Triduo San Vincenzo 26_09_12 - Cottolengo
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Principi vincenziani di vita e di azione (<strong>26</strong>/<strong>09</strong>/20<strong>12</strong>)<br />
- Padre Mario Grossi, Vincenziano -<br />
<strong>Vincenzo</strong> de’ Paoli parlava spesso: lo faceva perché richiesto dalla predicazione delle Missioni al popolo,<br />
dagli esercizi degli ordinandi, dalla direzione dei Preti della Missione e delle Figlie della carità, dagli<br />
incontri di vario genere a tutti i livelli.<br />
Egli parlava alla buona, diremmo a braccia. Ma il suo non era un parlare vuoto, perché veniva da un<br />
cuore ricco di Dio, pieno della sapienza spirituale dei santi.<br />
<strong>Vincenzo</strong> però non ha scritto trattati. Ma ciò non toglie che, leggendo i suoi scritti e ripercorrendo la<br />
vicende della sua vita, non si possano cogliere delle “idee guida”, delle costanti, delle massime, dei<br />
principi a cui si ispira.<br />
La nostra attenzione è rivolta a quelle espressioni che segnano un orientamento, che indicano un<br />
cammino.<br />
Alcune di queste “idee guida” le abbiamo già accennate nei giorni precedenti del triduo. Ne ricordo<br />
alcune:<br />
* “ non mi piace nulla se non in Gesù Cristo”, è la centralità di Gesù, il rivestirsi di lui, conformarsi a lui.<br />
Gesù Cristo è la regola della Missione;<br />
* datemi un uomo di orazione e sarà capace di tutto”, la centralità della preghiera, della relazione con<br />
Dio, del curare la propria interiorità, la propria dimensione spirituale;<br />
* seguire passo passo la Provvidenza senza mai scavalcarla”;<br />
* Non mi basta amare Dio se il mio prossimo non lo ama” etc…<br />
Questa sera vorrei ancora sottolineare ed approfondire alcune idee guida che sono al centro del suo<br />
messaggio e della sua eredità spirituale.<br />
La prima è questa: “ Servendo i poveri si serve Gesù Cristo”. Per <strong>Vincenzo</strong> c’è un principio di fede da cui<br />
non si può prescindere: nel povero c’è Gesù Cristo, per cui servendo il povero si serve Gesù Cristo:<br />
“ I poveri sono i nostri padroni, sono i nostri re, dobbiamo obbedirli e non è una esagerazione chiamarli<br />
così, perché nei poveri c’è il Signore”.<br />
Ma le apparenze possono trarre in inganno e si tratta allora di fare quell’operazione che san <strong>Vincenzo</strong><br />
indica con il “ rigirare la medaglia” per scorgere il volto del Figlio di Dio raffigurato nei poveri:<br />
“ Non devo considerare un povero contadino o una povera donna dal loro aspetto né dalla loro<br />
apparente mentalità; molto spesso non hanno quasi la fisionomia, né l’intelligenza delle persone<br />
ragionevoli, talmente sono rozze e materiali. Ma rigirate la medaglia e vedrete alla luce della fede che il<br />
Figlio di Dio, il quale ha voluto essere povero, ci è raffigurato da questi poveri…”.<br />
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Così motivato il servizio del povero(servendo il povero si serve Gesù) e così reso si trasforma in un vero<br />
atto di culto, alla pari dell’atto di culto costituito dalla preghiera e dalla stessa partecipazione<br />
all’Eucarestia.<br />
<strong>San</strong> <strong>Vincenzo</strong> usava l’espressione “ lasciare Dio per Dio” che così commentava:<br />
“ Non è lasciare Dio , quando si lascia Dio per Dio, ossia un’opera di Dio per farne un’altra o di obbligo<br />
maggiore o di maggiore merito”.<br />
Ancora <strong>San</strong> <strong>Vincenzo</strong> diceva alla Figlie della Carità:<br />
“ sappiate che non perderete nulla lasciando l’orazione e la Messa per il servizio dei poveri, poiché<br />
servire ad essi è andare a Dio, a quel Dio che dovete vedere nella loro persona”.<br />
Scorrendo le pagine degli scritti di san <strong>Vincenzo</strong> si vede la stima, il concetto che <strong>Vincenzo</strong> ha dei poveri:<br />
“ Se vi è una vera religione, Dio mi perdoni parlo da uomo materiale, è tra loro, tra quella povera gente.<br />
E’ tra loro che si conserva la vera religione, la fede viva… per l’esperienza che ne ho e secondo l’idea che<br />
me ne sono sempre fatta, la vera religione, la religione autentica è tra i poveri”.<br />
Egli ritiene perciò un onore per sé e per i suoi missionari, il poterli evangelizzare e servire perché sono i<br />
prediletti di Dio, i nostri signori e padroni, veri maestri di vita”.<br />
La seconda riguarda la carità: “la carità è una gran signora, bisogna fare quello che comanda”.<br />
Diceva san <strong>Vincenzo</strong> alle Fdc:” la carità è superiore a tutte le regole e tutte devono riferirsi ad essa. E’<br />
una gran signora, bisogna fare quello che comanda”.<br />
E’ vero che le Fdc devono osservare le loro regole, ma la regola delle regole resta la carità e la sua<br />
applicazione concreta è facilmente intuibile:<br />
“ il servizio dei poveri deve essere sempre preferito a tutto; non ci devono essere ritardi in ciò che si<br />
riferisce al servizio dei poveri”.<br />
Davanti alla necessità, al bisogno, non ci sono più regole, perché scatta un’altra regola in quanto “la<br />
necessità serve da regola”.<br />
Sarà quindi la carità ad orientare la vita dell’intera Compagnia delle Fdc e di ogni sorella e a determinare<br />
ogni loro scelta:<br />
“ nella carità esse vivranno, per la carità moriranno: l’esercizio della carità varrà loro da martirio,<br />
saranno martiri della carità”.<br />
Nel film “ Monsieur Vincent”, il regista pone sulle labbra di san <strong>Vincenzo</strong>, ormai vecchio e malato, che<br />
riceve la giovane suora in atto di andare per la prima volta a far visita ai poveri, queste parole:<br />
“ …Tu devi essere la piccola Serva dei poveri, la Figlia della Carità sempre sorridente e di buon umore. I<br />
poveri sono i tuoi padroni! I poveri sono i tuoi padroni! Dei padroni terribilmente suscettibili ed esigenti,<br />
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lo vedrai! Allora, più essi saranno brutti e sudici, più saranno ingiusti e rozzi, più tu dovrai amarli. Per il<br />
tuo amore, per il tuo amore soltanto, i poveri ti perdoneranno il pane che tu doni loro!”.<br />
Così come sarà la carità a segnare e a dare senso alla vita dei Preti della Missione e alla loro stessa<br />
morte. <strong>San</strong> <strong>Vincenzo</strong> immagina che qualcuno di loro sia costretto a mendicare il pane o a coricarsi lungo<br />
una siepe, tutto intirizzito dal freddo, e in questo stato gli sia domandato:<br />
“ Povero Prete della Missione, chi ti ha ridotto in tale stato?, ed esclama: quale felicità poter<br />
rispondere:”E’ la carità”. Quanto quel povero prete sarebbe stimato da Dio e dagli uomini”.<br />
Sarà infatti la carità verso il prossimo a dire a tutti, in modo infallibile, che siamo figlio di Dio e che la vita<br />
divina circola in noi.<br />
Infine teniamo presente che “nulla piace a Dio senza la carità”.<br />
<strong>San</strong> <strong>Vincenzo</strong> è universalmente conosciuto come il santo della carità, ma di una carità a tutto campo:<br />
- la carità come partecipazione della vita stessa di Dio;<br />
- come amore verso Dio;<br />
- come comunione di persone;<br />
- come amore affettivo ed effettivo nei confronti dei poveri.<br />
Quando una persona ama veramente Dio accade qualcosa di meraviglioso, secondo la promessa di<br />
Gesù:<br />
“ se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo<br />
dimora presso di lui”(Gv 14,23).<br />
Secondo le parole di <strong>San</strong> <strong>Vincenzo</strong>: “ le persone della Trinità vengono nell’anima e vi rimangono”.<br />
Questo avviene soprattutto quando più persone non formano che un cuore solo e un’anima sola. Esse<br />
diventano allora immagine della Ss. Trinità.<br />
E’ questo l’ideale che <strong>Vincenzo</strong> traccia alle sue comunità:<br />
“…bisogna che le Figlie della Carità, che devono essere l’immagine della <strong>San</strong>tissima Trinità, benché<br />
molte siano tuttavia un cuore solo e un’anima sola”.<br />
Il santo insiste, ritorna spesso sul tema dell’amore fraterno, della comunione. Ricorrono immagini<br />
quanto mai espressive:<br />
“ Il paradiso delle comunità è la carità; la carità è il cemento che lega le comunità a Dio e le persone tra<br />
loro; la carità è il chiostro di Dio; ivi Dio si compiace di abitare, ivi è il suo palazzo di delizia, ivi il<br />
soggiorno dove Egli trova piacere; la carità è segno di predestinazione”.<br />
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Essa però non è uno stare insieme sotto lo stesso tetto o condividere la stessa mensa. E’ necessario<br />
essere un cuor solo e un’anima sola. Ai missionari <strong>Vincenzo</strong> dice che devono vivere insieme “ come dei<br />
cari amici”.<br />
L’unione, la comunione, la perfetta unità tra i fratelli e le sorelle è necessaria anche per il servizio che si<br />
è chiamati a svolgere. Alle Figlie della Carità diceva:<br />
“ dovete vivere in grande unione tra voi, unione, se fosse possibile, pari a quella delle tre persone della<br />
<strong>San</strong>tissima Trinità perché, sorelle mie, come potrete esercitare la carità e la mitezza coi poveri se prima<br />
non l’avete tra voi?”.<br />
Se non è così più che di edificazione, si finisce per essere di scandalo:<br />
“ Di che cosa il prossimo può scandalizzarsi maggiormente, che di vedere due Figlie della Carità vivere<br />
insieme in mezzo a litigi e divergenze? Se per disgrazia le Figlie della Carità trascurassero la tolleranza e<br />
la condiscenda reciproca, i vicini si scandalizzerebbero e direbbero: “ queste non sono Figlie della Carità,<br />
ma piccoli demoni, che si dilaniano l’una con l’altra”.<br />
E’ dunque la carità che rende graditi a Dio. Senza la carità non gli sono graditi né i nostri atti di culto, né<br />
tutto il resto.<br />
L’insegnamento di <strong>San</strong> <strong>Vincenzo</strong> è conseguente:<br />
“ Dio non sa che fare delle vostre confessioni e neppure del servizio che rendete ai poveri, se non è fatto<br />
da un’anima unita a Lui e al prossimo mediante la carità. Preferisce la riconciliazione tra due persone che<br />
non si amano a tutti i vostri sacrifici…, … sono del parere che dobbiamo temere che tutto quello che<br />
facciamo non sia accetto a Dio se non abbiamo la veste della carità”.<br />
<strong>San</strong> <strong>Vincenzo</strong> ci offre una formula sintetica che dice il posto esatto che occupa la carità reciproca, in<br />
rapporto alla carità verso Dio e alla carità verso i poveri:<br />
“ l’amore di Dio è in alto; al centro è la carità del prossimo e l’amore dei poveri; e in basso è la carità tra<br />
voi. Ah! Che bella veste è mai questa! Se potessimo vederla come la vedeva san Giovanni, saremmo<br />
incantati della sua bellezza e presi dal desiderio di averla”.<br />
Facciamo nostra la preghiera che san <strong>Vincenzo</strong> rivolgeva a Cristo Signore per le Figlie della Carità:<br />
“ O Salvatore delle anime nostre, stampate nei nostri cuori la carità, affinchè un giorno possiamo<br />
raggiungere quella bella Compagnia della carità che è in cielo… Fate che siamo tutti pieni di amore per<br />
Voi, per il prossimo e tra noi”.<br />
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