28.12.2014 Views

la famiglia: il lavoro e la festa - Centri di Preparazione al Matrimonio

la famiglia: il lavoro e la festa - Centri di Preparazione al Matrimonio

la famiglia: il lavoro e la festa - Centri di Preparazione al Matrimonio

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

LA FAMIGLIA: IL LAVORO E LA FESTA<br />

LA FAMIGLIA - Genesi 1, 27-28<br />

IL LAVORO – Genesi 3, 17-19<br />

LA FESTA - Genesi 2, 1-3<br />

LA FAMIGLIA<br />

La <strong>famiglia</strong> e le sue connessioni <strong>di</strong>rette con <strong>il</strong> <strong>la</strong>voro e <strong>la</strong> <strong>festa</strong> sono inscritte nelle pagini inizi<strong>al</strong>i del<strong>la</strong><br />

Bibbia. Il testo <strong>di</strong> Genesi infatti afferma: "Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza".<br />

Nel<strong>la</strong> luce del Nuovo Testamento questo plur<strong>al</strong>e ("facciamo") rimanda <strong>al</strong> mistero trinitario e dunque<br />

<strong>al</strong> mistero <strong>di</strong> Dio che è re<strong>la</strong>zione.<br />

A questa chiamata segue imme<strong>di</strong>atamente quel<strong>la</strong> <strong>al</strong><strong>la</strong> fecon<strong>di</strong>tà ("Siate fecon<strong>di</strong> e moltiplicatevi") e<br />

dunque <strong>al</strong><strong>la</strong> generazione del figlio: come Dio crea d<strong>al</strong> nul<strong>la</strong>, cosi <strong>il</strong> masch<strong>il</strong>e e femmin<strong>il</strong>e insieme (mai<br />

separatamente) sono chiamati a generare attraverso l'Amore.<br />

Generare un figlio é dunque anch’esso un atto che è espressione dell’essere a immagine e<br />

somiglianza <strong>di</strong> Dio creatore, purchè procreato con responsab<strong>il</strong>ità e consapevolezza.<br />

Interessante come riflessione <strong>il</strong> termine "conobbe" che in Genesi, 4,1-2 è usato nei confronti <strong>di</strong><br />

Adamo: "Adamo conobbe Eva, sua moglie, che concepì e partorì Caino", "... poi partorì ancora<br />

Abele, suo fratello... e in Genesi 4,25 "Adamo <strong>di</strong> nuovo conobbe sua moglie che partorì un figlio e lo<br />

chiamò Set."<br />

Poi è emblematico come in Genesi 5,3 si <strong>di</strong>ce "Adamo aveva centotrenta anni quando generò un<br />

figlio a sua immagine, secondo <strong>la</strong> sua somiglianza e lo chiamò Set." e sarà <strong>la</strong> seconda e ultima volta<br />

che verrà ut<strong>il</strong>izzata t<strong>al</strong>e mod<strong>al</strong>ità <strong>di</strong> descrizione generativa.<br />

La re<strong>al</strong>tà generativa poi nel<strong>la</strong> Storia cambierà e <strong>la</strong> <strong>di</strong>scriminazione sarà <strong>la</strong> costante del genere<br />

umano, sin da Genesi 3,12-13... (Rispose l'Uomo: <strong>la</strong> Donna che Tu mi hai posto accanto mi ha dato<br />

dell'<strong>al</strong>bero ed io ne ho mangiato! Il Signore Dio <strong>di</strong>sse <strong>al</strong><strong>la</strong> Donna: Che hai rfatto Rispose <strong>la</strong> Donna:<br />

Il serpente mi ha ingannata ed io ho mangiato!).<br />

Discriminazione e riconoscimenti <strong>di</strong> ruoli che cambieranno anche a partire d<strong>al</strong> riconoscimento<br />

dell'<strong>al</strong>tro non più <strong>al</strong><strong>la</strong> pari ma in una forma <strong>di</strong> presa <strong>di</strong> possesso e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> autorità e comando da<br />

una parte e <strong>di</strong> sottomissione d<strong>al</strong>l'<strong>al</strong>tra.<br />

Infatti se <strong>il</strong> termine "conobbe" <strong>la</strong> Genesi lo userà anche nei confronti <strong>di</strong> Caino 4,17, <strong>di</strong>versamente in<br />

Genesi 4,19 userà <strong>il</strong> termine "prese" come significato <strong>di</strong> possesso, "Lamec si prese due mogli...",<br />

dando vita quin<strong>di</strong> a una fase socio-fam<strong>il</strong>iare <strong>di</strong> poligamia <strong>al</strong>l'apparenza in contrasto con <strong>la</strong><br />

monogamia voluta da Dio nel<strong>la</strong> Creazione, ma anche <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione grazie a quel breve termine<br />

possessivo "si prese", e tutto se comprensivo ma non giustificato nel<strong>la</strong> cultura orient<strong>al</strong>e ben presto<br />

però avrà grande influenza anche nel mondo occident<strong>al</strong>e.<br />

Per addentrarci <strong>di</strong> seguito nel capitolo del Lavoro e del<strong>la</strong> Festa occorrerebbe, come un f<strong>la</strong>sh, fare un<br />

escurso soci<strong>al</strong>e del<strong>la</strong> Famiglia <strong>al</strong><strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> Bibbia e del<strong>la</strong> Storia, che vedrà <strong>la</strong> Famiglia stessa essere<br />

contenitore <strong>di</strong> tre soggetti: l'Uomo/Maschio inteso come dominatore soci<strong>al</strong>e esterno, <strong>la</strong><br />

Donna/Femmina <strong>al</strong>l'apparenza succube <strong>di</strong> quest'ultimo nell'immaginario soci<strong>al</strong>e, ma in re<strong>al</strong>tà<br />

dominatrice domestica, pur nel<strong>la</strong> sofferenza, e infine i Figli soggetti/oggetti a seconda delle politiche<br />

socio-economiche <strong>di</strong> ogni epoca.<br />

Per inciso <strong>la</strong> Famiglia oggi assume un ruolo r<strong>il</strong>evante, pur nel<strong>la</strong> sua devastazione soci<strong>al</strong>e, giacchè è<br />

sempre più soggetto economico sui generis, che svolge una funzione <strong>di</strong> supporto <strong>al</strong>le scelte<br />

<strong>la</strong>vorative, offre protezione nei momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione, funge da agenzia <strong>di</strong> collocamento<br />

inform<strong>al</strong>e delle persone, sostiene i percorsi <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro autonomo, <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro impren<strong>di</strong>tori<strong>al</strong>e dei propri<br />

componenti. In sostanza <strong>la</strong> Famiglia <strong>di</strong>venta me<strong>di</strong>atore delle strategie occupazion<strong>al</strong>i tra lo stesso<br />

mercato del <strong>la</strong>voro e in<strong>di</strong>viduo che vuole accedervi.<br />

Oggi <strong>la</strong> Famiglia recepisce sostanzi<strong>al</strong>mente l'organizzazione tempor<strong>al</strong>e del<strong>la</strong> Società e risulta quin<strong>di</strong><br />

ampiamente <strong>di</strong>pendente dai tempi e dagli orari delle <strong>al</strong>tre organizzazioni: scuo<strong>la</strong>, imprese, trasporti<br />

pubblici, sevizi vari.<br />

Non è qui però <strong>la</strong> sede per una <strong>di</strong>samina approfon<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tutte queste <strong>di</strong>namiche ma è certo che <strong>di</strong><br />

queste dobbiamo tenere presente nell'affrontare <strong>la</strong> questione Lavoro e Festa.<br />

IL LAVORO<br />

Se è vero che qui oggi non siamo chiamati a fare una <strong>di</strong>scussione "critica" sull'attu<strong>al</strong>e sistema socioeconomico<br />

che governa <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione e le <strong>di</strong>namiche dell'Uomo con <strong>il</strong> Lavoro, è anche vero che<br />

dobbiamo partire da un assunto ben definito da cui poi <strong>di</strong>scende <strong>il</strong> tutto: l'Uomo, e qui inten<strong>di</strong>amo


l'Umanità, vive temporaneamente e precariamente su questa Terra.<br />

Prendere coscenza <strong>di</strong> questo ineluttab<strong>il</strong>e, oggettivo e drammatico punto <strong>di</strong> partenza vuole <strong>di</strong>re<br />

prendere atto del<strong>la</strong> propria consapevole debolezza antropologica che però trova nel<strong>la</strong> Famiglia, nel<br />

Lavoro e nel<strong>la</strong> Festa, tre leve per dare un senso superiore <strong>al</strong><strong>la</strong> sua precarietà terrena.<br />

Dio ha posto <strong>la</strong> terra nel<strong>la</strong> mani dell'Uomo – Genesi 1,28 – 2,7 – ma saggiamente glie<strong>la</strong> data in<br />

forma provvisoria, temporanemante, ovvero sia fino a quando l'Umanità vive.<br />

E <strong>al</strong>itando <strong>il</strong> suo Spirito <strong>di</strong> Vita Dio gli ha donato l'intelligenza per "dominar<strong>la</strong> e soggiogar<strong>la</strong>", non da<br />

solo, ma in compagnia con una donna, Eva, da cui <strong>di</strong>scenderanno tutte le generazioni.<br />

Quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> primo passaggio per <strong>il</strong> Lavoro e <strong>la</strong> Festa è <strong>la</strong> Famiglia, che però non è oggetto del<strong>la</strong> nostra<br />

riflessione se non per riflesso, o meglio qu<strong>al</strong>e contenitore <strong>di</strong> esigenze e <strong>di</strong> aspettative umane.<br />

Una <strong>di</strong> questa esigenza è che <strong>il</strong> "crescete e moltiplicatevi", che purtroppo senza una rego<strong>la</strong>, ha<br />

portato da una parte nuovi soggetti (figli) da inserire nel processo organizzativo e produttivo umano,<br />

ma anche a moltiplicare in forma esponenzi<strong>al</strong>e le esigenze <strong>di</strong> nutrimento, <strong>di</strong> abbigliamento – vedasi<br />

Genesi 3,21 – <strong>di</strong> locazione e <strong>di</strong> ogni <strong>al</strong>tra ut<strong>il</strong>e necessità atta a far vivere in modo <strong>di</strong>gnitoso secondo<br />

le necessità.<br />

Quando "nasce" <strong>il</strong> <strong>la</strong>voro La oggettiva considerazione è che <strong>il</strong> <strong>la</strong>voro, antropologicamente<br />

par<strong>la</strong>ndo, è nato con <strong>il</strong> Peccato e quin<strong>di</strong> non è mai stato un piacere... considerato che, nell'Eden del<strong>la</strong><br />

Genesi, l'Uomo non conosceva <strong>la</strong> mod<strong>al</strong>ità <strong>di</strong> vita chiamata "<strong>la</strong>voro" - Genesi 2,4-6 - poichè Dio lo<br />

aveva posto a dominio più assoluto su quanto creato, per cui egli non necessitava <strong>di</strong> "sudare" per<br />

guadagnarsi da vivere, mod<strong>al</strong>ità che come ben sappiamo acquisirà solo dopo <strong>la</strong> cacciata d<strong>al</strong>l'Eden<br />

stesso – Genesi 3,19.<br />

S<strong>al</strong>tando d<strong>al</strong>l'Antico Testamento <strong>al</strong> Nuovo Testamento possiamo notare come i Vangeli siano un<br />

quadro <strong>di</strong> <strong>la</strong>vori: Giuseppe f<strong>al</strong>egname, Pietro e Andrea pescatori, Matteo esattore delle tasse,<br />

governatori e re e tanti <strong>al</strong>tri uomini <strong>al</strong> <strong>la</strong>voro. Quanti mestieri nei Vangeli E quante immagini del<br />

<strong>la</strong>voro nei Vangeli Tanti uomini e donne vengono incontrati proprio nello svolgere <strong>il</strong> loro <strong>la</strong>voro<br />

or<strong>di</strong>nario, le attività che permettono loro <strong>di</strong> vivere e <strong>di</strong> procurarsi <strong>il</strong> necessario per vivere.<br />

I mestieri compaiono <strong>di</strong>verse volte nel Vangelo, spesso nelle parabole, come veicolo <strong>di</strong> un messaggio<br />

per rendere accessib<strong>il</strong>e un linguaggio che rimanda <strong>al</strong>trove. In partico<strong>la</strong>re, frequentemente, Gesù per<br />

annunciare <strong>il</strong> Regno <strong>di</strong> Dio par<strong>la</strong> attraverso le metafore dei mestieri come <strong>la</strong>voro.<br />

E qui non può essere non menzionata <strong>la</strong> parabo<strong>la</strong> dei <strong>la</strong>voratori nel<strong>la</strong> vigna.<br />

In t<strong>al</strong>e parabo<strong>la</strong> Gesù sta par<strong>la</strong>ndo del Regno <strong>di</strong> Dio rappresentato come una grande vigna in cui c’è<br />

ugu<strong>al</strong>mente spazio per tutti e in cui <strong>la</strong> ricompensa, nell’amore, non si può c<strong>al</strong>co<strong>la</strong>re come se fosse<br />

denaro.<br />

Se riflettiamo un attimo sul<strong>la</strong> risposta del padrone <strong>al</strong>l’operaio che si <strong>la</strong>menta l’ingiustizia apparente<br />

subita nel ricevere un denaro per <strong>il</strong> <strong>la</strong>voro svolto in una giornata, come per quelli che hanno <strong>la</strong>vorato<br />

solo una ora: "Amico io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro Pren<strong>di</strong> <strong>il</strong><br />

tuo e vattene; ma io voglio dare a quest’ultimo quanto a te” (Mt 20, 13-14), sembra che <strong>il</strong> senso<br />

del<strong>la</strong> parabo<strong>la</strong> possa essere questo: non è forse bene che ognuno trovi <strong>la</strong> sua re<strong>al</strong>izzazione nel suo<br />

<strong>la</strong>voro Non è bene che ciascuno venga riconosciuto per <strong>la</strong> sua fatica e per <strong>il</strong> suo impegno, senza<br />

essere pen<strong>al</strong>izzato se <strong>la</strong> vita l’ha portato ad attendere più a lungo prima <strong>di</strong> essere visto, chiamato e<br />

incaricato a <strong>la</strong>vorare nel<strong>la</strong> vigna<br />

In questo passo del Vangelo non mancano parole <strong>di</strong> ide<strong>al</strong>ismo, ma, in un tempo <strong>di</strong> precarietà e <strong>di</strong><br />

impossib<strong>il</strong>ità a trovare sempre e fac<strong>il</strong>mente un <strong>la</strong>voro fanno sperare che, prima o poi, “stando nel<strong>la</strong><br />

piazza”, ognuno trovi <strong>il</strong> suo piccolo e prezioso spazio <strong>di</strong> re<strong>al</strong>izzazione, responsab<strong>il</strong>izzazione e<br />

ricchezza, non solo e semplicemente economica, anche se onestamente va riconosciuto che oggi <strong>il</strong><br />

Lavoro è sempre più retto da un "do ut des" rego<strong>la</strong>to da contratti collettivi o in<strong>di</strong>vidu<strong>al</strong>i a seconda<br />

del<strong>la</strong> forza <strong>di</strong> contrattazione (leggasi sindacati, lobby, ecc.).<br />

Il Signore del Vangelo peò non si <strong>la</strong>scia imprigionare nello spazio ristretto del<strong>la</strong> proporzion<strong>al</strong>ità<br />

umana. All'Uomo <strong>la</strong> proporzion<strong>al</strong>ità sembra essere una legge intoccab<strong>il</strong>e, ma questo non v<strong>al</strong>e per<br />

Dio. Se vogliamo sporgerci anche un minimo sul mistero <strong>di</strong> Dio, dobbiamo liberarci nelle nostre<br />

re<strong>la</strong>zioni d<strong>al</strong>lo schema del<strong>la</strong> rigida proporzion<strong>al</strong>ità del "do ut des", poichè Egli ricompensa secondo <strong>al</strong><br />

proporzion<strong>al</strong>ità del<strong>la</strong> gratificazione, del<strong>la</strong> ricompensa che si re<strong>al</strong>izza già nel <strong>la</strong>voro stesso, perché<br />

riempimento <strong>di</strong> un vuoto.<br />

La parabo<strong>la</strong> dei <strong>la</strong>voratori nel<strong>la</strong> vigna è anche invito provocatorio a non limitarsi a computare <strong>il</strong><br />

<strong>la</strong>voro svolto da sé e d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro, insomma a non “tirare a campare”, ma a v<strong>al</strong>orizzare le risorse che<br />

ciascuno <strong>di</strong> noi può impiegare negli spazi in cui è incaricato a col<strong>la</strong>borare ed ad abitare <strong>la</strong> Vita senza<br />

c<strong>al</strong>coli, ma nel<strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> re<strong>al</strong>izzazione piena a livello umano, soci<strong>al</strong>e e <strong>la</strong>vorativo.<br />

E <strong>al</strong>lora <strong>la</strong> riflessione che potremmo fare come singolo, come coppia, come <strong>famiglia</strong> è: oggi <strong>il</strong> Lavoro<br />

è uno "strumento per vivere o uno strumento per <strong>il</strong> qu<strong>al</strong>e vivere" mod<strong>al</strong>ità purtroppo ormai oggi<br />

che sempre più pesantemente influisce nel<strong>la</strong> nostra vita.<br />

Qu<strong>al</strong>e rapporto <strong>famiglia</strong>-<strong>la</strong>voro vogliamo impostare per far sì che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> non venga fagocitata e<br />

spezzata d<strong>al</strong> <strong>la</strong>voro


LA FESTA<br />

"Così furono portati a compimento <strong>il</strong> cielo e <strong>la</strong> terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno,<br />

portò a compimento <strong>il</strong> <strong>la</strong>voro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo <strong>la</strong>voro che<br />

aveva fatto. Dio bene<strong>di</strong>sse <strong>il</strong> settimo giorno e lo consacrò, perchè in esso aveva cessato da ogni<br />

<strong>la</strong>voro che egli ha fatto creando." - Genesi 2,1-3<br />

Come spigo<strong>la</strong>tura storica <strong>di</strong>versamente da quanto si possa pensare, nell’antichità <strong>la</strong> settimana<br />

p<strong>la</strong>netaria non aveva <strong>il</strong> v<strong>al</strong>ore o<strong>di</strong>erno, ossia non decretava un giorno <strong>di</strong> <strong>festa</strong> con cadenza perio<strong>di</strong>ca.<br />

Infatti <strong>il</strong> ciclo <strong>di</strong> sette giorni non ha <strong>al</strong>cun rapporto con <strong>al</strong>tre unità tempor<strong>al</strong>i, non essendo una<br />

<strong>di</strong>visione del mese né delle lunazioni, ma semplicemente una comoda <strong>di</strong>visione tempor<strong>al</strong>e.<br />

Tuttavia essa è molto antica, come <strong>il</strong> suo legame coi pianeti. Per esempio, i C<strong>al</strong>dei, conoscendo solo<br />

cinque pianeti, ut<strong>il</strong>izzavano settimane <strong>di</strong> cinque giorni, mentre i Bab<strong>il</strong>ionesi, come in<strong>di</strong>cato nel co<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> Hammurabi (ris<strong>al</strong>ente <strong>al</strong> 2000 a.C.), avevano settimane <strong>di</strong> sette giorni, così come gli Ebrei e,<br />

molto probab<strong>il</strong>mente, gli antichi Egizi.<br />

Attraverso queste culture <strong>la</strong> settimana <strong>di</strong> sette giorni arrivò a Roma, sostituendo <strong>il</strong> ciclo delle<br />

nun<strong>di</strong>nae (i giorni <strong>di</strong> mercato) <strong>di</strong> otto giorni già d<strong>al</strong> I secolo a.C. I romani <strong>di</strong>edero ai giorni i nomi<br />

delle princip<strong>al</strong>i <strong>di</strong>vinità (anche quelle provenienti da <strong>al</strong>tri Paesi), pur slegando t<strong>al</strong>e ciclo d<strong>al</strong>le feste,<br />

che invece erano stab<strong>il</strong>ite secondo i criteri del<strong>la</strong> religione c<strong>la</strong>ssica.<br />

I Cristiani ere<strong>di</strong>tarono t<strong>al</strong>e settimana, ma introducendo <strong>il</strong> giorno del Signore, <strong>la</strong> domenica, giorno<br />

non <strong>di</strong> riposo, come per gli Ebrei, ma <strong>di</strong> gioia, dunque <strong>di</strong> <strong>festa</strong>.<br />

Da notare che proprio <strong>la</strong> re<strong>al</strong>tà cristiana sposta d<strong>al</strong> “Shabbàt” <strong>al</strong><strong>la</strong> domenica <strong>il</strong> giorno <strong>di</strong> riposo<br />

intendendolo come giorno de<strong>di</strong>cato <strong>al</strong> Signore e facendolo coincidere <strong>di</strong> fatto con <strong>il</strong> primo giorno<br />

del<strong>la</strong> settimana mentre <strong>la</strong> cultura <strong>di</strong> oggi lo pone a chiusura del<strong>la</strong> settimana, pur rimanendo lo stesso<br />

contenuto.<br />

Anche Cristo, da buon ebreo, osservava scrupolosamente tutte le festività ebraiche, ad iniziare<br />

proprio d<strong>al</strong> Shabbàt, <strong>la</strong> “<strong>festa</strong>” ebraica per antonomasia. In più passi dei Vangeli emerge che Gesù<br />

venerava questa giornata, ancora prima <strong>di</strong> osservar<strong>la</strong> (Mc 2,27-28). Per ogni Ebreo è infatti un<br />

dovere assoluto santificare <strong>il</strong> Shabbàt, perché è <strong>il</strong> giorno in cui si riposò l’Altissimo. Tra l’<strong>al</strong>tro, è<br />

proprio Gesù che mette anche in ris<strong>al</strong>to come anche in questo giorno (derogando d<strong>al</strong>l’osservare un<br />

assoluto riposo) sia comunque sempre lecito far del bene e, ancor più, pro<strong>di</strong>garsi per s<strong>al</strong>vare una<br />

vita (Gv 2,6; Mt 12,12; Mc 3,4; Lc 14,14). Ciò è quanto, ancora oggi, insegna l’ebraismo.<br />

Di questa giornata così importante per gli Israeliti, si fa riferimento esplicito in numerosi passi dei<br />

Vangeli (Mt 27,62; Mc 16,2; Lc 23,54- 24,1; Gv 20,1). La si ricorda anche dopo <strong>la</strong> sepoltura <strong>di</strong><br />

Cristo. Nel commento <strong>al</strong><strong>la</strong> stessa, si può leggere che coloro che giunsero <strong>al</strong> Sepolcro <strong>di</strong> Gesù, dopo <strong>la</strong><br />

sua deposizione, lo fecero “…<strong>il</strong> giorno dopo, che è quello successivo <strong>al</strong><strong>la</strong> “parasceve” (v<strong>al</strong>e a <strong>di</strong>re <strong>la</strong><br />

“preparazione” dei cibi per <strong>la</strong> <strong>festa</strong> <strong>di</strong> Sabato, durante <strong>il</strong> qu<strong>al</strong>e è obbligatorio un assoluto riposo, ivi<br />

compreso <strong>il</strong> cucinare).<br />

Nei testi biblici si par<strong>la</strong> anche <strong>di</strong> interruzione del <strong>la</strong>voro, <strong>di</strong> ogni <strong>la</strong>voro, e <strong>di</strong> contemp<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> tutto <strong>il</strong><br />

<strong>la</strong>voro compiuto. Non basta solo <strong>il</strong> non avere un <strong>la</strong>voro da fare — <strong>il</strong> tempo libero — ma <strong>di</strong>venta<br />

necessario poterne gustare <strong>il</strong> senso, contemp<strong>la</strong>re le gran<strong>di</strong> opere <strong>di</strong> Dio e ritrovare <strong>il</strong> senso delle<br />

proprie re<strong>la</strong>zioni e del tempo. Questa e esattamente <strong>il</strong> senso del<strong>la</strong> Festa.<br />

Da qui <strong>di</strong>scende che, oggi, <strong>la</strong> nostra preoccupazione dovrebbe essere quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> recuperare più che<br />

l'aspetto "quantitativo" del giorno del<strong>la</strong> Festa, dovrebbe essere quello <strong>di</strong> recuperare l'aspetto<br />

"qu<strong>al</strong>itativo" del tempo, ossia <strong>il</strong> piacere <strong>di</strong> fare Festa insieme, come coppia, come Famiglia, come<br />

Comunità.<br />

In sostanza oggi <strong>il</strong> nostro tempo deve essere sempre più Kairos e sempre meno Kronos.<br />

La nostra riflessione ci deve portare a chiederci cosa significa per noi <strong>la</strong> Festa, e soprattutto per noi<br />

credenti quel<strong>la</strong> che è in<strong>di</strong>viduata come <strong>la</strong> "Domenica", <strong>il</strong> giorno del Signore.<br />

Nel<strong>la</strong> società <strong>di</strong> oggi non deve essere dato per assodato che "giorno <strong>di</strong> riposo d<strong>al</strong> <strong>la</strong>voro=giorno del<br />

Signore". Le ultime in<strong>di</strong>cazioni legis<strong>la</strong>tive sembrano viaggiare proprio <strong>al</strong>l'opposto <strong>di</strong> questa<br />

uguaglianza. Sempre più <strong>la</strong> preoccupazione legis<strong>la</strong>tiva è quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> garantire giuri<strong>di</strong>camente che un<br />

giorno, qu<strong>al</strong>siasi, <strong>di</strong> un determinato periodo <strong>la</strong>vorativo sia obbligatorio <strong>di</strong> riposo per <strong>il</strong> <strong>la</strong>voratore.<br />

Dicasi <strong>di</strong> un qu<strong>al</strong>siasi periodo <strong>la</strong>vorativo poichè sempre più va sparendo concettu<strong>al</strong>mente <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica<br />

settimana d<strong>al</strong> Lunedì <strong>al</strong><strong>la</strong> Domenica per far sempre più posto a modelli <strong>la</strong>vorativi basati sull ore, o su<br />

turnazioni che comprendono anche più <strong>di</strong> una settimana.<br />

Infatti, se, da una parte, le attu<strong>al</strong>i <strong>di</strong>namiche <strong>la</strong>vorative, in questo contesto <strong>di</strong> crisi economica,<br />

<strong>al</strong>l'apparenza sembrerebbero creare più "tempo libero" nel suo complesso, d<strong>al</strong>l'<strong>al</strong>tra parte esse<br />

spostano questo tempo libero non più in una determinata giornata, ma determinano un ulteriore<br />

problema: quello del riempimento <strong>di</strong> t<strong>al</strong>e tempo libero, con <strong>la</strong> conseguenza che, se lo si vuole<br />

riempire con attività o hobby che necessitano <strong>di</strong> sol<strong>di</strong>, per assurdo scatenano <strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> <strong>la</strong>vorare<br />

<strong>di</strong> più per avere detti sol<strong>di</strong> necessari <strong>al</strong>l'hobby per <strong>il</strong> riempimento <strong>di</strong> t<strong>al</strong>e tempo libero, fino <strong>al</strong><br />

paradosso che lo stesso "hobby" possa <strong>di</strong>ventare <strong>di</strong> fatto un <strong>la</strong>voro che, per quanto ci piaccia, può<br />

comportare stress, affaticamento, e tensione psico-fisica.


Purtroppo neppure <strong>la</strong> Chiesa "umana" non si sottrae <strong>al</strong>le logiche dell'iperattività soci<strong>al</strong>e, per cui tutto<br />

spesso viene ricondotto <strong>al</strong> "shabbàt" ebraico o <strong>al</strong><strong>la</strong> "domenica" occident<strong>al</strong>e.<br />

La conseguenza rischiosa è che spesso le Coppie e le Famiglie sono chiamate a riempire i loro unici<br />

momenti unitari <strong>di</strong> tempo libero d<strong>al</strong> <strong>la</strong>voro con <strong>la</strong> partecipazione a questa o quell'<strong>al</strong>tra iniziativa<br />

socio-ecclesi<strong>al</strong>e, così da non avere più per loro <strong>il</strong> necessario tempo libero e quin<strong>di</strong> fare "Festa" in<br />

tutti i sensi sia a livello psicologico che fisico.<br />

Il vero problema <strong>al</strong><strong>la</strong> fine quin<strong>di</strong> è quello dell'educazione <strong>al</strong> tempo libero sia come persona, che come<br />

<strong>famiglia</strong> e comunità civ<strong>il</strong>e ed ecclesi<strong>al</strong>e.<br />

Due le strade: o ci affi<strong>di</strong>amo <strong>al</strong> vacuo riempimento on line attraverso i moderni strumenti informatici<br />

(internet, facebook, twiter, chat ecc...) oppure recuperiamo <strong>il</strong> rapporto re<strong>la</strong>zion<strong>al</strong>e concreto tra le<br />

persone e tra le persone e Dio.<br />

Se è vero che Dio nelle sue <strong>di</strong>verse espressioni è "spirito" è anche vero che questo "spirito" si è<br />

mani<strong>festa</strong>to nel<strong>la</strong> incarnazione del Figlio che si perpetua eucaristicamente nel<strong>la</strong> Festa del Signore.<br />

Dobbiamo quin<strong>di</strong> riscoprire <strong>la</strong> bellezza dell'OTIUM come "ozio creativo <strong>di</strong> rapporti affettivi e<br />

re<strong>la</strong>zion<strong>al</strong>i". E credete che anche questo tutto sommato spesso è un <strong>la</strong>voro non <strong>di</strong> poco conto.<br />

Ma se <strong>al</strong><strong>la</strong> fine del nostro tempo concesso ci sentiamo in pace con noi e con <strong>il</strong> nostro prossimo,<br />

possiamo <strong>di</strong>re che, nonostante <strong>il</strong> <strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> fatica, le apprensioni, l'aver de<strong>di</strong>cato, con amore e<br />

attenzione, per noi e per gli <strong>al</strong>tri un po' del nostro tempo, possiamo esc<strong>la</strong>mare con gioia <strong>al</strong>le porte<br />

dei Cieli: è qui <strong>la</strong> vera "Festa"!.<br />

RIFLESSIONI<br />

- Il <strong>la</strong>voro quanto tempo mi "sottrae" <strong>al</strong>le mie re<strong>la</strong>zioni fam<strong>il</strong>iari e person<strong>al</strong>i<br />

- Il "shabbàt" è fatto per me o io sono fatto per <strong>il</strong> "shabbàt" (preoccupazione <strong>di</strong> riempire <strong>il</strong> tempo)<br />

ovvero sia come ritrovare un nesso più virtuoso tra ambito <strong>la</strong>vorativo e ambito fam<strong>il</strong>iare.<br />

- Come vivo spiritu<strong>al</strong>mente <strong>il</strong> mio tempo <strong>di</strong> Festa (come Persona, come Famiglia, come Comunità).

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!