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Papa - Il Nuovo Torrazzo

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SETTIMANALE<br />

CATTOLICO<br />

CREMASCO<br />

D’INFORMAZIONE<br />

FONDATO NEL 1926<br />

Supplemento gratuito n. 7<br />

a <strong>Il</strong> <strong>Nuovo</strong> <strong>Torrazzo</strong> n. 10<br />

del 9 marzo 2013<br />

POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO<br />

POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46)<br />

ART. 1, COMMA 1, DCB CREMONA - GIORNALE LOCALE ROC<br />

www.ilnuovotorrazzo.it<br />

HABEMUS PAPAM<br />

Francesco<br />

<strong>Il</strong> cardinale<br />

Jorge Mario<br />

Bergoglio<br />

arcivescovo<br />

di Buenos Aires<br />

Fiori e altro...<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

2 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013<br />

IL NUOVO<br />

PAPA È NATO<br />

NELLA<br />

CAPITALE<br />

ARGENTINA<br />

NEL 1936<br />

<strong>Papa</strong> Jorge Mario Bergoglio è nato<br />

nella capitale argentina Buenos Aires<br />

il 17 dicembre 1936.<br />

Diplomatosi tecnico chimico, è poi<br />

entrato nel seminario di Villa Devoto,<br />

per intraprendere gli studi di preparazione<br />

al sacerdozio. Nel marzo 1958 è<br />

passato al noviziato della Compagnia<br />

di Gesù, compiendo studi umanistici<br />

in Cile.<br />

Nel 1963, ritornato a Buenos Aires,<br />

ha conseguito la laurea in filosofia presso<br />

il collegio massimo “San José” di<br />

San Miguel. Dedicandosi subito all’insegnamento<br />

come professore di letteratura<br />

e di psicologia nel collegio dell’Immacolata<br />

di Santa Fe e poi nel collegio<br />

del Salvatore della capitale argentina.<br />

Dal 1967 al 1970 studia teologia alla<br />

Facoltà di Teologia del collegio massimo<br />

“San José”, conseguendo la laurea.<br />

Ordinato sacerdote il 13 dicembre<br />

1969, nei due anni successivi compie il<br />

terzo probandato ad Alcalá de Henares,<br />

in Spagna, per poi fare la professione<br />

perpetua il 22 aprile 1973.<br />

Maestro di novizi a Villa Barilari,<br />

San Miguel, professore alla Facoltà di<br />

Teologia, consultore della Provincia e<br />

rettore del collegio massimo, dal luglio<br />

1973 al 1980 padre Jorge Mario Bergoglio<br />

è stato provinciale d’Argentina.<br />

Successivamente è nominato rettore<br />

del collegio massimo e delle Facoltà di<br />

Filosofia e Teologia della stessa Casa e<br />

parroco della parrocchia del Patriarca<br />

San José, nella diocesi di San Miguel.<br />

Nel marzo 1986 va in Germania per<br />

ultimare la tesi dottorale e viene destinato<br />

dai superiori al collegio del Salvatore.<br />

Passa poi alla chiesa della Compagnia,<br />

nella città di Cordoba, come<br />

direttore spirituale e confessore.<br />

<strong>Il</strong> 20 maggio 1992 papa Giovanni<br />

Paolo II lo nomina vescovo titolare di<br />

Auca e ausiliare di Buenos Aires. Riceve<br />

l’ordinazione episcopale il 27 giugno<br />

dello stesso anno nella cattedrale della<br />

capitale argentina dalle mani del cardinale<br />

Antonio Quarracino, del nunzio<br />

apostolico monsignor Ubaldo Calabresi<br />

e del vescovo di Mercedes-Luján,<br />

monsignor Emilio Ogñénovich.<br />

<strong>Il</strong> 3 giugno 1997, monsignor Jorge<br />

Mario Bergoglio è nominato arcivescovo<br />

coadiutore di Buenos Aires e il 28<br />

febbraio dell’anno dopo, alla morte del<br />

cardinale Quarracino, gli succede.<br />

Nel 1982 ha pubblicato “Meditaciones<br />

para religiosos”, quattro anni dopo<br />

“Reflexiones sobre la vida apostólica”<br />

e nel 1992 “Reflexiones de esperanza”.<br />

Ordinario per i fedeli di rito orientale<br />

Gesuita, filosofo e teologo<br />

residenti in Argentina, che non possono<br />

contare su un vescovo del loro rito<br />

e Gran cancelliere dell’Università Cattolica<br />

Argentina, è stato creato da Giovanni<br />

Paolo II, nel Concistoro del 21<br />

febbraio 2001, cardinale del Titolo di<br />

San Roberto Bellarmino.<br />

Relatore generale aggiunto alla 10ª<br />

Assemblea generale ordinaria del Sinodo<br />

dei Vescovi, nell’ottobre dello stesso<br />

anno, è stato in questi anni membro<br />

delle Congregazioni per il Culto Divino<br />

e la Disciplina dei Sacramenti, per il<br />

Clero, per gli Istituti di vita consacrata<br />

Nella foto<br />

il cardinale<br />

Jorge Mario Bergoglio<br />

in un incontro con papa<br />

Benedetto XVI<br />

Arcivescovo di Buenos Aires<br />

e le Società di vita apostolica; del Pontificio<br />

consiglio per la Famiglia, della<br />

DA IERI SERA<br />

Pontificia commissione per l’America È PAPA FRANCESCO,<br />

Latina e del Consiglio ordinario della<br />

segreteria generale del Sinodo dei Vescovi.<br />

IL PRIMO NELLA<br />

Da ieri sera, l’argentino gesuita Jorge STORIA DELLA CHIESA<br />

Mario Bergoglio, 76 anni, è papa Francesco.<br />

<strong>Il</strong> primo nella storia della Chiesa A OPTARE<br />

a optare per il nome del poverello d’Assisi.<br />

E l’umiltà e semplicità sono i due<br />

PER IL NOME<br />

tratti che ha subito mostrato affacciandosi<br />

alla loggia centrale della Basilica di<br />

DEL POVERELLO<br />

San Pietro in Vaticano.<br />

D’ASSISI<br />

n uomo semplice ma forte, molto vicino al<br />

“U popolo, che ama profondamente la Chiesa e i<br />

poveri”: così Emilio Inzaurraga, presidente del Consiglio<br />

nazionale dell’Azione cattolica Argentina,<br />

raggiunto telefonicamente a Buenos Aires, racconta<br />

il nuovo <strong>Papa</strong> Francesco. Inzaurraga lo conosce<br />

personalmente e lo ha incontrato diverse volte. Del<br />

cardinale Bergoglio descrive un ritratto inedito.<br />

Una grande sorpresa per il popolo argentino:<br />

come vi sentite?<br />

“È una sorpresa enorme. Non riusciamo ancora a<br />

credere che il <strong>Papa</strong> sia argentino, siamo stupiti, contentissimi<br />

e pieni di speranza. È una grande emozione<br />

per tutti noi. Siamo contenti perché conosce<br />

i problemi dell’Argentina, conosce la Chiesa latinoamericana.<br />

Ha molto carisma e ha lavorato molto<br />

bene. <strong>Il</strong> cardinale Bergoglio è sempre stato una persona<br />

molto vicina al popolo, ci ha sempre esortato<br />

alla missione e all’evangelizzazione. Una frase importante<br />

che ci ripete spesso è l’invito ad andare nelle<br />

‘periferie’ a proporre Gesù. Penso che, in questo momento<br />

della Chiesa, darà un contributo significativo<br />

I poveri sono i suoi preferiti<br />

alla nuova evangelizzazione in tutto il mondo.”<br />

È un grande cambiamento per la Chiesa?<br />

“Sì è un grande cambiamento per la Chiesa di<br />

tutto il mondo. Come ha detto nelle sue prime parole,<br />

la Chiesa è andata a cercarlo ai confini della<br />

terra, al Sud del mondo. Aprire la porta della Chiesa<br />

al Sud del mondo: anche questo è un segnale importante.<br />

Ma credo che il nuovo <strong>Papa</strong> farà lo sforzo<br />

di tener conto di tutte le realtà.”<br />

<strong>Il</strong> suo primo gesto significativo è stata la richiesta<br />

di essere benedetto dal popolo…<br />

“Questo è un suo gesto caratteristico. Molte volte,<br />

quando abbiamo parlato, sia per telefono sia<br />

personalmente, si congedava chiedendomi di pregare<br />

per lui. Lo fa con chiunque, che siano autorità,<br />

giornalisti o gente comune. È una persona molto<br />

semplice, di costumi molto austeri. In Argentina è<br />

facile incontrarlo in metro, in autobus, che viaggia<br />

da solo, senza accompagnatori o autisti.”<br />

Un <strong>Papa</strong> latinoamericano che contributo darà<br />

alla Chiesa?<br />

“Userà comunicazione molto diretta, un modo<br />

di esprimersi semplice. Penso che lavorerà molto<br />

con l’idea di essere un discepolo e un missionario,<br />

mantenendo la centralità in Gesù e la vocazione<br />

alla santità. Allo stesso tempo darà impulso alla<br />

missione, per portare questa proposta a tutti gli uomini<br />

di buona volontà. Approfondirà sicuramente<br />

il tema della nuova evangelizzazione.”<br />

Avrà una speciale attenzione per la Chiesa dei<br />

poveri e i problemi dell’America Latina?<br />

“Assolutamente sì. I poveri sono i suoi preferiti.<br />

Tiene sempre conto di tutti, ma con uno sguardo<br />

speciale sui più emarginati, che vengono considerati<br />

gli scarti della società. Uno dei grandi problemi del<br />

mondo è l’estrema povertà, le tante disuguaglianze<br />

sociali. Penso che lavorerà molto perché questi temi<br />

diventino visibili e siano all’attenzione del mondo,<br />

per perseguire insieme il bene comune. E poi sì, credo<br />

che la scelta del conclave voglia dare attenzione<br />

alla realtà cattolica dell’America Latina.”<br />

Come Francesco affronterà le sfide più scomode<br />

nella Chiesa, come gli scandali pedofilia?<br />

Quale pensa sarà la sua linea?<br />

“Credo che seguirà la linea di Benedetto XVI di<br />

tolleranza zero e allo stesso tempo starà attento alle<br />

sofferenze delle vittime, con uno sguardo misericordioso<br />

sui peccati, ma con fermezza sulla giustizia.<br />

Sicuramente lavorerà molto sulla selezione dei candidati<br />

al sacerdozio, la formazione nei seminari.”<br />

In sintesi, un uomo semplice ma forte…<br />

“Sì un uomo semplice ma forte e che ama profondamente<br />

la Chiesa. Che Dio lo aiuti, noi preghiamo<br />

per lui.”<br />

l’Udito Naturale:<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 3<br />

PREGHIAMO PER UNA<br />

GRANDE FRATELLANZA<br />

PAPA FRANCESCO<br />

SI È PRESENTATO<br />

ALLA CHIESA<br />

DI ROMA<br />

E DEL MONDO<br />

CON GRANDE<br />

SEMPLICITÀ<br />

Alle 19.06 il comignolo<br />

montato sulla sommità<br />

della Cappella Sistina ha regalato<br />

alla Chiesa di Roma<br />

quello che migliaia di fedeli in<br />

piazza San Pietro, milioni nel<br />

mondo, stavano attendendo.<br />

<strong>Il</strong> fumo bianco di clorato di<br />

potassio, lattosio e colofonia<br />

ha comunicato ai fedeli che il<br />

Conclave aveva terminato il<br />

suo lavoro. Applausi, lacrime<br />

di gioia e grida a inneggiare il<br />

<strong>Papa</strong> hanno animato la piazza<br />

del Vaticano accompagnate<br />

dai commenti che, col senno di<br />

poi, sono state parole regalate<br />

al vento. Forse pochi si aspettavano<br />

di vedersi affacciare dalla<br />

loggia che domina l’ingresso<br />

della basilica Jorge Mario Bergoglio,<br />

da ieri papa Francesco.<br />

Sono trascorsi 60 interminabili<br />

minuti prima che il cardinale<br />

protodiacono Jean-Louis<br />

Pierre Tauran si affacciasse e<br />

annunciasse ai fedeli il nome<br />

del nuovo Pontefice.<br />

“Habemus <strong>Papa</strong>m” le parole<br />

che tutti attendevano, seguite<br />

dal nome del cardinale: Jorge<br />

Mario Bergoglio, che ha scelto<br />

per sé il nome di Francesco, il<br />

primo <strong>Papa</strong> a chiamarsi come<br />

il santo patrono d’Italia. <strong>Il</strong> santo<br />

al quale il Signore chiese di<br />

“andare e riparare la sua chiesa”.<br />

L’apertura delle porte è stata<br />

accolta da un fragoroso<br />

applauso. Così le parole del<br />

cardinal Tauran. Ma ancora<br />

qualche minuto di trepidante<br />

attesa per i fedeli della Chiesa<br />

di Roma per abbracciare il<br />

Santo Padre.<br />

Con umiltà e uno sguardo<br />

quasi stranito <strong>Papa</strong> Francesco<br />

si è affacciato alla loggia che<br />

domina la piazza della basilica.<br />

Lo ha fatto in veste bianca,<br />

scegliendo la semplicità che lo<br />

ha subito avvicinato al suo popolo.<br />

Le prime parole lo hanno<br />

fatto sentire ‘uno di noi’ e<br />

i primi commenti regalati dai<br />

fedeli alla rete lo hanno sottolineato.<br />

“Fratelli e sorelle…<br />

buonasera” e San Pietro si è<br />

sciolta in un boato e con lei lo<br />

stesso Pontefice che si è aperto<br />

in un sorriso capace di spazzare<br />

via la tensione.<br />

“Voi sapete che il dovere<br />

del Conclave era di dare un<br />

vescovo a Roma; sembra che i<br />

miei fratelli cardinali sono andati<br />

a prenderlo quasi alla fine<br />

del mondo… ma siamo qui”.<br />

Parole che hanno regalato al<br />

globo l’immagine di un <strong>Papa</strong><br />

diverso da come probabilmente<br />

ce lo si aspettava. Da come<br />

il silenzio e la tensione dipinta<br />

sul suo volto avevano indotto a<br />

pensare nel momento in cui si<br />

è affacciato per la prima volta<br />

sul loggiato della basilica. Un<br />

<strong>Papa</strong> che ha fatto della semplicità<br />

il suo biglietto di ingresso<br />

come pastore chiamato a guidare<br />

il gregge. Un <strong>Papa</strong> pronto<br />

a parlare il linguaggio della<br />

sua gente. Un <strong>Papa</strong> capace di<br />

generare simpatia ed empatia<br />

alla prima parola proferita:<br />

sarà stato quell’italiano zoppicante,<br />

quella quasi titubanza<br />

nell’affacciarsi alla vista dei<br />

fedeli, quello sguardo fermo e<br />

insieme dolce.<br />

Un <strong>Papa</strong> che ha ringraziato i<br />

fedeli e che non si è dimenticato<br />

del suo grande predecessore,<br />

Benedetto XVI, forte nel giorno<br />

in cui ricevette l’incarico<br />

tanto quanto nella decisione<br />

comunicata al mondo di lasciare<br />

la cattedra di Romano<br />

Pontefice. “Vi ringrazio l’accoglienza<br />

– ha detto Francesco<br />

con un italiano venato da<br />

inflessioni sudamericane – dela<br />

comunità diocesana de Roma al<br />

suo vescovo. Grazie. E prima di<br />

tutto vorrei fare una preghiera<br />

per il nostro vescovo emerito<br />

Benedetto XVI; preghiamo<br />

tutti insieme per lui perché il<br />

Signore lo benedica e la Madonna<br />

lo custodisca”.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Papa</strong> argentino si è così<br />

unito per la prima volta in preghiera<br />

con il suo popolo. Un<br />

momento straordinario per intensità<br />

e significato.<br />

“E adesso – ha poi ripreso<br />

il suo discorso – cominciamo<br />

questo cammino vescovo e<br />

“Fratelli e sorelle, buonasera...<br />

prima di tutto vorrei fare una preghiera<br />

per il nostro vescovo emerito Benedetto XVI...<br />

E adesso cominciamo questo cammino vescovo<br />

e popolo della Chiesa. Un cammino di fratellanza,<br />

amore e fiducia tra noi...<br />

E adesso vorrei dare la benedizione ma prima<br />

vi chiedo un favore. Prima che il vescovo benedica<br />

il popolo vi chiedo che voi pregate il Signore<br />

perché mi benedica...<br />

A domani... buon riposo”<br />

popolo della Chiesa di Roma<br />

che presiede nella carità tutte<br />

le Chiese. Un cammino di fratellanza,<br />

amore e fiducia tra<br />

noi. Preghiamo per noi, l’uno<br />

per l’altro, per tutto il mondo<br />

perché vi sia una grande fratellanza.<br />

Vi auguro che questo<br />

cammino di Chiesa che oggi<br />

incominciamo sia fruttuoso<br />

per la evangelizzazione di questa<br />

bella città”.<br />

E nel momento successivo<br />

papa Francesco, ormai scioltosi<br />

davanti alla sua gente,<br />

arrivata da tutto il globo, ha<br />

saputo creare quel legame<br />

fondamentale per il cammino<br />

“vescovo-popolo”. Lo ha fatto<br />

con semplicità. Lo ha fatto<br />

ripartendo laddove il suo predecessore<br />

aveva lasciato, con<br />

umiltà. Come Benedetto XVI<br />

ha salutato San Pietro per la<br />

difficoltà a proseguire nel faticoso<br />

progetto di guidare il<br />

Popolo di Dio chiedendo, e<br />

ottenendo, la comprensione<br />

e l’amore dei suoi fedeli; così<br />

papa Francesco si è rivolto ai<br />

fedeli chiedendo loro aiuto. E<br />

lo ha fatto con le parole di un<br />

sacerdote che prima di tutto<br />

è un uomo, piccolo di fronte<br />

all’impegno di guidare la chiesa<br />

di Dio. “E adesso – ha detto<br />

– vorrei dare la benedizione<br />

ma prima vi chiedo un favore.<br />

Prima che il vescovo benedica<br />

il popolo vi chiedo che voi pregate<br />

il signore perché mi benedica.<br />

La preghiera del popolo<br />

chiedendo la benedizione per<br />

il suo vescovo. Facciamo in silenzio<br />

questa preghiera di voi<br />

su di me”.<br />

Quindi il raccoglimento prima<br />

della benedizione dell’arcivescovo<br />

di Buenos Aires,<br />

divenuto <strong>Papa</strong>, sulla Chiesa di<br />

Roma e su quella del Mondo.<br />

Una benedizione che si è conclusa<br />

con un arrivederci, anche<br />

questo informale, un “A domani,<br />

buon riposo” che ha scatenato<br />

ancora una volta la folla<br />

che ha sentito il <strong>Papa</strong> ancora<br />

più vicino. Questa la magia<br />

che la Chiesa, con un suo pastore,<br />

è riuscita un’altra volta<br />

a compiere. Questo il nuovo<br />

giorno accolto con un sorriso<br />

con un amore che si è sentito,<br />

anche attraverso gli schermi.<br />

Se il compito del <strong>Papa</strong> è quello<br />

di guidare la Chiesa e i suoi fedeli<br />

nel cammino indicato dal<br />

Signore, papa Francesco ha<br />

dato un chiaro segnale “io sarò<br />

al vostro fianco, camminerò<br />

con voi”.<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

4 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013<br />

La lunga attesa: la S. Messa “pro<br />

La lunga attesa per il nuovo<br />

<strong>Papa</strong> è stata scandita da una<br />

serie di riti e di momenti densi<br />

di significati, seguiti da migliaia<br />

di fedeli in piazza San Pietro a<br />

Roma, grazie anche ai maxischermi,<br />

e da milioni di persone<br />

in tutto il mondo.<br />

LA SANTA MESSA<br />

“PRO ELIGENDO”<br />

Martedì 12 marzo. Si è conclusa<br />

dopo circa un’ora e cinquanta<br />

minuti, con il canto in<br />

latino dell’Ave Regina, la messa<br />

“pro eligendo Romano Pontifice”,<br />

atto d’inizio – di fronte a<br />

tutto il “popolo di Dio”, che ha<br />

gremito la basilica vaticana con<br />

una fila per entrare cominciata<br />

già qualche ora prima – dei<br />

riti per l’elezione del 266°<br />

successore di Pietro. Al centro<br />

della celebrazione, l’omelia del<br />

cardinale decano del Collegio<br />

cardinalizio, Angelo Sodano,<br />

che ha iniziato con un ringraziamento<br />

al <strong>Papa</strong> emerito Benedetto<br />

XVI, sottolineato dall’applauso<br />

della folla. “Allo stesso<br />

tempo – ha proseguito – oggi<br />

vogliamo implorare dal Signore<br />

che attraverso la sollecitudine<br />

pastorale dei Padri Cardinali<br />

voglia presto concedere un altro<br />

Buon Pastore alla sua Santa<br />

Chiesa. Ci sostiene in quest’ora<br />

la fede nella promessa di Cristo<br />

sul carattere indefettibile della<br />

sua Chiesa”.<br />

“Nell’unità della Chiesa esiste<br />

una diversità di doni, secondo la<br />

multiforme grazia di Cristo, ma<br />

questa diversità è in funzione<br />

dell’edificazione dell’unico<br />

corpo di Cristo”. Nel ricordarlo,<br />

sulla scorta di san Paolo, il cardinale<br />

Sodano ha spiegato che<br />

“è proprio per l’unità del suo<br />

Corpo Mistico che Cristo ha<br />

poi inviato il suo Santo Spirito<br />

e allo stesso tempo ha stabilito<br />

i suoi Apostoli, fra cui primeggia<br />

Pietro come il fondamento<br />

visibile dell’unità della Chiesa”.<br />

San Paolo, ha proseguito<br />

Sodano, “ci insegna che anche<br />

tutti noi dobbiamo collaborare<br />

a edificare l’unità della Chiesa,<br />

poiché per realizzarla è<br />

necessaria la collaborazione di<br />

ogni giuntura, secondo l’energia<br />

propria di ogni membro. Tutti<br />

noi, dunque, siamo chiamati a<br />

cooperare con il successore di<br />

Pietro, fondamento visibile di<br />

tale unità ecclesiale”.<br />

<strong>Il</strong> cardinale decano, terminando<br />

l’omelia, ha chiesto a tutti<br />

di pregare “perché il Signore ci<br />

conceda un Pontefice che svolga<br />

con cuore generoso tale nobile<br />

missione. Glielo chiediamo per<br />

intercessione di Maria Santissima,<br />

Regina degli Apostoli, e<br />

di tutti i Martiri e i Santi che<br />

nel corso dei secoli hanno reso<br />

gloriosa questa Chiesa”. L’atteggiamento<br />

fondamentale di ogni<br />

buon Pastore è dare la vita per<br />

le sue pecore, ha detto il decano:<br />

“Questo vale soprattutto per il<br />

Successore di Pietro, Pastore<br />

della Chiesa universale. Perché<br />

quanto più alto e più universale<br />

è l’ufficio pastorale, tanto più<br />

grande deve essere la carità del<br />

Pastore. Nel solco di questo servizio<br />

d’amore verso la Chiesa e<br />

verso l’umanità intera – ha fatto<br />

notare il porporato – gli ultimi<br />

Pontefici sono stati artefici di<br />

tante iniziative benefiche anche<br />

verso i popoli e la comunità<br />

internazionale, promovendo<br />

senza sosta la giustizia e la pace.<br />

Preghiamo perché il futuro <strong>Papa</strong><br />

possa continuare quest’incessante<br />

opera a livello mondiale”.<br />

L’INGRESSO<br />

IN CONCLAVE<br />

Alle ore 16.30 di martedì,<br />

secondo quanto stabilito dalla<br />

La Messa “pro eligendo”<br />

e i cardinali mentre entrano<br />

nella Cappella Sistina<br />

Congregazione generale dei<br />

Cardinali, ha avuto luogo<br />

l’ingresso in Conclave per<br />

l’elezione del nuovo Romano<br />

Pontefice, come previsto<br />

dall’Ordo Rituum Conclavis.<br />

Dalla Cappella Paolina del Palazzo<br />

apostolico, preceduti dalla<br />

Croce e seguiti dal Libro dei<br />

Vangeli, al canto delle Litanie<br />

dei Santi, i 115 cardinali elettori<br />

si sono diretti in processione<br />

alla Cappella Sistina dove, dopo<br />

il Canto del Veni Creator, hanno<br />

pronunciato il giuramento prescritto<br />

al n. 51 della Costituzione<br />

apostolica Universi Dominici<br />

Gregis, emanata da Giovanni<br />

Paolo II nel 1996. La Croce con<br />

i candelieri avanti, i cantori della<br />

Cappella Sistina che intonano<br />

canti sacri poi alcuni prelati,<br />

il segretario del Conclave, il<br />

card. Grech, al quale è affidata<br />

la meditazione: questo l’inizio<br />

della processione, cui hanno<br />

partecipato tutti i cardinali in<br />

ordine inverso alla precedenza<br />

(prima i Diaconi, poi i Presbiteri<br />

e da ultimo i Vescovi). A<br />

chiudere la processione il card.<br />

Re, il cardinale primo in ordine<br />

di precedenza, che ha presieduto<br />

l’assemblea, accompagnato<br />

dal Maestro delle Cerimonie,<br />

mons. Marini.<br />

All’arrivo in Sistina, dopo<br />

la lunga formula introduttiva<br />

in latino pronunciata insieme<br />

al card. Re, i singoli cardinali,<br />

secondo l’ordine di precedenza,<br />

hanno raggiunto il leggio collocato<br />

al centro della Cappella<br />

Sistina e su cui è stato collocato<br />

l’Evangeliario aperto e, mettendo<br />

la mano sul Vangelo, hanno<br />

pronunciato il proprio nome e<br />

la formula di adesione al giuramento.<br />

Subito dopo, tutti, a<br />

eccezione dei cardinali elettori,<br />

sono usciti dalla Sistina.<br />

È il momento dell’extra omnes,<br />

intimato dal Maestro delle<br />

cerimonie liturgiche pontificie<br />

alle ore 17.30 in punto. A quel<br />

punto padre Grech ha tenuto<br />

ai cardinali elettori la seconda<br />

delle meditazioni prevista<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 5<br />

eligendo”, il Conclave, le fumate<br />

dall’Universi Dominici Gregis: a<br />

tenere l’altra, subito prima delle<br />

Congregazioni generali, era<br />

stato il predicatore della Casa<br />

pontificia, padre Cantalamessa.<br />

Dopo la meditazione, padre<br />

Grech e mons. Marini hanno<br />

lasciato la Sistina. A seguire il<br />

primo scrutinio per l’elezione<br />

del nuovo <strong>Papa</strong>. La prima giornata<br />

di Conclave si è conclusa<br />

con i Vespri, prima del ritorno<br />

dei cardinali nella Casa Santa<br />

Marta.<br />

LA PRIMA FUMATA<br />

La prima fumata di martedì,<br />

intorno alle 19.40, è stata nera.<br />

Gli occhi di tutti – fedeli,<br />

curiosi, “addetti ai lavori” – in<br />

questi giorni sono stati puntati<br />

sul comignolo più famoso del<br />

mondo: quello della Cappella<br />

Sistina, dal quale sono uscite<br />

le “fumate”, segno tipico del<br />

Conclave in corso e poi dell’elezione<br />

del nuovo <strong>Papa</strong>. Le<br />

fumate si realizzano bruciando<br />

le schede al termine delle votazioni,<br />

non però di ogni singola<br />

votazione, bensì delle votazioni<br />

del mattino e delle votazioni del<br />

pomeriggio.<br />

Se non c’è un’elezione<br />

oppure se l’elezione avviene<br />

nella seconda votazione del<br />

mattino o del pomeriggio, gli<br />

orari normali sono intorno<br />

alle 19 e intorno alle 12, ma si<br />

tratta di un’indicazione molto<br />

sommaria. Se, invece, l’elezione<br />

avviene al primo scrutinio del<br />

mattino o nel primo scrutinio<br />

del pomeriggio, la fumata – che<br />

in questo caso è bianca – allora<br />

può verificarsi a metà della mattina<br />

o alla metà del pomeriggio.<br />

L’elezione di papa Ratzinger –<br />

in un Conclave avvenuto con lo<br />

stesso numero di elettori – era<br />

stata alla prima votazione del<br />

pomeriggio e quindi la fumata<br />

si ebbe dopo le 17.<br />

LA GIORNATA TIPO<br />

È intensa la “giornata tipo”<br />

dei cardinali riuniti in Conclave.<br />

La colazione al mattino, a<br />

Santa Marta, prevista tra le 6.30<br />

e le 7.30. Alle 7.45 il trasferimento<br />

al Palazzo Apostolico<br />

– con il pullman apposito o, a<br />

scelta, a piedi – e, dalle 8.15 alle<br />

9.15, la concelebrazione della<br />

santa Messa nella Cappella<br />

Paolina. Alle ore 9.30 entrano<br />

in Cappella Sistina, recitano<br />

l’Ora Media e fanno gli scrutini<br />

della mattina. Alle 12.30 ritornano<br />

a Santa Marta e, alle 13, il<br />

pranzo. Alle 16, di nuovo i 115<br />

cardinali elettori si trasferiscono<br />

alla Cappella Sistina: intorno<br />

alle 16.50 gli scrutini del pomeriggio<br />

e alle 19.15 i Vespri con<br />

cui i cardinali concludono nella<br />

Cappella Sistina la giornata<br />

delle votazioni. Alle ore 19.30<br />

il trasferimento a Santa Marta,<br />

alle 20 la cena.<br />

LA SECONDA FUMATA:<br />

ANCORA NERA<br />

Mercoledì 13 marzo, alle ore<br />

11.38, il comignolo della Sistina<br />

la scuola<br />

per volare nel mondo insieme per volare nel mondo<br />

ha emesso fumo nero, in anticipo<br />

rispetto alle 12, quado era<br />

atteso il termine della votazione.<br />

È la seconda fumata nera,<br />

dopo la prima di martedì sera.<br />

Senza esito, dunque, anche il<br />

terzo scrutinio dei 115 cardinali<br />

elettori. Delusa, dunque, l’attesa<br />

dei molti fedeli e turisti che si<br />

sono radunati sotto gli ombrelli,<br />

in una Roma in cui la pioggia<br />

continua a imperversare.<br />

MERCOLEDÌ:<br />

PRIMA NERA POI BIANCA<br />

Dopo quella, attesa e mancata,<br />

della mattina, neanche la<br />

fumata bianca di metà pomeriggio<br />

c’è stata. La delusione<br />

è cominciata a trasparire nei<br />

volti di alcuni fedeli che anche<br />

nel pomeriggio di mercoledì –<br />

come hanno fanno da martedì<br />

– stazionano nella piazza dove<br />

sono puntati i riflettori del mondo.<br />

Anche il quarto scrutinio<br />

del Conclave s’è dunque concluso<br />

senza esito.<br />

I 115 cardinali elettori<br />

procedono perciò con la quinta<br />

votazione, la cui conclusione<br />

è prevista intorno alle 19. E la<br />

piazza continua ad attendere,<br />

con la gente che affluisce favorita<br />

dall’orario classico del “dopo<br />

lavoro”. Intanto, attorno alle<br />

17.40, un gabbiano si è posato<br />

sul comignolo della Sistina.<br />

L’attesa delle persone in<br />

piazza e del mondo intero che<br />

guardava a Roma, è terminata<br />

alle 19.06 con la fumata bianca:<br />

da lì in poi, tutti ad aspettare<br />

l’annuncio dell’Habemus <strong>Papa</strong>m<br />

e le prime parole del nuovo<br />

Pontefice.<br />

nel mondo insieme per volare nel mondo in<br />

are nel mondo insieme per volare nel mondo insieme per volare nel mondo in<br />

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FUMATA NERA<br />

IN DIRETTA<br />

Lunedì e martedì, due giorni come tanti. Non per me. Per<br />

caso – prendendo parte a un’uscita didattica programmata<br />

da tempo – mi sono ritrovato a Roma nei giorni del Conclave.<br />

Roma è sempre impressionante per il profumo di storia<br />

e arte che si respira nell’aria: i suoi monumenti e palazzi e<br />

i dipinti conservati nelle sue chiese sono un piacere per gli<br />

occhi, ancor più se all’università sono stati oggetti di molti<br />

dei tuoi esami.<br />

Ma lunedì e martedì tutto era diverso. Le emozioni davanti<br />

a San Pietro e al Colonnato – considerato simbolo di due<br />

grandi braccia che accolgono a avvolgono i fedeli in un grande<br />

abbraccio – erano amplificate dalla forte presenza di giornalisti,<br />

troupe, telecamere e cavalletti pronti a immortalare la<br />

fumata bianca e intenti a intervistare i fedeli giunti da tutto<br />

il mondo.<br />

Impressionanti le postazioni mobili a piani costruite dal<br />

Vaticano, così come le terrazze “private” affittate alle grandi<br />

emittenti alla ricerca di immagini esclusive. 5.600 i giornalisti<br />

accreditati, oltre 300 le tv, in Vaticano per il Conclave:<br />

lo aveva annunciato nei giorni precedenti alla mia visita il<br />

portavoce della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi<br />

e l’ho toccato io con mano, salutando e sorridendo ai<br />

rappresentanti della stampa e dei mass media che ho incontrato<br />

lungo la strada. Sembrava di essere un po’ a una Giornata<br />

Mondiale della Gioventù, ma dedicata ai giornalisti.<br />

<strong>Papa</strong> Ratzinger mancherà a tutti perché nei suoi otto anni<br />

di pontificato è stato una grande guida e un grande vescovo<br />

di Roma. Ma anche in me cresce forte l’attesa di conoscere<br />

chi sarà il prossimo successore di Pietro: con un po’ di ansia,<br />

non so perché, martedì alle 20 ho atteso “la fumata”, che tutti<br />

nella capitale attendevano nera. Lunedì ho sentito dire a<br />

due sacerdoti che non sarebbe stata la riunione del Conclave<br />

più breve della storia, come invece qualcuno ha ipotizzato sin<br />

dall’inizio. Dopo il pontificato di Ratzinger, lo sguardo dei<br />

fedeli è ora rivolto al futuro. Anche il mio. Non mi importa<br />

la nazionalità del nuovo <strong>Papa</strong> (martedì un intervistato dalla<br />

tv spagnola ha dato per certo un americano) e neppure se sarà<br />

bianco o meno.<br />

Ho visto la “fumata bianca” da casa, ma certamente ho<br />

sentito l’elezione più vicina che mai avendo vissuto Roma i<br />

primi due giorni del Conclave.<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

6 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013<br />

I COMMENTI<br />

Habemus <strong>Papa</strong>m!<br />

Francesco: ecco il nome del nuovo <strong>Papa</strong> che oggi<br />

lo Spirito Santo di Dio ha donato alla sua Chiesa!<br />

Lo abbiamo tanto atteso, invocato nella preghiera,<br />

e ora che il Pontefice ha un volto e un nome preciso,<br />

tutto il mondo vuole conoscerlo più da vicino<br />

e noi già sentiamo di volergli bene!<br />

In questi giorni di attesa abbiamo tutti avvertito<br />

un vivo bisogno di paternità e il <strong>Papa</strong> proprio a<br />

questo serve: per garantire una vicinanza paterna<br />

che confermi gli uomini e li incoraggi nella via della<br />

vera vita, siano essi credenti, siano persone lontane<br />

dalla fede. Sorprendente è stata l’attenzione che i<br />

media di tutto il mondo hanno rivolto a quanto si<br />

stava preparando in Vaticano: segno che, comunque,<br />

la Chiesa cattolica richiama ancora l’attenzione<br />

del mondo, su di essa fa ancora conto, nonostante<br />

spesso l’opinione pubblica sembri farne volentieri<br />

a meno!<br />

E per quanto i pronostici circa i candidati al ministero<br />

petrino possano essere stati differenti, una<br />

realtà è emersa con evidenza: l’uomo, di qualunque<br />

provenienza geografica o spirituale, è richiamato<br />

inevitabilmente attorno a un centro, in cui possa<br />

confidare o da cui sappia di poter trovare benevolenza<br />

o indicazioni di vita, magari anche per confutarle,<br />

ma – molto di più – per poter attingervi una<br />

nuova speranza.<br />

Le inattese dimissioni di <strong>Papa</strong> Benedetto XVI<br />

hanno dato a questo conclave un tocco di straordinarietà,<br />

così che l’interesse per la Chiesa si è accentuato<br />

notevolmente: la presenza di tanti inviati<br />

speciali da tutto il mondo (si parla di 5600 giornalisti<br />

accreditati!) è indice della fame di verità presente<br />

nel cuore degli uomini, che desiderano vedere attestata<br />

dalla Chiesa in questo nostro tempo tanto travagliato,<br />

anche attraverso impulsi inediti che <strong>Papa</strong><br />

Francesco saprà suscitare.<br />

La rapida scelta del nuovo <strong>Papa</strong> (solo cinque votazioni!)<br />

è indice di un comune sentire tra i cardinali<br />

elettori, di una convergenza totale, frutto di una<br />

piena docilità allo Spirito Santo, e di quell’impegno<br />

responsabile che assicuri alla Chiesa di questo nostro<br />

tempo di svolgere un servizio d’amore a vantaggio<br />

dell’umanità.<br />

<strong>Papa</strong> Francesco si è presentato alla grande folla<br />

che riempiva, commossa e festosa, piazza San Pietro<br />

con una semplicità disarmante. Ha ricordato<br />

con affetto il suo predecessore Benedetto e ha invitato<br />

tutti alla preghiera, chiedendo, in un momento<br />

di improvviso e toccante silenzio, che si pregasse<br />

per lui e per il suo ministero di vescovo di Roma, la<br />

Chiesa che presiede nella carità tutte le altre Chiese.<br />

In questi giorni molti hanno descritto un possibile<br />

identikit del nuovo <strong>Papa</strong>, non solo hanno cercato<br />

di individuarne la provenienza geografica, ma anche<br />

hanno segnalato le virtù che avrebbero voluto<br />

riscontrare in lui. Si è scritto<br />

che “il nuovo <strong>Papa</strong> dovrà essere<br />

evangelico e missionario”:<br />

prerogativa che certamente<br />

non differenzia qualcuno in<br />

particolare, ma che accomuna<br />

tutti i pastori, chiamati a pascere<br />

il gregge di Cristo!<br />

A <strong>Papa</strong> Francesco auguro<br />

che possa essere testimone,<br />

maestro e custode della fede<br />

in Gesù Cristo: è questa infatti<br />

la specifica funzione petrina.<br />

Toccherà poi alle singole<br />

Chiese locali, diffuse su tutta<br />

la terra, impegnarsi ad aiutare<br />

i battezzati e quanti sono<br />

in ricerca di Dio a tradurre il<br />

suo insegnamento incarnando<br />

la fede in Cristo Signore dentro le vicissitudini del<br />

tempo presente, perché l’umanità, spesso lacerata e<br />

divisa, possa vivere un vero stile di famiglia, nella<br />

pace e nella concordia.<br />

Vorrei, infine, riprendere una verità già sottolineata<br />

nell’omelia per la recente festa degli anniversari<br />

sacerdotali. È auspicabile che, almeno da parte dei<br />

cristiani, ci si liberi da quel senso di stanchezza, di<br />

sfiducia e di smarrimento che spesso emerge quando<br />

si parla della Chiesa, come se essa non fosse più<br />

in grado di affrontare le presenti sfide. Nonostante<br />

le sue intrinseche debolezze, dovute alla fragilità dei<br />

suoi membri e le persecuzioni (anche mediatiche!) a<br />

cui è sottoposta, la Chiesa è viva, tenuta saldamente<br />

nelle mani del Cristo risorto, sostenuta da migliaia<br />

di cristiani/martiri del nostro tempo, mentre proclama<br />

il Vangelo della misericordia come il Vangelo<br />

più adatto a un mondo spesso miserabile.<br />

Che la Chiesa è viva lo testimoniano le folle<br />

di fedeli, accorse a più riprese in questi giorni in<br />

piazza San Pietro. La loro presenza è indice non<br />

di curiosità, né smania di protagonismo, ma di un<br />

vero interesse per la Chiesa, da questa sera arricchita<br />

dalla testimonianza che <strong>Papa</strong> Francesco saprà<br />

offrire attraverso l’immagine di una Chiesa povera,<br />

umile e serva dell’umanità, ricca solo della potenza<br />

del Risorto.<br />

Auguro, infine, al nuovo Pontefice di adoperarsi<br />

con tutte le forze perché la Chiesa tutta grondi di misericordia:<br />

sarà così la buona notizia per il mondo.<br />

+ Oscar Cantoni, vescovo di Crema<br />

Commozione e gratitudine<br />

Di fronte a questa sorprendente e sospirata notizia, reagisco<br />

con tre sentimenti. <strong>Il</strong> primo è quello della commozione, il<br />

secondo è quello della gratitudine e il terzo è un augurio.<br />

Finalmente è arrivata la sospirata notizia, avevamo il cuore<br />

in fibrillazione, eravamo disposti ad accogliere il nuovo papa<br />

qualunque fosse il suo nome, la sua identità. Abbiamo vissuto<br />

alcuni giorni al cardiopalma. Ora finalmente possiamo respirare<br />

a pieni polmoni: “Habemus papam…” e che papa!<br />

Secondo sentimento è la gratitudine. Sento il dovere di dire<br />

grazie allo Spirito Santo che ha assistito ai lavori e i padri del<br />

conclave. Nel nuovo <strong>Papa</strong> ci è stato donato un servitore del<br />

Vangelo, il servo dei servi di Dio, la guida del popolo di Dio<br />

in cammino. Colui, che come Pietro ci conferma nella fede in<br />

Cristo Signore.<br />

Certo, ringraziamo Dio per averci dato Benedetto XVI, ma<br />

ora le nostre più vive attese sono rivolte al nuovo <strong>Papa</strong>, anzi al<br />

vescovo di Roma, il vescovo Francesco.<br />

Terzo sentimento è l’augurio: non può mancare un augurio<br />

all’eletto perché sappia mettersi in continuità con i suoi predecessori,<br />

ma anche farsi coraggioso assertore delle necessarie<br />

novità; un papa che abbia il coraggio di tenere viva la memoria<br />

dell’insegnamento del Concilio Vaticano II, un papa che abbia<br />

il coraggio di realizzare alcune riforme che il<br />

Concilio ha auspicato e che finora non sono<br />

state realizzate, un papa che abbia il coraggio<br />

di dedicarsi totalmente alla predicazione del<br />

Vangelo, lasciando cadere tanti orpelli e tutto<br />

ciò che appesantisce il cammino della Chiesa<br />

di Cristo nella storia, un papa che dia l’esempio<br />

a tutti i vescovi che quello che conta non<br />

è l’affermazione personale, o la ricerca della<br />

visibilità, o la sola difesa di presunti diritti,<br />

ma la fedeltà al Vangelo, la gioia del credere<br />

e la totale sottomissione alla volontà di Dio.<br />

Mi permetto di aggiungere una nota personale.<br />

Devo dire che, avendo saputo da<br />

quanto ho potuto leggere che Giorgio Mario<br />

Bergoglio aveva già ottenuto dei voti nel<br />

precedente conclave, io l’avevo fatto il mio<br />

candidato personale e l’ho confidato a molte<br />

persone. Questa sera da molti amici ho ricevuto<br />

dei messaggi e delle telefonate che mi hanno fatto un<br />

grande piacere perché in qualche modo mi hanno riconosciuto,<br />

in questa occasione, un “profeta”.<br />

Vorrei anche mettere in evidenza lo stile del nuovo papa, di<br />

papa Francesco che si è chiamato solo vescovo di Roma e non<br />

è mai uscita dalla sua bocca la parola papa; secondo: ha voluto<br />

essere benedetto dal suo popolo prima di benedirlo; e terzo: ha<br />

scelto il nome di Francesco che è l’icona della povertà ed è risaputo<br />

che il papa Francesco a Buenos Aires ha aperto il palazzo<br />

vescovile ai poveri e si è fatto loro vicino: avremo un papa libero<br />

perché povero.<br />

mons. Carlo Ghidelli<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 7<br />

Pace e bene<br />

Francesco d’Assisi piace a tutti e piace<br />

molto. Scrittori, poeti, pittori e registi<br />

cinematografici hanno proposto il “loro”<br />

Francesco. A otto secoli di distanza, Francesco,<br />

il più vivo e attuale fra i santi, è<br />

ancora presente non solo ad Assisi ma in<br />

tutta la Chiesa.<br />

Dopo l’annuncio dell’elezione di papa<br />

Francesco ho ricevuto molti messaggi sul<br />

mio cellulare e fra questi mi piace ricordare<br />

i primi quattro: “Pace e bene”; “<strong>Papa</strong><br />

Francesco un papa che mette in primo piano<br />

la preghiera”; “Sono felice che abbiamo<br />

un buon <strong>Papa</strong>. Francesco d’Assisi lo<br />

custodisca”; “Viva papa Francesco. Siamo<br />

felici. Vai a restaurare<br />

la mia Chiesa”.<br />

Di seguaci di San<br />

Francesco non ce ne<br />

sono solo nel primo<br />

o secondo ordine,<br />

cioè tra i frati e le<br />

suore, perché lo stesso<br />

Francesco scrisse<br />

una regola per i laici<br />

che volessero vivere<br />

il Vangelo e che sono<br />

tutt’oggi presenti<br />

nella Chiesa: i Terziari<br />

Francescani.<br />

Quasi nessuno<br />

lo ricorda, eppure<br />

mons. Tonino Bello<br />

volle che fosse scritto sulla sua tomba ad<br />

Alessano: Terziario Francescano. Anche<br />

lui è dunque un santo figlio di Francesco<br />

d’Assisi e così volle essere ricordato.<br />

Per me che sono frate Cappuccino ogni<br />

volta che pronuncerò il nome del <strong>Papa</strong>,<br />

non potrò non ricordare quel grande<br />

uomo: “Alter Cristus”, oppure come lo definirono<br />

i biografi “…non tanto un uomo<br />

che pregava, ma un uomo fatto preghiera”.<br />

Uniamoci in una preghiera corale affinché<br />

papa Francesco sappia vivere lo<br />

spirito del poverello d’Assisi: annunciare<br />

il Vangelo, e cioè che esiste un Dio morto<br />

sulla croce e risorto che ci ha dato la vita<br />

e celebrare i Sacramenti, momenti privilegiati<br />

dell’incontro con il Signore risorto e<br />

presente nella sua Chiesa in semplicità e<br />

gioia.<br />

Fra’ Giuseppe<br />

Due nomi<br />

D<br />

opo l’elezione del nuovo papa, mi restano stampati<br />

in testa due nomi e un’ironica riflessione. I due nomi<br />

sono: Giorgio e Francesco. <strong>Il</strong> primo è quello di Battesimo<br />

del card. Bergoglio, il secondo quello del<br />

successore di Pietro.<br />

Giorgio è anche il mio nome. Non nego di<br />

aver provato una certa emozione sentendolo<br />

proclamare dalla loggia di San Pietro. Si collega<br />

con quanto Benedetto XVI disse il giorno<br />

della sua elezione. Vi ricordate? Si definì<br />

“un semplice e umile lavoratore nella vigna<br />

del Signore.” Bene: il nome “Giorgio” significa<br />

proprio “agricoltore”, “vignaiolo”,<br />

come Gesù disse nel Vangelo: “<strong>Il</strong> Padre<br />

mio è l’agricoltore”. Un nome di battesimo<br />

che s’adatta perfettamente al nuovo Vescovo<br />

di Roma.<br />

Francesco è il secondo nome che mi ha<br />

colpito, dopo un primo disorientamento.<br />

Quello che ha scelto per sè il 266° successore<br />

di Pietro. Per la prima volta un <strong>Papa</strong> sceglie<br />

il nome del poverello d’Assisi. Una bomba<br />

spirituale. Certamente un grande segnale che già abbiamo<br />

colto dalle sue prime parole, dall’umiltà con cui s’è<br />

presentato e dalle preghiere che ha recitato dalla loggia...<br />

come mai è successo all’elezione di un <strong>Papa</strong>.<br />

Parlando di Francesco non può non venire in mente la<br />

frase che il Crocifisso gli disse, all’inizio della sua eccezionale<br />

testimonianza: “Va’ e ripara la mia Chiesa che,<br />

come vedi, è tutta in rovina!” “All’udire quella voce –<br />

scrive la vita – Francesco rimane stupito e tutto tremante,<br />

perché nella chiesa è solo e, percependo nel cuore la forza<br />

del linguaggio divino, si sente rapito fuori dei sensi. Tornato<br />

finalmente in sé, si accinge ad obbedire, si concentra<br />

tutto nella missione di riparare la chiesa di mura, benché<br />

la parola divina si riferisse principalmente a quella Chiesa,<br />

che Cristo acquistò col suo sangue (At 20,28), come<br />

lo Spirito Santo gli avrebbe fatto capire e come egli stesso<br />

rivelò in seguito ai frati.” Anche oggi la Chiesa (e il mondo)<br />

ha grande bisogno di restauro. E pare proprio che il<br />

nuovo Francesco sia rimasto anch’egli un po’ stupito e<br />

tremante... ma siamo certi che si darà da fare!<br />

Ho detto che mi si è stampata in testa anche un’ironica<br />

riflessione: il fallimento di tutte le chiacchiere dei giornali<br />

e dei media. Smentite tutte le previsioni, le illazioni,<br />

le anticipazioni... persino le “soffiate” sui voti presi dal<br />

card. Scola nel primo giorno di conclave. Lunghi elenchi<br />

di cardinali papabili nei quali non appariva neanche<br />

per striscio Bergoglio. Quasi da ridere. E si rivela vero il<br />

proverbio: chi entra in conclave papa, vi esce cardinale. E<br />

tutte le discussioni dettate da nessun senso spirituale, ma<br />

da tanta politica con tante banalità.<br />

Giorgio Zucchelli<br />

Nuova freschezza<br />

Sono le ore 17.45, come ogni mercoledì pomeriggio mi trovo nel<br />

mio ufficio nella sede della Cei e alcuni sacerdoti mi invitano ad<br />

andare in piazza San Pietro. Anche se è ancora presto, la decisione<br />

si è rivelata saggia: la piazza era già assalita da centinaia di persone,<br />

segno di un’attesa molto sentita. Trovata una postazione “buona”,<br />

il mio pensiero va al pomeriggio di martedì quando ho visto sfilare<br />

e poi giurare i 115 cardinali elettori: quanti volti, di ogni continente,<br />

di diverse culture! E la domanda: chi sarà il futuro <strong>Papa</strong>?<br />

Dopo poco più di un’ora di attesa, ecco la fumata: bianca! Le<br />

campane della basilica suonano a festa, la gente ormai ha riempito<br />

completamente la piazza e il clima, nonostante la leggera pioggia, si<br />

fa sempre più caldo e gioioso. Canti, urla di gioia, applausi.<br />

Finalmente si apre la porta del balcone della Basilica e appare il<br />

cardinale protodiacono per l’annuncio: “Habemus <strong>Papa</strong>m”, l’applauso<br />

e la gioia della folla presente è incontenibile, prima ancora di<br />

conoscere il nome. E finalmente il nome Georgium Marium card.<br />

Bergoglio e poi il nome con il quale lo chiameremo: Francesco.<br />

Davvero inattesa questa scelta, la fantasia di Dio è sempre capace<br />

di sorprendere, lo Spirito Santo è un vento leggero, ma irresistibile.<br />

È un uomo di cultura teologica e scientifica, di grande esperienza<br />

pastorale e missionaria, che ha dimostrato di amare la Chiesa e di<br />

non risparmiarsi nella dedizione per l’annuncio del Vangelo.<br />

Su di lui ora si concentrano lo sguardo, le speranze, le attese di<br />

miliardi di persone, non solo credenti, ma anche di molti uomini e<br />

donne di buona volontà che guardano alla<br />

Chiesa e al suo insegnamento come punto<br />

di riferimento alto per valori che la nostra<br />

società sembra aver smarrito. <strong>Il</strong> fatto che la<br />

scelta si è concentrata su un non europeo<br />

è significativo. È un’apertura di speranza,<br />

un vento di freschezza che da Chiese più<br />

giovani giunge nel cuore di questa Europa<br />

stanca e disorientata .<br />

Ma ora appare il <strong>Papa</strong>, accolto da un<br />

grande applauso come segno di affetto e<br />

riconoscimento del suo ruolo di pastore<br />

della Chiesa universale. Simpatiche anche<br />

le sue prime parole alla folla: “Buona sera”.<br />

Significativi i primi segni posti: in primo<br />

luogo la preghiera per il predecessore, la<br />

sottolineatura del suo legame primo con la<br />

Chiesa di Roma di cui sarà il nuovo Vescovo, la richiesta della preghiera<br />

per lui e il suo ministero. Qui la piazza è stata pervasa da un<br />

silenzio impressionante. Ora la prima benedizione che accolgo con<br />

trepidazione, ricordando tutte le persone che mi sono care.<br />

Sento i primi positivi commenti: ha fatto davvero una buona impressione<br />

tra la gente, tra i religiosi e i sacerdoti presenti in piazza<br />

San Pietro. <strong>Il</strong> nome di Francesco è impegnativo: è il Francesco missionario,<br />

annunciatore del Vangelo, ma soprattutto è il Francesco<br />

riformatore della Chiesa. Piano piano la piazza, cuore della città di<br />

Roma e del mondo, si svuota. Tutti torniamo alle nostre case, con<br />

un pensiero nel cuore: grazie Signore!<br />

mons. Angelo Lameri<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

8 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013<br />

Secondo il cuore di Cristo<br />

Così, dopo due soli giorni di conclave, il Sacro Collegio<br />

ha eletto <strong>Papa</strong> Francesco, al secolo Jorge Mario<br />

Bergoglio. Gesuita,76 anni, argentino di<br />

origini piemontesi, con la fama d’essere<br />

uomo di profonda spiritualità. Già nell’ultimo<br />

conclave del 2005 era stato inserito<br />

tra i papabili di area progressista; stavolta<br />

oggettivamente appare come una sorpresa<br />

inaspettata, sottolineata anche dal silenzio<br />

improvviso che è calato su Piazza S. Pietro,<br />

un attimo prima festante, colpita da<br />

un nome che certo nessuno si aspettava.<br />

Possiamo immaginare fin d’ora il fiume<br />

di retorica che si spenderà a proposito<br />

della scelta del nome, Francesco come il<br />

Santo d’Assisi, e sulle sue prime parole<br />

improntate alla più assoluta semplicità.<br />

Colpisce il suo continuo riferirsi al ruolo<br />

di Vescovo di Roma, senza mai usare il<br />

termine <strong>Papa</strong>. Ovviamente ora tutti o quasi<br />

saranno d’accordo, dopo che per oltre<br />

un mese si è sproloquiato della crisi del <strong>Papa</strong>to, nell’affermare<br />

che questo, per i motivi più diversi, sarà il Pontefice<br />

adatto per i tempi difficili che ci aspettano.<br />

Certo Nostro Signore non gli chiederà di risolvere tutti<br />

i problemi della Chiesa e del mondo, ma semplicemente<br />

di volergli bene di un amore straordinario: “Mi ami tu<br />

più di costoro” ? (Gv. 21,15) La mia personale speranza<br />

è che sia un Pontefice che si renda conto dello stato di<br />

confusione e smarrimento che affligge in questi anni il<br />

popolo di Dio. Che abbia la coscienza zelante di come la<br />

sorte di tante anime dipenda anche dalle sue scelte. Spero<br />

in un <strong>Papa</strong> che non si faccia ammaliare dalle sirene<br />

del politicamente corretto: il “bisogno di una maggior<br />

apertura al mondo”, di “una svolta”, di “una Chiesa più<br />

vicina alla gente”. Pensare, infatti, che le grandi decisioni<br />

a cui la Chiesa è chiamata debbano adeguarsi al sentire<br />

diffuso, attinto alle fonti inquinate del mondo moderno,<br />

è pensare l’opposto di ciò che è necessario agli uomini.<br />

I cristiani, e tutti gli uomini di buona volontà hanno bisogno<br />

infatti di guida e di ammaestramento, specie dalla<br />

figura carismatica del Sommo Pontefice. Per questo c’è<br />

bisogno di un <strong>Papa</strong> che parli chiaro, come insegna il Vangelo:<br />

“Sì, sì, no, no. Siamo stanchi di abusi liturgici, dottrinali<br />

e disciplinari. La crisi del cattolicesimo è iniziata<br />

con la rincorsa al secolarismo. Dopo il Concilio Vaticano<br />

II, la Chiesa ha nutrito aspettative che non sarebbe mai<br />

stata in grado di realizzare se vuole rimanere fedele al<br />

suo Fondatore. Adesso è il momento della Verità; quando<br />

l’autorità è debole la Chiesa cade in disgrazia. Ma in fondo<br />

che diritto ho di parlare della Chiesa che vorrei: Essa<br />

mi precede e mi seguirà. In tutta umiltà spero solo in un<br />

<strong>Papa</strong> che come il suo antico predecessore sappia “obbedire<br />

prima a Dio che agli uomini”. Viva il <strong>Papa</strong>!<br />

Palmiro Clerici<br />

I COMMENTI<br />

I COMMENTI<br />

Una scossa<br />

Sì, sì, la fumata è bianca! Entusiasmo sulla piazza S.<br />

Pietro a Roma. Le campane suonano a festa. Ancora<br />

non si conosce il nome ma il mio telefonino è invaso<br />

da amici e conoscenti che mi invitano ad accendere la<br />

televisione. Sono da poco rientrato e il comignolo che<br />

abbiamo visto in questi giorni comincia ad emettere un<br />

fumo dal colore inequivocabile. Sì, è stato eletto il papa!<br />

Tante immagini scorrono ma il pensiero si ferma su<br />

un immagine certa. I cardinali hanno saputo dare un<br />

forte segnale di unità della Chiesa ciò non era scontato<br />

sia per la contingenza storica che la Chiesa vive e poi<br />

ancora non è scontato che tutti i cardinali si conoscano<br />

con culture, mentalità, visioni dei problemi tanto diverse<br />

quindi tutto si poteva protrarre nel tempo. Non è stato<br />

così e ciò è motivo di consolazione. Un forte segnale<br />

di unità che per i cristiani non è frutto solo di buona<br />

volontà umana ma di Mistero che i cristiani sanno che<br />

agisce nonostante la miseria umana. La copertura mediatica<br />

è pressoché totale, io colgo attenzione ed entusiasmo<br />

su quella piazza. Una riflessione si aggiunge in<br />

questo momento di attesa: tante persone che so agnostiche,<br />

cristiani delusi indifferenti, in attesa del conclave<br />

commentavano in questi giorni un po’ smarriti l’assenza<br />

del papa. Ho in realtà capito che ognuno di noi cerca<br />

motivi di speranza, la speranza nonostante tutto. Habemus<br />

papam: il Cardinal Jorge Mario Bergoglio!!! <strong>Papa</strong><br />

Francesco. Sono un po’ scosso, una vera sorpresa, argentino,<br />

gesuita, latinoamericano. Una vera sorpresa,<br />

ripeto. Ascolto il discorso e sento parlare di “cominciamo<br />

un cammino di fratellanza” ed ancora rimango<br />

stupito che prima della benedizione urbi<br />

et orbi chieda che il Popolo preghi e lo benedica.<br />

Lo ammetto sono un po’ frastornato<br />

e serviranno alcuni giorni per meditare<br />

tutto ciò che è successo in poco tempo.<br />

La scelta del nome Francesco è inequivocabile:<br />

ritorno alla semplicità, un’attenzione<br />

alla carità non più fatta di parole o di<br />

gesti scontati. L’esperienza semplice ma<br />

molto forte di testimonianza della Chiesa<br />

latinoamericana ci servirà. Penso ai nostri<br />

Missionari cremaschi che hanno vissuto e<br />

dato testimonianza in America Latina che<br />

saranno orgogliosi di vivere quei luoghi:<br />

la loro testimonianza è valorizzata perché<br />

se i Cardinali hanno scelto di valorizzare<br />

soprattutto questa esperienza pastorale un<br />

significato dovrà pur essere compreso.<br />

Ecco la semplicità, il nome Francesco con tutto il rimando<br />

al santo di Assisi. Una vera scossa che infonde<br />

fiducia a tutta la Chiesa. Si volta pagina; il Padre eterno<br />

è proprio vero non abbandona la sua Chiesa.<br />

Emilio Guerini<br />

Diocesi di Crema<br />

Ufficio Pellegrinaggi<br />

“Andiamo a salutare<br />

papa Francesco”<br />

PELLEGRINAGGIO<br />

DIOCESANO<br />

ROMA2-3-4-5<br />

settembre<br />

Programma di massima<br />

LUNEDÌ 2 SETTEMBRE<br />

- Ore 5.00: partenza dal San Luigi (via Bottesini 4 Crema).<br />

- Arrivo a Roma per il pranzo, sistemazione in albergo (DOMUS<br />

PASTOR Via Aurelia, 208; a 10 minuti a piedi da piazza San Pietro).<br />

- Ore 15.00: apertura del pellegrinaggio nella basilica di San Giovanni<br />

in Laterano (cattedrale di Roma), con Santa Messa presieduta<br />

dal vescovo Oscar. Visita alla Basilica e al Laterano; chiostro<br />

e Scala Santa.<br />

- Ore 20.00: cena in albergo e serata libera.<br />

MARTEDÌ 3 SETTEMBRE<br />

- Oore 8.40: Messa alla Basilica di Santa Maria Maggiore.<br />

Visita della Basilica, Santa Prassede, San Pietro in Vincoli (Mosè<br />

di Michelangelo), Colosseo e fori imperiali.<br />

- Pranzo in albergo.<br />

- Pomeriggio: itinerario nella Roma barocca (Fontana di Trevi, piazza<br />

Navona, piazza di Spagna, palazzi governativi, ecc.).<br />

- Ore 20.00: cena in albergo.<br />

- In serata, itinerario “Roma by night” in pullman.<br />

MERCOLEDÌ 4 SETTEMBRE<br />

- In mattinata: partecipazione all’udienza del <strong>Papa</strong> in piazza San<br />

Pietro.<br />

- Pranzo in albergo.<br />

- Visita ai Musei Vaticani e alla cappella Sistina (chiusura ore 17.30)<br />

- Ore 19.00: Santa Messa in Santo Spirito in Sassia (presso la piazza<br />

San Pietro).<br />

- Ore 20.00: cena in albergo e serata libera.<br />

GIOVEDÌ 5 SETTEMBRE<br />

- Ore 7.15: Santa Messa in San Pietro.<br />

- Ore 8.00: colazione in albergo.<br />

- Visita ai giardini vaticani.<br />

- Pranzo in albergo.<br />

- Partenza per la visita a San Paolo fuori le Mura e conclusione del<br />

pellegrinaggio con il Vespro e la riflessione del Vescovo Oscar.<br />

- Ore 17.30 partenza per Crema.<br />

- Arrivo previsto: ore 1.<br />

Le Messe e le liturgie comunitarie sono sempre presiedute dal<br />

vescovo che svilupperà ogni giorno, nella meditazione, un tema<br />

sulla fede.<br />

Camera singola € 465<br />

doppia € 380, tripla € 350.<br />

<strong>Il</strong> costo è inteso a persona<br />

e comprensivo di trasporto,<br />

alloggio, pasti, eventuali ingressi<br />

Prenotazioni presso le singole parrocchie<br />

o presso la segreteria del Centro S. Luigi<br />

entro Pasqua versando<br />

l’acconto di euro 100.<br />

Per informazioni don Elio Costi<br />

0373.66250 - 331.4487096<br />

oppure dal lunedì al venerdì<br />

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(S. Luigi) tel. 0373.250291<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 9


Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

10 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013<br />

<strong>Il</strong> conclave nella<br />

Panoramica della Cappella Sistina; nella pagina accanto, particolare del Giudizio Universale<br />

Quello che si è concluso ieri e ha eletto<br />

papa Francesco è stato il 75° Conclave<br />

della storia della Chiesa. Nei primi anni del<br />

cristianesimo l’elezione del pontefice avveniva<br />

nell’assemblea dei cristiani di Roma. Ci fu anche<br />

il caso di papa Fabiano che nel 236 venne eletto<br />

poiché durante l’assemblea, una colomba si<br />

posò sul suo capo, fatto che venne interpretato<br />

come segno della volontà divina. Dal 336, su<br />

decisione di papa Marco, l’elezione fu riservata<br />

ai soli sacerdoti romani (i cardinali ancora oggi<br />

sono titolari di una chiesa di Roma, come fossero,<br />

appunto, parroci della città).<br />

Durante i secoli spesso ci fu anche l’ingerenza<br />

di re e imperatori che imponevano alcuni<br />

candidati o il veto su altri. Ottone I nel 964 si fece<br />

attribuire da Leone VIII il diritto di nominare il<br />

papa.<br />

Nel 1059 papa Niccolò II decise di affidare l’elezione<br />

ai soli cardinali vescovi e, nel 1179, papa<br />

Alessandro III stabilì che dovesse decidere l’intero<br />

collegio cardinalizio e fissò la maggioranza<br />

dei due terzi dei voti per una valida elezione. Era<br />

comunque sempre possibile l’elezione anche di<br />

semplici maschi battezzati, regola che è rimasta<br />

tuttora. Laico eletto papa fu Giovanni De’ Medici<br />

nel 1513. Per incoronarlo si dovettero attendere<br />

dieci giorni, il tempo necessario per ordinarlo<br />

sacerdote e vescovo.<br />

Nel 1198 i cardinali si riunirono per la prima<br />

volta in clausura, ma la decisione dell’isolamento<br />

della riunione cardinalizia verrà stabilita solo nel<br />

1274 dal II Concilio di Lione.<br />

IL CASO DI VITERBO<br />

Accadeva anche che i cardinali impiegassero<br />

troppo tempo a raggiungere la maggioranza per<br />

eleggere il papa e a mettersi d’accordo sul suo<br />

nome. <strong>Il</strong> colmo fu raggiunto nel 1270 in occasione<br />

del Conclave di Viterbo quando, durando<br />

ormai la sede vacante da ben 33 mesi, gli abitanti<br />

della città laziale chiusero a chiave gli elettori<br />

nella sala grande del palazzo papale e scoperchiarono<br />

il tetto per indurli a decidere in fretta.<br />

<strong>Il</strong> papa eletto in quell’occasione, Gregorio X,<br />

memore di questa vicenda, nel secondo Concilio<br />

di Lione del 1274, istituì il Conclave vero<br />

e proprio per impedire i ritardi, i tentativi di<br />

influenza esterna e le corruzioni che in diversi<br />

casi si erano verificati; per garantire quindi la<br />

libertà dei cardinali elettori e anche un tempo<br />

ridotto per l’elezione del <strong>Papa</strong>. Venne stabilito<br />

L’ELEZIONE DEL PAPA<br />

CIOÈ IN UN LUOGO<br />

che i cardinali si riunissero in un luogo chiuso a<br />

chiave all’interno e all’esterno, con una specie di<br />

ruota per far passare il cibo, e per indurli a non<br />

indugiare troppo, si stabilì che la quantità di cibo<br />

destinata all’alimentazione dei porporati fosse<br />

progressivamente ridotta con il passare dei giorni<br />

fino ad arrivare a… pane e acqua!<br />

IL PRIMO CONCLAVE MODERNO<br />

<strong>Il</strong> primo Conclave come noi lo conosciamo<br />

oggi è stato celebrato ad Arezzo, allora una<br />

cittadina di 20.000 abitanti, nel 1276. Al ritorno<br />

da Lione, Gregorio X, 65enne e malato, decise<br />

di fermarsi ad Arezzo con il suo seguito. Mancavano<br />

pochi giorni al Natale 1275. Morì il 10<br />

gennaio dell’anno successivo. E subito dopo iniziò<br />

il primo Conclave moderno. Arezzo divenne<br />

così la sede di una vicenda storica e politica di<br />

enorme portata.<br />

Le regole, alcune delle quali oggi ancora seguite,<br />

erano ferree: i cardinali dovevano riunirsi,<br />

ciascuno con un solo accompagnatore, dieci<br />

giorni dopo la morte del papa nello stesso palazzo<br />

dove è avvenuto il decesso. Tutti dovevano<br />

abitare in una sala comune, senza alcun contatto<br />

con l’esterno. Chi avesse inviato scritti sarebbe<br />

stato scomunicato (oggi c’è divieto di conversare<br />

e avere comunicazioni via radio e telefono). C’erano<br />

poi norme sull’alimentazione: le prelibatezze<br />

aretine, passati tre giorni senza aver preso una<br />

decisione, sarebbero state escluse dalla dieta che<br />

a quel punto avrebbe previsto una sola pietanza<br />

per pasto, mentre dopo cinque giorni solo acqua,<br />

pane e vino. Quel Conclave durò un solo giorno,<br />

al termine del quale fu eletto il domenicano<br />

Pietro da Tarantasia, ovvero Innocenzo V.<br />

Nel 1621, viene introdotto da Gregorio XV<br />

l’obbligo del voto segreto e scritto.<br />

IL NOVECENTO<br />

<strong>Il</strong> primo Conclave del XX secolo è stato quello<br />

del 1903 con l’elezione di Pio X, che introdusse<br />

una novità: l’obbligo di conservare in archivio<br />

la documentazione, a disposizione soltanto del<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 11<br />

storia della Chiesa<br />

AVVIENE “CUM CLAVE”,<br />

“CHIUSO A CHIAVE”<br />

Santo Padre, sul Conclave e sui vari scrutini.<br />

Nel Conclave del 1903, avvenne l’ultimo<br />

tentativo di ingerenza laica nell’elezione del<br />

papa. L’imperatore d’Austria pronunciò il suo<br />

veto contro il cardinale Mariano Rampolla del<br />

Tindaro. <strong>Il</strong> collegio cardinalizio respinse il veto,<br />

ma elesse comunque un diverso candidato, il patriarca<br />

di Venezia Giuseppe Sarto, che divenne<br />

Pio X. <strong>Il</strong> neo eletto, nel 1904, finalmente stabilì<br />

che i futuri elettori non avrebbero dovuto accettare<br />

mai più alcun “veto”.<br />

Nel 1914 venne eletto, alla decima votazione,<br />

Benedetto XV: fu l’unica volta in cui si procedette<br />

alla verifica delle schede perché il numero di<br />

voti che aveva raggiunto <strong>Papa</strong> Benedetto XV era<br />

esattamente quello dei due terzi dei partecipanti<br />

e siccome era ritenuto invalido il voto dato da un<br />

cardinale a se stesso, si doveva controllare che<br />

Benedetto XV non avesse votato se stesso.<br />

Nel 1922 <strong>Papa</strong> Pio XI (il cardinale Achille Ratti)<br />

fu eletto in assenza dei cardinali americani che<br />

non riuscirono ad arrivare in tempo: per questo<br />

egli stabilì con Motu proprio che il tempo di inizio<br />

del Conclave, che prima era stabilito 10 giorni<br />

dopo l’inizio della sede vacante, fosse aumentato<br />

a 15 giorni.<br />

Nel 1939 il Conclave vide la presenza, per la<br />

prima volta, dopo molti secoli, di tutti i cardinali,<br />

che erano sessantadue: in due giorni e in tre<br />

votazioni venne eletto Eugenio Pacelli, <strong>Papa</strong> Pio<br />

XII. Dopo la guerra, nel 1945, fu promulgata da<br />

Pio XII la Costituzione Vacantis Apostolicae Sedis<br />

che introduceva alcune novità. Ai due terzi dei<br />

voti previsti per l’elezione valida, venne aggiunto<br />

– per prudenza, diceva la Costituzione – un<br />

voto: quindi divenne due terzi più uno. Questo<br />

significava che non sarebbe stato più necessario<br />

alcun controllo di schede, perché se anche uno<br />

avesse votato se stesso, sarebbe stato quel voto<br />

in più. Altra cosa molto importante fu che – dal<br />

momento dell’inizio della Sede vacante – tutti i<br />

cardinali cessano dal loro incarico, salvo tre: il<br />

Camerlengo, il Penitenzieri e il vicario di Roma.<br />

Nel 1958, venne eletto Giovanni XXIII che,<br />

con il Motu proprio, Summi Pontificis electio, prevede,<br />

tra l’altro, la possibilità di conservare anche<br />

appunti e note dei cardinali. Nella stufa sarebbero<br />

state bruciate solo le schede. Nel 1970, un altro<br />

importante documento: Ingravescentem Aetatem, il<br />

Motu proprio con cui Paolo VI stabilì che in Conclave<br />

i cardinali potevano essere elettori soltanto<br />

fino al compimento dell’ottantesimo anno di età.<br />

LA LEGISLAZIONE IN VIGORE<br />

Nel 1978 morì Paolo VI. <strong>Il</strong> Conclave fu un<br />

molto numeroso, con 111 cardinali e tre assenti.<br />

Alla quarta votazione venne eletto Albino Luciani,<br />

Giovanni Paolo I, il quale morì soltanto<br />

33 giorni più tardi e ovviamente non fece in<br />

tempo a fare nessuna legislazione relativa al<br />

Conclave.<br />

Nel secondo Conclave del 1978, all’ottava<br />

votazione, venne eletto Karol Wojtyla, che nel<br />

1996 emanò la Costituzione apostolica Universi<br />

Dominici Gregis, in vigore ancora oggi. Diverse le<br />

novità: per la prima volta venne fissato il luogo<br />

in cui si dovesse tenere il Conclave, la Cappella<br />

Sistina del Palazzo apostolico vaticano, un luogo<br />

che “ispira particolarmente al colloquio con<br />

Dio”. Si stabilì inoltre il posto in cui i cardinali<br />

dovevano risiedere, la casa Santa Marta.<br />

Nel 2005, morì Giovanni Paolo II e venne<br />

eletto Benedetto XVI, il quale nel 2007 cambiò<br />

la Costituzione del suo predecessore soltanto su<br />

un punto specifico – il numero 75 – con un Motu<br />

proprio in cui lascia, dopo 34 scrutini, la facoltà<br />

di decidere un altro tipo di votazione: il ballottaggio<br />

tra i due cardinali che hanno ricevuto il<br />

maggior numero di voti nella precedente elezione.<br />

Non basterà, però, la maggioranza assoluta<br />

(cinquanta per cento più uno), ma occorreranno,<br />

in ogni caso, i due terzi dei voti, cioè la maggioranza<br />

qualificata.<br />

<strong>Il</strong> 22 febbraio 2013, nello stesso giorno – la<br />

festa della Cattedra di Pietro – in cui il suo<br />

predecessore emanò la Costituzione apostolica<br />

ancora oggi in vigore, Benedetto XVI ha<br />

emanato il Motu Proprio Normas Nonnullas, che<br />

prevede alcune variazioni alla Costituzione, tra<br />

le quali la possibilità per i cardinali di anticipare<br />

la data d’inizio del Conclave rispetto ai 15 giorni<br />

dall’inizio della Sede Vacante – come è avvenuto<br />

– e l’indicazione che per l’elezione valida del<br />

nuovo <strong>Papa</strong> “si richiedono almeno i due terzi<br />

dei suffragi, computati sulla base degli elettori<br />

presenti e votanti”.<br />

LA CAPPELLA SISTINA<br />

DI MICHELANGELO<br />

oluta definitivamente da Giovanni Paolo II come luogo ufficiale del Conclave perché “ispira particolarmente<br />

al colloquio con Dio”, la Cappella Sistina, dipinta quasi interamente da Michelangelo<br />

V<br />

Buonarroti, è lo spazio artistico più celebre e bello del mondo. Da nessun’altra parte si vivono emozioni<br />

spirituali come in questa cappella, visitata da milioni di persone ogni anno.<br />

Prende il nome da <strong>Papa</strong> Sisto IV (papa dal 1471 al 1484) che la fece allestire tra il 1477 e il 1480. Per<br />

decorarla chiamò i migliori artisti del tempo: Pietro Perugino, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio,<br />

Cosimo Rosselli. Dipinsero sulle pareti, in grandi riquadri, LE STORIE DI MOSÈ e DI CRISTO nonché<br />

i RITRATTI DEI PONTEFICI, tra il 1481 e il 1482.<br />

In seguito papa Giulio II (1503-1513), intuito il genio di Michelangelo Buonarroti, decise di affidargli<br />

nel 1508 l’incarico di dipingere la volta e le lunette. Michelangelo, scultore e architetto, non voleva<br />

accettare. Lo costrinse. Dipinse tutto di propria mano. Nell’ottobre 1512 il lavoro era compiuto e il<br />

giorno di Ognissanti Giulio II inaugurò la Sistina con una Messa solenne.<br />

Michelangelo raffigurò nei nove riquadri centrali le STORIE DELLA GENESI, dalla CREAZIONE alla CA-<br />

DUTA DELL’UOMO, al DILUVIO e al successivo rinascere dell’umanità con la famiglia di Noè. Nelle vele<br />

dipinse, seduti su monumentali troni, cinque SIBILLE e sette PROFETI; nei quattro pennacchi angolari le<br />

SALVAZIONI MIRACOLOSE DI ISRAELE, mentre nelle altre vele e nelle lunette gli ANTENATI DI CRISTO.<br />

Nel 1533 Clemente VII (1523-1534) incaricò Michelangelo di dipingere sulla parete d’altare il GIU-<br />

DIZIO UNIVERSALE. L’artista volle rappresentare il RITORNO GLORIOSO DI CRISTO alla luce dei testi del<br />

<strong>Nuovo</strong> Testamento. Lavorò dal 1536 al 1541, durante il pontificato di Paolo III. Ne venne un’opera di<br />

sublime potenza, bellezza e spiritualità.<br />

Gli affreschi della Cappella sono stati oggetto di un completo restauro tra il 1979 e il 1999. All’inaugurazione<br />

papa Giovanni Paolo II ha pronunciato una celebre omelia. “Gli affreschi che qui contempliamo<br />

– disse tra l’altro – ci introducono nel mondo dei contenuti della Rivelazione. Le verità<br />

della nostra fede ci parlano qui da ogni parte. Da esse il genio umano ha tratto la sua ispirazione,<br />

impegnandosi a rivestirle di forme di ineguagliabile bellezza. Ecco perché soprattutto il GIUDIZIO UNI-<br />

VERSALE suscita in noi il vivo desiderio di professare la nostra fede in Dio, Creatore di tutte le cose<br />

visibili e invisibili. E, nello stesso tempo, ci stimola a ribadire la nostra adesione a Cristo risuscitato,<br />

che verrà nell’ultimo giorno quale supremo Giudice dei vivi e dei morti. Davanti a questo capolavoro<br />

noi confessiamo Cristo, Re dei secoli, il cui Regno non avrà fine.” E parlando della raffigurazione dei<br />

corpi, disse: “Sembra che Michelangelo, a suo modo, si sia lasciato guidare dalle suggestive parole<br />

della Genesi che, a riguardo della creazione dell’uomo, maschio e femmina, rileva: Erano nudi, ma non<br />

ne provavano vergogna. La Cappella Sistina è proprio il santuario della teologia del corpo umano. Nel<br />

rendere testimonianza alla bellezza dell’uomo creato da Dio come maschio e femmina, essa esprime<br />

anche, in un certo modo, la speranza di un mondo trasfigurato, il mondo inaugurato dal Cristo risorto.<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

12 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013<br />

1 - IL SUCCESSORE DI CEFA<br />

“TU SEI PIETRO E SU QUESTA<br />

PIETRA EDIFICHERÒ<br />

LA MIA CHIESA”<br />

ILLUSTRIAMO<br />

IN QUESTE PAGINE<br />

ALCUNI ASPETTI<br />

TEOLOGICI DELLA<br />

FIGURA DEL VESCOVO<br />

DI ROMA, IL ROMANO<br />

PONTEFICE, SEGUENDO<br />

GLI INSEGNAMENTI<br />

DEL CONCILIO<br />

ECUMENICO<br />

VATICANO II<br />

<strong>Il</strong> papa è Pietro. <strong>Il</strong> <strong>Papa</strong> è successore di<br />

Pietro in quanto vescovo di Roma: il<br />

primo degli apostoli, provenendo da Antiochia,<br />

sua prima sede, si diresse a Roma,<br />

rendendola sua sede definitiva attraverso<br />

il martirio con cui legò per sempre la<br />

sua successione alla capitale dell’impero.<br />

Sopra la sua tomba i credenti hanno costruito<br />

la basilica vaticana e là dove sono<br />

“i trofei” degli apostoli (Pietro e Paolo),<br />

ha sede il successore di Pietro.<br />

In questa e nelle successive pagine<br />

cercheremo di illustrare chi è il <strong>Papa</strong> nella<br />

Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.<br />

Ci lasceremo guidare dai documenti del<br />

Concilio Ecumenico Vaticano II di cui<br />

quest’anno celebriamo i cinquant’anni<br />

dall’apertura. In particolare dalla Lumen<br />

Gentium, la Costituzione dogmatica sulla<br />

Chiesa.<br />

Iniziamo a parlare del successore di<br />

Pietro con le stesse parole del primo messaggio<br />

che il papa emerito Benedetto XVI<br />

ha inviato ai cardinali, ai credenti in Cristo<br />

e a tutti gli uomini e le donne di buona<br />

volontà, al termine della concelebrazione<br />

eucaristica nella Cappella Sistina, dopo la<br />

sua elezione.<br />

“Ripenso in queste ore a quanto avvenne<br />

nella regione di Cesarea di Filippo,<br />

duemila anni or sono. Mi pare di udire le<br />

parole di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio<br />

del Dio vivente”, e la solenne affermazione<br />

del Signore: “Tu sei Pietro e su questa<br />

pietra edificherò la mia Chiesa… A te<br />

darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò<br />

che legherai sulla terra sarà legato nei cieli<br />

e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà<br />

sciolto nei cieli” (Mt 16, 15-19).<br />

Tu sei il Cristo! Tu sei Pietro! Scegliendo<br />

un cardinale quale Vescovo di Roma, il<br />

Signore indica qual è il suo vicario, colui<br />

che vuole “pietra” su cui tutti possano<br />

poggiare con sicurezza.”<br />

Le tre metafore a cui Gesù ricorre sono<br />

in se stesse molto chiare: Pietro sarà il<br />

fondamento roccioso su cui poggerà l’edificio<br />

della Chiesa; egli avrà le chiavi del<br />

Regno dei cieli per aprire o chiudere a chi<br />

gli sembrerà giusto; infine, egli potrà legare<br />

o sciogliere nel senso che potrà stabilire<br />

o proibire ciò che riterrà necessario per la<br />

vita della Chiesa, che è e resta di Cristo.<br />

“Questa posizione di preminenza che<br />

Gesù ha inteso conferire a Pietro – ha<br />

aggiunto Benedetto XVI nell’udienza di<br />

mercoledì, 7 giugno 2006 – si riscontra<br />

anche dopo la risurrezione: Gesù incarica<br />

le donne di portarne l’annunzio a Pietro,<br />

distintamente dagli altri Apostoli; da lui<br />

e da Giovanni corre la Maddalena per<br />

informare della pietra ribaltata dall’ingresso<br />

del sepolcro e Giovanni cederà a lui il<br />

passo quando i due arriveranno davanti<br />

alla tomba vuota; sarà poi Pietro,<br />

IL SIGNORE<br />

GESÙ<br />

PREPOSE<br />

AGLI ALTRI<br />

APOSTOLI<br />

IL BEATO<br />

PIETRO E IN<br />

LUI STABILÌ<br />

IL PRINCIPIO<br />

E IL FONDA-<br />

MENTO<br />

PERPETUO<br />

E VISIBILE<br />

DELL’UNITÀ<br />

DI FEDE E DI<br />

COMUNIONE<br />

La celeberrima statua<br />

bronzea di San Pietro<br />

in cattedra<br />

nella basilica vaticana<br />

(nella foto sotto), opera<br />

di Arnolfo di Cambio<br />

tra gli Apostoli, il primo testimone di<br />

un’apparizione del Risorto. Questo suo<br />

ruolo, sottolineato con decisione, segna<br />

la continuità fra la preminenza avuta nel<br />

gruppo apostolico e la preminenza che<br />

continuerà ad avere nella comunità nata<br />

con gli eventi pasquali, come attesta il<br />

Libro degli Atti. <strong>Il</strong> suo comportamento<br />

è considerato così decisivo, da essere al<br />

centro di osservazioni e anche di critiche.<br />

Al cosiddetto Concilio di Gerusalemme<br />

Pietro svolge una funzione direttiva e<br />

proprio per questo suo essere il testimone<br />

della fede autentica Paolo stesso riconoscerà<br />

in lui una certa qualità di “primo”.<br />

<strong>Il</strong> fatto, poi, che diversi dei testi chiave<br />

riferiti a Pietro possano essere ricondotti<br />

al contesto dell’Ultima Cena, in cui Cristo<br />

conferisce a Pietro il ministero di confermare<br />

i fratelli (cfr Lc 22,31 s.), mostra<br />

come la Chiesa che nasce dal memoriale<br />

pasquale celebrato nell’Eucaristia abbia<br />

nel ministero affidato a Pietro uno dei<br />

suoi elementi costitutivi.”<br />

<strong>Il</strong> Concilio Ecumenico, da parte sua<br />

scrive nella Lumen Gentium: “Questo<br />

santo Sinodo, sull’esempio del Concilio<br />

Vaticano primo, insegna e dichiara che<br />

Gesù Cristo, pastore eterno, ha edificato<br />

la santa Chiesa e ha mandato gli apostoli,<br />

come egli stesso era stato mandato dal Padre<br />

(cfr. Gv 20,21), e ha voluto che i loro<br />

successori, cioè i vescovi, fossero nella<br />

sua Chiesa pastori fino alla fine dei secoli.<br />

Affinché poi lo stesso episcopato fosse<br />

uno e indiviso, prepose agli altri apostoli il<br />

beato Pietro e in lui stabilì il principio e il<br />

fondamento perpetuo e visibile dell’unità<br />

di fede e di comunione. Questa dottrina<br />

della istituzione, della perpetuità, del<br />

valore e della natura del sacro primato<br />

del romano Pontefice e del suo infallibile<br />

magistero, il santo Concilio la propone di<br />

nuovo a tutti i fedeli come oggetto certo di<br />

fede.” (n. 18).<br />

E nella Christus Dominus, “In questa<br />

Chiesa di Cristo, il sommo Pontefice,<br />

come successore di Pietro, a cui Cristo<br />

affidò la missione di pascere le sue pecore<br />

ed i suoi agnelli, è per divina istituzione<br />

rivestito di una potestà suprema, piena,<br />

immediata, universale, a bene delle anime.<br />

Egli perciò, essendo stato costituito<br />

pastore di tutti i fedeli per promuovere sia<br />

il bene comune della Chiesa universale,<br />

sia il bene delle singole Chiese, detiene<br />

la suprema potestà ordinaria su tutte le<br />

Chiese.”<br />

<strong>Il</strong> suo compito (e quello dei vescovi<br />

uniti a lui in comunione) è quello di<br />

insegnare, di santificare e di governare la<br />

Chiesa intera.<br />

Insegnare innanzitutto: “Questo – ebbe<br />

a dire Benedetto XVI in San Giovanni in<br />

Laterano, sua cattedrale – è il compito<br />

di tutti i Successori di Pietro: essere la<br />

guida nella professione di fede in Cristo,<br />

il Figlio del Dio vivente. La Cattedra<br />

di Roma è anzitutto Cattedra di questo<br />

credo. Dall’alto di questa Cattedra il<br />

Vescovo di Roma è tenuto costantemente<br />

a ripetere: Gesù è il Signore! Così la<br />

Cattedra è il simbolo della potestà di<br />

insegnamento che è parte essenziale del<br />

mandato di legare e di sciogliere conferito<br />

dal Signore a Pietro e, dopo di lui, ai<br />

Dodici. Potestà di insegnamento che è<br />

una potestà di obbedienza e di servizio,<br />

affinché la Parola di Dio – la sua verità!<br />

– possa risplendere tra di noi, indicandoci<br />

la strada.”<br />

Sant’Ignazio chiamava inoltre la<br />

Chiesa di Roma “colei che presiede<br />

nell’amore”. Per l’antica Chiesa, la parola<br />

amore, agape, accennava al mistero<br />

dell’Eucaristia.<br />

“In questo Mistero – continuava il<br />

<strong>Papa</strong> – l’amore di Cristo si fa sempre<br />

tangibile in mezzo a noi. Qui, Egli si<br />

dona sempre di nuovo. Nell’Eucaristia,<br />

noi stessi impariamo l’amore di Cristo.<br />

Presiedere nella dottrina e presiedere<br />

nell’amore, alla fine, devono essere una<br />

cosa sola: tutta la dottrina della Chiesa,<br />

alla fine, conduce all’amore.”<br />

Unità quindi nella dottrina, nell’Eucarestia<br />

e nell’amore. È quanto afferma il<br />

Concilio del vescovo di Roma: “fondamento<br />

perpetuo e visibile dell’unità di<br />

fede e di comunione”.<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 13<br />

2 - LA COLLEGIALITÀ EPISCOPALE<br />

PAPA E VESCOVI<br />

UNITI NELLA CARITÀ<br />

<strong>Il</strong> primato di Pietro è inserito strutturalmente<br />

nella collegialità dei vescovi<br />

di tutta la Chiesa. L’una non può vivere<br />

senza l’altro e viceversa. È il Concilio<br />

Ecumenico Vaticano II che ha posto i fondamenti<br />

e chiarito la grande realtà della<br />

collegialità nella Chiesa di Cristo.<br />

Lo ha spiegato ancora papa Benedetto<br />

XVI nell’ultimo incontro con i parroci e<br />

il clero di Roma avvenuto il 14 febbraio<br />

scorso. Lui che ha vissuto da esperto il<br />

Concilio Ecumenico. “Sappiamo – ha<br />

detto – che il Concilio Vaticano I era<br />

stato interrotto a causa della guerra<br />

tedesco-francese e così è rimasto con una<br />

unilateralità, con un frammento, perché la<br />

dottrina sul primato – che è stata definita,<br />

grazie a Dio, in quel momento storico per<br />

la Chiesa, ed è stata molto necessaria per il<br />

tempo seguente – era soltanto un elemento<br />

in un’ecclesiologia più vasta, prevista, preparata.<br />

Così era rimasto il frammento.” Se<br />

non si completava, la Chiesa sarebbe stata<br />

solo il primato. Ci fu subito l’intenzione<br />

di completare il discorso sulla Chiesa del<br />

Vaticano I, in una data da trovare.<br />

“Le condizioni – ha continuato –<br />

sembravano molto buone perché, dopo<br />

la Prima Guerra Mondiale, era rinato<br />

il senso della Chiesa in modo nuovo.<br />

Romano Guardini scriveva: “Nelle anime<br />

comincia a risvegliarsi la Chiesa”, e un<br />

Vescovo protestante parlava del “secolo<br />

della Chiesa”. Veniva ritrovato, soprattutto,<br />

il concetto, che era previsto anche dal<br />

Vaticano I, del Corpo Mistico di Cristo.<br />

Si voleva dire e capire che la Chiesa<br />

non è un’organizzazione, un’istituzione<br />

giuridica – è anche questo – ma è una<br />

realtà vitale, che entra nella mia anima,<br />

così che io stesso, proprio con la mia<br />

anima credente, sono elemento costruttivo<br />

della Chiesa come tale. In questo<br />

senso, Pio XII aveva scritto l’Enciclica<br />

Mystici Corporis Christi (<strong>Il</strong> mistico Corpo di<br />

Cristo), come un passo verso un completamento<br />

dell’ecclesiologia del Vaticano I.<br />

Fu una scoperta che ha creato tanta gioia<br />

in quel tempo ed anche in questo contesto<br />

è cresciuta la formula: “Noi siamo la<br />

Chiesa, la Chiesa non è una struttura;<br />

noi stessi cristiani, insieme, siamo tutti<br />

il Corpo vivo della Chiesa” insieme al<br />

Cristo capo. Se questa è la realtà profonda<br />

e spirituale della Chiesa, si deve realizzare<br />

anche nella sua struttura visibile. Ed ecco<br />

il problema della gerarchia. “Accanto alla<br />

successione di Pietro, alla sua funzione<br />

unica – ha continuato Benedetto XVI – bisognava<br />

definire meglio anche la funzione<br />

dei Vescovi, del Corpo episcopale. E,<br />

per fare questo, è stata trovata la parola<br />

“collegialità” per esprimere che i Vescovi,<br />

insieme, sono la continuazione dei Dodici,<br />

del Corpo degli Apostoli. Abbiamo<br />

detto: solo un Vescovo, quello di Roma, è<br />

COME S. PIETRO<br />

E GLI APOSTOLI<br />

FORMANO UN<br />

UNICO COLLEGIO<br />

COSÌ IL VESCOVO<br />

DI ROMA,<br />

SUCCESSORE<br />

DI PIETRO,<br />

E I VESCOVI,<br />

SUCCESSORI DEGLI<br />

APOSTOLI, SONO<br />

UNITI TRA LORO<br />

successore di un determinato Apostolo, di<br />

Pietro. Tutti gli altri diventano successori<br />

degli Apostoli entrando nel Corpo che<br />

continua il Corpo degli Apostoli. Così<br />

proprio il Corpo dei Vescovi, il collegio, è<br />

la continuazione del Corpo dei Dodici, ed<br />

ha così la sua necessità, la sua funzione,<br />

i suoi diritti e doveri. Appariva a molti<br />

come una lotta per il potere, e forse qualcuno<br />

anche ha pensato al suo potere, ma<br />

sostanzialmente non si trattava di potere,<br />

ma della complementarietà dei fattori e<br />

della completezza del Corpo della Chiesa<br />

con i Vescovi, successori degli Apostoli,<br />

come elementi portanti; ed ognuno di loro<br />

è elemento portante della Chiesa, insieme<br />

con questo grande Corpo.”<br />

In seguito, negli anni ’50, si criticò il<br />

concetto di Corpo Mistico perché troppo<br />

spirituale, troppo esclusivo; e venne messo<br />

in gioco il concetto di Popolo di Dio.<br />

“E il Concilio, giustamente, ha accettato<br />

questo elemento – ha sottolineato il<br />

<strong>Papa</strong> – che nei Padri è considerato come<br />

espressione della continuità tra Antico e<br />

<strong>Nuovo</strong> Testamento” che avviene in Cristo,<br />

“l’unico seme di Abramo. Entrando<br />

in comunione con Lui, essendo uno con<br />

Lui” realizzando cioè il Corpo Mistico,<br />

“diveniamo Popolo di Dio e così si<br />

combinano i due concetti. Ed il Concilio<br />

ha deciso così di creare una costruzione<br />

trinitaria dell’ecclesiologia: Popolo di Dio<br />

Padre, Corpo di Cristo, Tempio dello<br />

Spirito Santo.”<br />

Bellissima questa interpretazione della<br />

visione della Chiesa che il Concilio ha<br />

proposto. E allora vediamo appunto<br />

come il Vaticano II presenta la Chiesa e,<br />

all’interno di essa, la gerarchia. La Lumen<br />

Gentium illustra le varie immagini bibliche<br />

della Chiesa, compresa quella del Corpo<br />

di Cristo, anche se poi mette al centro<br />

l’immagine del Popolo di Dio, costituito<br />

dai battezzati, sacerdoti e profeti dotati di<br />

carismi per la costruzione della Chiesa e<br />

l’evangelizzazione del mondo.<br />

“<strong>Il</strong> popolo di Dio non solo si raccoglie<br />

da diversi popoli – scrive la Lumen<br />

Gentium – ma nel suo stesso interno si<br />

compone di funzioni diverse. Poiché fra i<br />

suoi membri c’è diversità sia per ufficio,<br />

essendo alcuni impegnati nel sacro ministero<br />

per il bene dei loro fratelli, sia per la<br />

condizione e modo di vita.” (n. 13)<br />

Passa poi a parlare proprio del carisma<br />

dei pastori: “I vescovi hanno ricevuto il<br />

ministero della comunità per esercitarlo<br />

con i loro collaboratori, sacerdoti e<br />

diaconi. Presiedono in luogo di Dio al<br />

gregge di cui sono pastori quali maestri<br />

di dottrina, sacerdoti del sacro culto,<br />

ministri del governo della Chiesa. Perciò<br />

il sacro Concilio insegna che i Vescovi per<br />

divina istituzione sono succeduti al posto<br />

degli Apostoli quali pastori della Chiesa,<br />

e che chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li<br />

disprezza, disprezza Cristo e colui che ha<br />

mandato Cristo”. (n. 20)<br />

E veniamo al punto chiave della<br />

collegialità: “Come san Pietro e gli altri<br />

apostoli costituiscono, per volontà del<br />

Signore, un unico collegio apostolico –<br />

afferma la Lumen Gentium – similmente il<br />

Romano Pontefice, successore di Pietro,<br />

e i Vescovi, successori degli Apostoli,<br />

sono uniti tra loro. Già l’antichissima<br />

disciplina, in virtù della quale i Vescovi di<br />

tutto il mondo vivevano in comunione tra<br />

loro e col Vescovo di Roma nel vincolo<br />

dell’unità, della carità e della pace e<br />

parimenti la convocazione dei Concili per<br />

decidere in comune di tutte le questioni<br />

più importanti mediante una decisione<br />

che l’opinione dell’insieme permetteva di<br />

equilibrare, significano il carattere e la natura<br />

collegiale dell’ordine episcopale, che<br />

risulta manifestamente confermata dal<br />

fatto dei Concili ecumenici tenuti lungo i<br />

secoli.” (n. 22)<br />

Affermata chiaramente la collegialità<br />

la Lumen Gentium continua: “<strong>Il</strong> collegio<br />

o corpo episcopale non ha però autorità,<br />

se non lo si concepisce unito al Romano<br />

Pontefice, successore di Pietro, quale suo<br />

capo, e senza pregiudizio per la sua potestà<br />

di primato su tutti, sia pastori che fedeli.<br />

Infatti il Romano Pontefice, in forza<br />

<strong>Papa</strong> Benedetto XVI presiede<br />

la Santa Messa conclusiva del Sinodo<br />

dei Vescovi sul Medio Oriente<br />

nella Basilica di San Pietro. A sinistra<br />

il Concilio Ecumenico Vaticano II,<br />

massima espressione<br />

della collegialità episcopale<br />

del suo Ufficio, cioè di Vicario di Cristo<br />

e Pastore di tutta la Chiesa, ha su questa<br />

una potestà piena, suprema e universale,<br />

che può sempre esercitare liberamente.”<br />

E la Costituzione conciliare sottolinea<br />

quasi in controluce: “D’altra parte,<br />

l’Ordine dei Vescovi, il quale succede al<br />

Collegio degli Apostoli nel magistero e<br />

nel governo pastorale, anzi, nel quale si<br />

perpetua il corpo apostolico, è anch’esso<br />

insieme col suo capo il Romano Pontefice,<br />

e mai senza questo capo, il soggetto<br />

di una suprema e piena potestà su tutta<br />

la Chiesa sebbene tale potestà non possa<br />

essere esercitata se non col consenso del<br />

Romano Pontefice.<br />

<strong>Il</strong> Signore ha posto solo Simone come<br />

pietra e clavigero della Chiesa e lo ha<br />

costituito pastore di tutto il suo gregge;<br />

ma l’ufficio di legare e di sciogliere, che<br />

è stato dato a Pietro, è noto essere stato<br />

pure concesso al Collegio degli Apostoli,<br />

congiunto col suo capo. Questo collegio,<br />

in quanto composto da molti, esprime la<br />

varietà e l’universalità del Popolo di Dio;<br />

in quanto poi è raccolto sotto un solo<br />

capo, significa l’unità del gregge di Cristo.<br />

In esso i Vescovi, rispettando fedelmente<br />

il primato e la preminenza del loro capo,<br />

esercitano la propria potestà per il bene<br />

dei loro fedeli, anzi di tutta la Chiesa.<br />

La suprema potestà che questo collegio<br />

possiede su tutta la Chiesa, è esercitata in<br />

modo solenne nel Concilio Ecumenico.”<br />

(n. 22) Ed è ciò che è avvenuto nel Vaticano<br />

II e continua ad avvenire nei Sinodi,<br />

convocati a Roma dal <strong>Papa</strong>.<br />

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14 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013<br />

3 - LA QUESTIONE DEL PRIMATO<br />

La Consegna<br />

delle chiavi a Pietro,<br />

affresco del Perugino<br />

nella cappella Sistina<br />

(particolare)<br />

IL MINISTERO DEL PAPA È<br />

UN DONO DA MIGLIORARE<br />

L<br />

’esercizio del primato di Pietro crea<br />

oggi qualche problema sia da parte<br />

delle Chiese cristiane separate, in particolare<br />

quelle ortodosse, sia nell’ambito<br />

della stessa Chiesa cattolica. All’interno<br />

di quest’ultima non si fa questione sulla<br />

sua sostanza, riaffermata con forza anche<br />

dalla Lumen Gentium del Concilio Ecumenico,<br />

ma della modalità con cui viene<br />

esercitato.<br />

Per quanto riguarda i rapporti con le<br />

Chiese separate, il problema lo suscitò già<br />

Giovanni Paolo II nella sua enciclica Ut<br />

unum sint. “Quando la Chiesa cattolica<br />

afferma che la funzione del Vescovo di<br />

Roma risponde alla volontà di Cristo –<br />

scriveva – essa non separa questa funzione<br />

dalla missione affidata all’insieme dei<br />

Vescovi, anch’essi ‘vicari e delegati di<br />

Cristo’. <strong>Il</strong> Vescovo di Roma appartiene al<br />

loro “collegio” ed essi sono i suoi fratelli<br />

nel ministero.<br />

Ciò che riguarda l’unità di tutte le<br />

comunità cristiane rientra ovviamente<br />

nell’ambito delle preoccupazioni del<br />

primato. Quale Vescovo di Roma so bene,<br />

e l’ho riaffermato nella presente Lettera<br />

enciclica, che la comunione piena e visibile<br />

di tutte le comunità, nelle quali in virtù<br />

della fedeltà di Dio abita il suo Spirito,<br />

è il desiderio ardente di Cristo. Sono<br />

convinto di avere a questo riguardo una<br />

responsabilità particolare, soprattutto nel<br />

constatare l’aspirazione ecumenica della<br />

maggior parte delle Comunità cristiane e<br />

ascoltando la domanda che mi è rivolta di<br />

trovare una forma di esercizio del primato<br />

che, pur non rinunciando in nessun modo<br />

all’essenziale della sua missione, si apra a<br />

una situazione nuova. Per un millennio i<br />

cristiani erano uniti dalla fraterna comunione<br />

della fede e della vita sacramentale,<br />

intervenendo per comune consenso la<br />

sede romana qualora fossero sorti fra<br />

loro dissensi circa la fede o la disciplina.<br />

In tal modo il primato esercitava la sua<br />

funzione di unità.”<br />

Sono consapevole “per delle ragioni<br />

molto diverse, e contro la volontà degli<br />

uni e degli altri, ciò che doveva essere<br />

un servizio ha potuto manifestarsi sotto<br />

una luce abbastanza diversa. Ma [...] è<br />

per il desiderio di obbedire veramente<br />

alla volontà di Cristo che io mi riconosco<br />

chiamato, come Vescovo di Roma, a esercitare<br />

tale ministero [...]. Lo Spirito Santo<br />

ci doni la sua luce, e illumini tutti i pastori<br />

e i teologi delle nostre Chiese, affinché<br />

possiamo cercare, evidentemente insieme,<br />

le forme nelle quali questo ministero<br />

possa realizzare un servizio di amore<br />

riconosciuto dagli uni e dagli altri.<br />

Compito immane, che non possiamo<br />

rifiutare e che non posso portare a termine<br />

da solo. La comunione reale, sebbene<br />

imperfetta, che esiste tra tutti noi, non<br />

LA NATURA<br />

E L’ESSENZA<br />

DEL MINISTERO<br />

PETRINO È<br />

DATA DA GESÙ<br />

E NON PUÒ<br />

ESSERE MUTATA.<br />

SI DEVE<br />

RAFFORZARE<br />

E NON<br />

DANNEGGIARE.<br />

MA OGGI<br />

È MOLTO<br />

IMPORTANTE<br />

RIFLETTERE<br />

SUL MODO<br />

MIGLIORE<br />

DI FARLO<br />

potrebbe indurre i responsabili ecclesiali<br />

e i loro teologi a instaurare con me e su<br />

questo argomento un dialogo fraterno,<br />

paziente, nel quale potremmo ascoltarci al<br />

di là di sterili polemiche, avendo a mente<br />

soltanto la volontà di Cristo per la sua<br />

Chiesa, lasciandoci trafiggere dal suo grido:<br />

Siano anch’essi una cosa sola, perché<br />

il mondo creda che mi hai mandato?” (n.<br />

96).<br />

Le parole di Giovanni Paolo II ebbero<br />

una vastissima eco, soprattutto in àmbito<br />

ecumenico dove il ministero di Pietro è<br />

oggetto di secolari controversie. Dal 1995<br />

in poi da più parti le parole del <strong>Papa</strong><br />

sono state prese in attenta considerazione<br />

dando luogo a congressi, tavole rotonde,<br />

pubblicazioni. Divenne chiaro per tutti<br />

che era necessario, in base a una approfondita<br />

conoscenza delle Scritture e della<br />

Tradizione ecclesiale, distinguere con<br />

cura tra le caratteristiche essenziali del<br />

primato, destinate a permanere, e le forme<br />

più idonee del suo esercizio, la cui convenienza<br />

non può non dipendere, almeno in<br />

parte, dalle circostanze storiche.<br />

Sul tema è intervenuto anche Benedetto<br />

XVI all’interno di una riflessione sull’ecumenismo<br />

pronunciata nella festa dei<br />

Santi Pietro e Paolo del 2006: “Con piena<br />

consapevolezza, pertanto, all’inizio del<br />

suo ministero nella Chiesa di Roma che<br />

Pietro ha irrorato col suo sangue, l’attuale<br />

suo Successore si assume come impegno<br />

primario quello di lavorare senza risparmio<br />

di energie alla ricostituzione della<br />

piena e visibile unità di tutti i seguaci di<br />

Cristo. Questa è la sua ambizione, questo<br />

il suo impellente dovere. Egli è cosciente<br />

che per questo non bastano le manifestazioni<br />

di buoni sentimenti. Occorrono<br />

gesti concreti che entrino negli animi e<br />

smuovano le coscienze, sollecitando ciascuno<br />

a quella conversione interiore che è<br />

il presupposto di ogni progresso sulla via<br />

dell’ecumenismo.<br />

<strong>Il</strong> dialogo teologico è necessario, l’approfondimento<br />

delle motivazioni storiche<br />

di scelte avvenute nel passato è pure indispensabile.<br />

Ma ciò che urge maggiormente<br />

è quella “purificazione della memoria”,<br />

tante volte evocata da Giovanni Paolo II,<br />

che sola può disporre gli animi ad accogliere<br />

la piena verità di Cristo. (...)<br />

L’attuale Successore di Pietro si lascia<br />

interpellare in prima persona da questa<br />

domanda ed è disposto a fare quanto è in<br />

suo potere per promuovere la fondamentale<br />

causa dell’ecumenismo. Sulla scia<br />

dei suoi Predecessori, egli è pienamente<br />

determinato a coltivare ogni iniziativa che<br />

possa apparire opportuna per promuovere<br />

i contatti e l’intesa con i rappresentanti<br />

delle diverse Chiese.”<br />

Sul tema ha parlato recentemente –<br />

Corriere della Sera del 20 febbraio 2013 –<br />

anche il cardinale Walter Kasper, per dieci<br />

anni responsabile della Santa Sede per i<br />

rapporti con le altre confessioni cristiane<br />

e con gli ebrei, uno dei massimi teologi<br />

viventi. “Sia chiaro – ha detto – il ministero<br />

petrino, il primato di Pietro, è un dono<br />

del Signore alla Chiesa. Si deve rafforzare<br />

e non danneggiare. Ma nel nostro tempo,<br />

nel mondo globalizzato, è molto importante<br />

riflettere sul modo migliore di farlo.<br />

La natura, l’essenza del ministero petrino<br />

è data da Gesù e non può essere cambiata.<br />

Quella che cambia è l’aura sacrale<br />

intorno al papato che si è avuta soprattutto<br />

negli ultimi due secoli. Quell’aura si è<br />

un po’ perduta. E questo fatto del tutto<br />

inaspettato, il passaggio dalla possibilità<br />

teorica alla realtà (delle dimissioni di un<br />

papa, ndr), deve farci riflettere sulla situazione<br />

della Chiesa.<br />

Lo stesso Giovanni Paolo II ci chiese<br />

di approfondire questo punto nella Ut<br />

unum sint. Tanto più oggi penso sia molto<br />

importante, nel mondo globalizzato,<br />

riflettere sul tema. È una questione centrale,<br />

nodale nei rapporti ecumenici con gli<br />

altri cristiani e in particolare con le chiese<br />

ortodosse: non solo ‘sì’ o ‘no’ ma ‘come’<br />

il <strong>Papa</strong> governa concretamente la Chiesa<br />

universale”.<br />

Per Kasper c’è anche l’esigenza di riformare<br />

la Curia romana: «È fondamentale<br />

che sia organizzata in modo più adatto<br />

ad affrontare le sfide del nostro tempo.<br />

Ci vuole un migliore coordinamento tra i<br />

dicasteri, più collegialità e comunicazione.<br />

E poi bisogna riflettere anche sul ruolo<br />

dei sinodi. I vescovi vengono talvolta<br />

riuniti su temi troppo generici, non si<br />

parla dell’agenda concreta della Chiesa.<br />

L’ultima volta il Sinodo era sulla nuova<br />

evangelizzazione, una questione decisiva.<br />

Ma il modo di realizzarla è diverso se<br />

parli di Europa, Asia, Africa, America<br />

Latina... Bisognerebbe guardare alle<br />

situazioni concrete.<br />

<strong>Il</strong> discorso su sinodi non vuole né deve<br />

in alcun modo danneggiare il primato del<br />

<strong>Papa</strong>, al contrario. <strong>Papa</strong>to e sinodalità<br />

non sono in contraddizione. Si tratta<br />

di ripensare il rapporto tra la Curia e le<br />

chiese particolari, a come realizzare la<br />

comunione e migliorare la comunicazione<br />

nella Chiesa”.<br />

<strong>Il</strong> cremasco mons. Carlo Ghidelli,<br />

Vescovo Emerito di Lanciano-Ortona,<br />

nel suo ultimo libro, Un dono da vivere. <strong>Il</strong><br />

Concilio Vaticano II, affronta anch’egli il<br />

problema, avanzando qualche proposta<br />

concreta: “Quello che viene subito in<br />

mente è il modo di organizzare e celebrare<br />

il Sinodo dei Vescovi suggerito dal<br />

Concilio (Christus Dominus 5) e voluto da<br />

Paolo VI proprio per offrire una prima<br />

manifestazione della collegialità episcopale.<br />

Da più parti e da tempo si va ormai<br />

auspicando una riforma del regolamento<br />

del Sinodo nella direzione di una maggiore<br />

autorevolezza delle sue decisioni.”<br />

“In secondo luogo, mi pare doveroso<br />

accennare alla ventilata riforma della<br />

Curia romana, che risponda più chiaramente<br />

non solo allo spirito e alla lettera<br />

dei documenti conciliari, ma anche alle<br />

non poche né irrilevanti novità sociali,<br />

culturali ed economiche del mondo<br />

contemporaneo: Ciò andrebbe fatto non<br />

solo per snellire la burocrazia (...) ma<br />

anche per decentrare alcune pratiche<br />

che alleggerirebbero non poco l’apparto<br />

ecclesiastico” (pp . 91-92).


Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 15<br />

4 - L’INFALLIBILITÀ DELLA CHIESA<br />

La cattedra di Pietro nell’abside<br />

della basilica vaticana<br />

con la Gloria dello Spirito Santo<br />

di Lorenzo Bernini.<br />

La cattedra è simbolo del magistero<br />

del Romano Pontefice<br />

“AMMAESTRATE<br />

TUTTE LE GENTI”<br />

L<br />

’infallibilità del Romano Pontefice<br />

è tema di notevole rilievo per la vita<br />

della Chiesa. È uno degli argomenti più<br />

dibattuti, da quando il Concilio Vaticano I<br />

proclamò questo dogma il 18 luglio 1870.<br />

Come già affermato nel secondo capitolo<br />

di questo nostro excursus sul ministero<br />

petrino (cfr. pag. 13), il Concilio venne<br />

sospeso il 20 ottobre dello stesso anno in<br />

seguito alla presa di Roma, e non venne<br />

più concluso. Le definizioni del Vaticano<br />

I rimasero così incomplete.<br />

Riguardo all’infallibilità pontificia la<br />

Pastor aeternus (Pastore eterno) del concilio<br />

ottocentesco dichiarava: “Noi, quindi,<br />

aderendo fedelmente a una tradizione accolta<br />

fin dall’inizio della fede cristiana, a<br />

gloria di Dio, nostro salvatore, per l’esaltazione<br />

della religione cattolica e la salvezza<br />

dei popoli cristiani, con l’approvazione<br />

del santo Concilio, insegniamo e definiamo<br />

essere dogma divinamente rivelato<br />

che il Romano Pontefice, quando parla<br />

ex cathedra, cioè quando, adempiendo il<br />

suo ufficio di pastore e maestro di tutti i<br />

cristiani, in virtù della sua suprema autorità<br />

apostolica, definisce che una dottrina<br />

riguardante la fede e i costumi dev’essere<br />

ritenuta da tutta la Chiesa, per quell’assistenza<br />

divina che gli è stata promessa nel<br />

beato Pietro, gode di quell’infallibilità, di<br />

cui il divino Redentore ha voluto dotata la<br />

sua Chiesa allorché definisce la dottrina<br />

riguardante la fede o i costumi. Quindi<br />

queste definizioni sono irreformabili per<br />

virtù propria, e non per il consenso della<br />

Chiesa”.<br />

<strong>Il</strong> Concilio – nella Lumen Gentium – ha<br />

ripreso l’argomento, completandolo e<br />

partendo dalla dichiarazione dell’infallibilità<br />

di tutta la Chiesa: “<strong>Il</strong> popolo santo di<br />

Dio partecipa pure dell’ufficio profetico di<br />

Cristo col diffondere dovunque la viva testimonianza<br />

di Lui, soprattutto per mezzo<br />

di una vita di fede e di carità, e coll’offrire<br />

a Dio un sacrificio di lode, cioè frutto di<br />

labbra acclamanti al nome suo. La totalità<br />

dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal<br />

Santo, non può sbagliarsi nel credere, e<br />

manifesta questa sua proprietà mediante<br />

il senso soprannaturale della fede di tutto<br />

il popolo, quando “dai vescovi fino agli<br />

ultimi fedeli laici” mostra l’universale<br />

suo consenso in cose di fede e di morale.<br />

E invero, per quel senso della fede, che è<br />

suscitato e sorretto dallo Spirito di verità, e<br />

sotto la guida del sacro magistero, il quale<br />

permette, se gli si obbedisce fedelmente,<br />

di ricevere non più una parola umana, ma<br />

veramente la parola di Dio, il popolo di<br />

Dio aderisce indefettibilmente alla fede<br />

trasmessa ai santi una volta per tutte, con<br />

retto giudizio penetra in essa più a fondo e<br />

più pienamente l’applica nella vita (n. 12).<br />

Lo ribadisce anche una dichiarazione<br />

della Sacra Congregazione per la Dottrina<br />

SECONDO<br />

I TESTI DEL<br />

CONCILIO,<br />

IL MAGISTERO<br />

INFALLIBILE<br />

DEL ROMANO<br />

PONTEFICE<br />

VIENE<br />

ESERCITATO<br />

NELLA<br />

DOTTRINA<br />

RIGUARDANTE<br />

LA FEDE<br />

E I COSTUMI<br />

della Fede del 24 giugno 1973: “Dio<br />

stesso, dunque, l’assolutamente infallibile,<br />

ha voluto dotare il suo Popolo nuovo, che<br />

è la Chiesa, di un’infallibilità partecipata,<br />

circoscritta alle cose riguardanti la fede e<br />

i costumi; essa appunto si verifica quando<br />

tutto il Popolo di Dio ritiene senza incertezze<br />

qualche punto dottrinale attinente<br />

a tali cose; essa, ancora, è in permanente<br />

dipendenza dallo Spirito Santo che, con<br />

sapiente provvidenza e con l’unzione della<br />

sua grazia, guida la Chiesa alla verità<br />

intera, fino alla venuta del suo Signore.”<br />

<strong>Il</strong> Concilio passa dal popolo di Dio ai<br />

vescovi per confermare tale infallibilità:<br />

“Quantunque i vescovi, presi a uno a uno,<br />

non godano della prerogativa dell’infallibilità,<br />

quando tuttavia, anche dispersi per<br />

il mondo, ma conservando il vincolo della<br />

comunione tra di loro e col Successore di<br />

Pietro, si accordano per insegnare autenticamente<br />

che una dottrina concernente<br />

la fede e i costumi si impone in maniera<br />

assoluta, allora esprimono infallibilmente<br />

la dottrina di Cristo. La cosa è ancora più<br />

manifesta quando, radunati in Concilio<br />

ecumenico, sono per tutta la Chiesa<br />

dottori e giudici della fede e della morale;<br />

allora bisogna aderire alle loro definizioni<br />

con l’ossequio della fede.” (n. 25)<br />

Infine, in un cammino dal basso in<br />

alto, la Lumen Gentium conferma anche<br />

la definizione del Vaticano I per quanto<br />

riguarda il magistero del <strong>Papa</strong>: “Questa<br />

infallibilità, della quale il divino Redentore<br />

volle provveduta la sua Chiesa nel definire<br />

la dottrina della fede e della morale,<br />

si estende tanto, quanto il deposito della<br />

divina Rivelazione, che deve essere gelosamente<br />

custodito e fedelmente esposto.<br />

Di questa infallibilità il Romano Pontefice,<br />

capo del Collegio dei Vescovi, fruisce<br />

in virtù del suo ufficio, quando, quale<br />

supremo pastore e dottore di tutti i fedeli<br />

che conferma nella fede i suoi fratelli (cfr.<br />

Lc 22,32), sancisce con atto definitivo una<br />

dottrina riguardante la fede e la morale.<br />

Perciò le sue definizioni giustamente sono<br />

dette irreformabili per se stesse e non in<br />

virtù del consenso della Chiesa, essendo<br />

esse pronunziate con l’assistenza dello<br />

Spirito Santo a lui promessa nella persona<br />

di san Pietro, per cui non hanno bisogno<br />

di una approvazione di altri, né ammettono<br />

appello alcuno ad altro giudizio.”<br />

<strong>Il</strong> Concilio sottolinea poi alcune condizioni<br />

e chiarificazioni riguardo all’esercizio<br />

di questo ministero: “In effetti allora<br />

il Romano Pontefice pronunzia sentenza<br />

non come persona privata, ma espone<br />

o difende la dottrina della fede cattolica<br />

quale supremo maestro della Chiesa<br />

universale, singolarmente insignito del carisma<br />

dell’infallibilità della Chiesa stessa.<br />

L’infallibilità promessa alla Chiesa risiede<br />

pure nel corpo episcopale quando esercita<br />

il supremo magistero col Successore di<br />

Pietro. A queste definizioni non può mai<br />

mancare l’assenso della Chiesa, data<br />

l’azione dello stesso Spirito Santo che<br />

conserva e fa progredire nell’unità della<br />

fede tutto il gregge di Cristo. Quando poi<br />

il Romano Pontefice o il Corpo dei Vescovi<br />

con lui esprimono una sentenza, la<br />

emettono secondo la stessa Rivelazione,<br />

cui tutti devono attenersi e conformarsi,<br />

Rivelazione che è integralmente trasmessa<br />

per scritto o per tradizione dalla legittima<br />

successione dei Vescovi e specialmente<br />

a cura dello stesso Romano Pontefice, e<br />

viene nella Chiesa gelosamente conservata<br />

e fedelmente esposta sotto la luce dello<br />

Spirito di verità” (n. 25).<br />

Giovanni Paolo II, in un’udienza<br />

generale, ebbe a parlare dell’infallibilità<br />

pontificia. In quell’occasione – spiegando<br />

il Vaticano II – ebbe a dire: “Secondo i<br />

testi conciliari, il magistero infallibile<br />

viene esercitato nella dottrina riguardante<br />

la fede e i costumi. Si tratta del<br />

campo delle verità esplicitamente o<br />

implicitamente rivelate, che richiedono<br />

un’adesione di fede e di cui la Chiesa<br />

custodisce il deposito affidatole da<br />

Cristo e trasmesso dagli Apostoli: non<br />

lo custodirebbe convenientemente, se<br />

non ne tutelasse la purezza e l’integrità.<br />

Si tratta di verità riguardanti Dio<br />

in se stesso e nella sua opera creativa<br />

e redentiva; l’uomo e il mondo nella<br />

loro condizione creaturale e nel loro<br />

destino secondo il disegno provvidenziale;<br />

la vita eterna e la stessa vita<br />

terrena nelle sue fondamentali esigenze<br />

in ordine alla verità e al bene. Si tratta,<br />

dunque, anche di ‘verità-per-la-vita’,<br />

e della loro applicazione nel comportamento<br />

umano. <strong>Il</strong> divin Maestro, nel<br />

mandato della evangelizzazione, ha<br />

ordinato agli Apostoli: “Andate e ammaestrate<br />

tutte le nazioni... insegnando<br />

loro ad osservare tutto ciò che vi<br />

ho comandato” (Mt 28, 20). Rientrano<br />

nell’area delle verità che il magistero<br />

può proporre in modo definitivo quei<br />

principi di ragione che, anche se non<br />

sono contenuti nelle verità di fede,<br />

sono ad esse intimamente connessi.<br />

Dai testi conciliari si rilevano anche<br />

le condizioni dell’esercizio del magistero<br />

infallibile da parte del Romano<br />

Pontefice. Esse possono essere così<br />

sintetizzate: il <strong>Papa</strong> deve agire come<br />

‘pastore e dottore di tutti i cristiani’,<br />

pronunciandosi su verità riguardanti<br />

‘fede e costumi’, con termini<br />

che manifestino chiaramente la sua<br />

intenzione di definire una certa verità<br />

e di richiedere la definitiva adesione<br />

ad essa di tutti i cristiani. A queste<br />

condizioni si può parlare di magistero<br />

papale straordinario, le cui definizioni<br />

sono irreformabili.<br />

Nei testi conciliari – infine – viene<br />

distinto il magistero ‘ordinario’ da<br />

quello ‘straordinario’, sottolineando<br />

l’importanza del primo, che è di carattere<br />

permanente; mentre quello che si<br />

esprime nelle definizioni si può dire<br />

eccezionale. Accanto all’infallibilità<br />

delle definizioni ex cathedra, esiste il<br />

carisma di assistenza dello Spirito Santo,<br />

concesso a Pietro e ai suoi successori<br />

perché non errino in materia di fede<br />

e di morale e diano invece una buona<br />

illuminazione al popolo cristiano”<br />

(Roma, 24 marzo 1993).<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

16 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013<br />

5 - I SIMBOLI DEL PAPA<br />

Un’icona di Cristo pastore,<br />

con la pecora ritrovata sulle spalle<br />

PASTORE<br />

E PESCATORE<br />

Due sono i segni con cui viene<br />

rappresentata l’assunzione del Ministero<br />

Petrino e che verranno imposti<br />

fra pochi giorni al nuovo vescovo di<br />

Roma, durante l’Eucarestia per l’inizio<br />

del suo ministero. Ne ha spiegato il<br />

significato Benedetto XVI, ora papa<br />

emerito, nella sua Messa d’insediamento<br />

il 24 aprile 2005.<br />

IL PALLIO DI LANA<br />

<strong>Il</strong> primo segno è il pallio, un’insegna<br />

liturgica d’onore e di giurisdizione<br />

indossata dal <strong>Papa</strong> e dagli Arcivescovi<br />

metropoliti nelle loro chiese e in quelle<br />

delle loro province. È costituito da una<br />

stola di pura lana vergine mescolata con<br />

lana di agnello, lunga 2.60 m e larga<br />

11 cm, terminante con una fascia di<br />

seta nera, spiccano cinque croci di seta<br />

rossa, che richiamano simbolicamente le<br />

piaghe di Cristo.<br />

Esso richiama il buon Pastore che<br />

pone sulle proprie spalle la pecorella<br />

smarrita, e anche la triplice risposta amorosa<br />

alla richiesta fatta da Gesù risorto a<br />

Simon Pietro di pascere i suoi agnelli e le<br />

sue pecorelle.<br />

<strong>Il</strong> Pallio è ornato anche da tre spilloni<br />

COME GESÙ BUON<br />

PASTORE, IL PAPA PORTA<br />

LA PECORELLA SMARRITA<br />

SULLE SUE SPALLE<br />

dorati, chiamati aciculae, che anticamente<br />

servivano per tenerlo fermo sul petto,<br />

sul dorso e sulla spalla sinistra, e che<br />

simboleggiano i chiodi della Passione di<br />

Cristo.<br />

Inizialmente attributo esclusivo del<br />

Sommo Pontefice, e da lui indossato<br />

in tutte le celebrazioni solenni, venne<br />

poi accordato dal Santo Padre anche ai<br />

Vescovi che avessero ricevuto dalla Sede<br />

Apostolica una speciale giurisdizione,<br />

segno quindi della comunione tra la Sede<br />

di Roma e le Chiese sparse nel mondo,<br />

come quando in occasione della festa<br />

degli apostoli Pietro e Paolo, il <strong>Papa</strong><br />

lo impone agli arcivescovi metropoliti<br />

nominati nell’ultimo anno.<br />

Questa insegna liturgica che i Vescovi<br />

di Roma indossano fin dal IV secolo,<br />

come attestano i mosaici di Sant’Apollinare<br />

a Ravenna, “è anche – ha detto<br />

papa Ratzinger – un’immagine del giogo<br />

di Cristo, che il Vescovo di questa città,<br />

il Servo dei Servi di Dio, prende sulle sue<br />

spalle. <strong>Il</strong> giogo di Dio è la volontà di Dio,<br />

che noi accogliamo. E questa volontà<br />

non è per noi un peso esteriore, che ci<br />

opprime e ci toglie la libertà. Conoscere<br />

ciò che Dio vuole, conoscere qual è la<br />

via della vita – questa era la gioia di Israele,<br />

era il suo grande privilegio. Questa è<br />

anche la nostra gioia: la volontà di Dio<br />

non ci aliena, ci purifica – magari in<br />

modo anche doloroso – e così ci conduce<br />

a noi stessi. In tal modo, non serviamo<br />

soltanto Lui ma la salvezza di tutto il<br />

mondo, di tutta la storia.<br />

In realtà – ha continuato il <strong>Papa</strong> – il<br />

simbolismo del Pallio è ancora più<br />

concreto: la lana d’agnello intende rappresentare<br />

la pecorella perduta o anche<br />

quella malata e quella debole, che il<br />

pastore mette sulle sue spalle e conduce<br />

alle acque della vita. La parabola della<br />

pecorella smarrita, che il pastore cerca<br />

nel deserto, è un’immagine del mistero<br />

di Cristo e della Chiesa. L’umanità è la<br />

pecora smarrita nel deserto. E vi sono<br />

tante forme di deserto. Vi è il deserto della<br />

povertà, il deserto della fame e della<br />

sete, vi è il deserto dell’abbandono, della<br />

solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il<br />

deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento<br />

delle anime senza più coscienza<br />

della dignità e del cammino dell’uomo.<br />

<strong>Il</strong> Figlio di Dio non può abbandonare<br />

l’umanità in una simile miserevole<br />

condizione. Balza in piedi, abbandona la<br />

gloria del cielo, per ritrovare la pecorella<br />

e inseguirla, fin sulla croce. La carica<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 17<br />

<strong>Il</strong> mosaico del catino dell’abside<br />

di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna<br />

che raffigura appunto il vescovo<br />

Apollinare che indossa il palio<br />

Sotto, l’anello del pescatore che il <strong>Papa</strong><br />

porta all’anulare destro. Vi è raffigurato<br />

san Pietro che getta le reti<br />

IL PAPA È PESCATORE<br />

DI UOMINI<br />

SCELTO DA GESÙ<br />

PER GETTARE LE RETI<br />

IN VISTA DI UNA PESCA<br />

ABBONDANTE<br />

sulle sue spalle, porta la nostra umanità,<br />

porta noi stessi: Egli è il buon pastore,<br />

che offre la sua vita per le pecore. <strong>Il</strong> Pallio<br />

dice innanzitutto che tutti noi siamo<br />

portati da Cristo. Così il Pallio diventa<br />

il simbolo della missione del pastore. La<br />

santa inquietudine di Cristo deve animare<br />

il pastore: per lui non è indifferente<br />

che tante persone vivano nel deserto. La<br />

Chiesa e i Pastori in essa devono mettersi<br />

in cammino per condurre gli uomini fuori<br />

dal deserto, verso il luogo della vita,<br />

verso Colui che ci dona la vita.<br />

<strong>Il</strong> simbolo dell’agnello ha ancora<br />

un altro aspetto. <strong>Il</strong> pastore di tutti gli<br />

uomini, il Dio vivente, è divenuto lui<br />

stesso agnello. Proprio così Egli si rivela<br />

come il vero pastore: “Io sono il buon<br />

pastore… Io offro la mia vita per le<br />

pecore”. Non è il potere che redime, ma<br />

l’amore! Questo è il segno di Dio: Egli<br />

stesso è amore. Una delle caratteristiche<br />

fondamentali del pastore deve essere<br />

quella di amare gli uomini che gli sono<br />

stati affidati”.<br />

L’ANELLO DEL PESCATORE<br />

<strong>Il</strong> secondo segno con cui viene<br />

rappresentato l’insediamento nel Ministero<br />

petrino, è l’Anello del Pescatore,<br />

recante tre simboli: la barca con la<br />

rete, due pesci stilizzati, la croce del<br />

Pallio. La chiamata di Pietro ad essere<br />

pastore fa seguito alla narrazione della<br />

pesca abbondante, dopo il comando del<br />

Signore Risorto di gettare le reti. La rete<br />

diviene così piena di 153 grossi pesci che<br />

i discepoli non riescono a tirarla su: “E<br />

sebbene fossero così tanti, la rete non si<br />

strappò” (Gv 21, 11). Questo racconto<br />

ne richiama un altro simile. Quel giorno<br />

Gesù aveva invitato Simone ad andare al<br />

largo ancora una volta. E Simone diede<br />

la mirabile risposta: Maestro, sulla tua<br />

parola getterò le reti! Ed ecco il conferimento<br />

della missione: “Non temere!<br />

D’ora in poi sarai pescatore di uomini”<br />

(Lc 5, 1–11).<br />

“Anche oggi – ha continuato il <strong>Papa</strong><br />

– viene detto alla Chiesa e ai successori<br />

degli apostoli di prendere il largo nel<br />

mare della storia e di gettare le reti, per<br />

conquistare gli uomini a Cristo, alla vera<br />

vita. (...) Noi uomini viviamo alienati,<br />

nelle acque salate della sofferenza e della<br />

morte; in un mare di oscurità senza luce.<br />

La rete del Vangelo ci tira fuori dalle<br />

acque della morte e ci porta nello splendore<br />

della luce di Dio, nella vera vita. È<br />

proprio così: nella missione di pescatore<br />

di uomini, al seguito di Cristo, occorre<br />

portare gli uomini fuori dal mare salato<br />

di tutte le alienazioni verso la terra della<br />

vita, verso la luce di Dio. È proprio<br />

così: noi esistiamo per mostrare Dio<br />

agli uomini. E solo laddove si vede Dio,<br />

comincia veramente la vita. Solo quando<br />

incontriamo in Cristo il Dio vivente,<br />

noi conosciamo che cosa è la vita. Non<br />

siamo il prodotto casuale e senza senso<br />

dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il<br />

frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di<br />

noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno<br />

è necessario. Non vi è niente di più<br />

bello che essere raggiunti, sorpresi dal<br />

Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di<br />

più bello che conoscere Lui e comunicare<br />

agli altri l’amicizia con lui. <strong>Il</strong> compito<br />

del pastore, del pescatore di uomini può<br />

spesso apparire faticoso. Ma è bello e<br />

grande, perché in definitiva è un servizio<br />

alla gioia, alla gioia di Dio che vuol fare<br />

il suo ingresso nel mondo.”<br />

Infine, nell’immagine del pastore che<br />

in quella del pescatore emerge in modo<br />

molto esplicito la chiamata all’unità.<br />

“Ho ancora altre pecore, che non sono di<br />

questo ovile; anch’esse io devo condurre<br />

ed ascolteranno la mia voce e diverranno<br />

un solo gregge e un solo pastore” (Gv 10,<br />

16), dice Gesù al termine del discorso del<br />

buon pastore. E il racconto dei 153 grossi<br />

pesci termina con la gioiosa constatazione:<br />

“sebbene fossero così tanti, la rete<br />

non si strappò” (Gv 21, 11).<br />

“Ahimé, amato Signore, essa ora si è<br />

strappata! vorremmo dire addolorati.<br />

Ma no, non dobbiamo essere tristi! Rallegriamoci<br />

per la tua promessa, che non<br />

delude, e facciamo tutto il possibile per<br />

percorrere la via verso l’unità, che tu hai<br />

promesso.”<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

18 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013<br />

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I PAPI DELLA STORIA: DA PIETRO<br />

SAN PIETRO DI GALILEA<br />

MARTIRIZZATO A ROMA NEL 64 O 67<br />

2. S. Lino Volterra 67-76 (9 anni)<br />

3. S. Cleto Roma 76-88 (12)<br />

4. S. Clemente I Roma 88-97 (9)<br />

5. S. Evaristo Betlemme 97-105 (8)<br />

6. S. Alessandro I 105-115 (10)<br />

7. S. Sisto I Roma 115-125 (10)<br />

8. S. Telesforo Terranova 125-136 (11)<br />

9. S. Igino Atene 136-140 (4)<br />

10. S. Pio I Aquileia 140-155 (15)<br />

11. S. Aniceto Emesa Siria 155-166 (11)<br />

12. S. Sotero Fondi (Campania) 166-175 (9)<br />

13. S. Eleuterio Nicopoli (Epiro) 175-189 (14)<br />

14. S. Vittore I Africa 189-199 (10)<br />

15. S. Zefirino Roma 199-217 (18)<br />

16. S. Callisto I Roma 217-222 (5)<br />

Ippolito 217-235 (antipapa)<br />

17. S. Urbano I Roma 222-230 (8)<br />

18. S. Ponziano Roma 230-235 (5)<br />

19. S. Antero Policastro 235-236 (1)<br />

20. S. Fabiano Roma 236-250 (14)<br />

21. S. Cornelio Roma 251-253 (2)<br />

Novaziano 251-258 (antipapa)<br />

22. S. Lucio I Roma 253-254 (1)<br />

23. S. Stefano I Roma 254-257 (3)<br />

24. S. Sisto II Atene 257-258 (1)<br />

25. S. Dionisio Magna Grecia 259-268 (9)<br />

26. S. Felice I Roma 269-274 (5)<br />

27. S. Eutichiano Luni 275-283 (8)<br />

28. S. Caio Dalmazia 283-296 (13)<br />

29. S. Marcellino Roma 296-304 (8)<br />

30. S. Marcello I Roma 308-309 (1)<br />

31. S. Eusebio Grecia S. Cassano<br />

(Calabria) 309-310 (1)<br />

32. S. Milziade Africa 311-314 (3)<br />

33. S. Silvestro I Roma 314-335 (21)<br />

34. S. Marco Roma 336-336 (0)<br />

35. S. Giulio I Roma 337-352 (15)<br />

36. S. Liberio Roma 352-366 (14)<br />

Felice II 355-365 (antipapa)<br />

37. S. Damaso I Spagna 366-384 (18)<br />

Ursino 366-367 esiliato - Diacono<br />

38. S. Siricio Roma 384 -399 (15)<br />

39. S. Anastasio I Roma 399-401 (2)<br />

40. S. Innocenzo I Albano 401-417 (16)<br />

41. S. Zosimo Grecia 417-418 (1)<br />

42. S. Bonifacio I Roma 418-422 (4)<br />

Eulalio 418-419 esiliato (antipapa)<br />

43. S. Celestino I Campania 422-432 (10)<br />

44. S. Sisto III Roma 432-440 (8)<br />

45. S. Leone I il Grande Volterra 440-461 (21)<br />

46. S. <strong>Il</strong>aro Sardegna 461-468 (7)<br />

47. S. Simplicio Tivoli 468-483 (15)<br />

48. S. Felice II (III) Roma 483-492 (9)<br />

49. S. Gelasio I Africa 492-496 (4)<br />

50. Anastasio II Roma 496-498 (2)<br />

51. S. Simmaco Sardegna 498-514 (16)<br />

Lorenzo 498-505 esiliato (antipapa)<br />

52. S. Ormisda Frosinone 514-523 (9)<br />

53. S. Giovanni I Tuscia 523-526 (3)<br />

54. S. Felice III (IV) Sannio 526-530 (4)<br />

55. Bonifacio II Roma 530-532 (2)<br />

Dioscoro Alessandria set. 530 ott. 530<br />

56. Giovanni II Roma 533-535 (2)<br />

57. S. Agapito I Roma 535-536 (1)<br />

58. S. Silverio Campania 536-537 (1) deposto<br />

ed esiliato nel 537 morto a Ponza nel 538<br />

59. Vigilio Roma 537-555 (18)<br />

60. Pelagio I Roma 556-561 (5)<br />

61. Giovanni III Roma 561-574 (13)<br />

62. Benedetto I Roma 575-579 (4)<br />

63. Pelagio II Roma 579-590 (11)<br />

64. S. Gregorio I il Grande Roma 590-604 (14)<br />

65. Sabiniano Blera (Tuscolo) 604-606 (2)<br />

66. Bonifacio III Roma 607-607 (0)<br />

67. S. Bonifacio IV Valeria dei Marsi 608 -615 (7)<br />

68. S. Adeodato I Roma 615-618 (3)<br />

69. Bonifacio V Napoli 619-625 (6)<br />

70. Onorio I Campania 625-638 (13)<br />

71. Severino Roma 640-640 (0)<br />

72. Giovanni IV Zara (Dalmazia) 640-642 (2)<br />

73. Teodoro I Grecia 642-649 (7)<br />

74. S. Martino I Todi 649-653 (4)<br />

deportato nel 653 morto in esilio 655<br />

75. S. Eugenio I Roma 654-657 (3)<br />

76. S. Vitaliano Segni 657-672 (15)<br />

77. Adeodato II Roma 672-676 (4)<br />

78. Dono Roma 676-678 (2)<br />

79. S. Agatone Palermo 678-681 (3)<br />

80. S. Leone II Sicilia 682-683 (1)<br />

81. S. Benedetto II Roma 684-685 (1)<br />

82. Giovanni V Antiochia 685-686 (1)<br />

83. Conone Tracia 686-687 (1)<br />

Teodoro 687-687 (antipapa)<br />

Pasquale 687 692 (antipapa)<br />

84. S. Sergio I Siria 687-701 (14)<br />

85. Giovanni VI Grecia 701-705 (4)<br />

86. Giovanni VII Rossano (Calabria) 705- 707 (2)<br />

87. Sisinnio Siria 708-708 (0)<br />

88. Costantino Siria 708-715 (7)<br />

89. S. Gregorio II Roma 715-731 (16)<br />

90. S. Gregorio III Siria 731-741 (10)<br />

91. S. Zaccaria Grecia 741-752 (11)<br />

di S. Severina in Calabria<br />

92. S. Stefano II (III) Roma 752-757 (5)<br />

93. S. Paolo I Roma 757-767 (10)<br />

Costantino II Nepi 767-768 deposto nel 768<br />

Filippo 768-768<br />

94. Stefano III (IV) Sicilia 768-772 (4)<br />

95. Adriano I Roma 772-795 (23)<br />

96. S. Leone III Roma 795-816 (21)<br />

97. Stefano IV (V) Roma 816-817 (1)<br />

98. S. Pasquale I Roma 817-824 (7)<br />

99. Eugenio II Roma 824-827 (3)<br />

100. Valentino Roma 827-827 (0)<br />

101. Gregorio IV Roma 827-844 (17)<br />

Giovanni 844 844<br />

102. Sergio II Roma 844-847 (3)<br />

103. S. Leone IV Roma 847-855 (8)<br />

Anastasio 855-855 deposto<br />

104. Benedetto III Roma 855-858 (3)<br />

105. S. Nicolò I Roma 858-867 (9)<br />

106. Adriano II Roma 867-872 (5)<br />

107. Giovanni VIII Roma 872-882 (10)<br />

108. Marino I di Gallese 882-884 (2)<br />

109. S. Adriano III Roma 884-885 (1)<br />

110. Stefano V (VI) Roma 885-891 (6)<br />

111. Formoso Corsica o ad Ostia 891-896 (5)<br />

112. Bonifacio VI Roma 896-896 (0)<br />

papa per 15 giorni<br />

113. Stefano VI (VII) Roma 896-897 (1)<br />

114. Romano di Gallese 897-897 (0)<br />

115. Teodoro II Roma 897-897 (0)<br />

116. Giovanni IX Tivoli 898-900 (2)<br />

117. Benedetto IV Roma 900-903 (3)<br />

118. Leone V Ardea 903- 903 (0)<br />

Cristoforo Roma 903-904 deposto<br />

119. Sergio III Roma 904-911 (7)<br />

dei Conti di Tuscolo<br />

120. Anastasio III Roma 911-913 (2)<br />

121. Landone Sabina 913-914 (1)<br />

122. Giovanni X Ravenna 914 -928 (14)<br />

deposto e morto nel 929<br />

123. Leone VI Roma 928-928 (0)<br />

124. Stefano VII (VIII) Roma 928-931 (2)<br />

125. Giovanni XI Roma 931-935 (4) dei Conti<br />

di Tuscolo deposto nel 935<br />

126. Leone VII Roma 936-939 (3)<br />

127. Stefano VIII (IX) Romano 939-942 (3)<br />

128. Marino II Roma 942-946 (4)<br />

129. Agapito II Roma 946-955 (9)<br />

130. Giovanni XII Roma 955-963 (8)<br />

Ottaviano dei Conti di Tuscolo primo papa<br />

che cambiò nome salendo alla sede<br />

Apostolica; deposto nel 963, morto nel 964<br />

131. Leone VIII Roma 963-964 (1)<br />

deposto e morto nel 965<br />

132. Benedetto V, Gramathicus Roma 964-964<br />

(0) esiliato e morto a Brema nel 966<br />

133. Giovanni XIII Roma 965-972 (7)<br />

134. Benedetto VI Roma 973-974 (1)<br />

Bonifacio VII 974-974 per la 1 a volta<br />

135. Benedetto VII Roma 974-983 (9)<br />

dei Conti di Tuscolo<br />

136. Giovanni XIV Pavia 983-984 (1)<br />

Pietro di Pavia<br />

Bonifacio VII 984-985 per la 2 a volta<br />

137. Giovanni XV Roma 985-996 (11)<br />

138. Gregorio V 996-999 (3) Brunone<br />

dei Conti di Carinzia<br />

Giovanni XVI Greco di Calabria 997-997<br />

cacciato nel 997 morto nel 998<br />

139. Silvestro II Alvernia (Francia) 999-1003<br />

(4) Gerberto d’Aurillac<br />

140. Giovanni XVII Roma 1003-1003 (0)<br />

Siccone Sicconi<br />

141. Giovanni XVIII Rapagnano<br />

(Ascoli Piceno) 1004-1009 (5) Fasano<br />

142. Sergio IV Roma 1009-1012 (3) Pietro<br />

143. Benedetto VIII Roma 1012-1024 (12)<br />

Giovanni dei Conti di Tuscolo<br />

Gregorio Roma 1012-1012<br />

144. Giovanni XIX Roma 1024-1032 (8)<br />

dei Conti di Tuscolo<br />

145. Benedetto IX Roma 1032-1044 (12)<br />

Teofilatto dei Conti di Tuscolo<br />

146. Silvestro III Roma 1045-1045 (0)<br />

Giovanni<br />

147. Benedetto IX per la 2a volta 1045-1045<br />

(0) Teofilatto dei Conti di Tuscolo<br />

148. Gregorio VI Roma 1045-1046 (1)<br />

Giovanni Graziano<br />

149. Clemente II Sassonia 1046-1047 (1)<br />

Suitgero di Morsleben e Honburg morto<br />

a Pesaro nel 1047<br />

Vescovo di Bamberga<br />

150. Benedetto IX per la terza volta 1047-1048<br />

(1) morto dopo la nuova espulsione<br />

151. Damaso II Baviera 1048-1048 (0)<br />

Poppone morto a Palestrina<br />

152. S. Leone IX Alsazia 1049-1054 (5)<br />

Brunone dei Conti di Egisheim-Hirschberg<br />

153. Vittore II Svevo 1055-1057 (2)<br />

Geberardo II dei Conti di Dollestein<br />

Hirschberg morto ad Arezzo nel 1057<br />

154. Stefano IX (X) Lorena 1057-1058 (1)<br />

Federico Gozzelone dei Duchi<br />

di Lorena morto a Firenze nel 1058<br />

Benedetto X Roma 1058-1059 Giovanni<br />

detto Mincio, dei Conti di Tuscolo<br />

155. Niccolò II Chevron - Savoia 1059-1061<br />

(2) Gerardo di Borgogna<br />

156. Alessandro II Verona 1061-1073 (12)<br />

Anselmo dei Conti di Baggio<br />

Onorio II 1061-1072 Cadalo Pallavicino<br />

157. S. Gregorio VII Roma 1073-1085 (12)<br />

<strong>Il</strong>debrando di Soana<br />

Clemente III Parma 1080-1100 Ghiberto<br />

da Correggio cacciato nel 1100 - morto<br />

a Ravenna<br />

158. B. Vittore III Benevento 1086-1087 (1)<br />

Desiderio Epifani<br />

159. B. Urbano II Chatillon 1088-1099 (11)<br />

Ottone dei Signori di Chatillon<br />

160. Pasquale II Di Bieda (Tuscia) 1099-1118 (19)<br />

Raniero di Blera Teodorico 1100-1102<br />

Alberto 1102-1102<br />

Silvestro IV Roma 1105-1111 Maginulfo<br />

161. Gelasio II Gaeta 1118-1119 (1) Giovanni<br />

Crescenzi Caetani morto a Cluny 1119<br />

Gregorio VIII Francese 1118-1121<br />

Maurizio Bourdain (o Bourdin)<br />

morto nel 1125<br />

162. Callisto II Borgogna 1119-1124 (5)<br />

Guido di Guglielmo Conte di Borgogna<br />

Celestino II Roma 1124-1124 Teobaldo<br />

Buccapecus<br />

163. Onorio II Casal Fiumanese (Imola)<br />

1124-1130 (6) Lamberto Scannabecchi<br />

164. Innocenzo II Roma 1130-1143 (13)<br />

Gregorio <strong>Papa</strong>reschi<br />

Anacleto II 1130-1138 Pietro Pierleoni<br />

Vittore IV 1138-1138 Gregorio dei Conti<br />

di Tuscolo<br />

165. Celestino II Città di Castello 1143-1144<br />

(1) Guido di Città di Castello<br />

166. Lucio II Bologna 1144-1145 (1)<br />

Gerardo Caccianemici dell’Orso<br />

167. B. Eugenio III Pisa 1145-1153 (8)<br />

Berardo Paganelli Montemagno<br />

168. Anastasio IV Roma 1153-1154 (1) Corrado<br />

169. Adriano IV Inghilterra 1154-1159 (5)<br />

Nicola Breakspeare<br />

170. Alessandro III Siena 1159-1181 (22)<br />

Rolando Bandinelli morto<br />

a Civita Castellana nel 1581<br />

Vittore IV (V) Tivoli 1159-1164<br />

Ottaviano dei Conti di Monticelli<br />

Pasquale III 1164-1168 Guido da Crema<br />

Callisto III Ungheria 1168-1178<br />

Giovanni Abate di Strumio Innocenzo III<br />

Sezze 1179-1180 Lando Frangipane<br />

deposto nel 1180<br />

171. Lucio III Lucca 1181-1185 (4)<br />

Ubaldo Allucingoli<br />

172. Urbano III Milano 1185-1187 (2)<br />

Uberto Crivelli<br />

173. Gregorio VIII Benevento 1187-1187 (0)<br />

Alberto de Morra<br />

174. Clemente III Roma 1187-1191 (4)<br />

Paolino Scolare<br />

175. Celestino III Roma 1191-1198 (7)<br />

Giacinto Bobone Orsini<br />

176. Innocenzo III Anagni 1198-1216 (18)<br />

Lotario dei Conti di Segni<br />

177. Onorio III Roma 1216-1227 (11)<br />

Cencio Savelli<br />

178. Gregorio IX Anagni 1227-1241 (14)<br />

Ugolino dei Conti di Segni<br />

179. Celestino IV Milano 1241-1241 (0)<br />

Goffredo Castiglione<br />

180. Innocenzo IV Genova 1243-1254 (11)<br />

Sinibaldo Fieschi dei Conti di Lavagna<br />

181. Alessandro IV Anagni 1254-1261 (7)<br />

Orlando dei Conti di Segni<br />

182. Urbano IV Troyes 1261-1264 (3)<br />

Giacinto Pantaleone<br />

183. Clemente IV Saint Gilles sur Rhone<br />

1265-1268 (3) Guido Foulques Le Gros<br />

184. B. Gregorio X Piacenza 1271-1276 (5)<br />

Teobaldo Visconti<br />

185. B. Innocenzo V Tarantasia (Savoia)<br />

1276-1276 (0) Pietro di Tarantasia<br />

186. Adriano V Genova 1276-1276 (0)<br />

Ottobono Fieschi dei Conti di Lavagna<br />

187. Giovanni XXI Lisbona 1276-1277 (1)<br />

Pietro di Giuliano (Pietro Ispano)<br />

188. Nicolò III Roma 1277-1280 (3)<br />

Giovanni Gaetano Orsini<br />

189. Martino IV Montpincé nella Brie<br />

1281-1285 (4) Simone de Brion<br />

190. Onorio IV Roma 1285-1287 (2)<br />

Iacopo Savelli<br />

191. Niccolò IV Lisciano (Ascoli Piceno)<br />

1288-1292 (4) Gerolamo Masci<br />

192. S. Celestino V Isernia 1294-1294 (0)<br />

Pietro Angeleri da Morrone rinunciò<br />

“Colui che per viltade fece il gran rifiuto”<br />

(m. 1296)<br />

193. Bonifacio VIII Anagni 1294-1303 (9)<br />

Benedetto Caetani<br />

194. B. Benedetto XI Treviso 1303-1304 (1)<br />

Nicolò Boccasini<br />

195. Clemente V Villandran (Bordeaux)<br />

1305-1314 (9) Bertrando de Goth<br />

196. Giovanni XXII Cahors 1316-1334 (18)<br />

Giacomo Arnaud d’Euse Niccolò V Rieti<br />

1328-1330 rinunciò nel 1330<br />

anno in cui morì<br />

197. Benedetto XII Saverdun (Tolosa)<br />

1334-1342 (8) Giacomo Fournier<br />

198. Clemente VI Chateau Malmont<br />

(Limoges) 1342-1352 (10)<br />

Pietro Roger de Rosieres<br />

199. Innocenzo VI Mont (Beyssac) 1352-1362<br />

(10) Stefano d’Aubert<br />

200. B. Urbano V Chateau de Grisac<br />

(Linguadoca) 1362-1370 (8)<br />

Guglielmo de Grimoard<br />

201. Gregorio XI Chateau Maumont (Limoges)<br />

1370-1378 (8) Pietro Roger de Beaufort<br />

202. Urbano VI Napoli 1378-1389 (11)<br />

Bartolomeo Prignano<br />

203. Bonifacio IX Napoli 1389-1404 (15)<br />

Pietro Tomacelli<br />

204. Innocenzo VII Sulmona 1404-1406 (2)<br />

Cosimo de’ Migliorati<br />

205. Gregorio XII Venezia 1406-1409 (3)<br />

Angelo Correr deposto nel concilio di Pisa<br />

nel 1409, rinunciò nel 1415. Morto nel 1417<br />

ANTIPAPI AVIGNONESI<br />

SCISMA D’OCCIDENTE DEL 1378<br />

Clemente VII Ginevra 1378-1394<br />

Roberto dei Conti di Savoia<br />

Benedetto XIII <strong>Il</strong>escas (Aragona)<br />

1394-1414 Pietro de Luna deposto<br />

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Speciale nuovo <strong>Papa</strong><br />

GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 19<br />

A FRANCESCO<br />

nel 1414 rieletto nel 1417<br />

Clemente VIII Barcellona 1423-1429<br />

Gil Sanchez Munoz rinunciò nel 1429<br />

e morì nel 1446<br />

Benedetto XIV 1425-1430 Bernardo Garnier<br />

ANTIPAPI PISANI<br />

Alessandro V Candia 1409-1410 Pietro Filargis<br />

Giovanni XXIII Ischia 1410-1415 Baldassarre<br />

Cossa deposto nel 1415 e morto nel 1419<br />

206. Martino V Genazzano (Roma) 1417-1431<br />

(14) Oddone Colonna<br />

207. Eugenio IV Venezia 1431-1447 (16)<br />

Gabriele Condulmero<br />

Felice V 1439-1449 Amedeo Duca di<br />

Savoia eletto a Basilea rinunciò a Losanna<br />

208. Niccolò V Sarzana 1447-1455 (8)<br />

Tommaso Parentucelli<br />

209. Callisto III Jativa (Valencia) 1455-1458<br />

(3) Alfonso Borgia<br />

210. Pio II Corsignano (detta poi Pienza)<br />

1458 1464 (6) Enea Silvio Piccolomini<br />

211. Paolo II Venezia 1464-1471 (7)<br />

Pietro Barbo<br />

212. Sisto IV Celle Ligure (Savona) 1471-1484<br />

(13) Francesco Della Rovere<br />

213. Innocenzo VIII Genova 1484-1492 (8)<br />

Giovan Battista Cybo<br />

214. Alessandro VI Jativa (Valencia)<br />

1492 1503 (11) Rodrigo Borgia<br />

215. Pio III Siena 1503-1503 (0)<br />

Francesco Todeschini Piccolomini<br />

216. Giulio II Albissola (Savona) 1503-1513<br />

(10) Giuliano Della Rovere<br />

217. Leone X Firenze 1513-1521 (8)<br />

Giovanni de’ Medici<br />

218. Adriano VI Utrecht 1522-1523 (1)<br />

Adriano Florensz<br />

219. Clemente VII Firenze 1523-1534 (11)<br />

Giulio de’ Medici<br />

220. Paolo III Canino (Viterbo) 1534-1549<br />

(15) Alessandro Farnese<br />

221. Giulio III Roma 1550-1555 (5)<br />

Giovan Maria Ciocchi del Monte<br />

222. Marcello II Montefano (Macerata)<br />

1555-1555 (0) Marcello Cervini da fam.<br />

di Montepulciano<br />

223. Paolo IV Capriglia (Avellino) 1555-1559<br />

(4) Gian Pietro Carafa<br />

224. Pio IV Milano 1559-1565 (6)<br />

Giovanni Angelo Medici<br />

225. S. Pio V Bosco Marengo 1566-1572 (6)<br />

Antonio Ghislieri<br />

226. Gregorio XIII Bologna 1572-1585 (13)<br />

Ugo Boncompagni<br />

227. Sisto V Grottammare 1585-1590 (5)<br />

Felice Peretti<br />

228. Urbano VII Roma 1590-1590 (0)<br />

Giovan Battista Castagna<br />

229. Gregorio XIV Cremona 1590-1591 (1)<br />

Nicolò Sfondrati<br />

230. Innocenzo IX Bologna 1591-1591 (0)<br />

Giovan Antonio Facchinetti<br />

231. Clemente VIII Fano 1592-1605 (13)<br />

Ippolito Aldobrandini<br />

232. Leone XI Firenze 1605-1605 (0)<br />

Alessandro d’Ottaviano de’ Medici<br />

233. Paolo V Roma 1605-1621 (16)<br />

Camillo Borghese<br />

234. Gregorio XV Bologna 1621-1623 (2)<br />

Alessandro Ludovisi<br />

235. Urbano VIII Firenze 1623-1644 (21)<br />

Maffeo Barberini<br />

236. Innocenzo X Roma 1644-1655 (11)<br />

Giovan Battista Pamphily<br />

237. Alessandro VII Siena 1655-1667 (12)<br />

Fabio Chigi<br />

238. Clemente IX Pistoia 1667-1669 (2)<br />

Giulio Rospigliosi<br />

239. Clemente X Roma 1670-1676 (6)<br />

Giovan Battista Emilio Altieri<br />

240. B. Innocenzo XI Como 1676-1689 (13)<br />

Benedetto Odescalchi<br />

241. Alessandro VIII Venezia 1689-1691 (2)<br />

Pietro Ottoboni<br />

242. Innocenzo XII Spinazzola (Bari)<br />

1691 -1700 (9) Antonio Pignatelli<br />

243. Clemente XI Urbino 1700-1721 (21)<br />

Giovanni Francesco Albani<br />

244. Innocenzo XIII Poli (Palestrina)<br />

1721-1724 (3) Michelangelo Conti<br />

245. Benedetto XIII Gravina (Bari) 1724-1730<br />

(6) Vincenzo Maria Orsini<br />

246. Clemente XII Firenze 1730-1740 (10)<br />

Lorenzo Corsini<br />

247. Benedetto XIV Bologna 1740-1758 (18)<br />

Prospero Lambertini<br />

248. Clemente XIII Venezia 1758-1769 (11)<br />

Carlo Rezzonico<br />

249. Clemente XIV S. Arcangelo di Romagna<br />

1769-1774 (5) Giovanni Vincenzo Ganganelli<br />

250. Pio VI Cesena 1775-1799 (24)<br />

Giovan Angelo Braschi<br />

251. Pio VII Cesena 1800-1823 (23)<br />

Giorgio Chiaramonti<br />

252. Leone XII Genga (Ancona) 1823-1829 (6)<br />

Annibale Sermattei dei Conti della Genga<br />

253. Pio VIII Cingoli (Macerata) 1829-1830<br />

(1) Francesco Saverio Castiglioni<br />

254. Gregorio XVI Belluno 1831-1846 (15)<br />

Bartolomeo Alberto Cappellari<br />

255. B. Pio IX Senigallia 1846-1878 (32)<br />

Giovan Maria Mastai-Ferretti<br />

256. Leone XIII Carpineto Romano<br />

1878-1903 (25) Gioacchino Pecci<br />

257. S. Pio X Riese (Treviso) 1903-1914 (11)<br />

Giuseppe Sarto<br />

258. Benedetto XV Genova 1914-1922 (8)<br />

Giacomo Della Chiesa<br />

259. Pio XI Desio (Milano) 1922-1939 (17)<br />

Achille Ratti<br />

260. Pio XII Roma 1939-1958 (19)<br />

Eugenio Pacelli<br />

261. B. Giovanni XXIII Brusicco di<br />

Sotto il Monte (Bergamo) 1958-1963 (5)<br />

Angelo Giuseppe Roncalli<br />

262. Paolo VI Concesio (Brescia) 1963-1978<br />

(15) Giovanni Battista Montini<br />

263. Giovanni Paolo I Canale d’Agordo<br />

(Belluno) 1978-1978 (0) Albino Luciani<br />

264. Giovanni Paolo II Wadowice - Cracovia<br />

(Polonia) 1978-2005 (26) Karol Wojtyla<br />

265. Benedetto XVI Passau (Germania)<br />

2005-2013 (8) Joseph Ratzinger<br />

266. Francesco (Jorge Mario Bergoglio)<br />

UNA SERIE DI GRANDI PASTORI<br />

San Pio X<br />

<strong>Il</strong> 19 luglio del 1903, cessa di vivere, a 93 anni, Leone XIII.<br />

<strong>Il</strong> 4 agosto viene eletto <strong>Papa</strong> il patriarca di Venezia Giuseppe<br />

Sarto, che prende il nome di Pio X. Mostra subito di essere<br />

il contrapposto del suo predecessore: è umile, schietto,<br />

buono, alieno dalla politica. La sua lotta più intransigente<br />

si svolge contro il movimento modernista, che investe direttamente<br />

la filosofia, la teologia, l’esegesi biblica, con vasti<br />

riflessi anche politici e sociologici.<br />

Muore il 20 agosto del 1914, agli inizi della Prima guerra<br />

mondiale.<br />

Benedetto XV<br />

<strong>Il</strong> 3 settembre 1914 sale al soglio pontificio il cardinale Giacomo<br />

Della Chiesa, nato a Genova nel 1854, da nobile famiglia.<br />

Eletto <strong>Papa</strong> con il nome di Benedetto XV, durante la<br />

Prima guerra mondiale coopera ad alleviare le miserie della<br />

guerra da lui definita “inutile strage”, tentando con proposte<br />

di pace di troncare le ostilità e salvare l’Europa. Sul<br />

piano religioso anima lo zelo missionario, mostra grande<br />

sollecitudine nei riguardi delle Chiese separate d’Oriente e<br />

promulga il codice di diritto canonico (1917). Muore il 22<br />

gennaio 1922.<br />

Pio XI<br />

<strong>Il</strong> 6 febbraio viene eletto papa Achille Ratti. Nato a Desio<br />

(Milano) il 31 maggio 1857, laureato in teologia, in diritto<br />

e in filosofia. Assunto il nome di Pio XI, inizia il suo pontificato<br />

impartendo la benedizione Urbi et orbi dalla loggia<br />

esterna di San Pietro, chiusa dal 1870, anno dell’annessione<br />

di Roma al Regno d’Italia. Manifestando il desiderio di<br />

togliere la Chiesa dal suo isolamento e di concludere finalmente<br />

il Concordato con l’Italia, cui si giunge con i Patti<br />

Lateranensi nel 1929. Muore il 10 febbraio 1939.<br />

Una curiosità: il 12 febbraio 1931, Pio XI inaugura la stazione<br />

della Radio Vaticana, rivolgendo in lingua latina il primo<br />

radiomessaggio di un <strong>Papa</strong> al mondo.<br />

Pio XII<br />

<strong>Il</strong> 2 marzo il conclave elegge il cardinale Eugenio Pacelli,<br />

che era Segretario di Stato, e che prende il nome di Pio XII.<br />

È una figura carismatica e contraddittoria. Rappresenta<br />

infatti l’anello di congiunzione e di passaggio tra il vecchio<br />

ruolo di <strong>Papa</strong> monarca e quello moderno di pastore<br />

ecumenico, umano e spirituale al contempo. Grandissima<br />

corrispondenza da parte dei fedeli ebbe la celebrazione<br />

dell’Anno Santo 1950, culminata con la proclamazione del<br />

dogma di Maria Assunta in Cielo. Muore la notte del 9 ottobre<br />

1958.<br />

Beato Giovanni XXIII<br />

Angelo Giuseppe Roncalli, nato a Sotto il Monte (Bergamo),<br />

il 25 novembre 1881, nunzio apostolico in Bulgaria,<br />

Turchia, Grecia e poi Francia, divenuto cardinale nel gennaio<br />

1953 e l’anno dopo patriarca di Venezia, il 28 ottobre<br />

1958 diventa Giovanni XXIII. Non solo non sarà un <strong>Papa</strong><br />

di transizione, ma il suo nome è scritto fra quelli dei “grandi”<br />

della Chiesa.<br />

Dopo soli tre mesi di pontificato, annuncia il Concilio Vaticano<br />

II, chiuso da papa Paolo VI nel dicembre del 1965.<br />

Alle 19,40 del 3 giugno 1963 <strong>Papa</strong> Giovanni XXIII muore.<br />

<strong>Il</strong> mondo piange il <strong>Papa</strong> buono.<br />

Paolo VI<br />

Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, nasce a<br />

Concesio (Brescia) nel 1897 da una famiglia borghese di<br />

forti tradizioni cattoliche. Ordinato sacerdote nel 1920,<br />

diventa quasi subito uomo di Curia con la nomina di<br />

aiutante nella Segreteria di Stato. Nel 1954 è nominato<br />

arcivescovo di Milano da Pio XII e solo nel 1958 cardinale,<br />

da Giovanni XXIII. Al quale succede il 21 giugno<br />

1963. Primo suo compito la conduzione del Concilio,<br />

che porta a compimento manifestando una statura spirituale<br />

e culturale straordinaria.<br />

<strong>Papa</strong> Montini è da una parte prudente in talune aperture<br />

d’ordine disciplinare o ecumenico e dall’altra molto<br />

sensibile ai problemi del Terzo Mondo e della pace<br />

mondiale. Dopo – le prime in assoluto – uscite (ben<br />

159) di <strong>Papa</strong> Giovanni dalle mura vaticane per recarsi<br />

fuori Roma, è proprio Paolo VI a inaugurare l’usanza<br />

dei viaggi anche all’estero, in ogni angolo del mondo.<br />

Uno dei momenti forti del suo pontificato fu l’anno<br />

giubilare, Anno Santo indetto nel 1975, che portò circa<br />

8.500.000 pellegrini a Roma. Muore il 6 agosto 1978.<br />

Giovanni Paolo I<br />

<strong>Il</strong> 20 agosto viene eletto <strong>Papa</strong> il bellunese Albino Luciani,<br />

dal 1969 patriarca di Venezia. Volendo combinare le qualità<br />

di Giovanni XXIII e di Paolo VI sceglie come nome quello<br />

di entrambi. Non possiamo commentare il suo ministero<br />

petrino perché, tre settimane dopo l’elezione, nella notte del<br />

28 settembre, muore stroncato da un attacco cardiaco.<br />

Beato Giovanni Paolo II<br />

<strong>Il</strong> 16 ottobre 1978, viene eletto papa il polacco Karol Wojtyla,<br />

nato a Wadowice il 18 maggio 1920 e prende il nome<br />

di Giovanni Paolo. È il primo <strong>Papa</strong> non italiano dopo 455<br />

anni, è inoltre il primo pontefice slavo della storia. <strong>Il</strong> suo<br />

pontificato dura 26 anni, 5 mesi e 17 giorni ed è il terzo<br />

pontificato più lungo della storia (dopo quello di Pio IX e<br />

quello di Pietro apostolo). Dopo aver fatto l’esperienza della<br />

persecuzione nazista, si laurea in Teologia alla Pontificia<br />

Università dell’Angelicum a Roma. Forte oppositore del<br />

Comunismo, viene nominato arcivescovo di Cracovia. <strong>Il</strong><br />

suo è un papato straordinario; è considerato uno degli artefici<br />

del crollo del socialismo reale. Con i suoi 104 viaggi<br />

in tutto il mondo vuole incontrare tutte le Chiese e tutti i<br />

popoli, radunando ovunque enormi folle. È l’inventore delle<br />

Giornate Mondiali della Gioventù. Vive due giubilei, quello<br />

del 1983 (anniversario della Redenzione e quello del 2000,<br />

aprendo il nuovo millennio). <strong>Il</strong> 13 maggio 1981 è vittima di<br />

un attentato quasi mortale da parte di Ali Agca, un killer<br />

turco. Viene presto soccorso e sopravvive. L’ultimo periodo<br />

del suo pontificato è caratterizzato dalla malattia, affrontata<br />

con straordinario coraggio. Muore il 2 aprile 2005.<br />

Benedetto XVI<br />

A papa Wojtyla succede il suo consulente teologico Joseph<br />

Ratzinger (nato il 16 aprile 1927 in Baviera), prefetto della<br />

Congregazione per la dottrina della fede, eletto il 19 aprile<br />

2005. Sceglie il nome di Benedetto XVI. Da giovane professore<br />

vive l’esperienza fondamentale della partecipazione al<br />

concilio Vaticano II. È il <strong>Papa</strong> che concilia ragione e fede,<br />

che attacca la dittatura del relativismo, che scrive tre encicliche:<br />

Deus caritas est, Spe salvi e Caritas in veritate. L’ultima è il<br />

testo di economia più avanzato del tempo. Nel concistoro<br />

dell’11 febbraio 2013 annuncia la sua rinuncia al pontificato<br />

dalle ore 20.00 del 28 febbraio. Ora è <strong>Papa</strong> emerito.<br />

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20 GIOVEDÌ 14 MARZO 2013<br />

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