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<strong>Sergio</strong> <strong>Corazzini</strong><br />
Vita di <strong>Sergio</strong> <strong>Corazzini</strong>.<br />
<strong>Sergio</strong> <strong>Corazzini</strong> fu veramente una meteora, cioè un astro che sprigionò moltissima<br />
luce e che abbagliò i suoi contemporanei e risplendette nel cielo tanto intensamente<br />
quanto brevemente. Il suo corpo, purtroppo malato di tisi, si spense prematuramente<br />
il 17 giugno del 1907 a Roma.<br />
<strong>Sergio</strong> <strong>Corazzini</strong> nacque a Roma il 06 Febbraio 1886 in via Lucina 17 da Enrico<br />
<strong>Corazzini</strong>, romano, e da Caterina Calamani, cremonese. Enrico <strong>Corazzini</strong> aveva una<br />
tabaccheria sulla via del Corso e godeva di una buona agiatezza che gli permise di<br />
mantenere in collegio i figli maggiori, <strong>Sergio</strong> e Gualtiero. Nel 1895 <strong>Sergio</strong> si recò in<br />
Umbria, a Spoleto, dove frequentò il collegio nazionale Umberto I. In questi anni si<br />
manifestò la malattia polmonare che lo affliggerà per tutta la breve vita e che ne<br />
causerà la morte.<br />
Nel 1898 rientrò a Roma. Nel 1902 <strong>Corazzini</strong> cominciò a frequentare il caffè Sartoris<br />
vicino alla tabaccheria dove ritrovò i suoi amici poeti tra cui Alberto Tarchiani,<br />
Corrado Covoni, Tito Marone ed altri. I testimoni di allora descrivono <strong>Sergio</strong><br />
<strong>Corazzini</strong> in pose forzate da poète maudit, da dandy dall’aria viziosa ricercato nel<br />
vestire. Il 17 maggio del 1902 pubblicò la sua prima lirica in dialetto romanesco.<br />
Nel 1905 le condizioni di salute di <strong>Corazzini</strong> andarono lentamente, ma<br />
inesorabilmente, peggiorando. Tra il 1905 e il 1907 pubblicò tutte le sue opere<br />
poetiche.<br />
Nell'autunno 1906 fu ricoverato nell'ospedale di Nettuno e all'inizio del 1907 rientrò<br />
a Roma con il suo stato di salute sempre più grave. Negli ultimi mesi compose le<br />
ultime due poesie "Il sentiero" e "La morte di Tantalo", che fu pubblicata postuma.<br />
Le opere poetiche di <strong>Sergio</strong> <strong>Corazzini</strong>.<br />
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Nel 1904 <strong>Corazzini</strong> pubblicò la sua prima raccolta di poesie dal titolo "Dolcezze";<br />
nel 1905 pubblicò la sua seconda raccolta di poesie dal titolo "L'amaro calice";<br />
nel 1905 <strong>Corazzini</strong> pubblicò la terza raccolta di poesie dal titolo "Le aureole";<br />
nel 1906 pubblicò la quarta raccolta di poesie dal titolo "Piccolo libro inutile";<br />
nel 1906 <strong>Corazzini</strong> pubblicò la quinta raccolta di poesie dal titolo "Libro per la sera<br />
della domenica".<br />
<strong>Sergio</strong> <strong>Corazzini</strong> aveva già pubblicato diverse poesie sparse in alcune riviste romane<br />
e napoletane che costituiscono parziali anticipazioni o rifacimenti delle poesie poi<br />
raccolte in volume. Le prime poesie sono in dialetto romanesco.<br />
La formazione culturale e poetica di <strong>Sergio</strong> <strong>Corazzini</strong> è formata, prevalentemente, sui<br />
alcuni poeti francesi simbolisti come Francis Jammes (1868 - 1938) e Georges<br />
Rodenbach (1855 - 1898), oltre ai grandi poeti italiani: Pascoli, d'Annunzio e Govoni.<br />
La poetica di <strong>Sergio</strong> <strong>Corazzini</strong>.<br />
Insieme a Guido Gozzano e a Marino Moretti, <strong>Sergio</strong> <strong>Corazzini</strong> è il padre fondatore<br />
della nuova poetica, definita da Giuseppe Antonio Borgese "Crepuscolarismo",<br />
intendendo definire i nuovi temi di questi giovani poeti che si affacciavano all'alba<br />
del nuovo secolo, apportando una nuova linfa alla poesia tradizionale, dominata da<br />
Carducci, Pascoli e da d'Annunzio. Le poesie di <strong>Corazzini</strong> si soffermano su ambienti<br />
oscuri, come chiese, ospedali, luoghi solitari e su personaggi malati destinati<br />
precocemente alla morte. Come scrive Maurizio Dardano nel volume "I testi, le<br />
forme, la storia" a pagina 492 i temi di questi poeti sono: "il senso di estenuazione<br />
spirituale (etisia), rifiuto del ruolo impegnativo del poeta, il distacco dai problemi<br />
politici e sociali del tempo".<br />
E poco dopo a pagina 493 Dardano scrive:
A sinistra il Professore <strong>Biagio</strong> <strong>Carrubba</strong>; a destra Carmelo Santaera.<br />
Letto, riveduto e corretto da <strong>Biagio</strong> <strong>Carrubba</strong> e Carmelo Santaera il 13 giugno 2008.<br />
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