scarica atti - Assimpredil Ance
scarica atti - Assimpredil Ance
scarica atti - Assimpredil Ance
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
seventonine<br />
conversations for a better city<br />
28 maggio 2008<br />
casting<br />
a cura di<br />
Lombardia
Seventonine<br />
Brevi conversazioni e momenti di convivio<br />
su soggetti di vasto raggio tematico con<br />
protagonisti del mondo dell’informazione<br />
e della cultura, esponenti di nuovi mercati<br />
immobiliari, rappresentanti di organizzazioni<br />
no-profit applicate al settore, imprenditori<br />
della moda e design, esperti di comunicazione<br />
e marketing, per scoprire altri punti di vista sulla<br />
città, il costruire e l’abitare contemporaneo.<br />
<strong>Assimpredil</strong> vi aspetta tra le sette e le nove<br />
di sera per un aperitivo insieme.<br />
Costruire oggi significa promuovere e governare un<br />
processo di straordinaria complessità. Le prestazioni<br />
richieste al prodotto edilizio richiedono, fin dalle prime<br />
<strong>atti</strong>vità, competenze professionali, management e<br />
investimenti notevolissimi. L’impatto sul territorio di<br />
manuf<strong>atti</strong> e infrastrutture implica una capacità di gestire il<br />
processo progettuale, realizzativo e gestionale molto<br />
innovativa e che richiede professionalità finora marginali<br />
alla filiera dell’industria delle costruzioni. Costruire significa<br />
assemblare una équipe di tecnici e di manager capaci di<br />
lavorare insieme in modo veloce e preciso nella<br />
comprensione e gestione di una “impresa” sempre più<br />
difficile da portare a termine con successo. Affrontare un<br />
progetto edilizio obbliga l’impresa di costruzioni a costruire<br />
un vero e proprio “cast” di analisti finanziari che collaborino<br />
con geologi, di architetti che affrontino manager gestionali,<br />
di responsabili di cantiere che alimentino i contenuti del<br />
marketing di prodotto. Si tratta insomma di un processo<br />
industriale di tipo nuovo, per il quale l’impresa in qualche<br />
modo si assembla, crea il proprio know-how e la propria<br />
performance per ogni prodotto. Le nuove professionalità,<br />
portatrici di sapere in un modello che si sta configurando e<br />
consolidando, possono essere la chiave del successo o<br />
dell’insuccesso di una trasformazione edilizia.<br />
Maurizio Dallocchio<br />
Professore di Finanza Aziendale all’Università Bocconi di Milano, è<br />
titolare della cattedra “Lehman Brothers”. È inoltre Past Dean della SDA<br />
Bocconi School of Management. Dopo la laurea in Economia aziendale,<br />
ha studiato alla London Business School e alla New York University –<br />
Stern School of Business. Prima di ottenere la Cattedra alla Bocconi è<br />
stato Visiting Scholar presso il Department of Finance della New York<br />
University e ha insegnato in numerose Istituzioni internazionali.<br />
Dottore commercialista, si interessa prevalentemente di finanza<br />
aziendale, ed in particolare di valutazione di aziende, di operazioni<br />
straordinarie, della predisposizione di piani e di progetti e valutazioni di<br />
danni-benefici nell’ambito di contenziosi.<br />
Ha pubblicato numerose monografie, ricerche, articoli, case study.<br />
Ha partecipato ad advisory board di organizzazioni domestiche e<br />
internazionali; in più occasioni è stato membro di Commissioni di Studio<br />
governative. Dal 2004 è Membro e dal giugno 2007 Presidente dell’Audit<br />
Committee della European Investment Bank. È consigliere di<br />
amministrazione e membro del collegio sindacale di numerose Società<br />
ed Enti, quotati in Italia.<br />
Ha avuto ruoli e responsabilità nell’ambito di rilevanti operazioni<br />
straordinarie, fra le quali privatizzazioni, quotazioni, concentrazioni. In<br />
qualità di consigliere esperto è stato chiamato a ricoprire ruoli di<br />
responsabilità in banche e istituzioni finanziarie e previdenziali. È socio<br />
fondatore di DGPA & Co.; Dallocchio e Prosperetti, DGPA SGR S.p.A. e<br />
Helm Finance SGR S.p.A.<br />
Enrico Marcora<br />
Laureato in Economia e Commercio all’ Università Bocconi di Milano.<br />
Opera dal 1994, dopo una lunga tradizione familiare, nel settore delle<br />
costruzioni. In questi anni ha sviluppato <strong>atti</strong>vità immobiliari in Italia e<br />
all’estero (Francia, Russia, Romania e Bulgaria). In Italia a Milano ha<br />
lavorato con i principali architetti italiani e internazionali: Kenzo Tange,<br />
Cino Zucchi, Gabetti e Isola, L. Caccia Dominioni, Ignazio Gardella e<br />
Tadao Ando.<br />
È membro del Consiglio di amministrazione dell’Università Bocconi.<br />
Livio Mazzarella<br />
Laureato in Ingegneria Meccanica indirizzo Energetico presso il<br />
Politecnico di Milano. Professore incaricato di Fisica Tecnica e Fisica<br />
Tecnica Ambientale presso la Facoltà d’Ingegneria dell’Università di<br />
Pavia dal 1993 al 1997, e professore incaricato di Tecnica del Controllo<br />
Ambientale presso la Facoltà d’Ingegneria del Politecnico di Milano negli<br />
anni 1995-1996 e 1996-1997, diventa Professore associato di ruolo in<br />
Fisica Tecnica Ambientale nel 1998 e successivamente Professore<br />
Straordinario di Fisica Tecnica Ambientale presso la Facoltà d’Ingegneria<br />
del Politecnico di Milano dal settembre 2000.<br />
Dal settembre 2003 è confermato nel ruolo di Professore Ordinario di<br />
Fisica Tecnia Ambientale.<br />
Ha svolto e svolge attualmente <strong>atti</strong>vità di ricerca, anche nell’ambito di<br />
progetti coordinati di R&D della EU, cooperando anche con il JRC di Ispra<br />
sui temi dell’Energetica e della Fisica Tecnica. Ha fatto parte del<br />
Comitato Tecnico Scientifico sul Rumore in Città del Comune di Milano e<br />
partecipa all’<strong>atti</strong>vità di normativa nel settore dell’energia negli edifici e<br />
degli impianti tecnici. È membro dell’AICARR, ove attualmente ricopre la<br />
carica di consigliere ed è membro della giunta esecutiva. È anche “Silver<br />
member” dell’ISES e fa parte del Consiglio direttivo dell’ICMQ Istituto. È<br />
inoltre stato presidente del Consiglio di Corso di Studi in Ingegneria Edile<br />
del Politecnico di Milano e direttore vicario del Dipartimento di<br />
Energetica. È attualmente vice-preside della Facoltà di Ingegneria Edile-<br />
Architettura del Politecnico di Milano.<br />
Furio Patri<br />
Laureato in Ingegneria Elettronica, si è specializzato nel 1992 nella<br />
Gestione Strategica dei Servizi presso la Harvard Business School.<br />
Consulente di direzione aziendale dal 1980, esperto di Gestione<br />
Strategica dei Servizi, Change Management, Sviluppo Organizzativo,<br />
Formazione Manageriale, Passaggio Generazionale, Approvvigionamenti<br />
e Logistica. Ha lavorato con le più prestigiose società di consulenza di<br />
direzione quali Arthur Young Management Service (oggi Ernst&Young<br />
Consultants), Fidiger Coopers&Lybrand (oggi Price Cooper), Telos<br />
Management Consultants spa (oggi Deloitte Consulting).<br />
Nel 1987 ha fondato la Pegaso Management Consultants srl, società di<br />
consulenza di direzione aziendale, organizzazione e formazione<br />
manageriale, di cui è attualmente Amministratore.<br />
A margine dell’<strong>atti</strong>vità professionale, svolge numerosi incarichi nel<br />
settore pubblico. È stato membro del Nucleo di Valutazione Interna<br />
dell’Università degli Studi di Firenze, membro della commissione del<br />
riassetto dello Iacp della Provincia di Roma, Assessore al Comune di<br />
Milano con delega al decentramento e alla manutenzione ordinaria<br />
degli Immobili comunali. Nelle aziende private ha ricoperto numerosi<br />
incarichi, quali Consigliere di Amministrazione e socio della Decathlon<br />
Consulting srl, Presidente e Amministratore Delegato e socio della<br />
Pegaso Consulting srl, Consigliere di Amministrazione per IRFO, Fingate<br />
srl e Gate srl.<br />
Pier Paolo Vecchi<br />
Laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano, dopo aver svolto<br />
<strong>atti</strong>vità di coordinamento progettuale e di project management per<br />
grandi progetti in Italia e all'estero presso Techint, entra nella compagine<br />
azionaria di Intertecno, di cui oggi è Presidente e Amministratore<br />
Delegato. Sotto la sua direzione, Intertecno ha particolarmente<br />
sviluppato i servizi di ingegneria integrata e di project e construction<br />
management, ampliando il proprio mercato e diventando una delle più<br />
quotate società di ingegneria italiane operanti nel settore dell'edilizia del<br />
terziario, commerciale e turistico-alberghiero. Siede nel Consiglio<br />
dell'OICE, Associazione delle organizzazioni di ingegneria, di architettura<br />
e di consulenza tecnico-economica, di cui è Vice Presidente con delega<br />
all'internazionalizzazione. In questa veste ha dato vita a un progetto di<br />
promozione all'estero degli associati che ha conseguito rimarchevoli<br />
successi. È Consigliere del Gruppo Terziario Innovativo di Assolombarda.<br />
2
Claudio De Albertis<br />
Questa sera discuteremo come<br />
cambiano le competenze professionali<br />
in relazione al mutare complessivo<br />
del nostro sistema imprenditoriale,<br />
di come si <strong>atti</strong>vi l’offerta formativa,<br />
in particolare quella universitaria<br />
e quali siano le richieste del<br />
variegato mondo della filiera delle<br />
costruzioni. Oggi è sempre più forte<br />
la richiesta di competenze interdipendenti,<br />
da quelle di analisi finanziaria<br />
a quelle tecniche, che implicano<br />
Know how specifici, ma<br />
molto complessi. Aziende come le<br />
nostre si trovano oggi ad affrontare<br />
la necessità di governare la complessità.<br />
Maurizio Dallocchio<br />
Questo invito, di cui vi sono molto<br />
grato, mi ha dato la possibilità di<br />
ragionare sulla complessità intrinseca<br />
alla gestione di progetti che<br />
per loro natura stanno cambiando<br />
in modo significativo. Non sono<br />
esperto di aspetti ingegneristico architettonico<br />
costruttivi, ho una formazione<br />
da economista, in particolare<br />
da aziendalista – ma se pensiamo<br />
per assonanza ideale al progetto<br />
di creazione di una qualsiasi<br />
unità costruttiva, dagli anni ’70 a<br />
oggi, l’elemento di discontinuità assoluta<br />
che riscontriamo è la crescita<br />
straordinaria degli ingredienti in<br />
termini di competenza: di questi ingredienti,<br />
quello di natura economico-finanziaria<br />
è diventato sempre<br />
più pesante e difficile, soprattutto<br />
in relazione ai progetti di strutturazione<br />
e dimensione maggiore.<br />
Da circa un anno ho la ventura di<br />
presiedere Citylife, probabilmente<br />
il progetto più complesso che la nostra<br />
città abbia avuto modo di vedere<br />
realizzarsi; ho seguito questo<br />
progetto nel suo complesso, non<br />
solo sotto il profilo economico finanziario<br />
– fra le altre cose dal 1992<br />
siedo al Consiglio dell’EMPAM, la<br />
Cassa d’investimento dei medici,<br />
nota per la lungimiranza nella gestione<br />
del proprio patrimonio immobiliare,<br />
una esperienza per me<br />
importante anche in quest’ottica.<br />
Come Università Bocconi – il cappello<br />
che metto in testa con maggior<br />
piacere oramai da tanti anni è<br />
quello del professore dell’Università<br />
Bocconi, uno dei vecchi padri della<br />
scuola di direzione aziendale –<br />
stiamo andando incontro alle esigenze<br />
di questo tipo di casting: da<br />
qualche anno abbiamo iniziato a<br />
lanciare il programma Master Real<br />
Estate in cui cerchiamo di mettere<br />
d’accordo architetti, ingegneri e alchimisti<br />
del cash flow. C’è un bell’articolo<br />
di Armando Borghi che inizia<br />
dicendo: ”Vi sono gestori di fondi<br />
delle società immobiliari poco attr<strong>atti</strong><br />
dagli aspetti estetici dei beni<br />
ma molto attenti ai cash flow, ci sono<br />
gli architetti disgustati dai cash<br />
flow ma affascinati dall’innovazione<br />
dell’arte del costruire, vi sono i risparmiatori<br />
che vedono la casa come<br />
investimento della loro vita, vi<br />
sono gli speculatori che vedono in<br />
ogni palazzo una fonte di facile guadagno,<br />
ci sono costruttori che gioiscono<br />
vedendo le gru girare, vi sono<br />
poi i sognatori che vedono ancora<br />
oggi quello che nessuno riesce<br />
a percepire come sviluppo di<br />
una città.” Questa frase mi è piaciuta<br />
in modo particolare, definisce<br />
una specie di crogiuolo dove si vanno<br />
a infilare tutte le competenze<br />
del casting che è necessario mettere<br />
insieme. In Bocconi, quando abbiamo<br />
iniziato a realizzare e a progettare<br />
il Master Real Estate, abbiamo<br />
pensato che fosse opportuno<br />
tenere in considerazione cinque<br />
grandi elementi: il primo è che chi<br />
crea un’opera o un manufatto così<br />
importante come una costruzione<br />
ha di base una competenza di natura<br />
tecnica fortissima; seconda<br />
Vi sono gestori di fondi delle società<br />
immobiliari poco attr<strong>atti</strong> dagli aspetti estetici<br />
dei beni ma molto attenti ai cash flow,<br />
ci sono gli architetti disgustati dai cash flow<br />
ma affascinati dall’innovazione dell’arte del<br />
costruire, vi sono i risparmiatori che vedono<br />
la casa come investimento della loro vita, vi<br />
sono gli speculatori che vedono in ogni palazzo<br />
una fonte di facile guadagno, ci sono costruttori<br />
che gioiscono vedendo le gru girare,<br />
vi sono poi i sognatori che vedono ancora<br />
oggi quello che nessuno riesce a percepire<br />
come sviluppo di una città<br />
considerazione, se una volta l’imprenditore<br />
che operava nel campo<br />
delle costruzioni poteva fare riferimento<br />
a una base imprenditoriale<br />
ed economica solida propria ed<br />
eventualmente a un rapporto privilegiato<br />
con, tendenzialmente, un<br />
grande istituto di credito, oggi invece,<br />
il crescere delle dimensioni medie<br />
da un lato, il crescere delle esigenze<br />
che si vanno poi a riflettere<br />
all’interno del manufatto una volta<br />
concluso, il crescere in qualche<br />
modo anche del costo reale delle risorse<br />
finanziarie, impongono la necessità<br />
di avere a che fare con molteplici<br />
istituzioni anche di natura<br />
finanziaria: dunque, da un lato, competenza<br />
tecnica costruttiva, ingegneristico-architettonica,<br />
e dall’altra<br />
competenza sui flussi di cassa.<br />
3
Mettere insieme queste due competenze<br />
non è affatto facile. Terza<br />
considerazione, nel momento in cui<br />
si tratta di vendere un prodotto non<br />
è più sufficiente che il prodotto sia<br />
bello, è necessario avere competenze<br />
di marketing, saper vendere il<br />
prodotto mettendone in evidenza le<br />
caratteristiche distintive, come è<br />
necessario avere capacità di comunicazione.<br />
La quarta considerazione<br />
è che bisogna saper selezionare<br />
gli interlocutori: quando si vuole fare<br />
un’operazione possono intervenire<br />
dei fondi, degli investitori esteri,<br />
degli investitori privati, delle banche,<br />
possono intervenire raggruppamenti<br />
di istituzioni che hanno finalità<br />
specifiche come la valorizzazione<br />
e la ridestinazione, è necessario<br />
saper dialogare con operatori<br />
no profit, molto spesso le Fondazioni<br />
sono operatori e interlocutori<br />
importanti e allora è necessario<br />
avere una competenza di scenaristica<br />
forte. Quinto ingrediente: c’è la<br />
necessità altrettanto forte di avere<br />
una grandissima padronanza della<br />
normativa, che in questo momento<br />
in tutto il mondo è forse l’ostacolo<br />
principale allo sviluppo pieno<br />
verso una internazionalizzazione di<br />
questo comparto. Con piacere rimarco<br />
che nell’ambito di Citylife il<br />
progetto originario, come molti di<br />
voi sanno, è un melting pot dove<br />
l’humus è stato fornito da quattro<br />
grandi personalità delle quali soltanto<br />
una è italiana, abbiamo persone<br />
diverse quanto a origini, dall’Asia<br />
agli Stati Uniti all’Europa. Mettere<br />
nel crogiuolo tante culture diverse<br />
è straordinariamente bello<br />
sotto il profilo della creazione, ma<br />
è un disastro nel momento in cui<br />
si tratta di rendere una meravigliosa<br />
idea vendibile. È necessario fra<br />
le altre cose avere una competenza<br />
straordinaria in campo normativo,<br />
che i grandi esponenti internazionali<br />
non hanno: uno splendido<br />
prodotto prima di essere reso<br />
utilizzabile ha la necessità di una<br />
maturazione tecnica che passa attraverso<br />
una profonda conoscenza<br />
a livello normativo, se non c’è vi assicuro<br />
che è un disastro economico<br />
garantito. Queste cinque grandi<br />
visioni ci hanno portato all’ideazione<br />
di un progetto di grande successo,<br />
il Master in Real Estate, organizzato<br />
in collaborazione con il Politecnico,<br />
che in sei anni di storia ha<br />
dato origine a una serie di brillanti<br />
diplomati, i quali credo stiano costituendo<br />
una radice importante<br />
per alimentare processi di casting<br />
di successo per le nostre imprese.<br />
Vedo tuttavia un rischio nel momento<br />
in cui il casting viene orientato<br />
a comporre una squadra dove<br />
tutti vogliono fare tutto, in un mondo<br />
che si caratterizza sempre di più<br />
per una qualificazione specifica e<br />
determinata in un certo comparto.<br />
La mia paura è che si vada incontro<br />
a una figura che non è né carne,<br />
né pesce, né verdura, va benissimo<br />
trasformare gli architetti in<br />
mangiatori di cash flow, e i mangiatori<br />
di cash flow in esperti di costruzioni,<br />
ma va malissimo che poi<br />
ciascuno pensi di poter invadere la<br />
professionalità dell’altro. Il vero gioco<br />
vincente del casting è mettere<br />
insieme professioni diverse con qualificazioni<br />
tecniche profonde e radicate<br />
diverse ma armonicamente<br />
utilizzate e giostrate da un direttore<br />
d’orchestra che sappia far dialogare<br />
le persone facendole sedere a<br />
Uno splendido prodotto prima di essere reso<br />
utilizzabile ha la necessità di una maturazione<br />
tecnica che passa attraverso una profonda<br />
conoscenza a livello normativo<br />
Il vero gioco vincente<br />
del casting è mettere<br />
insieme professioni<br />
diverse con<br />
qualificazioni tecniche<br />
profonde e radicate<br />
diverse ma<br />
armonicamente<br />
utilizzate e giostrate da<br />
un direttore<br />
d’orchestra che sappia<br />
far dialogare le<br />
persone facendole<br />
sedere a un tavolo<br />
un tavolo. Nulla è più disastroso di<br />
un finanziario che si mette a fare<br />
l’architetto o di un architetto che si<br />
mette a fare il finanziario, questo<br />
credo che sia un pericolo dal quale<br />
fuggire.<br />
CDA<br />
La tua esperienza, in campo did<strong>atti</strong>co<br />
oltre che in quello d’impresa, ti<br />
fa ritenere che un architetto, un ingegnere<br />
o un laureato alla Bocconi<br />
sia sufficientemente preparato per<br />
diventare subito <strong>atti</strong>vo nell’azienda<br />
o che invece, magari anche in<br />
presenza di una qualificazione superiore,<br />
l’azienda debba continuare<br />
a sostenere i costi di una formazione<br />
in azienda che poi è particolarmente<br />
onerosa?<br />
MD<br />
È una domanda importante e ti rispondo<br />
proprio sulla base di tanta<br />
esperienza diretta. Se un bravo ingegnere<br />
o un bravo architetto esce<br />
dall’Università e si iscrive immediatamente<br />
a un Master, in Real Estate,<br />
in Business Administration, in<br />
Corporate Finance o altro, in Bocconi<br />
o in una qualsiasi altra organizzazione,<br />
una volta che ha ultimato<br />
il master non è ancora in grado di<br />
mettere mano alle leve che contano<br />
nelle aziende; se dopo la Laurea<br />
fa tre anni d’azienda e respira il can-<br />
4
tiere, il budget, la relazione con i legali,<br />
con chi si occupa dello sviluppo,<br />
con il project manager e poi fa<br />
un master, allora può entrare e assumere<br />
un ruolo di responsabilità,<br />
però ho detto con chiarezza minimo<br />
due, meglio tre, tendenzialmente<br />
fino a quattro anni perché poi sei<br />
troppo vecchio per andare a fare un<br />
master, se esci e non hai ancora fatto<br />
esperienza concreta sei apprendista<br />
stregone, quello va evitato. Ho<br />
molti esempi di ingegneri e di architetti<br />
brillantissimi, anche di persone<br />
laureate in giurisprudenza che illuminati<br />
sulla via di Damasco sono<br />
diventati dei “mangiatori di cash<br />
flow” – uso quest’espressione per<br />
indicare persone che hanno forti<br />
competenza di natura economica<br />
e che sono in grado di sviluppare<br />
un business plan decennale – : ho<br />
conosciuto tante persone di questo<br />
genere ma, guarda caso, tutte<br />
hanno fatto prima del Master<br />
un’esperienza solida o l’hanno fatta<br />
dopo prima di prendere in mano<br />
le redini aziendali.<br />
CDA<br />
Chiederei a Pier Paolo Vecchi: come<br />
fate il casting? visto che la tua<br />
azienda fonda la forza proprio su<br />
queste professioni, questo mi incuriosisce<br />
particolarmente.<br />
Pier Paolo Vecchi<br />
Innanzitutto voglio ringraziare per<br />
l’invito che mi consente di portare,<br />
su un tema così attuale, la voce del<br />
mondo dell’ingegneria e confrontarmi<br />
con il mondo delle imprese<br />
con il quale credo debba esserci costante<br />
dialogo e integrazione; ne<br />
sono tanto convinto che, nella mia<br />
veste di Vice Presidente dell’OICE<br />
con delega all’Internazionalizzazione,<br />
ho promosso e sviluppato insieme<br />
con l’ing. Gian Domenico Ghella,Vice<br />
Presidente <strong>Ance</strong> e Presidente<br />
del Comitato Lavori al’Estero <strong>Ance</strong>,<br />
programmi e iniziative comuni<br />
molto importanti. Mi riallaccio subito<br />
a quanto diceva il professor<br />
Dallocchio per confermare la validità<br />
della formazione attraverso<br />
Master multidisciplinari post-laurea.<br />
Abbiamo ospitato, in fase di stage,<br />
molti ingegneri/architetti del<br />
MEC (Master Engineering and Contracting):<br />
posso confermare che<br />
molti di loro hanno fatto un’eccellente<br />
riuscita; dopo lo stage, sono rimasti<br />
con noi e oggi hanno assunto<br />
anche ruoli di responsabilità.<br />
Venendo più specificamente al tema,<br />
l’esperienza di una vita passata<br />
nel settore delle società di ingegneria<br />
mi induce a evidenziare co-<br />
5
I clienti più evoluti<br />
ormai chiedono alle<br />
società di ingegneria<br />
di valutare fin dalle<br />
primissime fasi f<strong>atti</strong>,<br />
problemi, condizioni<br />
particolari per pesarne<br />
possibili imp<strong>atti</strong> su<br />
costi e tempi<br />
me si sia assistito nel tempo a un<br />
incremento esponenziale della<br />
complessità. Una società di ingegneria<br />
come Intertecno, che offre<br />
ai propri clienti servizi di project<br />
management e ingegneria integrata<br />
per grandi e complessi progetti<br />
edilizi, affiancandoli dalle battute<br />
iniziali fino ai collaudi, deve oggi affrontare<br />
e saper gestire temi molto<br />
diversificati e complessi. I clienti<br />
più evoluti ormai chiedono alle<br />
società di ingegneria di valutare fin<br />
dalle primissime fasi f<strong>atti</strong>, problemi,<br />
condizioni particolari per pesarne<br />
possibili imp<strong>atti</strong> su costi e tempi.<br />
A noi come ingegneri viene chiesta<br />
quella prestazione che va sotto il<br />
nome di Value Engineering, un’<strong>atti</strong>vità<br />
che ormai fa parte in maniera<br />
quasi costante degli incarichi che<br />
ci vengono affidati e che accompagna<br />
tutto lo sviluppo del progetto:<br />
un’<strong>atti</strong>vità di confronto tra soluzioni<br />
diverse condotta in base a considerazioni<br />
non solo di carattere tecnico-economico,<br />
ma anche di affidabilità,<br />
efficienza energetica, costi<br />
di manutenzione e esercizio, ecc.<br />
Un committente accorto, di fronte<br />
a impegni e investimenti rilevanti e<br />
alla prospettiva che il mancato ottenimento<br />
anche parziale di alcuni<br />
obiettivi del progetto possa avere<br />
ricadute importanti sui risultati del<br />
Business Plan, vuole conoscere da<br />
subito le evenienze ostative al raggiungimento<br />
degli obiettivi; di qui<br />
quindi la richiesta alle società di ingegneria<br />
come noi di fornire fin da<br />
subito l’analisi dei rischi e poi proseguire<br />
nel corso dei lavori con<br />
un’<strong>atti</strong>vità di Risk Management volta<br />
a valutare le probabilità di accadimento<br />
e la magnitudo di questi<br />
eventi e il loro effetto sui risultati<br />
economici e temporali del progetto,<br />
per disporre adeguate e tempestive<br />
contromisure. Value Engineering<br />
e Risk Management sono <strong>atti</strong>vità<br />
che viaggiano di fianco al progetto.<br />
In tema di aumentata complessità,<br />
trascuro le tematiche burocratiche<br />
e amministrative, anche se andrebbe<br />
evidenziato come l’ostentata<br />
semplificazione attraverso la DIA e<br />
gli sportelli unici sia stata abbondantemente<br />
controbilanciata da sistemi<br />
vincolistici assai estesi e a volte<br />
sovrapposti, da norme e regole<br />
impegnative che comportano un’attenzione<br />
e una combinazione articolata<br />
e ampia di risorse e di competenze<br />
multidisciplinari con il dispendio<br />
di tempi che tutti sappiamo.<br />
Se, infine, consideriamo la progettazione<br />
in senso proprio, qui la<br />
complessità è addirittura esplosa.<br />
Se penso al nostro mestiere trentacinque<br />
anni fa, possiamo osservare<br />
un incremento straordinario<br />
di complessità che per i primi venticinque<br />
anni ha fondamentalmente<br />
riguardato l’innovazione tecnologica<br />
di singole componenti, la<br />
grande estensione dei sistemi impiantistici<br />
favorita anche dall’irruzione<br />
dell’informatica nel mondo<br />
delle costruzioni. Negli ultimi dieci<br />
anni l’attenzione si è spostata su<br />
aspetti come l’impatto ambientale,<br />
il problema del risparmio energetico,<br />
l’ecocompatibilità, eccetera.<br />
Questo sta imponendo una visione<br />
e un approccio all’oggetto edilizio<br />
non più come un insieme di parti,<br />
ma un sistema integrato di tutte<br />
le componenti (per esempio, facciate<br />
e impianti per la climatizzazione).<br />
Credo quindi che questa<br />
complessità renda di fatto necessaria<br />
la guida e quindi il governo di<br />
un Project Manager ed è su questo<br />
punto che le società di ingegneria<br />
italiane più evolute ed esperte, che<br />
hanno maturato quest’esperienza<br />
anche a contatto con le realtà straniere<br />
più avanzate, possono fornire<br />
la risposta più adeguata.<br />
Negli ultimi dieci anni l’attenzione si è<br />
spostata su aspetti come l’impatto ambientale,<br />
il problema del risparmio energetico,<br />
l’ecocompatibilità, eccetera. Questo sta<br />
imponendo una visione e un approccio<br />
all’oggetto edilizio non più come un insieme di<br />
parti, ma un sistema integrato di tutte le<br />
componenti<br />
CDA<br />
Volevo capire se ritieni che comunque<br />
nell’ambito delle professionalità<br />
specifiche ci sia oggi una diversa<br />
gerarchia: un tempo – se pensiamo<br />
a un qualsiasi progetto – c’era l’ambito<br />
delle competenze, la competenza<br />
di chi si occupava della morfologia<br />
urbana, poi quella strutturale;<br />
oggi sembrerebbe che le competenze<br />
di natura ambientale in senso<br />
lato siano addirittura prevalenti,<br />
cioè prima, parlando di un edificio,<br />
ti devi appellare alle competenze di<br />
chi valuta il grado di efficienza energetico<br />
perché questo ha anche più<br />
rilievo sul piano squisitamente economico.<br />
Se è una questione che ritieni<br />
vera, questo porta a un diverso<br />
casting, a valutazioni diverse anche<br />
nell’ambito formativo.<br />
6
PPV<br />
La questione è difficile da generalizzare,<br />
nel senso che dipende molto<br />
dalla tematica che affronti e dal<br />
tipo di committenza che hai davanti;<br />
non c’è il minimo dubbio che l’immagine<br />
di tanti anni fa, in cui il processo<br />
del costruire poteva essere<br />
schematizzato con l’architetto “demiurgo”,<br />
l’ingegnere che, se c’era,<br />
era in qualche misura limitato alle<br />
soluzioni tecniche e l’impresa che<br />
costruiva, è uno schema oggi abbondantemente<br />
superato: ci sono<br />
fasi nel processo del costruire, come<br />
quella del progetto urbanistico, della<br />
formazione del Feasibility e del<br />
Business Plan o quella del progetto<br />
esecutivo, in cui si ricompone una<br />
quantità di competenze specialistiche<br />
e volta a volta c’è qualcuno che<br />
apporta un contributo che risulta<br />
prevalente rispetto agli altri, in relazione<br />
agli obiettivi generali del<br />
progetto. Ma torno a sottolineare<br />
il ruolo determinante del Project<br />
Manager per la gestione di questa<br />
complessità.<br />
CDA<br />
Chiederei al professor Mazzarella<br />
come il Politecnico si sta attrezzando<br />
per affrontare queste complessità,<br />
ho visto ultimamente che coniugate<br />
in parte i corsi di Laurea<br />
edilizia con quelli di carattere gestionale,<br />
mi sembra che ci sia un<br />
percorso sotto questo punto di vista<br />
ormai avviato.<br />
Livio Mazzarella<br />
In effetti, una scommessa è stata<br />
fatta: nel ’92 il Politecnico di Milano<br />
ha avviato un corso di Laurea<br />
che ormai si è consolidato con le ultime<br />
riforme, la Laurea triennale si<br />
chiama adesso Ingegneria dell’Edilizia,<br />
mentre la Laurea magistrale<br />
biennale si chiama Ingegneria dei<br />
Sistemi Edilizi, fino a quest’anno in<br />
corso era Ingegneria Edile.<br />
Nel ’92, quando nacque Ingegneria<br />
Edile-Architettura, che è altra cosa,<br />
il Politecnico decise di seguire a suo<br />
7<br />
rischio una strada diversificata cercando<br />
di capire il mercato del lavoro.<br />
Si inventò la figura di quello che<br />
poi abbiamo chiamato l’Ingegnere<br />
Edile, partendo prima di tutto dalla<br />
presunzione che l’ingegnere debba<br />
essere una persona d’ingegno e<br />
quindi debba basarsi su questo<br />
principio <strong>atti</strong>vo per affrontare e risolvere<br />
i problemi caratteristici dell’ingegneria<br />
che, come è noto, sono<br />
innumerevoli: tecnologici, economici,<br />
gestionali, legislativi e normativi.<br />
Abbiamo cercato di verificare<br />
l’obiettivo da raggiungere e poi<br />
il percorso più adatto per formare<br />
la figura perché i problemi sono di<br />
natura progettuale, operativa, organizzativa<br />
e gestionale; in più, come<br />
si accennava, il problema della<br />
sostenibilità energetico-ambientale<br />
oggi incide in maniera significativa<br />
perché necessita di competenze<br />
specifiche.<br />
A suo tempo abbiamo fatto una<br />
analisi sui campi di <strong>atti</strong>vità e sulle<br />
figure interessate: ingegnere progettista,<br />
gestore del progetto, construction<br />
manager, gestore dei processi<br />
di costruzione, estimativo, dei<br />
servizi, della sicurezza, più tutte le<br />
<strong>atti</strong>vità professionali; questo ci ha<br />
fatto identificare anche una serie<br />
di sbocchi professionali molteplici<br />
che vanno dalla classica professione<br />
dell’ingegnere civile che una volta<br />
si dedicava alle costruzioni, agli<br />
studi professionali di architettura<br />
e di ingegneria, studi di consulenza<br />
della tecnologia, della sicurezza,<br />
della termotecnica, del controllo di<br />
qualità, alle società d’ingegneria, le<br />
imprese di costruzioni e di manutenzione<br />
e di amministrazione, gli uffici<br />
tecnici, le società di gestione dei<br />
patrimoni edilizi, società di servizi<br />
per il controllo di qualità e il settore<br />
della libera professione. Si è quindi<br />
cercato di costruire un primo e<br />
un secondo livello molto integrati fra<br />
di loro, non abbiamo ritenuto oggi<br />
matura la possibilità di avere un<br />
laureato triennale che avesse poi<br />
effettivamente uno sbocco professionale,<br />
quindi si è cercato di mantenere<br />
la solida base degli ingegneri<br />
di una volta, cioè una forte preparazione<br />
scientifica di base multidisciplinare<br />
che serve anche a formare<br />
una mentalità. Adesso con la riforma<br />
tanti hanno cercato di fare<br />
dei corsi di laurea troppo specialistici<br />
perdendo la interdisciplinarità,<br />
tuttavia, visto che il settore d’ingegneria<br />
edile è un settore in cui<br />
l’edificio è ormai un sistema multiforme<br />
con tante tecnologie diverse,<br />
non si possono avere competenze<br />
mirate esclusivamente a una specifica<br />
preparazione ma occorre una<br />
base interdisciplinare ovviamente<br />
da integrare con insegnamenti specifici<br />
nel settore dell’edilizia, per poi<br />
trovare nel secondo livello invece<br />
orientamenti che permettono una<br />
maggiore specializzazione.<br />
La formazione è organizzata in tre<br />
livelli: alla fine del primo livello, dopo<br />
tre anni, si esce con la Laurea; il<br />
secondo livello, biennale, chiamato<br />
Laurea Magistrale approfondisce la<br />
formazione attraverso orientamenti<br />
in specifici settori; dopo di che se<br />
si vuole c’è il terzo livello, il Dottorato<br />
di Ricerca, ambito formativo<br />
non molto riconosciuto dall’industria<br />
e dall’imprenditoria italiane.<br />
Al primo livello abbiamo discipline<br />
di base come matematica, geometria,<br />
fisica generale e chimica generale,<br />
ma anche fisica degli edifici,<br />
che porta a capire i principi alla base<br />
delle prestazioni termiche degli<br />
edifici, o chimica e fisica dei materiali,<br />
che affronta i materiali innovativi,<br />
i cementi, le miscele particolari<br />
e così via. Il secondo livello, che<br />
è un approfondimento delle discipline<br />
scientifiche tradizionali e<br />
scientifiche edilizie, propone degli<br />
orientamenti professionalizzanti<br />
(progettazione, gestione dei sistemi<br />
edilizi e territoriali, recupero,<br />
strutture) ma sempre attenendosi<br />
ai principi della progettazione architettonica,<br />
funzionale e tecnologica<br />
chiamata progettazione in maniera<br />
sintetica. Cosa s’intende con
questo? S’intende che i nostri studenti<br />
hanno tutti una base generale<br />
su questi argomenti (fornita<br />
dalla laurea triennale), che poi però<br />
possono approfondire in questi<br />
specifici settori nella successiva laure<br />
Magistrale. In particolare nella<br />
progettazione si dà molto rilievo<br />
oggi al fatto che l’edificio venga costruito<br />
per chi lo deve utilizzare perché<br />
sia un ambiente confortevole<br />
da tutti i punti di vista e quindi non<br />
semplicemente stia in piedi. Quindi<br />
basso impatto ambientale e consumo<br />
energetico sono le cose che<br />
ci interessano.<br />
Gli impianti sono parte integrante<br />
dell’organismo edilizio, quindi l’ingegnere<br />
edile quando segue il ramo<br />
progettazione deve avere quei<br />
concetti che gli permettono di prevedere<br />
la tipologia d’impianto, di<br />
definirla, di definire gli spazi e le<br />
corrette dimensioni degli apparati<br />
necessari per poi colloquiare correttamente<br />
con chi realizza l’impianto.<br />
Così per la progettazione<br />
strutturale, possiamo dire che i nostri<br />
studenti che seguono il filone<br />
strutturista a volte ne sanno più dei<br />
civili su certi argomenti quali per<br />
esempio le grandi strutture antisismiche<br />
e la prefabbricazione.<br />
Un argomento non marginale già<br />
contenuto in questo corso di Laurea<br />
è il problema gestionale: non solo<br />
si occupa della gestione del cantiere<br />
e di tutto quello che si può pensare<br />
della gestione del processo edilizio<br />
ma si preoccupa anche del project<br />
financing, del project management<br />
e così via sempre con l’idea<br />
di non essere sostitutivo all’economista<br />
ma di avere quegli elementi<br />
per poter prevedere e poter dialogare<br />
correttamente in un gruppo di<br />
lavoro. Non possiamo dimenticare,<br />
perché è fondamentale in Italia, il recupero<br />
edilizio e quindi tutte le tematiche<br />
in particolare legate al recupero<br />
che sono sostanzialmente<br />
diverse da quelle che riguardano il<br />
nuovo pensando anche all’organizzazione<br />
del cantiere così come le<br />
tecniche costruttive.<br />
In ultimo affronterei il tema dell’internazionalizzazione:<br />
esiste un<br />
orientamento in lingua inglese per<br />
studenti stranieri, in particolare cinesi,<br />
asiatici, africani e così via, ed<br />
è stato orientato su ciò che è particolare<br />
dell’edilizia italiana e cioè<br />
la capacità di lavorare sul recupero<br />
e sul restauro.<br />
Le nostre statistiche ci dicono che<br />
praticamente quasi tutti i nostri<br />
laureati in Ingegneria edile magistrale<br />
triennale proseguono gli studi,<br />
e che su base quinquennale trovano<br />
collocazione pertinente entro<br />
quindici giorni. Sembra che stiamo<br />
riuscendo a formare persone propositive,<br />
capaci di interloquire e di<br />
muoversi correttamente. I nostri<br />
laureandi che sono andati all’este-<br />
8
o a fare tirocinio presso studi di ingegneria<br />
e architettura si sono dimostrati<br />
talmente abili ad auto organizzarsi<br />
che è stata affidata loro<br />
la gestione di alcuni progetti che<br />
hanno poi condotto correttamente.<br />
E quindi partendo dalla “materia<br />
grezza” dei diplomati di provenienza<br />
varia, dall’Istituto per geometri,<br />
a quello per ragionieri, al Liceo<br />
Classico, al Liceo Scientifico, al<br />
Linguistico, abbiamo cercato di formare<br />
una figura di ingegnere che<br />
possieda una cultura adeguata, una<br />
professione ma soprattutto una capacità<br />
e abitudine al lavoro in squadra<br />
e quindi che abbia imparato e<br />
fatto proprio l’essenzialità del dialogo<br />
tra competenza tecnica, normativa,<br />
economica. Questa è stata<br />
la nostra scommessa e sembra che<br />
stia pagando.<br />
Un’altra cosa che dovremmo fare,<br />
già ne stiamo discutendo con il settore<br />
dei produttori di isolanti, così<br />
come con i costruttori di facciate a<br />
secco, è quella di <strong>atti</strong>vare dei Master<br />
specifici con le aziende; per<br />
esempio con i produttori di isolanti<br />
stiamo pensando a un Master di<br />
primo livello, che significa aggiungere<br />
un solo anno alla formazione<br />
generale di base (Laurea triennale).<br />
In tal caso, chi non vuole frequentare<br />
gli altri due anni perché non<br />
interessato a fare il progettista, può<br />
trovare una collocazione attraverso<br />
un Master dedicato a un settore<br />
ben preciso predefinito con il<br />
mercato del lavoro. Per esempio si<br />
può avviare una compartecipazione<br />
con i produttori di isolanti su un<br />
nuovo progetto di figura professionale,<br />
cioè con coloro che conoscono<br />
il mercato e che hanno bisogno<br />
del prodotto: loro definiscono il prodotto,<br />
noi costruiamo il corso, lo discutiamo<br />
e lo lanciamo insieme in<br />
modo da produrre non più di venti<br />
neoprofessionisti nel settore specifico<br />
in base alla richiesta del settore<br />
e cioè in base a quello che il settore<br />
richiede. Questo tipo di azione<br />
è essenziale soprattutto per il placement<br />
di medio livello che non è<br />
oggi generalmente appetibile dal<br />
mercato, diverso da un placement<br />
di secondo livello (laurea magistrale)<br />
dove ci sono già dei Master che<br />
tiene il Politecnico, Master sulla sicurezza<br />
annuali, eccetera, che formano<br />
specialisti del settore.<br />
CDA<br />
Il rapporto tra mondo dell’impresa<br />
e mondo della formazione giustamente<br />
è uno degli aspetti – e lei lo<br />
ha sottolineato – alla fine più importante;<br />
in questa organizzazione mi<br />
ricordo che negli anni ’90 con il preside<br />
di Architettura inventammo,<br />
organizzammo e cofinanziammo<br />
quello che all’epoca era il Diploma<br />
in Edilizia che poi è diventata la Laurea<br />
breve in Edilizia. Probabilmente<br />
queste esperienze cui noi credemmo<br />
molto e a cui oggi forse crediamo<br />
un po’ meno devono essere<br />
anche un poco rivisitate, e per questo<br />
dichiaro l’assoluta disponibilità,<br />
perché per esempio per noi la figura<br />
del gestore, l’uomo che gestisce<br />
il cantiere piccolo o grande che<br />
sia è una figura che è in via d’estinzione.<br />
Enrico Marcora<br />
Parlando di casting credo che valga<br />
la pena considerare come è cambiata<br />
l’impresa di costruzione nell’arco<br />
degli anni. Le impresa di costruzione<br />
del dopoguerra avevano<br />
sulle spalle l’eredità di certe tecnologie<br />
e prodotti che in Italia – almeno<br />
agli inizi – si erano sviluppate,<br />
basta pensare alla grande storia delle<br />
aziende italiane nel settore edile<br />
e in quello elettrico sviluppatesi<br />
durante gli anni ’20 e gli anni ’30.<br />
Questa esperienza, una grande capacità<br />
tecnica di affrontare e di risolvere<br />
problemi complessi, è stata<br />
esportata poi in tutto il mondo, negli<br />
anni ’50 e negli anni ’60 le imprese<br />
di costruzione italiane erano<br />
Abbiamo cercato di formare una figura di<br />
ingegnere che possieda una cultura adeguata,<br />
una professione ma soprattutto una capacità e<br />
abitudine al lavoro in squadra e quindi che<br />
abbia imparato e fatto proprio l’essenzialità del<br />
dialogo tra competenza tecnica, normativa,<br />
economica<br />
leader in questo settore; grazie alla<br />
ricostruzione si svilupparono poi<br />
aziende di grandissime capacità in<br />
altri settori, basti ricordare le esperienze<br />
autostradali.<br />
Negli ultimi dieci o quindici anni<br />
l’investimento pubblico è diminuito,<br />
di conseguenza le imprese hanno<br />
dovuto cominciare a inventare<br />
nuove modalità di rapporto con la<br />
Pubblica Amministrazione, per le<br />
quali hanno avuto bisogno di tecnologie<br />
diverse e di persone all’interno<br />
dell’azienda capaci di avviare<br />
altri tipi di <strong>atti</strong>vità, come il Project<br />
Financing. Questo si è tradotto<br />
in una richiesta aziendale non<br />
solo di tecnici bravissimi, ma anche<br />
di persone esperte dal punto di vista<br />
della finanza sia nello studio del<br />
progetto, sia nel rapporto con il sistema<br />
bancario; basti pensare al tema<br />
dell’immobiliare, molte imprese<br />
abituate a lavorare per conto terzi<br />
e quindi a ricevere fantastici progetti<br />
dell’architetto X e a realizzarli,<br />
oggi devono avere conoscenza<br />
della normativa urbanistica, devono<br />
conoscere i problemi di carattere<br />
commerciale di un prodotto e<br />
quindi non solo partecipare ad appalti<br />
conto terzi ma capire se un<br />
prodotto di carattere immobiliare<br />
– residenza, albergo, o casa di ripo-<br />
9
Un imprenditore<br />
del settore dell’edilizia<br />
alla fine deve avere<br />
al suo interno<br />
molte e diverse<br />
professionalità<br />
so – ha possibilità di essere collocato<br />
sul mercato. Questo conferma<br />
come un imprenditore del settore<br />
dell’edilizia alla fine deve avere al<br />
suo interno molte e diverse professionalità.<br />
Un altro elemento importante che<br />
ha cambiato in modo radicale l’<strong>atti</strong>vità<br />
delle imprese di costruzioni è<br />
la normativa, che fino a 15-20 anni<br />
fa sia in campo fiscale – la redazione<br />
di un bilancio – sia dal punto di<br />
vista della sicurezza, come dal punto<br />
di vista contrattuale era abbastanza<br />
semplice, oggi è diventato<br />
un tema estremamente complesso,<br />
la redazione e la certificazione di<br />
un bilancio, i rapporti della sicurezza<br />
in cantiere, le nuove figure professionali<br />
all’interno dell’azienda richiedono<br />
professionalità molto diverse;<br />
ciò non toglie che quasi tutte<br />
queste figure professionali debbano<br />
fare un periodo di tirocinio all’interno<br />
del cantiere, il cantiere è il<br />
nucleo dell’<strong>atti</strong>vità dell’impresa di<br />
costruzioni.<br />
Questa è la mia esperienza; vorrei<br />
anche segnalare il ruolo estremamente<br />
importante e positivo all’interno<br />
dell’impresa di costruzioni<br />
che hanno le donne laureate in ingegneria:<br />
il controllo di gestione,<br />
l’organizzazione delle norme urbanistiche,<br />
la gestione del progetto<br />
sono <strong>atti</strong>vità che ritengo svolte molto<br />
bene da donne laureate in ingegneria;<br />
poi non possiamo purtroppo<br />
dimenticare i problemi organizzativi<br />
all’interno di un’azienda, per<br />
esempio un capocantiere donna<br />
non lo si può ancora avere.<br />
CDA<br />
Sì, anche in edilizia la situazione sta<br />
evolvendo, prima la componente<br />
femminile era veramente inesistente,<br />
oggi non solo nelle società d’in-<br />
Vorrei anche segnalare il ruolo estremamente<br />
importante e positivo all’interno dell’impresa di<br />
costruzioni che hanno le donne laureate in<br />
ingegneria: il controllo di gestione,<br />
l’organizzazione delle norme urbanistiche, la<br />
gestione del progetto<br />
10
gegneria o negli studi professionali,<br />
ma anche nelle nostre imprese<br />
cominciamo ad avere prima di tutto<br />
donne imprenditrici, vediamo anche<br />
manager e poi, come diceva<br />
Marcora, anche molte figure importanti<br />
con un attaccamento all’azienda<br />
e una capacità professionale e<br />
di dedizione notevoli.<br />
PPV<br />
Negli ultimi tre anni abbiamo fatto<br />
un numero abbastanza importante<br />
di assunzioni, più del 50% sono<br />
donne e stanno ottenendo ottimi<br />
risultati; forse come capo cantiere<br />
no, ma come direttore dei lavori<br />
sì, quindi dal punto di vista delle<br />
società d’ingegneria abbiamo<br />
donne che svolgono ottimamente<br />
il lavoro di controllo, di supervisione<br />
e di direzione lavori sui cantieri.<br />
CDA<br />
Ingegner Patri, lei può vantare esperienza<br />
di direzione, esperienza di<br />
formazione e anche esperienza interna<br />
al nostro mondo: cosa ci dice?<br />
Furio Patri<br />
Vorrei fare alcune considerazioni che<br />
derivano dalla mia esperienza di<br />
consulente ma soprattutto da alcune<br />
esperienze nel settore delle costruzioni<br />
che ho avuto modo di maturare<br />
negli ultimi due anni nell’ambito<br />
della formazione dei giovani<br />
imprenditori di <strong>Assimpredil</strong> e del<br />
passaggio generazionale.<br />
In particolare vorrei focalizzare il ragionamento<br />
sulla figura professionale<br />
dell’imprenditore. Il settore delle<br />
Costruzioni Edili è caratterizzato,<br />
tranne alcune eccezioni di rilievo, da<br />
aziende di tipo familiare, con strutture<br />
tendenzialmente molto snelle<br />
(come conseguenza delle trasformazioni<br />
degli ultimi anni che hanno<br />
portato a una disintegrazione<br />
della filiera) e caratterizzate da un<br />
contenuto livello di managerialità.<br />
L’imprenditore, pertanto, per i cambiamenti<br />
elencati da chi mi ha preceduto,<br />
credo sia egli stesso in questo<br />
momento nel pieno di un cambiamento,<br />
perché si trova a fronteggiare<br />
le cinque dimensioni che ricordava<br />
il professor Dallocchio.<br />
In particolare, vorrei sottolineare la<br />
necessità di gestire l’ingresso in<br />
azienda di persone con elevato livello<br />
di preparazione formale, che io<br />
non esiterei a definire talenti, e di<br />
governare un sistema organizzativo<br />
magari snello, ma che ha degli<br />
elementi di complessità interna ed<br />
esterna non banali. È chiaro che<br />
l’imprenditore, che probabilmente<br />
negli anni ’50 poteva essere un signore<br />
dotato semplicemente di un<br />
grande intuito e di una grande competenza<br />
tecnico-produttiva, energia<br />
e passione, oggi, per la prospettiva<br />
che ho modo di osservare analizzando<br />
aziende, anche di settori<br />
differenti, sta diventando sempre<br />
di più – come si dice con una frase<br />
abusata – un direttore d’orchestra,<br />
una persona che deve essere in grado<br />
di mettere in campo, nel proprio<br />
sistema organizzativo, meccanismi<br />
in grado di attrarre talenti, gestirli<br />
e motivarli e soprattutto trattenerli.<br />
L’ingresso in azienda di figure come<br />
quelle fino a ora elencate richiede<br />
all’imprenditore una differente<br />
capacità di gestire le persone, attraverso<br />
leve motivazionali e leve<br />
di sviluppo che francamente – se<br />
posso usare una provocazione – attualmente<br />
non vedo molto utilizzate<br />
nel settore delle costruzioni.<br />
Nelle analisi che ho avuto modo di<br />
effettuare nel percorso Giovani Imprenditori<br />
<strong>Assimpredil</strong>, la sensazione<br />
è proprio che ci sia molto da lavorare<br />
in termini di sviluppo di competenze<br />
manageriali. In azienda, soprattutto<br />
nelle azienda familiare, è<br />
Il settore delle Costruzioni Edili è caratterizzato,<br />
tranne alcune eccezioni di rilievo, da aziende di<br />
tipo familiare, con strutture tendenzialmente<br />
molto snelle (come conseguenza delle<br />
trasformazioni degli ultimi anni che hanno<br />
portato a una disintegrazione della filiera) e<br />
caratterizzate da un contenuto livello di<br />
managerialità<br />
facile trovare dirigenti, magari il direttore<br />
tecnico piuttosto che il responsabile<br />
amministrativo, ma è<br />
meno facile trovare quella diffusione<br />
di competenza, di strumenti, di<br />
politiche di gestione che vanno sotto<br />
la definizione di tecnica manageriale.<br />
Possiamo dire che oggi l’imprenditore<br />
si trova inserito in un sistema<br />
complesso nel quale possiamo<br />
individuare quattro dimensioni:<br />
il Mercato, l’Associazionismo, gli<br />
Strumenti Gestionali, e le Persone.<br />
Naturalmente l’imprenditore è e resterà<br />
il “cuore del sistema aziendale”,<br />
il punto di riferimento dell’impresa<br />
ma dovrà implementare alcuni<br />
cambiamenti su tali fronti, come<br />
è in voga oggi dire lo circondano<br />
a 360°:<br />
1) Deve ancora avere un forte orientamento<br />
al mercato. L’imprenditore<br />
deve essere in grado di saper fare<br />
un passo avanti in questa direzione.<br />
Dovrà essere ancora attento<br />
a cogliere il singolo affare, sfruttare<br />
le opportunità (legate allo sviluppo<br />
dei bisogni di mercato, a nuove<br />
iniziative, ecc.) con un forte orientamento<br />
al mercato (senza dimenticare<br />
l’orientamento al prodotto,<br />
ovvero alla dimensione tecnica del<br />
business) anche partecipando a<br />
quelle opportunità che possono necessitare<br />
(per loro caratteristiche,<br />
per dimensione, per specializzazioni<br />
coinvolte, ecc.) una forma im-<br />
11
prenditoriale associata.<br />
2) Verso l’Associazionismo (sia in<br />
termini di raggruppamento con altre<br />
imprese che in termini di partecipazione<br />
alla vita associativa) deve<br />
fare un passo in profondità.<br />
L’imprenditore non può più seguire<br />
il “modello” del “b<strong>atti</strong>tore libero”,<br />
del geniale imprenditore che riesce<br />
meglio di tutto il suo personale a<br />
sintetizzare il business, ma deve imparare<br />
a tessere una trama di rapporti<br />
e relazioni profonda e forte<br />
che gli consenta di partecipare da<br />
protagonista alle opportunità di<br />
mercato.<br />
3) Nei confronti degli Strumenti Gestionali,<br />
deve essere in grado di gestire<br />
un’organizzazione flessibile che<br />
adatta i propri comportamenti alle<br />
situazioni contingenti. Il che vuol dire<br />
che in funzione delle singole situazioni<br />
l’organizzazione deve poter<br />
agire in modo diverso, con logiche<br />
diverse e con strumenti in grado<br />
di supportare il diverso comportamento.<br />
Questo non vuol dire de<br />
specializzazione, ma favorire nel sistema<br />
impresa cultura aziendali e<br />
comportamenti flessibili e capaci di<br />
reagire al contesto: richiede un passo<br />
a lato in termini di managerialità,<br />
di politiche di funzionamento, di<br />
strumenti gestionali, di sistemi di<br />
controllo, ecc.<br />
4) Nei confronti delle persone, deve<br />
saper fare un passo indietro. Bisogna<br />
saper adottare un nuovo stile<br />
di leadership (oltre che nel sistema<br />
associativo, per i motivi prima ricordati)<br />
maggiormente basata sulla capacità<br />
di indicare vision, obiettivi e<br />
risultati attesi anche con le persone<br />
e fare un passo indietro nei loro confronti<br />
che stimoli e favorisca la crescita<br />
delle persone e la loro capacità<br />
di integrarsi. Le persone oggi vanno<br />
gestite con strumenti e metodi<br />
manageriali, anche utilizzando leve<br />
innovative per il settore (faccio riferimento<br />
alla consulenza di direzione,<br />
alla formazione, ecc.) per accelerare<br />
il loro sviluppo manageriale.<br />
CDA<br />
Mi fa piacere che lei abbia spostato<br />
il campo di osservazione in una<br />
famiglia, come la nostra, costituita<br />
da aziende per la maggior parte<br />
molto piccole, familiari, estremamente<br />
individuali, sono testimone<br />
del fatto che una delle difficoltà di<br />
crescita di sviluppo del settore sia<br />
legato proprio a questo fattore e<br />
cioè alle resistenze conservatrici dell’imprenditore<br />
a far affluire all’interno<br />
del sistema azienda delle professionalità,<br />
consapevole da un lato<br />
della perdita di posizioni e dall’altro<br />
anche della sua incapacità di<br />
governare professionalità dedite<br />
proprio a quel sistema azienda per<br />
definizione.<br />
12
I giovani pongono<br />
l’attenzione alla<br />
coerenza dei sistemi<br />
retributivi<br />
FP<br />
Lavorando con i giovani mi sono reso<br />
conto che, quando li si porta sul<br />
tema della gestione delle nuove<br />
professionalità, pongono l’attenzione<br />
alla coerenza dei sistemi retributivi.<br />
In genere l’attenzione è focalizzata<br />
su come si fa a inserire un<br />
professionista di questo genere, ma<br />
il problema è innanzitutto “quanto<br />
lo pago con coerenza al sistema retributivo”,<br />
e poi “come gestisco un<br />
professionista di questo genere”,<br />
perché con le nuove professionalità<br />
le logiche sono differenti e quindi,<br />
di conseguenza, le modalità gestionali<br />
devono essere assolutamente<br />
diverse.<br />
MD<br />
Fra gli argomenti emersi questa sera<br />
mi è parso che nella creazione<br />
della giusta squadra, del casting come<br />
lo hai definito, tema che mi è<br />
piaciuto anche come definizione,<br />
c’è un aspetto non tanto contenutistico<br />
quanto di amalgama.<br />
Mi riferisco al fatto che sempre più<br />
nella gestione di una squadra si presenta<br />
un problema molto forte: tu<br />
hai aggregato insieme in una squadra<br />
persone che hanno rapporti<br />
contrattuali diversi, hai dei dipendenti<br />
a tempo determinato, hai dei<br />
dipendenti non dipendenti perché<br />
sono persone che lavorano a progetto,<br />
hai sempre più degli stagisti,<br />
che originariamente dovevano essere<br />
apprendisti nella terminologia<br />
universitaria o nella terminologia<br />
in particolare dell’esperienza diretta,<br />
sono sempre di più collaboratori<br />
preziosi perché lo stage è il<br />
canale con il quale si affacciano al<br />
mondo dell’impresa i laureati e altri<br />
personaggi qualificati, hai poi<br />
dei signori che lavorano in outsourcing,<br />
che si confrontano con te e ai<br />
Tutte queste persone le devi amalgamare e poi<br />
pensare di incentivarle perché una volta che hai<br />
creato una squadra vincente e i pezzi della<br />
squadra si disgregano prima di aver avuto la<br />
possibilità di creare un modello, di creare delle<br />
procedure, di creare una struttura indipendente<br />
almeno in parte dalle persone, sei fregato<br />
quali magari hai anche demandato<br />
delle funzioni importanti, come<br />
la contabilità, il controllo degli<br />
aspetti di natura normativa.<br />
Ecco, tutte queste persone le devi<br />
amalgamare e poi pensare di incentivarle<br />
perché, Patri ha perfettamente<br />
ragione, una volta che hai creato<br />
una squadra vincente e i pezzi<br />
della squadra si disgregano prima<br />
di aver avuto la possibilità di creare<br />
un modello, di creare delle procedure,<br />
di creare una struttura indipendente<br />
almeno in parte dalle persone,<br />
sei fregato, questo è il punto.<br />
Allora come incentivi uno che è in<br />
outsourcing, che però tu riconosci<br />
come qualificato e capace?<br />
Come incentivi uno che è a stratermine<br />
perché gli hai fatto un contratto<br />
a progetto di qualche mese?<br />
Come incentivi un dipendente o due<br />
dipendenti che devi confrontare?<br />
Questo è un altro tema sul quale è<br />
necessario riflettere con molta attenzione<br />
e con grande professionalità,<br />
l’apprendista stregone anche<br />
in questo caso è una ricetta perdente,<br />
la persona capace e competente<br />
che sappia sotto il profilo organizzativo<br />
gestire una complessità<br />
straordinaria che deriva dalla va-<br />
13
iabilità di ruoli e di modalità di relazione<br />
che ormai tutte le persone<br />
hanno nei confronti delle aziende,<br />
ecco credo che per un imprenditore<br />
sia importante rivolgersi a qualcuno<br />
capace di gestire questa complessità.<br />
CDA<br />
Secondo me questo è uno dei temi<br />
centrali. Ho sempre pensato che in<br />
un’azienda che lavora su commessa<br />
e sul prodotto come noi è molto<br />
più semplice rispetto a un’azienda<br />
di servizi definire i modelli e<br />
quindi gli incentivi e infine i risultati.<br />
In realtà devo dire che data la<br />
complessità delle figure è veramente<br />
difficile, uno dei problemi sostanziali<br />
è che non crei amalgama ma<br />
solo scontento.<br />
EM<br />
Credo che all’interno di un’azienda<br />
l’elemento retributivo sia sicuramente<br />
importante perché permette<br />
la serenità di ogni collaboratore<br />
all’interno di una società; io però ritengo<br />
che ogni azienda debba elaborare<br />
al suo interno una strategia<br />
culturale e una strategia di valori,<br />
non vorrei definirla filo rosso ma<br />
piuttosto una catena di acciaio che<br />
lega le persone all’interno dell’azienda<br />
ed è ovviamente un talento<br />
che l’imprenditore deve essere<br />
capace di mettere all’interno della<br />
sua azienda. Una strategia culturale<br />
è una strategia legata al taglio<br />
che l’imprenditore dà alla sua azienda,<br />
nel nostro settore magari ci sono<br />
imprese che lavorano con grandi<br />
architetti, che vendono prodotti<br />
di grande qualità, poter dire “io sono<br />
all’interno dell’impresa di costruzione<br />
che realizza prodotti di<br />
alto livello per clienti esigenti” secondo<br />
me crea un senso di appartenenza<br />
che è un elemento molto<br />
importante perché crea soddisfazione<br />
nelle persone che lavorano in<br />
gruppo all’interno di quell’azienda.<br />
Credo poi che i valori siano assolutamente<br />
importanti, quando si fa<br />
Ritengo che ogni azienda debba elaborare al suo<br />
interno una strategia culturale e una strategia di<br />
valori, non vorrei definirla filo rosso ma<br />
piuttosto una catena di acciaio che lega le<br />
persone all’interno dell’azienda<br />
la famosa selezione del personale<br />
trovare ragazzi che hanno una preparazione<br />
adeguata ma che sono<br />
anche portatori di sani valori è molto<br />
importante. È fondamentale che<br />
il Politecnico così come l’Università<br />
Bocconi siano realtà capaci di fornire<br />
una serie di nozioni tecniche<br />
di grandissima qualità, ma forse<br />
l’Università dovrebbe anche spiegare<br />
a questi futuri manager, che<br />
un giorno andranno a occuparsi di<br />
opere pubbliche oppure di gestione<br />
di aziende, che devono riflettere<br />
bene su quello che vanno a fare,<br />
che quando un dipendente pubblico<br />
prende in mano un piano urbanistico<br />
va a realizzare qualcosa di<br />
molto importante nei confronti della<br />
collettività; quindi io credo che<br />
se ci sono dei valori, va spiegato anche<br />
che realizzare un’opera pubblica<br />
significa benessere per la collettività,<br />
mi sembra che l’aspetto etico<br />
sia importante. Quando arrivano<br />
ragazzi di questo tipo c’è una grande<br />
positività all’interno dell’impresa,<br />
io personalmente ne tengo molto<br />
conto.<br />
Va spiegato anche che<br />
realizzare un’opera<br />
pubblica significa<br />
benessere per la<br />
collettività, mi sembra<br />
che l’aspetto etico sia<br />
importante<br />
LM<br />
Parto dalla domanda più vecchia e<br />
poi torno alla nuova. La più vecchia<br />
era il problema del tirocinio: abbiamo<br />
tentato di portare gli studenti<br />
a fine corso nelle imprese e questo<br />
con le imprese edili è risultato molto<br />
molto difficile, per non parlare<br />
della possibilità di portarli in cantiere.Tutto<br />
ciò viene visto come un impiccio,<br />
detto in termini molto semplici,<br />
mentre in altre realtà – vedi i<br />
nostri amici elettronici ed informatici,<br />
è molto diverso, ad esempio IBM<br />
ha un ufficio apposta per gestire i<br />
tirocinanti e ne prende mille l’anno.<br />
Quindi non solo organizza una<br />
forza lavoro importante e la utilizza<br />
bene, ma di fatto fa una preselezione<br />
del personale. Bisogna quindi<br />
trovare un modo, tra impresa e<br />
Università, per riuscire a far fare veramente<br />
i tirocini formativi che in<br />
realtà non si limitino ai quindici<br />
giorni o al mese. Probabilmente sarebbe<br />
meglio eliminare gli esami di<br />
Stato che forse non servono a niente<br />
e far fare un anno di tirocinio<br />
post laurea prima di abilitare alla<br />
professione, per esempio organizzando<br />
gli studi professionali, le imprese<br />
stesse, per poter avere quella<br />
formazione reale sul campo che<br />
serve. Noi riusciamo fino a un certo<br />
punto, in certi settori i nostri laureati<br />
riescono a essere quasi operativi,<br />
in altri no.<br />
Dal punto di vista della metodica<br />
di formazione, secondo me, è importante<br />
anche il modo di porsi dei<br />
docenti nei confronti dei discenti;<br />
per esempio è molto formativo, sia<br />
dal punto di vista deontologico, sia<br />
dal punto di vista della cultura del<br />
lavoro, quando si sta sviluppando<br />
una relazione alla lavagna e si perde<br />
qualche termine per strada, fermarsi<br />
e dire: ”Ragazzi, è così che mi<br />
seguite? non vedete che qui ho sbagliato,<br />
nessuno mi corregge?” Cioè<br />
che evidenziare che non ci sono posizioni<br />
di casta che vanno difese a<br />
ogni costo (il docente in quanto tale<br />
non saglia mai), ma che invece<br />
14
Sarebbe importante<br />
da una parte<br />
eliminare l’esame di<br />
Stato che non serve a<br />
niente e introdurre<br />
dei tirocini<br />
obbligatori post<br />
laurea seri, in un<br />
rapporto di maggiore<br />
interazione con le<br />
aziende<br />
occorre sviluppare spirito critico.<br />
Quello che dobbiamo fare noi docenti<br />
è insegnare a imparare (cioè<br />
come si segue una lezione e come<br />
si studia un argomento) e a dialogare<br />
correttamente, civilmente e in<br />
maniera educata. Nel dialogo si riesce<br />
ad accrescere anche la formazione<br />
personale e culturale; questo è<br />
molto importante nel lavoro di Laurea,<br />
dove se c’è capacità di interazione<br />
da parte dello studente, lo si riesce<br />
a mandare presso un’azienda<br />
per svolgere un elaborato, tesina o<br />
tesi, in modo proficuo. Molto spesso<br />
ci è capitato che chi è andato a<br />
svolgere il lavoro di laurea presso<br />
un’azienda è stato poi da questa<br />
immediatamente assorbito, perché<br />
l’azienda ha riscontrato partecipazione,<br />
interesse, formazione, l’ha valutato<br />
e l’ha trattenuto. Quindi sarebbe<br />
importante da una parte eliminare<br />
l’esame di Stato che non serve<br />
a niente e introdurre dei tirocini<br />
obbligatori post laurea seri, in un<br />
rapporto di maggiore interazione<br />
con le aziende. L’altra azione importante<br />
è quella cui accennavo prima<br />
– uso un po’ uno slogan pubblicitario<br />
– del master soprattutto di primo<br />
livello che va fatto con le aziende,<br />
per le aziende e insieme alle<br />
aziende, cioè dovete chiederci voi il<br />
prodotto, descrivercelo, mettiamo<br />
in piedi il corso, lo costruiamo insieme<br />
prevedendo almeno tre mesi<br />
di lavoro presso l’azienda in maniera<br />
che ci sia effettivamente qualcuno<br />
operativo sulle necessità e sulle<br />
realtà aziendali con il bagaglio di<br />
nozioni necessarie per svolgerle.<br />
Una delle opzioni possibili è quella<br />
di avere, ad esempio, dopo la laurea<br />
triennale un master in gestione<br />
del cantiere, una figura di cui il<br />
mercato ha bisogno, il cui taglio professionale<br />
deve però esserci indicato<br />
dalle imprese, e solo allora noi<br />
Università possiamo cercare di formarlo.<br />
PPV<br />
Vorrei dare una brevissima risposta<br />
al tema proposto dal professore che<br />
è quello di come gestire il personale<br />
di così diverse forme ed è un problema<br />
ovviamente per chi come noi<br />
fa <strong>atti</strong>vità di servizi, noi abbiamo<br />
solamente colletti bianchi e di quelle<br />
che avete citato abbiamo tutte<br />
le forme di partecipazione. Se posso<br />
dire che cosa ci aiuta a tenere insieme<br />
in maniera credo abbastanza<br />
buona la squadra è intanto la disponibilità<br />
al nostro interno di una<br />
serie di procedure e di istruzioni<br />
operative che fanno parte del sistema,<br />
qualità che sono maturate in<br />
tanti anni di know how e che ci consentono<br />
almeno di avere un’omogeneità<br />
di comportamento e un formidabile<br />
strumento di formazione.<br />
Quindi un primo discorso è la formazione,<br />
un secondo discorso è<br />
quello dell’informazione che si riallaccia<br />
a quello che diceva Marcora,<br />
cioè noi riteniamo che sia utile per<br />
tutti coloro che vivono la realtà del-<br />
15
la nostra azienda conoscere periodicamente<br />
anche cose che non riguardano<br />
solo il loro specifico progetto<br />
ma anche le idee e le strategie<br />
che la direzione sta portando<br />
avanti, quali i fenomeni importanti<br />
che la nostra società sta vivendo:<br />
ho visto che questo ha un impatto<br />
estremamente positivo perché è un<br />
modo per far sentire quel senso di<br />
appartenenza e quindi anche l’orgoglio<br />
di essere parte di una organizzazione<br />
che non si limita al progetto<br />
che stai facendo tu ma produce<br />
un insieme di cose importanti.<br />
In questo senso poi l’altra impostazione<br />
che abbiamo cercato di dare<br />
è di avere dei quadri molto motivati<br />
perché attorno a ciascun quadro<br />
intermedio si coagula un gruppo,<br />
quindi si lavora attraverso la formazione<br />
di gruppi fino ad arrivare,<br />
se vogliamo, a un’unità elementare<br />
e cioè un giovane che due o tre<br />
anni di esperienza di fianco ha uno<br />
che arriva adesso e che comunque<br />
lo aiuta in alcune mansioni più semplici;<br />
in questa formazione di gerarchia<br />
a cascata fino ad adesso abbiamo<br />
trovato qualche vantaggio a<br />
mantenere una compattezza aziendale,<br />
anche con forme di partecipazione<br />
diverse.<br />
Riteniamo che sia utile per tutti coloro<br />
che vivono la realtà della nostra azienda<br />
conoscere periodicamente anche cose che non<br />
riguardano solo il loro specifico progetto ma<br />
anche le idee e le strategie che la direzione sta<br />
portando avanti<br />
CDA<br />
Volevo rispondere al dottor Mazzarella<br />
sul tema importantissimo degli<br />
stage, su cui credo avremo modo<br />
di confrontarci. Lo stage nel cantiere<br />
è veramente molto difficile, le<br />
imprese sono restie ma per evidenti<br />
problemi soprattutto legati alla<br />
sicurezza, questo è innegabile, posso<br />
fare tutte le assicurazioni di questo<br />
mondo ma oggi, in cui molti di<br />
noi si stanno chiedendo con il carico<br />
di responsabilità esistenti se addirittura<br />
continuare l’<strong>atti</strong>vità, portarsi<br />
dentro della gente è realmente<br />
difficile; gli ultimi provvedimenti<br />
legislativi che si stanno ponendo<br />
proprio all’interno dei gruppi sono<br />
dei grossi punti interrogativi, però<br />
ripeto l’azienda edile – poi tipicamente<br />
quelle di quest’area geografica,<br />
la Lombardia – sono imprese<br />
più strutturate che da altre parti,<br />
ce ne sono molte e sono imprese in<br />
cui io credo possa trovarsi facilmente<br />
la collocazione per uno stage di<br />
medio periodo molto formante. Per<br />
esempio bisogna discutere di come<br />
è fatta un’azienda, nelle imprese di<br />
medio grandi dimensioni l’ufficio<br />
acquisti e contr<strong>atti</strong> è una realtà centrale,<br />
è il perno su cui ruota tutta<br />
l’azienda, dove ci sono competenze<br />
di natura tecnica che forse non<br />
ci sono da altre parti. Credo che anche<br />
lo stage che è sempre stato visto<br />
dagli studenti come “devo farmi<br />
‘sto percorso che rottura di scatole”<br />
e dalle aziende come un disastro<br />
invece vada meglio finalizzato,<br />
ci vorrebbe uno scambio per capire<br />
cosa sono le opportunità e come<br />
è fatta quella realtà aziendale, su<br />
questo si può costruire un percorso,<br />
a parte il discorso sugli esami di<br />
Stato su cui sono perfettamente<br />
d’accordo, sull’aberrante distinzione<br />
della laurea triennale, lì ci sarebbe<br />
da discutere ma il tema ci porterebbe<br />
molto lontano. Penso che il<br />
quadro complessivo che ne è emerso<br />
possa stimolare poi i pensieri di<br />
ciascuno di voi.<br />
Via san Maurilio 21<br />
20123 Milano<br />
T 02 8812951<br />
F 02 8056802<br />
marketing@assimpredilance.it<br />
www.assimpredilance.it<br />
a cura di<br />
Lombardia<br />
16