Influenza dello strain-rate sul comportamento meccanico dei ...
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INDICE<br />
<strong>Influenza</strong> <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> <strong>sul</strong><br />
<strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> <strong>dei</strong> materiali strutturali<br />
Indice<br />
INTRODUZIONE 4<br />
EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI 7<br />
1.1 IL CALCESTRUZZO 10<br />
1.1.1 EFFETTI SUL COMPORTAMENTO MECCANICO DEL CALCESTRUZZO 10<br />
1.1.2 FATTORI CHE INFLUENZANO IL COMPORTAMENTO DINAMICO DEL<br />
CALCESTRUZZO 13<br />
1.1.3 COMPORTAMENTO DINAMICO DEI CALCESTRUZZI FIBRO-RINFORZATI SFRC 19<br />
1.1.4 VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE 19<br />
APPENDICE 1.A - CONFRONTO TRA DUE CALCESTRUZZI DI UGUALE RESISTENZA<br />
CONFEZIONATI IN MODO DIVERSO 24<br />
1.2 I METALLI 27<br />
1.2.1 EFFETTI SUL COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI METALLICI 27<br />
1.2.2 FATTORI CHE INFLUENZANO IL COMPORTAMENTO DINAMICO DEI MATERIALI<br />
METALLICI 34<br />
1.3 I MATERIALI POLIMERICI FIBRORINFORZATI: GLI FRP 40<br />
1.3.1 EFFETTI SUL COMPORTAMENTO MECCANICO DEGLI FRP 40<br />
1.3.2 FATTORI CHE INFLUENZANO IL COMPORTAMENTO DINAMICO DEGLI FRP 45<br />
METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE<br />
CARATTERISTICHE TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI<br />
SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI 48<br />
2.1 LA SPLIT HOPKINSON PRESSURE BAR 49<br />
2.1.1 ASPETTI TEORICI ALLA BASE DEL FUNZIONAMENTO DELLA BARRA DI<br />
HOPKINSON 50<br />
2.1.2 LA JRC UNIVERSAL MODIFIED HOPKINSON BAR (MHB) PER PROVE AD ALTE<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE 53<br />
2.1.3 SET-UP PER ESPERIMENTI SU PROVINI DI CALCESTRUZZO E DI ACCIAIO 57<br />
2.2 LA DROP-WEIGHT IMPACT MACHINE 63<br />
2.3 LA HYDRO-PNEUMATIC MACHINE 65<br />
1
INDICE<br />
INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI 68<br />
3.1 LO STRAIN-RATE NEI LEGAMI COSTITUTIVI SPERIMENTALI 69<br />
3.1.1 MODELLO DI COWPER-SYMOND 69<br />
3.1.2 MODELLO DI JONES 70<br />
3.1.3 MODELLO DI JOHNSON & COOK 71<br />
3.1.4 CONFRONTO TRA I MODELLI COSTITUTIVI DI COWPER-SYMONDS, JONES E<br />
JOHNSON & COOK 72<br />
3.2 LO STRAIN-RATE NEI LEGAMI COSTITUTIVI DEL SOFTWARE LS-DYNA 73<br />
3.2.1 ELASTIC-PLASTIC WITH KINEMATIC HARDENING (MAT 003) 76<br />
3.2.2 ELASTIC-PLASTIC WITH TERMAL SOFTENING (MAT 011) 76<br />
3.2.3 JOHNSON & COOK PLASTICITY MODEL (MAT 015) 76<br />
3.2.4 PSEUDO TENSOR CONCRETE/GEOLOGICAL MODEL (MAT 016) 77<br />
3.2.5 POWER LAW ISOTROPIC PLASTICITY (MAT 018) 80<br />
3.2.6 STRAIN-RATE DEPENDENT ISOSTROPIC PLASTICITY (MAT 019) 80<br />
3.2.7 PIECEWISE LINEAR ISOTROPIC PLASTICITY (MAT 024) 80<br />
3.2.8 KINEMATIC/ISOTROPIC ELASTIC-PLASTIC GREEN-NAGHDI RATE (MAT 035) 82<br />
3.2.9 USER DEFINED MATERIAL MODEL (MAT 041-050) 82<br />
3.2.10 STRAIN-RATE SENSITIVE POWER-LAW PLASTICITY (MAT 064) 82<br />
3.2.11 MODIFIED ZERILLI AND ARMSTRONG (MAT 065) 83<br />
3.2.12 CONCRETE DAMAGE MODEL (MAT 072) 83<br />
3.2.13 PLASTIC WITH DAMAGE (MAT 081) 84<br />
3.2.14 MECHANICAL THRESHOLD STRESS MODEL (MAT 088) 84<br />
L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE NELLE<br />
NORMATIVE TECNICHE 85<br />
4.1 LO STRAIN-RATE NELLE NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI 86<br />
4.2 LO STRAIN-RATE NEL CEB – FIP MODEL CODE 1990 88<br />
4.3 LO STRAIN-RATE NEL TM 5-1300 92<br />
INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL LEGAME<br />
M - χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO 97<br />
5.1 IL LEGAME M-χ IN CONDIZIONI QUASI-STATICHE 99<br />
5.2.1 LEGAME M-χ AL VARIARE DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE PER RAPPORTO<br />
DI SFORZO ASSIALE COSTANTE 111<br />
5.2.2 ENERGIA SPECIFICA AL CRESCERE DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE PER<br />
RAPPORTO DI SFORZO ASSIALE COSTANTE 115<br />
5.2.3 LEGAME M-χ PER TRE DIVERSI VALORI DEL RAPPORTO DI SFORZO ASSIALE A<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE COSTANTE 116<br />
5.2.4 ENERGIA SPECIFICA PER TRE DIVERSI VALORI DEL RAPPORTO DI SFORZO<br />
ASSIALE A VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE COSTANTE 121<br />
5.2.5 TABELLE RIEPILOGATIVE DELLE SIMULAZIONI NUMERICHE 125<br />
CONCLUSIONI 129<br />
2
INDICE<br />
RINGRAZIAMENTI 133<br />
BIBLIOGRAFIA 134<br />
SITOGRAFIA 137<br />
INDICE DELLE FIGURE 138<br />
INDICE DELLE TABELLE 142<br />
3
INTRODUZIONE<br />
Introduzione<br />
Il XX secolo è stato indelebilmente segnato da conflitti dalle straordinarie<br />
proporzioni e dall’innaturale barbarie che hanno fatto crescere nella coscienza<br />
dell’uomo civile l’inestricabile ossimoro tra desiderio di pace e bisogno di<br />
protezione. Dopo le grandi guerre, infatti, se in un senso la civiltà si impegnava a<br />
costruire basi solide e durature per una pace universale nell’altro le potenze,<br />
assetate di nuovi domini materiali, davano vita a tacite battaglie che localmente<br />
sconvolgevano gli equilibri solidali. In questo scenario instabile, senza prospettive<br />
certe, il mondo dell’ingegneria strutturale ha sviluppato un approccio progettuale<br />
per la protezione degli edifici nei confronti di carichi accidentali con alte velocità<br />
di applicazione, basato <strong>sul</strong>l’indagine sperimentale derivante da prove su strutture<br />
in scala reale. Nei primi anni del XXI secolo, però, l’assottigliamento <strong>dei</strong> già<br />
precari equilibri, che con fatica le civiltà del globo avevano costruito nel tempo,<br />
ha fatto sì che questo tipo di progettazione ri<strong>sul</strong>tasse antieconomica. Infatti, alle<br />
grandi guerre, è successo il terrorismo e la sua inaudita logica del terrore che ha<br />
spostato la sensibilità degli obiettivi dagli edifici militari verso quelli civili. È la<br />
fase in cui la civiltà ha perso fiducia in se stessa, in cui il mondo non ha paura più<br />
del futuro ma del presente, in cui una borsa dimenticata fa scattare allarmismi<br />
spesso insensati ed esagerati. In una civiltà che attraversa questo momento storico<br />
il senso di protezione diventa fondamentale e, quindi, la logica della sensibilità<br />
dell’obiettivo perde significato rendendo ogni struttura, militare o civile che sia,<br />
vulnerabile e quindi da proteggere. Da 50 anni, ormai, in cui sono stati mossi i<br />
primi passi in questo senso, sospinti da eventi quali la guerra fredda, il Vietnam,<br />
4
INTRODUZIONE<br />
la crisi in Medio-Oriente, il terrorismo internazionale, la ricerca prima e la<br />
progettazione poi hanno cominciato ad orientare gli sforzi verso la conoscenza<br />
della risposta dinamica <strong>dei</strong> materiali. Agli aspetti bellici poi, sono andati<br />
affiancandosi i sempre crescenti interessi di ampi settori industriali che hanno<br />
cominciato a concentrare la loro attenzione e, conseguentemente, importanti sforzi<br />
economici nello sviluppo della conoscenza del <strong>comportamento</strong> dinamico di<br />
materiali e strutture. Grande importanza, quindi, hanno assunto anche gli impatti<br />
di veicoli con strutture, gli urti tra veicoli (ad es. tutte le tematiche crash), la<br />
sicurezza industriale (come la mitigazione <strong>dei</strong> rischi derivanti da esplosioni in<br />
cabine di trasformazione, in impianti chimici, ecc). Importante ri<strong>sul</strong>tato è stato la<br />
presa d’atto che molti materiali di interesse nel campo dell’ingegneria civile quali<br />
il calcestruzzo, l’acciaio o ancora i compositi fibro-rinforzati esibiscono<br />
comportamenti meccanici fortemente influenzati dalla dinamicità della causa<br />
sollecitante. Ancora più importante però è il fatto che la differenza di risposta non<br />
riguarda esclusivamente la resistenza del materiale, ma interessa la risposta<br />
meccanica ed il meccanismo di rottura <strong>dello</strong> stesso che ne ri<strong>sul</strong>tano<br />
profondamente mutati.<br />
Questo lavoro si divide sostanzialmente in due parti fondamentali: una riguardante<br />
lo stato dell’arte <strong>sul</strong>la sensibilità alla velocità di deformazione <strong>dei</strong> materiali<br />
strutturali di interesse per l’ingegneria civile (calcestruzzo, acciaio e compositi<br />
fibro-rinforzati); l’altra, invece, propone un avanzamento di natura teoricosperimentale<br />
concentrando l’attenzione sugli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> <strong>sul</strong> legame<br />
M-χ di una sezione in calcestruzzo armato.<br />
Nel primo capitolo saranno affrontati gli effetti che la velocità di deformazione<br />
provoca nella risposta meccanica <strong>dei</strong> materiali strutturali ed i fattori intrinseci da<br />
cui questa viene influenzata.<br />
Nel secondo capitolo l’attenzione si porterà <strong>sul</strong>le metodologie sperimentali di<br />
indagine della sensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> concentrandosi <strong>sul</strong>le apparecchiature<br />
tecnologiche che permettono alla ricerca l’avanzamento e la convalida delle teorie<br />
dinamiche <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali.<br />
5
INTRODUZIONE<br />
Nel terzo capitolo saranno analizzati i legami costitutivi empirici più importanti e<br />
più diffusi nella pratica sperimentale e, successivamente, saranno illust<strong>rate</strong> le<br />
leggi costitutive con cui il software LS-Dyna, codice di calcolo per le analisi<br />
dinamiche, modella i materiali strutturali.<br />
Nel quarto capitolo, invece, si esamineranno i testi normativi e le istruzioni<br />
tecniche di riferimento per la progettazione dinamica delle strutture evidenziando<br />
il modo con cui ciascuno di essi porta in conto gli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nelle<br />
analisi dinamiche.<br />
Nel quinto capitolo, infine, si implementeranno analisi numerico-sperimentali tese<br />
alla costruzione <strong>dei</strong> legami M-χ per una sezione tipo in calcestruzzo armato<br />
ordinario portando in conto gli effetti della sensibilità alla velocità di<br />
deformazione <strong>dei</strong> materiali costituenti. Le analisi saranno condotte secondo due<br />
variabili principali quali: la velocità di deformazione e la pre-sollecitazione assiale<br />
derivante dalla configurazione statica in cui il generico elemento è inserito.<br />
A chiusura di questo elaborato di tesi saranno tratte le conclusioni del lavoro<br />
svolto cercando di evidenziare con la massima chiarezza e praticità di<br />
con<strong>sul</strong>tazione gli aspetti fondamentali <strong>dei</strong> ri<strong>sul</strong>tati a cui si perverrà.<br />
6
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Capitolo I<br />
Effetti della velocità di deformazione <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong><br />
<strong>meccanico</strong> <strong>dei</strong> materiali strutturali<br />
I carichi impulsivi, come impatti o esplosioni, che inducono alte velocità di<br />
deformazione nei materiali, sono eventi che raramente possono avvenire durante<br />
la vita utile delle strutture. Tipico esempio di sollecitazioni impulsive sono le<br />
collisioni tra veicoli, navi o aeromobili con ponti, banchine, edifici o<br />
sovrastrutture, esplosioni nelle vicinanze o all’interno delle strutture, gli effetti<br />
delle schegge o delle onde scaturite dall’esplosione di ordigni.<br />
Durante l’applicazione di questi carichi dinamici, alle strutture sono imposti<br />
elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> racchiusi in un intervallo che può essere anche molto ampio.<br />
Tipicamente si spazia da velocità di deformazione dell’ordine di ~10 -2 s -1 per i<br />
terremoti a <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> di ~10 2 s -1 che si realizzano per forti esplosioni. Quindi,<br />
diventa sempre più necessario che gli effetti della sensibilità alla velocità di<br />
deformazione nella risposta meccanica <strong>dei</strong> materiali siano considerati per<br />
prevedere in modo realistico la risposta strutturale [1].<br />
7
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Strain-<strong>rate</strong><br />
Cases of loading<br />
aircraft “landing”<br />
creep<br />
traffic<br />
earthquake blast and hard impact<br />
quasi-static testing gas explosions pile driving<br />
10 -8 10 -6 10 -5 10 -4 10 -3 10 -2 10 -1 10 0 10 1 10 2<br />
10 -7<br />
very low <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s low <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s medium <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s high <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s<br />
s -1<br />
Figura 1. 1 - Strain-<strong>rate</strong> relativi alle differenti condizioni di carico<br />
Quando una struttura viene sottoposta ad un’azione impulsiva, l’energia trasmessa<br />
non agisce immediatamente in tutte gli elementi costituenti la struttura. Infatti, le<br />
deformazioni e, quindi, le tensioni, gene<strong>rate</strong> dal carico accidentale si propagano<br />
attraverso la struttura sottoforma di disturbo come onde di tensione e<br />
deformazione. Questa costituisce la differenza più importante tra i cosiddetti<br />
carichi quasi-statici e quelli impulsivi. Come ri<strong>sul</strong>tato, il <strong>comportamento</strong> delle<br />
strutture differisce notevolmente se i carichi sono dinamici anziché statici. Infatti,<br />
per esempio, per il calcestruzzo, in caso di basse velocità di deformazione, il<br />
processo di apertura e allargamento delle fessure si origina da micro- e macrodifetti<br />
esistenti. Ciò avviene poiché tale processo si svolge in un intervallo di<br />
tempo abbastanza ampio da permettere la scelta <strong>dei</strong> percorsi caratterizzati dalla<br />
minima energia di frattura richiesta, cioè intorno agli aggregati e nelle zone più<br />
fragili della matrice legante. A causa del basso livello globale di tensione ed al<br />
rilassamento del materiale, l’estensione delle micro-fessure ad altre aree con<br />
resistenza maggiore è piuttosto limitata. In condizioni di carichi impulsivi di<br />
trazione molta più energia viene introdotta all’interno della struttura in tempi<br />
ristretti e le fessure apertesi in un punto sono costrette a svilupparsi lungo il<br />
percorso più breve caratterizzato da più alta resistenza, attraversando l’aggregato<br />
stesso e le zone in cui la matrice legante è più forte. L’incremento globale delle<br />
tensioni di trazioni in maniera molto rapida causa, quindi, l’estensione del<br />
8
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
fenomeno di fessurazione anche in altre aree, senza che, in tempi di apertura delle<br />
fessure così brevi, si possa sviluppare il rilassamento.<br />
Nel processo progettuale occorre conoscere le caratteristiche <strong>dei</strong> materiali ed il<br />
loro conseguente <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> per un intervallo di velocità di<br />
deformazioni ampio, in particolare la stima eseguita con gli strumenti a<br />
disposizione (un codice informatico per esempio) bisogna che sia ratificata<br />
secondo gli stessi <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />
Tra i parametri meccanici che è importante conoscere ci sono: la resistenza a<br />
trazione, la deformazione ultima, il diagramma costitutivo tensioni-deformazioni,<br />
le caratteristiche di frattura del materiale.<br />
In passato nell’analisi strutturale la resistenza a trazione del calcestruzzo è stata<br />
trascurata ma, indirettamente, la risposta meccanica ne ri<strong>sul</strong>tava migliorata perché<br />
questa influenzava positivamente la resistenza a fessurazione, le proprietà a<br />
flessione delle barre di rinforzo ed il <strong>comportamento</strong> sotto sollecitazione di taglio.<br />
In particolare, quando le strutture vengono impattate, queste sono prima soggette<br />
ad un’onda di compressione che può essere spesso riflessa negli elementi<br />
strutturali come un’onda di trazione, causa più importante della rottura del<br />
calcestruzzo.<br />
In generale, le onde di tensioni che si propagano all’interno della struttura<br />
modificano la risposta meccanica <strong>dei</strong> materiali ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> innescando<br />
un cambiamento della microstruttura che differisce così da quella che si avrebbe<br />
con velocità di deformazione quasi-statiche. Questi cambiamenti nella microstruttura<br />
possono causare una variazione del legame costitutivo tensionedeformazione<br />
del materiale ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> rispetto a quello in condizioni<br />
quasi-statiche.<br />
9
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
1.1 Il calcestruzzo<br />
1.1.1 Effetti <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> del calcestruzzo<br />
In letteratura e dalle attività sperimentali, che vengono condotte su elementi in<br />
calcestruzzo, si evince la forte dipendenza delle proprietà di questo materiale dalla<br />
velocità di deformazione (<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>) <strong>dello</strong> stesso o, in maniera equivalente, dalla<br />
velocità di applicazione del carico.<br />
La conoscenza del <strong>comportamento</strong> del calcestruzzo sottoposto a tali azioni veloci<br />
è di grande importanza per l’ingegneria moderna perché consente di valutare il<br />
<strong>comportamento</strong> di strutture civili da progettare o da ristrutturare.<br />
Dai dati sperimentali oggi a disposizione si nota a riguardo, in trazione e<br />
compressione:<br />
• un incremento della resistenza ultima (ultimate stress) [4];<br />
• un incremento della deformazione ultima, seppur in maniera meno marcata<br />
della resistenza (ultimate <strong>strain</strong>) [4];<br />
• un incremento del modulo elastico dell’ordine di qualche unità percentuale<br />
(Young’s modulus) [2];<br />
Figura 1. 2 - Incremento del modulo elastico del calcestruzzo in compressione in funzione della<br />
velocità di deformazione<br />
10
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Figura 1. 3 - Differenza curva teorica/curva sperimentale della risposta del calcestruzzo in<br />
trazione<br />
• un’evoluzione del quadro fessurativo non concentrato su di un unico<br />
meccanismo locale ma esteso a tutto il provino con microfratture che si<br />
innescano contemporaneamente in diverse zone [3];<br />
95<br />
95<br />
89<br />
92<br />
92<br />
89<br />
89<br />
89<br />
83<br />
86<br />
92<br />
89<br />
92<br />
95<br />
86<br />
95<br />
Figura 1. 4 – Isocrone di fessurazione in condizioni di alta velocità di deformazione<br />
• un miglioramento del <strong>comportamento</strong> del materiale sia in trazione ed in<br />
compressione che in stati tensionali indotti da flessione [4][5];<br />
11
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Figura 1. 5 - a) Comportamento del calcestruzzo in trazione per elevate velocità di deformazione<br />
Figura 1. 6 - b) Comportamento del calcestruzzo in compressione per elevate velocità di<br />
deformazione<br />
Figura 1. 7 - c) Comportamento del calcestruzzo in flessione per elevate velocità di deformazione<br />
12
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
1.1.2 Fattori che influenzano il <strong>comportamento</strong> dinamico del calcestruzzo<br />
Individuati gli effetti che la dinamicità <strong>dei</strong> fenomeni provoca <strong>sul</strong> calcestruzzo,<br />
ri<strong>sul</strong>ta ancora più importante studiare i fattori intrinseci ed estrinseci che<br />
influenzano la risposta del materiale.<br />
I fattori di seguito riportati influenzano il calcestruzzo indipendentemente dal<br />
confezionamento <strong>dello</strong> stesso, avvenuto in tutti i test in ugual modo, per<br />
rispondere alle comuni necessità di lavorabilità, presa, ritiro e indurimento che<br />
questo materiale presenta in cantiere.<br />
• Assortimento granulometrico degli aggregati lapi<strong>dei</strong> [6]<br />
In condizioni quasi-statiche la fessurazione prima ed il collasso poi del provino<br />
avvengono per fratture localizzate all’interfaccia tra la matrice cementizia e la<br />
superficie degli aggregati. Quando la velocità di deformazione aumenta, le fratture<br />
non seguono le superfici preferenziali di interfaccia ma interessano l’aggregato<br />
stesso che è chiamato in causa a reagire con la propria resistenza; questo<br />
fenomeno sembra essere tanto più vero quanto più la pezzatura degli aggregati si<br />
mantiene intorno a valori relativamente piccoli (dell’ordine <strong>dei</strong> 5 mm) e, in<br />
generale, il contributo all’aumento di resistenza globale del provino diminuisce<br />
all’aumentare della granulometria degli inerti (10 e 25 mm).<br />
13
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
max. dynamic tensile strength / max. static tensile strength<br />
5<br />
4<br />
3<br />
2<br />
1<br />
5 mm (cube 60 mm side)<br />
10 mm (cube 60 mm side)<br />
10 mm (cube 200 mm side)<br />
25 mm (cube 200 mm side)<br />
0<br />
10 -7 10 -5 0.001 0.1 10<br />
STRAIN RATE [ s -1 ]<br />
Figura 1. 8 - Massima tensione di trazione per calcestruzzi con aggregati diversi in funzione <strong>dello</strong><br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
• Grado di saturazione [7]<br />
Altra variabile che caratterizza la risposta dinamica del calcestruzzo è il grado di<br />
saturazione del materiale. Per indagare l’influenza di questo parametro sono stati<br />
confezionati <strong>dei</strong> campioni di calcestruzzo che vengono lasciati a maturare tutti<br />
nelle stesse condizioni per un tempo T 1 , dopodichè vengono assoggettati a<br />
differenti condizioni di umidità relativa e temperatura (curing) in cui, a seconda<br />
del condizionamento, differenziano le proprietà meccaniche finali: infatti, provini<br />
completamente saturi (stagionati immersi in acqua quindi R.H. 100%), presentano<br />
una risposta migliore rispetto a provini in condizioni standard (20° C e 50% R.H.)<br />
o completamente asciutti (R.H. 0% con condizionamento a 50° C).<br />
Non sono, quindi, il rapporto a/c o l’acqua di lavorabilità ad influire <strong>sul</strong>la risposta<br />
dinamica del provino perché il confezionamento del calcestruzzo avviene in tutti i<br />
casi allo stesso modo; la causa di questo miglioramento del <strong>comportamento</strong> sotto<br />
elevate velocità di deformazione è da ricercare, allora, nel fatto che i pori del<br />
calcestruzzo, essendo totalmente/parzialmente saturi di acqua oppure del tutto<br />
riempiti di aria, contrastano, in maniera rispettivamente sempre meno marcata, la<br />
trazione del provino a causa della depressione che si viene a creare all’interno <strong>dei</strong><br />
pori dissipando energia per mezzo dell’attrito interno (viscosità).<br />
14
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
10<br />
9<br />
0%<br />
50%<br />
100%<br />
R.H. (dried specimens)<br />
R.H.<br />
R.H. (wet specimens)<br />
8<br />
STRESS [MPa]<br />
7<br />
6<br />
5<br />
4<br />
3<br />
2<br />
10 -7 10 -5 0.001 0.1 10<br />
STRAIN RATE [ s -1 ]<br />
Figura 1. 9 - Massima tensione di trazione per calcestruzzi con diverso contenuto d'acqua in<br />
funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
C’è da dire però, che se dal punto di vista dinamico l’acqua libera contenuta<br />
all’interno <strong>dei</strong> pori migliora la risposta a sollecitazioni applicate velocemente, in<br />
condizioni quasi-statiche il <strong>comportamento</strong> ri<strong>sul</strong>ta influenzato in maniera<br />
negativa. Infatti, come si nota dalla figura di seguito riportata, nell’intervallo di<br />
velocità di deformazione 10 -6 ÷10 -2 s -1 , l’energia specifica di frattura subisce un<br />
calo iniziale prima di risentire degli effetti benefici <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [8].<br />
Questo tipo di risposta in termini di energia di frattura, è del tutto assente o<br />
quantomeno trascurabile nel caso di provino asciutto, ed è imputabile al<br />
meccanismo fisico di migrazione della miscela acqua-vapore acqueo dai micropori<br />
verso le fessure. Infatti, la miscela bifase, trovandosi in equilibrio all’interno<br />
<strong>dei</strong> micro-pori, stabilisce una tensione superficiale dovuta alla capillarità <strong>dei</strong> meati<br />
che imprime al calcestruzzo una pre-sollecitazione di trazione. Se la velocità di<br />
deformazione è sufficientemente bassa da permettere, durante la formazione delle<br />
prime fessure, la migrazione della miscela bifase, questa durante il suo percorso<br />
verso l’esterno del provino imprime una pressione <strong>sul</strong>le pareti <strong>dei</strong> canalicoli<br />
abbattendo l’energia di frattura. Se, invece, la velocità di deformazione è elevata<br />
la miscela, essendo dotata di massa e quindi di una certa inerzia, non riesce a<br />
fuoriuscire dai micro-pori: quindi il provino saturo esibisce dapprima un<br />
<strong>comportamento</strong> simile a quello asciutto e poi, per velocità sempre più spinte,<br />
15
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
partecipando anche l’acqua libera al meccanismo di dissipazione dell’energia di<br />
deformazione, la risposta meccanica registra un miglioramento significativo.<br />
Il meccanismo di dissipazione dell’energia di deformazione ad elevato <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>,<br />
che l’acqua innesca durante il processo di fessurazione, è ben interpretato<br />
dall’effetto Stefan, per il quale un liquido con viscosità η, interposto tra due lastre<br />
perfettamente piane poste a piccola distanza l’una dall’altra, oppone una certa<br />
resistenza alla separazione delle due superfici [8].<br />
Figura 1. 10 - Andamento dell’energia di frattura per calcestruzzi con diverso contenuto d’acqua<br />
in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
Un’ulteriore interpretazione della sensibilità da parte del calcestruzzo nei<br />
confronti della velocità di deformazioni in funzione della presenza di acqua libera<br />
nei pori può essere proposta a partire dalla teoria della propagazione delle onde<br />
elastiche [7]. Infatti, se in condizioni quasi-statiche il principale meccanismo di<br />
rottura del materiale è rappresentato dall’evoluzione del processo di fessurazione,<br />
ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> la propagazione delle onde elastiche rappresenta l’unica<br />
strada per interpretare correttamente il fenomeno.<br />
Nelle prove condotte ad alte velocità di deformazioni con la barra di Hopkinson il<br />
parametro che governa la trasmissione dell’onda è l’impedenza acustica <strong>dei</strong><br />
materiali a contatto e le espressioni delle onde incidente, trasmessa e riflessa,<br />
dopo alcuni passaggi matematici, acquistano la seguente forma:<br />
16
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
A1, ρ1, c1<br />
A2, ρ2, c2<br />
σ I , u I σ R , u R<br />
σ T , u T<br />
Figura 1. 11 - Rappresentazione schematica della propagazione dell’onda elastica per due generici<br />
corpi a contatto<br />
σ<br />
σ<br />
T<br />
R<br />
=<br />
=<br />
2A1ρ<br />
2c2<br />
σ<br />
I<br />
Aρ<br />
c + A ρ c<br />
1 1 1 2 2 2<br />
A2ρ<br />
2c2 − A1ρ<br />
1c1σ<br />
I<br />
Aρ<br />
c + A ρ c<br />
1 1 1 2 2 2<br />
(1)<br />
(2)<br />
dove<br />
σ<br />
I<br />
è la tensione provocata dall’onda incidente;<br />
σ<br />
T<br />
è la tensione provocata dall’onda trasmessa;<br />
σ<br />
R<br />
è la tensione provocata dall’onda riflessa;<br />
A<br />
ρ<br />
c<br />
è la superficie della sezione trasversale;<br />
è la densità del materiale;<br />
è la velocità del suono nel mezzo;<br />
1 e 2 sono i pedici che identificano i due materiali a contatto.<br />
Dall’analisi di queste due relazioni, valide globalmente per l’intero sistema di<br />
prova e localmente per sezioni adiacenti in ciascun materiale, si può notare come<br />
l’onda incidente, arrivata <strong>sul</strong>la superficie di un vuoto la cui densità è<br />
approssimabile a zero (ρ 2 =0), viene totalmente riflessa. Ciò provoca un<br />
incremento locale di tensione che porta il provino a rottura per valori prossimi a<br />
quelli in condizioni quasi-statiche. Se, invece, i vuoti sono riempiti di acqua<br />
(introdotta nella fase di curing) l’equazione (1) è diversa da zero e, per gli usuali<br />
valori di densità e velocità di propagazione del suono nel liquido, è una quantità<br />
non trascurabile.<br />
17
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
10<br />
satured concrete<br />
20° - 50 % R.H. cured concrete<br />
50° C dried concrete<br />
8<br />
STRESS [MPa]<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
0 5 10 -5 0.0001 0.00015 0.0002 0.00025<br />
TIME [s]<br />
Figura 1. 12 – Curva di risposta tempo-tensione durante la prova dinamica su calcestruzzi con<br />
diverso contenuto d’acqua<br />
• Grado di costipamento<br />
In virtù di quanto detto sopra, una migliore costipazione del calcestruzzo<br />
ridurrebbe la concentrazione e la dimensione <strong>dei</strong> pori all’interno <strong>dello</strong> stesso<br />
migliorandone il <strong>comportamento</strong> sotto azioni dinamiche. Questo concetto può<br />
essere portato in conto attraverso la densità relativa di impacchettamento, cioè, il<br />
rapporto tra la densità effettiva degli aggregati e quella corrispondente al massimo<br />
impacchettamento<br />
g . infatti, quando questo rapporto tende a 1, è minore la<br />
g *<br />
possibilità che si creino micro-pori perché lo spazio contenuto all’interno della<br />
struttura di aggregati è tutto riempito dalla fase legante [2].<br />
• Quantità di silicati di calcio idrati e rapporto a/c [2]<br />
Altro parametro individuato da studi sperimentali condotti in Francia, è la quantità<br />
di silicati di calcio idrati espressa in kN/m 3 . L’influenza di questo parametro può<br />
essere spiegata dal particolare processo chimico che subiscono i silicati di calcio<br />
di cui è formato la polvere di cemento durante le reazioni di idratazione. Ciò<br />
18
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
influisce, seppur indirettamente, <strong>sul</strong> rapporto a/c perché le reazioni di idratazione<br />
tendono a svilupparsi sempre di più in caso di aggiunta di acqua in quantità non<br />
stechiometriche.<br />
1.1.3 Comportamento dinamico <strong>dei</strong> calcestruzzi fibro-rinforzati SFRC<br />
Per la loro crescente diffusione all’interno della gamma di materiali strutturali<br />
dell’ingegneria civile ri<strong>sul</strong>ta doveroso porre l’attenzione sui calcestruzzi di ultima<br />
tecnologia nati dall’accoppiamento con fibre di rinforzo di diversa natura.<br />
In particolare, gli SFRC (steel fibre reinforced concrete) sono universalmente<br />
riconosciuti tra i calcestruzzi ad alta resistenza come i più applicati per le loro<br />
qualità e caratteristiche. Dal punto di vista dinamico, gli SFRC esibiscono una<br />
certa sensibilità alla velocità di deformazione seppur in maniera meno marcata <strong>dei</strong><br />
conglomerati cementizi ordinari con miglioramenti funzione della quantità ed<br />
orientamento delle fibre metalliche. Proprio per il carattere di avanguardia sia<br />
della tematica della sensibilità <strong>dei</strong> materiali alla velocità di deformazione che della<br />
tecnologia delle fibre di rinforzo possono essere prospettati nuovi studi mirati alla<br />
conoscenza di questi particolari conglomerati dalla grande resistenza e dalle<br />
innumerevoli capacità di progetto.<br />
1.1.4 Velocità di deformazione<br />
L’incremento delle proprietà meccaniche, dal punto di vista quantitativo viene<br />
computato mediante un coefficiente denominato DIF: dynamic increase factor<br />
dato dal rapporto tra le tensioni dinamica e statica<br />
d<br />
DIF =<br />
σ σ s<br />
dove<br />
σ<br />
d<br />
è la tensione dinamica;<br />
σ<br />
s<br />
è la tensione statica;<br />
19
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
i cui valori sono frutto delle numerose attività sperimentali già condotte<br />
<strong>sul</strong>l’argomento.<br />
Riferendoci al caso del calcestruzzo, infatti, facendo variare l’assortimento<br />
granulometrico della miscela cementizia o i valori del condizionamento termico<br />
ed igrometrico (curing) si ottengono coefficienti diversi tra loro anche di qualche<br />
unità ma tutti contenuti all’interno <strong>dello</strong> stesso ordine di grandezza.<br />
Al variare della pezzatura di aggregati utilizzati, facendo riferimento a tre diametri<br />
significativi 5-10-25 mm ed a tre possibili velocità di deformazione corrispondenti<br />
a sollecitazioni di interesse ingegneristico, si ottengono, in trazione e<br />
compressione, i seguenti ri<strong>sul</strong>tati [4]:<br />
Max aggreg.<br />
5 mm<br />
Compressione<br />
Trazione<br />
Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />
tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />
Quasi-statica 10 -6 60.50 1<br />
Soft-impact 1 99.60 1.65<br />
Hard-impact 10 139.80 2.31<br />
Quasi-statica 10 -6 2.97 1<br />
Soft-impact 1 9.20 3.10<br />
Hard-impact 10 11.80 3.97<br />
Tabella 1. 1 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 5 mm<br />
20
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Max aggreg.<br />
10 mm<br />
Compressione<br />
Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />
tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />
Quasi-statica 10 -6 62.00 1<br />
Soft-impact 1 101.60 1.64<br />
Hard-impact 10 143.80 2.32<br />
Trazione<br />
Quasi-statica 10 -6 3.61 1<br />
Soft-impact 1 7.38 2.04<br />
Hard-impact 10 10.50 2.91<br />
Tabella 1. 2 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 10 mm<br />
Max aggreg.<br />
25 mm<br />
Compressione<br />
Trazione<br />
Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />
tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />
Quasi-statica 10 -6 56.10 1<br />
Soft-impact 1 84.70 1.51<br />
Hard-impact 10 99.60 1.78<br />
Quasi-statica 10 -6 3.09 1<br />
Soft-impact 1 6.28 2.03<br />
Hard-impact 10 7.99 2.59<br />
Tabella 1. 3 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 25 mm<br />
Per quanto riguarda le condizioni di stagionatura riferendosi alle tre condizioni<br />
ipotizzate nella pratica sperimentale asciutto - R.H. 50 % - saturo ed a tre possibili<br />
velocità di deformazione, si ottiene in trazione [6]:<br />
21
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Provino<br />
Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />
asciutto tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />
Trazione<br />
Quasi-statica 10 -6 3.28 1<br />
Soft-impact 1 4.03 1.23<br />
Hard-impact 10 5.16 1.57<br />
Tabella 1. 4 - DIF per calcestruzzo asciutto<br />
Provino<br />
Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />
R.H. 50% tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />
Trazione<br />
Quasi-statica 10 -6 3.53 1<br />
Soft-impact 1 5.51 1.56<br />
Hard-impact 10 6.56 1.86<br />
Tabella 1. 5 - DIF per calcestruzzo con R.H. 50%<br />
Provino<br />
Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />
saturo tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />
Trazione<br />
Quasi-statica 10 -6 3.03 1<br />
Soft-impact 1 6.70 2.21<br />
Hard-impact 10 9.26 3.06<br />
Tabella 1. 6 - DIF per calcestruzzo saturo<br />
In conclusione si può asserire che il coefficiente di incremento dinamico dipende<br />
oltre che dalla velocità di deformazione (in maniera crescente) anche dalle<br />
caratteristiche del provino di calcestruzzo (stagionatura e assortimento<br />
granulometrico) e dal tipo di sollecitazione (trazione e compressione, con valori<br />
più bassi nel secondo caso).<br />
22
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Particolare aspetto, però, del fattore di incremento dinamico DIF e la non-linearità<br />
che lo caratterizza indipendentemente da qualsiasi variabile intrinseca del<br />
materiale: infatti, l’andamento di questo coefficiente amplificativo in funzione<br />
della velocità di deformazione ha un aspetto bi-lineare nel piano logaritmico ε& -<br />
DIF con cambio di pendenza situato in prossimità <strong>dei</strong> 30 s -1 [10].<br />
La non-linearità del DIF rende, quindi, indispensabili le attività sperimentali<br />
orientate allo studio del <strong>comportamento</strong> dinamico <strong>dei</strong> materiali per una<br />
conoscenza più accurata della reale risposta meccanica sotto azioni con elevato<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> non altrimenti ricostruibile se non utilizzando relazioni sperimentali<br />
affette da una naturale approssimazione <strong>dei</strong> ri<strong>sul</strong>tati [10].<br />
23
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Appendice 1.a - Confronto tra due calcestruzzi di uguale resistenza<br />
confezionati in modo diverso<br />
Un esempio lampante di quanto possa essere importante lo studio del<br />
<strong>comportamento</strong> del calcestruzzo sottoposto ad azioni con elevate velocità di<br />
applicazione può essere il confronto tra due tipi di miscele cementizie diverse che<br />
hanno uguale resistenza in condizioni quasi-statiche, ma che esibiscono<br />
comportamenti diversi in condizioni di elevate velocità di deformazione.<br />
Per eseguire il calcolo adottiamo il metodo del Faury perché meglio risponde alle<br />
nostre esigenze permettendo di utilizzare assortimenti granulometrico che si<br />
discostano dalla curva di riferimento o curva ideale di distribuzione degli inerti.<br />
Esempio numerico:<br />
I componenti base nelle due diverse miscele sono gli stessi così da concentrare<br />
l’attenzione <strong>sul</strong>la variabile sotto esame:<br />
• R bk 25 MPa;<br />
• ρ=30 mm;<br />
• D MAX =25 mm;<br />
• inerti a spigoli arrotondati;<br />
• consistenza ferma del calcestruzzo e pistonatura accurata in fase di getto;<br />
• sabbia caratterizzata dalla seguente distribuzione:<br />
Diametro del vaglio φ<br />
% in peso del passante<br />
[mm] [%]<br />
0.1 2 %<br />
0.4 35 %<br />
1.6 75 %<br />
6.3 92 %<br />
12.5 100 %<br />
Tabella 1. 7 - Assortimento granulometrico della sabbia utilizzata per confezionare i due<br />
conglomerati cementizi<br />
24
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
I) miscela con inerti grossi<br />
Dall’analisi granulometrica degli aggregati grossi la percentuale in peso del<br />
passante al vaglio φ ri<strong>sul</strong>ta:<br />
Diametro del vaglio φ<br />
% in peso del passante<br />
[mm] [%]<br />
1.6 8 %<br />
6.3 16 %<br />
12.5 42 %<br />
25.0 100 %<br />
Tabella 1. 8 - Assortimento granulometrico degli aggregati utilizzati per confezionare il<br />
calcestruzzo con inerti grossi<br />
II) miscela con inerti fini<br />
Nel caso, invece, di un assortimento di aggregati più fini la percentuale in peso del<br />
passante al vaglio φ ri<strong>sul</strong>ta<br />
Diametro del vaglio φ<br />
% in peso del passante<br />
[mm] [%]<br />
1.6 4 %<br />
6.3 63 %<br />
12.5 96 %<br />
25.0 100 %<br />
Tabella 1. 9 - Assortimento granulometrico degli aggregati utilizzati per confezionare il<br />
calcestruzzo con inerti fini<br />
Le due miscele così confezionate esibiscono lo stesso <strong>comportamento</strong> in termini<br />
di resistenza in condizioni quasi-statiche con un valore ultimo pari proprio al dato<br />
di progetto: 25 MPa.<br />
Non è così per le risposte a sollecitazioni applicate con alte velocità di<br />
deformazione perché, in questo caso, il DIF che compete alle due miscele è<br />
25
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
sensibilmente diverso variando in questo modo il <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> due<br />
calcestruzzi.<br />
Se, ad esempio, paragonassimo il <strong>comportamento</strong> in compressione e trazione di<br />
due provini confezionati con le due miscele diverse sottoponendoli a condizioni di<br />
impatto ed esplosione otterremmo:<br />
Compressione<br />
Trazione<br />
Provino con Provino con<br />
aggregati grossi aggregati fini<br />
(tipo A)<br />
(TIPO B)<br />
Resistenza di progetto<br />
cond. quasi-statica (MPa)<br />
25 25<br />
DIF impatto 1.51 1.64<br />
Resistenza ipotizzata<br />
cond. impatto (MPa)<br />
37.75 41.00<br />
DIF esplosione 1.78 2.32<br />
Resistenza ipotizzata<br />
cond. esplosione (MPa)<br />
44.50 58.00<br />
Resistenza di progetto<br />
cond. quasi-statica (MPa)<br />
1.94 1.94<br />
DIF impatto 1.70 2.09<br />
Resistenza ipotizzata<br />
cond. impatto (MPa)<br />
3.30 4.05<br />
DIF esplosione 2.55 3.93<br />
Resistenza ipotizzata<br />
cond. esplosione (MPa)<br />
4.95 7.62<br />
Differenza %<br />
rispetto al tipo A<br />
9 %<br />
30 %<br />
23 %<br />
54 %<br />
Tabella 1. 10 – Incremento percentuale di resistenza a compressione e trazione tra i due provini<br />
con aggregati diversi<br />
26
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
1.2 I metalli<br />
1.2.1 Effetti <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> <strong>dei</strong> materiali metallici<br />
Così come accade per il calcestruzzo, anche le proprietà <strong>dei</strong> metalli mostrano una<br />
sensibilità alla velocità di deformazione da cui ri<strong>sul</strong>tano positivamente influenzate<br />
al crescere della stessa. I miglioramenti delle caratteristiche meccaniche però, in<br />
questo caso, sono di diversa natura essendo totalmente differenti dal punto di vista<br />
chimico-strutturale i due materiali. Infatti, mentre nel caso del calcestruzzo la<br />
sensibilità alla velocità di deformazione è da imputare soprattutto alla variazione<br />
<strong>dello</strong> sviluppo del processo fessurativo se sottoposto ad azioni veloci, nel caso<br />
dell’acciaio il ruolo più importante è rappresentato dalle dislocazioni e dalla loro<br />
evoluzione durante il percorso deformativo ad elevato <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Proprio a causa<br />
della forte dipendenza del <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> a scala macroscopica<br />
(dell’ordine del cm) dai processi che si sviluppano a scala meso- e microscopica<br />
(dell’ordine rispettivamente del mm e del μm), non possono essere trascurati gli<br />
elementi cardini alla base della teoria <strong>dei</strong> metalli.<br />
Lo studio <strong>dei</strong> materiali metallici è strutturato su diverse fasi corrispondenti ai<br />
distinti livelli di osservazione; a scala nanoscopica i metalli si presentano come<br />
atomi fortemente legati dal punto di vista chimico e molto vicini gli uni agli altri a<br />
formare “pacchetti” di diversa forma e disposizione interna. E sono proprio queste<br />
ultime caratteristiche che forniscono il “grado di impacchettamento” del materiale<br />
cioè la misura di quanto gli atomi sono costipati all’interno del reticolo cristallino<br />
delineando già il <strong>comportamento</strong> finale del metallo a scala reale.<br />
Passando ad un livello visivo più alto, i pacchetti si uniscono formando <strong>dei</strong> “fogli”<br />
piani che, sovrapponendosi, cominciano a dare forma a quello che poi sarà il<br />
ri<strong>sul</strong>tato finale a scala macroscopica, un unico elemento solido dotato di spessore.<br />
È a questo punto, a scala microscopica, che difetti di assemblaggio <strong>dei</strong> fogli<br />
originano le cosiddette “dislocazioni”, piccolissime imperfezioni geometriche che<br />
però hanno un grande peso nella determinazione delle proprietà meccaniche finali<br />
27
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
del metallo. Le dislocazioni possono essere di diverso tipo a seconda che siano<br />
contenute nel singolo piano o che, al contrario, interessino più piani adiacenti:<br />
rispettivamente si hanno le dislocazioni “a spigolo” (o edge dislocation) e le<br />
dislocazioni “a vite” (anche dette screw dislocation). Un’importante caratteristica<br />
di queste imperfezioni se sottoposte ad azioni deformative è la loro relativa libertà<br />
di movimento all’interno del materiale che determina a scala macroscopica una<br />
maggiore o minore rigidezza del metallo. In aggiunta, per livelli deformativi spinti<br />
in campo plastico, la nascita di nuove imperfezioni dell’uno o dell’altro tipo,<br />
rispettivamente a causa di rottura totale o parziale <strong>dei</strong> fogli metallici, ed il loro<br />
scorrimento all’interno degli stessi, determina le caratteristiche di duttilità di<br />
questi materiali.<br />
A livello mesoscopico, a seguito <strong>dei</strong> processi termici a cui i metalli sono<br />
sottoposti nella fase di forgiatura o nei vari trattamenti (processing) tesi a definire<br />
le caratteristiche di qualità del metallo, le dislocazioni presenti si muovono<br />
raggruppandosi all’interno del materiale e dando vita ad una “trama di grani” di<br />
diversa dimensione, forma ed orientazione. Di riflesso, come le dislocazioni, così<br />
anche i grani contribuiscono alla determinazione delle proprietà meccaniche del<br />
metallo influenzando oltre che la rigidezza e la duttilità, anche le proprietà<br />
elettroniche e magnetiche.<br />
La combinazione di tutto quanto avviene alle diverse scale di visione si riflette in<br />
quello che è il <strong>comportamento</strong> finale del materiale a scala macroscopica con le sue<br />
caratteristiche meccaniche ed il suo <strong>comportamento</strong> rispetto alle azioni statiche o<br />
dinamiche.<br />
Gli effetti positivi che si risentono <strong>sul</strong>la risposta meccanica <strong>dei</strong> metalli sottoposti<br />
ad azioni applicate con elevate velocità di deformazione sono principalmente:<br />
• un incremento della tensione di snervamento (yield stress);<br />
• un incremento della tensione di rottura (ultimate stress);<br />
• un incremento della deformazione in condizioni di rottura (ultimate <strong>strain</strong>)<br />
[12];<br />
• un incremento della deformazione uniforme [12];<br />
• un incremento della duttilità del materiale.<br />
28
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Figura 1. 13 - Evoluzione del legame costitutivo dell’acciaio in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
Rimane invece inalterata, a differenza di quanto avveniva per il calcestruzzo, la<br />
rigidezza elastica del materiale che non risente della sensibilità alla velocità di<br />
deformazione: questa indifferenza può essere soprattutto imputata al fatto che il<br />
<strong>comportamento</strong> elastico del metallo è da attribuire alla densità di dislocazioni<br />
presenti o, a scala mesoscopica, alla dimensione e forma <strong>dei</strong> grani che<br />
costituiscono la trama del materiale, fattori indipendenti dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [11].<br />
La velocità di deformazione, invece, influenza solo il prolungamento della fase<br />
elastica, dovuto ad una maggiore apertura delle dislocazioni presenti, e per quanto<br />
riguarda il ramo plastico, il ritardo <strong>dello</strong> sviluppo di nuovi difetti all’interno del<br />
metallo: in alcun modo influisce la risposta elastica in termini di rigidezza del<br />
materiale.<br />
Inoltre, non possono essere trascurati due ulteriori importanti fenomeni che<br />
condizionano la risposta meccanica <strong>dei</strong> provini metallici ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>:<br />
• l’effetto Joule;<br />
• la corrispondenza tra curva sforzo-deformazione ingegneristici e reali.<br />
Infatti, la lettura <strong>dei</strong> dati a valle dell’attività sperimentale, senza opportuni<br />
interventi correttivi che tengono conto di questi effetti, potrebbe dare adito a<br />
conclusioni erronee <strong>sul</strong>l’effettivo <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali ad elevati <strong>strain</strong><strong>rate</strong>.<br />
29
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Il primo <strong>dei</strong> due consiste nel fatto che durante i test, se la velocità di deformazione<br />
è sensibilmente elevata (dell’ordine di 10 2÷3 s -1 ), il provino subisce una<br />
trasformazione non isoterma a causa della trasformazione dell’energia meccanica<br />
in flussi di calore. Per questo motivo, il legame costitutivo presenta due distinti<br />
valori di snervamento che si susseguono dopo la caduta di tensione provocata dal<br />
decadimento delle caratteristiche meccaniche.<br />
Figura 1. 14 - Tensione di snervamento dell’acciaio con effetto Joule<br />
Ciò è dovuto al fatto che all’interno del campione, la grande quantità di energia<br />
sviluppata, provoca un innalzamento della temperatura (effetto Joule) che porta al<br />
peggioramento delle caratteristiche meccaniche ed, in alcuni casi, fino al<br />
“rammollimento” del materiale. Quindi, nel caso in cui non fossimo interessati<br />
alla reale risposta del materiale con annessi gli effetti provocati dal riscaldamento<br />
del provino, ma lo studio fosse orientato alla conoscenza <strong>dei</strong> meccanismi alla base<br />
della risposta meccanica del metallo dovremmo operare una correzione <strong>dei</strong><br />
ri<strong>sul</strong>tati sperimentali rendendo il mo<strong>dello</strong> teorico indipendente dalla temperatura.<br />
La revisione in tal senso viene effettuata in due stadi: dapprima identificando la<br />
relazione che intercorre tra velocità di deformazione, temperatura e tensioni nel<br />
provino mediante un’analisi termica a differenti temperature di prova e poi<br />
calibrando un mo<strong>dello</strong> analitico (usando il legame costitutivo di Johnson & Cook)<br />
che possa descrivere l’andamento della risposta meccanica del metallo [11].<br />
30
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Figura 1. 15 - Correzione della tensione di snervamento dell’acciaio dall’effetto Joule<br />
L’altro aspetto da non trascurare per la corretta interpretazione della sensibilità<br />
allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> è l’evoluzione del processo deformativo ed il fenomeno della<br />
strizione che, pur presentandosi in modo relativamente diffuso nel provino,<br />
presenta diverse velocità di assottigliamento con un massimo nella parte centrale.<br />
Questi due aspetti fanno si che il diagramma delle effettive tensioni nel provino<br />
sia sensibilmente diverso rispetto a quello senza correzioni restituito dalle prove:<br />
infatti, se come ri<strong>sul</strong>tato <strong>dei</strong> test si ottengono curve decrescenti dopo il picco di<br />
snervamento, apportando le dovute correzioni alla reale superficie resistente<br />
durante tutto il processo, il legame costitutivo riacquista la forma tipica incrudente<br />
con ramo plastico crescente [13].<br />
La corrispondenza tra valori ingegneristici e valori reali della curva tensionideformazioni<br />
si esplica secondo le seguenti relazioni<br />
• la true-stress è definita come<br />
F<br />
σ =<br />
A<br />
(1)<br />
dove F è la forza agente;<br />
A è la sezione istantanea sollecitata;<br />
31
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
• la true-<strong>strain</strong>, prima che nel provino incorra la strizione, è data da<br />
⎛<br />
ln L ⎞<br />
ε = ⎜ ⎟<br />
⎝L 0 ⎠<br />
(2)<br />
dove L è la lunghezza istantanea anche detta gauge length;<br />
è la lunghezza iniziale del provino;<br />
L 0<br />
• la engineering stress, invece. è definita come<br />
F<br />
s = (3)<br />
A<br />
dove A 0 è la sezione iniziale del provino;<br />
• la engineering <strong>strain</strong>, infine, è data dalla relazione<br />
ΔL<br />
e = (4)<br />
L<br />
dove ΔL è la variazione di lunghezza del provino pari a L-L 0 .<br />
0<br />
0<br />
Fintanto che la deformazione del provino è uniforme lungo la gauge length, la<br />
true-stress e la true-<strong>strain</strong> corrispondono ai valori ingegneristici di tensione e<br />
deformazione. Si possono allora ricavare le relazioni che legano i valori reali ed<br />
ingegneristici:<br />
imponendo, infatti, che la trasformazione sia isocora si ha che<br />
per cui<br />
e quindi esplicitando L<br />
riscrivendo la (1) come<br />
L0⋅ A0<br />
= L⋅ A (5)<br />
A0<br />
A<br />
L<br />
= (6)<br />
L<br />
0<br />
0<br />
A0 L0<br />
+ ΔL<br />
= = 1+ e (7)<br />
A L<br />
F A0 F A0<br />
σ = ⋅ = ⋅<br />
A A A A<br />
0 0<br />
ed inserendo al suo interno la (3) e la (7) si arriva a<br />
( 1 e)<br />
σ = s + (8)<br />
32
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Infine, sostituendo la (7) nella (2) si ottiene<br />
( e)<br />
ε = ln 1+ (9)<br />
La (8) e la (9) restano valide nell’intervallo di processo in cui la deformazione<br />
resta uniforme distribuita lungo tutto il provino. Quando comincia la strizione per<br />
la true-stress continua a valere la (1) mentre per calcolare la true-<strong>strain</strong> deve<br />
essere misurata l’area della sezione alla base dell’assottigliamento tranne che nel<br />
caso in cui, noti L ed L 0 durante tutto il processo, la strizione è posizionata al<br />
centro di esse.<br />
Infine, essendo la (5) valida anche nella gauge section la true-<strong>strain</strong> potrebbe<br />
essere calcolata dalla relazione<br />
⎛<br />
ε ln A ⎞<br />
= ⎜ ⎟ (10)<br />
⎝ A0<br />
⎠<br />
dove A è l’area della sezione alla base della strizione.<br />
Figura 1. 16 - Differenza tra le curve σ-ε ed s-e per un acciaio da carpenteria<br />
33
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
1.2.2 Fattori che influenzano il <strong>comportamento</strong> dinamico <strong>dei</strong> materiali<br />
metallici<br />
I fattori che influenzano il <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali metallici ad alta velocità<br />
di deformazione e che, quindi, determinano risposte meccaniche diverse a seconda<br />
del metallo considerato sono molteplici e possono essere individuati<br />
ordinatamente facendo riferimento ai differenti cicli di produzione a cui sono<br />
sottoposti. In questa sede si tratteranno solo i metalli di interesse per l’ingegneria<br />
civile e, quindi, saranno analizzati quelli derivanti dalla trasformazione <strong>dei</strong><br />
minerali di ferro: ferro, acciaio e ghisa.<br />
Partendo dal processo di trasformazione degli ossidi di ferro (magnetite ed<br />
ematite) il primo importante fattore da considerare è la presenza di elementi<br />
diversi che, costituendo delle impurezze all’interno <strong>dei</strong> minerali di base, si<br />
inseriscono nella struttura cristallina modificano le proprietà meccaniche <strong>dei</strong><br />
metalli ferrosi. Gli elementi che possono inizialmente far parte della struttura di<br />
questi materiali sono: il carbonio C, il silicio Si, il manganese Mn, il fosforo P e<br />
lo zolfo S. Anche altri elementi possono trovarsi all’interno <strong>dei</strong> metalli ferrosi per<br />
aggiunta di rottami d’acciaio, alluminio e calce che, a vario titolo, intervengono<br />
per “purificare” il materiale da tenori troppo elevati degli elementi inizialmente<br />
presenti.<br />
Esaminando i vari casi possiamo dire che il crescente tenore di carbonio aumenta<br />
la sensibilità e quindi le prestazioni ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> ostacolando la<br />
formazione di nuove dislocazioni o la loro ridistribuzione [14].<br />
Ordinatamente sono riportate le scansioni effettuate al microscopio elettronico di<br />
acciai con basso, medio ed alto tenore di carbonio a seguito di due prove con<br />
diverse velocità di deformazione rispettivamente di 1.1·10 3 e 5.5·10 3 s -1 . Come si<br />
può notare, la crescente percentuale di carbonio ostacola sempre più la formazione<br />
di trame articolate di difetti dando luogo, a rottura, ad accumuli di difetti poco<br />
sviluppati e quindi grani di grosse dimensioni.<br />
34
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Figura 1. 17 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con basso tenore di carbonio<br />
(low carbon steel)<br />
Figura 1. 18 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con medio tenore di carbonio<br />
(medium carbon steel)<br />
Figura 1. 19 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con alto tenore di carbonio<br />
(high carbon steel)<br />
Acciai legati con atomi di silicio e manganese per basse velocità di deformazioni<br />
registrano un miglioramento delle caratteristiche meccaniche effetto però che non<br />
si mantiene costante anche per alti valori di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Infatti, la presenza di<br />
questi atomi fa sì che aumenti la sensibilità nei confronti della temperatura e che,<br />
quindi, per <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> elevati, la sensibilità alla velocità di deformazione si<br />
riduca. Un ulteriore peggioramento si può notare in termini di duttilità del<br />
materiale con allungamenti che, nel caso quasi-statico, possono spingersi sino al<br />
35
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
60÷70 % ma che, per elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>, regrediscono a valori più contenuti<br />
dell’ordine del 45÷50 % [15].<br />
Figura 1. 20 - Diagramma sforzo-deformazione per un acciaio con precipitazioni di Si e Mn per<br />
differenti <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s<br />
Per gli acciai prodotti con l’aggiunta di atomi di nichel, rame ed alluminio<br />
possiamo introdurre un discorso più ampio per cui se da un lato la sensibilità alla<br />
velocità di deformazione è molto meno pronunciata rispetto ad un acciaio senza<br />
precipitazioni, dall’altro tale perdita di sensibilità è compensata dall’aumento<br />
della capacità duttile di qualche unità percentuale [16].<br />
Figura 1. 21 - Diagramma true stress-<strong>strain</strong> per un acciaio con precipitazioni di Ni, Cu e Al per<br />
differenti <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s<br />
36
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Prova a sostegno della scarsa variabilità della risposta meccanica allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
per acciai con la presenza di tali precipitazioni è rappresentata dall’analisi<br />
comparativa al microscopio elettronico delle superfici di rottura del metallo per<br />
due diverse velocità di deformazione (rispettivamente 1 s -1 e 7.18·10 2 s -1 ). Si nota,<br />
infatti, per le diverse velocità di deformazione, che la struttura rimane<br />
sostanzialmente invariata sia dal punto di vista della densità superficiale delle<br />
rugosità sia per quel che riguarda la loro altezza.<br />
Figura 1. 22 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura di un acciaio con<br />
precipitazioni di Ni, Cu e Al in condizione quasi-statiche e per elevato <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
Altro importantissimo fattore che influenza la sensibilità alla velocità di<br />
deformazione è il particolare processo di produzione seguito dall’acciaio/ghisa. In<br />
particolare ri<strong>sul</strong>ta rilevante la fase di raffreddamento che l’austenite (prima forma<br />
del metallo ferroso dopo la fusione <strong>dei</strong> minerali) subisce e che determina la<br />
trasformazione in martensite (attraverso velocità di raffreddamento superiore al<br />
limite critico) o perlite (composto stabile di ferrite-cementite ottenuto con<br />
modeste velocità di raffreddamento). Nel caso della martensite il “congelamento”<br />
della struttura austenitica e, quindi, il mancato sviluppo e/o movimento delle<br />
dislocazioni, determina la qualità di durezza superficiale ma, allo stesso tempo,<br />
fragilità e scarsa tenacia. La perlite, invece, rappresenta un compromesso tra<br />
proprietà elastiche e resistenza meccanica in quanto, durante la fase di<br />
raffreddamento eseguita a modeste velocità, si creano le condizioni favorevoli per<br />
la nascita e l’organizzazione delle dislocazioni. Le conseguenze per la sensibilità<br />
alla velocità di deformazione delle due diverse strutture dovrebbero portare nel<br />
37
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
primo caso ad un miglioramento contenuto in fase elastica, ma una buona crescita<br />
delle capacità duttile ed incrudente. Al contrario, per il secondo caso il<br />
miglioramento più significativo sarebbe ipotizzabile per la fase elastica mentre, in<br />
campo plastico la struttura più ordinata dà luogo a minori ostacoli per lo sviluppo<br />
di una trama ordinata.<br />
Infine, ruolo altrettanto importante è rivestito dai trattamenti termici di ricottura,<br />
normalizzazione, tempra e rinvenimento a cui il metallo, con la voluta percentuale<br />
di ciascun elemento, spesso viene sottoposto per migliorare una o più<br />
caratteristiche meccaniche.<br />
Nel caso della tempra, spesso accompagnata anche dal rinvenimento (processo di<br />
bonifica) accade che, a seguito del trattamento termico subito, l’acciaio presenti<br />
una grana più fine. Ciò, ad elevate velocità di deformazione, prolunga la risposta<br />
elastica ritardando lo sviluppo di nuove dislocazioni e migliora il ramo plastico<br />
evitando l’allineamento <strong>dei</strong> difetti. Facilmente, dalle scansioni effettuate con il<br />
microscopio elettronico, si può notare che se per la prova monotona quasi-statica<br />
la dispersione delle dislocazioni si presenta abbastanza regolare e strutturata<br />
secondo una trama con un orientamento preferenziale, nel caso di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
elevato i difetti presenti amplificano le loro dimensioni ma non si riesce ad<br />
individuare una trama regolare delle dislocazioni [17].<br />
È infatti presente un minor numero di piani di scorrimento probabilmente già<br />
esistente prima della prova e, si intravedono piccoli difetti che tuttavia non<br />
riescono a determinare nuovi piani di scorrimento.<br />
Figura 1. 23 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura in condizione<br />
quasi-statiche per un acciaio temprato<br />
38
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Figura 1. 24 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura ad elevata velocità<br />
di deformazione per un acciaio temprato<br />
Come l’acciaio così anche la ghisa gode della positiva sensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
esibendo, per velocità di deformazione crescenti, resistenze sempre maggiori.<br />
L’alta percentuale di carbonio inglobata all’interno della struttura, però fa si che la<br />
duttilità si riduca e la rottura rimanga di tipo fragile [18].<br />
Figura 1. 25 - Legame costitutivo della ghisa per diverse velocità di deformazione<br />
39
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
1.3 I materiali polimerici fibrorinforzati: gli FRP<br />
1.3.1 Effetti <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> degli FRP<br />
Lo sviluppo della tecnologia <strong>dei</strong> polimeri, orientato alla produzione di materiali da<br />
applicare nel campo delle strutture, ha fatto si che negli ultimi decenni gli FRP<br />
(fiber reinforced polymer) abbiano conquistato una posizione di interesse<br />
all’interno <strong>dei</strong> materiali usati nell’ingegneria civile. Si è venuto così a creare una<br />
vasta gamma di materiali caratterizzata dalla grande versatilità capaci di adattarsi<br />
a molte situazioni progettuali. In questo contesto poi, la crescente attenzione<br />
dell’ingegneria civile verso lo studio del <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali sottoposti<br />
ad azioni dinamiche ha fatto sì che anche i compositi fibro-rinforzati siano stati<br />
oggetto d’indagine. La natura composita ed i vari sistemi di applicazione di questo<br />
tipo di materiali hanno indirizzato la ricerca verso lo studio distinto del<br />
<strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> singoli componenti, per capire l’influenza di ognuno<br />
all’interno del <strong>comportamento</strong> globale del sistema FRP. In questo senso,<br />
numerose sono le attività sperimentali condotte per studiare il <strong>comportamento</strong><br />
della resina e del composito nella sua interezza, scarsi ri<strong>sul</strong>tati, invece, si sono<br />
avuti nell’indagine della risposta delle sole fibre a causa delle difficoltà tecniche<br />
nell’effettuare i test.<br />
Possiamo allora distinguere gli effetti che lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> provoca nei confronti<br />
della resina e del materiale composito nel seguente modo:<br />
per la resina (epossidica) in compressione, a seconda delle condizioni di<br />
polimerizzazione (a caldo o a freddo) si ottiene [19]:<br />
• un miglioramento della rigidezza elastica (Young’s modulus);<br />
• un consistente miglioramento del limite elastico;<br />
• per <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> dell’ordine di 1500÷2000 s -1 , una lieve riduzione della<br />
capacità duttile del provino;<br />
• anomalia di forma a rottura.<br />
40
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Figura 1. 26 - Anomalia di forma in condizioni di rottura della resina epossidica in compressione<br />
Figura 1. 27 - Legami sforzo-deformazioni in compressione dell’adesivo epossidica polimerizzato<br />
a caldo e a freddo<br />
Analizzando le curve di risposta del materiale, concentrandosi in particolar modo<br />
<strong>sul</strong> solo tratto plastico, si può osservare che essi differiscono per un fattore di<br />
scala legato alle diverse velocità di deformazione.<br />
Figura 1. 28 - Ramo plastico <strong>dei</strong> legami tensione-deformazione in compressione con <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
per l’adesivo epossidica polimerizzato a caldo e a freddo<br />
Ponendo, quindi,<br />
σ<br />
DIF =<br />
σ<br />
dynamic<br />
static<br />
41
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
possiamo diagrammare il fattore di incremento dinamico in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong><strong>rate</strong><br />
Figura 1. 29 - Coefficiente di incremento dinamico della tensione in compressione per la resina<br />
epossidica<br />
in trazione, invece, si osserva [19]:<br />
• un incremento della resistenza ultima (ultimate stress);<br />
• il cambiamento della modalità di rottura da duttile a fragile;<br />
• un lieve miglioramento della rigidezza elastica (Young’s modulus)<br />
Figura 1. 30 - Legami sforzo-deformazione in trazione con <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> dell’adesivo epossidico<br />
Anche in questo caso possiamo relazionare le tensioni di rottura ottenute per<br />
elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> a quelle del caso statico ottenendo il coefficiente di incremento<br />
dinamico in trazione<br />
42
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Figura 1. 31 - Coefficiente di incremento dinamico della tensione in trazione per l’adesivo<br />
epossidico<br />
Per il sistema composito FRP, infine, sia in trazione che in compressione con<br />
fibre orientate nella direzione dell’azione esterna, si nota [20] [21]:<br />
• un miglioramento della resistenza ultima;<br />
• un incremento della rigidezza elastica;<br />
• una riduzione della deformazione di rottura.<br />
Figura 1. 32 - Risposta meccanica in compressione del sistema composito con fibre orientate nella<br />
direzione dell’azione sollecitante<br />
43
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Figura 1. 33 - Risposta meccanica in trazione del sistema composito con fibre orientate nella<br />
direzione dell’azione sollecitante<br />
per trazione e compressione, invece, con direzione deviata rispetto<br />
all’orientamento delle fibre [22]:<br />
• un miglioramento della resistenza ultima;<br />
• una diminuzione della capacità deformativa.<br />
44
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
1.3.2 Fattori che influenzano il <strong>comportamento</strong> dinamico degli FRP<br />
Per quanto riguarda lo studio <strong>dei</strong> fattori che influenzano il <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong><br />
sistemi FRP, un discorso esauriente potrebbe essere fatto solo se si disponesse <strong>dei</strong><br />
dati relativi alla sensibilità alla velocità di deformazione di ciascuno <strong>dei</strong> suoi<br />
componenti. Con i ri<strong>sul</strong>tati a disposizione, però, può comunque essere formulata<br />
un’ipotesi coerente che spiega bene il <strong>comportamento</strong> finale del sistema<br />
composito.<br />
All’interno del complesso FRP le fibre hanno il compito di assorbire e, quindi,<br />
contrastare le sollecitazioni imposte ed hanno un meccanismo di rottura basato <strong>sul</strong><br />
collasso <strong>dei</strong> legami chimici che tengono uniti gli atomi del materiale. Alla resina,<br />
invece, è affidato il compito di distribuire alle fibre i carichi rendendole solidali e<br />
costituendo un sistema meccanicamente omogeneo dal punto di vista<br />
macroscopico.<br />
Associando a queste osservazioni i ri<strong>sul</strong>tati <strong>dei</strong> dati condotti <strong>sul</strong>la resina e <strong>sul</strong><br />
composito FRP si può ipotizzare che la sensibilità alla velocità di deformazione<br />
del sistema sia imputabile al solo <strong>comportamento</strong> della resina ai diversi <strong>strain</strong><strong>rate</strong>.<br />
Questo perché anche nelle prove con direzione di trazione diversa<br />
dall’orientamento delle fibre, laddove cioè le fibre giocano un ruolo marginale, si<br />
può comunque notare un miglioramento della risposta meccanica.<br />
Le resine universalmente usate sono quelle epossidiche ed appartengono alla<br />
categoria <strong>dei</strong> polimeri cioè materiali formati a livello microscopico da catene di<br />
molecole costituite da un gruppo di base ripetuto. A seconda del processo di<br />
polimerizzazione, condotto “a caldo” o “a freddo”, questi materiali subiscono<br />
cambiamenti a livello microscopico. Nel primo caso, la struttura più ordinata<br />
determina un <strong>comportamento</strong> migliore al crescere <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Infatti, anche<br />
in questo caso, come già accadeva per il calcestruzzo e per i metalli, la rottura si<br />
origina dall’evoluzione di imperfezioni strutturali già esistenti che sono molto più<br />
numerose nelle resine prodotte attraverso il processo di polimerizzazioni a freddo;<br />
per questo motivo, nelle risposte meccaniche sopra illust<strong>rate</strong>, il <strong>comportamento</strong><br />
45
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
delle resine con polimerizzazione a freddo restituiva ri<strong>sul</strong>tati più scadenti rispetto<br />
a quelle con polimerizzazione a caldo.<br />
Altro punto su cui focalizzare l’attenzione è la riduzione della tensione di rottura<br />
che si registra nei sistemi compositi. Apparentemente ri<strong>sul</strong>ta strano questo<br />
fenomeno perché, se la sensibilità alla velocità di deformazione è imputabile alla<br />
matrice resinosa ed il processo di crisi delle fibre si origina per rottura del legame<br />
chimico interno, la deformazione ultima dovrebbe rimanere la stessa. Se, però,<br />
inquadriamo bene il problema, ragionando in termini di sistema composito e<br />
quindi di ruoli <strong>dei</strong> singoli componenti, possiamo spiegare questa apparente<br />
incongruenza. Infatti, la rottura attivata a livelli di deformazione più bassi<br />
potrebbe essere la conseguenza del fatto che, nel trasferire gli sforzi alle fibre<br />
mettendole in compartecipazione, la resina non riesce ad assolvere la sua funzione<br />
completamente a causa <strong>dei</strong> tempi brevissimi in cui il processo avviene. Il ri<strong>sul</strong>tato,<br />
quindi, è quello di avere zone di concentrazione delle tensioni in cui la crisi si<br />
sviluppa prima senza che le altre fibre più lontane possano intervenire nel<br />
meccanismo.<br />
Nell’intento di portare a termine un discorso esaustivo, però, non si può<br />
prescindere dall’investigare in tutte le direzioni e sotto tutti gli aspetti possibili<br />
ciascun elemento alla base <strong>dei</strong> sistemi FRP. È per questo motivo che per<br />
convalidare le supposizioni formulate sarebbero necessarie attività sperimentali in<br />
questo senso soprattutto mi<strong>rate</strong> allo studio del <strong>comportamento</strong> delle fibre di<br />
rinforzo. A tal proposito, in attesa di campagne di prova con l’ intento di accertare<br />
l’insensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> per le fibre, possiamo gettare le base analitiche a<br />
sostegno della sperimentazione proponendo un semplice mo<strong>dello</strong> che metta in<br />
relazione il DIF della deformazione ultima del sistema FRP con i parametri<br />
meccanici della resina e del composito.<br />
La rigidezza del sistema può essere calcolata con la media pesata delle rigidezze<br />
<strong>dei</strong> singoli elementi:<br />
46
Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Er<br />
r<br />
⋅ A+ Ef<br />
f⋅A<br />
Ec = = Err+ Ef<br />
f (1)<br />
A<br />
dove E è il modulo di Young<br />
r ed f sono le percentuali di area rispettivamente della resina e delle fibre<br />
A è l’area totale del composito<br />
con i pedici c, r ed f si indicano rispettivamente i termini riferiti al<br />
composito, alla resina ed alle fibre.<br />
La resistenza statica e dinamica del composito è data (i termini dinamici sono<br />
contraddistinti dall’apice):<br />
( ) ε ( )<br />
f = f + f = ε E r⋅ A+ E f ⋅ A = A E r+ E f (2)<br />
c r f u r f u r f<br />
( ) ε ( )<br />
f ' = f ' + f ' = ε' E' r⋅ A+ E f ⋅ A = ' A E'<br />
r+ E f (3)<br />
c r f u r f u r f<br />
nell’ipotesi che le fibre non siano sensibili allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />
Se rapportiamo la resistenza dinamica a quella statica otteniamo il DIF del<br />
sistema:<br />
( ' )<br />
( E f )<br />
f ' ε '<br />
u<br />
A E<br />
c r<br />
r+ Ef f ε ' ⎛<br />
u<br />
E'<br />
r<br />
r Ef<br />
f ⎞<br />
DIF = = = ⎜ + ⎟<br />
fc εuA Err+ ε<br />
f<br />
u ⎝ Ec Ec<br />
⎠<br />
ed esprimendo il secondo termine in parentesi mediante la (1) si ha:<br />
ε'<br />
⎛<br />
u<br />
E'<br />
r<br />
r Err⎞ ε'<br />
⎡ ⎛<br />
u<br />
E'<br />
r<br />
r−<br />
Err⎞⎤<br />
DIF = ⎜ + 1− ⎟= ⎢1+<br />
r ⎜ ⎟⎥<br />
εu ⎝ Ec Ec ⎠ εu ⎣ ⎝ Ec<br />
⎠⎦<br />
A questo punto non resta che attendere di validare questa espressione attraverso il<br />
confronto con i dati ottenuti dalle attività sperimentali.<br />
(4)<br />
(5)<br />
47
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
Capitolo II<br />
Metodologie sperimentali per la misura delle<br />
caratteristiche tenso-deformative <strong>dei</strong> materiali sottoposti<br />
a regimi dinamici<br />
Ogni regime di velocità di deformazione ha delle sue criticità che devono essere<br />
rispettate specie nell’attrezzatura sperimentale che si adotta. Nello schema<br />
seguente sono riportate le criticità e le tecniche sperimentali idonee alla misura nei<br />
diversi intervalli di velocità.<br />
Strain-<strong>rate</strong><br />
Intervallo di<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
[s -1 ]<br />
Criticità<br />
Basso 10 -7 ÷ 10 -4 - allineamento del sistema<br />
- rigidità della macchina<br />
Medio 10 -4 ÷ 100<br />
- inerzia<br />
- effetti delle vibrazioni<br />
Tecnica sperimentale<br />
macchina universale<br />
macchina<br />
idro-pneumatica<br />
Alto > 100 - propagazione delle onde Hopkinson bar<br />
Tabella 2. 1 - Schema delle metodologie di indagine per i diversi <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> con indicazioni <strong>sul</strong>le<br />
tecniche sperimentali utilizzate e le relative criticità<br />
48
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
2.1 La Split Hopkinson Pressure Bar<br />
La tecnica della Barra di Hopkinson (Hopkinson bar technique) è scientificamente<br />
riconosciuta quale metodo di prova più idoneo per la misura delle proprietà<br />
meccaniche <strong>dei</strong> materiali con l’utilizzo della propagazione delle onde. Con essa si<br />
generano carichi impulsivi controllati che provocano la propagazione di onde<br />
piane elastiche di pressione nel materiale oggetto della prova.<br />
La versione tradizionale della barra di Hopkinson risale ai pionieristici lavori di<br />
ricerca condotti nel 1914 da Bertram Hopkinson (figlio di John Hopkinson, che fu<br />
il primo negli ultimi anni dell’800 a verificare sperimentalmente l’incremento di<br />
resistenza <strong>dei</strong> materiali soggetti ad impatto), nel 1948 da R. M. Davis, nel 1949 da<br />
H. Kolsky e più recentemente da U.S. Lindholm.<br />
Figura 2. 1 - Schema della barra di Hopkinson classica per prove di compressione<br />
Figura 2. 2 - SHPB della University of California San Diego<br />
49
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
La barra di Hopkinson classica consiste praticamente nella generazione di onde di<br />
tensione (di compressione o di trazione) provocate dall’impatto di un proiettile<br />
lanciato su una barra solitamente di sezione trasversale circolare chiamata input<br />
bar o barra incidente, la quale trasferisce l’impulso al provino inserito tra la input<br />
bar ed un’altra barra detta output bar o barra di trasmissione; durante il test, il<br />
provino si deforma plasticamente fino a rottura mentre le barre, incidente e di<br />
trasmissione, rimangono in campo elastico.<br />
Il proiettile viene generalmente sparato per mezzo di un piccolo apparato<br />
pneumatico a gas.<br />
Quando il proiettile impatta la barra incidente viene generato un impulso di<br />
compressione di ampiezza costante all’estremo della barra incidente e del<br />
proiettile. L’onda elastica piana di compressione incidente si propaga lungo<br />
l‘input bar, raggiunge l’interfaccia barra-provino e carica dinamicamente<br />
quest’ultimo.<br />
Il ri<strong>sul</strong>tato dell’interazione tra onda incidente e provino è governata dalle<br />
rispettive impedenze acustiche dipendenti dal materiale e dalle sezioni. Parte<br />
dell'onda viene riflessa, parte, invece, continua a viaggiare nel provino e nella<br />
barra di trasmissione.<br />
2.1.1 Aspetti teorici alla base del funzionamento della Barra di Hopkinson<br />
Il rispetto delle seguenti ipotesi di base sono necessarie nel permettere<br />
misurazioni accu<strong>rate</strong> delle proprietà meccaniche dinamiche <strong>dei</strong> materiali<br />
attraverso la barra di Hopkinson:<br />
• il diametro delle barre deve essere piccolo rispetto alla lunghezza<br />
dell’impulso in modo che la trasmissione delle onde avvenga senza alcuna<br />
dispersione (le barre rimangono sempre in campo elastico);<br />
• la lunghezza del provino deve essere piccola in modo che il tempo<br />
impiegato dall’onda per propagarsi al suo interno è trascurabile rispetto<br />
alla durata totale del test. Questa condizione permette all’interno del<br />
50
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
provino le riflessioni necessarie per raggiungere una distribuzione<br />
omogenea delle tensioni e delle deformazioni in tutta la lunghezza del<br />
provino, il che significa anche condizioni di equilibrio delle forze agenti<br />
<strong>sul</strong>le estremità del provino.<br />
Rispettando le due condizioni sopraccitate e rimanendo le due barre in campo<br />
elastico, può essere applicata la teoria della propagazione delle onde elastiche al<br />
sistema input bar-provino-output bar. In questo modo si possono ottenere le tre<br />
relazioni che permettono di calcolare la tensione, la deformazione e lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
nel materiale del provino in funzione del tempo misurando in maniera diretta<br />
l’impulso incidente, riflesso e trasmesso di ampiezza rispettivamente ε I , ε R ed ε T .<br />
Si consideri la seguente figura che rappresenta il sistema input bar-provino-output<br />
bar<br />
Input <strong>strain</strong>-gage measuring: ε I and ε R<br />
Input bar<br />
1 2<br />
L<br />
v 2<br />
v 1<br />
specimen<br />
Output bar<br />
Output <strong>strain</strong>-gage measuring: ε T<br />
A 0 , ρ 0 , C 0<br />
A , ρ , C<br />
Figura 2. 3 - Schema del provino inserito tra la barra incidente e riflettente per una prova con la<br />
barra di Hopkinson<br />
• dalla teoria della propagazione delle onde uni-dimensionali si ha<br />
dove σ è la tensione;<br />
ρ<br />
v<br />
C<br />
è la densità del materiale;<br />
σ = ρvC (1)<br />
è la velocità della particella;<br />
è la velocità del suono nel mezzo;<br />
• l’equazione costitutiva del materiale in campo elastico è<br />
σ = ε E (2)<br />
51
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
• essendo poi<br />
C<br />
= (3)<br />
ρ<br />
2 E<br />
• sostituendo la (1) nella (2) si ottiene<br />
v<br />
= Cε (4)<br />
• da questa relazione, misurando l’ε I e l’ε T è possibile calcolare la velocità<br />
dell’impulso alle due estremità del provino<br />
interfaccia 1 → v1 = C0ε<br />
I<br />
(per t=0)<br />
interfaccia 2 → v2 = C0εT<br />
per t>0 la velocità all’interfaccia 1 decresce perché parte dell’onda incidente<br />
viene riflessa; così si ha<br />
interfaccia 1 → v C ( ε ε )<br />
= − (per t>0) (6)<br />
1 0 I R<br />
• la velocità di deformazione può essere espressa come<br />
dε<br />
dt<br />
( ) − ( )<br />
v t v t<br />
L<br />
• sostituendo la (5) e la (6) nella (7)<br />
1 2<br />
& = =<br />
(7)<br />
ε<br />
( ε − ε ) − ( ε )<br />
dε<br />
C C C<br />
& = = = ( I () t −<br />
R() t −<br />
T () t ) (8)<br />
dt L L<br />
0 I R 0 T 0<br />
ε ε ε ε<br />
• da cui si può calcolare facilmente la deformazione del materiale<br />
integrando rispetto all’intervallo di tempo [0;t]<br />
C<br />
L<br />
() () ()<br />
t<br />
0<br />
ε = ⎡εI −εR −εT<br />
0 ⎣<br />
∫ t t t ⎤⎦<br />
dt (9)<br />
• per ottenere la tensione agente nel provino si impone l’equilibrio delle<br />
forze agenti all’interfacce per cui si ha<br />
σ<br />
• le due forze si calcolano come<br />
( ) − ( )<br />
F t F t<br />
2A<br />
1 2<br />
= (10)<br />
interfaccia 1 → F = A E ( ε + ε )<br />
1 0 0 I R<br />
interfaccia 2 → F = A E ( ε )<br />
2 0 0 T<br />
(5)<br />
(11)<br />
52
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
• da cui sostituendo la (11) nella (10) si ottiene<br />
AE<br />
= ( + + ) (12)<br />
2A<br />
0 0<br />
σ εI εR εT<br />
• sussistendo l’equilibrio nel provino ri<strong>sul</strong>ta ε<br />
I<br />
+ εR = εT<br />
per cui<br />
AE<br />
σ () t<br />
A<br />
2C<br />
t<br />
0<br />
ε =− εR<br />
() tdt<br />
L<br />
∫ (14)<br />
0<br />
0 0<br />
= εT<br />
(13)<br />
2C0<br />
& ε =− εR<br />
() t (15)<br />
L<br />
che sono le formule utilizzate per la costruzione <strong>dei</strong> legami costitutivi <strong>dei</strong><br />
materiali soggetti ad alte velocità di deformazione.<br />
2.1.2 La JRC Universal Modified Hopkinson Bar (MHB) per prove ad alte<br />
velocità di deformazione<br />
La barra di Hopkinson classica è stata usata principalmente per prove di<br />
compressione ad elevata velocità di deformazione soprattutto per piccoli provini<br />
di metallo.<br />
Una versione innovativa della barra di Hopkinson è stata sviluppata presso il Joint<br />
Research Center (sito di Ispra) della Commissione Europea, in modo da poter<br />
essere usata l’esecuzione di prove di trazione, compressione e taglio su provini<br />
polimerici o di metallo sia a temperatura ambiente che per valori molto bassi o<br />
estremamente elevati. Questo tipo di apparecchiatura permettere di eseguire prove<br />
negli intervalli di velocità di deformazione che vanno da 100 a 2000 s -1<br />
(estendibili a 50 s -1 per il limite inferiore e fino a 50000 s -1 per sollecitazione di<br />
taglio). Quattro esemplari di MHB sono installate nel laboratorio DynaMat<br />
dell’University of Applied Sciences of Southern Switzerland di Lugano.<br />
53
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
Figura 2. 4 - Esemplari di MHB del laboratorio DynaMat dell’University of Applied Scienses of<br />
Southern Switzerland<br />
Lo sviluppo della MHB è stato necessario per disporre di un’unica macchina<br />
capace di lavorare in trazione, compressione e taglio, generando onde di lunga<br />
durata indispensabili per condurre test intorno ai 100 s -1 imponendo grandi<br />
deformazioni prima della rottura del provino in metallo duttile. Infatti, per<br />
esempio possiamo considerare il caso di un test dinamico a <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> di 100 s -1<br />
per un provino con deformazione a rottura del 50% in cui la durata dell’onda deve<br />
essere di 5 ms per deformare il provino prima della rottura.<br />
Usando la barra di Hopkinson classica equipaggiata per test dinamici sarebbe<br />
necessario lanciare un proiettile lungo più di 10 m per ottenere un’onda di durata<br />
pari a qualche ms, compito difficile in particolar modo per la realizzazione<br />
dell’impatto piano tra il proiettile e la input bar. Quest’ultima, infatti, costituisce<br />
una condizione assolutamente necessaria per generare onde piane elastiche di<br />
tensione necessarie per la corretta analisi <strong>dei</strong> dati della barra di Hopkinson<br />
attraverso la più importante teoria della propagazione delle onde elastiche piane.<br />
Lo schema della MHB in trazione è<br />
54
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
Figura 2. 5 - Modified Hopkinson bar per prove di trazione<br />
La MHB consiste in una barra pretesa (che sostituisce il proiettile utilizzato nella<br />
versione classica della Hopkinson bar) che costituisce un’appendice solidale della<br />
input bar, seguita dall’output bar e dal provino inserito tra le due.<br />
Il funzionamento della MHB è basato <strong>sul</strong>l’accumulo di un certo quantitativo di<br />
energia meccanica elastica nella barra di pretensione. La barra pretesa è bloccata<br />
per mezzo di un sistema di blocco mentre l’altro estremo è collegato ad un<br />
attuatore idraulico per la messa in tensione.<br />
Una volta immagazzinata l’energia meccanica lungo la barra pretesa ed inserito il<br />
provino tra le due barre incidente e trasmittente, il meccanismo di blocco viene<br />
sganciato mediante la rottura fragile di un elemento, a questo punto si ha la<br />
generazione di due contemporanee onde elastiche piane:<br />
• un’onda di compressione che si propaga, alla rottura del pezzo fragile, dal<br />
sistema di blocco verso la sinistra della barra pretesa scaricandola;<br />
• un’altra onda, ma di trazione, si propaga dal sistema di blocco lungo la<br />
input bar, il provino e l’output bar portando il provino a rottura.<br />
La durata dell’impulso che carica il provino corrisponde al valore del tempo che<br />
l’onda di scarico impiega per coprire la distanza tra la sezione libera della barra e<br />
l’attuatore idraulico e ritornare indietro; l’ampiezza dell’impulso di tensione<br />
generato è pari alla metà del valore stabilito della pretensione statica nella barra<br />
realizzata a mezzo dell’attuatore idraulico.<br />
Usando una barra pretesa di 6 m di lunghezza è possibile generare onde di<br />
trazione di lunghezza 2.5 ms permettendo la deformazione fino alla rottura di un<br />
provino in materiale molto duttile sotto elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. In questo caso è<br />
necessario utilizzare una barra trasmittente di lunghezza corrispondente a quella<br />
55
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
pretesa per riuscire a leggere deformazioni del provino senza il disturbo provocato<br />
dalla sovrapposizione dell’onda riflessa dalla barra finale che potrebbe rendere<br />
molto complicata l’analisi <strong>dei</strong> dati registrati nel corso della prova.<br />
Il meccanismo di blocco permette di ottenere una rampa di salita del carico molto<br />
rapida dell’ordine <strong>dei</strong> 30 μs assicurando così che la propagazione dell’onda di<br />
tensione nel provino posto innanzi alla barra incidente sia piana ed elastica senza<br />
componenti di flessione.<br />
Infine, il diametro piccolo (circa 10 mm) rispetto alla lunghezza delle onde<br />
gene<strong>rate</strong> che sono dell’ordine di qualche metro, realizza le condizioni per la<br />
propagazione senza dispersione né assorbimento, lungo le barre incidente e<br />
trasmittente, alla velocità C 0 .<br />
Sulle barre incidente e di trasmissione, ad una certa distanza dal provino, vengono<br />
applicati degli estensimetrici elettrici a resistenza in semi-conduttori per registrare<br />
le deformazioni ε I provocate dall’impulso incidente, le deformazioni ε R causate da<br />
una parte dell’onda incidente riflessa all’interfaccia input bar-provino, le<br />
deformazioni ε T provocata dall’aliquota di onda incidente che viene sopportata dal<br />
provino e, quindi, trasmessa nell’output bar.<br />
Nella figura successiva vengono mostrati i dati di una prova dinamica di trazione<br />
realizzata con la MHB in cui è possibile osservare che:<br />
• il chiaro andamento delle onde incidente, riflessa e trasmessa;<br />
• il preciso piccolo intervallo dell’onda incidente dell’ordine <strong>dei</strong> 30 μs;<br />
• l’ampiezza costante dell’onda incidente;<br />
• la caratteristica similitudine tra dati dell’onda trasmessa con la relazione<br />
tensione-tempo registrata mediante un convenzionale test di trazione.<br />
56
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
1.4 10 4 0 0.0002 0.0004 0.0006 0.0008 0.001<br />
1.2 10 4<br />
input<br />
output<br />
Pulse [N]<br />
1 10 4<br />
8000<br />
6000<br />
4000<br />
2000<br />
0<br />
incident pulse<br />
reflected pulse<br />
transmitted pulse<br />
-2000<br />
Time [s]<br />
Figura 2. 6 - Registrazione delle onde incidente, riflessa e trasmessa misu<strong>rate</strong> <strong>sul</strong>l’input ed output<br />
bar durante una prova con la barra di Hopkinson modificata<br />
2.1.3 Set-up per esperimenti su provini di calcestruzzo e di acciaio<br />
Per determinare le proprietà meccaniche del calcestruzzo e dell’acciaio sotto<br />
carichi con elevata velocità di applicazione si usano tre differenti configurazioni<br />
della modified Hopkinson bar: la prima è costituita da barre con diametro<br />
dell’ordine <strong>dei</strong> 10 mm ed è stata utilizzata per prove dinamiche di campioni<br />
d’acciaio, le altre due vengono, invece, usate per testare provini di calcestruzzo<br />
rispettivamente di 20 e 60 mm.<br />
Set-up per provini di acciaio<br />
Il sistema consiste in due barre cilindriche di acciaio ad alta resistenza aventi<br />
diametro di 10 mm e lunghezza di 9 e 6 m rispettivamente per la barra incidente e<br />
trasmittente. Il provino metallico di diametro pari a 3 mm viene sagomato con le<br />
estremità filettate e poi avvitato tra le due barre provviste di controfilettatura<br />
57
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
Figura 2. 7 - Provino metallico sagomato ed avvitato tra le due barre incidente e di trasmissione<br />
per una prova con la barra di Hopkinson modificata<br />
Le due barre vengono strumentate mediante <strong>strain</strong>-gage in materiale semiconduttore<br />
che misurano le onde incidente, riflessa e trasmessa agenti nella<br />
sezione trasversale del provino. Come barra di pretensione viene utilizzata una<br />
parte della barra di input.<br />
La prova con la MHB si articola in due fasi descritte di seguito:<br />
• per prima cosa per mezzo dell’attuatore idraulico, con capacità massima di<br />
carico pari a 600 kN, viene messa in trazione la parte pretesa (6 m) della<br />
barra incidente del diametro di 10 mm; la pretensione accumulata nella<br />
barra viene trattenuta a mezzo di un sistema di blocco;<br />
• come seconda operazione, viene rotto il bullone fragile del sistema di<br />
blocco rilasciando un impulso <strong>meccanico</strong> di trazione della durata di 2.4 ms<br />
con velocità di carico lineare nell’intervallo di tempo, che si propaga lungo<br />
le barre incidente e trasmittente portando a rottura il provino metallico.<br />
58
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
Figura 2. 8 - Set-up della barra di Hopkinson modificata per test su provini metallici<br />
59
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
Set-up per il provino di calcestruzzo con diametro di 60 mm<br />
Il sistema consiste in due barre circolari di alluminio aventi lunghezza pari a 3 m e<br />
diametro di 60 mm in cui il provino di calcestruzzo è inserito ed incollato con una<br />
resina epossidica (resistenza a trazione > 30 MPa). In questo caso, il provino di<br />
calcestruzzo ha lo stesso diametro delle barre le quali vengono strumentate<br />
mediante l’applicazione di <strong>strain</strong>-gage in materiale semi-conduttore così da<br />
ottenere le necessarie misurazioni delle onde incidente, riflessa e trasmessa agenti<br />
nella sezione trasversale del provino.<br />
Il test con la MHB viene condotto come segue:<br />
• per prima cosa con l’attuatore idraulico, con massima capacità di carico di<br />
1 MN, viene caricata una barra di acciaio maraging ad alta resistenza della<br />
lunghezza di 3 m e del diametro di 35.8 mm; la pretensione accumulata<br />
nella barra è stata trattenuta da un dispositivo di blocco;<br />
• seconda operazione è quella di rompere il bullone fragile del dispositivo di<br />
blocco così da generare un impulso di tensione meccanica della durata di<br />
1200 ms con velocità di carico lineare durante questo brevissimo tempo,<br />
che si propaga lungo la barra incidente e trasmittente riportando la frattura<br />
del provino in calcestruzzo.<br />
Figura 2. 9 - Set-up della barra di Hopkinson modificata per test su provini in calcestruzzo<br />
1. attuatore idraulico; 2. barra d’acciaio ad alta resistenza per l’accumulo dell’energia (3 m);<br />
3. dispositivo di blocco; 4. barra incidente; 5. <strong>strain</strong>-gage per la misurazione dell’onda incidente e<br />
riflessa; 6. provino; 7. <strong>strain</strong>-gage per misurare l’onda trasmessa; 8. barra di trasmissione<br />
60
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
L’alluminio viene scelto come materiale per le barre incidente e trasmittente a<br />
causa della sua impedenza acustica, non molto lontana da quella del calcestruzzo.<br />
La lunghezza della barra incidente e trasmittente connesse al provino sono tali che<br />
la riflessione dell’onda dall’estremo più lontano non raggiunge il provino prima<br />
della rottura permettendo la raccolta <strong>dei</strong> dati senza interferenze.<br />
Il provino di calcestruzzo viene anch’esso strumentato mediante uno <strong>strain</strong>-gage<br />
utilizzato per misurare ed analizzare gli effetti della propagazione dell’onda al suo<br />
interno.<br />
Figura 2. 10 - Provino in calcestruzzo con <strong>strain</strong>-gage applicato pronto per una prova con la barra<br />
di Hopkinson modificata<br />
Prima della prova le superfici del calcestruzzo vengono levigate al fine di<br />
permettere un corretta applicazione alle barre di input e output.<br />
Set-up per il provino in calcestruzzo con diametro di 20 mm<br />
Il sistema consiste in due barre cilindriche di alluminio di diametro pari a 20 mm<br />
di lunghezza 3 e 6 m rispettivamente per la barra incidente e trasmittente. Il<br />
provino in calcestruzzo, <strong>dello</strong> stesso diametro delle barre, viene incollato tra di<br />
esse a mezzo di una resina epossidica (resistenza a trazione > 30 MPa). Le barre<br />
di input ed output vengono strumentate mediante <strong>strain</strong>-gage in materiale semiconduttore<br />
che misurano le onde incidente, riflessa e trasmessa agenti nella<br />
61
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
sezione trasversale del provino. La barra pretesa è in acciaio ad alta resistenza ed è<br />
connessa saldamente alla barra incidente.<br />
La prova con la MHB viene condotta nel seguente modo:<br />
• per prima cosa, per mezzo dell’attuatore idraulico, con capacità massima<br />
di carico pari a 600 kN, viene messa in pretensione la barra di acciaio ad<br />
alta resistenza di lunghezza pari a 6 m e diametro di 12 mm; la pretensione<br />
immagazzinata nella barra viene trattenuta mediante un sistema di blocco;<br />
• successivamente, viene rotto il bullone fragile del sistema di blocco che<br />
sprigiona l’impulso <strong>meccanico</strong> di trazione della durata di 2.4 ms con<br />
velocità di carico lineare durante questo breve intervallo di tempo, che si<br />
propaga lungo le barre di input ed output portando a rottura il provino in<br />
calcestruzzo.<br />
62
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
2.2 La Drop-weight impact machine<br />
La Drop-weight Impact Machine è un’apparecchiatura dalle dimensioni rilevanti<br />
(anche se ne esistono versioni in scala ridotta che hanno però capacità limitate in<br />
termini quantità di energia trasmessa al provino) capace di simulare alte velocità<br />
di deformazioni sfruttando l’energia cinetica di caduta di una massa battente. La<br />
macchina nel suo complesso è alta 3.50 m, poggia su una base di forma quadrata<br />
in pianta in calcestruzzo armato alta 0.90 m e larga 1.50 m ed è munita di un ariete<br />
rigido del peso di circa 3.38 kN provvisto di sistema frenante pneumatico.<br />
Figura 2. 11 - Schema di funzionamento della drop-weight impact machine<br />
La Drop-weight Impact Machine è costituita dai seguenti componenti:<br />
• la base munita di due appoggi strumentati, su cui viene alloggiato il<br />
provino, capaci di registrare sia la reazione verticale che orizzontale in<br />
modo da avere un quadro statico completo del processo;<br />
• un ariete rigido provvisto di maglio la cui caduta da altezza nota,<br />
all’impatto con il provino da testare, trasferisce energia che lo deforma<br />
fino a portarlo a rottura;<br />
63
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
• le guide che permettono all’ariete di scorrere secondo la direzione<br />
verticale impedendo svergolamenti e strumentate con fotocellule in modo<br />
da registrare i parametri del moto di caduta;<br />
• gli accelerometri installati lungo la semilunghezza della trave a distanza<br />
nota che permettono di ricostruire la deformata ed il moto di<br />
deformazione del provino.<br />
Figura 2. 12 - Drop-weight impact machine<br />
di un laboratorio tedesco<br />
Figura 2. 13 - Versione di dimensioni<br />
ridotte di drop-weight impact machine<br />
Quando la prova ha inizio, l’ariete viene fatto cadere da altezza nota quindi il<br />
maglio impatta la trave e ne provoca la deformazione fino a rottura; durante<br />
l’esperimento le fotocellule registrano il moto di caduta, gli accelerometri leggono<br />
lo spostamento <strong>dei</strong> punti della trave su cui sono installati e, per interpolazione,<br />
ricostruiscono il processo di deformazione dell’intera trave, infine, questi dati,<br />
mediante il principio <strong>dei</strong> lavori virtuali, vengono elaborati per calcolare l’energia<br />
di frattura d la risposta meccanica dell’elemento [5].<br />
64
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
Figura 2. 14 - Provino in calcestruzzo armato dopo il test con la drop-weight impact machine<br />
2.3 La Hydro-pneumatic Machine<br />
Per investigare circa il <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali in condizioni di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
intermedi viene utilizzata un’apparecchiatura denominata Hydro-pneumatic<br />
Machine [23]. Essa è stata sviluppata e brevettata presso il JRC di Ispra ed è<br />
presente presso il laboratorio DynaMat di Lugano.<br />
Come si può vedere dalla foto di seguito riportata, si tratta di un macchina dalle<br />
dimensioni contenute con funzionamento di base idro-pneumatico e che permette<br />
di condurre test su provini di acciaio con velocità fino a 50 s -1 .<br />
Figura 2. 15 - Hydro-pneumatic machine per prove a media velocità di deformazione<br />
65
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
Il corpo macchina della hydro-pneumatic è formato da tre organi sostanzialmente:<br />
• un serbatoio cilindrico diviso da un pistone a perfetta tenuta in due camere<br />
l’una riempita di gas a pressioni elevate, l’altra contenente acqua che<br />
all’atto di dare inizio alla prova viene evacuata attraverso un orifizio<br />
calibrato a mezzo di un elettro-valvola rapida;<br />
• un’asta cilindrica collegata rigidamente al pistone in comunicazione con<br />
l’esterno della camera riempita di gas a mezzo di una guarnizione ermetica<br />
da un lato e dall’altro connesso al provino da testare; in prossimità<br />
dell’attacco pistone-provino una piastra solidale col pistone permette di<br />
registrare i movimenti di quest’ultimo attraverso un trasduttore di<br />
spostamento non a contatto;<br />
• una barra elastica di cui un estremo è incastrato rigidamente al supporto<br />
fisso della macchina e l’altro viene connesso al provino metallico; la<br />
funzione di questa barra strumentata per la lettura delle deformazioni a<br />
mezzo di uno <strong>strain</strong>-gage è quella di leggere durante la prova il carico<br />
sopportato dal campione testato.<br />
Il funzionamento della hydro-pneumatic machine consiste nell’imprimere con<br />
elevata velocità una forza al pistone provocando una differenza di pressione nel<br />
serbatoio cilindrico svuotando la camera riempita di acqua.<br />
Schematicamente può essere descritto come di seguito:<br />
• le due camere del serbatoio vengono riempite l’una di gas e l’altra di acqua<br />
stabilendo lo stesso valore di pressione e quindi senza che siano applicate<br />
delle forza <strong>sul</strong>le facce del pistone che resta in equilibrio;<br />
• il provino viene fissato tra le due barre, quella collegata al pistone e quella<br />
elastica fissa strumentata;<br />
• attivando l’elettro-valvola rapida che tappava la camera riempita d’acqua<br />
la si mette in comunicazione con l’esterno e la forza esercitata dalla<br />
pressione del gas <strong>sul</strong>la faccia del pistone prevale. Il pistone comincia così<br />
ad accelerare riducendo le dimensioni della camera colma di acqua e<br />
provocando, simultaneamente, la fuoriuscita a velocità costante del liquido<br />
attraverso l’orifizio calibrato e l’applicazione al provino di un carico con<br />
66
Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />
TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />
deformazioni che si evolvono a <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> costante. Il movimento del<br />
pistone a velocità costante e, quindi, la costanza della velocità di<br />
deformazione durante tutta la prova sono legati principalmente<br />
all’applicazione della forza esercitata dal gas <strong>sul</strong>la superficie del pistone in<br />
modo costante. In questo senso buoni ri<strong>sul</strong>tati possono essere raggiunti<br />
limitando la variazione di volume della camera riempita di gas e quindi,<br />
conseguentemente contenendo la diminuzione di pressione al suo interno.<br />
Questo obiettivo può essere perseguito limitando l’escursione del pistone<br />
intorno a circa il 10% del volume della camera piena di gas;<br />
• il carico impresso al provino viene letto attraverso la barra dinamometrica<br />
elastica strumentata mentre l’allungamento viene registrato a mezzo del<br />
trasduttore di spostamento applicato <strong>sul</strong>la piastra collegata alla barra<br />
solidale con il pistone.<br />
Figura 2. 16 - Schema della hydro-pneumatic machine<br />
67
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Capitolo III<br />
Interpretazione analitica della sensibilità alla velocità di<br />
deformazione <strong>dei</strong> materiali strutturali<br />
Dal punto di vista computazionale nell’attività di progettazione, il miglioramento<br />
del <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> <strong>dei</strong> materiali interessati dal fenomeno della<br />
sensibilità alla velocità di deformazione viene tenuto in conto inserendo<br />
all’interno delle relazioni costitutive <strong>dei</strong> fattori correttivi.<br />
Questi ultimi vengono espressi, in modo diverso, a seconda della teoria di base a<br />
cui ci si riferisce ed hanno espressioni più o meno complesse in funzione del<br />
numero di variabili da considerare per la corretta analisi del <strong>comportamento</strong> del<br />
materiale oggetto di studio.<br />
Nel seguito verrà fatta una panoramica <strong>dei</strong> legami costitutivi, frutto delle attività<br />
sperimentali, che contemplano la sensibilità alla velocità di deformazione e,<br />
successivamente, saranno illustrati, relativamente ai materiali oggetto di questo<br />
lavoro, le relazioni contenute all’interno del codice di calcolo LS-Dyna ed<br />
utilizzate dal programma per modellare il <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> ad elevati<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> <strong>dei</strong> materiali.<br />
68
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
3.1 Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nei legami costitutivi sperimentali<br />
Lo sviluppo delle attività sperimentali e di conseguenza l’evoluzione delle<br />
conoscenze in materia di sensibilità alla velocità di deformazione ha consentito la<br />
formulazione di nuove principi che potessero interpretare questo fenomeno. Si è<br />
così assistito alla nascita talvolta di complesse teorie multi-disciplinari, talaltra di<br />
semplici equazioni che potessero assecondare i ri<strong>sul</strong>tati sperimentali e permettere<br />
la formulazione di previsioni <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali.<br />
La rassegna che segue di interpretazioni matematiche della sensibilità alla velocità<br />
di deformazione non ha l’intento di compilare lo stato dell’arte di questo<br />
argomento bensì viene elaborata per illustrare senza alcun ordine temporale o di<br />
importanza quelle relazioni a cui maggiormente ci si riferisce per ipotizzare la<br />
risposta dinamica <strong>dei</strong> materiali da testare.<br />
3.1.1 Mo<strong>dello</strong> di Cowper-Symond<br />
[24] Il mo<strong>dello</strong> di Cowper-Symonds è un legame costitutivo di natura<br />
semiempirica ed è la relazione più nota ed utilizzata in virtù della sua semplicità<br />
di applicazione e della grande disponibilità di dati in letteratura. Il suo utilizzo<br />
presuppone la conoscenza di due parametri funzione del materiale e si presenta in<br />
due forme sostanzialmente identiche:<br />
⎛ σ ⎞<br />
ln & ε = qln ⎜ − 1⎟+<br />
ln D<br />
⎝σ<br />
0 ⎠<br />
oppure, in maniera equivalente<br />
σ ⎛ & ε ⎞<br />
= 1+ ⎜ ⎟<br />
σ ⎝D<br />
⎠<br />
dove σ 0 è la tensione di snervamento statica;<br />
σ è la tensione di snervamento dinamica;<br />
ε& è la velocità di deformazione;<br />
q e D sono due parametri funzione del materiale.<br />
0<br />
1<br />
q<br />
69
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Per quanto riguarda la relazione di Cowper-Symonds ci sono due aspetti da<br />
mettere in evidenza:<br />
• il primo si riferisce ai parametri caratteristici del materiale ed in particolar<br />
modo il coefficiente D che ri<strong>sul</strong>ta essere funzione del livello deformativo<br />
attinto dal provino. Per una corretta interpretazione <strong>dei</strong> dati, quindi,<br />
sarebbe necessario introdurre nella formula del legame costitutivo tale<br />
dipendenza. A questa soluzione si preferisce, però, una diversa opzione e<br />
cioè quella di calcolare questo parametro per diversi valori della tensione<br />
corrispondenti a stati di deformazione via via crescenti;<br />
• il secondo riguarda il modo di applicare il mo<strong>dello</strong> e vengono proposte due<br />
procedure differenti:<br />
o una che consiste nell’amplificare la sola tensione di snervamento e<br />
traslare tutti i punti del tratto plastico del legame costitutivi di una<br />
stessa quantità pari alla differenza tra il valore della tensione di<br />
snervamento statica e quella dinamica (modo I);<br />
o l’altra, invece, applica il mo<strong>dello</strong> costitutivo a tutti i punti della<br />
curva σ-ε nel tratto plastico (modo II).<br />
3.1.2 Mo<strong>dello</strong> di Jones<br />
I problemi di cui è affetto il mo<strong>dello</strong> di Cowper-Symonds vengono parzialmente<br />
risolti da quello di Jones ed in particolare per l’aspetto riguardante la dipendenza<br />
dallo stato deformativo del materiale [24].<br />
L’espressione di questo tipo di legame è molto simile a quello di Cowper-<br />
Symonds ma prevede l’introduzione di un terzo parametro C caratteristico del<br />
materiale:<br />
σ ⎛ & ε ⎞<br />
= 1+ ⎜ ⎟<br />
σ ⎝B+ C⋅ε<br />
⎠<br />
dove σ 0 è la tensione di snervamento statica;<br />
0<br />
1<br />
q<br />
σ<br />
è la tensione di snervamento dinamica;<br />
70
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
ε& è la velocità di deformazione;<br />
q, B e C sono tre parametri funzione del materiale.<br />
Per non aggravare l’onere computazionale, però, attestata la contenuta variabilità<br />
del parametro q, lo si mantiene costante durante tutta l’applicazione di questo tipo<br />
di legame. In letteratura, inoltre, dai numerosi dati disponibili si evince che non<br />
vengono apportati miglioramenti sostanziali rispetto al precedente mo<strong>dello</strong> anche<br />
perché il parametro B ri<strong>sul</strong>ta molto prossimo al D della relazione di Cowper-<br />
Symonds ed il prodotto C·ε è spesso trascurabile.<br />
3.1.3 Mo<strong>dello</strong> di Johnson & Cook<br />
La legge costitutiva di Johnson & Cook fu proposta dagli autori nel 1983 con<br />
l’obiettivo di inglobare in un’unica relazione sia gli effetti della velocità di<br />
deformazione e dell’incrudimento che la dipendenza dalla temperatura [24].<br />
Secondo questo mo<strong>dello</strong> l’espressione della tensione di snervamento dinamica si<br />
esprime come<br />
m<br />
n<br />
ε<br />
⎡<br />
T 300<br />
⎤<br />
σ ⎡A B( ε<br />
p )<br />
⎤<br />
⎡ ⎛ & ⎞⎤<br />
⎛ − ⎞<br />
= + ⋅ 1+ Cln ⋅⎢1−⎜ ⎥<br />
⎣⎢ ⎦⎥ ⎢ ⎜ ⎟⎥<br />
ε ⎜<br />
0 ⎢ Tf<br />
− 300 ⎟<br />
⎣ ⎝ & ⎠⎦ ⎝ ⎠ ⎥<br />
⎣<br />
⎦<br />
dove A è il limite elastico del materiale;<br />
B e n sono costanti caratteristiche del tratto plastico e dell’incrudimento<br />
del materiale;<br />
C<br />
è una ulteriore costante che esprime la sensibilità alla velocità di<br />
deformazione rispetto al valore di riferimento ε& 0<br />
(suggerita dagli<br />
autori pari a 1 s -1 );<br />
T è la temperatura ambiente in scala assoluta;<br />
T f è la temperatura di fusione del materiale in scala ssoluta;<br />
m è un parametro caratteristico del materiale.<br />
A questa forma bisogna però apportare delle modifiche di tipo analitico che<br />
riguardano l’insieme di definizione delle velocità di deformazione: infatti, per<br />
valori al di sotto di ε&<br />
0<br />
la relazione di Johnson & Cook restituisce valori al di sotto<br />
71
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
della tensione di snervamento statica e, per ε& estremamente bassi, dati addirittura<br />
negativi.<br />
Quindi, apportando le dovute correzioni, si ottiene che la relazione assume la<br />
seguente forma<br />
−1<br />
⎧ & ε ≤1<br />
s ⇒ σ = σ0<br />
⎪ m<br />
⎨ 1<br />
n<br />
ε<br />
⎡ ⎛ T 300 ⎞ ⎤<br />
−<br />
ε 1 s σ ⎡A B( ε<br />
p )<br />
⎤<br />
⎡ ⎛ & ⎞⎤<br />
−<br />
⎪ & > ⇒ = 1 Cln ⎢1<br />
⎥<br />
⎢<br />
+ ⋅ ⎢ + ⎜ ⎟⎥⋅ −⎜ ⎣ ⎥⎦ ε ⎜<br />
0 ⎢ Tf<br />
− 300 ⎟<br />
⎣ ⎝ &<br />
⎪ ⎠⎦ ⎝ ⎠ ⎥<br />
⎩<br />
⎣ ⎦<br />
dove σ<br />
0<br />
è la tensione di snervamento statica.<br />
3.1.4 Confronto tra i modelli costitutivi di Cowper-Symonds, Jones e<br />
Johnson & Cook<br />
Tra i tre modelli appena descritti, il confronto più interessante che si evince da<br />
un’analisi comparata delle previsioni ottenute mediante questi legami costitutivi<br />
riguarda la legge di Cowper-Symonds e quella di Johnson & Cook. Il mo<strong>dello</strong> di<br />
Jones, invece, per la scarsa carica innovativa e la sostanziale similitudine con<br />
quello di Cowper-Symonds non ri<strong>sul</strong>ta interessante [24].<br />
Per quanto riguarda il confronto tra gli altri due, si può dire che a fronte di una<br />
maggiore semplicità ed una più rapida convergenza del mo<strong>dello</strong> di Johnson &<br />
Cook nello stabilire il valore <strong>dei</strong> parametri caratteristici <strong>dei</strong> materiali necessari<br />
all’utilizzo delle formule, il legame di Cowper-Symonds interpreta meglio i dati<br />
sperimentali specie per valori molto elevati della velocità di deformazione<br />
prossimi a 10 3 s -1 [18].<br />
Lo svantaggio principale, però, del mo<strong>dello</strong> di Cowper-Symonds risiede nel fatto<br />
che, soprattutto nell’applicazione al caso <strong>dei</strong> materiali metallici, trascurare<br />
l’influenza della temperatura nell’evoluzione del processo dinamico non consente<br />
di interpretare correttamente tutti gli aspetti che concorrono nella realtà a definire<br />
la risposta meccanica del materiale.<br />
Ma, ciò nonostante, quello di Cowper-Symonds ri<strong>sul</strong>ta il mo<strong>dello</strong> maggiormente<br />
applicato per la migliore corrispondenza tra dati analitici e ri<strong>sul</strong>tati sperimentali.<br />
72
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
3.2 Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nei legami costitutivi del software LS-<br />
Dyna<br />
Il programma LS-Dyna si propone come software applicativo principe nel<br />
panorama <strong>dei</strong> codici di calcolo strutturale per le potenzialità offerte e per le<br />
innumerevoli opzioni di modellazione disponibili [25].<br />
Tra queste, quella di maggior interesse per le analisi dinamiche, la possibilità di<br />
modellare le azioni e la risposta meccanica degli elementi in funzione diretta o<br />
indiretta del tempo.<br />
Più specificamente, di grande importanza ri<strong>sul</strong>ta, per i nostri scopi, la possibilità<br />
di poter descrivere il <strong>comportamento</strong> costitutivo di un materiale in funzione della<br />
velocità di deformazione. Questa opzione è articolata dal programma<br />
fondamentalmente in tre diversi modi:<br />
1. attraverso l’assegnazione di fattori amplificativi derivanti da diverse teorie<br />
tipo quella di Cowper-Symonds oppure quella di Johnson & Cook;<br />
2. mediante l’inserimento della relazione che intercorre tra il DIF e la<br />
velocità di deformazione;<br />
3. per mezzo della specificazione della famiglia di curve tensionedeformazione<br />
parametriche secondo le velocità di deformazione.<br />
Nel primo, lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> entra in gioco una volta raggiunta la superficie di<br />
snervamento modificando l’espressione della tensione mediante un fattore<br />
amplificativo del tipo<br />
⎛ ε ⎞<br />
1+ ⎜<br />
& ⎟<br />
⎝ C ⎠<br />
dove ε& è la velocità di deformazione;<br />
C e p sono due costanti caratteristiche del materiale;<br />
o anche del tipo<br />
1+<br />
C lnε&<br />
'<br />
1<br />
p<br />
73
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
dove<br />
p<br />
ε<br />
& ε ' = &<br />
& ε<br />
C<br />
0<br />
è la velocità di deformazione plastica rapportata alla velocità di<br />
deformazione iniziale;<br />
è una costante funzione del materiale.<br />
Nel secondo modo, invece, nella fase di input <strong>dei</strong> dati, si definiscono i fattori di<br />
scala amplificativi della tensione di snervamento in funzione della velocità di<br />
deformazione cosicché, durante l’analisi, il programma può attingere al valore<br />
corrispondente allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> del processo.<br />
Infine, ulteriore alternativa, è quella di specificare i legami costitutivi del<br />
materiale a diversi <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> così da formare una famiglia di curve<br />
tridimensionali nello spazio ( σ ε;<br />
& ε )<br />
l’analisi.<br />
; a cui il programma fa riferimento durante<br />
Figura 3. 1 - Legame costitutivo plastico in funzione diε& nello spazio( σ , εε& , )<br />
Al primo di questi tre modi di concepire il fenomeno, per completezza, possono<br />
essere talvolta aggiunte delle opzioni all’interno della sezione VP: Formulation<br />
for <strong>rate</strong> effects utilizzabili dal programma per meglio interpretare la modellazione<br />
che si sta effettuando <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Le opzioni attivabili dall’utente sono:<br />
• scale yield stress;<br />
• viscoplastic formulation;<br />
74
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
dove con la prima la tensione del materiale si ottiene semplicemente<br />
moltiplicando la tensione statica per il fattore correttivo derivante da una<br />
qualunque delle teorie di base proposte; con la seconda opzione, invece, la<br />
tensione dinamica è il ri<strong>sul</strong>tato della somma di quella statica corrispondente e di<br />
un’aliquota della tensione di snervamento statica.<br />
Le due opzioni fanno si che, ipotizzando un materiale elasto-plastico incrudente<br />
sensibile allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>, il legame costitutivo dinamico sarebbe<br />
Viscoplastic Formulation<br />
Scale Yield Stress<br />
σr<br />
σ r<br />
σy = σy<br />
σ r<br />
σy<br />
σr<br />
σy<br />
ε y<br />
εr<br />
ε y<br />
ε r<br />
Figura 3. 2 - Formulation for <strong>rate</strong> effect - possibili applicazioni degli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> al<br />
ramo plastico di un legame costitutivo<br />
Questi tre modi di interpretare la dipendenza dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> del materiale con le<br />
relative opzioni possibili fanno si che l’utente abbia, di volta in volta, a seconda<br />
del caso particolare che si trova a risolvere, l’opportunità di scegliere l’uno o<br />
l’altro strumento per meglio modellare il <strong>comportamento</strong> reale del materiale.<br />
Quanto di seguito riportato costituisce un’analisi <strong>dei</strong> legami costitutivi utilizzati<br />
dal software LS-Dyna tesa all’individuazione del modo con cui lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
viene portato in conto dal programma di calcolo e <strong>dei</strong> principali parametri che lo<br />
caratterizzano.<br />
A partire da quanto riportato nel manuale d’uso del software, l’analisi delle leggi<br />
costitutive disponibili nel database riguarderà esclusivamente quelli applicabili in<br />
caso di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />
75
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
3.2.1 Elastic-Plastic with Kinematic Hardening (MAT 003)<br />
Questo mo<strong>dello</strong> è adatto a descrivere il <strong>comportamento</strong> di travi, piastre e/o<br />
elementi tozzi di materiale a legame plastico incrudente, sensibile oppure no allo<br />
velocità di deformazione. Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> viene tenuto in conto mediante il mo<strong>dello</strong><br />
teorico di Cowper and Symonds attraverso l’introduzione di un fattore<br />
amplificativo della tensione di snervamento del tipo<br />
⎛ ⎞<br />
1+ ⎜<br />
ε& ⎟<br />
⎝ C ⎠<br />
dove ε& è la velocità di deformazione;<br />
C e p sono due costanti caratteristiche del materiale.<br />
Al momento dell’inserimento <strong>dei</strong> dati nelle card del programma è anche possibile<br />
selezionare l’opzione Viscoplastic Formulation o Scale Yield Stress all’interno<br />
della sezione VP: Formulation for <strong>rate</strong> effects così da applicare in modo<br />
appropriato lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> alla parte plastica del legame costitutivo.<br />
1<br />
p<br />
3.2.2 Elastic-Plastic with Termal Softening (MAT 011)<br />
Questo legame si presta alla descrizione di elementi solidi che si deformano con<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> molto elevati (dell’ordine di 10 5 s -1 ) e la cui tensione di snervamento è<br />
funzione della temperatura o della pressione: infatti, ri<strong>sul</strong>ta indispensabile per il<br />
corretto funzionamento del mo<strong>dello</strong> l’inserimento dell’equazione di stato del<br />
materiale. Gli effetti della velocità di deformazione vengono computati in campo<br />
plastico mediante un coefficiente<br />
dove<br />
ε&<br />
p<br />
( ε& T )<br />
YT = f<br />
p,<br />
è la velocità di deformazione plastica;<br />
T<br />
è la temperatura a cui avviene il processo.<br />
3.2.3 Johnson & Cook Plasticity Model (MAT 015)<br />
Questo mo<strong>dello</strong> è usato per elementi solidi di materiale sensibile alle azioni<br />
dinamiche ed alla temperatura nel caso particolare in cui l’elevato <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> e<br />
76
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
l’incremento di temperatura adiabatica, dovuto al riscaldamento prodotto dalla<br />
deformazione plastica (effetto Joule), ne causano il rammollimento. Gli effetti<br />
della sensibilità alla velocità di deformazione <strong>sul</strong>la tensione di snervamento sono<br />
tenuti in conto mediante un fattore amplificativo del tipo<br />
1+<br />
C lnε&<br />
'<br />
dove<br />
p<br />
ε<br />
& ε ' = &<br />
& ε<br />
C<br />
0<br />
è la velocità di deformazione plastica rapportata alla velocità di<br />
deformazione iniziale;<br />
è una costante funzione del materiale.<br />
Anche in questo caso è possibile nell’inserimento <strong>dei</strong> dati selezionare l’opzione<br />
Viscoplastic Formulation o Scale Yield Stress nella sezione VP: Formulation for<br />
<strong>rate</strong> effects così da specificare il <strong>comportamento</strong> plastico più appropriato per il<br />
materiale da modellare ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />
In aggiunta, per una maggiore precisione della modellazione, possono essere<br />
utilizzate forme quadratiche del fattore amplificativo del tipo<br />
( ln & ε ') C ( ln & ) 2<br />
1+<br />
C + ε<br />
1 2<br />
'<br />
oppure forme esponenziali, proposte da vari autori, tra cui quella di Cowper-<br />
Symond<br />
⎛ & ε ⎞<br />
1+ ⎜ ⎟<br />
⎝C<br />
⎠<br />
1<br />
p<br />
o, ancora, ( ε& ') c<br />
3.2.4 Pseudo Tensor Concrete/Geological Model (MAT 016)<br />
Questo legame ben si presta a descrivere il <strong>comportamento</strong> di materiali, tipo i<br />
terreni o il calcestruzzo armato, sottoposti ad azioni dinamiche per i quali, essendo<br />
i parametri di resistenza funzione della pressione, è necessario introdurre<br />
l’equazione di stato a cui il programma fa’ riferimento durante l’analisi.<br />
A seconda del settaggio <strong>dei</strong> parametri di input del software, si può scegliere di<br />
utilizzare questo mo<strong>dello</strong> in due modi: come semplice relazione tra superficie di<br />
crisi e pressioni al contorno (adatto principalmente ai terreni) oppure, in maniera<br />
più elaborata, come legame doppio tra due diversi limiti di snervamento, riferiti a<br />
77
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
fasi diverse del materiale, ed il regime tensionale presente, con la possibilità di far<br />
migrare gli sforzi verso uno <strong>dei</strong> due (quindi adatto per il calcestruzzo armato).<br />
Nel primo modo viene adottato il criterio di crisi di Mohr-Coulomb con i limiti di<br />
Tresca quindi il calcolo viene condotto in termini di coesione ed angolo di attrito<br />
fino al limite elastico rappresentato dall’invariante<br />
come mostrato in figura.<br />
σ1 −σ 3<br />
2<br />
Figura 3. 3 - Superficie di crisi di Mohr-Coulomb con limiti di Tresca utilizzati dal MAT 016<br />
Nel secondo, invece, si hanno due curve che rappresentano la soglia di danno e la<br />
soglia di rottura, e la crisi del materiale avviene a seconda <strong>dello</strong> stato di<br />
sollecitazione (in termini di pressione esterna) passando attraverso una di queste<br />
superfici.<br />
78
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
Figura 3. 4 - Curve di danno e di rottura utilizzate dal mo<strong>dello</strong> MAT 016<br />
È possibile, inoltre, selezionare opzioni aggiuntive riguardanti la modellazione del<br />
calcestruzzo armato che tengono conto di relazione aggiuntive tra i parametri<br />
meccanici proprie di questo composito e dell’interazione delle diverse fasi una<br />
volta specificata la percentuale di rinforzo. Infatti, all’inserimento manuale di tutti<br />
i parametri caratteristici di questo mo<strong>dello</strong> da inserire nella card di input <strong>dei</strong> dati<br />
si può prediligere l’assegnazione della sola tensione di rottura del calcestruzzo<br />
non confinato f c lasciando al programma stesso il compito di derivare tutte le<br />
costanti da quest’unico valore.<br />
Per questo mo<strong>dello</strong> la dipendenza dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> viene espressa in maniera<br />
diretta attraverso l’assegnazione di curve che esprimono la risposta del materiale<br />
in funzione della velocità di deformazione e la definizione dell’equazione di stato<br />
per cui i parametri dipendono direttamente dalla pressione a sua volta legata alla<br />
deformazione volumetrica.<br />
È questo il modo più corretto di trattare il fenomeno ma, al tempo stesso,<br />
costituisce un ulteriore difficoltà perché presuppone la conoscenza del legame che<br />
intercorre tra tensione e velocità di deformazione e dell’equazione di stato del<br />
materiale.<br />
79
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
3.2.5 Power Law Isotropic Plasticity (MAT 018)<br />
Questo legame interpreta il <strong>comportamento</strong> di un materiale elasto-plastico<br />
incrudente con <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> ed usa, per tener in conto di questo fenomeno, il fattore<br />
amplificativo proposta dalla teoria di Cowper and Symonds<br />
⎛ ⎞<br />
1+ ⎜<br />
ε& ⎟<br />
⎝ C ⎠<br />
dove ε& è la velocità di deformazione;<br />
C e p sono due costanti caratteristiche del materiale.<br />
1<br />
p<br />
3.2.6 Strain-<strong>rate</strong> Dependent Isostropic Plasticity (MAT 019)<br />
Questo mo<strong>dello</strong> ben interpreta il <strong>comportamento</strong> di materiali che sono interessati<br />
dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> in ogni loro aspetto. Infatti, nella procedura di input <strong>dei</strong> dati<br />
viene richiesta l’immissione delle relazioni che intercorrono tra la tensione di<br />
plasticizzazione, quella di crisi secondo Von Mises, il modulo di Young ed il<br />
modulo tangente con la velocità di deformazione. Quindi, è adatto a tutti quei<br />
materiali con una spiccata sensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> delle caratteristiche<br />
meccaniche come avviene nel caso del calcestruzzo, dell’acciaio e <strong>dei</strong> componenti<br />
alla base dell’FRP. L’algoritmo di risoluzione si fonda su un semplice mo<strong>dello</strong><br />
che, procedendo per step temporali fissati dall’utente, studia le interazioni tra le<br />
variabili meccaniche funzioni del tempo per mezzo della sensibilità alla velocità<br />
di deformazione escludendo dall’analisi gli elementi che, in quell’istante, hanno<br />
raggiunto la tensione di rottura.<br />
Al momento dell’inserimento <strong>dei</strong> dati nelle card del programma è anche possibile<br />
selezionare l’opzione Viscoplastic Formulation all’interno della sezione VP:<br />
Formulation for <strong>rate</strong> effects per meglio interpretare gli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
nella parte di legame costitutivo interessata.<br />
3.2.7 Piecewise Linear Isotropic Plasticity (MAT 024)<br />
Questo mo<strong>dello</strong> è adatto per materiali elasto-plastici con legame tensionideformazioni<br />
qualsiasi e dipendenza dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> arbitraria. Il <strong>comportamento</strong><br />
80
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
elasto-plastico viene tenuto in conto adottando una curva di risposta meccanica<br />
bilineare definita attraverso il modulo elastico ed il modulo tangente; per lo<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>, invece, si può scegliere una delle tre opzioni contemplate dal<br />
software.<br />
Se si utilizza il mo<strong>dello</strong> di Cowper-Symonds la tensione di snervamento viene<br />
amplificata mediante il coefficiente<br />
⎛ ⎞<br />
1+ ⎜<br />
ε& ⎟<br />
⎝ C ⎠<br />
dove ε& è la velocità di deformazione;<br />
C e p sono due costanti caratteristiche del materiale.<br />
Se viene selezionata l’opzione scale yield stress, si ha la possibilità di inserire<br />
nelle curve di carico un fattore di scala costante lungo tutto il tratto plastico che<br />
amplifica la resistenza del materiale dopo lo snervamento.<br />
Ulteriore possibilità è quella di immettere un’intera famiglia di legami plastici in<br />
funzione della velocità di deformazione come mostrato in figura, cosicché il<br />
programma adotti la legge appropriata per qualsiasi valore di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />
1<br />
p<br />
Figura 3. 5 - legame costitutivo plastico tridimensionale secondo ε&<br />
Infine, è possibile scegliere l’opzione Viscoplastic Formulation così da<br />
interpretare in altro modo gli effetti che lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> ha <strong>sul</strong>la parte di legame<br />
costitutivo che segue lo snervamento.<br />
81
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
3.2.8 Kinematic/Isotropic Elastic-Plastic Green-Naghdi Rate (MAT 035)<br />
Questo mo<strong>dello</strong> è applicabile per elementi in muratura (brick elements) a<br />
<strong>comportamento</strong> elasto-plastico con dipendenza dalla velocità di deformazione per<br />
la quale si adotta la formulazione di Cowper-Symonds per mezzo del fattore<br />
⎛ ⎞<br />
1+ ⎜<br />
ε& ⎟<br />
⎝ C ⎠<br />
dove ε& è la velocità di deformazione;<br />
C e p sono due costanti caratteristiche del materiale.<br />
1<br />
p<br />
3.2.9 User Defined Material Model (MAT 041-050)<br />
All’interno del database del programma esiste una sezione composta da 10<br />
modelli dedicata alla personalizzazione delle caratteristiche <strong>dei</strong> materiali da<br />
modellare mediante la definizione di legami costitutivi con proprietà arbitrarie da<br />
parte dell’utente.<br />
3.2.10 Strain-<strong>rate</strong> Sensitive Power-law Plasticity (MAT 064)<br />
Questo legame è adatto per materiali elasto-plastici incrudenti sensibili allo <strong>strain</strong><strong>rate</strong>;<br />
la dipendenza dalla velocità di deformazione viene tenuta in conto nel<br />
mo<strong>dello</strong> mediante una struttura del tipo (nel caso monodimensionale):<br />
σ = k ⋅ε<br />
⋅ & ε<br />
dove σ è la tensione del materiale;<br />
k è la costante elastica;<br />
ε è la deformazione plastica;<br />
ε& è la velocità di deformazione plastica normalizzata.<br />
Al momento dell’inserimento <strong>dei</strong> dati nelle card del programma è anche possibile<br />
selezionare l’opzione Viscoplastic Formulation all’interno della sezione VP:<br />
Formulation for <strong>rate</strong> effects.<br />
82
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
3.2.11 Modified Zerilli and Armstrong (MAT 065)<br />
Questo mo<strong>dello</strong> è applicabile nel caso di materiali sensibili alla velocità di<br />
deformazione ed ai gradienti termici. La dipendenza dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> è tenuta in<br />
conto mediante la definizione nei dati di input di una velocità di normalizzazione<br />
ε&<br />
0<br />
e, nella formula della tensione del materiale adottata dal programma, attraverso<br />
il coefficiente amplificativo<br />
dove T è la temperatura;<br />
C 3 e C 4<br />
* ε<br />
& ε = &<br />
& ε<br />
0<br />
T<br />
e<br />
( − + ln( ε& ∗ ))<br />
C 3 C 4<br />
sono costanti del materiale;<br />
è la velocità di deformazione normalizzata.<br />
Anche per questo mo<strong>dello</strong> è possibile selezionare l’opzione Viscoplastic<br />
Formulation all’interno della sezione VP: Formulation for <strong>rate</strong> effects.<br />
3.2.12 Concrete Damage Model (MAT 072)<br />
Il Concrete damage model è un mo<strong>dello</strong> di legame costitutivo elaborato dal Prof.<br />
J. Malvar e si presenta come un’evoluzione del Pseudo tensor<br />
concrete/geological model (MAT 016).<br />
Questo legame si riferisce al calcestruzzo armato con barre di acciaio sottoposto a<br />
carichi impulsivi e permette di studiare il fenomeno <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> in maniera<br />
disaccoppiata per i due materiali di base. Infatti, nella fase di inserimento <strong>dei</strong> dati,<br />
per quanto riguarda la definizione <strong>dei</strong> parametri che tengono conto della<br />
sensibilità <strong>dei</strong> materiali alla velocità di deformazione, si deve specificare la<br />
relazione riferita al materiale principale (il calcestruzzo) ed al materiale di<br />
rinforzo (l’acciaio). Anche in questo caso, come per il MAT 016, è necessario<br />
introdurre l’equazione di stato, del tipo EOS 8 o 9 riportate nel manuale del<br />
programma, che fornisce il valore corrente della pressione come funzione della<br />
deformazione volumetrica.<br />
83
Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />
VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />
3.2.13 Plastic with Damage (MAT 081)<br />
Questo mo<strong>dello</strong> si applica per materiali a <strong>comportamento</strong> elasto-visco-plastico<br />
con un qualsiasi legame tensione-deformazione ed un’arbitraria dipendenza dalla<br />
velocità di deformazione.<br />
Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> viene applicato in diversi modi:<br />
• attraverso il fattore amplificativo della formulazione di Cowper-Symonds<br />
⎛ ⎞<br />
1+ ⎜<br />
ε& ⎟<br />
⎝ C ⎠<br />
dove ε& è la velocità di deformazione;<br />
C e p sono due costanti caratteristiche del materiale;<br />
• oppure attraverso la definizione delle curve di carico in funzione del<br />
gradiente di deformazione così da amplificare la superficie di crisi secondo<br />
le due opzioni: scale yield stress oppure Viscoplastic Formilation.<br />
1<br />
p<br />
3.2.14 Mechanical Threshold Stress Model (MAT 088)<br />
Questo mo<strong>dello</strong> è basato <strong>sul</strong> concetto delle dislocazioni meccaniche riguardanti i<br />
materiali duttili quindi i metalli e si fonda su un teoria di stato interno chiamata<br />
MTS - Mechanical Threshold stress. La dipendenza dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> non è<br />
direttamente esplicitata, ma è inglobata nel mo<strong>dello</strong> di base dal momento che le<br />
tensioni interne in questa teoria sono funzione diretta della velocità di<br />
deformazione oltre che della temperatura e delle caratteristiche meccaniche.<br />
84
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
Capitolo IV<br />
L’influenza della velocità di deformazione nelle<br />
normative tecniche<br />
Le attività dell’ingegneria strutturale sono legate inscindibilmente ai modelli che<br />
la teoria tecnica, nei vari secoli di evoluzione, ha creato per interpretare ciò che<br />
effettivamente accade nell’attività pratica. Semplici codificazioni della realtà o<br />
elabo<strong>rate</strong> interpretazioni <strong>dei</strong> fenomeni, i modelli hanno accompagnato nel passato,<br />
e continuano tuttora a farlo, la pratica progettuale delle discipline tecniche<br />
confermati e rinnovati dalle evidenze sperimentali e dai ri<strong>sul</strong>tati pratici. Ma la<br />
validazione <strong>dei</strong> modelli teorici, in quanto strumenti di base per la guida della<br />
progettazione, passa per un ulteriore indispensabile stadio: la contemplazione<br />
degli stessi da parte <strong>dei</strong> testi normativi. Questi ultimi, infatti, costituendo<br />
l’elemento cardine per la convivenza civile in ogni paese evoluto, si presentano<br />
come invalicabili limiti nell’identificare tutto quanto è permesso operare <strong>sul</strong><br />
territorio. Per questo motivo lo stato dell’arte fin ora compiuto per quanto<br />
riguarda la sensibilità alla velocità di deformazione <strong>dei</strong> materiali di interesse<br />
dell’ingegneria civile non poteva trascurare il modo in cui questo fenomeno viene<br />
contemplato nei codici normativi. Nel seguito, quindi sarà illustrato come la<br />
normativa italiana per le costruzioni, il codice europeo e le disposizioni<br />
dell’agenzia americana per le armi trattano lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nell’intento di<br />
completare il quadro descrittivo dell’argomento.<br />
85
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
4.1 Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nelle Norme Tecniche per le Costruzioni<br />
Le Norme Tecniche per le Costruzioni [26] costituisce l’attuale codice normativo<br />
di riferimento per l’ingegneria strutturale in cui sono racchiuse le prescrizioni<br />
tecniche da seguire per la progettazione ed esecuzione di una struttura. In questo<br />
senso, si presenta come strumento a disposizione <strong>dei</strong> tecnici nello svolgimento<br />
delle loro attività con le importanti caratteristiche di praticità e facile<br />
con<strong>sul</strong>tazione. Meno esauriente invece, si presenta <strong>sul</strong> fronte della sensibilità alla<br />
velocità di deformazione che viene appena accennata in sole due occasioni: nel<br />
paragrafo 2.3 riguardante i modelli utilizzabili nello studio delle strutture e nel<br />
capitolo 4 quando vengono trattate le azioni accidentali derivanti da esplosioni<br />
(4.2) ed urti (4.3).<br />
Per quanto riguarda il primo <strong>dei</strong> tre il riferimento alla velocità di deformazione è<br />
limitato alla sola considerazione: … I procedimenti dell’ingegneria strutturale<br />
introducono ipotesi <strong>sul</strong>la relazione tra tensioni e deformazioni, ovvero tra forze (e<br />
momenti) e deformazioni (o velocità di deformazione). … Non è presente alcun<br />
richiamo agli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> sui materiali né al modo in cui questi effetti<br />
possano essere portati in conto nell’analisi strutturale.<br />
Nei paragrafi 4.2 e 4.3, cioè in quelli relativi alle esplosioni ed agli urti<br />
l’attenzione è più concentrata <strong>sul</strong>la classificazione delle azioni mediante<br />
l’articolazione in 3 categorie in funzione delle conseguenze negative (limitate,<br />
medie e gravi) delle azioni accidentali. Nel caso che il danno atteso sia di media o<br />
grave entità, la normativa prescrive di fare analisi dinamiche o studi in campo<br />
non-lineare ma rimane molto vaga <strong>sul</strong> modo in cui condurre questo tipo di<br />
progettazione. Nella normativa, infatti, si può leggere di dover … adottare metodi<br />
di calcolo di riconosciuta affidabilità … senza però alcun riferimento esplicito ad<br />
approcci concernenti lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Solo nel sottoparagrafo 4.3.3 relativo alla<br />
rappresentazione delle azioni derivanti da urti tra la struttura e corpi dotati di<br />
massa e velocità (veicoli, treni, imbarcazioni ed aeromobili) viene direttamente<br />
chiamata in causa la <strong>rate</strong>-sensitivity: … devono essere presi in considerazione, se<br />
opportuno, gli effetti della velocità di deformazione. …<br />
86
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
Con maggiore dettaglio sono invece illust<strong>rate</strong> le azioni che agli eventi accidentali<br />
causano <strong>sul</strong>la struttura con particolare interesse, nei confronti delle esplosioni,<br />
verso gli effetti delle esplosioni interne di gas naturale e, per quanto riguarda gli<br />
urti, verso le collisioni con mezzi i di trasporto.<br />
Nel caso delle esplosioni, il primo punto su cui il testo concentra l’attenzione è il<br />
fatto che, nell’ottica della gerarchia delle resistenze, la normativa prevede che<br />
agli elementi “chiave” giunga una sollecitazione depurata dell’energia assorbita da<br />
eventuali pannelli di sfogo (quali possono essere le tamponature). Quindi, le<br />
formule della pressione di progetto p d fanno tutte riferimento alla pressione p v in<br />
corrispondenza della quale i pannelli di sfogo cedono con un limite superiore<br />
fissato in 20 kN/m 2 e per volumi fino a 1000 m 3 .<br />
⎧ p 0.04 ⎫<br />
v<br />
pd = max⎨3<br />
+ pv;3<br />
+ + ≤ 20<br />
2 ⎬<br />
(1)<br />
⎩ 2 ( Av<br />
V ) ⎭<br />
dove p v ha il significato anzidetto;<br />
A v è l’area delle componenti di sfogo in m 2 ;<br />
V è il volume dell’ambiente in m 3 .<br />
Per gli urti, invece, la normativa assume un carattere molto prescrittivi elencando,<br />
per ogni mezzo di trasporto considerato (veicoli, treni, imbarcazioni ed<br />
aeromobili) nei vari casi ipotizzabili (urto sopra o sotto un ponte, direzione<br />
parallela o ortogonale al senso di marcia, etc.), le azioni di progetto A d da prendere<br />
in considerazione senza trascurare area di carico (estensione e posizione) e angolo<br />
di incidenza della sollecitazione.<br />
Da evidenziare è il fatto che, nel caso di urti tra strutture ed aeromobili, la<br />
normativa si limita a considerare il solo caso di elicotteri in situazione di<br />
atterraggio d’emergenza qualora <strong>sul</strong>la copertura sia prevista una piattaforma. In<br />
questo caso l’azione di progetto A d ri<strong>sul</strong>ta pari a<br />
A d<br />
= A m (2)<br />
dove A è pari a 100 kN·ton -0.5 ;<br />
m è la massa in ton dell’aeromobile.<br />
87
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
Purtroppo la normativa italiana si mostra poco sensibile agli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong><strong>rate</strong><br />
nell’ambito della progettazione strutturale, cosa sicuramente deprecabile se si<br />
pensa che si tratta di un testo dalla genesi molto concitata e dall’elaborazione<br />
recente. Lascia però la possibilità, in casi straordinari di edifici di particolare<br />
rilevanza o di esplicita richiesta da parte del committente, la possibilità di<br />
ricorrere a scenari progettuali più approfonditi e modelli di calcolo più elaborati<br />
con implicito rimando alle normative europee.<br />
4.2 Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nel CEB – FIP Model Code 1990<br />
Il CEB (Comitè Euro-International du Béton) assieme al FIP (Fédération<br />
Internationale de la Précontrainte) sono stati riuniti nel 1998 nell’unica<br />
organizzazione denominata International Federation for Structural Concrete<br />
anche detta FIB (Fédération Internationale du Béton) che si dedica alla<br />
coordinazione internazionale di tutto quanto concerne lo studio e la progettazione<br />
di opere strutturali in calcestruzzo. Prodotto finale <strong>dei</strong> lavori organizzati da questo<br />
comitato sono i “bollettini d’informazione”, rapporti di sintesi in cui vengono<br />
raccolti ed argomentati i ri<strong>sul</strong>tati degli studi effettuati da una commissione su un<br />
particolare tema di interesse comune. In questo ambito, sarà fatto riferimento al<br />
bollettino d’informazione n° 187 dell’Agosto 1988 [27] che tratta il<br />
<strong>comportamento</strong> delle strutture in calcestruzzo sottoposte ad impatti e ad azioni<br />
impulsive proponendo le linee guida per un corretto approccio al problema ed una<br />
progettazione includente gli aspetti dinamici.<br />
Questo testo, dopo aver formulato le definizioni <strong>dei</strong> principali elementi trattati,<br />
comincia subito col discorrere delle proprietà <strong>dei</strong> materiali alla base del c.a.<br />
(calcestruzzo, acciaio da armatura lenta e da precompressione) in funzione della<br />
velocità di deformazione (<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>) o di applicazione degli sforzi (stress-<strong>rate</strong>).<br />
Il bollettino presenta poi i principi generali per la progettazione dinamica<br />
sottolineando, nei vari casi di sollecitazione presi in considerazione, gli aspetti<br />
peculiari da tenere in considerazione per un corretto studio del problema. Infine,<br />
al termine del documento vengono proposti esempi di calcolo dinamico applicati a<br />
88
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
possibili situazioni di impatto, esplosione e penetrazione di elementi strutturali per<br />
mezzo di corpi con diverse rigidezze o ordigni di varia natura.<br />
Nel seguito sono riportate le formule proposte dal bollettino CEB per il calcolo<br />
delle caratteristiche meccaniche del calcestruzzo e dell’acciaio e le linee guida per<br />
una corretta schematizzazione di un evento dinamico impulsivo.<br />
Per il calcestruzzo, per sollecitazioni di compressione fino a velocità dell’ordine<br />
3·10 2 s -1 , il testo propone per quanto riguarda il calcolo della resistenza ultima<br />
dinamica rapportata a quella statica del materiale la seguente formula in termini di<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>:<br />
f<br />
f<br />
d<br />
f<br />
f<br />
s<br />
d<br />
s<br />
1.026α<br />
⎛ & ε ⎞<br />
= ⎜<br />
⎟ per & ε ≤ 30s<br />
⎝ & ε<br />
0 ⎠<br />
γ<br />
& ε<br />
& ε<br />
= ⋅ 3<br />
><br />
0<br />
per & ε 30s<br />
−1<br />
−1<br />
(1)<br />
(2)<br />
dove f d è la resistenza dinamica;<br />
α =<br />
f s<br />
ε&<br />
è la resistenza statica;<br />
è la velocità di deformazione;<br />
ε&<br />
0<br />
è pari a 30·10 -6 s -1 ;<br />
1<br />
9 f<br />
+<br />
f<br />
5<br />
s<br />
0<br />
e logγ<br />
= 6.156α<br />
− 2<br />
sono due coefficienti funzione della resistenza del calcestruzzo;<br />
dove f 0 è posto pari a 10 MPa.<br />
Per l’incremento di rigidezza, valido indipendentemente per calcestruzzi<br />
appartenenti a qualsiasi classe di resistenza:<br />
0.026<br />
E ⎛ & ⎞<br />
d<br />
ε<br />
= ⎜<br />
⎟<br />
E ⎝ &<br />
s ε<br />
0 ⎠<br />
dove E d è il modulo elastico dinamico;<br />
è la rigidezza statica;<br />
E s<br />
ε& e ε&<br />
0<br />
hanno lo stesso significato prima esposto.<br />
(3)<br />
89
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
Per l’incremento della deformazione ultima, applicabile sia in compressione che<br />
in trazione ed, anche in questo caso, valido per qualsiasi classe di resistenza:<br />
0.020<br />
u<br />
ε ⎛ & ⎞<br />
d<br />
ε<br />
= ⎜<br />
⎟ (4)<br />
u<br />
ε ⎝ &<br />
s ε<br />
0 ⎠<br />
dove<br />
u<br />
ε<br />
d<br />
u<br />
ε<br />
s<br />
è la deformazione ultima per sollecitazioni dinamiche;<br />
è la deformazione ultima in condizioni statiche;<br />
ε& e ε&<br />
0<br />
hanno lo stesso significato prima esposto.<br />
Per sollecitazioni di trazioni, invece, il bollettino suggerisce per le caratteristiche<br />
meccaniche rispettivamente di resistenza ultima, rigidezza e deformazione a<br />
rottura in termini di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>:<br />
f<br />
f<br />
d<br />
f<br />
f<br />
s<br />
d<br />
s<br />
1.016δ<br />
⎛ & ε ⎞<br />
= ⎜<br />
⎟ per & ε ≤ 30s<br />
⎝ & ε<br />
0 ⎠<br />
η<br />
& ε<br />
& ε<br />
= ⋅ 3<br />
><br />
0<br />
per & ε 30s<br />
−1<br />
−1<br />
(5)<br />
(6)<br />
dove f d , f s , ε& e ε&<br />
0<br />
hanno il significato visto prima;<br />
δ =<br />
1<br />
6 f<br />
cs<br />
10 +<br />
f0<br />
e logη<br />
= 7.11δ<br />
− 2.33<br />
sono due coefficienti funzione della resistenza del calcestruzzo;<br />
dove f cs è la resistenza statica a compressione del calcestruzzo;<br />
f 0 è posto pari a 10 MPa.<br />
Per l’incremento di rigidezza, valido indipendentemente per tutte le classi di<br />
resistenza del calcestruzzo:<br />
dove E d , E s , ε& e ε&<br />
0<br />
E<br />
E<br />
d<br />
s<br />
⎛ & ε ⎞<br />
= ⎜<br />
⎟<br />
⎝ & ε<br />
0 ⎠<br />
0.016<br />
(7)<br />
hanno il significato visto prima.<br />
In aggiunta viene fornita dal bollettino anche una relazione che lega la resistenza a<br />
trazione con quella a compressione in campo dinamico:<br />
f<br />
tm<br />
3 2<br />
0.20<br />
⋅ fcm<br />
= (8)<br />
90
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
Nel passare agli acciai da armatura lenta e da precompressione, il bollettino n°187<br />
concentra l’attenzione <strong>sul</strong>la sola risposta dinamica in trazione di un’ampia gamma<br />
di acciai formati a caldo, a freddo o di alta qualità (da precompressione) e<br />
introduce due modelli teorici che interpolano in maniera soddisfacente i dati<br />
sperimentali. I ri<strong>sul</strong>tati in termini di tensioni e deformazione di snervamento,<br />
resistenza ultima, deformazione plastica uniforme e deformazione a rottura (<strong>sul</strong>la<br />
base di 5 e 10 diametri) vengono, quindi, proposti scegliendo una delle due<br />
formulazioni sperimentali (in particolare secondo il mo<strong>dello</strong> di Johnson and<br />
Cook) che interpreta meglio i dati raccolti dai test condotti su questo tipo di<br />
materiale. Si ottengono così, per un tipico acciaio da carpenteria laminato a caldo<br />
le seguenti formulazioni:<br />
f<br />
f<br />
yd<br />
ys<br />
⎛ ⎞ ⎛ ⎞<br />
⎜<br />
6.0 &<br />
⎟<br />
ε<br />
= 1+<br />
ln<br />
⎜<br />
⎟<br />
⎝ f ⎠ ⎝ &<br />
ys<br />
ε<br />
0 ⎠<br />
tensione di snervamento (9)<br />
f<br />
f<br />
d<br />
f<br />
f<br />
s<br />
ud<br />
us<br />
⎛ 7.0 ⎞ ⎛ & ε ⎞<br />
= 1+<br />
⎜<br />
⎟ln<br />
⎜<br />
⎟<br />
⎝ f ⎠ ⎝ &<br />
s<br />
ε<br />
0 ⎠<br />
⎛1.5<br />
⎞ ⎛ & ε ⎞<br />
= 1+<br />
⎜<br />
⎟ln<br />
⎜<br />
⎟<br />
⎝ f ⎠ ⎝ &<br />
us<br />
ε<br />
0 ⎠<br />
tensione massima (10)<br />
tensione di rottura (11)<br />
p<br />
ε ⎛ 0.3 ⎞ ⎛ & ⎞<br />
d<br />
ε<br />
= 1+<br />
⎜<br />
⎟ln<br />
⎜<br />
⎟ massima deformazione plastica (12)<br />
p<br />
p<br />
ε ⎝ ε ⎠ ⎝ &<br />
s<br />
s<br />
ε<br />
0 ⎠<br />
5φ<br />
ε ⎛ 0.2 ⎞ ⎛ & ⎞<br />
ud<br />
ε<br />
= 1+<br />
⎜<br />
⎟ln<br />
⎜<br />
⎟ deformazione ultima calcolata su 5 diametri (13)<br />
5φ<br />
5φ<br />
ε ⎝ ε ⎠ ⎝ &<br />
us<br />
us<br />
ε<br />
0 ⎠<br />
10φ<br />
ε ⎛ 0.1 ⎞ ⎛ & ⎞<br />
ud<br />
ε<br />
= 1+<br />
⎜<br />
⎟ln<br />
⎜<br />
⎟ deformazione ultima calcolata su 10 diametri (14)<br />
10φ<br />
10φ<br />
ε ⎝ ε ⎠ ⎝ &<br />
us<br />
us<br />
ε<br />
0 ⎠<br />
dove f yd è la tensione di snervamento dinamica;<br />
f ys è la tensione di snervamento statica;<br />
ε& è la velocità di deformazione;<br />
ε&<br />
0<br />
è pari a 5·10 -5 s -1 ;<br />
f d<br />
f s<br />
f ud<br />
è la massima tensione dinamica;<br />
è la massima tensione statica;<br />
è la tensione ultima dinamica;<br />
91
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
f us<br />
p<br />
ε<br />
d<br />
p<br />
ε<br />
s<br />
φ<br />
ε 5 ud<br />
è la tensione ultima statica;<br />
è la massima deformazione plastica dinamica;<br />
è la massima deformazione plastica statica;<br />
è la deformazione ultima dinamica calcolata su 5 diametri;<br />
φ<br />
ε 5 us<br />
è la deformazione ultima statica calcolata su 5 diametri;<br />
ε 10φ<br />
ud<br />
è la deformazione ultima dinamica calcolata su 10 diametri;<br />
ε 10φ<br />
us<br />
è la deformazione ultima statica calcolata su 10 diametri.<br />
Da evidenziare ri<strong>sul</strong>ta, infine, il fatto che per il modulo elastico e per tutte le<br />
caratteristiche di resistenza degli acciai da precompressione viene puntualizzata<br />
l’insensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> considerando trascurabili le lievi variazioni che in<br />
campo dinamico si riescono ad apprezzare. Vengono fornite delle relazioni per gli<br />
acciai armonici solo per la deformazione plastica uniforme e per gli allungamenti<br />
a rottura su 5 e 10 diametri molto simili a quelle degli acciai da armatura lenta.<br />
Per quanto riguarda la progettazione, invece, il testo introduce in primis le<br />
possibili cause che provocano nelle strutture alte velocità di deformazione<br />
distinguendo tra esplosioni, urti ed impatti (hard e soft impact a seconda che il<br />
corpo impattante sia rispettivamente più o meno rigido dell’elemento impattato) e<br />
fornisce le relazioni analitiche per la prevenzione <strong>dei</strong> fenomeni di perforazione e<br />
penetrazione. Infine, sono proposti numerosi esempi di calcolo riguardanti<br />
elementi strutturali di diversa natura e composizioni sottoposti ad azioni tipo<br />
esplosioni, impatti, urti e carichi impulsivi.<br />
4.3 Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nel TM 5-1300<br />
Il TM 5-1300 [28] è un manuale tecnico redatto dal Departments of the Army, the<br />
Navy and the Air Force degli Stati Uniti (Dipartimento delle Armi, della Marina e<br />
dell’Aeronautica) che tratta la protezione delle strutture in calcestruzzo armato ed<br />
in carpenteria metallica nei confronti di esplosioni accidentali. Si tratta di un<br />
articolato compendio in cui vengono minuziosamente trattati gli effetti provocati<br />
92
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
da esplosioni accidentali sia dal punto di vista analitico, per quanto riguarda la<br />
schematizzazione degli eventi impulsivi mediante analisi dinamiche, che dal<br />
punto di vista pratico, con la definizione di linee guida per la progettazione e lo<br />
svolgimento di numerosi casi esemplificativi.<br />
Dopo una prima parte in cui sono illust<strong>rate</strong> le strutture di interesse del manuale, i<br />
tipi di eventi accidentali trattati e le basi principali dell’analisi dinamica delle<br />
strutture, il TM 5-1300 concentra l’attenzione sui due materiali più largamente<br />
usati nell’ingegneria civile statunitense: il calcestruzzo armato e l’acciaio da<br />
carpenteria metallica, con maggiore interesse rivolta verso quest’ultimo per la sua<br />
notoria diffusione.<br />
L’impostazione globale, però, è molto votata all’applicazione pratica quindi sono<br />
poco i riferimenti agli effetti che lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> in senso stretto provoca nei<br />
materiali mentre molto più ampia ri<strong>sul</strong>ta la trattazione della risposta meccanica ad<br />
eventi accidentali quali le esplosioni. In quest’ottica, il manuale quindi propone di<br />
utilizzare coefficienti di incremento dinamico alla stregua <strong>dei</strong> coefficienti parziali<br />
di sicurezza in funzione dell’evento accidentale, a seconda cioè che l’esplosione<br />
sia lontana (far) o interna (close-in), e della sollecitazione caratteristica<br />
dell’elemento.<br />
Si ottengono in questo modo le seguenti tabelle, per il calcestruzzo armato<br />
Far design range Close-in design range<br />
Type<br />
Reinforcing bars Concrete Reinforcing bars Concrete<br />
of stress<br />
f yd /f ys f ud /f us f’ dc /f’ c f yd /f ys f ud /f us f’ dc /f’ c<br />
Bending 1.17 1.05 1.19 1.23 1.05 1.25<br />
Diagonal Tension 1.00 - 1.00 1.10 1.00 1.00<br />
Direct shear 1.10 1.00 1.10 1.10 1.00 1.10<br />
Bond 1.17 1.05 1.00 1.23 1.05 1.00<br />
Compression 1.10 - 1.12 1.13 - 1.16<br />
Tabella 4. 1 - Valori del DIF per il calcestruzzo in compressione e per le barre d’acciaio in<br />
funzione del tipo di esplosione e della sollecitazione agente<br />
e per l’acciaio da carpenteria metallica, per la tensione di snervamento<br />
93
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
Material<br />
Bending<br />
Tension or Compression<br />
Low pressure High pressure Low pressure High pressure<br />
A 36 1.29 1.36 1.19 1.24<br />
A 588 1.19* 1.24* 1.12* 1.15*<br />
A 514 1.09 1.12 1.05 1.07<br />
Tabella 4. 2 - Valori del DIF per la tensione di snervamento dell’acciaio in funzione della<br />
sollecitazione e del tipo di acciaio<br />
e per la tensione ultima<br />
Material c<br />
A 36 1.10<br />
A 588 1.05*<br />
A 514 1.00<br />
Tabella 4. 3 - Valori del DIF per la tensione di rottura dell’acciaio per diverse tipologie di barre<br />
dove f’ dc è la tensione ultima dinamica di compressione del calcestruzzo;<br />
f’ c è la tensione ultima statica di compressione del calcestruzzo;<br />
f yd<br />
f ys<br />
f ud<br />
f us<br />
c<br />
è la tensione di snervamento dinamica dell’acciaio;<br />
è la tensione di snervamento statica dell’acciaio;<br />
è la tensione ultima dinamica dell’acciaio;<br />
è la tensione ultima statica dell’acciaio;<br />
è il coefficiente di incremento dinamico (DIF) per la tensione ultima<br />
dell’acciaio;<br />
* indica valori stimati per interpolazione.<br />
Ulteriori indicazioni progettuali vengono poi fornite in una tabella per il<br />
calcestruzzo armato in merito alla composizione delle tensioni <strong>dei</strong> due materiali di<br />
base da utilizzare in fase di calcolo nelle analisi dinamiche in funzione della<br />
sollecitazione agente e della capacità duttile della sezione<br />
94
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
Type of stress<br />
Bending<br />
Diagonal tension<br />
(stirrups)<br />
Diagonal tension<br />
(lacing)<br />
Direct shear<br />
Maximum support<br />
rotation θ m (in gradi °)<br />
0 < θ m ≤ 2<br />
2 < θ m ≤ 5<br />
5 < θ m ≤ 10<br />
0 < θ m ≤ 2<br />
2 < θ m ≤ 5<br />
5 < θ m ≤ 10<br />
0 < θ m ≤ 2<br />
2 < θ m ≤ 5<br />
5 < θ m ≤ 10<br />
0 < θ m ≤ 2<br />
2 < θ m ≤ 5<br />
5 < θ m ≤ 10<br />
Dynamic design stress<br />
Reinforcement f ds Concrete f dc<br />
f yd<br />
f’ dc<br />
f yd +( f ud - f yd )/4 (2)<br />
(f yd+ f ud )/2 (2)<br />
f yd<br />
f’ dc<br />
f yd<br />
f’ dc<br />
f yd<br />
f’ dc<br />
f yd<br />
f’ dc<br />
f yd +( f ud - f yd )/4<br />
(f yd+ f ud )/2<br />
f yd<br />
f’ dc<br />
f’ dc<br />
f’ dc<br />
f yd +( f ud - f yd )/4 (3)<br />
(f yd+ f ud )/2 (3)<br />
Compression (4) f yd f’ dc<br />
Tabella 4. 4 - Tensioni di calcolo per analisi dinamiche in funzione <strong>dello</strong> stato di sollecitazione<br />
dove f’ dc è la tensione ultima dinamica di compressione del calcestruzzo;<br />
f yd<br />
f ud<br />
θ m<br />
è la tensione di snervamento dinamica dell’acciaio;<br />
è la tensione ultima dinamica dell’acciaio;<br />
è la massima rotazione supportata dalla sezione;<br />
(2) rottura del calcestruzzo quindi contributo nullo;<br />
(3) il contributo del calcestruzzo viene trascurato affidando la capacità<br />
portante alla sola armatura di rinforzo;<br />
(4) indipendente dalla capacità rotazionale.<br />
Per quanto riguarda le tensioni diagonali si può notare come il manuale tratta<br />
diversamente i casi in cui all’interno dell’elemento sia o meno inserita apposita<br />
armatura a taglio. Infatti, particolare attenzione viene posta <strong>sul</strong>l’armatura a taglio<br />
95
Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />
NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />
per l’importanza che questo tipo di rinforzo riveste in condizioni dinamiche e<br />
nella modalità di rottura fragile o duttile.<br />
Per l’acciaio da carpenteria metallica, invece, importanti riferimenti vengono<br />
indirizzati alle diverse classi di duttilità del materiale ed alle modalità di rottura<br />
secondarie, cioè quelle dovute all’instabilità dell’elemento o al meccanismo<br />
fragile localizzato. Nel caso della duttilità, nel rispetto della gerarchia delle<br />
resistenze, il manuale suggerisce di progettare in base alla resistenza<br />
dell’elemento per classe di duttilità bassa (μ≤10) o in funzione della capacità<br />
plastica nell’altro caso (μ>10). Per le modalità di rottura secondarie, invece, il<br />
primo <strong>dei</strong> due viene ulteriormente scisso in due sottocasi distinguendo il<br />
meccanismo di instabilità globale della struttura innescabile a seguito di carichi<br />
simmetrici (ad es. esplosioni interne) rispetto al fenomeno di instabilità di un<br />
elemento della struttura provocato da carichi disposti non simmetricamente.<br />
Alla fine del TM 5-1300 vengono riportati esempi progettuali riguardanti intere<br />
strutture o singoli elementi, con capacità resistenti e deformative che li rendono<br />
atti a sopportare gli effetti delle esplosioni, senza trascurare pratiche soluzioni<br />
progettuali e dettagli costruttivi.<br />
96
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
Capitolo V<br />
<strong>Influenza</strong> della velocità di deformazione <strong>sul</strong> legame M - χ<br />
per sezioni in calcestruzzo armato<br />
La risposta meccanica di una struttura sottoposta a carichi statici acquista<br />
fondamentale importanza quando ad essa si collega una certa probabilità di perdita<br />
di vite umane. Così, allora, grande importanza comincia ad essere rivolta alle<br />
riserve di energia a cui la struttura può attingere nell’eventualità che, raggiunto il<br />
limite elastico, essa debba continuare a deformarsi per dissipare gli effetti delle<br />
sollecitazioni agenti.<br />
In quest’ottica, quindi, ci si è cominciati a concentrare <strong>sul</strong>la duttilità di una<br />
struttura a tutti i livelli in cui questa si manifesta:<br />
• duttilità <strong>dei</strong> materiali, preferendo rotture lato acciaio anziché per<br />
schiacciamento del calcestruzzo;<br />
• duttilità di sezione, optando per collassi con grandi escursioni in termini di<br />
curvatura;<br />
• duttilità di elemento, prediligendo meccanismi di rottura per flessione e<br />
non per taglio;<br />
• duttilità di struttura, privilegiando una certa distribuzione delle cerniere<br />
plastiche che possa innescare labilità agli elementi trave scongiurando la<br />
configurazione di piano soffice;<br />
97
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
Ancora più importante, però, diventa la possibilità di poter disporre di riserve di<br />
duttilità nel caso in cui gli eventi sollecitanti non siano più di natura statica ma<br />
dinamica. Questo perché, proprio a causa della rarità dell’evento dinamico, la<br />
bassissima probabilità di accadimento mista all’indiscutibile entità della<br />
sollecitazione fa sì che la struttura sia sottoposta ad eccezionali richieste di<br />
resistenza e rende accettabile l’attingimento di deformazioni in campo plastico.<br />
Quando viene raggiunto e superato il limite elastico, la struttura comincia a<br />
dissipare le riserve di duttilità disponibili ai vari livelli, ma tra tutti quelli appena<br />
illustrati rivestono grande importanza i primi due perché sono indipendenti dai<br />
criteri di progettazione di una struttura. Infatti, se per garantire la duttilità di<br />
struttura basta rispettare la gerarchia delle resistenze tra colonna e trave e per<br />
quella dell’elemento prediligere una rottura per flessione anziché per taglio, la<br />
duttilità <strong>dei</strong> materiali e della sezione sono intrinseci una volta scelti appunto i<br />
materiali (e la percentuale di armatura) e la geometria della sezione trasversale.<br />
Di seguito, invece, sarà trattata in maniera approfondita la duttilità di sezione<br />
mediante l‘analisi del legame M-χ in condizioni statiche e dinamiche: nel primo<br />
caso saranno evidenziati gli elementi caratterizzanti di questa relazione<br />
concentrando l’attenzione <strong>sul</strong>l’evoluzione della risposta meccanica; nel secondo,<br />
invece, saranno introdotte le influenze della sensibilità alla velocità di<br />
deformazione per ricostruire un legame M-χ dinamico funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
del processo.<br />
98
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
5.1 Il legame M-χ in condizioni quasi-statiche<br />
La curva caratteristica di una sezione generica nel piano χ-M descrive la relazione<br />
che intercorre tra la capacità rotazionale e la resistenza flessionale della stessa. Per<br />
costruire questa curva a partire da una sezione qualsiasi si utilizza il cosiddetto<br />
metodo a fibre che si fonda <strong>sul</strong>le ipotesi di:<br />
• conservazione delle sezioni piane;<br />
• perfetta aderenza tra i materiali costituenti la sezione;<br />
• legame costitutivo del calcestruzzo di forma parabolo-rettangolo;<br />
• legame costitutivo dell’acciaio elasto-plastico ideale senza incrudimento;<br />
• calcestruzzo non reagente a sollecitazioni di trazione.<br />
Per quanto riguarda l’ultima delle ipotesi appena formulate, per i nostri scopi sarà<br />
utile rimuoverla perché, anche se in condizioni quasi-statiche il contributo del<br />
calcestruzzo in trazione è trascurabile, in condizioni dinamiche gioca un ruolo<br />
fondamentale per i considerevoli valori di resistenza e rigidezza raggiunti<br />
specialmente nella definizione <strong>dello</strong> stato di incipiente fessurazione (χ cr -M cr ).<br />
Sotto queste ipotesi, il metodo a fibre consiste nel discretizzare la sezione<br />
trasversale in un numero più o meno folto di strisce (appunto le fibre) e, per ogni<br />
valore di curvatura χ i , assegnare una posizione dell’asse neutro “di tentativo” e<br />
ricercare l’equilibrio (1) per integrazione delle tensioni agenti nella sezione<br />
assegnando, ai materiali costituenti le strisce, i valori corrispondenti, nel legame<br />
costitutivo, al livello deformativo raggiunto.<br />
Figura 5. 1 - Schema applicativo del metodo a fibre per sezione generica<br />
99
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
Una volta raggiunto l’equilibrio, con la fissata posizione dell’asse neutro, si<br />
calcola (2) il momento resistente M i della sezione identificando così il punto nel<br />
piano χ-M.<br />
0<br />
h<br />
∑<br />
( ) ( ) ( )<br />
N = ∫ σc ⎡⎣εc y ⎤⎦b y dy+ σs ⎡⎣εs y ⎤⎦As<br />
⇒ asse neutro (1)<br />
( ) ( )( ) ( ) ( )<br />
h<br />
∫ σ<br />
0<br />
c<br />
⎡⎣εc ⎤⎦ n−n σs ⎡⎣εs ⎤⎦<br />
s n−n<br />
(2)<br />
M = y b y y− y dy+ y A y−<br />
y<br />
∑<br />
Nella costruzione e nella con<strong>sul</strong>tazione di un diagramma M-χ è interessante<br />
conoscere alcuni punti singolari e riconoscere diversi aspetti sostanziali del<br />
<strong>comportamento</strong> in flessione della sezione.<br />
Il legame M-χ si costruisce su tre punti fondamentali coincidenti con la<br />
fessurazione in zona tesa del calcestruzzo M cr , lo snervamento delle armature di<br />
acciaio in trazione M y ed la condizione ultima corrispondente alla rottura di<br />
entrambi i materiali M u .<br />
30<br />
25<br />
20<br />
EJ’<br />
M y<br />
EJ’’<br />
M u<br />
15<br />
10<br />
M cr<br />
5<br />
0<br />
0 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05 0,06 0,07<br />
Figura 5. 2 - Punti fondamentali della risposta della sezione nel piano χ-M<br />
Nel passaggio da M cr a M y si può notare anche dalla figura precedente un cambio<br />
di rigidezza flessionale causato dalla differenza delle inerzie della sezione<br />
interamente reagente e fessurata, cambio di pendenza che nel nostro caso ri<strong>sul</strong>ta<br />
molto marcato e, quindi, facilmente individuabile per aver rimosso l’ipotesi <strong>sul</strong>la<br />
100
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
resistenza a trazione del calcestruzzo. In condizioni normali, invece la curva si<br />
presenta come di seguito riportata ed il punto M cr è posizionato in prossimità<br />
dell’origine<br />
Figura 5. 3 - Punto di incipiente fessurazione in condizioni quasi-statiche<br />
Dalla lettura della risposta flessionale nel piano χ-M è facile notare la modalità<br />
con cui la sezione perviene alla rottura dalla lunghezza del tratto plastico e dalla<br />
posizione del punto (χ u -M u ). Le diverse condizioni di rottura della sezione sono<br />
determinate da molti fattori tra i quali la resistenza <strong>dei</strong> materiali, la sollecitazione<br />
applicata, la forma della sezione, etc. e proprio in riferimento a quest’ultima viene<br />
riportato di seguito un grafico che ne mostra appunto le differenze.<br />
Figura 5. 4 – Confronto tra le modalità di rottura duttile e fragile per due sezioni diverse<br />
101
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
Figura 5. 5 - Esempio di rottura fragile per schiacciamento del calcestruzzo in zona compressa<br />
Figura 5. 6 - Esempio di rottura duttile per trazione nelle armature inferiori<br />
Ultimo aspetto interessante da notare è la variazione del legame M-χ a seguito<br />
dell’applicazione <strong>dei</strong> coefficienti parziali di sicurezza proposti dal metodo di<br />
verifica semi-probabilistico agli stati limite che la normativa vigente prescrive di<br />
adottare.<br />
102
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
Analizzando il grafico ottenuto da questo confronto riportato nella figura seguente<br />
e riferito a travi in c.a.p. con sezione a T dritta e rovescia, si può notare il carattere<br />
conservativo che l’applicazione di tali coefficienti attribuisce alla risposta<br />
flessionale della sezione molto più stringente nel caso di rottura fragile (sezione a<br />
T rovescia a destra) rispetto alla rottura duttile (sezione a T dritta a sinistra).<br />
Figura 5. 7 - Confronto tra le risposte flessionali di una sezione in c.a.p. con e senza<br />
l’applicazione <strong>dei</strong> coefficienti parziali di sicurezza<br />
In condizioni ordinarie e, quindi, per velocità di deformazione quasi-statiche, il<br />
legame M-χ è influenzato, come già prima accennato, a vario titolo da quattro<br />
variabili principali:<br />
• la geometria della sezione;<br />
• i valori delle resistenze e delle deformazioni ultime <strong>dei</strong> materiali<br />
costituenti l’elemento;<br />
• la forma <strong>dei</strong> legami costitutivi <strong>dei</strong> materiali;<br />
• lo sforzo normale applicato.<br />
La prima interviene soprattutto mediante l’altezza utile della sezione<br />
determinando un valore più o meno grande del braccio della coppia interna<br />
rispetto al quale viene calcolato il momento resistente. Di seguito possiamo notare<br />
dal punto di vista grafico l’influenza della forma della sezione resistente, per<br />
elementi in calcestruzzo armato, nella definizione del diagramma M-χ.<br />
103
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
Figura 5. 8 - <strong>Influenza</strong> della forma della sezione resistente <strong>sul</strong> legame M-χ<br />
Come si può chiaramente notare le curve di risposta migliori si ottengono per<br />
sezioni ottimizzate dal punto di vista geometrico e delle caratteristiche <strong>dei</strong><br />
materiali. Infatti, per sezioni a T dritta, in cui la centrifugazione della parte in<br />
calcestruzzo nel lato delle compressioni e quella dell’acciaio nel lato delle<br />
trazioni, si raggiungono i massimi valori del momento a parità di curvatura.<br />
Nel grafico di destra si può notare che, con calcestruzzi ad alta resistenza, oltre ad<br />
un incremento di duttilità generale ri<strong>sul</strong>tano migliori le risposte di elementi con<br />
sezioni a T rovescia per cui la distribuzione <strong>dei</strong> materiali resistenti non è ottimale.<br />
Per quanto riguarda le resistenze <strong>dei</strong> materiali costituenti l’elemento, la curva M-χ<br />
non beneficia di incrementi in termini di momento ma ne ri<strong>sul</strong>ta positivamente<br />
influenzata dal punto di vista della duttilità se la rottura avviene lato acciaio (e<br />
quindi, di solito, con acciai tradizionali e calcestruzzi a media o alta resistenza<br />
come mostrato precedentemente) o negativamente nel caso contrario di rottura<br />
lato calcestruzzo (cioè, in generale, con acciai ad alta resistenza come di seguito<br />
mostrato).<br />
104
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
Figura 5. 9 - <strong>Influenza</strong> della resistenza <strong>dei</strong> materiali <strong>sul</strong> legame M-χ<br />
Ultimo fattore ad influenzare il legame M-χ in condizioni quasi-statiche è la<br />
forma <strong>dei</strong> legami costitutivi utilizzati per schematizzare la risposta meccanica <strong>dei</strong><br />
materiali utilizzati. Se, per esempio, ci riferiamo al caso di una sezione<br />
rettangolare in calcestruzzo armato e confrontiamo le risposte adottando per il<br />
calcestruzzo due diversi modelli, quello parabolo-rettangolo usato dalla normativa<br />
italiana ed il legame di Sargin proposto dal CEB,<br />
Figura 5. 10 - Legame parabolo-rettangolo<br />
utilizzato dalla normativa italiana<br />
Figura 5. 11 - Legame costitutivo di Sargin<br />
utilizzato dal CEB<br />
105
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
si ottiene<br />
Figura 5. 12 - <strong>Influenza</strong> del legame costitutivo <strong>dei</strong> materiali <strong>sul</strong>la curva M-χ<br />
Infine, l’influenza <strong>sul</strong>la definizione del legame M-χ <strong>dello</strong> sforzo assiale agente<br />
nella sezione riguarda soprattutto la pre-sollecitazione che la caratteristica assiale<br />
imprime al calcestruzzo (elemento debole della sezione). Dalla figura di seguito<br />
riportata si può notare come all’aumentare del rapporto di sforzo assiale<br />
diminuisca il massimo valore di momento flettente e si riduca la duttilità della<br />
sezione per schiacciamento del calcestruzzo.<br />
Figura 5. 13 – <strong>Influenza</strong> <strong>dello</strong> sforzo normale <strong>sul</strong> legame M-χ<br />
106
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
5.2 Il legame M-χ dinamico per sezioni in calcestruzzo armato<br />
Quando ci spostiamo dalla condizione statica e ci addentriamo in campo<br />
dinamico, il legame M-χ subisce delle modifiche sostanziali a causa della<br />
sensibilità alla velocità di deformazione <strong>dei</strong> materiali costituenti la sezione.<br />
Per elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>, infatti, riferendoci ad una sezione in calcestruzzo armato<br />
ordinario, le caratteristiche meccaniche del conglomerato cementizio e<br />
dell’acciaio subiscono un miglioramento quantificabile secondo il coefficiente<br />
amplificativo DIF, distinto per ciascun parametro <strong>meccanico</strong> del materiale.<br />
Assistiamo, così, ad una positiva trasformazione della risposta meccanica del<br />
singolo materiale che globalmente si riflette in un miglioramento della resistenza<br />
flessionale della sezione.<br />
I ri<strong>sul</strong>tati di seguito riportati sono stati calcolati sfruttando le formule proposte dal<br />
CEB [27] applicate per un calcestruzzo di tipo R ck 25 ed un acciaio Fe b 44k con le<br />
seguenti caratteristiche statiche:<br />
Calcestruzzo R ck 250<br />
Acciaio Fe b 44k<br />
R ck f cd f ctfk E c ε 0 ε u E ct ε u f sk f sd ε y E s<br />
MPa MPa MPa MPa # # MPa # MPa MPa # MPa<br />
25,00 11,02 1,94 27000 0,0020 0,0035 13500 0,00015 440,00 382,61 0,0018 210000<br />
Tabella 5. 1 - Caratteristiche meccaniche <strong>dei</strong> materiali in condizioni quasi-statiche<br />
Le analisi del <strong>comportamento</strong> dinamico di una sezione generica presentate in<br />
questo paragrafo sono state realizzate con il Biaxial, un software di calcolo<br />
freeware elaborato dal DIST - Dipartimento di Ingegneria Strutturale<br />
dell’Università di Napoli “Federico II” e disponibile <strong>sul</strong> sito della RELUIS - Rete<br />
<strong>dei</strong> Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica, opportunamente modificato per<br />
i nostri scopi.<br />
I materiali utilizzati sono stati modelli dal programma secondo i legami costitutivi<br />
proposti dalla normativa vigente e,quindi, per il calcestruzzo parabolo-rettangolo<br />
107
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
univocamente descritto dai tre parametri ε 0 , ε u ed f cd e per l’acciaio elasto-plastico<br />
lineare descritto dal solo valore ε y .<br />
Figura 5. 14 - Legame costitutivo del<br />
calcestruzzo parabolo-rettangolo<br />
Figura 5. 15 - Legame costitutivo dell’acciaio<br />
elasto-plastico ideale<br />
Nella tabella 5.2 che segue si possono apprezzare quantitativamente gli incrementi<br />
in termini di resistenza, rigidezza e deformazioni limite per quanto riguarda il<br />
calcestruzzo, e per il solo limite elastico nel caso dell’acciaio, <strong>dei</strong> valori utilizzati.<br />
Dati utilizzati per l’analisi dinamica<br />
Strain-<strong>rate</strong><br />
Compressione<br />
Calcestruzzo<br />
Trazione<br />
Acciaio<br />
dε/dt ε 0 f cd ε u E t ε cu ε y<br />
# # MPa # MPa # #<br />
3,00E-05 0,00200 11,02 0,00350 14007 0,000157 0,00182<br />
1,00E-04 0,00208 11,97 0,00358 14279 0,000160 0,00192<br />
1,00E-03 0,00225 14,03 0,00375 14815 0,000168 0,00198<br />
1,00E-02 0,00243 16,44 0,00393 15371 0,000176 0,00205<br />
1,00E-01 0,00261 19,26 0,00411 15948 0,000184 0,00211<br />
1,00E+00 0,00281 22,56 0,00431 16546 0,000193 0,00218<br />
1,00E+01 0,00301 26,43 0,00451 17167 0,000202 0,00225<br />
1,00E+02 0,00322 42,58 0,00472 17811 0,000212 0,00231<br />
Tabella 5. 2 - Dati utilizzati per le elaborazioni numeriche dinamiche fatte con il software Biaxial<br />
108
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
Per una comprensione più immediata di seguito si riporta il grafico comparativo<br />
<strong>dei</strong> fattori di incremento dinamici <strong>dei</strong> parametri meccanici considerati nell’analisi.<br />
4<br />
3,5<br />
ε 0<br />
f cd<br />
ε u<br />
3<br />
DIF<br />
E t<br />
ε t cu<br />
ε y<br />
2,5<br />
2<br />
1,5<br />
1,00E-05 1,00E-04 1,00E-03 1,00E-02 1,00E-01 1,00E+00 1,00E+01 1,00E+02<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [s -1 ]<br />
1<br />
Figura 5. 16 - Andamento del DIF <strong>dei</strong> parametri meccanici del calcestruzzo e dell’acciaio<br />
utilizzati per le analisi numeriche<br />
Il problema è stato affrontato per il caso di una sezione quadrata con lato di<br />
dimensioni 250 mm armata con 4φ12 [29],<br />
Figura 5. 17 - Sezione trasversale della colonna utilizzata nelle analisi numeriche<br />
sottoposta a tre differenti condizioni di rapporto di sforzo assiale ν crescente pari<br />
a 0.15, 0.25 e 0.50, e per 8 ordini di grandezza della velocità di deformazione:<br />
109
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
• condizione quasi-statica → 3·10 -5 ÷1·10 -4 ;<br />
• condizione di terremoto e/o impatto lieve (soft-impact) → 1·10 -3 ÷1·10 -1 ;<br />
• condizioni di esplosione → 1·10 0 ÷1·10 2 .<br />
Le analisi sono state indirizzate secondo due linee di condotta:<br />
1. la prima tesa a confrontare gli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> per rapporto di<br />
sforzo assiale costante;<br />
2. la seconda orientata a paragonare le conseguenze, per ogni intervallo di<br />
velocità di deformazione, per tre valori crescenti del rapporto di sforzo<br />
assiale.<br />
In tutti i casi presi in esame, i ri<strong>sul</strong>tati sono stati estrapolati in termini di legame<br />
M-χ e di energia specifica della sezione; altresì i grafici costruiti per <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
costante sono stati omogeneizzati per tipo di evento di carico secondo la<br />
distinzione fatta prima in tre gruppi con ugual scala di rappresentazione.<br />
110
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
5.2.1 Legame M-χ al variare della velocità di deformazione per rapporto<br />
di sforzo assiale costante<br />
Come si può vedere dal confronto delle figure 5.17, 5.18 e 5.19 all’aumentare<br />
della velocità di deformazione in ogni caso aumenta la resistenza flessionale della<br />
sezione. Per quanto riguarda la capacità rotazionale ultima, invece, si può notare<br />
che per sforzi assiali crescenti e <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> bassi si ha una diminuzione della<br />
capacità duttile, mentre, per alte velocità di deformazione si ha un miglioramento<br />
della rotazione ultima fino a valori prossimi allo 0.0650 m -1 .<br />
Questo perché per intervalli di velocità bassi, il calcestruzzo risente ancora poco<br />
del miglioramento apportato dal DIF e, quindi, il meccanismo di rottura tende<br />
verso il collasso fragile della sezione per schiacciamento del conglomerato nella<br />
zona compressa. Perciò, dalle considerazioni appena tratte, si potrebbe asserire<br />
che per elementi caricati tipicamente per sforzo normale, quali le colonne,<br />
condizioni di esplosione o di impatto violento sono meglio sopportate rispetto a<br />
carichi quasi-statici.<br />
60.00<br />
50.00<br />
ν = 0,15<br />
M [kNm ]<br />
40.00<br />
30.00<br />
20.00<br />
10.00<br />
ε = 1 · 10 -2<br />
ε = 1 · 10 -3<br />
ε = 1 · 10 - 4<br />
ε = 3 · 10 -5<br />
ε = 1 · 10 2<br />
ε = 1 · 10 1<br />
ε = 1 · 10 0<br />
ε = 1 · 10 -1<br />
0.00<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 18 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.15<br />
111
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
60.00<br />
50.00<br />
ν = 0,25<br />
M [kNm ]<br />
40.00<br />
30.00<br />
20.00<br />
10.00<br />
ε = 1 · 10 -2<br />
ε = 1 · 10 -3<br />
ε = 1 · 10 - 4<br />
ε = 3 · 10 -5<br />
ε = 1 · 10 2<br />
ε = 1 · 10 1<br />
ε = 1 · 10 0<br />
ε = 1 · 10 -1<br />
0.00<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 19 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.25<br />
60.00<br />
50.00<br />
M [kNm ]<br />
40.00<br />
30.00<br />
20.00<br />
10.00<br />
ν = 0,50<br />
ε = 1 · 10 -2<br />
ε = 1 · 10 2<br />
ε = 1 · 10 -3<br />
ε = 1 · 10 1<br />
ε = 1 · 10 - 4<br />
ε = 1 · 10 0<br />
ε = 3 · 10 -5 ε = 1 · 10 -1<br />
0.00<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 20 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.50<br />
Per meglio comprendere il significato delle curve appena riportate e quindi<br />
riuscire a recepire prontamente le informazioni che ci trasmettono ri<strong>sul</strong>ta di ausilio<br />
associarvi l’evoluzione della profondità dell’asse neutro e delle deformazioni a<br />
rottura del calcestruzzo e dell’acciaio in funzione della velocità di deformazione.<br />
Con questa ulteriore informazione, infatti, si comprende meglio il perché del fatto<br />
che al variare <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nei tra casi di rapporto di sforzo assiale crescente si<br />
abbiano curvature ultime variabili.<br />
112
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
250<br />
Distanza asse neutro dal lembo mm] teso<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
ν=0.15 ν=0.25<br />
ν=0.50<br />
0<br />
1.00E-05 1.00E-04 1.00E-03 1.00E-02 1.00E-01 1.00E+00 1.00E+01 1.00E+02<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [s -1 ]<br />
Figura 5. 21 - Variazione della distanza dell’asse neutro dal lembo teso in funzione della velocità<br />
di deformazione nei tre casi di rapporto di sforzo assiale considerati<br />
0,012<br />
0,01<br />
Deformazione a rottura [#]<br />
0,008<br />
0,006<br />
0,004<br />
0,002<br />
acciaio calcestruzzo defomazioni limite<br />
ν =0,15<br />
0<br />
1,00E-05 1,00E-04 1,00E-03 1,00E-02 1,00E-01 1,00E+00 1,00E+01 1,00E+02<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [s -1 ]<br />
Figura 5. 22 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in funzione<br />
della velocità di deformazione per ν=0.15<br />
113
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
0,012<br />
Deformazione a rottura [#]<br />
0,01<br />
0,008<br />
0,006<br />
0,004<br />
0,002<br />
ν =0,25<br />
acciaio calcestruzzo defomazioni limite<br />
0<br />
1,00E-05 1,00E-04 1,00E-03 1,00E-02 1,00E-01 1,00E+00 1,00E+01 1,00E+02<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [s -1 ]<br />
Figura 5. 23 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in funzione<br />
della velocità di deformazione per ν=0.25<br />
0,012<br />
0,01<br />
Deformazione a rottura [#]<br />
0,008<br />
0,006<br />
0,004<br />
0,002<br />
ν =0,50<br />
acciaio calcestruzzo defomazioni limite<br />
0<br />
1,00E-05 1,00E-04 1,00E-03 1,00E-02 1,00E-01 1,00E+00 1,00E+01 1,00E+02<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [s -1 ]<br />
Figura 5. 24 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in funzione<br />
della velocità di deformazione per ν=0.50<br />
114
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
5.2.2 Energia specifica al crescere della velocità di deformazione per<br />
rapporto di sforzo assiale costante<br />
Confrontando i grafici 5.20, 5.21 e 5.22 che seguono si può subito cogliere il<br />
sensibile aumento di energia specifica durante il processo deformativo. Anche in<br />
questo caso si può notare che il <strong>comportamento</strong> della sezione migliora<br />
all’aumentare del rapporto di sforzo assiale fatta eccezione per quei casi, per basse<br />
velocità di deformazione e valori di N elevati, in cui si attinge prima la rottura lato<br />
calcestruzzo e quindi è bassa la capacità rotazionale ultima e l’energia specifica.<br />
3.5<br />
3<br />
2.5<br />
ν = 0,15<br />
ε = 1 · 10 -2<br />
ε = 1 · 10 -3<br />
ε = 1 · 10 - 4<br />
ε = 3 · 10 -5<br />
ε = 1 · 10 2<br />
ε = 1 · 10 1<br />
ε = 1 · 10 0<br />
ε = 1 · 10 -1<br />
E [kNm/m ]<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
0<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 25 – Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.15<br />
3.5<br />
3<br />
2.5<br />
ν = 0,25<br />
ε = 1 · 10 -2<br />
ε = 1 · 10 -3<br />
ε = 1 · 10 - 4<br />
ε = 3 · 10 -5<br />
ε = 1 · 10 2<br />
ε = 1 · 10 1<br />
ε = 1 · 10 0<br />
ε = 1 · 10 -1<br />
E [kNm/m ]<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
0<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 26 - Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.25<br />
115
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
3.5<br />
3<br />
2.5<br />
ν = 0,50<br />
E [kNm/m ]<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
ε = 1 · 10 -2<br />
ε = 1 · 10 -3<br />
ε = 1 · 10 - 4<br />
ε = 3 · 10 -5<br />
ε = 1 · 10 2<br />
ε = 1 · 10 1<br />
ε = 1 · 10 0<br />
ε = 1 · 10 -1<br />
0<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 27 - Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.50<br />
5.2.3 Legame M-χ per tre diversi valori del rapporto di sforzo assiale a<br />
velocità di deformazione costante<br />
I grafici che seguono sono ordinati per velocità di deformazione crescente e sono<br />
raggruppati secondo la suddivisione fatta precedentemente in base alle 3 tipologie<br />
di condizioni di carico, cioè:<br />
• condizione quasi-statica → 3·10 -5 ÷1·10 -4 ;<br />
• condizione di terremoto e/o impatto lieve (soft-impact) → 1·10 -3 ÷1·10 -1 ;<br />
• condizioni di esplosione → 1·10 0 ÷1·10 2 .<br />
I primi due diagrammi riportati si riferiscono al caso di azioni quasi-statiche e per<br />
cui al crescere del rapporto di sforzo assiale si assiste al cambio di modalità di<br />
rottura da duttile a fragile. Confrontandoli, poi, si percepisce, seppur non in<br />
maniera molto evidente, l’incremento di resistenza flessionale al crescere della<br />
velocità di deformazione ed una sostanziale costanza della capacità rotazionale<br />
ultima della sezione.<br />
116
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
40.00<br />
35.00<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
30.00<br />
M [kNm ]<br />
25.00<br />
20.00<br />
15.00<br />
10.00<br />
5.00<br />
▲ - fessurazione<br />
● - snervamento<br />
- rottura<br />
ε = 3 · 10 -5<br />
0.00<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 28 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 3·10 -5 s -1<br />
40.00<br />
35.00<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
30.00<br />
M [kNm ]<br />
25.00<br />
20.00<br />
15.00<br />
10.00<br />
5.00<br />
▲ - fessurazione<br />
● - snervamento<br />
- rottura<br />
ε = 1 · 10 - 4<br />
0.00<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 29 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -4 s -1<br />
Nei tre diagrammi che seguono, costruiti per l’intervallo di velocità di<br />
deformazione tipico di eventi quali i terremoti e gli impatti lievi 1·10 -3 ÷1·10 -1 , si<br />
cominciano ad apprezzare in maniera crescente gli effetti benefici del<br />
miglioramento delle caratteristiche meccaniche <strong>dei</strong> materiali. Infatti, oltre<br />
all’aumento della resistenza flessionale dell’ordine del 20%, si può notare come si<br />
conserva il meccanismo di rottura duttile seppur con capacità rotazionali inferiori<br />
al caso statico.<br />
117
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
55.00<br />
M [kNm ]<br />
50.00<br />
45.00<br />
40.00<br />
35.00<br />
30.00<br />
25.00<br />
20.00<br />
15.00<br />
10.00<br />
5.00<br />
▲ - fessurazione<br />
● - snervamento<br />
- rottura<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
ε = 1 · 10 -3<br />
0.00<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 30 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -3 s -1<br />
55.00<br />
M [kNm ]<br />
50.00<br />
45.00<br />
40.00<br />
35.00<br />
30.00<br />
25.00<br />
20.00<br />
15.00<br />
10.00<br />
5.00<br />
▲ - fessurazione<br />
● - snervamento<br />
- rottura<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
ε = 1 · 10 -2<br />
0.00<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 31 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -2 s -1<br />
118
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
55.00<br />
M [kNm ]<br />
50.00<br />
45.00<br />
40.00<br />
35.00<br />
30.00<br />
25.00<br />
20.00<br />
15.00<br />
10.00<br />
5.00<br />
▲ - fessurazione<br />
● - snervamento<br />
- rottura<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
ε = 1 · 10 -1<br />
0.00<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 32 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -1 s -1<br />
Per questi ultimi 3 grafici, riferiti all’intervallo di velocità di deformazione<br />
caratteristico delle esplosioni violente 1·10 0 ÷1·10 2 , la cosa importante da<br />
evidenziare è che lo sforzo normale comincia ad esercitare un effetto benefico nei<br />
confronti sia della resistenza flessionale che della capacità rotazionale della<br />
sezione fino a registrare i massimi valori di entrambe le variabili nel caso di<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> più elevato.<br />
70.00<br />
60.00<br />
50.00<br />
M [kNm ]<br />
40.00<br />
30.00<br />
20.00<br />
▲ - fessurazione<br />
─── ν = 0.15<br />
● - snervamento<br />
- - - - ν = 0.25<br />
ε = 1 · 10 0<br />
- rottura<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
10.00<br />
0.00<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 33 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 0 s -1<br />
119
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
70.00<br />
60.00<br />
50.00<br />
M [kNm ]<br />
40.00<br />
30.00<br />
20.00<br />
10.00<br />
0.00<br />
▲ - fessurazione<br />
● - snervamento<br />
- rottura<br />
ε = 1 · 10 1 ─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 34 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 1 s -1<br />
70.00<br />
60.00<br />
50.00<br />
M [kNm ]<br />
40.00<br />
30.00<br />
20.00<br />
10.00<br />
0.00<br />
▲ - fessurazione<br />
● - snervamento<br />
- rottura<br />
ε = 1 · 10 2 ─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 35 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 2 s -1<br />
Prima di passare all’esame <strong>dei</strong> ri<strong>sul</strong>tati ottenuti in termini di energia specifica del<br />
processo deformativo, è opportuno sottolineare l’importanza degli effetti che la<br />
dinamicità delle azioni provoca sui materiali ed indirettamente <strong>sul</strong> legame M-χ.<br />
Paragonando, infatti, i miglioramenti ottenuti in condizioni quasi-statiche per<br />
incremento del rapporto i sforzo assiale con quelli ri<strong>sul</strong>tanti dalle azioni<br />
dinamiche (riferiti agli estremi dell’intervallo [3·10 -5 ; 1·10 2 ] per N costante), si<br />
può notare come questi ultimi sono maggiori <strong>dei</strong> primi. Questo ri<strong>sul</strong>tato afferma<br />
120
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
con decisione l’importanza di conoscere meglio e, quindi, di conseguenza,<br />
considerare correttamente gli effetti dinamici senza trascurare alcun aspetto nella<br />
risoluzione del problema <strong>meccanico</strong><br />
5.2.4 Energia specifica per tre diversi valori del rapporto di sforzo assiale<br />
a velocità di deformazione costante<br />
Di seguito sono riportati i diagrammi dell’energia specifica del processo<br />
deformativo al crescere del rapporto di sforzo assiale per tutte le velocità di<br />
deformazione dell’intervallo [3·10 -5 ; 1·10 2 ]. Come già visto nei grafici precedenti<br />
anche in questo caso si può notare come il <strong>comportamento</strong> ottimale della sezione<br />
si realizza per valori di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> e rapporto di sforzo assiale crescenti per cui i<br />
materiali, in virtù delle accresciute capacità, vengono sfruttati al meglio delle loro<br />
potenzialità.<br />
2<br />
1.8<br />
1.6<br />
1.4<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
E [kNm/m ]<br />
1.2<br />
1<br />
0.8<br />
0.6<br />
0.4<br />
ε = 3 · 10 -5<br />
0.2<br />
0<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 36 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale<br />
conε& costante pari a 3·10 -5 s -1<br />
121
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
2<br />
1.8<br />
1.6<br />
1.4<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
E [kNm/m ]<br />
1.2<br />
1<br />
0.8<br />
0.6<br />
0.4<br />
ε = 1 · 10 -4<br />
0.2<br />
0<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 37 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -4 s -1<br />
2.5<br />
E [kNm/m ]<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
ε = 1 · 10 -3<br />
0<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 38 – Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -3 s -1<br />
122
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
2.5<br />
E [kNm/m ]<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
ε = 1 · 10 -2<br />
0.5<br />
0<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 39 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -2 s -1<br />
2.5<br />
E [kNm/m ]<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
ε = 1 · 10 -1<br />
0<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 40 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -1 s -1<br />
123
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
3.5<br />
3<br />
2.5<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
E [kNm/m ]<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
ε = 1 · 10 0<br />
0<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 41 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 0 s -1<br />
3.5<br />
3<br />
2.5<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
E [kNm/m ]<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
ε = 1 · 10 1<br />
0<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 42 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante pari a<br />
1·10 1 s -1<br />
124
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
3.5<br />
3<br />
2.5<br />
─── ν = 0.15<br />
- - - - ν = 0.25<br />
─ · ─ ν = 0.50<br />
E [kNm/m ]<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
ε = 1 · 10 2<br />
0<br />
0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />
χ [m -1 ]<br />
Figura 5. 43 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 2 s -1<br />
5.2.5 Tabelle riepilogative delle simulazioni numeriche<br />
Di seguito vengono riportate le tabelle riepilogative contenenti i ri<strong>sul</strong>tati delle<br />
analisi numeriche effettuate col software Biaxial in funzione della velocità di<br />
deformazione e del rapporto di sforzo assiale applicato.<br />
Le tabelle si riferiscono alla curvatura ed al momento flettente per le condizioni di<br />
incipiente fessurazione, snervamento delle armature tese e a rottura; inoltre, sono<br />
riportati anche i dati dell’energia specifica del processo deformativo ed il loro<br />
incremento in relazione ai valori quasi-statici.<br />
Curvatura in condizioni di incipiente fessurazione χ cr<br />
έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />
ν (#) m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1<br />
0.15 0,0024 0,0024 0,0024 0,0023 0,0023 0,0023 0,0022 0,0016<br />
0.25 0,0033 0,0033 0,0029 0,0031 0,0031 0,0024 0,0023 0,0022<br />
0.50 0,0062 0,0058 0,0058 0,0046 0,0044 0,0038 0,0033 0,0030<br />
Tabella 5. 3 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni di<br />
incipiente fessurazione χ cr in funzione della velocità di deformazione per i tre livelli<br />
del rapporto di sforzo assiale<br />
125
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
Curvatura in condizioni di snervamento dell'armatura tesa χ y<br />
έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />
ν (#) m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1<br />
0.15 0,0152 0,0157 0,0154 0,0152 0,0150 0,0147 0,0151 0,0144<br />
0.25 0,0175 0,0177 0,0168 0,0168 0,0165 0,0161 0,0158 0,0149<br />
0.50 0,0119 0,0149 0,0233 0,0217 0,0207 0,0196 0,0192 0,0168<br />
Tabella 5. 4 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni di<br />
snervamento dell’armatura tesa χ y in funzione della velocità di deformazione per i tre<br />
livelli del rapporto di sforzo assiale<br />
Curvatura in condizioni ultime χ u<br />
έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />
ν (#) m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1<br />
0.15 0,0608 0,0605 0,0593 0,0585 0,0577 0,0567 0,0558 0,0534<br />
0.25 0,0415 0,0466 0,0579 0,0624 0,0611 0,0598 0,0586 0,0551<br />
0.50 0,0221 0,0240 0,0288 0,0356 0,0440 0,0544 0,0656 0,0600<br />
Tabella 5. 5 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni ultime χ u in funzione<br />
della velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale<br />
Momento flettente in condizioni di incipiente fessurazione M cr<br />
έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />
ν (#) kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm<br />
0.15 10,47 11,11 12,20 13,17 13,59 14,83 15,87 17,51<br />
0.25 13,39 14,11 15,78 16,68 15,77 17,48 19,27 20,13<br />
0.50 21,34 21,82 23,20 23,68 26,54 26,42 26,72 32,89<br />
Tabella 5. 6 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni di<br />
incipiente fessurazione M cr in funzione della velocità di deformazione per i tre livelli<br />
del rapporto di sforzo assiale<br />
126
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
Momento flettente in condizioni di snervamento dell'armatura tesa M y<br />
έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />
ν (#) kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm<br />
0.15 26,38 27,50 28,61 29,33 30,27 30,99 32,30 33,93<br />
0.25 31,85 33,34 34,11 35,65 36,87 37,94 38,92 41,33<br />
0.50 30,12 35,06 44,22 47,63 49,67 51,79 53,82 57,83<br />
Tabella 5. 7 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni di<br />
snervamento dell’armatura tesa M y in funzione della velocità di deformazione per i<br />
tre livelli del rapporto di sforzo assiale<br />
Momento flettente in condizioni ultime M u<br />
έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />
ν (#) kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm<br />
0.15 27,84 28,87 24,94 30,65 31,59 32,67 33,62 35,40<br />
0.25 33,60 35,04 36,59 37,71 38,77 39,82 40,89 43,48<br />
0.50 35,27 39,14 44,56 48,19 51,42 54,25 56,50 60,14<br />
Tabella 5. 8 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni ultime M u in<br />
funzione della velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale<br />
Energia specifica E<br />
έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />
ν (#) kNm/m kNm/m kNm/m kNm/m kNm/m kNm/m kNm/m kNm/m<br />
0.15 1,500 1,544 1,574 1,594 1,621 1,646 1,666 1,683<br />
0.25 1,155 1,372 1,843 2,077 2,100 2,124 2,145 2,143<br />
0.50 0,549 0,662 0,950 1,361 1,884 2,552 3,296 3,286<br />
Tabella 5. 9 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori di energia specifica in funzione della velocità di<br />
deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale<br />
127
Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />
LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />
Incremento di energia specifica ΔE<br />
έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />
ν (#) % % % % % % % %<br />
0.15 - 2,93 4,93 6,27 8,07 9,73 11,07 12,20<br />
0.25 - 18,79 59,57 79,83 81,82 83,90 85,71 85,54<br />
0.50 - 20,58 73,04 147,91 243,17 364,85 500,36 498,54<br />
Tabella 5. 10 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori di incremento di energia specifica in funzione della<br />
velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale<br />
128
Cap. VI – CONCLUSIONI<br />
Capitolo VI<br />
Conclusioni<br />
La curiosità che dall’inizio <strong>dei</strong> tempi ha costituito per l’essere umano il motore<br />
della conoscenza e la ricerca dell’uomo moderno orientata a soddisfare la naturale<br />
necessità di sicurezza attraverso la conquista di un senso di protezione fanno sì<br />
che l’attenzione comune volga il suo sguardo a quanto ancora la natura che ci<br />
circonda ha da offrirci.<br />
È su queste premesse che si fonda questo elaborato di tesi tutto incentrato <strong>sul</strong><br />
<strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali strutturali dell’ingegneria civile sottoposti ad azioni<br />
con elevate velocità di deformazione.<br />
Nel capitolo I, in cui vengono minuziosamente studiati gli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />
<strong>sul</strong> calcestruzzo, l’acciaio ed i compositi FRP ed i fattori intrinseci che ne<br />
influenzano il <strong>comportamento</strong>, si è visto come la velocità di deformazione<br />
influisce positivamente <strong>sul</strong>la risposta meccanica di questi materiali in termini di<br />
rigidezza, resistenza, capacità deformativa, duttilità, modalità di rottura e<br />
dissipazione dell’energia specifica.<br />
Nel capitolo II, invece, l’attenzione è stata rivolta alle metodologie sperimentali<br />
utilizzate per la misura delle caratteristiche tenso-deformative <strong>dei</strong> materiali<br />
sottoposti a regimi dinamici per cui sono state analizzate dal punto di vista<br />
tecnologico le attrezzature, il loro funzionamento e le criticità intrinseche, le<br />
apparecchiature idonee per condurre test ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />
129
Cap. VI – CONCLUSIONI<br />
Nel capitolo III sono state illust<strong>rate</strong> le relazioni tensione-deformazione di natura<br />
sperimentale che meglio si adattano allo studio <strong>dei</strong> processi deformativi dinamici<br />
ed i legami costitutivi contenuti nel software LS-Dyna applicazione principe per<br />
quanto concerne i codici di calcolo per la modellazione dinamica delle strutture.<br />
Sono stati così analizzati i modelli di Cowper-Symonds, Jones e Johnson & Cook<br />
e nel confronto sono stati estrapolati i loro lati positivi e negativi trascurando il<br />
mo<strong>dello</strong> di Jones poco innovativo dal punto di vista analitico e<br />
contemporaneamente poco utilizzato nella pratica sperimentale.<br />
Nel capitolo IV l’attenzione ha riguardato la sensibilità nei confronti di questa<br />
attuale ed innovativa tematica e, quindi, l’interesse dedicatovi da parte <strong>dei</strong> codici<br />
normativi e delle istruzioni tecniche correntemente più usate. Si è fatto, perciò,<br />
riferimento alle Norme Tecniche per le Costruzioni italiane, al Bollettino n°187<br />
del 1988 ed al Model Code del 1990 redatti dal CEB-FIP ed alle TM 5-1300<br />
americane, le più all’avanguardia ed esaurienti in questo settore e con un carattere<br />
estremamente votato alla progettazione.<br />
Il capitolo V rappresenta, infine, il cuore di questo elaborato di tesi con la sua<br />
carica sperimentale e la grande importanza <strong>dei</strong> ri<strong>sul</strong>tati raggiunti. Infatti,<br />
implementando analisi numeriche con l’aiuto del software Biaxial si è giunti alla<br />
costruzione di legami M-χ con all’interno gli effetti della velocità di deformazione<br />
gettando, in questo modo, le basi per la costruzione di modelli applicabili ad<br />
elementi frame per analisi di tipo dinamico non-lineare che tengano conto del<br />
fenomeno <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Altro apprezzabile ri<strong>sul</strong>tato raggiunto riguarda<br />
l’importanza stessa di non trascurare gli effetti che la velocità di deformazione ha<br />
sui materiali strutturali: infatti, dalle analisi implementate si è visto come la<br />
sensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> abbia un peso maggiore, in termini di legame M-χ, del<br />
rapporto di sforzo assiale applicato al generico elemento. Da un analisi comparata<br />
<strong>dei</strong> dati a evidenziare ri<strong>sul</strong>ta il fatto che per valori di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> crescenti le<br />
migliori risposte meccaniche si avevano per valori di sforzo normale crescente per<br />
cui, se in caso di azioni quasi-statiche elementi colonna poco caricati erano<br />
avvantaggiati, in caso di carichi dinamici con elevate velocità di deformazioni le<br />
130
Cap. VI – CONCLUSIONI<br />
sollecitazioni pre-esistenti giovano alla risposta meccanica nell’assorbimento di<br />
tali eventi.<br />
Da non trascurare, poi, l’aspetto energetico per cui i miglioramenti apportati dal<br />
considerare gli effetti della dinamicità delle azioni possono essere considerevoli<br />
fino a valori del 30%.<br />
In conclusione, possiamo dire che l’attenzione nei confronti di questo particolare<br />
quanto importante aspetto del <strong>comportamento</strong> di questi materiali non può essere<br />
assolutamente trascurato per affrontare in modo completo e corretto le<br />
problematiche riguardanti le azioni dinamiche. Però, se da un lato si sono avuti<br />
ri<strong>sul</strong>tati soddisfacenti <strong>sul</strong> piano della conoscenza, dal punto di vista tecnologico la<br />
ricerca soffre la scarsa diffusione di idonee metodologie ed apparecchiature.<br />
Infatti, dal <strong>comportamento</strong> in condizioni quasi-statiche, studiato con le comuni<br />
attrezzature di laboratorio per caratterizzare dal punto di vista <strong>meccanico</strong> un<br />
materiale, non è possibile risalire alla risposta che lo stesso darebbe sotto alte<br />
velocità di deformazione: questo è imputabile alla non linearità del coefficiente di<br />
incremento dinamico DIF in cui viene quantitativamente sintetizzato il<br />
<strong>comportamento</strong> ad elevate velocità di deformazione.<br />
D’altra parte, all’impossibilità di derivare il <strong>comportamento</strong> dinamico da quello<br />
quasi-statico, si aggiunge l’incapacità delle macchine, convenzionalmente usate<br />
per i test standardizzati sui materiali, di modulare azioni applicate con elevate<br />
velocità di deformazione. Nella pratica sperimentale, anche in quella tesa allo<br />
studio del <strong>comportamento</strong> delle strutture soggette ad azioni sismiche, si è sempre<br />
stati soliti applicare campi di spostamento, talvolta ciclici, con velocità basse e,<br />
quindi, poco utili al nostro scopo.<br />
Dalla tecnologia sono arrivate risposte in questo senso soprattutto racchiuse in<br />
macchine sperimentali ad urto o a trasmissione di onda energetica quali possono<br />
essere, rispettivamente, la “Drop-weight Impact Machine” e la “Hopkinson bar”<br />
nella versione standard o modificata. Ma proprio per il carattere sperimentale<br />
fortemente all’avanguardia e, quindi, poco diffuso la ricerca si trova ad affrontare<br />
un problema di uniformità <strong>dei</strong> metodi sperimentali e <strong>dei</strong> dati che da queste<br />
esperienze vengono tratti. L’assenza, infatti, di pratiche standardizzate o di<br />
131
Cap. VI – CONCLUSIONI<br />
protocolli sperimentali che possano fungere da linee guida o da vere e proprie<br />
istruzioni per condurre le prove in laboratorio, dà luogo ad una disomogeneità <strong>dei</strong><br />
ri<strong>sul</strong>tati pregiudicandone la comparabilità, caratteristica fondamentale per un dato<br />
scientifico per una corretta interpretazione del fenomeno.<br />
Quanto detto finora sottolinea l’importanza sempre più pressante della necessità di<br />
standardizzare i ri<strong>sul</strong>tati ottenuti sperimentalmente attraverso tecnologie diverse,<br />
talvolta anche non comparabili, per fare un riassunto costruttivo della situazione;<br />
quindi, porre un punto di partenza per lo sviluppo di una sperimentazione<br />
orientata allo studio del <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali sottoposti ad elevate velocità<br />
di deformazione.<br />
132
RINGRAZIAMENTI<br />
RINGRAZIAMENTI<br />
Desidero a questo punto ringraziare quanti hanno reso possibile la stesura di<br />
questo elaborato di laurea.<br />
Il primo ringraziamento va al mio relatore Prof. Ing. Gaetano Manfredi, al DIST<br />
(Dipartimento di Ingegneria Strutturale) ed al correlatore Prof. Ing. Andrea Prota<br />
per la possibilità che mi hanno dato nel prendere parte ad un progetto così<br />
importante ed affascinante. Un sentito grazie di cuore per l’amichevole quanto<br />
competente e spesso determinante guida va al mio correlatore Ing. Domenico<br />
Asprone che ha saputo accompagnarmi in questa ultima fase della mia carriera<br />
accademica. Un ringraziamento speciale lo voglio indirizzare al mio correlatore<br />
Prof. Ing. Ezio Cadoni del SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della<br />
Svizzera Italiana) di Lugano (CH) che con la sua esperienza e competenza ha<br />
saputo seguirmi, seppur separati da enormi distanze, ed assistermi affinché questo<br />
elaborato fosse pregno di contenuti. Per la pronta ed efficace assistenza nelle<br />
modifiche e nell’utilizzo del software adoperato per le analisi numeriche non<br />
posso altro che ringraziare l’Ing. Ivano Iovinella.<br />
Grazie ancora alla mia famiglia per le opportunità, non solo economiche, che mi<br />
hanno dato per poter raggiungere quest’obiettivo e ad Anna che ha saputo con<br />
incondizionato appoggio ed amorevole comprensione starmi accanto.<br />
Un ringraziamento particolare va ai colleghi di corso, quelli con cui ho condiviso i<br />
momenti belli e brutti della mia esperienza universitaria, quelli che mi sono stati<br />
vicino, ed io a loro, di fronte agli scogli che ogni tanto affiorano su questa rotta e<br />
che hanno saputo condividere con me le gioie che ne sono ri<strong>sul</strong>tate.<br />
Infine, un grazie va agli amici più cari, all’equipaggio di Anahita ed al gruppo<br />
giovanissimi di A.C., co-educatrice compresa, per tutti i momenti belli che hanno<br />
saputo ritagliare per me allietando questo periodo di grande concentrazione e<br />
dedizione.<br />
133
BIBLIOGRAFIA<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
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mechanical behaviour of concrete, Magazine of concrete research, 154,<br />
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[9] P. Rossi, A physical phenomenon which can explain the mechanical<br />
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[19] L. Goglio, L.Peroni, M. Peroni, M. Rossetto, Caratterizzazione<br />
sperimentale in campo dinamico di un adesivo epossidico bicomponente,<br />
Associazione Italiana per l’Analisi delle Sollecitazioni, XXXIV Convegno<br />
Nazionale - Politecnico di Milano,14-17 settembre 2005<br />
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warp knitted (MMWK) fabric composite at various <strong>strain</strong> <strong>rate</strong>s, Compsite<br />
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user’s manual, Version 971, July 2006<br />
[26] Consiglio Superiore <strong>dei</strong> Lavori Pubblici, Norme tecniche per le<br />
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resist the effects of accidental explosions, November 1990<br />
[29] M. Di Ludovico, Comparative Assessment of Seismic Rehabilitation<br />
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136
SITOGRAFIA<br />
SITOGRAFIA<br />
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http://www.ingegneria.unina.it – Facoltà di Ingegneria<br />
http://www.dist.unina.it/ - Dipartimento di Ingegneria Strutturale<br />
http://www.biblio.unina.it/ - Sistema Bibliotecario dell’Ateneo Federiciano<br />
http://www.supsi.ch/ - Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana<br />
http://www.reluis.it/ - Rete <strong>dei</strong> Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica<br />
http://www.wikipedia.it/ - L’enciclopedia libera<br />
http://www.google.it/ - Google Italia - Motore di ricerca<br />
http://www.steeluniversity.org/<br />
http://fib.epfl.ch/ - FIB – Fédération Internationale du Béton<br />
http://www.garzantilinguistica.it/ - Dizionari Garzanti on-line<br />
137
INDICE DELLE FIGURE<br />
INDICE DELLE FIGURE<br />
Figura 1. 1 - Strain-<strong>rate</strong> relativi alle differenti condizioni di carico ________________ 8<br />
Figura 1. 2 - Incremento del modulo elastico del calcestruzzo in compressione in<br />
funzione della velocità di deformazione __________________________ 10<br />
Figura 1. 3 - Differenza curva teorica/curva sperimentale della risposta del<br />
calcestruzzo in trazione________________________________________ 11<br />
Figura 1. 4 – Isocrone di fessurazione in condizioni di alta velocità di deformazione 11<br />
Figura 1. 5 - a) Comportamento del calcestruzzo in trazione per elevate velocità di<br />
deformazione ________________________________________________ 12<br />
Figura 1. 6 - b) Comportamento del calcestruzzo in compressione per elevate velocità<br />
di deformazione______________________________________________ 12<br />
Figura 1. 7 - c) Comportamento del calcestruzzo in flessione per elevate velocità di<br />
deformazione ________________________________________________ 12<br />
Figura 1. 8 - Massima tensione di trazione per calcestruzzi con aggregati diversi in<br />
funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> ______________________________________ 14<br />
Figura 1. 9 - Massima tensione di trazione per calcestruzzi con diverso contenuto<br />
d'acqua in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>_____________________________ 15<br />
Figura 1. 10 - Andamento dell’energia di frattura per calcestruzzi con diverso<br />
contenuto d’acqua in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>____________________ 16<br />
Figura 1. 11 - Rappresentazione schematica della propagazione dell’onda elastica per<br />
due generici corpi a contatto ___________________________________ 17<br />
Figura 1. 12 – Curva di risposta tempo-tensione durante la prova dinamica su<br />
calcestruzzi con diverso contenuto d’acqua _______________________ 18<br />
Figura 1. 13 - Evoluzione del legame costitutivo dell’acciaio in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong><strong>rate</strong><br />
________________________________________________________ 29<br />
Figura 1. 14 - Tensione di snervamento dell’acciaio con effetto Joule_____________ 30<br />
Figura 1. 15 - Correzione della tensione di snervamento dell’acciaio dall’effetto Joule<br />
___________________________________________________________ 31<br />
Figura 1. 16 - Differenza tra le curve σ-ε ed s-e per un acciaio da carpenteria _____ 33<br />
Figura 1. 17 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con basso tenore di<br />
carbonio (low carbon steel) _____________________________________ 35<br />
Figura 1. 18 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con medio tenore di<br />
carbonio (medium carbon steel) _________________________________ 35<br />
Figura 1. 19 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con alto tenore di<br />
carbonio (high carbon steel)____________________________________ 35<br />
Figura 1. 20 - Diagramma sforzo-deformazione per un acciaio con precipitazioni di Si<br />
e Mn per differenti <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s _________________________________ 36<br />
Figura 1. 21 - Diagramma true stress-<strong>strain</strong> per un acciaio con precipitazioni di Ni, Cu<br />
e Al per differenti <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s __________________________________ 36<br />
Figura 1. 22 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura di un<br />
acciaio con precipitazioni di Ni, Cu e Al in condizione quasi-statiche e per<br />
elevato <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> ____________________________________________ 37<br />
Figura 1. 23 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura in<br />
condizione quasi-statiche per un acciaio temprato __________________ 38<br />
Figura 1. 24 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura ad<br />
elevata velocità di deformazione per un acciaio temprato____________ 39<br />
Figura 1. 25 - Legame costitutivo della ghisa per diverse velocità di deformazione__ 39<br />
Figura 1. 26 - Anomalia di forma in condizioni di rottura della resina epossidica in<br />
compressione ________________________________________________ 41<br />
Figura 1. 27 - Legami sforzo-deformazioni in compressione dell’adesivo epossidica<br />
polimerizzato a caldo e a freddo ________________________________ 41<br />
138
INDICE DELLE FIGURE<br />
Figura 1. 28 - Ramo plastico <strong>dei</strong> legami tensione-deformazione in compressione con<br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> per l’adesivo epossidica polimerizzato a caldo e a freddo ___ 41<br />
Figura 1. 29 - Coefficiente di incremento dinamico della tensione in compressione per<br />
la resina epossidica ___________________________________________ 42<br />
Figura 1. 30 - Legami sforzo-deformazione in trazione con <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> dell’adesivo<br />
epossidico ___________________________________________________ 42<br />
Figura 1. 31 - Coefficiente di incremento dinamico della tensione in trazione per<br />
l’adesivo epossidico ___________________________________________ 43<br />
Figura 1. 32 - Risposta meccanica in compressione del sistema composito con fibre<br />
orientate nella direzione dell’azione sollecitante ___________________ 43<br />
Figura 1. 33 - Risposta meccanica in trazione del sistema composito con fibre orientate<br />
nella direzione dell’azione sollecitante ___________________________ 44<br />
Figura 2. 1 - Schema della barra di Hopkinson classica per prove di compressione _ 49<br />
Figura 2. 2 - SHPB della University of California San Diego ____________________ 49<br />
Figura 2. 3 - Schema del provino inserito tra la barra incidente e riflettente per una<br />
prova con la barra di Hopkinson________________________________ 51<br />
Figura 2. 4 - Esemplari di MHB del laboratorio DynaMat dell’University of Applied<br />
Scienses of Southern Switzerland _______________________________ 54<br />
Figura 2. 5 - Modified Hopkinson bar per prove di trazione ____________________ 55<br />
Figura 2. 6 - Registrazione delle onde incidente, riflessa e trasmessa misu<strong>rate</strong><br />
<strong>sul</strong>l’input ed output bar durante una prova con la barra di Hopkinson<br />
modificata __________________________________________________ 57<br />
Figura 2. 7 - Provino metallico sagomato ed avvitato tra le due barre incidente e di<br />
trasmissione per una prova con la barra di Hopkinson modificata ____ 58<br />
Figura 2. 8 - Set-up della barra di Hopkinson modificata per test su provini metallici<br />
___________________________________________________________ 59<br />
Figura 2. 9 - Set-up della barra di Hopkinson modificata per test su provini in<br />
calcestruzzo _________________________________________________ 60<br />
Figura 2. 10 - Provino in calcestruzzo con <strong>strain</strong>-gage applicato pronto per una prova<br />
con la barra di Hopkinson modificata____________________________ 61<br />
Figura 2. 11 - Schema di funzionamento della drop-weight impact machine _______ 63<br />
Figura 2. 12 - Drop-weight impact machine di un laboratorio tedesco _____________ 64<br />
Figura 2. 13 - Versione di dimensioni ridotte di drop-weight impact machine_______ 64<br />
Figura 2. 14 - Provino in calcestruzzo armato dopo il test con la drop-weight impact<br />
machine ____________________________________________________ 65<br />
Figura 2. 15 - Hydro-pneumatic machine per prove a media velocità di deformazione<br />
___________________________________________________________ 65<br />
Figura 2. 16 - Schema della hydro-pneumatic machine _________________________ 67<br />
Figura 3. 1 - Legame costitutivo plastico in funzione diε& nello spazio( σ , εε& , ) ____ 74<br />
Figura 3. 2 - Formulation for <strong>rate</strong> effect - possibili applicazioni degli effetti <strong>dello</strong><br />
<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> al ramo plastico di un legame costitutivo ________________ 75<br />
Figura 3. 3 - Superficie di crisi di Mohr-Coulomb con limiti di Tresca utilizzati dal<br />
MAT 016 ___________________________________________________ 78<br />
Figura 3. 4 - Curve di danno e di rottura utilizzate dal mo<strong>dello</strong> MAT 016_________ 79<br />
Figura 3. 5 - legame costitutivo plastico tridimensionale secondo ε& ______________ 81<br />
Figura 5. 1 - Schema applicativo del metodo a fibre per sezione generica __________ 99<br />
Figura 5. 2 - Punti fondamentali della risposta della sezione nel piano χ-M_______ 100<br />
Figura 5. 3 - Punto di incipiente fessurazione in condizioni quasi-statiche ________ 101<br />
139
INDICE DELLE FIGURE<br />
Figura 5. 4 – Confronto tra le modalità di rottura duttile e fragile per due sezioni<br />
diverse ____________________________________________________ 101<br />
Figura 5. 5 - Esempio di rottura fragile per schiacciamento del calcestruzzo in zona<br />
compressa__________________________________________________ 102<br />
Figura 5. 6 - Esempio di rottura duttile per trazione nelle armature inferiori _____ 102<br />
Figura 5. 7 - Confronto tra le risposte flessionali di una sezione in c.a.p. con e senza<br />
l’applicazione <strong>dei</strong> coefficienti parziali di sicurezza ________________ 103<br />
Figura 5. 8 - <strong>Influenza</strong> della forma della sezione resistente <strong>sul</strong> legame M-χ _______ 104<br />
Figura 5. 9 - <strong>Influenza</strong> della resistenza <strong>dei</strong> materiali <strong>sul</strong> legame M-χ ____________ 105<br />
Figura 5. 10 - Legame parabolo-rettangolo utilizzato dalla normativa italiana ____ 105<br />
Figura 5. 11 - Legame costitutivo di Sargin utilizzato dal CEB _________________ 105<br />
Figura 5. 12 - <strong>Influenza</strong> del legame costitutivo <strong>dei</strong> materiali <strong>sul</strong>la curva M-χ _____ 106<br />
Figura 5. 13 – <strong>Influenza</strong> <strong>dello</strong> sforzo normale <strong>sul</strong> legame M-χ __________________ 106<br />
Figura 5. 14 - Legame costitutivo del calcestruzzo parabolo-rettangolo __________ 108<br />
Figura 5. 15 - Legame costitutivo dell’acciaio elasto-plastico ideale _____________ 108<br />
Figura 5. 16 - Andamento del DIF <strong>dei</strong> parametri meccanici del calcestruzzo e<br />
dell’acciaio utilizzati per le analisi numeriche ____________________ 109<br />
Figura 5. 17 - Sezione trasversale della colonna utilizzata nelle analisi numeriche _ 109<br />
Figura 5. 18 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.15___ 111<br />
Figura 5. 19 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.25___ 112<br />
Figura 5. 20 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.50___ 112<br />
Figura 5. 21 - Variazione della distanza dell’asse neutro dal lembo teso in funzione<br />
della velocità di deformazione nei tre casi di rapporto di sforzo assiale<br />
considerati _________________________________________________ 113<br />
Figura 5. 22 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in<br />
funzione della velocità di deformazione per ν=0.15 ________________ 113<br />
Figura 5. 23 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in<br />
funzione della velocità di deformazione per ν=0.25 ________________ 114<br />
Figura 5. 24 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in<br />
funzione della velocità di deformazione per ν=0.50 ________________ 114<br />
Figura 5. 25 – Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.15<br />
__________________________________________________________ 115<br />
Figura 5. 26 - Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.25<br />
__________________________________________________________ 115<br />
Figura 5. 27 - Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.50<br />
__________________________________________________________ 116<br />
Figura 5. 28 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />
pari a 3·10 -5 s -1 ______________________________________________ 117<br />
Figura 5. 29 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />
pari a 1·10 -4 s -1 ______________________________________________ 117<br />
Figura 5. 30 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />
pari a 1·10 -3 s -1 ______________________________________________ 118<br />
Figura 5. 31 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />
pari a 1·10 -2 s -1 ______________________________________________ 118<br />
Figura 5. 32 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />
pari a 1·10 -1 s -1 ______________________________________________ 119<br />
Figura 5. 33 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />
pari a 1·10 0 s -1 ______________________________________________ 119<br />
Figura 5. 34 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />
pari a 1·10 1 s -1 ______________________________________________ 120<br />
Figura 5. 35 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />
pari a 1·10 2 s -1 ______________________________________________ 120<br />
140
INDICE DELLE FIGURE<br />
Figura 5. 36 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale<br />
conε& costante pari a 3·10 -5 s -1 __________________________________ 121<br />
Figura 5. 37 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -4 s -1 _______________________________________ 122<br />
Figura 5. 38 – Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -3 s -1 _______________________________________ 122<br />
Figura 5. 39 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -2 s -1 _______________________________________ 123<br />
Figura 5. 40 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 -1 s -1 _______________________________________ 123<br />
Figura 5. 41 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 0 s -1 _______________________________________ 124<br />
Figura 5. 42 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 1 s -1 _______________________________________ 124<br />
Figura 5. 43 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />
costante pari a 1·10 2 s -1 _______________________________________ 125<br />
141
INDICE DELLE TABELLE<br />
INDICE DELLE TABELLE<br />
Tabella 1. 1 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 5 mm __________________ 20<br />
Tabella 1. 2 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 10 mm _________________ 21<br />
Tabella 1. 3 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 25 mm _________________ 21<br />
Tabella 1. 4 - DIF per calcestruzzo asciutto __________________________________ 22<br />
Tabella 1. 5 - DIF per calcestruzzo con R.H. 50% _____________________________ 22<br />
Tabella 1. 6 - DIF per calcestruzzo saturo ___________________________________ 22<br />
Tabella 1. 7 - Assortimento granulometrico della sabbia utilizzata per confezionare i<br />
due conglomerati cementizi ____________________________________ 24<br />
Tabella 1. 8 - Assortimento granulometrico degli aggregati utilizzati per confezionare<br />
il calcestruzzo con inerti grossi __________________________________ 25<br />
Tabella 1. 9 - Assortimento granulometrico degli aggregati utilizzati per confezionare<br />
il calcestruzzo con inerti fini ____________________________________ 25<br />
Tabella 1. 10 – Incremento percentuale di resistenza a compressione e trazione tra i<br />
due provini con aggregati diversi________________________________ 26<br />
Tabella 2. 1 - Schema delle metodologie di indagine per i diversi <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> con<br />
indicazioni <strong>sul</strong>le tecniche sperimentali utilizzate e le relative criticità __ 48<br />
Tabella 4. 1 - Valori del DIF per il calcestruzzo in compressione e per le barre<br />
d’acciaio in funzione del tipo di esplosione e della sollecitazione agente 93<br />
Tabella 4. 2 - Valori del DIF per la tensione di snervamento dell’acciaio in funzione<br />
della sollecitazione e del tipo di acciaio ___________________________ 94<br />
Tabella 4. 3 - Valori del DIF per la tensione di rottura dell’acciaio per diverse<br />
tipologie di barre _____________________________________________ 94<br />
Tabella 4. 4 - Tensioni di calcolo per analisi dinamiche in funzione <strong>dello</strong> stato di<br />
sollecitazione ________________________________________________ 95<br />
Tabella 5. 1 - Caratteristiche meccaniche <strong>dei</strong> materiali in condizioni quasi-statiche 107<br />
Tabella 5. 2 - Dati utilizzati per le elaborazioni numeriche dinamiche fatte con il<br />
software Biaxial _____________________________________________ 108<br />
Tabella 5. 3 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni di<br />
incipiente fessurazione χ cr in funzione della velocità di deformazione per i<br />
tre livelli del rapporto di sforzo assiale __________________________ 125<br />
Tabella 5. 4 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni di<br />
snervamento dell’armatura tesa χ y in funzione della velocità di<br />
deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale__________ 126<br />
Tabella 5. 5 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni ultime χ u in<br />
funzione della velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di<br />
sforzo assiale _______________________________________________ 126<br />
Tabella 5. 6 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni di<br />
incipiente fessurazione M cr in funzione della velocità di deformazione per<br />
i tre livelli del rapporto di sforzo assiale _________________________ 126<br />
142
INDICE DELLE TABELLE<br />
Tabella 5. 7 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni di<br />
snervamento dell’armatura tesa M y in funzione della velocità di<br />
deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale__________ 127<br />
Tabella 5. 8 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni<br />
ultime M u in funzione della velocità di deformazione per i tre livelli del<br />
rapporto di sforzo assiale _____________________________________ 127<br />
Tabella 5. 9 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori di energia specifica in funzione della<br />
velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale 127<br />
Tabella 5. 10 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori di incremento di energia specifica in<br />
funzione della velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di<br />
sforzo assiale _______________________________________________ 128<br />
143