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Certosa di Vigodarze - Giuliocesaro.it

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MARIO DELLA MEALa <strong>Certosa</strong><strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>reLA CERTOSA RRESSOPADOVA1976A CURA DEL LIONS CLUB DI CAMPOSAMPIERO


MARIO DELLA MEALa <strong>Certosa</strong><strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>rerilievi degli arch<strong>it</strong>etti Vasco Camporese e Luciano Salan<strong>di</strong>napparati storici e filologici <strong>di</strong> Giovanni Toniatofotografie <strong>di</strong> Giorgio Graziatiequattro <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Galeazzo Viganò1976A CURA DEL LIONS CLUB DI CAMPOSAMPIERO


<strong>di</strong> questo volumesono state tirate 1024 copieper i tipi <strong>di</strong>A. Bolzonella stampatore in Padovasu carta Rusticus della cartiera Ventura <strong>di</strong> MilanoEsemplaren. 372Pubblicazione a cura del Lions Club <strong>di</strong> Camposampieronell'amb<strong>it</strong>o del service 1975-76 in favore <strong>di</strong> una pol<strong>it</strong>icaper la salvaguar<strong>di</strong>a dei beni culturali.


LA (fERTOSA PRESSO PADOVA


Ora che gruppi sempre più numerosi <strong>di</strong> c<strong>it</strong>ta<strong>di</strong>ni manifestanocrescente interesse verso la conoscenza del patrimonioculturale del passato, l'opinione pubblica cominciaa prendere coscienza degli annosi ed irrisolti problemi chela tutela e la salvaguar<strong>di</strong>a dei nostri beni artistici comportano.È in questo nuovo contesto culturale che nel Venetouna cerchia sempre maggiore <strong>di</strong> persone sensibili, anche senon propriamente addette ai lavori, si viene interessando aimagistrali stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Fiocco, <strong>di</strong> Bettini, <strong>di</strong> Pallucchini e degliallievi delle loro scuole e che si assiste ad un rinnovatointeresse per il consolidamento ed il restauro <strong>di</strong> opere cheincuria degli uomini e danni del tempo stanno condannandoalla rovina. In particolare, per quanto attiene al Cinquecentopadovano, il pubblico è venuto scoprendo quellaricca arch<strong>it</strong>ettura «minore» che ben mer<strong>it</strong>a <strong>di</strong> esser affiancataalle maggiori costruzioni descr<strong>it</strong>te nei trattati o ricordatenei breviari; così, entro il perimetro delle mura cinquecentesche,agli e<strong>di</strong>fici Cornaro del Falconetto, alla Basilica<strong>di</strong> Santa Giustina del Moroni, al Cortile Vecchio dell'Univers<strong>it</strong>à(Sansovino?, Moroni?, Tiziano Minio? ) i padovanie i turisti meno affrettati cominciano ad affiancarei nomi, fino a ieri poco noti, <strong>di</strong> Palazzo Zacco, Casa <strong>di</strong> GiulioFedele, Oratorio <strong>di</strong> Santa Barbara e Corte <strong>di</strong> MarcoLando; così, nel terr<strong>it</strong>orio extraurbano, alle costruzioni delFalconetto (Luvigliano ed Este), del Sansovino (Pontecasale)e del Palla<strong>di</strong>o (Piombino e Montagnana) le menonote villa Roberti <strong>di</strong> Brugine, villa Duodo <strong>di</strong> Monselice evilla Molin della Mandriola.Da questo recupero culturale è rimasta finora defilatala <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re che pure è uno dei più ragguardevolimonumenti del Rinascimento a Padova, complessa


c<strong>it</strong>tadella che per caratteristiche <strong>di</strong> pianta, <strong>di</strong> volumi, <strong>di</strong>decorazioni ben testimonia <strong>di</strong> quell' originale gusto padovanoche il cenacolo <strong>di</strong> Alvise Cornaro aveva contribu<strong>it</strong>oa far maturare - e cui non fu insensibile lo stesso Palla<strong>di</strong>o-, proprio a Padova me<strong>di</strong>ando la propensione rigidamentedottrinaria della cultura veneta <strong>di</strong> terraferma con leaperture realistiche, pragmatiche della cultura lagunare.Un documento religioso permette <strong>di</strong> fissare al 1534 ladata d'inizio della costruzione della <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re,rifondazione della <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> Padova che, dopo pocopiù <strong>di</strong> cinquant'anni <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a, era stata «spianata» per ragioni<strong>di</strong> strategia mil<strong>it</strong>are. A tutt'oggi le ricerche d'archivionon hanno permesso <strong>di</strong> assegnare una sicura patern<strong>it</strong>àal progetto globale e ciò spiega la <strong>di</strong>vers<strong>it</strong>à delle ipotesi <strong>di</strong>attribuzione. Ancora nel 1760, nel fervore della riscopertapalla<strong>di</strong>ana, il Fossati, senza alcuna plausibile giustificazionestorica, inserisce la costruzione tanto cospicua fra le o­pere ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Andrea Palla<strong>di</strong>o; ma già pochi anni dopo(1762), facendo le più <strong>di</strong>ligenti ricerche d'archivio, il Temanzapoteva precisare che dai documenti dei Certosininon risultava alcun rapporto col Palla<strong>di</strong>o, mentre a partiredal 1560 risultava proto della fabbrica Andrea da Valle.Anche se oggi non più controllabile, questo dato può essererecep<strong>it</strong>o sia in considerazione della ben nota serietàdello stu<strong>di</strong>oso e biografo sia perché nello stesso anno (data<strong>di</strong> morte <strong>di</strong> Andrea Moroni) proprio il da Valle, protodella Cattedrale, subentrava al Moroni nella qualifica <strong>di</strong>Arch<strong>it</strong>etto e proto <strong>di</strong> S. Giustina. Non va <strong>di</strong>menticato peròche nel 1560 la Chiesa della <strong>Certosa</strong> era già fin<strong>it</strong>a (come<strong>di</strong>mostra la data della consacrazione scolp<strong>it</strong>a sopra laacquasantiera dell'ingresso) e che, ben se<strong>di</strong>ci anni prima(<strong>di</strong>eci anni dopo la posa della prima pietra), il brescianomastro Franco s'impegnava in un documento notarile (Rigoni,1939) <strong>di</strong> scolpire le porte della chiesa in pietra <strong>di</strong>Montegalda «iuxta dessignum sibi ostensum et secundumsagomas sibi datas per ser Andream pro tu m ecclesiae S.]ustinae». Pertanto, mentre non vi possono essere dubbi


sull'attribuzione della Chiesa ad Andrea Moroni (Fioccovi r<strong>it</strong>rova anche elementi <strong>di</strong> gusto veneziano che permettono<strong>di</strong> affiancarla a Palazzo Zacco), resta ancora da precisarel'ent<strong>it</strong>à e il rilievo dell'opera <strong>di</strong> Andrea da Valle nellacostruzione dei chiostri, della foresteria e delle celle monacali.Non regge invece alla cr<strong>it</strong>ica la pur suggestiva ipotesidel Gallimberti che vorrebbe assegnata ad AgostinoRighetti - cioè a colui che <strong>di</strong>videva con Andrea da Vallele mansioni <strong>di</strong> prato della Cattedrale - la patern<strong>it</strong>à <strong>di</strong> unaparte almeno degli e<strong>di</strong>fici. Il documento su cui poggia l'assuntodell'arch<strong>it</strong>etto <strong>di</strong> recente scomparso - tratto anchequesto dall' opera della Rigoni e che risulta basato su unaperizia del Moroni - si riferisce al pagamento da parte deimonaci del modello de legno denominando marangonus ilRighetti; esso pertanto deve r<strong>it</strong>enersi relativo al semplicelavoro <strong>di</strong> falegnameria del modello, pratica comune già aquell'epoca come testimonia anche un documento analogodel 1517 a propos<strong>it</strong>o <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> santa Giustina permano del marangonus Ziliolo.Fu mai compiuta la <strong>Certosa</strong>?Risulterebbe <strong>di</strong> sì da un censimento dell'Or<strong>di</strong>ne Certosinocompreso nella monumentale monografia e<strong>di</strong>ta aParkminster nel 1916. Ma un attento esame della pianta<strong>di</strong>seJ',nata nel 1792 dal certosino Benedetto Fiandrini monachusa Bononia et Academicus Clementinus, permette<strong>di</strong> constatare la sua piena concordanza con l'altra piantapervenutaci, quella <strong>di</strong>segnata dall' arch<strong>it</strong>etto Fossati trentadueanni prima e pertanto antecedente alla soppressionedel 1768, relativa cioè ad un periodo <strong>di</strong> consacrazione e<strong>di</strong> officiatura. In entrambe le piante viene usata una doppiadesignazione delle celle monacali, <strong>di</strong>stinte in presentementefabbricate e in <strong>di</strong>segnate dall'Autore ma non per anchee<strong>di</strong>ficate. Dunque i lati meri<strong>di</strong>onale e occidentale delperistilio maggiore non furono mai eretti, mentre delle cinquecelle e<strong>di</strong>ficate sul lato settentrionale la prima (quelladel padre Priore, con giar<strong>di</strong>no) fu incorporata nell' e<strong>di</strong>ficioottocentesco dei de' Zigno e la quinta non esiste più.


Allo stato attuale la Chiesa del Moroni ha intatta solola facciata; sono invece scomparse la cupola ottagona, l'abside,il campanile e le sei cappelle. Abbattuto il refettorioche sorreggeva il lato settentrionale del peristilio «toscano»,questo risulta <strong>di</strong> due soli lati e forma un'unica areascoperta, sul lato occidentale della chiesa, insieme a quelleche furono la corte della foresteria e la corte della cucina(in pianta a<strong>di</strong>acenti al lato meri<strong>di</strong>onale della foresteria).Scomparse le arcate, scomparsi gli e<strong>di</strong>fici lim<strong>it</strong>anti, oggisolo un muro <strong>di</strong> cinta resta a delim<strong>it</strong>are verso l'esterno lacorte famigliare con forno sul lato settentrionale della foresteria.Anche il chiostro d'ingresso, che attualmente osp<strong>it</strong>ale vasche in cemento dell' azienda agricola, risulta, rispettoalla pianta, incompleto delle arcate. La sola parte completae finora intatta - anche se su <strong>di</strong> essa sono pesanti i segnidel tempo - resta il quadriportico «corinzio» antistantela chiesa.Rimane però da chiarire il mistero dell' esistenza dellatre<strong>di</strong>cesima cella (all' angolo sudorientale del chiostro maggiore);sulle piante settecentesche essa è compresa fra leparti non per anche e<strong>di</strong>ficate. Lapsus del Fossati ripresopoi pe<strong>di</strong>ssequamente anche da padre Fiandrini?Mutila, <strong>di</strong>sab<strong>it</strong>ata e in parte trasformata in aziendaagricola, la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re mostra evidenti, alvis<strong>it</strong>atore <strong>di</strong> oggi, i segni dell'abbandono e degli insultidei due ultimi perio<strong>di</strong> bellici: cornicioni sfaldati, crepe neimuri non più stabili, intonaco in <strong>di</strong>sfacimento, pellicola<strong>di</strong> lichene sulle decorazioni del quadriportico, mentre deigran<strong>di</strong> alberi del parco restano solo le ceppaie.Pochi mesi fa, nel lasciare l'insegnamento univers<strong>it</strong>ario,in un'intervista che sembra un testamento spir<strong>it</strong>uale,Sergio Bettini aveva incluso il ripristino della <strong>Certosa</strong> frai problemi che i padovani dovevano urgentemente risolvere.Sapremo raccoglierne l'inv<strong>it</strong>o?


ANDREA MORONI (circa 1500 - 1560)Andrea d'Albino bergamasco del quondam ser Bartolomaio<strong>di</strong> Moroni è «arch<strong>it</strong>etto in que' tempi <strong>di</strong> chiaro nome»e fu per ventotto anni (1532 - 1560) arch<strong>it</strong>etto eproto <strong>di</strong> S. Giustina nonché per quasi un ventennio protodel Palazzo del Podestà. Nonostante che egli figuri menzionatodal Cavacio come «multinominis» e dal Rossetti,Andrea Moroni viene proposto all'attenzione degli stu<strong>di</strong>osisolo dopo la pubblicazione (1939) <strong>di</strong> una magistralemonografia della Rigoni; sconosciuta ne resta tuttaviala data <strong>di</strong> nasc<strong>it</strong>a mentre ne è ora nota quella della morte(28 aprile 1560).Solo a Padova risultano opere sue. Si devono certamentea lui l'impostazione generale della Basilica <strong>di</strong> S. Giustina,il Palazzo del Podestà, il Palazzo Zacco in Prato dellaValle e l'Orto Botanico. Gli vengono ora attribu<strong>it</strong>i ancheCortile e Facciata del Palazzo dell'Univers<strong>it</strong>à, il rifacimentodella Sala dei Giganti, la Loggia del Cap<strong>it</strong>anio,il Palazzetto dei Pesi in Corte Cap<strong>it</strong>aniato e la facciata dellaCasa <strong>di</strong> Antonio da Vigonza nell'ex contrada S. Giorgio.Sono invece classificate come «moroniane» queste altrearch<strong>it</strong>etture padovane: la Casa Scapin in via Rudena,il Cortile <strong>di</strong> Palazzo Rodella (oggi visibile da via Milano)e il Palazzo Sambonifacio <strong>di</strong> via Andreini.


ANDREA DA VALLE (circa 1500 - 1578?)Nipote <strong>di</strong> quel Matteo da Valle che era stato proto <strong>di</strong>S. Giustina dal 1521 al 1532 e, come lui, provenientedal castello <strong>di</strong> Valle d'Istria, presso Dignano, famoso perle sue cave <strong>di</strong> pietra pregiata, Andrea da Valle è conosciutodapprima come lapicida. Nel 1533, sotto la <strong>di</strong>rezionedel Falconetto, lavora nella Cappella del Taumaturgo alSanto; nel 1539 tiene bottega in borgo Rogati con TizianoMinio. Succede al Falconetto nella <strong>di</strong>rezione dei lavori(<strong>di</strong> completamento e <strong>di</strong> fin<strong>it</strong>ura) della Villa Cornaro <strong>di</strong>Luvigliano e al Moroni nell'incarico <strong>di</strong> proto <strong>di</strong> S. Giustina,ufficio che tiene fino al 1577. Nel 1547 il suo progettoper la Cattedrale <strong>di</strong> Padova viene prefer<strong>it</strong>o a quellodel Sansovino; nel 1552, insieme ad Agostino Righetti, ènominato proto della fabbrica della Cattedrale. Nel 1550risulta prato della fabbrica del palazzetto dei Sant'Ulianain via S. Francesco e fino allo stesso anno risulta altresÌimpegnato nella costruzione del Lazzaretto alle Brentelle(ora rovinato).Sono attribu<strong>it</strong>i a lui anche il Cortile del Palazzo exCollalto in via S. Francesco, il progetto per la casa Scapin(realizzata successivamente dallo Scamozzi ventenne),nonché la chiesa <strong>di</strong> S. Leonardo a Pontecasale.Fuori <strong>di</strong> Padova Andrea da Valle risulta aver lavoratoa Treviso (Palazzo Pretori o ), a Bologna (Chiostri <strong>di</strong>S. Gregorio) e a Ravenna (Chiostro Principale e Dorm<strong>it</strong>oriodel Convento <strong>di</strong> San V<strong>it</strong>ale).Nel 1578, in collaborazione col vicentino Paolo delPonte. su inv<strong>it</strong>o della Signoria <strong>di</strong> Venezia, presenta unarelazione per il restauro del Palazzo Ducale <strong>di</strong> Venezia,danneggiato dagli incen<strong>di</strong> del 1574 e del 1577.


AGOSTINO RIGHETTI (notizie dal 1540 al 1563)Agostino Righetti del fu Giacomo <strong>di</strong> Valdagno fu dapprimaconosciuto come carpentarius o marangonus, poicome proto ed arch<strong>it</strong>etto.Scarsissime notizie abbiamo <strong>di</strong> lui: nel 1540 lavoraalla casa <strong>di</strong> Antonio Mocenigo (poi Querini) in via SantaEufemia; del 1543 è la sua controversia con i monaci della<strong>Certosa</strong> circa un modello in legno; dal 1548 al 1551compie alcuni lavori per la villa Cornaro <strong>di</strong> Luvigliano;nel 1552 è nominato, insieme con Andrea da Valle, protodella fabbrica della Cattedrale <strong>di</strong> Padova; nel 1555 èa Brescia per ispezionare i lavori della meravigliosa volta<strong>di</strong> legno che sosteneva tetto e soff<strong>it</strong>to della gran Sala Pubblica<strong>di</strong> quella c<strong>it</strong>tà e che era stata da lui modellata.Del 1556 è l'opera sua più nota: progetto e fabbricadel palazzetto che l'umanista Giulio Fedele volle «ad u­sum amicorumque commodum et urbis ornamentum».Nel 1563 subentra a Francesco Lurano nell'incarico<strong>di</strong> «proto delle fabbriche pubbliche» <strong>di</strong> Padova, incaricoche fino alla sua morte aveva occupato il Moroni. Il fattoche un atto rogato a Padova il 23 marzo dello stessoanno attribuisca al Righetti il t<strong>it</strong>olo <strong>di</strong> Cavaliere della MaestàCesarea fa avanzare alla Rigoni l'ipotesi che egli possaaver lavorato, se non alla Corte, almeno negli Stati dell'imperatoreFer<strong>di</strong>nando I.


CRONOLOGIA1447Un co<strong>di</strong>cillo aggiunto al testamento ( 14settembre 1445) del Vescovo <strong>di</strong> PadovaPietro Donato (Donà) <strong>di</strong>spone che,se agli esecutori testamentari sembricosa migliore, in luogo del <strong>di</strong>spostocollegio «La Sapienza» per venti studenti<strong>di</strong> <strong>di</strong>r<strong>it</strong>to canonico, si eriga unmonastero per Certosini o altro conventoper regolari osservanti. Il lasc<strong>it</strong>oa tal fine ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o consta <strong>di</strong> ventiduemiladucati d'oro e <strong>di</strong> alcuni terreni,uno dei quali «apud Vicum aggeris».lO Marzo 1448Morto il Vescovo, gli esecutori testamentarideliberano <strong>di</strong> fondare a Padova,In suo onore, un cenobio <strong>di</strong> Certosini.29 Marzo 1451I Certosini si stabiliscono a Padova nelmonastero <strong>di</strong> san Bernardo «in vicoPorcilio», essendo stata soppressa lacomun<strong>it</strong>à femminile che l'ab<strong>it</strong>ava. Hacos1 origine la «Cartusia SS. Hieronjmiet Bernar<strong>di</strong>» che i Certosini ingran<strong>di</strong>ronoed ab<strong>it</strong>arono per poco più <strong>di</strong> mezzosecolo.1509Nel corso della guerra fra Venezia ela Lega <strong>di</strong> Cambray vengono demol<strong>it</strong>iper motivi strategici tutti gli e<strong>di</strong>ficicostru<strong>it</strong>i fuori delle mura <strong>di</strong> Padova((Spianata,». Al posto della <strong>Certosa</strong><strong>di</strong> Padova resta solo una colonna; iCertosini, dopo una parentesi trascorsain una casa entro le mura, si trasferisconoin una <strong>di</strong>pendenza agricola<strong>di</strong> Campo San Martino dove rimarrannofino al 1554.1510Il Cap<strong>it</strong>olo Generale dell'Or<strong>di</strong>ne Certosinoprescrive <strong>di</strong> «e<strong>di</strong>ficare nuovamente,al più presto, un nuovo monasteroa Padova,>.7 Marzo 1534Iacopo Rota, Vicario del Car<strong>di</strong>nale Pisani,Vescovo <strong>di</strong> Padova, pone la primapietra della nuova <strong>Certosa</strong> in unalocal<strong>it</strong>à detta Croce nel contesto delterreno del lasc<strong>it</strong>o Donà nel terr<strong>it</strong>orio<strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re. In questa data AndreaMoroni è già da due anni arch<strong>it</strong>etto eproto <strong>di</strong> S. Giustina.Alle ingenti spese della costruzione contribuisconole <strong>di</strong>eci Certose della Provincia<strong>di</strong> Tuscia, impegnate da una <strong>di</strong>sposizionedel Padre Generale ad unaofferta annua da proseguire fino a chela <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> Padova (che continua adessere cos1 denominata anche nella nuovesede <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re) non raggiungala ren<strong>di</strong>ta annua <strong>di</strong> almeno trecentoscu<strong>di</strong> d'oro. La rispettiva cifra annuaè cos1 fissata: Maggiano 5 scu<strong>di</strong> d'oro,Pontignano e Vedana 5, Belriguardo 4,Firenze 13, Pisa 12, Lucca 8, Bologna12, Ferrara 16, Venezia 18 e Montello8.2 Novembre 1534Il «priarollus,> m. Zannino de' Bellonisi obbliga a fornire per la fabbricadella <strong>Certosa</strong> 250 migliaia lapidum, tegularumet cupporum.6 Marzo 1536Andrea Moroni è arb<strong>it</strong>ro in una controversiafra mastro Varisco «taiapietra,>e i monaci della <strong>Certosa</strong>.


16 Luglio 1543Andrea Moroni è arb<strong>it</strong>ro in una controversiafra mastro Agostino (Righetti)«marangon» e i monaci della <strong>Certosa</strong>.9 Febbraio 1544Andrea Moroni è nuovamente arb<strong>it</strong>roin una controversia; vi sono implicatimastro Franco «iapiscida» e padrePellegrino da Milano, prepos<strong>it</strong>o della<strong>Certosa</strong>. Dal documento risulta che <strong>di</strong>segnoe sagoma delle porte della chiesasono opera dello stesso Moroni.1554Anche se i lavori non risultano ancoraultimati, i Certosini entrano nel nuovoconvento.1560Mentre continua la costruzione del monastero,viene consacrata la Chiesa della<strong>Certosa</strong>; la data è incisa sopra l'acquasantieradell' ingresso. Muore AndreaMoroni. Andrea da Valle, vinc<strong>it</strong>orecon Agostino Righetti (nel 1547)del concorso per la Cattedrale <strong>di</strong> Padova,è impegnato nella fabbrica dellastessa come arch<strong>it</strong>etto e proto e succedeal Moroni nell'incarico <strong>di</strong> proto nellafabbrica <strong>di</strong> Santa Giustina.Secondo il Temanza in quest'anno Andreada Valle sarebbe proto anche nellafabbrica della <strong>Certosa</strong>; ciò risulterebbeda sue <strong>di</strong>ligenti ricerche nell'archiviodei padri Certosini, ma a tutt'oggiil relativo documento non è stato r<strong>it</strong>rovato.1605Risiedono alla <strong>Certosa</strong> 9 monaCi dacoro.1623La <strong>Certosa</strong> è «compiuta e funzionante».1741Risulta dalle Vis<strong>it</strong>e Pastorali che sonopresenti nella <strong>Certosa</strong> 7 monaci da coro.17 Settembre 1768La Repubblica Veneta <strong>di</strong>chiara soppressele comun<strong>it</strong>à religiose aventi meno<strong>di</strong> 12 soggetti; il decreto colpisceanche la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re chenon contava allora più <strong>di</strong> 5 monaci dacoro. La proprietà dell'immobile Vieneavocata dalla Repubblica.sec. XVIIILa <strong>Certosa</strong> è in stato <strong>di</strong> abbandono. Seguonoprofanazioni e vandalismi.sec. XIXDopo un breve periodo in cui fu proprietàdei marchesi Maruzzi (che e­spressero anche il desiderio <strong>di</strong> demolirla)la <strong>Certosa</strong> passa ai baroni DeZigno che già possedevano dei poderinel terr<strong>it</strong>orio <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re. Vienetrasformata in luogo <strong>di</strong> villeggiatura ecircondata da un vasto parco. Vi soggiornarono,fra gli altri, Ippol<strong>it</strong>o Pindemontee lord Byron.1915-1918Viene trasformata in caserma.1940-1945Nuova occupazione mil<strong>it</strong>are. Serve daDolveriera durante gli eventi bellici.Nel dopoguerra vi vengono sistematefamiglie <strong>di</strong> senzatetto.


APPARATI STORICIARCH. NOTARILE DI PADOVA, L. 2 Compromessi notaio Gasparo Villan, c. 37:1536 <strong>di</strong>e 6 marzo.Visto et bene considerato <strong>di</strong>ligentemente guanto mer<strong>it</strong>a m.ro Varisco taiapieraper aver fato li cap<strong>it</strong>elli ali R.<strong>di</strong> monaci de la <strong>Certosa</strong> più longi et largi in tavolade guello era in el suo acordo fato per avanti et per mercede de gueli cap<strong>it</strong>elliche se trova esta fati più longi de pie tre e mezzo in tavola debia aver da lisoprascr<strong>it</strong>ti R.i monaci lire tre et sol<strong>di</strong> dese per chadauno cap<strong>it</strong>ello chi se retrovarapiù longo ut supra et non altro.Jo Andrea <strong>di</strong> Mori bergamasco protto de s. Justina de Padua arb<strong>it</strong>ro et iu<strong>di</strong>ceelecto de tute doy le parte ho scr<strong>it</strong>o de mia man propria.ARCH. NOTARILE DI PADOVA, L. 5 Instr. noto Alessandro Bal<strong>di</strong>ni, c. 32l:1543 a<strong>di</strong> 16 lugio.Essendo in <strong>di</strong>ferencia li R.i monachi de la <strong>Certosa</strong> con m.ro Agustino marangonper causa de uno modello de legno fato per el <strong>di</strong>to m.ro Agustin per la fabrichadel suo monasterio che al presente se fabricha in <strong>Vigodarze</strong>re et alcuni viaziluy <strong>di</strong> se aver fati a una sua fabricha in vila a beneficio de lor monachi over monasterio,<strong>di</strong> la guai cosa loro R.i monachi <strong>di</strong>se de averlo satisfato de tuti li sui fatiche.Pur come boni religiosi voleno sia iu<strong>di</strong>cato per consienza et sono venuti incompromeso cottentando tuti doy le parte che io Andrea protto de Santa Iustinaabia a iu<strong>di</strong>care et sentenciar tanto guanto importa li loro <strong>di</strong>ferencia.Havendo io Andrea protto soprascr<strong>it</strong>to visto et sent<strong>it</strong>o tute doy le parte cosÌdel modelo come del resto per mia consencia sentencio et termino che li <strong>di</strong>ti R.imonaci debia dare al <strong>di</strong>to m.ro Agustin al suplemento de ducati dese da lire seyet sol<strong>di</strong> 4 per ducato et guesti per comp<strong>it</strong>o pagamento de tutti li lavori lui ha fatoin el modello et inoltre viazi o fatiche over designo.ARCH. NOTARILE DI PADOVA, L. 14 Extens., noto Gasparo Villan, c. 186 v.:<strong>di</strong>e ultrascripta [1544 <strong>di</strong>e sabbati IX februarij JM.r. Franchus brissiensis lapiscida g.m Lazari hab<strong>it</strong>ator in contrata prati vallisconven<strong>it</strong> cum R.d. domino Pelegrino de Me<strong>di</strong>olano syndaco Cartusiae ad sibifaciendum portam de lapide de Montegalda ecclesie <strong>di</strong>cti monasterij iuxta dessignumsibi ostensum et secundum sagomas sibi datas per ser Andream protum ecclesiaeS. Justinae Padue laudandum per eum. Et teneatur ipse Franchus eam laborareet conducere omnibus suis expensis et periculis et eam facere aut Padueaut ad monasterium in optione dominorum fratrum et debeat asistere onerationiet condutioni lapidum cum suis operarijs et si opus esset sobventione operariorumfiat per d. fratres. Et hoc fiat ad festa pascalia pretio ducatorum 45 a l. 6 s. 4.


Et abinde supra se remiss<strong>it</strong> ad <strong>di</strong>scretionem <strong>di</strong>cti R.<strong>di</strong> d. prioris sibi dandos <strong>di</strong>ctosut opus er<strong>it</strong> et pro ut d. Andreas pre<strong>di</strong>ctus voluer<strong>it</strong>. Qui R.d. procurator ad bonumcomputum re vera exbursav<strong>it</strong> <strong>di</strong>cto m". Francho libras duodecim parvorum.ser Andreas filius q.m d. Bartholomei Moro de Albino bergomensis protus decontrata prati vallis.CRONICo CARTHUS. [c<strong>it</strong>o da J. SalomoniolIN TEMPLO s.s. HIERONYMI, ET BERNARDI P.P. CARHUS .Cùm Petrus Donatus Episc. Patav. anno 1447. extremis tabulis ducatorumXXII. millia legasset, ut, aut Collegium Scholar. erigeretur, aut Monasterium.Fautinus Dandulus ejus successor, primusq., Comissarius una cum aliis, CoenobiumCarthusianorum erigere ea pecunia decrevere; Verùm, cùm ex decr. NicolaiV. Moniales S. Bernar<strong>di</strong> Or<strong>di</strong>nis S. Bene<strong>di</strong>cti, quae non admodùm religioseextra muros agebant, in Coenobia Patavina <strong>di</strong>spensae fuissent, Coenobium ipsarumCarthusianis concessum est, quod cùm bellico mox furrore anno 1509 <strong>di</strong>rutumfuisset, hoc aliud Coenobium cum tempIo sub invocatione S.S. Hieronymi et Bernar<strong>di</strong>erigi ano 1554. 7 . Mar. primum lapidem jacente Jacobo Rota Vic. Gener.Aloysii Pisani S.R.E. Card. Episc. Pat. An. vero 1555 . 7 . Mar. Templum, Coemeteriumq.sacratum est a Callisto Episc. Liuconiens. Suffraganeo.


APPARATI FILOLOGICIAd tertium milliare à Septentrione extra partam caudam longam ultra Brentam, hac aetateae<strong>di</strong>ficatum est amplum coenobium Carthusiensium monachorurn, t<strong>it</strong>ulo S. Bernar<strong>di</strong>: quodolim sub moenib. iuxta eandero portam stabat amplissimum: sed post bellurn Maxlmiliani CaesarisM.D.IX. in devastatione pomerij ad Vicum aggeris ultra amnem translatum est, et ibiquoq magnmcentissime constructum, Donduro [affien ad plenam operis consummationem perductum.B. SCARDEONlUS, De Antiqu<strong>it</strong>ate Vrbis Patavii, 1560.... appresso la Brenta tre chiostri e Chies1, ave non entrano donne, col bel pavimento aquadri e cupola, lunga m 86 e larga innanzi il coro ID 36, essendo il coro lungo 50 e largo38. Ha quattro cappelle, in tutto sette altari, otto calici, tre campane coperte <strong>di</strong> piombo enel sacrato dell'orto una bella sepoltura, oltre le particolari terre al dlscoperto al modo ebraico.Celebrano S. Bernardo, del quale avevano la chiesa dentro la c<strong>it</strong>tà, prima che si facessequesta e il Santo fondatore S. Brunone.G. CITTADELLA, Descr<strong>it</strong>tione <strong>di</strong> Padova ... , ms. 1605.... Per questa camminandosi un miglio e mezo in circa si passa la Brenta per il ponte aVicodargere, dalla qual villa prese il nome una famiglia nobile Padovana, dove anca era uncastello. Vedesi in quel contorno lungi dalla c<strong>it</strong>tà tre miglia oltre la Brenta il nuovo monasterodella <strong>Certosa</strong> e<strong>di</strong>ficato in vece <strong>di</strong> quello, che nell'anno 1509 fu spianato.A. PORTENARI, Della felic<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Padova, 1623.... ai nostri occhi, appare veramente quello angolo verde e silenzioso della fiorente campagnapadovana, ricco <strong>di</strong> ombre nei viali sol<strong>it</strong>ari, ricco <strong>di</strong> messi e <strong>di</strong> frutta nell'ampiezza deisuoi orti inondati <strong>di</strong> sole e irrigati dalla lenta onda del Brenta.A. MAUROCENI, Opuscolorum pars prima, 1625Tra le Opere tutte insigni <strong>di</strong> Andrea Palla<strong>di</strong>o, le quali ho riserbate per collocare in que·sto Volume, quella della <strong>Certosa</strong>, che si vede nelle vicinanze della C<strong>it</strong>tà <strong>di</strong> Padova, ha ellatutto il mer<strong>it</strong>o, non solamente per la bellezza del Disegno, e della invenzione; ma anche perla finezza del lavoro. Vi si scorge ugualmente la maestria, e la <strong>di</strong>ligenza dell'Autore, e la sommaindustria, ed accuratezza degli Artefici da' quali è stata posta in esecuzione, poiché le pietre,e li mattoni sono così bene tra loro connessi, e adattati, che lavoro più uguale parrebbeper così <strong>di</strong>re, che non potesse essere o potesse farsi <strong>di</strong> un'Opera <strong>di</strong> metallo fonduta.Per rendere tutta la dovuta giustizia ad una Fabbrica tanto cospicua, ho voluto delinearnetutte le parti in cinque Tavole, cosicché si vedano con chiarezza le più ragguardevoli edessenziali, acciò li Professori, e li Dilettanti possano trarre ottimi documenti quando avesseroad arch<strong>it</strong>ettare cose dl tanta magnificenza.G. FOSSATI, Opere ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Andrea Palla<strong>di</strong>o, 1760


.... Circa l'anno 1560 si murava la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> Vigo d'Arzere, non lungi dalla c<strong>it</strong>tà <strong>di</strong> Padova.Molti tengono~ che il Peristilio <strong>di</strong> cotesta (del quale però non furono rizzati che duelati, <strong>di</strong> 15 archi per cadauno) ed il Vestibulo o sia Cortile <strong>di</strong>nanzi alla Chiesa, siena operadel nostro Arch<strong>it</strong>etto [il Palla<strong>di</strong>o]. Altri tengono, che sia pure <strong>di</strong> lui l'altro minore Peristi li osul lato sinistro della Chiesa medesima. Dirò francamente <strong>di</strong> questo, che non è opera palla<strong>di</strong>ana:ma non saprei qual sentenza profferire degli altri due. Amendue sono opere elegantissime;e singolarmente il Vestibulo della Chiesa ha tutte le grazie palla<strong>di</strong>ana. Ho fatto le più<strong>di</strong>ligenti ricerche nell'archivio <strong>di</strong> codesti Padri i quali con somma gentilezza mi hanno favor<strong>it</strong>o,né rinvenni mai veruna notizia del Palla<strong>di</strong>o. R<strong>it</strong>rovai bensl come il prato <strong>di</strong> quelle fabbrichefu Andrea della Valle ....... Il carattere del Vestibulo è però talmente palla<strong>di</strong>ano, toltone i cap<strong>it</strong>elli, che io non sapreiingenuamente negarlo; piacemi per ciò rimettere le decisioni a' dotti arch<strong>it</strong>etti.T. TEMANZA, V<strong>it</strong>a <strong>di</strong> Andrea Palla<strong>di</strong>o vicentino, 1762.... Questo bel monastero scomparso per fataI soppressione dell'Or<strong>di</strong>ne Certosino in questoDominio, insieme coi beni fu venduto ai Marchesi Moruzzi e poi rivenduto da loro conpiccola porzione <strong>di</strong> campi ad Antonio Zigno, finanziere padovano, il quale demolì buona partedella chiesa e fece altri guastamenti in quelle fabbriche, che erano oggetto <strong>di</strong> ammirazioneai dotti viaggiatori stranieri. Che peccato da non perdonarsi!G. GENNARI, Notizie storiche ... , ros., ultimi anni del sec. XVIIIDue miglia in circa fuori deUa porta <strong>di</strong> Codalonga, al <strong>di</strong> là deUa Brenta, nel luogo dettola Croce, evvi la <strong>Certosa</strong>, la quale fu eretta negli anni 1560-1572-1574 e 1575, sul <strong>di</strong>segno,come vien volgarmente creduto, <strong>di</strong> Andrea Palla<strong>di</strong>o. Essa è certamente degna <strong>di</strong> essere vedutaper le bellezze dell'Arch<strong>it</strong>ettura, per la squis<strong>it</strong>ezza degli adornati, per la <strong>di</strong>licatezza dellavoro, che sembra, per cosi <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> getto, benché tutta sia <strong>di</strong> mattoni. Se ne prende soventeil <strong>di</strong>segno da' forestieri intendenti e spezialmente dagl'Inglesi, giusti estimatori delle bellearti.Questa <strong>Certosa</strong> va alle stampe nel sopra allegato torno delle Opere ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> AndreaPalla<strong>di</strong>o ........ Sin qui l'eru<strong>di</strong>tissimo signor Temanza. Abbiamo ancora in Padova questa famigliadella Valle (sic!), onde può argomentarsi che l'accennato Andrea fosse nostro.Vedevasi in una Cappella a lato della Chiesa una bella tavola <strong>di</strong> Battolomeo Vivarini,con questa epigrafe: opus lactum Venetiis per Bartholomaeum Vivarinum de Murano 1475.Ora è stata trasportata a Venezia. In questa Cappella è sepolto il Ch. Flavio Querengo, CanonicoPadovano, P.P. e Scr<strong>it</strong>tore <strong>di</strong> molte opere.La tavola dell'altar maggiore è <strong>di</strong> Pietro Damini, come pure altro quadretto con Cristo,che comparisce alla Maddalena, posto sopra la porta laterale, che mette in Convento.Questa <strong>Certosa</strong> è uno <strong>di</strong> que' preziosi monumenti che fanno onore alle provincie doveesistono e molto più a coloro che hanno la fortuna <strong>di</strong> possederli, poiché sono celebrati inque' libri, che ne fanno la descrizione, e perciò li rendono noti in tutta Europa per lo meno ,ed attraggono ad ammirarli i più intelligenti stranieri.G. B. ROSSETTI, Descrizione delle p<strong>it</strong>ture .. . , 1795


Or dunque che la storia c'inv<strong>it</strong>a ad osservare gli e<strong>di</strong>fici che in Padova sorsero contemporaneio <strong>di</strong> poco posteriori al vicentino V<strong>it</strong>ruvio, non g<strong>it</strong>tiamo su d'essi sdegnoso sguardoperché talvolta quel tal modello segu<strong>it</strong>arono servilmente; ma porgiamo invece grazie alla sortese concesso <strong>di</strong> annoverarne in questa c<strong>it</strong>tà parecchi, e fra questi uno che a buon <strong>di</strong>r<strong>it</strong>to puòcollocarsi fra le arch<strong>it</strong>etture che più onorano in questo secolo la veneta contrada.E' desso la <strong>Certosa</strong> che vicino a <strong>Vigodarze</strong>re sorge, la quale conservata un tempo ad accogliereausteri cenob<strong>it</strong>i, ora è rivolta ad uso <strong>di</strong> ridente villeggiatura. Quel buon Fossati chein tutte maniere adoperossi per far dono a Padova <strong>di</strong> qualche gemma del Palla<strong>di</strong>o, pubblicòquest'e<strong>di</strong>fizio fra gli ine<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> quell'ingegno bellissimo. E a <strong>di</strong>r vero in questo caso non fecetorto al grand'uomo perché la fabbrica <strong>di</strong> cui parlo và ricca <strong>di</strong> tutte le veneri palla<strong>di</strong>ane.La pianta non offre quella eur<strong>it</strong>mica regolar<strong>it</strong>à la quale fa palese il concetto <strong>di</strong> un soloessere stato condotto a fine senza tramutamento, o interruzioni. Le monacali cellette stannoda un lato; a poca <strong>di</strong>stanza ma senza legame veruno, vedesi peristilio non compiuro, il qualeconsta <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci arcate per ogni laro, sorrette da piè dr<strong>it</strong>ti poggianti su un continuato basamento.Da presso sorge altro elegante peristilio <strong>di</strong> toscane colonne bugnate, su' cui cap<strong>it</strong>elliimpongono archi emisferici. A questo si congiunge la chiesetta <strong>di</strong>nanzi alla quale apresi cortiletto<strong>di</strong> leggiadrissime proporzioni. Distendesi poi tutto il resto d.i quell'ampio e<strong>di</strong>fizio nudod'ogni ornamento che arrestar possa il riguardante. Non è dunque nella <strong>di</strong>stribuzione e nelleinterne proporzioni che devonsi ricercare i pregi <strong>di</strong> esso j ma sibbene nelle parti ornamentaliquasi tutte molto leggiadre.E per parlare dapprima del peristilio che sta al lato sinistro della chiesa, il quale, come<strong>di</strong>ssi, consta <strong>di</strong> colonne toscane, presenta rapporti all'osservatore gradevolissimi. Senonché equagli che si fa puntello, e del paro chi va tenero dal filosofare in arch<strong>it</strong>ettura, vorrà censuratiquegli archi imme<strong>di</strong>atamente involtati sul cap<strong>it</strong>ello delle colonne. E <strong>di</strong> vero pugnano controogni ragione, perché poggiano coi peduci angolati in falso sopra i fusti roton<strong>di</strong> delle colonne.Ma riguardati rispetto all'utile, ed al commodo, si mer<strong>it</strong>ano anzi che altro un encomio,imperoché giovano a procurare al portico maggior luce che in rutta altra maniera, e <strong>di</strong> più,danno alle arcate certa sveltezza <strong>di</strong> proporzioni, che non è facile in altra guisa ad ottenere.Le chiese <strong>di</strong> S. Spir<strong>it</strong>o, e <strong>di</strong> S. Lorenzo in Firenze, non devono forse alle arcate imme<strong>di</strong>a~tamente sovrapposte alle colonne la leggiadra loro sveltezza e quel variato movimento <strong>di</strong> lineeche tanto sorprende chi si fa a riguardarle? E non è forse da questo part<strong>it</strong>o medesimoche risulta elegante leggerezza del portico <strong>di</strong> S. Giacomo in Bologna, ornato <strong>di</strong> tante graziedal suo arch<strong>it</strong>etto Gaspare Nar<strong>di</strong>. Perché tanta luce si <strong>di</strong>ffonde sotto i gran<strong>di</strong>osi portici <strong>di</strong>quella magnifica c<strong>it</strong>tà, perché appaiono sÌ luminosi tanti chiostri lunghissimi <strong>di</strong> conventi? Ciòsi dee solo agli archi involtati sulle colonne isolate, le quali poco spazio occupando, lascianolibero campo alla lucej né affaticano l'occhio <strong>di</strong> troppo grevi masse. In luogo <strong>di</strong> quelle gentilicolonne si suppongano larghi piedr<strong>it</strong>ti sorreggenti archi ed in mezzo a quei piedr<strong>it</strong>ti postemezze colonne su cui il cornicione ricorra. Ne andranno vaghi coloro che domandano nellearch<strong>it</strong>etture la ragione e l'esempio, ma non quelli che, fatti accesi dall'alto nume del bello,vi ricercano invece lo effetto prospettico.Da queste brevi osservazioni parmi dunque si possa concludere che se l'uso degli archigirati sulle colonne può talvolta portare bellezza e commodo, non è poi da proscriversi sì fieramentecome finora si fece. lo porto speranza che se verrà giorno in cui non più si vogliafarneticare a cercar le origini dell'arch<strong>it</strong>ettura nelle grotte e nelle capanne, ma si derivi jnvece- come pensò assennatamente il Durand - dalle necessarie maniere <strong>di</strong> costruire con pietre,anche il sistema <strong>di</strong> cui finora parlai, avrà degno posto fra quelli che fanno varia e bellissimaquell'arte consecrata ad esser teatro delle nostre costumanze ed a farci più bello e più caroil vivere civile.


Il maggior pregio dell'altro cortile a piedr<strong>it</strong>ti sta piuttosto nella costruzione che nella de·corazione. Tutti i mattoni <strong>di</strong> cui va composto san <strong>di</strong>ligentemente levigati per tutte le lor faccee poscia insieme connessi con poco cemento <strong>di</strong> calcestruzzo. Forse in esso si volle im<strong>it</strong>arela non mai troppo lodata costruzione del Convento della Car<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Venezia in cui Palla<strong>di</strong>o,per unire alla soli<strong>di</strong>tà la bellezza, credesi facesse lisciar con pomice e olio ogni mattone e poilo facesse aderente con poca calce.E' <strong>di</strong> già tempo che qualche parola si tenga sulla parte veramente pregevole <strong>di</strong> quest'e<strong>di</strong>fizio,che è il portichetto il quale sta <strong>di</strong>nanzi la chiesa, in cui il Temanza tutte ravvisò leleggiadrie palla<strong>di</strong>ane. Va ornato <strong>di</strong> archi sui piedr<strong>it</strong>ti de' quali stanno addossati gentili pilastricorinti che riposano su pie<strong>di</strong>stalli e sorreggono la cornice che ricorre per tutto il cortile.Il portico gira per t're lati e nel quarto è murato a comporre la facciata della chiesa. Quivil'arcata <strong>di</strong> centro in luogo <strong>di</strong> essere fiancheggiata da pie<strong>di</strong>stalli, lo è da due mezze colonnecanellate ed aggettando un poco del resto della fronte, sorregge un leggiadro frontespizio.Chi si farà ad esaminare il cortile <strong>di</strong> cui è <strong>di</strong>scorso, vorrà certamente lodata assai la gen·tilezza cosÌ del pensiero come delle parti. E nel vedere quella corintia sveltezza nelle arcate,que' pilastrini esili, ma elegantissimi, quei cap<strong>it</strong>elli, quel timpano, quelle imposte, quelle cor·nici tutte cospiranti ad accrescere grazie e venustà all'insieme, sentirà ispirata l'anima da quellacara impressione che sempre ingenera la un<strong>it</strong>à del carattere nei prodotti della natura e del·l'arre. Tanto è vero che una fra le precipue fonti del bello scaturisce sempre non tanto dallebellezze delle forme quanto dall'accordo delle forme col concetto.Anche quelli che pur vorrebbero in quest'e<strong>di</strong>fizio ravvisare la testa <strong>di</strong> Palla<strong>di</strong>o, sono forzatia concedere che i corintii cap<strong>it</strong>elli <strong>di</strong> questo cortile per nulla somigliano quelli che usativennero dal sommo Vicentino. In questo nostro avvi fra l'or<strong>di</strong>ne inferiore <strong>di</strong> foglie ed il ton<strong>di</strong>nodello sommo scapo del pilastro, un ornamento simile ai no<strong>di</strong> <strong>di</strong> fettuccia, che insiemesi avviluppano. Non solo il Palla<strong>di</strong>o non usò mai nel corintio sì fatto ornamento, ma neppurel'usarono, ch'io mi sappia, altri arch<strong>it</strong>etti <strong>di</strong> chiaro nome. Ne perciò si dee frodare <strong>di</strong> lode,che l'autor<strong>it</strong>à dei sommi non è sempre giusta ragione <strong>di</strong> mer<strong>it</strong>o. Sia pure senza esempio, nonè però men leggiadro quel cap<strong>it</strong>ello.P. SELVATICO, Continuazione e fine ... , m5. (approssimativamente 1832-1836)Passato il ponte <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re dopo un miglio circa verso ponente è la villeggiatura del·la nobile famiglia de Zigno, che si chiama <strong>Certosa</strong>, perocché ab<strong>it</strong>ata prima dai monaci Certo·sini. Sorgono da un canto le celle monacali, ed a poca <strong>di</strong>stanza un peristilio non compiuto <strong>di</strong>se<strong>di</strong>ci arcate per ogni lato, sorretto da piedr<strong>it</strong>ti poggiati su basamento continuato. Presso aquesto se ne eleva un altro <strong>di</strong> colonne toscane bugnate, su' cui cap<strong>it</strong>elli s'involtano archi emisferici,e gli si congiunge la chiesetta, <strong>di</strong>nnanzi alla quale apresi un cortiletto <strong>di</strong> leggiadrissimeforme. E' vero che in sl fatta fabbrica la <strong>di</strong>stribuzione delle parti e le interne proporzioni possonodestare un desiderio del meglio, ma gli ornamenti sono condotti con gusto si fin<strong>it</strong>o, danon lasciar farsi tempo a quel desiderio. Fu creduto per molti esserne stato arch<strong>it</strong>etto il Pal·la<strong>di</strong>o; un documento trovato nell'archivio <strong>di</strong> que' cenob<strong>it</strong>i chiarl falso l'avviso, asserendo derversene la costruzione al padovano Andrea della Valle, che la murava l'anno 1560, nome ti·putatissimo e posto fra i primi fratelli d'arte <strong>di</strong> quella età. Vaste praterie si <strong>di</strong>stendono al10intorno <strong>di</strong> questo e<strong>di</strong>ficio; carpini a filari, macchie d'acacie, <strong>di</strong> platani, <strong>di</strong> roveri ed un bosco<strong>di</strong> piappe lo circondano d'una maestà religiosa; la grave onda del Brenta Iambendone le spondeaccresce quella pace solenne; !'intelletto vi s'inalza a trovarvi me<strong>di</strong>tazioni sublimi, il cuorevi si riposa come nella calma d'una coscenza tranquilla.B. GAMBA, Guida <strong>di</strong> Padova, 1842


.... Vi trovi viali <strong>di</strong> carpani secolari e fra ridenti prati un bell'ingresso che prospetta versoil Brenta: due lati del maggior periscilio ciascuno a 16 arcate sorrette da piedr<strong>it</strong>ti; due latidel peristilio minore a colonne toscane bugnate; un cortiletto <strong>di</strong> forme leggiadre <strong>di</strong>nanzi allachiesa e alcune celle. La quant<strong>it</strong>à dei mattoni ivi accatastata con rottami <strong>di</strong> cornici, <strong>di</strong> statuee busti e teste e travature, mostrano la prim<strong>it</strong>iva vast<strong>it</strong>à e magnificenza dell'e<strong>di</strong>ficio.A. MENEGHINI, Padova e Provincia, 1859Con brevissima g<strong>it</strong>a pervieni a <strong>Certosa</strong> in riva al Brenta, ora villeggiatura del sunnomatobarone de Zigno, soggetta all'arcipretale <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re. I certosini, venuti da noi per lo co<strong>di</strong>cillo<strong>di</strong> Pietro Donà vescovo <strong>di</strong> Padova, ebbero il 1448 a loro sede il mentovato monastero<strong>di</strong> S, Bernardo, essendo state trasfer<strong>it</strong>e le monache <strong>di</strong> esso per la v<strong>it</strong>a loro licenziosa in altrimonasteri della c<strong>it</strong>tà,CadutO poscia il monastero <strong>di</strong> S, Bernardo per la spianata, i Certosini piantarono sullerovine una colonna e recaronsi al loro ospizio in Campo S. Martino, ave stettero sin verso il1554, tempo nel quale passarono al predetto nuovo ed ameno rom<strong>it</strong>aggio presso <strong>Vigodarze</strong>re,arch<strong>it</strong>ettato da Andrea della Valle padovano e nel 1560 non ancora fin<strong>it</strong>o, Il Fossati loattribuÌ erroneamente al Palla<strong>di</strong>o, e ce ne <strong>di</strong>ede la descrizione con parecchie tavole incise.Vi trovi ancora la selvetta, alla quale furono aggiunti ombrosi viali <strong>di</strong> carpani, e ridentipraterie, Vi trovi il bell'ingresso al cenobio, che guarda il fiume, e dentro il cenobio i due latidel maggiore interno peristilio, ciascuno a se<strong>di</strong>ci arc~lte sorrette da piedr<strong>it</strong>ti, due altri lati d'unperistilio minore a colonne toscane bugnate, un cortiletto <strong>di</strong> forme leggiadre <strong>di</strong>nanzi alla chiesat<strong>it</strong>olata a S, Brunone, parecchie celle, altre stanze e fabbriche adjacenti.Ebbero qui dolcissimo riposo quei monaci sino verso il 1770, nel qual'anno la venezianaRepubblica li <strong>di</strong>sperse.Erano nove il 1605 e sette il 1741. A. GLORIA, Il terr<strong>it</strong>orio padovallo ... , 1861.... A lui [Andrea da Valle] si attribuisce il convento <strong>di</strong> San Gregorio fuori Porta San Felicea Bologna, e, con ogni probabil<strong>it</strong>à, il grazioso cortile corinzio della <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>represso Padova, che si sarebbe murato circa il 1560 e che fu creduto del Palla<strong>di</strong>o,E. LOVARINI, Le Ville e<strong>di</strong>ficate ... , 1899.", Bene scelto fu, dunque, il luogo in cui, nelle vicinanze <strong>di</strong> Padova e presso il paese <strong>di</strong><strong>Vigodarze</strong>re - il Vicus aggeris dei latini, così chiamato per gli argini del Brenta che gli scor~re accanto - ebbero un giorno stanza i monaci certosini.In una posizione detta Croce, che è salubre fra tutte a monte della c<strong>it</strong>tà, sorgeva ivi l'eremoraccogliendosi <strong>di</strong>etro un'ansa dolcissima della sinistra riva del Brenta,Solingo asilo <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> preghiera vi si accoglieva per un magnifico gruppo <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fizidei quali ora non rimangono che gli avanzi, e pur quesri, da parecchi anni, obliati, in un deplorevoleabbandono ..... Ma ecco, mi si affaccia il bosco che protegge il cenobio e ricopre anche l'argine in unasinuosa galleria <strong>di</strong> verzura.Entriamovi, Due alberi colossali vi stanno all'ingresso: sono l'avanguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un popolo<strong>di</strong> giganti che formano la breve selva e fra i quali vedo emergere, dal seno <strong>di</strong> molli praterievarcare da isole d'ombra, un lungo e merlato muro <strong>di</strong> cinta con il gruppo principale degli e­<strong>di</strong>fizi dell'eremo ...


.... le meravigliose edere che rivestivano ogni gigante del bosco. In perenn<strong>it</strong>à <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong>amore e <strong>di</strong> memorie vedo, in esse, il secolare spir<strong>it</strong>o della ba<strong>di</strong>a e come trasfusa l'anima <strong>di</strong>quei monaci, che un tempo, nella quiete del bosco, attingevano alle più sublimi contempla.zioni. Il passato riviveva pro<strong>di</strong>giosamente tenace nei ricor<strong>di</strong>, così, come le iperboliche rampi·canti si avvinghiavano a quegli alberi con una stretta <strong>di</strong> rami tanto grossi e fronzuti, qualemai non ne vi<strong>di</strong>, e per cui l'eremo fu da me battezzato col nome <strong>di</strong> <strong>Certosa</strong> delle Edere ...... Ma ora lasciamo <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> noi l'argine, procedendo per una navata <strong>di</strong> platani. Ecco,in fondo a questa; il bell'atrio donde si passa al chiostro maggiore della <strong>Certosa</strong>. E' <strong>di</strong> stileclassico·barocco: due leoni in pietra tenera ne fiancheggiano il prospetto che è sormontato dauna balaustrata. Il chiostro è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da due bracci i quali accolgono un piccolo giar<strong>di</strong>noche ci colpisce nel più p<strong>it</strong>toresco <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne. Il tempo e l'incuria lo avevano inselvatich<strong>it</strong>o: ungroviglio <strong>di</strong> arbusti e <strong>di</strong> sterpi, delle statue mozze ricoperte da muscose patine, delle marmoreepanchette rovesciate e dei vasi ornamentali che recavano gli irreparabili segni. Lungo ilchiostro che mi si offre deliziosamente mascherato dai drappeggi <strong>di</strong> glicine s'aprono sul giar·<strong>di</strong>na dei deliziosi cancelli in ferro battuto alla veneziana. Dall'opposto lato, delle ferriate dell'istessafattura inquadrano le prospettive del bosco che lascia intravvedere la retrostante campagna.Il chiostro venne attribu<strong>it</strong>o al Palla<strong>di</strong>o: ed invero si presenta in una così ariosa, eleganteed armonica semplic<strong>it</strong>à, che si può perdonare al Fossati se nel suo volume illustrato «Opereine<strong>di</strong>te del Palla<strong>di</strong>o» sostiene l'errata affermazione.Non cosÌ ci si apre il peristilio minore, a colonne bugnate <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne toscano, che purvenne attribu<strong>it</strong>o al sommo arch<strong>it</strong>etto. Non ha la correttezza <strong>di</strong> linee, non la elegante e puraustera semplic<strong>it</strong>à onde il Palla<strong>di</strong>o si <strong>di</strong>stingue negli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> un tal genere. E' <strong>di</strong> una leggiadra... povertà.Dal peristilio minore si passa al cortiletto. E' recinto per tre lati, da un bel portico: ungioiello del Rinascimento, cui fa degno riscontro l'un<strong>it</strong>a chiesa del cenobio. Vago <strong>di</strong> ornati l'e·sterno <strong>di</strong> questa, spoglio, anzi nudo, l'interno dalle bianche pareti che, in un punto, recanodelle ghirlande funebri. Sul modesto altare è una suggestiva figurazione <strong>di</strong> Crisro, del p<strong>it</strong>torePaietta ....... Alle ingiurie del tempo e dell'abbandono gli si erano aggiunte quelle che aveva dovutosubire in causa dell'occupazione mil<strong>it</strong>are, durante il periodo bellico, e quelle <strong>di</strong> un uraganoche lo colpiva con una eccezionale violenza.Dei giganetschi alberi secolari che qua e là s'aggruppavano nel già brutalmente devastatoparco, sol pochi ne erano rimasti e mutilati in uno alle superbe edere che sÌ tenacementeli abbracciava~o.I due leoni che stavano ai lati dell'ingresso principale della <strong>Certosa</strong>: abbattuti, spezzati;cosÌ ridotta in rovina la balaustrata sovrastante all'ingresso medesimo. Il chiostro maggioretutto sommosso nel pavimento e spoglio delle rampicanti che temperavano la sua compostezzanei loro drappeggi <strong>di</strong> grazia. Il peristilio minore e il cortiletto recinto dal mirabile porticocinquecentesco, ridotti ad una concimaia. E furono contorti, o <strong>di</strong>velti, i leggiadri cancelli inferro battuto.Nel giar<strong>di</strong>no: il suolo dovunque calpesto: un predominio <strong>di</strong> erbacce <strong>di</strong> sterpi e <strong>di</strong> pattumefra cui le statue, i se<strong>di</strong>li infranti: una desolazione ch'emergeva anche nelle celle fratesche,prive <strong>di</strong> porte e sconciamente deturpate anche dai villici dei <strong>di</strong>ntorni.E mi si <strong>di</strong>sse pure <strong>di</strong> fucilazioni esegu<strong>it</strong>e nel più tetro angolo del rom<strong>it</strong>aggio, forse làdove esiste il piccolo cim<strong>it</strong>ero dei monaci: <strong>di</strong>etro la chiesa dI S. Brunone ov'essi s'accoglievanoin fervide preci al Dio d'amore e <strong>di</strong> pace.


Non lungi dal giar<strong>di</strong>no, alcuni carri; e su questi, degli enormi ceppi <strong>di</strong> rovere; altrovesi stava attendendo al taglio <strong>di</strong> uno dei giganti del bosco. Le ultime sue mutilazioni in unacompleta rovina ... quella <strong>di</strong> certe anime!. ..Ora, dall'eremo, così miseramente ridotto, rifuggono anche i pochi vis<strong>it</strong>atori <strong>di</strong> un tempo:solo qualche desolato spir<strong>it</strong>o può trovarvi un'eco alla sua tristezza.Ma nelle fredde e silenziose mura l'anima dei secoli prepondera defin<strong>it</strong>ivamente: la <strong>Certosa</strong>trionfa contro le avverse intrusioni.P. Z. - 1922.... al1a Chiesa <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re. Di qui, o per il bivio a d. <strong>di</strong>etro la Chiesa - bivio a s. -per l'argine a d. - all'inizio del bosco scendere a d.; o per la via maestra - al cap<strong>it</strong>ello a s. -primo bivio a s. - quadrivio a d. - al cap<strong>it</strong>ello a s.: alla <strong>Certosa</strong> (ora Villa De Zigno), avanzo<strong>di</strong> un ameno rom<strong>it</strong>aggio <strong>di</strong> Certosini (1554-1770); arch<strong>it</strong>. Andr. da Valle (1554-'60 circa).Si giri all'esterno da d. a s.; lato settentrionale caratteristica porta con pilastri a cuspi<strong>di</strong>;sul lato meri<strong>di</strong>onale il bell'ingresso fra due leoni <strong>di</strong> pietra. - Restano due lati (32 arcate)del peristilio magg. (bei cancelli <strong>di</strong> ferro batt.) e due <strong>di</strong> un peristilio min. a colonne bugnate;un cortiletto <strong>di</strong> forme leggiadre <strong>di</strong>nanzi alla chiesa. - Il tutto, in mattoni, <strong>di</strong> bella arch<strong>it</strong>ettura,<strong>di</strong> delicato lavoro; onde, a ragione, attrib. a Palla<strong>di</strong>o.O. RONCHI, Guida storico-artistica ... , n.e., 1922L'arte del Moroni non si basa, d'altra parte, sulla severa conseguenza; è un'arte sperimentale,ricca <strong>di</strong> movenze, ma <strong>di</strong>fficile da definire. Quello che sempre affiora, come accentoinestinguibile, è quel gusto veneziano, da cui era nato il suo primo capolavoro. E' con Veneziache si spiegano i timpanetti roton<strong>di</strong> e rettangolari e le guglie a coronamento del PalazzoZacco in Prato della Valle e, nel progetto deUa <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re, in più dell'accentofalconettesco, evidente nel pacatissimo bugnato del Chiostro e nelle musicali archegiaturedel Cortile, le particolar<strong>it</strong>à della chiesa, purtroppo rimaneggiata, ad occhi e a finestre allungate,adorne dei particolari riquadri notati a S. Giustina.G. FIOCCO, prefazione a "L'Arch<strong>it</strong>etto Andrea Moroni» <strong>di</strong> E. Rigoni, 1939E' logico dedurne che il Moroni era nel 1544 alla <strong>di</strong>rezione della fabbrica della Cettosa,ma è presumibile che vi fosse anche negli anni precedenti, altrimenti non si spiegherebbe lasua ingerenza nelle questioni che sorgevano fra i monaci comm<strong>it</strong>tenti e gli artisti incaricatidei lavori.Il Temanza trovò che nel 1560 era proto della <strong>Certosa</strong> Andrea da Valle, ma in quell'annoil Moroni morì e ben si comprende come il da Valle, che gli successe nella carica <strong>di</strong> prato<strong>di</strong> S. Giustina, gli sia successo anche in quello <strong>di</strong> prato della <strong>Certosa</strong>. E' da escludersi peròche egli occupasse quel posto negli anni in cui fu iniziata la costruzione delIa <strong>Certosa</strong>, consideratoanche che in quel tempo il da Valle, che abbiamo visto provenire dall'arte del tagliapietra,que1l'arte esclusivamente eserc<strong>it</strong>ava.E. RIGONI, L'Arch<strong>it</strong>etto Andrea Moroni, 1939La facciata della Chiesa <strong>di</strong> quella <strong>Certosa</strong> ha carattere <strong>di</strong> sobrietà, ma non è priva <strong>di</strong>quella svelta eleganza che si nota anche in altre semplici costruzioni cinquecentesche. La portaè sormontata da una lunetta, fiancheggiata da due colonne a sostegno <strong>di</strong> una trabeazionecon timpano triangolare. Ai lati deIle colonne emergono dalle pareti come decorazione arch<strong>it</strong>ettonicai contorni <strong>di</strong> due porte finte con lesene ed archivolti. Superiormente la facciata mo-


stra verso i fianchi due finestre centinate ed agli estremi laterali due .finestre rotonde con con·torno sagomato. L'e<strong>di</strong>ficio è coronato alla somm<strong>it</strong>à da un timpano triangolare con una finestrarotonda al suo centro. La chiesa è preceduta da un sagrato circondato da portici, che 'ricor·dano nel loro insieme quelli a noi più noti della <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> Garegnano presso Milano,D. CUGINI, L'Archi/elio Andrea d'Albino, 1941Altra opera che attesta la genial<strong>it</strong>à del Nostro [Andrea da Valle] è la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re.Distrutta nel 1509 per necess<strong>it</strong>à mil<strong>it</strong>ari la prima <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> S. Gerolamo e Bernardo«in vico Porcilio», essa cominciò a risorgere nel 1534 più <strong>di</strong>scosta dalla c<strong>it</strong>tà, sulla rivasinistra del Brenta, in un luogo tranquillo allietato dall'ombra <strong>di</strong> platani e <strong>di</strong> pioppi. Il vastocomplesso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici riuscì splen<strong>di</strong>do specialmente per mer<strong>it</strong>o del priore Pellegrino de L<strong>it</strong>is,abile e sagace, tanto che lo Scardonio e il Morotius <strong>di</strong>ssero il monastero «magnificentissimeconstructum) e floride le con<strong>di</strong>zioni della comun<strong>it</strong>à, I Certosini si trasferirono nella nuovasede nel 1550, anche se i lavori non vennero ultimati che molto più tar<strong>di</strong>, verso il '70,Attualmente delle belle costruzioni e dei giar<strong>di</strong>ni, la cui delicata struttura fece pensare al Palla<strong>di</strong>o(Fossati) e che il Temanza riconobbe invece opera <strong>di</strong> Andrea da Valle, rimangono levestigia solenni, deturpate da trasformazioni e dall'uso <strong>di</strong> azienda agricola cui sono a<strong>di</strong>b<strong>it</strong>e.Infatti la comun<strong>it</strong>à fu soppressa nel 1773, e fu <strong>di</strong>strutta quin<strong>di</strong> una parte dei chiostri, il campanile,le cappelle e la cupola della chiesa con parte delle celle monacali, mentre furono asportatipregevoli <strong>di</strong>pinti. Si possono ammirare oggi il quadriportico <strong>di</strong>nanzi alla chiesa, due latidel primo e due del secondo chiostro più ampio, su cui si aprono ancora tre celle a due piani,separate sul retro da un duplice porticato <strong>di</strong> tre archi al primo e al secondo piano. I chiostri,costru<strong>it</strong>i <strong>di</strong> conci <strong>di</strong> cotto <strong>di</strong> varia forma sagomati apposta, sono elegantissimi, a rocchibugnati il minore, aereo e snello il secondo, pieno <strong>di</strong> limpida grazia. Classicamente solenne ilquadriportico, corinzio, pure <strong>di</strong> cotto, che precede la chiesa ornata d'un bel portale <strong>di</strong> pietra,la quale conserva nell'interno, sopra l'acquasantiera dell' ingresso, un bel tondo con laMadonna e il Bambino <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> sansoviniani e la scr<strong>it</strong>ta + 1560 +, E' l'anno della consacrazionedella chiesa, il primo e<strong>di</strong>ficio costru<strong>it</strong>o che è forse opera del Moroni, mentre il porticatoantistante e i chiostri sono <strong>di</strong> poco posteriori, fatica e vanto del nostro Andrea che almenodal '60 in poi ne fu «prato».S. CELLA, Due arch<strong>it</strong>etti istrioni ... , 1952.... Non lungi dalla Chiesa: la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>te: altro insigne episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> arch<strong>it</strong>etturacinquecentesca padovana. Una chiesa e due chiostri, uno maggiore e uno minore, <strong>di</strong> cuirestano due lati ciascuno, formano il complesso <strong>di</strong> questo cenobio <strong>di</strong> cui i Certosini poserola prima pietra nel 1534 su terreno loro lasciato dal Vescovo <strong>di</strong> Padova «apud Vicum Ag·geris». Documenti recenti hanno rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o ad Andrea Moroni questa <strong>Certosa</strong> già attribu<strong>it</strong>a adAgostino Righetti <strong>di</strong> Valdagno e successivamente ad Andrea da Valle. In realtà dal 1534 finoal 1560, cioè fino alla sua morte, il Moroni fu presente ai lavori della fabbrica; e soltanto dopoil '60 fu nominato arch<strong>it</strong>etto e proto della <strong>Certosa</strong> Andrea da Valle.La chiesa ha un bel portale <strong>di</strong> sobrie linee che si richiamano al gusto del Falconetto. Ammirevolenel chiostro maggiore l'ariosa eleganza delle arcate su pilastri innalzati su parapettoornato all'esterno da una teoria <strong>di</strong> quadrelli; e nel chiostro minore, le colonne doriche adanelli sovrapposti. In corrispondenza delle arcate le bugne si <strong>di</strong>spongono a raggera sul muroesterno, lim<strong>it</strong>ato da un cornicione aggettante per una teoria <strong>di</strong> robuste mensole. L'uso delcotto accentua il carattere rustico <strong>di</strong> questa arch<strong>it</strong>ettura forte ed elegante insieme e profondamentesuggestiva, <strong>di</strong> cui è deplorevole l'abbandono nel quale è caduta. Per W. Arslan l'e-


same stilistico <strong>di</strong> questa arch<strong>it</strong>ettura non consente <strong>di</strong> attribuirla al Moroni, ad onta dei documentipubblicati da E, Rigoni, r<strong>it</strong>enuti, anche in questo caso, non bastevoli a suffragare lapresenza dell'arch<strong>it</strong>etto bergamasco quale ideatore della <strong>Certosa</strong>,M. CHECCHI, L. GAUDENZIO, L. GROSSATO, Padova, 1961Altro lavoro <strong>di</strong>scusso per la patern<strong>it</strong>à è la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re, iniziata nel 1534 econtinuata per parecchi anni su un modello stilato dal Righetti, che ne condusse i lavori sinoal 1544, anno in cui per una vertenza sorta fra lui e i comm<strong>it</strong>tenti fu chiamato il Moronia dare il modello della porta della chiesa, da far eseguire al lapicida bresciano Francodel fu Lazzaro, <strong>di</strong> seguirne la lavorazione e <strong>di</strong> esserne il collaudatore. Alla morte del Moroniè successo Andrea da Valle, come era successo per la chiesa <strong>di</strong> S, Giustina,La <strong>Certosa</strong> trovò mer<strong>it</strong>orio apprezzamento presso gli storici, <strong>di</strong> cui qualcuno pensò ad<strong>di</strong>r<strong>it</strong>turaal Palla<strong>di</strong>o, Certo è opera degna e mer<strong>it</strong>erebbe un sapiente restauro per un recuperofunzionale che garantisse la manutenzione e la conservazione,N. GALLIMBERTI, Il volto <strong>di</strong> Padova, 1968... Del pari, la sua [<strong>di</strong> Andrea da Valle] assunzione ai lavori per la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>reè decisamente tar<strong>di</strong>va se va collocata, in accordo col Temanza ripreso dal Pietrucci, intornoal 1560, dal momento che il Michelotto e la Rigoni hanno provato che la costruzioneebbe inizio nel 1534 e non già nel 1554 avanzato dal Salomonio, e accettato dal Don<strong>di</strong> Orologio,dal Gloria, dal Sartori: e benché lo Scardeone, proprio nel 1560, avverta che il cenobiofosse «nondum... ad plenum operis consummationem perductum», siamo informati nonsolo che tra il 1534 e 1536 il cantiere era in piena attiv<strong>it</strong>à (nel 1543, del resto, si andavatrascinando una causa per il saldo delle prestazioni al marangone Agostino Righetti cheaveva approntato «el modello»), ma che nel febbraio 1544 era in costruzione la «portam,..ecelesie <strong>di</strong>cti Monasterji... iuxta designum ... et secundum sagomas» curati da Andrea Moroni,onde la Rigoni traeva la conclusione - contestata dall'Arslan, non però a vantaggio del da Valle- che sia da assegnare a costui l'integrale progettazione della certosa ...... Conviene al propos<strong>it</strong>o <strong>di</strong>chiarare, con l'Arslan, il nostro <strong>di</strong>ssenso sulle conclusioni dellaRigoni circa un integrale riferimento <strong>di</strong> quel complesso e<strong>di</strong>lizio a un'idea del Moroni: ledocumentate apparizioni <strong>di</strong> costui nel cantiere del cenobio sono, infatti, lim<strong>it</strong>ate a un paio <strong>di</strong>arb<strong>it</strong>rati in vertenze tra i monaci ed esecutori <strong>di</strong> varia responsabil<strong>it</strong>à e alla preparazione del<strong>di</strong>segno della porta della chiesa, tra 1536 e 1544. Ora, mi sembra che già la designazionedel Moroni ad arb<strong>it</strong>ro in <strong>di</strong>atribe che vedevano protagonisti nel ruolo <strong>di</strong> una delle parti incausa i certosini, ne escluda evidentemente un legame <strong>di</strong> qualsivoglia natura (e <strong>di</strong> lavoro, dunque)con costoro; mentre, nella carta, ave s'allude al «dessignum della porta forn<strong>it</strong>o per seAndream » l'arch<strong>it</strong>etto è qualificato « protum ecelesie S. Justinae Padue » e non del monastero.E' mia convinzione, allora, che l'intervento del Moroni sia stato eccezionale, e modesto:che, insomma, si sia risolto, proprio e soltanto, nella elaborazione del <strong>di</strong>segno della « portam ...ecelesie ». Il problema della patern<strong>it</strong>à della certosa resta aperto, ma bisogna, almeno, avvertireche si tratta, quando lo si imposti in vista dell'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> «un» autore, <strong>di</strong> un falsoproblema: il cenobio si presenta come un agglomerato - la fabbrica non fu completata; e s<strong>it</strong>rova per <strong>di</strong> più in uno stato pauroso <strong>di</strong> abbandono e <strong>di</strong> rovina, che in quest'occasione si de~nunda fermamente; se ne vedano, comunque, la pianta del Fossati e quella del Fiandrini, cheintegrano idealmente l'opera - sul piano formale d'una compless<strong>it</strong>à pari alla sua <strong>di</strong>sorganic<strong>it</strong>à;in altri termini, come un insieme e<strong>di</strong>lizio che è <strong>di</strong>fficilmente riducibile a un momento un<strong>it</strong>ario<strong>di</strong> progettazione. Perciò, la chiesa - e il <strong>di</strong>segno della facciata, segnatamente - scaturisce da


una matrice stilistica, che non interessa qui tentar <strong>di</strong> designare, d'impronta plttonClStlCa falconettesca,così come il delizioso atrio porticato su cui s'apre, che spetta molto probabilmenteallo stesso inventore e cui potrebbe collegarsi il modello del Righetti: il riferimento cronologicodovrebbe riguardare il decennio 1540 - 1550, talché potremmo pensare che il bloccochiesa - atrio abbia veduto anche l'impegno, marginale, del Moroni. Tuttavia, il chiostro grandee quello attiguo, cresciuti da quel nocciolo, manifestano nel r<strong>it</strong>mo largo e allentato delle arcatee nella nuda secchezza <strong>di</strong> colonnine e cap<strong>it</strong>elli, il segno <strong>di</strong> una personal<strong>it</strong>à <strong>di</strong>versa, e troppovicina, <strong>di</strong> contro, per non indurre a una identificazione, al da Valle così quale vien fuoridal <strong>di</strong>scorso che ci siamo provati ad imbastire. D'altronde, lim<strong>it</strong>ata la congettura moronianadella Rigoni, resta rimosso ogni ostacolo a una retrodatazione dell'intervento alla certosa <strong>di</strong>Andrea che, archivisticamente riscontrata fino a questo punto degli stu<strong>di</strong> nel 1560, potrebbeben essere stato assunto in precedenza.L. PUPPI, Un'opera sconosciuta <strong>di</strong> Andrea da Valle - 1969Già al tempo <strong>di</strong> Dante gli argini del Brenta stupivano per la la loro grandezza e il poetali ricorda in versi che traducono la sua profonda impressione. Il fiume scorre sotto i lorover<strong>di</strong> pen<strong>di</strong>i come se ormai la pianura l'avesse domato, viaggia verso il mare senza sussultisnodando pigre curve tra i campi coltivati, come se non avesse fretta <strong>di</strong> arrivare al suo riposoazzurro. Ma l'uomo lo tiene a <strong>di</strong>stanza, non si lascia tra<strong>di</strong>re dalla sua mansuetu<strong>di</strong>ne, losorveglia senza perderlo d'occhio un istante lungo tutto il percorso. E i gran<strong>di</strong> argini seguonola sonnacchiosa corrente e camminano essi pure assieme al loro prigioniero verso il marelontano. In una delle gran<strong>di</strong> curve del fiume, tra le più prossime a Padova, nel Cinquecentosorse una <strong>Certosa</strong>, completa, con chiostri, celle, chiesa ora ab<strong>it</strong>ata da conta<strong>di</strong>ni. Il luogo è ancorasol<strong>it</strong>ario anche se la c<strong>it</strong>tà, dalla somm<strong>it</strong>à degli argini, si scorge vicina. La <strong>di</strong>fende il fiumecon la sua corrente incassata dalle alte rive. E' facile scendere fino al pelo dell'acqua, sullasabbia che si depos<strong>it</strong>a ai margini delle sponde, e sentire un poco il respiro vivo del fiumee vedere l'imbuto del cielo che stenta ad aprirsi per l'altezza delle pareti.Attorno al luogo dove la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong>segna i suoi limpi<strong>di</strong> spazi, sono cresciuti antichi altissimialberi che si specchiano sul fiume ed insieme coprono gli e<strong>di</strong>fici d'ombra, come unaverde nube, viva <strong>di</strong> canti <strong>di</strong> vento. Una parte della <strong>Certosa</strong> resta aperta, senza recinzione,verso la campagna e sembra che gli archi con i filari <strong>di</strong> v<strong>it</strong>i ed i colori delle piante e dellaterra cerchino <strong>di</strong> accordarsi agli intonaci, chiari, delle pareti.La preghiera dei monaci doveva essere cominciata già quando si cominciarono a posare iprimi mattoni, perché la comunione degli elementi e la religios<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a sono qui <strong>di</strong> unastraor<strong>di</strong>naria evidenza. L'acqua con cui si mescolava la calce era la stessa che nutriva le piantee il sole che asciugava le nuove mura ancora bagnate faceva intanto maturare le spighe ela frutta e gli ortaggi e il vento che piegava le erbe e scuoteva gli alberi trascorreva i corridoie le finestre. Bastava un passo per uscire dal chiostro nel campo e incontrare la zolla tenera egli steli odorosi.Laggiù passava il fiume, simbolo del movimento e dell'eterno fluire. Quassù pareva chel'infin<strong>it</strong>o della creazione fosse ad ogni istante ricondotto all'un<strong>it</strong>à <strong>di</strong> un imperscrutabile mameraviglioso <strong>di</strong>segno.Autore del complesso monastico fu l'arch<strong>it</strong>etto Andrea Moroni che dominava nell'ambientepadovano verso la metà del secolo. I lavori iniziarono nel 1534 e continuarono per<strong>di</strong>versi anni. Nel 1560, quando il Moroni moriva, gli successe Andrea da Valle ... , il qualecompletò la costruzione.G. SEMENZATO, Immagini della Provincia ... , 1973


.... Gli poniamo ora un'ultima domanda, in questo nostro vagheggiare <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> v<strong>it</strong>acivile <strong>di</strong>versa, in questo inseguire proustianamente, un «tempo perduto» e un dempo futuro»improbabile. La domanda, al lim<strong>it</strong>e dell'assurdo, è questa: «Se le chiedessero <strong>di</strong> compor~re un programma per una "pol<strong>it</strong>ica dei beni culturali <strong>di</strong> Padova" quali punti essenziali in<strong>di</strong>cherebbe?».Bettini sorride appena, e tanto basta per rendere la domanda anche un p~co provocatoria.A settant'anni, con un bagaglio <strong>di</strong> esperienze e <strong>di</strong> conoscenze eccezionali, si può rispondereanche a domande siftatte. «Fatta salva - <strong>di</strong>ce - l'inderogabile necess<strong>it</strong>à <strong>di</strong> conservare e <strong>di</strong><strong>di</strong>fendere i beni culturali <strong>di</strong> Padova - che è comune per ogni c<strong>it</strong>tà che ne possegga - bisogna,ovviamente, fare in modo che essi non restino un tesoro chiuso in un forziere, ma sianogoduti da c<strong>it</strong>ta<strong>di</strong>ni e da osp<strong>it</strong>i (in ciò consiste la "pol<strong>it</strong>ica"). E vi sono i sol<strong>it</strong>i mezzi: mostred'arte antica - quella da Giotto a Mantegna è stata solo un promettente inizio - o d'arte moderna(c'è appena stata la mostra del bronzetto); festivals cinematografici: c'è quello del filmscientifico e <strong>di</strong>dattico, <strong>di</strong>verso dagli altri e forse più utile che giova potenziare; cicli <strong>di</strong> conferenze,convegni, premi letterari e artistici, concerti da camera e sinfonici, ecc. In quest'or<strong>di</strong>neè importante - per non uscire dal Veneto - che Padova si qualifìchi per manifestazioniproprie, almeno quanto Vicenza col Palla<strong>di</strong>o e il Teatro Olimpico, o Verona con l'Arena. E,per esempio, allarghi la sua bella mostra dei fiori alla Fiera, magari approf<strong>it</strong>tando dell'esempioparigino <strong>di</strong> PIace de la Concorde; o restauri, possibilmente con l'aiuto finanziario <strong>di</strong> unaugurabile mecenate, la <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re: monumento ammirevole, specie per quantoci mise <strong>di</strong> suo Andrea Moroni; e che potrebbe <strong>di</strong>ventare insieme college per studenti, speciedella facoltà <strong>di</strong> agraria, e la sera, sede favor<strong>it</strong>a per concerti dei Solisti Veneti o <strong>di</strong> altri gruppistrumentali o <strong>di</strong> solisti...w. TUZZATO, A colloquio con Sergio Bettini, 1975Si denunciano con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> desolante abbandono e <strong>di</strong> rovina, del Cenobio dei Certosinipresso <strong>Vigodarze</strong>re, alla periferia <strong>di</strong> Padova. Tali con<strong>di</strong>zioni rendono assai <strong>di</strong>fficoltosa - quasi<strong>di</strong>sperante -, la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> leggere l'e<strong>di</strong>ficio originario e <strong>di</strong> intenderlo nel suo valore <strong>di</strong>singolate evento monumentalc.Col soccorso delle piante settecentesche del Fossati (1760, tav. X) e del Fiondrini (benragionata ultimamente da E. Zorzi, 1956, pp. 22), è tuttavia consent<strong>it</strong>o <strong>di</strong> procedere - nellacomparazione con i pochi documenti acquis<strong>it</strong>i (e restando ancora inagibile il fondo, scarno, deiCertosini presso l'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Venezia) - ad una <strong>di</strong>scriminazione abbastanza sod<strong>di</strong>sfacentedella vicenda costruttiva.Accertiamo così, che il 2 novembre 1534 un maistro Zannino de' Belloni, «priarollus» siimpegnava <strong>di</strong> date 250.000


documento utilizzato dal Temanza (1778, pago 305: ma cfr. anche E. Lovarini, 1899, p. 204)- nel ruolo <strong>di</strong> ptoto della fabbrica, Andrea da Valle.In realtà par <strong>di</strong>fficile ammettere che il Moroni <strong>di</strong>rigesse i lavori nel 1536, giacché leresponsabil<strong>it</strong>à d'arb<strong>it</strong>rio in controversia che coinvolgeva la fabbriceria, richiedeva la designazione<strong>di</strong> personal<strong>it</strong>à non compromessa con una delle parti (L. Puppi, 1971, II, p. 328); inoltre,la stessa documentazzione relativa all'intervento del 1544 designa il Moroni «protum ecclesiesancte Justine Paduc» - qual <strong>di</strong> fatto era - e non del monastero dove la sua presenza s'avverteeccezionale (ibidem).A riprova, quando si analizzino le forme arch<strong>it</strong>ettoniche della chiesa (attestata nel 1572dalla vis<strong>it</strong>a del Vescovo N. Ormaneto: ACV Vis<strong>it</strong>e Pastorali - reg. VIII, cc. 116 r-117 r) echiostrino, s'avvertono le ragioni <strong>di</strong> una matrice stilistica d'impronta falconettesca che l'Arslan(1950) identifica in Tiziano Minio e che sembra lontana dai mo<strong>di</strong> del Morani.Quanto al Da Valle (cui resta poco agevole attribuire il progetto <strong>di</strong> chiesa e chiostrino),è probabile che la sua assunzione preceda - magari <strong>di</strong> parecchio - il 1560 della carta che lotestimonia proto a <strong>Vigodarze</strong>re, benché in quello stesso anno, lo Scaradeone (1560, p. 78) <strong>di</strong>chiarasseil cenobio «nondum... ad plenum operis consummationem perductum) ma, però, lasciandointendere uno sta<strong>di</strong>o costrunivo avanzato: ci si chiede quin<strong>di</strong>, se l'arrivo <strong>di</strong> quell'arch<strong>it</strong>ettonon sia, per avventura, da ancorare intorno al 1554 che, erroneamente, il pur precisoSalomonio (1696, p. 262) sfoderava come la data d'inizio dei lavori.Restano i pensieri che presiedono al progetto del bellissimo chiostro grande e <strong>di</strong> quelloattiguo che si spinge sino alla parete destra della chiesa (ma anche dello stesso chiostro dell'originarioingresso al monastero) - vale a <strong>di</strong>re, al progetto delle aggregazioni più cospicueal fuoco <strong>di</strong> chiesa col suo chiostrino, nelle quali s'assesta la forma complessa e defin<strong>it</strong>iva delmonumento - e che conducono alla <strong>di</strong>sposizione del Da Valle, quali gli stu<strong>di</strong> più recenti hanposto in luce (cfr., per quel che riguarda chi scrive, L. Puppi, 1971, II; in parto pp. 328-329).La soppressione del monastero, per decisione delle autor<strong>it</strong>à deUa Serenissima, è del 1768:che vale l'identificazione cronologica dell'inarrestabile, né arrestato, processo <strong>di</strong> degradazione e<strong>di</strong> lunga rovina.L. PUPPt, <strong>Vigodarze</strong>re . <strong>Certosa</strong>, in «Padova: basiliche e chiese» - 1975


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La <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>rePLANIMETRIA GENERALE


RIFERIMENTO DEI PROSPETTIE DELLE SEZIONIcbr0r-0


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La <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re1'1I.001't'-l"I E SEZIONI2~,ia' O ~~~D~oDO""§~tf?r,13Jfi_§7B_~E§".~~~\L~§~a~~~,~~,l +-n~~j-+-~],011 ~EIn...ll.L.-DR---.L..•i ,La <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>rePROSP!lTf1 E SF7.LONI4.'mRILIEVO AKh VIISCO ChMI'ORf.5EAm. LucrANO SAv.NOIN


La <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>rePROSP!nT1 Il SEZIONI789oRILIEVO. Ardo VASCO CAMl'ORESEAtch. LUCIANO SALANDIN


Chiostro MaggioreLoggia fra cella del Priore(rifacimento ottocentesco deide' Zigno) e seconda cella


Doppia loggia fra secondae terza cellaIl chiostro bugnato; sullo sfondoil corpo della chiesa e i restidel campanileIl corridoio d'ingresso coni ferri ottocenteschi dei de' ZiRno


La <strong>Certosa</strong><strong>di</strong> <strong>Vigodarze</strong>re


.. ' Mutila, <strong>di</strong>sab<strong>it</strong>ata e in partetrasformata in azienda agricola, la<strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> ViJ!,odarzere mostraevidenti, al vis<strong>it</strong>atore <strong>di</strong> oggi, i seJ!,nldell'abbandono e degli insulti deidue ultimi perio<strong>di</strong> bellici: cornicionisfaldati, crepe nei muri non più stabili,intonaco in <strong>di</strong>sfacimento, pellicola<strong>di</strong> lichene sulle decorazioni delquadriportico, mentre dei gran<strong>di</strong> alberidel parco restano solo le ceppaie . ...

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