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Certosa di Vigodarze - Giuliocesaro.it

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MARIO DELLA MEA<br />

rilievi degli arch<strong>it</strong>etti Vasco Camporese e Luciano Salan<strong>di</strong>n<br />

apparati storici e filologici <strong>di</strong> Giovanni Toniato<br />

fotografie <strong>di</strong> Giorgio Graziati<br />

e<br />

1976 - A CURA DEL LIONS CLUB DI CAMPOSAMPIERO<br />

E DEL LIONS CLUB PADOVA CERTOSA


LA CERTOS'A PRESSO PADOVA<br />

Pubblicazione a cura del Lions Club <strong>di</strong> Camposampiero nell'amb<strong>it</strong>o del<br />

service 1975-76 in favore <strong>di</strong> una pol<strong>it</strong>ica per la salvaguar<strong>di</strong>a dei beni culturali.<br />

Ristampato nel 1991 con la prefazione che il Presidente del Touring Club<br />

Italiano ha voluto concedere a testimonianza dell'impegno che da ben un<br />

secolo contrad<strong>di</strong>stingue l'operato del Touring Club Italiano per la riscoperta<br />

e la tutela del patrimonio Minore.


PREFAZIONE<br />

Quando jn logica e <strong>di</strong>rei necessaria successione con la missione che si<br />

era assunto dalla fondazione il Touring propose quale altro modo <strong>di</strong><br />

vis<strong>it</strong>are e <strong>di</strong> conoscere il nostro paese, l'Italia dei Centri minori, con la<br />

evoluzione successiva al Minore, il significato <strong>di</strong> questa proposta stava<br />

sopratutto nella volontà <strong>di</strong> far emergere e <strong>di</strong> valorizzare l'immenso<br />

patrimonio in gran parte sconosciuto e comunque trascurato <strong>di</strong>ffuso<br />

sul terr<strong>it</strong>orio.<br />

In questa <strong>di</strong>rezione era ed è rivolto anche l'impegno <strong>di</strong> promuovere e<br />

far conoscere le pubblicazioni e i testi che, al <strong>di</strong> fuori delle opere più<br />

conosciute e <strong>di</strong>ffuse, cost<strong>it</strong>uissero testimonianze e documenti <strong>di</strong> tale<br />

patrimonio e mezzi per la sua comprensione.<br />

Questa pubblicazione si inserisce in tale quadro con piena rispondenza<br />

agli inten<strong>di</strong>menti a cui ci siamo rivolti: il rigore con cui è redatta, la<br />

precisione della documentazione storica, bibliografica, fotografica e la<br />

preziosa opera <strong>di</strong> rilievo, ne fanno un documento che vuole proporsi<br />

non come pura testimonianza <strong>di</strong> ciò che si è perso, ma come inv<strong>it</strong>o ad<br />

un'opera <strong>di</strong> recupero che è tanto più importante in quanto urgente.<br />

È l'inv<strong>it</strong>o che Sergio Bettini aveva rivolto non solo ai padovani e che la<br />

pubblicazione ci sollec<strong>it</strong>a a raccogliere.<br />

Anche per questo credo che l'opera che illustra una presenza che non ci<br />

è più lec<strong>it</strong>o trascurare abbia un significato ulteriore: quello <strong>di</strong> un<br />

mon<strong>it</strong>o rivolto da chi ama la sua terra e le sue ricchezze a chi non<br />

<strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> avere uguale sensibil<strong>it</strong>à e attenzione.<br />

U n mon<strong>it</strong>o a cui non è possibile sottrarsi perchè non consente <strong>di</strong><br />

rifuggere alle proprie responsabil<strong>it</strong>à se non assumendone in pieno le<br />

colpe a cui la conoscenza non consente <strong>di</strong> sfuggire.<br />

È anche in questo senso che il messaggio <strong>di</strong> questa opera è ricco <strong>di</strong><br />

implicazioni che accrescono il mer<strong>it</strong>o <strong>di</strong> chi l'ha pensata e realizzata e a<br />

cui dobbiamo riconoscenza oltrechè vivo apprezzamento.<br />

Francesco Cetti SerbeHoni<br />

Presidente Touring Club Italiano


Ora che gruppi sempre più numerosi <strong>di</strong> c<strong>it</strong>ta<strong>di</strong>ni manifestano<br />

crescente interesse verso la conoscenza del patrimonio<br />

culturale del passato) l'opinione pubblica comincia<br />

a prendere coscienza degli annosi ed irrisolti problemi che<br />

la tutela e la salvaguar<strong>di</strong>a dei nostri beni artistici comportano.<br />

È in questo nuovo contesto culturale che nel Veneto<br />

una cerchia sempre maggiore <strong>di</strong> persone sensibili) anche se<br />

non propriamente addette ai lavori, si viene interessando ai<br />

magistrali stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Fiocco) <strong>di</strong> Bettini) <strong>di</strong> Pallucchini e degli<br />

allievi delle loro scuole e che si assiste ad un rinnovato<br />

interesse per il consolidamento ed il restauro <strong>di</strong> opere che<br />

incuria degli uomini e danni del tempo stanno condannando<br />

alla rovina. In particolare) per quanto attiene al Cinquecento<br />

padovano, il pubblico è venuto scoprendo quella<br />

ricca arch<strong>it</strong>ettura «minore» che ben mer<strong>it</strong>a <strong>di</strong> esser affiancata<br />

alle maggiori costruzioni descr<strong>it</strong>te nei trattati o ricordate<br />

nei breviari; così) entro il perimetro delle mura cinquecentesche)<br />

agli e<strong>di</strong>fici Cornaro del Falconetto) alla Basilica<br />

<strong>di</strong> Santa Giustina del Moroni, al Cortile Vecchio dell'Univers<strong>it</strong>à<br />

(Sansovino, Moroni, Tiziano Minio ) i padovani<br />

e i turisti meno affrettati cominciano ad affiancare<br />

i nomi, fino a ieri poco noti, <strong>di</strong> Palazzo Zacco) Casa <strong>di</strong> Giulio<br />

Fedele, Oratorio <strong>di</strong> Santa Barbara e Corte <strong>di</strong> Marco<br />

Lando; così, nel terr<strong>it</strong>orio extraurbano) alle costruzioni del<br />

Falconetto (Luvigliano ed Este)) del Sansovino (Pontecasale)<br />

e del Palla<strong>di</strong>o (Piombino e Montagnana) le meno<br />

note villa Roberti <strong>di</strong> Brugine, villa Duodo <strong>di</strong> Monselice e<br />

villa Molin della Mandriola.<br />

Da questo recupero culturale è rimasta finora defilata<br />

la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re che pure è uno dei più ragguardevoli<br />

monumenti del Rinascimento a Padova) complessa


c<strong>it</strong>tadella che per caratteristiche <strong>di</strong> pianta) volumi,<br />

decorazioni ben testimonia <strong>di</strong> quelf originale gusto padovano<br />

che il cenacolo <strong>di</strong> Alvise Cornaro aveva contribu<strong>it</strong>o<br />

a far maturare - e cui non fu insensibile lo stesso Palla<strong>di</strong>o<br />

-, proprio a Padova me<strong>di</strong>ando la propensione rigidamente<br />

dottrinaria della cultura veneta <strong>di</strong> terraferma con le<br />

aperture realistiche, pragmatiche della cultura lagunare.<br />

Un documento religioso permette <strong>di</strong> fissare al 1534 la<br />

data d)inizio della costruzione della <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re)<br />

rifondazione della <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> Padova che) dopo poco<br />

più <strong>di</strong> cinquant'anni <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a, era stata «spianata» per ragioni<br />

<strong>di</strong> strategia mil<strong>it</strong>are. A tutt'oggi le ricerche d'archivio<br />

non hanno permesso <strong>di</strong> assegnare una sicura patern<strong>it</strong>à<br />

al progetto globale e ciò spiega la <strong>di</strong>vers<strong>it</strong>à delle ipotesi <strong>di</strong><br />

attribuzione. Ancora nel 1760, nel fervore della riscoperta<br />

palla<strong>di</strong>ana, il Fossati, senza alcuna plausibile giustificazione<br />

storica, inserisce la costruzione tanto cospicua fra le o­<br />

pere ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Andrea Palla<strong>di</strong>o; ma già pochi anni dopo<br />

(1762), facendo le più <strong>di</strong>ligenti ricerche d'archivio, il Temanza<br />

poteva precisare che dai documenti dei Certosini<br />

non risultava alcun rapporto col Palla<strong>di</strong>o, mentre a partire<br />

dal 1560 risultava proto della fabbrica Andrea da Valle.<br />

Anche se oggi non più controllabile, questo dato può essere<br />

recep<strong>it</strong>o sia in considerazione della ben nota serietà<br />

dello stu<strong>di</strong>oso e biografo sia perché nello stesso anno (data<br />

<strong>di</strong> morte <strong>di</strong> Andrea Moroni) proprio il da Valle, proto<br />

della Cattedrale, subentrava al Moroni nella qualifica <strong>di</strong><br />

Arch<strong>it</strong>etto e proto <strong>di</strong> S. Giustina. Non va <strong>di</strong>menticato però<br />

che nel 1560 la Chiesa della <strong>Certosa</strong> era già fin<strong>it</strong>a (come<br />

<strong>di</strong>mostra la data della consacrazione scolp<strong>it</strong>a sopra la<br />

acquasantiera dell'ingresso) e che, ben se<strong>di</strong>ci anni prima<br />

( <strong>di</strong>eci anni dopo la posa della prima pietra) J il bresciano<br />

mastro Franco s'impegnava in un documento notarile (Rigoni,<br />

1939) <strong>di</strong> scolpire le porte della chiesa in pietra <strong>di</strong><br />

Montegalda «iuxta dessignum sibi ostensum et secundum<br />

sagomas sibi datas per ser Andream protum ecclesiae S.<br />

]ustinae». Pertanto) mentre non vi possono essere dubbi


sull'attribuzione della Chiesa ad Andrea Moroni (Fiocco<br />

vi r<strong>it</strong>rova anche elementi <strong>di</strong> gusto veneziano che permettono<br />

affiancarla a Palazzo Zacco), resta ancora da precisare<br />

l'ent<strong>it</strong>à e il rilievo dell'opera <strong>di</strong> Andrea da Valle nella<br />

costruzione dei chiostri, della foresteria e delle celle monacali.<br />

Non regge invece alla cr<strong>it</strong>ica la pur suggestiva ipotesi<br />

del Gallimberti che vorrebbe assegnata ad Agostino<br />

Righetti - cioè a colui che <strong>di</strong>videva con Andrea da Valle<br />

le mansioni <strong>di</strong> proto della Cattedrale - la patern<strong>it</strong>à <strong>di</strong> una<br />

parte almeno degli e<strong>di</strong>fici. documento su cui poggia l'assunto<br />

dell'arch<strong>it</strong>etto <strong>di</strong> recente scomparso - tratto anche<br />

questo dal!' opera della Rigoni e che risulta basato su una<br />

perizia del Moroni - si riferisce al pagamento da parte dei<br />

monaci del modello de legno denominando marangonus il<br />

Righetti;, esso pertanto deve r<strong>it</strong>enersi relativo al semplice<br />

lavoro <strong>di</strong> falegnameria del modello, pratica comune già a<br />

quell' epoca come testimonia anche un documento analogo<br />

del 1517 a propos<strong>it</strong>o <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> santa Giustina per<br />

mano del marangonus Ziliolo.<br />

Fu mai compiuta la <strong>Certosa</strong><br />

Risulterebbe <strong>di</strong> sì da un censimento dell'Or<strong>di</strong>ne Certosino<br />

compreso nella monumentale monografia e<strong>di</strong>ta a<br />

Parkminster nel 1916. Ma un attento esame della pianta<br />

<strong>di</strong>sef!,nata nel 1792 dal certosino Benedetto Fiandrini monachus<br />

a Bononia et Academicus Clementinus, permette<br />

<strong>di</strong> constatare la sua piena concordanza con l'altra pianta<br />

pervenutaci, quella <strong>di</strong>segnata dal!' arch<strong>it</strong>etto Fossati trentadue<br />

anni prima e pertanto antecedente alla soppressione<br />

del 1 768, relativa cioè ad un periodo <strong>di</strong> consacrazione e<br />

<strong>di</strong> offidatura. In entrambe le piante viene usata una doppia<br />

designazione delle celle monacali, <strong>di</strong>stinte in presentemente<br />

fabbricate e in <strong>di</strong>segnate dall' Autore ma non per anche<br />

e<strong>di</strong>ficate. Dunque i lati meri<strong>di</strong>onale e occidentale del<br />

peristilio maggiore non furono mai eretti) mentre delle cinque<br />

celle e<strong>di</strong>ficate sul lato settentrionale la prima (quella<br />

del padre Priore, con giar<strong>di</strong>no) fu incorporata nell' e<strong>di</strong>ficio<br />

ottocentesco dei de' Zigno e la quinta non esiste più.


Allo stato attuale la Chiesa del Moroni ha intatta solo<br />

la facciata; sono invece scomparse la cupola ottagona, l'abside,<br />

il campanile e le sei cappelle. Abbattuto il refettorio<br />

che sorreggeva il lato settentrionale del peristilio «toscano»,<br />

questo risulta <strong>di</strong> due soli lati e forma un'unica area<br />

scoperta, sul lato occidentale della chiesa, insieme a quelle<br />

che furono la corte della foresteria e la corte della cucina<br />

(in pianta a<strong>di</strong>acenti al lato meri<strong>di</strong>onale della foresteria).<br />

Scomparse le arcate, scomparsi gli e<strong>di</strong>fici lim<strong>it</strong>anti, oggi<br />

solo un muro <strong>di</strong> cinta resta a delim<strong>it</strong>are verso l'esterno la<br />

corte famigliare con forno sul lato settentrionale della foresteria.<br />

Anche il chiostro d'ingresso, che attualmente osp<strong>it</strong>a<br />

le vasche in cemento delt azienda agricola, risulta, rispetto<br />

alla pianta, incompleto delle arcate. La sola parte completa<br />

e finora intatta - anche se su <strong>di</strong> essa sono pesanti i segni<br />

del tempo - resta il quadriportico «corinzio» antistante<br />

la chiesa. '<br />

Rimane però da chiarire il mistero del!' esistenza della<br />

tre<strong>di</strong>cesima cella (al!' angolo sudorientale del chiostro maggiore);<br />

sulle piante settecentesche essa è compresa fra le<br />

parti non per anche e<strong>di</strong>ficate. Lapsus del Fossati ripreso<br />

poi pe<strong>di</strong>ssequamente anche da padre Fiandrini<br />

Mutila, <strong>di</strong>sab<strong>it</strong>ata e in parte trasformata in azienda<br />

agricola, la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re mostra evidenti, al<br />

vis<strong>it</strong>atore <strong>di</strong> oggi, i segni del!' abbandono e degli insulti<br />

dei due ultimi perio<strong>di</strong> bellici: cornicioni sfaldati, crepe nei<br />

muri non più stabili, intonaco in <strong>di</strong>sfacimento, pellicola<br />

<strong>di</strong> lichene sulle decorazioni del quadriportico, mentre dei<br />

gran<strong>di</strong> alberi del parco restano solo le ceppaie.<br />

Pochi mesi fa, nel lasciare tinsegnamento univers<strong>it</strong>ario,<br />

in un'intervista che sembra un testamento spir<strong>it</strong>uale,<br />

Sergio Bettini aveva incluso il ripristino della <strong>Certosa</strong> fra<br />

i problemi che i padovani dovevano urgentemente risolvere.<br />

Sapremo raccoglierne l'inv<strong>it</strong>o


ANDREA MORONI (circa 1500 - 1560)<br />

Andrea d J Albino bergamasco del quondam ser Bartotomaia<br />

<strong>di</strong> Moroni è «arch<strong>it</strong>etto in que' tempi <strong>di</strong> chiaro nome»<br />

e fu per ventotto anni (1532 -1560) arch<strong>it</strong>etto e<br />

proto <strong>di</strong> S. Giustina nonché per quasi un ventennio proto<br />

del Palazzo del Podestà. Nonostante che egli figuri menzionato<br />

dal Cavacio come «multinominis» e dal Rossetti,<br />

Andrea Moroni viene proposto all'attenzione degli stu<strong>di</strong>osi<br />

solo dopo la pubblicazione ( 1939) <strong>di</strong> una magistrale<br />

monografia della Rigoni; sconosciuta ne resta tuttavia<br />

la data <strong>di</strong> nasc<strong>it</strong>a mentre ne è ora nota quella della morte<br />

(28 aprile 1560).<br />

Solo a Padova risultano opere sue. Si devono certamente<br />

a lui l'impostazione generale della Basilica <strong>di</strong> S. Giustina,<br />

il Palazzo del Podestà, il Palazzo Zacco in Prato della<br />

Valle e l'Orto Botanico. Gli vengono ora attribu<strong>it</strong>i anche<br />

Cortile e Facciata del Palazzo dell'Univers<strong>it</strong>à, il rifacimento<br />

della Sala dei Giganti, la Loggia del Cap<strong>it</strong>anio,<br />

il Palazzetto dei Pesi in Corte Cap<strong>it</strong>aniato e la facciata della<br />

Casa <strong>di</strong> Antonio da Vigonza nell'ex contrada S. Giorgio.<br />

Sono invece classificate come «moroniane» queste al­<br />

. tre arch<strong>it</strong>etture padovane: la Casa Scapin in via Rudena,<br />

il Cortile <strong>di</strong> Palazzo Rodella (oggi visibile da via Milano)<br />

e il Palazzo Sambonifacio <strong>di</strong> via Andreini.


ANDREA DA VALLE (circa 1500 - 1578)<br />

Nipote <strong>di</strong> quel Matteo da Valle che era stato proto <strong>di</strong><br />

S. Giustina dal 1521 al 1532 e, come lui, proveniente<br />

dal castello <strong>di</strong> Valle d'Istria, presso Dignano, famoso per<br />

le sue cave <strong>di</strong> pietra pregiata, Andrea da Valle è conosciuto<br />

dapprima come lapicida. Nel 1533, sotto la <strong>di</strong>rezione<br />

del Falconetto, lavora nella Cappella del Taumaturgo al<br />

Santo; nel 1539 tiene bottega in borgo Rogati con Tiziano<br />

Minio. Succede al Falconetto nella <strong>di</strong>rezione dei lavori<br />

(<strong>di</strong> completamento e <strong>di</strong> fin<strong>it</strong>ura) della Villa Cornaro <strong>di</strong><br />

Luvigliano e al Moroni nell'incarico <strong>di</strong> proto <strong>di</strong> S. Giustina,<br />

ufficio che tiene fino al 1577. Nel 1547 il suo progetto<br />

per la Cattedrale <strong>di</strong> Padova viene prefer<strong>it</strong>o a quello<br />

del Sansovino; nel 1552, insieme ad Agostino Righetti, è<br />

nominato proto della fabbrica della Cattedrale. Nel 1550<br />

risulta proto della fabbrica del palazzetto dei Sant'Uliana<br />

in via S. Francesco e fino allo stesso anno risulta altresì<br />

impegnato nella costruzione del Lazzaretto alle Brentelle<br />

( ora rovinato).<br />

Sono attribu<strong>it</strong>i a lui anche il Cortile del Palazzo ex<br />

Collalto in via S. Francesco, il progetto per la casa Scapin<br />

(realizzata successivamente dallo Scamozzi ventenne) ,<br />

nonché la chiesa <strong>di</strong> S. Leonardo a Pontecasale.<br />

Fuori <strong>di</strong> Padova Andrea da Valle risulta aver lavorato<br />

a Treviso (Palazzo Pretorlo), a Bologna (Chiostri <strong>di</strong><br />

S. Gregorio) e a Ravenna (Chiostro Principale e Dorm<strong>it</strong>orio<br />

del Convento <strong>di</strong> San V<strong>it</strong>ale).<br />

Nel 1578, in collaborazione col vicentino Paolo del<br />

Ponte, su inv<strong>it</strong>o della Signoria <strong>di</strong> Venezia, presenta una<br />

relazione per il restauro del Palazzo Ducale <strong>di</strong> Venezia,<br />

danneggiato dagli incen<strong>di</strong> del 1574 e del 1577.


AGOSTINO RIGHETTI (notizie dal 1540 al 1563)<br />

Agostino Righetti del fu Giacomo <strong>di</strong> Valdagno fu dapprima<br />

conosciuto come carpentarius o marangonus} poi<br />

come proto ed arch<strong>it</strong>etto.<br />

Scarsissime notizie abbiamo <strong>di</strong> lui: nel 1540 lavora<br />

alla casa <strong>di</strong> Antonio Mocenigo (poi Querini) in via Santa<br />

Eufemia; del 1543 è la sua controversia con i monaci della<br />

<strong>Certosa</strong> circa un modello in legno; dal 1548 al 1551<br />

compie alcuni lavori per la villa Cornaro <strong>di</strong> Luvigliano;<br />

nel 1552 è nominato, insieme con Andrea da Valle, proto<br />

della fabbrica della Cattedrale <strong>di</strong> Padova; nel 1555 è<br />

a Brescia per ispezionare i lavori della meravigliosa volta<br />

<strong>di</strong> legno che sosteneva tetto e soff<strong>it</strong>to della gran Sala Pubblica<br />

<strong>di</strong> quella c<strong>it</strong>tà e che era stata da lui modellata.<br />

Del 1556 è l'opera sua più nota: progetto e fabbrica<br />

del palazzetto che l'umanista Giulio Fedele volle «ad u­<br />

sum amicorumque commodum et urbis ornamentum».<br />

Nel 1563 subentra a Francesco Lurano nell'incarico<br />

<strong>di</strong> «proto delle fabbriche pubbliche» <strong>di</strong> Padova, incarico<br />

che fino alla sua morte aveva occupato il Moroni. Il fatto<br />

che un atto rogato a Padova il 23 marzo dello stesso<br />

anno attribuisca al Righetti il t<strong>it</strong>olo <strong>di</strong> Cavaliere della Maestà<br />

Cesarea fa avanzare alla Rigoni l'ipotesi che egli possa<br />

aver lavorato, se non alla Corte, almeno negli Stati dell'imperatore<br />

Fer<strong>di</strong>nando I.


La <strong>Certosa</strong><br />

<strong>di</strong><br />

i odarzere


Chiostro Maggiore<br />

Loggia fra cella del Priore<br />

(rifacimento ottocentesco dei<br />

de' Zigno) e seconda cella


.. , Mutila, <strong>di</strong>sab<strong>it</strong>ata e in parte<br />

trasformata in aZienda agricola, la<br />

<strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re mostra<br />

evidenti, al vis<strong>it</strong>atore <strong>di</strong> oggi} i segni<br />

dell'abbandono e degli insulti dei<br />

due ultimi perio<strong>di</strong> bellici: cornicioni<br />

sfaldati} crepe nei muri non più stabili,<br />

intonaco in <strong>di</strong>sfacimento) pellicola<br />

<strong>di</strong> lichene sulle decorazioni del<br />

quadriportico) mentre dei gran<strong>di</strong> alberi<br />

del parco restano solo le ceppaie . ...


Doppia loggia fra seconda<br />

e terza cella<br />

Il chiostro bugnato; sullo sfondo<br />

il corpo della chiesa e i resti<br />

del campanile<br />

Il corridoio d'ingresso con<br />

i ferri ottocenteschi dei de' Zigno


CRONOLOGIA<br />

1447<br />

Un co<strong>di</strong>cillo aggiunto al testamento (14<br />

settembre 1445) del Vescovo <strong>di</strong> Padova<br />

Pietro Donato (Donà) <strong>di</strong>spone che,<br />

se agli esecutori testamentari sembri<br />

cosa migliore, in luogo del <strong>di</strong>sposto<br />

collegio «La Sapienza>.'> per venti studenti<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>r<strong>it</strong>to canonico, si eriga un<br />

monastero per Certosini o altro convento<br />

per regolari osservanti. Il lasc<strong>it</strong>o<br />

a tal fine ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o consta <strong>di</strong> ventiduemila<br />

ducati d'oro e <strong>di</strong> alcuni terreni,<br />

uno dei quali «apud Vicum aggeris».<br />

10 Marzo 1448<br />

Morto il Vescovo, gli esecutori testamentari<br />

deliberano <strong>di</strong> fondare a Padova,<br />

in suo onore, un cenobio <strong>di</strong> Certosini.<br />

29 Marzo 1451<br />

I Certosini si stabiliscono a Padova nel<br />

monastero <strong>di</strong> san Bernardo «in vico<br />

PorcHio», essendo stata soppressa la<br />

comun<strong>it</strong>à femminile che l'ab<strong>it</strong>ava. Ha<br />

cosÌ origine la «Cartusia SS. Hieronjmi<br />

et Bernar<strong>di</strong>» che i Certosini ingran<strong>di</strong>rono<br />

ed ab<strong>it</strong>arono per poco più <strong>di</strong> mezzo<br />

secolo.<br />

1509<br />

Nel corso della guerra fra Venezia e<br />

la Lega <strong>di</strong> Cambray vengono demol<strong>it</strong>i<br />

per motivi strategici tutti gli e<strong>di</strong>fici<br />

costru<strong>it</strong>i fuori delle mura <strong>di</strong> Padova<br />

( «Spianata» ). Al posto della <strong>Certosa</strong><br />

<strong>di</strong> Padova resta solo una colonna; i<br />

Certosini, dopo una parentesi trascorsa<br />

in una casa entro le mura, si trasferiscono<br />

in una <strong>di</strong>pendenza agricola<br />

<strong>di</strong> Campo San Martino dove rimarranno<br />

fino al 1554.<br />

1510<br />

Il Cap<strong>it</strong>olo Generale dell'Or<strong>di</strong>ne Certosino<br />

prescrive <strong>di</strong> «e<strong>di</strong>ficare nuovamente,<br />

al più presto, un nuovo monastero<br />

a Padova».<br />

7 Marzo 1534<br />

Iacopo Rota, Vicario del Car<strong>di</strong>nale Pisani,<br />

Vescovo <strong>di</strong> Padova, pone la prima<br />

pietra della nuova <strong>Certosa</strong> in una<br />

local<strong>it</strong>à detta Croce nel contesto del<br />

terreno del lasc<strong>it</strong>o Donà nel terr<strong>it</strong>orio<br />

<strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re. In questa data Andrea<br />

Moroni è già da due anni arch<strong>it</strong>etto e<br />

proto <strong>di</strong> S. Giustina.<br />

Alle ingenti spese della costruzione contribuiscono<br />

le <strong>di</strong>eci Certose della Provincia<br />

<strong>di</strong> Tuscia, impegnate da una <strong>di</strong>sposizione<br />

del Padre Generale ad una<br />

offerta annua da proseguire fino a che<br />

la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> Padova (che continua ad<br />

essere così denominata anche nella nuove<br />

sede <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re) non raggiunga<br />

la ren<strong>di</strong>ta annua <strong>di</strong> almeno trecento<br />

scu<strong>di</strong> d'oro. La rispettiva cifra annua<br />

è cosÌ fissata: Maggiano 5 scu<strong>di</strong> d'oro,<br />

Pontignano e Vedana 5, Belriguardo 4,<br />

Firenze 13, Pisa 12, Lucca 8, Bologna<br />

12, Ferrara 16, Venezia 18 e Montello<br />

8.<br />

2 Novembre 1534<br />

Il «priarollus» m. Zannino de' Belloni<br />

si obbliga a fornire per la fabbrica<br />

della <strong>Certosa</strong> 250 migliaia lapidum, tegularum<br />

et cupporum.<br />

6 Marzo 1536<br />

Andrea Moroni è arb<strong>it</strong>ro in una controversia<br />

fra mastro Varisco «taiapietra»<br />

e i monaci della <strong>Certosa</strong>.


16 Luglio 1543<br />

Andrea Moroni è arb<strong>it</strong>ro in una controversia<br />

fra mastro Agostino (Righetti)<br />

«marangon» e i monaci della <strong>Certosa</strong>.<br />

9 Febbraio 1544<br />

Andrea Moroni è nuovamente arb<strong>it</strong>ro<br />

in una controversia; vi sono implicati<br />

mastro Franco «lapiscida» e padre<br />

Pellegrino da Milano, prepos<strong>it</strong>o della<br />

<strong>Certosa</strong>. Dal documento risulta che <strong>di</strong>segno<br />

e sagoma delle porte della chiesa<br />

sono opera dello stesso Moroni.<br />

1554<br />

Anche se i lavori non risultano ancora<br />

ultimati, i Certosini entrano nel nuovo<br />

convento.<br />

1560<br />

Mentre continua la costruzione del monastero,<br />

viene consacrata la Chiesa della<br />

<strong>Certosa</strong>; la data è incisa sopra l'acquasantiera<br />

dell' ingresso. Muore Andrea<br />

Moroni. Andrea da Valle, vinc<strong>it</strong>ore<br />

con Agostino Righetti (nel 1547)<br />

del concorso per la Cattedrale <strong>di</strong> Padova,<br />

è impegnato nella fabbrica della<br />

stessa come arch<strong>it</strong>etto e proto e succede<br />

al Moroni nell'incarico <strong>di</strong> proto nella<br />

fabbrica <strong>di</strong> Santa Giustina.<br />

Secondo il Temanza in quest'anno Andrea<br />

da Valle sarebbe proto anche nella<br />

fabbrica della <strong>Certosa</strong>; ciò risulterebbe<br />

da sue <strong>di</strong>ligenti ricerche nell'archivio<br />

dei padri Certosini, ma a tutt' oggi<br />

il relativo documento non è stato r<strong>it</strong>rovato.<br />

1605<br />

Risiedono alla <strong>Certosa</strong> 9 monaci da<br />

coro.<br />

1623<br />

La <strong>Certosa</strong> è «compiuta e funzionante».<br />

1741<br />

Risulta dalle Vis<strong>it</strong>e Pastorali che sono<br />

presenti nella <strong>Certosa</strong> 7 monaci da coro.<br />

17 Settembre 1768<br />

La Repubblica Veneta <strong>di</strong>chiara soppresse<br />

le comun<strong>it</strong>à religiose aventi meno<br />

<strong>di</strong> 12 soggetti; il decreto colpisce<br />

anche la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re che<br />

non contava allora più <strong>di</strong> 5 monaci da<br />

coro. La proprietà dell'immobile viene<br />

avocata dalla Repubblica.<br />

sec. XVIII<br />

La <strong>Certosa</strong> è in stato <strong>di</strong> abbandono. Seguono<br />

profanazioni e vandalismi.<br />

sec. XIX<br />

Dopo un breve periodo in cui fu proprietà<br />

dei marchesi Maruzzi (che e­<br />

spressero anche il desiderio <strong>di</strong> demolirla)<br />

la <strong>Certosa</strong> passa ai baroni De<br />

Zigno che già possedevano dei poderi<br />

nel terr<strong>it</strong>orio <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re. Viene<br />

trasformata in luogo <strong>di</strong> villeggiatura e<br />

circondata da un vasto parco. Vi soggiornarono,<br />

fra gli altri, Ippol<strong>it</strong>o Pindemonte<br />

e lord Byron.<br />

1915-1918<br />

Viene trasformata in caserma.<br />

1940-1945<br />

Nuova occupazione mil<strong>it</strong>are. Serve da<br />

polveriera durante gli eventi bellici.<br />

Nel dopoguerra vi vengono sistemate<br />

famiglie <strong>di</strong> senzatetto.


APPARATI STORICI<br />

ARCH. NOTARILE DI PADOVA} L. 2 Compromessi notaio Gasparo Villan} c. 37:<br />

1536 <strong>di</strong>e 6 marzo.<br />

Visto et bene considerato <strong>di</strong>ligentemente quanto mer<strong>it</strong>a m.ro Varisco taiapiera<br />

per aver fato li cap<strong>it</strong>elli ali R.<strong>di</strong> monaci de la <strong>Certosa</strong> più longi et largi in tavola<br />

de quello era in el suo acordo fato per avanti et per mercede de queli cap<strong>it</strong>elli<br />

che se trova esta fati più longi de pie tre e mezzo in tavola debia aver da li<br />

sopra scr<strong>it</strong>ti R.i monaci lire tre et sol<strong>di</strong> dese per chadauno cap<strong>it</strong>ello chi se retrovara<br />

più longo ut supra et non altro.<br />

Jo Andrea <strong>di</strong> Mori bergamasco protto de s. Justina de Padua arb<strong>it</strong>ro et iu<strong>di</strong>ce<br />

electo de tute doy le parte ho scr<strong>it</strong>o de mia man propria.<br />

ARCH. NOTARILE DI PADOVA} L. 5 Instr. noto Alessandro Bal<strong>di</strong>ni} C. 321:<br />

1543 a<strong>di</strong> 16 lugio.<br />

Essendo in <strong>di</strong>ferencia li R.i monachi de la <strong>Certosa</strong> con m.ro Agustino marangon<br />

per causa de uno modello de legno fato per el <strong>di</strong>to m.ro Agustin per la fabricha<br />

del suo monasterio che al presente se fabricha in <strong>Vigodarze</strong>re et alcuni viazi<br />

luy <strong>di</strong> se aver fati a una sua fabricha in vila a beneficio de lor monachi over monasterio,<br />

<strong>di</strong> la qual cosa loro R.i monachi <strong>di</strong>se de averlo satisfato de tuti li sui fatiche.<br />

Pur come. boni religiosi voleno sia iu<strong>di</strong>cato per consienza et sono venuti in<br />

compromeso cottentando tuti doy le parte che io Andrea protto de Santa Iustina<br />

abia a iu<strong>di</strong>care et sentenciar tanto quanto importa li loro <strong>di</strong>ferencia .<br />

. Havendo io Andrea protto soprascr<strong>it</strong>to visto et sent<strong>it</strong>o tute doy le parte cosÌ<br />

del modelo come del resto per mia consencia sentencio et termino che li <strong>di</strong>ti R.i<br />

monaci debia dare al <strong>di</strong>to m.ro Agustin al suplemento de ducati de se da lire sey<br />

et sol<strong>di</strong> 4 per ducato et questi per comp<strong>it</strong>o pagamento de tutti li lavori lui ha fato<br />

in el modello et inoltre viazi o fatiche over designo.<br />

ARCH. NOTARILE DI PADOVA} L. 14 Extens.} noto Gasparo Villan} C. 186 v.:<br />

<strong>di</strong>e ultrascripta [1544 <strong>di</strong>e sabbati IX februarijJ<br />

M.r. Franchus brissiensis lapiscida q.m Lazari hab<strong>it</strong>ator in contrata prati vallis<br />

conven<strong>it</strong> cum R.d. domino Pelegrino de Me<strong>di</strong>olano syndaco Cartusiae ad sibi<br />

faciendum portam de lapide de Montegalda ecclesie <strong>di</strong>cti monasterij iuxta dessignum<br />

sibi ostensum et secundum sagomas sibi datas per ser Andream protum ecclesiae<br />

S. Justinae Padue laudandum per eum. Et teneatur ipse Franchus eam laborare<br />

et conduce re omnibus suis expensis et periculis et eam facere aut Padue<br />

aut ad monasterium in optione dominorum fratrum et debeat asistere onerationi<br />

et condutioni lapidum cum suis operarijs et si opus esset sobventione operariorum<br />

fiat per d. fratres. Et hoc fiat ad festa pascalia pretio ducatorum 45 a 1. 6 S. 4.


Et abinde supra se remiss<strong>it</strong> ad <strong>di</strong>scretionem <strong>di</strong>eti R.<strong>di</strong> d. prioris sibi dandos <strong>di</strong>etos<br />

ut opus er<strong>it</strong> et pro ut d. Andreas pre<strong>di</strong>ctus voluer<strong>it</strong>. Qui R.d. procurator ad bonum<br />

eomputum re vera exbursav<strong>it</strong> <strong>di</strong>eto mO. Franeho libras duodecim parvorum.<br />

ser Andreas filius q.m d. Bartholomei Moro de Albino bergomensis protus de<br />

eontrata prati vallis.<br />

CRONICo CARTHUS. [c<strong>it</strong>o da ]. Salomonio]<br />

IN TEMPLO S.S. HIERONYMI, ET BERNARDI P.P. CARHUS.<br />

Cùm Petrus Donatus Epise. Patav. anno 1447. extremis tabulis dueatorum<br />

XXII. millia legasset, ut, aut Collegium Seholar. erigeretur, aut Monasterium.<br />

Fautinus Dandulus ejus sueeessor, primusq., Comissarius una cum aliis, Coenobium<br />

Carthusianorum erigere ea peeunia deerevere; Verùm, eùm ex deer, Nieolai<br />

V. Moniales S. Bernar<strong>di</strong> Or<strong>di</strong>nis S. Bene<strong>di</strong>eti, quae non admodùm religiose<br />

extra muros agebant, in Coenobia Patavina <strong>di</strong>spensae fuissent, Coenobium ipsarum<br />

Carthusianis coneessum est, quod eùm bellieo mox furrore anno 1509 <strong>di</strong>rutum<br />

fuisset, hoc aliud Coenobium eum tempIo sub invoeatione S.S. Hieronymi et Bernarru<br />

erigi ano 1554. 7 . Mar. primum lapidem jacente Jacobo Rota Vie. Gener.<br />

Aloysii Pisani S.R.E. Card. Epise. Pat. An. vero 1555 . 7 . Mar. Templum, Coemeteriumq.<br />

saeratum est a Callisto Epise. Liuconiens. Suffraganeo.


APPARATI FILOLOGICI<br />

Ad tertium milliare à Septentrione extra portam caudam longam ultra Brentam, hac aetate<br />

ae<strong>di</strong>ficatum est amplum coenobium Carthusiensium monachorum, t<strong>it</strong>ulo S. Bernar<strong>di</strong>: quod<br />

olim sub moenib. iuxta eandem portam stabat amplissimum: sed post bellum Maximiliani Caesaris<br />

M.D.IX. in devastatione pomerij ad Vicum aggeris ultra amnem translatum est, et ibi<br />

quoq magnificentissime constructum, nondum tamen ad plenam operis consummationem perductum.<br />

B. SCARDEONIUS, De Antiqu<strong>it</strong>ate Urbis Patavii, 1560<br />

.... appresso la Brenta tre chiostri e Chiesa, ove non entrano donne, col bel pavimento a<br />

quadri e cupola, lunga m 86 e larga innanzi il coro m 36, essendo il coro lungo 50 e largo<br />

38. Ha quattro cappelle, in tutto sette altari, otto calici, tre campane coperte <strong>di</strong> piombo e<br />

nel sacrato dell'orto una bella sepoltura, oltre le particolari terre al <strong>di</strong> scoperto al modo ebraico.<br />

Celebrano S. Bernardo, del quale avevano la chiesa dentro la c<strong>it</strong>tà, prima che si facesse<br />

questa e il Santo fondatore S. Brunone.<br />

G. CITTADELLA, Descr<strong>it</strong>tione <strong>di</strong> Padova ... , ms. 1605<br />

.... Per questa comminandosi un miglio e mezo in circa si passa la Brenta per il ponte a<br />

Vicodargere, dalla qual villa prese il nome una famiglia nobile Padovana, dove anco era un<br />

castello. Vedesi in quel contorno lungi dalla c<strong>it</strong>tà tre miglia oltre la Brenta il nuovo monastero<br />

della <strong>Certosa</strong> e<strong>di</strong>ficato in vece <strong>di</strong> quello, che nell'anno 1509 fu spianato.<br />

A. PORTENARI, Della felic<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Padova, 1623<br />

.... ai nostri occhi, appare veramente quello angolo verde e silenzioso della fiorente campagna<br />

padovana, ricco <strong>di</strong> ombre nei viali sol<strong>it</strong>ari, ricco <strong>di</strong> messi e <strong>di</strong> frutta nell'ampiezza dei<br />

suoi orti inondati <strong>di</strong> sole e irrigati dalla lenta onda del Brenta.<br />

A. MAURO CENI, Opuscolorum pars prima, 1625<br />

Tra le Opere tutte insigni <strong>di</strong> Andrea Palla<strong>di</strong>o, le quali ho riserbate per collocare in questo<br />

Volume, quella della <strong>Certosa</strong>, che si vede nelle vicinanze della C<strong>it</strong>tà <strong>di</strong> Padova, ha ella<br />

tutto il mer<strong>it</strong>o, non solamente per la bellezza del Disegno, e della invenzione; ma anche per<br />

la finezza del lavoro. Vi si scorge ugualmente la maestria, e la <strong>di</strong>ligenza dell' Autore, e la somma<br />

industria, ed accuratezza degli Artefici da' quali è stata posta in esecuzione, poiché le pietre,<br />

e li mattoni sono così bene tra loro connessi, e adattati, che lavoro più uguale parrebbe<br />

per così <strong>di</strong>re, che non potesse essere o potesse farsi <strong>di</strong> un'Opera <strong>di</strong> metallo fonduto.<br />

Per rendere tutta la dovuta giustizia ad una Fabbrica tanto cospicua, ho voluto delinearne<br />

tutte le parti in cinque Tavole, cosicché si vedano con chiarezza le più ragguardevoli ed<br />

essenziali, acciò li Professori, e li Dilettanti possano trarre ottimi documenti quando avessero<br />

ad arch<strong>it</strong>ettare cose <strong>di</strong> tanta magnificenza.<br />

G. FOSSATI, Opere ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Andrea Palla<strong>di</strong>o, 1760


.... Circa l'anno 1560 si murava la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> Vigo d'Arzere, non lungi dalla c<strong>it</strong>tà <strong>di</strong> Padova.<br />

Molti tengono, che il Peristilio <strong>di</strong> cotesta (del quale però non furono rizzati che due<br />

lati, <strong>di</strong> 15 archi per cadauno) ed il Vestibulo o sia Cortile <strong>di</strong>nanzi alla Chiesa, sieno opera<br />

del nostro Arch<strong>it</strong>etto [il Palla<strong>di</strong>o]. Altri tengono, che sia pure <strong>di</strong> lui l'altro minore Peristilio<br />

sul lato sinistro della Chiesa medesima. Dirò francamente <strong>di</strong> questo, che non è opera palla<strong>di</strong>ana:<br />

ma non saprei qual sentenza profferire degli altri due. Amendue sono opere elegantissime;<br />

e singolarmente il Vestibulo della Chiesa ha tutte le grazie palla<strong>di</strong>ana. Ho fatto le più<br />

<strong>di</strong>ligenti ricerche nell'archivio <strong>di</strong> codesti Padri i quali con somma gentilezza mi hanno favor<strong>it</strong>o,<br />

né rinvenni mai veruna notizia del Palla<strong>di</strong>o. R<strong>it</strong>rovai bensì come il proto <strong>di</strong> quelle fabbriche<br />

fu Andrea della Valle ....<br />

... Il carattere del Vestibulo è però talmente palla<strong>di</strong>ano, tolto ne i cap<strong>it</strong>elli, che io non saprei<br />

ingenuamente negarlo; piacemi per ciò rimettere le decisioni a' dotti arch<strong>it</strong>etti.<br />

T. TEMANZA, V<strong>it</strong>a <strong>di</strong> Andrea Palla<strong>di</strong>o vicentino, 1762<br />

.... Questo bel monastero scomparso per fatai soppressione dell'Or<strong>di</strong>ne Certosino in questo<br />

Dominio, insieme coi beni fu venduto ai Marchesi Moruzzi e poi rivenduto da loro con<br />

piccola porzione <strong>di</strong> campi ad Antonio Zigno, finanziere padovano, il quale demolì buona parte<br />

della chiesa e fece altri guastamenti in quelle fabbriche, che erano oggetto <strong>di</strong> ammuaZlOne<br />

ai dotti viaggiatori stranieri. Che peccato da non perdonarsi!<br />

G. GENNARI, Notizie storiche ... , ms., ultimi anni del sec. XVIII<br />

Due miglia in circa fuori della porta <strong>di</strong> Codalonga, al <strong>di</strong> là della Brenta, nel luogo detto<br />

la Croce, evvi la <strong>Certosa</strong>, la quale fu eretta negli anni 1560-1572-1574 e 1575, sul <strong>di</strong>segno,<br />

come vien volgarmente creduto, <strong>di</strong> Andrea Palla<strong>di</strong>o. Essa è certamente degna <strong>di</strong> essere veduta<br />

per le bellezze dell' Arch<strong>it</strong>ettura, per la squis<strong>it</strong>ezza degli adornati, per la <strong>di</strong>licatezza del<br />

lavoro, che sembra, per così <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> getto, benché tutta sia <strong>di</strong> mattoni. Se ne prende sovente<br />

il <strong>di</strong>segno da' forestieri intendenti e spezialmente dagl'Inglesi, giusti estimatori delle belle<br />

arti.<br />

Questa <strong>Certosa</strong> va alle stampe nel sopra allegato tomo delle Opere ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Andrea<br />

Palla<strong>di</strong>o ....<br />

.... Sin qui l'eru<strong>di</strong>tissimo signor Temanza. Abbiamo ancora in Padova questa famiglia<br />

della Valle (sic!), onde può argomentarsi che l'accennato Andrea fosse nostro.<br />

Vedevasi in una Cappella a lato della Chiesa una bella tavola <strong>di</strong> Bartolomeo Vivarini,<br />

con questa epigrafe: opus factum Venetiis per Bartholomaeum Vivarinum de Murano 1475.<br />

Ora è stata trasportata a Venezia. In questa Cappella è sepolto il Ch. Flavio Querengo, Canonico<br />

Padovano, P.P. e Scr<strong>it</strong>tore <strong>di</strong> molte opere.<br />

La tavola dell'altar maggiore è <strong>di</strong> Pietro Damini, come pure altro quadretto con Cristo,<br />

che comparisce alla Maddalena, posto sopra la porta laterale, che mette in Convento.<br />

Questa <strong>Certosa</strong> è uno <strong>di</strong> gue' preziosi monumenti che fanno onore alle provincie dove<br />

esistono e molto più a coloro che hanno la fortuna <strong>di</strong> possederli, poiché sono celebrati in<br />

que' libri, che ne fanno la descrizione, e perciò li rendono noti in tutta Europa per lo meno,<br />

ed attraggono ad ammirarli i più intelligenti stranieri.<br />

G. B. ROSSETTI, Descrizione delle p<strong>it</strong>ture ... , 1795


Or dunque che la storia c'inv<strong>it</strong>a ad osservare gli e<strong>di</strong>fici che in Padova sorsero contemporanei<br />

o <strong>di</strong> poco posteriori al vicentino V<strong>it</strong>ruvio, non g<strong>it</strong>tiamo su d'essi sdegnoso sguardo<br />

perché talvolta quel tal modello segu<strong>it</strong>arono servilmente; ma porgiamo invece grazie alla sorte<br />

se concesso <strong>di</strong> annoverarne in questa c<strong>it</strong>tà parecchi, e fra questi uno che a buon <strong>di</strong>r<strong>it</strong>to può<br />

collocarsi fra le arch<strong>it</strong>etture che più onorano in questo secolo la veneta contrada.<br />

E' desso la <strong>Certosa</strong> che vicino a <strong>Vigodarze</strong>re sorge, la quale conservata un tempo ad accogliere<br />

austeri cenob<strong>it</strong>i, ora è rivolta ad uso <strong>di</strong> ridente villeggiatura. Quel buon Fossati che<br />

in tutte maniere adoperossi per far dono a Padova <strong>di</strong> qualche gemma del Palla<strong>di</strong>o, pubblicò<br />

quest'e<strong>di</strong>fizio fra gli ine<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> quell'ingegno bellissimo. E a <strong>di</strong>r vero in questo caso non fece<br />

torto al grand'uomo perché la fabbrica <strong>di</strong> cui parlo và ricca <strong>di</strong> tutte le veneri palla<strong>di</strong>ane.<br />

La pianta non offre quella eur<strong>it</strong>mica regolar<strong>it</strong>à la quale fa palese il concetto <strong>di</strong> un solo<br />

essere stato condotto a fine senza tramutamento, o interruzioni. Le monacali cellette stanno<br />

da un lato; a poca <strong>di</strong>stanza ma senza legame veruno, vede si peristilio non compiuto, il quale<br />

consta <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci arcate per ogni lato, sorrette da piè dr<strong>it</strong>ti poggianti su un continuato basamento.<br />

Da presso sorge altro elegante peristilio <strong>di</strong> toscane colonne bugnate, su' cui cap<strong>it</strong>elli<br />

impongono archi emisferici. A questo si congiunge la chiesetta <strong>di</strong>nanzi alla quale apresi cortiletto<br />

<strong>di</strong> leggiadrissime proporzioni. Distendesi poi tutto il resto <strong>di</strong> quell'ampio e<strong>di</strong>fizio nudo<br />

d'ogni ornamento che arrestar possa il riguardante. Non è dunque nella <strong>di</strong>stribuzione e nelle<br />

interne proporzioni che devonsi ricercare i pregi <strong>di</strong> esso; ma sibbene nelle parti ornamentali<br />

quasi tutte molto leggiadre.<br />

E per parlare dapprima del peristilio che sta al lato sinistro della chiesa, il quale, come<br />

<strong>di</strong>ssi, consta <strong>di</strong> colonne toscane, presenta rapporti all'osservatore gradevolissimi. Senonché e<br />

quagli che si fa puntello, e del paro chi va tenero dal filosofare in arch<strong>it</strong>ettura, vorrà censurati<br />

quegli archi imme<strong>di</strong>atamente involtati sul cap<strong>it</strong>ello delle colonne. E <strong>di</strong> vero pugnano contro<br />

ogni ragione, perché poggiano coi peduci angolati in falso sopra i fusti roton<strong>di</strong> delle colonne,<br />

Ma riguardati rispetto all'utile, ed al commodo, si mer<strong>it</strong>ano anzi che altro un encomio,<br />

imperoché giovano a procurare al portico maggior luce che in tutta altra maniera, e <strong>di</strong> più,<br />

danno alle arcate certa sveltezza <strong>di</strong> proporzioni, che non è facile in altra guisa ad ottenere.<br />

Le chiese <strong>di</strong> S. Spir<strong>it</strong>o, e <strong>di</strong> S. Lorenzo in Firenze, non devono forse alle arcate imme<strong>di</strong>atamente<br />

sovrapposte alle colonne la leggiadra loro sveltezza e quel variato movimento <strong>di</strong> linee<br />

che tanto sorprende chi si fa a riguardarle E non è forse da questo part<strong>it</strong>o medesimo<br />

che risulta elegante leggerezza del portico <strong>di</strong> S. Giacomo in Bologna, ornato <strong>di</strong> tante grazie<br />

dal suo arch<strong>it</strong>etto Gaspare Nar<strong>di</strong>. Perché tanta luce si <strong>di</strong>ffonde sotto i gran<strong>di</strong>osi portici <strong>di</strong><br />

quella magnifica c<strong>it</strong>tà, perché appaiono sì luminosi tanti chiostri lunghissimi <strong>di</strong> conventi Ciò<br />

si dee solo agli archi involtati sulle colonne isolate, le quali poco spazio occupando, lasciano<br />

libero campo alla luce; né affaticano l'occhio <strong>di</strong> troppo grevi masse. In luogo <strong>di</strong> quelle gentili<br />

colonne si suppongano larghi piedr<strong>it</strong>ti sorreggenti archi ed in mezzo a quei piedr<strong>it</strong>ti poste<br />

mezze colonne su cui il cornicione ricorra. Ne andranno vaghi coloro che domandano nelle<br />

arch<strong>it</strong>etture la ragione e l'esempio, ma non quelli che, fatti accesi dall'alto nume del bello,<br />

vi ricercano invece lo effetto prospettico,<br />

Da queste brevi osservazioni parmi dunque si possa concludere che se l'uso degli archi<br />

girati sulle colonne può talvolta portare bellezza e commodo, non è poi da proscriversi sì fieramente<br />

come finora si fece, lo porto speranza che se verrà giorno in cui non più si voglia<br />

farneticare a cercar le origini dell'arch<strong>it</strong>ettura nelle grotte e nelle capanne, ma si derivi invece<br />

- come pensò assennatamente il Durand - dalle necessarie maniere <strong>di</strong> costruire con pietre,<br />

anche il sistema <strong>di</strong> cui finora parlai, avrà degno posto fra quelli che fanno varia e bellissima<br />

quell'arte consecrata ad esser teatro delle nostre costumanze ed a farci più bello e più caro<br />

il vivere civile.


Il maggior pregio dell'altro cortile a piedr<strong>it</strong>ti sta piuttosto nella costruzione che nella decorazione.<br />

Tutti i mattoni <strong>di</strong> cui va composto son <strong>di</strong>ligentemente levigati per tutte le lor facce<br />

e poscia insieme connessi con poco cemento <strong>di</strong> calcestruzzo. Forse in esso si volle im<strong>it</strong>are<br />

la non mai troppo lodata costruzione del Convento della Car<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Venezia in cui Palla<strong>di</strong>o,<br />

per unire alla soli<strong>di</strong>tà la bellezza, credesi facesse lisciar con pomice e olio ogni mattone e poi<br />

lo facesse aderente con poca calce.<br />

E' <strong>di</strong> già tempo che qualche parola si tenga sulla parte veramente pregevole <strong>di</strong> quest'e<strong>di</strong>fizio,<br />

che è il portichetto il quale sta <strong>di</strong>nanzi la chiesa, in cui il Temanza tutte ravvisò le<br />

leggiadrie palla<strong>di</strong>ane. Va ornato <strong>di</strong> archi sui piedr<strong>it</strong>ti de' quali stanno addossati gentili pilastri<br />

corinti che riposano su pie<strong>di</strong>stalli e sorreggono la cornice che ricorre per tutto il cortile.<br />

Il portico gira per tre lati e nel quarto è murato a comporre la facciata della chiesa. Quivi<br />

l'arcata <strong>di</strong> centro in luogo <strong>di</strong> essere fiancheggiata da pie<strong>di</strong>stalli, lo è da due mezze colonne<br />

canellate ed aggettando un poco del resto della fronte, sorregge un leggiadro frontespizio.<br />

Chi si farà ad esaminare il cortile <strong>di</strong> cui è <strong>di</strong>scorso, vorrà certamente lodata assai la gentilezza<br />

così del pensiero come delle parti. E nel vedere quella corintia sveltezza nelle arcate,<br />

que' pilastrini esili, ma elegantissimi, quei cap<strong>it</strong>elli, quel timpano, quelle imposte, quelle cornici<br />

tutte cospiranti ad accrescere grazie e venustà all'insieme, sentirà ispirata l'anima da quella<br />

cara impressione che sempre ingenera la un<strong>it</strong>à del carattere nei prodotti della natura e dell'arte.<br />

Tanto è vero che una fra le precipue fonti del bello scaturisce sempre non tanto dalle<br />

bellezze delle forme quanto dall'accordo delle forme col concetto.<br />

Anche quelli che pur vorrebbero in quest'e<strong>di</strong>fizio ravvisare la testa <strong>di</strong> Palla<strong>di</strong>o, sono forzati<br />

a concedere che i corintii cap<strong>it</strong>elli <strong>di</strong> questo cortile per nulla somigliano quelli che usati<br />

vennero dal sommo Vicentino. In questo nostro avvi fra l'or<strong>di</strong>ne inferiore <strong>di</strong> foglie ed il ton<strong>di</strong>no<br />

dello sommo scapo del pilastro, un ornamento simile ai no<strong>di</strong> <strong>di</strong> fettuccia, che insieme<br />

si avviluppano. Non solo il Palla<strong>di</strong>o non usò mai nel corintio sì fatto ornamento, ma neppure<br />

l'usarono, ch'io mi sappia, altri arch<strong>it</strong>etti <strong>di</strong> chiaro nome. Ne perciò si dee frodare <strong>di</strong> lode,<br />

che l'autor<strong>it</strong>à dei sommi non è sempre giusta ragione <strong>di</strong> mer<strong>it</strong>o. Sia pure senza esempio, non<br />

è però men leggiadro quel cap<strong>it</strong>ello.<br />

P. SELVATICO, Continuazione e fine ... , ms. (approssimativamente 1832-1836)<br />

Passato il ponte <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re dopo un miglio circa verso ponente è la villeggiatura della<br />

nobile famiglia de Zigno, che si chiama <strong>Certosa</strong>, perocché ab<strong>it</strong>ata prima dai monaci Certosini.<br />

Sorgono da un canto le celle monacali, ed a poca <strong>di</strong>stanza un peristilio non compiuto <strong>di</strong><br />

se<strong>di</strong>ci arcate per ogni lato, sorretto da piedr<strong>it</strong>ti poggiati su basamento continuato. Presso a<br />

questo se ne eleva un altro <strong>di</strong> colonne toscane bugnate, su' cui cap<strong>it</strong>elli s'involtano archi emisferici,<br />

e gli si congiunge la chiesetta, <strong>di</strong>nnanzi alla quale apresi un cortiletto <strong>di</strong> leggiadrissime<br />

forme. E' vero che in sì fatta fabbrica la <strong>di</strong>stribuzione delle parti e le interne proporzioni possono<br />

destare un desiderio del meglio, ma gli ornamenti sono condotti con gusto sì fin<strong>it</strong>o, da<br />

non lasciar farsi tempo a quel desiderio. Fu creduto per molti esserne stato arch<strong>it</strong>etto il Palla<strong>di</strong>o;<br />

un documento trovato nell'archivio <strong>di</strong> que' cenob<strong>it</strong>i chiarì falso l'avviso, asserendo doversene<br />

la costruzione al padovano Andrea della Valle, che la murava l'anno 1560, nome riputatissimo<br />

e posto fra i primi fratelli d'arte <strong>di</strong> quella età. Vaste praterie si <strong>di</strong>stendono allo<br />

intorno <strong>di</strong> questo e<strong>di</strong>ficio; carpini a filari, macchie d'acacie, <strong>di</strong> platani, <strong>di</strong> roveri ed un bosco<br />

<strong>di</strong> pioppe lo circondano d'una maestà religiosa; la grave onda del Brenta lambendone le sponde<br />

accresce quella pace solenne; l'intelletto vi s'inalza a trovarvi me<strong>di</strong>tazioni sublimi, il cuore<br />

vi si riposa come nella calma d'una coscenza tranquilla.<br />

B. GAMBA, Guida <strong>di</strong> Padova, 1842


.... Vi trovi viali <strong>di</strong> carpani secolari e fra ridenti prati un bell'ingresso che prospetta verso<br />

il Brenta: due lati del maggior peristilio ciascuno a 16 arcate sorrette da piedr<strong>it</strong>ti; due lati<br />

del peristilio minore a colonne toscane bugnate; un cortiletto <strong>di</strong> forme leggiadre <strong>di</strong>nanzi alla<br />

chiesa e alcune celle. La quant<strong>it</strong>à dei mattoni ivi accatastata con rottami <strong>di</strong> cornici, <strong>di</strong> statue<br />

e busti e teste e travature, mostrano la prim<strong>it</strong>iva vast<strong>it</strong>à e magnificenza dell'e<strong>di</strong>ficio.<br />

A. MENEGHINI, Padova e Provincia, 1859<br />

Con brevissima g<strong>it</strong>a pervieni a <strong>Certosa</strong> in riva al Brenta, ora villeggiatura del sunnomato<br />

barone de Zigno, soggetta all'arcipretale <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re. I certosini, venuti da noi per lo co<strong>di</strong>cillo<br />

<strong>di</strong> Pietro Donà vescovo <strong>di</strong> Padova, ebbero il 1448 a loro sede il mentovato monastero<br />

<strong>di</strong> S. Bernardo, essendo state trasfer<strong>it</strong>e le monache <strong>di</strong> esso per la v<strong>it</strong>a loro licenziosa in altri<br />

monasteri della c<strong>it</strong>tà.<br />

Caduto poscia il monastero <strong>di</strong> S. Bernardo per la spianata, i Certosini piantarono sulle<br />

rovine una colonna e recaronsi al loro ospizio in Campo S. Martino, ove stettero sin verso il<br />

1554, tempo nel quale passarono al predetto nuovo ed ameno rom<strong>it</strong>aggio presso <strong>Vigodarze</strong>re,<br />

arch<strong>it</strong>ettato da Andrea della Valle padovano e nel 1560 non ancora fin<strong>it</strong>o. Il Fossati lo<br />

attribuì erroneamente al Palla<strong>di</strong>o, e ce ne <strong>di</strong>ede la descrizione con parecchie tavole incise.<br />

Vi trovi ancora la selvetta, alla quale furono aggiunti ombrosi viali <strong>di</strong> carpani, e ridenti<br />

praterie. Vi trovi il bell'ingresso al cenobio, che guarda il fiume, e dentro il cenobio i due lati<br />

del maggiore interno peristilio, ciascuno a se<strong>di</strong>ci arcate sorrette da piedr<strong>it</strong>ti, due altri lati d'un<br />

peristilio minore a colonne toscane bugnate, un cortiletto <strong>di</strong> forme leggiadre <strong>di</strong>nanzi alla chiesa<br />

t<strong>it</strong>olata a S. Brunone, parecchie celle, altre stanze e fabbriche adjacenti.<br />

Ebbero qui dolcissimo riposo quei monaci sino verso il 1770, nel qual'anno la veneziana<br />

Repubblica li <strong>di</strong>sperse.<br />

Erano nove il 1605 e sette il 1741. A. GLORIA, Il terr<strong>it</strong>orio padovano ... , 1861<br />

.... A lui [Andrea da Valle] si attribuisce il convento <strong>di</strong> San Gregorio fuori Porta San Felice<br />

a Bologna, e, con ogni probabil<strong>it</strong>à, il grazioso cortile corinzio della <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re<br />

presso Padova, che si sarebbe murato circa il 1560 e che fu creduto del Palla<strong>di</strong>o.<br />

E. Lov ARINI, Le Ville e<strong>di</strong>ficate ... , 1899<br />

.... Bene scelto fu, dunque, il luogo in cui, nelle vicinanze <strong>di</strong> Padova e presso il paese <strong>di</strong><br />

<strong>Vigodarze</strong>re - il Vicus aggeris dei latini, così chiamato per gli argini del Brenta che gli scorre<br />

accanto - ebbero un giorno stanza i monaci certosini.<br />

In una posizione detta Croce, che è salubre fra tutte a monte della c<strong>it</strong>tà, sorgeva ivi l'eremo<br />

raccogliendosi <strong>di</strong>etro un'ansa dolcissima della sinistra riva del Brenta.<br />

Solingo asilo <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> preghiera vi si accoglieva per un magnifico gruppo <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fizi<br />

dei quali ora non rimangono che gli avanzi, e pur questi, da parecchi anni, obliati, in un deplorevole<br />

abbandono .<br />

.... Ma ecco, mi si affaccia il bosco che protegge il cenobio e ricopre anche l'argine in una<br />

sinuosa galleria <strong>di</strong> verzura.<br />

Entriamovi. Due alberi colossali vi stanno all'ingresso: sono l'avanguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un popolo<br />

<strong>di</strong> giganti che formano la breve selva e fra i quali vedo emergere, dal seno <strong>di</strong> molli praterie<br />

varcate da isole d'ombra, un lungo e merlato muro <strong>di</strong> cinta con il gruppo principale degli e­<br />

<strong>di</strong>fizi dell'eremo ...


.... le meravigliose edere che rivestivano ogni gigante del bosco. In perenn<strong>it</strong>à <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong><br />

amore e <strong>di</strong> memorie vedo, in esse, il secolare spir<strong>it</strong>o della ba<strong>di</strong>a e come trasfusa l'anima <strong>di</strong><br />

quei monaci, che un tempo, nella quiete del bosco, attingevano alle più sublimi contemplazioni.<br />

Il passato riviveva pro<strong>di</strong>giosamente tenace nei ricor<strong>di</strong>, cosÌ, come le iperboliche rampicanti<br />

si avvinghiavano a quegli alberi con una stretta <strong>di</strong> rami tanto grossi e fronzuti, quale<br />

mai non ne vi<strong>di</strong>, e per cui l'eremo fu da me battezzato col nome <strong>di</strong> <strong>Certosa</strong> delle Edere ...<br />

.... Ma ora lasciamo <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> noi l'argine, procedendo per una navata <strong>di</strong> platani. Ecco,<br />

in fondo a questa; il bell'atrio donde si passa al chiostro maggiore della <strong>Certosa</strong>. E' <strong>di</strong> stile<br />

classico-barocco: due leoni in pietra tenera ne fiancheggiano il prospetto che è sormontato da<br />

una balaustrata. Il chiostro è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da due bracci i quali accolgono un piccolo giar<strong>di</strong>no<br />

che ci colpisce nel più p<strong>it</strong>toresco <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne. Il tempo e l'incuria lo avevano inselvatich<strong>it</strong>o: un<br />

groviglio <strong>di</strong> arbusti e <strong>di</strong> sterpi, delle statue mozze ricoperte da muscose patine, delle marmoree<br />

panchette rovesciate e dei vasi ornamentali che recavano gli irreparabili segni. Lungo il<br />

chiostro che mi si offre deliziosamente mascherato dai drappeggi <strong>di</strong> glicine s'aprono sul giar<strong>di</strong>no<br />

dei deliziosi cancelli in ferro battuto alla veneziana. Dall'opposto lato, delle ferriate dell'istessa<br />

fattura inquadrano le prospettive del bosco che lascia intravvedere la retrostante campagna.<br />

Il chiostro venne attribu<strong>it</strong>o al Palla<strong>di</strong>o: ed invero si presenta in una così ariosa, elegante<br />

ed armonica semplic<strong>it</strong>à, che si può perdonare al Fossati se nel suo volume illustrato «Opere<br />

ine<strong>di</strong>te del Palla<strong>di</strong>o» sostiene l'errata affermazione.<br />

Non così ci si apre il peristilio minore, a colonne bugnate <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne toscano, che pur<br />

venne attribu<strong>it</strong>o al sommo arch<strong>it</strong>etto. Non ha la correttezza <strong>di</strong> linee, non la elegante e pur<br />

austera semplic<strong>it</strong>à onde il Palla<strong>di</strong>o si <strong>di</strong>stingue negli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> un tal genere. E' <strong>di</strong> una leggiadra<br />

... povertà.<br />

Dal peristilio minore si passa al cortiletto. E' recinto per tre lati, da un bel portico: un<br />

gioiello del Rinascimento, cui fa degno riscontro l'un<strong>it</strong>a chiesa del cenobio. Vago <strong>di</strong> ornati l'esterno<br />

<strong>di</strong> questa, spoglio, anzi nudo, l'interno dalle bianche pareti che, in un punto, rec;ano<br />

delle ghirlande funebri. Sul modesto altare è una suggestiva figurazione <strong>di</strong> Cristo, del p<strong>it</strong>tore<br />

Paietta ...<br />

.... Alle ingiurie del tempo e dell'abbandono gli si erano aggiunte quelle che aveva dovuto<br />

subire in causa dell'occupazione mil<strong>it</strong>are, durante il periodo bellico, e quelle <strong>di</strong> un uragano<br />

che lo colpiva con una eccezionale violenza.<br />

Dei giganetschi alberi secolari che qua e là s'aggruppavano nel già brutalmente devastato<br />

parco, sol p'ochi ne erano rimasti e mutilati in uno alle superbe edere che sì tenacemente<br />

li abbracciavano.<br />

I due leoni che stavano ai lati dell'ingresso principale della <strong>Certosa</strong>: abbattuti, spezzati;<br />

così ridotta in rovina la balaustrata sovrastante all'ingresso medesimo. Il chiostro maggiore<br />

tutto sommossa nel pavimento e spoglio delle rampicanti che temperavano la sua compostezza<br />

nei loro drappeggi <strong>di</strong> grazia. Il peristilio minore e il cortiletto recinto dal mirabile portico<br />

cinquecentesco, ridotti ad una concimaia. E furono contorti, o <strong>di</strong>velti, i leggiadri cancelli in<br />

ferro battuto.<br />

Nel giar<strong>di</strong>no: il suolo dovunque calpesto: un predominio dì erbacce <strong>di</strong> sterpi e <strong>di</strong> pattume<br />

fra cui le statue, i se<strong>di</strong>li infranti: una desolazione ch'emergeva anche nelle celle fratesche,<br />

prive <strong>di</strong> porte e sconciamente deturpate anche dai villici dei <strong>di</strong>ntorni.<br />

E mi si <strong>di</strong>sse pure <strong>di</strong> fucilazioni esegu<strong>it</strong>e nel più tetro angolo del rom<strong>it</strong>aggio, forse là<br />

dove esiste il piccolo cim<strong>it</strong>ero dei monaci: <strong>di</strong>etro la chiesa <strong>di</strong> S. Brunone ov'essi s'accoglievano<br />

in fervide preci al Dio d'amore e <strong>di</strong> pace.


Non lungi dal giar<strong>di</strong>no, alcuni carri; e su questi, degli enormi ceppi <strong>di</strong> rovere; altrove<br />

si stava attendendo al taglio <strong>di</strong> uno dei giganti del bosco. Le ultime sue mutilazioni in una<br />

completa rovina ... quella <strong>di</strong> certe anime! ...<br />

Ora, dall'eremo, così miseramente ridotto, rifuggono anche i pochi vis<strong>it</strong>atori <strong>di</strong> un tempo:<br />

solo qualche desolato spir<strong>it</strong>o può trovarvi un'eco alla sua tristezza.<br />

Ma nelle fredde e silenziose mura l'anima dei secoli prepondera defin<strong>it</strong>ivamente: la <strong>Certosa</strong><br />

trionfa contro le avverse intrusioni.<br />

P. Z. - 1922<br />

.... alla Chiesa <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re. Di qui, o per il bivio a d. <strong>di</strong>etro la Chiesa - bivio a s. -<br />

per l'argine a d. - all'inizio del bosco scendere a d.; o per la via maestra - al cap<strong>it</strong>ello a s. -<br />

primo bivio a s. - quadrivio a d. - al cap<strong>it</strong>ello a s.: alla <strong>Certosa</strong> (ora Villa De Zigno), avanzo<br />

<strong>di</strong> un ameno rom<strong>it</strong>aggio <strong>di</strong> Certosini (1554-1770); archi t. Andr. da Valle (1554-'60 circa).<br />

Si giri all'esterno da d. a s.; lato settentrionale caratteristica porta con pilastri a cuspi<strong>di</strong>;<br />

sul lato meri<strong>di</strong>onale il bell'ingresso fra due leoni <strong>di</strong> pietra. - Restano due lati (32 arcate)<br />

del peristilio magg. (bei cancelli <strong>di</strong> ferro batt.) e due <strong>di</strong> un peristilio min. a colonne bugnate;<br />

un cortiletto <strong>di</strong> forme leggiadre <strong>di</strong>nanzi alla chiesa. - Il tutto, in mattoni, <strong>di</strong> bella arch<strong>it</strong>ettura,<br />

<strong>di</strong> delicato lavoro; onde, a ragione, attrib. a Palla<strong>di</strong>o.<br />

O. RONCHI, Guida storico-artistica ... , n.e., 1922<br />

L'arte del Moroni non si basa, d'altra parte, sulla severa conseguenza; è un'arte sperimentale,<br />

ricca <strong>di</strong> movenze, ma <strong>di</strong>fficile da definire. Quello che sempre affiora, come accento<br />

inestinguibile, è quel gusto veneziano, da cui era nato il suo primo capolavoro. E' con Venezia<br />

che si spiegano i timpanetti roton<strong>di</strong> e rettangolari e le guglie a coronamento del Palazzo<br />

Zacco in Prato della Valle e, nel proget to della <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re, in più dell' accento<br />

fa1conettesco, evidente nel pacatissimo bugnato del Chiostro e nelle musicali archegiature<br />

del Cortile, le particolar<strong>it</strong>à della chiesa, purtroppo rimaneggiata, ad occhi e a finestre allungate,<br />

adorne dei particolari riquadri notati a S. Giustina.<br />

G. FIOCCO, prefazione a «L'Arch<strong>it</strong>etto Andrea Moroni» <strong>di</strong> E. Rigoni, 1939<br />

E' logico dedurne che il Moroni era nel 1544 alla <strong>di</strong>rezione della fabbrica della <strong>Certosa</strong>,<br />

ma è presumibile che vi fosse anche negli anni precedenti, altrimenti non si spiegherebbe la<br />

sua ingerenza nelle questioni che sorgevano fra i monaci comm<strong>it</strong>tenti e gli artisti incaricati<br />

dei lavori.<br />

Il Temanza trovò che nel 1560 era proto della <strong>Certosa</strong> Andrea da Valle, ma in quell'anno<br />

il Moroni morì e ben si comprende come il da Valle, che gli successe nella carica <strong>di</strong> proto<br />

<strong>di</strong> S. Giustina, gli sia successo anche in quello <strong>di</strong> proto della <strong>Certosa</strong>. E' da escludersi però<br />

che egli occupasse quel posto negli anni in cui fu iniziata la costruzione della <strong>Certosa</strong>, considerato<br />

anche che in quel tempo il da Valle, che abbiamo visto provenire dall'arte del tagliapietra,<br />

quell'arte esclusivamente eserc<strong>it</strong>ava.<br />

E. RIGONI, L'Arch<strong>it</strong>etto Andrea Morani, 1939<br />

La facciata della Chiesa <strong>di</strong> quella <strong>Certosa</strong> ha carattere <strong>di</strong> sobrietà, ma non è priva <strong>di</strong><br />

quella svelta eleganza che si nota anche in altre semplici costruzioni cinquecentesche. La porta<br />

è sormontata da una lunetta, fiancheggiata da due colonne a sostegno <strong>di</strong> una trabeazione<br />

con timpano triangolare. Ai lati delle colonne emergono dalle pareti come decorazione arch<strong>it</strong>ettonica<br />

i contorni <strong>di</strong> due porte finte con lesene ed archivolti. Superiormente la facciata mo-


stra verso i fianchi due finestre centinate ed agli estremi laterali due finestre rotonde con contorno<br />

sagomato. L'e<strong>di</strong>ficio è coronato alla somm<strong>it</strong>à da un timpano triangolare con una finestra<br />

rotonda al suo centro. La chiesa è preceduta da un sagrato circondato da portici, che ricordano<br />

nel loro insieme quelli a noi più noti della <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> Garegnano presso Milano.<br />

D. CUGINI, L'Arch<strong>it</strong>etto Andrea d'Albino, 1941<br />

Altra opera che attesta la genial<strong>it</strong>à del Nostro [Andrea da Valle] è la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re.<br />

Distrutta nel 1509 per necess<strong>it</strong>à mil<strong>it</strong>ari la prima <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> S. Gerolamo e Bernardo<br />

«in vico Porcilio», essa cominciò a risorgere nel 1534 più <strong>di</strong>scosta dalla c<strong>it</strong>tà, sulla riva<br />

sinistra del Brenta, in un luogo tranquillo allietato dall'ombra <strong>di</strong> platani e <strong>di</strong> pioppi. Il vasto<br />

complesso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici riuscì splen<strong>di</strong>do specialmente per mer<strong>it</strong>o del priore Pellegrino de L<strong>it</strong>is,<br />

abile e sagace, tanto che lo Scardonio e il Morotius <strong>di</strong>ssero il monastero «magnificentissime<br />

constructum» e floride le con<strong>di</strong>zioni della comun<strong>it</strong>à. I Certosini si trasferirono nella nuova<br />

sede nel 1550, anche se i lavori non vennero ultimati che molto più tar<strong>di</strong>, verso il '70.<br />

Attualmente delle belle costruzioni e dei giar<strong>di</strong>ni, la cui delicata struttura fece pensare al Palla<strong>di</strong>o<br />

(Fossati) e che il Temanza riconobbe invece opera <strong>di</strong> Andrea da Valle, rimangono le<br />

vestigia solenni, deturpate da trasformazioni e dall'uso <strong>di</strong> azienda agricola cui sono a<strong>di</strong>b<strong>it</strong>e.<br />

Infatti la comun<strong>it</strong>à fu soppressa nel 1773, e fu <strong>di</strong>strutta quin<strong>di</strong> una parte dei chiostri, il campanile,<br />

le cappelle e la cupola della chiesa con parte delle celle monacali, mentre furono asportati<br />

pregevoli <strong>di</strong>pinti. Si possono ammirare oggi il quadriportico <strong>di</strong>nanzi alla chiesa, due lati<br />

del primo e due del secondo chiostro più ampio, su cui si aprono ancora tre celle a due piani,<br />

separate sul retro da un duplice porticato <strong>di</strong> tre archi al primo e al secondo piano. I chiostri,<br />

costru<strong>it</strong>i <strong>di</strong> conci <strong>di</strong> cotto <strong>di</strong> varia forma sagomati apposta, sono elegantissimi, a rocchi<br />

bugnati il minore, aereo e snello il secondo, pieno <strong>di</strong> limpida grazia. Classicamente solenne il<br />

quadriportico, corinzio, pure <strong>di</strong> cotto, che precede la chiesa ornata d'un bel portale <strong>di</strong> pietra,<br />

la quale conserva nell'interno, sopra l'acquasantiera dell'ingresso, un bel tondo con 'la<br />

Madonna e il Bambino <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> sansoviniani e la scr<strong>it</strong>ta + 1560 +. E' l'anno della consacrazione<br />

della chiesa, il primo e<strong>di</strong>ficio costru<strong>it</strong>o che è forse opera del Moroni, mentre il porticato<br />

antistante e i chiostri sono <strong>di</strong> poco posteriori, fatica e vanto del nostro Andrea che almeno<br />

dal '60 in poi ne fu «proto».<br />

S. CELLA, Due arch<strong>it</strong>etti istriani ... , 1952<br />

.... Non lungi dalla Chiesa: la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re: altro insigne episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> arch<strong>it</strong>ettura<br />

cinquecentesca padovana. Una chiesa e due chiostri, uno maggiore e uno minore, <strong>di</strong> cui<br />

restano due lati ciascuno, formano il complesso <strong>di</strong> questo cenobio <strong>di</strong> cui i Certosini posero<br />

la prima pietra nel 1534 su terreno loro lasciato dal Vescovo <strong>di</strong> Padova «apud Vicum Aggeris».<br />

Documenti recenti hanno rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o ad Andrea Moroni questa <strong>Certosa</strong> già attribu<strong>it</strong>a ad<br />

Agostino Righetti <strong>di</strong> Valdagno e successivamente ad Andrea da Valle. In realtà dal 1534 fino<br />

al 1560, cioè fino alla sua morte, il Moroni fu presente ai lavori della fabbrica; e soltanto dopo<br />

il '60 fu nominato arch<strong>it</strong>etto e proto della <strong>Certosa</strong> Andrea da Valle.<br />

La chiesa ha un bel portale <strong>di</strong> sobrie linee che si richiamano al gusto del Falconetto. Ammirevole<br />

nel chiostro maggiore l'ariosa eleganza delle arcate su pilastri innalzati su parapetto<br />

ornato all'esterno da una teoria <strong>di</strong> quadrelli; e nel chiostro minore, le colonne doriche ad<br />

anelli sovrapposti. In corrispondenza delle arcate le bugne si <strong>di</strong>spongono a raggera sul muro<br />

esterno, lim<strong>it</strong>ato da un cornicione aggettante per una teoria <strong>di</strong> robuste mensole. L'uso del<br />

cotto accentua il carattere rustico <strong>di</strong> questa arch<strong>it</strong>ettura forte ed elegante insieme e profondamente<br />

suggestiva, <strong>di</strong> cui è deplorevole l'abbandono nel quale è caduta. Per W. Arslan l'e-


same stilistico <strong>di</strong> questa arch<strong>it</strong>ettura non consente <strong>di</strong> attribuirla al Moroni, ad onta dei documenti<br />

pubblicati da E. Rigoni, r<strong>it</strong>enuti, anche in questo caso, non bastevoli a suffragare la<br />

presenza dell'arch<strong>it</strong>etto bergamasco quale ideatore della <strong>Certosa</strong>.<br />

M. CHECCHI, L. GAUDENZIO, L. GROSSATO, Padova, 1961<br />

Altro lavoro <strong>di</strong>scusso per la patern<strong>it</strong>à è la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re, iniziata nel 1534 e<br />

continuata per parecchi anni su un modello stilato dal Righetti, che ne condusse i lavori sino<br />

al 1544, anno in cui per una vertenza sorta fra lui e i comm<strong>it</strong>tenti fu chiamato il Moroni<br />

a dare il modello della porta della chiesa, da far eseguire al lapicida bresciano Franco<br />

del fu Lazzaro, <strong>di</strong> seguirne la lavorazione e <strong>di</strong> esserne il collaudatore. Alla morte del Moroni<br />

è successo Andrea da Valle, come era successo per la chiesa <strong>di</strong> S. Giustina.<br />

La <strong>Certosa</strong> trovò mer<strong>it</strong>orio apprezzamento presso gli storici, <strong>di</strong> cui qualcuno pensò ad<strong>di</strong>r<strong>it</strong>tura<br />

al Palla<strong>di</strong>o. Certo è opera degna e mer<strong>it</strong>erebbe un sapiente restauro per un recupero<br />

funzionale che garantisse la manutenzione e la conservazione.<br />

N. GALLIMBERTI, Il volto <strong>di</strong> Padova, 1968<br />

... Del pat:i, la sua [<strong>di</strong> Andrea da Valle] assunzione ai lavori per la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re<br />

è decisamente tar<strong>di</strong>va se va collocata, in accordo col Temanza ripreso dal Pietrucci, intorno<br />

al 1560, dal momento che il Michelotto e la Rigoni hanno provato che la costruzione<br />

elbe inizio nel 1534 e non già nel 1554 avanzato dal Salomonio, e accettato dal Don<strong>di</strong> Orologio,<br />

dal Gloria, dal Sartori: e benché lo Scardeone, proprio nel 1560, avverta che il cenobio<br />

fosse «nondum... ad plenum operis consummationem perductum», siamo informati non<br />

solo che tra il 1534 e 1536 il cantiere era in piena attiv<strong>it</strong>à (nel 1543, del resto, si andava<br />

trascinando una causa per il saldo delle prestazioni al marangone Agostino Righetti che<br />

aveva approntato «el modello»), ma che nel febbraio 1544 era in costruzione la «portam ...<br />

ecclesie <strong>di</strong>cti Monasterji ... iuxta designum ... et secundum sagomas » curati da Andrea Moroni,<br />

onde la Rigoni traeva la conclusione - contestata dall'Arslan, non però a vantaggio del da Valle<br />

- che sia da assegnare a costui !'integrale progettazione della certosa ...<br />

... Conviene al propos<strong>it</strong>o <strong>di</strong>chiarare, con l'Arslan, il nostro <strong>di</strong>ssenso sulle conclusioni della<br />

Rigoni circa un integrale riferimento <strong>di</strong> quel complesso e<strong>di</strong>lizio a un'idea del Moroni: le<br />

documentate apparizioni <strong>di</strong> costui nel cantiere del cenobio sono, infatti, lim<strong>it</strong>ate a un paio <strong>di</strong><br />

arb<strong>it</strong>rati in vertenze tra i monaci ed esecutori <strong>di</strong> varia responsabil<strong>it</strong>à e alla preparazione del<br />

<strong>di</strong>segno della porta della chiesa, tra 1536 e 1544. Ora, mi sembra che già la designazione<br />

del Moroni ad arb<strong>it</strong>ro in <strong>di</strong>atribe che vedevano protagonisti nel ruolo <strong>di</strong> una delle parti in<br />

causa i certosini, ne escluda evidentemente un legame <strong>di</strong> qualsivoglia natura (e <strong>di</strong> lavoro, dunque)<br />

con costoro; mentre, nella carta, ove s'allude al «dessignum della porta forn<strong>it</strong>o per se<br />

Andream» l'arch<strong>it</strong>etto è qualificato « protum ecclesie S. Justinae Padue» e non del monastero.<br />

E' mia convinzione, allora, che l'intervento del Moroni sia stato eccezionale, e modesto:<br />

che, insomma, si sia risolto, proprio e soltanto, nella elaborazione del <strong>di</strong>segno della « portam ...<br />

ecclesie ». n problema della patern<strong>it</strong>à della certosa resta aperto, ma bisogna, almeno, avvertire<br />

che si tratta, quando lo si imposti in vista dell'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> «un» autore, <strong>di</strong> un falso<br />

problema: il cenobio si presenta come un agglomerato - la fabbrica non fu completata; e si<br />

trova per <strong>di</strong> più in uno stato pauroso <strong>di</strong> abbandono e <strong>di</strong> rovina, che in quest'occasione si denuncia<br />

fermamente; se ne vedano, comunque, la pianta del Fossati e quella del Fiandrini, che<br />

integrano idealmente l'opera - sul piano formale d'una compless<strong>it</strong>à pari alla sua <strong>di</strong>sorganic<strong>it</strong>à;<br />

in altri termini, come un insieme e<strong>di</strong>lizio che è <strong>di</strong>fficilmente riducibile a un momento un<strong>it</strong>ario<br />

<strong>di</strong> progettazione. Perciò, la chiesa - e il <strong>di</strong>segno della facciata, segnatamente - scaturisce da


una matrice stilistica, che non interessa qui tentar <strong>di</strong> designare, d'impronta p<strong>it</strong>tOtlCIStlCa falconettesca,<br />

così come il delizioso atrio porticato su cui s'apre, che spetta molto probabilmente<br />

allo stesso inventore e cui potrebbe collegarsi il modello del Righetti: il riferimento cronologico<br />

dovrebbe riguardare il decennio 1540 - 1550, talché potremmo pensare che il blocco<br />

chiesa - atrio abbia veduto anche l'impegno, marginale, del Moroni. Tuttavia, il chiostro grande<br />

e quello attiguo, cresciuti da quel nocciolo, manifestano nel r<strong>it</strong>mo largo e allentato delle arcate<br />

e nella nuda secchezza <strong>di</strong> colonnine e cap<strong>it</strong>elli, il segno <strong>di</strong> una personal<strong>it</strong>à <strong>di</strong>versa, e troppo<br />

vicina, <strong>di</strong> contro, per non indurre a una identificazione, al da Valle cosÌ quale vien fuori<br />

dal <strong>di</strong>scorso che ci siamo provati ad imbastire. D'altronde, lim<strong>it</strong>ata la congettura moroniana<br />

della Rigoni, resta rimosso ogni ostacolo a una retrodatazione dell'intervento alla certosa <strong>di</strong><br />

Andrea che, archivisticamente riscontrata fino a questo punto degli stu<strong>di</strong> nel 1560, potrebbe<br />

ben essere stato assunto in precedenza.<br />

L. PUPPI, Un' opera sconosciuta <strong>di</strong> Andrea da Valle - 1969<br />

Già al tempo <strong>di</strong> Dante gli argini del Brenta stupivano per la la loro grandezza e il poeta<br />

li ricorda in versi che traducono la sua profonda impressione. Il fiume scorre sotto i loro<br />

ver<strong>di</strong> pen<strong>di</strong>i come se ormai la pianura l'avesse domato, viaggia verso il mare senza sussulti<br />

snodando pigre curve tra i campi coltivati, come se non avesse fretta <strong>di</strong> arrivare al suo riposo<br />

azzurro. Ma l'uomo lo tiene a <strong>di</strong>stanza, non si lascia tra<strong>di</strong>re dalla sua mansuetu<strong>di</strong>ne, lo<br />

sorveglia senza perderlo d'occhio un istante lungo tutto il percorso. E i gran<strong>di</strong> argini seguono<br />

la sonnacchiosa corrente e camminano essi pure assieme al loro prigioniero verso il mare<br />

lontano. In una delle gran<strong>di</strong> curve del fiume, tra le più prossime a Padova, nel Cinquecento<br />

sorse una <strong>Certosa</strong>, completa, con chiostri, celle, chiesa ora ab<strong>it</strong>ata da conta<strong>di</strong>ni. Il luogo è ancora<br />

sol<strong>it</strong>ario anche se la c<strong>it</strong>tà, dalla somm<strong>it</strong>à degli argini, si scorge vicina. La <strong>di</strong>fende il fiume<br />

con la sua corrente incassata dalle alte rive. E' facile scendere fino al pelo dell'acqua, sulla<br />

sabbia che si depos<strong>it</strong>a ai margini delle sponde, e sentire un poco il respiro vivo del fiume<br />

e vedere l'imbuto del cielo che stenta ad aprirsi per l'altezza delle pareti.<br />

Attorno al luogo dove la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong>segna i suoi limpi<strong>di</strong> spazi, sono cresciuti antichi altissimi<br />

alberi che si specchiano sul fiume ed insieme coprono gli e<strong>di</strong>fici d'ombra, come una<br />

verde nube, viva <strong>di</strong> canti <strong>di</strong> vento. Una parte della <strong>Certosa</strong> resta aperta, senza recinzione,<br />

verso la campagna e sembra che gli archi con i filari <strong>di</strong> v<strong>it</strong>i ed i colori delle piante e della<br />

terra cerchino <strong>di</strong> accordarsi agli intonaci, chiari, delie pareti.<br />

La preghiera dei monaci doveva essere cominciata già quando si cominciarono a posare i<br />

primi mattoni, perché la comunione degli elementi e la religios<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a sono qui <strong>di</strong> una<br />

straor<strong>di</strong>naria evidenza. L'acqua con cui si mescolava la calce era la stessa che nutriva le piante<br />

e il sole che asciugava le nuove mura ancora bagnate faceva intanto maturare le spighe e<br />

la frutta e gli ortaggi e il vento che piegava le erbe e scuoteva gli alberi trascorreva i corridoi<br />

e le finestre. Bastava un passo per uscire dal chiostro nel campo e incontrare la zolla tenera e<br />

gli steli odorosi.<br />

Laggiù passava il fiume, simbolo del movimento e dell'eterno fluire. Quassù pareva che<br />

l'infin<strong>it</strong>o della creazione fosse ad ogni istante ricondotto all'un<strong>it</strong>à <strong>di</strong> un imperscrutabile ma<br />

meraviglioso <strong>di</strong>segno.<br />

Autore del complesso monastico fu l'arch<strong>it</strong>etto Andrea Moroni che dominava nell'ambiente<br />

padovano verso la metà del secolo. I lavori iniziarono nel 1534 e continuarono per<br />

<strong>di</strong>versi anni. Nel 1560, quando il Moroni moriva, gli successe Andrea da Valle ... , il quale<br />

completò la costruzione.<br />

G. SEMENZATO, Immagini della Provinèia ... , 1973


.... Gli poniamo ora un'ultima domanda, in questo nostro vagheggiare <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a<br />

Givile <strong>di</strong>versa, in questo inseguire proustianamente, un «tempo perduto» e un «tempo futuro»<br />

improbabile. La domanda, al lim<strong>it</strong>e dell'assurdo, è questa: «Se le chiedessero <strong>di</strong> comporre<br />

un programma per una "pol<strong>it</strong>ica dei beni culturali <strong>di</strong> Padova" quali punti essenziali in<strong>di</strong>cherebbe».<br />

Bettini sorride appena, e tanto basta per rendere la domanda anche un poco provocatoria.<br />

A settant'anni, con un bagaglio <strong>di</strong> esperienze e <strong>di</strong> conoscenze eccezionali, si può rispondere<br />

anche a domande s<strong>it</strong>tatte. «Fatta salva - <strong>di</strong>ce - l'inderogabile necess<strong>it</strong>à <strong>di</strong> conservare e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fendere i beni culturali <strong>di</strong> Padova - che è comune per ogni c<strong>it</strong>tà che ne possegga - bisogna,<br />

ovviamente, fare in modo che essi non restino un tesoro chiuso in un forziere, ma siano<br />

goduti da c<strong>it</strong>ta<strong>di</strong>ni e da osp<strong>it</strong>i (in ciò consiste la "pol<strong>it</strong>ica"). E vi sono i sol<strong>it</strong>i mezzi: mostre<br />

d'arte antica - quella da Giotto a Mantegna è stata solo un promettente inizio - o d'arte moderna<br />

(c'è appena stata la mostra del bronzetto); festivals cinematografici: c'è quello del film<br />

scientifico e <strong>di</strong>dattico, <strong>di</strong>verso dagli altri e forse più utile che giova potenziare; cicli <strong>di</strong> conferenze,<br />

convegni, premi letterari e artistici, concerti da camera e sinfonici, ecc. In quest'or<strong>di</strong>ne<br />

è importante - per non uscire dal Veneto - che Padova si qualifichi per manifestazioni<br />

proprie, almeno quanto Vicenza col Palla<strong>di</strong>o e il Teatro Olimpico, o Verona con l'Arena. E,<br />

per esempio, allarghi la sua bella mostra dei fiori alla Fiera, magari approf<strong>it</strong>tando dell'esempio<br />

parigino <strong>di</strong> Piace de la Concorde; o restauri, possibilmente con l'aiuto finanziario <strong>di</strong> un<br />

augurabile mecenate, la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re: monumento ammirevole, specie per quanto<br />

ci mise <strong>di</strong> suo Andrea Moroni; e che potrebbe <strong>di</strong>ventare insieme college per studenti, specie<br />

della facoltà <strong>di</strong> agraria, e la sera, sede favor<strong>it</strong>a per concerti dei Solisti Veneti o <strong>di</strong> altri gruppi<br />

strumentali o <strong>di</strong> solisti ...<br />

W. TuzzATo, A colloquio con Sergio Bettini, 1975<br />

Si denunciano con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> desolante abbandono e <strong>di</strong> rovina, del Cenobio dei Certosini<br />

presso <strong>Vigodarze</strong>re, alla periferia <strong>di</strong> Padova. Tali con<strong>di</strong>zioni rendono assai <strong>di</strong>fficoltosa - quasi<br />

<strong>di</strong>sperante -, la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> leggere l'e<strong>di</strong>ficio originario e <strong>di</strong> intenderlo nel suo valore <strong>di</strong><br />

singolare evento monumentale.<br />

Col soccorso delle piante settecentesche del Fossati (1760, tav. X) e del Fiondrini (ben<br />

ragionata ultimamente da E. Zorzi, 1956, pp. 22), è tuttavia consent<strong>it</strong>o <strong>di</strong> procedere - nella<br />

comparazione con i pochi documenti acquis<strong>it</strong>i (e restando ancora inagibile il fondo, scarno, dei<br />

Certosini presso l'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Venezia) - ad una <strong>di</strong>scriminazione abbastanza sod<strong>di</strong>sfacente<br />

della vicenda costruttiva.<br />

Accertiamo così, che il 2 novembre 1534 un maistro Zannino de' Belloni, «priarollus» si<br />

impegnava <strong>di</strong> dare 250.000 «lapidum, tegolarum et cupporum» alla fabbrica (E. Rigoni, 1939,<br />

p. 47) molto probabilmente della chiesa e degli spazi (il chiostrino antistante, le costruzioni<br />

<strong>di</strong> refettorio e <strong>di</strong> foresteria a definire la doppia corte laterale al chiostrino) imme<strong>di</strong>atamente<br />

ad essa riducibili: vale a <strong>di</strong>re, del nucleo originario <strong>di</strong> una struttura e<strong>di</strong>lizia destinata ad accrescersi<br />

rapidamente per aggregazione <strong>di</strong> nuove strutture. L'avvio dei lavori, così, sarà stato<br />

<strong>di</strong> pochi mesi avanti, sull'inizio del 1534 (D. C. Michelotto, 1923, pp. 16 e 6-15, per le circostanze<br />

che portarono alla costruzione); e sollec<strong>it</strong>amente procederà se, nel marzo 1536, dobbiamo<br />

prender atto <strong>di</strong> una vertenza sul costo <strong>di</strong> cap<strong>it</strong>elli già scolp<strong>it</strong>i. In quest'occasione, appare,<br />

nel ruolo <strong>di</strong> arb<strong>it</strong>ro, Andrea Moroni che, otto anni dopo, nel febbraio 1544, risulta aver<br />

consegnato all'esecutore Franco <strong>di</strong> Lazzaro il <strong>di</strong>segno della porta della chiesa (E. Rigoni, 1939,<br />

p. 47 e doc. XXXI-XXXII): su tale in<strong>di</strong>zio, la Rigoni (ibidem, pp. 47-48) arguiva che l'arch<strong>it</strong>etto<br />

non solo doveva trovarsi alla <strong>di</strong>rezione della fabbrica, ma che s<strong>it</strong>tatto comp<strong>it</strong>o doveva<br />

aver assunto da principio per mantenerlo sino alla morte, nel 1560, incontriamo - giusta un


documento utilizzato dal Temanza (1778, pago 305: ma cfr. anche E. Lovarini, 1899, p. 204)<br />

- nel ruolo <strong>di</strong> proto della fabbrica, Andrea da Valle.<br />

In realtà par <strong>di</strong>fficile ammettere che il Moroni <strong>di</strong>rigesse i lavori nel 1536, giacché le<br />

responsabil<strong>it</strong>à d'arb<strong>it</strong>rio in controversia che coinvolgeva la fabbriceria, richiedeva la designazione<br />

<strong>di</strong> personal<strong>it</strong>à non compromessa con una delle parti (L. Puppi, 1971, II, p. 328); inoltre,<br />

la stessa documentazzione relativa all'intervento del 1544 designa il Moroni «protum ecclesie<br />

sancte Justine Padue» - qual <strong>di</strong> fatto era - e non del monastero dove la sua presenza s'avverte<br />

eccezionale (ibidem).<br />

A riprova, quando si analizzino le forme arch<strong>it</strong>ettoniche della chiesa (attestata nel 1572<br />

dalla vis<strong>it</strong>a del Vescovo N. Ormaneto: ACV Vis<strong>it</strong>e Pastorali - reg. VIII, cc. 116 t-l17 r) e<br />

chiostrino, s'avvertono le ragioni <strong>di</strong> una matrice stilistica d'impronta falconettesca che l'Arslan<br />

(1950) identifica in Tiziano Minio e che sembra lontana dai mo<strong>di</strong> del Moroni.<br />

Quanto al Da Valle (cui resta poco agevole attribuire il progetto <strong>di</strong> chiesa e chiostrino),<br />

è probabile che la sua assunzione preceda - magari <strong>di</strong> parecchio - il 1560 della carta che lo<br />

testimonia proto a <strong>Vigodarze</strong>re, benché in quello stesso anno, lo Scaradeone (1560, p. 78) <strong>di</strong>chiarasse<br />

il cenobio «nondum... ad plenum operis consummationem perductum» ma, però, lasciando<br />

intendere uno sta<strong>di</strong>o costruttivo avanzato: ci si chiede quin<strong>di</strong>, se l'arrivo <strong>di</strong> quell'arch<strong>it</strong>etto<br />

non sia, per avventura, da ancorare intorno al 1554 che, erroneamente, il pur preciso<br />

Salomonio (1696, p. 262) sfoderava come la data d'inizio dei lavori.<br />

Restano i pensieri che presiedono al progetto del bellissimo chiostro grande e <strong>di</strong> quello<br />

attiguo che si spinge sino alla parete destra della chiesa (ma anche dello stesso chiostro dell'originario<br />

ingresso al monastero) - vale a <strong>di</strong>re, al progetto delle aggregazioni più cospicue<br />

al fuoco <strong>di</strong> chiesa col suo chiostrino, nelle quali s'assesta la forma complessa e defin<strong>it</strong>iva del<br />

monumento - e che conducono alla <strong>di</strong>sposizione del Da Valle, quali gli stu<strong>di</strong> più recenti han<br />

posto in luce (cfr., per quel che riguarda chi scrive, L. Puppi, 1971, II; in parto pp. 328-329).<br />

La soppressione del monastero, per decisione delle autor<strong>it</strong>à della Serenissima, è del 1768:<br />

che vale l'identificazione cronologica dell'inarrestabile, né arrestato, processo <strong>di</strong> degradazione e<br />

<strong>di</strong> lunga rovina.<br />

L. PUPPI, <strong>Vigodarze</strong>re. <strong>Certosa</strong>, in «Padova: basiliche e chiese» - 1975


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La <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong><br />

igodarzere<br />

PLANIMETRIA GENERALE


RIFERIMENTO DEI PROSPETTI<br />

E DELLE SEZIONI<br />

Cb<br />

RILIEVO: Arch. VASCO CAMPORESE<br />

Arch. LUCIANO SALANDIN


D<br />

La <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re<br />

PIANTA DEL PIANO TERRENO<br />

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RILIEVO: Arch, VASCO CAMPORESE<br />

Arch, LUCIANO SALANDIN


La <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re<br />

PIANTA DEL PRIMO PIANO<br />

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I<br />

RILIEVO: Arch. V ASCO CAMPO RESE<br />

Arch. LUCIANO SALANDIN


La <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re<br />

PROSPETTI E SEZIONI<br />

1<br />

2<br />

3<br />

RILIEVO: Arch. VASCO CAMPORESE<br />

Arch. LUCIANO SALANDIN


La <strong>Certosa</strong> . <strong>Vigodarze</strong>re<br />

PROSPETTI li SEZIONI<br />

D<br />

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RILIEVO: Arch, VASCO CAMPORESE<br />

Arch, LUCIANO SALANDIN


La <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re<br />

PROSPETTI E SEZIONI<br />

7<br />

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8<br />

9<br />

D<br />

RILIEVO: Arch. VASCO CAMPORESE<br />

Arch. LUCIANO SALANDIN


L. 10.000

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