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E lì, camminando camminando, e lavorando lavorando, ho visto questa nuova generazione, nonostante<br />
i limiti di quest’era, passo dopo passo riuscire a rallentare e a rendere una gita di pochi giorni<br />
un piccolo viaggio, in altri termini, un piccolo Grand Tour.<br />
Seguendo le vie dei pellegrini che si inoltrano tra le colline toscane - rigorosamente sempre a piedi -<br />
dopo un primo spaesamento riuscire a cogliere il bello e l’armonia spesso smentendo le aspettative<br />
che l’immaginario aveva creato. Con i giusti tempi del camminare (e le sapienti indicazioni della guida,<br />
ovviamente...), “studiare” il paesaggio attraversato e decodificare i segni che narrano del millenario<br />
rapporto tra l’uomo e l’ambiente. “Assaporare”, nonostante qualche disagio da sopportare e<br />
con qualche inevitabile lamentela, le stesse fatiche dei pellegrini. Provare la medesima sensazione<br />
di sollievo all’arrivo all’abbazia o alla città, proprio come avveniva secoli addietro. Addentrarsi per<br />
le vie e scoprire i monumenti riuscendone a cogliere la relazione col territorio, il significato. Infine<br />
fare l’esperienza del confronto con l’Altro lungo il sentiero: l’incontro con i moderni pellegrini che<br />
tutt’oggi attraversano quei luoghi o con i monaci che lì ancora vivono, un po’ sospesi tra presente<br />
e passato.<br />
E poi ho constatato che camminare sulle orme di Renzo, e seguirle fino a casa di Lucia, rende un po’<br />
più interessanti “I promessi sposi”, li rende concreti, li attualizza. Ricostruire la vicenda attraversando<br />
a piedi i luoghi del romanzo aggiunge al racconto il fascino del vissuto e stimola la voglia di<br />
conoscere. E ancora, seguire sul sentiero le tracce del gigante bianco che col caldo rimpicciolisce<br />
può diventare un’interessante esplorazione geografico-scientifica svolta direttamente sul territorio.<br />
L’ascolto della natura che sussurra i suoi segreti, stando in silenzio, diventa un momento sia di<br />
riflessione personale sia di sensibilizzazione all’ambiente e alla bellezza; tutto questo si trova solo<br />
nel ritmo lento del cammino e dei luoghi in cui solo il camminare ci può portare.<br />
La richiesta di ripetere l’esperienza è la conferma che qualcosa è cambiato, che il nostro obiettivo<br />
è stato raggiunto. Ho visto bambini diventare piccoli grandi scalatori condividendo con i compagni<br />
la fatica prima e la gioia della vetta poi, e una classe di venticinque individui trasformarsi in gruppo<br />
affiatato; questa, per una guida, è una delle esperienze più appaganti.<br />
Questo porta a costruire passo passo un atlante dei luoghi visitati. Un atlante costruito sulle conoscenze<br />
acquisite, ma anche secondo le linee impalpabili della geografia emozionale che corrono<br />
dentro ciascuno di noi quando siamo in viaggio. Così, in qualche modo, racchiudiamo il mondo nelle<br />
nostre mani: vivendolo, ascoltandolo e poi raccontandolo.<br />
Indagine e lezioni di Geografia certo, ma anche di Storia e spunti di Arte. Un po’ di Scienze, la condivisione,<br />
il gruppo. L’educazione alla bellezza artistica e naturale e il confronto con l’altro. L’allontanamento<br />
dall’immagine stereotipata e la ricerca, in qualche caso, di essa; il contatto coi luoghi, i suoi<br />
tempi e le sfaccettature. Il superamento delle piccole prove, da affrontare da soli o con il gruppo...<br />
Tutti ingredienti che dimostrano che il Viaggio esiste ancora e che la nuova generazione, camminando<br />
camminando, ha ancora la possibilità di fare, se vuole, un percorso che porta, inevitabilmente,<br />
al cambiamento e, quindi, alla crescita.<br />
trekkingitalia.org 23