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viaggi<br />

Aliena e familiare, vicina e<br />

Bagno<br />

lontanissima, conturbante e<br />

attraente come chi crediamo di<br />

conoscere e poi ci stupisce, un<br />

turco<br />

po’ europea e un po’ asiatica, un<br />

30<br />

po’ bizantina e un po’ romana.<br />

■ Alessandra<br />

Viaggio a Istanbul per un bagno<br />

Bartali<br />

turco tra Oriente e Occidente.<br />

Gli <strong>it</strong>aliani la chiamano generalmente<br />

Ìstanbul, ma dopo<br />

averla vis<strong>it</strong>ata l’accento scivola<br />

fino alla a, a ricalcare<br />

la pronuncia turca, che evoca a livello<br />

sonoro il fascino vagamente esotico di<br />

questa c<strong>it</strong>tà. Istanbul non è aliena come<br />

Gerusalemme o Pechino né familiare<br />

come New York o Buenos Aires, ma è<br />

tutte e due le cose insieme e per questo<br />

affascinante e conturbante come<br />

una persona che si crede di conoscere<br />

e poi ci stupisce, che sentiamo lontana<br />

e improvvisamente di nuovo vicina.<br />

Mer<strong>it</strong>o della sua posizione a cavallo del<br />

Bosforo, che la fa essere un po’ europea<br />

e un po’ asiatica, un po’ bizantina e un<br />

po’ romana, ricca di moschee, ma anche<br />

di chiese (o di chiese che sono diventate<br />

moschee), piena di donne musulmane,<br />

ma senza il velo a coprire i capelli,<br />

e di uomini nei bar che giocano a tavla<br />

mentre tifano i calciatori del BeIkta, del<br />

Galatasaray o del Fenerbahçe, (a seconda<br />

dell’appartenenza etnica e sociale),<br />

ignorando beatamente qualsiasi regola<br />

di cricket (tanto popolare in Asia).<br />

Orient Express<br />

L’aspetto più immediato di questa realtà-ponte<br />

tra l’Oriente e l’Occidente è l’arch<strong>it</strong>ettura,<br />

che impedisce di ascrivere la<br />

c<strong>it</strong>tà ad una specifica appartenenza culturale<br />

e religiosa: ben prima di assaporare<br />

le sottili mescolanze passeggiando<br />

al di qua e al di là del Bosforo (che di fatto<br />

separa la Istanbul europea da quella<br />

asiatica) il quartiere di Sultan Ahmet ne<br />

riassume la sostanza. La basilica di Santa<br />

Sofia, principale monumento della<br />

c<strong>it</strong>tà, nacque come sede patriarcale greco-ortodossa,<br />

ma è stata una moschea<br />

per i seguaci di Maometto, rappresenta<br />

l’apice dell’arch<strong>it</strong>ettura bizantina, ma è<br />

stata una cattedrale di riferimento per<br />

i fedeli cattolici. E, a sfuocare ulteriormente<br />

l’immagine della c<strong>it</strong>tà agli occhi<br />

di chi la vuole catalogare, poco distante<br />

dalla basilica si trova la Moschea Blu,<br />

una serie sterminata di tappeti protetti<br />

da oltre 20mila piastrelle di ceramica<br />

turchese, circondati all’esterno da ben 6<br />

minareti (solo la Mecca ne può vantare<br />

di più). Dopo aver assorb<strong>it</strong>o le immagini<br />

dei luoghi di culto armeni accanto alle<br />

chiese ortodosse e delle moschee imperiali<br />

intervallate alle sinagoghe, anche<br />

i turisti più rigidi iniziano a godersi la<br />

personal<strong>it</strong>à spuria di Istanbul. Allora si<br />

rispolverano le usanze lasciate in ered<strong>it</strong>à<br />

dagli ottomani facendo un bagno<br />

al Galatasaray Hamami, nel quartiere<br />

di Beyoglu, che ci risveglia dal torpore<br />

post-hammam con una serie di locali<br />

dove cocktail dai nomi americaneggianti<br />

scorrono a fiumi accompagnati di r<strong>it</strong>mi<br />

dei dj che mixano le ultime tendenze<br />

della musica turca con pezzi ascoltati<br />

anche a Berlino o Barcellona. Si prende<br />

un traghetto a Eminönü, dove un tempo<br />

sorgeva l’acropoli di Costantinopoli e<br />

adesso si aggira la maggior parte dei turisti<br />

con il naso rivolto alla punta dei minareti,<br />

e si sbarca a Üsküdar sulla sponda<br />

anatolica della c<strong>it</strong>tà, percorrendo in<br />

senso inverso la rotta di molti lavoratori<br />

e studenti pendolari che approf<strong>it</strong>tano<br />

degli aff<strong>it</strong>ti più bassi (e della quant<strong>it</strong>à<br />

tollerabile dei turisti).<br />

Contaminata<br />

Si assaggiano a pranzo le special<strong>it</strong>à ottomane<br />

che si preparavano nel XVI secolo<br />

ai banchetti allest<strong>it</strong>i per celebrare la cir-

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