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METODO - Technogym

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<strong>METODO</strong><br />

T M


FLEXability Method Manual<br />

Sommario<br />

Introduzione..................................................................................................................... 05<br />

1.0 La flessibilità<br />

1.1 I benefici della flessibilità...................................................................... 08<br />

1.2 Migliorare la flessibilità............................................................................11<br />

1.3 I riflessi in gioco nell’allungamento muscolare........................... 12<br />

1.4 Le diverse tecniche per migliorare la flessibilità.........................14<br />

2.0 L’allungamento poli-articolare/poli-muscolare<br />

2.1 Muscoli poli-articolari...............................................................................18<br />

2.2 Concatenazioni muscolari......................................................................18<br />

2.3 L’allungamento di muscoli poli-articolari e<br />

. . delle concatenazioni muscolari .......................................................... 21<br />

3.0 FLEXability:un nuovo modo di allenare la flessibilità<br />

3.1 Metodo............................................................................................................25<br />

4.0 FLEXability: modalità di esercizio<br />

4.1 Posterior........................................................................................................ 30<br />

4.2 Anterior............................................................................................................31<br />

5.0 I Test su FLEXability<br />

5.1 I test su Posterior.......................................................................................34<br />

5.2 I test su Anterior......................................................................................... 40


Edizione marzo 2007


FLEXability Method Manual<br />

FLEXability: il futuro<br />

dello stretching<br />

L’allenamento della flessibilità mediante le esercitazioni di stretching<br />

è una pratica cui fanno universalmente ricorso sia coloro che fanno sport<br />

a livello agonistico o amatoriale, sia i soggetti non sportivi.<br />

Tale pratica prevede l’assunzione di posizioni particolari, il più delle<br />

volte a corpo libero, che potrebbero non essere le più adatte per soggetti<br />

particolarmente limitati o, al contrario, per quelli particolarmente<br />

flessibili.<br />

Inoltre, nel caso in cui l’esecuzione degli esercizi richieda l’intervento<br />

di un altro soggetto per l’ottenimento della posizione finale, la forza<br />

applicata può essere molto variabile e difficilmente gestibile, soprattutto<br />

quando si cambia l’operatore.<br />

Nello stretching tradizionale non si è in grado di misurare le condizioni<br />

iniziali e la progressione dei risultati raggiunti; non è possibile valutare<br />

l’allungamento da ottenere nella singola seduta, nè applicare di volta<br />

in volta la tensione voluta; infine, non si riesce nemmeno a riprodurre<br />

la medesima posizione ogni volta e a modulare la progressione<br />

nell’allungamento.<br />

Le attrezzature FLEXability, con il relativo Metodo, sono state<br />

pensate proprio per risolvere questi problemi, introducendo la possibilità<br />

di misurare, di riprodurre accuratamente le posizioni e di stimolare il<br />

soggetto verso miglioramenti continui della sua condizione.<br />

Introduzione


FLEXability Method Manual<br />

1.0 La flessibilità<br />

1.1 I benefici della flessibilità<br />

1.2 Migliorare la flessibilità<br />

1.3 I riflessi in gioco nell’allungamento muscolare<br />

1.4 Le diverse tecniche per migliorare la flessibilità<br />

La flessibilità può essere definita come l’abilità di un’articolazione di<br />

muoversi liberamente per tutta la sua fisiologica escursione articolare o<br />

Range Of Motion (ROM).<br />

Ogni articolazione ha il suo ROM massimo possibile, limitato da fattori<br />

anatomici e funzionali, che può essere fortemente condizionato dal tipo di<br />

attività, o di inattività, a cui le articolazioni stesse vengono sottoposte.<br />

La mobilità articolare dipende da una serie di fattori: l’elasticità<br />

dei tessuti (muscoli, tendini, legamenti); l’elasticità del connettivo<br />

intramuscolare o di quello che costituisce fasce e aponeurosi; da cause<br />

genetiche come la morfologia stessa dell’articolazione; dalla tensione<br />

della muscolatura antagonista e dalla coordinazione neuromuscolare.<br />

La flessibilità può essere mantenuta, e in alcuni casi migliorata,<br />

mediante una serie di esercitazioni che consentono di agire sulle<br />

strutture, passive e attive, che compongono l’articolazione.<br />

Tipicamente si distinguono due tipologie distinte di flessibilità: statica<br />

e dinamica.<br />

La flessibilità statica concerne il mantenimento di una determinata<br />

posizione entro il ROM, senza interessamento della velocità di<br />

movimento. La flessibilità dinamica invece, prevede anche il movimento<br />

dell’articolazione stessa; entrano quindi in gioco altri fattori quali, ad<br />

esempio, la forza (per muovere il segmento scheletrico), la potenza, la<br />

coordinazione neuromuscolare e la viscosità dei tessuti.


1.1 I benefici della flessibilità<br />

Una buona flessibilità, secondo le linee guida dell’American College of<br />

Sport Medicine è, assieme all’efficienza cardiovascolare e alla forza muscolare,<br />

una della componenti fondamentali della forma fisica. I benefici<br />

di una buona flessibilità però, vanno oltre l’aspetto strettamente funzionale<br />

e contribuiscono al benessere psico-fisico in senso lato.<br />

In maniera schematica potremmo così elencarli:<br />

• Miglioramento della postura<br />

L’incremento della flessibilità<br />

aiuta il ritorno al normale allineamento<br />

dei segmenti ossei dopo<br />

un mantenimento prolungato di<br />

posizioni scorrette, molto frequenti<br />

nella vita moderna. In tali posizioni<br />

scorrette, muscoli e strutture<br />

osteo-articolari sono spesso<br />

mantenuti in un accorciamento<br />

prolungato che, alla lunga, viene<br />

interpretato dal corpo, funzionalmente<br />

e strutturalmente, come la<br />

lunghezza giusta e naturale.<br />

Possiamo citare, ad esempio, il<br />

muscolo Ileopsoas, il quale resta<br />

in condizioni di accorciamento per<br />

tutto il tempo in cui molti soggetti<br />

rimangono seduti opponendo poi<br />

resistenza al suo allungamento<br />

durante la stazione eretta.<br />

Infatti, la fase di allungamento<br />

muscolare - pratica necessaria per<br />

tornare alle posture corrette - si generano<br />

in questi muscoli accorciati<br />

una resistenza attiva-muscolare<br />

e una passiva-strutturale. Queste<br />

resistenze si oppongono al riacquisto<br />

di una postura naturale rendendola<br />

impossibile, più faticosa o,<br />

più semplicemente, più dispendiosa<br />

da un punto di vista energetico.<br />

Una buona flessibilità consente<br />

quindi di riacquistare facilmente<br />

una buona postura e di mantenerla<br />

con uno sforzo ridotto.<br />

Riduzione<br />

della pressione<br />

sulla colonna<br />

vertebrale<br />

<br />

FLEXability Method Manual


• Diminuzione/trattamento dei problemi lombalgici<br />

Tra le numerose cause che determinano<br />

l’insorgenza del frequentissimo<br />

dolore lombalgico,<br />

la mancanza di una corretta elasticità<br />

dei muscoli che agiscono<br />

sulla colonna e sul bacino riveste<br />

un ruolo preminente.<br />

L’accorciamento di alcuni muscoli,<br />

spesso provocato dal mantenimento<br />

prolungato di posture<br />

scorrette, può causare una modificazione<br />

delle curve del rachide<br />

con eventuale sovraccarico di alcune<br />

strutture; allo stesso modo<br />

la modificazione dell’elasticità dei<br />

muscoli che agiscono sul bacino<br />

può causare alterazioni sia della<br />

statica che della dinamica che<br />

possono determinare lombalgie.<br />

L’esecuzione in maniera corretta,<br />

sicura e costante nel tempo<br />

di esercitazioni per la flessibilità<br />

consente di prevenire, ed eventualmente<br />

contribuisce al trattamento,<br />

dei problemi lombalgici.<br />

Tutto ciò grazie alla diminuzione<br />

della tensione dolorosa di alcuni<br />

muscoli ed al ripristino del fisiologico<br />

riallineamento dei corpi<br />

vertebrali, con diminuito carico<br />

delle faccette articolari posteriori<br />

e minori possibilità di protrusioni<br />

dei dischi intervertebrali.<br />

• Miglioramento dell’efficienza fisica e della performance<br />

Muscoli antagonisti più flessibili<br />

richiedono agli agonisti minor<br />

energia per contrarsi lungo tutto<br />

l’arco di movimento, a tutto beneficio<br />

della fluidità ed economicità<br />

del gesto atletico che si deve compiere<br />

(Shrier, 2004).<br />

Se, infatti, durante un gesto<br />

atletico, l’azione dei muscoli agonisti<br />

viene in parte contrastata dai<br />

muscoli antagonisti troppo rigidi,<br />

si verifica un maggior dispendio<br />

energetico totale ed un’azione di<br />

freno che limita l’escursione articolare,<br />

allontanandola da quella<br />

ottimale. Viceversa, dei muscoli<br />

antagonisti molto flessibili permettono<br />

l’esecuzione ottimale del<br />

gesto, quella più fluida e più economica<br />

possibile.<br />

1.0 La Flessibilità


• Diminuzione del rischio di infortuni<br />

Molti esperti concordano nell’attribuire<br />

al miglioramento della<br />

flessibilità una riduzione del rischio<br />

di traumi muscolo-articolari<br />

durante l’attività fisica, sia nell’atleta<br />

che nel principiante (Tacker<br />

et al.,2004). Durante l’effettuazione<br />

di gesti molto dinamici i<br />

muscoli antagonisti troppo rigidi<br />

vengono infatti sottoposti a tensioni<br />

massive che possono talvolta<br />

arrivare a superare il loro limite<br />

meccanico, provocando lesioni di<br />

vario grado alla loro struttura. In<br />

presenza di scarsa flessibilità anche<br />

la coordinazione motoria dei<br />

gesti può risultare estremamente<br />

difficoltosa, determinando scarso<br />

controllo con possibili lesioni<br />

muscolari o distorsioni articolari.<br />

Una ottima flessibilità, indispensabile<br />

nei soggetti attivi, permette<br />

invece una lunga carriera sportiva<br />

senza infortuni di questo tipo.<br />

• Riduzione dello stress<br />

La seduta di stretching determina<br />

di per sé un buon rilassamento<br />

generale, dovuto sia ad una<br />

diminuzione della tensione nel<br />

muscolo stesso sia ad un effetto<br />

indiretto sulla diminuzione del<br />

tono basale di tutta la muscolatura,<br />

unitamente a una diminuzione<br />

della frequenza cardiaca. Questi<br />

ultimi effetti positivi sono evidenti<br />

soprattutto nel caso dell’assunzione<br />

di posture di stretching<br />

confortevoli mantenute per lungo<br />

tempo e con il controllo del respiro.<br />

Difficilmente, infatti, si ottiene<br />

un effetto rilassante se le posizioni<br />

assunte sono difficili da mantenere<br />

per la richiesta di equilibrio<br />

o di tensioni muscolari a carico di<br />

altri distretti, o addirittura dolorose,<br />

per la pressione che si verifica<br />

in alcuni punti di contatto.<br />

10 FLEXability Method Manual


• Riscaldamento<br />

pre-esercizio<br />

L’esecuzione dello stretching<br />

all’inizio di una seduta di allenamento<br />

permette il passaggio<br />

progressivo dalla condizione di<br />

riposo a quella di attività, anche<br />

grazie all’effetto termico-metabolico<br />

generato dall’allungamento<br />

muscolare. La seduta pre-esercizio<br />

consente anche il ricordo al<br />

sistema neuro-muscolare di ‘ricordare’<br />

i suoi veri limiti massimi<br />

di ROM, probabilmente molto differenti<br />

da quelli mantenuti nelle<br />

ore precedenti.<br />

• Defaticamento<br />

Alla fine di una seduta di allenamento<br />

in cui i muscoli hanno considerevolmente<br />

aumentato il tono<br />

basale, lo stretching consente il ritorno<br />

alle condizioni di flessibilità<br />

iniziali attraverso la diminuzione<br />

del tono muscolare. Se le posizioni<br />

si riescono a mantenere sufficientemente<br />

a lungo in maniera confortevole<br />

si otterrà parallelamente<br />

una piacevolissima diminuzione<br />

del tono muscolare generale.<br />

1.2 Migliorare la flessibilità<br />

La flessibilità può essere migliorata attraverso l’utilizzo di una serie<br />

di tecniche di allungamento o di stretching. Lo stretching prevede l’allungamento<br />

della struttura muscolo-tendinea in modo da diminuirne la<br />

ressitenza dell’estensione e aumentare in questo modo il ROM. La resistenza<br />

all’allungamento che si avverte durante gli esercizi di stretching<br />

proviene dalla componente contrattile del muscolo e, in casi di eccessiva<br />

e prolungata mancanza di flessibilità, anche dalle componenti connettivali<br />

intra ed extramuscolari (tendini, legamenti, capsule articolari, fasce<br />

e aponeurosi)<br />

Per produrre con gli esercizi di stretching effetti che non siano solo<br />

temporanei è necessario prolungare l’esercizio fino ad ottenere effetti<br />

sia sulla componente muscolare che su quella connettivale.<br />

I due fattori fondamentali che consentono un allungamento di lunga<br />

durata sono l’intensità e la durata dell’esercizio di stretching.<br />

1.0 La Flessibilità<br />

11


1.3 I riflessi in gioco<br />

nell’allungamento muscolare<br />

La gestione dell’allungamento delle fibrocellule muscolari è a carico<br />

di una serie di riflessi neurofisiologici. I recettori nervosi responsabili<br />

di questo riflesso sono principalmente costituiti dai fusi neuromuscolari<br />

che decorrono paralleli alle fibre muscolari. Gli organi tendinei del<br />

Golgi, che si trovano nella giunzione muscolo-tendinea, sembrerebbero<br />

intervenire nel caso di allungamenti particolarmente eccessivi, determinando<br />

una inibizione della contrazione muscolare. Ciascuno di questi<br />

recettori è sensibile all’allungamento e contribuisce a proteggere il muscolo<br />

contro l’eventualità di lesioni.<br />

I fusi neuromuscolari, essendo<br />

disposti parallelamente alle fibre<br />

ne subiscono lo stesso allungamento<br />

ed inviano segnali al sistema<br />

nervoso periferico sullo stato<br />

di allungamento del muscolo. Se<br />

questo viene ritenuto eccessivo, e<br />

quindi potenzialmente pericoloso,<br />

il segnale di risposta dal midollo<br />

spinale provoca una contrazione<br />

muscolare protettiva per evitare<br />

appunto un eccessivo allungamento<br />

delle fibre. I fusi sono in<br />

realtà anche in grado di capire<br />

se l’allungamento è statico o se<br />

sta avvenendo dinamicamente.<br />

In questo secondo caso rilevano<br />

anche qual è la velocità di allungamento<br />

e se la giudicano eccessiva,<br />

anche senza un reale eccessivo<br />

allungamento istantaneo, fanno<br />

intervenire ugualmente la contrazione<br />

riflessa.<br />

MOTONEURONE<br />

ORGANO TENDINEO<br />

DEL GOLGI<br />

ORGANO TENDINEO<br />

DEL GOLGI<br />

FUSO<br />

NEURO-MUSCOLARE<br />

12 FLEXability Method Manual


Lo stretching ha quindi, quale<br />

obiettivo principale, il fine di mantenere<br />

una posizione articolare<br />

che determina un allungamento<br />

del sistema muscolo-connettivale<br />

oltre il livello massimo considerato<br />

assolutamente normale dal<br />

corpo del soggetto. In tale condizione<br />

si genera pertanto un riflesso<br />

di contrazione del muscolo<br />

allungato. Ma se l’allungamento<br />

è sufficientemente sopportabile<br />

dal sistema, il mantenimento<br />

prolungato di questa posizione<br />

determinerebbe quindi un adattamento<br />

del sistema dei fusi che<br />

accetterebbe la posizione come<br />

‘non nociva’. Questo adattamento<br />

comporta una diminuzione della<br />

contrazione riflessa del muscolo<br />

che, rilassandosi, si lascia allungare<br />

maggiormente.<br />

Parallelamente, le strutture<br />

connettivali troppo rigide per il<br />

prolungato deficit di flessibilità<br />

possono riacquistare elasticità e<br />

maggiore lunghezza.<br />

LI V E LLO D I A LL U N G A M E N TO<br />

ALTO<br />

MEDIO<br />

NORMALE<br />

POSIZIONE<br />

NORMALE<br />

POSIZIONE<br />

‘NON NOCIVA’<br />

R E A Z I O N E D E L S I S T E M A<br />

POSIZIONE<br />

‘NOCIVA’<br />

1.0 La Flessibilità<br />

13


1.4 Le diverse tecniche<br />

per migliorare la flessibilità<br />

Ci sono numerose tecniche che consentono di migliorare la flessibilità; le più comuni sono: lo stretching statico,<br />

lo stretching dinamico e le facilitazioni neuromuscolari propriocettive.<br />

• Stretching Statico<br />

Lo stretching statico prevede il<br />

raggiungimento di una posizione<br />

di allungamento in maniera graduale,<br />

lenta e controllata fino al<br />

raggiungimento di una tensione<br />

sostenibile e non percepita come<br />

dolorosa. Il tempo utile per il mantenimento<br />

della posizione di allungamento<br />

varia da soggetto a soggetto<br />

e, nell’ambito dello stesso<br />

soggetto, in base al suo stato ed<br />

alla sua preparazione specifica,<br />

ma deve comunque essere tale da<br />

permettere l’adattamento funzionale<br />

del sistema dei fusi. Il mantenimeno<br />

della posizione deve<br />

comunque essere aumentato progressivamente<br />

al fine di migliorare<br />

sia l’efficacia che la durata nel<br />

tempo. Se la durata minima per un<br />

soggetto con una flessibilità molto<br />

scarsa può essere di 15 secondi,<br />

tale durata dovrebbe rapidamente<br />

raggiungere un minuto e successivamente<br />

diventare di qualche<br />

minuto. In questo modo infatti i<br />

fusi neuromuscolari si adattano<br />

gradualmente alla tensione imposta<br />

e dopo un po’ disattivano il circuito<br />

riflesso consentendo invece<br />

il rilassamento muscolare.<br />

14 FLEXability Method Manual


• Stretching Dinamico<br />

Lo stretching dinamico prevede<br />

dei movimenti di andata e ritorno,<br />

‘molleggi’ o ‘slanci’, ad intensità<br />

ed ampiezza crescenti, fino<br />

ad essere eseguiti lungo tutto il<br />

ROM. Con questa tecnica si effettua<br />

un allungamento muscolare<br />

di maggiore intensità ma di minore<br />

durata rispetto alla modalità<br />

precedente. In questo modo si<br />

stimolano maggiormente le componenti<br />

dinamiche dei fusi neuromuscolari.<br />

Movimenti incontrollati<br />

però, possono portare oltre le loro<br />

capacità di allungamento sia le<br />

strutture connettivali che le fibrocellule<br />

muscolari stesse. È questa<br />

una tecnica potenzialmente pericolosa<br />

e che dovrebbe essere<br />

appannaggio esclusivo di atleti e<br />

persone esperte, che conoscono i<br />

propri limiti e le reazioni del proprio<br />

fisico. D’altra parte, se utilizzata<br />

propriamente, questa tecnica<br />

consente di preparare i tessuti<br />

agli allungamenti ad alta intensità<br />

tipici di molte attività sportive<br />

(Woolstenhulme et al., 2006).<br />

• Facilitazioni Neuro-muscolari Propriocettive (PNF)<br />

Tra le altre possibili metodiche<br />

di allungamento muscolare, citiamo<br />

la tecnica PNF originariamente<br />

sviluppata in ambito fisioterapico<br />

(Kebat et al., 1961; Knott et al.,<br />

1968). Tale tecnica è complessa<br />

e si compone di diverse strategie,<br />

ognuna delle quali deputata ad ottenere<br />

un determinato risultato,<br />

ma l’aspetto più comunemente<br />

utilizzato in ambito fitness e wellness<br />

è quello relativo alla sequenza<br />

allungamento, contrazione, rilassamento,<br />

allungamento.<br />

La tecnica si basa sia sul riflesso<br />

inverso da stiramento prodotto<br />

dai corpi tendinei del Golgi sia sul<br />

riflesso di inibizione reciproca, secondo<br />

il quale la contrazione di un<br />

muscolo determina il rilassamento<br />

del suo antagonista.<br />

La tecnica prevede quattro fasi<br />

e generalmente si avvale dell’aiuto<br />

di un partner:<br />

- allungamento passivo del<br />

muscolo da allungare;<br />

- contrazione isometrica del.. .<br />

muscolo antagonista a quello...<br />

da allungare;<br />

- rilassamento muscolare;<br />

- incremento dell’allungamento<br />

passivo.<br />

La sequenza può essere ripetuta<br />

più volte.<br />

Sebbene i vantaggi di questa<br />

tecnica siano indubbi, la sua relativa<br />

complessità e il fatto che necessiti<br />

di un partner esperto fanno<br />

sì che non sia usata come metodo<br />

abituale per il miglioramento della<br />

flessibilità.<br />

1.0 La Flessibilità<br />

15


FLEXability Method Manual<br />

2.0 L’allungamento<br />

poli-articolare<br />

2.1 Muscoli poli-articolari<br />

2.2 Concatenazioni muscolari<br />

2.3 L’allungamento dei muscoli poli-articolari<br />

e delle concatenazioni muscolari.<br />

17


2.1 Muscoli poli-articolari<br />

Molti muscoli del corpo hanno inserzione su segmenti ossei non contigui,<br />

ossia scavalcano più di una articolazione. In ragione della posizione<br />

dei loro punti di inserzione, essi agiscono dunque muovendo più articolazioni.<br />

Esempi di questo tipo di muscoli possono essere il retto del femore<br />

e i muscoli lunghi della schiena; il primo, che dal bacino va ad inserirsi<br />

sulla tibia, agisce quindi sia sull’articolazione dell’anca che su quella del<br />

ginocchio; i secondi, che agiscono su più livelli vertebrali, controllano la<br />

flesso-estensione di ampi tratti della colonna.<br />

Parallelamente, l’allungamento di questi muscoli richiede quindi il movimento<br />

reciproco di due o più articolazioni.<br />

2.2 Concatenazioni muscolari<br />

Anche se i muscoli sembrano strutture distinte e indipendenti gli uni<br />

dagli altri, alcuni di essi sono funzionalmente legati tra loro e sempre più<br />

spesso si parla delle concatenazioni meccaniche del sistema muscolare<br />

o ‘catene muscolari’.<br />

Quando si pensa ad un muscolo<br />

generalmente ci si figura il muscolo<br />

stesso e i due relativi tendini, di<br />

origine e di inserzione. Se ci dovessimo<br />

soffermare solo a questa rappresentazione<br />

anatomica sarebbe<br />

impossibile introdurre il concetto<br />

di ‘catene muscolari’ che può invece<br />

diventare più chiaro se analizziamo<br />

il ruolo del tessuto connettivo<br />

nel nostro organismo. Il tessuto<br />

connettivo, anche se diverso dal<br />

punto di vista istologico rispetto al<br />

tessuto muscolare, è con questo<br />

18 FLEXability Method Manual


intimamente collegato.<br />

La presenza di questo tessuto<br />

nel muscolo infatti non riguarda<br />

solo i tendini ma anche la guaina<br />

che avvolge l’intero muscolo (aponeurosi),<br />

le guaine più interne<br />

(epimisio, perimisio, endomisio) e<br />

parte della fibrocellula muscolare<br />

stessa. Se osserviamo il sistema di<br />

concatenazione muscolare tenendo<br />

in considerazione la quantità e<br />

distribuzione del tessuto connettivale<br />

risulterà molto più semplice<br />

riscontrare una continuità.<br />

Inoltre, molte fibrocellule muscolari<br />

prendono inserzione direttamente<br />

a livello dell’aponeurosi<br />

muscolare (fascia) la quale continua<br />

con il paratenonio (guaina che<br />

riveste il tendine) o con la fascia di<br />

un muscolo contiguo.<br />

Ecco quindi perchè si può parlare<br />

di catene muscolari: la fascia<br />

aponeurotica di un muscolo è contigua<br />

alla fascia del tendine (paratenonio)<br />

e questa, a sua volta,<br />

si connette alla guaina dell’osso<br />

(periostio).<br />

In letteratura le catene muscolari<br />

sono state prese in considerazione<br />

da diversi autori i quali, per<br />

rappresentarle, hanno proposto<br />

dei modelli.<br />

Di seguito riportiamo alcuni dei<br />

più importanti autori e la loro classificazione<br />

di catene muscolari.<br />

Modello di Dudal (1982)<br />

Esso riprende i concetti riportati<br />

dalla Struyf-Denis (1982) e<br />

descrive 5 catene muscolari<br />

bilaterali:<br />

1) Posterolaterale<br />

2) Posteromediale<br />

3) Anterolaterale<br />

4) Anteromediale<br />

5) Saggittali anteroposteriore<br />

posteroanteriore<br />

Modello di Myers (2001)<br />

Le catene vengono suddivise in:<br />

1) Superficiale posteriore<br />

2) Superficiale anteriore<br />

3) Anteriore profonda<br />

4) Laterale<br />

5) Spirale<br />

6) Del braccio<br />

7) Funzionali<br />

2.0 L’allungamento poli-articolare<br />

19


Modello di Bousquet (1994)<br />

Approfondendo un concetto già riportato in letteratura da Piret e Bezieres (1976), esso suddivide le catene<br />

in una serie di concatenazioni muscolo-connettivali. Solo a fini didattici tratta le catene del tronco<br />

separate da quelle dell’arto inferiore (Busquet 1996). Secondo l’autore è difficile a livello terminologico<br />

inquadrare queste concatenazioni seguendo una sola logica tanto che alcune catene sono identificate con<br />

la funzione ed altre con la disposizione spaziale:<br />

1) Catena statica laterale<br />

2) Catena statica dinamica posteriore<br />

3) Catena statica dinamica anteriore<br />

4) Catena di flessione<br />

5) Catena di estensione<br />

6) Catena spirale posteriore<br />

7) Catena spirale anteriore<br />

8) Catena di inclinazione laterale<br />

Esempi di catene muscolari:<br />

Catena superficiale posteriore<br />

secondo Myers:<br />

• Fascia plantare<br />

• Flessori corti delle dita<br />

• Calcagno<br />

• Gastrocnemio/tendine<br />

d’Achille<br />

• Condili femorali<br />

• Muscoli della coscia<br />

• Tuberosità ischiatica<br />

• Sacro<br />

• Fascia sacrolombare/<br />

estensori della colonna<br />

• Occipite<br />

• Galea aponeurotica<br />

(cuoio capelluto fasciale)<br />

• Glabella<br />

Catena statica-dinamica<br />

anteriore secondo Busquet:<br />

• Fascia plantare<br />

• Muscoli interossei<br />

• Tricipite<br />

• Quadricipite<br />

• Ileopsoas<br />

• Piccolo psoas<br />

• Coppia tensoresartorio<br />

• Retto addominale<br />

• Intercostali<br />

• Sternocleidomastoideo<br />

• Sotto e sopra-ioidei<br />

• Massetere<br />

• Temporale<br />

20 FLEXability Method Manual


2.3 L’allungamento dei muscoli<br />

poli-articolari e delle<br />

concatenazioni muscolari<br />

Come visto sopra, si possono utilizzare varie tecniche di allungamento:<br />

statiche, dinamiche, PNF. Tutte queste tecniche agiscono su alcuni<br />

recettori presenti nei muscoli scheletrici (fusi neuromuscolari, organi<br />

tendinei del Golgi) che ‘azionano’ alcuni riflessi (riflesso da stiramento,<br />

riflesso miotatico inverso, riflesso dell’innervazione reciproca). Questi<br />

recettori e questi riflessi sono gli stessi che intervengono quando si<br />

utilizza un’altra categoria di esercizi di allungamento che, invece di intervenire<br />

in maniera segmentaria su un solo muscolo mono-articolare<br />

cercano di coinvolgere, grazie all’assunzione di posizione idonee, anche<br />

muscoli poli-articolari e una serie di muscoli concatenati tra di loro.<br />

Se si vuole generare la tensione<br />

utile in un muscolo poli-articolare<br />

bisogna agire su tutte le articolazioni<br />

da esso interessate in modo da<br />

generare la sua tensione. Nel caso<br />

della concatenazione di muscoli,<br />

tutti i muscoli della catena vanno<br />

messi in tensione contemporaneamente.<br />

L’allungamento della catena<br />

muscolare può essere indotto passivamente,<br />

semplicemente assumendo<br />

certe posizioni, oppure può<br />

essere indotto attivamente mettendo<br />

in tensione alcuni muscoli<br />

(tipicamente quelli antagonisti alla<br />

muscolatura da allungare), controllando<br />

attivamente la respirazione e<br />

l’instaurarsi dei ‘compensi’, cioè di<br />

quelle posizioni che il corpo tende<br />

ad assumere per uscire dallo stato<br />

di tensione indotto dall’allungamento<br />

riposizionandosi in una zona<br />

di ‘comfort’.<br />

2.0 L’allungamento poli-articolare<br />

21


22 FLEXability Method Manual


FLEXability Method Manual<br />

3.0 FLEXability :<br />

un nuovo modo di<br />

allenare la flessibilità<br />

3.1 Il metodo FLEXability<br />

23


Il progetto FLEXability nasce dall’idea di creare una linea di attrezzature<br />

che consentano di allenare la flessibilità in maniera efficace, facile,<br />

sicura e motivante. Gli attrezzi sono stati pensati e realizzati sotto<br />

la guida di un team di ortopedici, fisioterapisti e fisiologi dell’esercizio, e<br />

presentano una serie di caratteristiche uniche che vedremo in dettaglio.<br />

SELFLEX<br />

Le macchine FLEXability utilizza il sistema<br />

brevettato SELFLEX grazie al quale è<br />

possibile modulare dolcemente l’entità dell’allungamento<br />

muscolare attraverso il graduale<br />

intervento del peso corporeo del soggetto<br />

stesso, senza l’impiego di contrazioni<br />

muscolari potenzialmente pericolose.<br />

PESO CORPOREO<br />

SCIVOLAMENTO DEL CARRELLO<br />

ALLUNGAMENTO DEL MUSCOLO<br />

VISUAL FEEDBACK<br />

Mediante questi indicatori numerici è possibile<br />

eseguire dei test quantitativi dello<br />

stato di flessibilità e, durante l’esecuzione<br />

dell’esercizio, controllare il livello di allungamento<br />

raggiunto, a tutto vantaggio della<br />

sicurezza e della facilità dell’esercizio.<br />

TIMER INTEGRATO<br />

Il dispositivo consente di programmare e di<br />

incrementare la durata dell’allungamento<br />

progressivamente e in modo preciso.<br />

BODYPRINT<br />

Le imbottiture sono state studiate in modo<br />

da consentire una corretta centratura dei<br />

segmenti ossei e al tempo stesso, per garantire<br />

un ottimo comfort di esercizio, apprezzabile<br />

soprattutto quando si mantengono<br />

le posizioni per lungo tempo.<br />

24 FLEXability Method Manual


3.1 Il metodo FLEXability<br />

Affinchè gli esercizi di allungamento eseguiti su FLEXability siano<br />

sicuri ed efficaci è necessario attenersi alle indicazioni riportate nel seguente<br />

manuale.<br />

TEST DI INGRESSO-VERIFICA<br />

Nella prima seduta e a cadenza regolare, dei test sulla macchina (spiegati<br />

al cap. 5.0) rileveranno la condizione iniziale e i progressi ottenuti in modo<br />

da impostare di volta in volta degli obiettivi adeguati, la velocità di progressione,<br />

le modalità di esercizio.<br />

PROGRESSIONE<br />

Per ottenere un buon miglioramento dell’allungamento muscolare, si suggerisce<br />

di seguire una progressione di alcune variabili (elencate nelle pagine<br />

seguenti) nell’esecuzione degli esercizi. Una progressione ben condotta<br />

consentirà il conseguimento di risultati all’inizio insperati.<br />

GRADUALITÀ<br />

La gradualità è assenziale ai fini di un miglioramento costante e privo di rischi<br />

per la salute. La velocità di progressione dipende logicamente dall’età,<br />

dal livello iniziale, dallo stato di forma, dalla storia personale di infortuni<br />

muscolari e dal tipo di attività praticata, sia sportiva che professionale. Una<br />

giusta progressione determinerà miglioramenti iniziali più rapidi ed evidenti<br />

per diventare poi più lenti e meno apprezzabili. Ad ogni modo, la possibilità<br />

di misurare l’allungamento consentirà di apprezzare anche i miglioramenti<br />

di piccola entità, utili però per prendere coscienza dei progressi in corso.<br />

Le sensazioni durante la seduta, dopo la seduta e nei giorni successivi,<br />

dovranno determinare il giudizio sulla velocità di progressione adottata.<br />

L’insorgenza di fastidi dovrà comunque suggerire di rallentare la velocità di<br />

progressione o, nei casi più importanti, di sospenderla, continuando per ad<br />

allenarsi con l’accortezza di mantenere per qualche seduta i livelli precedentemente<br />

raggiunti.<br />

3.0 FLEXability: un nuovo modo di allenare la flessibilità<br />

25


La progressione può riguardare:<br />

• DURATA di mantenimento delle posizioni, che saranno via via crescenti;<br />

• AMPIEZZA raggiunta che, a parità di sensazione, avverrà con aperture<br />

articolari sempre maggiori;<br />

• NUMERO DI RIPETIZIONI e di SERIE dei singoli esercizi;<br />

• NUMERO DI SEDUTE settimanali.<br />

1) DURATA E SUA PROGRESSIONE<br />

La progressione dell’intensità in<br />

questa modalità è essenzialmente<br />

legata all’allungamento dei<br />

tempi di mantenimento delle posizioni<br />

assunte.<br />

Durata iniziale di esercizio<br />

La durata delle prime sedute va<br />

impostata sulla base dell’età e<br />

della condizione fisica iniziale. Si<br />

può generalmente considerare<br />

valido per tutti, come durata di un<br />

singolo esercizio, un tempo iniziale<br />

di 15 secondi.<br />

Incremento della durata<br />

La durata dell’allungamento dipenderà<br />

ovviamente dall’età e dalla<br />

flessibilità iniziale. Mentre per gli<br />

anziani il tempo di permanenza in<br />

una posizione verrà incrementato<br />

secondo una progressione meno<br />

rapida, per gli atleti l’incremento<br />

esso potrà essere aumentato più<br />

rapidamente. L’incremento iniziale<br />

suggerito è di 15 secondi a<br />

settimana per chi effettua almeno<br />

3 sedute settimanali. Nel caso<br />

di un numero inferiore di sedute<br />

settimanali si raccomanda di non<br />

superare un incremento di 15 secondi<br />

al mese.<br />

Durata massima<br />

La durata massima consigliata è<br />

di 2 minuti per gli anziani, i decondizionati<br />

e i soggetti infortunati.<br />

Nel caso di soggetti attivi si può<br />

permettere di arrivare, sempre<br />

gradualmente, a 4 e più minuti e<br />

oltre.<br />

2) AMPIEZZA E SUA PROGRESSIONE<br />

La posizione assunta sulla macchina<br />

deve essere tale da generare<br />

un senso di tensione non<br />

doloroso e dare l’impressione<br />

al soggetto di poterla mantenere<br />

molto a lungo. L’ampiezza del<br />

movimento sarà inizialmente<br />

molto modesta ma grazie all’adattamento<br />

del sistema neuromuscolo-connettivale<br />

diventerà,<br />

a parità di sensazione avvertita<br />

dal soggetto, progressivamente<br />

maggiore.<br />

Ricercando quindi la stessa percezione<br />

di tensione si potrà permettere<br />

al soggetto di raggiungere<br />

ampiezze articolari sempre<br />

maggiori.<br />

26 FLEXability Method Manual


3) NUMERO DI RIPETIZIONI/SERIE E LORO PROGRESSIONE<br />

Come con altre modalità di allenamento,<br />

anche con lo stretching,<br />

ed in particolare con le macchine<br />

FLEXability, è possibile e consigliabile<br />

eseguire più volte di seguito<br />

un esercizio (ripetizioni) e,<br />

dopo una pausa di durata maggiore,<br />

effettuare più volte la sequenza<br />

di ripetizioni (serie).<br />

Nel caso delle ripetizioni,in modalità<br />

monolaterale, è consigliabile<br />

alternare il lato destro con quello<br />

sinistro. Le diverse serie possono<br />

essere effettuate inserendo, nelle<br />

pause tra una e l’altra, esercizi di<br />

altro genere.<br />

La progressione per questa modalità<br />

riguarda quindi l’aumento del<br />

numero di ripetizioni e/o di serie<br />

in ogni seduta di allenamento. All’inizio<br />

è preferibile effettuare una<br />

sola serie con una sola ripetizione,<br />

con i tempi indicati sopra. Successivamente,<br />

nel giro di qualche settimana,<br />

si potranno aumentare sia<br />

le serie che le ripetizioni.<br />

Aumento serie<br />

È preferibile aumentare prima le<br />

serie, effettuando 2 volte un esercizio<br />

facendo intercorrere una<br />

pausa di almeno 15 minuti, nei<br />

quali si possono effettuare esercizi<br />

di altro tipo (cardiovascolare, tonificazione,<br />

ecc.). In una seduta di<br />

allenamento standard si potranno<br />

prevedere quindi 3-5 serie al massimo.<br />

Nel caso di almeno due allenamenti<br />

settimanali, consigliamo<br />

di passare a 2 serie dopo il primo<br />

mese per i sedentari e gli anziani<br />

e dopo le prime due settimane<br />

per i soggetti attivi. Nel caso di un<br />

numero inferiore di allenamenti<br />

settimanali è bene procrastinare<br />

l’aumento.<br />

L’aggiunta di ogni ulteriore serie<br />

dovrebbe avvenire dopo un periodo<br />

di 2 mesi con allenamenti abbastanza<br />

regolari.<br />

Aumento ripetizioni<br />

Successivamente alle serie è consigliabile<br />

aumentare il numero di<br />

ripetizioni, eseguendo l’esercizio<br />

più volte in sequenza, alternando<br />

i lati se monolaterale o semplicemente<br />

tornando alla posizione di<br />

partenza se bilaterale.<br />

E’ consigliabile passare a 2 ripetizioni<br />

dopo il primo mese per i sedentari<br />

e gli anziani e dopo le prime<br />

due settimane per i soggetti attivi.<br />

In generale, non è necessario aumentare<br />

il numero di ripetizioni oltre<br />

le 3, ed eccezionalmente le 4.<br />

4) NUMERO DI SEDUTE DI ALLUNGAMENTO SETTIMANALI E LORO PROGRESSIONE<br />

Il numero di sedute settimanali<br />

dedicate è un’ulteriore possibilità<br />

di regolare l’intensità e la progressione<br />

dell’allenamento. In linea<br />

di massima, e per soggetti sani e<br />

attivi, maggiore è il numero di sedute<br />

settimanali e più rapidi sono i<br />

benefici ottenuti dalla pratica dello<br />

stretching. Ciò nonostante alcuni<br />

adattamenti della struttura anatomica<br />

del muscolo richiederanno<br />

comunque del tempo per attuarsi.<br />

Sedute iniziali.<br />

È quindi preferibile suggerire 2 sedute<br />

settimanali iniziali per i soggetti<br />

anziani e per quelli particolarmente<br />

inattivi. I soggetti già molto<br />

attivi e per gli sportivi in attività<br />

possono effettuare già 3 o più sedute<br />

settimanali specifiche.<br />

Aumento sedute<br />

L’aggiunta di ulteriori sedute dovrà<br />

essere effettuata ad intervalli di almeno<br />

2 mesi per i soggetti anziani<br />

e per quelli particolarmente inattivi,<br />

e a distanza di un mese per gli<br />

altri.<br />

3.0 FLEXability: un nuovo modo di allenare la flessibilità<br />

27


28 FLEXability Method Manual


FLEXability Method Manual<br />

4.0 Modalità di esercizio<br />

4.1 Posterior<br />

4.2 Anterior<br />

FLEXability si compone di due attrezzi: Anterior a Posterior che grazie<br />

alla possibilità di eseguire allungamenti di una serie di muscoli, consentono<br />

comunque di interessare i maggiori gruppi muscolari dell’apparato<br />

locomotore.<br />

Per la grande versatilità di FLEXability, agendo opportunamente sulle<br />

posizioni assunte sull’attrezzo e sulle semplicissime regolazioni, si possono<br />

eseguire numerose varianti.<br />

29


4.1 Posterior<br />

1<br />

Questa macchina esercita i suoi effetti<br />

principali sui gruppi muscolari posteriori della<br />

colonna e dell’insieme bacino-arti inferiori.<br />

Grazie alla posizione con la gamba sollevata,<br />

essa è particolarmente indicata in chi passa<br />

molto tempo della giornata in piedi.<br />

Nella posizione che si assume durante<br />

l’esercizio, infatti, si determina anche un<br />

facilitato ritorno venoso e linfatico e un recupero<br />

dei liquidi interstiziali, per la ridotta<br />

pressione endovascolare conseguente all’innalzamento<br />

degli arti inferiori.<br />

Esempi di esercizi eseguibili su Posterior:<br />

1 Allungamento monolaterale dei<br />

muscoli ischiocrurali.<br />

2 Allungamento monolaterale dei<br />

muscoli ischiocrurali e del polpaccio<br />

(gastrocnemio e soleo).<br />

3 Allungamento bilaterale dei gruppi<br />

muscolari posteriori.<br />

4 Allungamento dei muscoli rotatori<br />

dell’anca e del medio gluteo.<br />

5 Esercizio monolaterale di<br />

mobilizzazione dell’anca.<br />

AVVERTENZE<br />

È buona norma informarsi se il soggetto soffre<br />

di patologie ossee particolari e importanti,<br />

se ha subito interventi di recente, se soffre di<br />

protrusioni discali o ernie discali, se ha avuto<br />

mai episodi acuti di ‘blocco’ della colonna.<br />

In questi casi è bene procedere con maggiore<br />

cautela nell’impostare le posizioni iniziali e la<br />

velocità di progressione. È preferibile, inoltre,<br />

nel caso di riferiti episodi di sofferenza acuta<br />

della schiena, evitare l’esercizio bilaterale.<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

30 FLEXability Method Manual


4.2 Anterior<br />

1<br />

Questa macchina concentra in particolare<br />

la sua azione sui gruppi muscolari<br />

anteriori della parte anteriore<br />

del corpo, con un focus specifico sui<br />

flessori dell’anca, sia mono-articolari<br />

(Iliaco, Psoas) che poli-articolari (Retto<br />

femorale, Sartorio).<br />

2<br />

Esempi di esercizi eseguibili<br />

su Anterior:<br />

1 Allungamento localizzato a livello<br />

del muscolo Ileopsoas.<br />

2 Allungamento localizzato a livello<br />

del retto femorale.<br />

3 Allungamento localizzato al livello<br />

del muscolo Ileopsoas con posizione<br />

di retroversione del bacino.<br />

3<br />

AVVERTENZE<br />

E’ buona norma informarsi se<br />

il soggetto soffre di patologie<br />

particolari e importanti, se ha<br />

subito interventi di recente, se<br />

soffre di protrusioni discali o<br />

ernie discali, se ha avuto mai<br />

episodi acuti di ‘blocco’ della<br />

colonna.<br />

In questi casi è bene procedere<br />

con maggiore cautela<br />

nell’impostare le posizioni iniziali<br />

e la velocità di progressione.<br />

E’ preferibile, inoltre, nel caso<br />

di riferita sofferenza acuta o<br />

cronica della colonna, evitare<br />

assolutamente i compensi con il<br />

bacino e con il tratto lombare.<br />

Se eventuali fastidi fossero<br />

avvertiti nell’esecuzione di<br />

un esercizio da un solo lato, è<br />

possibile consentire l’esecuzione<br />

dell’esercizio stesso dal lato non<br />

dolente.<br />

4.0 Modalità di esercizio<br />

31


FLEXability Method Manual<br />

5.0 I test su FLEXability <br />

5.1 Test su Posterior<br />

5.2 Test su Anterior<br />

Raccomandazioni generali per l’esecuzione dei test:<br />

• Eseguire sempre il test in condizioni di riposo o<br />

inizio seduta<br />

• Durante il test non indossare le scarpe<br />

• Indossare un abbigliamento comodo che non limiti i<br />

movimenti in alcun modo


5.1 I test su Posterior<br />

TEST MONOLATERALE<br />

Obiettivo: testare la flessibilità dei muscoli ischiocrurali<br />

Come eseguire il test:<br />

• Portare la macchina nella posizione<br />

di partenza. Il soggetto<br />

deve sedersi correttamente sulla<br />

macchina e appoggiare una gamba<br />

(completamente estesa) sull’apposito<br />

cuscino di supporto. La<br />

gamba controlaterale deve essere<br />

flessa e il piede appoggiare comodamente<br />

a terra.<br />

• Invitare il soggetto a rilassarsi e<br />

a fare tre respiri lenti e profondi.<br />

• Invitare il soggetto a mantenere<br />

l’articolazione della caviglia rilassata.<br />

• Invitare il soggetto a mantenere<br />

volontariamente l’articolazione<br />

dell’anca in posizione neutra (evitando<br />

la rotazione esterna).<br />

• Invitare il soggetto a sbloccare la<br />

leva del freno e a lasciare che l’arto<br />

inferiore venga portato in alto lentamente,<br />

facendo attenzione che il<br />

bacino non ruoti e che il sacro resti<br />

sempre in contatto con l’imbottitura.<br />

Il movimento di salita dell’arto<br />

superiore può essere facilitato aiu-<br />

tandosi con l’apposito timone.<br />

• Il soggetto si deve fermare quando,<br />

mantenendo una posizione<br />

corretta arriva a sentire una tensione<br />

sostenibile e non dolorosa,<br />

in qualsiasi punto essa si manifesti.<br />

• Registrare il valore visualizzato<br />

sulla scala numerica.<br />

• Per ritornare alla posizione iniziale<br />

il soggetto deve mantenere<br />

sbloccata la leva del freno mentre<br />

spinge leggermente verso il basso<br />

con l’arto inferiore teso sul cuscino.<br />

Il movimento può essere facilitato<br />

ruotando in basso il timone.<br />

• Ripetere l’operazione con l’altro<br />

lato.<br />

34 FLEXability Method Manual


Verifica<br />

Durante il test controllare<br />

se il soggetto esegue una<br />

iperestensione del tratto<br />

cervicale (fig. 1), indice di scarsa<br />

flessibilità dei muscoli profondi<br />

della zona dorso-cervicale.<br />

In questo caso si può suggerire<br />

che durante l’esecuzione delle<br />

esercitazioni l’allungamento<br />

venga eseguito con la<br />

retroposizione del mento (fig. 2)<br />

o, se l’iperestensione non può<br />

essere corretta, con l’apposito<br />

cuscino in dotazione (fig. 3).<br />

1<br />

2 3<br />

5.0 I Test su FLEXability<br />

35


TEST BILATERALE<br />

Obiettivo: testare la flessibilità della catena muscolare posteriore<br />

Come eseguire il test:<br />

• Portare la macchina nella posizione<br />

di partenza. Il soggetto deve<br />

sedersi correttamente sulla macchina<br />

e appoggiare entrambe le<br />

gambe (completamente estese)<br />

sull’apposito cuscino di supporto.<br />

• Invitare il soggetto a rilassarsi e<br />

a fare tre respiri lenti e profondi.<br />

• Invitare il soggetto a mantenere<br />

l’articolazione della caviglia rilassata.<br />

• Invitare il soggetto a mantenere<br />

volontariamente l’articolazione<br />

dell’anca in posizione neutra (evitando<br />

la rotazione esterna).<br />

• Invitare il soggetto a sbloccare<br />

la leva del freno e a lasciare che<br />

gli arti inferiori vengano portati in<br />

alto lentamente, facendo attenzione<br />

che il bacino non ruoti e che il<br />

sacro resti sempre in contatto con<br />

l’imbottitura. Il movimento di salita<br />

degli arti inferiori può essere<br />

facilitato aiutandosi con l’apposito<br />

timone.<br />

• Il soggetto si deve fermare<br />

quando, mantenendo una posizione<br />

corretta arriva a sentire una<br />

tensione sostenibile e non dolorosa,<br />

in qualsiasi punto essa si manifesti<br />

(estensori dell’anca, zona<br />

lombare, zona dorsale).<br />

• Registrare il valore visualizzato<br />

sulla scala numerica.<br />

• Per ritornare alla posizione iniziale<br />

il soggetto deve mantenere<br />

sbloccata la leva del freno mentre<br />

spinge leggermente verso il basso<br />

con l’arto inferiore teso sul cuscino.<br />

Il movimento può essere facilitato<br />

ruotando in basso il timone.<br />

36 FLEXability Method Manual


Verifica<br />

Durante il test controllare<br />

se il soggetto esegue una<br />

iperestensione del tratto<br />

cervicale (fig. 1), indice di scarsa<br />

flessibilità dei muscoli profondi<br />

della zona dorso-cervicale.<br />

In questo caso si può suggerire<br />

che durante l’esecuzione delle<br />

esercitazioni l’allungamento<br />

venga eseguito con la<br />

retroposizione del mento (fig. 2)<br />

o, se l’iperestensione non può<br />

essere corretta, con l’apposito<br />

cuscino in dotazione (fig. 3).<br />

1<br />

2 3<br />

5.0 I Test su FLEXability<br />

37


TEST BILATERALE CON DORSIFLESSIONE DELLA CAVIGLIA<br />

Obiettivo: testare la flessibilità della catena muscolare posteriore coinvolgendo<br />

anche i muscoli del polpaccio (gastrocnemio e soleo)<br />

Come eseguire il test:<br />

• Portare la macchina nella posizione<br />

di partenza. Il soggetto<br />

deve sedersi correttamente sulla<br />

macchina e appoggiare entrambe<br />

le gambe completamente estese,<br />

sull’apposito cuscino di supporto.<br />

• Invitare il soggetto a rilassarsi e<br />

a fare tre respiri lenti e profondi.<br />

• Far eseguire al soggetto una<br />

dorsiflessione della caviglia finchè<br />

questa raggiunge un angolo di<br />

90°.<br />

• Invitare il soggetto a mantenere<br />

volontariamente l’articolazione<br />

dell’anca in posizione neutra (evitando<br />

la rotazione esterna).<br />

• Invitare il soggetto a sbloccare<br />

tramite la leva di dorsiflessione<br />

della caviglia posta sul lato destro<br />

dell’attrezzo, la barra di appoggio e<br />

a lasciarla scendere fino a quando<br />

va a in contatto con la pianta dei<br />

piedi.<br />

• Invitare il soggetto a sbloccare<br />

la leva del freno e a lasciare che<br />

gli arti inferiori vengano portati in<br />

alto lentamente, facendo attenzione<br />

che il bacino non ruoti e che il<br />

sacro resti sempre in contatto con<br />

l’imbottitura. Il movimento di sa-<br />

lita degli arti inferiori può essere<br />

facilitato aiutandosi con l’apposito<br />

timone.<br />

• Il soggetto si deve fermare quando,<br />

mantenendo una posizione<br />

corretta arriva a sentire una tensione<br />

sostenibile e non dolorosa,<br />

in qualsiasi punto essa si manifesti<br />

(estensori dell’anca, zona lombare,<br />

zona dorsale).<br />

• Registrare il valore visualizzato<br />

sulla scala numerica.<br />

• Per ritornare alla posizione iniziale<br />

il soggetto deve mantenere<br />

sbloccata la leva del freno mentre<br />

spingere leggermente verso il<br />

basso con l’arto inferiore teso sul<br />

cuscino. Il movimento può essere<br />

facilitato ruotando in basso il timone.<br />

38 FLEXability Method Manual


Verifica<br />

Controllare se con la caviglia<br />

in flessione si registra una<br />

significativa riduzione dell’angolo<br />

raggiunto (fig. 1) rispetto al test<br />

eseguito senza dorsiflessione<br />

di caviglia (fig. 2). Ciò è indice<br />

di poca flessibilità del polpaccio<br />

(specialmente del gastrocnemio).<br />

In questo caso, se si vogliono<br />

allungare i muscoli del polpaccio<br />

durante i normali esercizi su<br />

Posterior, è preferibile utilizzare<br />

sempre la dorsiflessione,<br />

sia monolaterale (Fig. 3) che<br />

bilaterale (Fig. 4).<br />

1 2<br />

3 4<br />

5.0 I Test su FLEXability<br />

39


5.2 I test su Anterior<br />

TEST STANDARD<br />

Obiettivo: testare la flessibilità del muscolo Ileopsoas<br />

Come eseguire il test:<br />

• Portare l’attrezzo in posizione<br />

iniziale ovvero con il carrello il più<br />

anteriore possibile. Suggerendo al<br />

soggetto di tenersi alle impugnature<br />

superiori, invitarlo a posizionare il<br />

ginocchio anteriormente sul cuscino<br />

nell’apposito incavo, con la tibia<br />

allineata lungo l’asse maggiore del<br />

carrello scorrevole.<br />

• Indicare al soggetto la giusta posizione<br />

sulla piattaforma anteriore per<br />

l’altro piede, con la tibia che dev’essere<br />

perpendicolare al pavimento.<br />

• Il soggetto deve tenersi sulle impugnature<br />

anteriori con le braccia<br />

completamente distese.<br />

• Con la colonna vertebrale perfettamente<br />

allineata e perpendicolare<br />

al suolo il soggetto può sbloccare la<br />

leva principale.<br />

• Invitare il soggetto a rilassarsi e a<br />

fare tre respiri lenti e profondi.<br />

• Mantenendo sbloccata la leva del<br />

freno il soggetto deve lasciare scorrere<br />

il carrello all’indietro, mantenendo<br />

sempre la colonna vertebrale<br />

perfettamente allineata e perpendicolare<br />

al suolo.<br />

• L’angolo del ginocchio controlaterale<br />

può essere modificato, mantenendo<br />

però sempre il piede appoggiato<br />

a terra.<br />

• Il soggetto si deve fermare quando,<br />

mantenendo una posizione corretta<br />

arriva a sentire una tensione<br />

sostenibile e non dolorosa, in qualsiasi<br />

punto essa si manifesti.<br />

• Registrare il valore visualizzato<br />

sulla scala numerica<br />

• Per ritornare alla posizione iniziale<br />

invitare il soggetto a sbloccare la<br />

leva del freno e a far scivolare lentamente<br />

il carrello in avanti.<br />

• Ripetere con l’arto controlaterale<br />

40 FLEXability Method Manual


Verifica<br />

Se il soggetto durante<br />

l’esecuzione del test non<br />

è in grado di mantenere<br />

l’allineamento della colonna<br />

vertebrale andando in<br />

iperlordosi, o se avverte dolore<br />

o qualsiasi tipo di disagio<br />

(fig. 1), può posizionare il<br />

piede dell’arto anteriore sull’<br />

apposito supporto (fig. 2 e 3).<br />

In questo modo la pelvi non può<br />

andare in antiversione e si evita<br />

l’iperlordosi.<br />

1<br />

2 3<br />

5.0 I Test su FLEXability<br />

41


VARIAZIONE DEL TEST<br />

Obiettivo: testare la flessibilità dei muscoli Ileopsoas e retto femorale<br />

Come eseguire il test:<br />

• Portare l’attrezzo in posizione iniziale<br />

ovvero con il carrello anteriore<br />

possibile. Suggerendo al soggetto di<br />

tenersi alle impugnature superiori,<br />

invitarlo a posizionare il ginocchio<br />

anteriormente sul cuscino nell’apposito<br />

incavo, con la tibia allineata<br />

lungo l’asse maggiore del carrello<br />

scorrevole.<br />

• Sollevare la parte posteriore del<br />

carrello di scorrimento fino alla posizione<br />

massima.<br />

• Indicare al soggetto la giusta posizione<br />

sulla piattaforma anteriore per<br />

l’altro piede, con la tibia che deve essere<br />

perpendicolare al pavimento.<br />

• Il soggetto deve tenersi sulle impugnature<br />

anteriori con le braccia<br />

completamente distese.<br />

• Con la colonna vertebrale perfettamente<br />

allineata e perpendicolare<br />

al suolo il soggetto può sbloccare la<br />

leva del freno.<br />

• Invitare il soggetto a rilassarsi e a<br />

fare tre respiri lenti e profondi.<br />

• Mantenendo sbloccata la leva del<br />

freno il soggetto deve lasciare scorrere<br />

il carrello all’indietro, mantenendo<br />

sempre la colonna vertebrale<br />

perfettemente allineata e perpendicolare<br />

al suolo.<br />

• L’angolo del ginocchio controlaterale<br />

può essere modificato, mante-<br />

nendo però sempre il piede appoggiato<br />

a terra.<br />

• Il soggetto si deve fermare quando,<br />

mantenendo una posizione corretta<br />

arriva a sentire una tensione<br />

sostenibile e non dolorosa, in qualsiasi<br />

punto essa si manifesti.<br />

• Registrare il valore visualizzato<br />

sulla scala numerica<br />

• Per ritornare alla posizione iniziale<br />

invitare il soggetto a sbloccare la<br />

leva del freno e a far scivolare lentamente<br />

il carrello in avanti.<br />

• Ripetere con l’arto controlaterale.<br />

42 FLEXability Method Manual


Verifica<br />

Se il soggetto durante<br />

l’esecuzione del test non<br />

è in grado di mantenere<br />

l’allineamento della colonna<br />

vertebrale andando in<br />

iperlordosi, o se avverte dolore<br />

o qualsiasi tipo di disagio<br />

(fig. 1), può posizionare il<br />

piede dell’arto anteriore sull’<br />

apposito supporto (fig. 2 e 3).<br />

In questo modo la pelvi non può<br />

andare in antiversione e si evita<br />

l’iperlordosi.<br />

1<br />

2 3<br />

5.0 I Test su FLEXability<br />

43


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