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trasmissione<br />

del calore<br />

di S. Filippeschi,<br />

G. Salvadori<br />

Raffreddare componenti<br />

elettronici con termosifoni<br />

bifase operanti<br />

periodicamente<br />

Un prototipo da laboratorio<br />

Parte prima<br />

Ing. Sauro Filippeschi, ricercatore universitario, <strong>in</strong>g. Giacomo Salvadori, borsista<br />

di ricerca, Dipartimento di Energetica “Lorenzo Poggi”, Università di Pisa.<br />

In molti settori della tecnica il raffreddamento dei componenti elettronici,<br />

sia s<strong>in</strong>goli che raggruppati <strong>in</strong> volumi dedicati (armadi server,<br />

centrali dati, central<strong>in</strong>e elettroniche ecc) è diventato v<strong>in</strong>colante per lo<br />

sviluppo dell’applicazione stessa. I sistemi di raffreddamento classici<br />

sfruttano la convezione forzata dell’aria dell’ambiente che viene movimentata<br />

con piccoli ventilatori direttamente sul componente da raffreddare.<br />

Tuttavia l’<strong>in</strong>cremento della potenza da dissipare e la riduzione<br />

delle dimensioni del componente rendono questo sistema <strong>in</strong>efficiente.<br />

In molti casi <strong>in</strong>fatti, si deve ricorrere all’impiego di gruppi frigo per raffreddare<br />

l’aria movimentata, con <strong>in</strong>genti <strong>in</strong>crementi nella richiesta energetica.<br />

In tale ambito si <strong>in</strong>seriscono i sistemi a trasferimento di calore<br />

che sfruttano fluidi bifase [1].<br />

Essi permettono, con basse resistenze termiche, di trasferire passivamente<br />

il calore dal componente elettronico verso altri punti dello spazio,<br />

dove le superfici di scambio a disposizione sono maggiori. Questi<br />

sistemi derivano dal tubo di calore [2], [3] e sono riconducibili a sistemi<br />

costituiti da circuiti chiusi a condensazione remota. Una loro possibile<br />

classificazione è riportata schematicamente <strong>in</strong> Figura 1. Essi sono<br />

pr<strong>in</strong>cipalmente di due tipi: quelli a circolazione capillare [4], per i quali<br />

la prevalenza necessaria alla circolazione del fluido vettore è fornita<br />

dall’azione capillare esercitata da una matrice porosa, e quelli a circolazione<br />

naturale, per i quali la prevalenza è fornita dall’azione gravitazionale<br />

(termosifoni) [5], [6]. Negli ultimi anni è stato fatto un grande<br />

sforzo da parte della ricerca verso la drastica riduzione delle dimensioni<br />

di entrambi i tipi di dispositivi, senza peraltro <strong>in</strong>fluenzare le loro<br />

prestazioni. Come emerge dalla letteratura tecnica dedicata, i circuiti<br />

bifase maggiormente <strong>in</strong>vestigati sono i circuiti a circolazione capillare<br />

(Loop Heat Pipes LHP e Capillary Pumped Loops CPL) [5], [7]. Il limite<br />

pr<strong>in</strong>cipale di tali dispositivi è quello di una lenta risposta d<strong>in</strong>amica alle<br />

variazioni sia del flusso termico esterno che delle temperature delle sorgenti<br />

di scambio [8]. I circuiti a circolazione naturale hanno suscitato<br />

recentemente un r<strong>in</strong>novato <strong>in</strong>teresse, soprattutto per la possibilità di<br />

operare, con particolari configurazioni, <strong>in</strong> regimi di funzionamento<br />

non-stazionari caratterizzati da oscillazioni periodiche delle temperature<br />

operative. Proprio queste particolari configurazioni dei circuiti bifase<br />

a circolazione naturale manifestano la possibilità di poter operare<br />

anche variando la posizione mutua delle sorgenti di scambio termico<br />

f<strong>in</strong>o ad operare pers<strong>in</strong>o <strong>in</strong> controgravità (sorgente ad alta temperatura<br />

posta a quote superiori rispetto alla sorgente di bassa temperatura).<br />

Fra questi particolari dispositivi annoveriamo i Pulsat<strong>in</strong>g Heat Pipes<br />

(PHP), per i quali le oscillazioni delle temperature operative si presentano<br />

spontaneamente, ed i Periodic Two-Phase Thermosyphons (PTPT)<br />

[9], [10], per i quali tali oscillazioni sono <strong>in</strong>dotte forzatamente<br />

dall’esterno tramite l’apertura e la chiusura di valvole di controllo. Nei<br />

circuiti bifase a PTPT, il fluido vettore viene trasferito tra due serbatoi<br />

pr<strong>in</strong>cipali: l’evaporatore, posto a contatto con il componente da raffreddare<br />

e l’accumulatore, dove la massa liquida, precedentemente condensata,<br />

viene accumulata. <strong>La</strong> circolazione del fluido dall’evaporatore<br />

all’accumulatore viene garantita per squilibri di pressione tra i due serbatoi,<br />

che si ripetono regolarmente ed a bassa frequenza (10 -2 ÷ 10 -2<br />

Hz), per questo le variazioni dei parametri operativi della macch<strong>in</strong>a<br />

assumono caratteristiche di periodicità. L’<strong>in</strong>teresse verso i termosifoni a<br />

funzionamento periodico nasce <strong>in</strong>torno agli anni settanta del secolo scorso,<br />

nell’ambito dello sviluppo di tecniche passive per lo sfruttamento<br />

dell’energia solare. Come riportato <strong>in</strong> [10], essi <strong>in</strong>fatti possono essere<br />

utilizzati: come trasferitori molari di calore (ad esempio nel riscaldamento<br />

e raffrescamento ottenuti con energia solare oppure nello sfruttamento<br />

di sorgenti termiche a basso contributo entalpico), come dispositivi<br />

di controllo termico per applicazioni terrestri o spaziali, come sistemi<br />

di sollevamento di liquido senza spesa di lavoro meccanico.<br />

Un PTPT risulta costituito, oltre che da un evaporatore ed un accumulatore,<br />

anche da un condensatore. Il condensatore può essere ubicato<br />

<strong>in</strong>differentemente a quote superiori o <strong>in</strong>feriori rispetto all’evaporatore.<br />

I tre organi sono collegati da tre l<strong>in</strong>ee: una l<strong>in</strong>ea percorsa dal vapore<br />

<strong>in</strong> moto dall’evaporatore verso il condensatore, una l<strong>in</strong>ea percorsa dal<br />

liquido <strong>in</strong> moto dal condensatore verso l’accumulatore, ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e una<br />

l<strong>in</strong>ea che consente il ritorno del liquido accumulato verso l’evaporatore.<br />

Nel PTPT del tipo “ad annullamento del salto di pressione” [10] è presente<br />

un’ulteriore l<strong>in</strong>ea che consente l’equilibrio delle pressioni tra<br />

l’evaporatore e l’accumulatore durante un porzione del ciclo di trasferimento.<br />

Il ciclo operativo a regime periodico del PTPT può essere scomposto<br />

<strong>in</strong> due fasi, una fase detta di trasporto all’<strong>in</strong>terno della quale si<br />

ha il passaggio di fluido dall’evaporatore all’accumulatore, ed una fase<br />

detta di ritorno nella quale avviene il passaggio contrario, le fasi sono<br />

scandite dall’apertura e dalla chiusura delle valvole [9]. I dispositivi a<br />

PTPT f<strong>in</strong>o ad oggi studiati hanno tuttavia dimensioni notevoli e le masse<br />

di liquido accumulate per ogni periodo risultano generalmente molto<br />

grandi, se paragonate a quelle accumulate nel PHP. In questo contesto<br />

si <strong>in</strong>serisce il lavoro di ricerca che da anni viene condotto all’<strong>in</strong>ter -<br />

66 <strong>La</strong> <strong>Termotecnica</strong> • Aprile 2009


trasmissione del calore<br />

no del Dipartimento di Energetica<br />

dell’Università di Pi sa,<br />

il cui scopo pr<strong>in</strong>cipale è quello<br />

di ottenere una drastica<br />

riduzione di scala degli apparati<br />

a PTPT f<strong>in</strong>ora studiati, per<br />

poi valutarne comportamento<br />

termico e potenzialità di raffreddamento<br />

quando applicati<br />

a componenti m<strong>in</strong>iaturizzati<br />

[11], [12], [13]. Lo scopo<br />

della presente <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sperimentale<br />

è quello di caratterizzare<br />

il funzionamento di un<br />

prototipo di PTPT di ridotte<br />

dimensioni che utilizza FC72<br />

come fluido di lavoro, al<br />

variare dei pr<strong>in</strong>cipali parametri<br />

ope rativi e valutare la<br />

sua attitud<strong>in</strong>e ad essere im -<br />

piegato nel controllo termico<br />

di apparati di piccola scala.<br />

L’articolo si divide <strong>in</strong> due parti.<br />

Nella prima viene illustrato<br />

il prototipo studiato, l’attività<br />

sperimentale svolta e la caratterizzazione<br />

teo-rica delle<br />

prestazioni termiche aspettate.<br />

Nella seconda par te <strong>in</strong>vece,<br />

vengono presentati i risultati<br />

di tale attività sperimentale<br />

e le prestazioni termiche<br />

rilevate del dispositivo, con<br />

riferimento ad un possibile<br />

impiego nel settore del raffreddamento<br />

della componentistica<br />

elettronica.<br />

FIGURA 1 - Genealogia dei pr<strong>in</strong>cipali circuiti bifase impiegati come sistemi di controllo termico<br />

Descrizione dell’apparato sperimentale<br />

L’apparato completo, oggetto dell’analisi sperimentale è schematizzato<br />

<strong>in</strong> Figura 2. Esso risulta composto dal prototipo PTPT di piccole dimensioni<br />

e da tutta la strumentazione necessaria alla conduzione delle prove<br />

ed dei rilievi sperimentali. Le scelte progettuali relative alla struttura<br />

realizzata sono state tutte guidate dall’esigenza di avere caratteristiche<br />

tecniche utili per l’impiego del PTPT come dispositivo di controllo termico<br />

per apparati elettronici di piccola scala.<br />

Il prototipo realizzato opera <strong>in</strong> controgravità con le modalità classificabili<br />

tra le macch<strong>in</strong>e dette “ad annullamento del salto di pressione” [10],<br />

la fase di ritorno del fluido refrigerante avviene dunque per annullamento<br />

del salto di pressione tra evaporatore ed accumulatore, ottenuto<br />

mettendo <strong>in</strong> comunicazione i due serbatoi attraverso l’apertura delle due<br />

elettrovalvole H (figura 2). È opportuno notare che, una volta annullato<br />

il salto di pressione, la sp<strong>in</strong>ta che movimenta il liquido viene generata<br />

dall’accelerazione gravitazionale, per effetto delle differenti quote dei<br />

due serbatoi. Dunque, <strong>in</strong> assenza di tale campo di forza, per ottenere<br />

il ritorno del condensato <strong>in</strong> un PTPT così configurato, sarebbe necessario<br />

sostituire l’azione della forza peso con una differente forza (ad esempio<br />

una forza di tipo capillare ottenuta <strong>in</strong>serendo una matrice porosa<br />

nella l<strong>in</strong>ea del ritorno del liquido). L’<strong>in</strong>gombro del prototipo realizzato<br />

è tale da poter essere <strong>in</strong>serito all’<strong>in</strong>terno di un case middle tower (dimensioni<br />

340x180x320 mm) di un comune personal computer. L’evapora -<br />

tore è costituito da un serbatoio di allum<strong>in</strong>io AISI 316S, di forma assialsimmetrica<br />

e con un volume di circa 0.25 l. Il componente da raffreddare<br />

viene simulato da una termoresistenza, disposta su di un piano<br />

orizzontale e posta a contatto con la parte <strong>in</strong>feriore dell’evaporatore,<br />

Figura 2. <strong>La</strong> parte <strong>in</strong>feriore dell’evaporatore, che separa fisicamente la<br />

termoresistenza dal fluido vettore, è realizzata con una massa di rame<br />

(def<strong>in</strong>ita nel lavoro come dissipatore).<br />

<strong>La</strong> scelta del rame è stata fatta grazie alla sua elevata conducibilità termica,<br />

visto che deve trasferire il calore dalla termoresistenza al fluido.<br />

Il condensatore è il componente nel quale, se correttamente dimensionato,<br />

viene dissipata la quasi totalità della potenza termica fornita dalla<br />

termoresistenza al fluido vettore. Esso può essere posizionato <strong>in</strong>differentemente<br />

a quote superiori o <strong>in</strong>feriori all’evaporatore. Il condensatore<br />

è costituito da un parallelepipedo <strong>in</strong> allum<strong>in</strong>io le cui dimensioni risultano<br />

80x70x40 (WxLxH) mm e possiede una superficie alettata attraverso<br />

la quale fluisce un flusso d’aria movimentato da un ventilatore. Sul<br />

lato opposto del parallelepipedo, rispetto alla superficie alettata, è stata<br />

<strong>in</strong>vece ricavata una serpent<strong>in</strong>a a sezione quadrata 4x4 mm, attraverso<br />

la quale fluisce il fluido vettore. <strong>La</strong> lunghezza complessiva della<br />

serpent<strong>in</strong>a è di circa 500 mm. Grazie all’utilizzo di una superficie <strong>in</strong><br />

policarbonato Lexan, che sigilla la serpent<strong>in</strong>a, è possibile osservare il<br />

tipo di moto all’<strong>in</strong>terno del condensatore. Il terzo organo che costituisce<br />

<strong>La</strong> <strong>Termotecnica</strong> • Aprile 2009<br />

67


trasmissione del calore<br />

FIGURA 2 - Schema complessivo dell’apparato sperimentale<br />

il termosifone è l’ accumulatore. Esso è posto ad una quota superiore<br />

all’evaporatore, <strong>in</strong> modo tale da consentire il ritorno del condensato<br />

accumulato. Questo serbatoio è realizzato <strong>in</strong> allum<strong>in</strong>io AISI 316S con<br />

volume di circa 0,08 l. Esternamente all’accumulatore è posizionato un<br />

<strong>in</strong>dicatore di livello a colonna graduato, direttamente connesso, che ne<br />

rivela costantemente il livello di riempimento.<br />

Nella parte superiore dell’accumulatore sono alloggiati i dispositivi per<br />

consentire il collegamento con condensatore ed evaporatore. Sempre<br />

sulla parte superiore del serbatoio, utilizzando lo stesso foro di uscita<br />

del collegamento con evaporatore, è posizionato un rub<strong>in</strong>etto utilizzato<br />

per il riempimento dell’apparato sperimentale e per l’evacuazione dei<br />

gas <strong>in</strong>condensabili. Sulla parte <strong>in</strong>feriore del serbatoio è <strong>in</strong>vece presente<br />

il dispositivo per collegare la l<strong>in</strong>ea di ritorno del condensato.<br />

L’accumulatore non è termicamente isolato rispetto all’ambiente esterno,<br />

qu<strong>in</strong>di non ha funzione di semplice accumulo ma di fatto può operare<br />

come terzo elemento di scambio. Il sistema di alimentazione di<br />

potenza è rappresentato schematicamente <strong>in</strong> Figura 2, la tensione alternata,<br />

prelevata dalla rete elettrica a 220 V, viene utilizzata per alimentare<br />

tre dispositivi: una pompa a vuoto e due alimentatori di tensione<br />

cont<strong>in</strong>ua. <strong>La</strong> pompa a vuoto è collegata al prototipo di PTPT come <strong>in</strong>dicato<br />

nella Figura 2. Essa viene impiegata esclusivamente durante la fase<br />

di preparazione alla prova, per rimuovere i gas <strong>in</strong>condensabili presenti<br />

all’<strong>in</strong>terno del PTPT. L’alimentatore di tensione cont<strong>in</strong>ua stabilizzata è<br />

il modello Agilent 6575A, che è <strong>in</strong> grado di fornire tensione cont<strong>in</strong>ua<br />

nell’<strong>in</strong>tervallo 0÷120 V con un limite sulla massima corrente erogabile<br />

di 18 A. L’alimentatore ha un voltmetro ed un amperometro <strong>in</strong>tegrati<br />

che consentono la visualizzazione <strong>in</strong> tempo reale della tensione e della<br />

corrente erogate. Esso può <strong>in</strong>oltre essere programmato controllando i<br />

valori della tensione cont<strong>in</strong>ua con accuratezza di ±4 mV e quelli della<br />

corrente con accuratezza di ±1 mA.<br />

L’alimentatore <strong>in</strong> questione fornisce la potenza elettrica alla termoresistenza,<br />

la quale, per effetto Joule, genera calore simulando la presenza<br />

di un componente elettronico. <strong>La</strong> termoresistenza utilizzata è il modello<br />

MICA HM6807. Essa ha forma circolare di diametro pari a 38 mm,<br />

dissipa calore sulla sua superficie superiore, mentre sulla superficie <strong>in</strong>feriore<br />

è dotata di uno strato di materiale termicamente isolante. <strong>La</strong> sua<br />

resistenza elettrica nom<strong>in</strong>ale è di 3,9 Ω. Con la configurazione scelta è<br />

possibile dissipare flussi termici variabili nell’<strong>in</strong>tervallo 0-60 W/cm 2 ,<br />

con temperatura massima di esercizio pari a 225 °C. Il secondo alimentatore,<br />

eroga una tensione cont<strong>in</strong>ua a 12 V. Esso possiede due l<strong>in</strong>ee<br />

<strong>in</strong> uscita, una delle quali cont<strong>in</strong>uamente alimentata ed utilizzata per fornire<br />

la potenza elettrica necessaria al funzionamento dei trasduttori di<br />

pressione. L’altra l<strong>in</strong>ea <strong>in</strong> uscita serve <strong>in</strong>vece per fornire la potenza utile<br />

all’apertura delle elettrovalvole. L’alimentazione di questa l<strong>in</strong>ea è dunque<br />

<strong>in</strong>termittente e può essere regolata manualmente, attraverso un<br />

<strong>in</strong>terruttore, oppure automaticamente, grazie alla presenza di un timer<br />

digitale. Il timer può essere programmato al f<strong>in</strong>e di stabilire gli <strong>in</strong>tervalli<br />

di tempo di alimentazione o meno della suddetta l<strong>in</strong>ea. Le pr<strong>in</strong>cipali<br />

misure effettuate durante l’attività sperimentale sono misure di temperatura<br />

e pressione. <strong>La</strong> pressione all’<strong>in</strong>terno dell’evaporatore e del serbatoio<br />

di accumulo vengono misurate attraverso l’impiego di traduttori<br />

di pressione. I trasduttori sono del tipo a sensore piezoresistivo al silicio,<br />

della ditta Druck. Il sensore è <strong>in</strong>tegrato <strong>in</strong> un corpo <strong>in</strong> acciaio <strong>in</strong>ox<br />

con saldature laser ed è isolato dal mezzo di misura da una membrana<br />

<strong>in</strong> Hastelloy. L’<strong>in</strong>tervallo di temperatura operativo, per questo strumento,<br />

va da -40 a +100 °C, il segnale di uscita è <strong>in</strong> corrente cont<strong>in</strong>ua<br />

variabile tra 4 e 20 mA. L’<strong>in</strong>tensità di tale corrente è direttamente proporzionale<br />

alla pressione assoluta. Il tempo di risposta alle variazioni<br />

di pressione è di circa 1 ms.<br />

L’<strong>in</strong>tervallo di pressioni misurate va da -1 a +2,5 bar relativi. <strong>La</strong> sua<br />

accuratezza è pari allo 0.25% del valore di fondo scala. Una serie di 5<br />

termocoppie viene utilizzata per misurare le temperature nei punti specificati<br />

nella Figura 2. Le termocoppie impiegate sono di tipo T (ramecostantana)<br />

del diametro di 0,5 mm rivestite con acciaio. In particolare<br />

le termocoppie misurano le seguenti temperature:<br />

- temperatura della massa <strong>in</strong> rame 1.5 mm al di sotto della superficie<br />

di scambio con il fluido vettore (termocoppia T1);<br />

- temperatura del fluido vettore, fase liquida, all’<strong>in</strong>terno dell’evapo ratore<br />

(termocoppia T2);<br />

- temperatura del fluido vettore, fase aeriforme, all’<strong>in</strong>terno dell’evapo -<br />

ratore (termocoppia T3);<br />

- temperatura del fluido vettore, fase liquida, all’<strong>in</strong>terno dell’accu -<br />

mulatore (termocoppia T4);<br />

- tempera tura del fluido vettore, fase aeriforme, all’<strong>in</strong>terno dell’accu -<br />

mulatore (termocoppia T5).<br />

Una ulteriore termocoppia, di caratteristiche analoghe alle precedenti,<br />

viene impiegata per misurare la temperatura dell’ambiente di prova. I<br />

dati rilevati dai trasduttori di pressione e dalle termocoppie vengono<br />

<strong>in</strong>viati ad una scheda di acquisizione programmabile la AGILENT<br />

modello 34997 OA, che possiede una frequenza di acquisizione massima<br />

di 3 Hz. <strong>La</strong> scheda di acquisizione opera automaticamente la compensazione<br />

del giunto freddo delle termocoppie. L’accuratezza complessiva<br />

(sonda più algoritmo di conversione da tensione a temperatura)<br />

con cui vengono effettuati i rilievi di temperatura è pari a ±0,5 °C.<br />

<strong>La</strong> frequenza di acquisizione impostata durante l’attività sperimentale,<br />

sia per i rilievi di pressione che per quelli di temperatura, è pari a 1/3<br />

Hz. Inf<strong>in</strong>e un <strong>in</strong>dicatore di livello viene utilizzato per monitorare il volume<br />

di liquido presente all’<strong>in</strong>terno dell’accumulatore. L’<strong>in</strong>dicatore di livello<br />

è collegato direttamente al serbatoio e possiede una scala graduata<br />

con <strong>in</strong>tervallo di graduazione pari a 1 mm.<br />

Analisi del ciclo di trasferimento<br />

Per effettuare l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sperimentale è stata def<strong>in</strong>ita una configurazione<br />

di riferimento del prototipo di PTPT. <strong>La</strong> configurazione assunta come<br />

riferimento prevede:<br />

- un dislivello percorso dal fluido <strong>in</strong> controgravità H tot pari a 0,5 m;<br />

- un dislivello tra l’<strong>in</strong>gresso del condensatore ed il piano orizzontale<br />

della superficie dissipante H C pari a -0,2 m (il segno negativo <strong>in</strong>dica<br />

che il condensatore è situato più <strong>in</strong> basso rispetto alla superficie dissipante<br />

dell’evaporatore);<br />

- un coefficiente di riempimento <strong>in</strong>iziale Ø dell’apparato pari al 15%<br />

(il volume <strong>in</strong>terno complessivo dell’apparato risulta circa 344 ml);<br />

68 <strong>La</strong> <strong>Termotecnica</strong> • Aprile 2009


trasmissione del calore<br />

- un volume di liquido V T presente all’<strong>in</strong>terno dell’evaporatore, e qu<strong>in</strong>di<br />

trasferito all’accumulatore durante il ciclo, pari a 25 ml (misurato<br />

a temperatura ambiente).<br />

A partire da questa configurazione, sono state effettuate una serie di<br />

prove volte a caratterizzare il comportamento del prototipo <strong>in</strong> 35 differenti<br />

condizioni operative. Esse saranno descritte <strong>in</strong> dettaglio nella<br />

seconda parte di questo lavoro.<br />

Le condizioni operative si differenziano per il valore della potenza termica<br />

dissipata Q’ E oppure per la variazione, rispetto alla configurazione<br />

di riferimento, di uno dei seguenti parametri:<br />

- differenza di quota tra la superficie dissipante e l’<strong>in</strong>gresso del condensatore<br />

H C ;<br />

- volume del liquido trasferito dall’evaporatore all’accumulatore per<br />

ogni ciclo V T .<br />

Per tutti i test effettuati e descritti <strong>in</strong> questo lavoro, il prototipo di PTPT è<br />

stato <strong>in</strong> grado di raggiungere il funzionamento a regime stabilizzato,<br />

operando anche con quantità di fluido circolante molto esigue (V T =3 ml).<br />

Il ciclo periodico tipico, una volta raggiunto il regime stabilizzato, è rappresentato<br />

nella figura 3, dove le temperature riportate sono quelle sperimentalmente<br />

misurate dalle 5 termocoppie <strong>in</strong>serite nell’apparato.<br />

L’analisi degli andamenti delle temperature, ottenute per il ciclo a regime<br />

stabilizzato, evidenzia forti analogie qualitative rispetto agli stessi<br />

andamenti ricavati per PTPT di grande scala [14]. All’<strong>in</strong>terno di ogni s<strong>in</strong>golo<br />

ciclo è possibile riconoscere un <strong>in</strong>tervallo di tempo caratterizzato da<br />

graduali variazioni dei parametri operativi (<strong>in</strong>tervallo di tempo <strong>in</strong>dicato<br />

nella Figura 3 con il numero 2) ed un <strong>in</strong>tervallo nel quale le variazioni<br />

dei parametri sono brusche (<strong>in</strong>tervalli <strong>in</strong>dicati con i numeri 1 e 3). <strong>La</strong> durata<br />

degli <strong>in</strong>tervalli di tempo con brusche variazioni dei parametri operativi<br />

risulta contenuta tra 0,01 τ c e 0,35 τ c per tutte le prove effettuate, dove<br />

τ c rappresenta la durata complessiva del ciclo a regime stabilizzato. Il<br />

ciclo periodico com<strong>in</strong>cia con la chiusura delle elettrovalvole, una volta<br />

svuotato l’accumulatore. Il flusso termico fornito all’evaporatore produce<br />

il passaggio di stato del fluido vettore, che subisce una compressione<br />

assimilabile ad una trasformazione isovolumica (<strong>in</strong>tervallo di tempo<br />

numero 1, Figura 3). Questa fase operativa viene def<strong>in</strong>ita fase di compressione.<br />

<strong>La</strong> fase di compressione term<strong>in</strong>a quando il vapore a monte del<br />

condensatore raggiunge la pressione data dall’equazione (1)<br />

P E = P A + ρ l·g·H tot + ∆P E→A (1)<br />

FIGURA 3 - Andamenti delle temperature durante<br />

il ciclo periodico a regime stabilizzato di un PTPT<br />

dove P E rappresenta la pressione di saturazione relativa alla temperatura<br />

dell’evaporatore T E , <strong>in</strong> questo lavoro ricavata come media aritmetica<br />

dei valori misurati dalle termocoppie T 2 e T 3 ; P A rappresenta la pressione<br />

di saturazione relativa alla temperatura dell’accumulatore T A<br />

(media aritmetica dei valori misurati dalle termocoppie T 4 e T 5 ); P E A<br />

rappresenta le perdite di carico legate al moto del fluido, che <strong>in</strong> controgravità<br />

viene sp<strong>in</strong>to verso l’accumulatore.<br />

Quando la condizione espressa dall’equazione (1) viene raggiunta, la<br />

pressione P E è sufficiente a sp<strong>in</strong>gere il liquido nell’accumulatore, l’eva -<br />

poratore viene gradualmente svuotato e l’accumulatore riempito. Questa<br />

fase operativa (<strong>in</strong>tervallo di tempo numero 2, Figura 3), nella quale avviene<br />

il vero e proprio trasferimento di fluido, term<strong>in</strong>a con il completo svuotamento<br />

dell’evaporatore ed è def<strong>in</strong>ita come fase di trasferimento. Una<br />

volta che l’evaporatore sia completamente svuotato, si osserva un brusco<br />

aumento della temperatura della superficie del dissipatore a contatto con<br />

il fluido, sperimentalmente misurata attraverso la termocoppia T 1 , e contemporaneamente<br />

una dim<strong>in</strong>uzione della temperatura T E . Le elettrovalvole<br />

vengono dunque aperte, la pressione nell’accumu latore aumenta,<br />

quella nell’evaporatore cont<strong>in</strong>ua a dim<strong>in</strong>uire ed avviene il ritorno del condensato<br />

(<strong>in</strong>tervallo di tempo numero 3, Figura 3). Quest’ultima fase è detta<br />

di ritorno. Le fasi operative di compressione e trasferimento sono caratterizzate<br />

dal funzionamento della macch<strong>in</strong>a con valvole chiuse, la loro<br />

durata complessiva viene <strong>in</strong>dicata con il simbolo τ t , che <strong>in</strong>dica il tempo<br />

complessivamente necessario per il trasporto del fluido. Al contrario la<br />

fase operativa di ritorno è caratterizzata dal funzionamento con valvole<br />

aperte, la sua durata è pari a τ c - τ t .<br />

Caratterizzazione teorica<br />

delle resistenze termiche<br />

In dispositivi che funzionano a regime non stazionario è quantomai im -<br />

proprio pensare di schematizzare il processo termico attraverso analogie<br />

elettriche con circuiti esclusivamente resistivi. Tuttavia <strong>in</strong> dispositivi<br />

che operano a regime periodico stabilizzato è possibile utilizzare<br />

l’analogia elettrica con circuiti esclusivamente resistivi purché riferendosi<br />

alle temperature medie di ogni ciclo dei s<strong>in</strong>goli componenti.<br />

Il termosifone bifase operante periodicamente presenta una resistenza<br />

termica globale, che prima di essere def<strong>in</strong>ita, merita alcune considerazioni<br />

prelim<strong>in</strong>ari. Il termosifone è una macch<strong>in</strong>a termica a tre sorgenti<br />

che dissipa il calore immesso ad alta temperatura verso due sorgenti;<br />

una a bassa temperatura e una a temperatura <strong>in</strong>termedia. In molti casi<br />

esse possono essere diverse [15], ma <strong>in</strong> questo caso temperatura <strong>in</strong>termedia<br />

e temperatura della sorgente fredda co<strong>in</strong>cidono. In questo caso<br />

si può qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>dividuare una catena di resistenze del dispositivo così<br />

come riportato nel disegno schematico proposto <strong>in</strong> Figura 4.<br />

<strong>La</strong> prima resistenza termica R E rappresenta la resistenza legata allo<br />

scambio termico tra la superficie del dissipatore ed il fluido vettore; esso<br />

è generalmente uno scambio termico di tipo ebollitivo. <strong>La</strong> resistenza R C<br />

rappresenta la resistenza termica legata allo scambio termico tra il fluido<br />

vettore e la sorgente fredda nella sezione del condensatore. Nel caso<br />

<strong>in</strong> cui lo scambiatore presenti anche una sezione di sottoraffreddamento,<br />

la resistenza R C sarebbe composta da una serie numerica di piccole<br />

resistenze, <strong>in</strong> quanto la temperatura decresce lungo l’asse dello scambiatore.<br />

Lo schema di Figura 4, per semplicità, si riferisce ad uno scambiatore<br />

con la sola sezione condensante.<br />

<strong>La</strong> temperatura del fluido può decrescere a causa della differenza fra la<br />

pressione di saturazione esistente nell’evaporatore e nell’accumulatore.<br />

Tale differenza di pressione dipende, come già chiarito dall’equazione<br />

(1), dalla lunghezza del tratto che il liquido percorre <strong>in</strong> controgravità e<br />

dalle perdite di carico. In questo caso è possibile def<strong>in</strong>ire una resistenza<br />

termica atipica R g che mette <strong>in</strong> relazione la caduta di temperatura nel trat -<br />

to <strong>in</strong> controgravità con la potenza termica dissipata Q’ m . Inf<strong>in</strong>e il term<strong>in</strong>e<br />

<strong>La</strong> <strong>Termotecnica</strong> • Aprile 2009<br />

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trasmissione del calore<br />

Dall’equazione (1) si nota <strong>in</strong>oltre che la temperatura e la pressione di<br />

saturazione del fluido nell’evaporatore dipendono anche dalla densità<br />

e dalla curva di tensione del fluido di lavoro e qu<strong>in</strong>di con basse temperature<br />

dell’evaporatore a parità di altre condizioni. Nella seconda<br />

parte di questo articolo saranno presentati i risultati dell’ampia <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

sperimentale eseguita e considerazioni quantitative della possibilità<br />

di impiego di un termosifone bifase come elemento di controllo termico<br />

di dispositivi elettronici.<br />

Bibliografia<br />

FIGURA 4 - Rappresentazione schematica dei term<strong>in</strong>i<br />

che compongono la resistenza termica globale di un PTPT<br />

R m rappresenta la resistenza che caratterizza lo scambio termico che<br />

avviene nell’accumulatore tra il fluido vettore e la sorgente a temperatura<br />

T f . Nel caso di un PTPT che abbia raggiunto il regime periodico stabilizzato<br />

è possibile def<strong>in</strong>ire la resistenza termica globale con la formula:<br />

Nella quale T w rappresenta la temperatura della parete del dissipatore<br />

e T f la temperatura della sorgente termica verso la quale il calore viene<br />

dissipato. Nel caso di un PTPT che abbia raggiunto il regime periodico<br />

stabilizzato ed <strong>in</strong> accordo con lo schema di figura 4 la resistenza termica<br />

globale può essere posta nella forma:<br />

Supponendo <strong>in</strong>oltre che la potenza termica smaltita dall’accumulatore<br />

sia trascurabile rispetto alla quota dissipata nello scambiatore con la<br />

sorgente fredda, per cui Q m sia circa zero e R m sia molto maggiore delle<br />

altre resistenze termiche, l’equazione (3) diventa:<br />

dove il secondo term<strong>in</strong>e rappresenta la resistenza termica dello scambiatore<br />

con la sorgente fredda che può essere def<strong>in</strong>ita, nella sua globalità,<br />

come la differenza di temperatura T E -T fratto la potenza termica Q f. e cioè:<br />

Con le ipotesi sopra espresse la resistenza termica globale dipende<br />

esclusivamente dalla resistenza termica ebollitiva e da quella dello<br />

scambiatore con la sorgente fredda. Scambiatori più efficienti permettono<br />

di avere una temperatura di uscita del fluido molto prossima a<br />

quella della sorgente fredda e qu<strong>in</strong>di una temperatura dell’accumu -<br />

latore più bassa. Il verificarsi di tale condizione permette all’evapo -<br />

ratore di operare con temperature più basse <strong>in</strong> virtù dell’equazione (1).<br />

(2)<br />

(3)<br />

(4)<br />

(5)<br />

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