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Influenza dello strain-rate sul comportamento meccanico dei ...

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INDICE<br />

<strong>Influenza</strong> <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> <strong>sul</strong><br />

<strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> <strong>dei</strong> materiali strutturali<br />

Indice<br />

INTRODUZIONE 4<br />

EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI 7<br />

1.1 IL CALCESTRUZZO 10<br />

1.1.1 EFFETTI SUL COMPORTAMENTO MECCANICO DEL CALCESTRUZZO 10<br />

1.1.2 FATTORI CHE INFLUENZANO IL COMPORTAMENTO DINAMICO DEL<br />

CALCESTRUZZO 13<br />

1.1.3 COMPORTAMENTO DINAMICO DEI CALCESTRUZZI FIBRO-RINFORZATI SFRC 19<br />

1.1.4 VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE 19<br />

APPENDICE 1.A - CONFRONTO TRA DUE CALCESTRUZZI DI UGUALE RESISTENZA<br />

CONFEZIONATI IN MODO DIVERSO 24<br />

1.2 I METALLI 27<br />

1.2.1 EFFETTI SUL COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI METALLICI 27<br />

1.2.2 FATTORI CHE INFLUENZANO IL COMPORTAMENTO DINAMICO DEI MATERIALI<br />

METALLICI 34<br />

1.3 I MATERIALI POLIMERICI FIBRORINFORZATI: GLI FRP 40<br />

1.3.1 EFFETTI SUL COMPORTAMENTO MECCANICO DEGLI FRP 40<br />

1.3.2 FATTORI CHE INFLUENZANO IL COMPORTAMENTO DINAMICO DEGLI FRP 45<br />

METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE<br />

CARATTERISTICHE TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI<br />

SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI 48<br />

2.1 LA SPLIT HOPKINSON PRESSURE BAR 49<br />

2.1.1 ASPETTI TEORICI ALLA BASE DEL FUNZIONAMENTO DELLA BARRA DI<br />

HOPKINSON 50<br />

2.1.2 LA JRC UNIVERSAL MODIFIED HOPKINSON BAR (MHB) PER PROVE AD ALTE<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE 53<br />

2.1.3 SET-UP PER ESPERIMENTI SU PROVINI DI CALCESTRUZZO E DI ACCIAIO 57<br />

2.2 LA DROP-WEIGHT IMPACT MACHINE 63<br />

2.3 LA HYDRO-PNEUMATIC MACHINE 65<br />

1


INDICE<br />

INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI 68<br />

3.1 LO STRAIN-RATE NEI LEGAMI COSTITUTIVI SPERIMENTALI 69<br />

3.1.1 MODELLO DI COWPER-SYMOND 69<br />

3.1.2 MODELLO DI JONES 70<br />

3.1.3 MODELLO DI JOHNSON & COOK 71<br />

3.1.4 CONFRONTO TRA I MODELLI COSTITUTIVI DI COWPER-SYMONDS, JONES E<br />

JOHNSON & COOK 72<br />

3.2 LO STRAIN-RATE NEI LEGAMI COSTITUTIVI DEL SOFTWARE LS-DYNA 73<br />

3.2.1 ELASTIC-PLASTIC WITH KINEMATIC HARDENING (MAT 003) 76<br />

3.2.2 ELASTIC-PLASTIC WITH TERMAL SOFTENING (MAT 011) 76<br />

3.2.3 JOHNSON & COOK PLASTICITY MODEL (MAT 015) 76<br />

3.2.4 PSEUDO TENSOR CONCRETE/GEOLOGICAL MODEL (MAT 016) 77<br />

3.2.5 POWER LAW ISOTROPIC PLASTICITY (MAT 018) 80<br />

3.2.6 STRAIN-RATE DEPENDENT ISOSTROPIC PLASTICITY (MAT 019) 80<br />

3.2.7 PIECEWISE LINEAR ISOTROPIC PLASTICITY (MAT 024) 80<br />

3.2.8 KINEMATIC/ISOTROPIC ELASTIC-PLASTIC GREEN-NAGHDI RATE (MAT 035) 82<br />

3.2.9 USER DEFINED MATERIAL MODEL (MAT 041-050) 82<br />

3.2.10 STRAIN-RATE SENSITIVE POWER-LAW PLASTICITY (MAT 064) 82<br />

3.2.11 MODIFIED ZERILLI AND ARMSTRONG (MAT 065) 83<br />

3.2.12 CONCRETE DAMAGE MODEL (MAT 072) 83<br />

3.2.13 PLASTIC WITH DAMAGE (MAT 081) 84<br />

3.2.14 MECHANICAL THRESHOLD STRESS MODEL (MAT 088) 84<br />

L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE NELLE<br />

NORMATIVE TECNICHE 85<br />

4.1 LO STRAIN-RATE NELLE NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI 86<br />

4.2 LO STRAIN-RATE NEL CEB – FIP MODEL CODE 1990 88<br />

4.3 LO STRAIN-RATE NEL TM 5-1300 92<br />

INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL LEGAME<br />

M - χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO 97<br />

5.1 IL LEGAME M-χ IN CONDIZIONI QUASI-STATICHE 99<br />

5.2.1 LEGAME M-χ AL VARIARE DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE PER RAPPORTO<br />

DI SFORZO ASSIALE COSTANTE 111<br />

5.2.2 ENERGIA SPECIFICA AL CRESCERE DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE PER<br />

RAPPORTO DI SFORZO ASSIALE COSTANTE 115<br />

5.2.3 LEGAME M-χ PER TRE DIVERSI VALORI DEL RAPPORTO DI SFORZO ASSIALE A<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE COSTANTE 116<br />

5.2.4 ENERGIA SPECIFICA PER TRE DIVERSI VALORI DEL RAPPORTO DI SFORZO<br />

ASSIALE A VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE COSTANTE 121<br />

5.2.5 TABELLE RIEPILOGATIVE DELLE SIMULAZIONI NUMERICHE 125<br />

CONCLUSIONI 129<br />

2


INDICE<br />

RINGRAZIAMENTI 133<br />

BIBLIOGRAFIA 134<br />

SITOGRAFIA 137<br />

INDICE DELLE FIGURE 138<br />

INDICE DELLE TABELLE 142<br />

3


INTRODUZIONE<br />

Introduzione<br />

Il XX secolo è stato indelebilmente segnato da conflitti dalle straordinarie<br />

proporzioni e dall’innaturale barbarie che hanno fatto crescere nella coscienza<br />

dell’uomo civile l’inestricabile ossimoro tra desiderio di pace e bisogno di<br />

protezione. Dopo le grandi guerre, infatti, se in un senso la civiltà si impegnava a<br />

costruire basi solide e durature per una pace universale nell’altro le potenze,<br />

assetate di nuovi domini materiali, davano vita a tacite battaglie che localmente<br />

sconvolgevano gli equilibri solidali. In questo scenario instabile, senza prospettive<br />

certe, il mondo dell’ingegneria strutturale ha sviluppato un approccio progettuale<br />

per la protezione degli edifici nei confronti di carichi accidentali con alte velocità<br />

di applicazione, basato <strong>sul</strong>l’indagine sperimentale derivante da prove su strutture<br />

in scala reale. Nei primi anni del XXI secolo, però, l’assottigliamento <strong>dei</strong> già<br />

precari equilibri, che con fatica le civiltà del globo avevano costruito nel tempo,<br />

ha fatto sì che questo tipo di progettazione ri<strong>sul</strong>tasse antieconomica. Infatti, alle<br />

grandi guerre, è successo il terrorismo e la sua inaudita logica del terrore che ha<br />

spostato la sensibilità degli obiettivi dagli edifici militari verso quelli civili. È la<br />

fase in cui la civiltà ha perso fiducia in se stessa, in cui il mondo non ha paura più<br />

del futuro ma del presente, in cui una borsa dimenticata fa scattare allarmismi<br />

spesso insensati ed esagerati. In una civiltà che attraversa questo momento storico<br />

il senso di protezione diventa fondamentale e, quindi, la logica della sensibilità<br />

dell’obiettivo perde significato rendendo ogni struttura, militare o civile che sia,<br />

vulnerabile e quindi da proteggere. Da 50 anni, ormai, in cui sono stati mossi i<br />

primi passi in questo senso, sospinti da eventi quali la guerra fredda, il Vietnam,<br />

4


INTRODUZIONE<br />

la crisi in Medio-Oriente, il terrorismo internazionale, la ricerca prima e la<br />

progettazione poi hanno cominciato ad orientare gli sforzi verso la conoscenza<br />

della risposta dinamica <strong>dei</strong> materiali. Agli aspetti bellici poi, sono andati<br />

affiancandosi i sempre crescenti interessi di ampi settori industriali che hanno<br />

cominciato a concentrare la loro attenzione e, conseguentemente, importanti sforzi<br />

economici nello sviluppo della conoscenza del <strong>comportamento</strong> dinamico di<br />

materiali e strutture. Grande importanza, quindi, hanno assunto anche gli impatti<br />

di veicoli con strutture, gli urti tra veicoli (ad es. tutte le tematiche crash), la<br />

sicurezza industriale (come la mitigazione <strong>dei</strong> rischi derivanti da esplosioni in<br />

cabine di trasformazione, in impianti chimici, ecc). Importante ri<strong>sul</strong>tato è stato la<br />

presa d’atto che molti materiali di interesse nel campo dell’ingegneria civile quali<br />

il calcestruzzo, l’acciaio o ancora i compositi fibro-rinforzati esibiscono<br />

comportamenti meccanici fortemente influenzati dalla dinamicità della causa<br />

sollecitante. Ancora più importante però è il fatto che la differenza di risposta non<br />

riguarda esclusivamente la resistenza del materiale, ma interessa la risposta<br />

meccanica ed il meccanismo di rottura <strong>dello</strong> stesso che ne ri<strong>sul</strong>tano<br />

profondamente mutati.<br />

Questo lavoro si divide sostanzialmente in due parti fondamentali: una riguardante<br />

lo stato dell’arte <strong>sul</strong>la sensibilità alla velocità di deformazione <strong>dei</strong> materiali<br />

strutturali di interesse per l’ingegneria civile (calcestruzzo, acciaio e compositi<br />

fibro-rinforzati); l’altra, invece, propone un avanzamento di natura teoricosperimentale<br />

concentrando l’attenzione sugli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> <strong>sul</strong> legame<br />

M-χ di una sezione in calcestruzzo armato.<br />

Nel primo capitolo saranno affrontati gli effetti che la velocità di deformazione<br />

provoca nella risposta meccanica <strong>dei</strong> materiali strutturali ed i fattori intrinseci da<br />

cui questa viene influenzata.<br />

Nel secondo capitolo l’attenzione si porterà <strong>sul</strong>le metodologie sperimentali di<br />

indagine della sensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> concentrandosi <strong>sul</strong>le apparecchiature<br />

tecnologiche che permettono alla ricerca l’avanzamento e la convalida delle teorie<br />

dinamiche <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali.<br />

5


INTRODUZIONE<br />

Nel terzo capitolo saranno analizzati i legami costitutivi empirici più importanti e<br />

più diffusi nella pratica sperimentale e, successivamente, saranno illust<strong>rate</strong> le<br />

leggi costitutive con cui il software LS-Dyna, codice di calcolo per le analisi<br />

dinamiche, modella i materiali strutturali.<br />

Nel quarto capitolo, invece, si esamineranno i testi normativi e le istruzioni<br />

tecniche di riferimento per la progettazione dinamica delle strutture evidenziando<br />

il modo con cui ciascuno di essi porta in conto gli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nelle<br />

analisi dinamiche.<br />

Nel quinto capitolo, infine, si implementeranno analisi numerico-sperimentali tese<br />

alla costruzione <strong>dei</strong> legami M-χ per una sezione tipo in calcestruzzo armato<br />

ordinario portando in conto gli effetti della sensibilità alla velocità di<br />

deformazione <strong>dei</strong> materiali costituenti. Le analisi saranno condotte secondo due<br />

variabili principali quali: la velocità di deformazione e la pre-sollecitazione assiale<br />

derivante dalla configurazione statica in cui il generico elemento è inserito.<br />

A chiusura di questo elaborato di tesi saranno tratte le conclusioni del lavoro<br />

svolto cercando di evidenziare con la massima chiarezza e praticità di<br />

con<strong>sul</strong>tazione gli aspetti fondamentali <strong>dei</strong> ri<strong>sul</strong>tati a cui si perverrà.<br />

6


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Capitolo I<br />

Effetti della velocità di deformazione <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong><br />

<strong>meccanico</strong> <strong>dei</strong> materiali strutturali<br />

I carichi impulsivi, come impatti o esplosioni, che inducono alte velocità di<br />

deformazione nei materiali, sono eventi che raramente possono avvenire durante<br />

la vita utile delle strutture. Tipico esempio di sollecitazioni impulsive sono le<br />

collisioni tra veicoli, navi o aeromobili con ponti, banchine, edifici o<br />

sovrastrutture, esplosioni nelle vicinanze o all’interno delle strutture, gli effetti<br />

delle schegge o delle onde scaturite dall’esplosione di ordigni.<br />

Durante l’applicazione di questi carichi dinamici, alle strutture sono imposti<br />

elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> racchiusi in un intervallo che può essere anche molto ampio.<br />

Tipicamente si spazia da velocità di deformazione dell’ordine di ~10 -2 s -1 per i<br />

terremoti a <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> di ~10 2 s -1 che si realizzano per forti esplosioni. Quindi,<br />

diventa sempre più necessario che gli effetti della sensibilità alla velocità di<br />

deformazione nella risposta meccanica <strong>dei</strong> materiali siano considerati per<br />

prevedere in modo realistico la risposta strutturale [1].<br />

7


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Strain-<strong>rate</strong><br />

Cases of loading<br />

aircraft “landing”<br />

creep<br />

traffic<br />

earthquake blast and hard impact<br />

quasi-static testing gas explosions pile driving<br />

10 -8 10 -6 10 -5 10 -4 10 -3 10 -2 10 -1 10 0 10 1 10 2<br />

10 -7<br />

very low <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s low <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s medium <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s high <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s<br />

s -1<br />

Figura 1. 1 - Strain-<strong>rate</strong> relativi alle differenti condizioni di carico<br />

Quando una struttura viene sottoposta ad un’azione impulsiva, l’energia trasmessa<br />

non agisce immediatamente in tutte gli elementi costituenti la struttura. Infatti, le<br />

deformazioni e, quindi, le tensioni, gene<strong>rate</strong> dal carico accidentale si propagano<br />

attraverso la struttura sottoforma di disturbo come onde di tensione e<br />

deformazione. Questa costituisce la differenza più importante tra i cosiddetti<br />

carichi quasi-statici e quelli impulsivi. Come ri<strong>sul</strong>tato, il <strong>comportamento</strong> delle<br />

strutture differisce notevolmente se i carichi sono dinamici anziché statici. Infatti,<br />

per esempio, per il calcestruzzo, in caso di basse velocità di deformazione, il<br />

processo di apertura e allargamento delle fessure si origina da micro- e macrodifetti<br />

esistenti. Ciò avviene poiché tale processo si svolge in un intervallo di<br />

tempo abbastanza ampio da permettere la scelta <strong>dei</strong> percorsi caratterizzati dalla<br />

minima energia di frattura richiesta, cioè intorno agli aggregati e nelle zone più<br />

fragili della matrice legante. A causa del basso livello globale di tensione ed al<br />

rilassamento del materiale, l’estensione delle micro-fessure ad altre aree con<br />

resistenza maggiore è piuttosto limitata. In condizioni di carichi impulsivi di<br />

trazione molta più energia viene introdotta all’interno della struttura in tempi<br />

ristretti e le fessure apertesi in un punto sono costrette a svilupparsi lungo il<br />

percorso più breve caratterizzato da più alta resistenza, attraversando l’aggregato<br />

stesso e le zone in cui la matrice legante è più forte. L’incremento globale delle<br />

tensioni di trazioni in maniera molto rapida causa, quindi, l’estensione del<br />

8


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

fenomeno di fessurazione anche in altre aree, senza che, in tempi di apertura delle<br />

fessure così brevi, si possa sviluppare il rilassamento.<br />

Nel processo progettuale occorre conoscere le caratteristiche <strong>dei</strong> materiali ed il<br />

loro conseguente <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> per un intervallo di velocità di<br />

deformazioni ampio, in particolare la stima eseguita con gli strumenti a<br />

disposizione (un codice informatico per esempio) bisogna che sia ratificata<br />

secondo gli stessi <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />

Tra i parametri meccanici che è importante conoscere ci sono: la resistenza a<br />

trazione, la deformazione ultima, il diagramma costitutivo tensioni-deformazioni,<br />

le caratteristiche di frattura del materiale.<br />

In passato nell’analisi strutturale la resistenza a trazione del calcestruzzo è stata<br />

trascurata ma, indirettamente, la risposta meccanica ne ri<strong>sul</strong>tava migliorata perché<br />

questa influenzava positivamente la resistenza a fessurazione, le proprietà a<br />

flessione delle barre di rinforzo ed il <strong>comportamento</strong> sotto sollecitazione di taglio.<br />

In particolare, quando le strutture vengono impattate, queste sono prima soggette<br />

ad un’onda di compressione che può essere spesso riflessa negli elementi<br />

strutturali come un’onda di trazione, causa più importante della rottura del<br />

calcestruzzo.<br />

In generale, le onde di tensioni che si propagano all’interno della struttura<br />

modificano la risposta meccanica <strong>dei</strong> materiali ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> innescando<br />

un cambiamento della microstruttura che differisce così da quella che si avrebbe<br />

con velocità di deformazione quasi-statiche. Questi cambiamenti nella microstruttura<br />

possono causare una variazione del legame costitutivo tensionedeformazione<br />

del materiale ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> rispetto a quello in condizioni<br />

quasi-statiche.<br />

9


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

1.1 Il calcestruzzo<br />

1.1.1 Effetti <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> del calcestruzzo<br />

In letteratura e dalle attività sperimentali, che vengono condotte su elementi in<br />

calcestruzzo, si evince la forte dipendenza delle proprietà di questo materiale dalla<br />

velocità di deformazione (<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>) <strong>dello</strong> stesso o, in maniera equivalente, dalla<br />

velocità di applicazione del carico.<br />

La conoscenza del <strong>comportamento</strong> del calcestruzzo sottoposto a tali azioni veloci<br />

è di grande importanza per l’ingegneria moderna perché consente di valutare il<br />

<strong>comportamento</strong> di strutture civili da progettare o da ristrutturare.<br />

Dai dati sperimentali oggi a disposizione si nota a riguardo, in trazione e<br />

compressione:<br />

• un incremento della resistenza ultima (ultimate stress) [4];<br />

• un incremento della deformazione ultima, seppur in maniera meno marcata<br />

della resistenza (ultimate <strong>strain</strong>) [4];<br />

• un incremento del modulo elastico dell’ordine di qualche unità percentuale<br />

(Young’s modulus) [2];<br />

Figura 1. 2 - Incremento del modulo elastico del calcestruzzo in compressione in funzione della<br />

velocità di deformazione<br />

10


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Figura 1. 3 - Differenza curva teorica/curva sperimentale della risposta del calcestruzzo in<br />

trazione<br />

• un’evoluzione del quadro fessurativo non concentrato su di un unico<br />

meccanismo locale ma esteso a tutto il provino con microfratture che si<br />

innescano contemporaneamente in diverse zone [3];<br />

95<br />

95<br />

89<br />

92<br />

92<br />

89<br />

89<br />

89<br />

83<br />

86<br />

92<br />

89<br />

92<br />

95<br />

86<br />

95<br />

Figura 1. 4 – Isocrone di fessurazione in condizioni di alta velocità di deformazione<br />

• un miglioramento del <strong>comportamento</strong> del materiale sia in trazione ed in<br />

compressione che in stati tensionali indotti da flessione [4][5];<br />

11


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Figura 1. 5 - a) Comportamento del calcestruzzo in trazione per elevate velocità di deformazione<br />

Figura 1. 6 - b) Comportamento del calcestruzzo in compressione per elevate velocità di<br />

deformazione<br />

Figura 1. 7 - c) Comportamento del calcestruzzo in flessione per elevate velocità di deformazione<br />

12


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

1.1.2 Fattori che influenzano il <strong>comportamento</strong> dinamico del calcestruzzo<br />

Individuati gli effetti che la dinamicità <strong>dei</strong> fenomeni provoca <strong>sul</strong> calcestruzzo,<br />

ri<strong>sul</strong>ta ancora più importante studiare i fattori intrinseci ed estrinseci che<br />

influenzano la risposta del materiale.<br />

I fattori di seguito riportati influenzano il calcestruzzo indipendentemente dal<br />

confezionamento <strong>dello</strong> stesso, avvenuto in tutti i test in ugual modo, per<br />

rispondere alle comuni necessità di lavorabilità, presa, ritiro e indurimento che<br />

questo materiale presenta in cantiere.<br />

• Assortimento granulometrico degli aggregati lapi<strong>dei</strong> [6]<br />

In condizioni quasi-statiche la fessurazione prima ed il collasso poi del provino<br />

avvengono per fratture localizzate all’interfaccia tra la matrice cementizia e la<br />

superficie degli aggregati. Quando la velocità di deformazione aumenta, le fratture<br />

non seguono le superfici preferenziali di interfaccia ma interessano l’aggregato<br />

stesso che è chiamato in causa a reagire con la propria resistenza; questo<br />

fenomeno sembra essere tanto più vero quanto più la pezzatura degli aggregati si<br />

mantiene intorno a valori relativamente piccoli (dell’ordine <strong>dei</strong> 5 mm) e, in<br />

generale, il contributo all’aumento di resistenza globale del provino diminuisce<br />

all’aumentare della granulometria degli inerti (10 e 25 mm).<br />

13


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

max. dynamic tensile strength / max. static tensile strength<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

5 mm (cube 60 mm side)<br />

10 mm (cube 60 mm side)<br />

10 mm (cube 200 mm side)<br />

25 mm (cube 200 mm side)<br />

0<br />

10 -7 10 -5 0.001 0.1 10<br />

STRAIN RATE [ s -1 ]<br />

Figura 1. 8 - Massima tensione di trazione per calcestruzzi con aggregati diversi in funzione <strong>dello</strong><br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

• Grado di saturazione [7]<br />

Altra variabile che caratterizza la risposta dinamica del calcestruzzo è il grado di<br />

saturazione del materiale. Per indagare l’influenza di questo parametro sono stati<br />

confezionati <strong>dei</strong> campioni di calcestruzzo che vengono lasciati a maturare tutti<br />

nelle stesse condizioni per un tempo T 1 , dopodichè vengono assoggettati a<br />

differenti condizioni di umidità relativa e temperatura (curing) in cui, a seconda<br />

del condizionamento, differenziano le proprietà meccaniche finali: infatti, provini<br />

completamente saturi (stagionati immersi in acqua quindi R.H. 100%), presentano<br />

una risposta migliore rispetto a provini in condizioni standard (20° C e 50% R.H.)<br />

o completamente asciutti (R.H. 0% con condizionamento a 50° C).<br />

Non sono, quindi, il rapporto a/c o l’acqua di lavorabilità ad influire <strong>sul</strong>la risposta<br />

dinamica del provino perché il confezionamento del calcestruzzo avviene in tutti i<br />

casi allo stesso modo; la causa di questo miglioramento del <strong>comportamento</strong> sotto<br />

elevate velocità di deformazione è da ricercare, allora, nel fatto che i pori del<br />

calcestruzzo, essendo totalmente/parzialmente saturi di acqua oppure del tutto<br />

riempiti di aria, contrastano, in maniera rispettivamente sempre meno marcata, la<br />

trazione del provino a causa della depressione che si viene a creare all’interno <strong>dei</strong><br />

pori dissipando energia per mezzo dell’attrito interno (viscosità).<br />

14


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

10<br />

9<br />

0%<br />

50%<br />

100%<br />

R.H. (dried specimens)<br />

R.H.<br />

R.H. (wet specimens)<br />

8<br />

STRESS [MPa]<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

10 -7 10 -5 0.001 0.1 10<br />

STRAIN RATE [ s -1 ]<br />

Figura 1. 9 - Massima tensione di trazione per calcestruzzi con diverso contenuto d'acqua in<br />

funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

C’è da dire però, che se dal punto di vista dinamico l’acqua libera contenuta<br />

all’interno <strong>dei</strong> pori migliora la risposta a sollecitazioni applicate velocemente, in<br />

condizioni quasi-statiche il <strong>comportamento</strong> ri<strong>sul</strong>ta influenzato in maniera<br />

negativa. Infatti, come si nota dalla figura di seguito riportata, nell’intervallo di<br />

velocità di deformazione 10 -6 ÷10 -2 s -1 , l’energia specifica di frattura subisce un<br />

calo iniziale prima di risentire degli effetti benefici <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [8].<br />

Questo tipo di risposta in termini di energia di frattura, è del tutto assente o<br />

quantomeno trascurabile nel caso di provino asciutto, ed è imputabile al<br />

meccanismo fisico di migrazione della miscela acqua-vapore acqueo dai micropori<br />

verso le fessure. Infatti, la miscela bifase, trovandosi in equilibrio all’interno<br />

<strong>dei</strong> micro-pori, stabilisce una tensione superficiale dovuta alla capillarità <strong>dei</strong> meati<br />

che imprime al calcestruzzo una pre-sollecitazione di trazione. Se la velocità di<br />

deformazione è sufficientemente bassa da permettere, durante la formazione delle<br />

prime fessure, la migrazione della miscela bifase, questa durante il suo percorso<br />

verso l’esterno del provino imprime una pressione <strong>sul</strong>le pareti <strong>dei</strong> canalicoli<br />

abbattendo l’energia di frattura. Se, invece, la velocità di deformazione è elevata<br />

la miscela, essendo dotata di massa e quindi di una certa inerzia, non riesce a<br />

fuoriuscire dai micro-pori: quindi il provino saturo esibisce dapprima un<br />

<strong>comportamento</strong> simile a quello asciutto e poi, per velocità sempre più spinte,<br />

15


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

partecipando anche l’acqua libera al meccanismo di dissipazione dell’energia di<br />

deformazione, la risposta meccanica registra un miglioramento significativo.<br />

Il meccanismo di dissipazione dell’energia di deformazione ad elevato <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>,<br />

che l’acqua innesca durante il processo di fessurazione, è ben interpretato<br />

dall’effetto Stefan, per il quale un liquido con viscosità η, interposto tra due lastre<br />

perfettamente piane poste a piccola distanza l’una dall’altra, oppone una certa<br />

resistenza alla separazione delle due superfici [8].<br />

Figura 1. 10 - Andamento dell’energia di frattura per calcestruzzi con diverso contenuto d’acqua<br />

in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

Un’ulteriore interpretazione della sensibilità da parte del calcestruzzo nei<br />

confronti della velocità di deformazioni in funzione della presenza di acqua libera<br />

nei pori può essere proposta a partire dalla teoria della propagazione delle onde<br />

elastiche [7]. Infatti, se in condizioni quasi-statiche il principale meccanismo di<br />

rottura del materiale è rappresentato dall’evoluzione del processo di fessurazione,<br />

ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> la propagazione delle onde elastiche rappresenta l’unica<br />

strada per interpretare correttamente il fenomeno.<br />

Nelle prove condotte ad alte velocità di deformazioni con la barra di Hopkinson il<br />

parametro che governa la trasmissione dell’onda è l’impedenza acustica <strong>dei</strong><br />

materiali a contatto e le espressioni delle onde incidente, trasmessa e riflessa,<br />

dopo alcuni passaggi matematici, acquistano la seguente forma:<br />

16


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

A1, ρ1, c1<br />

A2, ρ2, c2<br />

σ I , u I σ R , u R<br />

σ T , u T<br />

Figura 1. 11 - Rappresentazione schematica della propagazione dell’onda elastica per due generici<br />

corpi a contatto<br />

σ<br />

σ<br />

T<br />

R<br />

=<br />

=<br />

2A1ρ<br />

2c2<br />

σ<br />

I<br />

Aρ<br />

c + A ρ c<br />

1 1 1 2 2 2<br />

A2ρ<br />

2c2 − A1ρ<br />

1c1σ<br />

I<br />

Aρ<br />

c + A ρ c<br />

1 1 1 2 2 2<br />

(1)<br />

(2)<br />

dove<br />

σ<br />

I<br />

è la tensione provocata dall’onda incidente;<br />

σ<br />

T<br />

è la tensione provocata dall’onda trasmessa;<br />

σ<br />

R<br />

è la tensione provocata dall’onda riflessa;<br />

A<br />

ρ<br />

c<br />

è la superficie della sezione trasversale;<br />

è la densità del materiale;<br />

è la velocità del suono nel mezzo;<br />

1 e 2 sono i pedici che identificano i due materiali a contatto.<br />

Dall’analisi di queste due relazioni, valide globalmente per l’intero sistema di<br />

prova e localmente per sezioni adiacenti in ciascun materiale, si può notare come<br />

l’onda incidente, arrivata <strong>sul</strong>la superficie di un vuoto la cui densità è<br />

approssimabile a zero (ρ 2 =0), viene totalmente riflessa. Ciò provoca un<br />

incremento locale di tensione che porta il provino a rottura per valori prossimi a<br />

quelli in condizioni quasi-statiche. Se, invece, i vuoti sono riempiti di acqua<br />

(introdotta nella fase di curing) l’equazione (1) è diversa da zero e, per gli usuali<br />

valori di densità e velocità di propagazione del suono nel liquido, è una quantità<br />

non trascurabile.<br />

17


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

10<br />

satured concrete<br />

20° - 50 % R.H. cured concrete<br />

50° C dried concrete<br />

8<br />

STRESS [MPa]<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

0 5 10 -5 0.0001 0.00015 0.0002 0.00025<br />

TIME [s]<br />

Figura 1. 12 – Curva di risposta tempo-tensione durante la prova dinamica su calcestruzzi con<br />

diverso contenuto d’acqua<br />

• Grado di costipamento<br />

In virtù di quanto detto sopra, una migliore costipazione del calcestruzzo<br />

ridurrebbe la concentrazione e la dimensione <strong>dei</strong> pori all’interno <strong>dello</strong> stesso<br />

migliorandone il <strong>comportamento</strong> sotto azioni dinamiche. Questo concetto può<br />

essere portato in conto attraverso la densità relativa di impacchettamento, cioè, il<br />

rapporto tra la densità effettiva degli aggregati e quella corrispondente al massimo<br />

impacchettamento<br />

g . infatti, quando questo rapporto tende a 1, è minore la<br />

g *<br />

possibilità che si creino micro-pori perché lo spazio contenuto all’interno della<br />

struttura di aggregati è tutto riempito dalla fase legante [2].<br />

• Quantità di silicati di calcio idrati e rapporto a/c [2]<br />

Altro parametro individuato da studi sperimentali condotti in Francia, è la quantità<br />

di silicati di calcio idrati espressa in kN/m 3 . L’influenza di questo parametro può<br />

essere spiegata dal particolare processo chimico che subiscono i silicati di calcio<br />

di cui è formato la polvere di cemento durante le reazioni di idratazione. Ciò<br />

18


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

influisce, seppur indirettamente, <strong>sul</strong> rapporto a/c perché le reazioni di idratazione<br />

tendono a svilupparsi sempre di più in caso di aggiunta di acqua in quantità non<br />

stechiometriche.<br />

1.1.3 Comportamento dinamico <strong>dei</strong> calcestruzzi fibro-rinforzati SFRC<br />

Per la loro crescente diffusione all’interno della gamma di materiali strutturali<br />

dell’ingegneria civile ri<strong>sul</strong>ta doveroso porre l’attenzione sui calcestruzzi di ultima<br />

tecnologia nati dall’accoppiamento con fibre di rinforzo di diversa natura.<br />

In particolare, gli SFRC (steel fibre reinforced concrete) sono universalmente<br />

riconosciuti tra i calcestruzzi ad alta resistenza come i più applicati per le loro<br />

qualità e caratteristiche. Dal punto di vista dinamico, gli SFRC esibiscono una<br />

certa sensibilità alla velocità di deformazione seppur in maniera meno marcata <strong>dei</strong><br />

conglomerati cementizi ordinari con miglioramenti funzione della quantità ed<br />

orientamento delle fibre metalliche. Proprio per il carattere di avanguardia sia<br />

della tematica della sensibilità <strong>dei</strong> materiali alla velocità di deformazione che della<br />

tecnologia delle fibre di rinforzo possono essere prospettati nuovi studi mirati alla<br />

conoscenza di questi particolari conglomerati dalla grande resistenza e dalle<br />

innumerevoli capacità di progetto.<br />

1.1.4 Velocità di deformazione<br />

L’incremento delle proprietà meccaniche, dal punto di vista quantitativo viene<br />

computato mediante un coefficiente denominato DIF: dynamic increase factor<br />

dato dal rapporto tra le tensioni dinamica e statica<br />

d<br />

DIF =<br />

σ σ s<br />

dove<br />

σ<br />

d<br />

è la tensione dinamica;<br />

σ<br />

s<br />

è la tensione statica;<br />

19


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

i cui valori sono frutto delle numerose attività sperimentali già condotte<br />

<strong>sul</strong>l’argomento.<br />

Riferendoci al caso del calcestruzzo, infatti, facendo variare l’assortimento<br />

granulometrico della miscela cementizia o i valori del condizionamento termico<br />

ed igrometrico (curing) si ottengono coefficienti diversi tra loro anche di qualche<br />

unità ma tutti contenuti all’interno <strong>dello</strong> stesso ordine di grandezza.<br />

Al variare della pezzatura di aggregati utilizzati, facendo riferimento a tre diametri<br />

significativi 5-10-25 mm ed a tre possibili velocità di deformazione corrispondenti<br />

a sollecitazioni di interesse ingegneristico, si ottengono, in trazione e<br />

compressione, i seguenti ri<strong>sul</strong>tati [4]:<br />

Max aggreg.<br />

5 mm<br />

Compressione<br />

Trazione<br />

Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />

tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />

Quasi-statica 10 -6 60.50 1<br />

Soft-impact 1 99.60 1.65<br />

Hard-impact 10 139.80 2.31<br />

Quasi-statica 10 -6 2.97 1<br />

Soft-impact 1 9.20 3.10<br />

Hard-impact 10 11.80 3.97<br />

Tabella 1. 1 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 5 mm<br />

20


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Max aggreg.<br />

10 mm<br />

Compressione<br />

Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />

tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />

Quasi-statica 10 -6 62.00 1<br />

Soft-impact 1 101.60 1.64<br />

Hard-impact 10 143.80 2.32<br />

Trazione<br />

Quasi-statica 10 -6 3.61 1<br />

Soft-impact 1 7.38 2.04<br />

Hard-impact 10 10.50 2.91<br />

Tabella 1. 2 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 10 mm<br />

Max aggreg.<br />

25 mm<br />

Compressione<br />

Trazione<br />

Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />

tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />

Quasi-statica 10 -6 56.10 1<br />

Soft-impact 1 84.70 1.51<br />

Hard-impact 10 99.60 1.78<br />

Quasi-statica 10 -6 3.09 1<br />

Soft-impact 1 6.28 2.03<br />

Hard-impact 10 7.99 2.59<br />

Tabella 1. 3 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 25 mm<br />

Per quanto riguarda le condizioni di stagionatura riferendosi alle tre condizioni<br />

ipotizzate nella pratica sperimentale asciutto - R.H. 50 % - saturo ed a tre possibili<br />

velocità di deformazione, si ottiene in trazione [6]:<br />

21


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Provino<br />

Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />

asciutto tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />

Trazione<br />

Quasi-statica 10 -6 3.28 1<br />

Soft-impact 1 4.03 1.23<br />

Hard-impact 10 5.16 1.57<br />

Tabella 1. 4 - DIF per calcestruzzo asciutto<br />

Provino<br />

Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />

R.H. 50% tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />

Trazione<br />

Quasi-statica 10 -6 3.53 1<br />

Soft-impact 1 5.51 1.56<br />

Hard-impact 10 6.56 1.86<br />

Tabella 1. 5 - DIF per calcestruzzo con R.H. 50%<br />

Provino<br />

Sollecitazione Strain-<strong>rate</strong> Resistenza DIF<br />

saturo tipo [s -1 ] [MPa] [#]<br />

Trazione<br />

Quasi-statica 10 -6 3.03 1<br />

Soft-impact 1 6.70 2.21<br />

Hard-impact 10 9.26 3.06<br />

Tabella 1. 6 - DIF per calcestruzzo saturo<br />

In conclusione si può asserire che il coefficiente di incremento dinamico dipende<br />

oltre che dalla velocità di deformazione (in maniera crescente) anche dalle<br />

caratteristiche del provino di calcestruzzo (stagionatura e assortimento<br />

granulometrico) e dal tipo di sollecitazione (trazione e compressione, con valori<br />

più bassi nel secondo caso).<br />

22


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Particolare aspetto, però, del fattore di incremento dinamico DIF e la non-linearità<br />

che lo caratterizza indipendentemente da qualsiasi variabile intrinseca del<br />

materiale: infatti, l’andamento di questo coefficiente amplificativo in funzione<br />

della velocità di deformazione ha un aspetto bi-lineare nel piano logaritmico ε& -<br />

DIF con cambio di pendenza situato in prossimità <strong>dei</strong> 30 s -1 [10].<br />

La non-linearità del DIF rende, quindi, indispensabili le attività sperimentali<br />

orientate allo studio del <strong>comportamento</strong> dinamico <strong>dei</strong> materiali per una<br />

conoscenza più accurata della reale risposta meccanica sotto azioni con elevato<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> non altrimenti ricostruibile se non utilizzando relazioni sperimentali<br />

affette da una naturale approssimazione <strong>dei</strong> ri<strong>sul</strong>tati [10].<br />

23


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Appendice 1.a - Confronto tra due calcestruzzi di uguale resistenza<br />

confezionati in modo diverso<br />

Un esempio lampante di quanto possa essere importante lo studio del<br />

<strong>comportamento</strong> del calcestruzzo sottoposto ad azioni con elevate velocità di<br />

applicazione può essere il confronto tra due tipi di miscele cementizie diverse che<br />

hanno uguale resistenza in condizioni quasi-statiche, ma che esibiscono<br />

comportamenti diversi in condizioni di elevate velocità di deformazione.<br />

Per eseguire il calcolo adottiamo il metodo del Faury perché meglio risponde alle<br />

nostre esigenze permettendo di utilizzare assortimenti granulometrico che si<br />

discostano dalla curva di riferimento o curva ideale di distribuzione degli inerti.<br />

Esempio numerico:<br />

I componenti base nelle due diverse miscele sono gli stessi così da concentrare<br />

l’attenzione <strong>sul</strong>la variabile sotto esame:<br />

• R bk 25 MPa;<br />

• ρ=30 mm;<br />

• D MAX =25 mm;<br />

• inerti a spigoli arrotondati;<br />

• consistenza ferma del calcestruzzo e pistonatura accurata in fase di getto;<br />

• sabbia caratterizzata dalla seguente distribuzione:<br />

Diametro del vaglio φ<br />

% in peso del passante<br />

[mm] [%]<br />

0.1 2 %<br />

0.4 35 %<br />

1.6 75 %<br />

6.3 92 %<br />

12.5 100 %<br />

Tabella 1. 7 - Assortimento granulometrico della sabbia utilizzata per confezionare i due<br />

conglomerati cementizi<br />

24


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

I) miscela con inerti grossi<br />

Dall’analisi granulometrica degli aggregati grossi la percentuale in peso del<br />

passante al vaglio φ ri<strong>sul</strong>ta:<br />

Diametro del vaglio φ<br />

% in peso del passante<br />

[mm] [%]<br />

1.6 8 %<br />

6.3 16 %<br />

12.5 42 %<br />

25.0 100 %<br />

Tabella 1. 8 - Assortimento granulometrico degli aggregati utilizzati per confezionare il<br />

calcestruzzo con inerti grossi<br />

II) miscela con inerti fini<br />

Nel caso, invece, di un assortimento di aggregati più fini la percentuale in peso del<br />

passante al vaglio φ ri<strong>sul</strong>ta<br />

Diametro del vaglio φ<br />

% in peso del passante<br />

[mm] [%]<br />

1.6 4 %<br />

6.3 63 %<br />

12.5 96 %<br />

25.0 100 %<br />

Tabella 1. 9 - Assortimento granulometrico degli aggregati utilizzati per confezionare il<br />

calcestruzzo con inerti fini<br />

Le due miscele così confezionate esibiscono lo stesso <strong>comportamento</strong> in termini<br />

di resistenza in condizioni quasi-statiche con un valore ultimo pari proprio al dato<br />

di progetto: 25 MPa.<br />

Non è così per le risposte a sollecitazioni applicate con alte velocità di<br />

deformazione perché, in questo caso, il DIF che compete alle due miscele è<br />

25


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

sensibilmente diverso variando in questo modo il <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> due<br />

calcestruzzi.<br />

Se, ad esempio, paragonassimo il <strong>comportamento</strong> in compressione e trazione di<br />

due provini confezionati con le due miscele diverse sottoponendoli a condizioni di<br />

impatto ed esplosione otterremmo:<br />

Compressione<br />

Trazione<br />

Provino con Provino con<br />

aggregati grossi aggregati fini<br />

(tipo A)<br />

(TIPO B)<br />

Resistenza di progetto<br />

cond. quasi-statica (MPa)<br />

25 25<br />

DIF impatto 1.51 1.64<br />

Resistenza ipotizzata<br />

cond. impatto (MPa)<br />

37.75 41.00<br />

DIF esplosione 1.78 2.32<br />

Resistenza ipotizzata<br />

cond. esplosione (MPa)<br />

44.50 58.00<br />

Resistenza di progetto<br />

cond. quasi-statica (MPa)<br />

1.94 1.94<br />

DIF impatto 1.70 2.09<br />

Resistenza ipotizzata<br />

cond. impatto (MPa)<br />

3.30 4.05<br />

DIF esplosione 2.55 3.93<br />

Resistenza ipotizzata<br />

cond. esplosione (MPa)<br />

4.95 7.62<br />

Differenza %<br />

rispetto al tipo A<br />

9 %<br />

30 %<br />

23 %<br />

54 %<br />

Tabella 1. 10 – Incremento percentuale di resistenza a compressione e trazione tra i due provini<br />

con aggregati diversi<br />

26


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

1.2 I metalli<br />

1.2.1 Effetti <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> <strong>dei</strong> materiali metallici<br />

Così come accade per il calcestruzzo, anche le proprietà <strong>dei</strong> metalli mostrano una<br />

sensibilità alla velocità di deformazione da cui ri<strong>sul</strong>tano positivamente influenzate<br />

al crescere della stessa. I miglioramenti delle caratteristiche meccaniche però, in<br />

questo caso, sono di diversa natura essendo totalmente differenti dal punto di vista<br />

chimico-strutturale i due materiali. Infatti, mentre nel caso del calcestruzzo la<br />

sensibilità alla velocità di deformazione è da imputare soprattutto alla variazione<br />

<strong>dello</strong> sviluppo del processo fessurativo se sottoposto ad azioni veloci, nel caso<br />

dell’acciaio il ruolo più importante è rappresentato dalle dislocazioni e dalla loro<br />

evoluzione durante il percorso deformativo ad elevato <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Proprio a causa<br />

della forte dipendenza del <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> a scala macroscopica<br />

(dell’ordine del cm) dai processi che si sviluppano a scala meso- e microscopica<br />

(dell’ordine rispettivamente del mm e del μm), non possono essere trascurati gli<br />

elementi cardini alla base della teoria <strong>dei</strong> metalli.<br />

Lo studio <strong>dei</strong> materiali metallici è strutturato su diverse fasi corrispondenti ai<br />

distinti livelli di osservazione; a scala nanoscopica i metalli si presentano come<br />

atomi fortemente legati dal punto di vista chimico e molto vicini gli uni agli altri a<br />

formare “pacchetti” di diversa forma e disposizione interna. E sono proprio queste<br />

ultime caratteristiche che forniscono il “grado di impacchettamento” del materiale<br />

cioè la misura di quanto gli atomi sono costipati all’interno del reticolo cristallino<br />

delineando già il <strong>comportamento</strong> finale del metallo a scala reale.<br />

Passando ad un livello visivo più alto, i pacchetti si uniscono formando <strong>dei</strong> “fogli”<br />

piani che, sovrapponendosi, cominciano a dare forma a quello che poi sarà il<br />

ri<strong>sul</strong>tato finale a scala macroscopica, un unico elemento solido dotato di spessore.<br />

È a questo punto, a scala microscopica, che difetti di assemblaggio <strong>dei</strong> fogli<br />

originano le cosiddette “dislocazioni”, piccolissime imperfezioni geometriche che<br />

però hanno un grande peso nella determinazione delle proprietà meccaniche finali<br />

27


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

del metallo. Le dislocazioni possono essere di diverso tipo a seconda che siano<br />

contenute nel singolo piano o che, al contrario, interessino più piani adiacenti:<br />

rispettivamente si hanno le dislocazioni “a spigolo” (o edge dislocation) e le<br />

dislocazioni “a vite” (anche dette screw dislocation). Un’importante caratteristica<br />

di queste imperfezioni se sottoposte ad azioni deformative è la loro relativa libertà<br />

di movimento all’interno del materiale che determina a scala macroscopica una<br />

maggiore o minore rigidezza del metallo. In aggiunta, per livelli deformativi spinti<br />

in campo plastico, la nascita di nuove imperfezioni dell’uno o dell’altro tipo,<br />

rispettivamente a causa di rottura totale o parziale <strong>dei</strong> fogli metallici, ed il loro<br />

scorrimento all’interno degli stessi, determina le caratteristiche di duttilità di<br />

questi materiali.<br />

A livello mesoscopico, a seguito <strong>dei</strong> processi termici a cui i metalli sono<br />

sottoposti nella fase di forgiatura o nei vari trattamenti (processing) tesi a definire<br />

le caratteristiche di qualità del metallo, le dislocazioni presenti si muovono<br />

raggruppandosi all’interno del materiale e dando vita ad una “trama di grani” di<br />

diversa dimensione, forma ed orientazione. Di riflesso, come le dislocazioni, così<br />

anche i grani contribuiscono alla determinazione delle proprietà meccaniche del<br />

metallo influenzando oltre che la rigidezza e la duttilità, anche le proprietà<br />

elettroniche e magnetiche.<br />

La combinazione di tutto quanto avviene alle diverse scale di visione si riflette in<br />

quello che è il <strong>comportamento</strong> finale del materiale a scala macroscopica con le sue<br />

caratteristiche meccaniche ed il suo <strong>comportamento</strong> rispetto alle azioni statiche o<br />

dinamiche.<br />

Gli effetti positivi che si risentono <strong>sul</strong>la risposta meccanica <strong>dei</strong> metalli sottoposti<br />

ad azioni applicate con elevate velocità di deformazione sono principalmente:<br />

• un incremento della tensione di snervamento (yield stress);<br />

• un incremento della tensione di rottura (ultimate stress);<br />

• un incremento della deformazione in condizioni di rottura (ultimate <strong>strain</strong>)<br />

[12];<br />

• un incremento della deformazione uniforme [12];<br />

• un incremento della duttilità del materiale.<br />

28


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Figura 1. 13 - Evoluzione del legame costitutivo dell’acciaio in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

Rimane invece inalterata, a differenza di quanto avveniva per il calcestruzzo, la<br />

rigidezza elastica del materiale che non risente della sensibilità alla velocità di<br />

deformazione: questa indifferenza può essere soprattutto imputata al fatto che il<br />

<strong>comportamento</strong> elastico del metallo è da attribuire alla densità di dislocazioni<br />

presenti o, a scala mesoscopica, alla dimensione e forma <strong>dei</strong> grani che<br />

costituiscono la trama del materiale, fattori indipendenti dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [11].<br />

La velocità di deformazione, invece, influenza solo il prolungamento della fase<br />

elastica, dovuto ad una maggiore apertura delle dislocazioni presenti, e per quanto<br />

riguarda il ramo plastico, il ritardo <strong>dello</strong> sviluppo di nuovi difetti all’interno del<br />

metallo: in alcun modo influisce la risposta elastica in termini di rigidezza del<br />

materiale.<br />

Inoltre, non possono essere trascurati due ulteriori importanti fenomeni che<br />

condizionano la risposta meccanica <strong>dei</strong> provini metallici ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>:<br />

• l’effetto Joule;<br />

• la corrispondenza tra curva sforzo-deformazione ingegneristici e reali.<br />

Infatti, la lettura <strong>dei</strong> dati a valle dell’attività sperimentale, senza opportuni<br />

interventi correttivi che tengono conto di questi effetti, potrebbe dare adito a<br />

conclusioni erronee <strong>sul</strong>l’effettivo <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali ad elevati <strong>strain</strong><strong>rate</strong>.<br />

29


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Il primo <strong>dei</strong> due consiste nel fatto che durante i test, se la velocità di deformazione<br />

è sensibilmente elevata (dell’ordine di 10 2÷3 s -1 ), il provino subisce una<br />

trasformazione non isoterma a causa della trasformazione dell’energia meccanica<br />

in flussi di calore. Per questo motivo, il legame costitutivo presenta due distinti<br />

valori di snervamento che si susseguono dopo la caduta di tensione provocata dal<br />

decadimento delle caratteristiche meccaniche.<br />

Figura 1. 14 - Tensione di snervamento dell’acciaio con effetto Joule<br />

Ciò è dovuto al fatto che all’interno del campione, la grande quantità di energia<br />

sviluppata, provoca un innalzamento della temperatura (effetto Joule) che porta al<br />

peggioramento delle caratteristiche meccaniche ed, in alcuni casi, fino al<br />

“rammollimento” del materiale. Quindi, nel caso in cui non fossimo interessati<br />

alla reale risposta del materiale con annessi gli effetti provocati dal riscaldamento<br />

del provino, ma lo studio fosse orientato alla conoscenza <strong>dei</strong> meccanismi alla base<br />

della risposta meccanica del metallo dovremmo operare una correzione <strong>dei</strong><br />

ri<strong>sul</strong>tati sperimentali rendendo il mo<strong>dello</strong> teorico indipendente dalla temperatura.<br />

La revisione in tal senso viene effettuata in due stadi: dapprima identificando la<br />

relazione che intercorre tra velocità di deformazione, temperatura e tensioni nel<br />

provino mediante un’analisi termica a differenti temperature di prova e poi<br />

calibrando un mo<strong>dello</strong> analitico (usando il legame costitutivo di Johnson & Cook)<br />

che possa descrivere l’andamento della risposta meccanica del metallo [11].<br />

30


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Figura 1. 15 - Correzione della tensione di snervamento dell’acciaio dall’effetto Joule<br />

L’altro aspetto da non trascurare per la corretta interpretazione della sensibilità<br />

allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> è l’evoluzione del processo deformativo ed il fenomeno della<br />

strizione che, pur presentandosi in modo relativamente diffuso nel provino,<br />

presenta diverse velocità di assottigliamento con un massimo nella parte centrale.<br />

Questi due aspetti fanno si che il diagramma delle effettive tensioni nel provino<br />

sia sensibilmente diverso rispetto a quello senza correzioni restituito dalle prove:<br />

infatti, se come ri<strong>sul</strong>tato <strong>dei</strong> test si ottengono curve decrescenti dopo il picco di<br />

snervamento, apportando le dovute correzioni alla reale superficie resistente<br />

durante tutto il processo, il legame costitutivo riacquista la forma tipica incrudente<br />

con ramo plastico crescente [13].<br />

La corrispondenza tra valori ingegneristici e valori reali della curva tensionideformazioni<br />

si esplica secondo le seguenti relazioni<br />

• la true-stress è definita come<br />

F<br />

σ =<br />

A<br />

(1)<br />

dove F è la forza agente;<br />

A è la sezione istantanea sollecitata;<br />

31


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

• la true-<strong>strain</strong>, prima che nel provino incorra la strizione, è data da<br />

⎛<br />

ln L ⎞<br />

ε = ⎜ ⎟<br />

⎝L 0 ⎠<br />

(2)<br />

dove L è la lunghezza istantanea anche detta gauge length;<br />

è la lunghezza iniziale del provino;<br />

L 0<br />

• la engineering stress, invece. è definita come<br />

F<br />

s = (3)<br />

A<br />

dove A 0 è la sezione iniziale del provino;<br />

• la engineering <strong>strain</strong>, infine, è data dalla relazione<br />

ΔL<br />

e = (4)<br />

L<br />

dove ΔL è la variazione di lunghezza del provino pari a L-L 0 .<br />

0<br />

0<br />

Fintanto che la deformazione del provino è uniforme lungo la gauge length, la<br />

true-stress e la true-<strong>strain</strong> corrispondono ai valori ingegneristici di tensione e<br />

deformazione. Si possono allora ricavare le relazioni che legano i valori reali ed<br />

ingegneristici:<br />

imponendo, infatti, che la trasformazione sia isocora si ha che<br />

per cui<br />

e quindi esplicitando L<br />

riscrivendo la (1) come<br />

L0⋅ A0<br />

= L⋅ A (5)<br />

A0<br />

A<br />

L<br />

= (6)<br />

L<br />

0<br />

0<br />

A0 L0<br />

+ ΔL<br />

= = 1+ e (7)<br />

A L<br />

F A0 F A0<br />

σ = ⋅ = ⋅<br />

A A A A<br />

0 0<br />

ed inserendo al suo interno la (3) e la (7) si arriva a<br />

( 1 e)<br />

σ = s + (8)<br />

32


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Infine, sostituendo la (7) nella (2) si ottiene<br />

( e)<br />

ε = ln 1+ (9)<br />

La (8) e la (9) restano valide nell’intervallo di processo in cui la deformazione<br />

resta uniforme distribuita lungo tutto il provino. Quando comincia la strizione per<br />

la true-stress continua a valere la (1) mentre per calcolare la true-<strong>strain</strong> deve<br />

essere misurata l’area della sezione alla base dell’assottigliamento tranne che nel<br />

caso in cui, noti L ed L 0 durante tutto il processo, la strizione è posizionata al<br />

centro di esse.<br />

Infine, essendo la (5) valida anche nella gauge section la true-<strong>strain</strong> potrebbe<br />

essere calcolata dalla relazione<br />

⎛<br />

ε ln A ⎞<br />

= ⎜ ⎟ (10)<br />

⎝ A0<br />

⎠<br />

dove A è l’area della sezione alla base della strizione.<br />

Figura 1. 16 - Differenza tra le curve σ-ε ed s-e per un acciaio da carpenteria<br />

33


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

1.2.2 Fattori che influenzano il <strong>comportamento</strong> dinamico <strong>dei</strong> materiali<br />

metallici<br />

I fattori che influenzano il <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali metallici ad alta velocità<br />

di deformazione e che, quindi, determinano risposte meccaniche diverse a seconda<br />

del metallo considerato sono molteplici e possono essere individuati<br />

ordinatamente facendo riferimento ai differenti cicli di produzione a cui sono<br />

sottoposti. In questa sede si tratteranno solo i metalli di interesse per l’ingegneria<br />

civile e, quindi, saranno analizzati quelli derivanti dalla trasformazione <strong>dei</strong><br />

minerali di ferro: ferro, acciaio e ghisa.<br />

Partendo dal processo di trasformazione degli ossidi di ferro (magnetite ed<br />

ematite) il primo importante fattore da considerare è la presenza di elementi<br />

diversi che, costituendo delle impurezze all’interno <strong>dei</strong> minerali di base, si<br />

inseriscono nella struttura cristallina modificano le proprietà meccaniche <strong>dei</strong><br />

metalli ferrosi. Gli elementi che possono inizialmente far parte della struttura di<br />

questi materiali sono: il carbonio C, il silicio Si, il manganese Mn, il fosforo P e<br />

lo zolfo S. Anche altri elementi possono trovarsi all’interno <strong>dei</strong> metalli ferrosi per<br />

aggiunta di rottami d’acciaio, alluminio e calce che, a vario titolo, intervengono<br />

per “purificare” il materiale da tenori troppo elevati degli elementi inizialmente<br />

presenti.<br />

Esaminando i vari casi possiamo dire che il crescente tenore di carbonio aumenta<br />

la sensibilità e quindi le prestazioni ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> ostacolando la<br />

formazione di nuove dislocazioni o la loro ridistribuzione [14].<br />

Ordinatamente sono riportate le scansioni effettuate al microscopio elettronico di<br />

acciai con basso, medio ed alto tenore di carbonio a seguito di due prove con<br />

diverse velocità di deformazione rispettivamente di 1.1·10 3 e 5.5·10 3 s -1 . Come si<br />

può notare, la crescente percentuale di carbonio ostacola sempre più la formazione<br />

di trame articolate di difetti dando luogo, a rottura, ad accumuli di difetti poco<br />

sviluppati e quindi grani di grosse dimensioni.<br />

34


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Figura 1. 17 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con basso tenore di carbonio<br />

(low carbon steel)<br />

Figura 1. 18 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con medio tenore di carbonio<br />

(medium carbon steel)<br />

Figura 1. 19 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con alto tenore di carbonio<br />

(high carbon steel)<br />

Acciai legati con atomi di silicio e manganese per basse velocità di deformazioni<br />

registrano un miglioramento delle caratteristiche meccaniche effetto però che non<br />

si mantiene costante anche per alti valori di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Infatti, la presenza di<br />

questi atomi fa sì che aumenti la sensibilità nei confronti della temperatura e che,<br />

quindi, per <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> elevati, la sensibilità alla velocità di deformazione si<br />

riduca. Un ulteriore peggioramento si può notare in termini di duttilità del<br />

materiale con allungamenti che, nel caso quasi-statico, possono spingersi sino al<br />

35


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

60÷70 % ma che, per elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>, regrediscono a valori più contenuti<br />

dell’ordine del 45÷50 % [15].<br />

Figura 1. 20 - Diagramma sforzo-deformazione per un acciaio con precipitazioni di Si e Mn per<br />

differenti <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s<br />

Per gli acciai prodotti con l’aggiunta di atomi di nichel, rame ed alluminio<br />

possiamo introdurre un discorso più ampio per cui se da un lato la sensibilità alla<br />

velocità di deformazione è molto meno pronunciata rispetto ad un acciaio senza<br />

precipitazioni, dall’altro tale perdita di sensibilità è compensata dall’aumento<br />

della capacità duttile di qualche unità percentuale [16].<br />

Figura 1. 21 - Diagramma true stress-<strong>strain</strong> per un acciaio con precipitazioni di Ni, Cu e Al per<br />

differenti <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s<br />

36


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Prova a sostegno della scarsa variabilità della risposta meccanica allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

per acciai con la presenza di tali precipitazioni è rappresentata dall’analisi<br />

comparativa al microscopio elettronico delle superfici di rottura del metallo per<br />

due diverse velocità di deformazione (rispettivamente 1 s -1 e 7.18·10 2 s -1 ). Si nota,<br />

infatti, per le diverse velocità di deformazione, che la struttura rimane<br />

sostanzialmente invariata sia dal punto di vista della densità superficiale delle<br />

rugosità sia per quel che riguarda la loro altezza.<br />

Figura 1. 22 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura di un acciaio con<br />

precipitazioni di Ni, Cu e Al in condizione quasi-statiche e per elevato <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

Altro importantissimo fattore che influenza la sensibilità alla velocità di<br />

deformazione è il particolare processo di produzione seguito dall’acciaio/ghisa. In<br />

particolare ri<strong>sul</strong>ta rilevante la fase di raffreddamento che l’austenite (prima forma<br />

del metallo ferroso dopo la fusione <strong>dei</strong> minerali) subisce e che determina la<br />

trasformazione in martensite (attraverso velocità di raffreddamento superiore al<br />

limite critico) o perlite (composto stabile di ferrite-cementite ottenuto con<br />

modeste velocità di raffreddamento). Nel caso della martensite il “congelamento”<br />

della struttura austenitica e, quindi, il mancato sviluppo e/o movimento delle<br />

dislocazioni, determina la qualità di durezza superficiale ma, allo stesso tempo,<br />

fragilità e scarsa tenacia. La perlite, invece, rappresenta un compromesso tra<br />

proprietà elastiche e resistenza meccanica in quanto, durante la fase di<br />

raffreddamento eseguita a modeste velocità, si creano le condizioni favorevoli per<br />

la nascita e l’organizzazione delle dislocazioni. Le conseguenze per la sensibilità<br />

alla velocità di deformazione delle due diverse strutture dovrebbero portare nel<br />

37


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

primo caso ad un miglioramento contenuto in fase elastica, ma una buona crescita<br />

delle capacità duttile ed incrudente. Al contrario, per il secondo caso il<br />

miglioramento più significativo sarebbe ipotizzabile per la fase elastica mentre, in<br />

campo plastico la struttura più ordinata dà luogo a minori ostacoli per lo sviluppo<br />

di una trama ordinata.<br />

Infine, ruolo altrettanto importante è rivestito dai trattamenti termici di ricottura,<br />

normalizzazione, tempra e rinvenimento a cui il metallo, con la voluta percentuale<br />

di ciascun elemento, spesso viene sottoposto per migliorare una o più<br />

caratteristiche meccaniche.<br />

Nel caso della tempra, spesso accompagnata anche dal rinvenimento (processo di<br />

bonifica) accade che, a seguito del trattamento termico subito, l’acciaio presenti<br />

una grana più fine. Ciò, ad elevate velocità di deformazione, prolunga la risposta<br />

elastica ritardando lo sviluppo di nuove dislocazioni e migliora il ramo plastico<br />

evitando l’allineamento <strong>dei</strong> difetti. Facilmente, dalle scansioni effettuate con il<br />

microscopio elettronico, si può notare che se per la prova monotona quasi-statica<br />

la dispersione delle dislocazioni si presenta abbastanza regolare e strutturata<br />

secondo una trama con un orientamento preferenziale, nel caso di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

elevato i difetti presenti amplificano le loro dimensioni ma non si riesce ad<br />

individuare una trama regolare delle dislocazioni [17].<br />

È infatti presente un minor numero di piani di scorrimento probabilmente già<br />

esistente prima della prova e, si intravedono piccoli difetti che tuttavia non<br />

riescono a determinare nuovi piani di scorrimento.<br />

Figura 1. 23 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura in condizione<br />

quasi-statiche per un acciaio temprato<br />

38


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Figura 1. 24 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura ad elevata velocità<br />

di deformazione per un acciaio temprato<br />

Come l’acciaio così anche la ghisa gode della positiva sensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

esibendo, per velocità di deformazione crescenti, resistenze sempre maggiori.<br />

L’alta percentuale di carbonio inglobata all’interno della struttura, però fa si che la<br />

duttilità si riduca e la rottura rimanga di tipo fragile [18].<br />

Figura 1. 25 - Legame costitutivo della ghisa per diverse velocità di deformazione<br />

39


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

1.3 I materiali polimerici fibrorinforzati: gli FRP<br />

1.3.1 Effetti <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> degli FRP<br />

Lo sviluppo della tecnologia <strong>dei</strong> polimeri, orientato alla produzione di materiali da<br />

applicare nel campo delle strutture, ha fatto si che negli ultimi decenni gli FRP<br />

(fiber reinforced polymer) abbiano conquistato una posizione di interesse<br />

all’interno <strong>dei</strong> materiali usati nell’ingegneria civile. Si è venuto così a creare una<br />

vasta gamma di materiali caratterizzata dalla grande versatilità capaci di adattarsi<br />

a molte situazioni progettuali. In questo contesto poi, la crescente attenzione<br />

dell’ingegneria civile verso lo studio del <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali sottoposti<br />

ad azioni dinamiche ha fatto sì che anche i compositi fibro-rinforzati siano stati<br />

oggetto d’indagine. La natura composita ed i vari sistemi di applicazione di questo<br />

tipo di materiali hanno indirizzato la ricerca verso lo studio distinto del<br />

<strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> singoli componenti, per capire l’influenza di ognuno<br />

all’interno del <strong>comportamento</strong> globale del sistema FRP. In questo senso,<br />

numerose sono le attività sperimentali condotte per studiare il <strong>comportamento</strong><br />

della resina e del composito nella sua interezza, scarsi ri<strong>sul</strong>tati, invece, si sono<br />

avuti nell’indagine della risposta delle sole fibre a causa delle difficoltà tecniche<br />

nell’effettuare i test.<br />

Possiamo allora distinguere gli effetti che lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> provoca nei confronti<br />

della resina e del materiale composito nel seguente modo:<br />

per la resina (epossidica) in compressione, a seconda delle condizioni di<br />

polimerizzazione (a caldo o a freddo) si ottiene [19]:<br />

• un miglioramento della rigidezza elastica (Young’s modulus);<br />

• un consistente miglioramento del limite elastico;<br />

• per <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> dell’ordine di 1500÷2000 s -1 , una lieve riduzione della<br />

capacità duttile del provino;<br />

• anomalia di forma a rottura.<br />

40


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Figura 1. 26 - Anomalia di forma in condizioni di rottura della resina epossidica in compressione<br />

Figura 1. 27 - Legami sforzo-deformazioni in compressione dell’adesivo epossidica polimerizzato<br />

a caldo e a freddo<br />

Analizzando le curve di risposta del materiale, concentrandosi in particolar modo<br />

<strong>sul</strong> solo tratto plastico, si può osservare che essi differiscono per un fattore di<br />

scala legato alle diverse velocità di deformazione.<br />

Figura 1. 28 - Ramo plastico <strong>dei</strong> legami tensione-deformazione in compressione con <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

per l’adesivo epossidica polimerizzato a caldo e a freddo<br />

Ponendo, quindi,<br />

σ<br />

DIF =<br />

σ<br />

dynamic<br />

static<br />

41


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

possiamo diagrammare il fattore di incremento dinamico in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong><strong>rate</strong><br />

Figura 1. 29 - Coefficiente di incremento dinamico della tensione in compressione per la resina<br />

epossidica<br />

in trazione, invece, si osserva [19]:<br />

• un incremento della resistenza ultima (ultimate stress);<br />

• il cambiamento della modalità di rottura da duttile a fragile;<br />

• un lieve miglioramento della rigidezza elastica (Young’s modulus)<br />

Figura 1. 30 - Legami sforzo-deformazione in trazione con <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> dell’adesivo epossidico<br />

Anche in questo caso possiamo relazionare le tensioni di rottura ottenute per<br />

elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> a quelle del caso statico ottenendo il coefficiente di incremento<br />

dinamico in trazione<br />

42


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Figura 1. 31 - Coefficiente di incremento dinamico della tensione in trazione per l’adesivo<br />

epossidico<br />

Per il sistema composito FRP, infine, sia in trazione che in compressione con<br />

fibre orientate nella direzione dell’azione esterna, si nota [20] [21]:<br />

• un miglioramento della resistenza ultima;<br />

• un incremento della rigidezza elastica;<br />

• una riduzione della deformazione di rottura.<br />

Figura 1. 32 - Risposta meccanica in compressione del sistema composito con fibre orientate nella<br />

direzione dell’azione sollecitante<br />

43


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Figura 1. 33 - Risposta meccanica in trazione del sistema composito con fibre orientate nella<br />

direzione dell’azione sollecitante<br />

per trazione e compressione, invece, con direzione deviata rispetto<br />

all’orientamento delle fibre [22]:<br />

• un miglioramento della resistenza ultima;<br />

• una diminuzione della capacità deformativa.<br />

44


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

1.3.2 Fattori che influenzano il <strong>comportamento</strong> dinamico degli FRP<br />

Per quanto riguarda lo studio <strong>dei</strong> fattori che influenzano il <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong><br />

sistemi FRP, un discorso esauriente potrebbe essere fatto solo se si disponesse <strong>dei</strong><br />

dati relativi alla sensibilità alla velocità di deformazione di ciascuno <strong>dei</strong> suoi<br />

componenti. Con i ri<strong>sul</strong>tati a disposizione, però, può comunque essere formulata<br />

un’ipotesi coerente che spiega bene il <strong>comportamento</strong> finale del sistema<br />

composito.<br />

All’interno del complesso FRP le fibre hanno il compito di assorbire e, quindi,<br />

contrastare le sollecitazioni imposte ed hanno un meccanismo di rottura basato <strong>sul</strong><br />

collasso <strong>dei</strong> legami chimici che tengono uniti gli atomi del materiale. Alla resina,<br />

invece, è affidato il compito di distribuire alle fibre i carichi rendendole solidali e<br />

costituendo un sistema meccanicamente omogeneo dal punto di vista<br />

macroscopico.<br />

Associando a queste osservazioni i ri<strong>sul</strong>tati <strong>dei</strong> dati condotti <strong>sul</strong>la resina e <strong>sul</strong><br />

composito FRP si può ipotizzare che la sensibilità alla velocità di deformazione<br />

del sistema sia imputabile al solo <strong>comportamento</strong> della resina ai diversi <strong>strain</strong><strong>rate</strong>.<br />

Questo perché anche nelle prove con direzione di trazione diversa<br />

dall’orientamento delle fibre, laddove cioè le fibre giocano un ruolo marginale, si<br />

può comunque notare un miglioramento della risposta meccanica.<br />

Le resine universalmente usate sono quelle epossidiche ed appartengono alla<br />

categoria <strong>dei</strong> polimeri cioè materiali formati a livello microscopico da catene di<br />

molecole costituite da un gruppo di base ripetuto. A seconda del processo di<br />

polimerizzazione, condotto “a caldo” o “a freddo”, questi materiali subiscono<br />

cambiamenti a livello microscopico. Nel primo caso, la struttura più ordinata<br />

determina un <strong>comportamento</strong> migliore al crescere <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Infatti, anche<br />

in questo caso, come già accadeva per il calcestruzzo e per i metalli, la rottura si<br />

origina dall’evoluzione di imperfezioni strutturali già esistenti che sono molto più<br />

numerose nelle resine prodotte attraverso il processo di polimerizzazioni a freddo;<br />

per questo motivo, nelle risposte meccaniche sopra illust<strong>rate</strong>, il <strong>comportamento</strong><br />

45


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

delle resine con polimerizzazione a freddo restituiva ri<strong>sul</strong>tati più scadenti rispetto<br />

a quelle con polimerizzazione a caldo.<br />

Altro punto su cui focalizzare l’attenzione è la riduzione della tensione di rottura<br />

che si registra nei sistemi compositi. Apparentemente ri<strong>sul</strong>ta strano questo<br />

fenomeno perché, se la sensibilità alla velocità di deformazione è imputabile alla<br />

matrice resinosa ed il processo di crisi delle fibre si origina per rottura del legame<br />

chimico interno, la deformazione ultima dovrebbe rimanere la stessa. Se, però,<br />

inquadriamo bene il problema, ragionando in termini di sistema composito e<br />

quindi di ruoli <strong>dei</strong> singoli componenti, possiamo spiegare questa apparente<br />

incongruenza. Infatti, la rottura attivata a livelli di deformazione più bassi<br />

potrebbe essere la conseguenza del fatto che, nel trasferire gli sforzi alle fibre<br />

mettendole in compartecipazione, la resina non riesce ad assolvere la sua funzione<br />

completamente a causa <strong>dei</strong> tempi brevissimi in cui il processo avviene. Il ri<strong>sul</strong>tato,<br />

quindi, è quello di avere zone di concentrazione delle tensioni in cui la crisi si<br />

sviluppa prima senza che le altre fibre più lontane possano intervenire nel<br />

meccanismo.<br />

Nell’intento di portare a termine un discorso esaustivo, però, non si può<br />

prescindere dall’investigare in tutte le direzioni e sotto tutti gli aspetti possibili<br />

ciascun elemento alla base <strong>dei</strong> sistemi FRP. È per questo motivo che per<br />

convalidare le supposizioni formulate sarebbero necessarie attività sperimentali in<br />

questo senso soprattutto mi<strong>rate</strong> allo studio del <strong>comportamento</strong> delle fibre di<br />

rinforzo. A tal proposito, in attesa di campagne di prova con l’ intento di accertare<br />

l’insensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> per le fibre, possiamo gettare le base analitiche a<br />

sostegno della sperimentazione proponendo un semplice mo<strong>dello</strong> che metta in<br />

relazione il DIF della deformazione ultima del sistema FRP con i parametri<br />

meccanici della resina e del composito.<br />

La rigidezza del sistema può essere calcolata con la media pesata delle rigidezze<br />

<strong>dei</strong> singoli elementi:<br />

46


Cap. I – EFFETTI DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Er<br />

r<br />

⋅ A+ Ef<br />

f⋅A<br />

Ec = = Err+ Ef<br />

f (1)<br />

A<br />

dove E è il modulo di Young<br />

r ed f sono le percentuali di area rispettivamente della resina e delle fibre<br />

A è l’area totale del composito<br />

con i pedici c, r ed f si indicano rispettivamente i termini riferiti al<br />

composito, alla resina ed alle fibre.<br />

La resistenza statica e dinamica del composito è data (i termini dinamici sono<br />

contraddistinti dall’apice):<br />

( ) ε ( )<br />

f = f + f = ε E r⋅ A+ E f ⋅ A = A E r+ E f (2)<br />

c r f u r f u r f<br />

( ) ε ( )<br />

f ' = f ' + f ' = ε' E' r⋅ A+ E f ⋅ A = ' A E'<br />

r+ E f (3)<br />

c r f u r f u r f<br />

nell’ipotesi che le fibre non siano sensibili allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />

Se rapportiamo la resistenza dinamica a quella statica otteniamo il DIF del<br />

sistema:<br />

( ' )<br />

( E f )<br />

f ' ε '<br />

u<br />

A E<br />

c r<br />

r+ Ef f ε ' ⎛<br />

u<br />

E'<br />

r<br />

r Ef<br />

f ⎞<br />

DIF = = = ⎜ + ⎟<br />

fc εuA Err+ ε<br />

f<br />

u ⎝ Ec Ec<br />

⎠<br />

ed esprimendo il secondo termine in parentesi mediante la (1) si ha:<br />

ε'<br />

⎛<br />

u<br />

E'<br />

r<br />

r Err⎞ ε'<br />

⎡ ⎛<br />

u<br />

E'<br />

r<br />

r−<br />

Err⎞⎤<br />

DIF = ⎜ + 1− ⎟= ⎢1+<br />

r ⎜ ⎟⎥<br />

εu ⎝ Ec Ec ⎠ εu ⎣ ⎝ Ec<br />

⎠⎦<br />

A questo punto non resta che attendere di validare questa espressione attraverso il<br />

confronto con i dati ottenuti dalle attività sperimentali.<br />

(4)<br />

(5)<br />

47


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

Capitolo II<br />

Metodologie sperimentali per la misura delle<br />

caratteristiche tenso-deformative <strong>dei</strong> materiali sottoposti<br />

a regimi dinamici<br />

Ogni regime di velocità di deformazione ha delle sue criticità che devono essere<br />

rispettate specie nell’attrezzatura sperimentale che si adotta. Nello schema<br />

seguente sono riportate le criticità e le tecniche sperimentali idonee alla misura nei<br />

diversi intervalli di velocità.<br />

Strain-<strong>rate</strong><br />

Intervallo di<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

[s -1 ]<br />

Criticità<br />

Basso 10 -7 ÷ 10 -4 - allineamento del sistema<br />

- rigidità della macchina<br />

Medio 10 -4 ÷ 100<br />

- inerzia<br />

- effetti delle vibrazioni<br />

Tecnica sperimentale<br />

macchina universale<br />

macchina<br />

idro-pneumatica<br />

Alto > 100 - propagazione delle onde Hopkinson bar<br />

Tabella 2. 1 - Schema delle metodologie di indagine per i diversi <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> con indicazioni <strong>sul</strong>le<br />

tecniche sperimentali utilizzate e le relative criticità<br />

48


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

2.1 La Split Hopkinson Pressure Bar<br />

La tecnica della Barra di Hopkinson (Hopkinson bar technique) è scientificamente<br />

riconosciuta quale metodo di prova più idoneo per la misura delle proprietà<br />

meccaniche <strong>dei</strong> materiali con l’utilizzo della propagazione delle onde. Con essa si<br />

generano carichi impulsivi controllati che provocano la propagazione di onde<br />

piane elastiche di pressione nel materiale oggetto della prova.<br />

La versione tradizionale della barra di Hopkinson risale ai pionieristici lavori di<br />

ricerca condotti nel 1914 da Bertram Hopkinson (figlio di John Hopkinson, che fu<br />

il primo negli ultimi anni dell’800 a verificare sperimentalmente l’incremento di<br />

resistenza <strong>dei</strong> materiali soggetti ad impatto), nel 1948 da R. M. Davis, nel 1949 da<br />

H. Kolsky e più recentemente da U.S. Lindholm.<br />

Figura 2. 1 - Schema della barra di Hopkinson classica per prove di compressione<br />

Figura 2. 2 - SHPB della University of California San Diego<br />

49


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

La barra di Hopkinson classica consiste praticamente nella generazione di onde di<br />

tensione (di compressione o di trazione) provocate dall’impatto di un proiettile<br />

lanciato su una barra solitamente di sezione trasversale circolare chiamata input<br />

bar o barra incidente, la quale trasferisce l’impulso al provino inserito tra la input<br />

bar ed un’altra barra detta output bar o barra di trasmissione; durante il test, il<br />

provino si deforma plasticamente fino a rottura mentre le barre, incidente e di<br />

trasmissione, rimangono in campo elastico.<br />

Il proiettile viene generalmente sparato per mezzo di un piccolo apparato<br />

pneumatico a gas.<br />

Quando il proiettile impatta la barra incidente viene generato un impulso di<br />

compressione di ampiezza costante all’estremo della barra incidente e del<br />

proiettile. L’onda elastica piana di compressione incidente si propaga lungo<br />

l‘input bar, raggiunge l’interfaccia barra-provino e carica dinamicamente<br />

quest’ultimo.<br />

Il ri<strong>sul</strong>tato dell’interazione tra onda incidente e provino è governata dalle<br />

rispettive impedenze acustiche dipendenti dal materiale e dalle sezioni. Parte<br />

dell'onda viene riflessa, parte, invece, continua a viaggiare nel provino e nella<br />

barra di trasmissione.<br />

2.1.1 Aspetti teorici alla base del funzionamento della Barra di Hopkinson<br />

Il rispetto delle seguenti ipotesi di base sono necessarie nel permettere<br />

misurazioni accu<strong>rate</strong> delle proprietà meccaniche dinamiche <strong>dei</strong> materiali<br />

attraverso la barra di Hopkinson:<br />

• il diametro delle barre deve essere piccolo rispetto alla lunghezza<br />

dell’impulso in modo che la trasmissione delle onde avvenga senza alcuna<br />

dispersione (le barre rimangono sempre in campo elastico);<br />

• la lunghezza del provino deve essere piccola in modo che il tempo<br />

impiegato dall’onda per propagarsi al suo interno è trascurabile rispetto<br />

alla durata totale del test. Questa condizione permette all’interno del<br />

50


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

provino le riflessioni necessarie per raggiungere una distribuzione<br />

omogenea delle tensioni e delle deformazioni in tutta la lunghezza del<br />

provino, il che significa anche condizioni di equilibrio delle forze agenti<br />

<strong>sul</strong>le estremità del provino.<br />

Rispettando le due condizioni sopraccitate e rimanendo le due barre in campo<br />

elastico, può essere applicata la teoria della propagazione delle onde elastiche al<br />

sistema input bar-provino-output bar. In questo modo si possono ottenere le tre<br />

relazioni che permettono di calcolare la tensione, la deformazione e lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

nel materiale del provino in funzione del tempo misurando in maniera diretta<br />

l’impulso incidente, riflesso e trasmesso di ampiezza rispettivamente ε I , ε R ed ε T .<br />

Si consideri la seguente figura che rappresenta il sistema input bar-provino-output<br />

bar<br />

Input <strong>strain</strong>-gage measuring: ε I and ε R<br />

Input bar<br />

1 2<br />

L<br />

v 2<br />

v 1<br />

specimen<br />

Output bar<br />

Output <strong>strain</strong>-gage measuring: ε T<br />

A 0 , ρ 0 , C 0<br />

A , ρ , C<br />

Figura 2. 3 - Schema del provino inserito tra la barra incidente e riflettente per una prova con la<br />

barra di Hopkinson<br />

• dalla teoria della propagazione delle onde uni-dimensionali si ha<br />

dove σ è la tensione;<br />

ρ<br />

v<br />

C<br />

è la densità del materiale;<br />

σ = ρvC (1)<br />

è la velocità della particella;<br />

è la velocità del suono nel mezzo;<br />

• l’equazione costitutiva del materiale in campo elastico è<br />

σ = ε E (2)<br />

51


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

• essendo poi<br />

C<br />

= (3)<br />

ρ<br />

2 E<br />

• sostituendo la (1) nella (2) si ottiene<br />

v<br />

= Cε (4)<br />

• da questa relazione, misurando l’ε I e l’ε T è possibile calcolare la velocità<br />

dell’impulso alle due estremità del provino<br />

interfaccia 1 → v1 = C0ε<br />

I<br />

(per t=0)<br />

interfaccia 2 → v2 = C0εT<br />

per t>0 la velocità all’interfaccia 1 decresce perché parte dell’onda incidente<br />

viene riflessa; così si ha<br />

interfaccia 1 → v C ( ε ε )<br />

= − (per t>0) (6)<br />

1 0 I R<br />

• la velocità di deformazione può essere espressa come<br />

dε<br />

dt<br />

( ) − ( )<br />

v t v t<br />

L<br />

• sostituendo la (5) e la (6) nella (7)<br />

1 2<br />

& = =<br />

(7)<br />

ε<br />

( ε − ε ) − ( ε )<br />

dε<br />

C C C<br />

& = = = ( I () t −<br />

R() t −<br />

T () t ) (8)<br />

dt L L<br />

0 I R 0 T 0<br />

ε ε ε ε<br />

• da cui si può calcolare facilmente la deformazione del materiale<br />

integrando rispetto all’intervallo di tempo [0;t]<br />

C<br />

L<br />

() () ()<br />

t<br />

0<br />

ε = ⎡εI −εR −εT<br />

0 ⎣<br />

∫ t t t ⎤⎦<br />

dt (9)<br />

• per ottenere la tensione agente nel provino si impone l’equilibrio delle<br />

forze agenti all’interfacce per cui si ha<br />

σ<br />

• le due forze si calcolano come<br />

( ) − ( )<br />

F t F t<br />

2A<br />

1 2<br />

= (10)<br />

interfaccia 1 → F = A E ( ε + ε )<br />

1 0 0 I R<br />

interfaccia 2 → F = A E ( ε )<br />

2 0 0 T<br />

(5)<br />

(11)<br />

52


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

• da cui sostituendo la (11) nella (10) si ottiene<br />

AE<br />

= ( + + ) (12)<br />

2A<br />

0 0<br />

σ εI εR εT<br />

• sussistendo l’equilibrio nel provino ri<strong>sul</strong>ta ε<br />

I<br />

+ εR = εT<br />

per cui<br />

AE<br />

σ () t<br />

A<br />

2C<br />

t<br />

0<br />

ε =− εR<br />

() tdt<br />

L<br />

∫ (14)<br />

0<br />

0 0<br />

= εT<br />

(13)<br />

2C0<br />

& ε =− εR<br />

() t (15)<br />

L<br />

che sono le formule utilizzate per la costruzione <strong>dei</strong> legami costitutivi <strong>dei</strong><br />

materiali soggetti ad alte velocità di deformazione.<br />

2.1.2 La JRC Universal Modified Hopkinson Bar (MHB) per prove ad alte<br />

velocità di deformazione<br />

La barra di Hopkinson classica è stata usata principalmente per prove di<br />

compressione ad elevata velocità di deformazione soprattutto per piccoli provini<br />

di metallo.<br />

Una versione innovativa della barra di Hopkinson è stata sviluppata presso il Joint<br />

Research Center (sito di Ispra) della Commissione Europea, in modo da poter<br />

essere usata l’esecuzione di prove di trazione, compressione e taglio su provini<br />

polimerici o di metallo sia a temperatura ambiente che per valori molto bassi o<br />

estremamente elevati. Questo tipo di apparecchiatura permettere di eseguire prove<br />

negli intervalli di velocità di deformazione che vanno da 100 a 2000 s -1<br />

(estendibili a 50 s -1 per il limite inferiore e fino a 50000 s -1 per sollecitazione di<br />

taglio). Quattro esemplari di MHB sono installate nel laboratorio DynaMat<br />

dell’University of Applied Sciences of Southern Switzerland di Lugano.<br />

53


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

Figura 2. 4 - Esemplari di MHB del laboratorio DynaMat dell’University of Applied Scienses of<br />

Southern Switzerland<br />

Lo sviluppo della MHB è stato necessario per disporre di un’unica macchina<br />

capace di lavorare in trazione, compressione e taglio, generando onde di lunga<br />

durata indispensabili per condurre test intorno ai 100 s -1 imponendo grandi<br />

deformazioni prima della rottura del provino in metallo duttile. Infatti, per<br />

esempio possiamo considerare il caso di un test dinamico a <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> di 100 s -1<br />

per un provino con deformazione a rottura del 50% in cui la durata dell’onda deve<br />

essere di 5 ms per deformare il provino prima della rottura.<br />

Usando la barra di Hopkinson classica equipaggiata per test dinamici sarebbe<br />

necessario lanciare un proiettile lungo più di 10 m per ottenere un’onda di durata<br />

pari a qualche ms, compito difficile in particolar modo per la realizzazione<br />

dell’impatto piano tra il proiettile e la input bar. Quest’ultima, infatti, costituisce<br />

una condizione assolutamente necessaria per generare onde piane elastiche di<br />

tensione necessarie per la corretta analisi <strong>dei</strong> dati della barra di Hopkinson<br />

attraverso la più importante teoria della propagazione delle onde elastiche piane.<br />

Lo schema della MHB in trazione è<br />

54


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

Figura 2. 5 - Modified Hopkinson bar per prove di trazione<br />

La MHB consiste in una barra pretesa (che sostituisce il proiettile utilizzato nella<br />

versione classica della Hopkinson bar) che costituisce un’appendice solidale della<br />

input bar, seguita dall’output bar e dal provino inserito tra le due.<br />

Il funzionamento della MHB è basato <strong>sul</strong>l’accumulo di un certo quantitativo di<br />

energia meccanica elastica nella barra di pretensione. La barra pretesa è bloccata<br />

per mezzo di un sistema di blocco mentre l’altro estremo è collegato ad un<br />

attuatore idraulico per la messa in tensione.<br />

Una volta immagazzinata l’energia meccanica lungo la barra pretesa ed inserito il<br />

provino tra le due barre incidente e trasmittente, il meccanismo di blocco viene<br />

sganciato mediante la rottura fragile di un elemento, a questo punto si ha la<br />

generazione di due contemporanee onde elastiche piane:<br />

• un’onda di compressione che si propaga, alla rottura del pezzo fragile, dal<br />

sistema di blocco verso la sinistra della barra pretesa scaricandola;<br />

• un’altra onda, ma di trazione, si propaga dal sistema di blocco lungo la<br />

input bar, il provino e l’output bar portando il provino a rottura.<br />

La durata dell’impulso che carica il provino corrisponde al valore del tempo che<br />

l’onda di scarico impiega per coprire la distanza tra la sezione libera della barra e<br />

l’attuatore idraulico e ritornare indietro; l’ampiezza dell’impulso di tensione<br />

generato è pari alla metà del valore stabilito della pretensione statica nella barra<br />

realizzata a mezzo dell’attuatore idraulico.<br />

Usando una barra pretesa di 6 m di lunghezza è possibile generare onde di<br />

trazione di lunghezza 2.5 ms permettendo la deformazione fino alla rottura di un<br />

provino in materiale molto duttile sotto elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. In questo caso è<br />

necessario utilizzare una barra trasmittente di lunghezza corrispondente a quella<br />

55


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

pretesa per riuscire a leggere deformazioni del provino senza il disturbo provocato<br />

dalla sovrapposizione dell’onda riflessa dalla barra finale che potrebbe rendere<br />

molto complicata l’analisi <strong>dei</strong> dati registrati nel corso della prova.<br />

Il meccanismo di blocco permette di ottenere una rampa di salita del carico molto<br />

rapida dell’ordine <strong>dei</strong> 30 μs assicurando così che la propagazione dell’onda di<br />

tensione nel provino posto innanzi alla barra incidente sia piana ed elastica senza<br />

componenti di flessione.<br />

Infine, il diametro piccolo (circa 10 mm) rispetto alla lunghezza delle onde<br />

gene<strong>rate</strong> che sono dell’ordine di qualche metro, realizza le condizioni per la<br />

propagazione senza dispersione né assorbimento, lungo le barre incidente e<br />

trasmittente, alla velocità C 0 .<br />

Sulle barre incidente e di trasmissione, ad una certa distanza dal provino, vengono<br />

applicati degli estensimetrici elettrici a resistenza in semi-conduttori per registrare<br />

le deformazioni ε I provocate dall’impulso incidente, le deformazioni ε R causate da<br />

una parte dell’onda incidente riflessa all’interfaccia input bar-provino, le<br />

deformazioni ε T provocata dall’aliquota di onda incidente che viene sopportata dal<br />

provino e, quindi, trasmessa nell’output bar.<br />

Nella figura successiva vengono mostrati i dati di una prova dinamica di trazione<br />

realizzata con la MHB in cui è possibile osservare che:<br />

• il chiaro andamento delle onde incidente, riflessa e trasmessa;<br />

• il preciso piccolo intervallo dell’onda incidente dell’ordine <strong>dei</strong> 30 μs;<br />

• l’ampiezza costante dell’onda incidente;<br />

• la caratteristica similitudine tra dati dell’onda trasmessa con la relazione<br />

tensione-tempo registrata mediante un convenzionale test di trazione.<br />

56


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

1.4 10 4 0 0.0002 0.0004 0.0006 0.0008 0.001<br />

1.2 10 4<br />

input<br />

output<br />

Pulse [N]<br />

1 10 4<br />

8000<br />

6000<br />

4000<br />

2000<br />

0<br />

incident pulse<br />

reflected pulse<br />

transmitted pulse<br />

-2000<br />

Time [s]<br />

Figura 2. 6 - Registrazione delle onde incidente, riflessa e trasmessa misu<strong>rate</strong> <strong>sul</strong>l’input ed output<br />

bar durante una prova con la barra di Hopkinson modificata<br />

2.1.3 Set-up per esperimenti su provini di calcestruzzo e di acciaio<br />

Per determinare le proprietà meccaniche del calcestruzzo e dell’acciaio sotto<br />

carichi con elevata velocità di applicazione si usano tre differenti configurazioni<br />

della modified Hopkinson bar: la prima è costituita da barre con diametro<br />

dell’ordine <strong>dei</strong> 10 mm ed è stata utilizzata per prove dinamiche di campioni<br />

d’acciaio, le altre due vengono, invece, usate per testare provini di calcestruzzo<br />

rispettivamente di 20 e 60 mm.<br />

Set-up per provini di acciaio<br />

Il sistema consiste in due barre cilindriche di acciaio ad alta resistenza aventi<br />

diametro di 10 mm e lunghezza di 9 e 6 m rispettivamente per la barra incidente e<br />

trasmittente. Il provino metallico di diametro pari a 3 mm viene sagomato con le<br />

estremità filettate e poi avvitato tra le due barre provviste di controfilettatura<br />

57


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

Figura 2. 7 - Provino metallico sagomato ed avvitato tra le due barre incidente e di trasmissione<br />

per una prova con la barra di Hopkinson modificata<br />

Le due barre vengono strumentate mediante <strong>strain</strong>-gage in materiale semiconduttore<br />

che misurano le onde incidente, riflessa e trasmessa agenti nella<br />

sezione trasversale del provino. Come barra di pretensione viene utilizzata una<br />

parte della barra di input.<br />

La prova con la MHB si articola in due fasi descritte di seguito:<br />

• per prima cosa per mezzo dell’attuatore idraulico, con capacità massima di<br />

carico pari a 600 kN, viene messa in trazione la parte pretesa (6 m) della<br />

barra incidente del diametro di 10 mm; la pretensione accumulata nella<br />

barra viene trattenuta a mezzo di un sistema di blocco;<br />

• come seconda operazione, viene rotto il bullone fragile del sistema di<br />

blocco rilasciando un impulso <strong>meccanico</strong> di trazione della durata di 2.4 ms<br />

con velocità di carico lineare nell’intervallo di tempo, che si propaga lungo<br />

le barre incidente e trasmittente portando a rottura il provino metallico.<br />

58


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

Figura 2. 8 - Set-up della barra di Hopkinson modificata per test su provini metallici<br />

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Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

Set-up per il provino di calcestruzzo con diametro di 60 mm<br />

Il sistema consiste in due barre circolari di alluminio aventi lunghezza pari a 3 m e<br />

diametro di 60 mm in cui il provino di calcestruzzo è inserito ed incollato con una<br />

resina epossidica (resistenza a trazione > 30 MPa). In questo caso, il provino di<br />

calcestruzzo ha lo stesso diametro delle barre le quali vengono strumentate<br />

mediante l’applicazione di <strong>strain</strong>-gage in materiale semi-conduttore così da<br />

ottenere le necessarie misurazioni delle onde incidente, riflessa e trasmessa agenti<br />

nella sezione trasversale del provino.<br />

Il test con la MHB viene condotto come segue:<br />

• per prima cosa con l’attuatore idraulico, con massima capacità di carico di<br />

1 MN, viene caricata una barra di acciaio maraging ad alta resistenza della<br />

lunghezza di 3 m e del diametro di 35.8 mm; la pretensione accumulata<br />

nella barra è stata trattenuta da un dispositivo di blocco;<br />

• seconda operazione è quella di rompere il bullone fragile del dispositivo di<br />

blocco così da generare un impulso di tensione meccanica della durata di<br />

1200 ms con velocità di carico lineare durante questo brevissimo tempo,<br />

che si propaga lungo la barra incidente e trasmittente riportando la frattura<br />

del provino in calcestruzzo.<br />

Figura 2. 9 - Set-up della barra di Hopkinson modificata per test su provini in calcestruzzo<br />

1. attuatore idraulico; 2. barra d’acciaio ad alta resistenza per l’accumulo dell’energia (3 m);<br />

3. dispositivo di blocco; 4. barra incidente; 5. <strong>strain</strong>-gage per la misurazione dell’onda incidente e<br />

riflessa; 6. provino; 7. <strong>strain</strong>-gage per misurare l’onda trasmessa; 8. barra di trasmissione<br />

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Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

L’alluminio viene scelto come materiale per le barre incidente e trasmittente a<br />

causa della sua impedenza acustica, non molto lontana da quella del calcestruzzo.<br />

La lunghezza della barra incidente e trasmittente connesse al provino sono tali che<br />

la riflessione dell’onda dall’estremo più lontano non raggiunge il provino prima<br />

della rottura permettendo la raccolta <strong>dei</strong> dati senza interferenze.<br />

Il provino di calcestruzzo viene anch’esso strumentato mediante uno <strong>strain</strong>-gage<br />

utilizzato per misurare ed analizzare gli effetti della propagazione dell’onda al suo<br />

interno.<br />

Figura 2. 10 - Provino in calcestruzzo con <strong>strain</strong>-gage applicato pronto per una prova con la barra<br />

di Hopkinson modificata<br />

Prima della prova le superfici del calcestruzzo vengono levigate al fine di<br />

permettere un corretta applicazione alle barre di input e output.<br />

Set-up per il provino in calcestruzzo con diametro di 20 mm<br />

Il sistema consiste in due barre cilindriche di alluminio di diametro pari a 20 mm<br />

di lunghezza 3 e 6 m rispettivamente per la barra incidente e trasmittente. Il<br />

provino in calcestruzzo, <strong>dello</strong> stesso diametro delle barre, viene incollato tra di<br />

esse a mezzo di una resina epossidica (resistenza a trazione > 30 MPa). Le barre<br />

di input ed output vengono strumentate mediante <strong>strain</strong>-gage in materiale semiconduttore<br />

che misurano le onde incidente, riflessa e trasmessa agenti nella<br />

61


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

sezione trasversale del provino. La barra pretesa è in acciaio ad alta resistenza ed è<br />

connessa saldamente alla barra incidente.<br />

La prova con la MHB viene condotta nel seguente modo:<br />

• per prima cosa, per mezzo dell’attuatore idraulico, con capacità massima<br />

di carico pari a 600 kN, viene messa in pretensione la barra di acciaio ad<br />

alta resistenza di lunghezza pari a 6 m e diametro di 12 mm; la pretensione<br />

immagazzinata nella barra viene trattenuta mediante un sistema di blocco;<br />

• successivamente, viene rotto il bullone fragile del sistema di blocco che<br />

sprigiona l’impulso <strong>meccanico</strong> di trazione della durata di 2.4 ms con<br />

velocità di carico lineare durante questo breve intervallo di tempo, che si<br />

propaga lungo le barre di input ed output portando a rottura il provino in<br />

calcestruzzo.<br />

62


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

2.2 La Drop-weight impact machine<br />

La Drop-weight Impact Machine è un’apparecchiatura dalle dimensioni rilevanti<br />

(anche se ne esistono versioni in scala ridotta che hanno però capacità limitate in<br />

termini quantità di energia trasmessa al provino) capace di simulare alte velocità<br />

di deformazioni sfruttando l’energia cinetica di caduta di una massa battente. La<br />

macchina nel suo complesso è alta 3.50 m, poggia su una base di forma quadrata<br />

in pianta in calcestruzzo armato alta 0.90 m e larga 1.50 m ed è munita di un ariete<br />

rigido del peso di circa 3.38 kN provvisto di sistema frenante pneumatico.<br />

Figura 2. 11 - Schema di funzionamento della drop-weight impact machine<br />

La Drop-weight Impact Machine è costituita dai seguenti componenti:<br />

• la base munita di due appoggi strumentati, su cui viene alloggiato il<br />

provino, capaci di registrare sia la reazione verticale che orizzontale in<br />

modo da avere un quadro statico completo del processo;<br />

• un ariete rigido provvisto di maglio la cui caduta da altezza nota,<br />

all’impatto con il provino da testare, trasferisce energia che lo deforma<br />

fino a portarlo a rottura;<br />

63


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

• le guide che permettono all’ariete di scorrere secondo la direzione<br />

verticale impedendo svergolamenti e strumentate con fotocellule in modo<br />

da registrare i parametri del moto di caduta;<br />

• gli accelerometri installati lungo la semilunghezza della trave a distanza<br />

nota che permettono di ricostruire la deformata ed il moto di<br />

deformazione del provino.<br />

Figura 2. 12 - Drop-weight impact machine<br />

di un laboratorio tedesco<br />

Figura 2. 13 - Versione di dimensioni<br />

ridotte di drop-weight impact machine<br />

Quando la prova ha inizio, l’ariete viene fatto cadere da altezza nota quindi il<br />

maglio impatta la trave e ne provoca la deformazione fino a rottura; durante<br />

l’esperimento le fotocellule registrano il moto di caduta, gli accelerometri leggono<br />

lo spostamento <strong>dei</strong> punti della trave su cui sono installati e, per interpolazione,<br />

ricostruiscono il processo di deformazione dell’intera trave, infine, questi dati,<br />

mediante il principio <strong>dei</strong> lavori virtuali, vengono elaborati per calcolare l’energia<br />

di frattura d la risposta meccanica dell’elemento [5].<br />

64


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

Figura 2. 14 - Provino in calcestruzzo armato dopo il test con la drop-weight impact machine<br />

2.3 La Hydro-pneumatic Machine<br />

Per investigare circa il <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali in condizioni di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

intermedi viene utilizzata un’apparecchiatura denominata Hydro-pneumatic<br />

Machine [23]. Essa è stata sviluppata e brevettata presso il JRC di Ispra ed è<br />

presente presso il laboratorio DynaMat di Lugano.<br />

Come si può vedere dalla foto di seguito riportata, si tratta di un macchina dalle<br />

dimensioni contenute con funzionamento di base idro-pneumatico e che permette<br />

di condurre test su provini di acciaio con velocità fino a 50 s -1 .<br />

Figura 2. 15 - Hydro-pneumatic machine per prove a media velocità di deformazione<br />

65


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

Il corpo macchina della hydro-pneumatic è formato da tre organi sostanzialmente:<br />

• un serbatoio cilindrico diviso da un pistone a perfetta tenuta in due camere<br />

l’una riempita di gas a pressioni elevate, l’altra contenente acqua che<br />

all’atto di dare inizio alla prova viene evacuata attraverso un orifizio<br />

calibrato a mezzo di un elettro-valvola rapida;<br />

• un’asta cilindrica collegata rigidamente al pistone in comunicazione con<br />

l’esterno della camera riempita di gas a mezzo di una guarnizione ermetica<br />

da un lato e dall’altro connesso al provino da testare; in prossimità<br />

dell’attacco pistone-provino una piastra solidale col pistone permette di<br />

registrare i movimenti di quest’ultimo attraverso un trasduttore di<br />

spostamento non a contatto;<br />

• una barra elastica di cui un estremo è incastrato rigidamente al supporto<br />

fisso della macchina e l’altro viene connesso al provino metallico; la<br />

funzione di questa barra strumentata per la lettura delle deformazioni a<br />

mezzo di uno <strong>strain</strong>-gage è quella di leggere durante la prova il carico<br />

sopportato dal campione testato.<br />

Il funzionamento della hydro-pneumatic machine consiste nell’imprimere con<br />

elevata velocità una forza al pistone provocando una differenza di pressione nel<br />

serbatoio cilindrico svuotando la camera riempita di acqua.<br />

Schematicamente può essere descritto come di seguito:<br />

• le due camere del serbatoio vengono riempite l’una di gas e l’altra di acqua<br />

stabilendo lo stesso valore di pressione e quindi senza che siano applicate<br />

delle forza <strong>sul</strong>le facce del pistone che resta in equilibrio;<br />

• il provino viene fissato tra le due barre, quella collegata al pistone e quella<br />

elastica fissa strumentata;<br />

• attivando l’elettro-valvola rapida che tappava la camera riempita d’acqua<br />

la si mette in comunicazione con l’esterno e la forza esercitata dalla<br />

pressione del gas <strong>sul</strong>la faccia del pistone prevale. Il pistone comincia così<br />

ad accelerare riducendo le dimensioni della camera colma di acqua e<br />

provocando, simultaneamente, la fuoriuscita a velocità costante del liquido<br />

attraverso l’orifizio calibrato e l’applicazione al provino di un carico con<br />

66


Cap. II – METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA MISURA DELLE CARATTERISTICHE<br />

TENSO-DEFORMATIVE DEI MATERIALI SOTTOPOSTI A REGIMI DINAMICI<br />

deformazioni che si evolvono a <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> costante. Il movimento del<br />

pistone a velocità costante e, quindi, la costanza della velocità di<br />

deformazione durante tutta la prova sono legati principalmente<br />

all’applicazione della forza esercitata dal gas <strong>sul</strong>la superficie del pistone in<br />

modo costante. In questo senso buoni ri<strong>sul</strong>tati possono essere raggiunti<br />

limitando la variazione di volume della camera riempita di gas e quindi,<br />

conseguentemente contenendo la diminuzione di pressione al suo interno.<br />

Questo obiettivo può essere perseguito limitando l’escursione del pistone<br />

intorno a circa il 10% del volume della camera piena di gas;<br />

• il carico impresso al provino viene letto attraverso la barra dinamometrica<br />

elastica strumentata mentre l’allungamento viene registrato a mezzo del<br />

trasduttore di spostamento applicato <strong>sul</strong>la piastra collegata alla barra<br />

solidale con il pistone.<br />

Figura 2. 16 - Schema della hydro-pneumatic machine<br />

67


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Capitolo III<br />

Interpretazione analitica della sensibilità alla velocità di<br />

deformazione <strong>dei</strong> materiali strutturali<br />

Dal punto di vista computazionale nell’attività di progettazione, il miglioramento<br />

del <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> <strong>dei</strong> materiali interessati dal fenomeno della<br />

sensibilità alla velocità di deformazione viene tenuto in conto inserendo<br />

all’interno delle relazioni costitutive <strong>dei</strong> fattori correttivi.<br />

Questi ultimi vengono espressi, in modo diverso, a seconda della teoria di base a<br />

cui ci si riferisce ed hanno espressioni più o meno complesse in funzione del<br />

numero di variabili da considerare per la corretta analisi del <strong>comportamento</strong> del<br />

materiale oggetto di studio.<br />

Nel seguito verrà fatta una panoramica <strong>dei</strong> legami costitutivi, frutto delle attività<br />

sperimentali, che contemplano la sensibilità alla velocità di deformazione e,<br />

successivamente, saranno illustrati, relativamente ai materiali oggetto di questo<br />

lavoro, le relazioni contenute all’interno del codice di calcolo LS-Dyna ed<br />

utilizzate dal programma per modellare il <strong>comportamento</strong> <strong>meccanico</strong> ad elevati<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> <strong>dei</strong> materiali.<br />

68


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

3.1 Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nei legami costitutivi sperimentali<br />

Lo sviluppo delle attività sperimentali e di conseguenza l’evoluzione delle<br />

conoscenze in materia di sensibilità alla velocità di deformazione ha consentito la<br />

formulazione di nuove principi che potessero interpretare questo fenomeno. Si è<br />

così assistito alla nascita talvolta di complesse teorie multi-disciplinari, talaltra di<br />

semplici equazioni che potessero assecondare i ri<strong>sul</strong>tati sperimentali e permettere<br />

la formulazione di previsioni <strong>sul</strong> <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali.<br />

La rassegna che segue di interpretazioni matematiche della sensibilità alla velocità<br />

di deformazione non ha l’intento di compilare lo stato dell’arte di questo<br />

argomento bensì viene elaborata per illustrare senza alcun ordine temporale o di<br />

importanza quelle relazioni a cui maggiormente ci si riferisce per ipotizzare la<br />

risposta dinamica <strong>dei</strong> materiali da testare.<br />

3.1.1 Mo<strong>dello</strong> di Cowper-Symond<br />

[24] Il mo<strong>dello</strong> di Cowper-Symonds è un legame costitutivo di natura<br />

semiempirica ed è la relazione più nota ed utilizzata in virtù della sua semplicità<br />

di applicazione e della grande disponibilità di dati in letteratura. Il suo utilizzo<br />

presuppone la conoscenza di due parametri funzione del materiale e si presenta in<br />

due forme sostanzialmente identiche:<br />

⎛ σ ⎞<br />

ln & ε = qln ⎜ − 1⎟+<br />

ln D<br />

⎝σ<br />

0 ⎠<br />

oppure, in maniera equivalente<br />

σ ⎛ & ε ⎞<br />

= 1+ ⎜ ⎟<br />

σ ⎝D<br />

⎠<br />

dove σ 0 è la tensione di snervamento statica;<br />

σ è la tensione di snervamento dinamica;<br />

ε& è la velocità di deformazione;<br />

q e D sono due parametri funzione del materiale.<br />

0<br />

1<br />

q<br />

69


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Per quanto riguarda la relazione di Cowper-Symonds ci sono due aspetti da<br />

mettere in evidenza:<br />

• il primo si riferisce ai parametri caratteristici del materiale ed in particolar<br />

modo il coefficiente D che ri<strong>sul</strong>ta essere funzione del livello deformativo<br />

attinto dal provino. Per una corretta interpretazione <strong>dei</strong> dati, quindi,<br />

sarebbe necessario introdurre nella formula del legame costitutivo tale<br />

dipendenza. A questa soluzione si preferisce, però, una diversa opzione e<br />

cioè quella di calcolare questo parametro per diversi valori della tensione<br />

corrispondenti a stati di deformazione via via crescenti;<br />

• il secondo riguarda il modo di applicare il mo<strong>dello</strong> e vengono proposte due<br />

procedure differenti:<br />

o una che consiste nell’amplificare la sola tensione di snervamento e<br />

traslare tutti i punti del tratto plastico del legame costitutivi di una<br />

stessa quantità pari alla differenza tra il valore della tensione di<br />

snervamento statica e quella dinamica (modo I);<br />

o l’altra, invece, applica il mo<strong>dello</strong> costitutivo a tutti i punti della<br />

curva σ-ε nel tratto plastico (modo II).<br />

3.1.2 Mo<strong>dello</strong> di Jones<br />

I problemi di cui è affetto il mo<strong>dello</strong> di Cowper-Symonds vengono parzialmente<br />

risolti da quello di Jones ed in particolare per l’aspetto riguardante la dipendenza<br />

dallo stato deformativo del materiale [24].<br />

L’espressione di questo tipo di legame è molto simile a quello di Cowper-<br />

Symonds ma prevede l’introduzione di un terzo parametro C caratteristico del<br />

materiale:<br />

σ ⎛ & ε ⎞<br />

= 1+ ⎜ ⎟<br />

σ ⎝B+ C⋅ε<br />

⎠<br />

dove σ 0 è la tensione di snervamento statica;<br />

0<br />

1<br />

q<br />

σ<br />

è la tensione di snervamento dinamica;<br />

70


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

ε& è la velocità di deformazione;<br />

q, B e C sono tre parametri funzione del materiale.<br />

Per non aggravare l’onere computazionale, però, attestata la contenuta variabilità<br />

del parametro q, lo si mantiene costante durante tutta l’applicazione di questo tipo<br />

di legame. In letteratura, inoltre, dai numerosi dati disponibili si evince che non<br />

vengono apportati miglioramenti sostanziali rispetto al precedente mo<strong>dello</strong> anche<br />

perché il parametro B ri<strong>sul</strong>ta molto prossimo al D della relazione di Cowper-<br />

Symonds ed il prodotto C·ε è spesso trascurabile.<br />

3.1.3 Mo<strong>dello</strong> di Johnson & Cook<br />

La legge costitutiva di Johnson & Cook fu proposta dagli autori nel 1983 con<br />

l’obiettivo di inglobare in un’unica relazione sia gli effetti della velocità di<br />

deformazione e dell’incrudimento che la dipendenza dalla temperatura [24].<br />

Secondo questo mo<strong>dello</strong> l’espressione della tensione di snervamento dinamica si<br />

esprime come<br />

m<br />

n<br />

ε<br />

⎡<br />

T 300<br />

⎤<br />

σ ⎡A B( ε<br />

p )<br />

⎤<br />

⎡ ⎛ & ⎞⎤<br />

⎛ − ⎞<br />

= + ⋅ 1+ Cln ⋅⎢1−⎜ ⎥<br />

⎣⎢ ⎦⎥ ⎢ ⎜ ⎟⎥<br />

ε ⎜<br />

0 ⎢ Tf<br />

− 300 ⎟<br />

⎣ ⎝ & ⎠⎦ ⎝ ⎠ ⎥<br />

⎣<br />

⎦<br />

dove A è il limite elastico del materiale;<br />

B e n sono costanti caratteristiche del tratto plastico e dell’incrudimento<br />

del materiale;<br />

C<br />

è una ulteriore costante che esprime la sensibilità alla velocità di<br />

deformazione rispetto al valore di riferimento ε& 0<br />

(suggerita dagli<br />

autori pari a 1 s -1 );<br />

T è la temperatura ambiente in scala assoluta;<br />

T f è la temperatura di fusione del materiale in scala ssoluta;<br />

m è un parametro caratteristico del materiale.<br />

A questa forma bisogna però apportare delle modifiche di tipo analitico che<br />

riguardano l’insieme di definizione delle velocità di deformazione: infatti, per<br />

valori al di sotto di ε&<br />

0<br />

la relazione di Johnson & Cook restituisce valori al di sotto<br />

71


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

della tensione di snervamento statica e, per ε& estremamente bassi, dati addirittura<br />

negativi.<br />

Quindi, apportando le dovute correzioni, si ottiene che la relazione assume la<br />

seguente forma<br />

−1<br />

⎧ & ε ≤1<br />

s ⇒ σ = σ0<br />

⎪ m<br />

⎨ 1<br />

n<br />

ε<br />

⎡ ⎛ T 300 ⎞ ⎤<br />

−<br />

ε 1 s σ ⎡A B( ε<br />

p )<br />

⎤<br />

⎡ ⎛ & ⎞⎤<br />

−<br />

⎪ & > ⇒ = 1 Cln ⎢1<br />

⎥<br />

⎢<br />

+ ⋅ ⎢ + ⎜ ⎟⎥⋅ −⎜ ⎣ ⎥⎦ ε ⎜<br />

0 ⎢ Tf<br />

− 300 ⎟<br />

⎣ ⎝ &<br />

⎪ ⎠⎦ ⎝ ⎠ ⎥<br />

⎩<br />

⎣ ⎦<br />

dove σ<br />

0<br />

è la tensione di snervamento statica.<br />

3.1.4 Confronto tra i modelli costitutivi di Cowper-Symonds, Jones e<br />

Johnson & Cook<br />

Tra i tre modelli appena descritti, il confronto più interessante che si evince da<br />

un’analisi comparata delle previsioni ottenute mediante questi legami costitutivi<br />

riguarda la legge di Cowper-Symonds e quella di Johnson & Cook. Il mo<strong>dello</strong> di<br />

Jones, invece, per la scarsa carica innovativa e la sostanziale similitudine con<br />

quello di Cowper-Symonds non ri<strong>sul</strong>ta interessante [24].<br />

Per quanto riguarda il confronto tra gli altri due, si può dire che a fronte di una<br />

maggiore semplicità ed una più rapida convergenza del mo<strong>dello</strong> di Johnson &<br />

Cook nello stabilire il valore <strong>dei</strong> parametri caratteristici <strong>dei</strong> materiali necessari<br />

all’utilizzo delle formule, il legame di Cowper-Symonds interpreta meglio i dati<br />

sperimentali specie per valori molto elevati della velocità di deformazione<br />

prossimi a 10 3 s -1 [18].<br />

Lo svantaggio principale, però, del mo<strong>dello</strong> di Cowper-Symonds risiede nel fatto<br />

che, soprattutto nell’applicazione al caso <strong>dei</strong> materiali metallici, trascurare<br />

l’influenza della temperatura nell’evoluzione del processo dinamico non consente<br />

di interpretare correttamente tutti gli aspetti che concorrono nella realtà a definire<br />

la risposta meccanica del materiale.<br />

Ma, ciò nonostante, quello di Cowper-Symonds ri<strong>sul</strong>ta il mo<strong>dello</strong> maggiormente<br />

applicato per la migliore corrispondenza tra dati analitici e ri<strong>sul</strong>tati sperimentali.<br />

72


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

3.2 Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nei legami costitutivi del software LS-<br />

Dyna<br />

Il programma LS-Dyna si propone come software applicativo principe nel<br />

panorama <strong>dei</strong> codici di calcolo strutturale per le potenzialità offerte e per le<br />

innumerevoli opzioni di modellazione disponibili [25].<br />

Tra queste, quella di maggior interesse per le analisi dinamiche, la possibilità di<br />

modellare le azioni e la risposta meccanica degli elementi in funzione diretta o<br />

indiretta del tempo.<br />

Più specificamente, di grande importanza ri<strong>sul</strong>ta, per i nostri scopi, la possibilità<br />

di poter descrivere il <strong>comportamento</strong> costitutivo di un materiale in funzione della<br />

velocità di deformazione. Questa opzione è articolata dal programma<br />

fondamentalmente in tre diversi modi:<br />

1. attraverso l’assegnazione di fattori amplificativi derivanti da diverse teorie<br />

tipo quella di Cowper-Symonds oppure quella di Johnson & Cook;<br />

2. mediante l’inserimento della relazione che intercorre tra il DIF e la<br />

velocità di deformazione;<br />

3. per mezzo della specificazione della famiglia di curve tensionedeformazione<br />

parametriche secondo le velocità di deformazione.<br />

Nel primo, lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> entra in gioco una volta raggiunta la superficie di<br />

snervamento modificando l’espressione della tensione mediante un fattore<br />

amplificativo del tipo<br />

⎛ ε ⎞<br />

1+ ⎜<br />

& ⎟<br />

⎝ C ⎠<br />

dove ε& è la velocità di deformazione;<br />

C e p sono due costanti caratteristiche del materiale;<br />

o anche del tipo<br />

1+<br />

C lnε&<br />

'<br />

1<br />

p<br />

73


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

dove<br />

p<br />

ε<br />

& ε ' = &<br />

& ε<br />

C<br />

0<br />

è la velocità di deformazione plastica rapportata alla velocità di<br />

deformazione iniziale;<br />

è una costante funzione del materiale.<br />

Nel secondo modo, invece, nella fase di input <strong>dei</strong> dati, si definiscono i fattori di<br />

scala amplificativi della tensione di snervamento in funzione della velocità di<br />

deformazione cosicché, durante l’analisi, il programma può attingere al valore<br />

corrispondente allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> del processo.<br />

Infine, ulteriore alternativa, è quella di specificare i legami costitutivi del<br />

materiale a diversi <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> così da formare una famiglia di curve<br />

tridimensionali nello spazio ( σ ε;<br />

& ε )<br />

l’analisi.<br />

; a cui il programma fa riferimento durante<br />

Figura 3. 1 - Legame costitutivo plastico in funzione diε& nello spazio( σ , εε& , )<br />

Al primo di questi tre modi di concepire il fenomeno, per completezza, possono<br />

essere talvolta aggiunte delle opzioni all’interno della sezione VP: Formulation<br />

for <strong>rate</strong> effects utilizzabili dal programma per meglio interpretare la modellazione<br />

che si sta effettuando <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Le opzioni attivabili dall’utente sono:<br />

• scale yield stress;<br />

• viscoplastic formulation;<br />

74


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

dove con la prima la tensione del materiale si ottiene semplicemente<br />

moltiplicando la tensione statica per il fattore correttivo derivante da una<br />

qualunque delle teorie di base proposte; con la seconda opzione, invece, la<br />

tensione dinamica è il ri<strong>sul</strong>tato della somma di quella statica corrispondente e di<br />

un’aliquota della tensione di snervamento statica.<br />

Le due opzioni fanno si che, ipotizzando un materiale elasto-plastico incrudente<br />

sensibile allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>, il legame costitutivo dinamico sarebbe<br />

Viscoplastic Formulation<br />

Scale Yield Stress<br />

σr<br />

σ r<br />

σy = σy<br />

σ r<br />

σy<br />

σr<br />

σy<br />

ε y<br />

εr<br />

ε y<br />

ε r<br />

Figura 3. 2 - Formulation for <strong>rate</strong> effect - possibili applicazioni degli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> al<br />

ramo plastico di un legame costitutivo<br />

Questi tre modi di interpretare la dipendenza dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> del materiale con le<br />

relative opzioni possibili fanno si che l’utente abbia, di volta in volta, a seconda<br />

del caso particolare che si trova a risolvere, l’opportunità di scegliere l’uno o<br />

l’altro strumento per meglio modellare il <strong>comportamento</strong> reale del materiale.<br />

Quanto di seguito riportato costituisce un’analisi <strong>dei</strong> legami costitutivi utilizzati<br />

dal software LS-Dyna tesa all’individuazione del modo con cui lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

viene portato in conto dal programma di calcolo e <strong>dei</strong> principali parametri che lo<br />

caratterizzano.<br />

A partire da quanto riportato nel manuale d’uso del software, l’analisi delle leggi<br />

costitutive disponibili nel database riguarderà esclusivamente quelli applicabili in<br />

caso di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />

75


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

3.2.1 Elastic-Plastic with Kinematic Hardening (MAT 003)<br />

Questo mo<strong>dello</strong> è adatto a descrivere il <strong>comportamento</strong> di travi, piastre e/o<br />

elementi tozzi di materiale a legame plastico incrudente, sensibile oppure no allo<br />

velocità di deformazione. Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> viene tenuto in conto mediante il mo<strong>dello</strong><br />

teorico di Cowper and Symonds attraverso l’introduzione di un fattore<br />

amplificativo della tensione di snervamento del tipo<br />

⎛ ⎞<br />

1+ ⎜<br />

ε& ⎟<br />

⎝ C ⎠<br />

dove ε& è la velocità di deformazione;<br />

C e p sono due costanti caratteristiche del materiale.<br />

Al momento dell’inserimento <strong>dei</strong> dati nelle card del programma è anche possibile<br />

selezionare l’opzione Viscoplastic Formulation o Scale Yield Stress all’interno<br />

della sezione VP: Formulation for <strong>rate</strong> effects così da applicare in modo<br />

appropriato lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> alla parte plastica del legame costitutivo.<br />

1<br />

p<br />

3.2.2 Elastic-Plastic with Termal Softening (MAT 011)<br />

Questo legame si presta alla descrizione di elementi solidi che si deformano con<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> molto elevati (dell’ordine di 10 5 s -1 ) e la cui tensione di snervamento è<br />

funzione della temperatura o della pressione: infatti, ri<strong>sul</strong>ta indispensabile per il<br />

corretto funzionamento del mo<strong>dello</strong> l’inserimento dell’equazione di stato del<br />

materiale. Gli effetti della velocità di deformazione vengono computati in campo<br />

plastico mediante un coefficiente<br />

dove<br />

ε&<br />

p<br />

( ε& T )<br />

YT = f<br />

p,<br />

è la velocità di deformazione plastica;<br />

T<br />

è la temperatura a cui avviene il processo.<br />

3.2.3 Johnson & Cook Plasticity Model (MAT 015)<br />

Questo mo<strong>dello</strong> è usato per elementi solidi di materiale sensibile alle azioni<br />

dinamiche ed alla temperatura nel caso particolare in cui l’elevato <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> e<br />

76


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

l’incremento di temperatura adiabatica, dovuto al riscaldamento prodotto dalla<br />

deformazione plastica (effetto Joule), ne causano il rammollimento. Gli effetti<br />

della sensibilità alla velocità di deformazione <strong>sul</strong>la tensione di snervamento sono<br />

tenuti in conto mediante un fattore amplificativo del tipo<br />

1+<br />

C lnε&<br />

'<br />

dove<br />

p<br />

ε<br />

& ε ' = &<br />

& ε<br />

C<br />

0<br />

è la velocità di deformazione plastica rapportata alla velocità di<br />

deformazione iniziale;<br />

è una costante funzione del materiale.<br />

Anche in questo caso è possibile nell’inserimento <strong>dei</strong> dati selezionare l’opzione<br />

Viscoplastic Formulation o Scale Yield Stress nella sezione VP: Formulation for<br />

<strong>rate</strong> effects così da specificare il <strong>comportamento</strong> plastico più appropriato per il<br />

materiale da modellare ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />

In aggiunta, per una maggiore precisione della modellazione, possono essere<br />

utilizzate forme quadratiche del fattore amplificativo del tipo<br />

( ln & ε ') C ( ln & ) 2<br />

1+<br />

C + ε<br />

1 2<br />

'<br />

oppure forme esponenziali, proposte da vari autori, tra cui quella di Cowper-<br />

Symond<br />

⎛ & ε ⎞<br />

1+ ⎜ ⎟<br />

⎝C<br />

⎠<br />

1<br />

p<br />

o, ancora, ( ε& ') c<br />

3.2.4 Pseudo Tensor Concrete/Geological Model (MAT 016)<br />

Questo legame ben si presta a descrivere il <strong>comportamento</strong> di materiali, tipo i<br />

terreni o il calcestruzzo armato, sottoposti ad azioni dinamiche per i quali, essendo<br />

i parametri di resistenza funzione della pressione, è necessario introdurre<br />

l’equazione di stato a cui il programma fa’ riferimento durante l’analisi.<br />

A seconda del settaggio <strong>dei</strong> parametri di input del software, si può scegliere di<br />

utilizzare questo mo<strong>dello</strong> in due modi: come semplice relazione tra superficie di<br />

crisi e pressioni al contorno (adatto principalmente ai terreni) oppure, in maniera<br />

più elaborata, come legame doppio tra due diversi limiti di snervamento, riferiti a<br />

77


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

fasi diverse del materiale, ed il regime tensionale presente, con la possibilità di far<br />

migrare gli sforzi verso uno <strong>dei</strong> due (quindi adatto per il calcestruzzo armato).<br />

Nel primo modo viene adottato il criterio di crisi di Mohr-Coulomb con i limiti di<br />

Tresca quindi il calcolo viene condotto in termini di coesione ed angolo di attrito<br />

fino al limite elastico rappresentato dall’invariante<br />

come mostrato in figura.<br />

σ1 −σ 3<br />

2<br />

Figura 3. 3 - Superficie di crisi di Mohr-Coulomb con limiti di Tresca utilizzati dal MAT 016<br />

Nel secondo, invece, si hanno due curve che rappresentano la soglia di danno e la<br />

soglia di rottura, e la crisi del materiale avviene a seconda <strong>dello</strong> stato di<br />

sollecitazione (in termini di pressione esterna) passando attraverso una di queste<br />

superfici.<br />

78


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

Figura 3. 4 - Curve di danno e di rottura utilizzate dal mo<strong>dello</strong> MAT 016<br />

È possibile, inoltre, selezionare opzioni aggiuntive riguardanti la modellazione del<br />

calcestruzzo armato che tengono conto di relazione aggiuntive tra i parametri<br />

meccanici proprie di questo composito e dell’interazione delle diverse fasi una<br />

volta specificata la percentuale di rinforzo. Infatti, all’inserimento manuale di tutti<br />

i parametri caratteristici di questo mo<strong>dello</strong> da inserire nella card di input <strong>dei</strong> dati<br />

si può prediligere l’assegnazione della sola tensione di rottura del calcestruzzo<br />

non confinato f c lasciando al programma stesso il compito di derivare tutte le<br />

costanti da quest’unico valore.<br />

Per questo mo<strong>dello</strong> la dipendenza dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> viene espressa in maniera<br />

diretta attraverso l’assegnazione di curve che esprimono la risposta del materiale<br />

in funzione della velocità di deformazione e la definizione dell’equazione di stato<br />

per cui i parametri dipendono direttamente dalla pressione a sua volta legata alla<br />

deformazione volumetrica.<br />

È questo il modo più corretto di trattare il fenomeno ma, al tempo stesso,<br />

costituisce un ulteriore difficoltà perché presuppone la conoscenza del legame che<br />

intercorre tra tensione e velocità di deformazione e dell’equazione di stato del<br />

materiale.<br />

79


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

3.2.5 Power Law Isotropic Plasticity (MAT 018)<br />

Questo legame interpreta il <strong>comportamento</strong> di un materiale elasto-plastico<br />

incrudente con <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> ed usa, per tener in conto di questo fenomeno, il fattore<br />

amplificativo proposta dalla teoria di Cowper and Symonds<br />

⎛ ⎞<br />

1+ ⎜<br />

ε& ⎟<br />

⎝ C ⎠<br />

dove ε& è la velocità di deformazione;<br />

C e p sono due costanti caratteristiche del materiale.<br />

1<br />

p<br />

3.2.6 Strain-<strong>rate</strong> Dependent Isostropic Plasticity (MAT 019)<br />

Questo mo<strong>dello</strong> ben interpreta il <strong>comportamento</strong> di materiali che sono interessati<br />

dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> in ogni loro aspetto. Infatti, nella procedura di input <strong>dei</strong> dati<br />

viene richiesta l’immissione delle relazioni che intercorrono tra la tensione di<br />

plasticizzazione, quella di crisi secondo Von Mises, il modulo di Young ed il<br />

modulo tangente con la velocità di deformazione. Quindi, è adatto a tutti quei<br />

materiali con una spiccata sensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> delle caratteristiche<br />

meccaniche come avviene nel caso del calcestruzzo, dell’acciaio e <strong>dei</strong> componenti<br />

alla base dell’FRP. L’algoritmo di risoluzione si fonda su un semplice mo<strong>dello</strong><br />

che, procedendo per step temporali fissati dall’utente, studia le interazioni tra le<br />

variabili meccaniche funzioni del tempo per mezzo della sensibilità alla velocità<br />

di deformazione escludendo dall’analisi gli elementi che, in quell’istante, hanno<br />

raggiunto la tensione di rottura.<br />

Al momento dell’inserimento <strong>dei</strong> dati nelle card del programma è anche possibile<br />

selezionare l’opzione Viscoplastic Formulation all’interno della sezione VP:<br />

Formulation for <strong>rate</strong> effects per meglio interpretare gli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

nella parte di legame costitutivo interessata.<br />

3.2.7 Piecewise Linear Isotropic Plasticity (MAT 024)<br />

Questo mo<strong>dello</strong> è adatto per materiali elasto-plastici con legame tensionideformazioni<br />

qualsiasi e dipendenza dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> arbitraria. Il <strong>comportamento</strong><br />

80


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

elasto-plastico viene tenuto in conto adottando una curva di risposta meccanica<br />

bilineare definita attraverso il modulo elastico ed il modulo tangente; per lo<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>, invece, si può scegliere una delle tre opzioni contemplate dal<br />

software.<br />

Se si utilizza il mo<strong>dello</strong> di Cowper-Symonds la tensione di snervamento viene<br />

amplificata mediante il coefficiente<br />

⎛ ⎞<br />

1+ ⎜<br />

ε& ⎟<br />

⎝ C ⎠<br />

dove ε& è la velocità di deformazione;<br />

C e p sono due costanti caratteristiche del materiale.<br />

Se viene selezionata l’opzione scale yield stress, si ha la possibilità di inserire<br />

nelle curve di carico un fattore di scala costante lungo tutto il tratto plastico che<br />

amplifica la resistenza del materiale dopo lo snervamento.<br />

Ulteriore possibilità è quella di immettere un’intera famiglia di legami plastici in<br />

funzione della velocità di deformazione come mostrato in figura, cosicché il<br />

programma adotti la legge appropriata per qualsiasi valore di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />

1<br />

p<br />

Figura 3. 5 - legame costitutivo plastico tridimensionale secondo ε&<br />

Infine, è possibile scegliere l’opzione Viscoplastic Formulation così da<br />

interpretare in altro modo gli effetti che lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> ha <strong>sul</strong>la parte di legame<br />

costitutivo che segue lo snervamento.<br />

81


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

3.2.8 Kinematic/Isotropic Elastic-Plastic Green-Naghdi Rate (MAT 035)<br />

Questo mo<strong>dello</strong> è applicabile per elementi in muratura (brick elements) a<br />

<strong>comportamento</strong> elasto-plastico con dipendenza dalla velocità di deformazione per<br />

la quale si adotta la formulazione di Cowper-Symonds per mezzo del fattore<br />

⎛ ⎞<br />

1+ ⎜<br />

ε& ⎟<br />

⎝ C ⎠<br />

dove ε& è la velocità di deformazione;<br />

C e p sono due costanti caratteristiche del materiale.<br />

1<br />

p<br />

3.2.9 User Defined Material Model (MAT 041-050)<br />

All’interno del database del programma esiste una sezione composta da 10<br />

modelli dedicata alla personalizzazione delle caratteristiche <strong>dei</strong> materiali da<br />

modellare mediante la definizione di legami costitutivi con proprietà arbitrarie da<br />

parte dell’utente.<br />

3.2.10 Strain-<strong>rate</strong> Sensitive Power-law Plasticity (MAT 064)<br />

Questo legame è adatto per materiali elasto-plastici incrudenti sensibili allo <strong>strain</strong><strong>rate</strong>;<br />

la dipendenza dalla velocità di deformazione viene tenuta in conto nel<br />

mo<strong>dello</strong> mediante una struttura del tipo (nel caso monodimensionale):<br />

σ = k ⋅ε<br />

⋅ & ε<br />

dove σ è la tensione del materiale;<br />

k è la costante elastica;<br />

ε è la deformazione plastica;<br />

ε& è la velocità di deformazione plastica normalizzata.<br />

Al momento dell’inserimento <strong>dei</strong> dati nelle card del programma è anche possibile<br />

selezionare l’opzione Viscoplastic Formulation all’interno della sezione VP:<br />

Formulation for <strong>rate</strong> effects.<br />

82


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

3.2.11 Modified Zerilli and Armstrong (MAT 065)<br />

Questo mo<strong>dello</strong> è applicabile nel caso di materiali sensibili alla velocità di<br />

deformazione ed ai gradienti termici. La dipendenza dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> è tenuta in<br />

conto mediante la definizione nei dati di input di una velocità di normalizzazione<br />

ε&<br />

0<br />

e, nella formula della tensione del materiale adottata dal programma, attraverso<br />

il coefficiente amplificativo<br />

dove T è la temperatura;<br />

C 3 e C 4<br />

* ε<br />

& ε = &<br />

& ε<br />

0<br />

T<br />

e<br />

( − + ln( ε& ∗ ))<br />

C 3 C 4<br />

sono costanti del materiale;<br />

è la velocità di deformazione normalizzata.<br />

Anche per questo mo<strong>dello</strong> è possibile selezionare l’opzione Viscoplastic<br />

Formulation all’interno della sezione VP: Formulation for <strong>rate</strong> effects.<br />

3.2.12 Concrete Damage Model (MAT 072)<br />

Il Concrete damage model è un mo<strong>dello</strong> di legame costitutivo elaborato dal Prof.<br />

J. Malvar e si presenta come un’evoluzione del Pseudo tensor<br />

concrete/geological model (MAT 016).<br />

Questo legame si riferisce al calcestruzzo armato con barre di acciaio sottoposto a<br />

carichi impulsivi e permette di studiare il fenomeno <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> in maniera<br />

disaccoppiata per i due materiali di base. Infatti, nella fase di inserimento <strong>dei</strong> dati,<br />

per quanto riguarda la definizione <strong>dei</strong> parametri che tengono conto della<br />

sensibilità <strong>dei</strong> materiali alla velocità di deformazione, si deve specificare la<br />

relazione riferita al materiale principale (il calcestruzzo) ed al materiale di<br />

rinforzo (l’acciaio). Anche in questo caso, come per il MAT 016, è necessario<br />

introdurre l’equazione di stato, del tipo EOS 8 o 9 riportate nel manuale del<br />

programma, che fornisce il valore corrente della pressione come funzione della<br />

deformazione volumetrica.<br />

83


Cap. III – INTERPRETAZIONE ANALITICA DELLA SENSIBILITÀ ALLA<br />

VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE DEI MATERIALI STRUTTURALI<br />

3.2.13 Plastic with Damage (MAT 081)<br />

Questo mo<strong>dello</strong> si applica per materiali a <strong>comportamento</strong> elasto-visco-plastico<br />

con un qualsiasi legame tensione-deformazione ed un’arbitraria dipendenza dalla<br />

velocità di deformazione.<br />

Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> viene applicato in diversi modi:<br />

• attraverso il fattore amplificativo della formulazione di Cowper-Symonds<br />

⎛ ⎞<br />

1+ ⎜<br />

ε& ⎟<br />

⎝ C ⎠<br />

dove ε& è la velocità di deformazione;<br />

C e p sono due costanti caratteristiche del materiale;<br />

• oppure attraverso la definizione delle curve di carico in funzione del<br />

gradiente di deformazione così da amplificare la superficie di crisi secondo<br />

le due opzioni: scale yield stress oppure Viscoplastic Formilation.<br />

1<br />

p<br />

3.2.14 Mechanical Threshold Stress Model (MAT 088)<br />

Questo mo<strong>dello</strong> è basato <strong>sul</strong> concetto delle dislocazioni meccaniche riguardanti i<br />

materiali duttili quindi i metalli e si fonda su un teoria di stato interno chiamata<br />

MTS - Mechanical Threshold stress. La dipendenza dallo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> non è<br />

direttamente esplicitata, ma è inglobata nel mo<strong>dello</strong> di base dal momento che le<br />

tensioni interne in questa teoria sono funzione diretta della velocità di<br />

deformazione oltre che della temperatura e delle caratteristiche meccaniche.<br />

84


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

Capitolo IV<br />

L’influenza della velocità di deformazione nelle<br />

normative tecniche<br />

Le attività dell’ingegneria strutturale sono legate inscindibilmente ai modelli che<br />

la teoria tecnica, nei vari secoli di evoluzione, ha creato per interpretare ciò che<br />

effettivamente accade nell’attività pratica. Semplici codificazioni della realtà o<br />

elabo<strong>rate</strong> interpretazioni <strong>dei</strong> fenomeni, i modelli hanno accompagnato nel passato,<br />

e continuano tuttora a farlo, la pratica progettuale delle discipline tecniche<br />

confermati e rinnovati dalle evidenze sperimentali e dai ri<strong>sul</strong>tati pratici. Ma la<br />

validazione <strong>dei</strong> modelli teorici, in quanto strumenti di base per la guida della<br />

progettazione, passa per un ulteriore indispensabile stadio: la contemplazione<br />

degli stessi da parte <strong>dei</strong> testi normativi. Questi ultimi, infatti, costituendo<br />

l’elemento cardine per la convivenza civile in ogni paese evoluto, si presentano<br />

come invalicabili limiti nell’identificare tutto quanto è permesso operare <strong>sul</strong><br />

territorio. Per questo motivo lo stato dell’arte fin ora compiuto per quanto<br />

riguarda la sensibilità alla velocità di deformazione <strong>dei</strong> materiali di interesse<br />

dell’ingegneria civile non poteva trascurare il modo in cui questo fenomeno viene<br />

contemplato nei codici normativi. Nel seguito, quindi sarà illustrato come la<br />

normativa italiana per le costruzioni, il codice europeo e le disposizioni<br />

dell’agenzia americana per le armi trattano lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nell’intento di<br />

completare il quadro descrittivo dell’argomento.<br />

85


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

4.1 Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nelle Norme Tecniche per le Costruzioni<br />

Le Norme Tecniche per le Costruzioni [26] costituisce l’attuale codice normativo<br />

di riferimento per l’ingegneria strutturale in cui sono racchiuse le prescrizioni<br />

tecniche da seguire per la progettazione ed esecuzione di una struttura. In questo<br />

senso, si presenta come strumento a disposizione <strong>dei</strong> tecnici nello svolgimento<br />

delle loro attività con le importanti caratteristiche di praticità e facile<br />

con<strong>sul</strong>tazione. Meno esauriente invece, si presenta <strong>sul</strong> fronte della sensibilità alla<br />

velocità di deformazione che viene appena accennata in sole due occasioni: nel<br />

paragrafo 2.3 riguardante i modelli utilizzabili nello studio delle strutture e nel<br />

capitolo 4 quando vengono trattate le azioni accidentali derivanti da esplosioni<br />

(4.2) ed urti (4.3).<br />

Per quanto riguarda il primo <strong>dei</strong> tre il riferimento alla velocità di deformazione è<br />

limitato alla sola considerazione: … I procedimenti dell’ingegneria strutturale<br />

introducono ipotesi <strong>sul</strong>la relazione tra tensioni e deformazioni, ovvero tra forze (e<br />

momenti) e deformazioni (o velocità di deformazione). … Non è presente alcun<br />

richiamo agli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> sui materiali né al modo in cui questi effetti<br />

possano essere portati in conto nell’analisi strutturale.<br />

Nei paragrafi 4.2 e 4.3, cioè in quelli relativi alle esplosioni ed agli urti<br />

l’attenzione è più concentrata <strong>sul</strong>la classificazione delle azioni mediante<br />

l’articolazione in 3 categorie in funzione delle conseguenze negative (limitate,<br />

medie e gravi) delle azioni accidentali. Nel caso che il danno atteso sia di media o<br />

grave entità, la normativa prescrive di fare analisi dinamiche o studi in campo<br />

non-lineare ma rimane molto vaga <strong>sul</strong> modo in cui condurre questo tipo di<br />

progettazione. Nella normativa, infatti, si può leggere di dover … adottare metodi<br />

di calcolo di riconosciuta affidabilità … senza però alcun riferimento esplicito ad<br />

approcci concernenti lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Solo nel sottoparagrafo 4.3.3 relativo alla<br />

rappresentazione delle azioni derivanti da urti tra la struttura e corpi dotati di<br />

massa e velocità (veicoli, treni, imbarcazioni ed aeromobili) viene direttamente<br />

chiamata in causa la <strong>rate</strong>-sensitivity: … devono essere presi in considerazione, se<br />

opportuno, gli effetti della velocità di deformazione. …<br />

86


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

Con maggiore dettaglio sono invece illust<strong>rate</strong> le azioni che agli eventi accidentali<br />

causano <strong>sul</strong>la struttura con particolare interesse, nei confronti delle esplosioni,<br />

verso gli effetti delle esplosioni interne di gas naturale e, per quanto riguarda gli<br />

urti, verso le collisioni con mezzi i di trasporto.<br />

Nel caso delle esplosioni, il primo punto su cui il testo concentra l’attenzione è il<br />

fatto che, nell’ottica della gerarchia delle resistenze, la normativa prevede che<br />

agli elementi “chiave” giunga una sollecitazione depurata dell’energia assorbita da<br />

eventuali pannelli di sfogo (quali possono essere le tamponature). Quindi, le<br />

formule della pressione di progetto p d fanno tutte riferimento alla pressione p v in<br />

corrispondenza della quale i pannelli di sfogo cedono con un limite superiore<br />

fissato in 20 kN/m 2 e per volumi fino a 1000 m 3 .<br />

⎧ p 0.04 ⎫<br />

v<br />

pd = max⎨3<br />

+ pv;3<br />

+ + ≤ 20<br />

2 ⎬<br />

(1)<br />

⎩ 2 ( Av<br />

V ) ⎭<br />

dove p v ha il significato anzidetto;<br />

A v è l’area delle componenti di sfogo in m 2 ;<br />

V è il volume dell’ambiente in m 3 .<br />

Per gli urti, invece, la normativa assume un carattere molto prescrittivi elencando,<br />

per ogni mezzo di trasporto considerato (veicoli, treni, imbarcazioni ed<br />

aeromobili) nei vari casi ipotizzabili (urto sopra o sotto un ponte, direzione<br />

parallela o ortogonale al senso di marcia, etc.), le azioni di progetto A d da prendere<br />

in considerazione senza trascurare area di carico (estensione e posizione) e angolo<br />

di incidenza della sollecitazione.<br />

Da evidenziare è il fatto che, nel caso di urti tra strutture ed aeromobili, la<br />

normativa si limita a considerare il solo caso di elicotteri in situazione di<br />

atterraggio d’emergenza qualora <strong>sul</strong>la copertura sia prevista una piattaforma. In<br />

questo caso l’azione di progetto A d ri<strong>sul</strong>ta pari a<br />

A d<br />

= A m (2)<br />

dove A è pari a 100 kN·ton -0.5 ;<br />

m è la massa in ton dell’aeromobile.<br />

87


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

Purtroppo la normativa italiana si mostra poco sensibile agli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong><strong>rate</strong><br />

nell’ambito della progettazione strutturale, cosa sicuramente deprecabile se si<br />

pensa che si tratta di un testo dalla genesi molto concitata e dall’elaborazione<br />

recente. Lascia però la possibilità, in casi straordinari di edifici di particolare<br />

rilevanza o di esplicita richiesta da parte del committente, la possibilità di<br />

ricorrere a scenari progettuali più approfonditi e modelli di calcolo più elaborati<br />

con implicito rimando alle normative europee.<br />

4.2 Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nel CEB – FIP Model Code 1990<br />

Il CEB (Comitè Euro-International du Béton) assieme al FIP (Fédération<br />

Internationale de la Précontrainte) sono stati riuniti nel 1998 nell’unica<br />

organizzazione denominata International Federation for Structural Concrete<br />

anche detta FIB (Fédération Internationale du Béton) che si dedica alla<br />

coordinazione internazionale di tutto quanto concerne lo studio e la progettazione<br />

di opere strutturali in calcestruzzo. Prodotto finale <strong>dei</strong> lavori organizzati da questo<br />

comitato sono i “bollettini d’informazione”, rapporti di sintesi in cui vengono<br />

raccolti ed argomentati i ri<strong>sul</strong>tati degli studi effettuati da una commissione su un<br />

particolare tema di interesse comune. In questo ambito, sarà fatto riferimento al<br />

bollettino d’informazione n° 187 dell’Agosto 1988 [27] che tratta il<br />

<strong>comportamento</strong> delle strutture in calcestruzzo sottoposte ad impatti e ad azioni<br />

impulsive proponendo le linee guida per un corretto approccio al problema ed una<br />

progettazione includente gli aspetti dinamici.<br />

Questo testo, dopo aver formulato le definizioni <strong>dei</strong> principali elementi trattati,<br />

comincia subito col discorrere delle proprietà <strong>dei</strong> materiali alla base del c.a.<br />

(calcestruzzo, acciaio da armatura lenta e da precompressione) in funzione della<br />

velocità di deformazione (<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>) o di applicazione degli sforzi (stress-<strong>rate</strong>).<br />

Il bollettino presenta poi i principi generali per la progettazione dinamica<br />

sottolineando, nei vari casi di sollecitazione presi in considerazione, gli aspetti<br />

peculiari da tenere in considerazione per un corretto studio del problema. Infine,<br />

al termine del documento vengono proposti esempi di calcolo dinamico applicati a<br />

88


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

possibili situazioni di impatto, esplosione e penetrazione di elementi strutturali per<br />

mezzo di corpi con diverse rigidezze o ordigni di varia natura.<br />

Nel seguito sono riportate le formule proposte dal bollettino CEB per il calcolo<br />

delle caratteristiche meccaniche del calcestruzzo e dell’acciaio e le linee guida per<br />

una corretta schematizzazione di un evento dinamico impulsivo.<br />

Per il calcestruzzo, per sollecitazioni di compressione fino a velocità dell’ordine<br />

3·10 2 s -1 , il testo propone per quanto riguarda il calcolo della resistenza ultima<br />

dinamica rapportata a quella statica del materiale la seguente formula in termini di<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>:<br />

f<br />

f<br />

d<br />

f<br />

f<br />

s<br />

d<br />

s<br />

1.026α<br />

⎛ & ε ⎞<br />

= ⎜<br />

⎟ per & ε ≤ 30s<br />

⎝ & ε<br />

0 ⎠<br />

γ<br />

& ε<br />

& ε<br />

= ⋅ 3<br />

><br />

0<br />

per & ε 30s<br />

−1<br />

−1<br />

(1)<br />

(2)<br />

dove f d è la resistenza dinamica;<br />

α =<br />

f s<br />

ε&<br />

è la resistenza statica;<br />

è la velocità di deformazione;<br />

ε&<br />

0<br />

è pari a 30·10 -6 s -1 ;<br />

1<br />

9 f<br />

+<br />

f<br />

5<br />

s<br />

0<br />

e logγ<br />

= 6.156α<br />

− 2<br />

sono due coefficienti funzione della resistenza del calcestruzzo;<br />

dove f 0 è posto pari a 10 MPa.<br />

Per l’incremento di rigidezza, valido indipendentemente per calcestruzzi<br />

appartenenti a qualsiasi classe di resistenza:<br />

0.026<br />

E ⎛ & ⎞<br />

d<br />

ε<br />

= ⎜<br />

⎟<br />

E ⎝ &<br />

s ε<br />

0 ⎠<br />

dove E d è il modulo elastico dinamico;<br />

è la rigidezza statica;<br />

E s<br />

ε& e ε&<br />

0<br />

hanno lo stesso significato prima esposto.<br />

(3)<br />

89


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

Per l’incremento della deformazione ultima, applicabile sia in compressione che<br />

in trazione ed, anche in questo caso, valido per qualsiasi classe di resistenza:<br />

0.020<br />

u<br />

ε ⎛ & ⎞<br />

d<br />

ε<br />

= ⎜<br />

⎟ (4)<br />

u<br />

ε ⎝ &<br />

s ε<br />

0 ⎠<br />

dove<br />

u<br />

ε<br />

d<br />

u<br />

ε<br />

s<br />

è la deformazione ultima per sollecitazioni dinamiche;<br />

è la deformazione ultima in condizioni statiche;<br />

ε& e ε&<br />

0<br />

hanno lo stesso significato prima esposto.<br />

Per sollecitazioni di trazioni, invece, il bollettino suggerisce per le caratteristiche<br />

meccaniche rispettivamente di resistenza ultima, rigidezza e deformazione a<br />

rottura in termini di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>:<br />

f<br />

f<br />

d<br />

f<br />

f<br />

s<br />

d<br />

s<br />

1.016δ<br />

⎛ & ε ⎞<br />

= ⎜<br />

⎟ per & ε ≤ 30s<br />

⎝ & ε<br />

0 ⎠<br />

η<br />

& ε<br />

& ε<br />

= ⋅ 3<br />

><br />

0<br />

per & ε 30s<br />

−1<br />

−1<br />

(5)<br />

(6)<br />

dove f d , f s , ε& e ε&<br />

0<br />

hanno il significato visto prima;<br />

δ =<br />

1<br />

6 f<br />

cs<br />

10 +<br />

f0<br />

e logη<br />

= 7.11δ<br />

− 2.33<br />

sono due coefficienti funzione della resistenza del calcestruzzo;<br />

dove f cs è la resistenza statica a compressione del calcestruzzo;<br />

f 0 è posto pari a 10 MPa.<br />

Per l’incremento di rigidezza, valido indipendentemente per tutte le classi di<br />

resistenza del calcestruzzo:<br />

dove E d , E s , ε& e ε&<br />

0<br />

E<br />

E<br />

d<br />

s<br />

⎛ & ε ⎞<br />

= ⎜<br />

⎟<br />

⎝ & ε<br />

0 ⎠<br />

0.016<br />

(7)<br />

hanno il significato visto prima.<br />

In aggiunta viene fornita dal bollettino anche una relazione che lega la resistenza a<br />

trazione con quella a compressione in campo dinamico:<br />

f<br />

tm<br />

3 2<br />

0.20<br />

⋅ fcm<br />

= (8)<br />

90


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

Nel passare agli acciai da armatura lenta e da precompressione, il bollettino n°187<br />

concentra l’attenzione <strong>sul</strong>la sola risposta dinamica in trazione di un’ampia gamma<br />

di acciai formati a caldo, a freddo o di alta qualità (da precompressione) e<br />

introduce due modelli teorici che interpolano in maniera soddisfacente i dati<br />

sperimentali. I ri<strong>sul</strong>tati in termini di tensioni e deformazione di snervamento,<br />

resistenza ultima, deformazione plastica uniforme e deformazione a rottura (<strong>sul</strong>la<br />

base di 5 e 10 diametri) vengono, quindi, proposti scegliendo una delle due<br />

formulazioni sperimentali (in particolare secondo il mo<strong>dello</strong> di Johnson and<br />

Cook) che interpreta meglio i dati raccolti dai test condotti su questo tipo di<br />

materiale. Si ottengono così, per un tipico acciaio da carpenteria laminato a caldo<br />

le seguenti formulazioni:<br />

f<br />

f<br />

yd<br />

ys<br />

⎛ ⎞ ⎛ ⎞<br />

⎜<br />

6.0 &<br />

⎟<br />

ε<br />

= 1+<br />

ln<br />

⎜<br />

⎟<br />

⎝ f ⎠ ⎝ &<br />

ys<br />

ε<br />

0 ⎠<br />

tensione di snervamento (9)<br />

f<br />

f<br />

d<br />

f<br />

f<br />

s<br />

ud<br />

us<br />

⎛ 7.0 ⎞ ⎛ & ε ⎞<br />

= 1+<br />

⎜<br />

⎟ln<br />

⎜<br />

⎟<br />

⎝ f ⎠ ⎝ &<br />

s<br />

ε<br />

0 ⎠<br />

⎛1.5<br />

⎞ ⎛ & ε ⎞<br />

= 1+<br />

⎜<br />

⎟ln<br />

⎜<br />

⎟<br />

⎝ f ⎠ ⎝ &<br />

us<br />

ε<br />

0 ⎠<br />

tensione massima (10)<br />

tensione di rottura (11)<br />

p<br />

ε ⎛ 0.3 ⎞ ⎛ & ⎞<br />

d<br />

ε<br />

= 1+<br />

⎜<br />

⎟ln<br />

⎜<br />

⎟ massima deformazione plastica (12)<br />

p<br />

p<br />

ε ⎝ ε ⎠ ⎝ &<br />

s<br />

s<br />

ε<br />

0 ⎠<br />

5φ<br />

ε ⎛ 0.2 ⎞ ⎛ & ⎞<br />

ud<br />

ε<br />

= 1+<br />

⎜<br />

⎟ln<br />

⎜<br />

⎟ deformazione ultima calcolata su 5 diametri (13)<br />

5φ<br />

5φ<br />

ε ⎝ ε ⎠ ⎝ &<br />

us<br />

us<br />

ε<br />

0 ⎠<br />

10φ<br />

ε ⎛ 0.1 ⎞ ⎛ & ⎞<br />

ud<br />

ε<br />

= 1+<br />

⎜<br />

⎟ln<br />

⎜<br />

⎟ deformazione ultima calcolata su 10 diametri (14)<br />

10φ<br />

10φ<br />

ε ⎝ ε ⎠ ⎝ &<br />

us<br />

us<br />

ε<br />

0 ⎠<br />

dove f yd è la tensione di snervamento dinamica;<br />

f ys è la tensione di snervamento statica;<br />

ε& è la velocità di deformazione;<br />

ε&<br />

0<br />

è pari a 5·10 -5 s -1 ;<br />

f d<br />

f s<br />

f ud<br />

è la massima tensione dinamica;<br />

è la massima tensione statica;<br />

è la tensione ultima dinamica;<br />

91


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

f us<br />

p<br />

ε<br />

d<br />

p<br />

ε<br />

s<br />

φ<br />

ε 5 ud<br />

è la tensione ultima statica;<br />

è la massima deformazione plastica dinamica;<br />

è la massima deformazione plastica statica;<br />

è la deformazione ultima dinamica calcolata su 5 diametri;<br />

φ<br />

ε 5 us<br />

è la deformazione ultima statica calcolata su 5 diametri;<br />

ε 10φ<br />

ud<br />

è la deformazione ultima dinamica calcolata su 10 diametri;<br />

ε 10φ<br />

us<br />

è la deformazione ultima statica calcolata su 10 diametri.<br />

Da evidenziare ri<strong>sul</strong>ta, infine, il fatto che per il modulo elastico e per tutte le<br />

caratteristiche di resistenza degli acciai da precompressione viene puntualizzata<br />

l’insensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> considerando trascurabili le lievi variazioni che in<br />

campo dinamico si riescono ad apprezzare. Vengono fornite delle relazioni per gli<br />

acciai armonici solo per la deformazione plastica uniforme e per gli allungamenti<br />

a rottura su 5 e 10 diametri molto simili a quelle degli acciai da armatura lenta.<br />

Per quanto riguarda la progettazione, invece, il testo introduce in primis le<br />

possibili cause che provocano nelle strutture alte velocità di deformazione<br />

distinguendo tra esplosioni, urti ed impatti (hard e soft impact a seconda che il<br />

corpo impattante sia rispettivamente più o meno rigido dell’elemento impattato) e<br />

fornisce le relazioni analitiche per la prevenzione <strong>dei</strong> fenomeni di perforazione e<br />

penetrazione. Infine, sono proposti numerosi esempi di calcolo riguardanti<br />

elementi strutturali di diversa natura e composizioni sottoposti ad azioni tipo<br />

esplosioni, impatti, urti e carichi impulsivi.<br />

4.3 Lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nel TM 5-1300<br />

Il TM 5-1300 [28] è un manuale tecnico redatto dal Departments of the Army, the<br />

Navy and the Air Force degli Stati Uniti (Dipartimento delle Armi, della Marina e<br />

dell’Aeronautica) che tratta la protezione delle strutture in calcestruzzo armato ed<br />

in carpenteria metallica nei confronti di esplosioni accidentali. Si tratta di un<br />

articolato compendio in cui vengono minuziosamente trattati gli effetti provocati<br />

92


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

da esplosioni accidentali sia dal punto di vista analitico, per quanto riguarda la<br />

schematizzazione degli eventi impulsivi mediante analisi dinamiche, che dal<br />

punto di vista pratico, con la definizione di linee guida per la progettazione e lo<br />

svolgimento di numerosi casi esemplificativi.<br />

Dopo una prima parte in cui sono illust<strong>rate</strong> le strutture di interesse del manuale, i<br />

tipi di eventi accidentali trattati e le basi principali dell’analisi dinamica delle<br />

strutture, il TM 5-1300 concentra l’attenzione sui due materiali più largamente<br />

usati nell’ingegneria civile statunitense: il calcestruzzo armato e l’acciaio da<br />

carpenteria metallica, con maggiore interesse rivolta verso quest’ultimo per la sua<br />

notoria diffusione.<br />

L’impostazione globale, però, è molto votata all’applicazione pratica quindi sono<br />

poco i riferimenti agli effetti che lo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> in senso stretto provoca nei<br />

materiali mentre molto più ampia ri<strong>sul</strong>ta la trattazione della risposta meccanica ad<br />

eventi accidentali quali le esplosioni. In quest’ottica, il manuale quindi propone di<br />

utilizzare coefficienti di incremento dinamico alla stregua <strong>dei</strong> coefficienti parziali<br />

di sicurezza in funzione dell’evento accidentale, a seconda cioè che l’esplosione<br />

sia lontana (far) o interna (close-in), e della sollecitazione caratteristica<br />

dell’elemento.<br />

Si ottengono in questo modo le seguenti tabelle, per il calcestruzzo armato<br />

Far design range Close-in design range<br />

Type<br />

Reinforcing bars Concrete Reinforcing bars Concrete<br />

of stress<br />

f yd /f ys f ud /f us f’ dc /f’ c f yd /f ys f ud /f us f’ dc /f’ c<br />

Bending 1.17 1.05 1.19 1.23 1.05 1.25<br />

Diagonal Tension 1.00 - 1.00 1.10 1.00 1.00<br />

Direct shear 1.10 1.00 1.10 1.10 1.00 1.10<br />

Bond 1.17 1.05 1.00 1.23 1.05 1.00<br />

Compression 1.10 - 1.12 1.13 - 1.16<br />

Tabella 4. 1 - Valori del DIF per il calcestruzzo in compressione e per le barre d’acciaio in<br />

funzione del tipo di esplosione e della sollecitazione agente<br />

e per l’acciaio da carpenteria metallica, per la tensione di snervamento<br />

93


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

Material<br />

Bending<br />

Tension or Compression<br />

Low pressure High pressure Low pressure High pressure<br />

A 36 1.29 1.36 1.19 1.24<br />

A 588 1.19* 1.24* 1.12* 1.15*<br />

A 514 1.09 1.12 1.05 1.07<br />

Tabella 4. 2 - Valori del DIF per la tensione di snervamento dell’acciaio in funzione della<br />

sollecitazione e del tipo di acciaio<br />

e per la tensione ultima<br />

Material c<br />

A 36 1.10<br />

A 588 1.05*<br />

A 514 1.00<br />

Tabella 4. 3 - Valori del DIF per la tensione di rottura dell’acciaio per diverse tipologie di barre<br />

dove f’ dc è la tensione ultima dinamica di compressione del calcestruzzo;<br />

f’ c è la tensione ultima statica di compressione del calcestruzzo;<br />

f yd<br />

f ys<br />

f ud<br />

f us<br />

c<br />

è la tensione di snervamento dinamica dell’acciaio;<br />

è la tensione di snervamento statica dell’acciaio;<br />

è la tensione ultima dinamica dell’acciaio;<br />

è la tensione ultima statica dell’acciaio;<br />

è il coefficiente di incremento dinamico (DIF) per la tensione ultima<br />

dell’acciaio;<br />

* indica valori stimati per interpolazione.<br />

Ulteriori indicazioni progettuali vengono poi fornite in una tabella per il<br />

calcestruzzo armato in merito alla composizione delle tensioni <strong>dei</strong> due materiali di<br />

base da utilizzare in fase di calcolo nelle analisi dinamiche in funzione della<br />

sollecitazione agente e della capacità duttile della sezione<br />

94


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

Type of stress<br />

Bending<br />

Diagonal tension<br />

(stirrups)<br />

Diagonal tension<br />

(lacing)<br />

Direct shear<br />

Maximum support<br />

rotation θ m (in gradi °)<br />

0 < θ m ≤ 2<br />

2 < θ m ≤ 5<br />

5 < θ m ≤ 10<br />

0 < θ m ≤ 2<br />

2 < θ m ≤ 5<br />

5 < θ m ≤ 10<br />

0 < θ m ≤ 2<br />

2 < θ m ≤ 5<br />

5 < θ m ≤ 10<br />

0 < θ m ≤ 2<br />

2 < θ m ≤ 5<br />

5 < θ m ≤ 10<br />

Dynamic design stress<br />

Reinforcement f ds Concrete f dc<br />

f yd<br />

f’ dc<br />

f yd +( f ud - f yd )/4 (2)<br />

(f yd+ f ud )/2 (2)<br />

f yd<br />

f’ dc<br />

f yd<br />

f’ dc<br />

f yd<br />

f’ dc<br />

f yd<br />

f’ dc<br />

f yd +( f ud - f yd )/4<br />

(f yd+ f ud )/2<br />

f yd<br />

f’ dc<br />

f’ dc<br />

f’ dc<br />

f yd +( f ud - f yd )/4 (3)<br />

(f yd+ f ud )/2 (3)<br />

Compression (4) f yd f’ dc<br />

Tabella 4. 4 - Tensioni di calcolo per analisi dinamiche in funzione <strong>dello</strong> stato di sollecitazione<br />

dove f’ dc è la tensione ultima dinamica di compressione del calcestruzzo;<br />

f yd<br />

f ud<br />

θ m<br />

è la tensione di snervamento dinamica dell’acciaio;<br />

è la tensione ultima dinamica dell’acciaio;<br />

è la massima rotazione supportata dalla sezione;<br />

(2) rottura del calcestruzzo quindi contributo nullo;<br />

(3) il contributo del calcestruzzo viene trascurato affidando la capacità<br />

portante alla sola armatura di rinforzo;<br />

(4) indipendente dalla capacità rotazionale.<br />

Per quanto riguarda le tensioni diagonali si può notare come il manuale tratta<br />

diversamente i casi in cui all’interno dell’elemento sia o meno inserita apposita<br />

armatura a taglio. Infatti, particolare attenzione viene posta <strong>sul</strong>l’armatura a taglio<br />

95


Cap. IV – L’INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE<br />

NELLE NORMATIVE TECNICHE<br />

per l’importanza che questo tipo di rinforzo riveste in condizioni dinamiche e<br />

nella modalità di rottura fragile o duttile.<br />

Per l’acciaio da carpenteria metallica, invece, importanti riferimenti vengono<br />

indirizzati alle diverse classi di duttilità del materiale ed alle modalità di rottura<br />

secondarie, cioè quelle dovute all’instabilità dell’elemento o al meccanismo<br />

fragile localizzato. Nel caso della duttilità, nel rispetto della gerarchia delle<br />

resistenze, il manuale suggerisce di progettare in base alla resistenza<br />

dell’elemento per classe di duttilità bassa (μ≤10) o in funzione della capacità<br />

plastica nell’altro caso (μ>10). Per le modalità di rottura secondarie, invece, il<br />

primo <strong>dei</strong> due viene ulteriormente scisso in due sottocasi distinguendo il<br />

meccanismo di instabilità globale della struttura innescabile a seguito di carichi<br />

simmetrici (ad es. esplosioni interne) rispetto al fenomeno di instabilità di un<br />

elemento della struttura provocato da carichi disposti non simmetricamente.<br />

Alla fine del TM 5-1300 vengono riportati esempi progettuali riguardanti intere<br />

strutture o singoli elementi, con capacità resistenti e deformative che li rendono<br />

atti a sopportare gli effetti delle esplosioni, senza trascurare pratiche soluzioni<br />

progettuali e dettagli costruttivi.<br />

96


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

Capitolo V<br />

<strong>Influenza</strong> della velocità di deformazione <strong>sul</strong> legame M - χ<br />

per sezioni in calcestruzzo armato<br />

La risposta meccanica di una struttura sottoposta a carichi statici acquista<br />

fondamentale importanza quando ad essa si collega una certa probabilità di perdita<br />

di vite umane. Così, allora, grande importanza comincia ad essere rivolta alle<br />

riserve di energia a cui la struttura può attingere nell’eventualità che, raggiunto il<br />

limite elastico, essa debba continuare a deformarsi per dissipare gli effetti delle<br />

sollecitazioni agenti.<br />

In quest’ottica, quindi, ci si è cominciati a concentrare <strong>sul</strong>la duttilità di una<br />

struttura a tutti i livelli in cui questa si manifesta:<br />

• duttilità <strong>dei</strong> materiali, preferendo rotture lato acciaio anziché per<br />

schiacciamento del calcestruzzo;<br />

• duttilità di sezione, optando per collassi con grandi escursioni in termini di<br />

curvatura;<br />

• duttilità di elemento, prediligendo meccanismi di rottura per flessione e<br />

non per taglio;<br />

• duttilità di struttura, privilegiando una certa distribuzione delle cerniere<br />

plastiche che possa innescare labilità agli elementi trave scongiurando la<br />

configurazione di piano soffice;<br />

97


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

Ancora più importante, però, diventa la possibilità di poter disporre di riserve di<br />

duttilità nel caso in cui gli eventi sollecitanti non siano più di natura statica ma<br />

dinamica. Questo perché, proprio a causa della rarità dell’evento dinamico, la<br />

bassissima probabilità di accadimento mista all’indiscutibile entità della<br />

sollecitazione fa sì che la struttura sia sottoposta ad eccezionali richieste di<br />

resistenza e rende accettabile l’attingimento di deformazioni in campo plastico.<br />

Quando viene raggiunto e superato il limite elastico, la struttura comincia a<br />

dissipare le riserve di duttilità disponibili ai vari livelli, ma tra tutti quelli appena<br />

illustrati rivestono grande importanza i primi due perché sono indipendenti dai<br />

criteri di progettazione di una struttura. Infatti, se per garantire la duttilità di<br />

struttura basta rispettare la gerarchia delle resistenze tra colonna e trave e per<br />

quella dell’elemento prediligere una rottura per flessione anziché per taglio, la<br />

duttilità <strong>dei</strong> materiali e della sezione sono intrinseci una volta scelti appunto i<br />

materiali (e la percentuale di armatura) e la geometria della sezione trasversale.<br />

Di seguito, invece, sarà trattata in maniera approfondita la duttilità di sezione<br />

mediante l‘analisi del legame M-χ in condizioni statiche e dinamiche: nel primo<br />

caso saranno evidenziati gli elementi caratterizzanti di questa relazione<br />

concentrando l’attenzione <strong>sul</strong>l’evoluzione della risposta meccanica; nel secondo,<br />

invece, saranno introdotte le influenze della sensibilità alla velocità di<br />

deformazione per ricostruire un legame M-χ dinamico funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

del processo.<br />

98


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

5.1 Il legame M-χ in condizioni quasi-statiche<br />

La curva caratteristica di una sezione generica nel piano χ-M descrive la relazione<br />

che intercorre tra la capacità rotazionale e la resistenza flessionale della stessa. Per<br />

costruire questa curva a partire da una sezione qualsiasi si utilizza il cosiddetto<br />

metodo a fibre che si fonda <strong>sul</strong>le ipotesi di:<br />

• conservazione delle sezioni piane;<br />

• perfetta aderenza tra i materiali costituenti la sezione;<br />

• legame costitutivo del calcestruzzo di forma parabolo-rettangolo;<br />

• legame costitutivo dell’acciaio elasto-plastico ideale senza incrudimento;<br />

• calcestruzzo non reagente a sollecitazioni di trazione.<br />

Per quanto riguarda l’ultima delle ipotesi appena formulate, per i nostri scopi sarà<br />

utile rimuoverla perché, anche se in condizioni quasi-statiche il contributo del<br />

calcestruzzo in trazione è trascurabile, in condizioni dinamiche gioca un ruolo<br />

fondamentale per i considerevoli valori di resistenza e rigidezza raggiunti<br />

specialmente nella definizione <strong>dello</strong> stato di incipiente fessurazione (χ cr -M cr ).<br />

Sotto queste ipotesi, il metodo a fibre consiste nel discretizzare la sezione<br />

trasversale in un numero più o meno folto di strisce (appunto le fibre) e, per ogni<br />

valore di curvatura χ i , assegnare una posizione dell’asse neutro “di tentativo” e<br />

ricercare l’equilibrio (1) per integrazione delle tensioni agenti nella sezione<br />

assegnando, ai materiali costituenti le strisce, i valori corrispondenti, nel legame<br />

costitutivo, al livello deformativo raggiunto.<br />

Figura 5. 1 - Schema applicativo del metodo a fibre per sezione generica<br />

99


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

Una volta raggiunto l’equilibrio, con la fissata posizione dell’asse neutro, si<br />

calcola (2) il momento resistente M i della sezione identificando così il punto nel<br />

piano χ-M.<br />

0<br />

h<br />

∑<br />

( ) ( ) ( )<br />

N = ∫ σc ⎡⎣εc y ⎤⎦b y dy+ σs ⎡⎣εs y ⎤⎦As<br />

⇒ asse neutro (1)<br />

( ) ( )( ) ( ) ( )<br />

h<br />

∫ σ<br />

0<br />

c<br />

⎡⎣εc ⎤⎦ n−n σs ⎡⎣εs ⎤⎦<br />

s n−n<br />

(2)<br />

M = y b y y− y dy+ y A y−<br />

y<br />

∑<br />

Nella costruzione e nella con<strong>sul</strong>tazione di un diagramma M-χ è interessante<br />

conoscere alcuni punti singolari e riconoscere diversi aspetti sostanziali del<br />

<strong>comportamento</strong> in flessione della sezione.<br />

Il legame M-χ si costruisce su tre punti fondamentali coincidenti con la<br />

fessurazione in zona tesa del calcestruzzo M cr , lo snervamento delle armature di<br />

acciaio in trazione M y ed la condizione ultima corrispondente alla rottura di<br />

entrambi i materiali M u .<br />

30<br />

25<br />

20<br />

EJ’<br />

M y<br />

EJ’’<br />

M u<br />

15<br />

10<br />

M cr<br />

5<br />

0<br />

0 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05 0,06 0,07<br />

Figura 5. 2 - Punti fondamentali della risposta della sezione nel piano χ-M<br />

Nel passaggio da M cr a M y si può notare anche dalla figura precedente un cambio<br />

di rigidezza flessionale causato dalla differenza delle inerzie della sezione<br />

interamente reagente e fessurata, cambio di pendenza che nel nostro caso ri<strong>sul</strong>ta<br />

molto marcato e, quindi, facilmente individuabile per aver rimosso l’ipotesi <strong>sul</strong>la<br />

100


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

resistenza a trazione del calcestruzzo. In condizioni normali, invece la curva si<br />

presenta come di seguito riportata ed il punto M cr è posizionato in prossimità<br />

dell’origine<br />

Figura 5. 3 - Punto di incipiente fessurazione in condizioni quasi-statiche<br />

Dalla lettura della risposta flessionale nel piano χ-M è facile notare la modalità<br />

con cui la sezione perviene alla rottura dalla lunghezza del tratto plastico e dalla<br />

posizione del punto (χ u -M u ). Le diverse condizioni di rottura della sezione sono<br />

determinate da molti fattori tra i quali la resistenza <strong>dei</strong> materiali, la sollecitazione<br />

applicata, la forma della sezione, etc. e proprio in riferimento a quest’ultima viene<br />

riportato di seguito un grafico che ne mostra appunto le differenze.<br />

Figura 5. 4 – Confronto tra le modalità di rottura duttile e fragile per due sezioni diverse<br />

101


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

Figura 5. 5 - Esempio di rottura fragile per schiacciamento del calcestruzzo in zona compressa<br />

Figura 5. 6 - Esempio di rottura duttile per trazione nelle armature inferiori<br />

Ultimo aspetto interessante da notare è la variazione del legame M-χ a seguito<br />

dell’applicazione <strong>dei</strong> coefficienti parziali di sicurezza proposti dal metodo di<br />

verifica semi-probabilistico agli stati limite che la normativa vigente prescrive di<br />

adottare.<br />

102


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

Analizzando il grafico ottenuto da questo confronto riportato nella figura seguente<br />

e riferito a travi in c.a.p. con sezione a T dritta e rovescia, si può notare il carattere<br />

conservativo che l’applicazione di tali coefficienti attribuisce alla risposta<br />

flessionale della sezione molto più stringente nel caso di rottura fragile (sezione a<br />

T rovescia a destra) rispetto alla rottura duttile (sezione a T dritta a sinistra).<br />

Figura 5. 7 - Confronto tra le risposte flessionali di una sezione in c.a.p. con e senza<br />

l’applicazione <strong>dei</strong> coefficienti parziali di sicurezza<br />

In condizioni ordinarie e, quindi, per velocità di deformazione quasi-statiche, il<br />

legame M-χ è influenzato, come già prima accennato, a vario titolo da quattro<br />

variabili principali:<br />

• la geometria della sezione;<br />

• i valori delle resistenze e delle deformazioni ultime <strong>dei</strong> materiali<br />

costituenti l’elemento;<br />

• la forma <strong>dei</strong> legami costitutivi <strong>dei</strong> materiali;<br />

• lo sforzo normale applicato.<br />

La prima interviene soprattutto mediante l’altezza utile della sezione<br />

determinando un valore più o meno grande del braccio della coppia interna<br />

rispetto al quale viene calcolato il momento resistente. Di seguito possiamo notare<br />

dal punto di vista grafico l’influenza della forma della sezione resistente, per<br />

elementi in calcestruzzo armato, nella definizione del diagramma M-χ.<br />

103


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

Figura 5. 8 - <strong>Influenza</strong> della forma della sezione resistente <strong>sul</strong> legame M-χ<br />

Come si può chiaramente notare le curve di risposta migliori si ottengono per<br />

sezioni ottimizzate dal punto di vista geometrico e delle caratteristiche <strong>dei</strong><br />

materiali. Infatti, per sezioni a T dritta, in cui la centrifugazione della parte in<br />

calcestruzzo nel lato delle compressioni e quella dell’acciaio nel lato delle<br />

trazioni, si raggiungono i massimi valori del momento a parità di curvatura.<br />

Nel grafico di destra si può notare che, con calcestruzzi ad alta resistenza, oltre ad<br />

un incremento di duttilità generale ri<strong>sul</strong>tano migliori le risposte di elementi con<br />

sezioni a T rovescia per cui la distribuzione <strong>dei</strong> materiali resistenti non è ottimale.<br />

Per quanto riguarda le resistenze <strong>dei</strong> materiali costituenti l’elemento, la curva M-χ<br />

non beneficia di incrementi in termini di momento ma ne ri<strong>sul</strong>ta positivamente<br />

influenzata dal punto di vista della duttilità se la rottura avviene lato acciaio (e<br />

quindi, di solito, con acciai tradizionali e calcestruzzi a media o alta resistenza<br />

come mostrato precedentemente) o negativamente nel caso contrario di rottura<br />

lato calcestruzzo (cioè, in generale, con acciai ad alta resistenza come di seguito<br />

mostrato).<br />

104


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

Figura 5. 9 - <strong>Influenza</strong> della resistenza <strong>dei</strong> materiali <strong>sul</strong> legame M-χ<br />

Ultimo fattore ad influenzare il legame M-χ in condizioni quasi-statiche è la<br />

forma <strong>dei</strong> legami costitutivi utilizzati per schematizzare la risposta meccanica <strong>dei</strong><br />

materiali utilizzati. Se, per esempio, ci riferiamo al caso di una sezione<br />

rettangolare in calcestruzzo armato e confrontiamo le risposte adottando per il<br />

calcestruzzo due diversi modelli, quello parabolo-rettangolo usato dalla normativa<br />

italiana ed il legame di Sargin proposto dal CEB,<br />

Figura 5. 10 - Legame parabolo-rettangolo<br />

utilizzato dalla normativa italiana<br />

Figura 5. 11 - Legame costitutivo di Sargin<br />

utilizzato dal CEB<br />

105


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

si ottiene<br />

Figura 5. 12 - <strong>Influenza</strong> del legame costitutivo <strong>dei</strong> materiali <strong>sul</strong>la curva M-χ<br />

Infine, l’influenza <strong>sul</strong>la definizione del legame M-χ <strong>dello</strong> sforzo assiale agente<br />

nella sezione riguarda soprattutto la pre-sollecitazione che la caratteristica assiale<br />

imprime al calcestruzzo (elemento debole della sezione). Dalla figura di seguito<br />

riportata si può notare come all’aumentare del rapporto di sforzo assiale<br />

diminuisca il massimo valore di momento flettente e si riduca la duttilità della<br />

sezione per schiacciamento del calcestruzzo.<br />

Figura 5. 13 – <strong>Influenza</strong> <strong>dello</strong> sforzo normale <strong>sul</strong> legame M-χ<br />

106


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

5.2 Il legame M-χ dinamico per sezioni in calcestruzzo armato<br />

Quando ci spostiamo dalla condizione statica e ci addentriamo in campo<br />

dinamico, il legame M-χ subisce delle modifiche sostanziali a causa della<br />

sensibilità alla velocità di deformazione <strong>dei</strong> materiali costituenti la sezione.<br />

Per elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>, infatti, riferendoci ad una sezione in calcestruzzo armato<br />

ordinario, le caratteristiche meccaniche del conglomerato cementizio e<br />

dell’acciaio subiscono un miglioramento quantificabile secondo il coefficiente<br />

amplificativo DIF, distinto per ciascun parametro <strong>meccanico</strong> del materiale.<br />

Assistiamo, così, ad una positiva trasformazione della risposta meccanica del<br />

singolo materiale che globalmente si riflette in un miglioramento della resistenza<br />

flessionale della sezione.<br />

I ri<strong>sul</strong>tati di seguito riportati sono stati calcolati sfruttando le formule proposte dal<br />

CEB [27] applicate per un calcestruzzo di tipo R ck 25 ed un acciaio Fe b 44k con le<br />

seguenti caratteristiche statiche:<br />

Calcestruzzo R ck 250<br />

Acciaio Fe b 44k<br />

R ck f cd f ctfk E c ε 0 ε u E ct ε u f sk f sd ε y E s<br />

MPa MPa MPa MPa # # MPa # MPa MPa # MPa<br />

25,00 11,02 1,94 27000 0,0020 0,0035 13500 0,00015 440,00 382,61 0,0018 210000<br />

Tabella 5. 1 - Caratteristiche meccaniche <strong>dei</strong> materiali in condizioni quasi-statiche<br />

Le analisi del <strong>comportamento</strong> dinamico di una sezione generica presentate in<br />

questo paragrafo sono state realizzate con il Biaxial, un software di calcolo<br />

freeware elaborato dal DIST - Dipartimento di Ingegneria Strutturale<br />

dell’Università di Napoli “Federico II” e disponibile <strong>sul</strong> sito della RELUIS - Rete<br />

<strong>dei</strong> Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica, opportunamente modificato per<br />

i nostri scopi.<br />

I materiali utilizzati sono stati modelli dal programma secondo i legami costitutivi<br />

proposti dalla normativa vigente e,quindi, per il calcestruzzo parabolo-rettangolo<br />

107


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

univocamente descritto dai tre parametri ε 0 , ε u ed f cd e per l’acciaio elasto-plastico<br />

lineare descritto dal solo valore ε y .<br />

Figura 5. 14 - Legame costitutivo del<br />

calcestruzzo parabolo-rettangolo<br />

Figura 5. 15 - Legame costitutivo dell’acciaio<br />

elasto-plastico ideale<br />

Nella tabella 5.2 che segue si possono apprezzare quantitativamente gli incrementi<br />

in termini di resistenza, rigidezza e deformazioni limite per quanto riguarda il<br />

calcestruzzo, e per il solo limite elastico nel caso dell’acciaio, <strong>dei</strong> valori utilizzati.<br />

Dati utilizzati per l’analisi dinamica<br />

Strain-<strong>rate</strong><br />

Compressione<br />

Calcestruzzo<br />

Trazione<br />

Acciaio<br />

dε/dt ε 0 f cd ε u E t ε cu ε y<br />

# # MPa # MPa # #<br />

3,00E-05 0,00200 11,02 0,00350 14007 0,000157 0,00182<br />

1,00E-04 0,00208 11,97 0,00358 14279 0,000160 0,00192<br />

1,00E-03 0,00225 14,03 0,00375 14815 0,000168 0,00198<br />

1,00E-02 0,00243 16,44 0,00393 15371 0,000176 0,00205<br />

1,00E-01 0,00261 19,26 0,00411 15948 0,000184 0,00211<br />

1,00E+00 0,00281 22,56 0,00431 16546 0,000193 0,00218<br />

1,00E+01 0,00301 26,43 0,00451 17167 0,000202 0,00225<br />

1,00E+02 0,00322 42,58 0,00472 17811 0,000212 0,00231<br />

Tabella 5. 2 - Dati utilizzati per le elaborazioni numeriche dinamiche fatte con il software Biaxial<br />

108


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

Per una comprensione più immediata di seguito si riporta il grafico comparativo<br />

<strong>dei</strong> fattori di incremento dinamici <strong>dei</strong> parametri meccanici considerati nell’analisi.<br />

4<br />

3,5<br />

ε 0<br />

f cd<br />

ε u<br />

3<br />

DIF<br />

E t<br />

ε t cu<br />

ε y<br />

2,5<br />

2<br />

1,5<br />

1,00E-05 1,00E-04 1,00E-03 1,00E-02 1,00E-01 1,00E+00 1,00E+01 1,00E+02<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [s -1 ]<br />

1<br />

Figura 5. 16 - Andamento del DIF <strong>dei</strong> parametri meccanici del calcestruzzo e dell’acciaio<br />

utilizzati per le analisi numeriche<br />

Il problema è stato affrontato per il caso di una sezione quadrata con lato di<br />

dimensioni 250 mm armata con 4φ12 [29],<br />

Figura 5. 17 - Sezione trasversale della colonna utilizzata nelle analisi numeriche<br />

sottoposta a tre differenti condizioni di rapporto di sforzo assiale ν crescente pari<br />

a 0.15, 0.25 e 0.50, e per 8 ordini di grandezza della velocità di deformazione:<br />

109


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

• condizione quasi-statica → 3·10 -5 ÷1·10 -4 ;<br />

• condizione di terremoto e/o impatto lieve (soft-impact) → 1·10 -3 ÷1·10 -1 ;<br />

• condizioni di esplosione → 1·10 0 ÷1·10 2 .<br />

Le analisi sono state indirizzate secondo due linee di condotta:<br />

1. la prima tesa a confrontare gli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> per rapporto di<br />

sforzo assiale costante;<br />

2. la seconda orientata a paragonare le conseguenze, per ogni intervallo di<br />

velocità di deformazione, per tre valori crescenti del rapporto di sforzo<br />

assiale.<br />

In tutti i casi presi in esame, i ri<strong>sul</strong>tati sono stati estrapolati in termini di legame<br />

M-χ e di energia specifica della sezione; altresì i grafici costruiti per <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

costante sono stati omogeneizzati per tipo di evento di carico secondo la<br />

distinzione fatta prima in tre gruppi con ugual scala di rappresentazione.<br />

110


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

5.2.1 Legame M-χ al variare della velocità di deformazione per rapporto<br />

di sforzo assiale costante<br />

Come si può vedere dal confronto delle figure 5.17, 5.18 e 5.19 all’aumentare<br />

della velocità di deformazione in ogni caso aumenta la resistenza flessionale della<br />

sezione. Per quanto riguarda la capacità rotazionale ultima, invece, si può notare<br />

che per sforzi assiali crescenti e <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> bassi si ha una diminuzione della<br />

capacità duttile, mentre, per alte velocità di deformazione si ha un miglioramento<br />

della rotazione ultima fino a valori prossimi allo 0.0650 m -1 .<br />

Questo perché per intervalli di velocità bassi, il calcestruzzo risente ancora poco<br />

del miglioramento apportato dal DIF e, quindi, il meccanismo di rottura tende<br />

verso il collasso fragile della sezione per schiacciamento del conglomerato nella<br />

zona compressa. Perciò, dalle considerazioni appena tratte, si potrebbe asserire<br />

che per elementi caricati tipicamente per sforzo normale, quali le colonne,<br />

condizioni di esplosione o di impatto violento sono meglio sopportate rispetto a<br />

carichi quasi-statici.<br />

60.00<br />

50.00<br />

ν = 0,15<br />

M [kNm ]<br />

40.00<br />

30.00<br />

20.00<br />

10.00<br />

ε = 1 · 10 -2<br />

ε = 1 · 10 -3<br />

ε = 1 · 10 - 4<br />

ε = 3 · 10 -5<br />

ε = 1 · 10 2<br />

ε = 1 · 10 1<br />

ε = 1 · 10 0<br />

ε = 1 · 10 -1<br />

0.00<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 18 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.15<br />

111


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

60.00<br />

50.00<br />

ν = 0,25<br />

M [kNm ]<br />

40.00<br />

30.00<br />

20.00<br />

10.00<br />

ε = 1 · 10 -2<br />

ε = 1 · 10 -3<br />

ε = 1 · 10 - 4<br />

ε = 3 · 10 -5<br />

ε = 1 · 10 2<br />

ε = 1 · 10 1<br />

ε = 1 · 10 0<br />

ε = 1 · 10 -1<br />

0.00<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 19 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.25<br />

60.00<br />

50.00<br />

M [kNm ]<br />

40.00<br />

30.00<br />

20.00<br />

10.00<br />

ν = 0,50<br />

ε = 1 · 10 -2<br />

ε = 1 · 10 2<br />

ε = 1 · 10 -3<br />

ε = 1 · 10 1<br />

ε = 1 · 10 - 4<br />

ε = 1 · 10 0<br />

ε = 3 · 10 -5 ε = 1 · 10 -1<br />

0.00<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 20 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.50<br />

Per meglio comprendere il significato delle curve appena riportate e quindi<br />

riuscire a recepire prontamente le informazioni che ci trasmettono ri<strong>sul</strong>ta di ausilio<br />

associarvi l’evoluzione della profondità dell’asse neutro e delle deformazioni a<br />

rottura del calcestruzzo e dell’acciaio in funzione della velocità di deformazione.<br />

Con questa ulteriore informazione, infatti, si comprende meglio il perché del fatto<br />

che al variare <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> nei tra casi di rapporto di sforzo assiale crescente si<br />

abbiano curvature ultime variabili.<br />

112


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

250<br />

Distanza asse neutro dal lembo mm] teso<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

ν=0.15 ν=0.25<br />

ν=0.50<br />

0<br />

1.00E-05 1.00E-04 1.00E-03 1.00E-02 1.00E-01 1.00E+00 1.00E+01 1.00E+02<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [s -1 ]<br />

Figura 5. 21 - Variazione della distanza dell’asse neutro dal lembo teso in funzione della velocità<br />

di deformazione nei tre casi di rapporto di sforzo assiale considerati<br />

0,012<br />

0,01<br />

Deformazione a rottura [#]<br />

0,008<br />

0,006<br />

0,004<br />

0,002<br />

acciaio calcestruzzo defomazioni limite<br />

ν =0,15<br />

0<br />

1,00E-05 1,00E-04 1,00E-03 1,00E-02 1,00E-01 1,00E+00 1,00E+01 1,00E+02<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [s -1 ]<br />

Figura 5. 22 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in funzione<br />

della velocità di deformazione per ν=0.15<br />

113


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

0,012<br />

Deformazione a rottura [#]<br />

0,01<br />

0,008<br />

0,006<br />

0,004<br />

0,002<br />

ν =0,25<br />

acciaio calcestruzzo defomazioni limite<br />

0<br />

1,00E-05 1,00E-04 1,00E-03 1,00E-02 1,00E-01 1,00E+00 1,00E+01 1,00E+02<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [s -1 ]<br />

Figura 5. 23 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in funzione<br />

della velocità di deformazione per ν=0.25<br />

0,012<br />

0,01<br />

Deformazione a rottura [#]<br />

0,008<br />

0,006<br />

0,004<br />

0,002<br />

ν =0,50<br />

acciaio calcestruzzo defomazioni limite<br />

0<br />

1,00E-05 1,00E-04 1,00E-03 1,00E-02 1,00E-01 1,00E+00 1,00E+01 1,00E+02<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> [s -1 ]<br />

Figura 5. 24 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in funzione<br />

della velocità di deformazione per ν=0.50<br />

114


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

5.2.2 Energia specifica al crescere della velocità di deformazione per<br />

rapporto di sforzo assiale costante<br />

Confrontando i grafici 5.20, 5.21 e 5.22 che seguono si può subito cogliere il<br />

sensibile aumento di energia specifica durante il processo deformativo. Anche in<br />

questo caso si può notare che il <strong>comportamento</strong> della sezione migliora<br />

all’aumentare del rapporto di sforzo assiale fatta eccezione per quei casi, per basse<br />

velocità di deformazione e valori di N elevati, in cui si attinge prima la rottura lato<br />

calcestruzzo e quindi è bassa la capacità rotazionale ultima e l’energia specifica.<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

ν = 0,15<br />

ε = 1 · 10 -2<br />

ε = 1 · 10 -3<br />

ε = 1 · 10 - 4<br />

ε = 3 · 10 -5<br />

ε = 1 · 10 2<br />

ε = 1 · 10 1<br />

ε = 1 · 10 0<br />

ε = 1 · 10 -1<br />

E [kNm/m ]<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

0<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 25 – Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.15<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

ν = 0,25<br />

ε = 1 · 10 -2<br />

ε = 1 · 10 -3<br />

ε = 1 · 10 - 4<br />

ε = 3 · 10 -5<br />

ε = 1 · 10 2<br />

ε = 1 · 10 1<br />

ε = 1 · 10 0<br />

ε = 1 · 10 -1<br />

E [kNm/m ]<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

0<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 26 - Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.25<br />

115


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

ν = 0,50<br />

E [kNm/m ]<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

ε = 1 · 10 -2<br />

ε = 1 · 10 -3<br />

ε = 1 · 10 - 4<br />

ε = 3 · 10 -5<br />

ε = 1 · 10 2<br />

ε = 1 · 10 1<br />

ε = 1 · 10 0<br />

ε = 1 · 10 -1<br />

0<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 27 - Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.50<br />

5.2.3 Legame M-χ per tre diversi valori del rapporto di sforzo assiale a<br />

velocità di deformazione costante<br />

I grafici che seguono sono ordinati per velocità di deformazione crescente e sono<br />

raggruppati secondo la suddivisione fatta precedentemente in base alle 3 tipologie<br />

di condizioni di carico, cioè:<br />

• condizione quasi-statica → 3·10 -5 ÷1·10 -4 ;<br />

• condizione di terremoto e/o impatto lieve (soft-impact) → 1·10 -3 ÷1·10 -1 ;<br />

• condizioni di esplosione → 1·10 0 ÷1·10 2 .<br />

I primi due diagrammi riportati si riferiscono al caso di azioni quasi-statiche e per<br />

cui al crescere del rapporto di sforzo assiale si assiste al cambio di modalità di<br />

rottura da duttile a fragile. Confrontandoli, poi, si percepisce, seppur non in<br />

maniera molto evidente, l’incremento di resistenza flessionale al crescere della<br />

velocità di deformazione ed una sostanziale costanza della capacità rotazionale<br />

ultima della sezione.<br />

116


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

40.00<br />

35.00<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

30.00<br />

M [kNm ]<br />

25.00<br />

20.00<br />

15.00<br />

10.00<br />

5.00<br />

▲ - fessurazione<br />

● - snervamento<br />

- rottura<br />

ε = 3 · 10 -5<br />

0.00<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 28 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 3·10 -5 s -1<br />

40.00<br />

35.00<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

30.00<br />

M [kNm ]<br />

25.00<br />

20.00<br />

15.00<br />

10.00<br />

5.00<br />

▲ - fessurazione<br />

● - snervamento<br />

- rottura<br />

ε = 1 · 10 - 4<br />

0.00<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 29 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -4 s -1<br />

Nei tre diagrammi che seguono, costruiti per l’intervallo di velocità di<br />

deformazione tipico di eventi quali i terremoti e gli impatti lievi 1·10 -3 ÷1·10 -1 , si<br />

cominciano ad apprezzare in maniera crescente gli effetti benefici del<br />

miglioramento delle caratteristiche meccaniche <strong>dei</strong> materiali. Infatti, oltre<br />

all’aumento della resistenza flessionale dell’ordine del 20%, si può notare come si<br />

conserva il meccanismo di rottura duttile seppur con capacità rotazionali inferiori<br />

al caso statico.<br />

117


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

55.00<br />

M [kNm ]<br />

50.00<br />

45.00<br />

40.00<br />

35.00<br />

30.00<br />

25.00<br />

20.00<br />

15.00<br />

10.00<br />

5.00<br />

▲ - fessurazione<br />

● - snervamento<br />

- rottura<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

ε = 1 · 10 -3<br />

0.00<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 30 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -3 s -1<br />

55.00<br />

M [kNm ]<br />

50.00<br />

45.00<br />

40.00<br />

35.00<br />

30.00<br />

25.00<br />

20.00<br />

15.00<br />

10.00<br />

5.00<br />

▲ - fessurazione<br />

● - snervamento<br />

- rottura<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

ε = 1 · 10 -2<br />

0.00<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 31 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -2 s -1<br />

118


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

55.00<br />

M [kNm ]<br />

50.00<br />

45.00<br />

40.00<br />

35.00<br />

30.00<br />

25.00<br />

20.00<br />

15.00<br />

10.00<br />

5.00<br />

▲ - fessurazione<br />

● - snervamento<br />

- rottura<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

ε = 1 · 10 -1<br />

0.00<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 32 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -1 s -1<br />

Per questi ultimi 3 grafici, riferiti all’intervallo di velocità di deformazione<br />

caratteristico delle esplosioni violente 1·10 0 ÷1·10 2 , la cosa importante da<br />

evidenziare è che lo sforzo normale comincia ad esercitare un effetto benefico nei<br />

confronti sia della resistenza flessionale che della capacità rotazionale della<br />

sezione fino a registrare i massimi valori di entrambe le variabili nel caso di<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> più elevato.<br />

70.00<br />

60.00<br />

50.00<br />

M [kNm ]<br />

40.00<br />

30.00<br />

20.00<br />

▲ - fessurazione<br />

─── ν = 0.15<br />

● - snervamento<br />

- - - - ν = 0.25<br />

ε = 1 · 10 0<br />

- rottura<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

10.00<br />

0.00<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 33 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 0 s -1<br />

119


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

70.00<br />

60.00<br />

50.00<br />

M [kNm ]<br />

40.00<br />

30.00<br />

20.00<br />

10.00<br />

0.00<br />

▲ - fessurazione<br />

● - snervamento<br />

- rottura<br />

ε = 1 · 10 1 ─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 34 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 1 s -1<br />

70.00<br />

60.00<br />

50.00<br />

M [kNm ]<br />

40.00<br />

30.00<br />

20.00<br />

10.00<br />

0.00<br />

▲ - fessurazione<br />

● - snervamento<br />

- rottura<br />

ε = 1 · 10 2 ─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 35 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 2 s -1<br />

Prima di passare all’esame <strong>dei</strong> ri<strong>sul</strong>tati ottenuti in termini di energia specifica del<br />

processo deformativo, è opportuno sottolineare l’importanza degli effetti che la<br />

dinamicità delle azioni provoca sui materiali ed indirettamente <strong>sul</strong> legame M-χ.<br />

Paragonando, infatti, i miglioramenti ottenuti in condizioni quasi-statiche per<br />

incremento del rapporto i sforzo assiale con quelli ri<strong>sul</strong>tanti dalle azioni<br />

dinamiche (riferiti agli estremi dell’intervallo [3·10 -5 ; 1·10 2 ] per N costante), si<br />

può notare come questi ultimi sono maggiori <strong>dei</strong> primi. Questo ri<strong>sul</strong>tato afferma<br />

120


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

con decisione l’importanza di conoscere meglio e, quindi, di conseguenza,<br />

considerare correttamente gli effetti dinamici senza trascurare alcun aspetto nella<br />

risoluzione del problema <strong>meccanico</strong><br />

5.2.4 Energia specifica per tre diversi valori del rapporto di sforzo assiale<br />

a velocità di deformazione costante<br />

Di seguito sono riportati i diagrammi dell’energia specifica del processo<br />

deformativo al crescere del rapporto di sforzo assiale per tutte le velocità di<br />

deformazione dell’intervallo [3·10 -5 ; 1·10 2 ]. Come già visto nei grafici precedenti<br />

anche in questo caso si può notare come il <strong>comportamento</strong> ottimale della sezione<br />

si realizza per valori di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> e rapporto di sforzo assiale crescenti per cui i<br />

materiali, in virtù delle accresciute capacità, vengono sfruttati al meglio delle loro<br />

potenzialità.<br />

2<br />

1.8<br />

1.6<br />

1.4<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

E [kNm/m ]<br />

1.2<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

ε = 3 · 10 -5<br />

0.2<br />

0<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 36 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale<br />

conε& costante pari a 3·10 -5 s -1<br />

121


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

2<br />

1.8<br />

1.6<br />

1.4<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

E [kNm/m ]<br />

1.2<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

ε = 1 · 10 -4<br />

0.2<br />

0<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 37 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -4 s -1<br />

2.5<br />

E [kNm/m ]<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

ε = 1 · 10 -3<br />

0<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 38 – Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -3 s -1<br />

122


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

2.5<br />

E [kNm/m ]<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

ε = 1 · 10 -2<br />

0.5<br />

0<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 39 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -2 s -1<br />

2.5<br />

E [kNm/m ]<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

ε = 1 · 10 -1<br />

0<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 40 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -1 s -1<br />

123


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

E [kNm/m ]<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

ε = 1 · 10 0<br />

0<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 41 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 0 s -1<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

E [kNm/m ]<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

ε = 1 · 10 1<br />

0<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 42 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante pari a<br />

1·10 1 s -1<br />

124


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

─── ν = 0.15<br />

- - - - ν = 0.25<br />

─ · ─ ν = 0.50<br />

E [kNm/m ]<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

ε = 1 · 10 2<br />

0<br />

0.0000 0.0100 0.0200 0.0300 0.0400 0.0500 0.0600 0.0700<br />

χ [m -1 ]<br />

Figura 5. 43 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 2 s -1<br />

5.2.5 Tabelle riepilogative delle simulazioni numeriche<br />

Di seguito vengono riportate le tabelle riepilogative contenenti i ri<strong>sul</strong>tati delle<br />

analisi numeriche effettuate col software Biaxial in funzione della velocità di<br />

deformazione e del rapporto di sforzo assiale applicato.<br />

Le tabelle si riferiscono alla curvatura ed al momento flettente per le condizioni di<br />

incipiente fessurazione, snervamento delle armature tese e a rottura; inoltre, sono<br />

riportati anche i dati dell’energia specifica del processo deformativo ed il loro<br />

incremento in relazione ai valori quasi-statici.<br />

Curvatura in condizioni di incipiente fessurazione χ cr<br />

έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />

ν (#) m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1<br />

0.15 0,0024 0,0024 0,0024 0,0023 0,0023 0,0023 0,0022 0,0016<br />

0.25 0,0033 0,0033 0,0029 0,0031 0,0031 0,0024 0,0023 0,0022<br />

0.50 0,0062 0,0058 0,0058 0,0046 0,0044 0,0038 0,0033 0,0030<br />

Tabella 5. 3 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni di<br />

incipiente fessurazione χ cr in funzione della velocità di deformazione per i tre livelli<br />

del rapporto di sforzo assiale<br />

125


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

Curvatura in condizioni di snervamento dell'armatura tesa χ y<br />

έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />

ν (#) m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1<br />

0.15 0,0152 0,0157 0,0154 0,0152 0,0150 0,0147 0,0151 0,0144<br />

0.25 0,0175 0,0177 0,0168 0,0168 0,0165 0,0161 0,0158 0,0149<br />

0.50 0,0119 0,0149 0,0233 0,0217 0,0207 0,0196 0,0192 0,0168<br />

Tabella 5. 4 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni di<br />

snervamento dell’armatura tesa χ y in funzione della velocità di deformazione per i tre<br />

livelli del rapporto di sforzo assiale<br />

Curvatura in condizioni ultime χ u<br />

έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />

ν (#) m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1 m -1<br />

0.15 0,0608 0,0605 0,0593 0,0585 0,0577 0,0567 0,0558 0,0534<br />

0.25 0,0415 0,0466 0,0579 0,0624 0,0611 0,0598 0,0586 0,0551<br />

0.50 0,0221 0,0240 0,0288 0,0356 0,0440 0,0544 0,0656 0,0600<br />

Tabella 5. 5 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni ultime χ u in funzione<br />

della velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale<br />

Momento flettente in condizioni di incipiente fessurazione M cr<br />

έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />

ν (#) kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm<br />

0.15 10,47 11,11 12,20 13,17 13,59 14,83 15,87 17,51<br />

0.25 13,39 14,11 15,78 16,68 15,77 17,48 19,27 20,13<br />

0.50 21,34 21,82 23,20 23,68 26,54 26,42 26,72 32,89<br />

Tabella 5. 6 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni di<br />

incipiente fessurazione M cr in funzione della velocità di deformazione per i tre livelli<br />

del rapporto di sforzo assiale<br />

126


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

Momento flettente in condizioni di snervamento dell'armatura tesa M y<br />

έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />

ν (#) kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm<br />

0.15 26,38 27,50 28,61 29,33 30,27 30,99 32,30 33,93<br />

0.25 31,85 33,34 34,11 35,65 36,87 37,94 38,92 41,33<br />

0.50 30,12 35,06 44,22 47,63 49,67 51,79 53,82 57,83<br />

Tabella 5. 7 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni di<br />

snervamento dell’armatura tesa M y in funzione della velocità di deformazione per i<br />

tre livelli del rapporto di sforzo assiale<br />

Momento flettente in condizioni ultime M u<br />

έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />

ν (#) kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm kNm<br />

0.15 27,84 28,87 24,94 30,65 31,59 32,67 33,62 35,40<br />

0.25 33,60 35,04 36,59 37,71 38,77 39,82 40,89 43,48<br />

0.50 35,27 39,14 44,56 48,19 51,42 54,25 56,50 60,14<br />

Tabella 5. 8 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni ultime M u in<br />

funzione della velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale<br />

Energia specifica E<br />

έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />

ν (#) kNm/m kNm/m kNm/m kNm/m kNm/m kNm/m kNm/m kNm/m<br />

0.15 1,500 1,544 1,574 1,594 1,621 1,646 1,666 1,683<br />

0.25 1,155 1,372 1,843 2,077 2,100 2,124 2,145 2,143<br />

0.50 0,549 0,662 0,950 1,361 1,884 2,552 3,296 3,286<br />

Tabella 5. 9 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori di energia specifica in funzione della velocità di<br />

deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale<br />

127


Cap. V – INFLUENZA DELLA VELOCITÀ DI DEFORMAZIONE SUL<br />

LEGAME M-χ PER SEZIONI IN CALCESTRUZZO ARMATO<br />

Incremento di energia specifica ΔE<br />

έ (s -1 ) 3·10 -5 1·10 -4 1·10 -3 1·10 -2 1·10 -1 1·10 0 1·10 1 1·10 2<br />

ν (#) % % % % % % % %<br />

0.15 - 2,93 4,93 6,27 8,07 9,73 11,07 12,20<br />

0.25 - 18,79 59,57 79,83 81,82 83,90 85,71 85,54<br />

0.50 - 20,58 73,04 147,91 243,17 364,85 500,36 498,54<br />

Tabella 5. 10 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori di incremento di energia specifica in funzione della<br />

velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale<br />

128


Cap. VI – CONCLUSIONI<br />

Capitolo VI<br />

Conclusioni<br />

La curiosità che dall’inizio <strong>dei</strong> tempi ha costituito per l’essere umano il motore<br />

della conoscenza e la ricerca dell’uomo moderno orientata a soddisfare la naturale<br />

necessità di sicurezza attraverso la conquista di un senso di protezione fanno sì<br />

che l’attenzione comune volga il suo sguardo a quanto ancora la natura che ci<br />

circonda ha da offrirci.<br />

È su queste premesse che si fonda questo elaborato di tesi tutto incentrato <strong>sul</strong><br />

<strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali strutturali dell’ingegneria civile sottoposti ad azioni<br />

con elevate velocità di deformazione.<br />

Nel capitolo I, in cui vengono minuziosamente studiati gli effetti <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong><br />

<strong>sul</strong> calcestruzzo, l’acciaio ed i compositi FRP ed i fattori intrinseci che ne<br />

influenzano il <strong>comportamento</strong>, si è visto come la velocità di deformazione<br />

influisce positivamente <strong>sul</strong>la risposta meccanica di questi materiali in termini di<br />

rigidezza, resistenza, capacità deformativa, duttilità, modalità di rottura e<br />

dissipazione dell’energia specifica.<br />

Nel capitolo II, invece, l’attenzione è stata rivolta alle metodologie sperimentali<br />

utilizzate per la misura delle caratteristiche tenso-deformative <strong>dei</strong> materiali<br />

sottoposti a regimi dinamici per cui sono state analizzate dal punto di vista<br />

tecnologico le attrezzature, il loro funzionamento e le criticità intrinseche, le<br />

apparecchiature idonee per condurre test ad elevati <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>.<br />

129


Cap. VI – CONCLUSIONI<br />

Nel capitolo III sono state illust<strong>rate</strong> le relazioni tensione-deformazione di natura<br />

sperimentale che meglio si adattano allo studio <strong>dei</strong> processi deformativi dinamici<br />

ed i legami costitutivi contenuti nel software LS-Dyna applicazione principe per<br />

quanto concerne i codici di calcolo per la modellazione dinamica delle strutture.<br />

Sono stati così analizzati i modelli di Cowper-Symonds, Jones e Johnson & Cook<br />

e nel confronto sono stati estrapolati i loro lati positivi e negativi trascurando il<br />

mo<strong>dello</strong> di Jones poco innovativo dal punto di vista analitico e<br />

contemporaneamente poco utilizzato nella pratica sperimentale.<br />

Nel capitolo IV l’attenzione ha riguardato la sensibilità nei confronti di questa<br />

attuale ed innovativa tematica e, quindi, l’interesse dedicatovi da parte <strong>dei</strong> codici<br />

normativi e delle istruzioni tecniche correntemente più usate. Si è fatto, perciò,<br />

riferimento alle Norme Tecniche per le Costruzioni italiane, al Bollettino n°187<br />

del 1988 ed al Model Code del 1990 redatti dal CEB-FIP ed alle TM 5-1300<br />

americane, le più all’avanguardia ed esaurienti in questo settore e con un carattere<br />

estremamente votato alla progettazione.<br />

Il capitolo V rappresenta, infine, il cuore di questo elaborato di tesi con la sua<br />

carica sperimentale e la grande importanza <strong>dei</strong> ri<strong>sul</strong>tati raggiunti. Infatti,<br />

implementando analisi numeriche con l’aiuto del software Biaxial si è giunti alla<br />

costruzione di legami M-χ con all’interno gli effetti della velocità di deformazione<br />

gettando, in questo modo, le basi per la costruzione di modelli applicabili ad<br />

elementi frame per analisi di tipo dinamico non-lineare che tengano conto del<br />

fenomeno <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>. Altro apprezzabile ri<strong>sul</strong>tato raggiunto riguarda<br />

l’importanza stessa di non trascurare gli effetti che la velocità di deformazione ha<br />

sui materiali strutturali: infatti, dalle analisi implementate si è visto come la<br />

sensibilità allo <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> abbia un peso maggiore, in termini di legame M-χ, del<br />

rapporto di sforzo assiale applicato al generico elemento. Da un analisi comparata<br />

<strong>dei</strong> dati a evidenziare ri<strong>sul</strong>ta il fatto che per valori di <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> crescenti le<br />

migliori risposte meccaniche si avevano per valori di sforzo normale crescente per<br />

cui, se in caso di azioni quasi-statiche elementi colonna poco caricati erano<br />

avvantaggiati, in caso di carichi dinamici con elevate velocità di deformazioni le<br />

130


Cap. VI – CONCLUSIONI<br />

sollecitazioni pre-esistenti giovano alla risposta meccanica nell’assorbimento di<br />

tali eventi.<br />

Da non trascurare, poi, l’aspetto energetico per cui i miglioramenti apportati dal<br />

considerare gli effetti della dinamicità delle azioni possono essere considerevoli<br />

fino a valori del 30%.<br />

In conclusione, possiamo dire che l’attenzione nei confronti di questo particolare<br />

quanto importante aspetto del <strong>comportamento</strong> di questi materiali non può essere<br />

assolutamente trascurato per affrontare in modo completo e corretto le<br />

problematiche riguardanti le azioni dinamiche. Però, se da un lato si sono avuti<br />

ri<strong>sul</strong>tati soddisfacenti <strong>sul</strong> piano della conoscenza, dal punto di vista tecnologico la<br />

ricerca soffre la scarsa diffusione di idonee metodologie ed apparecchiature.<br />

Infatti, dal <strong>comportamento</strong> in condizioni quasi-statiche, studiato con le comuni<br />

attrezzature di laboratorio per caratterizzare dal punto di vista <strong>meccanico</strong> un<br />

materiale, non è possibile risalire alla risposta che lo stesso darebbe sotto alte<br />

velocità di deformazione: questo è imputabile alla non linearità del coefficiente di<br />

incremento dinamico DIF in cui viene quantitativamente sintetizzato il<br />

<strong>comportamento</strong> ad elevate velocità di deformazione.<br />

D’altra parte, all’impossibilità di derivare il <strong>comportamento</strong> dinamico da quello<br />

quasi-statico, si aggiunge l’incapacità delle macchine, convenzionalmente usate<br />

per i test standardizzati sui materiali, di modulare azioni applicate con elevate<br />

velocità di deformazione. Nella pratica sperimentale, anche in quella tesa allo<br />

studio del <strong>comportamento</strong> delle strutture soggette ad azioni sismiche, si è sempre<br />

stati soliti applicare campi di spostamento, talvolta ciclici, con velocità basse e,<br />

quindi, poco utili al nostro scopo.<br />

Dalla tecnologia sono arrivate risposte in questo senso soprattutto racchiuse in<br />

macchine sperimentali ad urto o a trasmissione di onda energetica quali possono<br />

essere, rispettivamente, la “Drop-weight Impact Machine” e la “Hopkinson bar”<br />

nella versione standard o modificata. Ma proprio per il carattere sperimentale<br />

fortemente all’avanguardia e, quindi, poco diffuso la ricerca si trova ad affrontare<br />

un problema di uniformità <strong>dei</strong> metodi sperimentali e <strong>dei</strong> dati che da queste<br />

esperienze vengono tratti. L’assenza, infatti, di pratiche standardizzate o di<br />

131


Cap. VI – CONCLUSIONI<br />

protocolli sperimentali che possano fungere da linee guida o da vere e proprie<br />

istruzioni per condurre le prove in laboratorio, dà luogo ad una disomogeneità <strong>dei</strong><br />

ri<strong>sul</strong>tati pregiudicandone la comparabilità, caratteristica fondamentale per un dato<br />

scientifico per una corretta interpretazione del fenomeno.<br />

Quanto detto finora sottolinea l’importanza sempre più pressante della necessità di<br />

standardizzare i ri<strong>sul</strong>tati ottenuti sperimentalmente attraverso tecnologie diverse,<br />

talvolta anche non comparabili, per fare un riassunto costruttivo della situazione;<br />

quindi, porre un punto di partenza per lo sviluppo di una sperimentazione<br />

orientata allo studio del <strong>comportamento</strong> <strong>dei</strong> materiali sottoposti ad elevate velocità<br />

di deformazione.<br />

132


RINGRAZIAMENTI<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Desidero a questo punto ringraziare quanti hanno reso possibile la stesura di<br />

questo elaborato di laurea.<br />

Il primo ringraziamento va al mio relatore Prof. Ing. Gaetano Manfredi, al DIST<br />

(Dipartimento di Ingegneria Strutturale) ed al correlatore Prof. Ing. Andrea Prota<br />

per la possibilità che mi hanno dato nel prendere parte ad un progetto così<br />

importante ed affascinante. Un sentito grazie di cuore per l’amichevole quanto<br />

competente e spesso determinante guida va al mio correlatore Ing. Domenico<br />

Asprone che ha saputo accompagnarmi in questa ultima fase della mia carriera<br />

accademica. Un ringraziamento speciale lo voglio indirizzare al mio correlatore<br />

Prof. Ing. Ezio Cadoni del SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della<br />

Svizzera Italiana) di Lugano (CH) che con la sua esperienza e competenza ha<br />

saputo seguirmi, seppur separati da enormi distanze, ed assistermi affinché questo<br />

elaborato fosse pregno di contenuti. Per la pronta ed efficace assistenza nelle<br />

modifiche e nell’utilizzo del software adoperato per le analisi numeriche non<br />

posso altro che ringraziare l’Ing. Ivano Iovinella.<br />

Grazie ancora alla mia famiglia per le opportunità, non solo economiche, che mi<br />

hanno dato per poter raggiungere quest’obiettivo e ad Anna che ha saputo con<br />

incondizionato appoggio ed amorevole comprensione starmi accanto.<br />

Un ringraziamento particolare va ai colleghi di corso, quelli con cui ho condiviso i<br />

momenti belli e brutti della mia esperienza universitaria, quelli che mi sono stati<br />

vicino, ed io a loro, di fronte agli scogli che ogni tanto affiorano su questa rotta e<br />

che hanno saputo condividere con me le gioie che ne sono ri<strong>sul</strong>tate.<br />

Infine, un grazie va agli amici più cari, all’equipaggio di Anahita ed al gruppo<br />

giovanissimi di A.C., co-educatrice compresa, per tutti i momenti belli che hanno<br />

saputo ritagliare per me allietando questo periodo di grande concentrazione e<br />

dedizione.<br />

133


BIBLIOGRAFIA<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

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sperimentale in campo dinamico di un adesivo epossidico bicomponente,<br />

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136


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http://www.ingegneria.unina.it – Facoltà di Ingegneria<br />

http://www.dist.unina.it/ - Dipartimento di Ingegneria Strutturale<br />

http://www.biblio.unina.it/ - Sistema Bibliotecario dell’Ateneo Federiciano<br />

http://www.supsi.ch/ - Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana<br />

http://www.reluis.it/ - Rete <strong>dei</strong> Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica<br />

http://www.wikipedia.it/ - L’enciclopedia libera<br />

http://www.google.it/ - Google Italia - Motore di ricerca<br />

http://www.steeluniversity.org/<br />

http://fib.epfl.ch/ - FIB – Fédération Internationale du Béton<br />

http://www.garzantilinguistica.it/ - Dizionari Garzanti on-line<br />

137


INDICE DELLE FIGURE<br />

INDICE DELLE FIGURE<br />

Figura 1. 1 - Strain-<strong>rate</strong> relativi alle differenti condizioni di carico ________________ 8<br />

Figura 1. 2 - Incremento del modulo elastico del calcestruzzo in compressione in<br />

funzione della velocità di deformazione __________________________ 10<br />

Figura 1. 3 - Differenza curva teorica/curva sperimentale della risposta del<br />

calcestruzzo in trazione________________________________________ 11<br />

Figura 1. 4 – Isocrone di fessurazione in condizioni di alta velocità di deformazione 11<br />

Figura 1. 5 - a) Comportamento del calcestruzzo in trazione per elevate velocità di<br />

deformazione ________________________________________________ 12<br />

Figura 1. 6 - b) Comportamento del calcestruzzo in compressione per elevate velocità<br />

di deformazione______________________________________________ 12<br />

Figura 1. 7 - c) Comportamento del calcestruzzo in flessione per elevate velocità di<br />

deformazione ________________________________________________ 12<br />

Figura 1. 8 - Massima tensione di trazione per calcestruzzi con aggregati diversi in<br />

funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> ______________________________________ 14<br />

Figura 1. 9 - Massima tensione di trazione per calcestruzzi con diverso contenuto<br />

d'acqua in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>_____________________________ 15<br />

Figura 1. 10 - Andamento dell’energia di frattura per calcestruzzi con diverso<br />

contenuto d’acqua in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>____________________ 16<br />

Figura 1. 11 - Rappresentazione schematica della propagazione dell’onda elastica per<br />

due generici corpi a contatto ___________________________________ 17<br />

Figura 1. 12 – Curva di risposta tempo-tensione durante la prova dinamica su<br />

calcestruzzi con diverso contenuto d’acqua _______________________ 18<br />

Figura 1. 13 - Evoluzione del legame costitutivo dell’acciaio in funzione <strong>dello</strong> <strong>strain</strong><strong>rate</strong><br />

________________________________________________________ 29<br />

Figura 1. 14 - Tensione di snervamento dell’acciaio con effetto Joule_____________ 30<br />

Figura 1. 15 - Correzione della tensione di snervamento dell’acciaio dall’effetto Joule<br />

___________________________________________________________ 31<br />

Figura 1. 16 - Differenza tra le curve σ-ε ed s-e per un acciaio da carpenteria _____ 33<br />

Figura 1. 17 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con basso tenore di<br />

carbonio (low carbon steel) _____________________________________ 35<br />

Figura 1. 18 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con medio tenore di<br />

carbonio (medium carbon steel) _________________________________ 35<br />

Figura 1. 19 - Fotografia al microscopio elettronico di un acciaio con alto tenore di<br />

carbonio (high carbon steel)____________________________________ 35<br />

Figura 1. 20 - Diagramma sforzo-deformazione per un acciaio con precipitazioni di Si<br />

e Mn per differenti <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s _________________________________ 36<br />

Figura 1. 21 - Diagramma true stress-<strong>strain</strong> per un acciaio con precipitazioni di Ni, Cu<br />

e Al per differenti <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong>s __________________________________ 36<br />

Figura 1. 22 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura di un<br />

acciaio con precipitazioni di Ni, Cu e Al in condizione quasi-statiche e per<br />

elevato <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> ____________________________________________ 37<br />

Figura 1. 23 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura in<br />

condizione quasi-statiche per un acciaio temprato __________________ 38<br />

Figura 1. 24 - Fotografia al microscopio elettronico della superficie di frattura ad<br />

elevata velocità di deformazione per un acciaio temprato____________ 39<br />

Figura 1. 25 - Legame costitutivo della ghisa per diverse velocità di deformazione__ 39<br />

Figura 1. 26 - Anomalia di forma in condizioni di rottura della resina epossidica in<br />

compressione ________________________________________________ 41<br />

Figura 1. 27 - Legami sforzo-deformazioni in compressione dell’adesivo epossidica<br />

polimerizzato a caldo e a freddo ________________________________ 41<br />

138


INDICE DELLE FIGURE<br />

Figura 1. 28 - Ramo plastico <strong>dei</strong> legami tensione-deformazione in compressione con<br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> per l’adesivo epossidica polimerizzato a caldo e a freddo ___ 41<br />

Figura 1. 29 - Coefficiente di incremento dinamico della tensione in compressione per<br />

la resina epossidica ___________________________________________ 42<br />

Figura 1. 30 - Legami sforzo-deformazione in trazione con <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> dell’adesivo<br />

epossidico ___________________________________________________ 42<br />

Figura 1. 31 - Coefficiente di incremento dinamico della tensione in trazione per<br />

l’adesivo epossidico ___________________________________________ 43<br />

Figura 1. 32 - Risposta meccanica in compressione del sistema composito con fibre<br />

orientate nella direzione dell’azione sollecitante ___________________ 43<br />

Figura 1. 33 - Risposta meccanica in trazione del sistema composito con fibre orientate<br />

nella direzione dell’azione sollecitante ___________________________ 44<br />

Figura 2. 1 - Schema della barra di Hopkinson classica per prove di compressione _ 49<br />

Figura 2. 2 - SHPB della University of California San Diego ____________________ 49<br />

Figura 2. 3 - Schema del provino inserito tra la barra incidente e riflettente per una<br />

prova con la barra di Hopkinson________________________________ 51<br />

Figura 2. 4 - Esemplari di MHB del laboratorio DynaMat dell’University of Applied<br />

Scienses of Southern Switzerland _______________________________ 54<br />

Figura 2. 5 - Modified Hopkinson bar per prove di trazione ____________________ 55<br />

Figura 2. 6 - Registrazione delle onde incidente, riflessa e trasmessa misu<strong>rate</strong><br />

<strong>sul</strong>l’input ed output bar durante una prova con la barra di Hopkinson<br />

modificata __________________________________________________ 57<br />

Figura 2. 7 - Provino metallico sagomato ed avvitato tra le due barre incidente e di<br />

trasmissione per una prova con la barra di Hopkinson modificata ____ 58<br />

Figura 2. 8 - Set-up della barra di Hopkinson modificata per test su provini metallici<br />

___________________________________________________________ 59<br />

Figura 2. 9 - Set-up della barra di Hopkinson modificata per test su provini in<br />

calcestruzzo _________________________________________________ 60<br />

Figura 2. 10 - Provino in calcestruzzo con <strong>strain</strong>-gage applicato pronto per una prova<br />

con la barra di Hopkinson modificata____________________________ 61<br />

Figura 2. 11 - Schema di funzionamento della drop-weight impact machine _______ 63<br />

Figura 2. 12 - Drop-weight impact machine di un laboratorio tedesco _____________ 64<br />

Figura 2. 13 - Versione di dimensioni ridotte di drop-weight impact machine_______ 64<br />

Figura 2. 14 - Provino in calcestruzzo armato dopo il test con la drop-weight impact<br />

machine ____________________________________________________ 65<br />

Figura 2. 15 - Hydro-pneumatic machine per prove a media velocità di deformazione<br />

___________________________________________________________ 65<br />

Figura 2. 16 - Schema della hydro-pneumatic machine _________________________ 67<br />

Figura 3. 1 - Legame costitutivo plastico in funzione diε& nello spazio( σ , εε& , ) ____ 74<br />

Figura 3. 2 - Formulation for <strong>rate</strong> effect - possibili applicazioni degli effetti <strong>dello</strong><br />

<strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> al ramo plastico di un legame costitutivo ________________ 75<br />

Figura 3. 3 - Superficie di crisi di Mohr-Coulomb con limiti di Tresca utilizzati dal<br />

MAT 016 ___________________________________________________ 78<br />

Figura 3. 4 - Curve di danno e di rottura utilizzate dal mo<strong>dello</strong> MAT 016_________ 79<br />

Figura 3. 5 - legame costitutivo plastico tridimensionale secondo ε& ______________ 81<br />

Figura 5. 1 - Schema applicativo del metodo a fibre per sezione generica __________ 99<br />

Figura 5. 2 - Punti fondamentali della risposta della sezione nel piano χ-M_______ 100<br />

Figura 5. 3 - Punto di incipiente fessurazione in condizioni quasi-statiche ________ 101<br />

139


INDICE DELLE FIGURE<br />

Figura 5. 4 – Confronto tra le modalità di rottura duttile e fragile per due sezioni<br />

diverse ____________________________________________________ 101<br />

Figura 5. 5 - Esempio di rottura fragile per schiacciamento del calcestruzzo in zona<br />

compressa__________________________________________________ 102<br />

Figura 5. 6 - Esempio di rottura duttile per trazione nelle armature inferiori _____ 102<br />

Figura 5. 7 - Confronto tra le risposte flessionali di una sezione in c.a.p. con e senza<br />

l’applicazione <strong>dei</strong> coefficienti parziali di sicurezza ________________ 103<br />

Figura 5. 8 - <strong>Influenza</strong> della forma della sezione resistente <strong>sul</strong> legame M-χ _______ 104<br />

Figura 5. 9 - <strong>Influenza</strong> della resistenza <strong>dei</strong> materiali <strong>sul</strong> legame M-χ ____________ 105<br />

Figura 5. 10 - Legame parabolo-rettangolo utilizzato dalla normativa italiana ____ 105<br />

Figura 5. 11 - Legame costitutivo di Sargin utilizzato dal CEB _________________ 105<br />

Figura 5. 12 - <strong>Influenza</strong> del legame costitutivo <strong>dei</strong> materiali <strong>sul</strong>la curva M-χ _____ 106<br />

Figura 5. 13 – <strong>Influenza</strong> <strong>dello</strong> sforzo normale <strong>sul</strong> legame M-χ __________________ 106<br />

Figura 5. 14 - Legame costitutivo del calcestruzzo parabolo-rettangolo __________ 108<br />

Figura 5. 15 - Legame costitutivo dell’acciaio elasto-plastico ideale _____________ 108<br />

Figura 5. 16 - Andamento del DIF <strong>dei</strong> parametri meccanici del calcestruzzo e<br />

dell’acciaio utilizzati per le analisi numeriche ____________________ 109<br />

Figura 5. 17 - Sezione trasversale della colonna utilizzata nelle analisi numeriche _ 109<br />

Figura 5. 18 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.15___ 111<br />

Figura 5. 19 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.25___ 112<br />

Figura 5. 20 - Legame M-χ al variare della velocità di deformazione con ν=0.50___ 112<br />

Figura 5. 21 - Variazione della distanza dell’asse neutro dal lembo teso in funzione<br />

della velocità di deformazione nei tre casi di rapporto di sforzo assiale<br />

considerati _________________________________________________ 113<br />

Figura 5. 22 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in<br />

funzione della velocità di deformazione per ν=0.15 ________________ 113<br />

Figura 5. 23 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in<br />

funzione della velocità di deformazione per ν=0.25 ________________ 114<br />

Figura 5. 24 - Variazione della deformazione limite nel calcestruzzo e nell’acciaio in<br />

funzione della velocità di deformazione per ν=0.50 ________________ 114<br />

Figura 5. 25 – Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.15<br />

__________________________________________________________ 115<br />

Figura 5. 26 - Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.25<br />

__________________________________________________________ 115<br />

Figura 5. 27 - Energia specifica al crescere della velocità di deformazione con ν=0.50<br />

__________________________________________________________ 116<br />

Figura 5. 28 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />

pari a 3·10 -5 s -1 ______________________________________________ 117<br />

Figura 5. 29 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />

pari a 1·10 -4 s -1 ______________________________________________ 117<br />

Figura 5. 30 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />

pari a 1·10 -3 s -1 ______________________________________________ 118<br />

Figura 5. 31 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />

pari a 1·10 -2 s -1 ______________________________________________ 118<br />

Figura 5. 32 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />

pari a 1·10 -1 s -1 ______________________________________________ 119<br />

Figura 5. 33 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />

pari a 1·10 0 s -1 ______________________________________________ 119<br />

Figura 5. 34 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />

pari a 1·10 1 s -1 ______________________________________________ 120<br />

Figura 5. 35 - Legame M-χ per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε& costante<br />

pari a 1·10 2 s -1 ______________________________________________ 120<br />

140


INDICE DELLE FIGURE<br />

Figura 5. 36 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale<br />

conε& costante pari a 3·10 -5 s -1 __________________________________ 121<br />

Figura 5. 37 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -4 s -1 _______________________________________ 122<br />

Figura 5. 38 – Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -3 s -1 _______________________________________ 122<br />

Figura 5. 39 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -2 s -1 _______________________________________ 123<br />

Figura 5. 40 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 -1 s -1 _______________________________________ 123<br />

Figura 5. 41 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 0 s -1 _______________________________________ 124<br />

Figura 5. 42 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 1 s -1 _______________________________________ 124<br />

Figura 5. 43 - Energia specifica per tre valori del rapporto di sforzo assiale con ε&<br />

costante pari a 1·10 2 s -1 _______________________________________ 125<br />

141


INDICE DELLE TABELLE<br />

INDICE DELLE TABELLE<br />

Tabella 1. 1 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 5 mm __________________ 20<br />

Tabella 1. 2 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 10 mm _________________ 21<br />

Tabella 1. 3 - DIF per calcestruzzo con max aggregati di 25 mm _________________ 21<br />

Tabella 1. 4 - DIF per calcestruzzo asciutto __________________________________ 22<br />

Tabella 1. 5 - DIF per calcestruzzo con R.H. 50% _____________________________ 22<br />

Tabella 1. 6 - DIF per calcestruzzo saturo ___________________________________ 22<br />

Tabella 1. 7 - Assortimento granulometrico della sabbia utilizzata per confezionare i<br />

due conglomerati cementizi ____________________________________ 24<br />

Tabella 1. 8 - Assortimento granulometrico degli aggregati utilizzati per confezionare<br />

il calcestruzzo con inerti grossi __________________________________ 25<br />

Tabella 1. 9 - Assortimento granulometrico degli aggregati utilizzati per confezionare<br />

il calcestruzzo con inerti fini ____________________________________ 25<br />

Tabella 1. 10 – Incremento percentuale di resistenza a compressione e trazione tra i<br />

due provini con aggregati diversi________________________________ 26<br />

Tabella 2. 1 - Schema delle metodologie di indagine per i diversi <strong>strain</strong>-<strong>rate</strong> con<br />

indicazioni <strong>sul</strong>le tecniche sperimentali utilizzate e le relative criticità __ 48<br />

Tabella 4. 1 - Valori del DIF per il calcestruzzo in compressione e per le barre<br />

d’acciaio in funzione del tipo di esplosione e della sollecitazione agente 93<br />

Tabella 4. 2 - Valori del DIF per la tensione di snervamento dell’acciaio in funzione<br />

della sollecitazione e del tipo di acciaio ___________________________ 94<br />

Tabella 4. 3 - Valori del DIF per la tensione di rottura dell’acciaio per diverse<br />

tipologie di barre _____________________________________________ 94<br />

Tabella 4. 4 - Tensioni di calcolo per analisi dinamiche in funzione <strong>dello</strong> stato di<br />

sollecitazione ________________________________________________ 95<br />

Tabella 5. 1 - Caratteristiche meccaniche <strong>dei</strong> materiali in condizioni quasi-statiche 107<br />

Tabella 5. 2 - Dati utilizzati per le elaborazioni numeriche dinamiche fatte con il<br />

software Biaxial _____________________________________________ 108<br />

Tabella 5. 3 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni di<br />

incipiente fessurazione χ cr in funzione della velocità di deformazione per i<br />

tre livelli del rapporto di sforzo assiale __________________________ 125<br />

Tabella 5. 4 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni di<br />

snervamento dell’armatura tesa χ y in funzione della velocità di<br />

deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale__________ 126<br />

Tabella 5. 5 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori della curvatura in condizioni ultime χ u in<br />

funzione della velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di<br />

sforzo assiale _______________________________________________ 126<br />

Tabella 5. 6 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni di<br />

incipiente fessurazione M cr in funzione della velocità di deformazione per<br />

i tre livelli del rapporto di sforzo assiale _________________________ 126<br />

142


INDICE DELLE TABELLE<br />

Tabella 5. 7 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni di<br />

snervamento dell’armatura tesa M y in funzione della velocità di<br />

deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale__________ 127<br />

Tabella 5. 8 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori del momento flettente in condizioni<br />

ultime M u in funzione della velocità di deformazione per i tre livelli del<br />

rapporto di sforzo assiale _____________________________________ 127<br />

Tabella 5. 9 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori di energia specifica in funzione della<br />

velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di sforzo assiale 127<br />

Tabella 5. 10 - Tabella riepilogativa <strong>dei</strong> valori di incremento di energia specifica in<br />

funzione della velocità di deformazione per i tre livelli del rapporto di<br />

sforzo assiale _______________________________________________ 128<br />

143

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