San Sebastiano n. 248 - Luglio - Misericordia di Firenze
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150 anni dall’Unità d’Italia<br />
<strong>San</strong> <strong>Sebastiano</strong> <strong>Luglio</strong> 2011<br />
<strong>di</strong><br />
Giampiero<br />
Masieri<br />
ANCHE A TEATRO<br />
SVENTOLA IL TRICOLORE<br />
“<br />
Quando la bella mia m’ha salutato -<br />
piangendo m’ha donato il tricolore”.<br />
E’ “Il canto dei volontari”. Lo hanno intonato,<br />
in mezzo al pubblico, gli attori della<br />
Compagnia “Namastè”, l’uno accanto<br />
all’altro, nel corridoio centrale del teatro<br />
Le Lau<strong>di</strong>, in Via Leonardo da Vinci, su<br />
Piazza Savonarola.<br />
Era il 16 marzo. Anche gli spettatori cantavano.<br />
All’entrata avevano ricevuto il testo<br />
e anche piccole coccarde tricolori offerte<br />
da ragazze in costume dell’epoca.<br />
Con molta semplicità, molta naturalezza,<br />
ma anche con imme<strong>di</strong>ata partecipazione,<br />
e senza il minimo clamore, Le Lau<strong>di</strong> hanno<br />
così ricordato i 150 anni dell’Unità<br />
d’Italia.<br />
Teatro pieno. Era in programma “Il gatto<br />
in cantina”, famosa comme<strong>di</strong>a fiorentina<br />
scritta da Nando Vitali, che fu capocronista<br />
de “La Nazione”. Musica <strong>di</strong> Salvatore<br />
Allegri.<br />
Era lo spettacolo numero venti del ventottesimo<br />
anno de Le Lau<strong>di</strong>: teatro pieno, per<br />
un totale <strong>di</strong> ottomila spettatori in tutta la<br />
stagione.<br />
Gli attori erano Michele Fabbri, <strong>San</strong>dra<br />
Morgantini, Rita Serafini, Andrea Nar<strong>di</strong>,<br />
Barbara Danzè, Fabio Cabras, Lorenzo<br />
Bittini, Giana Capanni. Applau<strong>di</strong>tissimi,<br />
prima sul palcoscenico, e poi quando sono<br />
scesi in mezzo al pubblico. “Il canto<br />
dei volontari” alla fine dello spettacolo<br />
era naturalmente in programma, gli spettatori<br />
lo sapevano e lo hanno accolto con<br />
la loro stessa voce e con gli applausi.<br />
Niente <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario, niente <strong>di</strong> memorabile,<br />
ma forse <strong>di</strong> più: come quando si<br />
<strong>di</strong>ce intimamente “io c’ero”.<br />
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