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Appunti di Elettromagnetismo - Dipartimento di Fisica

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M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

L’Elettrostatica<br />

I costituenti elementari della materia possiedono, oltre alla massa, la carica elettrica.<br />

La carica elettrica si misura in Coulomb (C) ed il valore più piccolo finora osservato è<br />

la carica dell’elettrone pari a<br />

q<br />

e<br />

= −1.61<br />

10<br />

−19<br />

•<br />

C . In natura esistono corpi dotati <strong>di</strong> carica<br />

elettrica positiva, altri negativa, altri ancora nulla (in ogni caso la carica è un<br />

multiplo intero della carica dell’elettrone).<br />

Forza <strong>di</strong> Coulomb: un corpo puntiforme dotato <strong>di</strong> carica elettrica q<br />

1<br />

esercita su un<br />

secondo corpo puntiforme dotato <strong>di</strong> carica elettrica q<br />

2<br />

una forza d’intensità:<br />

F C<br />

1 q q<br />

= dove r<br />

4 πε r<br />

12<br />

è la <strong>di</strong>stanza tra i corpi<br />

0<br />

1 2<br />

2<br />

12<br />

−12<br />

2<br />

mentre ε<br />

0<br />

= 8.86 • 10 C<br />

2 è la costante<br />

N • m<br />

<strong>di</strong>elettrica del vuoto. E’ utile ricordare anche<br />

1<br />

•<br />

9<br />

2<br />

l’espressione = 8.98 • 10 N m<br />

2 .<br />

4πε<br />

C<br />

0<br />

A<br />

B<br />

F r 2 r12<br />

• •<br />

q 1<br />

q 2<br />

F r<br />

1<br />

F r F r<br />

2 r<br />

1<br />

12<br />

• •<br />

q 1<br />

q 2<br />

La forza si esercita lungo la <strong>di</strong>rezione che unisce<br />

i due corpi e per il Terzo Principio della Dinamica<br />

Fig. 31. Esempi <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> Coulomb:<br />

A - cariche dello stesso segno si respingono,<br />

B - cariche <strong>di</strong> segno opposto si attraggono.<br />

il secondo corpo esercita sul primo una forza <strong>di</strong><br />

pari intensità, stessa <strong>di</strong>rezione ma verso opposto. I corpi dotati <strong>di</strong> carica elettrica<br />

dello stesso segno esercitano l’uno sull’altro una forza repulsiva, mentre i corpi dotati<br />

<strong>di</strong> carica <strong>di</strong> segno opposto esercitano l’uno sull’altro una forza attrattiva. Per esempio,<br />

nel caso A riportato in figura 31 le due cariche hanno lo stesso segno e la carica q 1<br />

esercita sulla carica q<br />

2<br />

la forza repulsiva F r 1<br />

mentre q 2<br />

esercita su q 1<br />

la forza<br />

r r<br />

anch’essa repulsiva F 2<br />

= −F1<br />

. Nel caso B le due cariche hanno segno opposto ed<br />

r r<br />

esercitano l’una sull’altra una forza attrattiva ed anche in questo caso vale F 2<br />

= −F1<br />

.<br />

La forza elettrostatica agisce a <strong>di</strong>stanza. Possiamo quin<strong>di</strong> immaginare che una qualunque<br />

carica elettrica Q “estenda” la sua presenza al volume che la circonda. E’ come se<br />

63


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

la singola carica elettrica posta nel punto P avesse registrato in tutti gli altri punti<br />

dell’Universo l’informazione della sua presenza in P . Non appena una seconda carica q<br />

viene ad occupare un punto del volume questa presenza si manifesta sotto forma <strong>di</strong><br />

1 qQ<br />

una forza agente sulla carica q pari a F = . Per descrivere questa presenza<br />

2<br />

4πε<br />

r<br />

utilizziamo la grandezza vettoriale campo elettrico E r definito come<br />

caso <strong>di</strong> una carica puntiforme il campo elettrico ha le seguenti proprietà:<br />

0<br />

r<br />

r F<br />

E = . Nel<br />

q<br />

- è <strong>di</strong>retto ra<strong>di</strong>almente verso la carica Q che lo ha generato se Q < 0, oppure è<br />

<strong>di</strong>retto in <strong>di</strong>rezione opposta se Q > 0, ed<br />

1 Q<br />

- il suo modulo in un punto <strong>di</strong>stante r vale E = .<br />

2<br />

4πε<br />

r<br />

Il campo elettrico viene misurato in N/C oppure Volt/metro (V/m ).<br />

In generale per calcolare la forza esercitata da una <strong>di</strong>stribuzione qualunque <strong>di</strong> cariche<br />

su una carica q posta in un punto P è sufficiente calcolare il valore del campo<br />

elettrostatico E r come somma vettoriale dei campi elettrici generati dalle singole<br />

cariche della <strong>di</strong>stribuzione nel punto P (Principio <strong>di</strong> sovrapposizione) e ricavare la<br />

forza elettrostatica moltiplicando il valore del campo per q:<br />

0<br />

r r<br />

F = qE<br />

.<br />

E’ possibile rappresentare graficamente la presenza nello<br />

spazio del campo elettrico me<strong>di</strong>ante la tracciatura <strong>di</strong> linee,<br />

dette linee <strong>di</strong> campo, con la con<strong>di</strong>zione che in ogni<br />

punto dello spazio il campo elettrico sia tangente alla<br />

linea <strong>di</strong> campo che passa per quel punto. La maggiore<br />

E r<br />

E r<br />

densità <strong>di</strong> linee corrisponde ad una maggiore intensità del<br />

campo elettrico.<br />

Fig. 32. Linee <strong>di</strong> campo e campo<br />

elettrico.<br />

Non è possibile che due linee <strong>di</strong> campo si intersechino.<br />

Le linee <strong>di</strong> campo sono uscenti dalle cariche positive ed entranti verso quelle negative.<br />

64


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

Il <strong>di</strong>polo elettrico è formato da due cariche puntiformi<br />

q <strong>di</strong> segno opposto e mantenute alla <strong>di</strong>stanza<br />

fissa d . La forma del campo elettrico, riportata in<br />

figura 33, è ra<strong>di</strong>ale vicino alle singole cariche come<br />

nel caso <strong>di</strong> una carica puntiforme libera, mentre<br />

q<br />

P r<br />

allontanandosi dalle cariche le linee <strong>di</strong> campo<br />

− q<br />

risentono della presenza dell’altra carica e piegano in<br />

modo tale che ogni linea che parte dalla carica q<br />

finisce sulla carica<br />

− q<br />

lo descrive è il momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo<br />

. La grandezza vettoriale che<br />

Fig. 33. Campo elettrico generato da un<br />

<strong>di</strong>polo<br />

r r<br />

P = qd<br />

orientato come in figura 33. Il valore del<br />

campo elettrico generato dal <strong>di</strong>polo si può calcolare in ogni punto dello spazio come<br />

r r r<br />

somma dei campi generati dalle singole cariche E = E q + E . Se un <strong>di</strong>polo elettrico si<br />

trova immerso in un campo elettrico esterno uniforme la carica positiva risentirà <strong>di</strong><br />

una forza uguale ma <strong>di</strong> verso opposto alla forza che subisce la carica negativa (la<br />

r r<br />

r r<br />

positiva risentirà <strong>di</strong> una forza F = + qEest<br />

e quella negativa <strong>di</strong> una forza F = −qEest<br />

).<br />

L'insieme <strong>di</strong> queste due forze uguali e contrarie (coppia <strong>di</strong> forze) tenderà a far<br />

ruotare il <strong>di</strong>polo. Si <strong>di</strong>ce che un <strong>di</strong>polo immerso in un campo esterno subisce un<br />

−q<br />

momento meccanico <strong>di</strong> rotazione <strong>di</strong> intensità pari a<br />

M = sinα<br />

dove α è l'angolo<br />

PE est<br />

formato tra la <strong>di</strong>rezione del vettore momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo P e la <strong>di</strong>rezione del campo<br />

elettrico esterno.<br />

Il <strong>di</strong>polo elettrico è una buona approssimazione del<br />

comportamento <strong>di</strong> molte molecole (esempio H 2 O) che<br />

presentano una <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> cariche positive e<br />

negative. In con<strong>di</strong>zioni normali i <strong>di</strong>poli delle singole<br />

molecole sono orientati in modo casuale, pertanto la<br />

E r est<br />

somma vettoriale dei loro campi elettrici è nulla,<br />

mentre in presenza <strong>di</strong> un campo elettrico esterno<br />

65<br />

Fig. 34. Polarizzazione dei <strong>di</strong>poli<br />

molecolari in presenza <strong>di</strong> un campo<br />

elettrico esterno.


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

E r<br />

est<br />

gli stessi ruotano in modo da orientare P r parallelamente al campo E r<br />

est<br />

, In questo<br />

modo il campo elettrico all’interno del materiale risulta essere la somma vettoriale del<br />

campo generato da ciascun <strong>di</strong>polo (adesso tutti orientati nello stesso verso) e del<br />

campo elettrico esterno e pertanto risulterà minore <strong>di</strong> E r est .<br />

Materiali che si comportano in questo modo vengono detti <strong>di</strong>elettrici e le loro proprietà<br />

elettriche vengono descritte me<strong>di</strong>ante la costante <strong>di</strong>elettrica relativa ε r<br />

sempre<br />

maggiore <strong>di</strong> 1. Si può <strong>di</strong>mostrare che l’intensità del campo elettrico esterno E r<br />

est<br />

r<br />

assume all’interno del <strong>di</strong>elettrico il valore (minore <strong>di</strong> E r est )<br />

r E = est .<br />

La forza elettrostatica è conservativa e pertanto è possibile definire l’energia potenziale<br />

U che per la forza <strong>di</strong> Coulomb vale: ( r )<br />

E<br />

ε<br />

r<br />

1 q1q<br />

= . In particolare l’energia<br />

4πε<br />

r<br />

U<br />

2<br />

0<br />

potenziale per un <strong>di</strong>polo in presenza <strong>di</strong> un campo esterno E r r r<br />

est è U = −P<br />

• Eest<br />

.<br />

r r<br />

Analogamente alla relazione F = qE<br />

che lega il campo elettrico alla forza elettrostatica,<br />

è possibile scrivere la relazione<br />

U = qV che lega l’energia potenziale U al<br />

potenziale elettrico V . Questa grandezza fisica scalare ha come unità <strong>di</strong> misura nel<br />

sistema SI il Volt ( V = J/C ) e pertanto il campo elettrico si può misurare in V/m . Nel<br />

caso <strong>di</strong> una carica puntiforme Q vale la relazione V ( r )<br />

1 Q<br />

= mentre per<br />

4πε<br />

r<br />

configurazioni più complicate riman<strong>di</strong>amo alla tabella successiva. Al pari del campo<br />

elettrico, il potenziale elettrostatico è definito in tutti i punti dello spazio e <strong>di</strong>pende<br />

dalle cariche elettriche presenti e può essere calcolato con il principio <strong>di</strong><br />

sovrapposizione<br />

mentre<br />

r<br />

E<br />

∑ =<br />

i<br />

V<br />

r<br />

E i<br />

= ∑V i<br />

i<br />

. Si osservi che questa è una somma <strong>di</strong> grandezze scalari,<br />

è una somma vettoriale ed il calcolo è più complicato. Per questa<br />

ragione, per calcolare il campo elettrico generato da una <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> cariche, è<br />

conveniente calcolare prima il potenziale elettrico me<strong>di</strong>ante la somma <strong>di</strong> grandezze<br />

0<br />

66


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

∑<br />

scalari V e successivamente calcolare E r me<strong>di</strong>ante la relazione<br />

=<br />

i<br />

V i<br />

E x<br />

dV<br />

= − che<br />

dx<br />

lega ciascuna delle tre componenti del campo elettrico al potenziale elettrico.<br />

Per calcolare il lavoro fatto dalla forza elettrostatica basta ricordare che per forze<br />

conservative vale<br />

L = −∆U<br />

. Per calcolare la variazione dell’energia potenziale ∆ U per<br />

una carica che si muove da un punto x<br />

1<br />

ad un punto x<br />

2<br />

è quin<strong>di</strong> sufficiente valutare<br />

l’espressione ∆ U = qV[ ( x ) −V<br />

( )]<br />

dove ( x )<br />

2<br />

x 1<br />

V è il potenziale elettrico generato dalle<br />

altre cariche presenti. La carica q in presenza <strong>di</strong> un potenziale elettrico V acquista<br />

quin<strong>di</strong> un’energia potenziale<br />

punto dove U assume il valore minimo.<br />

U = qV e, se lasciata libera, tenderà a muoversi verso il<br />

67


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

Partendo dalla legge <strong>di</strong> Coulomb ed utilizzando il teorema <strong>di</strong> Gauss è possibile calcolare<br />

il campo elettrico generato da una qualunque configurazione <strong>di</strong> cariche. Nella tabella<br />

seguente sono riportati alcuni casi particolari.<br />

Configurazione Campo elettrostatico Potenziale elettrostatico<br />

punti-<br />

carica<br />

forme<br />

<strong>di</strong>polo<br />

componente<br />

lungo l’asse //<br />

<strong>di</strong>polo<br />

componente<br />

lungo l’asse ⊥<br />

p = qd momento<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>polo<br />

( C • m )<br />

Q 1<br />

E =<br />

il campo è ra<strong>di</strong>ale<br />

2<br />

4πε<br />

r<br />

0<br />

2 2<br />

p ( 2y<br />

− x )<br />

5<br />

2 2<br />

( ) 2<br />

E x<br />

4 0 +<br />

V ( r ) =<br />

V ( ∞)<br />

= 0<br />

Q<br />

πε<br />

4 0<br />

1<br />

p cosθ<br />

1<br />

= V ( r,<br />

θ ) =<br />

2<br />

πε 4πε0<br />

r<br />

x y<br />

1<br />

= πε<br />

3pxy<br />

E y<br />

4 0 +<br />

2 2<br />

( ) 5<br />

2<br />

x<br />

y<br />

1<br />

r<br />

sfera uniformemente<br />

carica<br />

<strong>di</strong> raggio R<br />

ρ = densità <strong>di</strong><br />

carica (<br />

3<br />

C/m )<br />

4 Q = π R<br />

3 ρ =<br />

3<br />

carica totale<br />

E<br />

E<br />

ρ<br />

= r<br />

3ε0<br />

3<br />

ρ R<br />

=<br />

2<br />

3ε0<br />

r<br />

Q 1<br />

=<br />

4πε<br />

r<br />

0<br />

2<br />

r ≤ R<br />

r > R<br />

il campo è ra<strong>di</strong>ale<br />

rispetto<br />

al centro della<br />

sfera<br />

ρ ⎛<br />

V ( r ) =<br />

⎜R<br />

2ε<br />

⎝<br />

ρ<br />

V ( r ) =<br />

3ε<br />

V ( ∞)<br />

= 0<br />

0<br />

0<br />

R<br />

r<br />

3<br />

2<br />

2<br />

r ⎞<br />

−<br />

⎟<br />

3 ⎠<br />

Q<br />

=<br />

4πε<br />

0<br />

1<br />

r<br />

r<br />

≤ R<br />

r > R<br />

superficie sferica<br />

uniformemente<br />

carica<br />

σ = densità<br />

superficiale <strong>di</strong><br />

2<br />

carica ( C/m )<br />

Q<br />

= 4π R<br />

2 σ<br />

carica totale<br />

=<br />

E<br />

E<br />

= 0<br />

=<br />

σ<br />

ε<br />

0<br />

R<br />

r<br />

Q<br />

=<br />

4πε<br />

2<br />

0<br />

2<br />

1<br />

r<br />

2<br />

r ≤ R<br />

r > R<br />

il campo è ra<strong>di</strong>ale<br />

rispetto<br />

al centro della<br />

sfera<br />

σ<br />

V ( r ) = R<br />

ε0<br />

2<br />

σ R<br />

V ( r ) =<br />

ε0<br />

r<br />

V ( ∞)<br />

= 0<br />

r ≤ R<br />

=<br />

Q<br />

πε<br />

4 0<br />

1<br />

r<br />

r<br />

> R<br />

filo infinito<br />

uniformemente<br />

carico<br />

λ = densità lineare<br />

<strong>di</strong> carica<br />

(C/m )<br />

E<br />

λ 1<br />

=<br />

il campo è ra<strong>di</strong>ale<br />

al πε r<br />

filo<br />

2 0<br />

λ<br />

V ( r ) = − lnr<br />

πε<br />

2 0<br />

anello <strong>di</strong> raggio<br />

R uniformemente<br />

carico,<br />

in un punto<br />

dell’asse<br />

E<br />

qz<br />

=<br />

4πε<br />

R<br />

0<br />

2 2<br />

( z + ) 3 2<br />

Il campo è<br />

<strong>di</strong>retto lungo<br />

l’asse<br />

q<br />

V ( z ) = −<br />

2 2<br />

4πε<br />

z + R<br />

0<br />

piano infinito<br />

uniformemente<br />

carico<br />

σ = densità<br />

superficiale <strong>di</strong><br />

2<br />

carica ( C/m )<br />

σ<br />

=<br />

il campo è<br />

E<br />

2ε 0<br />

perpen<strong>di</strong>colare<br />

al piano<br />

( )<br />

V d<br />

= −<br />

V (0) = 0<br />

σ<br />

ε<br />

2 0<br />

d<br />

68


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

Esempi<br />

−31<br />

1. Modello dell'atomo <strong>di</strong> Bohr. Un elettrone <strong>di</strong> massa m = 9.1 • 10 kg e carica<br />

−19<br />

q = −1.61<br />

• 10 C ruota attorno al nucleo atomico, costituito nel caso dell’idrogeno da un<br />

e<br />

−11<br />

singolo protone. Sapendo che percorre una circonferenza <strong>di</strong> raggio R = 5.3 • 10 m e che la<br />

carica del protone è<br />

q p<br />

= + 1.61<br />

10<br />

−19<br />

•<br />

C , calcolare:<br />

a) la forza elettrostatica fra elettrone e protone;<br />

b) il potenziale generato dal protone alla <strong>di</strong>stanza R a cui si trova l'elettrone;<br />

c) la velocità orbitale con cui l'elettrone percorre la circonferenza;<br />

d) l'energia totale posseduta dall'elettrone<br />

Soluzione:<br />

a) Dalla legge <strong>di</strong> Coulomb si ottiene 1 qeqp<br />

−<br />

F = = 8.2 • 10<br />

8<br />

e<br />

N<br />

2<br />

4πε<br />

R<br />

b) Dalla definizione <strong>di</strong> potenziale per una carica puntiforme V ( R ) = = + 27.2V<br />

0<br />

c) L'elettrone, sotto l'azione della forza elettrostatica, percorre una circonferenza <strong>di</strong> raggio<br />

R, per cui occorrerà collegare tramite il Secondo Principio della Dinamica la forza<br />

2<br />

v<br />

elettrostatica all’accelerazione centripeta, ottenendo F e = m da cui si ottiene<br />

R<br />

6<br />

v = 2.2 • 10 m/s<br />

d) L'energia totale è la somma dell'energia cinetica K e dell'energia potenziale U :<br />

1 2 − 18<br />

K =<br />

2<br />

mv = 2.17 • 10<br />

R = qV R = −4.35<br />

J<br />

−18<br />

( ) ( ) • 10 J<br />

U e<br />

Pertanto E tot<br />

= K<br />

+ U<br />

= −2.18<br />

10<br />

−18<br />

•<br />

J =<br />

-13.6eV<br />

dove si è espresso il risultato utilizzando l'unità <strong>di</strong> misura elettronvolt, definita come<br />

l'energia acquistata da un elettrone quando attraversa la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale <strong>di</strong> un Volt:<br />

−19<br />

1eV = 1.61 • 10 J<br />

Si noti che nel risultato ottenuto E < 0 , in generale questo in<strong>di</strong>ca uno stato legato, in altre<br />

tot<br />

parole, in<strong>di</strong>ca che la configurazione è stabile ed è necessario fornire energia per portar via<br />

l'elettrone (energia <strong>di</strong> ionizzazione).<br />

e<br />

1<br />

4πε<br />

0<br />

q<br />

R<br />

p<br />

2. Una carica puntiforme q = 5 1<br />

µC è fissata nell'origine ed una seconda<br />

carica q<br />

2<br />

= −2µC<br />

è posta sull'asse x , ad una <strong>di</strong>stanza<br />

d = 3m, come in figura 35. Calcolare:<br />

a) il campo elettrico in un punto P , sull'asse y , a una <strong>di</strong>stanza<br />

<strong>di</strong> 4 m dall'origine;<br />

θ<br />

b) il potenziale nel punto P ;<br />

c) il lavoro richiesto per portare una terza carica puntiforme q1<br />

q2<br />

y<br />

P<br />

x<br />

69<br />

Fig. 35. Problema 2.


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

q 4µC dall'infinito al punto P ;<br />

3 =<br />

d) la forza elettrostatica che agisce su q<br />

3<br />

posta in P ;<br />

e) l'energia potenziale totale del sistema costituito dalle tre cariche nella configurazione<br />

finale.<br />

Soluzione:<br />

a) Il campo elettrico è la somma vettoriale dei campi elettrici generati dalle due cariche. Per<br />

semplicità conviene calcolare le due componenti E x ed E y .<br />

1 q2<br />

1<br />

−2µC<br />

3<br />

Ex<br />

= − cosθ<br />

= −<br />

= 431V/m<br />

2<br />

2<br />

2 2 2<br />

4πε<br />

12 C ( 4 3 ) m<br />

2 2<br />

0 r<br />

−<br />

2P<br />

4π<br />

× 8.86 • 10<br />

+<br />

2<br />

4 + 3<br />

N • m<br />

1 q1<br />

1 q2<br />

Ey<br />

= + sinθ<br />

=<br />

2<br />

2<br />

4πε<br />

0<br />

r1<br />

P<br />

4πε<br />

0<br />

r2<br />

P<br />

1<br />

⎛ 5µC − 2µC 4 ⎞<br />

=<br />

⎜<br />

⎟ = 2232V/m<br />

12<br />

2<br />

2 2 2 2 2<br />

4 8.86 10 C<br />

+<br />

− 4 m ( 4 3 ) m 2 2<br />

2<br />

4 3<br />

π × •<br />

⎝<br />

+<br />

+ ⎠<br />

N • m<br />

pertanto il campo elettrico E r 2 2<br />

avrà modulo E E x<br />

+ E = 2273V/m<br />

e <strong>di</strong>rezione rispetto<br />

=<br />

y<br />

Ey<br />

all'asse x data da ϑ = arctg ≈ 79°<br />

.<br />

Ex<br />

b) Il potenziale è la somma dei potenziali generati dalle singole cariche V P<br />

= V 1<br />

+ V2<br />

.<br />

1 q1<br />

1 5µC<br />

V1<br />

= =<br />

= 11.2kV<br />

2<br />

4πε<br />

12<br />

0<br />

r<br />

−<br />

1P<br />

4π<br />

× 8.86 • 10 C 4m<br />

2<br />

N • m<br />

1 q<br />

1<br />

−2µC<br />

2<br />

V2<br />

= =<br />

= −3.6kV<br />

2<br />

4πε<br />

12<br />

4 8.86 10 C<br />

2 2<br />

0<br />

r<br />

−<br />

2P<br />

π × •<br />

2 4 + 3 m<br />

N • m<br />

da cui V = 11 .2kV−<br />

3.6kV = 7.6kV<br />

P<br />

c) Il lavoro è dato da L ∆U<br />

= U −U<br />

= q ( V −V<br />

) = 4µC × ( 7.6kV − 0kV) 30.4mJ<br />

L = −∆U<br />

L = ∆U<br />

=<br />

P ∞ 3 P ∞<br />

=<br />

= −30.4 mJ è il lavoro fatto dalla forza elettrica<br />

= 30.4mJ è il lavoro fatto contro la forza elettrica<br />

d) Conoscendo il campo elettrico possiamo ricavare la forza elettrostatica<br />

−6<br />

−3<br />

F = q E = 4 • 10 C × 2273V/m = 9.1 • 10 N, stessa <strong>di</strong>rezione e verso del campo elettrico.<br />

3<br />

e) Il modo migliore per calcolare l’energia potenziale è <strong>di</strong> costruirla immaginando <strong>di</strong> portare al<br />

proprio posto da un punto all’infinito le tre cariche una alla volta, partendo da una situazione<br />

iniziale priva <strong>di</strong> cariche elettriche.<br />

U = 0 1 : q<br />

1<br />

non risente <strong>di</strong> alcun potenziale elettrico;<br />

1 q1q2<br />

U2<br />

= q2V<br />

1<br />

( r12<br />

) = : q<br />

2<br />

risente solo della presenza <strong>di</strong> q<br />

4πε<br />

r<br />

1<br />

.<br />

U<br />

3<br />

= qV<br />

3 1<br />

0<br />

12<br />

⎛q q<br />

( ) ( ) ⎜<br />

1 3 2 3<br />

r + =<br />

+<br />

⎟ 13<br />

qV<br />

3 2<br />

r23<br />

4πε0<br />

⎝ r13<br />

r23<br />

⎠<br />

1<br />

q q<br />

⎞<br />

: q<br />

3<br />

risente della presenza <strong>di</strong> q 1<br />

e q<br />

2<br />

. Da cui:<br />

70


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

U<br />

= U<br />

1<br />

+ U<br />

2<br />

+ U<br />

3<br />

=<br />

=<br />

4π<br />

× 8.86<br />

1<br />

10<br />

−12<br />

•<br />

C<br />

2<br />

N<br />

m<br />

2<br />

•<br />

⎛<br />

⎜<br />

5µC ×<br />

⎜<br />

⎝<br />

3m<br />

( − 2µC )<br />

5µC × 4µC<br />

+<br />

4m<br />

+<br />

− 2µC × 4µC ⎞<br />

⎟ = 0.6mJ<br />

2 2<br />

4 + 3 m ⎟<br />

⎠<br />

3. Una lamina estesa non conduttrice è caricata con una densità<br />

−<br />

superficiale <strong>di</strong> carica σ = + 2 • 10<br />

6 C/m 2<br />

. Una piccola sfera <strong>di</strong> massa<br />

−5<br />

m = 1 g e carica q = 2 • 10 C è tenuta in un punto A, alla <strong>di</strong>stanza<br />

a =12 cm dalla lamina. Calcolare:<br />

a) il campo elettrico generato nello spazio circostante dalla<br />

<strong>di</strong>stribuzione piana <strong>di</strong> carica;<br />

b) la forza che agisce sulla sferetta.<br />

Se la sferetta viene lasciata libera <strong>di</strong> muoversi, con velocità iniziale<br />

v A<br />

= 0 , calcolare:<br />

c) il lavoro fatto dalla forza elettrica quando la sferetta si sposta dal punto A fino a un<br />

punto B con b = 24cm;<br />

d) la velocità con cui la sferetta passa per il punto B .<br />

Soluzione:<br />

a) Un piano infinito caricato uniformemente genera nello spazio circostante un campo<br />

elettrico ortogonale alla lamina costante (in<strong>di</strong>pendente dalla <strong>di</strong>stanza dal piano) <strong>di</strong> modulo<br />

−6<br />

σ 2 • 10<br />

3<br />

E = =<br />

= 1.1 • 10 N/C uscente dalla lamina ( σ > 0 )<br />

−12<br />

2ε<br />

2 × 8.85 • 10<br />

0<br />

b) Conoscendo il campo elettrico, possiamo determinare la forza che agisce sulla sferetta:<br />

F = qE = 2.2 10<br />

−2<br />

•<br />

N<br />

c) Possiamo calcolare il lavoro come <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> energia potenziale fra i due punti,<br />

esprimendo questa attraverso il potenziale:<br />

− σ<br />

−3<br />

LAB<br />

= UA<br />

−UB<br />

= qV (<br />

A<br />

−VB<br />

) = q ( a − b) = 2.6 • 10 J<br />

2ε<br />

d) Applichiamo il teorema lavoro energia cinetica:<br />

v A<br />

= 0 , si ricava v = 2.3 m/s.<br />

B<br />

0<br />

L<br />

AB<br />

= mv − mv e ricordando che<br />

1<br />

2<br />

2<br />

B<br />

1<br />

2<br />

2<br />

A<br />

+ σ<br />

A<br />

B<br />

Fig. 36. Problema 3.<br />

71


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

La Capacità Elettrica<br />

Immaginiamo una sfera metallica <strong>di</strong> raggio R in cui è stata depositata una certa carica<br />

Q costituita da un certo numero <strong>di</strong> portatori <strong>di</strong> carica (per esempio elettroni).<br />

Questi esercitano l’uno sull’altro una forza elettrostatica repulsiva, e potendosi muovere<br />

solo all’interno del conduttore si <strong>di</strong>spongono sulla superficie della sfera in modo<br />

tale da ridurre al minimo le forze esercitate. Si può <strong>di</strong>mostrare con il Teorema <strong>di</strong><br />

Gauss che in questa configurazione il campo elettrostatico all’interno del conduttore è<br />

nullo e tutti i punti della superficie sono allo stesso potenziale V<br />

1 Q<br />

= . Si osservi<br />

4πε<br />

R<br />

0<br />

che per la sfera metallica il rapporto<br />

Q<br />

= = 4πε R non <strong>di</strong>pende dalla carica<br />

V<br />

C<br />

0<br />

depositata ma solo dalla geometria del conduttore.<br />

Questa proprietà è generale e possiamo definire il rapporto<br />

Q<br />

C = capacità elet-<br />

V<br />

trica. Nel sistema SI la capacità si misura in Farad (F).<br />

Si chiama condensatore il sistema formato da due conduttori (detti armature del<br />

condensatore) posti molto vicini uno <strong>di</strong> fronte all'altro. Se si pone una carica<br />

+ Q su<br />

una delle armature, per il fenomeno dell'induzione elettrostatica, sull'altra armatura<br />

vengono indotte cariche <strong>di</strong> segno opposto pari a<br />

− Q e tra le due armature si<br />

stabilisce una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale ∆ V = V 2<br />

−V1<br />

. Si definisce capacità <strong>di</strong> un<br />

condensatore il rapporto<br />

C<br />

Q<br />

= talvolta, per semplicità, si in<strong>di</strong>ca solo con V la<br />

∆V<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale tra le armature.<br />

Un tipo <strong>di</strong> condensatore <strong>di</strong> uso comune è il condensatore a facce piane parallele dove<br />

due superfici conduttrici <strong>di</strong> forma identica e superficie S sono affacciate l’un l’altra<br />

ad una <strong>di</strong>stanza d . In questo caso è possibile <strong>di</strong>mostrare che la capacità vale<br />

S<br />

C = ε0<br />

e che il campo elettrico all’interno del volume del condensatore è costante<br />

d<br />

72


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

in ogni punto e vale<br />

V<br />

E =<br />

d<br />

. Il volume delimitato dalle armature del condensatore<br />

contribuisce al valore della capacità, infatti inserendo un materiale <strong>di</strong>elettrico con una<br />

costante <strong>di</strong>elettrica relativa ε<br />

r<br />

la capacità <strong>di</strong>venta<br />

C<br />

S<br />

= ε 0<br />

εr<br />

.<br />

d<br />

E’ possibile inoltre <strong>di</strong>mostrare che per depositare la carica Q sulla superficie <strong>di</strong> un<br />

condensatore è necessario fare un lavoro pari a<br />

1 Q<br />

L =<br />

2 C<br />

2<br />

1 2<br />

=<br />

2<br />

CV . L’energia è accumulata<br />

nel volume del condensatore e può essere riutilizzata permettendo la scarica del<br />

condensatore attraverso un conduttore collegato verso massa.<br />

In circuiti elettrici complessi si <strong>di</strong>ce che due condensatori C 1<br />

e C<br />

2<br />

sono in serie,<br />

quando sulle armature hanno la stessa carica Q<br />

1<br />

= Q2<br />

e pertanto la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

potenziale elettrico sarà data per i singoli condensatori da<br />

∆ V =<br />

i<br />

Q<br />

C<br />

i<br />

, mentre si <strong>di</strong>ce<br />

che sono in parallelo quando tra le loro armature esiste la stessa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

potenziale ∆ V1 = ∆V2<br />

e pertanto la carica indotta sulle armature dei singoli<br />

condensatori sarà data da Q<br />

i<br />

= C ∆V<br />

.<br />

i<br />

E’ possibile <strong>di</strong>mostrare (ve<strong>di</strong> esempi) che due o più condensatori in serie sono<br />

equivalenti ad un condensatore il cui valore è dato da<br />

1 1<br />

C<br />

∑<br />

S<br />

C<br />

= i i<br />

mentre più<br />

condensatori in parallelo sono equivalenti ad un condensatore il cui valore è dato da<br />

C //<br />

=<br />

∑<br />

i<br />

C i<br />

. Questo significa che sostituendo in un circuito un gruppo <strong>di</strong> condensatori<br />

con il loro condensatore equivalente, le prestazioni del circuito non cambiano, cioè<br />

applicando al circuito <strong>di</strong> partenza ed al condensatore equivalente la stessa <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> tensione ∆ V viene indotta la stessa carica elettrica Q .<br />

73


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

Esempi<br />

1. Verificare la formula dell’energia accumulata in un condensatore a facce piane parallele.<br />

Soluzione: è necessario partire dal condensatore completamente scarico e caricarlo lentamente<br />

spostando <strong>di</strong> volta in volta cariche δ q molto piccole (per esempio elettroni)<br />

dall’armatura all’armatura ‚ aumentando così la carica positiva + q sull’armatura ‚ e della<br />

stessa quantità la carica negativa<br />

− q sull’armatura fino al raggiungimento del valore finale<br />

Q . Il lavoro per portare la prima carica è ovviamente nullo, ma per tutte le altre occorre ora<br />

superare la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale ∆ V = C • q generata dalle cariche q precedentemente<br />

spostate. Per farlo è necessario compiere il lavoro δL<br />

= δq<br />

• ∆V<br />

ovvero δ L = Cδq<br />

• q . Per<br />

trovare il lavoro totale è sufficiente a questo punto sommare tutti i lavori in<strong>di</strong>viduali<br />

L = δ L = C δq<br />

• q .<br />

∑<br />

∑<br />

Il modo più <strong>di</strong>retto per effettuare il calcolo è trasformare la somma in un integrale <strong>di</strong> cui è<br />

nota la primitiva<br />

L = C<br />

Q<br />

2<br />

Q<br />

∫ qdq = C q =<br />

2 0<br />

0<br />

1<br />

CQ<br />

1<br />

2<br />

2<br />

2. Calcolare la capacità equivalente <strong>di</strong> due condensatori in serie.<br />

Soluzione: occorre trovare il valore della capacità sulla quale viene<br />

indotta la stessa carica Q una volta che viene applicato la stessa<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale ∆ V cioè C =<br />

Q<br />

. Basta quin<strong>di</strong> osservare<br />

che poiché due armature sono collegate tra loro ma isolate dal<br />

∆V<br />

resto del circuito la carica indotta deve essere la stessa per i due<br />

condensatori, inoltre deve valere ∆ V = ∆V 1<br />

+ ∆V2<br />

:<br />

Q<br />

∆V<br />

Q<br />

∆V<br />

+ ∆V<br />

1 2<br />

C = =<br />

⇒ =<br />

= +<br />

1<br />

2<br />

1<br />

C<br />

∆V<br />

+ ∆V<br />

Q<br />

1<br />

C<br />

1<br />

1<br />

C<br />

2<br />

C1<br />

C2<br />

∆V 1<br />

∆V2<br />

∆V<br />

Fig. 37. Problema 2.<br />

3. Calcolare la capacità equivalente <strong>di</strong> due condensatori in parallelo.<br />

Soluzione: occorre trovare il valore della capacità sulla quale<br />

viene indotta la stessa carica Q una volta che viene applicato la<br />

stessa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale ∆ V cioè C =<br />

Q<br />

. Basta<br />

∆V<br />

quin<strong>di</strong> osservare che le armature dei due condensatori che sono<br />

collegate tra loro sono allo stesso potenziale (se così non fosse<br />

ci sarebbe uno spostamento <strong>di</strong> cariche dall’una all’altra armatura<br />

fino all’annullamento <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>fferenza) e che la carica totale<br />

indotta è pari alla somma Q = Q 1<br />

+ Q2<br />

:<br />

Q Q1<br />

+ Q2<br />

Q1<br />

Q2<br />

C = = = + = C1<br />

+ C2<br />

∆V<br />

∆V<br />

∆V<br />

∆V<br />

Q 1 C 1<br />

Q 2 C 2<br />

∆V<br />

Fig. 38. Problema 3.<br />

74


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

4. Due condensatori <strong>di</strong> capacità C = 1<br />

3pF<br />

e C = 5pF<br />

2<br />

sono collegati in serie e fra le<br />

armature estreme viene applicata una d.d.p. <strong>di</strong> ∆V = 1000V<br />

. Calcolare:<br />

a) la capacità equivalente;<br />

b) la carica elettrica totale<br />

c) la d.d.p. tra le armature <strong>di</strong> ciascun condensatore;<br />

d) l’energia totale immagazzinata nei due condensatori.<br />

Soluzione:<br />

1 1 1 ⎛ 1 1 ⎞<br />

a) I due condensatori sono in serie, quin<strong>di</strong> = + ⇒ Ceq<br />

=<br />

⎜ + = 1.875pF<br />

1 2<br />

3pF 5pF<br />

⎟<br />

.<br />

Ceq<br />

C C ⎝ ⎠<br />

b) La carica elettrica totale è data da Q ∆V<br />

× C = 1000 V × 1.875pF = 1.875nC.<br />

= eq<br />

c) Poiché i due condensatori sono in serie la carica indotta è la stessa e pari alla carica totale,<br />

Q 1.875nC<br />

Q 1.875nC<br />

pertanto ∆V 1<br />

= = = 625V<br />

e ∆V<br />

2<br />

= = = 375V<br />

C 3pF<br />

C 5pF<br />

1<br />

d) L’energia immagazzinata è data da E<br />

Q<br />

=<br />

2<br />

2<br />

( 1.875nC)<br />

2<br />

2<br />

1 −7<br />

=<br />

= 9.375 • 10<br />

C eq<br />

1.875pF<br />

−4<br />

5. Una goccia <strong>di</strong> olio carica e <strong>di</strong> massa m = 2.5 • 10 g si trova fra le due armature <strong>di</strong> un<br />

condensatore a facce piane e parallele orizzontali <strong>di</strong>stanti<br />

J<br />

−1<br />

d = 0.5cm<br />

e <strong>di</strong> area<br />

2<br />

A = 200cm . Si osserva che la goccia è in equilibrio quando l'armatura superiore possiede<br />

−7<br />

una carica q = 4 • 10 C e quella inferiore una carica uguale ed opposta. Calcolare:<br />

a) la capacità del condensatore;<br />

b) il valore del campo elettrico all'interno del condensatore;<br />

c) la carica elettrica sulla goccia.<br />

Soluzione:<br />

S<br />

a) La capacità è data dalla formula C = ε0<br />

da cui<br />

d<br />

−4<br />

2<br />

−12<br />

2<br />

C 200 • 10 m<br />

−9<br />

C = 8.86 • 10<br />

2 ×<br />

= 36 • 10 F = 36pF<br />

N • m<br />

−2<br />

0.5 • 10 m<br />

V q<br />

• 10<br />

b) Il campo è dato semplicemente da E = =<br />

d Cd 36pF × 0.5<br />

−7<br />

4 6<br />

= • 10<br />

−2<br />

•<br />

C<br />

10<br />

= 2.2<br />

m<br />

c) La carica elettrica Q sulla goccia deve giustificare l’equilibrio fra forza peso e forza<br />

elettrostatica mg +QE = 0 da cui si ottiene:<br />

V<br />

m<br />

Q<br />

mg<br />

mgCd<br />

2.5<br />

= −<br />

10<br />

kg×<br />

9.8m/s<br />

−7<br />

2<br />

•<br />

= − = −<br />

−7<br />

E q<br />

•<br />

4<br />

10<br />

× 36pF × 0.5<br />

C<br />

10<br />

−2<br />

•<br />

m<br />

= −1.1pC<br />

75


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

La Corrente Elettrica<br />

In natura esistono dei materiali detti conduttori che contengono elettroni che possono<br />

spostarsi abbastanza liberamente al proprio interno. Esempi tipici sono i metalli<br />

ed in particolare il rame, l’alluminio, l’argento e l’oro. In generale se fra due punti <strong>di</strong> un<br />

conduttore esiste una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale elettrico ∆ V<br />

, una parte degli elettroni<br />

del conduttore inizia a spostarsi verso il punto d’energia potenziale maggiore (gli<br />

elettroni hanno carica elettrica negativa). Si instaura in questo modo un passaggio <strong>di</strong><br />

cariche nel tempo per cui, per un flusso constante nel tempo, possiamo definire la<br />

corrente elettrica I come la quantità <strong>di</strong> carica che fluisce nell’unità <strong>di</strong> tempo<br />

I<br />

∆Q<br />

= . La corrente elettrica nel sistema SI viene misurata in Ampere (A). Questo<br />

∆t<br />

movimento si mantiene per tutto il tempo in cui esiste una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale<br />

∆ V e la corrente I risulta proporzionale a ∆ V . Si chiamano conduttori ohmici quelli<br />

per cui questa proporzionalità è lineare e possiamo <strong>di</strong>re che oppongono una resistenza<br />

R costante al movimento delle cariche descritto dalle due Leggi <strong>di</strong> Ohm<br />

∆ V = RI e<br />

R<br />

l<br />

= ρ essendo l la lunghezza del conduttore, S la sezione e ρ la resistività<br />

S<br />

propria <strong>di</strong> ogni materiale. Questo significa che per far scorrere una corrente I è<br />

necessario mantenere una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale ∆ V ai due estremi del conduttore<br />

e se vogliamo far variare <strong>di</strong> un fattore k la corrente dobbiamo variare dello stesso<br />

fattore la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale. Questa legge ci <strong>di</strong>ce altresì che: se osserviamo un<br />

passaggio <strong>di</strong> corrente attraverso un conduttore si può affermare che agli estremi<br />

dello stesso è presente una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale elettrico. Nel sistema SI la<br />

resistenza si misura in Ohm ( Ω ).<br />

Cerchiamo <strong>di</strong> comprendere più a fondo questo fenomeno: in un intervallo <strong>di</strong> tempo ∆ t<br />

attraverso la resistenza R passerà una carica totale pari in modulo a<br />

Q<br />

= I∆t<br />

e<br />

poiché ai due estremi della resistenza è presente una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale ∆ V i<br />

76


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

portatori <strong>di</strong> carica elettrica (per esempio gli elettroni) subiranno una variazione <strong>di</strong><br />

energia potenziale pari a<br />

∆ U<br />

= Q∆V<br />

. Per il teorema della conservazione dell’energia<br />

avremo che<br />

∆ K + ∆U<br />

= Lnc<br />

dove nc<br />

L è il lavoro (negativo) fatto dalla resistenza R<br />

nell’opporsi al passaggio della corrente elettrica. Poiché in un conduttore gli elettroni<br />

si muovono con velocità circa costante e pertanto non subiscono una variazione <strong>di</strong><br />

energia cinetica, avremo che il lavoro speso per far passare una corrente I in un<br />

intervallo <strong>di</strong> tempo<br />

∆ t è pari a = ∆U<br />

= I∆V∆t<br />

. La potenza <strong>di</strong>ssipata è pertanto<br />

L nc<br />

P<br />

Lnc<br />

= = I∆V<br />

(Effetto Joule). In un conduttore ohmico vale anche<br />

∆t<br />

P<br />

2<br />

2 ∆V<br />

= I R = .<br />

R<br />

Poiché deve valere ∆U < 0, le cariche positive si muovono dal punto <strong>di</strong> potenziale<br />

elettrico maggiore a quello <strong>di</strong> potenziale elettrico minore, mentre quelle negative si<br />

muovono in senso opposto.<br />

Il circuito elettrico più semplice è quello rappre-<br />

I<br />

sentato in figura 39, ed è costituito da un<br />

conduttore con resistenza R e da una forza<br />

f<br />

+<br />

−<br />

R<br />

∆V<br />

elettromotrice f costante nel tempo (per<br />

esempio una pila). Per semplicità si considerano i<br />

tratti rettilinei del circuito a resistenza nulla per<br />

Fig. 39. Circuito elettrico elementare.<br />

cui vengono percorsi dalla corrente elettrica senza per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> energia. Si noti che<br />

punti appartenenti alla stessa linea retta si trovano allo stesso potenziale mentre la<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale tra punti posti agli estremi della resistenza vale ∆ V<br />

. In<br />

queste con<strong>di</strong>zioni nel circuito scorre una corrente I = f<br />

R<br />

data dalla legge <strong>di</strong> Ohm.<br />

In circuiti elettrici più complessi si <strong>di</strong>ce che due resistenze R 1<br />

e R 2<br />

sono in serie<br />

quando sono attraversate dalla stessa corrente I e la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale per le<br />

singole resistenze sarà data da<br />

∆ V = IR mentre si <strong>di</strong>ce che sono in parallelo quando<br />

i<br />

i<br />

ai loro capi esiste la stessa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale ∆ V e pertanto la corrente che<br />

attraversa le singole resistenze è data da<br />

Ii<br />

= ∆V<br />

R<br />

. E’ possibile <strong>di</strong>mostrare (ve<strong>di</strong><br />

i<br />

77


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

esempi) che due o più resistenze in serie sono equivalenti ad una resistenza il cui<br />

valore è dato da<br />

∑<br />

R mentre più resistenze in parallelo sono equivalenti ad una<br />

= S<br />

R i<br />

i<br />

resistenza il cui valore è dato da<br />

1<br />

R<br />

//<br />

∑<br />

1<br />

=<br />

i Ri<br />

. Questo significa che sostituendo in un<br />

circuito un gruppo <strong>di</strong> resistenze con la loro resistenza equivalente, le prestazioni del<br />

circuito non cambiano, cioè applicando al circuito <strong>di</strong> partenza ed alla resistenza<br />

equivalente la stessa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> tensione si osserva il passaggio della stessa<br />

corrente.<br />

78


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Esempi<br />

1. Calcolare la resistenza equivalente <strong>di</strong> due resistenze<br />

in serie.<br />

Soluzione: occorre trovare il valore della resistenza<br />

attraverso la quale scorre la stessa corrente I una<br />

volta che viene applicato la stessa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale<br />

∆ V cioè R = ∆V . Basta quin<strong>di</strong> osservare<br />

I<br />

che ∆ V = ∆V 1<br />

+ ∆V2<br />

ed applicare la legge <strong>di</strong> Ohm alle<br />

singole resistenze:<br />

∆V<br />

I<br />

∆V<br />

+ ∆V<br />

∆V<br />

∆V<br />

1 2 1 2<br />

R = =<br />

= + = R1<br />

+<br />

I<br />

I<br />

I<br />

R<br />

2<br />

I<br />

R 1<br />

Fig. 40. Problema 1.<br />

∆V<br />

R 2<br />

∆V 1<br />

∆V2<br />

2. Calcolare la resistenza equivalente <strong>di</strong> due resistenze<br />

in parallelo.<br />

Soluzione: occorre trovare il valore della resistenza attraverso<br />

la quale scorre la stessa corrente I una volta<br />

che viene applicato la stessa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale ∆ V<br />

cioè R = ∆V . Basta quin<strong>di</strong> osservare che<br />

I<br />

I = I 1<br />

+ I2<br />

ed applicare la legge <strong>di</strong> Ohm alle singole resistenze:<br />

∆V<br />

I<br />

∆V<br />

I + I<br />

1 2<br />

R = = ⇒ = = +<br />

1<br />

2<br />

1<br />

R<br />

I<br />

+ I<br />

∆V<br />

1<br />

R<br />

1<br />

1<br />

R<br />

2<br />

I 1<br />

R 1<br />

I 2<br />

R 2<br />

∆V<br />

Fig. 41. Problema 2.<br />

I<br />

3. Descrivere il funzionamento del circuito riportato in figura 42.<br />

Soluzione: anzitutto osserviamo che la forza<br />

elettromotrice f genera tra i punti e † una<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale V1 − V6<br />

e che nel circuito<br />

circola la corrente I . Tutti i punti tra e ‚ si<br />

trovano allo stesso potenziale V 1<br />

. Il punto ƒ invece si<br />

trova ad un potenziale minore pari a V3 = V1<br />

− ∆V1<br />

a<br />

seguito della caduta <strong>di</strong> potenziale<br />

∆<br />

V = 1 1<br />

R I<br />

, ed allo<br />

stesso potenziale si trovano tutti i punti tra ƒ e „. Il<br />

punto … si trova ad un potenziale ancora minore pari a<br />

V = V − ∆ e poiché questo è il potenziale <strong>di</strong> tutti i<br />

5 4<br />

V2<br />

punti compresi tra … e † si ottiene rapidamente la<br />

V = V − ∆V<br />

− ∆ da cui<br />

seguente relazione<br />

1 1 2<br />

6<br />

V<br />

f<br />

I<br />

†<br />

…<br />

R 2<br />

∆V 2<br />

Fig. 42. Problema 3.<br />

R 1<br />

„<br />

‚<br />

ƒ<br />

∆V 1<br />

f = V1 −V6<br />

= ∆V1<br />

+ ∆V2<br />

= R1I<br />

+ R2I<br />

79


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

4. Dato il circuito riportato in figura 43 con f = 5V<br />

, R = 2 Ω, R = 4 Ω e R = = 12 Ω<br />

calcolare:<br />

a) la resistenza equivalente del<br />

circuito;<br />

b) la corrente che fluisce nella<br />

resistenza R<br />

1<br />

;<br />

c) la potenza erogata dalla batteria.<br />

Soluzione:<br />

a) Per calcolare la resistenza equivalente<br />

basta osservare che R<br />

2<br />

, R<br />

3<br />

e R<br />

4<br />

sono in<br />

parallelo e che pertanto possono essere<br />

sostituite da un’unica resistenza R<br />

//<br />

1 1 1 1<br />

−1<br />

R<br />

//<br />

=<br />

R<br />

ottiene<br />

2<br />

+<br />

R<br />

R<br />

//<br />

3<br />

+<br />

R<br />

4<br />

= 0.42 Ω<br />

da cui si<br />

= 2. 4 Ω. Il circuito può essere ora<br />

schematizzato come mostrato nella figura qui a fianco da<br />

cui si vede che R<br />

1<br />

e R<br />

//<br />

sono attraversate dalla stessa<br />

corrente I . Sono pertanto in serie e possono essere<br />

sostituite da un’unica resistenza equivalente<br />

R S<br />

= R 1<br />

+ R //<br />

= 4. 4 Ω<br />

b) Per calcolare la corrente che attraversa la<br />

resistenza R<br />

1<br />

basta osservare che la corrente che<br />

attraversa R<br />

1<br />

è la stessa che attraversa R S<br />

ed applicare<br />

la legge <strong>di</strong> Ohm al circuito equivalente:<br />

f<br />

I = = 1.14 A che corrisponde anche alla corrente che attraversa la batteria<br />

R S<br />

1<br />

2<br />

3<br />

R 4<br />

c) Possiamo adesso calcolare la potenza erogata dalla batteria P = If = 1 .14A × 5V = 5.7 W .<br />

Si noti che la potenza erogata dalla batteria viene <strong>di</strong>ssipata per effetto Joule nelle quattro<br />

2<br />

resistenze del circuito, infatti P I R = ( 1.14A) × 4.4Ω = 5.7 W<br />

Joule<br />

= S<br />

f<br />

2<br />

I<br />

R 2<br />

Fig. 43. Problema 4.<br />

f<br />

R 1<br />

I<br />

Fig. 44. Problema 4.<br />

R3<br />

R4<br />

R 1<br />

R //<br />

80


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

5. Si chiamano circuiti RC quei circuiti che, oltre a contenere delle resistenze, contengono<br />

anche dei condensatori. Nel circuito rappresentato in figura 45 per esempio, quando viene<br />

collegata la batteria, la corrente I , dopo aver<br />

percorso le resistenze R<br />

3<br />

ed R<br />

2<br />

, arriva al nodo<br />

a, dove si <strong>di</strong>vide in due parti, una parte fluisce<br />

nel ramo del circuito dove c'è la resistenza R<br />

1<br />

e<br />

un'altra parte nel ramo <strong>di</strong> destra dove c'è il<br />

condensatore <strong>di</strong> capacità C . A questo punto, il<br />

condensatore, inizialmente scarico, inizia a<br />

caricarsi immagazzinando cariche sulle sue<br />

armature e facendo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire la corrente<br />

che fluisce nel ramo del circuito dove c'è il<br />

condensatore. Si <strong>di</strong>ce che il circuito è in regime<br />

stazionario quando il condensatore è<br />

a<br />

completamente carico e nel ramo dove c'è il<br />

condensatore la corrente si è ridotta a zero. Con Fig. 45. Problema 5.<br />

riferimento al circuito rappresentato in figura si<br />

assuma f = 50V<br />

, R = 200Ω<br />

, R = 100Ω, R = 50Ω<br />

, C = 1µ F . In con<strong>di</strong>zioni stazionarie, si<br />

1<br />

calcoli:<br />

a) la corrente che fluisce attraverso la batteria;<br />

b) la carica sulle armature del condensatore;<br />

c) l’energia immagazzinata nel condensatore<br />

2<br />

3<br />

f<br />

R 3<br />

I<br />

R 2<br />

R 1<br />

C<br />

Soluzione: In con<strong>di</strong>zioni stazionarie nel ramo <strong>di</strong> destra del circuito, quello che contiene il<br />

condensatore, non passa più corrente, quin<strong>di</strong> al nodo a la corrente proveniente da R 2<br />

fluirà<br />

tutta in R<br />

1<br />

. Pertanto, a regime, il circuito è equivalente a tre resistenze in serie collegate ad<br />

una batteria ( R = + R<br />

eq<br />

R + = 350Ω<br />

).<br />

R<br />

1 2 3<br />

f<br />

a) Per determinare la corrente basta applicare la legge <strong>di</strong> Ohm I = = 143mA<br />

b) Per calcolare la carica sulle armature del condensatore possiamo determinare la<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale tra le sue armature e ricordare la definizione <strong>di</strong> capacità<br />

Q<br />

C = dove ∆ V è la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale ai capi del condensatore. Dalla<br />

∆V<br />

configurazione del nostro circuito, si vede che il condensatore è messo in parallelo alla<br />

resistenza R<br />

1<br />

, per cui dovrà essere:<br />

−6<br />

∆ V = IR = 0.143A • 200Ω<br />

28.6V e quin<strong>di</strong> Q = C∆V<br />

= 28.6 • 10 C<br />

1<br />

=<br />

c) Per calcolare l'energia immagazzinata nel condensatore, occorre ricordare che<br />

2<br />

1 2 −3<br />

•<br />

E = CV<br />

2<br />

1 Q<br />

=<br />

2 C<br />

= 0.41<br />

10<br />

J<br />

R eq<br />

81


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

Il Magnetismo<br />

In elettrostatica abbiamo visto che una carica q ferma, genera nello spazio un campo<br />

elettrico E r il cui modulo è proporzionale a q , in grado <strong>di</strong> esercitare una forza<br />

elettrostatica su altre cariche. Analogamente una corrente elettrica genera nello<br />

spazio un campo magnetico B r in grado <strong>di</strong> esercitare una forza su altre cariche<br />

elettriche in movimento. L’intensità del campo viene misurata nel sistema SI in Tesla<br />

(T ). In analogia al campo elettrico possiamo rappresentare il campo B r me<strong>di</strong>ante<br />

vettori tangenti alle linee <strong>di</strong> campo. Si può <strong>di</strong>mostrare che le linee del campo B r ,<br />

<strong>di</strong>versamente da E r , sono sempre linee chiuse.<br />

Filo rettilineo infinito: si può <strong>di</strong>mostrare che in<br />

questo caso al passaggio <strong>di</strong> una corrente I viene<br />

indotto un campo B r<br />

la cui intensità è legata alla<br />

<strong>di</strong>stanza r dal filo me<strong>di</strong>ante la legge <strong>di</strong> Ampere<br />

µ<br />

0 I<br />

B = dove la costante µ<br />

0<br />

è la permeabilità<br />

2π<br />

r<br />

−7<br />

magnetica del vuoto e vale µ 4 10 T • m<br />

0<br />

= π •<br />

A<br />

.<br />

In questo caso le linee <strong>di</strong> campo sono delle<br />

I<br />

r r<br />

B r<br />

Fig. 46. Campo magnetico generato da<br />

un filo rettilineo infinito percorso da<br />

corrente.<br />

circonferenze <strong>di</strong> raggio r con centro sul filo e poste su un piano perpen<strong>di</strong>colare alla<br />

<strong>di</strong>rezione del filo stesso mentre la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> B r in ogni punto è tangente alla<br />

circonferenza. La <strong>di</strong>rezione del campo B r si può ricavare me<strong>di</strong>ante l’uso della mano<br />

destra: tenendo la mano destra aperta con il pollice rivolto nella stessa <strong>di</strong>rezione della<br />

corrente si chiudano le altre quattro <strong>di</strong>ta a pugno; il movimento <strong>di</strong> chiusura della mano<br />

in<strong>di</strong>ca la <strong>di</strong>rezione d’orientamento del campo magnetico.<br />

82


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

Solenoide: è costituito da un filo avvolto a spirale<br />

attorno ad un cilindro cavo <strong>di</strong> sezione S . Per un<br />

solenoide ideale (tale che la sua lunghezza L sia molto<br />

maggiore del <strong>di</strong>ametro del solenoide) si genera in ogni<br />

I<br />

B r<br />

punto all’interno del volume cilindrico un campo<br />

magnetico d’intensità uniforme pari a<br />

B<br />

0<br />

= µ nI , dove<br />

Fig. 47. Solenoide.<br />

N<br />

n = è il numero <strong>di</strong> spire per unità <strong>di</strong> lunghezza.<br />

L<br />

La <strong>di</strong>rezione del campo B r si ottiene usando la regola della mano destra: chiudendo le<br />

quattro <strong>di</strong>ta della mano destra con un movimento uguale a quello della corrente nelle<br />

spire del solenoide il pollice in<strong>di</strong>ca la <strong>di</strong>rezione del campo magnetico. In questo caso le<br />

linee <strong>di</strong> campo all’interno del solenoide sono parallele all’asse dello stesso.<br />

Forza <strong>di</strong> Lorentz: una carica elettrica q in movimento con velocità v r in un campo magnetico<br />

è soggetta ad una forza pari a F = qv ∧ B . L’intensità della forza è data<br />

r r r<br />

dal<br />

prodotto<br />

F = qvB sinϑ<br />

dove ϑ è l’angolo formato fra la velocità della carica ed il<br />

campo magnetico per cui l’intensità è massima quando la carica elettrica si muove perpen<strong>di</strong>colarmente<br />

al campo B r ed è nulla quando si muove parallelamente. La <strong>di</strong>rezione è<br />

perpen<strong>di</strong>colare al piano in<strong>di</strong>viduato dai vettori v r e B r . Pertanto se i due vettori sono<br />

perpen<strong>di</strong>colari tra loro e B r è costante, il moto sarà circolare uniforme.<br />

Forza su un filo percorso da corrente: Un filo<br />

rettilineo <strong>di</strong> lunghezza l percorso da corrente<br />

I immerso in un campo magnetico B r subisce una<br />

r r r<br />

forza pari a F = Il ∧ B .<br />

Forza fra due fili paralleli percorsi da<br />

corrente: sia d la <strong>di</strong>stanza tra i due fili, la<br />

I 1<br />

d<br />

I 2<br />

F r 1<br />

l r<br />

B r<br />

1<br />

corrente I<br />

1<br />

del primo filo genera un campo<br />

Fig. 48. Forza esercitata tra due fili<br />

rettilinei percorsi da corrente.<br />

83


M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

µ<br />

0<br />

I1<br />

magnetico B = che esercita su un tratto l del secondo filo una forza pari a<br />

2π d<br />

r r r<br />

F 1<br />

= I 2<br />

l ∧ B orientata come in figura 48 ed il cui modulo, secondo la legge <strong>di</strong> Ampere,<br />

vale<br />

F<br />

1<br />

µ<br />

0<br />

I1I2l<br />

= .<br />

2π d<br />

Il risultato del prodotto vettoriale è tale per cui la forza è attrattiva se il verso delle<br />

due correnti è concorde come in figura 48 e repulsiva in caso contrario. Inoltre per il<br />

Terzo Principio della Dinamica sul primo filo agisce una forza F r 2<br />

<strong>di</strong> pari intensità e<br />

<strong>di</strong>rezione opposta <strong>di</strong> modo tale che F r 1<br />

e F r 2<br />

siano entrambe attrattive o repulsive.<br />

84


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Esempi<br />

−19<br />

−27<br />

1. Un protone ( q = + 1.6 • 10 C e m = 1.67 • 10 kg) si muove con una velocità<br />

6<br />

v = 8 • 10 m/s lungo la <strong>di</strong>rezione positiva dell'asse x ed entra in una regione <strong>di</strong> spazio dove<br />

è presente un campo magnetico B = 2.5T<br />

<strong>di</strong>retto nel verso positivo dell'asse y . Calcolare:<br />

a) intensità e <strong>di</strong>rezione della forza <strong>di</strong> deflessione che agisce sul protone;<br />

b) il raggio della traiettoria circolare percorsa dal protone e la frequenza del moto;<br />

c) la corrente che dovrebbe percorrere un solenoide <strong>di</strong> lunghezza l = 50cm, formato da<br />

1000 spire, per generare un campo B = 2.5T<br />

.<br />

Soluzione:<br />

a) Il protone è soggetto alla forza <strong>di</strong> Lorentz la cui intensità vale F = qvB sin ϑ , da cui<br />

−19 6<br />

−12<br />

F = 1.6 • 10 C × 8 • 10 m/s × 2.5T = 3.2 • 10 N con <strong>di</strong>rezione positiva lungo l’asse z .<br />

b) Per ricavare il raggio basta considerare che, in questo caso, la forza centripeta del moto<br />

mv<br />

circolare uniforme è data dalla forza <strong>di</strong> Lorentz, pertanto<br />

R<br />

sin 90° = 1 si può ricavare il raggio della circonferenza:<br />

mv<br />

R = = 3.34cm .<br />

qB<br />

2<br />

= qvB sin ϑ e ricordando che<br />

La frequenza del moto, ovvero l’inverso del periodo, si può ricavare ricordando che il periodo è<br />

il tempo necessario per fare un giro completo:<br />

mv<br />

2π<br />

2πR<br />

qB 2πm<br />

−8<br />

T = = = = 2.6 • 10 s da cui f = 1 = 3.8 • 10<br />

7<br />

Hz<br />

v v qB<br />

T<br />

B<br />

2.5T<br />

3<br />

c) La corrente del solenoide è data da I = =<br />

= 10 A.<br />

µ −7<br />

4 10 T • m 1000<br />

0n<br />

π •<br />

A<br />

×<br />

0.5m<br />

−<br />

2. Con un lungo filo <strong>di</strong> rame (resistività ρ = 1.7 • 10<br />

8 Ωm<br />

) <strong>di</strong> lunghezza l = 150m<br />

e sezione<br />

2<br />

S = 0.5mm si realizza un solenoide, formato da N = 1000 spire, lungo L = 40cm. Se il<br />

solenoide è collegato ad una batteria <strong>di</strong> 12 V, calcolare:<br />

a) la corrente che percorre il solenoide;<br />

b) l'energia <strong>di</strong>ssipata per effetto Joule in t = 2s;<br />

c) il campo magnetico B all'interno del solenoide.<br />

Soluzione:<br />

l<br />

−8<br />

150m<br />

a) Calcoliamo la resistenza del filo R = ρ = 1.7<br />

• 10 Ωm<br />

×<br />

−6<br />

2<br />

= 5. 1Ω. Nota al<br />

S<br />

0.5 • 10 m<br />

∆V<br />

12 V<br />

resistenza la corrente si ricava dalla legge <strong>di</strong> Ohm I = = = 2.35A<br />

.<br />

R 5.1Ω<br />

b) E = ∆VIt<br />

= 12 V × 2.35A × 2s = 56.4J<br />

.<br />

−7<br />

1000<br />

−3<br />

c) B = µ<br />

0nI<br />

= 4π<br />

• 10 Tm/A×<br />

× 2.35A = 7.4 • 10 T .<br />

0.4m<br />

85


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3. In un filo rettilineo infinito scorre una corrente I 0.5A<br />

mentre in un secondo filo<br />

parallelo al primo e <strong>di</strong>stante d = 30cm, scorre in <strong>di</strong>rezione opposta una corrente I 0.3A<br />

.<br />

Calcolare il vettore induzione magnetica B in un punto posto a metà tra i due fili e la forza<br />

che viene esercitata su un elettrone che passa in quel punto con velocità v = 0 .9 × c , parallela<br />

ad I<br />

1<br />

specificando verso quale dei due fili si muoverà l’elettrone.<br />

1 =<br />

2 =<br />

Soluzione:<br />

Nel punto interme<strong>di</strong>o il campo B è orientato lungo y ed<br />

è dato dalla somma dei campi prodotti dalle due correnti<br />

I 1<br />

µ<br />

0<br />

I1<br />

µ<br />

0<br />

I2<br />

B = B1<br />

+ B2<br />

= + . Pertanto<br />

2π<br />

d 2π<br />

d<br />

2 2<br />

z<br />

−7<br />

4π<br />

• 10 Tm/A 0.5A + 0.3A<br />

−6<br />

B =<br />

= 1.07 • 10 T .<br />

2<br />

2<br />

2 1<br />

−<br />

π × 30 • 10 m<br />

y<br />

L’elettrone è soggetto alla forza <strong>di</strong> Lorentz<br />

r r r<br />

F = qv ∧ B . Poiché v r è <strong>di</strong>retta lungo z > 0 e B r è x<br />

<strong>di</strong>retto lungo y > 0 , tenendo conto del segno negativo<br />

della carica dell’elettrone, la forza sarà <strong>di</strong>retta lungo Fig. 49. Problema 3.<br />

x < 0 , mentre l’intensità è data da<br />

−<br />

8<br />

−6<br />

F = qvB sin ϑ = 1.6 • 10 C × 0.9 × 3 • 10 m/s×<br />

1.06 • 10 T × sin90°<br />

= 4.6 • 10<br />

19 −17<br />

d<br />

N<br />

I 2<br />

B r 1B r<br />

2<br />

86


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L’Induzione Magnetica<br />

Per introdurre il fenomeno dell’Induzione<br />

Magnetica occorre aver ben chiaro il concetto <strong>di</strong><br />

flusso <strong>di</strong> un vettore attraverso una superficie.<br />

Consideriamo una superficie <strong>di</strong> area S delimitata<br />

da un filo chiuso su se stesso (il caso più semplice<br />

S r<br />

ϑ<br />

B r<br />

può essere un cerchio delimitato dalla<br />

Fig. 50. Flusso del campo magnetico.<br />

circonferenza), l’orientamento della<br />

superficie può essere dato da un vettore S r perpen<strong>di</strong>colare alla superficie e <strong>di</strong> modulo<br />

pari a S .<br />

Regola della mano destra: con il pollice rivolto parallelo ad S r il movimento <strong>di</strong> chiusura<br />

a pugno del palmo della mano fissa il senso <strong>di</strong> percorrenza del filo.<br />

Se nello spazio dove si trova questa superficie è presente un campo magneticoB , uniforme<br />

in tutti i punti che compongono la superficie, si definisce il flusso concatenato<br />

r r<br />

Φ<br />

B<br />

come Φ<br />

B<br />

= B • S = BS cosϑ<br />

. Nel sistema SI il flusso Φ<br />

B<br />

si misura in Weber<br />

(Wb ).<br />

La legge <strong>di</strong> Faraday-Neumann-Lenz afferma che una variazione<br />

∆Φ<br />

B<br />

del flusso induce<br />

una forza elettromotrice nel filo pari a<br />

ε<br />

∆ΦB<br />

= −<br />

∆t<br />

. Per avere una variazione del<br />

flusso è sufficiente che cambi valore una delle tre grandezze fisiche B , S o ϑ .<br />

Se il filo è un conduttore con resistenza R nel filo circolerà una corrente<br />

ε 1 ∆ΦB<br />

I = = − . Il segno <strong>di</strong> I definisce il verso della corrente rispetto al senso <strong>di</strong><br />

R R ∆t<br />

percorrenza del filo. Il verso della corrente è tale da indurre un campo magnetico B r<br />

I<br />

il cui flusso concatenato si oppone alla variazione<br />

∆Φ<br />

B<br />

. Si noti che la carica che viene<br />

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M.T., M.T.T. <strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> per Scienze Biologiche – Vers. 3.4 23/09/2005<br />

indotta nel circuito sarà data da<br />

Q<br />

∆ΦB<br />

= I∆t<br />

= − e quin<strong>di</strong>, al contrario <strong>di</strong> I , è<br />

R<br />

in<strong>di</strong>pendente dal tempo in cui è avvenuta la variazione <strong>di</strong> flusso.<br />

Consideriamo un solenoide <strong>di</strong> lunghezza l e sezione S formato da N spire e percorso<br />

da una corrente I : il campo magnetico all’interno del solenoide è dato da<br />

B<br />

0<br />

= µ nI<br />

(con<br />

n = N<br />

l<br />

) ed ad ogni spira è associato il flusso Φ BS nSI<br />

B<br />

= = µ<br />

0<br />

per cui il flusso<br />

totale è pari a<br />

Φ<br />

T<br />

= NBS<br />

= µ 0<br />

n<br />

2<br />

lSI<br />

. Ad una variazione della corrente circolante<br />

corrisponde per la legge <strong>di</strong> Faraday-Neumann una forza elettromotrice pari a<br />

ε<br />

∆ΦB<br />

= −<br />

∆t<br />

= −<br />

µ 0<br />

2 ∆I<br />

n lS<br />

∆t<br />

. In generale la relazione si scrive<br />

∆I<br />

ε = −L dove ∆ t<br />

l’induttanza L viene misurata in Henry (H) e <strong>di</strong>pende dalle proprietà fisiche del<br />

circuito. Nel caso del solenoide avremo<br />

2<br />

L = n lS . In analogia a quanto visto per il<br />

µ 0<br />

condensatore, è possibile <strong>di</strong>mostrare che in una induttanza L percorsa da una<br />

2<br />

corrente I è immagazzinata una quantità <strong>di</strong> energia pari a E = 1<br />

LI .<br />

2<br />

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Esempi<br />

1. Una bobina, formata da n s = 25 spire <strong>di</strong> raggio r = 2cm<br />

e <strong>di</strong> resistenza totale<br />

R = 5. 3Ω, è <strong>di</strong>sposta ortogonalmente alla <strong>di</strong>rezione del campo magnetico all'interno <strong>di</strong> un<br />

lungo solenoide rettilineo ( n = 100spire/cm), percorso da una corrente I = 10A. Calcolare:<br />

a) il valore del flusso <strong>di</strong> B attraverso la bobina;<br />

b) la f.e.m. me<strong>di</strong>a indotta nella bobina quando la corrente nel solenoide è portata a zero in<br />

un tempo ∆t = 0.2s<br />

.<br />

c) la potenza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>ssipata nella bobina per effetto Joule.<br />

Soluzione:<br />

a) Il flusso è pari a Φ<br />

B<br />

= nsSB<br />

= nsπr<br />

2 µ<br />

0nI<br />

da cui<br />

−7<br />

T m 4<br />

Φ = 25 × π × 0.02m × 4π<br />

• 10 •<br />

A<br />

× 10 spire/m×<br />

10A = 3.9 • 10<br />

−3<br />

∆ΦB<br />

( 0 − 3.9 • 10 ) Wb<br />

b) La f.e.m. me<strong>di</strong>a è data da ε = − = −<br />

= 19.7mV .<br />

∆t<br />

0.2s<br />

2 −3<br />

( ) Wb<br />

B<br />

.<br />

c) La potenza me<strong>di</strong>a è data da P<br />

( .7mV )<br />

2<br />

2<br />

ε 19<br />

−5<br />

= ε I = =<br />

= 7.35 • 10 W .<br />

R 5.3Ω<br />

2. Un solenoide è formato da<br />

4<br />

N = 10 spire <strong>di</strong> un filo conduttore <strong>di</strong> sezione<br />

2<br />

s = 2.6 mm e<br />

−<br />

resistività ρ = 1.7 • 10<br />

8 Ωm<br />

. Il solenoide è lungo L = 30cm<br />

ed ha un raggio R = 2.5cm<br />

. Ai<br />

suoi capi è applicata una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale ∆V = 12V<br />

. Calcolare:<br />

a) la resistenza totale del solenoide;<br />

b) la corrente circolante;<br />

c) il campo magnetico indotto dal solenoide;<br />

d) l’induttanza<br />

e) l’energia immagazzinata.<br />

Soluzione:<br />

a) La resistenza della singola spira R spira<br />

e la corrente si ottengono dalla legge <strong>di</strong> Ohm:<br />

−2<br />

2πR<br />

4<br />

−8<br />

2 × 3.14 × 2.5 • 10 m<br />

R = NRspira<br />

= Nρ = 10 × 1.7 • 10 Ωm<br />

×<br />

= 10 Ω .<br />

−6<br />

2<br />

s<br />

2.5 • 10 m<br />

∆V<br />

12 V<br />

b) La corrente è data da: I = = = 1.2A.<br />

R 10Ω<br />

c) Il campo magnetico è dato da:<br />

4<br />

N<br />

−7<br />

T m 10 spire<br />

−2<br />

B = µ<br />

0nI<br />

= µ<br />

0<br />

I = 4π<br />

• 10<br />

•<br />

A<br />

× × 1.2A = 5.0 • 10 T .<br />

L<br />

0.3m<br />

d) L’induttanza vale:<br />

4<br />

T m<br />

⎛10<br />

spire⎞<br />

2<br />

−7<br />

L = µ<br />

0<br />

n lS = 4π<br />

• 10 • ⎜ ⎟<br />

A<br />

×<br />

× 0.3m × ×<br />

=<br />

0.3m<br />

π<br />

⎝ ⎠<br />

1 2 1<br />

e) L’energia immagazzinata vale: E = Li = × 0.82H × 1.2A = 0.6 J<br />

2<br />

2<br />

2<br />

−2<br />

2<br />

( 2.5 • 10 m) 0.82H<br />

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