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San Sebastiano n. 248 - Luglio - Misericordia di Firenze

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Fede e Società<br />

<strong>San</strong> <strong>Sebastiano</strong> <strong>Luglio</strong> 2011<br />

fondamentale ruolo e ad<strong>di</strong>rittura sembra<br />

combattere la stessa persistenza della famiglia,<br />

proprio quando se ne sente una vitale<br />

necessità nello snodo epocale che stiamo<br />

vivendo, forse pensando <strong>di</strong> esserne soltanto<br />

spettatori, mentre ne siamo parte in<br />

causa. E questo è un problema serio, perché<br />

se come Comunità in tutte le sue articolazioni<br />

non riusciremo a ritrovare le ragioni<br />

e il gusto <strong>di</strong> una socialità autentica<br />

fondata sulla ricerca della Verità e della<br />

fraternità, e non convenzionale e pertanto<br />

ipocrita e falsa, sarà ben <strong>di</strong>fficile uscire da<br />

una crisi profonda e complessiva, <strong>di</strong> natura<br />

non soltanto economico-finanziaria e<br />

produttiva, ma <strong>di</strong> fini, ultimi e penultimi,<br />

del vivere. Machiavelli aveva torto e il nostro<br />

tempo dovrà, volente o nolente, riconoscere<br />

amaramente che sull’ipocrisia e<br />

sulla violenza che nega l’esistenza del bene<br />

non si costruisce nulla. Ritrovare la gioia<br />

e il gusto del quoti<strong>di</strong>ano allora significa<br />

scoprire con meraviglia <strong>di</strong> essere anche<br />

noi costruttori <strong>di</strong> storia: la nostra personale<br />

anzitutto, nel vivere il tempo che ci è dato<br />

come dono ricevuto; metterlo a frutto nel<br />

colloquio intimo con Dio, nel conoscerlo <strong>di</strong><br />

più, nel fare con amore e spirito <strong>di</strong> servizio.<br />

Nell’educare i figli, le giovani generazioni:<br />

lavoro mai finito e sempre da ricominciare<br />

daccapo, perché soltanto così i<br />

valori più importanti e decisivi per il futuro<br />

saranno trasmessi e, soprattutto, vissuti<br />

a <strong>di</strong>spetto della violenza me<strong>di</strong>atica e pubblica.<br />

Agire nel quoti<strong>di</strong>ano, nell’anonimato,<br />

ignorati e misconosciuti dalla sfera pubblica<br />

significa invece dare braccia e gambe,<br />

e cuore, alla speranza, <strong>di</strong>mostrare nei<br />

fatti che Dio è veritiero. Per questo la Rivelazione<br />

cristiana è <strong>di</strong> per sé vittoriosa, a <strong>di</strong>spetto<br />

delle apparenze e delle potenze terrene<br />

che, alla lunga, ha sempre <strong>di</strong>strutto;<br />

delle umiliazioni patite e che ancora dovrà<br />

affrontare, a somiglianza del Cristo.<br />

Nell’Italia – e nell’Europa – <strong>di</strong> oggi, <strong>di</strong> fronte<br />

alle massicce migrazioni <strong>di</strong> popoli, che<br />

solo per pudore non chiamiamo col loro<br />

nome <strong>di</strong> invasioni, occorre riflettere molto<br />

più a fondo <strong>di</strong> quanto non si sia finora fatto,<br />

bloccati dalla stupi<strong>di</strong>tà demagogica del<br />

“politicamente corretto”. Pensiamo davvero<br />

che basti sfamare e rivestire sul momento<br />

masse <strong>di</strong> uomini e donne quasi esclusivamente<br />

giovani che approdano per motivi<br />

contingenti anche gravissimi, ma alla<br />

ricerca indefinita <strong>di</strong> un <strong>di</strong> più al quale aspirano<br />

senza sapere esattamente cosa e perché<br />

C’è un immenso problema educativo<br />

e culturale da affrontare ed è semplicemente<br />

ri<strong>di</strong>colo il pressappochismo buonistico<br />

con cui si è finora pensato <strong>di</strong> “gestire”<br />

i rapporti con le altre culture e religioni,<br />

ammantandolo col nome nobile del <strong>di</strong>alogo,<br />

senza in realtà praticarlo perché se<br />

ne ignorano i presupposti stessi, oppure<br />

perché non si ha neppure la forza delle<br />

proprie convinzioni. Eppure, è proprio<br />

questa vera “emergenza educativa”, come<br />

non si stanca <strong>di</strong> ripetere Benedetto XVI,<br />

la strada stretta che occorrerà percorrere<br />

per preparare davvero la via della pace e<br />

della persistenza del nostro stesso popolo,<br />

chiamato ancora una volta al suo compito<br />

più alto: accogliere i popoli in<strong>di</strong>cando loro<br />

la via della autentica “civiltà umana e<br />

cristiana”.<br />

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