scopo mutualistico che si propongono i soci cooperatori è quello <strong>di</strong> realizzare un<br />

<strong>in</strong>cremento del salario o un risparmio nelle proprie economie <strong>in</strong><strong>di</strong>viduali o familiari; nei consorzi e<br />

nelle società consortili, i soci consorziati, <strong>in</strong> quanto impren<strong>di</strong>tori, mirano a conseguire un aumento<br />

del profitto, sia riducendo i costi <strong>di</strong> produzione, sia aumentando il prezzo <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta dei prodotti.<br />

<strong>La</strong> conseguenza <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>fferenza opera sul piano organizzativo.<br />

Nella realtà consortile, la gestione <strong>di</strong> servizio nel consorzio non presenta obbligatoriamente<br />

caratteri democratici e solidaristici (ed il voto è, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, espresso <strong>in</strong> base alle quote <strong>di</strong> produzione).<br />

Al contrario, democrazia e solidarismo entrano nel programma causale della cooperativa<br />

qualificandolo <strong>in</strong> modo particolare attraverso le regole della “porta aperta” e del “voto capitario”<br />

(21) .<br />

Non sembra, pertanto, possibile applicare, <strong>in</strong> forza della “mutualità” che connota la società<br />

consortile, la regola una testa un voto propria della società cooperativa, proprio perché <strong>di</strong>verso è il<br />

significato della mutualità consortile rispetto a quella cooperativa. In altri term<strong>in</strong>i, non appare<br />

possibile traslare la regola per cui ciascun socio ha un voto, a presc<strong>in</strong>dere dal valore della quota, <strong>di</strong><br />

8


cui all’art. 2538, comma 2, c.c. alla società consortile fondandosi sulla mutualità che connota<br />

entrambi i modelli, perché <strong>di</strong>verso è il significato che essa ha nelle due ipotesi (22) .<br />

Non potendo, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, ricorrere ad una applicazione <strong>di</strong>retta del pr<strong>in</strong>cipio sancito dall’art.<br />

2538, comma 2, c.c., alla società consortile, occorre valutare se la regola del voto capitario sia<br />

consentita nella <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a del tipo sociale <strong>di</strong> riferimento adottato dalla società consortile.<br />

E’ stato rilevato che nelle società per azioni “chiuse”, con l’<strong>in</strong>troduzione del nuovo art. 2351,<br />

comma 3, c.c., si è attenuata la portata v<strong>in</strong>colante della regola che attribuisce un voto a ciascuna<br />

azione (23) , e la prevalente dottr<strong>in</strong>a ammette oggi la clausola del voto per teste (24) considerandola,<br />

tra l’altro, una particolare comb<strong>in</strong>azione del voto a scalare o, meglio la sua massima<br />

estremizzazione (25) . Una simile clausola appare ancor più ammissibile nelle società per azioni<br />

consortili, <strong>in</strong> quanto è compatibile con la <strong>di</strong>sposizione normativa <strong>di</strong> cui all’art. 2606 c.c., che<br />

presuppone nei consorzi la sussistenza del voto capitario.<br />

Appare, <strong>in</strong>vece, più controversa la possibilità <strong>di</strong> adottare il voto capitario nelle società<br />

consortili a responsabilità limitata.<br />

Non sembra, <strong>in</strong>nanzitutto, possibile pervenire a tale risultato ricorrendo all’art. 2468, comma<br />

3, c.c., e cioè attribuendo nell’atto costitutivo, ai s<strong>in</strong>goli soci particolari <strong>di</strong>ritti riguardati<br />

l'amm<strong>in</strong>istrazione della società o la <strong>di</strong>stribuzione degli utili.<br />

Secondo la dottr<strong>in</strong>a (26) , <strong>in</strong>fatti, la deroga alla proporzionalità fra la partecipazione e i <strong>di</strong>ritti<br />

sociali non può riguardare il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto che, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con i pr<strong>in</strong>cipi ispiratori della riforma,<br />

rimane assicurato ad ogni socio <strong>in</strong> misura proporzionale alla sua partecipazione.<br />

Nonostante si sia da più parti sostenuta la possibilità <strong>di</strong> <strong>in</strong>terpretare la norma del comma 3<br />

estensivamente (27) , fondamentalmente per la ragione che <strong>di</strong>versamente si <strong>in</strong>trodurrebbe un limite<br />

all’autonomia privata statutaria <strong>in</strong> contrasto con uno dei pr<strong>in</strong>cipali tratti caratterizzanti la “nuova”<br />

S.r.l. (28) , si ritiene, comunque, che le materie per le quali non è possibile derogare al proce<strong>di</strong>mento<br />

assembleare nelle S.r.l., <strong>in</strong><strong>di</strong>cate nell’art. 2479 comma 2, costituiscano un limite all’esplicarsi del<br />

“particolare <strong>di</strong>ritto”.<br />

L’elencazione delle materie per le quali è necessario il proce<strong>di</strong>mento assembleare, <strong>in</strong>fatti,<br />

esprime il pr<strong>in</strong>cipio della partecipazione necessaria del socio alle decisioni <strong>in</strong> essa comprese, per<br />

cui, se ne deduce, che nessun <strong>di</strong>ritto particolare può essere attribuito al s<strong>in</strong>golo socio <strong>in</strong> merito<br />

alle decisioni <strong>di</strong> approvazione del bilancio, alla nom<strong>in</strong>a nei casi previsti dall'articolo 2477 dei<br />

s<strong>in</strong>daci e del presidente del collegio s<strong>in</strong>dacale o del revisore, alle mo<strong>di</strong>ficazioni dell'atto costitutivo<br />

e alla decisione <strong>di</strong> compiere operazioni che comportano una sostanziale mo<strong>di</strong>ficazione<br />

dell'oggetto sociale determ<strong>in</strong>ato nell'atto costitutivo o una rilevante mo<strong>di</strong>ficazione dei <strong>di</strong>ritti dei<br />

soci (29) .<br />

9


Non sembrerebbe, <strong>in</strong> altre parole, possibile <strong>in</strong>cidere sul pr<strong>in</strong>cipio per cui il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto è<br />

proporzionale alla partecipazione <strong>in</strong> modo da attribuire a tutti i soci il medesimo peso <strong>in</strong> sede<br />

decisionale, presc<strong>in</strong>dendo dal valore della partecipazione.<br />

Sarebbe, <strong>in</strong>vece, possibile agire su quest’ultimo elemento, facendo leva sul <strong>di</strong>sposto del<br />

comma 2 dello stesso art. 2468, c.c., derogando cioè alla proporzionalità fra valore della<br />

partecipazione e il valore del relativo conferimento (30) .<br />

L’attuazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>stribuzione delle partecipazioni non proporzionale al<br />

conferimento può peraltro esser attuata solo <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> conferimento <strong>in</strong>iziale o <strong>di</strong> aumento <strong>di</strong><br />

capitale, eludendosi altrimenti la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a del trasferimento delle quote.<br />

In def<strong>in</strong>itiva, il risultato una testa un voto potrebbe essere conseguito solo laddove si<br />

deroghi (<strong>in</strong> sede <strong>di</strong> conferimento <strong>in</strong>iziale o <strong>di</strong> aumento <strong>di</strong> capitale) alla proporzionalità fra<br />

conferimento e valore della partecipazione, ma non con una applicazione <strong>di</strong>retta del pr<strong>in</strong>cipio<br />

sancito dall’art. 2538, comma 2, alla società consortile, né con un “riequilibrio” realizzato<br />

attraverso la previsione <strong>di</strong> “particolari <strong>di</strong>ritti”.<br />

6. <strong>La</strong> liquidazione della quota <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> recesso ed esclusione<br />

<strong>La</strong> regola contenuta nell’art. 2609 c.c., secondo cui <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> recesso o esclusione <strong>di</strong> un<br />

consorziato la sua quota “si accresce proporzionalmente a quelle degli altri”, ha alimentato un<br />

<strong>di</strong>battito sul riconoscimento allo stesso <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto alla liquidazione della quota, nel senso <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritto al controvalore <strong>in</strong> denaro della propria partecipazione al patrimonio consortile o almeno<br />

alla ripetizione <strong>di</strong> quanto apportato al consorzio.<br />

<strong>La</strong> dottr<strong>in</strong>a tra<strong>di</strong>zionale, muovendo dal pr<strong>in</strong>cipio dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>visibilità del fondo consortile,<br />

unitamente alla regola dell’accrescimento, conclude nel senso che nulla spetti al consorziato<br />

escluso o receduto (31) .<br />

Secondo altri, tuttavia, la portata dell’<strong>in</strong>sieme dei due assunti (accrescimento ed<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>visibilità) andrebbe limitata ai soli consorzi <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>gentamento (32) e non sarebbe applicabile a<br />

quelli per il coor<strong>di</strong>namento.<br />

Da segnalare, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, l’affermazione <strong>di</strong> chi esclude tout court che si possa <strong>di</strong>fferenziare la<br />

posizione <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alla spettanza <strong>di</strong> un rimborso <strong>di</strong> chi esce dalla compag<strong>in</strong>e anticipatamente da<br />

quella <strong>di</strong> colui che ne faccia parte s<strong>in</strong>o alla sua scadenza. In particolare, si ritiene che la regola<br />

dell’accrescimento <strong>di</strong> cui all’art. 2609 c.c. non andrebbe <strong>in</strong>tesa come <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> restituzione dei<br />

contributi versati dal consorziato uscente, bensì come ripartizione tra coloro che rimangono nel<br />

consorzio dei <strong>di</strong>ritti e degli obblighi nascenti dal contratto consortile. Ne deriva, altresì, che la<br />

10


egola dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>visibilità del fondo consortile <strong>di</strong> cui all’art. 2614 c.c. non riguarderebbe la<br />

liquidazione dei contributi versati dal consorziato receduto o escluso (33) .<br />

Tuttavia, la dottr<strong>in</strong>a più recente opera un contemperamento fra regola consortile e regola<br />

societaria, riconoscendo al socio escluso o receduto il <strong>di</strong>ritto alla liquidazione della propria quota<br />

al valore nom<strong>in</strong>ale (34) .<br />

Ed <strong>in</strong> tal senso si è espresso, recentemente, l'Osservatorio sul <strong>di</strong>ritto societario del Consiglio<br />

Notarile dei Distretti Riuniti <strong>di</strong> Firenze Pistoia e Prato, con l’Orientamento <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> Liquidazione<br />

delle azioni e <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> opzione <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> recesso del socio <strong>di</strong> società consortile per azioni (<strong>in</strong> CNN<br />

Notizie dell’11 marzo 2011), muovendo dalla considerazione per cui le società consortili sono<br />

caratterizzate da una causa “<strong>di</strong>versa” rispetto a quella tipicamente societaria (lucrativa - vantaggi<br />

patrimoniali “imme<strong>di</strong>ati”), poiché il loro scopo-f<strong>in</strong>e consiste nell’erogazione <strong>di</strong> servizi o nella<br />

produzione <strong>di</strong> beni tendenzialmente dest<strong>in</strong>ati agli impren<strong>di</strong>tori soci, e non a terzi (vantaggi<br />

patrimoniali “me<strong>di</strong>ati”).<br />

Diversa è, allora, la funzione dei conferimenti dei soci nelle società lucrative ed <strong>in</strong> quelle<br />

consortili, e <strong>di</strong>verse, pertanto sono le conseguenze anche sul quantum spettante al socio <strong>in</strong> caso <strong>di</strong><br />

recesso.<br />

Nelle società lucrative, <strong>in</strong>fatti, le risorse versate al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> f<strong>in</strong>anziare la società rappresentano<br />

“<strong>in</strong>vestimenti” (cioè mezzi impiegati al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> produrre nuova ricchezza) e ciò giustifica il fatto che<br />

nella liquidazione si deve tener conto “della consistenza patrimoniale della società e delle sue<br />

prospettive red<strong>di</strong>tuali, nonché dell’eventuale valore <strong>di</strong> mercato delle azioni” e cioè della ricchezza<br />

prodotta anche grazie al “proprio” <strong>in</strong>vestimento, come stabilito dall’art. 2473-ter, comma 2, c.c.<br />

per le S.p.A. (ma non <strong>di</strong>versamente è, come logica, per le S.r.l., laddove l’art. 2473 c.c. stabilisce<br />

che i recedenti hanno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ottenere il rimborso della propria partecipazione <strong>in</strong> proporzione<br />

del patrimonio sociale, che è a tal f<strong>in</strong>e determ<strong>in</strong>ato tenendo conto del suo valore <strong>di</strong> mercato).<br />

Nelle società consortili, <strong>in</strong>vece, i conferimenti hanno la funzione <strong>di</strong> garantire l’erogazione <strong>di</strong><br />

servizi o la produzione <strong>di</strong> beni predeterm<strong>in</strong>ati, per cui non possono considerarsi “<strong>in</strong>vestimenti”,<br />

bensì contributi versati <strong>in</strong> modo tale da garantire i vantaggi patrimoniali “me<strong>di</strong>ati”, con la<br />

conseguenza che, <strong>in</strong> tali società, appare legittima l’<strong>in</strong>troduzione <strong>di</strong> “una <strong>di</strong>sposizione statutaria che<br />

preveda, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> recesso <strong>di</strong> un socio, la liquidazione <strong>di</strong> un quantum uguale alla frazione <strong>di</strong><br />

capitale sociale nom<strong>in</strong>ale corrispondente alle azioni per le quali il suddetto <strong>di</strong>ritto è stato<br />

esercitato”.<br />

Il <strong>di</strong>battito <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne al <strong>di</strong>ritto al rimborso non sembra, al contrario, impe<strong>di</strong>re che <strong>in</strong> assenza<br />

<strong>di</strong> una norma che riconosca (come per le società) un <strong>di</strong>ritto per il partecipante receduto o escluso<br />

al rimborso, nel contratto <strong>di</strong> consorzio tale rimborso possa essere esplicitamente escluso<br />

11


attraverso una clausola che preveda che nulla spetti al socio receduto o escluso, nemmeno il<br />

rimborso della quota al valore nom<strong>in</strong>ale.<br />

<strong>La</strong>ddove sia riconosciuto un <strong>di</strong>ritto alla liquidazione della quota del socio receduto o escluso,<br />

sembra potersi ritenere che il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> liquidazione sia regolato dalla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a societaria,<br />

la quale viene derogata soltanto relativamente all’entità dell’importo da liquidare.<br />

In mancanza <strong>di</strong> norme appositamente dettate per l’ipotesi <strong>di</strong> esclusione del socio, il<br />

proce<strong>di</strong>mento da seguire è quello dettato per il recesso, che prevede l’offerta <strong>in</strong> opzione ai soci<br />

della partecipazione del socio uscente, il tentativo <strong>di</strong> collocamento presso terzi, il rimborso<br />

me<strong>di</strong>ante utilizzo <strong>di</strong> riserve <strong>di</strong>sponibili (con acquisto da parte della società per le sole consortili <strong>di</strong><br />

tipo S.p.A.) e, eventualmente, la riduzione del capitale sociale e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, lo scioglimento della<br />

società.<br />

In caso <strong>di</strong> società consortile a responsabilità limitata, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> escludere il socio moroso<br />

appare, altresì, possibile ricorrere all’istituto della ven<strong>di</strong>ta della quota sociale, espressamente<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ata per le S.r.l. dall’art. 2466 c.c., <strong>in</strong> alternativa all’accrescimento della quota del<br />

consorziato escluso, espressamente prevista per i consorzi dall’art. 2609 c.c.<br />

Daniela Boggiali e Antonio Ruotolo<br />

__________________________<br />

1) Ossia le s.n.c., le s.a.s., le S.p.A., le S.a.p.a., le S.r.l., ossia, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, le società lucrative <strong>di</strong> forma<br />

commerciale. Si ammette, tuttavia, la possibilità che anche le cooperative possano assumere come oggetto<br />

sociale lo scopo consortile.<br />

2) Un’ampia panoramica su tale questione si trova nello Stu<strong>di</strong>o del Consiglio Nazionale del Notariato n. 187-<br />

2011/I Le società <strong>di</strong> capitali consortili tra “nuove” soluzioni e “vecchi” problemi. Appunti con particolare<br />

riferimento alle società consortili a responsabilità limitata, a firma <strong>di</strong> SANTOSUOSSO, pubblicato <strong>in</strong> Stu<strong>di</strong> e<br />

materiali, Milano, 2012, 1119.<br />

3) FRANCESCHELLI, I consorzi per il coor<strong>di</strong>namento della produzione e degli scambi, nel Commentario del co<strong>di</strong>ce civile<br />

Scialoja-Branca, Bologna-Roma, 1970, 202 ss; FERRI, Manuale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto commerciale, Tor<strong>in</strong>o, 2010, 207 ss.;<br />

CORAPI, Consorzi e società consortili: trasformabilità e partecipazione alle gare per pubblici appalti, <strong>in</strong> Riv. Dir.<br />

Comm., 1993, 610 ss.; FERRETTI, Osservazioni <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle società consortili, <strong>in</strong> Riv. Dir. Ind., 1982, I,<br />

411 ss. In giurisprudenza si veda Cass. n. 77/2001 e n. 5787/1982 nonché, <strong>in</strong> senso conforme, App. Venezia, 28<br />

giugno 1990, <strong>in</strong> Società, 1991, 487; Trib. U<strong>di</strong>ne, 2 giugno 1992, <strong>in</strong> Società, 1993, 207; Trib. Matera, 23 aprile<br />

1985, <strong>in</strong> Giur. comm., 1987, II, 176.<br />

4) Così, <strong>in</strong>ter alia, Cass., 16 luglio 1979, n. 4130, <strong>in</strong> Giur. comm., 1980, 179, con nota <strong>di</strong> VOLPE PUTZOLU; Trib.<br />

Milano, 12 maggio 1984; App. Milano, 19 marzo 1997, <strong>in</strong> Società, 1997, 1047, con nota <strong>di</strong> DE ANGELIS.<br />

5) COTTINO, Diritto commerciale, Tor<strong>in</strong>o, 1997, I, 2, 59 ss.; CAPURSO, I consorzi e le società consortili dopo le<br />

mo<strong>di</strong>fiche della l. 10 maggio 1976 , n. 377, <strong>in</strong> Giur. comm., 1981, 574 ss.<br />

6) MINERVINI, <strong>La</strong> nuova <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dei consorzi, <strong>in</strong> Giur. comm., 1978, I, 305, e ve<strong>di</strong> anche sul punto M. MALESANI, sub<br />

2615-ter, <strong>in</strong> MAFFEI ALBERTI (a cura <strong>di</strong>), Commentario breve al <strong>di</strong>ritto delle società, Padova, 2011, 1640.<br />

7) SARALE, Consorzi e società consortili, <strong>in</strong> Trattato Cott<strong>in</strong>o, 2004, III, 546.<br />

8) In questi term<strong>in</strong>i, fra gli altri, CAMPOBASSO, Diritto commerciale, 1, Tor<strong>in</strong>o 2006, 274 ss.; CASALE, Le società<br />

consortili tra <strong>di</strong>ritto comune, <strong>di</strong>ritto speciale e salutari ripensamenti della Cassazione, <strong>in</strong> <strong>La</strong> nuova<br />

giurisprudenza commentata, 2005, II, 1, 363; SARALE, <strong>La</strong> posizione della Cassazione sulla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle società<br />

consortili: i limiti della rilevanza causale sulla forma societaria, <strong>in</strong> Giur. comm. 2005, II, 396 ss.; ID., Consorzi e<br />

società consortili, <strong>in</strong> Trattato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto commerciale, <strong>di</strong>retto da G. Cott<strong>in</strong>o, vol. 3, 541 ss.; BRESSAN, Le modalità <strong>di</strong><br />

rimborso del socio receduto da società consortile, <strong>in</strong> Giur. comm. 1999, II, 33 ss.; CALIFANO, I consorzi per il<br />

12


coor<strong>di</strong>namento della produzione e degli scambi e le società consortili, Milano 1999, 173 ss.; VOLPE PUTZOLU, Le<br />

società consortili, <strong>in</strong> Trattato delle società per azioni, <strong>di</strong>retto da G.E. Colombo e G.B. Portale, Tor<strong>in</strong>o, 1998, 281;<br />

PROPERSI-ROSSI, I consorzi, Milano 1992, 59; MARASA’, Consorzi e società consortili, Tor<strong>in</strong>o 1990, 121 ss.; MOSCO, I<br />

consorzi fra impren<strong>di</strong>tori, Milano 1988, 300 ss.; BORGIOLI, Consorzi e società consortili, Milano 1985, 156 ss.;<br />

SPOLIDORO, Le società consortili, Milano 1984, 147. In giurisprudenza cfr. Cass. Civ., sez. I, 27 novembre 2003, n.<br />

18113.<br />

9) Su cui, <strong>in</strong> particolare, v. MAZZOTTA, sub art. 2615-ter, <strong>in</strong> Abriani-Stella Richter Jr., Co<strong>di</strong>ce commentato delle<br />

società, Tor<strong>in</strong>o, 2010, 2843; VOLPE PUTZOLU, Società consortili, <strong>in</strong> Tratt. Colombo- Portale, 8, Tor<strong>in</strong>o, 1992, 280;<br />

SARALE, Consorzi e società consortili, <strong>in</strong> Cott<strong>in</strong>o – Weigmann – Sarale, Società <strong>di</strong> persone e consorzi, Padova,<br />

2004, 554.<br />

10) <strong>La</strong> mancata <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione delle cause <strong>di</strong> recesso ed esclusione non consentirebbe lo scioglimento particolare e<br />

troverebbe applicazione il rime<strong>di</strong>o della risoluzione per FERRI, Consorzio. Teoria generale e consorzi <strong>in</strong>dustriali,<br />

<strong>in</strong> Enc. Dir., IX, Milano, 1981, 377, ASCARELLI, Teoria della concorrenza e dei beni immateriali, Milano, 1960, 120;<br />

MARASÀ, Consorzi e società consortili, Tor<strong>in</strong>o, 1990, 120. Diversamente VOLPE PUTZOLU, I consorzi per il<br />

coor<strong>di</strong>namento della produzione e degli scambi, <strong>in</strong> Tratt. Galgano, IV, 1981, 383, che giustifica l'applicazione<br />

della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della risoluzione solo ai consorzi <strong>in</strong>terni.<br />

11) SARALE, Consorzi e società consortili, cit., 500 s.; MINERVINI, Concorrenza e consorzi, <strong>in</strong> Tratt. Grosso-Santoro<br />

Passarelli, VI, Milano, 1966, 89, che afferma trattarsi <strong>di</strong> cause <strong>di</strong> scioglimento ex se del v<strong>in</strong>colo; FRANCESCHELLI,<br />

Dei consorzi per il coor<strong>di</strong>namento della produzione e degli scambi, <strong>in</strong> Comm. Scialoja Branca, Bologna-Roma,<br />

1992, 155; VOLPE PUTZOLU, I consorzi per il coor<strong>di</strong>namento della produzione e degli scambi, cit., 387. In<br />

giurisprudenza, Cass. 4 novembre 1982, n. 5787, <strong>in</strong> Foro it., 1983, I, 1657, che si esprime <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong><br />

decadenza.<br />

12) Altra questione è quella dell’entità della liquidazione delle quote, la quale è affrontata nel successivo paragrafo<br />

6.<br />

13) ASCARELLI, Teoria della concorrenza e dei beni immateriali, Milano, 1960, 105 ss.; FRANCESCHELLI, Consorzi per il<br />

coor<strong>di</strong>namento della produzione e degli scambi, <strong>in</strong> Comm. Scialoja-Branca, Bologna-Roma, 1992, 76 ss.;<br />

GUGLIELMETTI, <strong>La</strong> concorrenza e i consorzi, <strong>in</strong> Tratt. Vassalli, Tor<strong>in</strong>o, 1960, 296; BORGIOLI, Consorzi e società<br />

consortili, <strong>in</strong> Tratt. Cicu-Mess<strong>in</strong>eo, Milano, 1985, 63 ss.; VOLPE PUTZOLU, I consorzi per il coor<strong>di</strong>namento della<br />

produzione e degli scambi, <strong>in</strong> Tratt. Galgano, PADOVA, 1981, 343; MARASÀ, Consorzi e società consortili, Tor<strong>in</strong>o,<br />

1990, 22. In<strong>di</strong>cazioni tratte da DI RIENZO, Gli effetti della riforma sulla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle società consortili, <strong>in</strong> Riv.<br />

Soc. , 2006, 206.<br />

14) DI RIENZO, Gli effetti della riforma sulla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle società consortili, cit., 207.<br />

15) DI RIENZO, Gli effetti della riforma sulla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle società consortili, cit., 209; <strong>in</strong> tal senso anche SARALE,<br />

Consorzi e società consortili, <strong>in</strong> Cott<strong>in</strong>o - Weigmann - Sarale, Società <strong>di</strong> persone e consorzi , Padova, 2004, 420<br />

s.; PATRONI-GRIFFI, Consorzi e altre forme <strong>di</strong> <strong>in</strong>tegrazione fra imprese, <strong>in</strong> Buonocore, Manuale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

commerciale, Tor<strong>in</strong>o, 2005, 566.<br />

16) SANTOSUOSSO, Le società <strong>di</strong> capitali consortili tra “nuove” soluzioni e “vecchi” problemi. Appunti con particolare<br />

riferimento alle società consortili a responsabilità limitata, cit., 1128.<br />

17) Cfr. MARASÀ, Consorzi e società consortili, cit., 97 ss., il quale evidenzia come l’oggetto della società consortile<br />

co<strong>in</strong>cida con quello dei consorzi con attività esterna; e v. anche VOLPE PUTZOLU, Le società consortili, <strong>in</strong> Tratt.<br />

Colombo - Portale, 8, Tor<strong>in</strong>o, 1992, 275.<br />

18) Così, BONAVERA, Discipl<strong>in</strong>a applicabile alle società consortili a r.l., nota a Cass. 27 novembre 2003, n. 18113, <strong>in</strong><br />

Società, 2004, 721 ss.<br />

19) DE ANGELIS, I soci <strong>di</strong> s.r.l. consortile mantengono la responsabilità limitata, nota a Trib. Alba, decr., 5 giugno<br />

1997, <strong>in</strong> Società, 1997, 1182; VOLPE PUTZOLU, I consorzi per il coor<strong>di</strong>namento della produzione e degli scambi, <strong>in</strong><br />

Tratt. Galgano, IV, Padova, 1981, 427.<br />

20) Cass. 27 novembre 2003, n. 18113, <strong>in</strong> Società, 2004, 721.<br />

21) BONAVERA, Nota a Cass. civ. 11 giugno 2004, n. 11081, <strong>in</strong> Società, 2005, 55.<br />

22) contrari alla possibilità <strong>di</strong> <strong>in</strong>trodurre la regola del voto per teste, BORGIOLI, Consorzi e società consortili, <strong>in</strong> Tratt.<br />

Cicu - Mess<strong>in</strong>eo, Milano, 1985, 183; MOSCO, I consorzi tra impren<strong>di</strong>tori, Milano, 1988, 311; SPOLIDORO, Le società<br />

consortili, Milano, 1984, 154; SALAFIA, I consorzi tra impren<strong>di</strong>tori, Milano, 1988, 311; favorevoli, MARASÀ,<br />

Consorzi e società consortili, Tor<strong>in</strong>o, 1990, 124; COTTINO, Diritto commerciale, I, 2, Padova, 1976, 61.<br />

23) SANTOSUOSSO, Le società <strong>di</strong> capitali consortili tra “nuove” soluzioni e “vecchi” problemi. Appunti con particolare<br />

riferimento alle società consortili a responsabilità limitata, cit., 1125.<br />

24) Per tutti, BLANDINI, Le azioni a voto limitato nella riforma, <strong>in</strong> Giur. comm., 2004, I, 485, e MAGLIULO, Le categorie<br />

<strong>di</strong> azioni e strumenti f<strong>in</strong>anziari nella nuova s.p.a., Milano, 2004, 98.<br />

25) Così C. FORMICA, sub 2351, <strong>in</strong> MAFFEI ALBERTI (a cura <strong>di</strong>), Commentario breve al <strong>di</strong>ritto delle società, Padova, 2011,<br />

363.<br />

13


26) MALTONI, <strong>La</strong> partecipazione sociale, <strong>in</strong> CACCAVALE, MAGLIULO, MALTONI, TASSINARI, <strong>La</strong> riforma della società a<br />

responsabilità limitata, Milano, 2004, 170.<br />

27) DACCÒ, I <strong>di</strong>ritti particolari del socio nelle s.r.l., <strong>in</strong> Il nuovo <strong>di</strong>ritto delle società, Liber amicorum Gian Franco<br />

Campobasso, 3, Tor<strong>in</strong>o, 2007, 407; CONSIGLIO NOTARILE DI MILANO, massima n. 39 Diritti particolari dei soci nella<br />

s.r.l. (art. 2468, comma 3°, c.c.). secondo cui «I “particolari <strong>di</strong>ritti” che l’atto costitutivo <strong>di</strong> s.r.l. può attribuire a<br />

s<strong>in</strong>goli soci, ai sensi dell’art. 2468, comma 3° c.c., possono avere ad oggetto materie non strettamente<br />

“riguardanti l’amm<strong>in</strong>istrazione della società o la <strong>di</strong>stribuzione degli utili”, cui espressamente si riferisce la<br />

norma, bensì ulteriori “<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong>versi”, dovendosi ritenere concessa all’autonomia negoziale, al pari <strong>di</strong> quanto<br />

<strong>di</strong>spone l’art. 2348 c.c. per la s.p.a., la facoltà <strong>di</strong> “liberamente determ<strong>in</strong>are il contenuto” delle partecipazioni<br />

sociali, “nei limiti imposti dalla legge”»; SANTUS-DE MARCHI, Sui “particolari <strong>di</strong>ritti” del socio nella nuova s.r.l., <strong>in</strong><br />

Riv. Not., 2004, 89; NOTARI, Diritti “particolari” dei soci e categorie “speciali” <strong>di</strong> partecipazioni, <strong>in</strong> Analisi<br />

giuri<strong>di</strong>ca dell’economia, 4/2003, 1 ss.<br />

28) Così DACCÒ, I <strong>di</strong>ritti particolari del socio nelle s.r.l., cit., 407.<br />

29) MALTONI, <strong>La</strong> partecipazione sociale, cit. 170.<br />

30) In tal senso, MALTONI, <strong>La</strong> partecipazione sociale, cit., 170; REVIGLIONO, sub art. 2468, <strong>in</strong> COTTINO, BONFANTE,<br />

CAGNASSO, MONTALENTI, Il nuovo <strong>di</strong>ritto societario. Commentario, **, Bologna, 2004, 1807.<br />

31) MOSCO, I consorzi tra impren<strong>di</strong>tori, Milano 1988, 213; GUGLIELMETTI, <strong>La</strong> concorrenza e <strong>in</strong> consorzi, <strong>in</strong> Tratt.<br />

Vassalli, X, Tor<strong>in</strong>o, 1970, 370; FERRI, Consorzio. Teoria generale e consorzi <strong>in</strong>dustriali, <strong>in</strong> Enc. Dir., 1961, IX,<br />

Milano.<br />

32) ASCARELLI, Teoria della concorrenza e dei beni immateriali, Milano, 1960, 125; MINERVINI, Concorrenza e consorzi,<br />

90; FRANCESCHELLI, Dei consorzi per il coor<strong>di</strong>namento della produzione e degli scambi, <strong>in</strong> Comm. Scialoja Branca,<br />

3ª ed., Bologna, 1992, 150; BORGIOLI, Consorzi e società consortili, <strong>in</strong> Tratt. Cicu Mess<strong>in</strong>eo, 3ª ed., 1985, 462;<br />

MARASÀ, Consorzi e società consortili, Tor<strong>in</strong>o, 1990, 70<br />

33) SARALE, Consorzi e società consortili, <strong>in</strong> Tratt. Cott<strong>in</strong>o, III, 2004, 519.<br />

34) Sul punto, si r<strong>in</strong>via a CACCAVALE, <strong>La</strong> liquidazione della partecipazione del socio receduto nelle società consortili, <strong>in</strong><br />

corso <strong>di</strong> pubblicazione.<br />

(Riproduzione riservata)<br />

14


CONSIGLIO NAZIONALE DEL NOTARIATO<br />

Stu<strong>di</strong>o n. 221-2013/I<br />

Prime osservazioni <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> società a responsabilità limitata semplificata e <strong>di</strong> società<br />

a responsabilità limitata a capitale ridotto<br />

Approvato dalla Commissione Stu<strong>di</strong> d’Impresa il 19 febbraio 2013<br />

Sommario: 1. Il problema; 2. L’impostazione; 3. <strong>La</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a: la struttura; 4. (segue): la funzione; 5. <strong>La</strong><br />

soluzione.<br />

***<br />

1. Il problema<br />

Tra i numerosi <strong>in</strong>terrogativi sollevati dall’<strong>in</strong>troduzione nel nostro or<strong>di</strong>namento dapprima<br />

della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della società a responsabilità limitata semplificata, <strong>di</strong> cui all’art. 2463-bis cod. civ. –<br />

<strong>in</strong>serito ad opera del primo comma dell’art. 3 del d.l. 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni nella legge 24 marzo 2012, n. 27 – e, successivamente, <strong>di</strong> quella della società a<br />

responsabilità limitata a capitale ridotto, <strong>di</strong> cui all’art. 44 del d.l. 22 giugno 2012, n. 83, convertito<br />

nella legge 7 agosto 2012, n. 187, uno dei più delicati riguarda l’operatività dell’autonomia<br />

statutaria: se, <strong>in</strong>fatti, <strong>in</strong> entrambe le figure ad essa sembrerebbe riservato uno spazio meno esteso<br />

<strong>di</strong> quello che caratterizza l’“or<strong>di</strong>naria” società a responsabilità limitata, nella prima, alla luce <strong>in</strong><br />

particolare della <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> cui all’art. 2463-bis, 2° comma, cod. civ., nella parte <strong>in</strong> cui richiede<br />

che l’atto costitutivo sia redatto <strong>in</strong> conformità <strong>di</strong> un “modello standard tipizzato” pre<strong>di</strong>sposto dal<br />

M<strong>in</strong>istro della Giustizia (che ha provveduto, secondo quanto previsto dal secondo comma dell’art.<br />

3 del d.l. 1 del 2012, con decreto del 23 giugno 2012, n. 138, pubblicato nella G.U. n. 189 del 14<br />

agosto 2012), l’ampiezza <strong>di</strong> tale spazio risulta ulteriormente ridotta, e comunque fortemente<br />

controversa, apparendo assai <strong>in</strong>certa l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione dei marg<strong>in</strong>i entro i quali l’<strong>in</strong>tervento<br />

dell’autonomia statutaria possa ritenersi compatibile (anche) con siffatta tipizzazione, come<br />

<strong>di</strong>mostrano eloquentemente le contrastanti <strong>in</strong>terpretazioni offerte, a questo riguardo, dai pareri<br />

del M<strong>in</strong>istero della Giustizia (nota prot. n. 43633 del 2012) e, rispettivamente, del M<strong>in</strong>istero dello<br />

Sviluppo Economico (circ. n. 3657/C del 2012).<br />

Non è tuttavia su quest’ultima questione (1) , come detto circoscritta alla società a<br />

responsabilità limitata semplificata, per quanto logicamente prelim<strong>in</strong>are, che ci si <strong>in</strong>tende <strong>in</strong><br />

1


questa sede soffermare, quanto piuttosto sul problema, più generale, e comune ad entrambe le<br />

figure, dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione del valore giuri<strong>di</strong>co da riconoscere ai limiti all’autonomia statuaria<br />

previsti dalla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a positiva, e dunque, <strong>in</strong> una prospettiva più imme<strong>di</strong>atamente operativa, delle<br />

modalità e delle conseguenze del loro superamento: un problema, questo, che <strong>in</strong> vero si giustifica<br />

alla luce della considerazione, e a partire dalla premessa, che le figure <strong>in</strong> esame rappresentano<br />

altrettante <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e organizzative, dest<strong>in</strong>ate cioè a regolare l’attività della società, e non soltanto<br />

– come <strong>in</strong>vece è <strong>di</strong>rsi <strong>di</strong> analoghe figure regolate da altri or<strong>di</strong>namenti (2) – la sua fase costitutiva<br />

(nonostante la rubrica del citato art. 3 del d.l. n. 1 del 2012, <strong>in</strong>titolata, con formula per lo meno<br />

ridondante, “Accesso dei giovani alla costituzione <strong>di</strong> società a responsabilità limitata”), nel qual<br />

caso, una volta concluso il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> costituzione, verrebbe meno, <strong>in</strong> una con l’operatività<br />

della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a, la possibilità stessa <strong>di</strong> ravvisarvi un limite all’autonomia statutaria.<br />

Il problema <strong>in</strong> esame si pone, <strong>in</strong> particolare, nell’eventualità <strong>in</strong> cui i soci, dopo aver costituito<br />

la società avvalendosi <strong>di</strong> una delle <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e <strong>di</strong> nuova <strong>in</strong>troduzione, <strong>in</strong>tendano <strong>in</strong>trodurre una<br />

regola – e si pensi a quella che <strong>in</strong>nalzi il capitale ad una cifra superiore a quella corrispondente al<br />

limite massimo previsto per tali società – che, per quanto <strong>in</strong>compatibile con la corrispondente<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a, risulti tuttavia pienamente conforme con quella della società a responsabilità limitata<br />

“or<strong>di</strong>naria”: e si risolve nella questione se, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> <strong>in</strong>trodurre una regola siffatta, si renda <strong>in</strong> ogni<br />

caso necessario procedere alla <strong>trasformazione</strong> della società, <strong>in</strong> mancanza della quale la relativa<br />

deliberazione, e proprio <strong>in</strong> quanto non conforme alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a organizzativa attualmente <strong>in</strong><br />

vigore, risulterebbe <strong>in</strong>valida (3) , o possa <strong>in</strong>vece considerarsi sufficiente una mo<strong>di</strong>ficazione dell’atto<br />

costitutivo, allora da ritenersi non solo <strong>in</strong> via <strong>di</strong> pr<strong>in</strong>cipio valida, ma idonea a rendere<br />

automaticamente applicabile, <strong>in</strong> via esclusiva, la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a “or<strong>di</strong>naria” della società a<br />

responsabilità limitata.<br />

2. L’impostazione<br />

<strong>La</strong> soluzione del problema <strong>di</strong>pende, come è chiaro, dalla qualificazione che si <strong>in</strong>tenda offrire<br />

delle figure <strong>in</strong> esame, se cioè si tratti <strong>di</strong> altrettanti tipi societari, autonomi (anche) rispetto alla<br />

“or<strong>di</strong>naria” società a responsabilità limitata, o, rispettivamente, <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e che rientrano pur<br />

sempre nell’ambito del relativo tipo: un problema, questo, che si presenta <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i a ben vedere<br />

<strong>di</strong>fferenti da quelli <strong>in</strong> cui si è soliti affrontare il tema del tipo <strong>di</strong> società (4) , e <strong>di</strong> società a<br />

responsabilità limitata <strong>in</strong> particolare.<br />

Tra<strong>di</strong>zionalmente, <strong>in</strong>fatti, si muove dalla premessa che quello <strong>in</strong> questione sia un tipo<br />

autonomo, e ci si propone <strong>di</strong> identificare i tratti che lo caratterizzano: fermo restando che la<br />

questione <strong>in</strong> esame, almeno per quanto riguarda le società <strong>di</strong> capitali, assume rilevanza, ai f<strong>in</strong>i<br />

2


della qualificazione della fattispecie, soltanto nella fase anteriore all’iscrizione nel registro delle<br />

imprese (5) , successivamente alla quale – risultando ormai preclusa ogni possibilità <strong>di</strong><br />

riqualificazione della società – il tipo è chiamato a svolgere la funzione, ulteriore e <strong>di</strong>versa, <strong>di</strong><br />

limite alla autonomia statutaria, o meglio <strong>di</strong> referente della conformità entro la quale l’operatività<br />

<strong>di</strong> quest’ultima deve ritenersi circoscritta (6) ; ai nostri f<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>vece, si tratta – <strong>in</strong> una prospettiva per<br />

certi versi analoga a quella a suo tempo adottata nell’ambito del risalente <strong>di</strong>battito sulla possibilità<br />

<strong>di</strong> considerare la società quotata <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> autonomo tipo societario – <strong>di</strong> verificare se le figure<br />

<strong>di</strong> nuova <strong>in</strong>troduzione valgano ad <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare altrettanti tipi <strong>di</strong> società: il che rende allora <strong>di</strong> per sé<br />

problematica, o quantomeno non del tutto imme<strong>di</strong>ata, la possibilità <strong>di</strong> risolvere la questione sulla<br />

sola base della verifica della presenza, nelle figure <strong>in</strong> esame, dei tratti, peraltro controversi, che<br />

valgono a <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere il tipo della società a responsabilità limitata dagli altri tipi societari,<br />

trattandosi, al contrario, <strong>di</strong> prendere <strong>in</strong> considerazione anche profili <strong>di</strong>versi, ulteriori e specifici (ed<br />

ai f<strong>in</strong>i tra<strong>di</strong>zionali tendenzialmente <strong>in</strong>utilizzabili, come quello, ad esempio, della sede <strong>in</strong> cui le<br />

corrispondenti <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e risultano collocate).<br />

Sotto questo profilo, dalla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a positiva si ricavano <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni tra loro <strong>di</strong>scordanti, o<br />

comunque non univoche. In senso contrario alla qualificazione delle figure <strong>in</strong> esame <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong><br />

autonomi tipi societari sembra, <strong>in</strong> particolare, deporre la collocazione topografica della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a<br />

della società a responsabilità limitata semplificata (7) , che risulta contenuta all’<strong>in</strong>terno del capo VII<br />

del titolo V del libro V del co<strong>di</strong>ce civile, de<strong>di</strong>cato alla società a responsabilità limitata, laddove la<br />

legge, a partire dall’art. 2249 cod. civ., mostra <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare proprio nel “capo” la partizione,<br />

<strong>in</strong>terna al citato titolo, che vale ad <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare, isolandoli dagli altri, gli articoli che compongono la<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>di</strong> ciascuno dei tipi societari: una circostanza, questa, che si presta ad assumere<br />

rilevanza, seppure soltanto <strong>in</strong><strong>di</strong>retta, anche <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alla società a responsabilità limitata a<br />

capitale ridotto, che, per quanto regolata all’esterno del co<strong>di</strong>ce civile, risulta strettamente<br />

collegata alla prima, come <strong>di</strong>mostrano i ripetuti richiami all’art. 2463-bis cod. civ. ad opera del<br />

primo e del secondo comma del citato art. 44; sempre nel medesimo senso, poi, si presta ad<br />

essere richiamata la scomparsa, <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> conversione, dell’espresso riferimento alla<br />

“<strong>trasformazione</strong> della società” a responsabilità limitata semplificata presente nell’orig<strong>in</strong>aria<br />

versione dell’art. 2463-bis cod. civ., il quale mostrava <strong>di</strong> r<strong>in</strong>venirvi uno strumento idoneo ad<br />

evitare, a seconda dei casi, l’esclusione del socio non più <strong>in</strong> possesso del “requisito d’età <strong>di</strong> cui al<br />

primo comma”, e, rispettivamente, lo scioglimento della società a seguito del venir meno del<br />

medesimo requisito “<strong>in</strong> capo a tutti i soci”: <strong>trasformazione</strong> che, nell’impianto della norma,<br />

sembrava appunto alludere anche, ed anzi <strong>in</strong> primo luogo, all’adozione dell’or<strong>di</strong>naria forma <strong>di</strong><br />

società a responsabilità limitata, allora considerata come tipo <strong>di</strong>verso da quello <strong>in</strong> esame.<br />

3


A favore della qualificazione <strong>di</strong> queste figure <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> autonomi tipi sembrerebbe <strong>in</strong>vece<br />

potersi <strong>in</strong>vocare, da un lato, la circostanza che ciascuna <strong>di</strong> esse risulta dotata <strong>di</strong> una propria,<br />

specifica, denom<strong>in</strong>azione sociale, che deve contenere “l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> società a responsabilità<br />

limitata semplificata” e, rispettivamente, quella <strong>di</strong> società a responsabilità limitata a capitale<br />

ridotto (e v. il n. 2 del secondo comma dell’art. 2463-bis cod. civ., come richiamato dal secondo<br />

comma del citato art. 44): denom<strong>in</strong>azione sociale che, peraltro, la legge annovera tra gli elementi<br />

da <strong>in</strong><strong>di</strong>care “negli atti, nella corrispondenza... e nello spazio elettronico” della società (così l’art.<br />

2463-bis, 3° comma, cod. civ. e l’art. 44, 3° comma, cit.); e, dall’altro, la scelta, operata dal qu<strong>in</strong>to<br />

comma dell’art. 2463-bis cod. civ. e dal quarto comma del citato art. 44, <strong>di</strong> circoscrivere<br />

l’applicabilità ad entrambe le figure <strong>in</strong> esame della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della “or<strong>di</strong>naria” società a<br />

responsabilità limitata entro i limiti della compatibilità, analogamente a quanto mostra <strong>di</strong> fare, tra<br />

l’altro, l’art. 2454 cod. civ., che <strong>di</strong>chiara bensì applicabili alla società <strong>in</strong> accoman<strong>di</strong>ta per azioni le<br />

<strong>di</strong>sposizioni relative alla società per azioni, ma appunto solo “<strong>in</strong> quanto compatibili con” quelle<br />

dettate a proposito della prima: il che potrebbe far pensare che anche nel nostro caso, come <strong>in</strong><br />

questo, si tratti <strong>di</strong> tipi tra loro <strong>di</strong>versi.<br />

In realtà, nessuno <strong>di</strong> questi argomenti risulta decisivo: non quello relativo alla<br />

denom<strong>in</strong>azione sociale, dal momento che la circostanza che essa debba contenere specifiche<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni non implica affatto che si sia <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> un tipo autonomo e <strong>di</strong>verso (8) , come<br />

<strong>di</strong>mostra, <strong>in</strong> particolare, l’art. 2487-bis, 2° comma, cod. civ., che, pur imponendo alla società <strong>di</strong><br />

capitali <strong>in</strong> liquidazione <strong>di</strong> aggiungere alla denom<strong>in</strong>azione sociale “l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione trattarsi <strong>di</strong> società<br />

<strong>in</strong> liquidazione”, non appare <strong>di</strong> per sé sufficiente a (né risulta essere stata <strong>in</strong>terpretata nel senso<br />

<strong>di</strong>) qualificare quest’ultima come un tipo <strong>di</strong>verso dalla società non ancora <strong>di</strong>sciolta (e, per giunta,<br />

unitario, <strong>in</strong><strong>di</strong>fferente cioè al tipo orig<strong>in</strong>ario); non quello fondato sull’esigenza <strong>di</strong> una verifica <strong>di</strong><br />

compatibilità tra complessi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e, <strong>in</strong> vero richiesta, e sempre <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> scioglimento delle<br />

società <strong>di</strong> capitali, dall’art. 2488 cod. civ., al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> stabilire i limiti entro i quali la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a<br />

dell’organizzazione risulta applicabile anche <strong>in</strong> fase <strong>di</strong> liquidazione: senza che si sia mai pensato <strong>di</strong><br />

ricavare nemmeno da tale <strong>di</strong>sposizione elementi per def<strong>in</strong>ire la società <strong>di</strong> capitali <strong>in</strong> liquidazione<br />

come un autonomo tipo societario.<br />

3. <strong>La</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a: la struttura<br />

Se, dunque, dalla legge non sembrano <strong>in</strong> realtà potersi ricavare elementi sufficienti a<br />

qualificare le figure <strong>in</strong> esame come altrettanti tipi <strong>di</strong> società, una più approfon<strong>di</strong>ta analisi della<br />

struttura e della funzione della relativa <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>in</strong>duce, <strong>in</strong> positivo, a negare senz’altro siffatta<br />

possibilità (9) .<br />

4


In via del tutto prelim<strong>in</strong>are, appare opportuno notare come le peculiarità che caratterizzano,<br />

da un punto <strong>di</strong> vista normativo, tali figure riguar<strong>di</strong>no profili che, per quanto operativamente<br />

rilevanti (e si pensi a quello, peraltro solitamente enfatizzato, relativo alla misura del capitale<br />

m<strong>in</strong>imo), sono comunque <strong>di</strong>versi da quelli che si è soliti considerare come i tratti tipologicamente<br />

caratteristici della società a responsabilità limitata (10) , qualunque essi siano (11) , che allora, e per<br />

def<strong>in</strong>izione, ricorrono anche <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alle figure <strong>in</strong> esame (12) : né, del resto, può assumere<br />

rilevanza, <strong>in</strong> senso contrario, la compressione dell’autonomia statutaria che sembra, come detto,<br />

caratterizzare, <strong>in</strong> particolare, la società a responsabilità limitata semplificata, alla luce del secondo<br />

comma dell’art. 2463-bis cod. civ. Non soltanto, <strong>in</strong>fatti, a risultare tipologicamente rilevante,<br />

nell’ambito della società a responsabilità limitata, non è lo spazio concesso all’autonomia<br />

statutaria, quanto semmai la centralità del socio e la sua immanenza <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alla gestione (13) ,<br />

che <strong>in</strong> vero si prestano ad essere considerate esse stesse come altrettanti limiti all’operatività<br />

dell’autonomia statutaria: centralità e immanenza non solo non contraddette, ma ad<strong>di</strong>rittura<br />

enfatizzate nella società a responsabilità limitata semplificata, come <strong>di</strong>mostra la regola, <strong>di</strong> cui<br />

all’art. 2463, 2° comma, n. 6, cod. civ., che impone che gli amm<strong>in</strong>istratori siano “scelti tra i soci”,<br />

ad ulteriore <strong>di</strong>mostrazione della piena compatibilità <strong>di</strong> tale figura con quella “or<strong>di</strong>naria”; ma, a ben<br />

vedere, a doversi revocare <strong>in</strong> dubbio è la stessa possibilità <strong>di</strong> r<strong>in</strong>venire nell’esigenza <strong>di</strong> conformità<br />

con lo statuto tipizzato un’effettiva compressione dell’autonomia statutaria: una conseguenza,<br />

questa, che <strong>in</strong> vero si presta ad essere ricavata solo a partire dalla premessa (che allora essa<br />

appare <strong>in</strong>idonea a <strong>di</strong>mostrare) che quello <strong>in</strong> esame rappresenti un tipo autonomo, per<br />

“abbandonare” il quale si richiede l’adozione del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>trasformazione</strong>, dal momento<br />

che, <strong>in</strong> caso contrario – qualora cioè si dovesse ritenere a tal f<strong>in</strong>e sufficiente una or<strong>di</strong>naria<br />

mo<strong>di</strong>ficazione statutaria – l’autonomia dei soci non potrebbe, e per def<strong>in</strong>izione, ritenersi per<br />

questa via <strong>in</strong> alcun modo circoscritta.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista della struttura, poi, le <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e <strong>in</strong> esame, a ben vedere, si risolvono nella<br />

previsione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni, alla ricorrenza congiunta delle quali risulta subor<strong>di</strong>nata la<br />

possibilità <strong>di</strong> ottenere quello che, nella prospettiva dell’or<strong>di</strong>namento, viene considerato come un<br />

beneficio: con<strong>di</strong>zioni e beneficio che, <strong>in</strong> ciascuna figura, si configurano <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i che, per quanto<br />

<strong>di</strong>versi, risultano <strong>in</strong> gran parte co<strong>in</strong>cidenti (14) .<br />

Comune ad entrambe le figure è, <strong>in</strong> particolare, il beneficio consistente nella possibilità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sattivare la regola, dettata dal n. 4 del secondo comma dell’art. 2463 cod. civ., che fissa la misura<br />

del capitale m<strong>in</strong>imo della società a responsabilità limitata <strong>in</strong> <strong>di</strong>ecimila euro, e <strong>di</strong> sostituirla con una<br />

regola <strong>di</strong>versa, quella <strong>di</strong> cui al n. 3 del secondo comma dell’art. 2463-bis cod. civ., richiamata dal<br />

secondo comma dell’art. 44 cit., la quale, pur ribadendo (e sul punto si avrà modo <strong>di</strong> tornare) la<br />

5


necessità <strong>di</strong> un m<strong>in</strong>imo <strong>di</strong> capitale, ne stabilisce l’importo <strong>in</strong> un euro: possibilità, questa, che la<br />

legge con<strong>di</strong>ziona (i) ad una determ<strong>in</strong>ata composizione della compag<strong>in</strong>e sociale, che deve essere<br />

formata esclusivamente da una o più persone fisiche, (ii) all’adozione <strong>di</strong> una specifica<br />

denom<strong>in</strong>azione sociale, allora essenzialmente a f<strong>in</strong>i <strong>in</strong>formativi, più che identificativi (come<br />

<strong>di</strong>mostrano gli ulteriori “luoghi” <strong>in</strong> cui essa deve essere <strong>in</strong><strong>di</strong>cata), (iii) alla fissazione della misura<br />

del capitale sociale <strong>in</strong> un importo, come detto, almeno pari ad un euro, ma, ed è questo il punto,<br />

<strong>in</strong>feriore al m<strong>in</strong>imo legale richiesto <strong>di</strong> regola per la società a responsabilità limitata, <strong>in</strong>feriore cioè a<br />

<strong>di</strong>ecimila euro, per quanto oscura risulti la funzione, o comunque <strong>in</strong>certa l’efficacia, della<br />

previsione <strong>di</strong> un limite massimo riferito al capitale sociale (15) , e dunque alla presenza nell’atto<br />

costitutivo <strong>di</strong> una clausola <strong>di</strong> corrispondente tenore, (iv) alla mancata previsione, nel medesimo<br />

atto costituivo, della deroga alla norma <strong>di</strong> legge, applicabile alla società a responsabilità limitata <strong>in</strong><br />

via solo residuale (e cioè “se nell’atto costitutivo non è stabilito <strong>di</strong>versamente”), dettata dall’art.<br />

2465, 3° comma, cod. civ., ai sensi della quale “il conferimento deve farsi <strong>in</strong> danaro”, e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, (v)<br />

all’avvenuto versamento dell’<strong>in</strong>tero conferimento, come detto necessariamente <strong>in</strong> danaro,<br />

“all’organo amm<strong>in</strong>istrativo”, per quanto quest’ultima, più che una con<strong>di</strong>zione, sembrerebbe<br />

potersi considerare un beneficio, consistente, <strong>in</strong> particolare, nella possibilità <strong>di</strong> evitare <strong>di</strong><br />

effettuare il versamento “presso una banca”, come richiesto dal quarto comma dell’art. 2465 cod.<br />

civ. (nel qual caso anche quest’ultima modalità potrebbe ritenersi ammissibile), e dunque, può<br />

aggiungersi, (vi) alla mancata sostituzione del versamento <strong>in</strong> esame con la stipulazione <strong>di</strong> una delle<br />

garanzie previste dal comma da ultimo citato (16) .<br />

Esclusivo della società a responsabilità limitata semplificata è <strong>in</strong>vece l’ulteriore beneficio,<br />

rappresentato dall’esonero dal <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> bollo e <strong>di</strong> segreteria e dalla corresponsione degli onorari<br />

notarili, <strong>di</strong> cui al terzo comma dell’art. 3 del d.l. n. 1 del 2012: un beneficio, questo, che, da un lato,<br />

risulta subor<strong>di</strong>nato alla presenza <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni aggiuntive, relative tanto (i) alla composizione della<br />

compag<strong>in</strong>e sociale, che deve essere formata unicamente da una o più persone fisiche che, alla data<br />

della costituzione della società, non abbiano ancora compiuto i trentac<strong>in</strong>que anni <strong>di</strong> età, quanto (ii)<br />

al contenuto dell’atto costitutivo, e cioè alla circostanza che esso non preveda deroghe alla regola,<br />

anch’essa applicabile <strong>in</strong> via residuale alla società a responsabilità limitata, <strong>di</strong> cui all’art. 2475, 1°<br />

comma, cod. civ., ai sensi della quale “l’amm<strong>in</strong>istrazione della società è affidata a uno o più soci”<br />

(deroghe <strong>in</strong>vece ammesse nella società a responsabilità limitata a capitale ridotto: art. 44 cit.,<br />

secondo comma), e, più <strong>in</strong> generale, risulti conforme “al modello standard tipizzato” (salvo<br />

precisare <strong>in</strong> cosa <strong>in</strong> concreto si risolva siffatta conformità: ma, come detto, <strong>di</strong> tale problema non si<br />

<strong>in</strong>tende <strong>in</strong> questa sede trattare); e che, dall’altro, implica un limite (non già all’autonomia<br />

statutaria, ma) alla circolazione delle partecipazioni sociali, e dunque al potere <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre<br />

6


(validamente) delle stesse, derivante, <strong>in</strong> particolare, dal <strong>di</strong>vieto, previsto dal quarto comma<br />

dell’art. 2463-bis cod. civ., <strong>di</strong> cederle a soggetti sprovvisti dei “requisiti <strong>di</strong> età” necessari ai f<strong>in</strong>i<br />

della sua costituzione, a pena <strong>di</strong> nullità del relativo atto (17) : senza che, si noti, la per<strong>di</strong>ta<br />

sopravvenuta <strong>di</strong> tale requisito, conseguente al superamento <strong>di</strong> tale limite <strong>di</strong> età da parte <strong>di</strong> chi già<br />

assume la qualità <strong>di</strong> socio, assuma una qualche rilevanza (18) , <strong>di</strong>versamente da quanto <strong>di</strong>sponeva,<br />

come accennato, la versione orig<strong>in</strong>aria della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a (19) .<br />

Il mancato compimento dei trentac<strong>in</strong>que anni <strong>di</strong> età risulta dunque richiesto non solo ai soci<br />

fondatori, alla data della costituzione, ma anche agli acquirenti (o, meglio, cessionari) delle<br />

partecipazioni, al momento del suo trasferimento: e se quest’ultima circostanza vale a confermare<br />

l’impossibilità <strong>di</strong> esaurire la rilevanza della figura della società a responsabilità limitata semplificata<br />

<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della (sola) fase costitutiva, la prima <strong>in</strong>duce a mettere <strong>in</strong> luce che lo<br />

specifico beneficio ad essa ricollegato risulta subor<strong>di</strong>nato, tra l’altro, ad una con<strong>di</strong>zione idonea a<br />

verificarsi esclusivamente <strong>in</strong> occasione della costituzione della società, allo stesso modo <strong>in</strong> cui, a<br />

ben vedere, è unicamente <strong>in</strong> questa sede che si realizza quel risparmio <strong>di</strong> spese, <strong>di</strong> bollo, <strong>di</strong><br />

segreteria e <strong>di</strong> onorari notarili, nel quale siffatto beneficio si risolve (20) , come del resto risulta dal<br />

terzo comma dell’art. 3 del d.l. n. del 2012, che riferisce l’esenzione da tali adempimenti all’“atto<br />

costitutivo” e all’“iscrizione nel registro delle imprese”.<br />

4. (segue): la funzione<br />

Tutto ciò, a sua volta, consente, passando all’esame della funzione delle figure <strong>in</strong> esame, e<br />

dunque della loro utilizzazione, <strong>di</strong> escludere, prima ancora della possibilità, l’utilità stessa del<br />

ricorso alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della società a responsabilità limitata semplificata <strong>in</strong> una fase <strong>di</strong>versa da<br />

quella costitutiva (21) : come peraltro emerge anche dalla già ricordata rubrica dell’art. 3 del d.l. n. 1<br />

del 2012; una volta che tale fase risulti conclusa, l’unico beneficio ricavabile è, <strong>in</strong>fatti, quello della<br />

riduzione del limite m<strong>in</strong>imo del capitale, per ottenere il quale, tuttavia, la legge reputa, come<br />

detto, sufficiente la sussistenza delle “con<strong>di</strong>zioni” che caratterizzano la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della società a<br />

responsabilità limitata a capitale ridotto: non avendo allora senso affrontare il “costo”, aggiuntivo,<br />

derivante dall’esigenza <strong>di</strong> ottemperare alle ulteriori con<strong>di</strong>zioni previste dalla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della<br />

società a responsabilità limitata semplificata, quando ormai non ci si può più giovare dello<br />

specifico, ed ulteriore, beneficio ad esse ricollegato, vale a <strong>di</strong>re appunto della riduzione delle spese<br />

<strong>di</strong> costituzione (22) .<br />

Nulla, al contrario, sembra ostacolare la possibilità <strong>di</strong> avvalersi, ben<strong>in</strong>teso <strong>in</strong> presenza delle<br />

richieste con<strong>di</strong>zioni, della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della società a responsabilità limitata a capitale ridotto anche<br />

successivamente alla costituzione della società (23) , all’esito, a seconda dei casi, <strong>di</strong> una<br />

7


mo<strong>di</strong>ficazione dell’atto costituivo <strong>di</strong> una preesistente società a responsabilità limitata (or<strong>di</strong>naria,<br />

ma anche, come si <strong>di</strong>rà, semplificata), ovvero <strong>di</strong> una <strong>trasformazione</strong> <strong>di</strong> una società <strong>di</strong> altro tipo,<br />

tanto <strong>di</strong> persone, ad esempio al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> evitare lo scioglimento ai sensi dell’art. 2272, n. 4, cod. civ.<br />

(la pluripersonalità non rientrando <strong>in</strong> vero, come detto, tra le con<strong>di</strong>zioni richieste dalla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>di</strong><br />

siffatte figure societarie), quanto per azioni, al f<strong>in</strong>e, <strong>in</strong> particolare, <strong>di</strong> scongiurare le conseguenze<br />

che la legge ricollega all’emersione <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te che, oltre a superare il terzo del capitale, lo abbiano<br />

ridotto al <strong>di</strong> sotto del rispettivo m<strong>in</strong>imo legale: sempre che, deve precisarsi, il patrimonio netto<br />

raggiunga la misura <strong>di</strong> un euro, che <strong>in</strong> vero rappresenta pur sempre il m<strong>in</strong>imo <strong>di</strong> capitale, per<br />

quanto assai esiguo, richiesto per la società a responsabilità limitata a capitale ridotto (24) .<br />

<strong>La</strong> legittimità della scelta <strong>di</strong> avvalersi della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della società a responsabilità limitata a<br />

capitale ridotto come strumento idoneo a consentire la prosecuzione dell’attività, orig<strong>in</strong>ariamente<br />

organizzata nella forma <strong>di</strong> (or<strong>di</strong>naria) società a responsabilità limitata (o anche <strong>di</strong> società per<br />

azioni), a seguito dell’emersione <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te particolarmente <strong>in</strong>genti, non sembra <strong>in</strong> vero <strong>di</strong> per sé<br />

preclusa dalla circostanza che la previsione <strong>di</strong> siffatte figure sia <strong>di</strong>chiaratamente <strong>di</strong>retta ad<br />

agevolare l’avvio <strong>di</strong> nuove <strong>in</strong>iziative impren<strong>di</strong>toriali (25) , presumibilmente dest<strong>in</strong>ate, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong><br />

successo, ad assumere la forma <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria società a responsabilità limitata, a fronte <strong>di</strong> un<br />

aumento del capitale f<strong>in</strong>o ad un ammontare almeno pari a <strong>di</strong>ecimila euro (26) : ed anzi appare per<br />

certi versi coerente alle ragioni, per vero non del tutto chiare, che sembrerebbero aver giustificato<br />

l’<strong>in</strong>troduzione, peraltro successiva, della <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> cui all’art. 182-sexies l. fall., che <strong>di</strong>sapplica<br />

l’operatività della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della riduzione obbligatoria del capitale per per<strong>di</strong>te a partire dal<br />

deposito della domanda per l’ammissione al concordato preventivo ovvero <strong>di</strong> quella per<br />

l’omologazione dell’accordo <strong>di</strong> ristrutturazione.<br />

Quanto si viene <strong>di</strong>cendo si presta, a sua volta, ad essere rafforzato alla luce della<br />

considerazione che della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della società a responsabilità limitata a capitale ridotto ci si può<br />

<strong>in</strong> realtà avvalere anche nell’eventualità <strong>in</strong> cui i soci non abbiano ancora compiuto i trentac<strong>in</strong>que<br />

anni <strong>di</strong> età (27) , e dunque, se del caso, pure all’esito <strong>di</strong> una mo<strong>di</strong>ficazione dell’atto costitutivo <strong>di</strong><br />

società a responsabilità limitata semplificata (28) : è vero, <strong>in</strong>fatti, che il primo comma dell’art. 44 cit.<br />

sembra con<strong>di</strong>zionare l’applicabilità della relativa <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a alla circostanza che, alla data della<br />

costituzione, tutti i soci fondatori abbiano un’età superiore ai trentac<strong>in</strong>que anni, con una formula<br />

che, salvo il <strong>di</strong>verso, ed anzi alternativo, “requisito <strong>di</strong> età”, riprende letteralmente quella utilizzata<br />

dal primo comma dell’art. 2463-bis cod. civ. a proposito della società a responsabilità limitata<br />

semplificata; tuttavia, <strong>di</strong> là dal fatto che, <strong>in</strong>terpretando letteralmente siffatte <strong>di</strong>sposizioni, si<br />

f<strong>in</strong>irebbe per giungere all’esito, <strong>in</strong> vero irragionevole, <strong>di</strong> precludere la possibilità <strong>di</strong> ottenere il<br />

beneficio della riduzione della misura m<strong>in</strong>ima legale del capitale alle società che present<strong>in</strong>o una<br />

8


compag<strong>in</strong>e sociale “anagraficamente” mista (vale a <strong>di</strong>re nell’eventualità <strong>in</strong> cui ad avere compiuto i<br />

trentac<strong>in</strong>que anni <strong>di</strong> età siano solo taluni soci, ma non altri), è altrettanto vero che la possibilità<br />

che a costituire una società a responsabilità limitata a capitale ridotto siano (anche, o ad<strong>di</strong>rittura<br />

solo) soci che non hanno ancora compiuto trentac<strong>in</strong>que anni, oltre ad essere adombrata nella<br />

“salvezza” dell’art. 2463-bis cod. civ. operata dal primo comma del citato art. 44 (il significato della<br />

quale sembra presupporre una pur parziale sovrapponibilità delle due <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e, allora <strong>in</strong><br />

contrad<strong>di</strong>zione con la previsione <strong>di</strong> “requisiti <strong>di</strong> età” tra loro alternativi), risulta espressamente<br />

prevista nel comma 4-bis del medesimo art. 44, ove si prende <strong>in</strong> considerazione l’eventualità che a<br />

costituire una società a capitale ridotto siano “giovani <strong>di</strong> età <strong>in</strong>feriore a trentac<strong>in</strong>que anni”: il che,<br />

oltre a giustificare la mancata menzione dei “requisiti <strong>di</strong> età” tra le con<strong>di</strong>zioni alle quali è<br />

ricollegato il beneficio, come detto comune ad entrambe le figure <strong>in</strong> esame, consistente nella<br />

riduzione della misura del m<strong>in</strong>imo legale <strong>di</strong> capitale, consente <strong>di</strong> confermare l’impostazione<br />

tendente a ravvisare nella società a responsabilità limitata a capitale ridotto una <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a che, per<br />

quanto derogatoria nei confronti <strong>di</strong> quella dell’or<strong>di</strong>naria società a responsabilità limitata, si<br />

presenta come generale rispetto a quella della società a responsabilità limitata semplificata (29) .<br />

5. <strong>La</strong> soluzione<br />

Sulla base <strong>di</strong> queste considerazioni appare possibile tentare <strong>di</strong> qualificare <strong>in</strong> positivo le figure<br />

<strong>in</strong> esame e <strong>di</strong> precisare il loro rapporto con quella della società a responsabilità limitata<br />

“or<strong>di</strong>naria”: premesso, <strong>in</strong>fatti, che non si tratta <strong>di</strong> autonomi tipi societari, la circostanza che le<br />

relative <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e appaiano volte a permettere ai soci <strong>di</strong> ottenere un trattamento (considerato<br />

come) <strong>di</strong> favore, ma solo <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni (30) , <strong>in</strong>duce a ravvisarvi non già<br />

sotto-tipi o varianti tipologiche della società a responsabilità limitata (espressioni, queste, <strong>in</strong> vero<br />

prive <strong>di</strong> un autentico significato tecnico, ed utilizzabili al più a f<strong>in</strong>i meramente descrittivi), e<br />

nemmeno, come meglio si <strong>di</strong>rà, altrettanti sotto-sistemi normativi tipici, e cioè complessi organici<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e formalmente assimilabili ai sistemi <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istrazione e controllo previsti <strong>in</strong> materia<br />

<strong>di</strong> società per azioni; quanto piuttosto, e più semplicemente, altrettante <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e eccezionali e<br />

derogatorie, rispetto, si noti, non già all’<strong>in</strong>tero sistema <strong>di</strong> regole <strong>in</strong> cui articola la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della<br />

società a responsabilità limitata, ma esclusivamente a quella specifica <strong>di</strong>sposizione, dettata<br />

dall’art. 2463, 2° comma, n. 4, cod. civ., che fissa nella misura <strong>di</strong> <strong>di</strong>ecimila euro il limite m<strong>in</strong>imo del<br />

capitale nom<strong>in</strong>ale: come pure, ma limitatamente alla società a responsabilità limitata semplificata,<br />

alle regole, estranee alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a societaria, che richiedono il pagamento dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> bollo e <strong>di</strong><br />

segreteria e la corresponsione dell’onorario al notaio.<br />

9


Si consideri, <strong>in</strong> particolare, che i sistemi <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istrazione e controllo, e proprio <strong>in</strong> quanto<br />

veri e propri complessi normativi tipici (31) , valgono, una volta adottati, ad <strong>in</strong>trodurre ulteriori e<br />

specifici criteri <strong>di</strong> compatibilità, all’osservanza dei quali risulta subor<strong>di</strong>nata la vali<strong>di</strong>tà delle<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni statutarie (32) , f<strong>in</strong>endo dunque, e proprio per tale ragione, per <strong>in</strong>cidere, riducendolo,<br />

sull’ambito <strong>di</strong> operatività dell’autonomia statutaria dei soci: i quali, <strong>in</strong> vero, non potranno limitarsi<br />

ad <strong>in</strong>trodurre una regola <strong>in</strong>compatibile con il sistema attualmente <strong>in</strong> vigore, ma saranno tenuti a<br />

tal f<strong>in</strong>e ad assumere una apposita deliberazione, per quanto pur sempre avente la forma <strong>di</strong> una<br />

“or<strong>di</strong>naria” mo<strong>di</strong>ficazione statutaria (33) , <strong>di</strong>retta ad abbandonarlo e ad adottarne uno <strong>di</strong>verso,<br />

rispetto al quale la nuova regola risulti conforme.<br />

Al contrario, la connotazione eccezionale e derogatoria delle <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e <strong>in</strong> esame, che la legge<br />

pur <strong>in</strong><strong>di</strong>ca come altrettante figure <strong>di</strong> società, avvalendosi <strong>di</strong> un’ipostasi <strong>in</strong> chiave soggettiva (come<br />

avrebbe potuto fare, ad esempio, riferendosi alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a del bilancio <strong>in</strong> forma abbreviata <strong>in</strong><br />

term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> “società abbreviate”), non impe<strong>di</strong>sce ai soci <strong>di</strong> <strong>in</strong>serire, attraverso una “or<strong>di</strong>naria”<br />

mo<strong>di</strong>ficazione dell’atto costitutivo (34) , <strong>in</strong>tegralmente soggetta cioè alla relativa <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a (e non<br />

anche a quella della <strong>trasformazione</strong>, che <strong>in</strong> vero non risulta <strong>in</strong> tal caso applicabile nemmeno <strong>in</strong> via<br />

analogica), regole che, per quanto <strong>in</strong>compatibili con il loro contenuto, devono ritenersi<br />

perfettamente legittime: salvo con ciò perdere, o non essere <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> ottenere, quei benefici<br />

che la legge mostra appunto <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nare al rispetto <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>ate con<strong>di</strong>zioni; né, del resto, la<br />

circostanza che alcune <strong>di</strong> esse si risolvano nella previsione, o nella mancata previsione, <strong>di</strong><br />

specifiche clausole dell’atto costitutivo sembra potersi ritenere <strong>di</strong> per sé sufficiente a ricollegare<br />

alle <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e <strong>in</strong> esame una qualche limitazione dell’ambito <strong>di</strong> operatività dell’autonomia<br />

statutaria: per la ragione, decisiva, che il mancato rispetto <strong>di</strong> tali con<strong>di</strong>zioni, lungi dal riflettersi<br />

sulla vali<strong>di</strong>tà delle corrispondenti deliberazioni, vale pur sempre, e soltanto, a precludere ai soci la<br />

possibilità <strong>di</strong> conseguire i relativi benefici.<br />

Giuseppe Ferri jr<br />

__________________________<br />

1) Sulla quale risulta <strong>in</strong> vero sufficiente r<strong>in</strong>viare a M. CIAN, S.r.l., s.r.l. semplificata, s.r.l. a capitale ridotto. Una<br />

nuova geometria del sistema o un sistema <strong>di</strong>sarticolato, <strong>in</strong> Riv. soc., 2012, da p. 1101, pp. 1112 ss., e a M.<br />

RESCIGNO, <strong>La</strong> società a responsabilità limitata a capitale ridotto e semplificata (art. 2463 bis c.c; art. 44 d.l. n.<br />

83/12; d.m. giustizia 23 giugno 2012, n. 138), <strong>in</strong> Nuove Leggi Civili Commentate, 2013, da p. 65, pp. 75 ss., testo<br />

e nota 27.<br />

2) Sul punto, v. M. CIAN, op. cit., pp. 1102 s.<br />

3) Del tutto analogamente a quanto accade nell’ipotesi <strong>in</strong> cui si <strong>in</strong>tendano adottare regole <strong>in</strong>compatibili anche<br />

rispetto alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a della società a responsabilità limitata, ma conformi ad un tipo <strong>di</strong>verso, al qual f<strong>in</strong>e risulta<br />

<strong>in</strong> vero <strong>in</strong>evitabile ricorrere alla <strong>trasformazione</strong> (sempre che essa risulti <strong>in</strong> concreto ammissibile): e v., <strong>in</strong><br />

argomento, M. CIAN, op. cit., p. 1110.<br />

4) E v., sul punto, M. RESCIGNO, op. cit., p. 68.<br />

5) In questo senso, v. P. SPADA, <strong>La</strong> tipologia delle società tra volontà e nomenclatura, <strong>in</strong> Scritti <strong>in</strong> onore <strong>di</strong> Angelo<br />

Falzea, Vol. II, t. 2, Diritto privato (M-Z), Milano, 1991, da p. 911, pp. 921 ss.; ID., Dalla <strong>trasformazione</strong> delle<br />

società alle trasformazioni degli enti ed oltre, <strong>in</strong> Scritti <strong>in</strong> onore <strong>di</strong> V<strong>in</strong>cenzo Buonocore, Vol. III, Diritto<br />

commerciale, Società, tomo III, Milano, 2005, da p. 3879, pp. 3889 ss., ID., Due aggettivi per c<strong>in</strong>que vicende<br />

(ancora a proposito della <strong>trasformazione</strong>), <strong>in</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>in</strong> onore <strong>di</strong> Pier Giusto Jaeger, Milano, 2011, da p. 617, pp.<br />

621 s., P. SPADA-M. SCIUTO, Il tipo della società per azioni, <strong>in</strong> Trattato delle società per azioni <strong>di</strong>retto da G.E.<br />

Colombo e G.B. Portale, Vol. 1, Tomo I, Tipo – Costituzione – Nullità, Tor<strong>in</strong>o, 2004, da p. 3, pp. 7 ss. (versione<br />

10


ielaborata e aggiornata <strong>di</strong> P. SPADA, Dalla nozione al tipo della società per azioni, <strong>in</strong> Riv. <strong>di</strong>r. civ., 1985, I, da p.<br />

95), e M. MALTONI-P. SPADA, L’impresa start up <strong>in</strong>novativa costituita <strong>in</strong> società a responsabilità limitata, Iuris<br />

responsa, par. 3 del manoscritto.<br />

6) E v., ancora, P. SPADA-M. SCIUTO, op. cit., pp. 17 s., come pure, con specifico riguardo alla società a responsabilità<br />

limitata, M. ROSSI, <strong>La</strong> revoca degli amm<strong>in</strong>istratori <strong>di</strong> s.r.l., Milano, 2012, pp. 99 ss.<br />

7) E v., <strong>in</strong>fatti, M. RESCIGNO, op. cit., p. 68.<br />

8) E v., <strong>in</strong>fatti, M. CIAN, op. cit., p. 1105, testo e nota 7.<br />

9) In questo senso, v. M. CIAN, op. cit., pp. 1104 s., e M. RESCIGNO, op. cit., pp. 68 ss.<br />

10) E v., <strong>in</strong>fatti, M. CIAN, op. cit., p. 1105, e M. RESCIGNO, op. cit., pp. 68 s.<br />

11) Sul punto v., per tutti, P. SPADA, Classi e tipi <strong>di</strong> società dopo la riforma organica (guardando alla “nuova” società<br />

a responsabilità limitata), <strong>in</strong> Riv. <strong>di</strong>r. civ., 2003, I, da p. 489, pp. 496 ss., e M. ROSSI, op. cit., pp. 99 ss. e 114 ss.<br />

12) Diversamente da quanto, almeno apparentemente, potrebbe <strong>di</strong>rsi a proposito della c.d. start up <strong>in</strong>novativa (<strong>di</strong><br />

cui al d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, convertito nella legge 17 <strong>di</strong>cembre 2012, n. 221) <strong>in</strong> forma <strong>di</strong> società a<br />

responsabilità limitata: e v., sul punto, M. MALTONI-P. SPADA, op. cit., par. 3.<br />

13) E v., <strong>in</strong> argomento, M. ROSSI, op. cit., pp. 114 ss. e 119 ss.<br />

14) E v., <strong>in</strong>fatti, M. RESCIGNO, op. cit., pp. 69 e 72.<br />

15) Sul punto, M. RESCIGNO, op. cit., pp. 72 s.<br />

16) In questo senso, v. M. RESCIGNO, op. cit., p. 73, testo e nota 22.<br />

17) Sul punto v., <strong>di</strong>ffusamente, M. CIAN, op. cit., pp. 1118 ss., e M. RESCIGNO, op. cit., pp. 78 s., testo e nota 31, il<br />

quale affronta altresì il problema, comune alle due figure, e non risolto espressamente dalla legge, della<br />

cessione delle partecipazioni a soggetti <strong>di</strong>versi dalle persone fisiche (ivi, pp. 74 s., testo e nota 26).<br />

18) E v., <strong>in</strong> argomento, M. RESCIGNO, op. cit., pp. 70 s. e 79, nota 32.<br />

19) E v., <strong>in</strong>fatti, M. CIAN, op. cit., pp. 1116 ss.<br />

20) E v., nel medesimo senso, M. RESCIGNO, op. cit., p. 77, nota 27.<br />

21) In questo senso, v. M. CIAN, op. cit., p. 1107 s., testo e nota 14, e M. RESCIGNO, op. cit., pp. 69 e 71 s.<br />

22) E v., sul punto, M. RESCIGNO, op. cit., p. 71, nota 18.<br />

23) In senso <strong>di</strong>verso, v. M. RESCIGNO, op. cit., pp. 69 ss., spec. 71 ss., testo a nota 19, ove ultt. citt., come pure,<br />

sostanzialmente, M. CIAN, op. cit., pp. 1109 ss.<br />

24) E v. M. CIAN, op. cit., pp. 1122 s., testo e nota 54, e M. RESCIGNO, op. cit., pp. 79 ss., testo e nota 35, ove ultt. citt.<br />

25) Sul punto, v. M. RESCIGNO, op. cit., pp. 65 e 70.<br />

26) E v., <strong>in</strong>fatti, M. RESCIGNO, op. cit., pp. 69 s., testo e nota 16.<br />

27) Nello stesso senso, v. M. CIAN, op. cit., pp. 1106, 1110 e 1116, e M. RESCIGNO, op. cit., pp. 65 s., testo e nota 3,<br />

ove ultt. citt., e 74.<br />

28) A questo specifico riguardo, v., <strong>in</strong> particolare, M. CIAN, op. cit., p. 1108 s., testo e nota 16.<br />

29) E v., <strong>in</strong>fatti, M. RESCIGNO, op. cit., pp. 66 e 72.<br />

30) Analoga configurazione è stata del resto riconosciuta alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle c.d. imprese start up <strong>in</strong>novative da M.<br />

MALTONI-P. SPADA, op. cit., par. 1, i quali peraltro sottol<strong>in</strong>eano come “la qualità <strong>di</strong> impresa start up <strong>in</strong>novativa<br />

s.r.l.” risulti senz’altro “compatibile” con la figura della società a responsabilità limitata a capitale ridotto, non<br />

anche, almeno <strong>di</strong> regola, con quella semplificata (ivi, par. 4.2): <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne a quest’ultimo profilo, v. altresì M.<br />

RESCIGNO, op. cit., pp. 80 s.<br />

31) In questo senso, v., <strong>di</strong>ffusamente, V. CARIELLO, Il sistema dualistico, Tor<strong>in</strong>o, 2012, pp. 122 ss., ove<br />

un’approfon<strong>di</strong>ta analisi sul significato sistematico, sulle conseguenze operative e sulle possibili accezioni che la<br />

tipicità presenta <strong>in</strong> relazione, <strong>in</strong> particolare, al sistema dualistico.<br />

32) E v., <strong>in</strong>fatti, V. CARIELLO, op. cit., pp. 123 s.<br />

33) Lo precisa V. CARIELLO, op. cit., pp. 155 ss., spec. 157 s., testo e nota 17, ove ultt. citt.<br />

34) E v. M. RESCIGNO, op. cit., pp. 69 s., testo e nota 17, il quale <strong>in</strong> particolare esclude la possibilità <strong>di</strong> riconoscere al<br />

socio il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> recesso.<br />

(Riproduzione riservata)<br />

11


Roma, 2 aprile 2013<br />

Omesso versamento <strong>di</strong> ritenute certificate, omesso versamento IVA<br />

ed illiqui<strong>di</strong>tà: scelta punibile od omissione necessitata<br />

CIRCOLARE N. 12<br />

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SOMMARIO<br />

1. Premessa ......................................................................................................................................... 3<br />

2. Punibilità degli omessi versamenti <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> crisi aziendale: profili<br />

penalistici ........................................................................................................................................ 4<br />

2.1. L’omesso versamento <strong>di</strong> ritenute certificate (art. 10-bis D.L.vo 74/2000) ............................. 6<br />

2.2. L’omesso versamento IVA (art. 10-ter D.L.vo 74/2000)......................................................... 10<br />

2.3. <strong>La</strong> ripartizione dell’onere della prova con riferimento all’omesso versamento IVA......... 18<br />

2.4. <strong>La</strong> posizione della giurisprudenza <strong>di</strong> merito: due recenti decisioni .................................... 20<br />

3. Le sanzioni amm<strong>in</strong>istrative tributarie <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> illiqui<strong>di</strong>tà/<strong>in</strong>solvenza. Breve<br />

illustrazione degli artt. 5 e 6 D.L.vo 472/1997: una <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>in</strong>formata a quella<br />

penale ............................................................................................................................................ 22<br />

3.1. I recenti appro<strong>di</strong> della giurisprudenza tributaria ................................................................... 24<br />

4. Cenni sul coor<strong>di</strong>namento tra omesso versamento e procedure concorsuali ....................... 27<br />

5. Conclusioni ................................................................................................................................... 29<br />

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1. Premessa<br />

Nell’o<strong>di</strong>erna fase congiunturale - connotata da una crisi <strong>di</strong> vaste <strong>di</strong>mensioni, della quale non<br />

è ancora possibile preconizzare ragionevolmente gli esiti - si registra con sempre maggiore<br />

frequenza la peculiare situazione per cui le imprese, pur <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> red<strong>di</strong>ti imponibili,<br />

risultano pesantemente gravate da debiti relativi ad altre imposte (IRAP, ritenute ed IVA).<br />

Ecco che le fattispecie <strong>in</strong>crim<strong>in</strong>atrici <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ate dal D.L.vo 74/2000 all’art. 10-bis (omesso<br />

versamento <strong>di</strong> ritenute certificate) ed all’art. 10-ter (omesso versamento IVA) sono tornate al<br />

centro dell’attenzione degli operatori: la situazione attuale - che vede le aziende <strong>di</strong>battersi tra<br />

cre<strong>di</strong>ti <strong>in</strong>esigibili e gravi <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> accesso al sistema bancario - ha <strong>in</strong>fatti provocato, quale<br />

conseguenza (forse) <strong>in</strong>evitabile, il proliferare <strong>di</strong> condotte punibili, sia dal punto <strong>di</strong> vista<br />

amm<strong>in</strong>istrativo, sia dal punto <strong>di</strong> vista penale.<br />

<strong>La</strong> stampa specializzata ha messo <strong>in</strong> evidenza un dato sul quale va richiamata con forza<br />

l’attenzione: nelle Procure si moltiplicano i proce<strong>di</strong>menti penali relativi ai reati tributari;<br />

buona parte <strong>di</strong> essi - e qui sta il punto - ha ad oggetto non tanto condotte f<strong>in</strong>alizzate<br />

all’evasione o comportamenti <strong>di</strong> carattere fraudolento, quanto piuttosto mere ipotesi <strong>di</strong><br />

omesso versamento.<br />

In questo clima l’esigenza <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare uno spazio <strong>di</strong> non applicabilità delle sanzioni<br />

risulta molto sentita, non solo dalla dottr<strong>in</strong>a, ma anche dalla più recente giurisprudenza <strong>di</strong><br />

merito pronunciatasi sia <strong>in</strong> sede penale, sia <strong>in</strong> sede tributaria.<br />

Le Corti territoriali hanno appunto <strong>in</strong>iziato a contrastare quell’orientamento restrittivo -<br />

espressione dalla giurisprudenza <strong>di</strong> legittimità – che appariva ormai consolidato: non sono<br />

oggi isolate le pronunce che hanno evidenziato situazioni <strong>in</strong> cui il comportamento del<br />

contribuente non risulterebbe sanzionabile (anche se – va detto da subito – talune decisioni,<br />

soprattutto <strong>in</strong> ambito tributario, non appaiono – a giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> chi scrive – del tutto<br />

persuasive sotto il profilo logico-sistematico).<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questa circolare vorrebbe allora essere quello <strong>di</strong> razionalizzare le <strong>di</strong>verse istanze<br />

e <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare alcuni criteri guida – vali<strong>di</strong> tanto <strong>in</strong> ambito penale, quanto <strong>in</strong> ambito<br />

tributario – sulla cui base possano <strong>in</strong><strong>di</strong>viduarsi correttamente eventuali spazi <strong>di</strong> non<br />

punibilità.<br />

Il tutto anche al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> agevolare l’opera dei Colleghi, che sempre più si vedono impegnati<br />

nella attività <strong>di</strong> consulenza proprio <strong>in</strong> ambito tributario e penale-tributario.<br />

3


Insomma, la sempre crescente <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervento, da parte del professionista, impone<br />

una presa <strong>di</strong> posizione attenta e ragionata, che si fon<strong>di</strong> su un’<strong>in</strong>terpretazione sistematica del<br />

dato normativo e sui più evoluti orientamenti giurisprudenziali e dottr<strong>in</strong>ali.<br />

2. Punibilità degli omessi versamenti <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> crisi aziendale: profili penalistici<br />

Muoviamo da un primo dato: entrambe le fattispecie <strong>in</strong>crim<strong>in</strong>atrici <strong>in</strong> parola (omesso<br />

versamento <strong>di</strong> ritenute certificate ed omesso versamento IVA) sono connotate da dolo<br />

generico 1 , non essendo necessario che l’agente sia animato da un dolo specifico <strong>di</strong> evasione:<br />

per la loro sussistenza è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> sufficiente che la condotta venga posta <strong>in</strong> essere con la<br />

consapevolezza dell’esistenza del debito tributario e con la volontà <strong>di</strong> aliud facere rispetto ad<br />

esso.<br />

Quid iuris, allora, <strong>di</strong> fronte a versamenti omessi dall’impren<strong>di</strong>tore a fronte <strong>di</strong> una assoluta<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> risorse f<strong>in</strong>anziarie<br />

Trattasi <strong>di</strong> una situazione <strong>in</strong> cui il soggetto è <strong>in</strong>dubbiamente consapevole dell’esistenza del<br />

debito tributario. Ma che <strong>di</strong>re <strong>in</strong> riferimento alla volontà <strong>di</strong> aliud facere Siamo <strong>di</strong> fronte ad<br />

un’omissione effettivamente riconducibile alla volontà dell’agente<br />

<strong>La</strong> questione fu oggetto – solo (ovviamente) con riferimento all’omesso versamento <strong>di</strong><br />

ritenute certificate – <strong>di</strong> ampio <strong>di</strong>battito giurisprudenziale nella vigenza dell’art. 2 L.<br />

516/1982.<br />

Vi era al tempo chi – <strong>in</strong> particolare tra i giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> merito 2 – propendeva, <strong>in</strong> tali casi, per un<br />

<strong>di</strong>fetto dell’elemento psicologico o, ad<strong>di</strong>rittura, per una mancanza <strong>di</strong> suitas: trattasi – si<br />

<strong>di</strong>ceva – <strong>di</strong> un’omissione che, se concretatasi <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> una reale possibilità <strong>di</strong> provvedere<br />

al pagamento, non appare riconducibile alla sfera psichica dell’agente.<br />

Di <strong>di</strong>verso avviso era <strong>in</strong>vece la prevalente giurisprudenza <strong>di</strong> legittimità:<br />

l’impren<strong>di</strong>tore/sostituto <strong>di</strong> imposta – si affermava – è gravato da un obbligo <strong>di</strong><br />

1 Così, riguardo all’art. 10-bis D.L.vo 74/2000, Cass. pen., Sez. III, 26 maggio 2010, n. 25875. Deve peraltro<br />

segnalarsi, quale precedente <strong>di</strong> segno opposto (del tutto isolato, per quanto ci consta), G.I.P. Trib. Roma, 26<br />

gennaio 2011, n. 64, secondo cui l’elemento soggettivo del delitto <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter D.L.vo 74/2000 “si<br />

concretizza nel dolo specifico”.<br />

2 Ad es. G.I.P. Trib. Catanzaro, 19 <strong>di</strong>cembre 1990, secondo cui “per il pr<strong>in</strong>cipio della <strong>in</strong>esigibilità, non costituisce reato,<br />

per <strong>di</strong>fetto dell'elemento psicologico del dolo, il comportamento del sostituto d'imposta che, dopo aver regolarmente praticato<br />

la ritenuta d'acconto al percettore del red<strong>di</strong>to, per mancanza assoluta <strong>di</strong> mezzi economici, non provveda al relativo<br />

versamento”; così ancora Trib. <strong>La</strong>r<strong>in</strong>o, 28 settembre 1988 e C. App. Trento, 27 febbraio 1987.<br />

4


accantonamento, obbligo che sorge nel momento stesso <strong>in</strong> cui il compenso assoggettato a<br />

ritenuta viene erogato; sicché, anche nel caso <strong>di</strong> una sopravvenuta mancanza <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà, egli<br />

non potrà <strong>in</strong>vocare una carenza <strong>di</strong> dolo, né tantomeno una assenza <strong>di</strong> suitas.<br />

<strong>La</strong> tesi garantista è stata recentemente ripresa – con riferimento alla normativa vigente, sia <strong>in</strong><br />

tema <strong>di</strong> ritenute certificate, sia <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> imposta sul valore aggiunto – da autorevole<br />

dottr<strong>in</strong>a 3 .<br />

Si è <strong>in</strong>vero osservato che la responsabilità penale ex art. 10-bis non può venire<br />

surrettiziamente tramutata da dolosa <strong>in</strong> colposa: la responsabilità dell’agente / impren<strong>di</strong>tore<br />

– si afferma – non deve essere ricondotta ad una “imprudente o negligente gestione delle risorse<br />

f<strong>in</strong>anziarie a sua <strong>di</strong>sposizione e, <strong>in</strong> particolare, delle somme corrispondenti alle ritenute operate e<br />

certificate”.<br />

In caso <strong>di</strong> assoluta mancanza <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà – si <strong>di</strong>ce – la “volontà non appare <strong>in</strong> alcun modo<br />

attribuibile all’agente, <strong>di</strong>fettando, anzi, – <strong>in</strong> ragione della impossibilità <strong>di</strong> adempiere – la stessa suitas<br />

della condotta e, conseguentemente, il dolo richiesto dalla norma <strong>in</strong>crim<strong>in</strong>atrice”.<br />

A sostegno <strong>di</strong> tale ragionamento, un caso tutt’altro che <strong>in</strong>frequente: si pensi – esemplificano<br />

gli Autori sopra citati – a colui che assuma la carica <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istratore unico <strong>di</strong> una società <strong>di</strong><br />

capitali dopo l’avvenuta certificazione, ma prima della scadenza del term<strong>in</strong>e previsto per la<br />

presentazione della <strong>di</strong>chiarazione annuale del sostituto <strong>di</strong> imposta; è evidente – si rileva –<br />

che questo nuovo amm<strong>in</strong>istratore si troverà, <strong>in</strong> <strong>di</strong>fetto della necessaria liqui<strong>di</strong>tà,<br />

nell’impossibilità <strong>di</strong> provvedere al versamento delle ritenute pur certificate <strong>in</strong> precedenza.<br />

Nel caso <strong>in</strong> esame – si afferma – “dovrebbe [...] risultare <strong>di</strong>fficile per chiunque affermare che<br />

l’omesso versamento delle ritenute certificate sia rimproverabile, ex art. 10-bis” al nuovo<br />

amm<strong>in</strong>istratore.<br />

“Non si vede allora – si afferma – per quale ragione dovrebbe ritenersi la penale responsabilità<br />

dell’amm<strong>in</strong>istratore che, al momento dell’omissione rilevante […], si trovi nella medesima situazione<br />

<strong>di</strong> impossibilità <strong>di</strong> far fronte al versamento delle ritenute”, salvo che l’illiqui<strong>di</strong>tà sia il frutto <strong>di</strong><br />

condotte appropriative o <strong>di</strong>strattive commesse anche <strong>in</strong> danno della società. In ogni altro<br />

caso – si sottol<strong>in</strong>ea e si conclude – rimproverare all’agente la sua condotta <strong>di</strong> gestione delle<br />

risorse societarie significherebbe sanzionare una condotta colposa (negligente, imperita o<br />

3 A. D’Avirro - M. Giglioli, I reati tributari, Ipsoa, 2012, p. 257.<br />

5


imprudente) antecedente al fatto tipico, come tale estranea all’ambito <strong>di</strong> applicazione –<br />

squisitamente doloso – della norma.<br />

Analoghe considerazioni – rilevano gli Autori 4 – debbono essere svolte <strong>in</strong> riferimento al<br />

delitto <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter, posto che “i term<strong>in</strong>i del problema appaiono [….] del tutto<br />

sovrapponibili”.<br />

<strong>La</strong> tesi, pur offrendo già <strong>di</strong> per sé <strong>in</strong>teressantissimi spunti <strong>di</strong> riflessione, appare – ad avviso<br />

<strong>di</strong> chi scrive – meritevole <strong>di</strong> alcuni approfon<strong>di</strong>menti.<br />

E ciò sotto due <strong>di</strong>versi profili.<br />

In primo luogo, le conclusioni cui sono pervenuti gli Autori citati sembrano – a nostro modo<br />

<strong>di</strong> vedere – <strong>di</strong>fficilmente compatibili con la struttura propria dell’omesso versamento <strong>di</strong><br />

ritenute certificate (struttura che parrebbe assai <strong>di</strong>versa rispetto a quella tratteggiata dall’art.<br />

10-ter).<br />

In secondo luogo, si deve probabilmente rivedere l’affermazione secondo la quale, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>vocare l’assoluzione dell’impren<strong>di</strong>tore che ha omesso <strong>di</strong> versare l’IVA, sarebbe sufficiente<br />

<strong>in</strong>vocare una semplice crisi <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà, per <strong>di</strong> più concretatasi al momento della scadenza<br />

del term<strong>in</strong>e <strong>in</strong><strong>di</strong>cato dalle due <strong>di</strong>sposizioni ora citate (term<strong>in</strong>e che, come noto, co<strong>in</strong>cide con<br />

quello della consumazione del reato).<br />

Veniamo anzitutto al primo aspetto.<br />

2.1. L’omesso versamento <strong>di</strong> ritenute certificate (art. 10-bis D.L.vo 74/2000)<br />

Vogliamo subito esprimere con chiarezza il nostro pensiero: appare <strong>di</strong>fficile – ad avviso <strong>di</strong><br />

chi scrive – <strong>in</strong>vocare una ritenuta <strong>in</strong>sussistenza dell’elemento psicologico (e, ancor più, una<br />

asserita mancanza <strong>di</strong> suitas) con riferimento alla fattispecie <strong>in</strong>crim<strong>in</strong>atrice <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ata<br />

dall’art. 10-bis, posto che il mancato versamento risulta – nei limiti e per le ragioni che ora<br />

cercheremo <strong>di</strong> chiarire – pressoché sempre riconducibile alla sfera psichica dell’agente.<br />

Muoviamo da un primo dato: il presupposto dell’<strong>in</strong>sorgenza del debito tributario è sempre<br />

costituito dall’avvenuto versamento <strong>di</strong> una certa somma; solo una volta <strong>in</strong>tervenuto il<br />

pagamento assoggettato a ritenuta, sorge nel sostituto <strong>di</strong> imposta l’obbligo <strong>di</strong> versare quanto<br />

appunto è stato (o avrebbe dovuto essere) ritenuto.<br />

4 A. D’Avirro - M. Giglioli, op. cit., p. 272.<br />

6


Sulla base <strong>di</strong> questo presupposto, la Suprema Corte (nel vigore dell’abrogata Legge<br />

516/1982) aveva più volte affermato un importante – e, a nostro avviso, assolutamente<br />

con<strong>di</strong>visibile – pr<strong>in</strong>cipio: nel momento <strong>in</strong> cui è chiamato ad eseguire dei pagamenti,<br />

l’impren<strong>di</strong>tore deve agire <strong>in</strong> modo tale da potere successivamente adempiere ai propri<br />

obblighi tributari, obblighi che sorgono <strong>in</strong> quello stesso istante, pur dovendo essere<br />

adempiuti <strong>in</strong> un momento successivo 5 .<br />

L’impren<strong>di</strong>tore – avevano a suo tempo rilevato i giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> legittimità – deve porsi al riparo<br />

dal rischio <strong>di</strong> trovarsi, alla scadenza del term<strong>in</strong>e per il versamento delle ritenute,<br />

nell’impossibilità <strong>di</strong> adempiere.<br />

Il che, sul piano concreto, si traduce nella necessità <strong>di</strong> ridurre proporzionalmente i<br />

pagamenti e/o le retribuzioni, <strong>in</strong> misura tale da consentire, poi, il versamento delle<br />

corrispondenti ritenute.<br />

Ebbene, trattasi <strong>di</strong> pr<strong>in</strong>cipi che – come già detto – appaiono a nostro avviso del tutto<br />

con<strong>di</strong>visibili (fatte salve, ovviamente, le peculiarità che potrebbero connotare s<strong>in</strong>goli casi<br />

concreti assolutamente eccezionali).<br />

Tutto ciò non significa affatto sanzionare una condotta colposa antecedente al fatto tipico,<br />

quanto piuttosto fare corretta applicazione dei criteri, ormai con<strong>di</strong>visi, elaborati da<br />

giurisprudenza e dottr<strong>in</strong>a <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> dolo eventuale.<br />

Sicuramente l’impren<strong>di</strong>tore che, al momento del pagamento, non ritiene quanto poi dovrà<br />

versare non viola (ancora) alcuna norma: egli confida sul buon andamento della propria<br />

impresa e sulle capacità <strong>di</strong> realizzo della propria attività.<br />

Sennonché, così facendo, egli accetta quel rischio che è sì necessariamente connesso<br />

all’attività impren<strong>di</strong>toriale, ma che è anche tipico del c.d. dolo eventuale. Dolo eventuale che<br />

risulta pienamente compatibile con il dolo generico che connota la fattispecie <strong>in</strong> esame 6 .<br />

Del resto, proprio per mitigare le conseguenze <strong>di</strong> una <strong>in</strong>evitabile punibilità a titolo <strong>di</strong> dolo<br />

eventuale, il Legislatore del 2004 ha ritenuto necessario (quanto mai opportunamente)<br />

prevedere una soglia m<strong>in</strong>ima quantitativa: l’impren<strong>di</strong>tore risulta penalmente sanzionabile<br />

5 Tra molte, Cass. pen., Sez. III, 14 luglio 1993; Cass. pen., Sez. III, 17 gennaio 1994; Cass. pen., Sez. III, 18 gennaio<br />

1995; Cass. pen., Sez. III, 12 novembre 1990; Cass. pen., Sez. III, 24 marzo 1999.<br />

6 In questo senso, G. Soana, Omesso versamento <strong>di</strong> ritenute certificate, <strong>in</strong> Rass. trib., 2005, p. 97; ancora <strong>in</strong> questo senso<br />

(pur se con riferimento alla previgente normativa), Trib. Vercelli, 18 maggio 1989, <strong>in</strong> www.ilfisco.it/fisconl<strong>in</strong>e.<br />

7


solo quando il rischio accettato sia stato particolarmente ampio, tanto da condurre ad un<br />

“<strong>in</strong>soluto” superiore ai c<strong>in</strong>quantamila euro.<br />

E già qui potrebbe arrestarsi il ragionamento.<br />

Ma un’ulteriore considerazione assume – a nostro giu<strong>di</strong>zio – valore <strong>di</strong>rimente.<br />

Come noto, il delitto <strong>di</strong> cui all’art 10-bis può essere <strong>in</strong>tegrato solo se le ritenute risult<strong>in</strong>o<br />

certificate 7 secondo le modalità previste dalle <strong>di</strong>sposizioni tributarie.<br />

Forse allora potrebbe essere oggetto <strong>di</strong> una parziale revisione l’op<strong>in</strong>ione – pur se espressa da<br />

autorevolissima dottr<strong>in</strong>a 8 – secondo cui saremmo <strong>di</strong> fronte ad un reato omissivo (proprio) a<br />

consumazione istantanea.<br />

Chi scrive ritiene non sia azzardato parlare <strong>di</strong> un’ipotesi non puramente omissiva, quanto<br />

piuttosto <strong>di</strong> una fattispecie (non istantanea, ma a formazione progressiva) a condotta mista,<br />

commissiva (prima) ed omissiva (poi): <strong>in</strong> un primo momento il sostituto <strong>di</strong> imposta<br />

sottoscrive (azione) una certificazione; <strong>in</strong> seguito egli lascia scadere il term<strong>in</strong>e (omissione)<br />

senza versare all’erario quanto dovuto (proprio sulla base della precedente certificazione).<br />

Ecco allora che (se si ritiene corretta questa costruzione) quello che pareva atteggiarsi come<br />

un dolo eventuale, sembrerebbe assumere via via i contorni <strong>di</strong> un dolo <strong>di</strong>retto (pur se<br />

probabilmente non <strong>in</strong>tenzionale): l’impren<strong>di</strong>tore che non ha ritenuto denari nelle proprie<br />

casse al momento del pagamento, ha sì agito accettando il rischio <strong>di</strong> non potere<br />

successivamente provvedere, ma ciò ha fatto confidando nella propria capacità <strong>di</strong> generare<br />

profitto (e <strong>di</strong> potere dunque pagare); <strong>di</strong>verso è l’atteggiamento psicologico dell’impren<strong>di</strong>tore<br />

che, trascorso (dal pagamento) un lasso temporale non irrilevante 9 , decide <strong>di</strong> certificare la<br />

7 E.M. Ambrosetti – E. Mezzetti – M. Ronco, Diritto Penale dell’Impresa, Bologna, 2012, p. 493.<br />

8 E. Musco - F. Ar<strong>di</strong>to, Diritto penale tributario, Seconda e<strong>di</strong>zione, Zanichelli E<strong>di</strong>tore, Tor<strong>in</strong>o, 2012, p. 275.<br />

Autorevole dottr<strong>in</strong>a (A. Carotenuto, Illiqui<strong>di</strong>tà dell’impresa e dolo nell’art. 10-bis del D.Lgs. n. 74/2000, <strong>in</strong> Il fisco, 2005,<br />

n. 33) ha <strong>in</strong> passato sottol<strong>in</strong>eato la peculiarità della struttura della fattispecie, evidenziando la presenza <strong>di</strong> un<br />

elemento <strong>di</strong> segno positivo (appunto il rilascio delle certificazioni). Va però detto che l’Autore, pur a fronte <strong>di</strong> tale<br />

sottol<strong>in</strong>eatura, ha comunque aderito alla op<strong>in</strong>ione comune, affermando che il reato <strong>di</strong> cui all’art. 10-bis è un reato<br />

“<strong>di</strong> pura omissione”.<br />

9 <strong>La</strong> certificazione penalmente rilevante è quella che il sostituto è tenuto a rilasciare entro il 28 febbraio <strong>di</strong> ogni<br />

anno. Ed <strong>in</strong>vero, pren<strong>di</strong>amo il caso delle ritenute operate dal datore <strong>di</strong> lavoro sulle retribuzioni dovute ai propri<br />

<strong>di</strong>pendenti: mensilmente il datore <strong>di</strong> lavoro /sostituto deve corrispondere gli emolumenti ai lavoratori /<br />

sostituiti, ritenendo quanto previsto dalla legge. Sarà poi alla presentazione del C.U.D. che il datore <strong>di</strong> lavoro /<br />

sostituto certificherà <strong>di</strong> aver effettivamente versato le somme <strong>di</strong> cui alle ritenute. Tra il momento <strong>in</strong> cui vengono<br />

effettuati i pagamenti delle retribuzioni (presupposto, come detto, della ritenuta) e quello <strong>in</strong> cui viene rilasciata la<br />

relativa certificazione, possono pertanto trascorrere anche molti mesi. In altre parole, prima della presentazione<br />

del C.U.D. il datore <strong>di</strong> lavoro ha a propria <strong>di</strong>sposizione un ampio arco <strong>di</strong> tempo <strong>in</strong> cui può verificare la propria<br />

8


itenzione pur a fronte <strong>di</strong> una cassa <strong>in</strong>capiente, probabilmente travalicando i conf<strong>in</strong>i della<br />

semplice accettazione <strong>di</strong> un rischio per così <strong>di</strong>re fisiologico.<br />

Il nostro ragionamento apparirà ancor più conv<strong>in</strong>cente laddove si consideri che l’omessa<br />

certificazione non risulta, essa sola 10 , penalmente sanzionata 11 : l’impren<strong>di</strong>tore varca dunque<br />

il limite della mera accettazione del rischio attraverso una condotta che è frutto <strong>di</strong> una libera<br />

scelta, ben potendo egli agire <strong>di</strong>versamente senza commettere alcun reato 12 .<br />

impossibilità <strong>di</strong> versare quelle ritenute che avrebbe già dovuto operare, accertando il <strong>di</strong>fetto della necessaria<br />

provvista: se, ciò nonostante, egli attesterà, <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> C.U.D., <strong>di</strong> avere operato le predette ritenute, poi certo non<br />

potrà <strong>in</strong>vocare la mancanza <strong>di</strong> dolo quando, allo scadere del term<strong>in</strong>e, si troverà nell’impossibilità <strong>di</strong> adempiere. A<br />

ben vedere il datore <strong>di</strong> lavoro / sostituto aveva la possibilità <strong>di</strong> evitare la commissione del reato semplicemente<br />

omettendo <strong>di</strong> certificare delle ritenute, essendo ben consapevole <strong>di</strong> non <strong>di</strong>sporre ab orig<strong>in</strong>e della corrispondente<br />

provvista. Sembra <strong>di</strong>fficilmente contestabile che la condotta più corretta per il sostituto <strong>di</strong> imposta, consapevole<br />

<strong>di</strong> mancare della provvista necessaria al pagamento delle ritenute, sia quella <strong>di</strong> astenersi dal certificare <strong>di</strong> averle<br />

compiute: <strong>in</strong> tal caso egli <strong>in</strong>correrà <strong>in</strong> illeciti amm<strong>in</strong>istrativi e <strong>in</strong> conseguenze <strong>di</strong> carattere tributario ma,<br />

quantomeno, eviterà <strong>di</strong> <strong>in</strong>correre nella responsabilità penale <strong>di</strong> cui all’art. 10-bis <strong>in</strong> parola.<br />

10 Come precisato dalla C.M. n. 23/E/1999, l’omesso o tar<strong>di</strong>vo rilascio della certificazione da parte del sostituto <strong>di</strong><br />

imposta è punito con sanzione amm<strong>in</strong>istrativa ai sensi dell’art. 11, c. 1, lett. a), D.L.vo 471/1997. <strong>La</strong> mancata<br />

consegna del modello C.U.D. da parte del datore <strong>di</strong> lavoro al <strong>di</strong>pendente è punita con sanzione amm<strong>in</strong>istrativa ai<br />

sensi dell’art. 11 D.L.vo 471/97. D’altro canto segnaliamo che, con un adeguato supporto probatorio, il sostituito<br />

potrà comunque recuperare a cre<strong>di</strong>to le ritenute subite pur <strong>in</strong> mancanza della certificazione. Su tale aspetto si<br />

veda la Risoluzione dell’Agenzia delle Entrate 19 marzo 2009, n. 68/E, e, per un <strong>in</strong>quadramento generale della<br />

fattispecie, la Circolare n. 6 della scrivente Fondazione. Segnaliamo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, per completezza, che il delitto <strong>di</strong> cui<br />

all’art. 2 D.L. 463/1983 (convertito <strong>in</strong> L. 638/1983) comm<strong>in</strong>a la sanzione penale per l’omesso versamento <strong>di</strong><br />

ritenute previdenziali ed assistenziali operate dal datore <strong>di</strong> lavoro sulla retribuzione dei <strong>di</strong>pendenti a presc<strong>in</strong>dere<br />

alla avvenuta certificazione delle stesse.<br />

11 Segnaliamo, per completezza, che l’art. 2 D.L. 463/1983 (D.L. convertito <strong>in</strong> legge dalla L. 638/1983) comm<strong>in</strong>a la<br />

sanzione penale per l’omesso versamento <strong>di</strong> ritenute previdenziali ed assistenziali operate dal datore <strong>di</strong> lavoro<br />

sulla retribuzione dei <strong>di</strong>pendenti a presc<strong>in</strong>dere dalla avvenuta certificazione delle stesse. Il tenore letterale della<br />

<strong>di</strong>sposizione non lascia spazio ad altre <strong>in</strong>terpretazioni. Del resto, come chiarito da Cass. Pen., Sez. Unite, 28<br />

maggio 2003, n. 27641, Silvestri, <strong>in</strong> Riv. Trim. Dir. Pen. Economia, 2003, 924, il presupposto del reato è l’effettivo<br />

esborso delle retribuzioni <strong>in</strong> favore dei lavoratori, anche “<strong>in</strong> nero” (vd. Cass. pen., Sez. III, 28 settembre 2005, n.<br />

38938, Zarrillo, <strong>in</strong> CED Cassazione, 2007 e Cass. pen., Sez. III, 09 settembre 2004, n. 38634, Tumiatti, <strong>in</strong> Riv. Pen.,<br />

2006, 2, 202), a presc<strong>in</strong>dere da qualsivoglia “certificazione” delle ritenute o del loro ammontare. Recente<br />

giurisprudenza ha chiarito <strong>in</strong> proposito che i moduli “DM 10” trasmessi all’I.N.P.S. rappresentano una semplice<br />

prova documentale, <strong>di</strong>mostrativa dell’avvenuto esborso della retribuzione ai lavoratori e come tale rilevano; così<br />

Cass. pen., Sez. III, 13 ottobre 2011, n. 4938, <strong>in</strong> Foro It., 2012, 4, 2, p. 205 e Cass. pen., Sez. III, 04 marzo 2010, n.<br />

14839 (rv. 246966), <strong>in</strong> CED Cassazione, 2010: “L'effettiva corresponsione delle retribuzioni ai lavoratori <strong>di</strong>pendenti, a<br />

fronte <strong>di</strong> un'imputazione <strong>di</strong> omesso versamento delle relative ritenute previdenziali ed assistenziali, può essere provata sia<br />

me<strong>di</strong>ante il ricorso a prove documentali (nella specie, i cosiddetti modelli DM/10 trasmessi dal datore <strong>di</strong> lavoro all'INPS) e<br />

testimoniali, sia me<strong>di</strong>ante il ricorso alla prova <strong>in</strong><strong>di</strong>ziaria”. Il reato <strong>di</strong> cui all’art. 2 D.L. 464/1983 potrà perciò sussistere<br />

anche senza compilazione e trasmissione, da parte del datore <strong>di</strong> lavoro, dei modelli “DM 10” all’I.N.P.S. e senza<br />

qualsivoglia altra loro “attestazione”.<br />

12 In questo senso, A. Mart<strong>in</strong>i, Reati <strong>in</strong> materia <strong>di</strong> f<strong>in</strong>anze e tributi, <strong>in</strong> Trattato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto penale, <strong>di</strong>retto da C.F. Grosso -<br />

T. Padovani - A. Pagliaro, Parte speciale, Vol. XVII, Giuffrè, Milano, 2010, p. 598. Afferma l’Autore: “Fermo<br />

restando che il contribuente avrebbe dovuto procedere a priori commisurando i compensi <strong>in</strong> modo da contemperare l’esigenza<br />

<strong>di</strong> garantire la ritenuta alla fonte, il rime<strong>di</strong>o a <strong>di</strong>sposizione del sostituto per evitare gli strali della norma è molto semplice:<br />

non pre<strong>di</strong>sporre e consegnare la doverosa certificazione cui la norma opera un puntuale riferimento. Ove <strong>in</strong>fatti le ritenute<br />

non siano risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituiti, l’art. 10-bis non potrebbe trovare applicazione”. Va peraltro<br />

sottol<strong>in</strong>eato che l’eventuale rilascio della certificazione avvenuto dopo la scadenza del term<strong>in</strong>e <strong>in</strong><strong>di</strong>cato dall’art.<br />

9


<strong>La</strong> conclusione non può, a questo punto, non apparire scontata: lo spazio riservato alla<br />

assoluzione dell’impren<strong>di</strong>tore / sostituto <strong>di</strong> imposta, il quale <strong>in</strong>vochi a proprio vantaggio<br />

una <strong>in</strong>superabile illiqui<strong>di</strong>tà, appare assai ristretto e conf<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> ambito pressoché<br />

scolastico 13 .<br />

2.2. L’omesso versamento IVA (art. 10-ter D.L.vo 74/2000)<br />

Veniamo ora – prendendo <strong>in</strong> esame l’ipotesi dell’omesso versamento IVA – al secondo<br />

or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> ragioni per cui riteniamo solo <strong>in</strong> parte con<strong>di</strong>visibili le conclusioni cui è pervenuta la<br />

dottr<strong>in</strong>a poc’anzi richiamata.<br />

Muoviamo da un primo presupposto: quello tratteggiato dall’art. 10-ter è, senza ombra <strong>di</strong><br />

dubbio, un reato puramente omissivo; aff<strong>in</strong>ché il delitto risulti consumato, è <strong>in</strong>fatti<br />

(necessario e) sufficiente che il contribuente non versi – entro il term<strong>in</strong>e per il pagamento<br />

dell’acconto relativo al periodo <strong>di</strong> imposta successivo – l’IVA dovuta <strong>in</strong> base alla<br />

<strong>di</strong>chiarazione annuale.<br />

Il punto merita peraltro un breve approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Anche l’omissione <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter viene preceduta (così come avviene per quella<br />

descritta dall’art. 10-bis) da un antefatto storico <strong>di</strong> carattere commissivo, da un facere<br />

rappresentato dalla avvenuta presentazione della <strong>di</strong>chiarazione annuale IVA.<br />

Ma ciò non consente affatto <strong>di</strong> accomunare – sotto questo profilo – le due fattispecie.<br />

Abbiamo detto che, nel caso <strong>di</strong> omesso pagamento <strong>di</strong> ritenute rilevanti ex art. 10-bis, il<br />

contribuente può <strong>in</strong>dubbiamente evitare <strong>di</strong> <strong>in</strong>correre nella sanzione penale semplicemente<br />

evitando <strong>di</strong> certificare.<br />

L’agente sceglie <strong>in</strong>vece deliberatamente <strong>di</strong> attestare l’avvenuta ritenzione e dunque accetta il<br />

rischio (o ad<strong>di</strong>rittura decide) <strong>di</strong> <strong>in</strong>correre così nella sanzione penale.<br />

10-bis fa sì che la condotta non possa essere sanzionata penalmente, posto che, appunto alla scadenza del term<strong>in</strong>e,<br />

non risulta ancora essere stata posta <strong>in</strong> essere quella condotta (certificazione) che è un presupposto necessario<br />

aff<strong>in</strong>ché l’omesso versamento assuma rilevanza penale.<br />

13 Tra i casi <strong>di</strong> scuola si potrebbe ricordare quello <strong>in</strong> cui l’azienda vada <strong>di</strong>strutta <strong>in</strong> un <strong>in</strong>cen<strong>di</strong>o - accidentale - nel<br />

giorno imme<strong>di</strong>atamente precedente la scadenza prevista per il pagamento delle ritenute certificate, e nel quale<br />

vada <strong>di</strong>strutta anche la cassaforte contenente il denaro prudentemente e <strong>di</strong>ligentemente accantonato a tal f<strong>in</strong>e. Più<br />

“attuale” il caso <strong>in</strong> cui una grossa ed importante commessa non venga pagata e, soprattutto, si riveli <strong>in</strong>solvente -<br />

improvvisamente ed impreve<strong>di</strong>bilmente - anche il fideiussore che, f<strong>in</strong>o alla scadenza del term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> pagamento,<br />

offriva fondata e ragionevole parvenza <strong>di</strong> soli<strong>di</strong>tà.<br />

10


Si tratta <strong>di</strong> una azione (la certificazione) non necessitata, e dunque volontaria, che – come tale<br />

– si <strong>in</strong>serisce nell’iter tipico <strong>di</strong> una fattispecie che, come già abbiamo detto, sembra potersi<br />

def<strong>in</strong>ire a formazione progressiva.<br />

<strong>La</strong> situazione appare evidentemente <strong>di</strong>versa <strong>in</strong> relazione all’ipotesi <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter.<br />

Qui <strong>in</strong>fatti l’agente – che si limita a compiere una operazione meramente ricognitiva <strong>di</strong> un<br />

saldo dare / avere – deve necessariamente <strong>di</strong>chiarare (<strong>di</strong>chiarare, appunto, non certificare),<br />

posto che l’omessa <strong>di</strong>chiarazione <strong>in</strong>tegra già essa sola (pur se con i limiti quantitativi <strong>in</strong><strong>di</strong>cati<br />

dalla norma) un fatto <strong>di</strong> rilevanza penale.<br />

<strong>La</strong> presentazione della <strong>di</strong>chiarazione si pone qu<strong>in</strong><strong>di</strong> come un antefatto dovuto, come un<br />

facere assolutamente necessitato.<br />

Si tratta allora <strong>di</strong> un presupposto che, come antecedente storico e logico, si pone al <strong>di</strong> fuori<br />

della condotta tipica descritta dalla norma, norma che tratteggia – riba<strong>di</strong>amo – una<br />

fattispecie <strong>di</strong> carattere squisitamente omissivo.<br />

Data qu<strong>in</strong><strong>di</strong> per assodata la natura esclusivamente omissiva del reato <strong>in</strong> esame, torniamo alle<br />

conclusioni cui perviene la dottr<strong>in</strong>a sopra menzionata.<br />

L’omissione può essere ricondotta alla volontà dell’agente – si afferma – solo laddove<br />

l’agente medesimo sia stato, nel momento <strong>in</strong> cui il term<strong>in</strong>e <strong>in</strong><strong>di</strong>cato dalla norma è scaduto, <strong>in</strong><br />

grado <strong>di</strong> versare quanto dovuto.<br />

Qualora <strong>in</strong>vece – si sostiene – l’impren<strong>di</strong>tore / debitore si sia trovato, <strong>in</strong> quel determ<strong>in</strong>ato<br />

momento, <strong>in</strong> una crisi <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà <strong>in</strong>superabile, l’omissione non può essere <strong>in</strong> alcun modo<br />

imputata ad un comportamento volontario, <strong>di</strong>fettando il dolo richiesto dalla norma o<br />

vertendosi ad<strong>di</strong>rittura <strong>in</strong> un’ipotesi <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> suitas della condotta (rectius:<br />

dell’omissione).<br />

Si rendono a tale proposito necessarie alcune precisazioni.<br />

Come noto, la suitas, <strong>in</strong>tesa come “appartenenza della condotta al soggetto” 14 , viene meno a<br />

fronte <strong>di</strong> cause che la migliore dottr<strong>in</strong>a raggruppa <strong>in</strong> tre <strong>di</strong>verse categorie: l’<strong>in</strong>coscienza<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>pendente dalla volontà 15 , la forza maggiore ed il costr<strong>in</strong>gimento fisico 16 .<br />

14 F. Mantovani, Diritto penale, Parte generale, 2001, Cedam, p. 318.<br />

15 Si pensi ai tipici casi <strong>di</strong> scuola del delirio febbrile o del sonnambulismo.<br />

16 Il costr<strong>in</strong>gimento fisico è <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ato dall’art. 46 c.p., che recita: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi<br />

stato da altri costretto me<strong>di</strong>ante violenza fisica alla quale non poteva resistere o comunque sottrarsi. In tal caso, del fatto<br />

11


Trattasi <strong>di</strong> ipotesi che sembra <strong>di</strong>fficile adattare al caso <strong>di</strong> specie.<br />

Ciò appare evidente non solo per l’<strong>in</strong>coscienza <strong>in</strong>volontaria e per il costr<strong>in</strong>gimento fisico, ma<br />

anche, a ben vedere, per la forza maggiore, <strong>in</strong>tesa come “forza esterna della natura (forza della<br />

natura, appunto, e non comportamento umano) che determ<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> modo irresistibile ed<br />

<strong>in</strong>evitabile, il soggetto a tenere un comportamento attivo od omissivo” 17 .<br />

Analogamente, non sembra potersi teorizzare – nemmeno <strong>in</strong> astratto – un’ipotesi <strong>di</strong> caso<br />

fortuito 18 , posto che una situazione <strong>di</strong> sopravvenuta illiqui<strong>di</strong>tà non può rappresentare,<br />

nell’ambito <strong>di</strong> una attività economica connotata per def<strong>in</strong>izione da un certo rischio<br />

impren<strong>di</strong>toriale, un evento assolutamente imprevisto ed impreve<strong>di</strong>bile.<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>scussione va qu<strong>in</strong><strong>di</strong> riportata – ad avviso <strong>di</strong> chi scrive – nei conf<strong>in</strong>i propri del dolo,<br />

avendo riguardo, <strong>in</strong> particolare, alla volontarietà dell’omissione.<br />

Fatte queste doverose premesse <strong>di</strong> teoria generale, proce<strong>di</strong>amo nel tentativo <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare<br />

una serie <strong>di</strong> criteri sulla cui base possa eventualmente <strong>in</strong>vocarsi una sentenza <strong>di</strong> assoluzione<br />

(perché il fatto non costituisce reato) <strong>in</strong> favore dell’impren<strong>di</strong>tore chiamato a rispondere <strong>di</strong> un<br />

omesso versamento IVA.<br />

<strong>La</strong> soluzione proposta dalla dottr<strong>in</strong>a sopra richiamata – <strong>di</strong>ciamo subito – non pare (sul<br />

punto) del tutto con<strong>di</strong>visibile: il semplice verificarsi, alla scadenza del term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> cui all’art.<br />

10-ter, <strong>di</strong> una pur grave crisi <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà non sembra <strong>in</strong>fatti <strong>di</strong> per sé sufficiente ad escludere<br />

una eventuale responsabilità a titolo <strong>di</strong> dolo eventuale.<br />

Anche altri sono – a nostro avviso – i punti <strong>in</strong> merito ai quali è necessario <strong>in</strong>dagare.<br />

commesso dalla persona costretta risponde l’autore della violenza”. Si ha dunque costr<strong>in</strong>gimento fisico quando la vis<br />

major irresistibile, a <strong>di</strong>fferenza della forza maggiore, non proviene dalle forze della natura ma da un altro uomo,<br />

che dunque <strong>di</strong>venta il vero e proprio autore del reato.<br />

17 Sempre F. Mantovani, op. cit., p. 319. Per ipotizzare una forza maggiore rilevante <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> omesso versamento<br />

IVA è necessario ricorrere ad esempi evidentemente scolastici: si pensi, appunto, al caso dell’impren<strong>di</strong>tore che già<br />

aveva <strong>di</strong>sposto il versamento <strong>in</strong> via telematica (<strong>in</strong> data co<strong>in</strong>cidente con la scadenza del term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> cui all’art. 10-<br />

ter), ma che poi è costretto a non pagare perché una calamità naturale ha messo fuori uso i server dell’istituto <strong>di</strong><br />

cre<strong>di</strong>to presso il quale era stato appoggiato il relativo modello F24.<br />

18 Dottr<strong>in</strong>a e giurisprudenza descrivono unanimemente il caso fortuito come un fattore del tutto eccezionale, che -<br />

come tale - impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> applicare i criteri <strong>di</strong> imputazione normalmente operanti nel <strong>di</strong>ritto penale. Peraltro va<br />

registrata una certa <strong>di</strong>fformità <strong>di</strong> vedute tra chi (la dottr<strong>in</strong>a classica) qualifica il caso fortuito come causa <strong>di</strong><br />

esclusione della colpa e chi <strong>in</strong>vece (la dottr<strong>in</strong>a più recente e parte della giurisprudenza) afferma che esso abbia<br />

l’effetto <strong>di</strong> escludere il nesso causale.<br />

12


Volendo dare un senso concreto alle nostre parole possiamo <strong>di</strong>re che, perché possa<br />

escludersi, <strong>in</strong> riferimento alla omissione sanzionata dal più volte citato art. 10-ter, la<br />

sussistenza del dolo (anche nella forma del dolo c.d. eventuale), è necessario che:<br />

A) risulti <strong>in</strong>tegrata una situazione <strong>di</strong> vera e propria <strong>in</strong>solvenza (non <strong>di</strong> mera illiqui<strong>di</strong>tà);<br />

B) detta situazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza abbia avuto orig<strong>in</strong>e <strong>in</strong> un momento anteriore o,<br />

quantomeno, concomitante alla scadenza del term<strong>in</strong>e entro il quale, secondo le <strong>di</strong>sposizioni<br />

tributarie, l’IVA avrebbe dovuto essere versata e sia ancora <strong>in</strong> essere alla scadenza del<br />

term<strong>in</strong>e sancito dall’art. 10-ter;<br />

C) tale perdurante situazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza non sia stata causata (o con-causata) dallo stesso<br />

impren<strong>di</strong>tore;<br />

D) la perdurante situazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza sia stata “gestita” dall’impren<strong>di</strong>tore, dal momento<br />

<strong>in</strong> cui l’<strong>in</strong>solvenza stessa si è conclamata, al momento <strong>in</strong> cui è scaduto il term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> cui all’art.<br />

10-ter, nel rispetto delle regole civilistiche che <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ano i pagamenti.<br />

Solo a queste con<strong>di</strong>zioni – tutte necessariamente oggetto <strong>di</strong> una complessiva allegazione (sul<br />

punto vedasi <strong>in</strong>fra) – sarà possibile escludere la sussistenza del dolo da parte dell’agente, il<br />

quale non paga non perché non vuole, né perché ha accettato il rischio del verificarsi della<br />

impossibilità <strong>di</strong> adempiere, ma perché “non può” per cause realmente <strong>in</strong><strong>di</strong>pendenti dalla sua<br />

volontà.<br />

Veniamo allora all’analisi dei <strong>di</strong>versi requisiti.<br />

A) <strong>La</strong> situazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza<br />

Il punto impone una precisazione prelim<strong>in</strong>are: dopo aver com<strong>in</strong>ciato questo <strong>in</strong>tervento<br />

facendo riferimento, sulla scia della dottr<strong>in</strong>a più recente, ad una eventuale crisi <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà,<br />

siamo ora giunti a parlare <strong>di</strong> una vera e propria <strong>in</strong>solvenza.<br />

<strong>La</strong> scelta non è (ovviamente) casuale: l’impren<strong>di</strong>tore potrà appellarsi alla propria illiqui<strong>di</strong>tà<br />

non certo quando egli si sia trovato a vivere <strong>in</strong> una situazione critica momentanea e<br />

transitoria, ma solo quando risulti conclamata una vera e propria perdurante impossibilità <strong>di</strong><br />

fare fronte alle proprie obbligazioni.<br />

Ciò detto, occorre appunto soffermarsi sul concetto <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza.<br />

A <strong>di</strong>fferenza della dottr<strong>in</strong>a (che, con riferimento al concetto <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza, ha espresso<br />

molteplici ed, a volte, contrastanti orientamenti), la giurisprudenza sembra essersi assestata<br />

13


su posizioni univoche: per <strong>in</strong>solvenza deve <strong>in</strong>tendersi l’<strong>in</strong>capacità dell’impren<strong>di</strong>tore <strong>di</strong><br />

cont<strong>in</strong>uare ad operare sul mercato fronteggiando le obbligazioni contratte attraverso<br />

l’impiego <strong>di</strong> mezzi or<strong>di</strong>nari 19 .<br />

Proprio dalla lettura <strong>di</strong> questa def<strong>in</strong>izione sorge un primo quesito: può (<strong>in</strong> ipotesi) andare<br />

assolto l’impren<strong>di</strong>tore che avrebbe sì potuto versare l’IVA, ma sarebbe stato costretto a<br />

ricorrere a mezzi straor<strong>di</strong>nari<br />

<strong>La</strong> facile tentazione sarebbe quella <strong>di</strong> prendere <strong>in</strong> esame il patrimonio dell’impresa, andando<br />

a verificare se quest’ultima <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> cespiti che, venendo tempestivamente liquidati<br />

(magari svenduti), avrebbero consentito <strong>di</strong> reperire la liqui<strong>di</strong>tà necessaria all’adempimento<br />

degli obblighi tributari prima della scadenza del term<strong>in</strong>e sancito dall’art. 10-ter.<br />

<strong>La</strong> riposta dovrebbe essere – a nostro modo <strong>di</strong> vedere – negativa.<br />

Una <strong>di</strong>versa lettura – riteniamo <strong>di</strong> potere affermare – mal si concilierebbe con le norme (art.<br />

41 Cost.) che tutelano la libertà <strong>di</strong> impresa e rischierebbe – ciò che più conta – <strong>di</strong> esporre lo<br />

stesso impren<strong>di</strong>tore a pericolose violazioni delle norme penali contenute nella normativa<br />

fallimentare.<br />

Non può cioè sostenersi – a nostro avviso – che l’impren<strong>di</strong>tore, chiamato a far fronte ai<br />

propri debiti tributari, sia per questo tenuto a svendere importanti cespiti aziendali o,<br />

comunque, a smembrare l’azienda: la liquidazione dei cespiti è una strada che <strong>in</strong> tanto può<br />

essere considerata percorribile, <strong>in</strong> quanto non pregiu<strong>di</strong>chi la cont<strong>in</strong>uità aziendale e non<br />

comporti un sostanziale depauperamento dell’impresa, né un’<strong>in</strong>giustificata preferenza a<br />

vantaggio <strong>di</strong> taluni cre<strong>di</strong>tori (qui, l’Erario) ed <strong>in</strong> danno <strong>di</strong> altri.<br />

A sostegno della nostra tesi, è sufficiente richiamarsi alla stessa esistenza <strong>di</strong> apposite<br />

procedure concorsuali che, nelle situazioni <strong>di</strong> grave <strong>in</strong>solvenza, <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ano la liquidazione<br />

dell’<strong>in</strong>tera azienda proprio al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> meglio tutelare – secondo la valutazione del Legislatore<br />

– gli <strong>in</strong>teressi prima visti.<br />

19 In questo senso, tra molte, Cass. civ., 27 febbraio 2001, n. 2830. <strong>La</strong> giurisprudenza delle Sezioni Civili del<br />

Supremo Collegio applica, nel def<strong>in</strong>ire il concetto <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza, tre canoni fondamentali: irrilevanza della<br />

superiorità dell’attivo sul passivo patrimoniale, sostanziale irrilevanza delle cause del <strong>di</strong>ssesto (il giu<strong>di</strong>ce non va<br />

ad <strong>in</strong>dagare sul punto, dovendosi limitare a prendere atto delle manifestazioni esteriori dello stato <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza,<br />

quali gli <strong>in</strong>adempimenti, i pagamenti anomali, l’occultamento o la sven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> beni, ecc.) e lo stato <strong>di</strong> illiqui<strong>di</strong>tà.<br />

14


Nello stesso senso vanno ricordate le <strong>di</strong>sposizioni (art. 216 L. Fall.) che prevedono sanzioni<br />

penali laddove i beni aziendali vengano “svenduti” e/o laddove vengano eseguiti<br />

pagamenti preferenziali.<br />

L’esistenza <strong>di</strong> tali procedure e <strong>di</strong> tali norme (assistite da sanzione penale) <strong>di</strong>mostra appunto<br />

che la liquidazione dei cespiti aziendali, pur se <strong>di</strong>sposta al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> garantire l’adempimento<br />

delle obbligazioni dell’impresa, non può sp<strong>in</strong>gersi oltre i limiti <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>ceva.<br />

Qui sta la ragione del nostro riferimento non ad una mera “illiqui<strong>di</strong>tà”, ma ad una più ampia<br />

situazione <strong>di</strong> “<strong>in</strong>solvenza”: qualora la liquidazione dei cespiti aziendali sia possibile nei<br />

limiti dell'or<strong>di</strong>nario – e si versi pertanto <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> illiqui<strong>di</strong>tà – l'impren<strong>di</strong>tore ha perciò<br />

stesso la possibilità <strong>di</strong> far fronte alla situazione e <strong>di</strong> onorare i propri debiti anche verso<br />

l'Erario; qualora <strong>in</strong>vece la liquidazione dei cespiti aziendali vada oltre i conf<strong>in</strong>i dell'or<strong>di</strong>nario<br />

– e ci si trovi pertanto <strong>in</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vera e propria <strong>in</strong>solvenza – allora e solo allora<br />

sarà impossibile per l'impren<strong>di</strong>tore fare fronte ai propri debiti verso lo Stato.<br />

Solo a fronte <strong>di</strong> una “<strong>in</strong>solvenza” come def<strong>in</strong>ita dalla Suprema Corte si potrà <strong>in</strong>vocare una<br />

carenza dell’elemento psicologico proprio del delitto <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter.<br />

B) <strong>La</strong> collocazione temporale dell’<strong>in</strong>solvenza<br />

Muoviamo da una prima, banalissima affermazione: è ovviamente necessario – per potere<br />

eventualmente <strong>in</strong>vocare una sentenza <strong>di</strong> assoluzione a fronte <strong>di</strong> un omesso versamento IVA<br />

– che l’<strong>in</strong>solvenza risulti conclamata sia alla scadenza del term<strong>in</strong>e sancito dalle norme<br />

tributarie, sia alla scadenza del term<strong>in</strong>e <strong>in</strong><strong>di</strong>cato dall’art. 10-ter.<br />

Difettando tale duplice con<strong>di</strong>zione ostativa rispetto al pagamento, l’impren<strong>di</strong>tore avrebbe<br />

potuto (rectius: dovuto) adempiere; sicché l’omissione risulterebbe punibile a titolo <strong>di</strong> dolo<br />

<strong>di</strong>retto.<br />

<strong>La</strong> valutazione risulta solo apparentemente semplice.<br />

Dovranno <strong>in</strong>fatti essere esam<strong>in</strong>ati con particolare attenzione tutti quei casi <strong>in</strong> cui la<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza si sia manifestata <strong>in</strong> epoca risalente rispetto alla scadenza del<br />

debito tributario.<br />

E’ <strong>in</strong>fatti evidente che quanto più lungo sarà il lasso temporale <strong>in</strong>tercorso tra il verificarsi<br />

dell’<strong>in</strong>solvenza e la scadenza del debito tributario, tanto più <strong>di</strong>fficile sarà <strong>di</strong>mostrare che<br />

l’impren<strong>di</strong>tore ha agito nel pieno rispetto della normativa civilistica.<br />

15


L’impren<strong>di</strong>tore sarà dunque chiamato ad allegare fatti e documenti che <strong>di</strong>ano ragione delle<br />

sue scelte (il non avere – durante tale periodo – richiesto tempestivamente il fallimento od il<br />

non avere cercato <strong>di</strong> accedere ad altre procedure concorsuali).<br />

C) <strong>La</strong> condotta anteriore all’<strong>in</strong>sorgere dell’<strong>in</strong>solvenza<br />

Trattasi <strong>di</strong> un aspetto decisamente problematico.<br />

E’ <strong>in</strong>fatti necessario verificare se l’impren<strong>di</strong>tore ha fornito un contributo causale all’<strong>in</strong>sorgere<br />

dell’<strong>in</strong>solvenza, <strong>in</strong>solvenza che dunque egli avrebbe potuto / dovuto scongiurare<br />

mantenendo una condotta <strong>di</strong>versa.<br />

Il tutto – e qui sta appunto la delicatezza della valutazione – senza sconf<strong>in</strong>are nell’ambito<br />

della colpa, senza cioè trasformare (così come giustamente paventato dalla dottr<strong>in</strong>a sopra<br />

richiamata) la fattispecie sanzionata dall’art. 10-ter <strong>in</strong> una fattispecie colposa connessa dalla<br />

violazione <strong>di</strong> generiche regole cautelari <strong>in</strong>vocabili <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> corretta gestione dell’impresa.<br />

A tale f<strong>in</strong>e sarà dunque necessario ancorare il giu<strong>di</strong>zio a soli<strong>di</strong> appigli normativi,<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>spensabili (più che mai) nella materia penale, sempre ispirata ai pr<strong>in</strong>cipi <strong>di</strong> legalità e <strong>di</strong><br />

tassatività.<br />

Di certo non potrà essere presa <strong>in</strong> esame la bontà delle strategie impren<strong>di</strong>toriali adottate,<br />

neppure laddove le stesse si siano rivelate, a posteriori, manifestamente errate.<br />

Per contro l’attenzione si dovrà appuntare sulla eventuale violazione dolosa <strong>di</strong> specifici<br />

precetti normativi, primi tra tutti, evidentemente, quelli contenuti nella Legge fallimentare,<br />

<strong>in</strong> alcuni casi ad<strong>di</strong>rittura assistiti da sanzione penale.<br />

Violazione che ovviamente assumerà rilevanza – ai f<strong>in</strong>i della sussistenza del dolo tipico<br />

dell’omesso versamento IVA – solo laddove la medesima violazione si ponga quale antefatto<br />

causalmente rilevante rispetto alla omissione stessa.<br />

D) <strong>La</strong> condotta mantenuta dall’impren<strong>di</strong>tore tra la genesi della <strong>in</strong>solvenza e la scadenza del<br />

term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter<br />

Considerazioni analoghe valgono con riferimento a questo ulteriore aspetto: l’impren<strong>di</strong>tore<br />

non solo non deve aver cagionato o concorso a cagionare (nel senso ora precisato) il sorgere<br />

dello stato <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza, ma neppure deve averne cagionato il persistere s<strong>in</strong>o alla data <strong>di</strong><br />

scadenza del pagamento.<br />

16


In altre parole, l’impren<strong>di</strong>tore deve avere fronteggiato la situazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza<br />

mantenendo una condotta conforme alla legge.<br />

Solo a queste con<strong>di</strong>zioni l’impren<strong>di</strong>tore stesso potrà poi <strong>di</strong>re che l’omesso versamento IVA<br />

non è imputabile alla sua volontà.<br />

Viene a tale proposito <strong>in</strong> rilievo, <strong>in</strong> particolare, la delicatissima <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a relativa ai<br />

pagamenti.<br />

A tale proposito – pur non essendo questa la sede <strong>in</strong> cui la questione potrà essere<br />

approfon<strong>di</strong>ta – pare opportuno richiamare brevemente alcuni pr<strong>in</strong>cipi <strong>di</strong> carattere generale.<br />

Come noto, l’espressione “esegue pagamenti” <strong>di</strong> cui all’art. 216, co. 3, L.F. deve essere nel<br />

significato più ampio possibile, comprensivo cioè <strong>di</strong> qualunque fatto est<strong>in</strong>tivo del debito.<br />

Il pagamento può dunque essere ritenuto tale – volendo esemplificare – anche se eseguito<br />

me<strong>di</strong>ante dazione <strong>di</strong> beni 20 , ovvero me<strong>di</strong>ante compensazione, se questa non era già operante<br />

ex iure 21 , ovvero ancora me<strong>di</strong>ante novazione oggettiva 22 .<br />

Ciò detto, va sottol<strong>in</strong>eato che non ogni pagamento effettuato dall’impren<strong>di</strong>tore <strong>in</strong> istato <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>solvenza risulta lesivo della par con<strong>di</strong>cio cre<strong>di</strong>torum (con conseguente violazione dell’art.<br />

216, co. 3, L.F.).<br />

Possono, <strong>in</strong> particolare, essere effettuati (<strong>in</strong> tutto o pro quota) i pagamenti <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti<br />

privilegiati, purché nell’attivo vi sia capienza sufficiente per il proporzionale<br />

sod<strong>di</strong>sfacimento <strong>di</strong> tutti i cre<strong>di</strong>ti privilegiati dello stesso grado (è il caso tipico dei cre<strong>di</strong>ti per<br />

retribuzioni dovute sotto qualsiasi forma ai prestatori <strong>di</strong> lavoro subor<strong>di</strong>nato, assistiti da<br />

privilegio generale ex art. 2751-bis c.c.).<br />

Possono altresì essere effettuati i pagamenti c.d. contestuali 23 , posto che il citato art. 216, co.<br />

3, sanziona soltanto il pagamento successivo all’<strong>in</strong>sorgere del cre<strong>di</strong>to 24 .<br />

Vi è poi chi afferma – nell’ambito <strong>di</strong> una concezione che tende a salvaguardare la<br />

sopravvivenza dell’impresa 25 – l’irrilevanza penale dei pagamenti <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabili per la<br />

20 Cass. pen., Sez. V, 19 maggio 1986, Taddeo, <strong>in</strong> Cass. pen., 1987, p. 1018.<br />

21 Cass. pen., Sez. V, 13 giugno 1980, Veronesi, <strong>in</strong> Cass. pen., 1981, p. 1660.<br />

22 Cass. pen., Sez, V, 14 <strong>di</strong>cembre 1982, Cassa, <strong>in</strong> Cass. pen., 1984, p. 1249.<br />

23 U. G. Balestr<strong>in</strong>o, <strong>La</strong> bancarotta e gli altri reati concorsuali, Giappichelli E<strong>di</strong>tore, 2012, p. 369; F. Antolisei, Manuale<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto penale, II, I reati fallimentari, p. 87.<br />

24 Ovviamente se il pagamento contestuale lede la garanzia dei cre<strong>di</strong>tori può essere <strong>in</strong>crim<strong>in</strong>ato quale ipotesi <strong>di</strong><br />

bancarotta fraudolenta.<br />

25 Mangano P., L’impresa come bene giuri<strong>di</strong>co nei reati <strong>di</strong> bancarotta, Padova, 1998, p. 98.<br />

17


conduzione dell’azienda, irrilevanza che oggi – si sottol<strong>in</strong>ea 26 – ha “trovato esplicito<br />

riconoscimento nel novellato art. 67 l. fall., <strong>in</strong> particolare laddove la norma esclude dalla revocatoria<br />

quei «pagamenti <strong>di</strong> beni e servizi effettuati nell’esercizio della attività <strong>di</strong> impresa nei term<strong>in</strong>i<br />

d’uso»”.<br />

Di tali pr<strong>in</strong>cipi (che qui abbiamo richiamato solo s<strong>in</strong>teticamente e senza alcuna pretesa <strong>di</strong><br />

esaustività) dovrà tenersi conto nel valutare il comportamento dell’impren<strong>di</strong>tore che,<br />

imputato del delitto <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter, si <strong>di</strong>fenda <strong>in</strong>vocando una supposta <strong>in</strong>volontarietà<br />

della omissione.<br />

2.3. <strong>La</strong> ripartizione dell’onere della prova con riferimento all’omesso versamento IVA<br />

Si è detto prima che le ipotesi <strong>in</strong> cui l’omesso versamento può <strong>di</strong>rsi determ<strong>in</strong>ato da forza<br />

maggiore appaiono <strong>in</strong> realtà riconducibili a casi <strong>di</strong> scuola <strong>di</strong> ben scarsa rilevanza pratica.<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>fesa dell’impren<strong>di</strong>tore <strong>in</strong>solvente, imputato del delitto previsto e punito dall’art. 10-ter,<br />

sarà <strong>in</strong>vece <strong>di</strong> regola volta a <strong>di</strong>mostrare l’<strong>in</strong>sussistenza del dolo (o meglio <strong>di</strong> una delle<br />

componenti del dolo, cioè della volontarietà dell’azione).<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>fferenza – solo apparentemente teorica – assume non poco rilievo concreto con<br />

riferimento alla ripartizione dell’onere probatorio.<br />

Mentre <strong>in</strong>fatti l’esistenza <strong>di</strong> un’ipotesi <strong>di</strong> forza maggiore va necessariamente <strong>di</strong>mostrata<br />

dall’imputato (trattandosi <strong>di</strong> una causa <strong>di</strong> non punibilità), è <strong>in</strong>vece l’accusa a dovere dar<br />

prova (al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni ragionevole dubbio) della sussistenza dell’elemento psicologico del<br />

reato.<br />

Il punto merita tuttavia alcune precisazioni.<br />

Il problema centrale <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> dolo è rappresentato proprio dalla <strong>di</strong>fficoltà del suo<br />

accertamento.<br />

Per questa ragione, è necessario “trovare un modus proceden<strong>di</strong> che, da un lato, non trasformi<br />

l’accertamento del dolo <strong>in</strong> una probatio <strong>di</strong>abolica, ponendo così <strong>in</strong> uno stato <strong>di</strong> palese <strong>in</strong>feriorità<br />

l’accusa, ma che, dall’altro, parimenti rifugga da presunzioni legali” 27 .<br />

26 E. M. Ambrosetti, Diritto penale dell’impresa, Bologna, 2012, p. 299.<br />

27 F. Mantovani, op. cit., p. 334.<br />

18


Il tutto tenendo debitamente conto “delle semplificazioni probatorie”, ogni qual volta ci si trovi<br />

<strong>di</strong> fronte a “comportamenti c.d. «psicologicamente orientati»”, cioè tali, “per la loro stessa natura<br />

o per i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> estr<strong>in</strong>secazione nella realtà”, da denotare con ragionevole probabilità la natura<br />

dolosa del comportamento medesimo 28 .<br />

Ecco che <strong>in</strong> tali casi, pur non verificandosi una (<strong>in</strong>ammissibile) <strong>in</strong>versione dell’onere<br />

probatorio, l’imputato f<strong>in</strong>isce per essere chiamato a fornire una serie <strong>di</strong> allegazioni, proprio<br />

per superare quella semplificazione (un qualcosa <strong>di</strong> non molto <strong>di</strong>verso da una presunzione<br />

semplice) che deriva dalla struttura della sua stessa azione (od omissione).<br />

Ciò significa che l’impren<strong>di</strong>tore chiamato a rispondere del reato <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter, che<br />

<strong>in</strong>vochi a propria <strong>di</strong>scolpa l’impossibilità <strong>di</strong> adempiere, dovrà farsi parte attiva al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mostrare la sussistenza delle con<strong>di</strong>zioni per così <strong>di</strong>re “scrim<strong>in</strong>anti” cui poc’anzi si è fatto<br />

riferimento, allegando elementi sulla cui base il giu<strong>di</strong>ce potrà ritenere non sufficientemente<br />

<strong>di</strong>mostrata la sussistenza del dolo <strong>di</strong> omissione, con conseguente necessità <strong>di</strong> pervenire ad<br />

una pronuncia <strong>di</strong> assoluzione (eventualmente con formula dubitativa) perché il fatto non<br />

costituisce reato.<br />

Trattasi, <strong>in</strong>dubbiamente, <strong>di</strong> un onere <strong>di</strong> allegazione tanto gravoso, quanto articolato.<br />

Sicuramente non sarà sufficiente <strong>in</strong>vocare l’esistenza della (pur drammaticamente<br />

riscontrabile) crisi economica e f<strong>in</strong>anziaria che ha <strong>in</strong>vestito il Paese, né ci potrà<br />

genericamente richiamare ad un “blocco” del proprio settore <strong>di</strong> appartenenza, né <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e ci si<br />

potrà lamentare della (a volte sicuramente <strong>in</strong>giustificata) impossibilità <strong>di</strong> accedere al cre<strong>di</strong>to.<br />

Dovrà <strong>in</strong>vece <strong>di</strong>mostrarsi, attraverso una allegazione analitica, opportunamente<br />

accompagnata da una relazione <strong>di</strong> carattere tecnico, che l’impresa versava <strong>in</strong> una situazione<br />

<strong>di</strong> reale <strong>in</strong>solvenza (non <strong>di</strong> “semplice” illiqui<strong>di</strong>tà transitoria), che detta situazione <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>solvenza è sorta prima o al più tar<strong>di</strong> alla scadenza del term<strong>in</strong>e previsto dalle <strong>di</strong>sposizioni<br />

tributarie per il versamento IVA, che la stessa situazione era presente al momento della<br />

scadenza del term<strong>in</strong>e <strong>in</strong><strong>di</strong>cato dall’art. 10-ter, che l’impren<strong>di</strong>tore non ha cagionato (nel senso<br />

sopra precisato) l’<strong>in</strong>solvenza ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e che, una volta <strong>in</strong>sorta tale con<strong>di</strong>zione, l’impren<strong>di</strong>tore<br />

medesimo ha posto <strong>in</strong> essere una condotta conforme alle previsioni normative, <strong>in</strong> particolare<br />

con riferimento ai pagamenti.<br />

28 F. Mantovani, op. cit., p. 335.<br />

19


2.4. <strong>La</strong> posizione della giurisprudenza <strong>di</strong> merito: due recenti decisioni<br />

Quanto siamo andati s<strong>in</strong> qui <strong>di</strong>cendo trova riscontro <strong>in</strong> alcune recenti pronunce, relative<br />

appunto all’ipotesi <strong>di</strong> reato <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter, con le quali i giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> merito sono giunti ad<br />

assolvere l’imputato, per mancanza <strong>di</strong> dolo (o per <strong>in</strong>sufficienza della prova del dolo), a<br />

fronte <strong>di</strong> omissioni per così <strong>di</strong>re necessitate, cioè “provocate” da una assoluta <strong>in</strong><strong>di</strong>sponibilità<br />

<strong>di</strong> risorse economiche. Due <strong>di</strong> esse appaiono – ad avviso <strong>di</strong> chi scrive – meritevoli <strong>di</strong><br />

menzione.<br />

Va anzitutto ricordata la sentenza G.I.P. Trib. Firenze, 27 luglio 2012 (dep. 10 agosto 2012), n.<br />

1141 29 .<br />

Il proce<strong>di</strong>mento vedeva co<strong>in</strong>volto il legale rappresentante <strong>di</strong> una società, imputato <strong>di</strong> omesso<br />

versamento con riferimento all’IVA dovuta per l’anno 2006.<br />

L'imputato <strong>di</strong>chiarava: a) che l’impresa si era trovata <strong>in</strong> una situazione <strong>di</strong> gravissima<br />

tensione f<strong>in</strong>anziaria a causa del mancato <strong>in</strong>casso <strong>di</strong> alcune fatture, <strong>di</strong> importo assolutamente<br />

rilevante, emesse per una altrettanto rilevante commessa; b) che il mancato <strong>in</strong>casso non era<br />

preve<strong>di</strong>bile, posto che la società debitrice appariva, al momento della sottoscrizione degli<br />

accor<strong>di</strong> commerciali, assolutamente solida e solvibile; c) che tale situazione aveva reso <strong>di</strong><br />

fatto impossibile il versamento dell’IVA dovuta; d) che, pur se successivamente alla scadenza<br />

del term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter, l’impresa stava onorando ratealmente il debito tributario.<br />

Il giu<strong>di</strong>ce acquisiva documentazione comprovante l'esistenza dei cre<strong>di</strong>ti menzionati<br />

dall’imputato e concludeva per l’assoluzione per “carenza dell'elemento psicologico del reato”.<br />

Così motivava la sentenza: “Emerge […] dall'esame della documentazione prodotta dalla <strong>di</strong>fesa che<br />

effettivamente [l’imputato] si era trovato <strong>in</strong> gravi <strong>di</strong>fficoltà economiche <strong>in</strong> conseguenza del mancato<br />

adempimento <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>tori [rectius debitori n.d.r.] della sua azienda, <strong>di</strong> modo che versava <strong>in</strong> quella<br />

situazione che la dottr<strong>in</strong>a e la giurisprudenza hanno def<strong>in</strong>ito <strong>di</strong> "illiqui<strong>di</strong>tà”. Tanto premesso, e tenuto<br />

conto del fatto che la condotta omissiva del contribuente <strong>in</strong> tanto può essere sanzionata, <strong>in</strong> quanto si<br />

versi <strong>in</strong> una ipotesi <strong>di</strong> dolo, seppur generico, nel caso <strong>di</strong> specie non può che emettersi sentenza <strong>di</strong><br />

assoluzione per carenza dell'elemento psicologico del reato. Il processo penale, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quello<br />

tributario, impone <strong>di</strong> valutare e <strong>di</strong> provare la volontarietà dell'omissione (nel senso richiesto della<br />

norma violata, <strong>di</strong> tal che deve risultare che l'agente si è rappresentato, e ha voluto l'omissione del<br />

29 Disponibile on l<strong>in</strong>e su www.penale.it.<br />

20


versamento nel term<strong>in</strong>e richiesto) volontarietà che nel caso <strong>di</strong> specie non sussiste, causa la crisi<br />

f<strong>in</strong>anziaria <strong>in</strong> cui si era venuto a trovare [l’imputato] <strong>in</strong> conseguenza, anche, delle condotte <strong>di</strong><br />

soggetti terzi <strong>in</strong>adempienti nei suoi confronti, crisi che lo ha posto <strong>in</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> "illiqui<strong>di</strong>tà”<br />

che lo rende nel caso <strong>di</strong> specie, pur se <strong>in</strong>adempiente al pagamento dell'IVA, non perseguibile”.<br />

Più articolata appare la sentenza Trib. Padova, 18 maggio 2012 30 .<br />

Rileva il Tribunale: “dalla testimonianza della dott.ssa [commercialista della società n.d.r.], che<br />

ha trovato riscontro nella documentazione prodotta è <strong>in</strong>fatti emerso che nel corso del 2005 la società si<br />

trovava <strong>in</strong> situazione <strong>di</strong> grave <strong>di</strong>fficoltà economica e <strong>di</strong> crisi <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà non fronteggiabile con utili<br />

(che non c’erano), ovvero con prestiti con le banche (la società risultava già esposta a livello<br />

f<strong>in</strong>anziario), ovvero con un aumento del capitale sociale (l’imputato era già impegnato con fideiussione<br />

personale e gli altri soci erano i figli non <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> far fronte ad impegni economici)” 31 .<br />

Trattasi <strong>di</strong> una sentenza che ha il pregio <strong>di</strong> evidenziare ciò che l’imputato dovrebbe allegare<br />

<strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio per sostenere la tesi dell’<strong>in</strong>adempimento non “volontario”: dettagliata<br />

documentazione contabile, testimonianze “qualificate” (perché rese, ad esempio, da chi ha<br />

tenuto la contabilità aziendale e dagli eventuali responsabili amm<strong>in</strong>istrativi), circostanziate<br />

<strong>di</strong>chiarazioni dell’impren<strong>di</strong>tore. Troviamo altresì un’<strong>in</strong>teressante elencazione <strong>di</strong> quelle<br />

circostanze – att<strong>in</strong>enti alla condotta dell’impren<strong>di</strong>tore – che possono appunto escludere la<br />

sussistenza del dolo: la comprovata impossibilità <strong>di</strong> ricorrere al f<strong>in</strong>anziamento bancario,<br />

l’altrettanto comprovata impossibilità <strong>di</strong> reperire risorse proprie o presso terzi privati,<br />

l’impreve<strong>di</strong>bile mancato <strong>in</strong>casso <strong>di</strong> significativi cre<strong>di</strong>ti, apparentemente esigibili.<br />

Ma ciò che soprattutto traspare, dalla lettura della sentenza <strong>in</strong> esame, è l’assoluta<br />

<strong>in</strong>sostituibilità dell’apporto tecnico-probatorio che può essere fornito dall’esperto contabile.<br />

L’<strong>in</strong>segnamento è chiaro: la <strong>di</strong>fesa dell’impren<strong>di</strong>tore imputato del reato <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter,<br />

il quale si appelli ad una <strong>in</strong>superabile situazione <strong>di</strong> illiqui<strong>di</strong>tà (o meglio, <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza) dovrà<br />

sempre essere corredata da una dettagliata consulenza tecnica contabile.<br />

30 Disponibile on l<strong>in</strong>e su www.camerapenalepd.it.<br />

31 Invero, la fattispecie concreta presa <strong>in</strong> esame dal Tribunale <strong>di</strong> Padova si caratterizzava anche per essersi<br />

concretizzata nell’imme<strong>di</strong>atezza dell’entrata <strong>in</strong> vigore dell’art. 10-ter; per quanto attiene al tema della prova della<br />

mancanza del dolo (rectius: il mancato raggiungimento della prova del dolo), essa conserva pieno valore ai f<strong>in</strong>i<br />

che qui rilevano. Per completezza, riportiamo un altro passaggio significativo: “che l’imputato non fosse animato da<br />

dolo trova conferma nel comportamento successivo alla contestazione <strong>di</strong> pagamento dell’imposta dovuta sulla base della<br />

rateizzazione concessa da Equitalia”.<br />

21


3. Le sanzioni amm<strong>in</strong>istrative tributarie <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> illiqui<strong>di</strong>tà/<strong>in</strong>solvenza. Breve<br />

illustrazione degli artt. 5 e 6 D.L.vo 472/1997: una <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>in</strong>formata a quella penale<br />

Esam<strong>in</strong>ati i pr<strong>in</strong>cipali profili penal-tributari, è necessario ora – per completare il quadro –<br />

affrontare anche le implicazioni riguardanti l’applicabilità delle sanzioni amm<strong>in</strong>istrative<br />

tributarie irrogabili <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> omesso versamento a fronte <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong><br />

illiqui<strong>di</strong>tà/<strong>in</strong>solvenza.<br />

Vale avvertire s<strong>in</strong> d’ora che, proprio per come è stata costruita quest’ultima <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a, i<br />

r<strong>in</strong>vii ad istituti e concetti <strong>di</strong> matrice squisitamente penalistica saranno necessariamente<br />

numerosi.<br />

<strong>La</strong> nostra attenzione si concentrerà, <strong>in</strong> particolare, sugli artt. 5 e 6 D.L.vo 472/1997 (vale a<br />

<strong>di</strong>re, rispettivamente, sui requisiti su cui si <strong>in</strong>car<strong>di</strong>na la personalità dell’illecito tributario e<br />

sulle cause <strong>di</strong> non punibilità), anche alla luce delle – s<strong>in</strong>ora non numerose – <strong>in</strong>terpretazioni<br />

offerte dalla giurisprudenza tributaria.<br />

Va per com<strong>in</strong>ciare notato che l’adozione del pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> personalità implica l’imme<strong>di</strong>ata e<br />

fondamentale rilevanza dell’elemento soggettivo, siccome risultante dal comma 1 dell’ora<br />

richiamato art. 5: su tale <strong>di</strong>sposizione si fonda appunto la personalizzazione dell’illecito<br />

tributario.<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>sposizione prevede esplicitamente che la condotta debba essere cosciente e volontaria e,<br />

prima ancora, riferibile all’agente (come abbiamo già illustrato, è l’elemento che la letteratura<br />

penalistica <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua come suitas: è, per così <strong>di</strong>re, il requisito psichico “m<strong>in</strong>imo” che consente<br />

<strong>di</strong> identificare le azioni suscettibili <strong>di</strong> essere valutate come condotte umane 32 ).<br />

32 Per un primo <strong>in</strong>quadramento sulla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle sanzioni tributarie siccome regolata dal D.L.vo 472/1997, si<br />

veda la migliore manualistica: G. Falsitta, Manuale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto tributario. Parte generale, Cedam, 2012, p. 523 e ss.; P.<br />

Russo, Manuale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto tributario. Parte generale, Giuffrè, 2007, 413 ss.; A. Fantozzi, Il <strong>di</strong>ritto tributario, Utet, 2003,<br />

p. 617 e ss.; F. Tesauro, Istituzioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto tributario, Utet, 2011, p. 317 e ss.. Più specificamente, <strong>in</strong>torno all’art. 5<br />

(ed <strong>in</strong> particolare sul pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> personalità), cfr., senza pretesa <strong>di</strong> esaustività, F. Batistoni Ferrara, Il nuovo<br />

sistema sanzionatorio. Pr<strong>in</strong>cipi generali (legalità, favor rei, imputabilità, colpevolezza, cause <strong>di</strong> non punibilità), <strong>in</strong> Fisco,<br />

1999, p. 11354 e ss.; Id., Il pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> personalità, elemento soggettivo e responsabilità del contribuente, <strong>in</strong> Dir. prat. trib.,<br />

1999, I, p. 1509 e ss.; Id., Commento art. 5, <strong>in</strong> F. Moschetti (a cura <strong>di</strong>), Commentario breve alle leggi tributarie. II.<br />

Accertamento e sanzioni, Padova, 2010, p. 737 e ss.; E.M. Ambrosetti, Commento all’art. 5, <strong>in</strong> F. Moschetti – L. Tosi,<br />

Commentario alle <strong>di</strong>sposizioni generali sulle sanzioni amm<strong>in</strong>istrative <strong>in</strong> materia tributaria, Cedam, 2000, p. 156 e ss.; G.<br />

Marongiu, <strong>La</strong> nuova <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle sanzioni amm<strong>in</strong>istrative tributarie, <strong>in</strong> Dir. prat. trib., 1998, I, 264 ss.; L. Del<br />

Federico, Introduzione alla riforma delle sanzioni amm<strong>in</strong>istrative tributarie: i pr<strong>in</strong>cipi sostanziali del d.lgs. n. 472/1997, <strong>in</strong><br />

Riv. <strong>di</strong>r. trib., 1999, I, p. 107 e ss.; L. Tosi, Profili soggettivi della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a delle sanzioni tributarie, <strong>in</strong> Rass. trib., 1999, p.<br />

1328 e ss.; C. Fava, Sanzioni tributarie e persone giuri<strong>di</strong>che tra modelli penalistici e specificità <strong>di</strong> settore, Giuffrè, 2006, p.<br />

39 e ss.; P. Aldrovan<strong>di</strong>, I profili evolutivi dell’illecito tributario, 2005, Cedam, p. 113 e ss..<br />

22


Tale profilo si sv<strong>in</strong>cola da un piano squisitamente tributario, per <strong>in</strong>vestire quello penalistico;<br />

<strong>in</strong>vero, sembra <strong>di</strong>fficile configurare ipotesi <strong>in</strong> cui il soggetto commetta un illecito tributario<br />

che non sia neanche <strong>in</strong> m<strong>in</strong>ima parte riconducibile alla sua sfera psichica; tuttavia, alla luce<br />

<strong>di</strong> quanto si avrà modo <strong>di</strong> illustrare nel prosieguo, potrebbero essere <strong>in</strong>tegrate le cause che<br />

escludono l’attribuibilità psichica della condotta al soggetto, quali sono il costr<strong>in</strong>gimento<br />

fisico, il caso fortuito e la forza maggiore.<br />

Il riferimento a concetti ed istituti penalistici riemerge anche nell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduare la nozione <strong>di</strong><br />

colpa, <strong>di</strong> cui al comma 3; segnatamente, entra <strong>in</strong> gioco l’art. 43 del co<strong>di</strong>ce penale <strong>in</strong> base al<br />

quale, come noto, si ha colpa laddove l’evento non sia voluto dall’agente e si sia verificato a<br />

causa <strong>di</strong> negligenza, imprudenza o imperizia (colpa generica), o ancora per <strong>in</strong>osservanza <strong>di</strong><br />

leggi, regolamenti, or<strong>di</strong>ni o <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e (colpa specifica).<br />

Decl<strong>in</strong>ando s<strong>in</strong>teticamente la nozione al campo tributario, ne deriva che sembra <strong>in</strong>tegrato il<br />

requisito della colpa allorquando le violazioni deriv<strong>in</strong>o da: (i) <strong>in</strong>sufficiente attenzione o<br />

<strong>in</strong>adeguata organizzazione rispetto ai doveri imposti dalla legge tributaria (negligenza),<br />

ovvero da (ii) atteggiamenti o decisioni approssimative od avventate, assunte cioè senza le<br />

cautele suggerite dalle circostanze per i comportamenti volti ad adempiere gli obblighi fiscali<br />

(imprudenza), ovvero da (iii) una <strong>in</strong>sufficiente conoscenza degli obblighi medesimi,<br />

riconducibile però ad un <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ligenza <strong>in</strong> relazione alla preparazione me<strong>di</strong>a, riferibile<br />

ad un soggetto i cui comportamenti rilevano ai f<strong>in</strong>i fiscali.<br />

Giova evidenziare, peraltro, che proprio alla luce della commistione tra piano penalistico e<br />

piano tributario, e l’<strong>in</strong>defettibile “filtraggio” da un versante all’altro, la regola <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio<br />

non appare essere rigorosamente quella secondo cui, per sottrarsi dalle conseguenze<br />

dell’<strong>in</strong>adempimento, è <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile fornire la prova <strong>di</strong> aver fatto tutto il possibile per<br />

evitare il danno. Per non <strong>in</strong>correre nella sanzione tributaria, potrebbe qu<strong>in</strong><strong>di</strong> essere<br />

sufficiente <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> aver assunto un comportamento <strong>di</strong>ligente, secondo schemi<br />

probatori meno rigorosi.<br />

Inf<strong>in</strong>e, il sistema del<strong>in</strong>eato dall’art. 5 è “chiuso” dai commi 3 e 4 i quali tratteggiano, accanto<br />

alla nozione <strong>di</strong> colpa (appunto, non def<strong>in</strong>ita esplicitamente e ricavabile dai predetti pr<strong>in</strong>cipi<br />

or<strong>di</strong>namentali), quelle <strong>di</strong> colpa grave e <strong>di</strong> dolo.<br />

23


Da un lato, si considera dolosa la violazione attuata con l’<strong>in</strong>tento <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>care la<br />

determ<strong>in</strong>azione dell’imponibile o dell’imposta ovvero <strong>di</strong> osteggiare l’attività amm<strong>in</strong>istrativa<br />

<strong>di</strong> accertamento. Rileva qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la volontà dell’autore della violazione consapevolmente<br />

mirata all’evasione tributaria, <strong>di</strong> talché non è mai possibile ascrivere a doloso quel<br />

comportamento che, pur violando la legge, non persegua <strong>in</strong>tenzionalmente tale obiettivo; <strong>in</strong><br />

altre parole, il dolo così def<strong>in</strong>ito è dolo specifico e resta esclusa la possibilità <strong>di</strong> <strong>in</strong>trodurre<br />

nella materia il concetto <strong>di</strong> dolo eventuale.<br />

Dall’altro lato, il comma 3 fornisce una def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> colpa grave estremamente<br />

“compressa”, dal momento che la riconduce all’imperizia o negligenza <strong>in</strong><strong>di</strong>scutibili ovvero,<br />

avendo riguardo al possibile errore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, all’impossibilità <strong>di</strong> dubitare ragionevolmente<br />

del significato e della portata della norma violata; trattasi, <strong>in</strong>somma, dell’evidente,<br />

macroscopica <strong>in</strong>osservanza <strong>di</strong> obblighi tributari elementari. <strong>La</strong> str<strong>in</strong>gata littera legis, <strong>in</strong><br />

concreto, rende problematica l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tale categoria, se non che viene precisato<br />

che non è ascrivibile a colpa grave l’<strong>in</strong>adempimento occasionale ad obblighi <strong>di</strong> versamento<br />

del tributo; <strong>di</strong> talché, potrebbe costituire <strong>in</strong>vece espressione <strong>di</strong> colpa grave (quando non<br />

<strong>in</strong>tegri il dolo specifico, ovvero quando, all’opposto, peculiari situazioni psicologiche<br />

dell’autore possano farlo ritenere del tutto esente da responsabilità) l’<strong>in</strong>adempimento<br />

sistematico ad obblighi <strong>di</strong> versamento.<br />

Per quanto concerne le cause <strong>di</strong> non punibilità, l’art. 6, nell’enunciarle espressamente, detta<br />

la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> errore sul fatto, ignoranza della legge, esclusione della responsabilità<br />

per fatto del terzo e forza maggiore.<br />

Quest’ultima è riscontrabile <strong>in</strong> una causa esterna che obbliga <strong>in</strong>evitabilmente la persona a<br />

comportarsi <strong>in</strong> modo <strong>di</strong>fforme da quanto voluto. <strong>La</strong> volontà del soggetto, pertanto, viene<br />

<strong>in</strong>ficiata da un’anomalia tale da escluderne la responsabilità, <strong>in</strong> conformità a quanto previsto<br />

<strong>in</strong> campo penale (art. 45 c.p.) e civile (vis cui resisti non potest).<br />

3.1. I recenti appro<strong>di</strong> della giurisprudenza tributaria<br />

Come accennato, negli ultimi anni la giurisprudenza tributaria <strong>di</strong> merito ha <strong>in</strong>iziato a<br />

confrontarsi sempre più con il problema del mancato adempimento <strong>di</strong> obblighi tributari <strong>in</strong><br />

conseguenza <strong>di</strong> crisi <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà (recte, <strong>in</strong>solvenza, alla luce <strong>di</strong> quanto precedentemente<br />

esplicitato); qui merita segnalare, pur con le necessarie precisazioni, talune significative<br />

24


aperture, ra<strong>di</strong>cate o sull’esclusione della colpevolezza o sulla sussistenza della causa <strong>di</strong> forza<br />

maggiore.<br />

<strong>La</strong> CTP Lecce, 23-7-2010, n. 352, ha trattato il caso <strong>di</strong> sanzioni derivanti dall’omesso<br />

versamento <strong>di</strong> imposte (<strong>di</strong>rette ed IVA), esprimendosi nei seguenti term<strong>in</strong>i: “Tenuto conto<br />

delle con<strong>di</strong>zioni richieste delle parti e <strong>di</strong> tutta la documentazione <strong>in</strong> atti, annulla totalmente le sanzioni<br />

amm<strong>in</strong>istrative … ai sensi e per gli effetti dell’art. 6 co 5 secondo cui “non è punibile chi ha commesso<br />

il fatto per forza maggiore”, come la società ricorrente ha documentalmente <strong>di</strong>mostrato nel presente<br />

giu<strong>di</strong>zio. Si tratta <strong>di</strong> una anormalità nella formazione della volontà del soggetto, dovuta a questa causa<br />

particolare che esclude la responsabilità del soggetto stesso, <strong>in</strong> aderenza a ciò che si verifica nel campo<br />

penale e civile. <strong>La</strong> forza maggiore è una forza esterna, che determ<strong>in</strong>a la persona o la società, <strong>in</strong> modo<br />

<strong>in</strong>evitabile, a compiere un atto non voluto. In def<strong>in</strong>itiva, per quanto concerne la "forza maggiore",<br />

espressamente citata e prevista nell'art. 6 citato, essa può ricorrere <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> fatti impreve<strong>di</strong>bili ed<br />

<strong>in</strong>evitabili da parte <strong>di</strong> terzi soggetti, che hanno impe<strong>di</strong>to al contribuente <strong>di</strong> rispettare le norme fiscali”.<br />

Nella controversia de qua, il giu<strong>di</strong>ce salent<strong>in</strong>o valorizza l’ampia documentazione allegata dal<br />

ricorrente, peraltro mai contestata dagli Uffici impositori, con cui ha <strong>di</strong>mostrato che la crisi è<br />

dovuta alla per<strong>di</strong>ta del suo unico cliente che, a sua volta, a causa della crisi mon<strong>di</strong>ale del<br />

tessile, aveva perso quasi tutta la sua clientela.<br />

A fronte <strong>di</strong> tale improvviso ed impreve<strong>di</strong>bile stato <strong>di</strong> crisi, la società:<br />

– ha dovuto attivare una procedura <strong>di</strong> mobilità <strong>di</strong> 82 <strong>di</strong>pendenti;<br />

– ha poi assistito ad un periodo <strong>di</strong> breve ripresa del mercato;<br />

– ha <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e dovuto riaprire una procedura <strong>di</strong> mobilità per un totale <strong>di</strong> 25 <strong>di</strong>pendenti.<br />

In def<strong>in</strong>itiva, il giu<strong>di</strong>ce ritiene <strong>di</strong>mostrata dalla società l’<strong>in</strong>superabile <strong>di</strong>fficoltà ad affrontare<br />

tutte le scadenze previste per la liquidazione IVA e per il saldo del Mod. Unico, per il grave<br />

stato <strong>di</strong> crisi aziendale, dovuto a fatti <strong>in</strong><strong>di</strong>pendenti dalla propria volontà e capacità<br />

aziendale, <strong>in</strong> quanto determ<strong>in</strong>ati da fattori esterni.<br />

Analogamente, valorizzano la causa <strong>di</strong> forza maggiore quale causa ostativa all’applicabilità<br />

<strong>di</strong> sanzioni tributarie per <strong>in</strong>adempimenti causati da illiqui<strong>di</strong>tà, CTP Perugia 36/2009, CTP<br />

Firenze 13/2011 e CTR Roma 540/14/11.<br />

<strong>La</strong> non configurabilità della colpevolezza <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> illiqui<strong>di</strong>tà – pur collegandola <strong>in</strong> ogni<br />

caso al ricorrere della forza esterna, perlomeno da quanto emerge dal testo della pronuncia –,<br />

viene affermata dalla CTR Roma, 20-6-2012, n. 158, secondo cui l'impossibilità economica<br />

25


della società, risultante documentalmente attraverso <strong>di</strong>versi proce<strong>di</strong>menti amm<strong>in</strong>istrativi<br />

e contenziosi istaurati dalla società per ottenere la sod<strong>di</strong>sfazione del cre<strong>di</strong>to vantato nei<br />

confronti della committente Regione Campania, costituisce esimente dall'applicazione<br />

delle sanzioni pecuniarie amm<strong>in</strong>istrative; ciò, appunto, <strong>in</strong> considerazione del <strong>di</strong>fetto del<br />

requisito della colpevolezza prevista dall'art. 5 D.L.vo 18 <strong>di</strong>cembre 1997, n. 472.<br />

Da quanto offerto, emerge nitidamente come la non applicabilità delle sanzioni tributarie (e,<br />

a monte, la sussistenza della con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> illiqui<strong>di</strong>tà che ha determ<strong>in</strong>ato l’<strong>in</strong>adempimento)<br />

non può essere fissata <strong>in</strong> via generale, secondo schemi preconfezionati.<br />

Invero, va sempre e comunque valutato il caso concreto, rifuggendo da qualsivoglia<br />

apriorismo: emblematico, <strong>in</strong> tal senso, il fatto che <strong>in</strong> tutti i casi vagliati dalla giurisprudenza<br />

la peculiare con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> patologia <strong>in</strong> cui versava il contribuente risultasse<br />

documentalmente.<br />

Qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, il default dell’unico cliente, piuttosto che il mancato <strong>in</strong>casso <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti vantati verso la<br />

Pubblica Amm<strong>in</strong>istrazione, etc. possono costituire segnali rivelatori, <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> far<br />

ragionevolmente presumere, secondo i criteri <strong>di</strong> <strong>in</strong>ferenza probabilistica, che il contribuente<br />

si trovi nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> non adempiere agli obblighi tributari; tuttavia, la verifica va<br />

svolta <strong>in</strong> concreto sulla particolare fattispecie; ancora una volta, vengono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> fortemente<br />

<strong>in</strong> rilievo i profili <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne probatorio già sviluppati nei precedenti paragrafi.<br />

Le conclusioni della giurisprudenza tributaria qui riportate appaiono corrette dal punto <strong>di</strong><br />

vista sostanziale; tuttavia, <strong>in</strong> ragione <strong>di</strong> quanto illustrato con riferimento alle nozioni<br />

penalistiche <strong>di</strong> suitas e <strong>di</strong> forza maggiore, il riferimento a tale concetto enfatizzato dalla<br />

giurisprudenza tributaria non appare pienamente persuasivo.<br />

Nei casi rassegnati, pur con gli ovvi limiti rappresentati dal fatto <strong>di</strong> non poter accedere ai<br />

fascicoli <strong>di</strong> causa, sembra piuttosto profilarsi la mancanza dell’elemento della personalità<br />

siccome precedentemente tratteggiato: senz’altro non entra <strong>in</strong> gioco il dolo; ma nemmeno<br />

appare <strong>in</strong>tegrata una forma <strong>di</strong> colpevolezza <strong>in</strong> base a quanto precedentemente evidenziato,<br />

<strong>di</strong> talché non è r<strong>in</strong>tracciabile un elemento <strong>di</strong> personalità della condotta asseritamente<br />

violatrice.<br />

Scendendo più nel dettaglio, sembra <strong>di</strong>fficile configurare come dolosa la condotta <strong>di</strong> colui<br />

che non versa quanto dovuto a causa <strong>di</strong> una situazione <strong>di</strong> grave crisi economica, <strong>in</strong> quanto,<br />

per l’espressa previsione normativa già ricordata, deve considerarsi dolosa unicamente "la<br />

26


violazione attuata con l'<strong>in</strong>tento <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>care la determ<strong>in</strong>azione dell'imponibile o dell'imposta<br />

ovvero <strong>di</strong>retta ad ostacolare l'attività amm<strong>in</strong>istrativa <strong>di</strong> accertamento" (art. 5, comma 4, D.L.vo<br />

472/1997). Come detto, <strong>in</strong>fatti, per la configurabilità del dolo, non basta la mera<br />

consapevolezza dell'omissione (c.d. dolo generico), <strong>in</strong> quanto la norma esige che il soggetto<br />

agisca per un f<strong>in</strong>e particolare ("l'<strong>in</strong>tento <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>care la determ<strong>in</strong>azione dell'imponibile..."), che<br />

è previsto come (ulteriore) elemento costitutivo della fattispecie illecita (dolo specifico). In<br />

def<strong>in</strong>itiva, se <strong>di</strong>fetta la ricordata f<strong>in</strong>alità <strong>in</strong> capo all'agente, la condotta omissiva, pur se<br />

consapevole, non è comunque punibile a titolo <strong>di</strong> dolo.<br />

Del resto, nei citati casi si può configurare l’assenza dell'elemento psicologico della colpa,<br />

almeno ove l'<strong>in</strong>adempimento sia ascrivibile ad una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> illiqui<strong>di</strong>tà/<strong>in</strong>solvenza<br />

cagionata da una situazione <strong>di</strong> grave crisi economica. In specie, tra gli elementi costitutivi<br />

della colpa, <strong>di</strong>fetterebbe l'elemento (soggettivo) della rimproverabilità dell'<strong>in</strong>osservanza<br />

dell'obbligo <strong>di</strong> versamento dei tributi alle scadenze prescritte, non avendo il contribuente<br />

avuto, nell'ipotesi considerata, la possibilità <strong>di</strong> ottemperare a tale dovere <strong>in</strong> ragione della<br />

predetta impossibilità economica.<br />

A nostro avviso, le pronunce <strong>in</strong> esame scontano la m<strong>in</strong>or “sensibilità” ed esperienza del<br />

giu<strong>di</strong>ce tributario ad approcciarsi con la materia penale; pertanto il percorso argomentativo e<br />

l’utilizzo degli istituti penal-tributari vengono “modellati” <strong>in</strong> una prospettiva decisoria che si<br />

alimenta anche <strong>di</strong> ragionevolezza e pragmatismo; è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> auspicabile che nel futuro anche i<br />

giu<strong>di</strong>ci tributari aff<strong>in</strong><strong>in</strong>o maggiormente la padronanza dei concetti <strong>di</strong> matrice penale.<br />

4. Cenni sul coor<strong>di</strong>namento tra omesso versamento e procedure concorsuali<br />

Per completare l’analisi s<strong>in</strong> qui svolta, pare opportuno effettuare una breve riflessione sulle<br />

implicazioni concorsuali derivanti dalla situazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza rapportata alle sanzioni<br />

penal-tributarie.<br />

Invero, con riferimento ad un caso sempre più <strong>in</strong>valso nell’attività operativa, si rileva che la<br />

sanzione penale prevista dall’art. 10-ter deve essere necessariamente coor<strong>di</strong>nata con la<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a del concordato preventivo, nella non <strong>in</strong>frequente ipotesi <strong>di</strong> contribuente ammesso<br />

alla predetta procedura dopo il 31 <strong>di</strong>cembre del periodo d’imposta <strong>in</strong>teressato, ma prima del<br />

27 <strong>di</strong>cembre dell’anno successivo (come detto, giorno <strong>di</strong> consumazione dell’illecito).<br />

27


In siffatta ipotesi, il cre<strong>di</strong>to vantato dall’erario sorge al momento <strong>di</strong> effettuazione<br />

dell’operazione, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> precede la procedura <strong>di</strong> concordato preventivo.<br />

Come noto, l’art. 168 L. F. prevede che, a partire dalla data <strong>di</strong> presentazione del ricorso per<br />

l’ammissione alla procedura <strong>di</strong> concordato preventivo e f<strong>in</strong>o alla def<strong>in</strong>itività del decreto <strong>di</strong><br />

omologazione, i cre<strong>di</strong>tori per titolo o causa anteriore al decreto non possono <strong>in</strong>traprendere o<br />

proseguire azioni esecutive sul patrimonio del debitore, a pena <strong>di</strong> nullità.<br />

Dall’un lato, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, la procedura concorsuale resta l’unica strada atta a riconoscere cre<strong>di</strong>ti<br />

anteriori alla data <strong>di</strong> presentazione del ricorso; dall’altro, al contribuente (debitore<br />

d’imposta) è precluso l’adempimento spontaneo al <strong>di</strong> fuori dei tempi e dei mo<strong>di</strong> fissati dalla<br />

legge per il concordato preventivo.<br />

Siffatta ricostruzione è avallata dalla giurisprudenza, che ha conseguentemente escluso<br />

l’irrogabilità <strong>di</strong> sanzioni amm<strong>in</strong>istrative tributarie avverso il contribuente che non ha pagato<br />

le imposte dopo l’ammissione alla procedura <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istrazione controllata, la quale<br />

r<strong>in</strong>viava alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a del concordato preventivo.<br />

In particolare, cfr. Cass. n. 24071/2006 secondo cui, alla luce dell’art. 168 L.F., “il debitore non<br />

può eseguire, per i debiti pregressi, alcun pagamento f<strong>in</strong>o al term<strong>in</strong>e della procedura, tenuto conto<br />

del fatto che il pagamento eseguito nei confronti <strong>di</strong> uno (o <strong>di</strong> alcuni) soltanto dei cre<strong>di</strong>tori<br />

determ<strong>in</strong>erebbe … un vantaggio per l'uno (o per alcuni) con danno per gli altri. E ciò vale anche se<br />

cre<strong>di</strong>tore è l'Amm<strong>in</strong>istrazione dello Stato, sicché l'adempimento del dovere <strong>di</strong> non eseguire pagamenti<br />

al <strong>di</strong> fuori del concorso <strong>di</strong> tutti i cre<strong>di</strong>tori rende non illegittimo il comportamento tenuto dal debitore, il<br />

quale resta <strong>in</strong>denne, qualora il rapporto obbligatorio riguar<strong>di</strong> l'Amm<strong>in</strong>istrazione f<strong>in</strong>anziaria, dalle<br />

soprattasse-sanzioni <strong>in</strong>flittegli <strong>in</strong> via amm<strong>in</strong>istrativa”.<br />

Analogamente, Commissione tributaria centrale, n. 2774/2002, ha affermato che<br />

“l'ammissione all'amm<strong>in</strong>istrazione controllata determ<strong>in</strong>a per l'impren<strong>di</strong>tore, anche nell'ipotesi <strong>in</strong> cui<br />

questi sia conservato nella gestione dell'impresa e nell'amm<strong>in</strong>istrazione del suo patrimonio, il limite,<br />

derivante dalle f<strong>in</strong>alità stesse della procedura concorsuale, <strong>di</strong> non poter ad<strong>di</strong>venire a pagamenti <strong>di</strong><br />

s<strong>in</strong>goli cre<strong>di</strong>tori, dovendo la cont<strong>in</strong>uazione della gestione attuarsi nell'<strong>in</strong>teresse <strong>di</strong> tutti i cre<strong>di</strong>tori e <strong>in</strong><br />

funzione della par con<strong>di</strong>cio”, così concludendo: “Non ha, pertanto, fondamento la tesi restrittiva<br />

dell'ufficio secondo la quale l'ammissione all'amm<strong>in</strong>istrazione controllata produrrebbe solo l'effetto <strong>di</strong><br />

sospendere le azioni esecutive già <strong>in</strong>iziate ovvero <strong>di</strong> <strong>in</strong>ibirne l'esercizio delle nuove, dovendosi <strong>in</strong>vece<br />

ritenere che l'<strong>in</strong>izio <strong>di</strong> questa, come <strong>di</strong> tutte le altre procedure concorsuali, produca l'effetto tipico, a<br />

28


tutela del rigido pr<strong>in</strong>cipio della par con<strong>di</strong>cio cre<strong>di</strong>torum, <strong>di</strong> autorizzare l'impren<strong>di</strong>tore a sospendere i<br />

pagamenti dei cre<strong>di</strong>ti scaduti e sorti <strong>in</strong> epoca anteriore all'<strong>in</strong>izio della procedura”.<br />

In conclusione, appare ragionevole affermare che nel caso <strong>di</strong> concordato preventivo<br />

l’applicazione dell’art. 10-ter si piega <strong>in</strong>defettibilmente con il rigoroso rispetto delle forme e<br />

delle regole legalmente poste a presi<strong>di</strong>o della procedura stessa.<br />

5. Conclusioni<br />

“Se un uomo è <strong>in</strong> prigione per debiti, né il cre<strong>di</strong>tore che lo ha fatto arrestare, né lo sceriffo che lo ha<br />

privato della sua libertà sono tenuti a procurargli cibo, acqua o vestiti. Piuttosto, egli dovrà vivere dei<br />

propri mezzi, oppure attraverso la carità degli altri e se nessun uomo lo soccorrerà lasciatelo morire nel<br />

nome <strong>di</strong> Dio. Così <strong>di</strong>ce la legge e così <strong>di</strong>co io”.<br />

Nelle parole pronunciate nel 1663 dal giu<strong>di</strong>ce <strong>in</strong>glese Sir Robert Hyde riecheggiano concetti<br />

che sembrerebbero lontanissimi dalla nostra realtà. Ma il nostro sistema ha veramente<br />

ripu<strong>di</strong>ato l’idea della galera per debiti<br />

Un dato è <strong>di</strong> tutta evidenza: a fronte <strong>di</strong> una legislazione nazionale che, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea generale, non<br />

prevede l’applicazione <strong>di</strong> sanzioni penali nei confronti <strong>di</strong> chi, senza porre <strong>in</strong> essere condotte<br />

fraudolente, risulta <strong>in</strong>capace <strong>di</strong> pagare un debito, stride la previsione <strong>di</strong> pene detentive<br />

comm<strong>in</strong>ate per un “semplice” mancato versamento <strong>di</strong> imposte (correttamente e<br />

puntualmente <strong>di</strong>chiarate).<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>stonia appare ancora più forte con specifico riferimento all’omesso versamento IVA: il<br />

delitto <strong>in</strong>trodotto dal legislatore del 2006 – evidentemente <strong>in</strong> un contesto socio-economico<br />

molto <strong>di</strong>verso da quello attuale – appare un unicum all’<strong>in</strong>terno del sistema tributario; mentre<br />

la consumazione del reato <strong>di</strong> cui all’art. 10-bis presuppone – come abbiamo osservato – un<br />

quid pluris (<strong>in</strong> tal senso nel presente <strong>in</strong>tervento si è parlato <strong>di</strong> reato misto<br />

omissivo/commissivo), l’omesso versamento IVA si perfeziona a seguito del mero<br />

<strong>in</strong>adempimento 33 .<br />

33 Vale la pena <strong>di</strong> ricordare, per considerare la pervasività del reato, che la giurisprudenza della Suprema Corte ha<br />

più volte affermato che il comportamento del contribuente risulterebbe comunque punibile pur <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong><br />

un’eventuale rateazione concessa ed anche se la stessa fosse poi correttamente adempiuta o al limite se fosse<br />

assistita da garanzia fideiussoria (<strong>in</strong> tal senso Cass. Pen., sez. III, 16 maggio 2012, n. 30140, <strong>in</strong> www.pluriscedam.utetgiuri<strong>di</strong>ca.it).<br />

29


A ciò si aggiunga che il debito IVA può essersi creato (e ciò, <strong>in</strong> realtà, avviene nella maggior<br />

parte dei casi nei quali poi si giunge alla contestazione penale) a presc<strong>in</strong>dere dal contestuale<br />

<strong>in</strong>casso dell’imposta 34 : detta normativa rischia qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong> avere (e, <strong>in</strong> alcuni casi, ha già avuto)<br />

pesantissime ripercussioni per le imprese che versano <strong>in</strong> <strong>di</strong>fficoltà f<strong>in</strong>anziaria.<br />

Il che appare ancor più grave laddove si consideri che l’<strong>in</strong>capacità <strong>di</strong> adempiere<br />

puntualmente agli obblighi tributari spesso presc<strong>in</strong>de dalla concreta volontà e dalla reale<br />

capacità del contribuente. Basti <strong>in</strong>fatti considerare che: (I) le recenti ricerche evidenziano<br />

come la contrazione <strong>in</strong>dustriale obblighi la maggioranza dei contribuenti a ricorrere<br />

all’<strong>in</strong>debitamento bancario per far fronte al pagamento delle imposte 35 ; (II) sempre più<br />

istituti <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to risultano sor<strong>di</strong> alle richieste <strong>di</strong> affidamento dei propri clienti,<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dalle motivazioni per cui le stesse vengono presentate (al limite anche<br />

l’adempimento dei propri obblighi tributari); (III) si cont<strong>in</strong>ua ad assistere ad una <strong>in</strong>tollerabile<br />

<strong>di</strong>latazione dei tempi <strong>di</strong> pagamento da parte della stessa pubblica amm<strong>in</strong>istrazione e delle<br />

aziende <strong>di</strong> Stato; (IV) il bassissimo grado <strong>di</strong> applicazione della Direttiva Europea sui<br />

pagamenti (pur recepita nei term<strong>in</strong>i dal nostro Legislatore).<br />

De iure condendo, un <strong>in</strong>tervento normativo <strong>di</strong> depenalizzazione apparirebbe – nell’attuale<br />

contesto <strong>di</strong> grave crisi economica – quanto mai opportuno.<br />

De iure con<strong>di</strong>to, riteniamo debbano essere adeguatamente valorizzati gli spunti <strong>in</strong>terpretativi<br />

che abbiamo cercato <strong>di</strong> fornire con la presente circolar e gli orientamenti giurisprudenziali <strong>di</strong><br />

segno garantista cui sopra abbiamo fatto riferimento.<br />

Il suggerimento rivolto a tutti i Colleghi è quello <strong>di</strong> operare “<strong>in</strong> team”, attraverso un quanto<br />

mai opportuno coor<strong>di</strong>namento che veda impegnati <strong>in</strong>sieme l’avvocato penalista ed il<br />

commercialista dell’azienda, i quali <strong>in</strong>sieme potranno enucleare puntualmente le ragioni<br />

della crisi aziendale e <strong>di</strong>mostrare (a fronte dei necessari presupposti <strong>di</strong> fatto) che il<br />

34 Molto opportunamente l’art. 32-bis D.L. 22 giugno 2012, n. 83, convertito con mo<strong>di</strong>ficazioni dalla L. 7 agosto<br />

2012, n. 134, ha <strong>in</strong>trodotto nel nostro or<strong>di</strong>namento il regime IVA <strong>di</strong> cassa, <strong>in</strong> vigore dal 1° <strong>di</strong>cembre 2012. Tale<br />

regime, pur limitato temporalmente e per <strong>di</strong>mensione dei soggetti beneficiari, potrà consentire <strong>di</strong> ridurre le<br />

situazioni <strong>in</strong> cui si potrebbero determ<strong>in</strong>are omissioni <strong>di</strong> pagamenti penalmente rilevanti.<br />

35 Molteplici stu<strong>di</strong> confermano tale dato, tra <strong>di</strong> essi segnaliamo una recentissima analisi <strong>di</strong> Confedercontribuenti.<br />

Peraltro, già nella seconda parte del 2012 uno stu<strong>di</strong>o realizzato da Confartigianato <strong>in</strong>sieme con l’istituto Ispo su<br />

un campione <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori artigiani aveva evidenziato che circa il 58% delle aziende italiane, pari a 615.000<br />

unità, era costretto a chiedere al fisco <strong>di</strong>lazioni <strong>di</strong> pagamento e a ricorrere a prestiti bancari per pagare le tasse.<br />

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comportamento omissivo non dovrà essere assoggettato a sanzione per mancanza<br />

dell’elemento soggettivo tipico della fattispecie.<br />

Il fattore scrim<strong>in</strong>ante – riba<strong>di</strong>amo – non sarà rappresentato da una semplice situazione <strong>di</strong><br />

illiqui<strong>di</strong>tà temporanea, bensì da un contesto <strong>di</strong> vera e propria <strong>in</strong>solvenza.<br />

In tali con<strong>di</strong>zioni il ruolo del commercialista risulterà assolutamente centrale: sarà lui ad<br />

assistere, passo dopo passo, l’impren<strong>di</strong>tore, aiutandolo a comprendere se l’azienda si trovi <strong>in</strong><br />

una situazione <strong>di</strong> crisi reversibile o se, più probabilmente, si configuri una situazione <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>solvenza dest<strong>in</strong>ata a perdurare o a peggiorare. In quest’ultima ipotesi, il ricorso agli istituti<br />

alternativi al fallimento – tra cui <strong>in</strong> particolare il concordato preventivo – oltre a<br />

rappresentare l’adozione <strong>di</strong> un comportamento corretto al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> evitare l’aggravarsi della<br />

crisi aziendale – con le conseguenti responsabilità anche <strong>di</strong> carattere penale – potrà costituire,<br />

senza dubbio, un valido elemento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa rispetto agli eventuali omessi versamenti<br />

(purché, ovviamente, si tratti <strong>di</strong> una percorso <strong>in</strong>trapreso con sufficiente tempestività).<br />

In def<strong>in</strong>itiva, potrebbe risultare nuovamente valorizzato il ruolo dei professionisti che<br />

affiancano l’impren<strong>di</strong>tore; ciò non solo al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare la soluzione più corretta che lo<br />

stesso impren<strong>di</strong>tore deve assumere e <strong>di</strong> affiancarlo nella configurazione del progetto <strong>di</strong><br />

ristrutturazione, ma, ancor prima, per <strong>di</strong>alogare con il cliente e per aiutarlo ad identificare<br />

l’eventuale irreversibilità della crisi, con la conseguente tempestiva adozione dei più idonei<br />

strumenti <strong>di</strong> prevenzione e <strong>di</strong> gestione della medesima. In particolare, la scelta <strong>di</strong> detti<br />

strumenti potrà avvenire tra il novero <strong>di</strong> quelli <strong>in</strong>trodotti dalla riforma del sistema<br />

concorsuale, con l’obiettivo <strong>di</strong> permettere alle imprese <strong>di</strong> superare la crisi e/o <strong>di</strong> ridurre<br />

l’impatto della stessa sui pr<strong>in</strong>cipali “stakeholders”; strumenti, peraltro, dotati <strong>di</strong> grande<br />

efficacia e non ispirati da <strong>in</strong>tenti punitivi verso l’impren<strong>di</strong>tore <strong>in</strong>solvente, <strong>di</strong>versamente da<br />

quanto accadeva nella superata legislazione fallimentare del 1942.<br />

Relatori del documento:<br />

Avv. Pietro Someda<br />

Avv. Andrea Ton<strong>in</strong>ello<br />

Dott. Renato Bogoni<br />

Dott. Emanuele Artuso<br />

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