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SUONO n° 497

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N. XXX<br />

Editoriale<br />

di Paolo Corciulo<br />

Il Sacro Graal si nasconde<br />

all’interno di un solco?<br />

Detesto le espressioni stucchevoli almeno quanto le affermazioni<br />

scontate e prevedibili (dove posso, le evito); per questo, una frase<br />

come “la magia del vinile” potrebbe farmi venire perlomeno un<br />

attacco di infantioli! Eppure, per varie ragioni, via via che questo<br />

numero di <strong>SUONO</strong> si componeva ho cominciato a ricredermi sui<br />

poteri soprannaturali del disco nero.<br />

Innanzitutto, non si può non riflettere sulla grande, straordinaria<br />

bellezza di un sistema, un modo di ascoltare la musica, fatto di<br />

riti e procedure che, seppur desueti nell’era della velocità, stanno<br />

tornando di moda e danno vita a un fenomeno di recupero del<br />

passato che non ha precedenti. Non basta appellarsi al vintage<br />

o alla passione di alcuni affinché nulla cada nell’oblio: la prepotente<br />

(in queste pagine cercheremo di definire quanto) ripresa<br />

del vinile non ha paragone alcuno, perlomeno nella storia delle<br />

tecnologie, dove standard e formati vengono consumati con una<br />

sempre maggiore velocità. Finora, non si era mai tornati indietro:<br />

consumato un formato, via con un altro.<br />

Una seconda ragione del mio cambio di rotta è determinato<br />

dalla ricchezza e dal fascino di tutto quel che gira (argomenti,<br />

iconografia, prodotti, tendenze) attorno al vinile. Per “Vinile Vol.<br />

1” (<strong>SUONO</strong> 485 – marzo 2014) avevamo attinto al materiale che<br />

ci era più vicino, quello più “abbordabile” e a portata di mano;<br />

ero pertanto convinto che raggruppare altrettanti temi di grande<br />

interesse e fascino non sarebbe stato affatto semplice. Invece,<br />

l’enorme patrimonio di letteratura che offrono gli archivi di<br />

<strong>SUONO</strong> in merito si è rivelato un terreno particolarmente rigoglioso,<br />

tanto da costringerci, non senza rimpianto, a “tagliare”<br />

almeno altrettanto materiale di quello pubblicato in questo Vol.<br />

II; argomenti ugualmente pregni del nostro passato, di un’era<br />

d’oro entusiasmante e di grande opulenza per la riproduzione<br />

sonora che, ci consoliamo, torneranno buoni per “Vinile Vol. III”<br />

(data di pubblicazione ancora da programmare). Un passato ricco<br />

di stimoli e di elementi che potrebbe rappresentare comunque,<br />

indipendentemente dalla “forma disco”, la base di un atteso e<br />

necessario rilancio del settore.<br />

Dal materiale e dalla conoscenza del passato (abbiamo tentato di<br />

trasmettervela, speriamo di esserci riusciti) trasudano, infatti,<br />

un entusiasmo e una positività, una pienezza di emozioni e soddisfazione<br />

nei mezzi a disposizione difficilmente rintracciabili<br />

oggi; un’assenza, quest’ultima, che ha prodotto l’effetto quasi<br />

paradossale di avvicinare oggi più che in passato il settore e i<br />

raffinatissimi prodotti che lo compongono alla logica dell’elettrodomestico.<br />

Un processo conseguenziale ma sbagliato che ha<br />

portato tutti quelli che lo hanno perseguito a cozzare contro un<br />

muro; perché la riproduzione musicale di qualità è sangue e passione,<br />

è quel che siamo noi che scriviamo e voi che ci leggete e che<br />

operate sul campo. Dimenticarlo è come applicare una formula<br />

perfetta e asettica per ricostruire il sorriso della Gioconda, di per<br />

sé unico ed encomiabile proprio per quella magia che non trova<br />

sufficiente spiegazione nemmeno in milioni di parole...<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 3


Sommario<br />

N. XXX<br />

EDITORIALE di Paolo Corciulo .............................................................3<br />

ANTENNA ...............................................................................6<br />

N. <strong>497</strong><br />

MAGGIO 2015<br />

INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />

ROSARIO BONACCORSO Istantanee erranti e melodiche di Daniele Camerlengo .................12<br />

IL TEATRO D’OPERA AD UNA SVOLTA? Le comparse della commedia di Pietro Acquafredda .....16<br />

ROBERTO PROSSEDA Man Vs. Machine di Francesco Bonerba ................................22<br />

NICOLA GAETA Quando la musica ha fatto BAM di Daniele Camerlengo ........................26<br />

DENNY ZEITLIN Il jazz è vivo e sta bene di Antonio Gaudino ..................................28<br />

LA MAISON DE L’ÈCOUTE Ars Sonica di Federico Geremei ...................................30<br />

SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />

SPECIALE VINILE VOL. II<br />

LA RICETTA DELLA FELICITÀ di Paolo Corciulo ........................................34<br />

I PRIMI VAGITI: IL DISCO QUESTO S(C)ONOSCIUTO di Marino Mariani. . . . . . . . . . . . . . . . . .38<br />

IL DISCO: ARRIVA L’HI-FI di Marino Mariani ...........................................44<br />

ANATOMIA DEL GIRADISCHI a cura della redazione ....................................48<br />

DUAL: LA STORIA di Carlo D’Ottavi ....................................................56<br />

GARRARD: LA STORIA di Paolo Corciulo e Maurizio Fava ................................60<br />

IL PIÙ LONGEVO SONO IO: SONDEK di Paolo Corciulo ..................................64<br />

VISITA AI BERNIE GRUNDMAN STUDIO di Paolo Corciulo ...............................68<br />

RECORD COVERS: LA CREATIVITÀ DEGLI LP di Antonio Gaudino e Francesco Bonerba ....74<br />

QUANDO NON C’ERA IL WALKMAN! di Paolo Corciulo ..................................82<br />

COME NASCE UNA TESTINA di Paolo Corciulo ..........................................86<br />

FONORIVELATORE Grado prestige Silver 1 di Carlo D’Ottavi ..................................88<br />

FONORIVELATORE Ortofon Quintet Bronze a cura della redazione .............................90<br />

UNITÀ PHONO Esoteric E-03 di Carlo D’Ottavi ..............................................92<br />

UNITÀ PHONO Nagra BPS a cura della redazione ............................................94<br />

UNITÀ PHONO Van den Hul The Grail a cura della redazione ..................................96<br />

GIRADISCHI Clearaudio Ovation Wood a cura della redazione .................................98<br />

GIRADISCHI Pro-Ject 2Xperience Classic 2M Red a cura della redazione .......................100<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO Yamaha A-S2100 a cura della redazione ......................104<br />

DIFFUSORI Graham Audio LS 5 / 9 BBC Monitor a cura della redazione ........................108<br />

DIFFUSORI Monitor Audio Gold 200 a cura della redazione ..................................112<br />

OLTRE IL ROCK a cura di Guido Bellachioma ...............................................116<br />

ESPERIENZE IN JAZZ a cura di Daniele Camerlengo .......................................120<br />

SECONDO NOI LA CLASSICA a cura di Pietro Acquafredda .................................124<br />

KRAUTROCK a cura di Carlo Camilloni ....................................................126<br />

ITALIA ROCK ‘70 a cura di Guido Bellachioma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140


ANTENNA<br />

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Non basta che giri!<br />

Si potrebbe dire che il Dereneville VPM 2010-<br />

1 sta a un giradischi qualunque come una<br />

pallottola sta a una testata nucleare. Questo<br />

“ordigno”, creato da Rainer Horstmann della<br />

tedesca AVDesignHaus, è un concentrato<br />

tecnologico che fonde in sé universo digitale<br />

e analogico. La sua particolarità consiste negli<br />

strumenti di controllo della lettura del disco: il<br />

VPM 2010-1, infatti, è “armato” di uno scanner<br />

do<br />

le sue caratteristiche, e una telecamera HD<br />

ne<br />

l’immagine su un monitor touch ad alta<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

che si vuole suonare. Niente di ciò che avviene<br />

<br />

<br />

bilanciata, un’uscita video S-Video / BNC, una connessione Ethernet per gli aggiornamenti del software e la diagnostica in remoto e una<br />

<br />

<br />

<br />

Francesco Bonerba<br />

WELL TEMPERED PER I FONORIVELATORI<br />

Continua l’espansione del catalogo del costruttore<br />

americano che, pur muovendosi<br />

sempre nel campo analogico, sta allargando<br />

ta<br />

serie di giradischi, bracci e, ultimissimi<br />

arrivati, fonorilevatori.<br />

re<br />

dei suoi originali giradischi, ha coinvolto<br />

vatori<br />

uno specialista del settore come la<br />

<br />

<br />

<br />

stretta parentela con il modello MP150 del<br />

costruttore asiatico. Si tratta di un modello<br />

che per valori elettrici e caratteristiche<br />

meccaniche dovrebbe adattarsi facilmente<br />

a qualsiasi braccio e giradischi, da quelli di<br />

<br />

<br />

il cantilever a bassa massa sui cui è montato,<br />

dalla linea rastremata per irrigidirlo,<br />

periori<br />

a quelle dei classici fonorilevatori<br />

economici, spesso montati di serie<br />

su molti giradischi di fascia media<br />

<br />

parla invece con il modello a bobina<br />

<br />

capire che è un articolo dedicato a giradischi<br />

e bracci di elevata caratura e possibilità.<br />

-<br />

<br />

<br />

su un cantilever in lega di titanio,<br />

che trasferisce il moto alle bobine<br />

<br />

<br />

originale, però, è di certo legato alla<br />

<br />

sua meccanica: si è impiegato il legno di<br />

<br />

re,<br />

anche questo elemento contribuirebbe<br />

alle doti sonore fuori dal comune di questo<br />

fonorilevatore. Non ci resta che sperare in<br />

un test per darvi conto di tale meraviglia.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

Fonorivelatore<br />

<br />

Prezzo:<br />

Tipo: MC Tensione di uscita<br />

(mV):Forza di appoggio<br />

(g): 1,8-2,2 Stilo: Line Contact<br />

Diamond su cantilever in lega di titanio<br />

Note:<br />

<br />

Fonorivelatore<br />

<br />

Prezzo: € 650,00<br />

Tipo: MM Tensione di uscita<br />

(mV): Forza di appoggio<br />

(g): 1,5-2,0 Stilo: mond<br />

Impedenza di carico (Ohm): <br />

k Note: cantilever indurito a bassa massa<br />

<br />

Distributore: Perfect Audio di Bellini Matteo<br />

driano<br />

(PR)<br />

<br />

www.perfectaudio.it<br />

6 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


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Dal giradischi al wireless<br />

Nel 1985 il giradischi a<br />

trazione diretta e braccio<br />

tangenziale Goldmund Reference<br />

rappresentava forse<br />

il massimo per gli “analogisti”<br />

più entusiasti, già sottoposti<br />

ai primi assalti del<br />

rampante formato digitale.<br />

Un altro dei sogni proibiti<br />

<br />

bili<br />

della serie Apologue,<br />

sempre di Goldmund. Ma<br />

chi è costui? Trattasi di un<br />

marchio svizzero che ha da<br />

sempre rappresentato l’Hi-end di scuola europea<br />

più di lusso e, spesso, all’avanguardia. Attualmente<br />

il costruttore mantiene il suo centro ricerca<br />

<br />

generale commerciale per la distribuzione internazionale,<br />

Italia compresa, è nel principato di<br />

Monaco, con diramazioni nei principali mercati<br />

audio in tutto il mondo. L’attuale produzione è<br />

<br />

di diamante è ancora costituita dal complesso<br />

modello Apologue, ora in versione celebrativa<br />

Anniversary, e dai suoi derivati più semplici,<br />

Logos e Prologos, anche in versione wireless.<br />

Accanto alle acustiche è presente anche una<br />

<br />

<br />

viene di conseguenza). Per ampliare la clientela<br />

di casa Goldmund si è pensato di presentare<br />

<br />

dalle forme più classiche e facilmente inseribili in<br />

ambienti meno esclusivi e dedicati. In particolare,<br />

<br />

e Metis Tower. Come dice il loro nome sono due<br />

<br />

completamente metallico in alluminio e top anodizzato<br />

oro. Entrambi a due vie e caricati in bass<br />

<br />

interna e possono ricevere segnali in wireless<br />

<br />

Goldmund. Il modello maggiore Logos Tower<br />

ha un woofer da 20 cm di diametro accoppiato<br />

a un tweeter a cupola morbida mentre il Metis<br />

Tower utilizza due mid-woofer da appena 10 cm<br />

di diametro. Se si desidera una maggiore esten-<br />

<br />

sistema con un subwoofer della stessa linea Metis.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

Goldmund Metis Tower Wireless<br />

<br />

13 kg<br />

da pavimento <br />

2 <br />

80-25.000 - 3 dB<br />

2 Wf 10 cm, Tw cupola morbida<br />

crossover digitale tramite DSP, audio<br />

stream wireless da USB dongle. Cabinet metallico<br />

con top alluminio anodizzato oro. Base.<br />

Goldmund Logos Tower Wireless<br />

<br />

<br />

35 kg<br />

da pavimento bass<br />

2 <br />

40<br />

<br />

Tw cupola morbida mente<br />

Cabinet completamente metallico<br />

con sistema di scarico a terra delle vibrazioni.<br />

Stream wireless da dongle USB o Transmitter<br />

Goldmund. Ingresso e uscita digitale. Top in<br />

alluminio anodizzato oro.<br />

<br />

avenue des Citronniers - 98000 Monaco<br />

www.goldmund.com<br />

VINTAGE ATTO SECONDO<br />

LA MUSICA CON<br />

IL CUORE<br />

A Bosa, in Sardegna, il 28 marzo si è tenuto<br />

il concerto del cantautore rock blues Francesco<br />

Piu, organizzato nella giornata della<br />

sensibilizzazione alla donazione di midollo<br />

osseo. Per chi non lo conosce, Piu è una sor-<br />

<br />

SoundCloud nella home del nostro sito), che<br />

volmente<br />

sorpresi con un atto di solidarietà.<br />

VINTAGE ATTO PRIMO<br />

A distanza di 55 anni dalla sua nascita<br />

tosh<br />

C22, ridisegnato e aggiornato in<br />

base alle esigenze e performance attuali.<br />

Dieci gli ingressi, di cui due bilanciati<br />

con una sezione phono MM e MC, che<br />

offre la possibilità di regolare capacità<br />

e resistenza del carico, consentendo un<br />

interfacciamento migliore con il front<br />

end analogico.<br />

Una coppia di KT88 “anima” la nuova<br />

versione del finale mono McIntosh<br />

MC75, un classico degli anni ’70 destinato<br />

a fare coppia con il pre C22<br />

nell’ambito dell’operazione vintage intrapresa<br />

dalla casa americana. Dispone<br />

di ingressi bilanciati e sbilanciati e tutte<br />

le circuitazioni sono state riviste e aggiornate.<br />

La potenza è di 75 Watt con<br />

distorsione minore dello 0,5%.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 7


ANTENNA<br />

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Toglietemi tutto ma non il mio Expedit<br />

<br />

va alleggerito o risolto dalla progressiva miniaturizzazione (CD) e sma<br />

<br />

<br />

con la popolarissima linea Expedit<br />

<br />

<br />

con la linea Kallax<br />

<br />

<br />

dimensioni e carico dei ripiani identici, hanno complessivamente alcuni<br />

<br />

Il Grow, finanziato attraverso una campagna<br />

di crowfounding su Kickstarter.<br />

<br />

lesse espandere la propria collezione, dovrà dun<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

lizzazione di Grow, mobile componibile realizzato<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

tile, ha tutti i blocchi chiusi<br />

<br />

sono intersecate e disposte<br />

La pubblicità Ikea dell’Expedit.<br />

alternativamente a destra o<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

ciare all’estetica della vostra (crescente) collezione,<br />

<br />

<br />

Francesco Bonerba<br />

Al bar con il vinile<br />

Per merito di alcuni appassionati di jazz a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 nasce in Giappone il<br />

<br />

luoghi sono proprio i personaggi che li hanno animati: appassionati di jazz, certo, ma anche<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Paolo Corciulo<br />

Serie twenty ® . L’audio assoluto.<br />

www.pmc-speakers.com<br />

vieni ad ascoltarle a Milano da:<br />

Progettazione,vendita ed installazione<br />

impianti audio-video-rete dati<br />

C.So magenta, 27- 20123 - Milano<br />

Ph +39 02.80.56.410 - Fax +39 02.86.45.60.11<br />

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8 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


ANTENNA<br />

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TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE<br />

Cary Audio è un costruttore americano che si è guadagnato da tempo<br />

<br />

contraddistinti da un buon rapporto qualità/prezzo, almeno rispetto<br />

ai concorrenti connazionali. Più recentemente ha ampliato la sua<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Carlo D’Ottavi<br />

Convertitore <br />

Dimensioni:<br />

Peso: <br />

Distributore: <br />

<br />

<br />

<br />

Sistema di conversione:Frequenza di campionamento<br />

(kHz): Sovracampionamento: Ingressi digitali:<br />

Uscite analogiche:<br />

Uscite digitali:<br />

Note:<br />

<br />

<br />

L’Italia della musica all’Expo di Milano<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

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<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

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<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

organizzatori milanesi.<br />

Turandot<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Pietro Acquafredda<br />

10 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


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Porta la tua fabbrica con te<br />

Un paio di anni fa la giovane studentessa Amanda Ghassaei si<br />

conquistò gli onori della cronaca sulle riviste di tecnologia per aver<br />

realizzato i primi vinili stampati in 3D<br />

audio, la Ghassaei era riuscita a convertirli in una matrice digitale,<br />

che la stampante leggeva e riportava sotto forma di solchi su un<br />

disco di resina plastica. La qualità del risultato lasciava molto a<br />

desiderare ma l’idea era geniale. Uno dei problemi del recente<br />

“ritorno” del vinile, infatti, è costituito dalla domanda del mercato,<br />

<br />

<br />

3D potrebbe essere una risposta, specie nel momento in cui sarà<br />

<br />

dal mondo dell’arte arriva un input che costituisce un potenziale<br />

<br />

Dal 28 gennaio al 12 aprile si è tenuta alla galleria White Cube<br />

Bermondsey di Londra l’esibizione di Christian Marclay, artista<br />

<br />

assiduo utilizzatore nelle sue performance di dischi e strumenti<br />

musicali (famoso soprattutto per aver realizzato, nel 2011, The<br />

Clock<br />

<br />

posta sempre in corrispondenza al reale scorrere del tempo). Al<br />

White Cube, Marclay ha organizzato delle performance in cui i<br />

musicisti della London Sinfonietta, ensemble musicale inglese,<br />

hanno suonato live sulla base della sua ultima video installazione,<br />

Pub Crawl; la musica è stata incisa direttamente su vinile<br />

e stampata in 500 copie che, una volta riposte in una custodia<br />

serigrafata prodotta dal Coriander Studio, sono state messe in<br />

vendita al costo di 25 sterline.<br />

razione,<br />

l’aspetto più interessante per gli appassionati del disco<br />

nero è che le 500 copie sono state realizzate nella Vinyl Factory<br />

Press, il primo impianto mobile al mondo di produzione<br />

di vinili, messo a disposizione dall’etichetta inglese The Vinyl<br />

Factory Group e collocato dentro la galleria d’arte, ben visibile<br />

al pubblico; si tratta di un vero e proprio container trasportabile<br />

all’interno del quale si svolge l’intero processo di stampa, dalla<br />

<br />

<br />

performance – registrazione del suono – incisione – packaging<br />

<br />

pronunciarci, ma il processo appare così lineare da far sembrare<br />

<br />

<br />

distribuire panini e bibite vendono vinili a tiratura limitata della<br />

performance! Sarà questo il futuro? Di sicuro è la prova tangibile<br />

che per realizzare un contingente limitato di vinili e appagare gli<br />

appassionati possono essere studiati nuovi percorsi in grado di<br />

ottimizzare rischi e guadagni.<br />

Francesco Bonerba<br />

Serie twenty ® . L’audio assoluto.<br />

www.pmc-speakers.com<br />

vieni ad ascoltarle a Mantova da:<br />

GAROSI RENZO HI-FI,<br />

DAL 1970 A MANTOVA<br />

Via Broletto, 7 - Mantova<br />

Ph / Fax +39 0376 328604<br />

renzo.garosi@garosihifi.it<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 11


INSIDEDENTRO LA MUSICA<br />

di Daniele Camerlengo<br />

Istantanee<br />

erranti e<br />

melodiche<br />

Il jazz è una musica che da quando<br />

è nata ha cambiato molte volte la<br />

sua direzione; per questo motivo,<br />

continuerà ad evolversi al suo interno<br />

e andrà sempre dove vuole andare.<br />

Parola di uno dei più sensibili<br />

contrabbassisti italiani!<br />

foto Paolo Soriani<br />

L’ambiente natìo pervaso dagli austeri vapori dell’Etna e<br />

dalla ricchezza culturale del bacino del Mediterraneo ha<br />

stimolato e avvicinato il tuo animo alla musica. Quali sono i<br />

tuoi primi ricordi musicali e, in particolar modo, quali quelli<br />

legati al contrabbasso?<br />

L’Etna è per me una montagna sacra, metaforicamente parlando; sono<br />

sicuro che nelle sue viscere si celi la fucina di quel fuoco espressivo<br />

che pervade l’arte, il fuoco della passione musicale... Il mio contatto<br />

<br />

Liguria, ma l’Etna mi ha accompagnato con la sua immagine ispiratrice.<br />

12 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


INTERVISTA ROSARIO BONACCORSO<br />

Quindi i miei ricordi siciliani di quella magica atmosfera e della forza<br />

dell’Etna sono diventati un tutt’uno con i racconti dei miei familiari,<br />

con i lunghi viaggi in treno per tornare, durante le vacanze, nei luoghi<br />

natii, e col profumo di quel meraviglioso mare che non ho mai smesso<br />

di amare, su cui a volte sembra che si specchi la magica montagna col<br />

suo pennacchio fumante…<br />

<br />

altri membri della famiglia hanno speso in mare le loro vite professionali,<br />

quella distesa d’acqua che ci divideva e riuniva, portandoci anche<br />

tante storie di luoghi lontani. Ricordi di bambino, i primi strumenti<br />

a percussione arrivati dal Brasile che avevano subito ipnotizzato mio<br />

fratello (Naco) o una chitarra “russa”, impossibile da suonare per noi,<br />

seguita più tardi da altri strumenti. Nonostante queste belle provocazioni<br />

infantili, la vera scintilla è arrivata come d’incanto intorno ai 15-<br />

16 anni quando, cominciando ad ascoltare i gruppi rock e progressive<br />

degli anni ’70, è nato il desiderio prepotente di esprimere qualcosa<br />

che era dentro me; non sapevo come si chiamasse ma volevo e dovevo<br />

<br />

anno, suonando il basso elettrico, per “caso” una sera ascolto il suono di<br />

<br />

<br />

ho comprato un contrabbasso e da autodidatta ho cominciato a suonare<br />

sui dischi di jazz. Step by step, sono entrato in una costellazione che mi<br />

ha portato a vivere di questa meravigliosa musica jazz.<br />

Quali tra i grandi contrabbassisti è riuscito per primo a<br />

solleticare la tua creatività?<br />

<br />

volte si incontrano persone che non conosci personalmente ma con<br />

cui, dopo averci suonato insieme, diventi amico. Si può inventare<br />

musica legati da un linguaggio comune che senza barriere ci fa parlare<br />

la stessa lingua. Si può cambiare tutto, si distrugge qualcosa per<br />

<br />

<br />

ne sono ancora innamorato, suonarla non mi stanca o annoia mai.<br />

<br />

<br />

<br />

cercando quella bellezza che è racchiusa all’interno, quella semplicità<br />

tezza”,<br />

quella che cerchiamo tutti. A volte non la vediamo, ma lei è<br />

lì che ci aspetta.<br />

<br />

devo a Ron Carter, che agli inizi è stato il mio faro. Ascoltandolo sui<br />

dischi ho capito quanto fosse importante il suono, essere se stessi e<br />

avere una propria sonorità. Poi ho scoperto Charles Mingus e la sua<br />

energia, in cui mi rivedo tanto in questo momento; mi colpirono la<br />

semplicità di Slam Stewart, l’inarrivabile creatività di Scott La faro e<br />

<br />

milioni di “note basse” ho costruito la mia personalità musicale. Il<br />

segreto (inconscio) è rubare poco da tutti, alimentarsi di vibrazioni e<br />

di respiri musicali e non solo di tecniche o pattern. Così, la mia anima<br />

musicale ha preso una sua forma personale; quando mi rispecchio<br />

nella musica, vedo me stesso, con i miei difetti e qualità.<br />

-<br />

<br />

reale e quello dell’anima. Come nasce e cosa contiene Viaggiando,<br />

il tuo nuovo disco?<br />

Come dicevo prima il tema “viaggio” appartiene profondamente alla<br />

mia vita. Forse all’inizio l’ho patito, quel viaggio, perché da bambino<br />

ignoravo le mete lontane che portavano via mio padre che navigava<br />

e che tornava ogni cinquanta giorni. Ma questo viaggiare anni dopo<br />

avrebbe portato via anche me (musicalmente parlando), regalandomi<br />

una qualità che sento forte, i nuovi occhi di cui parla Proust (“Il vero<br />

<br />

, ed emozioni che poi, nel momento perfetto, ti trasmettono<br />

la forza per creare una nuova melodia. Questo è quello che contiene<br />

, una raccolta di momenti di viaggio e di<br />

vita, impressi dentro di me prima ancora che sul disco.<br />

do<br />

emotivo di raccontare tutto il suo incanto?<br />

<br />

come si sa, è la forma classica di gran parte dei brani jazz che ancora<br />

oggi si suonano e che per questo chiamiamo, per l’appunto, standard.<br />

sica<br />

brasiliana, jazz di tutti i generi e stili, cantanti meravigliosi come<br />

<br />

Bay, Frank Sinatra…<br />

-<br />

ma<br />

canzone, che è anche un grande pretesto per avere una struttura<br />

dalla forma riconoscibile ma dentro cui è possibile improvvisare.<br />

foto Musacchi - Iannello


INSIDE<br />

-<br />

<br />

My Faith non è descrivibile<br />

<br />

Buon volo, senza avvisare Roberto e Fabrizio, e sentire che in<br />

<br />

canzone assume esattamente la forma che mi rappresenta in questo<br />

periodo della mia vita musicale…<br />

foto Musacchi - Iannello<br />

Come è cambiato, oggi, il rapporto tra artista e casa disco-<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

scoperto un esempio di produttore che pensavo di questi tempi non ci<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

questa nuova moda del CD fatto in casa e distribuito via web, molti<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

foto Paolo Soriani<br />

La forma è provocatoriamente “alleata" e “nemica”; tanto più la for-<br />

-<br />

<br />

Ricordiamo tutti la bellezza di quei brani di Parker dove si suonava<br />

<br />

In questo CD ho riproposto questa provocazione della forma canzone<br />

per creare un’alternativa e stimolare noi artisti nella ricerca della<br />

<br />

In questo disco c’è una grande novità: vesti i panni del cantante.<br />

Per la prima volta in un album, hai scritto e cantato<br />

Storto, My Faith, Mon Frere e Song for my father. Una pas-<br />

<br />

Quando ho deciso di incidere Viaggiando ho capito che era il momento<br />

-<br />

<br />

Storto per marcare il punto; il<br />

testo, infatti, parla di una vita passata e di una futura, di un momento di<br />

<br />

<br />

<br />

questa passione del canto l’ho “nascosta bene” per almeno trent’anni,<br />

<br />

ecco che arrivava la mia voce, che si trasforma in uno strumento che<br />

<br />

<br />

La grandezza evocativa dei tuoi brani evidenzia un forte po-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

14 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


INTERVISTA ROSARIO BONACCORSO<br />

piccoli gruppi jazz. Cimentarsi nella scrittura di una colonna sonora,<br />

<br />

<br />

importante della scena stessa, così come può succedere anche il con-<br />

<br />

<br />

Hai collaborato con artisti italiani, americani ed europei di<br />

grande levatura. Raccontaci un paio di aneddoti che ti sono<br />

accaduti e che vuoi condividere.<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

e poi dice “amici, andiamo a suonare, ho una voglia matta di conoscervi!”.<br />

È stato come se fosse nostro amico da sempre. Poi, duran-<br />

<br />

un mio brano, Song for Flavia,<br />

che ha all’interno una pulsazione<br />

tipica del modus ritmico alla<br />

<br />

<br />

mi chiede: “Rosario, come vuoi<br />

che suoni questo ritmo?”, così io<br />

rispondo: “Exactly like you”. Lui<br />

mi sorride in un mix di compiacimento<br />

e sorpresa, suona come sa<br />

fare solo lui e io… io mi son messo<br />

<br />

sione<br />

del brano Viaggiando, con<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

un brano per il programma della<br />

serata e io ho proposto Viaggiando.<br />

Così l’abbiamo suonato e poi<br />

Pat, molto felice, mi ha detto: “Il titolo è perfetto, quando la suoni<br />

sembra proprio di viaggiare!”.<br />

<br />

<br />

<br />

alza dal fondo della sala una tromba, e il suo trombettista: era Winton<br />

<br />

no<br />

alla musica in vinile. Pensi sia semplicemente una moda o<br />

<br />

tanto bistrattata?<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

profumo della carta, le foto che riescono a trasportarti nell’atmosfera<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

My Funny<br />

Valentine<br />

ascoltato così tanto che era completamente consumato, così lo ricom-<br />

<br />

<br />

<br />

Che opinione hai dei fatti accaduti in Francia e come pensi<br />

si possa superare questa<br />

<br />

di guerra?<br />

<br />

accadendo sono un campanello<br />

di allarme che suona da tempo,<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

che estremismi con falsi marchi<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

risolto tutti i problemi…<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

In una playlist ideale quale brano non mancherebbe mai?<br />

EstateAmoroso; Free Jazz<br />

Coleman; Here is to life<br />

introduce il tema di My Funny Vallentine.<br />

Cosa accadrà, a breve, nella tua vita musicale?<br />

Viaggiando-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

cercando sempre di farli con ottimi compagni.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 15


INSIDE<br />

di Pietro Acquafredda<br />

Le comparse della<br />

commedia<br />

Per effetto della legge “Valore cultura”, alla fine del 2014 i vertici delle nostre fondazioni liriche<br />

sono decaduti, e subito dopo sono stati ricomposti, in gran parte all’insegna del dilettantismo,<br />

con molti debutti e altrettante riconferme. Tutto come prima, come sempre.<br />

“Si è generata una nebulosa per cui fare cose lontane da<br />

quelle che si sanno fare veramente è sexy e attraente.<br />

E i risultati, purtroppo, si vedono”, ha scritto Roberto<br />

Cotroneo sul settimanale del “Corriere”. E questo, in Italia, vale<br />

dappertutto; ad eccezione di quei pochissimi settori nei quali se<br />

sei una schiappa si vede subito e ti buttano fuori, come nel campo<br />

della ricerca, bistrattata in Italia, anche perché i fondi per gli studi<br />

in quel caso non te li dà nessuno.<br />

Nelle fondazioni liriche, un settore nel quale il nostro Paese dovrebbe<br />

eccellere, alla fine dello scorso anno i vertici sono stati<br />

in gran parte rinnovati, alcuni riconfermati; ma gli elementi per<br />

una svolta decisiva non si vedono. La legge che imponeva il rinnovo<br />

dei consigli di gestione, che un tempo si chiamavano CdA<br />

(Consigli di Amministrazione) e oggi Consigli di Indirizzo (CdI),<br />

ha ridotto il numero dei loro componenti, e li ha privati di alcune<br />

loro mansioni importanti; allo stesso tempo è stata riconosciuta<br />

16 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


IL TEATRO D’OPERA IN ITALIA AD UNA SVOLTA... DILETTANTISTICA<br />

maggiore autonomia al sovrintendente, una sorta di amministratore<br />

delegato, senza però stabilire se ai cattivi amministratori si<br />

debba richiedere conto dei buchi di bilancio, come necessario e<br />

salutare. Ha stabilito, invece, che le Fondazioni liriche che navigano<br />

in cattive acque possono chiedere il “salvagente” del fondo<br />

speciale, a patto che osservino alcune disposizioni, alla stregua<br />

di ciò che l’Europa e il FMI pretendono dalla Grecia per scongiurarne<br />

il fallimento.<br />

La stessa legge che impone alle fondazioni che la scelta dei suoi<br />

amministratori debba spettare al Ministero è fra le più disattese,<br />

specie da quelle fondazioni i cui amministratori locali sono in<br />

grado di fare la voce grossa con il ministro... È questo il punto:<br />

ministri e sottosegretari girano come trottole da un ministero<br />

all’altro, senza avere competenza in nessuno, lasciando perciò<br />

grande spazio di manovra ai superburocrati che fanno il buono<br />

e cattivo tempo.<br />

Nel braccio di ferro fra Ministero (leggi: Nastasi) e sindaci che<br />

vogliono farsi valere, in alcuni casi vincono i sindaci in altri la<br />

spunta il Ministero, fregandosene delle tensioni che possono sorgere<br />

fra sovrintendente e sindaco (presidente del teatro) al quale il<br />

sovrintendente è inviso, come nel caso di Napoli, dove il Ministero<br />

starebbe per riconfermare la Purchia, sostenuta da Nastasi. Per<br />

questo, coloro i quali nutrono tanti sospetti nei riguardi di Nastasi,<br />

potentissimo e protettissimo, a causa dell’incompetenza dei vari<br />

ministri e in forza dei suoi padrini eccellenti, vedi Gianni Letta,<br />

hanno tutte le ragioni possibili dalla loro parte. Ci si può fidare di<br />

un direttore generale, commissario di un teatro nel quale crea un<br />

museo per mettervi come coordinatrice sua moglie (il MeMus del<br />

Teatro san Carlo, dove fino all’altro ieri figurava in pianta stabile,<br />

come coordinatrice, Giulia Minoli)? E non è che un esempio della<br />

tracotanza del potere.<br />

Un altro capitolo che meriterebbe maggiore attenzione da parte<br />

del ministero è quello dei compensi sia ai vertici delle Fondazioni<br />

che agli artisti scritturati, dove vige la più totale anarchia. Alla<br />

Scala, ad esempio, Lissner aveva un compenso da manager di<br />

azienda privata, intorno al milione di euro, tutto compreso, mentre<br />

ora a Pereira è stato riconosciuto un compenso nella norma, e<br />

cioè di 240.000 euro; Santa Cecilia, l’unica “sinfonica” fra le fondazioni,<br />

riconosceva a Bruno Cagli un compenso di oltre 300.000<br />

euro, nonostante egli avesse un’affollata direzione artistica, con<br />

dirigenti e consulenti. E comunque il presidente/sovrintendente<br />

dell’Accademia prenderebbe lo stesso stipendio del direttore generale<br />

della Rai, che ha ben altre responsabilità. Recentemente<br />

una rivista ha fatto, su dati forniti dallo stesso Ministero, i conti<br />

in tasca ad ogni fondazione, rilevandovi anomalie e disparità che<br />

il Ministero ben conosce ma che si guarda dall’eliminare. E così il<br />

sovrintendente dell’Arena guadagna 240.000 Euro; Vergnano del<br />

Regio di Torino quasi 190.000; Giambrone, a Palermo, 170.000;<br />

Chiarot, a Venezia, 165.000, mentre il suo direttore artistico, Ortombina,<br />

167.000; Ernani, a Bologna, ne prendeva fino a febbraio,<br />

quado era in carica, soltanto 120.000, e non sappiamo ancora<br />

quanti ne daranno a Nicola Sani, suo successore.<br />

A queste anomalie, negli ultimi anni, se ne è aggiunta un’altra. I<br />

ritardati pagamenti agli artisti, specie se giovani. Ritardi di mesi<br />

quando non addirittura di anni (Cagliari, si dice, è in cima alla<br />

lista delle fondazioni che non pagano), con richieste di riduzione<br />

di cachet, nonostante il ritardo; e ritardi negli stipendi dei dipendenti<br />

delle Fondazioni.<br />

Insomma, in un settore in grave crisi – una decina di fondazioni<br />

su quattordici sono con l’acqua alla gola, obbligate a ricorrere al<br />

fondo speciale di salvaguardia – il Ministero continua a gestire<br />

le poltrone, sulle quali ha la faccia tosta di rimettervi amministratori<br />

mesi prima commissariati. Anche il Governo sembra disinteressato<br />

al settore, salvo che per il completamento del teatro<br />

della città del premier, tant’è che non ha ancora dato la sveglia a<br />

Franceschini e non si è ancora posto il problema dell’allontanamento<br />

di Nastasi dalla sua poltronissima, nonostante le numerose<br />

critiche che gli sono piovute e gli piovono addosso ogni giorno,<br />

anche dal suo stesso partito (Orfini lo ha criticato in più di una<br />

occasione pubblica).<br />

Trieste<br />

Al Teatro Giuseppe Verdi di Trieste c’è stata una svolta nella gestione con<br />

l’arrivo di Francesco Pace che, pur essendo fuori dal giro, ha sbaragliato la<br />

lunga lista di concorrenti, compreso il sovrintendente uscente, Orazi, al quale<br />

sembrava essere stato promesso (da chi?) il Teatro San Carlo di Napoli... La<br />

Fondazione triestina sembra oltre i confini italiani: di essa poco si sa e ancor<br />

meno si scrive sui giornali, è come situata in una zona franca. L’arrivo di un manager<br />

che sembra competente forse la farà svoltare e rientrare nel gioco delle<br />

fondazioni italiane, magari con un aumento della produzione e della qualità.<br />

Verona<br />

All’Arena di Verona il sindaco Tosi, che ha la maggioranza nel neo Consiglio<br />

di Indirizzo della Fondazione, è riuscito a far digerire al ministero la riconferma<br />

del sovrintendente Girondini, raro esempio di geometra sovrintendente,<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 17


INSIDE<br />

contro il quale s’era addirittura pronunciata una accolta di musicologi e<br />

musicisti – la platea più grande d’Europa presenta una voragine nei conti<br />

altrettanto grande. Al suo posto di direttore artistico resta Paolo Gavazzeni.<br />

A Verona, Nastasi non ha potuto o voluto far nulla, forse perché Girondini,<br />

per lungo tempo a capo dell’associazione che riunisce le fondazioni liriche<br />

italiane, s’era guadagnato, a dispetto di tutti, il lasciapassare per la riconferma,<br />

proprio dal Ministero. Tosi aveva fatto un bando per la ricerca del<br />

nuovo sovrintendente. Si sono presentati una quarantina di candidati, fra i<br />

quali non c’era Girondini. Fatto sta che, infischiandosene sia del bando che<br />

delle candidature farsa, alla fine è rimasto Girondini.<br />

Venezia<br />

cui aveva iniziato la sua collaborazione – gli spettacoli acquistati dal “suo”<br />

festival di Salisburgo – e rinunciando al periodo di prova contemplato nel<br />

suo primo contratto. Ora gli è stato riconosciuto un buon stipendio (240.000<br />

euro, con un netto risparmio su Lissner, un quarto appena), sta gestendo il<br />

teatro nel periodo dell’Expo, ha già presentato la prossima stagione, annunciando<br />

una quindicina di titoli d’opera e cinque o sei di balletto, e sembra<br />

ormai accettato dal CdI del teatro, dal sindaco (che non si ricandiderà) e<br />

anche dal Ministero, da dove Nastasi aveva fatto capire che a quel posto<br />

di sovrintendente, o magari di Commissario (prima della definitiva assunzione<br />

di Pereira), lui era ancora una volta interessato. E pensare che come<br />

commissario, pur restando sempre direttore generale del Ministero, s’era già<br />

fatto, senza grandi risultati, il giro di molti teatri italiani, da Firenze a Napoli<br />

a Bari; e anche in altri avrebbe voluto mettere piede, come Milano, appunto,<br />

Roma e Genova (dove aveva mandato un suo fedelissimo, un vero disastro)<br />

lasciando in tutti i casi, dopo il suo ritorno al Ministero, un equilibrio così<br />

instabile che, dopo pochi mesi, dava luogo a nuovi buchi di bilancio. Ora<br />

la Scala avrà nuovamente anche un direttore musicale, Riccardo Chailly,<br />

che ha promesso, d’accordo con Pereira, di far tornare il teatro milanese<br />

a risplendere, soprattutto nella tradizione del melodramma italiano che<br />

l’accoppiata Lissner-Barenboim aveva deliberatamente tentato in tutti i<br />

modi di oscurare, togliendogli la sua più preziosa identità storico musicale.<br />

Al Teatro La Fenice di Venezia le cose sono rimaste come erano prima del<br />

grande (finto) cambiamento. Al vertice Cristiano Chiarot (nella foto); direttore<br />

artistico Ortombina; è andato via solo il direttore principale, Matheuz, il<br />

venezuelano, che con i vertici non andava più d’accordo, dopo i primi mesi<br />

di idillio lavorativo, e le cui direzioni sono state troppe volte aspramente<br />

criticate; ma anche il prezioso coordinatore della direzione artistica, Pierangelo<br />

Conte, ha preso la strada di Firenze. Fra breve, al posto di Matheuz,<br />

arriverà un altro giovane, straniero, raccomandatissimo, e forse sarà quello<br />

venuto via da Valencia. La fondazione veneziana ha da qualche anno i conti<br />

in ordine, così dicono tutti oltre i vertici medesimi, e un indice di produttività<br />

fra i massimi, al punto da essere portata a modello in Italia; ha una<br />

programmazione di diverse annualità, molto varia, un po’ stagione e un po’<br />

festival, e una calendarizzazione a metà strada fra quella di un teatro “italiano”<br />

(di regia) e uno “tedesco” (di repertorio), esibendo regolarmente sul<br />

podio anche grandi bacchette, come Chung. Non c’è che da augurarle che<br />

duri. Perché questo potrebbe, tra breve, farle ottenere anche l’autonomia<br />

di gestione, da poco riconosciuta alla Scala e a Santa Cecilia.<br />

Milano<br />

Torino<br />

Al Regio di Torino regna incontrastato, da troppi anni, Walter Vergnano,<br />

cresciuto alla scuola del barone Francesco Agnello, nel CIDIM. Il dissidio che<br />

lo opponeva al suo direttore musicale, Noseda, sembra essersi ufficialmente<br />

ricomposto con l’arrivo di Gaston Fournier, costretto a sloggiare dalla Scala<br />

di Pereira, come direttore artistico. Torino si conferma una delle fondazioni<br />

con i conti in ordine – così si dice, salvo poi chiedere soccorso al Comune<br />

per la ricostituzione del patrimonio – e con la trinità di vertice in ordine:<br />

sovrintendente, direttore artistico, direttore musicale: “unicuique suum”,<br />

che tradotto vuol dire a ciascuno il suo mestiere. E ha anche annunciato la<br />

prossima stagione, come usa fare da qualche anno.<br />

Genova<br />

Il Teatro alla Scala, dopo l’uscita anzitempo di Lissner e di tutta la sua corte<br />

(direzione artistica, ufficio stampa) si è messo nelle mani di Alexander Pereira<br />

(nella foto) per i prossimi cinque anni, dimenticando il passo falso con<br />

18 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


IL TEATRO D’OPERA IN ITALIA AD UNA SVOLTA... DILETTANTISTICA<br />

Al Teatro Carlo Felice di Genova è da poco approdato il nuovo sovrintendente<br />

nella persona di Maurizio Roi (nella foto), proveniente dalla Toscanini di<br />

Parma. Il teatro ha vissuto e forse vive ancora momenti drammatici: senza<br />

vertici e senza soldi. Roi ha il compito di portare nel teatro più moderno<br />

d’Italia un po’ di pace e serenità, avviandolo a navigazione sicura.<br />

Bologna<br />

di Tutino a Firenze). Ma la calma in teatro è solo apparente. Per l’ennesima<br />

volta l’erogazione degli stipendi è stata ritardata e ritardi ci sono anche<br />

nel pagamento degli artisti ospiti; Mehta, direttore a vita dell’orchestra,<br />

sembra da tempo in procinto di lasciare; e così, nelle more, Firenze s’è<br />

lasciata sfuggire Daniele Gatti, accolto trionfalmente ad Amsterdam, al<br />

Concertgebow, mentre Maggiodanza, il corpo di ballo del teatro, è stato<br />

sciolto e licenziato. Il nuovo teatro ha bisogno di altre consistenti risorse<br />

economiche per essere completato; dove le troverà ora che l’occasione del<br />

150° anniversario dell’Unità d’Italia è passata e la cricca è finita dietro le<br />

sbarre? Forse Renzi li recupererà, in un modo o nell’altro, per darli al teatro<br />

d’Opera della sua città e agli amici Nardella e Bianchi.<br />

Roma<br />

Anche al Teatro Comunale di Bologna c’è stato ultimamente un cambio<br />

al vertice; mandato a casa (perché? Per limiti di età?) Francesco Ernani,<br />

ha preso il suo posto Nicola Sani (nella foto) che di Ernani era consulente<br />

per la direzione artistica, e che forse vorrà tenere per sé il doppio incarico,<br />

avvalendosi della collaborazione del direttore musicale, il giovane Mariotti,<br />

pesarese/rossiniano di origine, formazione e ascendenza, gratificato<br />

da frequenti successi. Ernani aveva dichiarato di aver trovato un bilancio<br />

disastrato, ereditato dalla gestione Tutino; non sappiamo se tale buco sia<br />

stato nel frattempo risanato. Certo è che in un teatro che non ha i conti<br />

in ordine, metterci come sovrintendente un debuttante in tale ruolo, qual<br />

è da considerarsi Nicola Sani, è un rischio serio, affatto calcolato. La programmazione<br />

del teatro bolognese si segnala per la novità delle proposte<br />

e per la calata in Italia di regie “di sorpresa”, come nello stile e d’abitudine<br />

per Sani, che aveva fatto altrettanto anche a Roma, dove pure vi era stato<br />

chiamato da Ernani.<br />

Firenze<br />

L’Opera di Firenze sembra navigare in acque tranquille dopo l’arrivo di<br />

Francesco Bianchi, banchiere, alla sovrintendenza. Come coordinatore artistico<br />

è arrivato dalla Fenice Pierangelo Conte, che il suo apprendistato l’ha<br />

fatto per molti anni in laguna e che ora ha la possibilità di gestire in prima<br />

persona la programmazione di un grande teatro storico. A Firenze c’è anche<br />

la figura del direttore generale, Alberto Triola: ombra di Tutino a Bologna,<br />

ha lavorato alla Scala, dirige il Festival di Martina Franca ed è intenzionato<br />

a dire la propria nella programmazione artistica (sua l’idea dell’opera nuova<br />

E Roma? Sempre meno ladrona di quanto quelli della Lega di Bossi e Salvini<br />

farebbero intendere. Mandati a casa gli incapaci di professione che hanno<br />

avuto all’Opera per un triennio il loro quartier generale, il Teatro sembra<br />

navigare in acque più tranquille, pur ricorrendo alla legge Bray. Il suo sovrintendente<br />

è stato da poco ufficialmente nominato, Carlo Fuortes, che<br />

nei mesi del casino generale aveva persino carezzato l’insano progetto di<br />

“esternalizzare” orchestra e coro, facendo la figura dell’ignorante agli occhi<br />

dell’Europa musicale. Non agli occhi di Marino e della sua collaboratrice<br />

Marinelli, però, che anche per amor di partito ne hanno elogiato le doti di<br />

amministratore, i modi spicci e anche i passi falsi. Restano al loro posto Alessio<br />

Vlad e Roberto Gabbiani mentre si attende l’arrivo come direttrice del<br />

corpo di ballo della debuttante nel ruolo Eleonora Abbagnato (nella foto),<br />

la bravissima e avvenente ballerina la cui nomina è però un’ulteriore dimostrazione<br />

dell’incapacità e inadeguatezza di Fuortes e Marino a governare<br />

un’istituzione come il teatro dell’Opera. Anche Caracalla nelle loro mani<br />

finirà per diventare un circo equestre o una Disneyland dello spettacolo,<br />

con rovine originali. Il tempo lo dirà. E ora temiamo anche per l’annunciata<br />

prossima nomina del direttore musicale, purtroppo minacciata.<br />

Dall’altra parte del Tevere viaggia tranquilla l’Accademia di Santa Cecilia,<br />

dove da poco è cambiato il timoniere, che ora è Michele Dall’Ongaro,<br />

mentre tutto lo staff creato da Cagli e ben oleato e foraggiato economicamente,<br />

resta lo stesso, come pure resterà al suo posto per i prossimi cinque<br />

anni Antonio Pappano, vera gloria dell’Accademia. Dall’Ongaro viene alla<br />

scuola di Cagli e perciò è assai difficile, a dispetto delle dichiarazioni di<br />

inizio mandato, come quella di una maggiore attenzione agli artisti italiani,<br />

che qualcosa possa cambiare. E del resto Dall’Ongaro agli italiani non ha<br />

mai prestato attenzione, anche nel suo precedente incarico all’Orchestra<br />

sinfonica nazionale della Rai di Torino; perché dovrà fare a Roma ciò che<br />

non ha mai fatto a Torino? Comunque a Santa Cecilia, finché c’è Pappano<br />

c’è speranza.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 19


INSIDE<br />

Napoli<br />

bisogno di essere rifondata. Avrà la Spocci la forza e anche i mezzi per<br />

permettersi un direttore stabile dell’orchestra, a questo punto molto utile,<br />

anzi indispensabile? Apprendiamo, mentre scriviamo, che i sindacati chiedono<br />

le dimissioni della Spocci, per incapacità, calo vistoso di pubblico e<br />

abbonamenti. Ci risiamo!<br />

Bari<br />

Il Teatro San Carlo di Napoli è nella tempesta. Il braccio di ferro tra il sindaco<br />

De Magistris (in minoranza nel CdI) e il ministero di Nastasi per la nomina<br />

del nuovo sovrintendente - che Nastasi vorrebbe ancora Rosanna Purchia<br />

(nella foto) e De Magistris assolutamente no - forse lo vincerà proprio il<br />

Ministero. E una volta riconfermata, la Purchia, la signora ragioniera, richiamerà<br />

il direttore artistico De Vivo, geometra (come assicurano i bene<br />

informati napoletani). Solo con la riconferma della Purchia il teatro godrà<br />

di tanti benefici ministeriali come, in passato, quell’enorme dispendio di<br />

denaro pubblico che è stata l’inutile trasferta americana, a San Francisco,<br />

dei complessi del teatro, interamente finanziata da Nastasi che voleva dar<br />

lustro al teatro di cui era stato fino a poco prima commissario. Una vergogna.<br />

Per la quale, solo per questa, dovrebbero indagarlo e metterlo fuori gioco.<br />

Cagliari<br />

Il Teatro Petruzzelli di Bari, la più giovane tra le Fondazioni liriche italiane,<br />

con qualche vantaggio che tale gioventù presenta, sembra messo in sicurezza<br />

dal sindaco Decaro, che ha messo al vertice come presidente – unico<br />

caso in Italia dove le Fondazioni sono presiedute dai sindaci – lo scrittore e<br />

magistrato Carofiglio, che ha sostenuto la riconferma di Massimo Biscardi<br />

alla sovrintendenza (ruolo nel quale anche lui è un vero debuttante, avendo<br />

sempre svolto mansioni di direttore artistico), benché osteggiato – come riferiscono<br />

i bene informati – da Nastasi, sempre lui. Basta! Ora il teatro barese<br />

ha bisogno di tutto: di una programmazione vera, degna di una fondazione<br />

lirica almeno come produttività, e di un direttore musicale (dopo l’uscita di<br />

scena di Daniele Rustioni, finito al Teatro di Lione in Francia) senza il quale<br />

un’orchestra giovane rischia di non maturare mai. E ha bisogno anche di<br />

idee, oltre che di soldi, che comunque Decaro non gli farà mancare.<br />

Palermo<br />

Al Teatro Lirico di Cagliari è andata in scena l’ennesima tragicommedia per<br />

la successione a Mauro Meli, tornato per la seconda volta in Sardegna, e<br />

per la seconda volta fatto fuori dal rinnovato CdI. Meli era tornato a Cagliari<br />

dopo l’uscita di scena della Crivellenti, nominata sovrintendente per volontà<br />

e virtù di Gianni Letta e Salvo Nastasi. Per la successione a Meli, richiamato<br />

per evitare che la nave affondasse, il sindaco Zedda aveva bandito il solito<br />

concorso farsa, al quale s’era naturalmente presentato anche Meli, inviso<br />

al sindaco ma gradito e sostenuto dalla Barracciu, ora sottosegretario ai<br />

beni Culturali, per volontà di Renzi, che per proteggerla dal fuoco amico<br />

del suo stesso PD, a seguito delle spese pazze di carburante delle quali non<br />

aveva saputo dare convincenti giustificazioni, l’ha chiamata sul continente.<br />

A Cagliari è approdata Angela Spocci, anzi, riapprodata. Conosce l’amministrazione<br />

a causa di precedenti importanti incarichi ma deve ricostruire<br />

il teatro, formulare in breve una programmazione, che ora manca, e fare<br />

ogni cosa affinché i buchi di bilancio vengano coperti e mai più prodotti.<br />

Impresa non facile. E poi avrà bisogno anche di un direttore artistico che<br />

l’affianchi e, perché no, anche di un direttore musicale; l’orchestra, infatti,<br />

che spesso è stata osannata da giornalisti prezzolati, è in realtà passata<br />

attraverso tempeste di ogni genere e di lunga durata e ha chiaramente<br />

Infine il Teatro Massimo di Palermo dove è tornato per la seconda volta,<br />

come il postino del celebre film, Francesco Giambrone, attendente del<br />

sindaco palermitano. Lui il Massimo l’aveva già governato una volta, ne<br />

era uscito fra polemiche per approdare a Firenze da dove era dovuto andar<br />

via... A Palermo ha chiamato un debuttante alla direzione artistica, Oscar<br />

Pizzo, che le ossa se le è fatte con “Contemporanea”, all’Auditorium di Roma,<br />

fedelissimo di Fuortes ma assolutamente a digiuno di teatro d’opera e di<br />

vocalità; per l’una e l’altra mancanza supplisce Giambrone, il quale si è<br />

voluto circondare di un altro siciliano per la direzione stabile dell’orchestra,<br />

Gabriele Ferro, che in questa stagione, visto il suo importante ruolo, dirige<br />

appena un titolo.<br />

20 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


INSIDE<br />

di Francesco Bonerba<br />

Man<br />

Vs.<br />

Machine<br />

Tra concerti con fantasmi, sfide robotiche, progetti di divulgazione della cultura musicale, l’amore per la<br />

sperimentazione e una passione ad ampio raggio per l’Hi-end, Roberto Prosseda ci proietta nel presente,<br />

passato e futuro della musica “classica”.<br />

Aquarant’anni appena compiuti, il pianista originario di Latina<br />

Roberto Prosseda vanta un curriculum di tutto rispetto,<br />

<br />

delle musiche di Mendelssohn e di uno strumento inusuale come il<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

classica dall’atmosfera imbalsamata entro cui viene spesso relegata.<br />

<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

Hai scelto tu il pianoforte o è stato lui a sceglierti? Raccontaci<br />

la genesi della tua passione musicale.<br />

<br />

un momento in cui ho coscientemente “deciso” di fare il pianista.<br />

<br />

un giocattolo un po’ più grande degli altri. E per certi versi lo è<br />

<br />

di meccanica e alchimia del suono: un complesso sistema di leve<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

significa, appunto, suono naturale e in armonia con l’ambiente<br />

e con il musicista.<br />

22 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


INTERVISTA ROBERTO PROSSEDA<br />

Qual è il contesto più emozionante in cui hai suonato<br />

e l’esperienza professionale che ricordi con maggior<br />

piacere?<br />

Ho avuto la fortuna di viaggiare, grazie alla musica, in mondi<br />

molto diversi fra loro. Mi sono rimasti più impressi i contesti<br />

insoliti o periferici: indimenticabili i recital a Samarcanda o a<br />

Chita, in Siberia. Ma anche gli speciali concerti di “Donatori di<br />

Musica”: suonare per cinque pazienti in un reparto di oncologia è<br />

più emozionante e intenso che esibirsi in un grande e prestigioso<br />

teatro. Penso sempre di più che la vera “fedeltà” alla musica si raggiunga<br />

più facilmente in ambienti informali, dove siamo più liberi<br />

da condizionamenti esterni e dal bisogno di dimostrare qualcosa:<br />

così riusciamo a creare una più intensa condivisione della musica.<br />

L’artista, a mio parere, non deve mai essere al centro, ma è uno<br />

dei tanti anelli di quella catena che unisce, tramite la musica, il<br />

compositore all’ascoltatore tramite il musicista e lo strumento.<br />

Tre nomi: l’autore che più ami interpretare, il musicista<br />

contemporaneo che ammiri maggiormente e quello con<br />

cui sogni di duettare.<br />

L’autore che più amo interpretare: in questo momento, Mendelssohn,<br />

forse perché, avendone suonato e inciso tutta la musica, ho<br />

avuto modo di entrare di più nel suo mondo. Ma non vedo l’ora<br />

di affrontare più organicamente Mozart, di cui a breve inizierò<br />

l’incisione di tutte le Sonate per pianoforte. Tra i musicisti contemporanei,<br />

ammiro molto Antonio Pappano e Riccardo Chailly:<br />

con quest’ultimo ho già avuto l’onore di suonare, anche di incidere<br />

un CD, ed è stata un’esperienza che mi ha molto arricchito<br />

e fatto crescere. Parlando di duetti, mi appassionano gli incontri<br />

insoliti. Chissà che un giorno non possa suonare insieme a Bobby<br />

Mc Ferrin...<br />

Quanto è importante, secondo te, l’insegnamento della<br />

musica nelle scuole e cosa miglioreresti del “sistema<br />

conservatorio” italiano?<br />

Oggi più che mai è fondamentale riproporre la musica come fondamento<br />

della nostra cultura. L’opera è nata in Italia, il pianoforte<br />

anche, la musica ha sempre parlato italiano! Eppure oggi pochi<br />

nostri connazionali considerano la musica come una parte importante<br />

della loro identità. Bisogna certamente ripartire dalla<br />

scuola, proponendo un’educazione all’ascolto, prima ancora che<br />

alla storia della musica, per restituire ai giovani e ai bambini l’attitudine<br />

a riconoscere le differenze nei suoni e a comprenderne<br />

i significati emotivi. Anche per questo cerco, nel mio piccolo, di<br />

adoperarmi per “spiegare” la musica al pubblico, sia per radio (con<br />

le “Lezioni di Musica” su Radiotre, tutte scaricabili in podcast), sia<br />

dal vivo. Quanto ai Conservatori, credo che potrebbero esprimere<br />

meglio il loro potenziale se la Riforma (approvata con la legge<br />

508 del 1999 ma ancora non del tutto attivata) consentirà una<br />

selezione dei docenti basata sul merito e sui risultati effettivi del<br />

loro lavoro, anziché, come attualmente accade, soltanto contando<br />

gli anni di servizio.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 23


INSIDE<br />

Nel 2013 hai scritto un libro di carattere divulgativo, Il<br />

pianoforte, e nelle tue esibizioni ami avere un contatto<br />

diretto con il pubblico. Qual è, secondo te, il messaggio di<br />

cui la musica classica, oggi, può farsi portavoce?<br />

Saper ascoltare e capire la grande musica porta ad un profondo<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Negli ultimi anni hai spesso adoperato nei tuoi concerti<br />

uno strumento particolare, usato da Mozart e amato da<br />

Schumann, di cui poco si conosce: il piano-pèdalier. Come<br />

mai questa scelta?<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

con questa macchina e in che misura la tua attività di<br />

musicista si è arricchita grazie alla sua presenza?<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

24 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


INTERVISTA ROBERTO PROSSEDA<br />

Lo scorso 13 marzo, nello spettacolo “Lui, lei e l’altro”<br />

tenutosi alla Fazioli Concert Hall, tu e TeoTronico avete<br />

duellato a suon di musica classica per conquistare il cuore<br />

di Alessandra Ammara, tua moglie nonché eccellente<br />

pianista. Chi ha vinto?<br />

Nella musica non ci sono vincitori e vinti: comunque TeoTronico<br />

ha “attentato” alla mia posizione, provando a sostituirsi a me nel<br />

duo pianistico con mia moglie, ma dopo pochi minuti Alessandra<br />

<br />

lasciarmi il posto.<br />

<br />

la tua occupazione preferita<br />

è “inventare forme nuove<br />

di condivisione dell’arte”.<br />

A dicembre, ad esempio,<br />

hai messo in scena a Napoli<br />

un “Ghost Concert” in cui<br />

si è esibito il fantasma di<br />

-<br />

<br />

te, il connubio tra musica e<br />

tecnologia?<br />

La tecnologia può essere una<br />

grande risorsa per l’arte e per<br />

l’uomo, a patto di saperla gestire e<br />

controllare secondo le nostre esigenze,<br />

senza farsi soggiogare da<br />

essa. Anche nel mondo dell’alta<br />

fedeltà può capitare di incontrare<br />

appassionati di Hi-end che ascol-<br />

<br />

<br />

Ma se manteniamo come obiettivo<br />

la ricerca di un’espressione e di<br />

una fruizione musicale naturale e<br />

spontanea, le innovazioni moderne<br />

possono essere di grande aiuto.<br />

foto di Paolo Cabalisti<br />

Del futuro sempre più “liquido” della riproduzione musicale<br />

cogli più aspetti positivi o negativi?<br />

<br />

un limite o uno svantaggio, almeno quando è garantita la qualità<br />

della registrazione e della riproduzione. Sono entusiasta, quindi, dei<br />

-<br />

<br />

ascoltino la musica prevalentemente dagli iPhone o dal computer,<br />

con auricolari di scarsa qualità e senza rendersi conto della perdita<br />

di dettagli che così si determina. Credo, quindi, che sia importante<br />

far incontrare il mondo dei musicisti con quello dell’alta fedeltà:<br />

purtroppo in Italia sono spesso due ambienti separati e poco comunicanti.<br />

Recentemente ho proposto alla Fiera CremonaMusica, di<br />

cui sono Artistic Advisor, di inserire nelle prossime edizioni anche<br />

<br />

Italia dedicata agli strumenti musicali acustici, punto di riferimento<br />

mondiale per l’alta liuteria, che attira quindicimila visitatori l’anno,<br />

e spero che presto possa essere occasione di incontro tra musicisti e<br />

costruttori e distributori di impianti Hi-end. Del resto, proprio come<br />

accade per i violini di liuteria, anche per conoscere e apprezzare le<br />

qualità di un impianto di alta fedeltà è fondamentale l’ascolto e il confronto<br />

dal vivo, e questo può avvenire in rarissime occasioni. Sempre<br />

a questo proposito, lo scorso 21 marzo alla Fazioli Concert Hall ho<br />

tenuto un seminario intitolato “REC N PLAY”, ideato da Ars Aures<br />

e Orange Systems, in cui quattro bravissimi giovani pianisti si sono<br />

confrontati con l’esperienza della<br />

registrazione e del riascolto:<br />

lo stesso brano è stato suonato<br />

dal vivo, registrato e subito<br />

dopo riascoltato attraverso un<br />

impianto di alta qualità: è stata<br />

una stimolante occasione di ri-<br />

scolto<br />

e della presa del suono<br />

per una migliore esperienza di<br />

condivisione della musica.<br />

A parte concerti in Paesi<br />

Bassi, Svizzera, Cina e Italia,<br />

quali sono i tuoi progetti<br />

(e desideri) futuri?<br />

Procederò, come sempre, su<br />

più fronti. Sul versante disco-<br />

<br />

della musica di Mendelssohn,<br />

incidendo, sempre per Decca,<br />

i Concerti per pianoforte e<br />

orchestra con la Netherlands<br />

Symphony Orchestra diretta<br />

da Jan Willem de Vriend, e le<br />

musiche per pianoforte a quatto<br />

mani con mia moglie, Alessandra<br />

Ammara. Nel frattempo,<br />

inizierò le incisioni delle Sonate di Mozart, usando un pianoforte<br />

dotato anche di pedali supplementari (sordino e liuto), per ricreare<br />

una sonorità al contempo moderna ma legata ai parametri timbrici<br />

che lo stesso Mozart aveva a disposizione. Sul versante “live”, invece,<br />

sperimenterò ancora format di concerto “aumentato”, come, ad<br />

esempio, il progetto multimediale dedicato a Dante: lo stesso Dante<br />

apparirà sul palco e declamerà alcuni canti della Divina Commedia,<br />

in alternanza alle mie esecuzioni dal vivo (in acustico, naturalmente)<br />

di musiche di Liszt ispirate a Dante. E non trascurerò TeoTronico,<br />

con il quale porterò in tour il progetto teatrale “Ci Sarà Una Volta”,<br />

con la regia di Clemente Pernarella e la partecipazione di Valentina<br />

Lo Surdo. Si tratta di uno spettacolo concepito per avvicinare alla<br />

musica anche i giovanissimi: nel 2071, in un mondo ormai popolato<br />

da robot, io sono l’unico musicista umano superstite e cerco di perpetuare<br />

l’integrità della musica, spiegandola alle nuove generazioni<br />

e cercando di preservarla dallo strapotere dei robot.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 25


INSIDE<br />

di Daniele Camerlengo<br />

Quando la musica<br />

ha fatto BAM<br />

Dopo il successo ottenuto con Bam Il Jazz<br />

oggi a New York lo scrittore Nicola Gaeta<br />

ha organizzato un grande appuntamento<br />

nella sua Bari per far conoscere<br />

interpreti, stili e idee musicali<br />

di questa corrente<br />

contemporanea.<br />

Bam. Il Jazz oggi a New York, volume pubblicato da CaratteriMobili, è<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

migliori club della città di jam session.<br />

Come nasce la passione per la cultura musicale afroamericana?<br />

Cosa ti ha spinto ad occuparti di critica musicale?<br />

La mia passione per la musica afroamericana nasce dalla mia passione<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

gli sviluppi e i cambiamenti, reali o presunti, della musica della mia<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

rappresentato il mio viatico per continuare a restare in contatto con<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

New York è un po’ la tua seconda casa: lì hai vissuto<br />

in prima persona gli accadimenti e le evoluzioni della<br />

scena jazz contemporanea. Poi la decisione di racchiudere<br />

il tuo grande bagaglio di conoscenze in un libro.<br />

Come nasce questo progetto editoriale?<br />

26 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


INTERVISTA NICOLA GAETA<br />

Quali sono gli interpreti che faresti ascoltare ad un appassionato<br />

curioso che vuole approfondire le idee musicali e<br />

lo stile BAM?<br />

Nicholas Payton, Orrin Evans, Art Blakey & Jazz Messengers, Lee<br />

Morgan, Grandmaster Flash & The Furious Five, D’Angelo, Roy Hargrove,<br />

Logan Richardson, Ambrose Akinmusire, Robert Glasper, Otis<br />

<br />

l’elenco è lunghissimo.<br />

Mi piacerebbe che New York fosse la mia seconda casa ma non lo è; è<br />

un posto che conosco abbastanza perché ci sono stato un po’ di volte<br />

e sempre per periodi discretamente lunghi. Però, è vero che conosco<br />

bene la sua scena musicale perché me ne sono sempre occupato. Il libro<br />

nasce dall’idea di aver notato che l’idioma afroamericano, negli ultimi<br />

tempi, dalle nostri parti era quasi esclusivo appannaggio degli europei.<br />

Paradossalmente New York, la culla di questa musica, era raccontata<br />

<br />

che non era così e volevo scriverne; ho pensato che il modo migliore<br />

fosse andare lì per un po’ di tempo. Avevo conosciuto Fabio Morgera,<br />

un musicista che nella Big Apple ha vissuto per ben 23 anni. L’avevo<br />

conosciuto in occasione di un’intervista che gli avevo fatto e che avevo<br />

inserito nel mio primo libro di interviste ad alcuni dei protagonisti del<br />

cosiddetto jazz italiano, Una preghiera tra due bicchieri di gin. Avere<br />

un contatto come il suo mi ha spinto a pensare che un’immersione<br />

nel jazz della Big Apple sarebbe stata opportuna per fare un piccolo<br />

sondaggio dello stato del jazz newyorkese di questi anni. Da lì in poi,<br />

il passo è stato breve e adesso siamo qui.<br />

Spiegaci meglio cosa si intende per BAM.<br />

È l’acronimo di Black American Music e la sigla con cui alcuni musicisti<br />

afroamericani (Nicholas Payton è quello che per primo ha avuto l’idea<br />

di tirarlo fuori) vogliono chiamare la loro musica. Jazz è un termine<br />

volgare che racchiude in sé un secolo di soprusi e di furti perpetrati<br />

a danno dei musicisti afroamericani. Questo secondo loro. Non è un<br />

argomento nuovo all’interno della loro comunità e sta facendo discutere<br />

oggi come in passato. La discussione è aperta.<br />

Che opinione hanno i jazzmen newyorkesi dei musicisti<br />

europei?<br />

Nessuna opinione particolare. I jazzisti di New York si preoccupano<br />

solo di suonare e di farlo tutti i giorni perché devono sopravvivere; per<br />

loro vanno bene tutti i musicisti, di qualsiasi etnia essi siano, purché<br />

sappiano suonare ed esprimersi al loro livello.<br />

I club di riferimento?<br />

Non ve ne sono. Vanno tutti bene a seconda delle serate. Consiglierei<br />

il martedì sera allo Zinc Bar per assistere alle session dirette da Orrin<br />

Evans.<br />

Che opinione hai del mondo editoriale che dà sostentamento<br />

<br />

<br />

altri problemi da porsi. Quel mondo editoriale, come tutto il resto<br />

del mondo editoriale, vive una crisi profonda. Bisogna barcamenarsi.<br />

In che condizioni si trovano i conservatori italiani rispetto<br />

<br />

migliorie apporteresti?<br />

Direi non in buone condizioni. Ci sono delle eccezioni che dipendono<br />

dagli insegnanti coinvolti negli insegnamenti. Non faccio nomi perché<br />

sarebbe ingeneroso nei confronti di quelli che non nominerei, ma so<br />

che alcuni di loro fanno una fatica bestiale per portare avanti le loro<br />

idee. Non sono la persona più indicata per parlare di migliorie perché<br />

<br />

direzione di un importante conservatorio a uno che si faceva chiamare<br />

DJ Muezzin. Fatevi voi un’idea.<br />

Quale consiglio dai ai giovani che si avvicinano al mondo<br />

della critica musicale?<br />

Di lasciar perdere. Non c’è trippa per gatti e il mondo dell’editoria,<br />

soprattutto quello sulla carta stampata, sta cambiando, anzi, è già<br />

fortemente cambiato. È il web, e il lavoro che gli ruota attorno, che i<br />

giovani dovrebbero esplorare.<br />

<br />

cosa ne pensi?<br />

<br />

abbarbicato all’idea di ascoltare un disco con profondità, meglio un<br />

disco in vinile che un CD. Ma mi rendo conto di essere un dinosauro e<br />

che il mondo va in quella direzione. Ma cosa resta delle capacità analitiche<br />

di approfondimento di un ascoltatore che si approvvigiona in<br />

quel modo? La musica liquida sta dando il colpo di grazia alla musica.<br />

Cosa accadrà a breve nella tua vita di studioso di BAM?<br />

<br />

American Music, da allegare alla ristampa del mio libro.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015<br />

27


INSIDE<br />

di Antonio Gaudino<br />

Il jazz è vivo<br />

e sta bene.<br />

Parola di<br />

Denny Zeitlin<br />

Abbiamo “scomodarto” la memoria di questo gigante e<br />

maestro del piano jazz che ha conosciuto e lavorato con<br />

generazioni di grandi jazzisti. A lui l’immenso Bill Evans<br />

rese omaggio suonando Quiet Now, fra le più amate in<br />

assoluto del suo vasto repertorio.<br />

Denny Zeitlin è nato a Chicago nel 1938. I suoi genitori erano<br />

entrambi coinvolti sia nel campo della medicina che della<br />

musica. Ha iniziato a suonare il pianoforte all’età di due anni,<br />

studiato musica classica durante i suoi anni di scuola elementare e si è<br />

innamorato del jazz al liceo, durante il quale ha anche suonato professionalmente<br />

in e intorno a Chicago. Nel periodo degli studi musicali e<br />

male<br />

della teoria musicale e composizione con Alexander Tcherepnin,<br />

Robert Muczynski e George Russell. Si è laureato Phi Beta Kappa presso<br />

la University of Illinois nel 1960 e ha ricevuto il suo MD presso la Johns<br />

Hopkins nel 1964. Attualmente è uno psichiatra in studio privato a San<br />

<br />

Psichiatria presso l’Università della California a San Francisco, oltre<br />

che un musicista in piena attività fra un tour e l’altro.<br />

Maestro, quali sono stati gli artisti più amati e da lei preferiti<br />

o considerati fonte di ispirazione?<br />

Riporto solo alcuni dei miei preferiti, perché non c’è modo di menzio-<br />

<br />

Miles Davis, Wayne Shorter, John Coltrane, George Russell e Ornette<br />

<br />

Ligety; tra i pianisti classici Martha Argerich, Arcady Volodos, Arthur<br />

Rubenstein...<br />

Cosa ricorda di più delle sue prime esperienze in sala di registrazione?<br />

Ai tempi studiavo medicina presso la John Hopkins University; era il<br />

1963 quando iniziai a registrare una serie di album per la Columbia<br />

Records. Ricordo l’emozione della mia prima session in studio con<br />

Flute Fever. Circa<br />

un anno dopo, nel febbraio del 1964, ho avuto la possibilità di farmi<br />

conoscere dal pubblico del jazz come leader del mio primo album,<br />

Cathexis. Ho apprezzato l’opportunità di condividere il mio approccio<br />

e le composizioni con due grandi musicisti quali Freddie Waits alla<br />

batteria e Cecil McBee al basso; erano meravigliosamente sensibili, il<br />

suono del New York studio della Columbia record è stato superlativo e<br />

c’era un meraviglioso pianoforte a coda Steinway. Ho realizzato altri tre<br />

progetti per la Columbia in California, mentre facevo il mio internato<br />

Carnival, Live at the Trident e Zeitgeist. Ho<br />

avuto la fortuna di avere i migliori musicisti in quel momento e di quel<br />

periodo, anche artisti come l’amico Charlie Haden e Jerry Granelli.<br />

<br />

la mia musica si è notevolmente evoluta da allora.<br />

Cosa pensa dell’attuale scena jazz? È in forma o sta vivendo<br />

un momento di transizione?<br />

Il jazz è vivo e sta bene; la musica continua ad evolversi in modi molteplici,<br />

con la libertà di espressione che è l’elemento cruciale di base.<br />

Purtroppo, gli aspetti commerciali del settore della musica rendono<br />

la vita economica della maggior parte dei musicisti jazz straordina-<br />

<br />

Ci sono musicisti della scena jazz attuale con cui suonerebbe<br />

volentieri?<br />

Ho avuto la fortuna di suonare con tanti grandi musicisti nel corso degli<br />

oltre 50 anni di carriera da professionista. Ecco alcuni dei musicisti<br />

<br />

Wayne Shorter, Joe Lovano, Dave Holland, i fratelli Moutin. Mi sarebbe<br />

piaciuto fare qualcosa con Michael Brecker. Entrambi volevamo<br />

fortemente questo incontro ma la sua malattia ha chiuso la porta dei<br />

nostri progetti. Era un vero e proprio gigante.<br />

Quanti anni aveva quando ha iniziato a studiare il pianoforte?<br />

Ho iniziato a improvvisare quando avevo 2-3 anni. I miei genitori<br />

<br />

a quando, a 6-7 anni, ho chiesto loro quando avrei cominciato sul<br />

28 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


INTERVISTA DENNY ZEITLIN<br />

<br />

<br />

Conosce degli artisti italiani che ammira? Se si, quali?<br />

<br />

<br />

<br />

sceglierebbe? Anche non pianista, chiaramente.<br />

<br />

<br />

dal pianoforte. Sicuramente la mia personale lista comprende George<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

È soddisfatto del suo ultimo lavoro? Il livello è lo stesso dei<br />

precedenti o anche migliore? Ascolta ancora i suoi album<br />

del passato?<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

emergendo.<br />

Come mai ha deciso di essere sia un musi-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Come ha fatto a trovare il tempo per conciliare<br />

la carriera di musicista professionista<br />

e il suo lavoro di psichiatra?<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

Come è stato coinvolto nella musica elettronica?<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Expansion e<br />

Syzygy<br />

L’invasione degli<br />

ultracorpi. Poi sono tornato alla musica acustica per molti anni e solo<br />

<br />

<br />

cui suona più di frequente?<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

simili? Quale le piace di più?<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Maestro, con Sonny Rollins e pochi altri lei<br />

-<br />

<br />

e innovativi, regalandoci lei stesso alcuni<br />

<br />

con la sua musica e la sua professione di<br />

psichiatra?<br />

-<br />

-<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 29


INSIDE<br />

di Federico Geremei<br />

Ars Sonica<br />

In Belgio fiorisce un nuovo spazio dedicato alla cultura dell’ascolto, dalle radici antichissime e dal<br />

futuro gravido di ottime intenzioni.<br />

Nel Belgio che parla francese c’è un nuovo spazio per la cultura<br />

dell’ascolto: ha aperto le porte da poco ma la struttura ha<br />

oltre un secolo e mezzo di storia; stiamo parlando di Arsonic<br />

– La Maison de l’Écoute. Si trova a Mons, il borgo vallone Capitale<br />

Europea della Cultura 2015, dove Van Gogh decise di diventare il<br />

pittore che conosciamo; è stata (tra le altre cose) una guarnigione di<br />

militari a cavallo e una caserma dei pompieri... Oui, l’ispirazione e la<br />

bone<br />

e i giacimenti di selce dell’Hainaut prima e più che in Provenza.<br />

Torniamo dalle tele in 2D a decibel ed herz in 4D. Quello che si<br />

staglia oggi in rue de Nimy all’altezza di rue des Trois Boudins è un<br />

<br />

& Vermeersch che per modellare e modulare gli spazi si sono avvalsi<br />

to<br />

nella microstruttura delle essenze utilizzate dai liutai, parecchia<br />

ricerca portata avanti all’Ircam e un’attività da virtuoso di viola per<br />

<br />

progetti per sale da concerto. Ora tocca alla “casa dell’ascolto”, sede<br />

dell’ensemble Music Nouvelle del compositore Jean Paul Dessy,<br />

“aveva una<br />

visione precisa e concettualmente già determinata, quella di un<br />

luogo dedicato all’ascolto e al silenzio, col suono a guidare il disegno<br />

delle forme”. E viceversa.<br />

La Sala Principale è un ambiente modulare in cui le disposizioni<br />

dei posti per il pubblico sono elementi fondamentali per la fruizione<br />

– non solo visiva, non solo acustica – delle performance. Così<br />

come quelle degli esecutori: sono su un palco su cui si privilegiano<br />

distanze ravvicinate tra i musicisti, a fronte di ampi volumi in alto.<br />

Andiamo però con ordine.<br />

Tre quarti dei duecentocinquanta posti a sedere sono davanti al palco,<br />

gli altri sono alloggiati su un balcone e un secondo piano inclinato laterale.<br />

Cemento e pannelli orientabili sostengono e, rispettivamente,<br />

di.<br />

“È un guscio brutalista estremamente sonoro”<br />

30 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


MONS LA MAISON DE L’ÉCOUTE<br />

“nel quale il legno, rispondendo a un bisogno quasi arcaico, esalta<br />

le sonorità più calde e delicate”. Si è utilizzato il pioppo che “quando<br />

è completamente asciutto è leggero e stabile. E, nella soluzione da<br />

noi adottata, quella di un doppio strato, favorisce un suono più corposo”,<br />

chiosa Kahle. Il<br />

vero ingrediente è l’altezza.<br />

Calcoli, schizzi<br />

e prospetti si sono accavallati<br />

per cercare di<br />

mantenere un doppio<br />

standard – almeno dieci<br />

metri cubi per spettatore,<br />

almeno centocinquanta<br />

per musicista<br />

– senza sacrificare la<br />

versatilità e puntando<br />

alla clarity del suono.<br />

Come fare? Sfruttando le proprietà acustiche di un volume con una<br />

base relativamente ridotta e un’altezza proporzionalmente accen-<br />

<br />

promette un ascolto non ordinario e pieno. Giocare col volume vuol<br />

dire agire su tre dimensioni e la lunghezza passa in secondo piano.<br />

“Esatto, allontanare il pubblico dalla scena non è una buona idea.<br />

Restano dunque altezza e larghezza”, spiega Kahle. Partiamo dalla<br />

seconda. “Le side wall<br />

reflections devono<br />

giungere alle orecchie<br />

prima di quelle dall’alto,<br />

dal momento che il<br />

cervello umano elabora<br />

stimoli da destra e<br />

da sinistra. È dunque<br />

fondamentale che<br />

siano chiare, immediate<br />

e precisissime.<br />

Ma non ridondanti,<br />

sarebbe controproducente.<br />

Quelle dall’alto completano così, arricchendolo, il pano-<br />

<br />

suono ottimale”.


INSIDE<br />

Il concetto è ribadito, su scala molto minore e raccolta, in un altro<br />

ambiente dell’Arsonic, la Chapelle du Silence. Che nelle parole<br />

di Kahle “stabilisce un rapporto enigmatico tra l’assenza di musica<br />

e la musica, con un potenziale tutto da scoprire”. La base è<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

più (probabilmente di meno) – lo scopriranno nel corso del tempo,<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

sta<br />

così lo stesso stupore, tra adulti abituati ad altri templi della<br />

<br />

più piccoli, la Salle d’Émerveillement Sonore<br />

<br />

<br />

Info<br />

Ufficio Belga per il Turismo Bruxelles-Vallonia<br />

viale Vittorio Veneto 28 – 20124 Milano<br />

tel: 02.86463136<br />

email: info@belgioturismo.it<br />

Mons 2015<br />

www.mons2015.eu/en<br />

tel: +32.65395939<br />

Musiques Nouvelles<br />

www. musiquesnouvelles.com<br />

tel: +32.65329652<br />

email: info@musiquesnouvelles.com<br />

32 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

di Paolo xxxxxx Corciulo xxxxxx<br />

La ricetta della felicità<br />

Finirà che scopriremo che il vinile ha più vite di un gatto. Nel frattempo, godiamoci una ripresa<br />

oltre le più floride previsioni, seppur condizionata dai limiti endemici di tutto ciò che ruota attorno<br />

al disco nero.<br />

L ’<br />

anno che si è chiuso da poco ha segnato nuovi e confortanti<br />

risultati per la vendita degli LP nel mondo: negli States il<br />

dato (9,2 milioni di pezzi) segna il raddoppio delle vendite<br />

(+52%) rispetto al 2013, e la situazione<br />

risulta analoga in Inghilterra. In entrambi<br />

i casi i dati di vendita si allineano a quelli<br />

ottenuti nel 1991 (USA) e nel 1995 (G.B.),<br />

ovvero prima della grande crisi che aveva<br />

portato il vinile quasi a un azzeramento.<br />

Si tratta, comunque, di volumi di vendita<br />

molto lontani da quelli degli anni d’oro<br />

dell’alta fedeltà e, soprattutto, che pesano<br />

per una percentuale minimale (2%) all’interno<br />

dell’attuale mercato complessivo di<br />

vendita musicale.<br />

È importante, al di là dell’ottimismo,<br />

della soddisfazione e dell’eventuale<br />

Vendite LP e singoli negli anni.<br />

Come si vede la sproporzione con gli anni d’oro<br />

dell’Hi-Fi (anni ’70 e ’80) è evidente.<br />

auto-sussistenza (ci sono appassionati a cui il panorama di offerta<br />

è più che sufficiente per sanare la “sete” di musica), che<br />

questo dato sia chiaro, in quanto condiziona le mosse degli attori<br />

sul mercato: già oggi i numeri potrebbero<br />

essere diversi, più elevati se si considera<br />

la domanda, invariati per quanto riguarda<br />

l’offerta, che sta sfiorando le sue massime<br />

possibilità. Negli anni, infatti, l’impoverimento<br />

di tutto ciò che ruota attorno al<br />

vinile (e la prospettiva che esso letteralmente<br />

scomparisse) non ha portato gli<br />

imprenditori di settore a investire in merito.<br />

Il numero complessivo di fabbriche<br />

di stampa, così, ammonta attualmente a<br />

una quarantina nel mondo; in tutti gli USA<br />

il 90% del vinile vergine proviene dallo<br />

stesso fornitore e scarseggiano i nastri<br />

34 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


MERCATO QUANTO PESA IL VINILE<br />

1994 – 2014: venti anni di vendite degli LP.<br />

analogici, le testine dei registratori e buona<br />

parte degli elementi della filiera che,<br />

con espressione tipicamente americana,<br />

“sono cotti” (Infrastructure is Starting<br />

to Choke Itself).<br />

Indipendentemente dal fatto che alcune<br />

cose siano ancora possibili (ad esempio,<br />

ritornare a produrre testine per i registratori<br />

professionali), quel 2% rappresenta<br />

tuttora un fattore di rischio insormontabile<br />

per l’imprenditoria di settore. Certamente<br />

il messaggio di quest’anno (+50%)<br />

non passerà inosservato ma la situazione,<br />

per certi versi, rischia di rappresentare il<br />

classico cane che si morde la coda!<br />

Anche supponendo che questa impasse<br />

possa essere superata, ci sono però altri<br />

elementi che pesano sul possibile ulteriore sviluppo del disco<br />

analogico. In positivo possiamo certamente annoverare un atteggiamento<br />

culturale che, pensiamo, potrà solo intensificarsi nei<br />

prossimi anni: se il mainstream è certamente votato a consumare<br />

musica nella sua forma liquida, prende sempre più corpo (in questo<br />

e altri settori) la necessità, il desiderio di un prodotto “solido”,<br />

simbolico, collezionabile. Si tratta di un fenomeno culturale di<br />

portata non estrema ma nemmeno modesta che oggi, e ancor più<br />

in futuro, spinge i consumi verso una dimensione meno eterea<br />

di quella di Internet...<br />

A questa “domanda” il vinile si presenta con un gap e un ritardo<br />

prevedibili ma non per questo meno gravi: qualcuno ha cominciato<br />

a ricondizionare vecchi apparecchi (vedi box) ma la richiesta di<br />

Status Symbol<br />

Il disco in vinile aveva e ha tutti gli elementi per<br />

rappresentare uno status symbol. L’iconografia<br />

del tempo è ricca di personaggi famosi che si<br />

facevano fotografare vicino a un giradischi!<br />

mercato è certamente più ampia e l’offerta<br />

in ritardo. I risultati del prossimo anno<br />

potrebbero essere decisivi, perlomeno<br />

per stabilire un nuovo e per certi aspetti<br />

sorprendente trend di rilancio ulteriore<br />

del vinile.<br />

I molti artisti che si sono fatti portavoce in<br />

questo ultimo periodo delle meraviglie del<br />

vinile rappresentano perfetti testimonial;<br />

lo confermano recenti ricerche che individuano<br />

nella fascia di consumatori tra i 18<br />

e i 25 anni il 22% degli acquirenti di vinile,<br />

mentre quella tra 25 e 35 copre il 26%.<br />

Se il trend continuerà nell’anno in corso,<br />

gli imprenditori cominceranno a trovare<br />

“interessante” il mercato del vinile! Questo<br />

non diminuisce certamente le difficoltà<br />

strutturali, perlomeno per una parte della<br />

filiera del disco nero: difficile pensare<br />

che qualcuno realizzi nuove fabbriche di<br />

stampa, metta su linee di produzione per<br />

nastri magnetici, ecc.<br />

Quel che è più grave è che nel frattempo<br />

sia andata in gran parte perduta la cultura<br />

orale di settore, quella che ha consentito, là<br />

dove le regole lasciano spazio all’esperienza,<br />

di realizzare buone incisioni al tornio e master soddisfacenti.<br />

Quel che sta accadendo e che presumibilmente accadrà è che parte<br />

di queste lavorazioni avverranno con tecnologie attuali, annullando<br />

il valore filologico dei prodotti vinilici odierni e, soprattutto,<br />

abbattendone la qualità (per chi ritiene strenuamente che il vinile<br />

sia migliore del digitale) e la diversità.<br />

C’è, insomma, il rischio che parlare di LP, di vinile, di disco nero,<br />

sia solo parlare di “formati”, di una scatola il cui contenuto (su<br />

<strong>SUONO</strong> lo stiamo dicendo da tempo) non è necessariamente quello<br />

atteso sulla base del vestito con cui il prodotto viene presentato!<br />

Per certi versi l’anno in corso potrebbe rappresentare una sorta<br />

di spartiacque per determinare un orizzonte, una direzione, che<br />

al momento non è ancora facile individuare...<br />

VINILE A MANO ARMATA<br />

Immaginate la sorpresa di Chad Kassem, proprietario della Quality<br />

Record Pressings (QRP), una delle più grandi fabrice di vinile<br />

che ha sede in quel di Salina (Kansas), quando è venuto a sapere<br />

che in un magazzino di Chicago un numero imprecisato di presse<br />

per il vinile, utilizzate negli anni ’90 per la produzione di 78<br />

giri bootleg destinati al mercato indiano, giacevano abbandonate.<br />

“È stato come aprire il caveau di Al capone!” ha detto Kassem,<br />

prima di appropriarsi di dieci Hamilton, due SMT e una Lened,<br />

che sono state subito restaurate e installate nei 20.000 mq della<br />

QRP, che ora con 27 presse e un’attività di 24 ore al giorno è diventata<br />

una delle più grandi fabbriche del paese, sforzandosi di<br />

far fronte all’enorme fabbisogno di dischi in vinile.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 35


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

LE FABBRICHE DI VINILE NEL MONDO<br />

ASIA<br />

Toyokasei (Japan)<br />

AUSTRALIA<br />

Acoustic Weaponry Implant (Melbourne)<br />

The Vinyl Factory (Sydney)<br />

Zenith Records (Melbourne)<br />

CANADA<br />

Amtech (Montreal)<br />

Rip-V (Quebec)<br />

EUROPA<br />

Ameise Vinylpresserei (Germania)<br />

Celebrate Records (Germania)<br />

Disco Elite (Italia)<br />

Dr Dub (Austria)<br />

Duophonic (Germania)<br />

Eldorado (Germania)<br />

GZ Vinyl (Repubblica Ceca)<br />

Magnetic Mastering (Francia)<br />

Master Media Productions (Germania)<br />

Microwatt (Italia)<br />

MPO (Francia)<br />

Optimal Media Production (Germania)<br />

Pallas Group (Germania)<br />

R.A.N.D. (Germania)<br />

Record Industry (Olanda)<br />

Tail Records (Svezia)<br />

Turicaphon (Svizzera)<br />

Vinylium (Belgio)<br />

INGHILTERRA<br />

AGR Manufacturing (Essex)<br />

Amstore (London)<br />

Breed Media (Sheffield)<br />

Curved Ltd. (London)<br />

Dropzone Records (Glasgow)<br />

Mobineko (Kent)<br />

Quick Press Productions (London)<br />

Total Vinyl (London)<br />

UK Discs (Oxfordshire)<br />

Vinyl Factory (London)<br />

JAMAICA<br />

Laserworks (Kingston)<br />

Tuff Gong (Kingston)<br />

USA<br />

A and R Record Manufacturing (Dallax, TX)<br />

Alpha Music MFG (Plantation, FL)<br />

Archer Record Pressing (Detroit, MI)<br />

Bill Smith Custom Records (El Segundo, CA)<br />

Brookln Phono (Brooklyn, NY)<br />

Capsule Labs (Los Angeles, CA)<br />

Cravedog (Portland, OR)<br />

Crystal Clear (Dallas, TX)<br />

Dynamic Sun (East Newark, NJ)<br />

EKS (Brooklyn, NY)<br />

Erika Records (Buena Park, CA)<br />

Furnace MFG (Fairfax, VA)<br />

Gotta Groove Records (Cleveland, OH)<br />

Groove House (Woodland Hills, CA)<br />

Morphius (Baltimore, MD)<br />

Musicol Recording (Columbus, Ohio)<br />

Palomino Records, Inc. (Sheperdsville, KY)<br />

Pirates Press (San Francisco, CA & Czech Republic)<br />

Rainbo Records (Canoga, CA)<br />

Record Monkey (Torrance, CA)<br />

Record Pressing (San Francisco, CA)<br />

Record Technology, Inc. (Camarillo, CA)<br />

United Record Pressing (Nashville, Tennessee)<br />

P.S. Se siete a conoscenza di altri siti operativi, comunicatelo a <strong>SUONO</strong><br />

(p.corciulo@suono.it).<br />

Studia il passato se<br />

vuoi prevedere il<br />

futuro.<br />

Confucio<br />

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online, dove troverai tutti i numeri digitali della rivista dal<br />

1971 ad oggi. La storia dell’Hi-Fi non avrà più segreti per te!<br />

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Eugen Beyer con lo staff Beyerdynamic<br />

36 <strong>SUONO</strong> maggio 2015<br />

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SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

di xxxxxx Marino Mariani xxxxxx<br />

I primi<br />

“vagiti”<br />

Il “disco”, inteso come elemento costruttivo e<br />

costitutivo centrale di ogni sistema di riproduzione<br />

acustica: tutta la storia della grammofonia dai rulli<br />

di Edison al CD.<br />

I<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

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-<br />

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<br />

<br />

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<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Thomas Edison con il suo secondo prototipo di fonografo<br />

38 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


IL DISCO QUESTO (S)CONOSCIUTO<br />

Emile Berliner, inventore del<br />

grammofono a dischi.<br />

A novembre del 1918 terminarono<br />

le licenze per i brevetti per la fabbricazione<br />

in esclusiva di dischi a<br />

modulazione laterale, aprendo il<br />

campo a uno sterminato numero<br />

di società interessate a produrli,<br />

determinando la vittoria, in popolarità,<br />

dei dischi sui cilindri. La<br />

produzione dei cilindri Amberol<br />

ti<br />

e i dischi in vinile iniziarono il<br />

<br />

ad essere soppiantati dal Compact<br />

<br />

<br />

<br />

fabbricante (Philips) produceva dischi che suonavano a una velocità<br />

lineare costante. Poiché questi venivano suonati dall’interno all’esterno,<br />

<br />

<br />

Nel 1894, la United States Gramophone<br />

Company di Emile Berliner vendeva dischi<br />

da 7” modulati su una sola facciata, con una<br />

velocità pubblicizzata di “pressappoco 70<br />

rpm”<br />

<br />

governors, come parte di un pacchetto di<br />

<br />

-<br />

<br />

1898 caricato a manovella. La didascalia<br />

piazzato<br />

quelli manuali e che “la velocità<br />

regolare era fornita di un indicatore che<br />

mostrava il regime di rotazione quando la<br />

macchina era in moto, cosicché i dischi in<br />

riproduzione potessero essere girati esattamente<br />

alla stessa velocità”. E fa notare<br />

che “la letteratura non rivela la ragione<br />

per cui la velocità di 78 giri è stata scelta<br />

dall’industria fonografica; apparentemente<br />

ciò accadde perché tale velocità<br />

fu creata in una delle prime macchine e<br />

si continuò a utilizzarla senza un valido<br />

motivo apparente”. Nel 1925 la velocità del<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

alternata di 60 Hz), demoltiplicata nel rapporto di 46:1 mediante<br />

<br />

adottato il valore di 77,92 rpm, pari alla velocità di rotazione di un motore<br />

sincrono di 3.000 rpm (alimentato da una corrente alternata di 50 Hz),<br />

demoltiplicata nel rapporto di 38,5:1 (nota: dal punto di visto discorsivo<br />

utilizziamo<br />

indifferen-entemente<br />

le<br />

di Edison (ca. 1899).<br />

Un fonografo a cilindri<br />

<br />

<br />

<br />

per via puramente acustica: il suono<br />

veniva raccolto da una bocca e viato, mediante una tubazione,<br />

a un diaframma che poneva in<br />

ne.<br />

Durante il decennio del 1920<br />

i tecnici, in particolar modo alla<br />

Western Electric, svilupparono<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

in-<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

tronica”,<br />

a quel tempo veniva chiamata<br />

-<br />

<br />

“della più moderna tecnica<br />

d’incisione elettrica della Victor”. Il critico<br />

<br />

…è giunto il tempo, per la<br />

critica musicale seria, di tener conto delle<br />

esecuzioni di grande musica riprodotte<br />

usciti<br />

nella esatta e completa riproduzione<br />

di tutti i dettagli delle esecuzioni sinfoniche<br />

e liriche… può sembrare esagerato. Ma il<br />

materiale di oggi è talmente superiore alle<br />

lo<br />

sotto la medesima denominazione. La<br />

registrazione e la riproduzione elettrica<br />

si sono combinate in modo tale da catturare,<br />

in queste esecuzioni virtuali, tutta<br />

la vitalità e il colore originale di una vera<br />

esecuzione dal vivo”.<br />

Uno dei primi grammofoni di Berliner di fine ‘800 <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

incisi elettricamente, facente parte di una linea che includeva, inoltre,<br />

<br />

prezzo che andava da 95 $ (equivalenti a circa 1.140 dollari dell’anno<br />

<br />

l’Electrolas più economico partiva da 650 $ (circa 7.500 dollari del<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 39


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

John Philip Sousa, qui al centro della sua orchestra, paragonò la<br />

registrazione elettrica ad un’esecuzione dal vivo!<br />

2007). L’Ortophonic aveva una tromba esponenziale ripiegata interna,<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

“Il pubblicò scoppiò in un applauso… ”<br />

“Gentlemen (sic),<br />

questa è un’orchestra. Questa è la prima volta che ho ascoltato una<br />

musica, suonata con tutta la passione e tutto il sentimento e prodotta<br />

da una macchina parlante meccanica… Questo nuovo strumento è<br />

<br />

sistematica sperimentazione ma è stata tracciata in anticipo su carta<br />

e fabbricata in laboratorio… Questa nuova macchina ha una gamma<br />

da 100 a 5.000 frequenze (sic), pari a cinque ottave e mezza… Il suono<br />

<br />

e di riproduzione”.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

un altoparlante.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

“Gabler si rendeva<br />

conto che una jam session ha bisogno di spazio per potersi sviluppare”.<br />

<br />

Carnegie GragCarnegie Jump<br />

<br />

Embraceable YouSerenade to a Shylock<br />

<br />

<br />

<br />

Mr. Callagher and Mr. Shean<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

l’Ernani <br />

<br />

A Good Man is Hard to Find<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Soliloquy<br />

Carousel<br />

<br />

<br />

<br />

Enrico Caruso fu il primo a vendere i suoi dischi (acustici) a milioni di copie.<br />

Louis Armstrong, una pietra miliare della discografia sin dalle origini.<br />

40 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


IL DISCO QUESTO (S)CONOSCIUTO<br />

musica classica e i brani vocalmente declamati venivano pubblicati sui<br />

78 giri maggiori da 12”, della durata di circa 4 o 5 minuti per lato. Per<br />

esempio, il 10 giugno 1924, quattro mesi dopo la prima di Rapsody in<br />

Blue del 12 febbraio, George Gershwin la registrò con Paul Whiteman e<br />

la sua orchestra; fu pubblicata su entrambi i lati del disco Victor 55225,<br />

un 78 giri da 12”, dal momento che la durata del brano era di 8:59.<br />

I dischi a 78 giri venivano abitualmente venduti separatamente, in<br />

buste di carta o cartone marrone, talvolta anonime ma qualche volta<br />

stampate per indicare il produttore oppure il nome del rivenditore.<br />

Generalmente queste buste avevano un foro centrale che consentiva<br />

di leggere l’etichetta del disco. I dischi potevano essere posti a giacere<br />

<br />

causa della loro fragilità spesso si rompessero proprio in fase di riposo.<br />

Si dice che la ditta tedesca Odeon fosse stata la prima a lanciare l’album<br />

quando pubblicò la Nutcracker Suite di Tchaikovsky su 4 dischi incisi<br />

su entrambi i lati, in una confezione specialmente disegnata (non viene<br />

riportato il formato dei dischi). Tuttavia, l’anno precedente la Deutsche<br />

Grammophon aveva prodotto un album per la sua registrazione completa<br />

dell’opera Carmen.<br />

La consuetudine di pubblicare album non sembra aver preso piede per<br />

<br />

la copertina a colori, per la sua registrazione dell’operetta The Mikado<br />

di Gilbert & Sullivan. Attorno al 1910 iniziò la vendita di raccolte rilegate<br />

di buste vuote, con copertine in cartone o pelle, simili agli album<br />

<br />

gli acquirenti potevano utilizzare per riporre i propri dischi (su certe<br />

copertine era stampato il nome “Record Album”). Si trovavano tanto gli<br />

album del formato da 12” quanto quelli da 10”. Le copertine di questi<br />

album rilegati erano più larghe e più alte dei dischi contenuti al loro<br />

<br />

i libri, con i fragili dischi “sospesi” al di sopra del piano d’appoggio, e<br />

quindi ben protetti.<br />

<br />

pubblicare collezioni di 78 giri di un singolo interprete, o di un particolare<br />

genere di musica, o di musica classica di lunga durata, comprendenti<br />

intere sinfonie. Col risultato che quando furono introdotti gli LP contenenti<br />

diversi brani, questi ereditarono il titolo di “album”.<br />

Sia i microsolco LP a 33 giri sia i singoli a 45 giri erano stampati su pla-<br />

<br />

<br />

molto soggetti all’ondulazione. Nel 1930 la RCA Victor lanciò il primo<br />

disco di lunga durata in vinile disponibile sul mercato, designato come<br />

disco “Program Tanscription”. Questi dischi rivoluzionari erano previsti<br />

per una riproduzione a 33 1/3 rpm e venivano stampati su tondi da 30<br />

<br />

Nel libro di Roland Gelatt The Fabolous Phonograph, l’autore fa notare<br />

che la prematura introduzione da parte dell’RCA Victor di un disco di<br />

lunga durata si risolse in un fallimento commerciale per varie ragioni,<br />

<br />

<br />

della Grande depressione. C’era anche una piccola quantità di dischi<br />

longer playing (di “maggior durata”) pubblicati nel primo inizio degli<br />

anni Trenta. Una manciata ne venne pubblicata dalla Columbia nella<br />

serie speciale 18000-D, e anche etichette come Crown e Perfect pub-<br />

<br />

Le prime registrazioni erano fatte per via puramente acustica: il suono veniva<br />

raccolto da una bocca e inviato, mediante una tubazione, a un diaframma che<br />

poneva in vibrazione lo stilo di registrazione. Sensibilità e banda passante erano<br />

molto ristrette e il responso in frequenza risultava estremamente irregolare,<br />

conferendo alle registrazioni su cilindro una qualità timbrica istantaneamente<br />

identificabile. Un cantante doveva, in pratica, porre il volto nella bocca (o<br />

porta, o portale, o corno… ) di registrazione. Violoncelli e contrabbassi erano<br />

del tutto non registrabili mentre il violino lo era a malapena; gli strumenti<br />

venivano modificati mediante cornetti acustici applicati sulla loro cassa armonica,<br />

in modo da dirigere il suono nella bocca di registrazione. Naturalmente il<br />

suono degli archi veniva drasticamente modificato. Nei dischi di Caruso la sua<br />

voce suona meravigliosamente ma sembra sempre accompagnata da un’orchestra<br />

di soli tromboni, con un effetto di “trombonificazione” (Enrico Caruso<br />

morì il 2 agosto 1921 e quindi non poté avvalersi dei miglioramenti tecnici<br />

che sarebbero arrivati di lì a poco). Quando era registrato un gruppo jazz, la<br />

batteria veniva completamente eliminata perché le sue vibrazioni facevano<br />

saltare lo stilo di registrazione dal suo solco. Gli strumenti più sonori venivano<br />

disposti il più lontano possibile dal vano raccoglitore. Lilian Hardin Armstrong<br />

(pianista moglie di Louis Armstrong), facente parte della Creole Jazz Band di<br />

King Oliver, che registrava alla Gennet Records nel 1923, ricorda che all’inizio<br />

Oliver e la sua seconda tromba Louis Armstrong suonavano l’uno di fianco<br />

all’altro, e non si riusciva a sentire la tromba di Oliver: “piazzarono Louis in un<br />

angolo, a cinque metri di distanza, e lui se ne stava lì con una faccia triste… ”.<br />

<br />

<br />

anni Trenta la pubblicità radiofonica e i programmi radio preregistrati<br />

da inviare ai disc jockey cominciarono a essere stampati in vinile, in<br />

modo che non andassero in frantumi durante il viaggio postale.<br />

A metà degli anni Quaranta, per la stessa ragione, anche le copie disco-<br />

<br />

tutte a 78 giri. Durante e dopo la seconda guerra mondiale, quando le<br />

scorte di ceralacca erano estremamente limitate, alcuni dischi a 78 giri<br />

venivano pressati in vinile invece che su ceralacca, in particolar modo<br />

i 78 da 30 cm e sei minuti di durata prodotti dalla V-Disc per essere<br />

distribuiti alle truppe USA nelle zone di guerra. Durante gli anni ’40 le<br />

trascrizioni radiofoniche, che avvenivano abitualmente su dischi da 16”<br />

(40 cm) e talvolta da 12” erano sempre eseguite su vinile, ma alla velocità<br />

di 33 1/3 rpm. Trascrizioni più brevi spesso venivano stampate a 78 giri.<br />

All’inizio del 1939 il Dr. Peter Goldmark e il suo gruppo di lavoro alla<br />

Columbia Records cominciarono a occuparsi seriamente dei problemi<br />

connessi alla registrazione e alla riproduzione di solchi sottili e allo<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 41


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

del grande pubblico. Nel 1948 fu presentato dalla Columbia Record<br />

Company, nel corso di una conferenza stampa tenutasi il 21 giugno,<br />

l’album da 12” Long Play (LP) a 33 giri “microsolco”. Nel febbraio del<br />

1949 l’RCA Victor pubblicò il primo singolo a 45 giri da 7” (17,5 cm)<br />

con foro centrale largo per adattarsi al meccanismo automatico di un<br />

cambiadischi, che accoglieva una pila di singoli e poi li lasciava cadere<br />

uno ad uno, l’uno sull’altro, non appena veniva completato il ciclo di<br />

lettura precedente. I primi 45 erano stampati in vinile o polistirene. La<br />

loro durata di lettura era di otto minuti.<br />

Su di un piccolo quantitativo di vecchi sistemi grammofonici e dischi di<br />

trascrizioni radiofoniche, e anche su qualche album intero, la direzione<br />

del solco è invertita, cominciando dal centro del disco e procedendo verso<br />

l’esterno. Una piccola quantità di dischi (come Apollo<br />

Hidden in Plainsight EP dei Detroit’s Underground Resistance) venivano<br />

<br />

tracce (venivano solitamente chiamati “NSC-X2”). Gli X-2 erano pro-<br />

<br />

<br />

Come abbiamo già visto, all’inizio le velocità di rotazione variavano vistosamente.<br />

La maggior parte dei dischi stampati nel periodo 1900-1925<br />

erano registrati tra 74 e 82 rpm sebbene già facessero la loro comparsa<br />

sistemi assolutamente fuori dall’ordinario: l’olandese Philips Company,<br />

ad esempio, introdusse dischi la cui velocità rotazionale variava in modo<br />

tale che la “puntina” di lettura procedesse a velocità lineare costante<br />

(CLV: Constant Linear Velocity). Inoltre, questi dischi non convenzionali<br />

suonavano dall’interno verso l’esterno.<br />

Entrambe queste caratteristiche sono state trasferite, ai nostri giorni, nei<br />

<br />

marcato come “Speed D”. Nel 1925, come accennato, fu assunta come<br />

velocità di rotazione standard quella di 78,26 rpm, in virtù dell’introduzione<br />

del motore elettrico sincrono per giradischi. Dopo la seconda<br />

guerra mondiale questi dischi vennero retrospettivamente chiamati “i<br />

78”, mentre prima venivano semplicemente chiamati “records” o “disc<br />

records” (per distinguerli dai cilindri, mentre in italiano basta chiamarli<br />

<br />

<br />

che gradualmente rimpiazzarono questo standard: il 33 e il 45 giri. Il<br />

formato LP 33, dove LP sta per Long Play, fu sviluppato e introdotto<br />

dalla Columbia Records nel 1948; in risposta alla Columbia l’RCA Victor<br />

sviluppò e introdusse nel 1949 il formato 45. Entrambi i due nuovi<br />

formati utilizzavano solchi più sottili, concepiti per essere suonati con<br />

uno stilo più piccolo – tipicamente di 0,001” (25 μm) contro gli 0,003”<br />

(76 μm) dei 78 – ragion per cui spesso venivano chiamati microsolco. A<br />

<br />

di adottare un unico standard comune di registrazione detto equalizzazione<br />

RIAA. Prima di giungere a questo accordo ciascuna compagnia<br />

utilizzava una propria curva di equalizzazione, obbligando gli ascoltatori<br />

-<br />

<br />

Varislope II (1955), che possedeva un selettore per 4 (o 6?) diversi tipi di<br />

<br />

variabili, in modo da ottenere la massima precisione di riproduzione<br />

per ogni marca di dischi presente sul mercato.<br />

Va notato che mentre un controllo stroboscopico della velocità poteva<br />

essere correttamente utilizzato per regolare la velocità di un giradischi a<br />

za<br />

dei dischi stroboscopici sono leggermente imprecisi se la corrente di<br />

<br />

ogni impulso, il massimo che si può ottenere è una precisione di 45,112<br />

<br />

suoni più acuto di una quantità pari a un venticinquesimo di semitono<br />

(praticamente impercettibile). Costruire un disco stroboscopico a 50<br />

<br />

400 segmenti avanzanti al ritmo di tre segmenti per ogni impulso.<br />

Una certa quantità di registrazioni vennero stampate alla velocità di<br />

16 giri (16 1/3 rpm), solitamente su dischi da 7”, visivamente identici<br />

-<br />

<br />

<br />

prestazioni del sistema e una certa svogliatezza da parte della Chrysler<br />

e della Columbia, tuttavia, portarono all’estinzione dei dischi a 16 giri.<br />

In seguito la velocità di 16 giri fu ancora utilizzata per le trascrizioni<br />

radiofoniche o per opere di narrativa a uso dei non vedenti o, comunque,<br />

difettosi di vista, e non si resero mai largamente disponibili, benché<br />

<br />

giradischi dotati dei 16 giri. Io stesso possedevo diversi dischi a 16 giri<br />

<br />

Il vecchio formato 78 continuò ad essere prodotto industrialmente, in<br />

I primi dischi erano realizzati in materiali diversi, inclusa la gomma dura.<br />

Dal 1897 in poi i materiali primitivi vennero in larga misura sostituiti da una<br />

formulazione dura ma fragile fatta per il 25% di ceralacca, di un riempitivo<br />

ricavato da un composto del cotone simile alla carta di Manila, ardesia in polvere,<br />

nonché di una piccola quantità di cera come lubrificante. La produzione<br />

in massa dei dischi in ceralacca cominciò nel 1898 ad Hannover, Germania, e<br />

continuò fino alla fine del formato stesso di 78 giri, cioè fino alla fine degli anni<br />

Cinquanta. I dischi “infrangibili”, apparsi dal 1904 in poi, erano fatti in celluloide<br />

o in pasteboard (un sottile strato di fogli di carta incollati) ma soffrivano di un<br />

elevato livello di rumore superficiale. I dischi “infrangibili” potevano essere<br />

incurvati, spezzati o altrimenti danneggiati, ma non così facilmente come i<br />

dischi di ceralacca. Il vinile fu sperimentato come materiale per dischi nel 1940,<br />

a causa delle restrizioni sulla disponibilità dei materiali. Decca introdusse i 78<br />

giri “Deccalite” in vinile dopo la seconda guerra mondiale, e anche la Victor<br />

fece qualche 78 vinilico, ma altre etichette riservarono la produzione in vinile<br />

ai nuovi formati 33 e 45.<br />

42 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


IL DISCO QUESTO (S)CONOSCIUTO<br />

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Young at Hearth<br />

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Hall of Fame<br />

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Frank Sinatra<br />

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-<br />

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-<br />

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<br />

Nel 1925 la Victor Company introdusse il<br />

rivoluzionario Victor Orthophonic Victrola.<br />

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<br />

Bad Trip<br />

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<br />

Decomposing<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

lentamente, venivano utilizzate per produrre le voci acute dei topolini<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 43


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

di xxxxxx Marino Mariani xxxxxx<br />

Hi-Fi e stereofonia:<br />

la via del miglioramento<br />

Audiofilia e vinili: due destini incrociati.<br />

Durante l’epoca del vinile nasce una va disciplina, l’Audiofilia, e sono gli<br />

<br />

digitale, ancora difendono la base vinilica. ilica.<br />

nuo-<br />

<br />

via la corsa verso un suono migliore, ed<br />

<br />

registrazioni migliori da parte delle<br />

<br />

e dei grandi esecutori.<br />

“Benché ormai la riproduzione del<br />

suono abbia raggiunto la perfezione<br />

assoluta e sia in grado di soddisfare<br />

<br />

ascoltatore della nostra Confederazione,<br />

tuttavia le migliaia di visitatori<br />

troveranno di estremo interesse<br />

le novità che i più noti fabbricanti di<br />

tutto il mondo avranno l’opportunità<br />

di presentare... <br />

esalta l’apertura della mostra Fera – Zurigo<br />

1955).<br />

Tutto vero, verissimo: in Germania e in Svizzera,<br />

con largo anticipo sul resto dell’Europa, erano<br />

<br />

ultracorte (UKW – Ultra Kurz Wellen) a modulazione di<br />

frequenza (FM), subito battezzate “die Wellen der Freude”<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

il mio primissimo equipaggiamento sonoro fu una radio Grundig,<br />

<br />

un dipolo FM piazzato sul tetto della casa, con cui captavo due eccellenti<br />

stazioni in modulazione di frequenza: l’emittente nazionale<br />

<br />

<br />

costituivano un esempio assolutamente insuperabile, mentre la<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

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<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

1955 fu edita dalla EMI un’esecuzione de Le nozze di Figaro diretta da<br />

<br />

tra cui primeggiavano i nomi del basso Sesto Bruscantini (Figaro), del<br />

soprano Graziella Sciutti (Susanna), dell’altro soprano Sena Jurinac<br />

<br />

occasione di ascoltare il personaggio di Marcellina interpretato da un<br />

44 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


IL DISCO ARRIVA L’HI-FI<br />

FORMATI COMUNI DEL VINILE<br />

Diametro - Giri/min (rpm) - Durata<br />

12” - 30 cm 33 1/3 45 min long play (LP)<br />

12” - 30 cm 45 12-inch single, maxi single, extended play (EP)<br />

12” - 30 cm 78 4–5 minuti<br />

10” - 25 cm 33 long play (LP)<br />

10” - 25 cm 78 3 minuti<br />

7” - 17.5 cm 45 single<br />

7” - 17.5 cm 45 extended play (EP)<br />

7” - 17.5 cm 33 1/3 spesso usato nei dischi per bambini negli anni ‘60 e ‘70.<br />

Prima dell’inizio degli anni ’50, l’LP 33 1/3 rpm veniva comunemente trovato<br />

nel formato 10”. Il formato 10” (25 cm) sparì dai negozi USA attorno al 1950<br />

ma sopravvisse come formato comune in taluni mercati mondiali, fino a<br />

metà degli anni ’60.<br />

Il normale disco commerciale è inciso in due solchi a spirale, uno su ciascuna<br />

facciata, che corrono dal bordo esterno in direzione del centro del disco e<br />

portano in sé il segnale sonoro. L’ultima parte del solco si congiunge con una<br />

traiettoria precedentemente incisa, con cui forma un cerchio. Il suono viene<br />

codificato nelle fini variazioni del taglio del solco, che obbligano lo stilo che<br />

le percorre a vibrare a frequenze acustiche quando il disco viene posto in<br />

rotazione alla giusta velocità.<br />

Sin dalla fine degli anni Dieci entrambe le facciate del disco sono state utilizzate<br />

per incidervi i solchi. Occasionalmente, negli anni Venti, furono emessi<br />

dischi incisi su un solo lato. La registrazione viene riprodotta facendo ruotare<br />

il disco in senso orario, a velocità costante, con lo stilo poggiato sul solco, in<br />

modo da convertire le sue vibrazioni in segnali elettrici inviati all’altoparlante<br />

attraverso un amplificatore. La maggior parte dei dischi non-78 rpm vengono<br />

stampati su vinile nero. Il materiale colorante utilizzato per annerire la plastica<br />

trasparente PVC è “nero di carbone”. Il nero di carbone aumenta la robustezza<br />

del disco e lo rende opaco. Per i dischi da 7” spesso viene utilizzato il “polistirene”.<br />

Certi dischi vengono stampati su vinile colorato o con fotografie<br />

su carta, incollata a mo’ di etichetta (picture discs). Certi 45 giri RCA o RCA<br />

Victor “Red Seal” utilizzavano vinile rosso traslucente per aumentare l’effetto<br />

di Red Seal (sigillo rosso). Durante gli anni ’80 ci fu una certa tendenza a<br />

pubblicare i singoli su vinile colorato traslucente – a volte accompagnati da<br />

grandi inserti da usare come manifesti. Questa tendenza è recentemente<br />

rifiorita con i singoli da 7”.<br />

Lo standard per i dischi in vinile in USA segue le linee guida della Recording<br />

Industry Association of America (RIAA). Le dimensioni espresse in pollici sono<br />

nominali e non rappresentano diametri precisi. Le dimensioni effettive di un<br />

disco da 12” sono di 302 mm ed equivalgono, in realtà, a 11,89”; quelle di un<br />

disco da 10” sono di 250 mm equivalenti a 9,84” mentre per un 7” abbiamo,<br />

rispettivamente, 175 mm e 6,89”. I dischi realizzati in altri paesi sono governati<br />

da differenti organizzazioni ma le dimensioni effettive sono molto simili. I<br />

diametri tipici sono di 300, 250 e 175 mm. Sul bordo esterno del disco viene<br />

rispettata un’area larga circa 6 mm (0,25”), detta lead-in (area di avvio), dove<br />

il solco è ampiamente spaziato e non modulato (silenzioso). Questa sezione<br />

consente di calare lo stilo (che, per la parte moderna di questa storia, possiamo<br />

chiamare “diamante di lettura”) sul solco d’inizio del disco senza danneggiare<br />

la zona modulata. Tra ciascuna traccia della sezione modulata di un disco LP,<br />

in genere, viene lasciato l’intervallo di circa 1 mm in cui il solco è ampiamente<br />

spaziato. Questo spazio è chiaramente visibile e facilita la ricerca di una traccia<br />

particolare. In vicinanza dell’etichetta centrale si trova un’altra sezione dove il<br />

solco è di nuovo ampiamente spaziato, detta lead-out (area d’uscita). Alla fine<br />

di questa sezione il solco si chiude su se stesso formando un cerchio detto<br />

lock groove, cioè “solco di chiusura”. Quando il diamante di lettura raggiunge<br />

tale punto, percorre ripetutamente questo cerchio finché non viene sollevato<br />

dal disco. Su certi dischi (per esempio Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band<br />

dei Beatles e Atom Heart Mother dei Pink Floyd) il suono continua anche sul<br />

solco di chiusura, provocando uno strano effetto ripetitivo. I cambiadischi<br />

automatici si basano sulla posizione o sulla velocità angolare del braccio,<br />

quando questo raggiunge i solchi ad ampia spaziatura, per attivare il meccanismo<br />

che alza il braccio e lo trascina fuori del disco.<br />

Quando i cambiadischi automatici erano maggiormente diffusi, i dischi venivano<br />

tipicamente pressati con il bordo esterno ingrossato e l’area dell’etichetta<br />

in rilievo, cosa che consentiva di impilare i dischi uno sull’altro evitando<br />

che la zona dei solchi modulati venisse in contatto, riducendo così il rischio<br />

di danneggiamento. I cambiadischi automatici comprendevano un meccanismo<br />

di supporto di una pila di diversi dischi al di sopra del piatto rotante,<br />

che li lasciava cadere uno alla volta sul piatto rotante stesso, in modo che<br />

fossero suonati nell’ordine voluto. Opere musicali di grande durata, come<br />

le opere liriche, venivano stampate con numerazione alterna su una serie di<br />

dischi da 10” o da 12”. Per esempio, se l’opera veniva stampata su tre dischi, la<br />

numerazione delle facciate era: 1/6, 2/5 e 3/4, in modo che i dischi, cadendo<br />

l’uno sull’altro, facessero suonare, in sequenza, le facciate 1, 2 e 3. A questo<br />

punto la pila veniva raccolta e invertita, in modo che le successive facciate<br />

fossero 4, 5 e 6. Ovviamente, chi non possedeva un cambiadischi automatico,<br />

comprava le confezioni normali con le facciate 1/2, 3/4 e 5/6.<br />

vero contralto. La registrazione avvenne negli studi di Abbey Road.<br />

Nel 1991 la EMI pubblicò, in versione digitale, la sua registrazione<br />

delle Nozze del 1955 nella collezione CFP (Classics For Pleasure),<br />

che è forse la prima registrazione stereofonica di un’opera lirica. Si<br />

tratta di CD di assoluta nitidezza tecnica, senza il minimo rumore di<br />

fondo udibile, registrato con impareggiabile maestria ed eseguito in<br />

un modo oggi non più replicabile, che io pongo al vertice della mia<br />

<br />

Non appena l’LP si confermò il formato dominante nel campo delle<br />

registrazioni di maggior durata, diversi sviluppi intervennero con<br />

l’obiettivo del miglioramento del suono, primo dei quali fu il tentativo<br />

di sviluppare l’alta fedeltà, ovvero il suono Hi-Fi. Coloro che<br />

tendevano a estrarre la massima qualità d’ascolto riposta nei nuovi<br />

LP, ora cominciavano ad acquistare i componenti separati: giradischi,<br />

<br />

Freberg, in una trasmissione satirica radiofonica del 1956, motteggiò<br />

i maniaci dell’alta fedeltà con la macchietta di uno di questi che aveva<br />

trasformato la propria abitazione in un’unica enorme cassa acustica.<br />

Nel 1958 i primi dischi stereo a due canali furono realizzati dalla Audio<br />

Fidelity in USA e dalla Pye in Inghilterra, usando il sistema Westrex<br />

45/45 a solco unico. Mentre lo stilo si muove orizzontalmente quando<br />

riproduce una registrazione monofonica, in un disco stereo lo stilo<br />

si muove anche verticalmente. Si ipotizzò la possibilità di registrare<br />

il canale di sinistra orizzontalmente, come nei dischi monofonici, e<br />

l’informazione relativa al canale destro verticalmente, in un moto a<br />

“monti e valli”; questa ipotesi alternativa fu però discussa e respinta,<br />

a causa della sua incompatibilità con i pickup in uso. Nel sistema<br />

Westrex ciascun canale sollecita lo stilo incisore a un angolo di 45°<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 45


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

dalla verticale. In fase di lettura il segnale combinato viene rivelato<br />

da una bobina per il canale sinistro montata diagonalmente in opposizione<br />

al lato interno del solco, e il canale destro da una bobina<br />

diagonalmente opposta al lato esterno del solco. Può essere d’aiuto<br />

interpretare il moto risultante dello stilo (di lettura) in termini di<br />

<br />

orizzontale contiene il segnale somma L+R mentre il moto verticale<br />

<br />

45/45 sono:<br />

A) Una maggiore compatibilità con i sistemi di registrazione e di lettura<br />

mono. Una cartuccia mono riprodurrà un’eguale miscelazione dei<br />

canali destro e sinistro, invece di riprodurre un solo canale (tuttavia<br />

molti stili mono erano in grado di danneggiare il solco stereo, con la<br />

<br />

per la lettura di un disco stereo). Di converso, una cartuccia stereo<br />

riproduce la modulazione laterale di un disco mono con un eguale<br />

apporto di entrambi i canali, invece che attraverso un unico canale.<br />

B) Un suono più bilanciato, perché i due canali hanno un’eguale<br />

fedeltà (invece che una maggiore fedeltà nel canale modulato lateralmente,<br />

e una minore fedeltà nel canale modulato verticalmente).<br />

<br />

<br />

<br />

Il sistema adottato fu inventato da Alan Blumlein della EMI nel 1931<br />

e brevettato nello stesso anno: la EMI incise il primo disco stereo<br />

con questo sistema nel 1933 ma lo introdusse su scala industriale<br />

solo dopo un quarto di secolo. Il suono stereofonico produce un’esperienza<br />

d’ascolto più naturale in cui viene riprodotta, almeno in<br />

parte, la distribuzione spaziale del suono.<br />

Sotto la direzione di C. Robert Fine, nel 1951 la Mercury Records<br />

introdusse una tecnica di registrazione minimalista basata su un solo<br />

<br />

del primo disco prodotto, un’incisione dei Quadri di un’esposizione<br />

C’È POLICARBONATO E POLICARBONATO...<br />

La qualità del suono e la durata dei dischi è strettamente dipendente dalla<br />

qualità del vinile. Durante i primi anni ’70, come misura atta a ridurre i costi che<br />

spingeva verso la stampa di dischi sempre più leggeri e flessibili, la maggior parte<br />

dei fabbricanti adottò la tecnica della riduzione dello spessore e della qualità<br />

del vinile nella produzione di dischi destinati al mercato di massa. I dischi che<br />

venivano venduti dalla RCA Victor con la denominazione di processo Dynaflex<br />

(125 g) erano considerati “inferiori” dalla maggioranza dei collezionisti. Molti<br />

dischi venivano pressati in vinile riciclato. In tutti i generi musicali, le moderne<br />

riedizioni per audiofili vengono denominate virgin (vergini) o heavy (180-220 g).<br />

Molti collezionisti preferiscono gli album in vinile da 180 g che, dicono, hanno<br />

una migliore qualità acustica dei vinili normali; rispetto a questi ultimi, infatti,<br />

essi tendono a resistere meglio alle deformazioni originate da una normale<br />

utilizzazione. Il vinile da 180 g, di contro, è più costoso in fase di produzione e<br />

richiede processi di fabbricazione di miglior qualità.<br />

Poiché la maggior parte dei dischi in vinile proviene da plastica riciclata, le impurità<br />

possono accumularsi nel disco, con la conseguenza che un disco nuovo di<br />

zecca può contenere difetti ereditari, come “cliks and pops”. “Virgin vinyl” (vinile<br />

vergine) significa che l’album non è fabbricato in plastica riciclata e dovrebbe<br />

teoricamente essere esente da tali difetti. Tutto ciò dipende, in pratica, dal controllo<br />

di qualità esercitato dal fabbricante.<br />

L’effetto “buccia d’arancio” è causato dagli stampi usurati. Invece di avere la<br />

regolamentare “finitura a specchio”, la superficie del disco apparirà in una tessitura<br />

corrugata, come la buccia d’arancio, che provoca rumore particolarmente<br />

nella gamma delle frequenze inferiori. Va notato che nel DMM (Direct Metal<br />

Mastering – produzione diretta del master metallico) il disco master viene tagliato<br />

su un disco ricoperto in rame, che dovrebbe avere un minor effetto di<br />

buccia d’arancio. Poiché la buccia d’arancio trae origine nel master piuttosto<br />

che nel procedimento di stampa, non ci sono effetti dannosi. Dal momento<br />

che la maggior parte dei dischi in vinile viene pressata da matrici metalliche<br />

denominate stampers (stampi), per creare i dischi originali viene utilizzata una<br />

tecnica detta lathe-cutting (taglio al tornio). Un tornio è usato per tagliare i microsolchi<br />

in un disco d’alluminio placcato di soffice lacca; questo disco in lacca<br />

viene poi galvanicamente ricoperto in nickel per formare uno stampo negativo<br />

detto “master” che, piuttosto che un solco, presenta una protuberanza. Il disco<br />

in lacca viene distrutto quando l’impressione in nickel viene separata. Questo<br />

disco master viene galvanizzato con nickel per formare un disco positivo detto<br />

mother (madre, matrice). Numerose matrici possono essere originate da un<br />

singolo master prima che il master stesso si deteriori al punto di dover essere<br />

scartato. Sono questi stampi a essere utilizzati per stampare il disco finale in<br />

vinile, in un procedimento che produce milioni di dischi da una singola lacca<br />

originale. Per la produzione di vinili in quantitativi limitati, il primo negativo in<br />

nickel prodotto sulla lacca originale viene utilizzato direttamente come stampo.<br />

La produzione secondo questo procedimento (detto “mezzo processo”) viene<br />

limitata a poche centinaia di dischi.<br />

46 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


IL DISCO ARRIVA L’HI-FI<br />

mercato come CBS DisComputer e Teldec Direct Metal Mastering<br />

erano state introdotte per ridurre la distorsione del solco interno<br />

(inner-groove distortion). La RCA Victor introdusse un ulteriore<br />

sistema per rinforzare la capacità dinamica e, nel contempo, ot-<br />

<br />

mercato con la denominazione di Dynagroove. Venivano utilizzati in<br />

combinazione tra loro due elementi principali: un diverso materiale<br />

<br />

dinamica per mascherare il rumore di fondo; in certi casi si disse che<br />

questo procedimento “diaframmava” la sorgente sonora originale e,<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

dischi a incisione diretta (disc-to-disc records), destinati al mercato<br />

<br />

l’utilizzazione del nastro magnetico a favore della trascrizione “puristica”<br />

della lacca master. Sempre<br />

in questo periodo vennero pubblicati<br />

dischi modulati a mezza<br />

velocità (half-speed mastered)<br />

nonché original master (non me-<br />

<br />

<br />

“allo stato dell’arte”. Un’altra in-<br />

<br />

fu il sistema “a vista d’occhio”<br />

per discoteca (disco eye-cued system),<br />

utilizzato principalmente<br />

<br />

troduzione,<br />

gli interventi della<br />

che era come “essere in presenza viva dell’orchestra”. La serie di<br />

queste incisioni fu dunque denominata “Mercury Living Presence”.<br />

Nel 1955 la Mercury iniziò la registrazione stereofonica a tre canali,<br />

basata sempre sull’utilizzazione di un unico microfono. Il (singolo)<br />

microfono centrale era della massima importanza mentre ai due<br />

<br />

profondità e ambienza. Il master veniva registrato direttamente da una<br />

consolle di missaggio che riduceva i tre canali a due mentre l’editing,<br />

<br />

sulle tre tracce originali. Nel 1961 la Mercury elevò questa tecnica<br />

di registrazione stereofonica a tre microfoni utilizzando, al posto<br />

<br />

-<br />

<br />

magnetico e contribuivano all’estensione della gamma di frequenza<br />

e della risposta ai segnali impulsivi (transienti). Nel corso degli anni<br />

’90 le registrazioni della serie Mercury Living Presence furono rimasterizzate<br />

in CD dal produttore<br />

originale, utilizzando lo stesso<br />

<br />

direttamente dal nastro master.<br />

Lo sviluppo delle registrazioni<br />

quadrafoniche (quadraphonic<br />

records) fu annunciato nel 1971.<br />

Esse registravano quattro segnali<br />

sonori separati. Ciò veniva<br />

<br />

per mezzo di un electronic matrixing,<br />

cioè un’operazione elettronica<br />

di composizione in cui i<br />

due canali addizionali venivano<br />

combinati col segnale principale.<br />

Quando queste registrazioni<br />

batteria e i cori di una traccia<br />

Una pubblicità del “rivoluzionario”grammofono Pathè apparsa su un<br />

venivano riprodotte i circuiti di numero dell’anno 1910 del Corriere dei Piccoli<br />

venivano indicati dai solchi largamente<br />

distanziati, dando così<br />

detenzione della fase degli am-<br />

un segnale visivo ai DJ impegnati nel missaggio dei dischi. L’aspetto<br />

separati. In produzione c’erano due sistemi principali di registrazioni di questi dischi era simile a quello dei normali LP ma ogni facciata<br />

quadrafoniche composte a matrice (matrixed quadraphonic records) e conteneva una singola traccia.<br />

denominati, per creare maggior confusione, SQ (CBS) e QS (Sansui); <br />

essi si risolsero in un fallimento commerciale ma furono importanti <br />

precursori dei successivi sistemi di “suono avvolgente” (surround sound),<br />

oggi impiegati nei SACD e nel “cinema (o teatro) in casa” <br />

<br />

col Compact Disc), della RCA, registrava l’informazione relativa per ottenere un vistoso aumento del loro intervallo dinamico (i<br />

ai canali posteriori su una portante ultrasonica che imponeva una <br />

speciale cartuccia a larga banda per catturare questa portante modulata,<br />

e una combinazione scrupolosamente calibrata tra pickup, a essere riprodotti a basso guadagno mentre i segnali ad alto livello<br />

<br />

braccio e giradischi. Di regola, le informazioni ad alta frequenza venivano letti ad alto guadagno per mezzo di un controllo automatico<br />

iscritte in questo tipo di LP sparivano nel corso di alcune suonate di guadagno – automatic gain control – presente nell’apparecchiatura<br />

<br />

due formati a matrice.<br />

nei passaggi a basso livello). Un sistema similare, dalla brevissima<br />

vita commerciale, fu sviluppato dalla CBS e si chiamava CX noise<br />

destinato a migliorare la dinamica dei dischi prodotti in massa che <br />

comportava importanti miglioramenti nella strumentazione di “taglio”<br />

(cutting) annessa ai torni d’incisione. Queste tecniche, note sul aperto la stagione del digitale… ma questa è un’altra<br />

<br />

storia...<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 47


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

di xxxxxx xxxxxx<br />

Xxxxxxxx Anatomia del<br />

giradischi<br />

Durante questi anni e nonostante il<br />

progresso, il principio del funzionamento<br />

del giradischi è rimasto il medesimo: un<br />

supporto (il disco) sul cui è stato inciso un<br />

solco che percorso meccanicamente da<br />

una puntina produce un segnale sonoro.<br />

Ma affermare che questo compito sia facile<br />

da svolgere è assolutamente semplicistico...<br />

Il 29 novembre 1877 T. A. Edison costruì il fonografo, una<br />

macchina che registrava e riproduceva suoni per mezzo di un<br />

cilindro ricoperto di stagnola su cui scorreva un trasduttore<br />

che prima incideva e poi, ripassandoci sopra, riproduceva i suoni<br />

registrati. Successivamente arrivò il grammofono, nel 1931 il primo<br />

giradischi elettrico e poi, negli anni ’50, il microsolco, sino ad arrivare<br />

ai giradischi moderni che per primi hanno costituito l’anello iniziale<br />

della catena per gli impianti di alta fedeltà.<br />

Negli anni Settanta il luogo comune secondo cui il compito del giradischi<br />

fosse, appunto, semplicemente quello di… girare il disco, fu<br />

spazzato via (principalmente per opera di Ivor Tiefenbrun e Julian<br />

Vereker) e tutto il mondo dell’Hi-Fi si rese conto dell’importanza di<br />

<br />

una riproduzione di alta qualità musicale. Mentre negli anni ’50 - ’60<br />

si potevano acquistare giradischi accessoriati con un certo numero<br />

di comodissimi automatismi, paradossalmente proprio in quegli<br />

anni di estremizzazione progettuale la produzione di giradischi si<br />

è orientata verso macchine di tipo completamente manuale; tutto<br />

ciò proprio per evitare che con dispositivi meccanici, a volte anche<br />

complessi e rumorosi, s’inquinasse il segnale musicale. Da qui parte<br />

lo sviluppo, lo studio e la ricerca sui diversi tipi di metalli e/o leghe,<br />

sulle varie soluzioni idonee all’abbattimento delle vibrazioni e delle<br />

<br />

<br />

di sviluppare e applicare a basso costo sistemi che risolvessero in<br />

modo soddisfacente i delicati problemi legati soprattutto alla gestione<br />

del cuore pulsante del giradischi vale a dire il motore.<br />

In tale situazione di sviluppo tecnico e in un periodo storico di<br />

forte spinta tecnologica in campo mondiale (non dimentichiamoci<br />

che si era appena andati sulla luna e la scienza astronautica stava<br />

compiendo grandi passi in avanti), i giradischi hanno cominciato a<br />

prendere anche forme estetiche di stampo hi-tech; rappresentativo<br />

è il mitico Transcritptor Electronic che con il plexiglass e i lucidi<br />

acciai utilizzati per la sua costruzione è diventato anche un oggetto<br />

<br />

come Arancia Meccanica di Stanley Kubrik.<br />

Senza dubbio, la parte più importante del giradischi è il motore.<br />

Il motore di un giradischi è di tipo elettrico e può essere sincrono<br />

a corrente alternata, oppure asincrono a corrente continua senza<br />

collettore giacché sostituito da un circuito elettronico che ne cambia<br />

periodicamente la polarità. Nel motore a corrente alternata la velocità<br />

di rotazione è costante perché è proporzionale alla frequenza<br />

della tensione che è sempre stabile, e costante anche al variare della<br />

tensione elettrica, quest’ultima maggiormente esposta a variazioni<br />

anche di importante entità. Per quanto sopra, è facile derivare una<br />

semplice relazione in cui: Xn è il numero di giri; F è la frequenza di<br />

tensione; Cp le coppie di poli magnetici che si vogliono utilizzare<br />

nel motore:<br />

Xn = 60 x F : Cp<br />

Dato che la frequenza di tensione è costantemente di 50 Hz, ecco<br />

che facilmente possono essere ottenuti 375 giri da questo motore<br />

utilizzando 8 coppie di poli: 375 = 60 x 50 : 8.<br />

48 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


IL GIRADISCHI COM’È FATTO<br />

Il motore elettrico è dunque un meccanismo elettromagnetico ed<br />

è costituito () da uno statore che è la parte statica in cui sono<br />

<br />

creano un campo magnetico; un rotore che ruota intorno a un asse<br />

telaio<br />

di contenimentoperno<br />

<br />

sfrutta il ben noto fenomeno della repulsione dei poli magnetici dello<br />

<br />

<br />

spunto<br />

<br />

<br />

condizione di equilibrio statico; inoltre la forza motrice generata non<br />

<br />

<br />

ulteriore avvolgimento<br />

<br />

di tipo elettronico.<br />

<br />

tensione elettrica applicata e non<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

piatto. Il piatto è di forma generalmente circolare ed<br />

<br />

a una frequenza di 33 giri e un terzo.<br />

) che<br />

-<br />

<br />

1<br />

2<br />

consiste in un tempo di reazione<br />

<br />

contro piatto<br />

<br />

piatto e del contro piatto risulta un’ottima scelta per l’abbattimento<br />

<br />

-<br />

<br />

riamente<br />

ricorrere alla trazione diretta () e quindi all’uso di un<br />

motore asincrono la cui puleggia è direttamente applicata al perno del<br />

-<br />

<br />

discoteche (almeno per quelle che usano ancora sorgenti analogiche)<br />

<br />

i giusti giri di esercizio. Le controindicazioni per questa tipologia sono<br />

<br />

dal contatto diretto del piatto con il motore elettrico.<br />

Il terzo sistema è quello a puleggia (<br />

<br />

di pulegge demoltiplicatici il cui contatto è assicurato da gomma dura<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

le pulegge si usura e si deforma facilmente creando problemi di<br />

<br />

<br />

3<br />

4<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 49


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

è necessario l’utilizzo di materiali di altissima qualità, soprattutto<br />

per salvaguardare il parallelismo tra i perni facenti parte del sistema<br />

meccanico. Il più famoso dei giradischi che utilizzano questo sistema<br />

è l’EMT, sorgente analogica di costruzione tedesca famosa anche per<br />

le sue testine e bracci di notevole qualità, tanto da guadagnarsi fama<br />

incondizionata in campo professionale.<br />

Un altro campo di battaglia sul quale si combatte e si lotta contro la<br />

<br />

l’appoggio idoneo a tutte le parti del sistema di lettura, ad eccezione<br />

dei piedini, unico elemento che fornisce stabilità all’intero giradischi.<br />

Vi sono diversi tipi di telaio:<br />

5<br />

- telaio rigido: il telaio rigido () è solitamente costituito da<br />

una semplice base sulla quale sono inserite e/o appoggiate tutte le<br />

parti che compongono il giradischi (motore, perno, braccio etc.). I<br />

materiali usati per il telaio rigido sono diversi e vanno dal semplice<br />

MDF e i suoi molteplici compositi, passando per il marmo, il plexiglas,<br />

il metallo e così discorrendo. Si tratta di un sistema molto semplice<br />

ed economico che si basa sulla rigidità delle masse che scaricano a<br />

terra le vibrazioni spurie di diversa natura attraverso piedini metallici,<br />

solitamente a forma conica con la punta rivolta verso il piano<br />

d’appoggio. In pratica si adotta un sistema di accoppiamento con il<br />

piano d’appoggio.<br />

6<br />

Il giradischi: a) coperchio incernierato; b) braccio di lettura; c) piatto;<br />

d) motore; e) cinghia di trasmissione; f) perno; g) telaio.<br />

- telaio semi-rigido: è una variante semplice al telaio rigido la cui<br />

<br />

generalmente costruiti n gomma (). In questo caso, la teoria si<br />

basa sullo smorzamento e non più sull’accoppiamento per eliminare<br />

le vibrazioni. Le masse in gioco possono essere elevate o leggere, a<br />

<br />

ultimo, lo smorzamento nel range di frequenza 1 - 5 Hz.<br />

) si intende un telaio<br />

che poggia su un sistema elastico; questo sistema è solitamente<br />

assicurato o da molle o da elastici in gomma.<br />

7<br />

IL GIRADISCHI DALLA A ALLA Z<br />

Essenzialmente le parti principali di una sorgente analogica sono le seguenti:<br />

telaio: è la parte che fornisce il sostegno ai vari componenti del giradischi<br />

(motore, piatto, braccio, etc.)<br />

motore: delegato a fornire il movimento al piatto secondo un numero di giri<br />

rigidamente fissato;<br />

perno: è il meccanismo che permette al piatto di girare offrendo la minore<br />

resistenza e la maggiore inerzia possibile;<br />

piatto: sostiene il disco in vinile permettendogli di essere percorso dalla puntina<br />

del fonorilevatore;<br />

braccio: è l’asta che fornisce il sostegno adeguato alla testina di lettura<br />

(fonorilevatore);<br />

testina: è il sistema che trasforma in segnale elettrico il movimento meccanico<br />

generato dalla puntina che scorre lungo i solchi del disco;<br />

coperchio: quasi sempre presente, fornisce riparo al giradischi da agenti esterni<br />

di varia tipologia e natura;<br />

piedini: appoggio principale dell’intero sistema giradischi;<br />

comandi: sono tutti i selettori.<br />

50 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

MOTORI E SISTEMI DI TRASMISSIONE<br />

Pro e contro delle varie soluzioni:<br />

Motore asincrono a corrente continua<br />

Pro: facilmente realizzabile; buono spunto in avvio con tempi di reazioni bassissimi;<br />

manutenzione nulla.<br />

Contro: velocità non costante; realizzazione complessa nel caso di un motore<br />

a basso regime di giri.<br />

Il motore dell’Ariston RD11 è un sincrono a 12 poli della tedesca Papst,<br />

una delle aziende leader del settore.<br />

Motore sincrono a corrente alternata<br />

Pro: semplice da realizzare; velocità costante in quanto legata alla frequenza<br />

di alimentazione; manutenzione nulla.<br />

Contro: coppia di spunto estremamente bassa; arresto della rotazione in caso<br />

di eccessivo carico; realizzazione complessa nel caso di un motore a basso<br />

regime di giri.<br />

Motore sincrono con gabbia di avviamento<br />

Pro: buona coppia di spunto; velocità costante in quanto legata alla frequenza<br />

di alimentazione; semplicità di realizzazione; manutenzione nulla.<br />

Trazione diretta<br />

Pro: Affidabilità costante nel tempo; annullamento degli attriti; tempo di reazione<br />

nullo; scarsa manutenzione.<br />

Contro: alti valori di vibrazione; prezzo alto.<br />

Trazione a puleggia<br />

Pro: tempo di reazione rapido.<br />

Contro: difficile realizzazione a basso costo; trasmissione di vibrazioni del motore<br />

al piatto; inaffidabilità dei contatti in gomma; manutenzione impegnativa.<br />

Questo motore è dotato di un circuito elettronico per il controllo della<br />

velocità visibile nella foto in alto.<br />

Trazione a cinghia<br />

Pro: semplicità di realizzazione; basso valore di vibrazioni trasmesse dal motore<br />

al piatto; basso costo; possibilità di utilizzo di piatti leggeri; scarsa manutenzione.<br />

Contro: tempo di reazione piuttosto lento.<br />

: in questo sistema (), il telaio vero<br />

e proprio è solitamente di tipo rigido mentre il piatto e il braccio<br />

trovano sostegno su un’ulteriore base a sua volta agganciata al telaio<br />

per mezzo di un sistema elastico. Questa soluzione permette di sfruttare<br />

contemporaneamente sia l’accoppiamento al terreno del telaio<br />

che lo smorzamento del contro telaio. I giradischi a contro telaio<br />

molle in trazione<br />

(o estensione) e a molle in compressione<br />

assicurato da elastici in gomma è sicuramente di tipo a trazione/<br />

estensione. Nell’eventualità dell’utilizzo di molle in acciaio potrebbe<br />

trattarsi di molle in compressione, caso in cui il contro telaio poggia,<br />

schiacciandole, un numero minimo di tre molle elicoidali.<br />

Le molle sono utilizzate in trazione quando il perno è assicurato nella<br />

parte superiore della molla stessa facendo solitamente scorrere al loro<br />

interno un rimando in acciaio al quale, a sua volta, viene agganciato il<br />

8<br />

<br />

<br />

masse e dei pesi del giradischi nel suo complesso. Infatti, nel caso<br />

delle molle in compressione i pesi sono tutti disposti al di sopra della<br />

<br />

in questo modo un’instabilità orizzontale intrinseca. Nel caso delle<br />

molle in estensione il baricentro è posto molto al di sotto di tale linea<br />

determinandone una maggiore stabilità ed equilibrio.<br />

Altro elemento fondamentale del giradischi è il perno, vale a dire: il<br />

meccanismo che permette al piatto<br />

9 di girare determinando il più basso<br />

attrito possibile.<br />

Al di là dei materiali utilizzati i principali<br />

tipi di perno sono i seguenti: perno<br />

tradizionale e perno rovesciato.<br />

Il perno tradizionale () pre-<br />

<br />

piatto, o al contro piatto, che si inserisce<br />

con tolleranze strettissime in una<br />

pito<br />

di fornire la base per il punto di<br />

rotazione del perno stesso. Premesso<br />

52 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


IL GIRADISCHI COM’È FATTO<br />

che non è mai facile costruire un buon perno, questa soluzione è, ad<br />

ogni modo, la più semplice da realizzare, se non altro per il fatto che<br />

<br />

<br />

Il perno rovesciato (<br />

<br />

Questo tipo di soluzione permette di realizzare sistemi con masse e<br />

pesi che godono di una maggiore stabilità ed equilibrio in quanto il<br />

In alto: molle di sospensione corredate da gommino di tenuta della<br />

Ariston che ricorreva al sistema a molle in tensione con contro telaio<br />

flottante. In basso: perno di tipo tradizionale utilizzato nel Michell<br />

Girodec. Si può apprezzare il blocco perno gia inserito nell’apposita<br />

sede e, nella bustina, la speciale sfera in acciaio durissimo.<br />

10<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

più utilizzata delle quali è quella a sfera)<br />

<br />

forma piatta, una sfera in acciaio o ceramica che offre in questo modo<br />

agli antipodi un solo punto di contatto tra i due principali suddetti<br />

ranze<br />

strette necessarie anche alla garanzia di stabile equilibrio, è<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

modo da far scorrere correttamente lungo i suoi solchi la puntina<br />

<br />

e, quando non possiede questa forma, ha un sistema che ruota in<br />

modo perfettamente equilibrato su un unico punto corrispondente<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

puntina generando, di conseguenza, disturbi che interferiscono con<br />

<br />

<br />

Sotto: Un comune accessorio: il clamp, qui corredato da una bolla per<br />

il corretto posizionamento orizzontale del giradischi. Più in basso:<br />

serie di basette per bracci per i giradischi Micro, SME, Ariston, Girodec.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 53


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

HANNO FATTO LA STORIA<br />

Alcuni dei giradischi che hanno lasciato il segno in Hi-Fi<br />

Garrard 301 e 401: Il primo Garrard Transcription Turntable in grado di riprodurre<br />

dischi per tutte e tre le velocità disponibili (33, 45 e 78 giri al minuto) fu<br />

il modello 301 presentato nel 1953. Fu l’inizio di una famiglia di giradischi di<br />

grandissimo successo sia in campo professionale che amatoriale. Storia che<br />

finì dopo venticinque anni, due modelli e cinque versioni nel 1976 con il ritiro<br />

della seconda versione del 401 (quella della foto).<br />

Il giradischi AR-XA (inizio vendita 1961): la Acoustic Research è più conosciuta<br />

per i suoi diffusori piuttosto che per il giradischi mostrato in foto; tuttavia, si può<br />

affermare che questo è stato un apparecchio che ha segnato una svolta nella<br />

tecnica della riproduzione audio amatoriale. In effetti, il giradischi AR contiene<br />

soluzioni, rivoluzionarie per l’epoca, che sono diventate un “must” per i giradischi<br />

dei decenni successivi: trasmissione a cinghia e telaio flottante su molle.<br />

Questo modello fu precursore dei tempi non solo nello schema di massima<br />

ma anche in molti dettagli costruttivi a loro volta ripresi negli anni successivi.<br />

Il giradischi Micro Seiki BL91 è un bellissimo esempio di telaio rigido ad alta<br />

massa e peso. Il perno è di tipo tradizionale, il piatto a massa media alta può<br />

essere ulteriormente appesantito, la trazione è a cinghia.<br />

Un eccezionale esempio di come possa essere estremizzata con risultati eccellenti<br />

la cura dei particolari volti a combattere risonanze e vibrazioni. In questo<br />

caso un Micro Seiki RX1500 funziona solamente da motore e da volano. La<br />

trasmissione è quindi affidata a un semplice filo in kevlar, collegato al piatto<br />

ad alta massa di un Micro Seiki Full Choise 1500 il cui perno è sospeso pneumaticamente<br />

grazie al ricorso a una silenziosissima pompa. La massa totale è<br />

di oltre trentacinque chili.<br />

Il giradischi Luxman PD310 è un interessantissimo esempio di telaio rigido<br />

ad alta massa. Questo modello, costruito dalla Micro Seiki, possiede anche il<br />

sistema di aspirazione ad aria del disco, permettendo quindi di aderire perfettamente<br />

al piatto eliminando quasi completamente le imperfezioni del vinile.<br />

Il gruppo pompa del Luxmann PD310 si chiamava VS500.<br />

54 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


IL GIRADISCHI COM’È FATTO<br />

tra l’altro, provengono anche dal motore in modo diretto o anche<br />

dalla cinghia in gomma. Il sistema più economico per combattere la<br />

trasmissione delle vibrazioni è quello di dotare il piatto di un “contro<br />

piatto”, una sorta di platorello costruito con materiale diverso in<br />

modo da creare un trauma al moto vibrazionale costringendolo ad<br />

<br />

<br />

di utilizzare piatti relativamente leggeri e quindi economici.<br />

Un altro sistema vede la realizzazione di piatti molto pesanti, costruiti<br />

con materiali inerti ulteriormente smorzati con l’aggiunta di materiali<br />

<br />

<br />

con elastici in gomma. Il baricentro basso e le notevoli masse in gioco,<br />

permettono la realizzazione di un sistema molto stabile che garantisce<br />

un eccellente isolamento dalle vibrazioni, soprattutto se si prevede il<br />

motore staccato dal telaio. In questo caso è praticamente la cinghia<br />

di trasmissione l’unico elemento di contatto tra telaio e motore. Lo<br />

scotto da pagare per questo tipo di realizzazione è di prevedere un<br />

perno molto accurato e resistente, capace di sopportare elevati pesi.<br />

In alcuni giradischi di alto livello, i piatti sono in grado di aspirare il<br />

disco per mezzo di pompe ad aria allo scopo di creare un unico corpo<br />

<br />

leggeri ma viene anche utilizzato in piatti molto pesanti in alluminio.<br />

Sono stati costruiti anche piatti dalle forme piuttosto originali come il<br />

<br />

su tre soli punti, sempre allo scopo di ottenere l’isolamento dalle vibrazioni<br />

deleterie. Alcuni giradischi moderni, inoltre, non presentano<br />

più il coperchio, lasciando a vista il giradischi per metterne in primo<br />

<br />

Peccato che il coperchio svolga compiti fondamentali. Innanzi tutto<br />

genera riparo al giradischi dagli agenti esterni, che in alcuni casi<br />

deteriorano anche il suono; spesso i bracci di lettura, infatti, ma<br />

<br />

feedback: vibrazioni o risonanze esterne vengono captate dal sistema<br />

testina-braccio-telaio creando risonanze che sono riprodotte, generando<br />

disturbi e distorsioni. Solitamente i coperchi sono in plastica o<br />

plexiglas trasparente, o scuro per dare riparo dai raggio solari; nella<br />

maggior parte dei casi sono incernierati al telaio, in alcune occasioni<br />

sono semplicemente appoggiati.<br />

<br />

funzione di notevole importanza: in alcune occasioni risiede proprio<br />

nei piedini il meccanismo di accoppiamento al terreno o di isolamento!<br />

Nei telai semi-rigidi i piedini (solitamente tre) sono costruiti con<br />

un disegno che prevede anche del materiale smorzante, in genere<br />

<br />

di un Hertz rendendolo quasi inerte alle vibrazioni. Nei telai rigidi i<br />

piedini son costruiti con materiale duro e, spesso, di forma conica,<br />

con la punta rivolta verso il piano d’appoggio in modo da scaricare a<br />

terra le vibrazioni interne ed esterne.<br />

(testo originale redatto da Roberto Rocchi)<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 55


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

di xxxxxx Carlo D’Ottavi xxxxxx<br />

Gira che ti rigira…<br />

Sankt Georgen im Schwarzwald: è questo il nome, non semplicissimo per chi non mastica il tedesco<br />

come noi, di una cittadina nel Baden-Wurttenberg, non lontano dal confine con Francia e Svizzera.<br />

C’è un completo sito che la riguarda, con tanto di webcam che ci mostra in tempo reale il centro<br />

cittadino, attualmente abbondantemente innevato, di questo centro turistico immerso nelle foreste<br />

alpine. Direte: e allora?<br />

Di località alpine sicuramente più famose e gradevoli ce ne<br />

sono ben altre! Sì, ma qui c’è un museo un po’ particolare: il<br />

Deutsches Phono Museum, nome forse un po’ pomposo ma<br />

che rende bene l’idea della cultura e dell’attenzione dedicate alla riproduzione<br />

della musica. Il museo tedesco mostra in circa 50 sezioni (!?),<br />

partendo dall’invenzione del fonografo nell’ormai lontano 1877, gran<br />

parte dell’evoluzione della riproduzione audio, soprattutto attraverso<br />

il disco. In questa lunga storia, un ruolo certamente non secondario<br />

l’ha avuto la casa tedesca Dual, nata grazie alla passione e all’impegno<br />

di una famiglia i cui natali sono proprio legati a questo luogo ameno.<br />

La famiglia Steidinger, questo il loro nome, opera a metà dell’Otto-<br />

<br />

si producono, tra gli altri, anche particolari per orologi, tra i quali<br />

congegni a molla, di quelli che, una volta caricati, permettevano agli<br />

orologi dell’epoca di funzionare perfettamente per un buon periodo<br />

prima di scaricarsi e dover essere ricaricati manualmente. È proprio<br />

grazie a questo componente in particolare che gli Steidinger conoscono<br />

<br />

Sankt Georgen. Tanto che tale oggetto (in tedesco Spindelbohrer)<br />

viene presto ribattezzato Spindle-Chrischte, in omaggio a Christian<br />

Steidinger, il suo creatore. La famiglia, numerosa, prosegue e amplia<br />

<br />

cantina della sua casa una nuova attività con otto collaboratori, nel<br />

chia<br />

locanda del paese, si specializza in parti per orologi. Pochi anni<br />

e i due si mettono insieme, fondando una nuova società nel 1907; si<br />

comincia a lavorare sui primi grammofoni, passando dalla produzione<br />

di componenti alla presentazione del primo modello proprio a Lipsia,<br />

l’anno successivo. Il successo è talmente grande da sorprendere


DUAL LA STORIA<br />

proprio stabilimento con sempre più dipendenti e una produzione<br />

che supera le migliaia di componenti. Con il successo nascono anche<br />

i primi contrasti che porteranno alla rottura tra i due fratelli. Nel<br />

1911 Christian Junior fonda la fabbrica di meccanica di precisione<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

sposa Moritz Diegel che entra nella società di famiglia e ne cura la<br />

parte commerciale. Si torna a costruire componenti per grammofoni<br />

gegnere<br />

Emil Knecht che porta la sua conoscenza in campo elettrico<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

fonografo intero e non più solamente dei componenti. Nel frattempo<br />

<br />

momento, nel 1935, dei primi giradischi, e la società cambia ancora<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

prodotto della fabbrica è una torcia a dinamo!<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

1<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

con la produzione di rasoi elettrici.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

uno smorzamento del braccio al silicone.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

lasciato nel 1911, dopo la sua rottura proprio con Christian. I nipoti,<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

2<br />

1 Nei primi anni ‘60 la Dual realizza il 1008, primo giradischi con riconoscimento automatico delle dimensioni del disco; successivamente, nel 1963,<br />

ecco il modello 1009 (nella foto), il primo giradischi in grado di suonare più di un disco (gli album venivano impilati l’uno sull’altro e poi calavano uno a<br />

uno sul piatto) e che sarà anche il primo apparecchio della casa venduto in tutto il mondo.<br />

2 Il Dual 1000, monofonico, è il primo prodotto finito della Dual: venne presentato nel 1950 a quella che sarebbe poi diventata l’Internationale<br />

Funkausstellung (IFA) di Berlino<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 57


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

1969:<br />

con il<br />

modello 1219<br />

la Dual introduce un<br />

motore sincrono a 4 poli; il 1219<br />

è anche il primo giradischi venduto<br />

senza il braccio, fornito come opzione separata.<br />

di rumore Dolby B. A metà degli anni Settanta viene introdotta nei<br />

giradischi la trazione diretta grazie a un meccanismo brevettato, il<br />

Vario Belt, oltre a un motore a ben otto poli per permettere anche la<br />

lettura dei vecchi 78 giri.<br />

<br />

anni Settanta, il controllo della costanza di rotazione del piatto al<br />

quarzo e l’introduzione di bracci dalla massa ultra bassa (ULM), con<br />

l’obbiettivo di migliorare il contatto tra puntina e solco e ridurne<br />

l’usura. Nonostante Dual International, questa l’ultima mutazione<br />

societaria della casa tedesca, non si faccia<br />

sorprendere dall’introduzione del Compact<br />

Disc, tanto che già nel 1981 presenta il suo<br />

primo modello, si cominciano a notare i primi<br />

segni di perdita di competitività del marchio. A<br />

gennaio dell’anno successivo viene dichiarata<br />

bancarotta e a giugno il marchio è rilevato dal<br />

gruppo Thompson-Brandt. Fortunatamente<br />

per i possessori dei giradischi Dual, viene<br />

garantita per lungo tempo assistenza e produzione<br />

di ricambi. Per diversi anni vengono<br />

prodotti diversi apparecchi, soprattutto in<br />

campo video e digitale, che cambiano di fatto<br />

l’identità del marchio. Nella seconda metà degli<br />

anni Ottanta, Dual passa attraverso diverse<br />

cendo<br />

un po’ di tutto in ambito consumer ma<br />

provando, di tanto in tanto, a rilanciarsi anche<br />

in campo Hi-end.<br />

Tutta la produzione consumer avviene ora negli<br />

stabilimenti Schneider Rundunkwerke AG, con<br />

la sola eccezione dei giradischi che si continuano<br />

a costruire in S. Georgen e continuano<br />

a godere di una reputazione, anche in Estremo<br />

Oriente, notevole. Neanche la Schneider avrà<br />

Sopra: la semplicità di utilizzo è sempre<br />

stata uno dei cavalli di battaglia della casa:<br />

nell’illustrazione un manuale di istruzioni per<br />

la regolazione del braccio.<br />

1986: fa il suo debutto il CS 5000, posizionato in quella che allora si<br />

sarebbe potuta chiamare la fascia Hi-end del mercato. Il 5000 segna<br />

anche il debutto del marchio Dual by Ortofon: l’apparecchio adottava<br />

un braccio con articolazione OPS (Optimal Pivot System), shell in<br />

fibra di carbonio e, per la prima volta, il sistema di correzione del<br />

tracciamento angolare (VTA).<br />

vita lunga e nel 2001 i prodotti consumer Dual vengono rilevati da<br />

una compagnia cinese, la TLC Holdings, distribuendoli in Estremo<br />

Oriente, mentre in Occidente se ne occuperà la Namsung Electronics<br />

di Heathrow in Florida.<br />

Ma il cuore antico della Dual continua a pulsare sempre nella cittadina<br />

bavarese, dove la Fehrenbacker continua<br />

a costruire alcuni modelli, introducendone dei<br />

nuovi, con l’antico logo. Ed è proprio grazie a<br />

questa compagnia che ancora oggi possiamo<br />

ascoltare questi giradischi, apparentemente<br />

semplici, facili da usare, ben suonanti e<br />

caratterizzati da un rapporto qualità/prezzo<br />

decisamente sorprendente considerando al<br />

concorrenza anche in patria. Ora questi modelli<br />

sono distribuiti nuovamente anche in Italia<br />

e hanno buone probabilità di conquistare o<br />

<br />

neri che non vuole spendere cifre troppo impegnative<br />

in un giradischi, senza per questo dover<br />

rinunciare al fascino del suono analogico.<br />

Attualmente i modelli importati sono sei e vanno<br />

dal super economico CS 410, da meno di<br />

duecento euro, al vertice rappresentato dal CS<br />

505-4, da settecentocinquanta euro. Da notare<br />

che tutti i modelli sono forniti di fonorilevatore<br />

già installato e ottimizzato, di derivazione<br />

Ortofon: come dire che non ci sono le tradizionali<br />

complicazioni per la messa a punto di un<br />

giradischi che spesso spaventano chi non è un<br />

super appassionato o esperto…<br />

58 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

di Paolo xxxxxx Corciulo xxxxxx e Maurizio Fava<br />

La triste parabola<br />

del miglior giradischi<br />

al mondo<br />

Milan o Inter, Coppi o Bartali, Agostini o Hailwood? E, per uno sparuto gruppo di giovanotti agli inizi<br />

degli anni ’70: Thorens o Garrard?<br />

Alle porte dell’era d’oro dell’alta fedeltà le scelte erano quelle:<br />

andava per la maggiore il trittico Thorens, Marantz e A.R. o<br />

le inevitabili alternative. Per quel che mi riguarda il percorso<br />

<br />

era un appassionato, e fu lui a introdurmi all’Hi-Fi: benestante (lavorava<br />

già!), era sempre un passo avanti a me. Ascoltavo un prodotto<br />

a casa sua e me ne innamoravo; così mettevo da parte la paghetta e i<br />

<br />

lui era già passato a uno migliore! A un certo punto Nino approdò<br />

al Garrard 401: era inevitabile che io, che vivevo a quel punto con<br />

il desiderio di smarcarmi, con il primo stipendio scelsi Thorens...<br />

Svizzera batte Inghilterra uno a zero? Thorens, nonostante le molte<br />

vicissitudini, c’è ancora; Garrard praticamente no (dal 1997 la Loricraft,<br />

gestita da due appassionati, si limita per lo più a rigenerare apparecchi<br />

d’epoca della casa, avendone rilevato il nome dalla brasiliana Gradiente<br />

che ne era proprietaria per i modelli 501 e 601). Sarebbe però<br />

riduttivo stabilire chi aveva ragione e chi no solo in base ai risultati...<br />

Di certo c’è che Garrard ha nobili natali: le origini dell’azienda risalgono<br />

al 1721 e la vedono ovviamente impegnata in tutt’altro: la<br />

Garrard and Company aveva il compito di occuparsi della cura e<br />

della manutenzione dei gioielli della Corona! L’azienda era nota per<br />

le sue realizzazioni artigianali nella progettazione e produzione di<br />

gioielli, oro e argenteria. La disponibilità di macchine di precisione<br />

indusse successivamente l’esercito inglese a richiedere alla Garrard,<br />

in occasione della prima guerra mondiale, la realizzazione di telemetri<br />

di precisione: a Willesden, nell’area nord-ovest di Londra, in locali<br />

precedentemente utilizzati come lavanderia, nasce così la Garrard<br />

Engineering and Manufacturing Company Ltd.!<br />

<br />

questa azienda, anche perché l’arrivo di un giovane promettente<br />

ingegnere (Herbert Slade) consente un’“apertura” verso la produzione<br />

di motori a molla per il nascente mercato dei grammofoni.<br />

L’attività si espande e diventa necessaria una sede più grande che viene<br />

<br />

60 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


GARRARD LA STORIA<br />

Il Garrard 301,<br />

come la maggior parte dei giradischi<br />

dell’epoca, veniva<br />

venduto senza base e, spesso, nell’ambito<br />

del mercato degli autocostruttori. Qui una bellissima versione<br />

restaurata negli anni ‘90.<br />

grande distretto industriale che fa capo alla Great Western Railway<br />

Company, e che fornisce un ottimo serbatoio di aspiranti ingegneri.<br />

Columbia, Decca, Masters Voice, Lugton, Selecta, Coppock, Itonia,<br />

Thompson, Diamond, Butcher... molti costruttori di grammofoni<br />

sembrano conquistati dalle qualità dei motori della casa che costan-<br />

<br />

considerato nel tempo come il migliore motore a molla per giradischi<br />

mai prodotto.<br />

Poi verranno i motori elettrici (1928 – Model<br />

E, un motore a cinghia che funzionava<br />

con i vari standard elettrici del tempo) e<br />

<br />

per giradischi in AC dell’epoca; nel 1930<br />

arriva anche il primo grammofono (201),<br />

progettato per sfruttare al meglio le potenzialità<br />

dei propri motori, che in questo<br />

caso erano a induzione a 32 poli, montati<br />

su un telaio in acciaio stampato.<br />

La dolorosa parentesi della seconda guerra<br />

mondiale frena gli entusiasmi della casa<br />

<br />

tagliando i cordoni ombelicali con la società<br />

di origine sotto la guida di Herbert<br />

Slade, si fa trovare preparata al desiderio<br />

di rivalsa e al benessere post bellico: all’alba<br />

del fenomeno della stereofonia (1954)<br />

Garrard introduce il suo secondo modello<br />

di giradischi (301), di cui si dice siano<br />

stati prodotti oltre 60.000 esemplari. Le<br />

dimensioni della fabbrica si espandono:<br />

si arriverà dai 27.000 metri quadrati di<br />

spazio del 1919 a circa mezzo milione di<br />

metri quadrati e ben tre fabbriche! Eppure<br />

è proprio al momento dell’apice del<br />

successo che molti fanno risalire l’inizio<br />

della parabola discendente della Garrard, legato sostanzialmente a<br />

tre eventi determinanti.<br />

Il primo è l’enorme incendio che nella notte del 21 marzo 1958 colpisce<br />

duramente la fabbrica di Newcastle Street e, in termini di danni, è<br />

ancora oggi il peggiore disastro provocato dal fuoco a Swindon: le<br />

linee di montaggio, le aree di controllo e il blocco della spedizione<br />

vengono gravemente danneggiati o completamente distrutti. La<br />

produzione si trasferisce temporaneamente nei locali appartenenti<br />

alla Plessey, società di elettronica che nel 1960 avrebbe comprato<br />

la Garrard; è questo il secondo evento determinante, che Herbert<br />

<br />

dalla morte dello stesso Slade, nel 1961, con cui scomparve, di fatto,<br />

l’anima della Garrard...<br />

Più in generale, quell’ossessione nella ricerca della perfezione e le<br />

metodologie di produzione mai mutate nel tempo sembrano essere<br />

<br />

che i mutamenti del mercato dell’Hi-Fi, con l’ingresso dei prodotti<br />

economici e performanti dei giapponesi, ne determinino l’oblio.<br />

<br />

<br />

<br />

dalla Regina il Premio per l’industria nel 1966, nel 1970 e nel 1973!<br />

Nel 1965 viene lanciato il successore del 301 (401) che verrà prodotto<br />

delli<br />

siano sostanzialmente gli unici che abbiano lasciato un segno<br />

nella storia dell’Hi-Fi, la Garrard continua a produrre, realizzando<br />

persino un giradischi con braccio tangenziale (Zero 100 – 1971) e i<br />

primi modelli a trazione diretta (DD 75 –<br />

1975), naturalmente con un motore made<br />

in Garrard.<br />

<br />

sistema di riduzione del rumore causato<br />

dai click nella lettura dei solchi da parte<br />

della testina e un lettore di dischi video<br />

che avrebbe potuto essere il precursore del<br />

VCD e del DVD, che non vedranno la luce<br />

perché “i proprietari, i fratelli Clark, non<br />

riuscivano a vedere il valore di queste tecnologie”.<br />

Da una testimonianza dell’epoca:<br />

Andai a bussare a una grande azienda<br />

laser per ottenere i prezzi di 10.000 laser<br />

(speravamo che il prodotto sarebbe stato<br />

un successo e volevamo sapere quanto poteva<br />

essere il costo industriale). “Nessuno<br />

potrà mai desiderare 10.000 laser”, mi<br />

risposero. Il progetto è stato chiuso, insieme<br />

a un sacco di altri lavori, nel 1978<br />

Due terzi dei 4.500 dipendenti vennero<br />

spazzati via in un solo giorno nel 1978<br />

mentre nel 1979 Garrard verrà venduta a<br />

una società brasiliana, Gradiente, per un<br />

costo nominale. Nel 1982 la produzione<br />

<br />

gli ultimi 179 posti di lavoro. La Garrard,<br />

dopo la Great Western Railway Company, era il più grosso insedia-<br />

<br />

di Swindon, in particolare nel suo sviluppo dopo le due guerre mondiali,<br />

essendo una delle industrie che avevano alleviato il declino delle<br />

<br />

tramontato! Solo la volontà degli appassionati, che in questi anni si<br />

sono sbizzarriti in restauri della natura più varia (a questo link - http://<br />

<br />

hanno consentito a Garrard di evitare l'oblio...<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 61


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

xxxxxx xxxxxx<br />

GARRARD 301 E 401<br />

Il primo Garrard Transcription Turntable in grado di riprodurre dischi per<br />

tutte e tre le velocità disponibili (33, 45 e 78 giri al minuto) fu il modello 301<br />

(in alto a sinistra), presentato nel 1953. Fu l’inizio di una famiglia di giradischi<br />

di grandissimo successo sia in campo professionale che amatoriale.<br />

Storia che finì dopo venticinque anni, due modelli e cinque versioni nel<br />

1977, con il ritiro della seconda versione del 401 (in alto a destra).<br />

Il primo aveva una finitura grigio antracite e un perno con lubrificazione<br />

a grasso; nel 1957 la finitura divenne bianco avorio e il perno fu sostituito<br />

con una nuova versione con lubrificazione a olio. Nel 1964 fu la volta del<br />

401, che presentava un nuovo telaio, un motore rivisto con meno rumore<br />

e la lampada per illuminare le tacche stroboscopiche del piatto. Questo fu<br />

sostituito nel 1970 da una seconda versione con un telaio leggermente modificato<br />

nella posizione delle nervature e un’evidente ricerca di riduzione<br />

dei costi, con la sostituzione della lampada e della mascherina frontale. La<br />

filosofia del Garrard è rimasta inalterata fin dal modello del 1953: trasmissione<br />

a puleggia in gomma, un grande motore con un’elevata coppia, un<br />

controllo di velocità a freno elettromagnetico (correnti di Eddy). La costruzione<br />

del 301 e del 401 è, agli occhi moderni, straordinariamente complessa<br />

e costosa. I due modelli ebbero grande successo negli anni ’50 e ’60, per<br />

poi essere abbandonati in favore di soluzioni più semplici, più economiche<br />

ma al contempo più adatte a contenere le vibrazioni prodotte dai diffusori<br />

negli ambienti domestici.<br />

Negli anni Novanta si è assistito a un revival di questi giradischi in versioni<br />

Nella foto, il modello di sinistra è uno dei pochi 401 bianchi con il<br />

perno a grasso e quello di destra presenta invece il perno a olio;<br />

nel primo si nota la sporgenza dell’ingrassatore.<br />

Il piatto del 401.<br />

In primo piano l’enorme camicia in ghisa che racchiude il motore.<br />

62 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


GARRARD LA STORIA<br />

La testa del leveraggio del controllo di velocità: il perno solidale con<br />

il magnete del freno a corrente di Eddy è disaccoppiato mediante<br />

questa curiosa costruzione a tre molle.<br />

Questo è il magnete del freno del 401.<br />

modificate nel piatto, nei perni, nelle basi pesanti, leggere a più strati e con<br />

un’alimentazione del motore spesso accompagnata alla rimozione del sistema<br />

del freno elettromagnetico. Questa modifica, in particolare, ha causato<br />

una polemica di più ampio respiro che riguarda non solo il Garrard ma anche<br />

alcuni dei giradischi più Hi-end in assoluto, come La Platine di J.C. Verdier e<br />

altri modelli con perni a bassissimo attrito. In sostanza, c’è chi sostiene che<br />

sia meglio che il perno abbia un attrito nullo o addirittura che sia proprio evitato<br />

il contatto (sospensione ad aria), utilizzando motori poco potenti, e chi,<br />

invece, sostiene che ci debba essere una quantità controllata di attrito (olio<br />

più o meno viscoso o altri metodi) in modo da “assorbire”, grazie a una trazione<br />

sostanziosa da parte di motori potenti o per il momento di inerzia di piatti<br />

pesanti, le micro-variazioni di velocità introdotte dall’attrito dello stilo sul<br />

disco. Fatto sta che il Garrard, come anche il Thorens TD124, presi nella loro<br />

configurazione originale sono giradischi sensibili alle sollecitazioni esterne<br />

e hanno delle meccaniche abbastanza rumorose; nonostante questo, hanno<br />

avuto e continuano ad avere numerosi sostenitori. Questo può essere dovuto<br />

sia alla passione spesso acritica del collezionista sia al fatto che questi<br />

giradischi, essendo stati utilizzati in modo estensivo nelle radio e negli studi<br />

di registrazione, possiedono in qualche modo una loro impronta musicale,<br />

colorata o difettosa, che ha “educato” l’orecchio di tantissimi audiofili.<br />

Il perno e la boccola che ne costituisce la sede. Il perno ha la testa<br />

piatta e negli ultimi modelli la boccola aveva un profilo a cupola.<br />

Questo perno non è mai stato particolarmente silenzioso e gli<br />

appassionati di questo giradischi non esitano a cambiarlo con<br />

costosissime modifiche made in Japan.<br />

La puleggia e il complicato meccanismo che determina il cambio di<br />

velocità (33, 45, e 78 giri). La ruota gommata scorre verticalmente sul suo<br />

perno e si appoggia sulla puleggia nella parte il cui diametro corrisponde<br />

alla velocità di rotazione selezionata. Si vede anche il magnete del freno<br />

e il disco di alluminio che ne costituisce la parte fondamentale.<br />

Le molle di sospensione del motore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 63


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

di xxxxxx Paolo Corciulo xxxxxx<br />

La storia del giradischi più<br />

longevo, l’LP12, coincide con<br />

la fugace meteora del prodotto che,<br />

in qualche modo, come che siano andate le<br />

cose, va considerato il suo antesignano. Sondek story:<br />

l’affascinante avventura del giradischi che cambiò<br />

l’Hi-end, anche quello italiano…<br />

Il più longevo sono io!<br />

La verità sul più longevo prodotto Hi-Fi (data di nascita:<br />

1973 – data di morte: ancora da determinare) probabilmente<br />

non la conosceremo mai. La versione più accreditata vuole<br />

che nel 1971 Hamish Robertson, fondatore l’anno prima di Ariston<br />

Audio, si sia rivolto alla Castle Precision Engineering per realizzare il<br />

suo giradischi… La Castle era un’azienda specializzata in meccanica<br />

di precisione (il Regno Unito è uno dei paesi più avanzati da questo<br />

punto di vista) che opera principalmente come terzista: sue le pale<br />

in titanio per le turbine dei motori aereonautici della Rolls Royce<br />

o i dischi dei freni delle Bentley e delle Rolls! Proprio dalla Castle<br />

<br />

su un sistema brevettato a cuscinetto con singolo punto di appoggio.<br />

Il giradischi, che vide la luce nello stesso anno, era l’Ariston RD 11.<br />

<br />

che la Castle era ed è di proprietà della famiglia Tiefenbrun: diretta<br />

<br />

Ivor e Marcus (quest’ultimo la dirige tutt’ora). Sembra che sia stato<br />

proprio Ivor, appassionato di Hi-Fi, a convincere il padre a realizzare<br />

il giradischi e che abbia contribuito alla realizzazione dell’RD11. La<br />

passione per l’Hi-Fi deve poi aver “contaminato” la famiglia perché<br />

nel tempo la Castle, oltre a rappresentare l’incubatrice per i prodotti<br />

Linn, ha realizzato altre incursioni nel settore Hi-Fi realizzando<br />

alcune parti meccaniche del coassiale Tannoy e collaborando con<br />

SME. In tempi più recenti la Linn, dopo aver costruito la sua fabbrica<br />

modello di Waterfoot, vi ha spostato alcuni macchinari (quelli<br />

necessari alla realizzazione del piatto e di altri elementi torniti) per<br />

la lavorazione dell’LP-12.<br />

Comunque sia, la commessa per la Ariston deve aver acceso la<br />

scintilla in Ivor Tiefenbrun in quanto due anni più tardi, complici<br />

gli eventi, nasce il Sondek LP12. Diciamo complici gli eventi perché<br />

nel 1973 Robertson vende la Ariston alla Dunlop ed è probabilmente<br />

nel periodo di interregno che l’RD11 diventa LP12, prodotto da una<br />

<br />

Non è un mistero che i due giradischi fossero praticamente identici;<br />

64 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


SONDEK COME NACQUE<br />

Gocce d’acqua: l’Ariston RD11veniva in parte realizzato alla Castle. L’RD11 e l’LP12 sono talmente simili che i vari kit del Linn possono essere utilizzati<br />

anche per il modello della Ariston! A destra uno dei primi LP12. Per snellire lo spessore del giradischi, complice la possibilità offerta dalla presenza del<br />

mobile in massello, i pannelli vennero scanalati (in questo esemplare solo il frontale). Questa estetica è rimasta inalterata a lungo, per essere poi ripresa<br />

in una linea a tiratura limitata fluted chiamata “Retro”. Da notare anche la prima versione a bilanciere del doppio tasto di accensione.<br />

la stessa Linn lo presenterà su una pagina pubblicitaria apparsa su<br />

“Hi-Fi News & Record Review” (febbraio 1973) con il seguente testo:<br />

“The turntable previously available under the name Ariston RD11<br />

is now available under the name Linn LP12”, tanto che alcuni dei<br />

vari upgrade sviluppati successivamente dalla Linn possono essere<br />

applicati senza alcun problema anche sull’RD11. “L’apparecchio<br />

precedentemente disponibile con il nome di Ariston RD 11 è ora<br />

sul mercato con il nome di Linn LP12” era talmente identico al suo<br />

predecessore che persino le etichette con il nome avevano stesse<br />

<br />

Nasce però una diatriba legale che<br />

vedrà comunque la Castle primeggiare<br />

proprio in virtù del brevetto di sua<br />

proprietà, mentre contestualmente<br />

comincerà il declino della Ariston che<br />

si concluderà entro la metà degli anni<br />

’70. Per meglio comprendere gli avvenimenti<br />

occorre però immedesimarsi<br />

nell’ottica di quegli anni nei quali si<br />

assisteva a una forte cooperazione tra<br />

le aziende ed esisteva una predisposi-<br />

<br />

elettroniche Quad, ad esempio, venivano fornite con il pannello frontale<br />

dotato di viti per poterlo assemblare con cabinet di vario genere<br />

<br />

elettrostatico. La stessa Linn, una volta realizzato il suo LP12, per un<br />

breve periodo avrebbe fornito oltre al giradischi completo anche una<br />

versione costituita dalla sola meccanica che poi veniva assemblata<br />

in mobili della più varia forma (la stessa sorte era toccata a Garard<br />

<br />

in seguito il giradischi sarebbe stato commercializzato lasciando al<br />

consumatore la scelta di braccio e testina; proprio questa libertà<br />

<br />

scozzese decise di assumere la distribuzione delle testine Supex e<br />

dei bracci Grace.<br />

È da qui che parte l’avventura dell’LP12: per varie ragioni questo gira-<br />

<br />

nome (Sondek è un acronimo di sound deck, sorgente che suona) l’LP12<br />

<br />

che è stato Ivor Tiefenbrun. Sondek, inoltre, conteneva casualmente la<br />

famosa “K”, che avrebbe contraddistinto ogni prodotto Linn da allora ad<br />

oggi, secondo una logica oggi forse desueta ma perseguita con tenacia<br />

<br />

e oltre: come detto, infatti, il giradischi è essenzialmente lo stesso e<br />

in teoria si potrebbero upgradare sia i primi LP12 che i primi Ariston<br />

Audio perché la struttura del motore,<br />

la posizione dei perni, del telaio e del<br />

controtelaio sono rimasti gli stessi.<br />

Ma perché l’LP12 è assurto a icona nel<br />

settore dei giradischi?<br />

Ad onor del vero, il giradischi con controtelaio<br />

sospeso non è un’invenzione<br />

Linn: il primo fu la creatura di Ed Villchur,<br />

il giradischi Acoustic Research, a<br />

cui seguì il Thorens TD 150. Possiamo<br />

piuttosto attribuire a una somma di<br />

idee con qualche piccola innovazione questo successo; inoltre l’LP12 era<br />

costruito con molta cura e una meccanica straordinaria. La precisione<br />

<br />

dicitura “Precision Engineering” fa parte del nome della Castle) così<br />

come le convinzioni tipicamente legate alle lavorazioni meccaniche,<br />

il valore attribuito al ricavare gli elementi dal pieno, che hanno contraddistinto<br />

i prodotti Linn da allora ad adesso.<br />

Quel che comunque è certo è che almeno due “visioni” Tiefenbrun<br />

le ebbe. La prima è quella che ha dato vita alla cosiddetta “gerarchia<br />

veva<br />

girare a velocità costante e poco più; Ivor introdusse, con una<br />

pubblicità rimasta storica, il concetto di “garbage in – garbage out”:<br />

se il segnale alle sue origini non è trattato al meglio, tutto quello che<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 65


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

DALLA LOSANGA AL PEZZO UNICO<br />

Rinforzato inizialmente con una losanga (che nelle prime versioni era stampata),<br />

saldata per punti e infine incollata con colle aereonautiche (nella versione<br />

Cirkus), il controtelaio ha subìto la più radicale delle modifiche. Il Keel<br />

è realizzato in alluminio dal pieno e comprende anche quella che un tempo<br />

era la bassetta del braccio.<br />

Non è più necessaria la procedura di montaggio e allineamento - tra controtelaio<br />

e basetta - che doveva essere eseguita con estrema precisione in<br />

modo che l’area libera fosse costante e, allo stesso tempo, venisse garantita<br />

la corretta distanza dal perno del braccio al perno del giradischi: per farlo<br />

occorre utilizzare una dima di allineamento fornita dalla Linn che va inserita<br />

nel perno del piatto e nel collare del braccio, ed essere dotati di una discreta<br />

esperienza per effettuare l’allineamento! Il Keel ha lo stesso peso del “controtelaio<br />

+ basetta del braccio” tradizionale; anche le masse sono disposte in<br />

modo uguale e la casa scozzese assicura che può essere montato senza variare<br />

il set up delle molle. Nel collare per il braccio, inoltre, è presente un sistema<br />

di serraggio con una brugola che spinge una sfera d’acciaio.<br />

o il criterio ispiratore: Tiefenbrun è sempre stato convinto che nel<br />

disco in vinile (al contrario che nel CD) ci fosse molta più “roba” di<br />

quanta se ne riusciva a tirare giù! Perseverare insomma: alla Linn in<br />

qualche modo “sapevano” o hanno capito nel tempo che l’LP12 era un<br />

oggetto su cui si poteva lavorare a lungo e anziché cambiare l’oggetto,<br />

<br />

cambiamenti. Tra le pietre miliari di<br />

questi cambiamenti, il primo kit fu<br />

il Nirvana (1978): viti, molle e altro,<br />

migliorati, ma soprattutto il fatto che<br />

il motore da disaccoppiato dal telaio (e<br />

con guarnizioni in sughero) viene invece<br />

accoppiato per mezzo di semi sfere,<br />

inizialmente di alluminio poi d’acciaio.<br />

Poi il Valhalla (1982) e l’alimentazione<br />

con oscillatore di precisione che invece<br />

di legare il motore sincrono alla<br />

frequenza di rete generava una sinusoide<br />

pura in modo da aumentarne la<br />

regolarità della rotazione e ridurre il<br />

rumore del motore. Aver agito sull’alimentazione<br />

migliorandola convinse<br />

la Linn a perseverare su questa strada,<br />

tant’è che sono ben tre gli upgrade in<br />

tal senso, di cui l’ultimo recentissimo.<br />

Alla soglia degli anni ’90 nasce, infatti,<br />

il Lingo, per garantire un ulteriore salto<br />

qualitativo dell’alimentazione. Per<br />

farlo, il Lingo utilizzava e utilizza due<br />

oscillatori al cristallo separati per le<br />

velocità a 33,3 e 45 giri (sul giradischi<br />

il tasto switch da quel momento è fornito di un doppio led rosso e<br />

verde) e un circuito a feedback che consente al sistema di ridurre la<br />

potenza al motore (e conseguentemente il rumore) una volta raggiunta<br />

la corretta velocità di rotazione.<br />

<br />

grazie al fatto che, benché sviluppato in<br />

piena era analogica, l’LP12 rappresenta<br />

forse uno dei primi esempi di prodotto<br />

realizzato a moduli intercambiabili.<br />

Il caso, la fortuna o le scelte aziendali<br />

hanno voluto che quasi da subito<br />

Ivor Tiefenbrun introducesse nel suo<br />

<br />

proveniente dalla Hewlett Packard:<br />

<br />

Valhalla e a portare l’elettronica in casa<br />

Linn; da lì a poco, infatti, sarebbero<br />

nati l’LK1 e l’LK2.<br />

<br />

<br />

gli elementi che hanno reso “completo”<br />

<br />

anni ’70 l’era pionieristica e l’armonia<br />

delle collaborazioni comincia a cedere<br />

il passo alla competizione “totale” che<br />

poi ha caratterizzato il mondo dell’Hi-<br />

Fi, come ogni altro comparto commer-<br />

<br />

diventata una opzione necessaria: nel<br />

<br />

isobarici che, abbandonate le visioni<br />

66 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


SONDEK COME NACQUE<br />

A B C<br />

UN MOTORE IN EVOLUZIONE<br />

l motore iniziale è un tradizionale Philips sincrono a 24 poli con puleggia<br />

in alluminio calettata. Inizialmente disaccoppiato (A), in seguito il<br />

motore viene ancorato al telaio (B) con delle semisfere che permettono,<br />

una sopra e una sotto, il serraggio con minimo punto di appoggio;<br />

due ulteriori viti, una davanti e una dietro, consentono di basculare<br />

oniriche reiterano l’utilizzo della “K” nel nome del prodotto (Isobarik)<br />

e di lì a poco avrebbero visto la luce le elettroniche citate, con la<br />

conseguente rottura del sodalizio con Julian Vereker e la sua Naim.<br />

<br />

<br />

di un braccio (1979) che si chiamerà Ittok, in omaggio all’ingegnere<br />

che lo aveva realizzato e i cui criteri ispiratori sono tutti centrati sulla<br />

robustezza: lo caratterizzano il tubo largo in lega di alluminio, lo shell<br />

<br />

<br />

e poi sostituito dall’Ekos (1988), completamente realizzato in casa (i<br />

giapponesi avevano stabilito che era impossibile realizzarlo!) e con<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

capire la portata della cosa bisogna pensare che al tempo quasi tutti<br />

<br />

bobina mobile era poco amata, anche perché richiedeva stadi pre<br />

<br />

rumore se non ben progettati. Se certamente Linn non ha inventato<br />

<br />

<br />

In merito alla prima testina prodotta, le leggende metropolitane<br />

raccontano che a realizzare il taglio dello stilo sia stato probabilmente<br />

un tal Asakuro che, reiterando la tradizione della “K”, ha dato il<br />

dc to<br />

one hundred k!<br />

provocazione Linn!<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

di un ulteriore aneddoto: quando Asakuro mostrò il prototipo a Ivor,<br />

<br />

leggermente il gruppo motore: occorre fare attenzione sia all‘inclinazione<br />

del motore che al serraggio delle viti che regolano l’inclinazione; se<br />

troppo strette, premono verso il basso il motore schiacciandone le alette.<br />

Un motore di nuova concezione (C) viene utilizzato nel kit Radikal<br />

rilasciato recentemente: lavora in corrente continua e regola la velocità<br />

automaticamente con un sistema di feedback. Viene alimentato da un’unità<br />

separata che costituisce l’evoluzione estrema del Lingo.<br />

<br />

<br />

<br />

era già abilmente impacchettato non ebbe il cuore di contrastare la<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

venne sviluppato un ulteriore braccio, il Basik, molto economico,<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

alterigia che caratterizzava la Linn e la sua volontà di ballare da sola<br />

la testina ve la diamo in omaggio”.<br />

<br />

<br />

dell’Ekos (1988), la sorgente analogica ha raggiunto buona parte del<br />

suo potenziale e d’altro canto l’impegno nel campo digitale prima,<br />

<br />

energie e l’interesse della casa scozzese. È però interessante notare<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

era stato presentato Keel, il nuovo controtelaio completamente in al-<br />

<br />

implementazione, anche questa separata, dell’alimentazione, e si passa<br />

dal motore sincrono al motore in corrente continua!<br />

<br />

<br />

attività: “Il successo della Linn è legato ai nostri clienti; tutti, dal<br />

<br />

<br />

<br />

sacco di tempo, senza badare a spese, per migliorare un oggetto che,<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 67


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

di Paolo xxxxxx Corciulo xxxxxx<br />

La magia del vinile<br />

riportata in superficie<br />

Bernie Grundman è uno dei più famosi tecnici di registrazione al mondo e ha partecipato alla creazione<br />

di lavori che hanno vinto premi su premi. I suoi studi di masterizzazione sono tra i più grandi e ammirati<br />

e per molti Grundman è un vero mito. Lo abbiamo incontrato per capire quali sono le fasi di restauro<br />

sonoro che portano alla creazione di un perfetto LP.<br />

Per oltre 15 anni è stato ingegnere capo mastering presso la<br />

A&M Records; poi ha cominciato ad accarezzare l’idea di<br />

mettersi in proprio: tre anni di progettazione e realizzazione<br />

dei locali e poi, nel 1984, l’apertura. Così Bernie Grundman... è<br />

diventato Bernie Grundman, uno dei più famosi tecnici di registrazione<br />

al mondo, uno di quelli che partecipa alla creazione di lavori<br />

memorabili. Così i suoi studi di masterizzazione sono diventati tra i<br />

più grandi e ammirati al mondo e per molti Grundman, soprattutto<br />

tra chi si interessa al vinile, è un vero mito. La sua carriera vede<br />

collaborazioni con artisti del calibro di Miles Davis, Quincy Jones,<br />

Prince, Stevie Wonder, Joan Baez, Jackson Browne, Frank Zappa,<br />

i Carpenters, Michael Jackson (sua la masterizzazione di Thriller!)<br />

<br />

Dal 1998 lo studio si è trasferito al 1640 di Gower St., molto vicino<br />

allo studio originale di Hollywood: oltre 20.000 metri quadrati,<br />

un parcheggio sotterraneo, sei sale mastering, due di produzione;<br />

l’anno prima Grundman aveva aperto un impianto di mastering<br />

anche a Tokyo...<br />

Pur vantando una vastissima produzione “commerciale”, Grundman<br />

ha saputo mantenere una reputazione di qualità che pochissimi altri<br />

68 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


VISITA AI BERNIE GRUNDMAN STUDIO<br />

ingegneri possono vantare, grazie anche alla passione per le tecnologie<br />

d’epoca, per l’analogico, per l’amore per il bel suono in quanto tale.<br />

È Grundman che masterizza tutti i titoli di Classic Records, impiegando<br />

la sua ricchissima attrezzatura, in parte d’epoca, in parte<br />

ricostruita su criteri di qualità estrema, presso i suoi stessi laboratori.<br />

Per realizzare i propri vinili, Classic Records impiega<br />

esclusivamente i master originali, siano essi nelle versioni mono,<br />

stereo o multitraccia. Alcuni dei nastri, prima di venir utilizzati,<br />

devono essere trattati con temperature particolari per ripristinare<br />

un buon tessuto molecolare; per questo vengono adoperati dei<br />

piccoli “forni” in cui il nastro viene messo a “cuocere” per quattro<br />

<br />

<br />

di Grundman. Al momento della nostra visita veniva impiegato<br />

uno Studer 880 Master Deck, per il quale sono state realizzate<br />

numerosissime testine da scegliere in funzione del tipo di master<br />

<br />

<br />

<br />

attraverso uno specialissimo banco di missaggio realizzato “in<br />

casa” secondo criteri molto selettivi (fu realizzato da Grundman e<br />

Karl Bischof, suo socio e precedentemente collega presso l’A&M,<br />

<br />

<br />

gli studi di registrazione moderni, con mille cursori, luci e lucine,<br />

svolge egregiamente il suo scopo.<br />

Sul banco vengono ripristinati i giusti livelli ed eseguiti alcuni<br />

missaggi in caso di registrazioni multitraccia. Con i master a tre o<br />

più tracce, per esempio, vanno eseguite le calibrazioni come se si<br />

<br />

alle volte va aggiunto anche del riverbero, così come veniva fatto<br />

<br />

<br />

“camere di riverbero” meccaniche, composte da scatoloni che<br />

contengono un diaframma metallico sospeso: il segnale sollecita<br />

il movimento della lastra, movimento che viene catturato da un<br />

pick-up posto sullo stesso diaframma e da qui inviato al banco di<br />

missaggio e sommato al segnale principale. È, come si vede, un<br />

procedimento completamente analogico eseguito secondo i criteri<br />

Il registratore impiegato per riprodurre i preziosi master è uno<br />

Studer 880 Master Deck. In questo caso è montata una testina stereo.<br />

Vengono anche impiegati degli Ampex a tre tracce.<br />

L’atrio della Bernie Grundman Mastering in Hollywood, con alcuni dei<br />

dischi d’oro e di platino che sono stati masterizzati negli studi.<br />

del purismo più elevato. Le uniche fasi della lavorazione in cui<br />

viene impiegata la tecnologia digitale sono la “copia” di sicurezza,<br />

che<br />

su computer, con risoluzione a 96 kHz, e i controlli del tornio<br />

<br />

alcun modo sulla purezza del segnale.<br />

<br />

mono, a seconda dei casi, prodotti d’epoca ricondizionati. Abbiamo<br />

potuto osservare al lavoro due Haeco degli anni ’60 con valvole 6146<br />

capaci di una potenza di 120 watt e quindi in grado di governare<br />

<br />

Classic Records lavorava esclusivamente con ampli a stato solido;<br />

poi, qualcuno ha cominciato a criticare e a spingere per ottenere<br />

un “suono più morbido”, quello consentito dalle valvole.<br />

<br />

<br />

i risultati non sono sempre ottimali. La scelta dell’ampli dipende<br />

dunque dalle circostanze: per il repertorio Blue Note vengono più<br />

spesso impiegati ampli a valvole; per musiche più ricche di transienti,<br />

invece, come nel caso di Up di Peter Gabriel, sono stati usati degli<br />

stato solido, per non ammorbidire la sezione ritmica. Segnali molto<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 69


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

vale a dire nella capacità intrinseca di riuscire a fornire l’effetto presenza e il<br />

dettaglio di molti strumenti contemporaneamente, a tutto vantaggio della<br />

ricostruzione scenica.<br />

Ci vuole parlare più approfonditamente del suo approccio all’utilizzo dei<br />

microfoni e delle sue elettroniche?<br />

In effetti abbiamo costruito una macchina in grado di gestire molti microfoni<br />

ma con una quantità di elettroniche non superiore a quelle contenute in una<br />

macchina capace di gestirne solo due. Questa macchina, rigorosamente a tubi,<br />

ha una consolle alla quale vengono collegati anche molti microfoni, gestiti poi<br />

da poche elettroniche, così da diminuire drasticamente il rumore di fondo. La<br />

nostra macchina non utilizza, quindi, stadi di amplificazione a stato solido ma<br />

valvole, che permettono di ottenere un buon guadagno riducendo il numero<br />

di elettroniche. Si può affermare che l’obiettivo che perseguiamo sia quello di<br />

far godere all’ascoltatore un’esperienza completa, derivante dall’associazione<br />

di buona qualità del suono e buona qualità della musica, con incisione su vinile<br />

di qualità superiore. La qualità sotto tutti i punti di vista. Attualmente, quindi,<br />

nonostante il progresso del digitale, il vinile rimane il miglior sistema.<br />

MR. VYNIL & DOC. GRUNDMAN<br />

Quale futuro attende il disco nero? Ci risponde Bernie Grundman.<br />

Grundman si è sempre sforzato di curare la qualità delle sue produzioni, dedicandosi<br />

al perfezionamento delle tecniche di registrazione finalizzate alla<br />

restituzione dell’evento originale; per questo può essere definito, a buon ragione,<br />

un “ricercatore della qualità sonora”. In quest’ottica va inquadrata anche la sua<br />

iniziativa di dar vita a un’etichetta, la Straight Ahead, che in collaborazione con<br />

la Classic Records produce dischi in vinile con una tecnica proprietaria e su un<br />

vinile di nuova formulazione.<br />

Mr. Grundman, perché nell’era digitale ha sentito il bisogno di avviare la<br />

produzione di nuovi dischi in vinile?<br />

La ragione principale risiede nel modo in cui il formato analogico vinilico è<br />

fatto: è più diretto e fedele. Ad esempio, l’evento naturale avviene sotto forma<br />

analogica mentre nella registrazione digitale l’evento viene prima tradotto in<br />

lingua digitale per poi nuovamente essere convertito in analogico. È chiaro,<br />

quindi, che la produzione di vinile risulta il modo più diretto e fedele di riportare<br />

il suono dell’evento originale. Fino a quando il digitale non migliorerà, il<br />

vinile rimarrà il mezzo migliore a nostra disposizione per restituire la naturale<br />

essenza dell’evento.<br />

Lei ha fondato una nuova etichetta discografica che produce vinili con<br />

nuove tecnologie. Ci può dire qualcosa al riguardo?<br />

La tecnologia utilizzata è data dalla combinazione di vecchie e nuove tecniche di<br />

registrazione e si avvale di un sistema di registrazione costruito completamente<br />

ex novo. La nostra metodica prevede l’uso limitato di elettroniche e l’impiego di<br />

molti microfoni; meno elettroniche ci sono, più puro risulta il segnale. Otteniamo<br />

così la stessa limitata quantità di elettroniche di quando si utilizzano solo<br />

due microfoni, anche se in realtà possiamo utilizzarne oltre dieci. Con queste<br />

modalità di registrazione è possibile realizzare l’effetto presenza e, contemporaneamente,<br />

ottenere una cura e una restituzione del dettaglio che altri tipi di<br />

registrazione non possono offrire con un numero così elevato di microfoni ma<br />

solo utilizzando al massimo una coppia di microfoni per un paio di strumenti.<br />

Se ci sono, infatti, molti musicisti, la registrazione con due microfoni diventa<br />

carente in effetto presenza e tutto appare più appiattito e lontano. Non c’è<br />

quella sensazione di immediatezza e di suono diretto. Si perde la percezione<br />

del musicista di fronte a te. In questo la nostra metodica è superiore alle altre,<br />

Come pensa di rendere più popolare e diffuso questo supporto?<br />

Il mercato detta legge: nonostante ciò, noi portiamo avanti le nostre idee. Il<br />

vinile attualmente rappresenta la soluzione migliore per ascoltare musica. Il<br />

digitale ad alta risoluzione potrebbe migliorare significativamente. Nel frattempo,<br />

continuiamo a sviluppare, per quanto possibile, il vinile. Uno dei suoi<br />

svantaggi rispetto ai CD è che si possono notare le imperfezioni dovute alla<br />

superficie del disco, mentre i CD sono più silenziosi. Si tratta dell’unico vero<br />

svantaggio dell’analogico rispetto al digitale, ed è un aspetto che possiamo<br />

cercare di migliorare.<br />

Per quel che concerne il supporto, avete sviluppato un vinile particolare?<br />

Usiamo un vinile da 200 g di nostra formulazione (Super Vynil Profile, n.d.r.) che<br />

mantiene un profilo piatto ed è molto silenzioso. Abbiamo cercato non solo<br />

di ottenere un’ottima presa di registrazione e di perfezionare il percorso delle<br />

elettroniche ma anche di stampare le ottime registrazioni fatte su un supporto<br />

che sia in grado di farne risaltare le doti.<br />

In Italia e nel mondo ci sono ancora molti estimatori del vecchio disco nero.<br />

Come possiamo avvicinare le nuove generazioni a questo tipo di supporto?<br />

Questa è una bella domanda! Il vinile è il supporto più costoso per via dei<br />

maggiori costi di produzione, e questa è una limitazione perché i giovani non<br />

possono permetterselo, preferendo ad esso supporti come l’MP3 o l’iPod, più<br />

economici ma decisamente più scadenti. Bisognerebbe riuscire a far sentire<br />

loro la qualità del vinile…<br />

Lei pensa che sia necessaria un’opera di educazione delle nuove generazioni<br />

all’ascolto del vinile?<br />

Certamente le riviste di settore possono lavorare per rendere nota la qualità<br />

del vinile. Dal canto mio sento il dovere di aiutarvi in quest’opera producendo<br />

il software necessario. Inoltre la ricchezza di software può rinnovare l’interesse<br />

verso il formato e spingere il pubblico all’acquisto di tutto ciò che può essere<br />

utile a suonarlo, ad esempio un nuovo giradischi o il braccio, una nuova testina…<br />

Il ritorno di interesse verso il vinile è allo stato attuale una piacevole<br />

realtà. Tuttavia, per facilitare la crescita di questo interesse, nel tempo dovranno<br />

diminuire i costi. La vera difficoltà sono i costi.<br />

Meglio le registrazioni di un tempo o quelle attuali?<br />

In passato sono state eseguite ottime registrazioni da considerare con riguardo<br />

perché effettuate in una maniera molto semplice e, pertanto, dirette e naturali.<br />

Erano speciali proprio per queste loro caratteristiche. Le moderne registrazioni<br />

non sono eseguite in maniera così semplice. Nelle nostre raggiungiamo un<br />

incredibile livello qualitativo con un effetto presenza stupefacente, usando<br />

un approccio molto simile a quelle del passato in quanto a semplicità, pur<br />

utilizzando molti microfoni dedicati ad altrettanti strumenti.<br />

70 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


VISITA AI BERNIE GRUNDMAN STUDIO<br />

Alcune delle testine realizzate per lo Studer, in vari formati da<br />

scegliere in funzione del tipo di master su cui lavorare.<br />

I due torni incisori utilizzati da Grundman. Sono entrambi collocati su<br />

una struttura sospesa su aria compressa; le pompe sono in un altro locale<br />

così da tenere lontano ogni possibile rumore. I torni sono equipaggiati<br />

di microscopio, così da poter osservare eventuali imperfezioni. Il<br />

movimento del tornio è governato da un computer che riceve un segnale<br />

con una rotazione di anticipo rispetto alla testina. In questo modo il<br />

segnale che arriva alla testina è puro, mentre il computer può correggere<br />

eventuali eccessi nell’erogazione della potenza.<br />

Il materiale più impiegato nello stilo di un bulino incisore è lo zaffiro<br />

industriale. Il diamante, infatti, reagisce male con la lacca, creando un<br />

eccesso di elettricità statica che rende difficile eliminare le scorie, con<br />

esiti disastrosi.<br />

<br />

ampli a valvole. Le valvole consentono un suono più emozionante e<br />

<br />

<br />

<br />

sonora, è stata una scelta vincente. Per Kind of blue di Miles Davis<br />

<br />

era a stato solido. La scelta dipende, insomma, dal tipo di master.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

al bulino incisore.<br />

<br />

a seconda del materiale da trasferire. Nella sala di masterizzazione,<br />

al momento della nostra visita, erano presenti due torni, entrambi<br />

<br />

<br />

invece, che causerebbero rumore e vibrazioni, sono collocate in<br />

un altro locale. Esse si occupano di tenere le lacche perfettamente<br />

appiccicate al piatto, cosa indispensabile vista la notevole pressione<br />

<br />

<br />

<br />

collocato un microscopio, che serve per esaminare i solchi alla<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

uno va direttamente alla testina e un altro, con una rotazione di<br />

anticipo rispetto al primo, al piccolo computer che monitorizza<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 71


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

Dall’alto: il bulino incisore al lavoro; una testina Haeco Head, copia di<br />

una Westrex; Grundman esamina al microscopio l’esito di una seduta di<br />

incisione.<br />

Dall’alto: le mani di Grundman incidono i codici sulla lacca; un master<br />

che è la copia originale di Blue Train di John Coltrane!; non tutte le<br />

ciambelle riescono col buco… e non tutte le lacche riescono col solco!<br />

Ecco una collezione di scarti.<br />

gli spostamenti. In questa maniera i controlli del tornio sanno un<br />

momento prima che tipo di segnale arriverà alla testina, in modo da<br />

prevenire eventuali problemi di saturazione e distorsione; il segnale<br />

che va alla testina compie, invece, un percorso diretto. Anche per<br />

questa ragione, sostiene Grundman, oggi è possibile ottenere in<br />

analogico stampe migliori che in passato: quando il controllo al computer<br />

non era possibile, ai tecnici del suono non restava che tenersi<br />

“prudenti” con i controlli di volume, regolando i valori sulla base<br />

del livello più alto nel brano oppure andando a “orecchio”, mentre<br />

oggi si può ottenere una dinamica più elevata con minori rischi.<br />

72 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


VISITA AI BERNIE GRUNDMAN STUDIO<br />

La camera di riverbero è in pratica una lastra di metallo che risuona e<br />

produce un riverbero naturale, lontano anni luce dagli effetti digitali dei<br />

giorni nostri. Si chiama “camera” perché riproduce un effetto ambientale,<br />

ma certo è tutt’altro che piccola.<br />

Dall’alto:<br />

“Usa un transistor e vai in galera, è la legge”, recita questo divertente<br />

adesivo negli studi di Grundman, ma ogni tanto viene usato anche lo<br />

stato solido... ;<br />

i finali Haeco usati da Grundman per pilotare direttamente la testina<br />

del tornio incisore sono a valvole, ma per alcuni lavori viene impiegato<br />

anche lo stato solido;<br />

nascosta da una coperta si trova la “camera di riverbero”, un effetto<br />

rigorosamente analogico impiegato di tanto in tanto in fase di<br />

missaggio, come si faceva una volta.<br />

Per contro, va segnalato, c’è chi ritiene che questa pratica, che<br />

sostituisce l’utilizzo di una terza testina di lettura, non possa con-<br />

<br />

qualità sonora di un “vero” vinile… !<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Blue Train<br />

<br />

nel 1957 ha curato la registrazione, ci sono tutte le diciture di rito.<br />

<br />

veniva spedito a due registratori da un quarto di pollice, uno dei<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

versioni, nonché quelle a 45 giri.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 73


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

di Antonio Gaudino<br />

RECORD COVERS<br />

Prima dell’avvento dei CD, le copertine dei dischi rappresentavano i videoclip dell’era<br />

moderna. Appena usciva un album iniziava il sogno e si coglievano tutti i dettagli: originalità,<br />

novità, sovraccoperta. E mentre si ascoltava la musica su quei bei piatti vintage di allora,<br />

si immaginava di tutto...<br />

Molte di queste copertine sono diventate delle cover di culto<br />

del jazz, del rock, della musica leggera, trasformandosi in<br />

icone da stampare su manifesti e magliette, in grado di<br />

rappresentare i sogni di più di una generazione. Alcune copertine<br />

di artisti e band sono considerate vere e proprie opere d’arte, con<br />

nano<br />

ancora il mondo musicale. Nel jazz, sicuramente, Reid Miles<br />

per Blue Note ha realizzato copertine di rara bellezza, senza tempo<br />

e all’avanguardia ancora oggi, che già al primo sguardo facevano<br />

intuire il contenuto della grande musica presente all’interno. Nel<br />

rock la Hipgnosis, fondata dal grande Storm Thorgerson (scomparso<br />

di recente), ha probabilmente rappresentato lo “zenith” delle cover<br />

più belle di tutti i tempi nella storia del rock, riuscendo a concepire<br />

copertine per band e artisti che sono addirittura vere e proprie opere<br />

d’arte; del resto Storm Thorgerson era parte integrante dei Pink<br />

<br />

compiuto parallelamente a quello della band e dell’amicizia che lo<br />

legava dai tempi della scuola a Syd Barrett e Roger Waters. Dunque<br />

per il creativo i Pink Floyd furono fonte di ispirazione massima:<br />

copertine visionarie, splendide, iperrealiste, surrealiste, tutto rias-<br />

<br />

storico utopico e leggendario che riassumeva gli stati d’animo della<br />

società, unico e irripetibile nella storia delle copertine. Thorgerson<br />

non suonava eppure ha avuto un ruolo determinante nella storia<br />

<br />

per la cover con la celebre Banana e la vera chiusura lampo dei jeans<br />

per Sticky Fingers dei Rolling Stones, nel 1971.<br />

Andando alla scoperta delle più belle copertine della storia della<br />

musica, una delle più importanti e storiche concepite dal celeberrimo<br />

duo made in Blue Note, , è certamente<br />

No Room For Squares di (Blue Note, 1958).<br />

<br />

74 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TRA MEMORIA, PRESENTE E FUTURO LA CREATIVITÀ DEGLI LP<br />

Hank Mobley<br />

NO ROOM FOR SQUARE<br />

1958<br />

in America nel 1939 dove, con<br />

il suo amico Alfred Lion, creò<br />

la Blue Note, che divenne una<br />

delle più grandi etichette disco-<br />

<br />

musica. Spinto dalla sua passio-<br />

<br />

30.000 immagini durante le se-<br />

<br />

Note, alcune delle quali divennero<br />

dei classici. E le copertine<br />

degli album dell’etichetta sono<br />

note per essere dirette, audaci, drammatiche e sentimentali. Come<br />

No Room for Squares. È stato<br />

<br />

<br />

le<br />

è sicuramente Sonny Rollins<br />

And The Contemporary Leaders<br />

di Sonny Rollins (1958), uno<br />

scatto del grande fotografo del<br />

William Claxton e il Design<br />

curato da Guidi/Tri-Arts.<br />

Il fotografo William Claxton è la<br />

<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

hanno lasciato un patrimonio<br />

unico e irrepetibile. Su uno sfondo marrone e con il volto triste ed<br />

emaciato il giovane Rollins appare come se gli avessero rubato, per<br />

un attimo, “l’anima”, o meglio, lo stato d’animo di quel momento<br />

<br />

Donald Fagen, nel suo memorabile album , che lo ritrae<br />

<br />

album. I fan dei due artisti non si saranno lasciati sfuggire questo<br />

dettaglio che Fagen ha fortemente voluto, per rendergli omaggio,<br />

<br />

<br />

<br />

più amato e venduto, resta certamente<br />

Kind Of Blue di Miles<br />

Davis<br />

<br />

nale<br />

della copertina non corrispondeva<br />

a quella dell’LP. Non<br />

si conoscono i motivi di questa<br />

scelta ma sembrerebbe che al<br />

momento di mandare il CD in<br />

stampa i responsabili della casa<br />

Sonny Rollins<br />

SONNY ROLLINS AND THE<br />

CONTEMPORARY LEADERS<br />

1958<br />

Miles Davis<br />

KIND OF BLUE<br />

1959<br />

<br />

la foto originale e abbiano invece scelto la prima foto disponibile,<br />

ovvero la più economica e soprattutto quella per cui era più facile<br />

<br />

originale dell’album, fortunatamente, risultò essere la migliore,<br />

quella esatta. Si tratta dunque di un’immagine celeberrima che è<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

bella quanto casuale.<br />

mente<br />

A Love Supreme di John<br />

Coltrane (Impulse!, 1964). La<br />

foto è di Bob Thiele e il Design<br />

<br />

stesso John Coltrane a giudi-<br />

<br />

<br />

opera di Bob Thiele, boss della<br />

Impulse Records, etichetta del<br />

sassofonista. A Coltrane piaceva<br />

perché era chiara e pulita – non<br />

amava le cose che alteravano la<br />

<br />

<br />

<br />

la foto di copertina era stata commissionata a Lee Tanner, che passò<br />

<br />

nel lontano 1963. Solo all’ultimo momento venne scelto lo scatto di<br />

<br />

The John Coltrane<br />

Quartet Plays.<br />

<br />

dimenticare Highway 61 Revisited<br />

(1965) di Bob Dylan. La<br />

<br />

<br />

che avrebbe voluto fotografarlo<br />

mentre il cantautore faceva le<br />

cose che era solito fare – scrivere,<br />

suonare la chitarra, etc.<br />

<br />

be<br />

piaciuta una foto di copertina<br />

John Coltrane<br />

A LOVE SUPREME<br />

1964<br />

Bob Dylan<br />

HIGHWAY 61 REVISITED<br />

1965<br />

<br />

infatti, non suonava quasi mai fuori dal palco o gli studi d’incisione.<br />

<br />

Highway 61 Revisitated<br />

ci è voluto un giorno di lavoro e un centinaio di scatti. Le gambe<br />

dell’uomo che si possono vedere dietro al cantautore sono quelle<br />

<br />

<br />

Kramer e serviva per dare il giusto equilibrio all’immagine. Fu lo<br />

<br />

Doors,<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 75


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

The doors<br />

THE DOORS<br />

1967<br />

The Doors (1967). La foto di copertina<br />

è di Guy Webster, quella<br />

del retro copertina è di Joel<br />

Brodsky mentre il design e la<br />

direzione artistica furono curati<br />

da William S. Harvey. “Odio la<br />

copertina del nostro primo album,<br />

le nostre facce sono odiose<br />

ed inutili”, disse nel 1968 Jim<br />

Morrison a un quotidiano di Los<br />

<br />

che appare su The Doorsra<br />

il primo piano di Morrison in<br />

grande e gli altri componenti della band in piccolo, sovrapposti in<br />

<br />

scattata da Guy Webster rende ancora più luminoso il volto del<br />

cantante, che grazie a queste immagini che girarono per il mondo<br />

<br />

La particolarità di questa copertina, però, sta nel logo che avrebbe<br />

campeggiato da quel momento in poi su tutti i dischi dei Doors. Fu<br />

William S. Harvey a disegnarlo nel 1966, utilizzando per “Doors” un<br />

falla”,<br />

e un carattere completamente diverso per “The”, dal sapore<br />

decisamente psichedelico.<br />

Una delle massime icone nella<br />

storia delle copertine, sicuramente<br />

la più copiata di tutti i<br />

tempi, resta Abbey Road dei Beatles<br />

(1969). La foto è di Iain<br />

The Beatles<br />

ABBEY ROAD<br />

1969<br />

Macmillan, il design di Peter<br />

Blake. Una “normale” foto che<br />

ha reso celebre una bella e alberata<br />

via a nord di Londra, per l’appunto “Abbey Road”. Alle spalle<br />

dei Beatles sorgono gli studi di registrazione omonimi alla via e<br />

all’album, dove i fab four escono per attraversare le famose strisce<br />

<br />

passaggio, per far sedere gli innumerevoli visitatori quotidiani che<br />

contemplano quel passaggio “cult”). La forza della copertina è nella<br />

<br />

consente d’immaginare qualsiasi cosa, una volta attraversata la<br />

strada. La foto, che ritrae ognuno nel proprio abbigliamento, sottolinea<br />

bene le personalità normali o stravaganti dei quattro. Lennon,<br />

in completo bianco e mani in tasca, guida la coda; McCartney, in<br />

mezzo, attraversa scalzo e con una sigaretta in mano (particolare<br />

recentemente rimosso dalla compagnia dei poster americana per<br />

la gioia delle associazioni anti fumo). Harrison e Star appaiono più<br />

sobri e distaccati. Lo scatto fu scelto da McCartney (tra le sei che<br />

fece il fotografo, che ebbe a disposizione solo dieci minuti per farle).<br />

In seguito girò la voce che Sir Macca fosse morto in un incidente<br />

stradale prima di fare lo scatto e che nella foto fosse stato rimpiazzato<br />

da uno che gli assomigliava. Questa diceria voleva che Lennon, nella<br />

sua veste bianca, simbolizzasse il sacerdote a capo della processione<br />

del funerale e che McCartney, scalzo, fosse la salma. Il fatto che<br />

tenesse la sigaretta nella mano destra, benché fosse mancino, dava<br />

adito a questa malata teoria.<br />

King Crimson<br />

IN THE COURT OF THE CRIMSON KING<br />

1969<br />

In The Court Of The Crimson<br />

King (1969) dei King Crimson,<br />

design di Barry Godber. Vagamente<br />

ispirata a L’urlo di<br />

Munch, questa copertina rimane<br />

un’icona massima del genere<br />

rock progressive. I tratti deformati<br />

del volto in primo piano<br />

dell’uomo, che occupa l’intera<br />

cover sono quanto di più “straniante”.<br />

Il terrore è visibile negli<br />

occhi rivolti verso qualcosa che<br />

sta al lato dell’uomo, attraverso<br />

le narici dilatatissime e la bocca spalancata, che mostra una dentatura<br />

notevole, con la lingua che tende a ritrarsi verso l’ugola e l’apparato<br />

tuato<br />

dai colori “vivi” sul rosso violaceo, e la sensazione d’angoscia<br />

e d’inquietudine traspare inequivocabile, quasi a indicare che il<br />

contenuto del disco sia qualcosa di assolutamente fuori dal normale.<br />

All’interno dell’album, però, l’uomo sorride, forse rasserenato. Il pericolo,<br />

l’orrore, sembra lontano.<br />

Per il terzo album dei Led Zeppelin,<br />

III del 1970, il design venne<br />

realizzato da Zacron; l’album<br />

calendario, intitolato Led Zeppelin<br />

III, cosparso di farfalle,<br />

animali da fattoria e verdure<br />

volanti, all’epoca non soddisfò<br />

Led Zeppelin<br />

LED ZEPPELIN III<br />

1970<br />

tutti i membri del gruppo. L’artwork lasciò perplesso Jimmy Page,<br />

“stupida, da teenagers”.<br />

Invece al tempo della sua pubblicazione rappresentò un’innovazione<br />

nel campo del design di copertine. L’album includeva una ruota gire-<br />

<br />

band, accompagnate da forme e motivi dalle tinte forti, apparivano<br />

nei cerchi (dei fori creati appositamente) della copertina frontale.<br />

segnate<br />

a Wimbledon) è solo un lontano risutato del progetto originario<br />

di Jimmy Page. “La copertina originale”, disse Page, “doveva<br />

<br />

di un calendario girevole. Invece Zacron ha cosparso la copertina<br />

con varie immagini psicadeliche e coloratissime, includendo oggetti,<br />

bersagli, farfalle e stelle”. L’interno della copertina apribile conteneva<br />

molto più dello stesso tipo di soggetti: una sedia volante, una<br />

pannocchia e un uccello tropicale molto colorato. Gli unici oggetti<br />

presenti nelle immagini dell’artwork relativi alla band sono lo Zeppelin<br />

(il dirigibile), un aereo da bombardamento tedesco e un’auto<br />

<br />

<br />

lungo tempo interessato alla magia, acquistò la residenza “Boleskine<br />

House”, del mistico Aleister Crowley. All’inizio della sua creazione,<br />

l’LP conteneva un estratto dal libro di Aleister Crowley The Book<br />

Of The Law (“Il libro della legge”) che leggeva “Do what Thou Wilt,<br />

So Mote It Be”, un’abbreviazione della citazione di Crowley “Fare<br />

quello che credi dovrebbe essere la sola legge”. Da come sembra, la<br />

citazione non sarebbe entrata nella tiratura del vinile. La gestazione<br />

76 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TRA MEMORIA, PRESENTE E FUTURO LA CREATIVITÀ DEGLI LP<br />

della copertina fu talmente lunga che in Italia, e in molti altri Paesi,<br />

l’LP uscì con una busta provvisoria: una busta di carta normale con<br />

<br />

In teoria presentandosi dopo mesi con la busta provvisoria, la com-<br />

<br />

questo non avvenne e molti acquirenti dell’epoca hanno ancora III<br />

<br />

“provvisoria” ha superato, paradossalmente, l’originale!<br />

Fra le copertine da non trascurare<br />

c’è l’eccelsa Nursery Cryme<br />

dei Genesis<br />

<br />

più “sconvolgente” di far gioca-<br />

<br />

<br />

teste umane (di altre donne)<br />

<br />

<br />

Genesis<br />

NURSERY CRYME<br />

1971<br />

<br />

<br />

mettono a segno una delle mi-<br />

<br />

<br />

il lavoro di copertina di TrespassFoxtrot<br />

<br />

<br />

“È perfetta<br />

per la musica, il colore è quello giusto, e anche le vibrazioni che<br />

emana sono quelle giuste”<br />

Una delle più importanti e famose<br />

record cover della storia<br />

della musica è Sticky Fingers<br />

dei Rolling Stones<br />

concept e foto sono del geniale<br />

Andy Warhol, mentre il design<br />

<br />

<br />

1969, Andy Warhol accennò con<br />

The Rolling Stones<br />

STICKY FINGERS<br />

1971<br />

<br />

<br />

una vera chiusura lampo per una<br />

<br />

l’idea alla band per il loro nuovo album Sticky Fingers: il primo<br />

<br />

e anche il primo in cui compariva il famoso logo, la caricatura della<br />

<br />

quanto “sessuale”: foto in bianco e nero, blue jeans con chiusura<br />

lampo vera che, una volta tirata giù, metteva in mostra un bel paio<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

Sister Morphine (traccia<br />

<br />

<br />

CHIAMATELO ALBUM<br />

Una cosa è certa: Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles (1967) è e<br />

resterà per sempre la copertina più importante e originale della storia delle record<br />

covers. Lo scatto fu fatto da Peter Blake e tutto il concept fu pensato dagli<br />

stessi Beatles. La foto è una matassa piena di riferimenti enigmatici e non: dietro<br />

ai Beatles appaiono personaggi – voluti dalla stessa band – che in una maniera<br />

o l’altra avevano segnato il loro percorso musicale e personale. Tra questi il teorico<br />

dell’LSD Timoty Leary (tra l’altro l’album contiene la canzone Lucy In The Sky<br />

Of Diamond, una sorta di anagramma di LSD) e il padre del satanismo Aleister<br />

Crowley, oltre a Marilyn Monroe, Marlon Brando e Marx. Vennero scartati dalla<br />

lista “ospiti” Gesù Cristo, Hitler e Ghandi: figure di uomini fortemente contrastanti<br />

l’uno con l’altro, nel “bene” (Cristo e Ghandi) e nel “male” (Hitler). “Sgt.<br />

Pepper’s” ha anche portato delle novità nella storia delle copertine: la stessa<br />

versione è uscita in contemporanea in tutto il mondo (cosa rara per quei tempi);<br />

il termine “album” nasce con questo disco, visto che aveva la particolarità di<br />

aprirsi come un album fotografico. È stato il primo disco a mettere i testi sul<br />

retro della copertina.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Un classico, un’icona delle copertine<br />

delle storia della musica<br />

moderna è certamente The<br />

Nightfly di Donald Fagen<br />

soluto,<br />

che ricostruisce la stan-<br />

<br />

come protagonista lo stesso Fa-<br />

<br />

<br />

<br />

La cover di questo incredibile<br />

Donald Fagen<br />

THE NIGHTFLY<br />

1982<br />

<br />

<br />

The Contemporary Leaders) e un pacchetto<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 77


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

muro segna le ore 4:09 del mattino). Notte americana, quella dei<br />

<br />

<br />

<br />

,<br />

<br />

in una stanza spoglia e parlare a una città sonnacchiosa dei propri<br />

sogni, delle delusioni, dei viaggi, delle storie d’amore; l’essenza di<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

l’immagine vuole richiamare l’adolescenza dell’autore quando, nelle<br />

<br />

<br />

Una trovata davvero originale è<br />

quella per Pink Moon di Nick<br />

Drake<br />

<br />

Michael Trevithick, svela aspetti<br />

Nick Drake<br />

PINK MOON<br />

1972<br />

oscuri e psicologici dell’uomo e<br />

<br />

razzo americano verso la “luna<br />

rosa”, così come quella folata<br />

<br />

<br />

<br />

coda in corda che s’immerge nel mare, una foglia verde e di lato una<br />

conchiglia marina che guarda il tutto come se ridesse, con le sue<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

e Drake: ha un’unica scarpetta femminile con cui attraversa (grazie<br />

a una tavola, cosparsa di colori spenti) l’oscuro mare. Curiosità:<br />

<br />

in camera sua, dove poi lo trovarono morto.<br />

zato<br />

copertine importanti, come<br />

nel caso di Arbeit Macht Frei<br />

degli Area<br />

-<br />

-<br />

<br />

<br />

contrapposizione della copertina<br />

in questione, in completo<br />

stile Cramps – non per niente la<br />

direzione artistica è proprio del<br />

<br />

Area<br />

ARBEIT MACHT FREI<br />

1973<br />

<br />

lucchetti e corpetti di legno, gli occhi sono coperti da un rudimentale<br />

Joni Mitchell<br />

HEJIRA<br />

1976<br />

<br />

<br />

<br />

Tra l’altro la versione originale conteneva al suo interno una pistola<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

decisamente tetro.<br />

Ci piace omaggiare Joni<br />

Mitchell<br />

<br />

Hejira<br />

<br />

e il deisgn di Joel Bernstein, che<br />

immortalano Joni Mitchell e la<br />

nadese<br />

ai massimi livelli perché,<br />

-<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

CINEMA & MUSICA<br />

Quando l’ispirazione del cinema contamina la musica, ecco che spunta fuori<br />

Strange Days dei The Doors (1969). La foto è del solito bravissimo Joel Brodsky<br />

e design, concetto, artwork e direzione artistica di William S. Harvey. Per il<br />

secondo album dei Doors Jim Morrison voleva un’immagine che non contenesse<br />

affatto il suo viso, una richiesta decisamente in controtendenza con ciò che<br />

erano le regole del mercato discografico all’epoca. La band voleva piuttosto<br />

qualcosa che si ispirasse al film La strada di Federico Fellini, con dei personaggi<br />

caratteristici che dessero la sensazione di un’ambientazione totalmente surreale.<br />

Furono scelti un energumeno che lavorava in un circo e che per arrotondare<br />

lo stipendio faceva il buttafuori, un guidatore di taxi che nella foto veste i panni<br />

del trombettista, un nano scovato in un hotel residenziale di New York e dei giocolieri,<br />

tra cui Frank Kollegy, l’assistente del fotografo Joel Brodsky. Il gruppo si<br />

può vedere solo facendo molta attenzione, visto che compare su un manifesto<br />

attaccato al muro, con sotto un adesivo con la scritta “Strange Days”. La foto fu<br />

scattata a Sniffen Court, un quartiere di New York, e i Doors furono felicissimi di<br />

come Brodsky e Harvey interpretarono la loro richiesta, e di come riuscirono a<br />

dare l’impressione di un circo di strada. Ray Manzarek disse che era la copertina<br />

più bella di tutta la discografia dei Doors.<br />

78 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TRA MEMORIA, PRESENTE E FUTURO LA CREATIVITÀ DEGLI LP<br />

è di certo la copertina più “ossessionante” dell’artista e rappresenta<br />

bene il contenuto musicale dell’album, come ha ammesso la stessa<br />

Mitchell. È appropriata per un album intitolato “viaggio” e anche<br />

la realizzazione della copertina stessa è stato un lungo e assurdo<br />

viaggio, considerato che si tratta di una serie di foto messe insieme<br />

<br />

in questione Joni Mitchell indossa un berretto e tiene in mano una<br />

sigararetta. Qualche anno più tardi Rickie Lee Jones, immortalata<br />

<br />

mentre fuma una sigaretta. Si<br />

tratta solo di un caso?<br />

Tornando al jazz, sicuramente<br />

<br />

You Can’t Go Home Again di<br />

Chet Baker<br />

Cynthia Sesso (famosa per aver<br />

Chet Baker<br />

YOU CAN’T GO HOME AGAIN<br />

1977<br />

<br />

stica<br />

di Hollis King. La foto ritrae<br />

Chet Baker in penombra, appoggiato con il gomito contro una scala<br />

o una mensola. Il viso del famoso trombettista appare tirato, ogni<br />

<br />

facendo il suo ritorno dopo anni burrascosi passati vagabondando<br />

<br />

droga. Ci sono tutti i segni della sua frenetica vita sul viso stanco,<br />

reso ancora più scuro da una leggera barbetta. Anche gli occhi, che<br />

guardano dritti nell’obiettivo, sembrano persi. Forse questo scatto<br />

è quello che meglio riesce a descrivere il tormento interiore del<br />

grandissimo Baker (gli altri fatti in passato erano più simili a ritratti<br />

<br />

Parlare della Hipgnosis è quanto<br />

mai doveroso, così come lo è<br />

parlare dei Pink Floyd, dopo<br />

aver menzionato nell’introduzione<br />

il genio delle record covers,<br />

Storm Thorgerson. La scelta<br />

non ricade nella celeberrima<br />

The Dark Side Of The Moon,<br />

come molti avrebbero potuto<br />

immaginare, ma nella bellissima<br />

ed enigmatica Wish You Were<br />

Here<br />

ovviamente made in Hipgnosis.<br />

Pink Floid<br />

WISH YOU WERE HERE<br />

1975<br />

Strada deserta con degli hangar bianchi e numerati ai lati. Due<br />

uomini, vestiti elegantemente, al centro della strada si stringono<br />

<br />

<br />

<br />

della copertina stessa sta prendendo fuoco. In questo scatto c’è<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

In parte, infatti, i Pink Floyd si sono sentiti in dovere di “citare”<br />

Syd Barrett, l’eccentrico del gruppo, ormai ritiratosi letteralmente<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

di tutti i tempi, per la lavorazione,<br />

l’idea, la location è certamente<br />

In Through The Out Door<br />

dei Led Zeppelin. La copertina<br />

è pensata sempre da Hipgnosis<br />

e le idee sono talmente tante<br />

da sorprendere tutti. Si, perché<br />

dietro questa copertina si cela<br />

una storia, o meglio sei storie<br />

Led Zeppelin<br />

IN THROUGH THE OUT DOOR<br />

1975<br />

diverse. All’epoca in cui uscì i<br />

Led Zeppelin erano così grandi<br />

e famosi che potevano permettersi<br />

di uscire con un album la cui copertina era ricoperta di carta<br />

<br />

molto più di questo. L’idea venne al manager del gruppo, Peter<br />

<br />

<br />

<br />

portava solo il titolo dell’album, il nome della band e la track list.<br />

sun<br />

elemento dava modo di capire quale copertina celasse la carta<br />

<br />

compagnia di art design Hipgnosis, partendo da questa idea, diede<br />

<br />

fossero un variazione del tema di un uomo seduto in un bar che<br />

aveva appena ricevuto una lettera e la stava leggendo. Le copertine<br />

<br />

personaggi del bar, senza mai togliere l’attenzione dall’uomo. Aubrey<br />

Powell costruì un set che sembrava essere un bar di New Orleans.<br />

Richard Manning trasformò le immagini scattate e le colorò dando<br />

agli scatti un tono seppia, dal sapore “vintage”. Attorno a questo<br />

lavoro regnava la più assoluta segretezza. Neanche i responsabili<br />

della Atlantic Records ne sapevano qualcosa. La ciliegina sulla torta<br />

fu il fatto che se l’immagine fosse stata bagnata, il colore seppia si<br />

“scioglieva” rivelando il vero colore della copertina. Si trattò di una<br />

delle strategie più originali nella storia delle copertine.<br />

Chiudiamo questo viaggio nel mondo delle cover, trattando un album<br />

<br />

del vinile (tutti gli album trattati sono in vinile, sia gli originali che<br />

<br />

Grace di , inciso per la Columbia nel 1994. L’esordio<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 79


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

Led Zeppelin<br />

IN THROUGH THE OUT DOOR<br />

1975<br />

e da David Gahr mentre design e<br />

<br />

Nicky Lindeman e Christopher<br />

Austopchuk. Si racconta che<br />

durante lo scatto di questa foto<br />

<br />

sul piatto Horses di Patti Smith.<br />

Ora, la cosa curiosa ma accertata<br />

kley<br />

si erano portati dietro per lo<br />

shooting una copia dello stesso<br />

disco. La fatalità è incredibile e<br />

forse tutti e due sapevano già come voleva che uscisse fuori la sua<br />

immagine attraverso le atmosfere musicali: triste e malinconica con<br />

del buon rock in sottofondo. Probabilmente la foto di copertina di<br />

“Grace” è una delle più belle fatte al cantante americano. Lo sguardo<br />

basso, la faccia imbronciata, il microfono stretto nel pugno, la<br />

camicia con le pailettes – che lui chiamava “Judy Garland” – e lo<br />

sfondo blu sono tutti particolari che rendono questa foto unica e<br />

rara. La fotografa Merry Cyr aveva pensato a un altro tipo di foto.<br />

Aveva portato sulla location un trono e pensava che una foto di<br />

<br />

<br />

primo piano “malinconico” in copertina.<br />

L’UOMO CHE (NON) DIEDE<br />

UN VOLTO AI DISCHI<br />

di Francesco Bonerba<br />

La New World Symphony di Dvorak eseguita da Eugene<br />

Ormandy (1955); il Concerto in F di Levant Kostelanetz<br />

(1946); la Boheme di Puccini (1955); l’Ein Heldenleben<br />

di Richard Strauss eseguito da Leopold Ludwig (1959).<br />

Cos’hanno in comune queste quattro opere? Niente,<br />

eccetto il fatto di “indossare” tutte una cover realizzata<br />

dallo stesso, geniale autore...<br />

Se il vinile possiede un proprio inconfondibile fascino estetico e gruppi musicali<br />

come i Pink Floyd o i Beatles hanno potuto legare per decenni la propria immagine<br />

a quella delle copertine dei loro album, è solo merito di Alex Steinweiss.<br />

Nato a Brooklyn nel 1917 da padre polacco e madre lettone, dopo aver frequentato<br />

la Parsons School of Design inizia a lavorare, ventenne, per l’illustratore austriaco<br />

Joseph Binder. Alla ricerca di maggior spazio per la propria creatività, due anni<br />

dopo trova impiego presso la Columbia Records, società da poco acquisita dalla<br />

CBS e prima conosciuta come American Gramophone Company. Dopo essersi occupato<br />

nei primi mesi di realizzare la grafica delle comunicazioni promozionali, i<br />

poster e i cataloghi, inizia a focalizzare la sua attenzione su un altro aspetto assai<br />

trascurato del mondo dei 78 giri: “Il modo in cui erano venduti gli album era ridicolo”<br />

affermerà anni dopo in un’intervista “Le copertine erano di colore marrone, marroncino<br />

o verde. E pensai: «chi diavolo comprerebbe questa roba? Non ha stimolo, non è<br />

attraente, non ha appeal per la vendita». Così domandai di poter iniziare a disegnare<br />

le copertine”.<br />

Nonostante l’operazione richiedesse un aumento dei costi, Steinweiss ottenne il<br />

beneplacito del suo capo e, a soli ventitré anni, realizzò la cover di Smash Song<br />

Hits (Rogers and Hart, 1940) in cui compare,<br />

sullo sfondo di un vinile stilizzato,<br />

il tendone di un teatro, con etichetta,<br />

titolo del disco e autori rappresentati<br />

attraverso dei titoli illuminati. A questo<br />

primo esperimento ne seguirono molti<br />

altri; pochi mesi dopo, “Newsweek” annunciò<br />

che le copie illustrate della sinfonia<br />

Eroica di Beethoven, interpretata da<br />

Bruno Walter, avevano venduto l’895%<br />

in più rispetto alle copie vendute con il<br />

vecchio packaging anonimo. Il segreto di questo successo che avrebbe rivoluzionato<br />

per sempre il modo di approcciarsi alla vendita dei dischi non risiedeva tanto<br />

nel dare “un volto” al disco quanto al modo in cui Steinweiss aveva brillantemente<br />

deciso di comunicare con i potenziali acquirenti: “L’interesse del consumatore non<br />

sarebbe stato stimolato guardando una foto di Mozart; così cercai di entrare in sintonia<br />

con il soggetto, la musica o la vita dell’autore e il contesto in cui vive. Per esempio,<br />

lavorai su un album contenete un piano concerto di Bartók, e volevo che sembrasse<br />

più contemporaneo. Il look che volevo per la cover non doveva essere un’immagine<br />

di Bartók: che cosa avrebbe comunicato? Assolutamente niente! Così entrai nello strumento,<br />

presi elementi del pianoforte e li assembrai in un contesto contemporaneo. Se<br />

si parla di Bartók, si parla anche di Ungheria. E si parla del fatto che trascorse tutta la<br />

sua vita registrando melodie folk rumene<br />

e ungheresi. Così usai la suggestione<br />

dell’immagine di un contadino. È in questo<br />

modo che lavora la mia mente”.<br />

Ispirandosi prevalentemente alla<br />

grafica francese e tedesca degli anni<br />

Trenta e a quanto appreso da Binder,<br />

Steinweiss mise in scena soluzioni colorate<br />

e accattivanti che esprimevano,<br />

attraverso allegorie visive, l’atmosfera<br />

stessa del disco.<br />

80 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TRA MEMORIA, PRESENTE E FUTURO ALEX STEINWEISS<br />

LE COVER PRIMA DEL 1940<br />

Prima che Steinweiss rivoluzionasse il modo di fare marketing dei 78 e dei 33<br />

giri, le etichette discografiche avevano prestato pochissima attenzione al<br />

packaging dei dischi, soprattutto per via dei costi che questo avrebbe comportato.<br />

La prassi era che sulle custodie di sottile carta generalmente marroncina<br />

in cui erano riposti i 78 giri venissero per lo più rappresentate pubblicità non<br />

direttamente connesse al contenuto musicale. In questo modo rintracciare con<br />

facilità il disco giusto all’interno di uno scaffale sprovvisto di precise indicazioni<br />

era un’impresa a dir poco ardua. Anche laddove più dischi venivano raccolti in<br />

album, la cui forma era stata mutuata da quelli fotografici, essi presentavano<br />

solo un’indicazione in caratteri grigi o dorati dell’autore e dell’opera.<br />

Per la cover di Rhapsody in Blue di George<br />

Gershwin, altro celebre esempio,<br />

si limitò a rappresentare efficacemente<br />

una stilizzata visione urbana notturna<br />

dominata dal blu, con un pianoforte<br />

illuminato da un lampione. Così, in<br />

questo periodo l’illustratore elaborò<br />

la “grammatica” di questa nuova forma<br />

espressiva che troverà nel corso<br />

del tempo moltissimi imitatori: il caso<br />

più celebre è senza dubbio quello della<br />

copertina del Piano Concerto No. 5 in E-Flat di Beethoven eseguito da Rudolf<br />

Serkin e Bruno Walter (1941): un raggio di luce si dirige verso un pianoforte che,<br />

a mo’ di prisma, lo scompone in un fascio di sei differenti colori. Una metafora<br />

visiva fortissima che non a caso sarà sfruttata, trent’anni dopo, dallo studio<br />

Hipgnosis per la cover, universalmente nota, dell’album The Dark Side of the<br />

Moon (1973) dei Pink Floyd.<br />

Sopraggiunta la seconda guerra mondiale, Steinweiss inizia a lavorare per il<br />

Training and Developement Center della marina militare, continuando a portare<br />

avanti da freelance la sua attività di grafico. Nel 1947 gli viene data un’altra<br />

opportunità storica, quella di dar vita alla prima custodia dei nascenti 33 giri.<br />

L’allora presidente della Columbia, Edward Wallerstein, gli chiese infatti di trovare<br />

un espediente per impedire che l’incartamento di carta pesante dal quale<br />

erano stati fino ad allora protetti i dischi rovinasse la superficie dei primi LP.<br />

Così, dopo una fase progettuale e un ripensamento del processo industriale<br />

che costò la consistente cifra di 250.000 dollari, l’artista ideò la tradizionale confezione<br />

di sottile cartone che si è mantenuta inalterata fino ad oggi e che ha<br />

consentito la nascita di numerose (e talvolta bizzarre) varianti.<br />

Negli anni seguenti Steinweiss proseguì nell’invenzione di copertine sempre<br />

diverse e d’impatto, integrando nel suo lavoro di grafico prima la fotografia (per<br />

alcune cover si avvalse dell’apporto della fotografa Margaret Bourke-White) e<br />

poi il collage e i disegni fustellati; usando talvolta uno pseudonimo per non<br />

creare confusione con lo stile caratteristico delle sue grafiche targate Columbia,<br />

lavorò per numerose etichette tra cui, per molti anni, la London Records<br />

e la Decca. Sarà solo durante il decennio dei Sixties che l’artista inizierà a confrontarsi<br />

con i cambiamenti che nel frattempo l’industria discografica aveva<br />

sùbito: “Negli anni Trenta” racconterà in seguito “il desiderio di creare cose belle<br />

era fortissimo. Chiunque fosse coinvolto nel settore dell’illustrazione, sia che questa<br />

riguardasse manifesti, libri, opuscoli o pacchetti, era un idealista che cercava di raggiungere<br />

il miglior risultato possibile, indipendentemente dalla retribuzione. […]<br />

Negli anni Sessanta, invece, le persone “rock” che controllavano le etichette erano<br />

interessate solo alle vendite, se ne infischiavano della bellezza o dell’idealismo. Avevano<br />

i propri artisti e designer con il loro modo di pensare. Ormai era un mondo a<br />

me sconosciuto”.<br />

Così, nel 1972 Steinweiss si ritira dal mondo degli album e inizia a lavorare la ceramica,<br />

creando un proprio studio e realizzando oltre 300 pezzi. In seguito si sposterà<br />

in Florida per dedicarsi esclusivamente alla pittura, entrando a far parte, nel<br />

1998, della Hall of Fame dell’ADC (Art Directors Club). Scompare all’età di 94 anni<br />

il 18 luglio del 2011, dopo aver dato vita a oltre 2.500 copertine e aver cambiato<br />

per sempre il volto della musica. Qualche mese prima, la Taschen gli aveva dedicato<br />

un magnifico volume di oltre 400 pagine, Alex Steinweiss. The Inventor of the<br />

Modern Album Cover, a cura di Steven Heller e Kevin Reagan, che raccoglie la sua<br />

produzione includendo sketches, prove e bozzetti dei suoi archivi privati, mai<br />

pubblicati prima (del libro sono disponibili anche due costose edizioni limitate,<br />

una firmata dall’artista e l’altra con una serigrafia autografata).<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 81


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

di Paolo Corciulo<br />

Quando non c’era il<br />

walkman!<br />

Se siete nati prima o durante i Fifties, quasi sicuramente il vostro incontro con la musica è avvenuto<br />

attraverso la radio o, nel caso in cui i vostri cari fossero stati particolarmente sensibili all’arte delle<br />

sette note, attraverso uno strano oggetto il cui nome evoca, all’attento music lover che siete diventati<br />

adesso, pratiche selvagge e orripilanti: “lui” era il mangiadischi!<br />

L’alternativa colta era quella della fonovaligia Reader’s Digest,<br />

acquistabile a rate (fenomeno che prendeva piede in<br />

Italia proprio negli anni del dopo guerra) con set di dischi<br />

inclusi (la mia famiglia ricevette gli LP di Bellafonte, Duane Eddy,<br />

Joan Baez e... non ricordo gli altri!). In entrambi era evidente la<br />

pulsione al movimento, la voglia di viaggio incarnata dai due oggetti:<br />

uno si mangiava il disco, incorporandolo (per renderlo più<br />

piccolo) e l’altro, come ogni valigia, era destinato alla partenza. Il<br />

<br />

nella penombra, tutt’al più chick to chick con l’aspirante morosa<br />

(e chissenefrega dei dischi – rigorosamente 45 giri che se non<br />

mangiati venivano certamente masticati dall’apposito lettore, al<br />

punto che eri certo non avrebbero retto un’intera estate... ).<br />

D’altronde, i tempi erano quelli: l’alta fedeltà non esisteva ancora<br />

o poco più, se non in forma di giganteschi catafalchi di derivazione<br />

82 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TRA MEMORIA, PRESENTE E FUTURO LA CREATIVITÀ DEGLI LP<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Fatti mandare dalla mamma a prendere il<br />

latte -<br />

Meglio il Madison<br />

<br />

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-<br />

Je<br />

t’aime... moi non plus<br />

-<br />

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-<br />

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-<br />

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-<br />

<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 83


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

DANSETTE: nel mondo è<br />

forse il più popolare giradischi<br />

<br />

e gli altoparlanti sono all’interno<br />

dello chassis e in molti<br />

modelli viene utilizzato un<br />

giradischi a basso costo BSR.<br />

Suonava i 78 giri e disponeva<br />

di maniglia per il trasporto,<br />

sebbene il peso fosse notevole.<br />

VESTAX HANDY TRAX<br />

USB: 65 ore di autonomia a<br />

batteria per questo giradischi<br />

che dispone di un altoparlante<br />

mono e di amplificatore.<br />

È inoltre dotato di una porta<br />

USB (e opportuno software)<br />

<br />

in un computer. Suona anche<br />

i 78 giri.<br />

HACKER: non è esattamente<br />

un marchio proprio. Diversi<br />

produttori, partendo dal<br />

Dansette, svilupparono delle<br />

personalizzazioni. Se siete fortunati<br />

nel telaio del giradischi<br />

troverete la scritta Garrard!<br />

AUDIO TECHNICA<br />

SOUND BURGER: un vero<br />

esercizio tecnologico per il più<br />

piccolo giradischi che ci sia!<br />

Funziona a corrente e batteria<br />

<br />

<br />

BRAUN PCV 4: come tutti<br />

i prodotti della casa disegnati<br />

da Dieter Rams, si tratta quasi<br />

di un’opera d’arte il cui valore<br />

perdura nel tempo. Disponeva<br />

<br />

che, richiudendosi, contribuivano<br />

a formare una sorta di<br />

valigia.<br />

NUMARK PT01: giradischi<br />

veramente portatile (è<br />

alimentato a batteria con un<br />

adattatore a 12 V) e una porta<br />

USB. Viene fornito completo<br />

<br />

un altoparlante mono più una<br />

<br />

di suonare i 78 giri. Da poco<br />

uscito di produzione ma può<br />

ancora essere acquistato su<br />

Internet.<br />

SONY PS-Q7: uno dei primi<br />

a realizzare un giradischi più<br />

piccolo di un LP. Era in genere<br />

inserito in un sistema mini<br />

dei tempi d’oro per l’Hi-Fi<br />

giapponese.<br />

AMARCORD? Il giradischi<br />

Philips Original unisce il ricordo<br />

del leggendario Philips<br />

AG4131 (1965) alla tecnologia<br />

attuale: è possibile lo strea-<br />

<br />

tramite Bluetooth e funzione<br />

di copia da USB per la regi-<br />

<br />

84 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


SELECTOR SPECIALE VINILE<br />

di Paolo Corciulo<br />

Fabless ma non del tutto<br />

Costruire, o più<br />

propriamente<br />

“assemblare” una<br />

testina può apparire<br />

una cosa semplice<br />

ma, come in<br />

cucina, è richiesta<br />

precisione, pazienza<br />

e buoni ingredienti<br />

di base! Ecco come<br />

viene affrontata la<br />

produzione delle<br />

testine Goldring in<br />

casa Armour, uno dei<br />

produttori fabless che<br />

si sta facendo largo sul<br />

mercato…<br />

Goldring, vanta un’invidiabile background di oltre 100 anni di<br />

vita. La società, infatti, vede i natali nel 1906 a Berlino per<br />

merito dei fratelli Scharf, che si dedicano alla produzione<br />

di accessori per l’appena nato fonografo. Più tardi (1933) la famiglia<br />

decide di emigrare in Inghilterra, presumibilmente per sfuggire al<br />

regime nazista, ma continua la produzione di apparecchiature audio,<br />

ora rivolta a testine e giradischi. Gli Scharf cambiano nome (Sharp)<br />

ma non attività, che si espande in America (1950) e continua sotto la<br />

<br />

il distributore inglese che nel 2003 entrerà a far parte della Armour<br />

Home Electronics. Da allora il gruppo produce e distribuisce il marchio<br />

utilizzando le strutture (logistica, marketing, un centro ricerche<br />

<br />

poco fuori di Londra. Lì un ambiente è destinato all’assemblaggio<br />

delle testine Goldring, una attività che richiede pochissimo spazio:<br />

basterebbe un unico bancone dove le parti provenienti da fornitori<br />

<br />

<br />

di maneggiare parti di piccolissime dimensioni.<br />

Il fonorivelatore (testina, pick-up o cartuccia che dir si voglia) è, a tutti<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

componenti in gioco, che devono essere in grado di far scorrere una<br />

puntina di diamante lungo i microsolchi di un LP, in modo da generare<br />

un movimento meccanico ortogonale dell’asta che sostiene la puntina<br />

(cantilever); movimento che verrà trasformato successivamente in<br />

energia elettrica. La trasformazione dell’energia meccanica in elettrica<br />

avviene grazie alla produzione di correnti indotte generate da bobine<br />

immerse in un campo magnetico. Per fare ciò viene applicata una<br />

<br />

che è il cantilever, mentre all’altra estremità è incollata la puntina in<br />

diamante. L’energia elettrica generata è di bassissimo valore (in alcune<br />

<br />

in potenza. Questo semplice (!) principio ha subìto nel corso degli anni<br />

miglioramenti ed evoluzioni tecniche, sviluppando una molteplicità<br />

di tipologie di fonorivelatori, anche se fondamentalmente un fonorivelatore<br />

è composto essenzialmente di due parti: una che si occupa di<br />

rilevare il movimento meccanico dai solchi del disco vinilico, l’altra che<br />

<br />

<br />

86<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015


COME NASCE UNA TESTINA<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4 5<br />

6<br />

natura, la prima è rimasta del tutto immutata nel tempo, tanto che il<br />

complesso cantilever-puntina ha subìto pochissime evoluzioni, quasi<br />

tutte legate ai materiali e alle forme, ma mai tali da discostarla dall’essere<br />

essenzialmente una leggerissima asticella più o meno lunga alla<br />

cui estremità è stata incollata una puntina, solitamente in diamante<br />

o ceramica. Nonostante sembri tutto molto semplice da realizzare, il<br />

<br />

sono assai pochi: in Goldring si ricorre al lavoro della svizzera Gyger,<br />

azienda creata da Fritz Gyger nel 1959. Il suo fondatore è stato uno<br />

dei più stimati produttori di stili nel mondo: Van den Hul e Benz si<br />

sono serviti e si servono presso la Gyger che nel tempo ha ampliato la<br />

sua attività di microelettronica di precisione (CNC, e 3D CAD) sotto<br />

la guida di Fritz Gyger Junior. “Al mondo i fornitori di pick up sono<br />

pochissimi” mi spiega Steve Reicheret, responsabile delle P.R. di Armour<br />

“noi ci rivolgiamo principalmente alla Gyger e in alternativa<br />

ad un unico produttore giapponese… ”.<br />

Per quel che riguarda la trasformazione dei movimenti del pick up<br />

nel solco in un segnale elettrico, i due sistemi attualmente più usati<br />

sono sostanzialmente quelli a magnete mobile (MM) e a bobina mo-<br />

<br />

questo tipo di pick-up l’asta della puntina (cantilever) è solidale con<br />

uno o più magneti permanenti di dimensioni e peso estremamente<br />

ridotti (solitamente in ferroxcube-B). Le due bobine captatrici sono<br />

<br />

<br />

<br />

catore.<br />

Il fonorivelatore a bobina mobile (MC) è caratterizzato invece<br />

da due piccole bobine disposte solitamente a “V” e unite al supporto<br />

della puntina. Ciascuna bobina è libera di muoversi nel campo di un<br />

<br />

stesse una corrente indotta che viene prelevata ai capi degli avvolgi-<br />

<br />

<br />

<br />

precisione. Alla Armour gli avvolgimenti in rame delle bobine vengono<br />

realizzati in casa tramite un sistema (1 e 2) che consente all’operatore,<br />

dopo aver posizionato lo stilo, di controllare al microscopio elettronico<br />

il suo operato: le bobine, infatti, sono costituite da pochissime spire<br />

(poche decine) che devono essere avvolte con precisione, perfettamente<br />

appaiate l’una all’altra (3). Il risultato è un “equipaggio” leggero e<br />

sensibile che consente ottime performance in termini di cedevolezza,<br />

inerzia e risposta elettromagnetica. Questo sistema risulta però molto<br />

delicato e richiede un utilizzo accorto e cauto. “Occorre la pazienza<br />

dei Santi!” chiosa Reichert… Pazienza, sicuramente, necessaria anche<br />

per l’ultima e apparentemente banale operazione, quella di inserire lo<br />

stilo nel corpo della testina (4, 5 – qui l’assemblaggio di una MM).<br />

Come è facile immaginare le testine vengono realizzate a mano una<br />

ad una e una ad una subiscono il controllo (6) in fase operativa, anche<br />

qui con il supporto del microscopio elettronico.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 87


SELECTOR<br />

ottimizzare questo percorso si<br />

devono utilizzare alcuni accorgimenti<br />

che ha racchiuso, per<br />

l’appunto, nell’acronimo OTL. In<br />

pratica alcuni componenti sono<br />

pieni, altri vuoti (tenuti tra loro<br />

tramite colle che hanno anche la<br />

funzione smorzante) mentre una<br />

particolare vernice nera è distribuita<br />

sul cantilever per assorbirne<br />

le risonanze.<br />

Tutto ciò è presente nella serie<br />

Prestige di cui il modello Silver<br />

in prova fa parte. Questa serie<br />

si compone di alcuni modelli<br />

particolarmente economici, di<br />

listino poco sopra i cinquanta<br />

euro, ovverosia la Black, Green<br />

e Blue. In posizione mediana si<br />

colloca la Red mentre la Silver<br />

e la Gold sono le più costose. La<br />

Gold non è altro che una Silver<br />

particolarmente selezionata nella<br />

costruzione e dotata di più elevate<br />

prestazioni.<br />

Approssimativamente il costruttore<br />

dichiara che il 5% della produzione<br />

di questi fonorilevatori<br />

“merita” l’appellativo di Gold. Le<br />

bobine sono in rame non solo del<br />

tipo privo d’ossigeno ma anche a<br />

cristalli orientati e di grande purezza;<br />

il cantilever è in ottone e il<br />

<br />

è ellittico.<br />

Il peso di lettura raccomandato<br />

è di 1,5 grammi ma, come al sodi<br />

Carlo D’Ottavi<br />

Prezzo: € 181,78<br />

Peso: 110 g<br />

Distributore: Audiogamma<br />

Via P. Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />

Tel.02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961<br />

www.audiogamma.it<br />

Tipo: MC Tensione di uscita<br />

(mV): 4,8 Cedevolezza (cm/<br />

dyne): 21 x 10 (-6) Risp. in freq.<br />

(Hz): 10-60.000 Forza di appoggio<br />

(g): 1,5 Stilo: ellittico speciale Impedenza<br />

di carico (Ohm): 47 k<br />

Note: stilo di ricambio euro 115,90.<br />

FONORIVELATORE PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 425 - 03/2009<br />

Grado Prestige Silver 1<br />

Ifonorivelatori Grado non<br />

sono né dei veri bobina<br />

mobile né dei veri magneto<br />

mobili. I principi su cui si basa<br />

invece la costruzione di tutti i<br />

modelli della casa sono fondamentalmente<br />

i seguenti: controllo<br />

delle risonanze, riduzione delle<br />

masse mobili per ottenere una<br />

risposta ai transienti più rapida<br />

e minori distorsioni, riduzione<br />

della fatica d’ascolto, maggiore<br />

longevità dei vari elementi. Per<br />

raggiungere questi traguardi il<br />

costruttore ha brevettato alcune<br />

<br />

solo sui suoi prodotti. Possiamo<br />

riassumere queste soluzioni<br />

tecniche nelle due principali e<br />

assolutamente originali: OTL<br />

(Optimized Transmission Line)<br />

e Flux Bridger, ovvero linea di<br />

<br />

magnetico a ponte. Per linea di<br />

trasmissione s’intende in questo<br />

caso il percorso che fa il segnale,<br />

che è prima di natura meccanica<br />

e poi elettrica. Lungo questo<br />

percorso ci sono diversi punti<br />

<br />

diversi componenti e materiali<br />

che lo compongono. Pensate alla<br />

puntina in diamante, quindi il<br />

cantilever o asta di supporto<br />

metallica, ai<br />

magneti, alle<br />

bobine e<br />

così<br />

via.<br />

Ogni punto<br />

di contatto tra<br />

un materiale<br />

e l’altro rappresenta<br />

una<br />

zona critica<br />

che può<br />

generare<br />

distorsioni,<br />

risonanze,<br />

perdita<br />

d’informazioni.<br />

Secondo<br />

Grado,<br />

p e r<br />

88 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST<br />

lito, quando la testina è nuova si<br />

può osare qualcosa di più e uno o<br />

due decimi di grammo sono consigliabili<br />

per ottenere prestazioni<br />

eccellenti dopo già una decina di<br />

ore di collaudo.<br />

Provata con un buon giradischi<br />

come il Dual CS-455 per poi passare<br />

a un esagerato SME 20/12<br />

con un braccio da dodici pollici,<br />

la Prestige Silver ha mostrato rapidamente<br />

le sue qualità che sono<br />

in perfetta sintonia con gli obiettivi<br />

di casa Grado. Il nostro ruolo<br />

<br />

a priori di quanto promesso dal<br />

costruttore, qualunque esso sia,<br />

nelle varie brochure pubblicitarie.<br />

Dobbiamo ammettere, però,<br />

che raramente le impressioni<br />

d’ascolto hanno coinciso con<br />

quanto dichiarato dal costruttore<br />

come in questo caso. Davvero si<br />

ascolta un suono potente, dalla<br />

grande immagine, tridimensionale<br />

e ben ferma con una timbrica<br />

calda senza esagerare ma che<br />

consente lunghi ascolti con una<br />

minima fatica d’ascolto. Anche<br />

il dettaglio, il particolare, le informazioni<br />

ambientali sono ben<br />

restituite e c’è una sensazione di<br />

ricchezza di dettagli e un livello<br />

di risoluzione che sinceramente<br />

non crediamo si possano riscontrare<br />

in una categoria economica<br />

come questa.<br />

Scorrendo l’Annuario abbiamo<br />

rilevato appena una mezza dozzina<br />

di potenziali concorrenti<br />

intorno ai cento euro di costo<br />

e di questi, Pro-Ject K6 a parte<br />

(visto che deriva direttamente da<br />

una Grado), non ci sembra che<br />

nessuna abbia quell’insieme di<br />

caratteristiche che ha questa Prestige<br />

Silver. Forse le sole Denon<br />

DL 110 e Audio Technica AT440<br />

<br />

in qualche parametro ma ben<br />

NÉ MM NÉ MC<br />

Il cantilever ha incastonato a un suo<br />

estremo, come di consueto, il diamante,<br />

a profilo ellittico, mentre nell’altro<br />

lato è inserito il perno fisso. Il perno,<br />

o pivot, a sua volta sostiene tutto un<br />

blocco chiamato cantilever system<br />

che contiene oltre al cantilever un<br />

anello metallico di equilibratura e un<br />

ulteriore disco costituito da un elemento<br />

centrale in gomma con funzioni<br />

smorzanti e al suo esterno un magnete<br />

miniaturizzato. Nella parte posteriore<br />

dell’elemento cantilever sono immersi<br />

quattro minuscoli cilindri magnetici<br />

che costituiscono insieme al magnete<br />

solidale con il cantilever il sistema che<br />

crea il Flux Bridger. I quattro magneti<br />

cilindrici creano un doppio flusso magnetico<br />

incrociato, all’interno del quale<br />

si muove quello solidale al cantilever<br />

che, seguendo il movimento dell’asticella,<br />

modifica l’intensità del<br />

campo magnetico aumentando<br />

un flusso e contemporaneamente<br />

diminuendo l’altro e<br />

viceversa. Tutto l’elemento va<br />

a incastonarsi all’interno del<br />

corpo testina. Superiormente<br />

il cantilever system è sotto<br />

l’azione del magnete fisso principale<br />

mentre la faccia posteriore,<br />

quella contenente i quattro magneti<br />

cilindrici, è direttamente a contatto con<br />

le quattro bobine costituite da pochissimi<br />

avvolgimenti in rame OFC. La riduzione<br />

delle dimensioni delle bobine è<br />

consentita grazie all’alta intensità del<br />

campo magnetico variabile grazie proprio<br />

al Flux Bridger. Piccoli spostamenti<br />

del cantilever, ovvero della puntina nel<br />

solco, si traducono in grandi variazioni<br />

del flusso magnetico e quindi in altrettanto<br />

elevate variazioni dell’intensità<br />

del segnale elettrico attraverso le bobine;<br />

per questo non è necessario un<br />

gran numero di avvolgimenti. Inoltre,<br />

proprio grazie alla natura simmetrica<br />

del campo, dovuto ai quattro micro<br />

magneti e al conseguente doppio<br />

flusso, il sistema appare idealmente<br />

bilanciato e privo di cariche residue,<br />

che possono creare ulteriori distorsioni.<br />

La riduzione delle dimensioni delle<br />

bobine significa riduzione della massa<br />

del sistema a tutto vantaggio della<br />

velocità e prontezza della risposta, e<br />

comporta inoltre un’induttanza elettrica<br />

inferiore. Quest’ultimo aspetto è<br />

utile in quanto significa una maggiore<br />

insensibilità del fonorilevatore al tipo<br />

di cavo di segnale utilizzato nel braccio.<br />

Il cantilever system (il gruppo costituito<br />

da testina, cantilever, supporto ed<br />

estensioni magnetiche) si estrae dal<br />

corpo della testina tramite un apposito<br />

strumento in dotazione, una specie di<br />

pinzetta. Sono visibili le estensioni magnetiche<br />

che si posizionano in asse agli<br />

induttori posti nel corpo della testina,<br />

che costituisce la base della tecnologia<br />

Grado, a cavallo fra magnete mobile e<br />

bobine mobili.<br />

<br />

confronto su tutti i fronti.<br />

cora<br />

tutta da giocare con testine<br />

ben più costose, anche di costo<br />

natezza<br />

di questa Prestige Silver<br />

può davvero far impallidire molte<br />

più pretenziose concorrenti. Il<br />

risultato è pienamente soddisfacente<br />

con giradischi come il Dual,<br />

ma anche con tanti Pro-Ject,<br />

<br />

risultati sono buonissimi. L’esagerato<br />

SME di cui sopra dimostra<br />

che questa testina può dare delle<br />

belle sferzate dinamiche e impul-<br />

<br />

pavimento. Un amplificatore<br />

integrato che abbia un ingresso<br />

fono degno di questo nome, considerando<br />

i tranquillizzanti valori<br />

di tensione d’uscita e d’impeden-<br />

<br />

con questo modello.<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 2<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 2<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 2<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 1<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />

15 COERENZA .............................................................. 2<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Splendida fusione tra spirito artigianale e costanza<br />

nella produzione, frutto di un controllo<br />

di qualità elevato e di una “tradizione” ancora<br />

tramandata.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Adatto a ogni genere musicale e in grado di<br />

farsi valere anche in catene di un certo pregio. Si<br />

può chiedere di più a un fonorivelatre di prezzo<br />

entry level?<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

L’elemento base sul quale edificare una catena<br />

analogica tanto da neofiti che definitiva. Uno<br />

dei mattoncini in quella costruzione che fa del<br />

vinile il fattore con una marcia in più.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Siamo di fronte a una storia aziendale che è<br />

quasi una favola tramandata di generazione in<br />

generazione. Il rapporto duraturo con l’importatore<br />

e una notevole stabilità sul mercato dei vari<br />

modelli garantiscono un voto assoluto.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Ci sono cose che non hanno prezzo... e altre che<br />

è come non l’avessero! Davvero difficile fare di<br />

meglio, perlomeno in questa vita!<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 89


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

Prezzo: € 599,00<br />

Distributore: Audiogamma<br />

Via P. Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />

Tel. 02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961<br />

www.audiogamma.it<br />

FONORIVELATORE PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 490 - 09/2014<br />

Ortofon Quintet Bronze<br />

Tipo: MC Tensione di uscita<br />

(mV): 0,3 Cedevolezza (cm/<br />

dyne): 15 x 10-6 Risp. in freq.<br />

(Hz): 20-25.000 - 3 dB Forza di appoggio<br />

(g): 2,1-2,5 Separazione canali<br />

(dB): > 23 a 1 kHz Stilo: Nude<br />

Fine Line 8x40 micron Impedenza di<br />

carico (Ohm): >20 Bilanciamento<br />

tra i canali (dB):


TEST<br />

TRADIZIONI CHE SI<br />

TRAMANDANO<br />

Il livello e l’accuratezza delle lavorazioni<br />

sono impressionanti, anche<br />

alla luce del fatto che si tratta di<br />

una produzione su larga scala a livello<br />

industriale. L’apporto “umano”<br />

è notevole e fondamentale anche<br />

in considerazione delle cinque varianti<br />

presenti nella serie Quintet<br />

che devono essere assemblate con<br />

tolleranze molto strette e con parametri<br />

specifici per ogni variante. Il<br />

supporto è costituito da un profilo<br />

estruso in alluminio prima tagliato<br />

“a fette” e poi assottigliato ai lati in<br />

modo da ottenere la placca di fissaggio<br />

superiore.<br />

Il gruppo magnetico è fissato al supporto<br />

tramite un solo bullone amagnetico<br />

in ottone che comprime<br />

anche le espansioni polari. I punti<br />

di contatto sono solo due di cui uno<br />

con una superficie di contatto davvero<br />

ridotta al minimo indispensabile.<br />

Il supporto discende direttamente<br />

da quello utilizzato fin dalle prime<br />

serie MC, utilizzato nella serie Rondo<br />

ora rimpiazzata dalla Quintet, ma<br />

con una qualità di realizzazione che<br />

si scrolla di dosso il retaggio del manifatturiero<br />

preciso ma un po’ grossolano.<br />

Il cantilever è una canna di alluminio<br />

schiacciata in punta per l’installazione<br />

della puntina. Il taglio della Bronze è<br />

del tipo nude Fine Line, più affilato<br />

rispetto a quelli utilizzati nei modelli<br />

più economici. Il Black ha il cantilever<br />

in boro.<br />

L’unico neo è il coperchio esterno,<br />

in plastica, inutilmente grande e pesante<br />

e di impaccio nell’installazione.<br />

Il guscio esterno non ha nessuna<br />

utilità a livello funzionale se non<br />

quella di tenere al sicuro i finissimi<br />

cavi di collegamento e la parte magnetica,<br />

molto potente, che tende<br />

ad attirare anche il più sottile pulviscolo<br />

ferroso. La forma facilita l’aggiustaggio<br />

a vista dell’installazione<br />

sullo shell ma rende molto più complicata<br />

l’ottimizzazione e la versatilità<br />

considerato il profilo molto basso<br />

del guscio, complicazioni invece assenti<br />

nella versione naked.<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 1<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 1<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 0<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 1<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 0<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 0<br />

15 COERENZA .............................................................. 1<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 1<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

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<br />

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<br />

nita.<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Ottimizzazione industriale di alto livello applicata<br />

a un genere di trasduttore per molti versi<br />

“fuori epoca”. Alcune smagliature principalmente<br />

di forma più che di contenuto.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■<br />

Difficile la messa a punto, principalmente a<br />

causa della forma del guscio esterno incomprensibilmente<br />

ingombrante. Il peso notevole,<br />

inoltre, ne limita la scelta dei partner. In modalità<br />

nacked lo scenario migliora, anche se “fuori<br />

concorso”!<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

In un segmento di mercato non eccessivamente<br />

presidiato (ma con un must come concorrente)<br />

riesce a esprimere un potenziale notevole.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Tradizione, esperienza e costante impegno nel<br />

settore fanno davvero la differenza!<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Grandi pregi ma anche qualche limitazione (nel<br />

set up) per un “saldo netto” comunque ampiamente<br />

positivo...<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 91


SELECTOR<br />

di Carlo d’Ottavi<br />

Prezzo: € 4.950,00<br />

Dimensioni: 44,2 x 10,35 x 36,44 cm<br />

(lxaxp)<br />

Peso: 10,5 kg<br />

Distributore: Audiogamma<br />

Via Pietro Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />

Tel. 02-55181610 - Fax 02-55181961<br />

www.audiogamma.it<br />

Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido,<br />

dual mono Sensibilità (mV): 0,25<br />

Risposta in frequenza (Hz): 20-20.000<br />

+/- 0,2 dB Impedenza MM (kOhm): 47<br />

Impedenza MC (Ohm): selezionabile<br />

7 valori Rapporto segnale/rumore<br />

(dB): 137 (MM), 140 (MC) Note: 2 ingressi:<br />

MC e MM/MC; capacità di carico<br />

selezionabile per MM.<br />

UNITÀ PHONO PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 433 - 10/2009<br />

Esoteric E-03<br />

è l’unico pre<br />

fono della casa giapponese,<br />

attualmente L’E-03<br />

non distribuito in Italia. Si tratta<br />

di un dual mono, quindi ogni<br />

tore<br />

dedicato, a partire dall’alimentazione<br />

che fa capo a un<br />

trasformatore del tipo R-Core<br />

per canale. In questo modo nessun<br />

componente è condiviso da<br />

entrambi i canali a vantaggio<br />

di una separazione dei segnali<br />

piuttosto decisa.<br />

Gli ingressi sono due ed è possibile<br />

collegare contemporaneamente<br />

due giradischi: un ingresso<br />

MC è per fonorilevatori<br />

a bassa tensione d’uscita, l’altro<br />

MC/MM, invece, è per modelli<br />

a media e alta tensione d’uscita.<br />

Gli ingressi agiscono direttamente<br />

sulla scheda madre dove<br />

per primo si trova il selettore<br />

di carico, al quale seguono in<br />

ne.<br />

Il carico selezionabile tra<br />

i due ingressi non è identico.<br />

Selezionando il primo ingresso,<br />

siamo<br />

scegliere l’impedenza di<br />

carico tra sette valori: 10, 50,<br />

100, 300, 500, 1k, 10k Ohm.<br />

<br />

quanto, come è noto, nelle testine<br />

a bobina mobile tale valore<br />

gresso<br />

2, denominato MC/MM,<br />

è possibile scegliere tra quattro<br />

valori d’impedenza: 100, 500,<br />

1k e 10k Ohm riferito ancora a<br />

testine del tipo a bobina mobile<br />

ma con tensione d’uscita medio/alta.<br />

Nel caso invece che si<br />

utilizzino testine di tipo magneto<br />

mobile, il valore d’impedenza<br />

<br />

47 kOhm, mentre è possibile<br />

scegliere per la capacità tra i<br />

valori di 0, 100 o 330 pFaraday.<br />

Selezionando l’ingresso MC,<br />

si usufruisce di entrambi i due<br />

stadi di guadagno collegati a<br />

cascata: il primo da 26 e il secondo<br />

da 40 dB. Quindi questo<br />

pre phono può garantire un<br />

guadagno massimo di 66 dB<br />

<br />

per la stragrande maggioranza<br />

dei fonorilevatori in commercio.<br />

Soltanto per quelli dotati di<br />

una bassissima tensione d’uscita,<br />

diciamo al di sotto del valore<br />

di 200 microV, si renderà necessario<br />

l’impiego di un trasformatore<br />

elevatore di tensione<br />

detto anche step-up. Nel caso si<br />

utilizzi una testina a media/alta<br />

tensione d’uscita, questa andrà<br />

collegata ai pin RCA contrassegnati<br />

dal 2 e, selezionando questo<br />

ingresso tramite l’apposito<br />

selettore posto sul frontale, il<br />

primo stadio di guadagno verrà<br />

bypassato e il segnale giungerà,<br />

dopo il selettore di carico, direttamente<br />

al solo secondo stadio<br />

di guadagno. Questo stadio, che<br />

<br />

seguito dalla sezione di equalizzazione<br />

RIAA che è suddivisa in<br />

due blocchi. Il primo è dedicato<br />

alla parte inferiore della gamma<br />

di frequenza e viene posto in<br />

controreazione negativa all’am-<br />

to<br />

alla sezione di frequenze, è<br />

invece realizzato con una rete<br />

passiva CR che è in serie allo<br />

-<br />

<br />

ge<br />

ai connettori d’uscita.<br />

Nell’E-03 non vi è uso di microprocessori,<br />

per eliminare<br />

la componente di rumore determinata<br />

dalla loro presenza,<br />

e le commutazioni avvengono<br />

tramite relais controllati dai<br />

commutatori rotativi sul pannello<br />

frontale. L’eliminazione<br />

di appositi circuiti di selezione<br />

consente di ottimizzare e accorciare<br />

il percorso del segnale<br />

con la conseguente riduzione<br />

dei rumori e delle interferenze<br />

associate a un tipo di progetto<br />

convenzionale. Sia gli stadi<br />

<br />

equalizzazione RIAA lavorano<br />

ad alta tensione.<br />

Il telaio è sostanzialmente di-<br />

<br />

separate da una traversa metallica<br />

che, oltre a irrobustire<br />

l’intera struttura, impedisce che<br />

<br />

dai due trasformatori (tra l’altro<br />

molto contenuto e localizzato in<br />

seguito alle peculiarità degli R-<br />

92 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST<br />

A PROVA DI BOMBA<br />

Lo stadio di amplificazione sia in<br />

ingresso che in uscita è realizzato a<br />

componenti discreti. I circuiti stampati<br />

dell’alimentazione e dello stadio<br />

di amplificazioni, anche se collocati<br />

in posizione simmetrica, sono uguali<br />

fra loro, cosa che si riflette anche nella<br />

disposizione delle connessioni sul pannello<br />

posteriore. Il dimensionamento<br />

del filtraggio supplementare è poderoso<br />

e sembrerebbe una replica di quello<br />

altrettanto sovradimensionato a monte.<br />

Una tecnica dispendiosa ma che<br />

ottimizza ogni stadio di alimentazione<br />

consentendo di separare il dispositivo<br />

dai disturbi di rete.<br />

In prossimità delle uscite sono collocati<br />

i relais blindati di commutazione<br />

dei carichi per i fonorivelatori e degli<br />

ingressi. I connettori RCA hanno un’eccellente<br />

meccanica di ancoraggio: un<br />

massiccio corpo metallico avvitato al<br />

pannello posteriore con i contatti<br />

caldi in solid core saldati al circuito<br />

stampato.<br />

Il trasformatore è un R-Core, per ogni<br />

canale, installato in un vano separato<br />

da una lamiera posto verso la parte<br />

Core) - disturbi i sensibili circuiti<br />

elettrici. Le tre manopole sul<br />

frontale consentono la selezione<br />

degli ingressi e dei valori di<br />

carico senza dover ricorrere a<br />

scomode operazioni con spesso<br />

microscopici selettori posti<br />

nel pannello posteriore, di fondo<br />

o addirittura internamente<br />

all’apparecchio stesso. Per ogni<br />

selettore del carico è presente la<br />

funzione Demag che permette<br />

di demagnetizzare i fonorilevatori<br />

di tipo a bobina mobile<br />

e/o uno step-up esterno. Una<br />

soluzione adottata da pochissimi<br />

che merita il nostro apprezzamento.<br />

Il particolare di avere il selettore<br />

d’ingresso e, soprattutto,<br />

quelli del carico separati per<br />

ciascuno di loro disponibili sul<br />

pannello frontale, rende indubbiamente<br />

facile le operazioni<br />

di messa a punto, specie nella<br />

<br />

È infatti possibile una sintonia<br />

nibile<br />

dalla sorgente analogica,<br />

in base ai propri gusti musicali,<br />

variando il valore del carico<br />

d’impedenza. Con una MC il cui<br />

valore di carico consigliato è di<br />

100 Ohm, scegliendo per esempio<br />

il valore di 50 Ohm si è ottenuto<br />

un suono leggermente più<br />

morbido e delicato, forse anche<br />

leggermente meno dinamico. Si<br />

tratta di piccoli cambiamenti<br />

che possono o meno incontrare<br />

il gusto dell’ascoltatore ma che<br />

proprio per questo dimostrano<br />

-<br />

<br />

<br />

pra<br />

descritte dovute al posizionamento<br />

sul frontale di questi<br />

controlli. Il carattere sonoro<br />

dell’E-03 sembra votato al felice<br />

connubio tra grande ana-<br />

<br />

tali da rendere l’ascolto quanto<br />

maginare<br />

e particolarmente godibile.<br />

Non ci sono avvertibili<br />

limiti o mancanze e, semmai, il<br />

<br />

analogica è delegato alla testina<br />

e alla meccanica che l’impiega a<br />

-<br />

<br />

macchina.<br />

Il costo dell’apparecchio non è<br />

proprio per tutte le tasche ma<br />

chi vuole un oggetto che, alle<br />

<br />

-<br />

anteriore dell’apparecchio. Il primo stadio<br />

di alimentazione, invece, è posto<br />

nelle immediate vicinanze dello stadio<br />

di amplificazione. Le tensioni sono rettificate<br />

e stabilizzate singolarmente per<br />

ogni sezione con capacità di grandi<br />

dimensioni e distribuite lungo le linee<br />

di alimentazione.<br />

<br />

caso, qualcosa si deve pur concedere.<br />

D’altronde nella fascia<br />

di prezzo di competenza (a cui<br />

appartengono poche decine dei<br />

164 modelli presenti in assoluto)<br />

<br />

-<br />

<br />

interfacciamento dei carichi delle<br />

testine. A questa valutazione<br />

concorre anche la funzione Demag,<br />

nonostante il suo “peso”<br />

<br />

<br />

<br />

scettici in materia oppure no. Altri<br />

ulteriori parametri perno del<br />

fattore di concretezza: le capaci-<br />

ne<br />

a prova di bomba e l’utilizzo<br />

veramente user friendly, uniti a<br />

un nome che costituiscono una<br />

buona garanzia.<br />

Al tempo lo inserimmo nella<br />

nostra ideale lista dei sogni;<br />

oggi, pur non essendo più importato<br />

in Italia, è disponibile<br />

all’estero (in USA è stato recentenemente<br />

oggetto di un test su<br />

Absolute Sound) e merita davvero<br />

lo sforzo se volete entrare<br />

in possesso di un autentico top<br />

di gamma!<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 3<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 2<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 3<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 3<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 3<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 3<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 3<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 2<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 2<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 3<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />

15 COERENZA .............................................................. 3<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Scelte progettuali di altissimo livello e una costruzione<br />

a prova di bomba ne fanno un must<br />

difficilmente eguagliabile, sopratutto in previsione<br />

delle tendenze future.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

L’estrema flessibilità e adattabilità di questa<br />

elettronica rappresenta un riferimento assoluto<br />

per il mercato. La funzione Demag e un utilizzo<br />

veramente user friendly completano una versatilità<br />

assoluta.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

La possibilità di intervenire sull’interfacciamento<br />

rende facili le operazioni di messa a punto<br />

e ottimali le performance con i partner della<br />

catena analogica. Il risultato è sempre di altissimo<br />

livello.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Natali di tutto rispetto, con una frequentazione<br />

ormai radicata nel mondo Hi-end. Da comprendere<br />

l’attuale disponibilità dell’oggetto.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Costo elevato ma all’interno del ristretto gotha<br />

dei top (16 apparecchi) è il più versatile e uno<br />

dei meglio suonanti...<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 93


SELECTOR<br />

modo non si deve attendere un<br />

periodo più o meno lungo di riscaldamento<br />

prima di ottenere<br />

le massime prestazioni dal preamplificatore.<br />

L’apparecchio<br />

viene settato in fabbrica con un<br />

carico d’impedenza di 47 kOhm<br />

(senza alcun modulo di carico<br />

inserito) e uno capacitivo di 150<br />

pF. Sono valori standard ottimali<br />

con la stragrande maggioranza<br />

dei fonorilevatori di tipo magneto<br />

mobile, ma spesso idonei<br />

a pilotare anche quelli a bobina<br />

mobile. Tuttavia buona parte dei<br />

modelli MC richiede valori d’impedenza<br />

più bassi e per questo<br />

Nagra fornisce sei moduli di carico<br />

resistivo, rispettivamente da<br />

100, 150, 220, 330, 470 e 1000<br />

Ohm, per potersi interfacciare<br />

al meglio con questi altri tipi di<br />

fonorilevatori. Per poter inserire<br />

questi moduli bisogna sollevare<br />

<br />

telaio da quattro viti con testa a<br />

brugola, e inserire il modulo scelto<br />

in un piccolo connettore da 6<br />

pin vicino al lato connessioni.<br />

Oltre a questo ci sono altri connettori<br />

con jumper a bandiera<br />

che a seconda di come vengono<br />

spostati consentono il guadagno<br />

massimo, indicato per MC a bassa<br />

uscita, o quello più basso per i<br />

modelli MM o MC ad alta uscita.<br />

Un’ulteriore caratteristica è data<br />

dalla presenza di altri jumper da<br />

spostare, potendo così scegliere<br />

tra il funzionamento in sbilanciato,<br />

scelta di default del costruttore,<br />

e quello bilanciato. Quest’ultimo<br />

è considerato preferibile solo<br />

se si avverte all’ascolto un ronzio<br />

<br />

Già dai primi ascolti il BPS si fa<br />

notare per la grande neutralità<br />

e precisione del suo lavoro, asa<br />

cura della redazione<br />

Prezzo: € 1.850,00<br />

Dimensioni: 11 x 2,7 x 16 cm (lxaxp)<br />

Peso: 0,48 kg<br />

Distributore: Audio Natali<br />

Viale Alessandro Volta, 14 - 51016<br />

Montecatini Terme (PT)<br />

Tel. 0572772595 - Fax 0572913216<br />

www.audionatali.com<br />

Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido<br />

Risp. in freq. (Hz): 20-30.000 +1, 0 dB<br />

Impedenza MM (kOhm): 47 Impedenza<br />

MC (Ohm): regolabile 100, 150,<br />

220, 330, 470 e 1k S/N (dB): >77 Note:<br />

guadagno 49-64 dB, alimentazione con<br />

una batteria da 9 V, finitura silver.<br />

UNITÀ PHONO PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 473 - 02/2013<br />

Nagra BPS<br />

Questo pre è un piccolo<br />

e leggero gioiello alimentato<br />

con una comune<br />

batteria da 9V, vagamente<br />

basato sul modello maggiore,<br />

il Nagra VPS, di tipo valvolare,<br />

mentre questo utilizza transistor<br />

bipolari. Il telaio è in alluminio,<br />

un elemento familiare per il<br />

costruttore svizzero. Al fondo è<br />

applicato una specie di sottile<br />

pannello in un materiale antiscivolo<br />

in gomma fustellato con<br />

la scritta Nagra a tutta ampiezza,<br />

destinato a impedire che il pre-<br />

<br />

ha a che fare con cavi di grossa<br />

sezione e rigidi.<br />

Il BPS fornisce un guadagno di<br />

51 dB in modalità MM e 62 dB in<br />

MC, utilizzando un secondo sta-<br />

<br />

tamente<br />

tutti i fonorilevatori in<br />

commercio, escluso forse qualcuno<br />

di quelli con tensione d’uscita<br />

bassissima, meno di 100 microvolt<br />

per intenderci. Peraltro, si<br />

deve<br />

notare come molti di quei rari<br />

modelli di fonorilevatori particolari<br />

per le loro caratteristiche<br />

elettriche e, a volte, meccaniche,<br />

spesso vengano abbinati a step-<br />

<br />

loro. Possiamo quindi conferma-<br />

<br />

di questo pre-phono Nagra lo<br />

rendano praticamente universale.<br />

Il circuito MC utilizza gli<br />

stessi trasformatori di step-up<br />

<br />

il più costoso VPS. Inoltre, visto<br />

il contenuto consumo energetico,<br />

l’apparecchio può essere alimentato<br />

tramite una sola batte-<br />

<br />

a detta del costruttore, circa 100<br />

ore di utilizzo prima di doverla<br />

<br />

a levetta prevede anche una terza<br />

posizione con la funzione di test<br />

per controllare lo stato di usura<br />

della batteria. Il BPS ha anche un<br />

ingresso jack per un alimentatore<br />

esterno da collegare a una<br />

presa di rete, non in funzione<br />

dell’ascolto ma per mantenere il<br />

circuito in tensione e riscaldato;<br />

una sorta di stand by che rende<br />

immediatamente pronto<br />

l’apparecchio una<br />

volta acceso.<br />

In questo<br />

94 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST<br />

sai distante da quanto spesso si<br />

associa al suono analogico del<br />

vinile. Quindi un’impressione di<br />

una resa sonora meno lussureggiante,<br />

che non indugia troppo<br />

<br />

<br />

phono, anche di prezzo ben<br />

superiore, danno, specie quelli<br />

valvolari. In questo caso, tutto<br />

pare votato a darci una versione<br />

del suono molto trasparente<br />

con poche mediazioni/interpretazioni:<br />

quindi se un disco suona<br />

male perché mal registrato e/o<br />

se il fonorilevatore impiegato<br />

ha delle marcate caratteristiche<br />

sonore tutte sue, il BPS non farà<br />

molto per nascondere o addomesticare<br />

il tutto con un suono più<br />

<br />

un testimone super partes, assai<br />

poco compassionevole. Se però<br />

quello che c’è a monte è ok, allora<br />

ecco che il BPS trasferisce il<br />

segnale nel modo migliore a valle<br />

dell’impianto. Le ottave inferiori,<br />

sulle prime, potrebbero apparire<br />

carenti di calore, poco presenti;<br />

nirsi<br />

ben scontornato, modulato<br />

ma stretto, tutto meno che ridondante.<br />

È un basso soprattutto<br />

preciso, in grado di svelare tanti<br />

MOLTO<br />

ADATTABILE<br />

Una caratteristica che<br />

sembra stare molto a cuore a<br />

Nagra, probabilmente per i suoi nobili<br />

natali nel professionale in cui, ogni<br />

adattamento di impedenza ottimizzato<br />

è il primo passo verso un risultato<br />

ottimale, è la possibilità di scegliere<br />

il carico resistivo e capacitivo più<br />

idoneo in funzione del fonorivelatore<br />

utilizzato. Ci sono altri costruttori che<br />

ignorano la problematica, altri che la<br />

sovrastimano, altri ancora che eccedono<br />

in possibilità offerte associate<br />

alla complicazione del circuito. Nagra<br />

invece<br />

mostra di<br />

aver scelto<br />

la soluzione<br />

più elegante,<br />

funzionale e pratica<br />

anche se bisogna<br />

ricorrere alla rimozione<br />

del coperchio superiore. Accettata<br />

questa procedura ci troviamo<br />

di fronte alla soluzione che rende<br />

meno sensibile l’apparecchio a falsi<br />

contatti oppure a un’architettura<br />

circuitale complessa. Ognuno dei<br />

sei moduli per selezionare il carico<br />

d’impedenza è costituito da una<br />

mini scheda con una resistenza per<br />

canale e i 6 pin dorati da inserire nel<br />

piedino: una leggera pressione fino<br />

a quando i pin scompaiono nel piedino<br />

e il lato forato tocca una colonna<br />

glie<br />

spesso altrimenti nascoste,<br />

obliate da code e rimbombi fuori<br />

luogo. La neutralità del timbro<br />

è, alla resa dei fatti, un modo<br />

per disvelare nel migliore dei<br />

modi tutti i contenuti musicali<br />

presenti nel disco. Da questa ne<br />

derivano la nitidezza, la pulizia,<br />

la trasparenza e la velocità di<br />

reazione alle sollecitazioni continue<br />

che la musica suggerisce<br />

e che traducono l’esperienza<br />

dell’ascolto in qualcosa di emozionante<br />

e coinvolgente, proprio<br />

perché più ci avvicinano a quella,<br />

inarrivabile, di un concerto<br />

dal vivo. Tra l’interpretazione<br />

romantica e lussureggiante di<br />

alcuni sistemi audio e quella più<br />

snella e pulita, Nagra, almeno<br />

con il BPS, ha scelto la seconda<br />

via. Questo, però, non vuol dire,<br />

nemmeno minimamente, che ci<br />

troviamo di fronte a un prodotto<br />

spietato e freddo, dalle sonorità<br />

estreme e un poco isteriche. Se<br />

la velocità nella restituzione dei<br />

transienti è esemplare è anche<br />

vero che c’è chi attacca e smorza<br />

in modo ancora più brutale i<br />

cambi dinamici, mentre il BPS<br />

sembra trattenerli quell’attimo<br />

in più per meglio raccordarsi,<br />

metallica per il fissaggio tramite vite<br />

(i contatti sono realizzati con inserti<br />

rapidi a terminali lunghi e dorati ad<br />

ampia superficie di contatto, oggetti<br />

frequenti nel settore informatico: efficaci<br />

e funzionali).<br />

Il modello superiore VPS adotta lo<br />

stesso schema di adattamento d’impedenza<br />

con identici sei moduli da in-<br />

in modo più graduale, tenendo<br />

conto quindi delle code naturali<br />

<br />

degli ambienti della registrazio-<br />

<br />

così per integrarsi in modo ideale<br />

con il restante contenuto armonico,<br />

senza strappi o mancanze<br />

apprezzabili. In breve, tutti i<br />

piccoli dettagli che compongono<br />

la struttura unica armonica<br />

di uno strumento sono rivelati<br />

pienamente.<br />

Le notevoli doti di trasparenza<br />

di questo apparecchio sono confermate<br />

dal fatto che cambiando<br />

fonorilevatore cambia altrettan-<br />

nora.<br />

Per questa ragione il BPS<br />

può essere considerato un punto<br />

fermo per costruire un front end<br />

analogico di altissimo livello!<br />

Si aggiunga la sua elevata adattabilità<br />

alla stragrande maggioranza<br />

dei fonorilevatori in commercio<br />

ed ecco che non si fatica<br />

a definirlo un prodotto quasi<br />

universale. I fan del marchio<br />

che non possono però spendere<br />

le cifre richieste per gli altri gioielli<br />

della casa rimangano sintonizzati:<br />

chissà che il BPS non<br />

sia il primogenito di una nuova,<br />

auspicabile stirpe!<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 1<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 1<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 1<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 1<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 2<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 2<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 0<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 1<br />

15 COERENZA .............................................................. 1<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 1<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

La componentistica a cavallo fra il tradizionale<br />

e il miniaturizzato favorisce un layout molto<br />

compatto e con i percorsi del segnale ottimizzati.<br />

Fatto per durare.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Uno dei cavalli di battaglia della casa è proprio<br />

l’ottimizzazione in funzione del partner utilizzato.<br />

La possibilità di sceglliere il carico resistivo e capacitivo<br />

più idoneo è un passo verso un risultato<br />

ottimale.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Al di fuori delle facili metafore (nella botte<br />

piccola... ) un prodotto inversamente proporzionale<br />

alle sue dimensioni! Per molti potrebbe<br />

rappresentare la scelta definitiva.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Forse tra i più conservatori nel preservare il concetto<br />

di qualità all’interno del mondo audio. Da<br />

questo punto di vista una vera garanzia.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Un (quasi) perfetto rappresentate del concetto<br />

di microlusso, ovvero: come chiamarsi Nagra ma<br />

farlo sapere a tutti!<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 95


SELECTOR<br />

ne distinti, uno per ogni canale<br />

<br />

Il prezzo al pubblico si attesta<br />

<br />

A livello sonoro questo apparecchio<br />

rispetta i tradizionali<br />

parametri audiofili non rilevando<br />

pecche o mancanze di<br />

nessun genere. Dunque risposta<br />

in frequenza amplissima e<br />

regolare, dinamica eccellente<br />

con una risposta pronta e ferma<br />

agli impulsi musicali, basso frenato<br />

quanto potente, immagine<br />

ampia e ben proporzionata, bagaglio<br />

armonico ricchissimo e<br />

timbro sostanzialmente neutro.<br />

<br />

-<br />

<br />

gran classe rispetto a prodotti<br />

di classe media, anche di eccellente<br />

valore. Più volte, ascoltando<br />

dischi stranoti e dei quali si<br />

sarebbe pronti a giurare di conoscere<br />

in ogni minuscolo particolare,<br />

ci si sorprende a notare<br />

come tanti elementi siano ora<br />

messi a fuoco meglio, come se<br />

la nostra vista avesse miracolosamente<br />

recuperato qualche<br />

diottria. Il classico esempio<br />

del velo tolto dinnanzi al palcoscenico<br />

virtuale<br />

funziona<br />

benisdi<br />

Carlo d’Ottavi<br />

Prezzo: € 8.800,00<br />

Dimensioni: 24x10.3x30.5 cm (lxaxp)<br />

Peso: 5 kg<br />

Distributore: MPI<br />

Via De Amicis, 10-12 - 20010 Cornaredo (MI)<br />

Tel. 02-936.11.01 - Fax 02-93.56.23.36<br />

www.mpielectronic.com<br />

Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido<br />

Sensibilità (mV): regolabile da<br />

0,05 Impedenza MM (kOhm): 47/50<br />

pF Impedenza MC (Ohm): regolabile<br />

da 40 a 400 Note: alimentatore<br />

separato. Consumo 7 W. Guadagno<br />

variabile: MM 33, 41 e 50 dB; MC 56,<br />

64 e 73 dB.<br />

UNITÀ PHONO PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 444 - 09/2010<br />

Van den Hul The Grail<br />

Il Grail è un apparecchio in<br />

due telai, con quello più<br />

grande dedicato principlamente<br />

al segnale audio e uno<br />

più piccolo nel quale è collocato<br />

il trasformatore toroidale. Nella<br />

attuale versione compare un<br />

pulsante di accensione collocato<br />

sul pannello frontale invece<br />

del “nulla” che caratterizzava la<br />

precedente (quella da noi provata)<br />

in cui era presente solo un<br />

led di stato e il tasto di accensione<br />

a ridosso della vaschetta<br />

IEC... A sua volta il mobile<br />

sfrutta ora un contenitore più<br />

“audiophile oriented” anche se<br />

la struttura è la stessa e i pannelli<br />

laterali sono “ingentiliti”<br />

suna<br />

utilità strutturale e funzionale<br />

ma solamente estetica. Indubbiamente<br />

un passo in avanti<br />

rispetto al comune Galaxy da<br />

autocostruzione!<br />

Le regolazioni di guadagno<br />

<br />

stanza<br />

scomodo. Sia per MM<br />

che per MC si possono scegliere<br />

tre livelli di guadagno in modo<br />

da coprire la quasi totalità dei<br />

bisogni. Nel caso di MC ad alta<br />

uscita, si consiglia il collega-<br />

<br />

<br />

usufruire della regolazione automatica<br />

del carico.<br />

Il costruttore consiglia questa<br />

soluzione per utenti esperti<br />

<br />

professionista. In ogni caso si<br />

dovrà intervenire manualmente<br />

con un carico intorno ai 470<br />

Ohm generalmente adatto ai fonorilevatori<br />

MC ad alta uscita.<br />

<br />

sopra la vaschetta IEC poste-<br />

<br />

<br />

posto sul frontale del Grail e<br />

<br />

non lasciare sempre acceso<br />

<br />

<br />

per suonare al meglio.<br />

<br />

introduce anche la possibilità di<br />

alimentazione a batteria come<br />

optional, invero già prevista nei<br />

primi PCB anche se al momento<br />

del test i componenti non erano<br />

stati saldati sul PCB.<br />

Èsione<br />

bilanciata che in sostanza<br />

-<br />

96 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST<br />

ABBASSO LE VIBRAZIONI<br />

Si notano tutta una serie di accorgimenti<br />

che testimoniano una cura spinta<br />

a tutti quegli elementi che possono<br />

influire sul corretto funzionamento<br />

dell’apparecchio.<br />

L’unità phono è stata curata sul piano<br />

della lotta alle vibrazioni con l’adozione<br />

di un pannello smorzante, di natura bituminosa,<br />

applicato sotto il coperchio,<br />

di un pannello in legno tra la scheda<br />

madre e il fondo del cabinet e di piedini<br />

ugualmente in legno, con l’aggiunta di<br />

feltrini a ulteriore disaccoppiamento<br />

col piano d’appoggio. Il costruttore<br />

ritiene l’impiego di questi elementi in<br />

legno utili per contrastare l’accumulo<br />

di energia meccanica che, se rilasciata<br />

sotto forma di vibrazioni, può nuocere<br />

al corretto funzionamento di dispositivi<br />

elettronici particolarmente sensibili.<br />

Per il medesimo motivo, il trasformatore<br />

è stato posto in un contenitore a parte<br />

e collegato all’alimentazione vera e propria<br />

e al resto dell’elettronica tramite<br />

un cavo assai lungo.<br />

Direttamente sul circuito stampato, si<br />

trovano i dip switch per la regolazione<br />

del guadagno del pre. Questo significa<br />

che ogni volta che si deve cambiare<br />

questo valore bisogna accedere<br />

all’interno dell’apparecchio, svitando<br />

le relative viti che fissano il coperchio.<br />

Il cabinet “generico” adottato ha la caratteristica<br />

di avere dei pannelli laterali<br />

sagomati per irrigidirli maggiormente<br />

e favorire un migliore raffreddamento,<br />

con il bordo superiore, dove va ad<br />

appoggiarsi il coperchio, a forma di<br />

binario e nel quale sono contenute le<br />

sedi per le viti del suo fissaggio. Queste<br />

sedi sono dei cilindri, internamente<br />

filettati, liberi di scorrere all’interno di<br />

questo binario.<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 3<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 3<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 3<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 3<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 2<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 3<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 2<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 2<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 3<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 3<br />

15 COERENZA .............................................................. 3<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 3<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

simo per descrivere quanto<br />

succede.<br />

Il costruttore consiglia un rodaggio<br />

di almeno 50 ore, dopo<br />

di che la sua resa sonora si<br />

approssima al massimo delle<br />

sue potenzialità. Il bello è che<br />

questa esperienza auditiva così<br />

migliorata non si traduce affatto<br />

in un suono cristallino e<br />

trasparente sì, ma anche troppo<br />

chiaro o quasi abbacinante, perché<br />

la neutralità timbrica è assolutamente<br />

mantenuta. Piuttosto<br />

quel che piace davvero è<br />

come questa maggiore ricchezza<br />

d’informazioni, restituite con<br />

grande precisione e nitore, sia<br />

gestita senza venir meno a una<br />

dolcezza e delicatezza di fondo<br />

che permette di ascoltare a volumi<br />

prossimi al reale.<br />

Un’esperienza illuminante è<br />

stato l’ascolto del sempiterno<br />

Kind of Blue di Miles Davis sia<br />

a basso che ad alto volume. Si<br />

mente<br />

molto più protagonista e<br />

non relegato in un fondo al limite<br />

del comprensibile. Il suono,<br />

però, non è per nulla gigantesco<br />

o ridondante, risultando invece<br />

netto, preciso; ci si accorge<br />

che il lavoro di Paul Chambers<br />

è molto più complesso, ricco di<br />

dinamica e varietà di fraseggio<br />

e soluzioni. Quando entrano in<br />

campo la tromba con la sordina<br />

di Davis e i sax di Coltrane<br />

e Adderley non si ha paura di<br />

stare ad ascoltare a volumi sostenuti<br />

perché il suono risulta<br />

tanto presente e vivido mentre<br />

la naturale aggressività di que-<br />

<br />

nel fastidioso, a dispetto della<br />

grande energia espressa dai tre<br />

musicisti. Stesse note possono<br />

ripetersi all’ascolto di un pianoforte<br />

gran coda che sfodera<br />

tutta la sua dinamica, la rapidità,<br />

le continue variazioni tra<br />

bassissimi e pieni orchestrali,<br />

senza mai tendere al gigantismo<br />

ma analogamente riempiendo<br />

la sala di sonorità rotonde e<br />

ti<br />

ambientali che riescono con<br />

grande facilità a ricreare la scena<br />

di registrazione con estrema<br />

derando<br />

che negli ultimi anni<br />

sono passati presso la nostra<br />

redazione alcune unità phono<br />

di valore assoluto (Lehmann<br />

Silver Cube, l’Esoteric E-03 e il<br />

Sutherland PH3D), possiamo<br />

affermare che il Grail sia un<br />

apparecchio di assoluto vertice:<br />

nessuno ci è sembrato così<br />

dotato nel saper coniugare una<br />

elevata risoluzione e un senso di<br />

calda partecipazione e delicata<br />

raffinatezza in un modo così<br />

equilibrato.<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Netta scissione fra abito e contenuto: in uno<br />

chasiss da “diyer” si cela un circuito fra i più<br />

raffinati ed evoluti. All’interno anche soluzioni<br />

anticonvenzionali per la soppressione delle vibrazioni.<br />

Unico nel suo genere!<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Anche se il settaggio può apparire farraginoso,<br />

si tratta di un riferimento fra i pre phono con<br />

una delle più ampie possibilità di accettazione!<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Si posiziona nel ristrettissimo Olimpo dei migliori...<br />

dei migliori! Mai sentito niente di simile<br />

anche se la “parzialità” di tale affermazione (e<br />

il livello di costo) dà adito a un suonogramma<br />

non assoluto.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Grande tradizione nel campo delle connessioni<br />

e per i fonorivelatori, l’elettronica è un’avventura<br />

più recente!<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Di default in questa fascia di mercato per prudenza<br />

non scatta mia il voto assoluto ma qui ci<br />

siamo molto vicini...<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 97


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

Prezzo: € 5.900,00<br />

Dimensioni: 42 x 11,5 x 35 cm<br />

(lxaxp)<br />

Peso: 13,5 kg<br />

Distributore: High Fidelity Italia<br />

Via Collodi - 20010 Cornaredo (MI)<br />

Tel. 02 93611024 - Fax 02 93647770<br />

www.h-fidelity.com<br />

Tipo: senza braccio Telaio: rigido<br />

multistrato alluminio e legno compresso<br />

e sistema antirisonante con<br />

microsfere in acciaio Trasmissione:<br />

a cinghia Piatto: da 38 mm in POM<br />

nero con perno ceramico sospeso<br />

magneticamente Velocità (RPM):<br />

33/45/78 a controllo elettronico Note:<br />

finitura alluminio satinato chiaro e legno.<br />

Versione Black alluminio satinato<br />

nero euro 6.200. Versione Wood Clarify<br />

con braccio Clarify Carbon Silver<br />

euro 7.300 e 7.500 nella finitura Black.<br />

GIRADISCHI PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 471 - 12/2012<br />

Clearaudio Ovation Wood<br />

è appena più<br />

grande dello stretto<br />

necessario per L’Ovation<br />

contenere un piatto di normale<br />

diametro e un braccio da nove<br />

pollici. L’essere poi, come tradizione<br />

Clearaudio, un modello<br />

di tipo rigido, si traduce in uno<br />

chassis apparentemente molto<br />

semplice costituito da una tavola<br />

rigidissima e pesante dai bordi<br />

fortemente stondati. Sotto, quali<br />

unici elementi che lo accoppiano<br />

al piano d’appoggio, tre piedi in<br />

allumino pieno, con doppia ghiera<br />

per la regolazione in altezza e<br />

messa in piano e terminate con<br />

le classiche punte. A corredo,<br />

altrettanti piattelli sotto punta e<br />

salva ripiano...<br />

L’approccio della casa tedesca<br />

alle due principali problematiche<br />

correlate alla realizzazione di un<br />

giradischi (come renderlo più<br />

isolato possibile dalle vibrazioni<br />

e come assicurarsi che la velocità<br />

di rotazione sia costante) è epocale!<br />

Il sistema di rotazione del<br />

piatto sfrutta la tecnologia della<br />

levitazione magnetica, realizzata<br />

con un sistema proprietario<br />

(CMB - Ceramic Magnetic Bearing).<br />

Il controllo della corretta<br />

velocità avviene tramite un sensore<br />

ottico posto giusto davanti<br />

al perno: se la velocità risulta differente<br />

da quella impostata viene<br />

regolata la velocità del motore...<br />

In corrispondenza del sensore,<br />

sotto al contropiatto, è inserito<br />

tente<br />

nel quale sono applicati<br />

minuscoli riferimenti. Una specie<br />

di stroboscopio al laser a una<br />

frequenza di un ordine superiore<br />

a quella usuale (50Hz). Non appena<br />

viene registrato un valore<br />

<br />

impostato un circuito di servo<br />

controllo agisce sul motore in<br />

modo da riportare nel più breve<br />

tempo possibile la rotazione al<br />

giusto valore.<br />

<br />

della velocità intervenendo su<br />

tre piccoli trimmer, regolabili<br />

con uno dei cacciaviti in<br />

dotazione e situati in un vano<br />

scavato nel lato posteriore. Le<br />

velocità comprendono, oltre alle<br />

canoniche 33 e 45 giri, anche la<br />

più inusuale di 78 giri, e il<br />

selettore è costituito<br />

da altrettanti<br />

pulsanti<br />

asserviti a led blu. Lo spegnimento<br />

pone il giradischi in stand-by.<br />

Il motore, di tipo DC, è collocato<br />

in una struttura solidale con lo<br />

chassis del giradischi e immerso<br />

in un materiale smorzante in<br />

modo da non trasmettere vibrazioni<br />

al telaio. Si tratta di una<br />

soluzione che si sta sempre più<br />

nomici<br />

a quelli più costosi.<br />

Mentre il montaggio del giradischi<br />

è molto semplice, grazie alla<br />

sua natura monotelaio di tipo<br />

rigido, molto più tempo prende<br />

la messa a punto del braccio<br />

con fonorilevatore scelto.<br />

<br />

l’Ovation, utilizzando una livella<br />

<br />

agire sull’altezza dei tre piedini<br />

conici. Il montaggio del piatto<br />

deve essere preceduto dalla lu-<br />

<br />

bastano due gocce dell’olio for-<br />

<br />

procedere con un minimo di<br />

attenzione nel calettare i vari<br />

componenti del piatto e il gioco<br />

è fatto, in pochissimi minuti.<br />

Montata la cinghia si può utilizzare<br />

un disco stroboscopico, di<br />

quelli che si possono anche fare<br />

in casa scaricandolo da internet<br />

e stampandolo su carta, per controllare<br />

se le velocità di rotazione<br />

regolate in fabbrica corrispondono<br />

a quelle previste. Altrimenti<br />

si può agire sui trimmer posti<br />

sul retro del giradischi. Per il<br />

collegamento alla rete elettrica<br />

è previsto un cavo terminato<br />

con il solito, per Clearaudio e<br />

molti altri costruttori, scomodo<br />

trasformatore inglobato nella<br />

spina. Al braccio vanno dedicate<br />

più attenzioni, non fosse altro<br />

98 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST<br />

SCELTE ORIGINALI<br />

Lo chassis è un composito costituito<br />

da due spesse tavole in alluminio<br />

pieno che stringono una parte centrale<br />

costituita da un conglomerato<br />

di legno compresso e un numero non<br />

meglio precisato (ma pare che siano<br />

proprio tante!) di microsfere in acciaio.<br />

Il tutto al fine di costituire un sistema<br />

altamente risonante, pare persino a<br />

prova di pallottole, cosa che noi non<br />

ci cureremo di verificare!<br />

Il piatto è realizzato in POM, ovverosia<br />

poliossimetilene, più noto tra gli<br />

esperti come delrin. Tra i vantaggi<br />

di questo materiale, noto in campo<br />

audio soprattutto per l’utilizzo in veste<br />

di cuscinetti e parti di supporti, è<br />

quello di risultare una plastica molto<br />

rigida, dotata di una buona resistenza<br />

meccanica, durezza<br />

e stabilità<br />

dimensionale,<br />

a causa della sua<br />

refrattarietà all’umidità.<br />

Il piatto così<br />

realizzato è un<br />

cilindro pieno, alto 30 mm, che presenta<br />

una lieve depressione centrale<br />

per accoppiarsi perfettamente con il<br />

disco, etichetta centrale compresa.<br />

Il cuscinetto e la base sulla quale è fissato<br />

l’alberino ceramico sono dotati di<br />

due anelli coincidenti e ugualmente<br />

polarizzati magneticamente in modo<br />

da respingersi. Il campo magnetico<br />

è molto intenso e anche quando si<br />

monta interamente il piatto, questo<br />

rimane sollevato in modo tale che<br />

l’asse ceramico e il cuscinetto non<br />

vengano mai a contatto.<br />

Il sistema proprietario CMB (Ceramic<br />

Magnetic Bear) utilizza una bronzina<br />

fissata al supporto del piatto che<br />

ruota intorno a un perno in ceramica.<br />

Il sistema di sospensione magnetica<br />

utilizza due gruppi in opposizione in<br />

modo da non far mai toccare l’apice<br />

dell’asse e che il piatto non tocchi mai<br />

la base del giradischi. L’attrito viene<br />

quasi annuallato: anche solo con una<br />

minima sollecitazione il supporto del<br />

piatto compie molti giri...<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio ...................3<br />

2 Messa a fuoco e corposità ............................2<br />

3 Ricostruzione scenica altezza .......................2<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza ...................2<br />

5 Ricostruzione scenica profondità .................2<br />

6 Escursioni micro-dinamiche ........................3<br />

7 Escursioni macro-dinamiche .......................2<br />

8 Risposta ai transienti ...................................2<br />

9 Velocità .......................................................2<br />

10 Frequenze medie e voci ...............................2<br />

11 Frequenze alte .............................................2<br />

12 Frequenze medio-basse...............................2<br />

13 Frequenze basse ..........................................1<br />

14 Timbrica ......................................................2<br />

15 Coerenza .....................................................2<br />

16 Contenuto di armoniche ..............................3<br />

per la sua inusuale articolazione,<br />

che inizialmente può lasciare<br />

perplessi per la sua natura apparentemente<br />

ballerina. In realtà, il<br />

meccanismo di regolazione del<br />

peso di lettura è uno dei più pre-<br />

<br />

di vedere...<br />

Un poco più scomode appaiono<br />

le regolazioni degli angoli verticali<br />

e orizzontali, VTA e Azimuth,<br />

ma è anche vero che stiamo parlando<br />

di operazioni saltuarie.<br />

Piuttosto, la dimatura del fonorilevatore<br />

deve tenere presente che<br />

i punti dichiarati dal costruttore<br />

come ad angolo zero di errore di<br />

tracciatura corrispondono a 66 e<br />

121 mm. In commercio esistono<br />

diverse dime per il corretto posizionamento<br />

di un fonorilevatore,<br />

<br />

riferimento per alcuni millimetri<br />

tra loro.<br />

Non si tratta di errori ma del fatto<br />

che si basano su schemi determinati<br />

da diversi studiosi e che<br />

per questo, appunto, divergono<br />

un po’. Il modello Clarify di Clearaudio<br />

fa riferimento allo schema<br />

di Loefgren e se non avete una<br />

dima con quei valori si può sempre<br />

sfruttare internet e scaricarsi<br />

la dima opportuna da uno dei<br />

tanti siti che trattano di vinile e<br />

<br />

regolazioni - fortunatamente<br />

necessarie solo quando si monta<br />

un nuovo fonorilevatore - si può<br />

procedere agli ascolti con fortissime<br />

probabilità che non dovrete<br />

<br />

cambio di testina...<br />

Il contributo del Clearaudio pare<br />

essere quello della estrema pulizia,<br />

silenziosità, chiarezza, nettezza<br />

e fermezza sonora. I bassi<br />

sono solidi e stabili, così netti e<br />

ben scontornati da apparire, a un<br />

primo ascolto, quasi un poco dimessi<br />

mentre, al contrario, sono<br />

solo privi di code, rimbombi e<br />

imprecisioni. Il bello è che più<br />

passano gli ascolti e più si apprezza<br />

l’equilibrio tra le varie frequenze.<br />

Velocità, dinamica micro<br />

e macro, smorzamento e rapidità<br />

negli attacchi sono tutti a livelli<br />

altissimi, senza dare idea di ec-<br />

<br />

Piuttosto, è la ricchezza di particolari,<br />

la trasparenza e la possibilità<br />

di vedere in modo nitidissimo<br />

tutti i componenti di una vasta<br />

orchestra, a impressionare per la<br />

sua panoramicità e completezza.<br />

Nel complesso, dal punto di vista<br />

sonoro siamo di fronte a un sistema<br />

analogico di altissimo livello,<br />

con un carattere sonoro votato<br />

alla trasparenza e alla capacità<br />

di restituzione del dettaglio, an-<br />

<br />

si aggiungono a questo le caratteristiche<br />

“rivoluzionarie” tanto<br />

del giradischi che del braccio e il<br />

fatto che tali soluzioni sembrano<br />

produrre il risultato sperato, non<br />

<br />

record dei vari redattori che si<br />

sono alternati nella prova abbia<br />

prevalso la convinzione che questo<br />

giradischi possa insidiare la<br />

leadership del “mostro sacro” , lo<br />

SME che troneggia in redazione!<br />

mente<br />

alla pari, si gioca anche<br />

nei confronti della lettura dei<br />

<br />

musica liquida.<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Scelte originali e di alto livello che riflettono<br />

il now how della casa in materia a un prezzo<br />

ancora abbordabile. Tutto quello che vorreste da<br />

un giradischi moderno...<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Notevole, anche se una qualche complessità<br />

nella messa a punto dell’apparecchio lo rende<br />

più problematico e riservato a un’utenza matura<br />

ed esperta.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Si potrebbe immaginare che la grande attenzione<br />

agli aspetti tecnologici della riproduzione<br />

analogica abbia in qualche modo penalizzato la<br />

sua “magia”. Non è così, e l’apparecchio si prefigura<br />

come uno dei migliori in assoluto!<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Un marchio specializzato che esiste da una vita;<br />

stessa cosa dicasi del distributore. Salvo errori e<br />

omissioni, il miglior tipo di abbinata.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Elevato ma non proibitivo se si considera che si<br />

ha a che fare con una delle migliori performance<br />

in assoluto nel settore.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 99


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

Prezzo: € 999,00<br />

Dimensioni: 46 x 13,3 x 36 cm<br />

(lxaxp)<br />

Peso: 7,7 kg<br />

Distributore: Audiogamma S.p.A.<br />

Via Pietro Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />

Tel. 02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961<br />

www.audiogamma.it<br />

Tipo: con braccio Telaio: rigido in<br />

mediodenso su tre coni in alluminio<br />

smorzati in sorbothane Trasmissione:<br />

a cinghia Piatto: sandwich di<br />

fibra di legno a risonanza ottimizzata<br />

2 kg, tappeto in vinile e clamp<br />

in metallo Velocità (RPM): 33 1/3,<br />

45 Braccio: 9cc Wow & Flutter (%):<br />

+/- 0,08 Rumble (dB): -70 Note:<br />

finitura olive, mogano o laccato<br />

piano nero. Con Ortofon<br />

2M-Red premontata.<br />

GIRADISCHI<br />

Pro-Ject 2Xperience Classic<br />

2M Red<br />

Va riconosciuto all’austriaca<br />

Pro-Ject di aver<br />

prima di tutti intuito le<br />

potenziali dimensioni di quello<br />

straordinario amarcord, déjà<br />

vu, revival (chiamatelo come<br />

vi pare) che ha caratterizzato<br />

il settore dell’analogico e a<br />

cui è dedicato l’ampio speciale<br />

pubblicato in questo numero di<br />

<strong>SUONO</strong>. Non solo la Pro-Ject<br />

ci ha creduto, ciecamente, ma<br />

ha investito a testa bassa per<br />

<br />

più abbordabile di quel ritorno<br />

al vinile che ha caratterizzato<br />

gli ultimi anni (vale la pena di<br />

ricordare che molti dei consumatori<br />

di vinile sono giovani!).<br />

Così ogni volta che si osserva<br />

il catalogo della casa, pur limitandosi<br />

ai soli giradischi di casa<br />

Pro-Ject, si rimane stupiti per<br />

la quantità di modelli presenti:<br />

attualmente siamo intorno a<br />

una trentina e considerando le<br />

<br />

presenza o meno di fonorilevatori<br />

premontati, pre-phono e/o<br />

uscite USB incluse, c’è il forte<br />

rischio di perdersi in una vera<br />

orgia vinilistica! La crescita del<br />

catalogo analogico di Pro-Ject<br />

è legato anche al fatto che il<br />

costruttore ha puntato recentemente<br />

anche al settore Hiend,<br />

con modelli più ambiziosi<br />

<br />

con i giradischi Xtension Evo<br />

e Signature, anche con bracci<br />

Ortofon.<br />

Il modello in prova, il 2Xperience,<br />

fa invece parte della<br />

<br />

variegata con modelli che partono<br />

da quelli ancora economici,<br />

con l’1Xpression Carbon (da<br />

599 euro in su), per arrivare<br />

agli Xtension, che nella versione<br />

con braccio Ortofon<br />

si spingono anche oltre i 6.000<br />

euro. Anche l’2Xperience, in<br />

<br />

è disponibile in diverse versioni:<br />

Acrylic, Classic e SB DC, a<br />

loro volta con o senza fonori-<br />

<br />

2Xperience Acrilic ha la base in<br />

acrilico trasparente, il Classic<br />

ha una base in composto di legno<br />

di maggiore spessore e la<br />

versione SB DC ha inglobata in<br />

essa anche la Speed Box, ovvero<br />

il controllo elettronico della<br />

velocità di rotazione del piatto.<br />

Il modello in prova è un Classic<br />

<br />

e fonorilevatore premontato<br />

Ortofon 2M Red, un modello<br />

magneto mobile di classe economica<br />

ma che costituisce già<br />

una buona base di partenza per<br />

ascolti di buon livello.<br />

Elemento<br />

caratterizzante<br />

dei modelli<br />

2Xperience<br />

Clas-<br />

sic è<br />

100 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 1<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 1<br />

QUESTIONE DI TOLLERANZE<br />

Come usanza ormai consolidata, oggi si tende a considerare il piatto come un elemento costituito da diverse parti tra cui<br />

il pressore o clamp, il disco in vinile, il tappetino, dove presente, oltre al piatto vero e proprio con il suo perno di rotazione.<br />

Nel caso del 2Xperience Classic è assente il tappetino e il disco in vinile viene pressato dal clamp direttamente sul piatto,<br />

sagomato in modo da considerare anche il piccolo spessore dell’etichetta, così da formare un tutt’uno solidale e dove i<br />

diversi materiali che compongono questo sandwich contribuiscono a renderlo più complesso e refrattario alle risonanze.<br />

Il piatto è un conglomerato di MDF e vinile per un totale di 2 kg di peso e presenta, nel modello in prova, due fori ravvicinati<br />

(che sia per un’equilibratura, un po’ come avviene con le ruote delle automobili?). Il pressore si avvita sul perno del<br />

piatto in modo da realizzare un blocco unico. Il perno è costituito da un alberino in acciaio inossidabile e cromato che<br />

ruota in una sede in bronzo poggiando su un fondello in teflon sinterizzato. Il tutto con tolleranze ridotte, anche qui non<br />

siamo al livello dei modelli di punta dove il gioco è praticamente quasi zero. La sede del cuscinetto si avvita da sotto la<br />

base tramite un dado centrale e tre piccole viti che fissano la flangia che amplia la base di contatto tra base e cuscinetto.<br />

La cinghia di trasmissione agisce sul bordo esterno del piatto e la selezione tra le due velocità ammesse, i canonici 33<br />

e 45 giri al minuto, avviene manualmente facendo scorrere la cinghia tra le due pulegge coassiali all’albero motore.<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 1<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 1<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 1<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 1<br />

15 COERENZA .............................................................. 1<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 1<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Ormai lo standard adottato dalla ditta austriaca<br />

è in grado di garantire un’ottimizzazione elevatissima<br />

dei suoi prodotti, con enorme beneficio<br />

per quelli più economici.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Con pochi accorgimenti un giradischi entry level<br />

come questo si trasforma in un più raffinato<br />

sistema di lettura per l’analogico. Non è da tutti!<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

La versione base svolge il compito prefissato ma<br />

basta cambiare testina per approdare a lidi di<br />

eccellenza.<br />

quello di essere giradischi del<br />

tipo rigido, con una base rettan-<br />

<br />

di legno; un classico, insomma,<br />

come il nome suggerisce. Tale<br />

base, di spessore maggiore rispetto<br />

alla versione in acrilico<br />

(siamo sui 40 mm contro i 25<br />

circa), poggia su tre piedini,<br />

regolabili in altezza. I piedini<br />

sono costituiti da quattro elementi:<br />

un cono in alluminio e<br />

un cilindro dello stesso materiale<br />

sono separati da un cilindro<br />

smorzante in sorbothane<br />

e incollati tra loro, mentre il<br />

quarto elemento è un disco in<br />

feltro che funge da ulteriore<br />

separatore con la base telaio in<br />

MDF. L’asse di ogni piedino è<br />

costituito da un un bullone M8<br />

e qui nasce qualche perplessità<br />

<br />

in altezza. La messa in piano del<br />

giradischi è relativamente facile<br />

e veloce da ottenere regolando<br />

in altezza, avvitando o svitando<br />

i tre piedini su cui poggia. Il<br />

problema è che svitando anche<br />

di poco un piedino, viene meno<br />

il contatto feltro con il telaio e<br />

più si procede in questa operazione<br />

più il piedino tende ad<br />

essere libero di vibrare per via<br />

della filettatura bullone/sede<br />

un po’ grossolana. L’ideale,<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Una certezza che vale anche di più, avendo abbracciato<br />

con i suoi prodotti il difficile segmento<br />

del microlusso, interpretato al meglio.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Sfiora il massimo che non ottiene solo per la<br />

piccola pecca relativa al sistema di antiskating.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 101


SELECTOR<br />

DISACCOPPIATO<br />

Il motore è inserito all’interno della<br />

base in MDF del giradischi ma è realizzato<br />

in modo da ridurre al minimo la<br />

trasmissione al telaio delle vibrazioni<br />

generate dal suo funzionamento; ciò<br />

avviene tramite un sistema di disaccoppiamento<br />

non banale e più complesso<br />

di quanto visto nei modelli più<br />

economici della casa. Il motore si trova<br />

in una sede scavata nella base ma non<br />

è in contatto diretto con essa. Viene<br />

montato su una flangia in alluminio<br />

al di sotto della quale sono scavati<br />

due binari nei quali far passare un<br />

elastico piuttosto spesso che a sua<br />

volta si fissa al telaio girando intorno<br />

a quattro perni fissati a quest’ultimo. I<br />

perni hanno il profilo opportunamente<br />

sagomato per tenere in tensione<br />

l’elastico e sono posti in due coppie a<br />

formare un quadrilatero che tiene sospeso<br />

il motore. Un ulteriore elemento<br />

costituito da un anello in spugna a<br />

fori grandi è posto tra il fondo della<br />

sede e il lato inferiore del motore. In<br />

effetti, il sistema a prima vista può ricordare<br />

quelli utilizzati nei modelli più<br />

economici e quelli di modelli capostipiti<br />

di tale tecnologia come i Rega<br />

Planar già anni Ottanta, ma appare<br />

decisamente più evoluto, raffinato ed<br />

efficacie. Non siamo però al livello di<br />

quanto visto nei modelli Xtension o<br />

Signature, nei quali per ottenere l’effetto<br />

desiderato si ricorre al materiale<br />

che compone la base del giradischi<br />

stesso, un conglomerato con forti<br />

qualità smorzanti. Una soluzione,<br />

dunque, allineata alla classe media<br />

di appartenenza del giradischi.<br />

quindi, sarebbe limitare al minimo<br />

possibile l’allentamento<br />

dei piedini, mettendo il giradischi<br />

possibilmente su una su-<br />

<br />

Un ulteriore problema in fase<br />

di settaggio si manifesta con il<br />

samente,<br />

come con quasi tutti i<br />

giradischi Pro-Ject, specie quelli<br />

di fascia bassa e media, non<br />

molto viene spiegato a proposito<br />

della messa a punto del si-<br />

<br />

che sostiene il contrappeso e il<br />

<br />

in modo tale che non si riesce<br />

ne<br />

scelta nell’alberino solidale<br />

<br />

alberino possiede tre tacche che<br />

corrispondono ad altrettanti<br />

<br />

oppone a quella centripeta che<br />

attira la puntina verso il centro<br />

<br />

<br />

di lettura impostato, maggiore<br />

deve essere il valore dell’antiskating;<br />

questo a grandi linee,<br />

anche se ci sono molte e diversificate<br />

scuole di pensiero in<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

ma slitta sempre in quella più<br />

<br />

molto semplicemente piegando<br />

-<br />

<br />

ma altrettanto robusto da non<br />

rischiare rotture, in modo tale<br />

che il tutto non sia così tirato e<br />

<br />

<br />

il braccio/fonorilevatore arriva<br />

verso i solchi più interni del<br />

<br />

Un aspetto importante nella<br />

<br />

di dotarsi di un cavo phono<br />

con massa separata, pena il<br />

rischio di catturare disturbi<br />

che si traducono in un assai<br />

<br />

<br />

<br />

che i connettori del cavo di segnale<br />

non fuoriescano da sotto<br />

il giradischi, limitando così gli<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

con il livello del giradischi e del<br />

fonorilevatore Ortofon ma, naturalmente,<br />

nulla vieta, specie<br />

se ci si munisce di un fonori-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

rie<br />

hanno subito mostrato un<br />

<br />

un sistema analogico di buon<br />

<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

tono<br />

lunghe sedute d’ascolto,<br />

dove la fatica d’ascolto appare<br />

improbabile, a meno che non si<br />

ascoltino dischi registrati dav-<br />

<br />

-<br />

<br />

nei confronti dei partner, specie<br />

sul fronte dello stadio phono,<br />

quindi non si presentano particolari<br />

vincoli di interfacciamen-<br />

librato<br />

con un’eccellente resa<br />

sulle voci: i cantanti appaiono<br />

ben al centro della scena, con<br />

-<br />

<br />

livello di dimensioni e propor-<br />

<br />

smussati ma in modo graduale;<br />

102 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST PRO-JECT 2XPERIENCE CLASSIC 2M RED<br />

BRACCIO SOFISTICATO<br />

Nel bilancio complessivo di questo<br />

giradischi non si può dimenticare la<br />

presenza di un braccio Pro-ject 9CC.<br />

Si tratta del modello base che ha nel<br />

modello Evolution la versione più<br />

sofisticata montata anche su giradischi<br />

di altre case, tra i quali il Majik<br />

LP12 di casa Linn. In realtà, tra le due<br />

versioni, quella base qui montata e<br />

quella Evolution, le differenze non<br />

sono eclatanti e riguardano principalmente<br />

il sistema di sostegno<br />

dell’articolazione del braccio, più<br />

robusta, con cuscinetti a più bassa<br />

tolleranza e altri piccoli ritocchi<br />

che lo rendono più raffinato. Tra le<br />

principali caratteristiche del braccio<br />

9CC ci sono la canna e lo shell in<br />

un pezzo unico, la forma conica che<br />

si riduce verso lo shell e aumenta<br />

verso l’articolazione ed è realizzata<br />

in fibra di carbonio. L’articolazione<br />

è del tipo cardanico, realizzata tramite<br />

cuscinetti conici sui due assi,<br />

verticale e orizzontale, con i vertici<br />

puntati nel castelletto di sostegno<br />

costituito da un anello interno e<br />

un semiarco esterno. Il tutto, già in<br />

questa versione base, appare ben<br />

costruito e non presenta attriti significativi.<br />

Dietro l’articolazione si<br />

trova l’alberino che sostiene il contrappeso,<br />

che è a un’altezza inferiore<br />

rispetto a quella del braccio, un<br />

modo ormai molto diffuso, in realtà<br />

soprattutto nei disegni unipivot, per<br />

abbassare il baricentro del braccio e<br />

meglio controllare le sue oscillazioni,<br />

specie con dischi molto ondulati.<br />

Apprezzabile, poi, la possibilità di<br />

regolamento fine dell’azimuth e del<br />

VTA in modo da porre la puntina del<br />

fonorivelatore nella giusta angolazione.<br />

Il cavo di segnale dal braccio<br />

termina direttamente in una scatola<br />

posta sotto il telaio, con le prese RCA<br />

e quella per il cavo di massa.<br />

non si raggiungono certo livelli<br />

dinamici paragonabili a quanto<br />

permesso da sistemi Hi-end<br />

ma della loro mancanza ce ne<br />

accorgiamo più dal confronto<br />

immediato che non durante un<br />

ascolto in solitario, visto che a<br />

prevalere è il relax e il piacere<br />

generale. Ma questo giradischi<br />

e questo braccio in particolare,<br />

almeno secondo noi, possono<br />

garantire performance anche<br />

di livello superiore, per la felicità<br />

del possibile acquirente.<br />

Così abbiamo provveduto a sostituire<br />

la testina in dotazione<br />

con un buon fonorilevatore MC<br />

come l’Audio Technica AT-F7,<br />

concludendo il test e traendo<br />

soprattuto da questa ultima<br />

configurazione le indicazioni<br />

per la stesura del Suonogramma<br />

(lo stesso, naturalmente, si<br />

può ottenere con altri modelli<br />

come Denon DL103, Benz Micro<br />

MC Gold o Silver, Sumiko<br />

Blue Point Special Evo III, Linn<br />

Adikt e altri ancora nei cataloghi<br />

di Goldring, Grado, Rega e<br />

nella fascia di prezzo tra i 200<br />

e i 600 euro, senza timore di<br />

esagerare).<br />

Quello che si guadagna in termini<br />

di prestazioni sonore<br />

è sicuramente un suono più<br />

accurato, completo e in grado<br />

di scandagliare i solchi dei<br />

dischi, tirando fuori più particolari,<br />

una migliore messa a<br />

fuoco e una dinamica superiore,<br />

senza che tutto ciò metta a<br />

repentaglio quell’equilibrio e<br />

piacevolezza di fondo che sono<br />

comunque le caratteristiche di<br />

base del giradischi austriaco già<br />

<br />

chiavi in mano, tanto che tale<br />

miglioramento può realizzarsi<br />

davvero in un secondo momento<br />

senza sentire l’immediato bisogno<br />

di buttare in un cassetto<br />

la già buona 2M Red della Ortofon!<br />

Rimane il fatto che l’apparecchio<br />

sembra predisposto<br />

per questa sorta di upgrading<br />

minimale che lo proietta in una<br />

categoria superiore a quella meramente<br />

segnalata dal prezzo<br />

di acquisto. Con tutto vantaggio<br />

per chi deciderà di far suo<br />

il 2Xperience, tanto nella sua<br />

originale ottica di facile utilizzo<br />

nata<br />

appartenenza.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 103


SELECTOR<br />

ro di elementi d’antan, dall’altro<br />

di un’assonanza progettuale con<br />

l’apparecchio maggiore.<br />

Nonostante vada riconosciuto<br />

che i VU Meter conferiscono un<br />

aspetto decisamente più gradevole<br />

e meno anonimo all’apparecchio,<br />

di sicuro impatto iniziale,<br />

a lungo andare tornano alla<br />

mente le antiche domande sulla<br />

reale utilità dei VU Meter in un<br />

amplificatore integrato e ci si<br />

rende tuttavia immediatamente<br />

conto che, invece, sarebbe stato<br />

molto utile avere un’indicazione<br />

del livello di regolazione del volume<br />

dove, nonostante la manopola<br />

di grandi dimensioni, è prati-<br />

<br />

la tacca di indicazione. Al tatto la<br />

manopola è molto piacevole da<br />

ruotare, sebbene oramai sempre<br />

più di rado si azionino i comandi<br />

di regolazione a bordo dell’apparecchio<br />

in luogo del più funzionale<br />

telecomando; quest’ultimo<br />

risulta molto sensibile al puntamento<br />

preciso verso il ricevitore<br />

ma, anche in conseguenza della<br />

regolazione del volume un po’<br />

lenta, a volte non si riesce a capire<br />

con chiarezza se l’apparecchio<br />

abbia o meno ricevuto i comandi,<br />

non essendoci un feedback chia-<br />

re<br />

con televisori al plasma accesi<br />

le condizioni diventano ancora<br />

più critiche. In altri termini,<br />

manca il classico, fastidioso ma<br />

indispensabile, led lampeggiante<br />

tipico dei televisori che indica la<br />

comunicazione fra telecomando<br />

e apparecchio. La commutazione<br />

degli ingressi avviene anch’essa<br />

con una certa latenza una volta<br />

ruotata la manopola del com-<br />

<br />

“vintage” che sembrerebbe suggerire,<br />

addirittura, un’interruzioa<br />

cura della redazione<br />

Prezzo: € 1.990,00<br />

Dimensioni: 43,50 x 15,70 x 46,30<br />

cm (lxaxp)<br />

Peso: 23,40 Kg<br />

Distributore: Yamaha Music<br />

Europe GmbH - Branch Italy<br />

Viale Italia, 88 - 20020 Lainate (MI)<br />

Tel. 02.935771 - Fax 02.9370956<br />

www.yamaha.it<br />

Tipo: stereo Tecnologia: a stato<br />

solido Potenza: 2 x 90 W su 8 Ohm<br />

(150 W su 4 Ohm) in classe AB<br />

Accessori e funzionalità aggiuntive:<br />

Telecomando, Ingresso cuffia,<br />

Controlli di tono Risp. in freq. (Hz):<br />

5-100.000 -3dB THD (%): 0.025 S/N<br />

(dB): 103 Phono: MM (2.5 mV/47<br />

KOhm) MC (0.1 mV/50 Ohm) Ingressi<br />

analogici: 4 RCA (200 mV/47<br />

kOhm) 1 XLR (200 mV/100 kOhm)<br />

Uscite analogiche: 1 RCA<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO<br />

Yamaha A-S2100<br />

Va riconosciuta a Yamaha<br />

l’intuizione, avuta<br />

già qualche tempo fa,<br />

che l’ha portata a non abbandonare<br />

mai, anche nel periodo di<br />

maggiore spolvero del settore<br />

Home Theater (di cui il marchio<br />

giapponese è stato uno dei protagonisti)<br />

il settore dell’alta fedeltà,<br />

presidiato non solo con costanza<br />

e determinazione ma anche<br />

in una chiave originale, con quel<br />

connubio di tecnologia e aspetto<br />

retro che è diventato la “cifra”<br />

<br />

riproduzione della musica. Più<br />

dei diretti concorrenti Yamaha<br />

è stata in questi anni anche Hi-<br />

Fi, con linee di prodotti complete<br />

<br />

e persino dei top di gamma che<br />

dano<br />

l’approccio (alcuni prodotti<br />

in Italia nemmeno arrivavano)<br />

nel periodo d’oro dell’Hi-Fi<br />

made in Japan. Fino qui, nulla<br />

di straordinario forse, sebbene<br />

prodotti come l’A-S3000, top<br />

di gamma degli integrati, o la<br />

<br />

<br />

Theater ma “riletti” su <strong>SUONO</strong><br />

in chiave stereo) tra luci e ombre,<br />

ampiamente più le prime che le<br />

seconde, rivelino un dispiegamento<br />

di mezzi e un impegno<br />

che non sono semplicemente “di<br />

passaggio” ma frutto di strategie<br />

radicate che vedono l’audio come<br />

settore nodale.<br />

A conferma di questo, c’è anche<br />

un continuo aggiornamento delle<br />

linee di prodotto che, nel caso<br />

dell’integrato A S2100 oggetto<br />

di questa prova, ha degli aspetti<br />

straordinari (ne parleremo in<br />

seguito) che non possono non far<br />

-<br />

<br />

esamina la tabella comparativa<br />

con il predecessore (A-S2000),<br />

potenza e altri dati di targa sono<br />

sostanzialmente gli stessi e l’apparecchio<br />

potrebbe tranquillamente<br />

essere archiviato come<br />

la nuova versione del 2000. La<br />

presenza di una coppia di VUmeter<br />

(assenti nel 2000) sposta<br />

le assonanze, invece, verso il modello<br />

top 3000; come vedremo,<br />

non si tratta solo di una notazione<br />

cosmetica, perché la presenza<br />

degli “aghi” rappresenta la<br />

cartina al tornasole da un lato di<br />

<br />

materia che sfrutta<br />

il recupe-<br />

104 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

Le perplessità funzionali della<br />

parte anteriore dell’apparecchio<br />

scompaiono rispetto a quanto<br />

offerto dal pannello posteriore<br />

in cui le connessioni, soprattutto<br />

quelle di potenza, sono fra le<br />

più efficaci provate finora e<br />

praticamente sconosciute nella<br />

fascia di prezzo di appartenenza.<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 3<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 2<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 2<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 2<br />

ne fra gli azionamenti meccanici<br />

e i commutatori a slitta. Anche i<br />

controlli di tono hanno la stessa<br />

modalità: poco dopo la rotazione<br />

del potenziometro degli alti o<br />

dei bassi si avverte lo scatto di un<br />

commutatore abbinato a un attimo<br />

di silenzio della riproduzione,<br />

in quanto si passa dalla modalità<br />

direct a quella in cui sono attive<br />

le regolazioni. Dal telecomando,<br />

invece, la selezione degli ingressi<br />

è immediata e anche l’attivazione<br />

del mute è chiara, trattandosi<br />

dell’unica funzione indicata da<br />

un led di stato: premuto il tasto<br />

mute, si accende immediatamente<br />

il led e poi il volume si abbassa<br />

gradualmente ma non del tutto.<br />

Se si vuole ancor più silenzio bisogna<br />

intervenire ulteriormente<br />

in modo manuale sulla regolazione.<br />

I morsetti di potenza sono fra<br />

-<br />

<br />

di quelli installati sull’A-S3000 e<br />

che soddisfano tanti dei requisiti<br />

basilari analizzati nei mesi scorsi<br />

nello speciale dedicato ai cavi e<br />

alle connessioni. Ad esempio, è<br />

presente un’ulteriore possibilità<br />

(tra l’altro nemmeno indicata<br />

nel manuale di istruzioni) in cui<br />

il cavo spellato può essere inserito<br />

nell’apposito foro o di lato<br />

alla base del morsetto grazie a un<br />

elemento in plastica contenitivo<br />

che impedisce al cavo di uscire<br />

dalla sede durante il serraggio.<br />

L’impostazione totalmente servoassitita<br />

ma votata al vintage<br />

non lascia invece alcuna chance<br />

per eventuali personalizzazioni<br />

degli ingressi, sia per quanto riguarda<br />

la scelta del nome, cosa<br />

che potrebbe essere anche di secondaria<br />

importanza, sia per il<br />

livellamento dei guadagni degli<br />

ingressi, cosa che invece risulterebbe<br />

molto utile. C’è da pensare<br />

che in passato alcuni standard,<br />

come ad esempio il livello di<br />

uscita di una sorgente, venivano<br />

seguiti pedissequamente dalle<br />

aziende, mentre oggi sembra non<br />

esser più un fatto importante,<br />

tanto che addirittura i CD Player,<br />

in cui il livello massimo digitale<br />

<br />

livelli di uscita che vanno da poco<br />

meno di 2Vrms a quasi 3Vrms,<br />

mentre con lettori multimediali<br />

o portatili le cose variano ancor<br />

più di intensamente.<br />

Ripetiamo che in un sistema<br />

analogico e meccanico non è<br />

possibile implementare certe<br />

personalizzazioni se non a costi<br />

e complicazioni fuori portata,<br />

ma in un sistema servoassistito<br />

e controllato da microprocessore<br />

sarebbe cosa naturale; invece,<br />

la scelta di emulare un sistema<br />

“analogico” vintage sembra<br />

aver precluso molte strade, un<br />

po’ come chiedere a un robot di<br />

ticchettare sulla tastiera di una<br />

macchina da scrivere “analogica”!<br />

A parte le ovvie perplessità che<br />

l’apparecchio suscita sia sul lato<br />

co,<br />

per quanto riguarda i test sul<br />

campo, invece, l’A-S2100 sembra<br />

avere una marcia in più sia<br />

rispetto al suo predecessore, ma<br />

anche verso l’A-S3000, il top della<br />

serie di integrati. Un po’ come<br />

se, azzardando ipotesi, ci dovessimo<br />

aspettare a breve un 3100,<br />

dal momento che le analogie ma<br />

<br />

dell’A S2100 sono schiaccianti.<br />

Una particolare menzione va<br />

alla sezione fono, praticamente<br />

la stessa implementata sull’A<br />

S3000 e collocata in un contenitore<br />

isolato e schermato, che<br />

in un apparecchio di circa 2.000<br />

euro costituisce una marcia in<br />

più se si vuole impiegare in un<br />

sistema totalmente analogico:<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 2<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />

15 COERENZA .............................................................. 2<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Livello qualitativo dei componenti, costruzione<br />

e alcune soluzioni progettuali sono ben al di<br />

sopra della classe di prezzo di appartenenza.<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Risultati di eccellenza che confermano le soluzioni<br />

progettuali e la cura della realizzazione. .<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Ottima abbinabilità con diffusori e sorgenti e<br />

ampia dotazione di ingressi.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Ci troviamo di fronte a uno stile nuovo per Yamaha,<br />

a cavallo fra un passato comunque molto<br />

caratterizzato e un presente che ancora non<br />

aveva ben definiti i canoni estetici..<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Granitico!<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Colpisce il prezzo rimasto “quasi” invariato della<br />

precedente versione, a fronte di un incremento<br />

delle prestazioni e dei componenti utilizzati con<br />

qualche connessione a una ostentazione vintage.<br />

Chissà quanto potrebbero valere queste<br />

potenzialità con una linea più “eco sostenibile”...<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 105


SELECTOR<br />

frutto di un preciso collocamento<br />

di marketing e risultare curiose,<br />

al più inutili ma non dannose,<br />

visto che se implementate da<br />

grandi produttori risultano anche<br />

“economiche”. Viene però da<br />

chiedersi, lasciando al lettore la<br />

valutazione se il fascino dei “begli<br />

occhioni verdi” valga il costo o<br />

meno, che cosa sarebbe accaduto<br />

se l’ottimizzazione degli sforzi<br />

<br />

<br />

migliore. Non solo i Vu-Meter ma<br />

anche la complessiva sensazione<br />

“analogica” del prodotto rispon-<br />

<br />

prevede però di perseguire il rial<br />

banco di misura<br />

La risposta in frequenza è molto estesa e per nulla condizionata<br />

dal carico o dalla regolazione del livello tramite<br />

il potenziometro del volume. La distorsione è solo lievemente<br />

accennata con una prevalenza di componenti<br />

di ordine dispari ma con un decadimento armonico abbastanza<br />

rapido. Le componenti da intermodulazione<br />

simmetriche sono lievemente accennate e assenti le altre.<br />

Nonostante la sensibilità dell’apparecchio sia piuttosto<br />

alta, il tappeto di rumore si mantiene a livelli molto bassi<br />

nelle normali condizioni di utilizzo ipotizzate con livelli di<br />

le prestazioni, sia per la sezione<br />

MM che per quella MC, sono eccellenti<br />

con gran parte dei fonorivelatori<br />

in commercio. Manca<br />

la scelta del carico ottimale per<br />

l’ottimizzazione dei fonorivelatori<br />

ma, come accade spesso con<br />

pre Phono di rango non dotati di<br />

selettori ad hoc, è possibile utilizzare<br />

connettori esterni RCA<br />

cinch in cui inserire i valori ottimali<br />

in funzione delle caratteristiche<br />

del fonorivelatore.<br />

<br />

frutto di una tradizione molto<br />

“antica”, la sezione linea e quella<br />

di potenza, anche se con piccole<br />

variazioni rispetto all’A-S3000<br />

e più importanti rispetto all’A-<br />

S2000, mettono in evidenza<br />

una musicalità e una versatilità<br />

nettamente superiore ai suoi predecessori.<br />

Quel che più colpisce<br />

è una evidente minore sensibilità<br />

ri<br />

in quanto, anche con sistemi<br />

molto impegnativi, si è sempre<br />

mantenuta una grande musicalità<br />

abbinata a una certa energia<br />

nell’emissione, quasi sconosciuta<br />

in precedenza. Questo aspetto<br />

era invece risultato il maggior<br />

limite dell’A-S3000 provato su<br />

<strong>SUONO</strong> n. 480 (ottobre 2013).<br />

Ora non è più così, anzi: la vivacità,<br />

mai appiattita, non presta mai<br />

tica<br />

di ascolto, anche nelle situa-<br />

<br />

è esteso e articolato, mai onnipresente<br />

e confuso, aspetto che,<br />

in certe circostanze, potrebbe far<br />

supporre una certa leggerezza,<br />

supposizione smentita non appena<br />

“si manifesta” il basso nella<br />

<br />

ogni caso, non si avverte mai uno<br />

squilibrio timbrico all’opposto,<br />

anzi: l’impostazione dell’apparecchio<br />

manifesta una notevole<br />

neutralità, anche se poi il carattere<br />

non manca di certo. Seppur<br />

“a memoria”, ci sentiremmo di<br />

nostante<br />

un gap di costo di circa<br />

2.800 euro, suoni meglio del top<br />

di gamma! E d’altronde il 2100<br />

<br />

rispetto al 2000 nella sezione di<br />

regolazione del volume e dei toni,<br />

impiegando la stessa struttura e<br />

gli stessi chip del 3000 (NJR Vs<br />

Toshiba). Anche i morsetti sono<br />

senza ombra di dubbio migliori<br />

del 2000 e probabilmente anche<br />

del 3000 mentre lo stadio di<br />

potenza è praticamente lo stesso<br />

razione).<br />

Certo, rispetto al top di<br />

gamma permangono comunque<br />

molte differenze nei materiali<br />

utilizzati, in quanto struttura<br />

e materiali impiegati sono più<br />

costosi nel 3000. Siamo comunque<br />

di fronte a un interessante<br />

fenomeno di downgrade “indu-<br />

-<br />

<br />

interessante e complesso e il prodotto<br />

in prova illustra gran parte<br />

delle problematiche passate presenti<br />

e future tipiche dei grandi<br />

produttori: da un lato i grandi<br />

hanno le risorse per fare ricerca,<br />

sviluppo e ottimizzazione, dall’altro,<br />

però, le linee di produzione<br />

non sembrano rispecchiare sempre<br />

una segmentazione congrua.<br />

Alcune soluzioni anche dal “sapore”<br />

vintage possono essere il<br />

ingresso intorno a 2Vrms, in cui si ottengono le massime<br />

prestazioni dell’apparecchio in termini di rumore e spurie<br />

in banda e fuori banda, evidenziando una notevole cura<br />

dell’alimentazione e delle filtrature.<br />

La distorsione si mantiene molto bassa in tutto il range<br />

di amplificazione, con una prevalenza di terza armonica<br />

e la totale assenza della seconda in conseguenza alle<br />

scelte di configurazione. Al clipping si arriva in modo<br />

abbastanza repentino raggiungendo una potenza di<br />

uscita di circa 110 Wrms su 8R per una THD+n all’1%.<br />

106 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST YAMAHA A-S2100<br />

PROVA DI FORZA<br />

Lo chassis è realizzato con una<br />

doppia intelaiatura portante a più<br />

elementi, fissati a loro volta al pannello<br />

posteriore e a quello anteriore,<br />

realizzati in lamiera ripiegata e<br />

zincata. Il pannello frontale, in cui<br />

sono collocati gran parte dei circuiti<br />

logici di controllo e i comandi<br />

meccanici e i Vu-Meter, è realizzato<br />

con un pannello in alluminio fissato<br />

allo chassis e in un certo senso<br />

isolato dal resto dell’apparecchio<br />

dal pannello in lamiera anteriore.<br />

Il microcontrollore di elaborazione<br />

dei segnali di controllo in ingresso<br />

e uscita (che si occupa della ricezione<br />

dei comandi, della regolazione<br />

fisica del livello del volume in cui<br />

ha un sensore di posizione analogico<br />

del potenziometro) è collocato<br />

nella parte posteriore a ridosso dei<br />

contatti in cui è posta la sezione<br />

di preamplificazione che adotta tre<br />

regolatori di livello NJU72321 della<br />

NJR, gli stessi utilizzati nella sezione<br />

dell’A-S3000 al posto dei Toshiba<br />

TC94A81UG impiegati nell’A-S2100,<br />

per la regolazione del volume e dei<br />

controlli di tono.<br />

Nell’utilizzo si percepisce sempre un<br />

certo ritardo fra l’azionamento di un<br />

comando e l’effettiva attuazione: lo<br />

scatto del relè in ingresso avviene<br />

dopo la rotazione del selettore e<br />

dopo l’accensione del led, anch’essa<br />

con lieve ritardo. I due finali sono<br />

installati su dissipatori in alluminio<br />

posti all’interno dello chassis con<br />

i dispositivi di potenza assemblati<br />

sul PCB in modo da minimizzare il<br />

percorso del segnale e da sfruttare<br />

al massimo la lunghezza dei reofori<br />

per le connessioni.<br />

L’alimentazione utilizza un solo<br />

trasformatore di rete dotato di più<br />

uscite separate per i canali di potenza,<br />

alimentati indipendentemente<br />

uno dall’altro con una filtratura con<br />

quattro condensatori da 22.000 μF<br />

ciascuno per le sezioni di preamplificazione<br />

e di gestione. I pannelli laterali<br />

sono in MDF laccato a specchio<br />

installati con guide che si incastrano<br />

in apposite asole ricavate sui profili<br />

laterali di sostegno.<br />

UN PHONO NOTEVOLE<br />

La scheda phono è posizionata<br />

in fondo alla sezione di ingresso,<br />

chiusa un un contenitore metallico<br />

schermante.<br />

Il circuito è realizzato a componenti<br />

discreti distintamente per la<br />

sezione MM e MC, con due alimentazioni<br />

duali separate e distinte da<br />

±20 per l’una e ±18 V per l’altra.<br />

Le commutazioni avvengono tramite<br />

relè attivati dal circuito di<br />

controllo servoassistito.<br />

I componenti attivi sono prevalentemente<br />

a tecnologia SMD,<br />

però con l’utilizzo di condensatori<br />

tradizionali sia<br />

a film che elettrolitici,<br />

opportunamente<br />

distribuiti<br />

lungo le linee di<br />

alimentazione<br />

di<br />

segnale; si nota<br />

anche l’impiego<br />

di microinduttori<br />

sull’ingresso ad<br />

alta compattazione.<br />

sultato in un modo piuttosto che<br />

in un altro: di fatto, le attivazioni<br />

delle funzioni dell’apparecchio<br />

avvengono tutte in modo servocontrollato.<br />

Tutte queste soluzioni alla fin<br />

<br />

produzione (o almeno presunto<br />

tale), senza che poi si possa<br />

beneficiare delle opportunità<br />

offerte dalle soluzioni logiche<br />

programmabili: l’assoluta versa-<br />

<br />

di un processo si scontra con le<br />

limitazioni hardware come, per<br />

esempio, l’utilizzo di un potenziometro<br />

motorizzato per la regolazione<br />

del livello del volume,<br />

che agisce però solo da valore di<br />

riferimento per un chip monolitico,<br />

come anche la soluzione<br />

farraginosa dei controlli di tono.<br />

Detto questo, va comunque rilevato,<br />

a conferma dell’assunto per<br />

cui solo le grandi aziende sono<br />

nella condizione di realizzare con<br />

facilità prodotti top di gamma<br />

(anche in ragione del fatto che<br />

per queste aziende il prezzo di<br />

un prodotto è più un’astrazione<br />

di marketing che la pedissequa<br />

applicazione di qualche formula<br />

di mark up), che questo A-S2100<br />

è davvero un fuoriclasse che, se<br />

realizzato con le modalità tipicamente<br />

artigianali della maggior<br />

parte dei produttori Hi-end,<br />

costerebbe molto di più (signi-<br />

<br />

confluenza di questi elementi,<br />

assieme a quello che abbiamo<br />

<br />

(frutto del momento culturale e<br />

<br />

un enorme vantaggio per il consumatore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 107


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

Prezzo: € 4.250,00<br />

Dimensioni: 28 x 46 x 27,5 cm<br />

(lxaxp)<br />

Peso: 14 Kg<br />

Distributore: Ethos S.r.l.<br />

Via della Fonte Meravigliosa, 50/52<br />

00143 Roma (RM)<br />

Tel. 06-5192128/5193162<br />

www.ethosfineaudio.com<br />

Tipo: da supporto Caricamento:<br />

reflex N. vie: 2 Potenza (W): 15<br />

- 100 Impedenza (Ohm): 8 Sensibilità<br />

(dB): 87 Rifinitura: ciliegio,<br />

palissandro, ebano, acero, nera<br />

Note: costruito su specifiche<br />

e licenza BBC<br />

DIFFUSORI<br />

Graham Audio LS 5 / 9 BBC<br />

Monitor<br />

O -<br />

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108 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST<br />

II connettori sono posti sul<br />

pannello posteriore molto<br />

distanti fra loro in posizione<br />

molto comoda. Accettano<br />

qualunque tipo di terminazione<br />

anche se il cavo spellato è forse il<br />

più adatto “filologicamente”.<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

un locale di piccole dimensioni<br />

dove gli LS5/8 sarebbe stati sovrabbondanti<br />

e quindi inadatti.<br />

In pratica, questo modello<br />

intermedio utilizzava lo stesso<br />

tweeter del modello superiore<br />

LS 5/8 e un woofer molto simile<br />

per tecnologia e realizzazione al<br />

corrispondente fratello maggiore<br />

da 30 cm. Lo scopo più evidente<br />

era quello di mantenersi, da<br />

un punto di vista prestazionale<br />

e di caratteristiche sonore, il più<br />

vicino possibile al modello di riferimento.<br />

Il mobile è realizzato<br />

con pannelli di compensato di<br />

betulla di soli nove millimetri di<br />

spessore. Rinforzato nei punti<br />

critici con pannelli adesivi di bitume,<br />

la sua realizzazione risultava<br />

certamente non facilissima e<br />

<br />

re.<br />

Il pannello frontale sul quale<br />

sono montati gli altoparlanti, il<br />

<br />

avvitato agli altri pannelli laterali<br />

grazie all’applicazione di listelli<br />

che incorniciano internamente<br />

la struttura con la funzione di<br />

tale.<br />

Una soluzione che prevedeva<br />

l’assenza delle guarnizioni di<br />

tenuta (tecnica ancor oggi utilizzata<br />

da ProAc), l’adozione di un<br />

autotrasformatore (con il duplice<br />

<br />

del livello del tweeter ) e una rete<br />

di compensazione al mezzo dB.<br />

Quest’ultima si rese necessaria<br />

per adeguare le altalenanti speci-<br />

<br />

a questo proposito, c’è chi parla<br />

di “inconsistence production”,<br />

riferendosi al fatto che le tolleranze<br />

di quell’altoparlante erano<br />

piuttosto ampie!<br />

Il grande movimento di opinione<br />

che si era sviluppato attorno ai<br />

progetti BBC cominciò a svani-<br />

<br />

concomitanza dei problemi di<br />

reperibilità dei componenti, in<br />

particolare dei woofer, che hanno<br />

portato di fatto al termine della<br />

produzione di questo monitor e<br />

<br />

eventuali riparazioni dei modelli<br />

in circolazione (al punto che<br />

i modelli ancora perfettamente<br />

funzionanti provenienti da quel<br />

periodo sono diventati oramai<br />

una rarità). L’ingresso nell’agone<br />

di Graham Audio ha scompagi-<br />

glese,<br />

infatti, vanta un’esperienza<br />

ventennale in campo professionale<br />

ma, come altre aziende di<br />

questo tipo, a un certo punto della<br />

sua vita ha deciso di spostarsi<br />

anche nel consumer. L’occasione<br />

sembra sia stata fornita a Paul<br />

Graham, titolare dell’azienda, in<br />

occasione della sonorizzazione<br />

della Royal Opera House, per la<br />

quale ha avuto modo di contatta-<br />

cer<br />

e Dorothy Hughes (Spen-<br />

Dor). Hughes era stato uno dei<br />

progettisti dei monitor BBC, con<br />

una conoscenza di questi disegni<br />

ormai praticamente unica.<br />

Se, infatti, il tweeter da 34 mm è<br />

ancora reperibile, quasi del tutto<br />

invariato, non si poteva dire la<br />

stessa cosa per il woofer Rogers.<br />

Hugues si è dunque rivolto alla<br />

Volt, produttrice britannica di<br />

altoparlanti e fornitore, tra gli<br />

altri, per ProAc e PMC. Dai dati<br />

ginali<br />

BBC si è potuti arrivare a<br />

scegliere degli altoparlanti il più<br />

vicino possibile per caratteristiche<br />

a quelli originali, sebbene<br />

non del tutto identici. Questo<br />

ha comportato una revisione del<br />

<br />

nendo<br />

l’originale struttura sottile<br />

in pannelli di betulla. Il risultato<br />

<br />

Audio del monitor ha ricevuto<br />

l’approvazione BBC e, dunque,<br />

l’imprimatur a potersi chiamare<br />

<br />

Si è mantenuto anche il pannello<br />

di regolazione per il livello e il<br />

matching del tweeter, impostato<br />

peraltro in fabbrica, per compensare<br />

anche piccole variazioni ri-<br />

rendo<br />

questa soluzione a qualche<br />

tentazione di controllo di tono<br />

<br />

originali... Anche se da un punto<br />

<br />

100%, tutti soddisfatti dunque, o<br />

almeno così sembra alla luce anche<br />

del fatto che Graham Audio,<br />

sulla scia del successo per questa<br />

senterà<br />

a breve altri due classici<br />

della scuola BBC, ovvero i grandi<br />

LS5/8 e i mini per antonomasia,<br />

cioè gli LS3/5A, ovviamente aggiornati<br />

con gli altoparlanti oggi<br />

disponibili!<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 0<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 0<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 0<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 1<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 1<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 2<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />

15 COERENZA .............................................................. 2<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Grande plauso ad una realizzazione il più possibile<br />

aderente alle specifiche originali con qualche<br />

miglioria nell’aspetto e nelle funzionalità.<br />

Il livello qualitativo è molto alto.<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

Le prestazioni sono condizionate dagli altoparlanti<br />

“d’epoca”, di cui uno realizzato per rispondere<br />

il più possibile alla carattersitiche date.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

Le idiosincrasie in funzione di alcuni generi musicale<br />

e della collocazione in ambiente rendono<br />

il sistema non eccessivamente flessibile.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Mutevole, imprevedibile, affascinante, incomprensibile.<br />

Figlio di un altro tempo, più roseo,<br />

dell’Hi-Fi.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Un prodotto che si potrebbe considerare “senza<br />

tempo”.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Il costo è importante ma non commisurato al<br />

lavoro di riprogettazione, alla rivisitazione del<br />

progetto e al livello qualitativo del prodotto.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 109


SELECTOR<br />

Torniamo però agli LS5/9 per<br />

provare a trasmettervi una sensazione<br />

che la bidimensionalità<br />

della carta non può riportare: i<br />

Graham Audio sono bellissimi,<br />

sono “concreti” e con quella cura<br />

che solo la dimensione artigianale<br />

riesce a dare; sono rétro, sono<br />

quel qualcosa che riporta alla<br />

mente, per chi l’ha vissuta, l’era<br />

d’oro dell’Hi-Fi. E sono sostanzialmente<br />

“diversi”, non fosse al-<br />

<br />

anni Ottanta, che si confrontano<br />

con i gusti e la musica di trent’anni<br />

dopo! La loro estetica di ripro-<br />

<br />

tenere bene a mente nel valutare<br />

<br />

questo test stesso che, lo confessiamo<br />

apertamente, è stato<br />

<br />

meno univoci degli ultimi anni,<br />

tant’è che è stato ripetuto più<br />

<br />

ampiamente più di quanto consideriamo<br />

“normale” secondo gli<br />

standard dei test di <strong>SUONO</strong>. Le<br />

ragioni sono tutte in quel gap di<br />

trent’anni che divide la proget-<br />

zione<br />

odierna di ciò che è oggetto<br />

di uno standard qualitativo (o<br />

anche semplicemente “usuale”)<br />

nell’ascolto della musica. Allora<br />

non si parlava né di formati ad<br />

<br />

war! Ma non si pensi, per questo,<br />

che questi diffusori siano<br />

semplicemente “datati”: lo sono,<br />

anche, ma non solo. Diciamo che<br />

impattano con la musica odierna<br />

e con l’attuale concetto di estetica<br />

della riproduzione in maniera<br />

meno prevedibile dei prodotti<br />

realizzati secondo dettami più<br />

odierni. Uno per tutti, la ricostruzione<br />

dello stage, elemento<br />

poco considerato in genere al<br />

momento della realizzazione di<br />

un master, certamente poco evi-<br />

<br />

vicino alla parete di fondo, secondo<br />

i dettami del progetto BBC.<br />

sopperiscono alla mancanza di<br />

<br />

hanno ottime prestazioni in alto<br />

nizione<br />

ma non per concretezza.<br />

Poca enfasi, al contrario, viene<br />

inevitabilmente riservata alle dimensioni<br />

della rappresentazione<br />

sonora, secondo un’estetica<br />

della riproduzione che ci riporta<br />

indietro negli anni, indipendentemente<br />

se ciò sia giusto o meno<br />

<br />

<br />

contrario siano a detrimento delal<br />

banco di misura<br />

La risposta in frequenza mostra un’evidente attenuazione<br />

all’estremo superiore con effetti già a partire dai 10 kHz,<br />

rilevati in asse e con un calo naturale della dispersione al<br />

variare dell’angolo di rilevamento, meno evidente, anche<br />

per posizioni molto inclinate rispetto all’asse. Il calo all’estremo<br />

superiore è in parte una caratteristica del tweeter<br />

Audax utilizzato e in parte è ampliata dalla scelta del filtro<br />

che enfatizza la parte bassa dell’emissione in prossimità<br />

della frequenza di incrocio. Sul piano orizzontale non si<br />

apprezzano particolari fenomeni di cancellazione o di<br />

interferenza nella sovrapposizione delle emissioni dei<br />

due altoparlanti mentre su quello verticale si nota una<br />

Non bisogna mai dimenticare,<br />

<br />

<br />

parlato e in generale la gamma<br />

medioalta dei programmi musicali<br />

nelle stazioni radio mobili o,<br />

comunque, dove fosse richiesto<br />

un ascolto monitor in campo ravvicinato<br />

(consolle in sale di regia<br />

di dimensioni contenute). Partendo<br />

da questo assunto, risulta<br />

ovvio constatare la magia di cui<br />

sono capaci i Graham nel gestire<br />

le voci e le ottave intermedie del<br />

pianoforte acustico. Si conferma<br />

quindi il bel lavoro svolto dal<br />

midrange, che concede di nuovo<br />

armoniche ricche di contenuti,<br />

realistiche e coinvolgenti. Nelle<br />

frequenze più acute sembra chia-<br />

<br />

vi sia al contempo la sensazione<br />

di una concretezza abbastanza<br />

inusuale nella gamma riprodotta.<br />

Concretezza che non si traduce<br />

in un alto livello di emissione<br />

o, addirittura, in una “ipotesi di<br />

fastidio” ma in un particolare<br />

spessore degli strumenti riprodotti;<br />

in altri termini, gli LS5/9<br />

cancellazione molto importante rilevata nella parte alta<br />

del diffusore e praticamente assente, invece, verso il basso.<br />

Ne consegue che la risposta più lineare e senza effetti<br />

di cancellazione avviene in un range abbastanza ampio<br />

collocato con il punto di ascolto sotto il tweeter oppure<br />

con il sistema leggermente inclinato verso l’alto. Il modulo<br />

dell’impedenza non scende mai la di sotto dei 7.5 Ohm e<br />

si mantiene in gran parte al di sopra dei 10 Ohm grazie<br />

al woofer con impedenza e sensibilità abbastanza alta e<br />

alla rete di attenuazione del tweeter. Il sistema non costituisce<br />

un carico impegnativo sebbene il modulo presenti<br />

comunque repentine variazioni dell’impedenza.<br />

110 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST GRAHAM AUDIO LS 5 / 9 BBC MONITOR<br />

ALTO ARTIGIANATO<br />

La struttura del mobile è molto<br />

semplice ma presenta particolari<br />

costruttivi che rendono comunque<br />

impegnativa la produzione in scala<br />

anche per piccoli lotti. Tutti i componenti,<br />

ad esempio, sono installati<br />

sul pannello anteriore, a sua volta<br />

fissato al mobile tramite dieci bulloni<br />

che si avvitano sulle sedi metalliche<br />

poste sui listelli di rinforzo: una particolarità<br />

costruttiva necessaria per<br />

ispezionare rapidamente il sistema<br />

in caso di malfunzionamento, senza<br />

dover rimuover l’intero diffusore dalla<br />

collocazione. Anche il cavo di collegamento,<br />

difatti, è particolarmente<br />

lungo per movimentare agevolmente<br />

il pannello anteriore. Da notare<br />

che una delle complicazioni costruttive<br />

è costituita dal trattamento fonoassorbente<br />

realizzato con lana di<br />

vetro isolata da un panno in tela nera<br />

spillato ai bordi; una soluzione che<br />

impedisce alla fibre di vetro, irritanti<br />

per la cute e i polmoni, di fuoriuscire<br />

dal condotto otto reflex. Tutte soluzioni<br />

“a capitolato”,<br />

anche<br />

se<br />

la bulloneria è in<br />

acciaio INOX amagnetice<br />

i li bituminosi inosi non<br />

sono più in feltro<br />

impregnato ma di<br />

pannel-<br />

nuova fattura. Unica variante rispetto<br />

al disegno originale è l’introduzione<br />

dei magneti al neodimio per il<br />

supporto della tela acustica, in precedenza<br />

applicata tramite velcro. Il<br />

tweeter è lo storico Audax TW034XO<br />

con applicata la griglia di protezione<br />

in cui le specifiche BBC imponevano<br />

come caratteristica meccanica quella<br />

di sostenere il peso dall’intero diffusore<br />

prima di deformarsi e incidere la<br />

cupola del driver. Il woofer, invece, è<br />

realizzato su specifiche per emulare<br />

il più possibile le caratteristiche di<br />

quello originale, compensate anche<br />

dal filtro<br />

crossover<br />

realizzato<br />

ad<br />

hoc con uno sche-<br />

ma leggermente diffe-<br />

rente da quello origi-<br />

nale. Le differenze più<br />

evidenti sono<br />

nella rete<br />

di compensazione del tweeter, molto<br />

semplificata e ridotta nel range di<br />

intervento, e nella semplificazione<br />

della linea del woofer, che adotta<br />

una rete a 12 db/oct con un notch<br />

RLC serie in parallelo.<br />

la realtà sonora. Nella porzione<br />

della gamma bassa assistiamo<br />

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<br />

Nonostante la nostra lunga mi-<br />

<br />

<br />

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-<br />

<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 111


SELECTOR<br />

bilmente dipende molto anche<br />

dal repentino calo dell’euro rispetto<br />

alla sterlina inglese, che<br />

purtroppo sta appesantendo<br />

i listini di molti prodotti che<br />

provengono dal Regno Unito.<br />

Un esempio è dato proprio dal<br />

modello in prova: la Gold 200<br />

ha un prezzo di listino di 4.000<br />

euro contro i 3.500 della versione<br />

GX200, pur essendo così<br />

simile al modello attuale. Estea<br />

cura della redazione<br />

Prezzo: € 4.000,00<br />

Dimensioni: 27,4 x 99,5 x 37 cm<br />

(lxaxp)<br />

Peso: 22,2 Kg<br />

Distributore: MPI<br />

Via De Amicis, 10/12<br />

20010 Cornaredo (MI)<br />

Tel.02.936.11.01 - Fax 02.93.56.23.36<br />

www.mpielectronic.com<br />

Tipo: da pavimento Caricamento:<br />

bass reflex posteriore N. vie: 3<br />

Potenza (W): 100 - 150 Impedenza<br />

(Ohm): 8 Risp. in freq (Hz):<br />

35-60.000 Sensibilità (dB): 89<br />

Altoparlanti: 2 Wf 14 cm RTS, 1 Md<br />

10 cm RTS, Tw a nastro C-CAM Rifinitura:<br />

ebano, laccato piano nero o<br />

bianco, noce scuro Griglia: fissata<br />

magneticamente<br />

DIFFUSORI<br />

Monitor Audio Gold 200<br />

Il catalogo dei costruttori di<br />

elettroacustiche è il più imprevedibile<br />

in campo Hi-<br />

Fi: alcuni propongono al mas-<br />

<br />

serie per tutti i gusti e per tutte<br />

le tasche! Alcuni hanno iniziato<br />

con pochi prodotti mantenendosi<br />

entro proposte “ragionevoli”,<br />

altri hanno scelto di espandere<br />

sempre di più gli estremi del<br />

catalogo.<br />

Monitor Audio, nasce con una<br />

proposta molto ridotta puntando<br />

sopratutto sull’innovativo<br />

utilizzo della membrana a in luminio degli altoparlanti, di<br />

al-<br />

<br />

<br />

sempre dedicato grande zione tanto ai sistemi di prima<br />

atten-<br />

fascia, in cui la serie Bronze si è<br />

distinta notevolmente nel corso<br />

degli anni, che a quelli di vertice:<br />

con la serie Platinum ha trodotto quello che si potrebbe<br />

<br />

che, nella migliore delle situain-<br />

<br />

ricaduta tecnologica sui prodotti<br />

più economici con un approccio proccio<br />

alla realizzazione dei mobili non<br />

più squadrata e per certi versi<br />

approssimativa ma con zione di forme curve e tecniche<br />

costruttive anticonvenzionali. onali.<br />

l’ado-<br />

La linea Gold rappresenta una<br />

serie di prodotti che viene bito dopo la serie ammiraglia<br />

Platinum. Si tratta quindi i di una<br />

su-<br />

linea molto importante e le nel catalogo del costruttore<br />

<br />

da molti anni e ha subito conti-<br />

centranui<br />

aggiornamenti e la versione<br />

GX ne ha rappresentato<br />

l’ultima incarnazione<br />

<br />

sostituita dalla versione<br />

chiamata semplicemente Gold.<br />

<br />

di Monitor Audio attualmente<br />

sono presenti entrambe le serie,<br />

la vecchia GX e la nuova Gold,<br />

anche se è evidentissima la sovrapposizione<br />

tra le due linee,<br />

bili<br />

da un punto di vista estetico<br />

e simili anche nel prezzo. In<br />

realtà, i corrispondenti nuovi<br />

modelli costano decisamente di<br />

-<br />

112 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST<br />

Le due coppie di morsetti, avvitate su un pannello in alluminio fissato<br />

con un tirante al fondo sono disposte in verticale e utilizzano una coppia<br />

di cavi di bypass, terminati a forcella. La disposizione, inconsueta,<br />

risulta abbastanza comoda per la connessione anche di cavi spellati<br />

o terminati a forcella. La base, costituita da due elementi in alluminio<br />

indipendenti fissati al fondo, ha i piedi regolabili in altezza con facilità<br />

dalla parte superiore. Sono forniti in dotazione appoggi in gomma<br />

oppure con punta conica e sottopunta.<br />

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-<br />

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<br />

-<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 1<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 1<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 1<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 1<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />

15 COERENZA .............................................................. 2<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 1<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Il livello di qualità dei componenti e della realizzazione<br />

sfiora l’eccellenza e forse è fra le soluzioni<br />

più equilibrate ed azzeccate del catalogo.<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Prestazioni migliorate anche se di poco rispetto<br />

alla serie che la precede.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Ottima interfacciabilità con l’ambiente e con le<br />

amplificazioni. La particolare predisposizione<br />

verso la biamplificazione passiva diventa un<br />

plusvalore molto importante.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Una prestazione matura che tiene conto di tutti<br />

gli elementi e li miscela in modo sapiente con<br />

un compromesso per affinamenti successivi.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Nonostante una certa perturbazione del mercato,<br />

un costruttore che riesce ancora ad offrire in<br />

modo coerente il frutto della sua filosofia.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

In negativo il sensibile aumento di prezzo, pur<br />

dovuto al mercato; in positivo le prestazioni,<br />

migliorate rispetto alla versione precedente.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 113


SELECTOR<br />

de al canonico triangolo isoscele<br />

<br />

<br />

geometrica. Ma le cose, poi, non<br />

cambiano in modo così drastico e<br />

<br />

da questa posizione ideale. Ciò<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

avvicinati alquanto alla parete<br />

<br />

modo esagerato la resa alle bas-<br />

-<br />

<br />

mantenere una buona tridimensionalità.<br />

Una maggiore distanza<br />

dalle pareti laterali consente<br />

invece un più sensibile allargamento<br />

della scena e, soprattutto<br />

un suo maggiore svincolamento<br />

paiono,<br />

consentendo al suono di<br />

<br />

in modo più proporzionato, a<br />

tutto vantaggio di una credibile<br />

ricostruzione scenica. Una gran-<br />

ne<br />

così meglio ricostruita nelle<br />

sue varie porzioni e i gruppi di<br />

strumenti sono individuati più<br />

<br />

trasparenza e accuratezza di un<br />

<br />

<br />

tà<br />

del carattere sonoro, veloce,<br />

<br />

trasparente appare uno dei punti<br />

<br />

sono porzioni dello spettro di<br />

<br />

uno di questi elementi sia più<br />

-<br />

<br />

diversi altoparlanti, dunque,<br />

appare riuscita e non ci si accorge<br />

davvero del passaggio dal<br />

tweeter al medio e così via, con<br />

buona pace della riproduzione<br />

quenze<br />

medio alte e alte, dove il<br />

comportamento tipico di questo<br />

al banco di misura<br />

La risposta in frequenza appare molto lineare senza le<br />

caratterizzazioni che nelle precedenti versioni potevano<br />

costituire un suono particolarmente distinguibile. Colpisce<br />

la soluzione di non propendere per un’impostazione<br />

timbrica enfatizzata agli estremi e, in particolar modo,<br />

<br />

di una rappresentazione sonora<br />

più complessiva, senza vocazio-<br />

<br />

modelli Monitor Audio, in questo<br />

caso, sembra regnare sovra-<br />

<br />

evidente come questi Gold 200<br />

siano davvero un prodotto ma-<br />

sive<br />

messe a punto nel tempo.<br />

Torniamo così alla valutazione<br />

iniziale e alla possibilità di con-<br />

-<br />

<br />

scolto,<br />

spostandosi magari in un<br />

<br />

sentirete bisogno di qualcosa di<br />

più di quanto si possa ottenere<br />

di non caricare eccessivamente l’emissione dei due woofer.<br />

La dispersione orizzontale è molto ampia e non<br />

risente particolarmente dell’attenuazione all’estremo<br />

superiore; anche in gamma media si nota una buona<br />

distribuzione angolare grazie anche a un taglio molto<br />

basso del midrange. L’estensione in basso consente di<br />

posizionare il sistema anche in posizioni molto vicine alle<br />

pareti, beneficiando dell’incremento di livello. Il modulo<br />

dell’impedenza, anche se scende sotto i 4 Ohm, non<br />

costituisce un carico particolarmente impegnativo, che si<br />

semplifica ulteriormente se si considera un collegamento<br />

in biamplificazione passiva del sistema: considerando che<br />

la separazione fra la sezione superiore costituita dal mid<br />

e tweeter e quella inferiore costituita dal parallelo dei<br />

due woofer si colloca intorno a 300 Hz, c’è la possibilità<br />

di sfruttare efficacemente due amplificazioni distinte<br />

delle quali quella dedicata alla via superiore vedrà un<br />

carico praticamente resistivo di oltre 4 Ohm.<br />

<br />

sua, grazie alle dimensioni con-<br />

<br />

-<br />

<br />

pare<br />

particolarmente complesso<br />

e già con un integrato di buona<br />

qualità, non necessariamente ultra<br />

potente, si possono ottenere<br />

114 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


TEST MONITOR AUDIO GOLD 200<br />

GALEOTTO FU IL<br />

TIRANTE<br />

Il mobile è realizzato tramite l’ac-<br />

coppiamento e la modellazione di<br />

pannelli in MDF adagiati su centine di<br />

rinforzo che hanno anche la funzione<br />

di impostare la forma e la curvatura<br />

della struttura: la forma interna ricalca<br />

molto fedelmente quella esterna<br />

con pareti curve e pannello posteriore<br />

rastremato. Monitor Audio ha messo<br />

a punto un processo produttivo molto<br />

accurato e ottimizzato in ogni sua<br />

fase, tanto che le fresature e le sedi<br />

sono ricavate sul diffusore dopo la<br />

verniciatura. Tale soluzione si rende<br />

necessaria anche in conseguenza<br />

della scelta di montaggio degli altoparlanti<br />

che sfruttano il sistema a<br />

tirante posteriore: le sedi devono essere<br />

estremamente precise in quanto<br />

il bordo del cestello degli altoparlanti<br />

è ridotto al minimo e il tirante deve<br />

inserirsi nella sede a ridosso del magnete.<br />

La soluzione a tirante posteriore<br />

complica<br />

notevolmente<br />

l’installazione<br />

del mid, essendo<br />

quest’ultimo<br />

collocato in un volume<br />

separato e<br />

indipendente dal<br />

resto, nel quale trova<br />

posto anche il tweeter. I due tiranti<br />

devono quindi attraversare la parete<br />

posteriore del volume del medio e<br />

devono al tempo stesso essere isolati<br />

per evitare variazioni di pressioni fra i<br />

due vani indipendenti. L’isolamento<br />

è ottenuto tramite l’applicazione sui<br />

fori di passaggio di materiale adesivo<br />

viscoelastico posto anche nei fori di<br />

passaggio della cablatura interna.<br />

Anche il tweeter adotta la stessa<br />

soluzione di montaggio a tirante,<br />

sebbene il sistema sia tutt’altro che<br />

pratico, in quanto il gruppo posteriore<br />

dell’altoparlante non consente un<br />

fissaggio naturale del bullone. È stato<br />

necessario realizzare una struttura di<br />

ancoraggio in alluminio pressofuso (il<br />

castelletto arancione in foto) che fa<br />

da tramite fra la flangia del tweeter<br />

e il tirante posteriore.<br />

Il tweeter è<br />

lo stesso utilizzato<br />

nella serie GX,<br />

tanto da essere<br />

presente nel retro<br />

dell’altoparlante<br />

l’adesivo che fa<br />

riferimento alla serie<br />

GX; anche sugli stampati del filtro<br />

crossover troviamo riferimenti alla<br />

serie GX, sebbene siano riportate delle<br />

correzioni di adeguamento dei codici<br />

identificativi. I woofer e il mid, invece,<br />

anche se presentano molti elementi in<br />

comune, come il gruppo magnetico<br />

con le espansioni polari tornite e il<br />

cestello in alluminio, identico come<br />

struttura ma con una finitura superficiale<br />

leggermente differente, hanno<br />

la membrana caratterizzata da un disegno<br />

non più radiale ma con la tipica<br />

superficie a “fossette”, che ha contraddistinto<br />

il marchio per lungo tempo.<br />

Il crossover è collocato sul fondo del<br />

diffusore a ridosso di un pannello di<br />

sostegno in cui sono disposti uno su<br />

l’altro i due PCB. I componenti sono di<br />

ottima qualità con condensatori a film<br />

e induttori a bassa resistenza interna.<br />

nate<br />

e dalla ottima dinamica.<br />

L’accostamento a soluzioni più<br />

complesse e ad alto potenziale<br />

dinamico, di maggiore livello in<br />

fatto di trasparenza e calore, non<br />

potrà che essere ben accetto da<br />

quilibrio<br />

e del controllo dell’esuberanza<br />

uno dei diversi punti<br />

<br />

ancora più aperto, deciso e diretto<br />

nel coinvolgimento anche<br />

fisico, probabilmente dovrete<br />

rivolgervi altrove: Triangle e<br />

Avantgarde Zero, per esempio.<br />

Qui siamo su un versante un po’<br />

più tranquillo ma non per questo<br />

<br />

prestazioni e dall’aspetto aurico,<br />

come accade o a causa di una<br />

penna ispirata o per via di aggiustamenti<br />

progressivi. Certo,<br />

in questo particolare momento<br />

economico parte della ricaduta<br />

di un atteggiamento tecnologico<br />

e merceologico avveduto come<br />

quello praticato dalla casa inglese<br />

si perde nelle logiche dettate<br />

dalle valute nel mondo; tuttavia,<br />

poteva andarci peggio visto che<br />

anche così (restando in attesa<br />

di cosa accadrà con i listini<br />

dei marchi americani), siamo<br />

di fronte a un prodotto molto<br />

competitivo.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 115


SELECTOR<br />

a cura di Guido Bellachioma<br />

I gang<br />

UN DISCO STRAORDINARIO<br />

www.the-gang.it<br />

Sono passati 14 anni dalla loro<br />

ultima prova in studio. E allora?<br />

Giusto il tempo per la necessaria<br />

metabolizzazione degli<br />

splendidi 11 brani di Sangue e<br />

cenere! Lo hanno realizzato con<br />

il crowfunding sul web, sorprendendo<br />

tutti per il risultato<br />

al di fuori delle aspettative…<br />

degli altri! 6.000 € l’obiettivo,<br />

60.000 € la somma raccolta.<br />

Ma i Gang non avevano bisogno<br />

di un nuovo disco per affermare<br />

la propria esistenza o<br />

del crowfunding per realizzarlo.<br />

In questi anni Marino e Sandro<br />

Severini sono stati in ogni fremito<br />

culturale che raccontasse<br />

un’Italia diversa, quella dalle<br />

profonde radici, lontana da<br />

quanto leggiamo ogni giorno<br />

sui giornali o ascoltiamo in<br />

radio e televisioni: concerti,<br />

incontri, collaborazioni con<br />

amici e con quegli artsti, vicini<br />

culturalmente, che ne richiedevano<br />

la presenza nelle proprie<br />

opere. E hanno inciso un<br />

disco quando hanno pensato<br />

fosse giunto il momento, non<br />

per colmare l’assenza che non<br />

c’era mai stata. Il risultato è un<br />

album emozionante come pochi<br />

altri, registrato negli Stati<br />

Uniti (tranne l’orchestrale Gli<br />

Gang<br />

SANGUE E CENERE<br />

Autoprodotto<br />

Angeli di Novi Sad), probabilmente<br />

il loro più equilibrato<br />

tra forza espressiva dei testi e<br />

profondità delle musiche, capace<br />

di americanizzarsi senza<br />

perdere quella solida identità<br />

italica, creando il ponte ideale<br />

tra il Nuovo Messico e le campagne<br />

delle nostre province, tra<br />

il rock ‘n’ roll e le nostre balere.<br />

La vitalità e l’energia del punk<br />

e del combat rock condensate<br />

in una manciata di ballate, che<br />

esprimono la consapevolezza<br />

del ruolo di essere contempo-<br />

<br />

ricerca, mai sopita, di un disco<br />

per funamboli verso la rivoluzione,<br />

dove la rivoluzione è un<br />

sentimento sospeso tra la tradizione<br />

cristiana e quella comunista.<br />

La produzione di Jono<br />

Manson non è una scusa per<br />

spendere il budget raccolto ma<br />

<br />

nella creazione di questo nuovo<br />

GENESIS E RYLEY<br />

WALKER: DA LECCARSI<br />

I BAFFI!<br />

Inghilterra e Stati Uniti, un gruppo<br />

nato alla fine degli anni ’60 e un artista<br />

che allora non era neanche nato.<br />

Eppure i punti di contatto, almeno<br />

fino all’ultima produzione dei Genesis<br />

dell’era Peter Gabriel, ci sono,<br />

perché il bravissimo Ryley è cresciuto<br />

ascoltando e digerendo fino in fondo<br />

la musica di quel periodo. Ha iniziato<br />

coi Led Zeppelin e poi ha scoperto<br />

Tim Buckley, Robert Fripp, John<br />

Fahey, Bert Jansch, Richard Thompson,<br />

Grateful Dead, Derek Bailey, Van<br />

Morrison... e la sua musica ha allargato<br />

i confini della parola cantautore.<br />

Sangue e raffinatezza, psichedelia e<br />

chitarre acustiche per un artista da<br />

scoprire assolutamente. Ha iniziato<br />

come tutti con demo, apparizioni<br />

in comune con altri artisti e poi due<br />

album fulminanti: All Kinds of You del<br />

2014 e Primrose Green del 2015. I 15<br />

brani dei Genesis sono stati scelti da<br />

Armando Gallo, fotografo, scrittore e<br />

amico della band quasi da sempre.<br />

Sono sue le copertine di album storici<br />

come Seconds Out e Plays Live,<br />

ma soprattutto sono suoi i libri Peter<br />

Gabriel e I Know What I Like, titolo<br />

scelto anche per una recente App per<br />

iPad, corredata da una marea di foto,<br />

alcune inedite, e notizie dall’interno<br />

dell’universo Genesis.<br />

Filippo Andreani<br />

NON È LA PRIMA VOLTA<br />

Master Music<br />

suono Gang, come i musicisti<br />

coinvolti, tra cui Garth Hudson,<br />

<br />

stica,<br />

senza risultare patinata;<br />

splendido il risultato in vinile.<br />

Un peccato citare una canzone<br />

sulle altre. Un racconto sonoro<br />

Genesis songs<br />

1 Nursery Cryme<br />

THE MUSICAL BOX 1971<br />

2 Foxtrot<br />

SUPPER’S READY 1972<br />

3 Selling England by the Pound<br />

DANCING WITH THE<br />

MOONLIT KNIGHT 1973<br />

4 The Lamb Lies Down on<br />

Broadway<br />

THE CHAMBER OF 32<br />

DOORS 1974<br />

5 Trespass<br />

THE KNIFE 1970<br />

6 Selling England by the<br />

Pound<br />

THE CINEMA SHOW 1973<br />

7 Selling England by the Pound<br />

FIRTH OF FIFTH 1973<br />

8 Trespass<br />

STAGNATION 1970<br />

9 Wind & Wuthering<br />

BLOOD ON THE<br />

ROOFTOPS 1976<br />

10 Foxtrot<br />

WATCHER OF THE SKIES<br />

1972<br />

11 Duke<br />

TURN IT ON AGAIN 1980<br />

12 The Lamb Lies Down on<br />

Broadway<br />

THE LAMIA 1974<br />

13 Nursery Cryme<br />

THE RETURN OF THE<br />

GIANT HOGWEED 1971<br />

14 Selling England by the Pound<br />

I KNOW WHAT I LIKE 1973<br />

15 A Trick of the Tail<br />

SQUONK 1976<br />

Filippo Andreani<br />

Guido Bellachioma<br />

da gustare pienamente evitando<br />

le interruzioni. Musica senza<br />

se e ma…<br />

116 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


Oltre il rock<br />

IO SONO UN CANTAUTORE<br />

Per info: www.facebook.com/<br />

<br />

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-<br />

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-<br />

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<br />

Il coraggio del pettirosso-<br />

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Canzone per Delmo<br />

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-<br />

-<br />

Mino Profumo<br />

GENESIS IN ITALIA TUTTI I CONCERTI 1972-1975<br />

www.edizionisegno.it<br />

LA MUSICA “STRANA” DI<br />

PROG ITALIA<br />

La Sprea Editori (www.sprea.it) è una<br />

solida e attiva casa editrice che ha ottimi<br />

rapporti con <strong>SUONO</strong> grazie alla versione<br />

italiana della rivista Classic Rock,<br />

diretta da una vecchia volpe dell’editoria<br />

come Francesco Coniglio. A fine<br />

<br />

<br />

“Sono 70 anni<br />

che guardo il cielo e quando c’è<br />

2014 Coniglio ha voluto che mettessi<br />

in piedi uno Speciale Prog dedicato alla<br />

scena italiana degli Anni ’70, copertina<br />

dedicata al leggendario Francesco Di<br />

Giacomo, andato piuttosto bene tra gli<br />

appassionati. Questo quasi insperato<br />

successo ha convinto la Sprea e Coniglio<br />

a realizzare la versione italiana di<br />

vento, soprattutto se sta per piovere,<br />

mi sembra di sentire più<br />

forte la voce di mio padre. Sono<br />

un bambino di 70 anni e parlo<br />

<br />

<br />

pianura che da allora mi tiene<br />

in ostaggio… ”.<br />

TUTTO SUI CONCERTI DEI<br />

GENESIS<br />

<br />

-<br />

-<br />

Genesis in<br />

Italia <br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

“Quasi<br />

Prog, come Classic Rock realizzato in<br />

Gran Bretagna da Team Rock (www.<br />

teamrock.com), affidandone la direzione<br />

al sottoscritto. In questa nuova avventura,<br />

che porterà all’uscita del N°0<br />

a inizio giugno, la rivista, tutta a colori,<br />

avrà lo stesso formato (22x30) e numero<br />

di pagine (128) di Classic Rock, ma si<br />

occuperà di rock progressivo e dintorni,<br />

senza tralasciare nulla oltre quello che<br />

la gente accomuna a questa parola,<br />

ovvero il rock sinfonico e romantico.<br />

In questo numero la copertina è dedicata<br />

ai migliori 120 album dal 1969 al<br />

2015, divisi in italiani e stranieri, scelti<br />

attraverso un sondaggio massiccio in<br />

tutto il mondo tra appassionati, giornalisti,<br />

discografici, musicisti, grafici e<br />

qualsiasi persona interessata. Quattro<br />

i periodi su cui esprimere le preferenze,<br />

15 in ogni categoria (Italia e resto<br />

del mondo): 1969-1979, 1980-1989,<br />

1990-1999, 2000-2015. Per votare basta<br />

mandare una mail, se non l’avete già<br />

fatto, a g.bellachioma@quipo.it. Questo<br />

numero speciale di Prog avrà anche<br />

una seconda copertina dedicata al 30°<br />

anniversario della pubblicazione di Misplaced<br />

Childhood dei Marillion. Piuttosto<br />

ricchi i contenuti con artisti nuovi e<br />

del passato…<br />

Guido Bellachioma<br />

Per info: www.progressivamente.com<br />

ad ogni intervista e in qualun-<br />

<br />

sempre sottolineato”-<br />

“il rapporto speciale della<br />

band con l’Italia. Se il Belgio è<br />

stato il primissimo paese a tributare<br />

un certo successo al gruppo<br />

fuori dall’Inghilterra non c’è<br />

dubbio che nella nostra nazione i<br />

ta<br />

decisiva per la loro carriera in<br />

un momento cruciale, quando i<br />

dubbi sul loro futuro iniziavano<br />

a seminare preoccupanti germi<br />

di un precoce scioglimento.<br />

Il quintetto raccolse nel nostro<br />

Paese, giusto all’inizio degli anni<br />

Settanta, successi importantissimi:<br />

mentre in patria veniva<br />

snobbato da critica e pubblico,<br />

suonando spesso davanti<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 117


SELECTOR<br />

a poche centinaia di persone,<br />

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tatori<br />

presenti ai concerti sia da<br />

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Genesis in Italia<br />

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intatta e, strato dopo strato, ha<br />

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.<br />

Ryley Walker songs<br />

1 All Kinds Of You<br />

THE WEST WIND 2014<br />

2 Primrose Green<br />

SUMMER DRESS 2015<br />

3 Primrose Green<br />

SAME MINDS 2015<br />

4 Primrose Green<br />

PRIMROSE GREEN 2015<br />

5 All Kinds of You<br />

BLESSINGS 2014<br />

6 Primrose Green<br />

ALL KINDS OF YOU 2015<br />

7 Primrose Green<br />

LOVE CAN BE CRUEL 2015<br />

8 Primrose Green<br />

SWEET SATISFACTION<br />

2014<br />

9 All Kinds of You<br />

TWIN OAKS PT. 1 2014<br />

10 Primrose Green<br />

HIDE IN THE ROSES 2015<br />

11 Primrose Green<br />

ON THE BANKS OF THE<br />

OLD KISWAUKEE 2015<br />

12 Primrose Green<br />

THE HIGH ROAD 2015<br />

13 All Kinds of You<br />

ON THE RISE 2014<br />

Davide Desario<br />

#ROMA BARZOTTA<br />

Avagliano Editore<br />

Pagine: 230 - Prezzo: 14 euro<br />

Questo libro raccoglie oltre cento<br />

nel 2009. Nel 2013 è stato chiamato<br />

alla guida della redazione del sito ilmessaggero.it.<br />

Per Avagliano editore<br />

ha pubblicato anche Storie Bastarde.<br />

Quei ragazzi cresciuti tra Pasolini e la<br />

banda della Magliana (2010). Una sua<br />

14 All Kinds of You<br />

CLEAR THE SKY 2014<br />

15 Colored GlassThe Evidence<br />

Of Things Unseen<br />

THE DOME OF MANY<br />

2011<br />

affreschi su Roma e sui romani usci-<br />

grande passione è la musica, in parti-<br />

ti negli ultimi anni sul quotidiano “Il<br />

colare il rock progressivo, quello nato<br />

Messaggero” nella rubrica Senza Rete,<br />

negli anni ‘70 e che ancora oggi suscita<br />

i cellulari… passare ore nel salone della<br />

curata da Davide Desario. Un libro<br />

grandi emozioni. Da lui abbiamo volu-<br />

nostra casa ad ascoltare quei dischi era<br />

social: gli articoli, infatti, prendono<br />

to sapere il perché di questo amore<br />

una cosa meravigliosa. In seguito tutti<br />

spunto da un tweet o da un post su<br />

per un genere musicale nato mentre<br />

i miei amici hanno iniziato a suonare<br />

Facebook lanciato nella rete da chi si<br />

veniva al mondo. “Come mai un ra-<br />

strumenti e costruito gruppi musiocali.<br />

meraviglia o s’indigna per quello che<br />

gazzo nato nel 1971, quando i Genesis<br />

Alle prove in garage qualcuno doveva<br />

accade all’ombra del Colosseo. Roma<br />

pubblicavano l’album Nursery Crime, si<br />

pure ascoltarli. Io non suonavo ma vive-<br />

è sempre uguale e sempre diversa,<br />

appassiona al rock progressivo? Sempli-<br />

vo i giri di basso, gli assoli con chitarra,<br />

ci s’innamora di lei, e la si maledice.<br />

ce: ho un fratello più grande di 9 anni,<br />

i primi tentativi di campionamento elet-<br />

Combattuta tra la Lazio e la Roma, tra<br />

mille volti, perennemente in bilico tra<br />

Michele, che era molto appassionato di<br />

tronico sognando i Kraftwerk. Poi sono<br />

musei e degrado, tra turisiti e stranie-<br />

modernità ed eternità. Davide Desa-<br />

musica e amico di un deejay di Radio<br />

spuntati i Marillion (i Genesis 2.0), che mi<br />

ri, tra cortei e scioperi, è una città che<br />

rio è nato a Roma nel 1971. Dal 1995<br />

Luna. Lui mi ha cresciuto ascoltando<br />

sono subito entrati nel cuore… con Fish<br />

non si capisce mai da che parte penda.<br />

scrive per “Il Messaggero” e per le sue<br />

Genesis e Pink Floyd prima, Emerson,<br />

così vicino al primo Peter Gabriel”.<br />

L’unica possibilità, allora, è prenderla<br />

inchieste ha ricevuto il riconoscimento<br />

Lake and Palmer e King Crimson poi.<br />

così com’è e provare a viverci in mez-<br />

speciale al Premio Cronista 2008, orga-<br />

Quelle sonorità sono state la colonna<br />

Per info: www.avaglianoeditore.it<br />

zo possibilmente con un sorriso sulle<br />

nizzato dall’Unione Cronisti Italiani, e<br />

sonora della mia infanzia: c’erano solo<br />

È possibile acquistare il libro dal sito:<br />

labbra. L’autore racconta una città dai<br />

ha vinto l’Amalfi Coast Media Award<br />

6 canali in TV, non esistevano internet e<br />

www.four-edition.com<br />

118 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


Oltre il rock<br />

Keith Jarrett<br />

RITRATTO DI UN<br />

COMPLEANNO<br />

8 maggio 2015: Keith Jarrett<br />

ha compiuto 70 anni e il libro<br />

Keith Jarrett. Un Ritratto che<br />

lo celebra è il primo della collana<br />

Lelli e Masotti Archivio<br />

– nonsequential edita da Arcana,<br />

cui seguiranno altri titoli<br />

tra cui, in autunno, Demetrio<br />

Stratos e Area di Silvia Lelli<br />

e Roberto Masotti. Centinaia<br />

di fotografie, molte inedite,<br />

altre facilmente riconoscibili<br />

dai conoscitori, a coprire un<br />

lunghissimo periodo: 1969 –<br />

2011. C’è tutto il tempo per il<br />

formarsi di un ritratto artistico<br />

e umano dove Jarrett è da<br />

solo o in compagnia dei musicisti<br />

delle diverse e storiche<br />

formazioni. Roberto Masotti<br />

è fotografo molto conosciuto<br />

nel campo musicale, in tutta<br />

la sua ampiezza e varietà, ma<br />

jazz e musica contemporanea<br />

rappresentano un’area privilegiata,<br />

comunque di partenza.<br />

L’incontro con Keith Jarrett<br />

è stato uno dei più determinanti<br />

della sua carriera. Come<br />

ovvio, vista la cura dell’autore,<br />

nel libro c’è una forte impronta<br />

fotografica costruita su una<br />

rigorosa selezione, che costituisce<br />

di per sé una riflessione<br />

sul rapporto tra fotografia e<br />

musica. Il tutto scorre secondo<br />

un flusso dietro il quale si riconoscono<br />

le figure di musicisti<br />

che hanno contribuito alla sua<br />

formazione, come Miles Davis,<br />

e altre che sono state partner<br />

ideali nei gruppi - Jan Garbarek,<br />

Jack De Johnette, Gary<br />

Peacock, Paul Motian, Charlie<br />

Haden, Dewey Redman, Palle<br />

Danielsson, Jon Christensen -<br />

e, quel produttore, compagno<br />

di strada, amico di una vita che<br />

si chiama Manfred Eicher. In<br />

questo libro tutti si ritrovano e<br />

Masotti è tra loro per testimoniare<br />

del suo lungo lavoro per<br />

l’etichetta ECM, riscontrabile<br />

nella produzione discografica<br />

in generale e di Jarrett nello<br />

specifico. Roberto Masotti si<br />

è sempre dedicato alla documentazione<br />

e alla ricerca attraverso<br />

il mezzo fotografico e<br />

con scritti, interviste e articoli<br />

nel campo dello spettacolo e in<br />

particolare della musica jazz,<br />

contemporanea e sperimentale.<br />

Molte sue immagini sono<br />

state utilizzate dall’editoria<br />

per libri, riviste, copertine di<br />

dischi, soprattutto per la casa<br />

discografica ECM. Il suo lavoro<br />

più noto, You Tourned The<br />

Tables On Me, centoquindici<br />

ritratti di musicisti contemporanei<br />

(1974-1981), è stato pubblicato<br />

nel 1995 ed esposto in<br />

numerose città europee. Con<br />

Silvia Lelli, dal 1979 al 1996,<br />

è stato fotografo ufficiale del<br />

Teatro alla Scala di Milano.<br />

L’ALTRA FACCIA DELLA<br />

MUSICA<br />

Per info: www.altrock.it<br />

La strana famiglia AltrOck riesce<br />

a coniugare dal 2005 le<br />

varie tendenze d’avanguardia<br />

nella musica contemporanea<br />

non istituzionalizzata, immettendoci<br />

dosi massicce di jazz,<br />

rock e altri settori di confine<br />

lequins,<br />

prosecuzione della storica<br />

e omonima fanzine cartacea<br />

(www.arlequins.it), prendiamo<br />

considerazioni di Marcello Marinone<br />

e Francesco Zago, responsabili<br />

dell’etichetta e arti-<br />

<br />

“Dietro un progetto temerario<br />

come AltrOck”none,<br />

“c’è soprattutto la passione,<br />

non certo la soddisfazione<br />

economica. Come accade molto<br />

spesso, il caso ci ha dato sicuramente<br />

una mano: nel 2006, con<br />

il master di Labirinto d’acqua<br />

<br />

avevamo ancora trovato un’etichetta<br />

disposta a produrci.<br />

Così, Francesco e io decidemmo<br />

di fare il salto e di non appoggiarci<br />

a nessuno, ma di lavorare<br />

autonomamente alla stampa<br />

e alla promozione del CD. In<br />

questo modo nacque l’etichetta,<br />

che chiamammo Altrock, sulla<br />

scia del festival che avevo organizzato<br />

nel 2005. Contro le<br />

nostre più rosee aspettative, il<br />

disco andò bene: presto esaurimmo<br />

la prima tiratura e ricevemmo<br />

recensioni molto lusin-<br />

<br />

pensammo di proseguire lavorando<br />

anche con altri gruppi. I<br />

primi furono i bielorussi Rational<br />

Diet e i bolognesi Accordo<br />

dei Contrari”. Riguardo il calo<br />

sta<br />

è la loro opinione: “Un problema<br />

complicato da capire”,<br />

è sempre Marinone a parlare<br />

“certo il download illegale è,<br />

a mio parere, soprattutto per<br />

piccole realtà come le nostre,<br />

un male incurabile, un vero e<br />

proprio dramma. Credo che nei<br />

cosiddetti appassionati dovrebbe<br />

esserci maggiore coscienza<br />

nel capire che comprando la<br />

musica che amano la aiutano<br />

a sopravvivere. Soprattutto<br />

se è musica di nicchia. Vasco<br />

Rossi venderà comunque la sua<br />

musica, anche se un suo disco<br />

viene scaricato illegalmente”.<br />

Prosegue Zago: “Se mi occupassi<br />

di musica commerciale,<br />

ossia costruita a tavolino per<br />

re<br />

lo stadio di San Siro ogni<br />

estate, forse non ci dormirei la<br />

notte. Ma non sono questi i miei<br />

obiettivi, né come musicista né<br />

come… discografico. Francamente<br />

non saprei rispondere<br />

a questa domanda. Non darei<br />

però la colpa, come si fa sempre<br />

più spesso, a Internet, bla bla<br />

bla. Se il pubblico non compra<br />

la musica è perché non pensa<br />

valga la pena spendere dei soldi<br />

per acquistarla e per fruirne<br />

(acquistando un CD o andando<br />

a un concerto). Quindi i disco-<br />

<br />

più ai contenuti dei loro “prodotti”,<br />

chiedendosi perché alla<br />

gente non interessa più certa<br />

musica, senza nascondersi dietro<br />

la scusa di Internet, eMule,<br />

l’11 settembre, la crisi mondiale<br />

e via dicendo”. Tra le recenti<br />

produzioni di AltrOck: Not a<br />

Good Sign con From a Distance,<br />

La coscienza di Zeno con La<br />

notte anche di giorno, Simon<br />

Steensland con A Farewell to<br />

Brains, The Nerve Institute<br />

con Fictions, l’omonimo Alco<br />

Frisbass, Cicca con The Finest<br />

of Miracles. A settembre è previsto<br />

il nuovo album degli eccel-<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 119


SELECTOR<br />

a cura di Daniele Camerlengo<br />

Il rito del vinile regala migliorie<br />

al nostro rapporto con la musica.<br />

L’ascolto diventa magico, i nostri<br />

sensi ricevono uno stimolo particolare<br />

che galvanizza ogni cellula<br />

del sistema parasimpatico,<br />

un godimento lento e duraturo<br />

che non svanisce nemmeno a<br />

brano terminato, lo scricchiolio<br />

già è piacere. Oggi c’è bisogno di<br />

far conoscere questo mondo alle<br />

nuove generazioni, il bello va<br />

condiviso e difeso. Questo, poi, è<br />

il mese delle partenze festivaliere<br />

e ve ne segnalo due di qualità o,<br />

come si usa oggi, due eccellenze<br />

italiane: www.vicenzajazz.org<br />

e www.torinojazzfestival.it. La<br />

rubrica di questo mese vede come<br />

ospite il polistrumentista, vocalista,<br />

compositore, conduttore e<br />

autore di programmi radiofonici<br />

e televisivi Gegè Telesforo, profondo<br />

conoscitore e interprete<br />

dello scat, una forma di canto<br />

jazz basata sull’improvvisazione<br />

vocale. Nella sua carriera ha<br />

duettato con grandi star del jazz<br />

mondiale tra cui: Jon Hendricks,<br />

Dizzy Gillespie, Clark Terry, Dee<br />

Dee Bridgewater. È noto al grande<br />

pubblico soprattutto per aver<br />

preso parte alle trasmissioni televisive<br />

di Renzo Arbore.<br />

Daniele Camerlego<br />

Lorenzo Feliciati<br />

KOI<br />

RareNoiseRecords<br />

Ostinata e immortale<br />

Tenace e di testarda saggezza,<br />

risale il resistente condotto naturale<br />

senza mai darsi per vinta,<br />

lottando contro ogni avverso<br />

sistema vitale che si frapponga<br />

tra essa e il sogno dell’immortalità.<br />

La Porta del Drago l’aspetta,<br />

desiderosa di ricevere il suo<br />

cromatismo sfavillante, che l’ha<br />

resa sacro ornamento. La carpa<br />

Koi, pesce rispettato ed adorato<br />

dalle culture orientali, è la protagonista<br />

di questo concept album<br />

del bassista Lorenzo Feliciati,<br />

licenziato dalla prestigiosa eti-<br />

na<br />

RareNoiseRecords. La storia<br />

di questo pesce, nell’antichità<br />

<br />

per i giovani, è stata raccontata<br />

Jakob Bro<br />

attraverso dodici composizioni<br />

strumentali in forma di suite che<br />

prendono il nome dalle diverse<br />

varietà di carpa originaria della<br />

città giapponese di Ojiya. Le<br />

attitudini creative che accompagnano<br />

il viaggio ideale sono una<br />

equilibrata commistione di sonorità<br />

atmosferiche, descrittive<br />

dell’immaginario ambientale, e<br />

delle divagazioni tensive generate<br />

dalle progressioni antemiche<br />

di prog che ne valorizzano<br />

il flusso musicale rendendolo<br />

di senso epico. Questo lavoro<br />

laborazione<br />

e del talento senza<br />

fondo dello storico batterista dei<br />

Japan Steve Jansen che unisce<br />

al suo batterismo elegante le<br />

<br />

del pianista Alessandro Gwis<br />

il cui estro nel narrare attraverso<br />

il linguaggio del pregiato avorio è<br />

<br />

Angelo Olivieri che insieme al<br />

sassofonista Nicola Alesini e<br />

<br />

Stan Adams, Duilio Ingrosso<br />

e Pierluigi Bastioli amplificano<br />

l’ordito emozionale<br />

della errabonda testimonianza<br />

mistica. Grazie a questa scrittura<br />

musicale il manigoldo Lorenzo<br />

Kintarou Feliciati è riuscito a<br />

catturare l’essenza immortale<br />

del dragone.<br />

Jakob Bro Trio<br />

GEFION<br />

ECM<br />

La donatrice rurale<br />

Attorniati dal calore visivo e sensoriale<br />

di un fuoco acceso che scalda<br />

e predispone al racconto, anime<br />

rese stolide dalla bellezza delle<br />

sottili escandescenze sonore che<br />

donano nuova vita alle credenze<br />

oniriche della mitologia norrena.<br />

Vedute interiori fantastiche che<br />

spesso vengono associate ad accadimenti<br />

divini nefasti o a genesi<br />

di luoghi meravigliosi come in<br />

questa occasione. La mente visionaria<br />

di Jakob Bro ha dedicato<br />

questa intensa sessione compositiva<br />

al mito della Dea Gefjun che<br />

aggiogò all’aratro i suoi quattro<br />

do<br />

con forza sovrumana diede<br />

origine al lago svedese Mälaren.<br />

Un lavoro di meditazione musi-<br />

<br />

è un esercizio descrittivo in cui i<br />

suoni e le intenzioni percussive<br />

prodotte dai tre musicisti rendono<br />

la dimensione creativa una<br />

metastanza lorda di melodia e<br />

dilatate armonie medicamentose<br />

che trascende da ogni steccato o<br />

clausura di genere. è stato<br />

registrato nel Rainbow Studio di<br />

Oslo e sancisce l’esordio da leader<br />

per il chitarrista danese Jakob<br />

Bro. Con lui Thomas Morgan<br />

al contrabbasso, la sua “anima<br />

musicale gemella”, una sintonia<br />

nata dopo averlo sentito suonare<br />

al Tonic Club di New York con la<br />

formazione di Joey Baron e Jon<br />

Christensen alla batteria: da<br />

sempre una grandissima fonte<br />

d’ispirazione, un batterismo essenziale,<br />

avvolgente, e un pensiero<br />

da libero esploratore lo hanno<br />

ture.<br />

L’aspetto saliente di questa<br />

<br />

licenziata dalla ECM Records, è<br />

la loro sublime cura e attenzione<br />

<br />

fondante che arricchisce ogni loro<br />

performance.<br />

Preziosi trovatelli<br />

L’energia e la vitalità delle grandi<br />

personalità musicali e la loro<br />

capacità di sobillare le coscienze<br />

e alimentare i bollori umorali<br />

del pubblico è cosa risaputa ma<br />

la tenacia e la spensieratezza trasmessa<br />

da questo novantatrenne<br />

che entrava in scena ballando<br />

come un ragazzino, gioendo<br />

divertito delle emozioni sane<br />

regalategli dalla sua musica e<br />

da un destino amico che non ha<br />

120 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


Esperienze in jazz<br />

il Jazz in LP<br />

1 Diana Krall<br />

WALLFLOWER 2015<br />

2 Joe Henderson<br />

MODE FOR JOE 2014<br />

3 Dexter Gordon<br />

GO 2014<br />

4 Wayne Shorter<br />

JUJU 2014<br />

5 Lee Morgan<br />

CORNBREAD 2014<br />

6 Fausto Mesolella<br />

LIVE AD ALCATRAZ 2014<br />

7 Herbie Hancock<br />

MAIDEN VOYAGE 2015<br />

8 jaga jazzist<br />

JAGA JAZZIST-STARFIRE<br />

2015<br />

9 Medeski Martin & Wood<br />

END OF THE WORLD<br />

PARTY 2015<br />

10 Larry Young<br />

UNITY 2014<br />

Daniele Camerlengo<br />

11 Hank Mobley<br />

SOUL STATION 2014<br />

12 Ella Fitzgerald; Louis<br />

Armstrong<br />

ELLA & LOUIS 2010<br />

13 Sonny Rollins<br />

A NIGHT AT THE VILLAGE<br />

VANGUARD 2014<br />

14 Jose James<br />

NO BEGINNING NO END<br />

2015<br />

15 Jimmy Smith<br />

BACK AT THE CHICKEN<br />

SHACK 2014<br />

Stiamo parlando di Compay<br />

Segundo e dei Buena Vista<br />

Social Club che nel 1997, grazie<br />

al grande successo del loro<br />

album omonimo, diedero nuova<br />

vita alla musica tradizionale cubana.<br />

A quasi vent’anni l’etichetta<br />

inglese World Circuit pubblica<br />

Lost and Found, una raccolta<br />

di brani inediti registrati dal vivo<br />

e all’Avana presso gli studi di registrazione<br />

Areito 101, Areito<br />

102 e Calle 18 dell’Egrem, durante<br />

le leggendarie session a cui<br />

prese parte Ry Cooder, autore<br />

insieme a Nick Gold dello storico<br />

successo. Quattordici tracce di<br />

inestimabile valore che la World<br />

Circuit custodiva, un bellezza che<br />

andava condivisa con chi ha vissuto<br />

quell’epoca di grande fertilità<br />

della musica cubana grazie a<br />

leggende del calibro di Ibrahim<br />

Ferrer, Omara Portuondo,<br />

il pianista Rubén Gonzàlez,<br />

il bassista Cachaìto Lòpez e<br />

il mito “Primo Compay”. Il rapimento<br />

dello stile classico del son<br />

cubano in Macusa, La bellezza<br />

emozionale della voce di Omara<br />

Portuondo in Làgrimas Negras,<br />

lo strabiliante pianismo<br />

di Rubén Gonzàlez in Como<br />

Sento Yo sono solo alcune preziose<br />

evidenze di questo album<br />

che non deve mancare in una<br />

collezione che si rispetti.<br />

Domenico Sanna<br />

BROOKLYN BEAT<br />

Jando Music 2014<br />

oklyn Beat! con Ameen Saleem al<br />

contrabbasso e Dana Hawkins alla<br />

batteria, altri due fuoriclasse della<br />

nuova generazione Jazz newyorkese.<br />

Con Domenico negli ultimi<br />

anni abbiamo collaborato su vari<br />

progetti discografici e, ancora<br />

Domenico Sanna<br />

sato e presente con la disinvoltura<br />

e la leggerezza di chi ascolta tanta<br />

Musica, di chi la ama più del suo<br />

strumento. Sì, Domenico Sanna<br />

è senza dubbio un eccellente pianista,<br />

ma il suo essere sempre a<br />

servizio della Musica, mettendo<br />

spesso in secondo piano il suo<br />

ego solistico, lo rende un Artista<br />

speciale. Una personalità, un carattere,<br />

che in questo suo nuovo<br />

progetto si esalta ulteriormente,<br />

proponendoci in trio un approccio<br />

stilistico che disegna un mondo<br />

sonoro originale, non convenzionale<br />

e al tempo stesso sorprendentemente<br />

piacevole all’ascolto.<br />

Buena Vista Social Club<br />

LOST AND FOUND<br />

World Circuit<br />

aspettato quella centosedicesima<br />

candelina tanto desiderata<br />

ma che ha regalato alla cultura<br />

musicale un patrimonio compositivo<br />

di inaudita bellezza...<br />

Il primo dei tre album che vorrei<br />

consigliarvi ha come protagonista<br />

uno dei migliori talenti<br />

italiani della nuova generazione;<br />

a seguire un album che segnerà<br />

certamente la storia della Black<br />

<br />

adatto ai puristi ma perfetto per<br />

chi si avvicina al Soul/Jazz per la<br />

prima volta. Buon ascolto!<br />

Gegé Telesforo<br />

Una grande vena creativa<br />

Il pianista Domenico Sanna ha<br />

registrato non più di un anno fa al<br />

Bunker Studio di New York Bro-<br />

D’Angelo<br />

oggi, dopo centinaia di concerti<br />

in giro per il mondo, performance<br />

di varia natura e importanza,<br />

resto piacevolmente incantato<br />

dalla sua naturale vena creativa,<br />

dal suo riuscire a coniugare pas-<br />

Il Profeta del NuSoul<br />

Michael Eugene Archer, noto ai<br />

più come D’Angelo, dopo 14<br />

anni dalla pubblicazione di Voodoo<br />

torna con Black Messiah per<br />

tracciare ancora una volta il nuovo<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 121


SELECTOR<br />

Franco Bonini<br />

MONK, BUD O VICEVERSA.<br />

APPUNTI PER UNA<br />

DISCOGRAFIA JAZZ SU<br />

VINILE<br />

Casa Musicale Eco<br />

Pagine: 384 - Prezzo: 20 euro<br />

Monk, Bud o viceversa. Appunti per<br />

una discografia jazz su vinile è il titolo<br />

del libro di Franco Bonini, dedicato<br />

a questo supporto fisico la cui rarità<br />

odierna ne determina ulteriore fascino.<br />

Appartiene ormai al passato la storia<br />

dell’incisione su disco, motivo per cui<br />

quest’opera è principalmente destinata<br />

a quei super appassionati che vanno<br />

alla ricerca forsennata di vinili tanto più<br />

preziosi quanto più rari, ma anche a coloro<br />

che sono disposti ad acquistare le<br />

ristampe di oggi dal carattere vintage.<br />

I grandi protagonisti della storia del<br />

jazz vengono suddivisi in base al loro<br />

strumento e alla loro storia artistica.<br />

Compaiono nel libro nomi di jazzisti<br />

di scarsa notorietà, magari conosciuti<br />

solo perché avevano realizzato dischi<br />

con musicisti di grande fama; ne è<br />

un esempio il pianista Russ Freeman.<br />

L’autore sottolinea l’aspetto ludico del<br />

collezionismo e recupera da vecchi<br />

scaffali polverosi di qualche negozio<br />

dischi incisi da nomi interessanti come<br />

John La Porta, Phil Woods, Charlie Mariano.<br />

Al lettore non resta che lasciarsi<br />

coinvolgere da questo gioco di ricerca<br />

e di riemersione alla luce di musicisti<br />

rimasti nell’ombra per troppo tempo.<br />

È possibile acquistare il libro dal sito:<br />

www.casamusicaleeco.com<br />

ster George Clinton, la pop star<br />

Rhianna, la super band Snarky<br />

Puppy vincitrice lo scorso anno<br />

di un Grammy Award, la bravissima<br />

Shayna Steele trova<br />

<br />

il suo secondo album da solista.<br />

Con un repertorio che spazia dal<br />

soul d’annata al jazz contemporaneo,<br />

con brani originali scritti<br />

con suo marito, il pianista David<br />

Cook, passando per arrangiamenti<br />

di composizioni dei Massive<br />

Attack e Fiona Apple, questa<br />

bella vocalist californiana re-<br />

<br />

onnivori appassionati di musica<br />

con il talento puro e il timbro<br />

della sua voce. Musica suonata<br />

live in studio con partner d’eccezione<br />

come Christian McBride al<br />

songs<br />

1 JULIAN CANNONBALL<br />

ADDERLEY<br />

WALK TALL (LIVE) 1969<br />

2 BEATLES<br />

BLACKBIRD 1968<br />

3 JAMES BROWN<br />

SOUL POWER 1971<br />

4 BILL WHITERS<br />

USE ME 1972<br />

5 BOBBY MCFERRIN<br />

MOONDANCE 1982<br />

6 MILES DAVIS<br />

SO WHAT 1959<br />

7 CHET BAKER<br />

IT COULD HAPPEN TO<br />

YOU 1958<br />

8 RAY CHARLES<br />

MARY ANN 1956<br />

Gegè Telesforo<br />

9 DON GROLNICK<br />

POINTING AT THE MOON<br />

1989<br />

10 DONALD FAGEN<br />

MAXINE 1982<br />

11 EARTH WIND &FIRE<br />

SEPTEMBER 1978<br />

D’Angelo<br />

BLACK MESSIAH<br />

2014 - RCA<br />

sentiero della Black Music con-<br />

<br />

da QuestLove alla batteria, Pino<br />

Palladino al basso e dal rapper Q-<br />

Tip per i testi, D’Angelo partorisce<br />

<br />

molto attesa un album politicamente<br />

scorretto e lontano dagli<br />

stereotipi del contemporary R&B<br />

<br />

che trasuda storie contemporanee<br />

e te le sbatte in faccia come i fatti di<br />

Ferguson, la nuova questione raz-<br />

<br />

come Occupy Wall Street dove<br />

non esiste un leader vero e proprio<br />

ma tutti possono e devono esserlo.<br />

Black Messiah probabilmente non<br />

<br />

non è quello il suo obiettivo. La<br />

meta è già stata raggiunta con una<br />

lezione di Musica che raramente si<br />

le<br />

di oggi: strutture anomale e arrangiamenti<br />

spesso sorprendenti<br />

in un condensato di rabbia, sesso<br />

spinto, orgoglio nero e afrore ritmico<br />

che provocano eccitazione e<br />

forti emozioni dalla prima all’ultima<br />

traccia. Non facile al primo<br />

ascolto perché brutale, ma più lo<br />

si riascolta più ci si rende conto di<br />

avere davanti una perla rara.<br />

Punto di riferimento<br />

Con un background musicale<br />

che viene dalla scuola del gospel,<br />

dopo tanta gavetta nei musical e<br />

co<br />

di Artisti come il funk ma-<br />

Shayna Steele<br />

RISE<br />

2015 – Ropeadope<br />

contrabbasso, Eric Harland alla<br />

batteria, Marcus Miller e il giovane<br />

crooner Sachal Vasandani,<br />

Shayna Steele<br />

che impreziosiscono l’album di<br />

un’artista che negli States è già<br />

12 EDDIE HARRIS<br />

FREEDOM JAZZ DANCE<br />

1965<br />

13 ELLA FITZGERALD<br />

AIR MAIL SPECIAL (LIVE)<br />

1958<br />

14 DONNY HATHAWAY<br />

THE GHETTO (LIVE) 1972<br />

15 HERBIE HANCOCK<br />

WATERMELON MAN 1962<br />

un punto di riferimento per le<br />

nuove generazioni jazz e r&b.<br />

122 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


SELECTOR<br />

a cura di Pietro Acquafredda<br />

Bologna, Teatro Comunale<br />

La stagione, al solito, è senza<br />

infamia e senza lode. Accanto<br />

ai classiconi di Verdi (Macbeth,<br />

Un ballo in maschera), Donizetti<br />

(Don Pasquale, Elisir) e<br />

Puccini (Madama Butterfly),<br />

la Jenufa <br />

piacevole contrasto, e spicca<br />

decisamente la nuova commissione<br />

per Solbiati, Il suono giallo.<br />

In un cartellone del genere<br />

la presenza dello Zauberflöte<br />

di Mozart (dal 16 a 24 maggio)<br />

non dovrebbe stupire. Eppure,<br />

si può giurare che nella stagione<br />

di quest’anno del Comunale è<br />

proprio questo il titolo più innovativo,<br />

che farà sicuramente<br />

la storia del teatro in Italia. Per<br />

Michele Mariotti (nella foto),<br />

nuovo direttore musicale del<br />

Teatro sarà solo la<br />

prossima tappa del suo personale<br />

viaggio nel mondo mozartiano<br />

cominciato nel 2010 con<br />

Idomeneo e destinato a chiudersi<br />

nel 2018 col Don Giovanni.<br />

Il Flauto verrà rappresentato in<br />

forma integrale, con i dialoghi<br />

in prosa e in tedesco perché, secondo<br />

il suo direttore, “le opere<br />

vanno rappresentante nella lingua<br />

in cui sono nate, con la sua<br />

sonorità, i suoi accenti. Fare<br />

oggi Guillaume Tello Carmenin<br />

italiano è solo un’operazione di<br />

antiquariato”. Insomma, se uno<br />

spettacolo funziona, funziona,<br />

e lo stesso vale per le regie. Per<br />

questo Mariotti si tiene fuori<br />

dall’annosa diatriba che vede le<br />

regie tradizionali contrapposte<br />

a quelle moderne e che tanto in-<br />

se:<br />

è convinto che “ci sono solo<br />

regie fatte bene e regie fatte<br />

male. Un Rigoletto può essere<br />

anche essere senza Mantova e<br />

<br />

del terzo atto ci dà un clima,<br />

un’atmosfera a cui dobbiamo<br />

essere fedeli”. Ecco perché un<br />

Flauto Magico può essere spe-<br />

so<br />

tempo. Non sappiamo se lo<br />

del Comunale sarà<br />

<br />

sicuri che si tratti del più sperimentale,<br />

dato che la regia è stata<br />

<br />

un gruppo di ricerca teatrale<br />

con sede a Ravenna che lavora<br />

in tutto il mondo dal 1992. Per<br />

la regia dello Luigi<br />

De Angelis, dopo lo studio delle<br />

lettere dell’autore con la sorella,<br />

ha immaginato che a muovere la<br />

<br />

Mozart e la sorellina Nannerl,<br />

bambini sognatori che governano<br />

un mondo fatato. Ciò che<br />

è incredibile è che i due bimbi<br />

non sono sul palco: il collettivo<br />

<br />

trasformati in immagini 3D che<br />

verranno proiettate sulle quinte.<br />

Il pubblico, forse per la prima<br />

volta in Italia, indosserà gli occhialetti<br />

come se fosse al cinema<br />

per assistere a un nuovo kolossal<br />

sui supereroi dei fumetti, ma<br />

potrà godere di uno spettacolo<br />

ben diverso, con una regia in cui<br />

il coro è travestito da pubblico,<br />

di modo da comprendere nel favoloso<br />

palazzo di Sarastro, dimora<br />

delle arti, anche la platea<br />

e, in senso lato, tutto il Teatro.<br />

<br />

3D e l’azione scenica potranno<br />

giocare a quel gioco leggero che<br />

è il Flauto Magico di Mozart,<br />

<br />

comico e serio, Egitto e Massoneria<br />

si confondono e fanno a<br />

rimpiattino senza che a noi pubblico<br />

sia mai data la possibilità<br />

<br />

BIANCHI... ROSSINI E VERDI<br />

La Sala Verdi del Conservatorio di Milano, tempio meneghino della buona<br />

musica (e della buona società) ospiterà il prossimo 19 maggio un<br />

evento-concerto-spettacolo di Elio,<br />

al secolo Stefano Belisari, l’eclettico<br />

cantante del gruppo Elio e le Storie<br />

Tese. Elio non è certo nuovo all’austera<br />

Sala Verdi, visto che è proprio<br />

al Conservatorio di Milano che ha<br />

ricevuto la sua istruzione musicale,<br />

diplomandosi in flauto nella classe<br />

della prof.ssa Kessik. Un ritorno alle<br />

origini? Forse, ma il cantante non si<br />

esibirà sicuramente nei concerti di<br />

Mozart o nelle sonate di Reinecke:<br />

la serata, intitolata “Bianchi, Rossini<br />

e Verdi – Omaggio al canto tricolore” sarà una scherzosa kermesse, un<br />

viaggio semiserio nella musica italiana, da quella dei grandi compositori<br />

di ieri fino alla canzone dei nostri giorni, realizzato anche grazie alla<br />

collaborazione del compositore contemporaneo Luca Lombardi, uno<br />

dei più quotati sul panorama moderno. Il ricavato della serata andrà a<br />

finanziare i progetti di coordinazione e sviluppo di Mani Tese, in particolare<br />

quelli a favore della sovranità alimentare in Sud Sudan, Benin<br />

e Burkina Faso, paesi africani tra i<br />

più poveri. L’evento è organizzato<br />

in coincidenza con il cinquantesimo<br />

anniversario del primo progetto<br />

di cooperazione internazionale<br />

dell’ONG, che dal 1965 opera per<br />

combattere la fame e gli squilibri fra<br />

il Nord e il Sud del mondo, fra i centri<br />

e le periferie. Insomma, alle 21 Sala<br />

Verdi diventerà la scenografia per<br />

un evento unico nel suo genere, una<br />

serata in cui la scherzosa rassegna<br />

della tradizione musicale italiana e il<br />

contributo di un pubblico sicuramente divertito sosterranno l’azione di<br />

chi ha dimostrato di poter fare qualcosa di utile nel mondo. E che, anche<br />

grazie all’aiuto di un artista come Elio, che ha sempre prestato attenzione<br />

alle tematiche sociali, potrà continuare a farlo.<br />

124<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015


Secondo noi la classica<br />

<br />

Il mondo del milanese<br />

si riunisce alla Scala per due appuntamenti<br />

speciali: il 16 e il 24<br />

maggio la Filarmonica è impegnata<br />

in due concerti i cui proventi<br />

saranno devoluti alle associazioni<br />

I Semprevivi+onlus e<br />

Progetto Itaca Onlus, che si battono<br />

per i diritti e per la qualità<br />

della vita delle persone che vivono<br />

un disagio psicologico. Le<br />

date di maggio sono da inserire<br />

in una cornice più ampia, quella<br />

de “La Filarmonica incontra la<br />

città”, un ciclo di prove aperte<br />

che quest’anno sostiene i progetti<br />

di assistenza alla disabilità<br />

a Milano e di cui questi sono<br />

gli ultimi due appuntamenti.<br />

Prevista la presenza di grandi<br />

personalità: il 16 maggio sarà<br />

Riccardo Chailly, neo-insediato<br />

direttore artistico del teatro, a<br />

dirigere la Filarmonica nella<br />

<br />

e nel Concerto per pianoforte<br />

e orchestra n.4 di Beethoven,<br />

con la solista portoghese Maria<br />

João Pires al suo debutto alla<br />

Scala. Il 24 sarà Marc Albrecht<br />

a dirigere l’orchestra, sul palco<br />

con la giovane pianista Beatrice<br />

Rana: in programma il primo<br />

Concerto di Beethoven e il quartetto<br />

n.1 per pianoforte e archi<br />

di Brahms nella versione per<br />

pianoforte e orchestra elaborata<br />

da Schönberg. A introdurre<br />

le prove aperte e a guidare il<br />

pubblico nell’ascolto saranno i<br />

critici musicali Gian Mario Benzing<br />

per il primo appuntamento<br />

e Enrico Parola per il secondo.<br />

La rassegna è realizzata dal Teatro<br />

alla Scala col supporto di<br />

UniCredit e UniCredit Foundation<br />

e con “Corriere della Sera-<br />

ViviMilano” e “Radio Popolare”<br />

nel ruolo di media partner.<br />

Negli ultimi anni la Scala si è<br />

vista impegnata sempre più frequentemente<br />

nel sostegno alle<br />

iniziative di carattere sociale,<br />

unitamente a una politica di<br />

sempre maggiore accessibilità<br />

al mondo della musica e della<br />

danza: “La Filarmonica incontra<br />

la città” è il caso esemplare<br />

di un teatro moderno che si<br />

mette in prima linea insieme a<br />

chi ha bisogno di sostegno per<br />

una battaglia importante e, allo<br />

stesso tempo, cerca di mettersi<br />

in gioco aprendo le porte a un<br />

pubblico sempre più vasto.<br />

LA SCELTA DI HILARY<br />

“Tutte le volte che suono il Concerto di Mozart succedono due cose: tutti<br />

sono felici per quella settimana, perché le persone sorridono quando lavorano<br />

su Mozart, e ogni volta imparo a suonarlo in modo differente. Non<br />

importa quante volte bisogna studiare e ristudiare i passaggi più difficili,<br />

non importa quanto facciano soffrire i passi che non si vogliono sbrogliare:<br />

la musica di Mozart ripaga di tutto”. Parole di Hilary Hahn, la giovane<br />

violinista americana che ha registrato per Deutsche Grammophon il<br />

Concerto per violino e orchestra n.5 di Mozart e il n.4 di Vieuxtemps.<br />

La carriera di Hahn è brillante come il suo personale tocco violinistico:<br />

a dodici anni il debutto come solista, a quindici il primo palcoscenico<br />

internazionale, in Germania, diretta da Lorin Maazel, a sedici il primo<br />

contratto con la Sony. E repertorio: tanto, tanto repertorio, dal primo<br />

disco con le sonate di Bach al Concerto di Beethoven, fino a Paganini,<br />

Stravinskij, Schönberg, Mendelssohn e quasi tutti gli altri “grandi” del<br />

violino. Del Concerto per violino n.5 in La maggiore K 219 di Mozart<br />

la Hahn offre un’interpretazione chiara e brillante, in cui mette in luce<br />

un’intonazione perfetta e un gusto classico, del tutto appropriato allo<br />

stile senza essere mai noioso. Anzi, sa cogliere con esattezza il garbato<br />

gioco di contrasti cromatici mozartiano, il mondo di luci del secolo dei<br />

lumi. Quello che stupisce in questo disco è l’interpretazione del Concerto<br />

n.4 in Re minore op.31 di Vieuxtemps, affrontato con lo stesso spirito<br />

settecentesco dell’altro concerto. I concerti di Vieuxtemps, pietre miliari<br />

per i violinisti per via della notevole complessità tecnica, si prestano facilmente<br />

a interpretazioni eccessivamente romantiche, in cui si sprecano<br />

vibrati amplissimi, esitazioni drammatiche e accelerazioni dell’agogica<br />

esagerate. Hilary Hahn ci rende una lettura meno confusa, più nitida e<br />

accurata, in cui la voce del solista non ha un rapporto con l’orchestra<br />

come quello di una prima donna isterica con la sua cameriera, come<br />

spesso capita; l’ascolto e il dialogo fra le parti sono al primo posto nell’interpretazione<br />

della Hahn e del direttore d’orchestra, Paavo Järvi, e il discorso<br />

musicale è portato avanti in modo lineare, senza le fermate e le<br />

esitazioni che tanto abbondano in questo repertorio. La Hahn si trova in<br />

un momento particolarmente favorevole della sua carriera: ha già acquisito<br />

la notorietà e l’autorità necessaria per affrontare in modo proprio il<br />

grande repertorio per violino, avendo passato quella fase di formazione<br />

di molti solisti in cui si eseguono i minori, e non è ancora apparentemente<br />

tentata dal recupero di autori ignoti o dimenticati. Si può permettere,<br />

insomma, di essere una grande interprete!<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 125


SELECTOR<br />

di Carlo Camilloni<br />

La fantasia del Krautrock<br />

al potere…<br />

Immersi nei suoni sperimentali degli anni seguenti la Seconda Guerra Mondiale, quando il rock non<br />

era quasi nato, gli artisti tedeschi già esploravano nuovi linguaggi sonori... In 45 album, citati nella<br />

loro versione originale in vinile, la storia dei “fondamentali” passi teutonici nella musica moderna,<br />

racchiusi in quella decade del XX secolo conosciuta come Krautrock.<br />

I<br />

musicisti in erba tedeschi nati nel dopoguerra (in pochi casi<br />

durante) sono determinati a lasciarsi velocemente alle spalle le<br />

scorie di un recente e orribile passato. Gli artisti optano subito<br />

<br />

rock anglofoni, grazie anche alla lezione di Karlheinz Stockhausen<br />

(Kerpen, 22 agosto 1928 – Kürten, 5 dicembre 2007) e alla scuola di<br />

Darmstadt (nel 1946 Wolfgang Steinecke, 22 aprile 1910 Essen - 23<br />

dicembre 1961 Darmstadt, fondò i Corsi estivi di composizione per la<br />

Nuova Musica, tenuti nell’Istituto Internazionale per la Musica della<br />

cittadina tedesca di Darmstadt), contaminando le proprie composi-<br />

126 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


Krautrock in LP<br />

I 40 minuti di Phallus Dei sono esempio mirabile di libera e folle<br />

improvvisazione.<br />

zioni con la corrente elettronica e sperimentale dei vari György Lieti<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Electrip<br />

<br />

<br />

Canaxis 5,<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Boat-Woman Song,<br />

<br />

<br />

foto Kathinka Pasveer<br />

Dall’alto:<br />

Il sintetizzatore Moog IIIP progettato dall’ingegnere Robert Moog;<br />

Karlheinz Stockhausen 1994;<br />

Canaxis 5 (1969) di Holger Czukay.<br />

Canaxis<br />

<br />

Phallus Dei<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 127


1970<br />

SELECTOR<br />

Tangerine Dream: da sinistra Edgar Froese, Christopher Franke, Peter Baumann<br />

Manfred “Mani” Neumeier<br />

Tangerine Dream - Electronic<br />

Meditation<br />

Conrad “Conny” Schnitzler<br />

Guru Guru - UFO<br />

Electronic Meditation<br />

dei Tangerine Dream<br />

vede la luce nel 1970<br />

e in esso è evidentemente rintracciabile<br />

lo stile di band come<br />

i Pink Floyd di A Saurceful of<br />

Secrets (1968), arricchito da<br />

improvvisazione e potenza<br />

sperimentale allo stato puro. Il<br />

primo album di Edgar Froese (6<br />

giugno 1944, Tilsit – 20 gennaio<br />

2015, Vienna), Klaus Schulze (4<br />

agosto 1947, Berlino) e Conrad<br />

“Conny” Schnitzler (17 marzo<br />

1937, Düsseldorf – 4 agosto<br />

2011, Berlino) è una fornace di<br />

rock psichedelico ribollente di<br />

te<br />

e percussioni selvagge. Per<br />

<br />

la forza rivoluzionaria bisogna<br />

avere piena coscienza di quale<br />

musica, potere morale e politico<br />

regnavano, di quali fossero gli<br />

scarsi supporti tecnici dell’epoca.<br />

Ed è in questo contesto che i<br />

dischi precedentemente descritti,<br />

come anche i successivi, rappresentano<br />

un vero e proprio<br />

manifesto musicale di rottura<br />

<br />

Dopo aver cercato per dodici<br />

mesi un chitarrista valido e<br />

creativo, il batterista Manfred<br />

“Mani” Neumeier (31 dicembre<br />

1940, Monaco) e il bassista Uli<br />

Trepte (27 settembre 1941, Costanza<br />

- 21 maggio 2009, Berli-<br />

<br />

<br />

(24 marzo 1945, Berlino), il loro<br />

compagno ideale per l’avven-<br />

<br />

La partenza è folgorante, così<br />

come i devastanti e liberatori<br />

viaggi psichedelici di free-rock.<br />

Il primo 33 giri, UFO (1970), ha<br />

<br />

sui neuroni degli ascoltatori e<br />

Der LSD-Marsch (la marcia<br />

dell’LSD) ne è manifesto rappresentativo.<br />

trare<br />

nella storia sono i Kraftwerk,<br />

che nel 1970 pubblicano<br />

l’omonimo long playing di<br />

debutto. La loro musica, così<br />

come lo stesso nome della band<br />

<br />

<br />

dalla zona industriale di origine,<br />

Düsseldorf: metronomiche<br />

linee ritmiche fanno da tessuto<br />

connettivo per le incursio-<br />

<br />

dell’organo (ancora non sono<br />

presenti strumenti elettronici<br />

nella loro strumentazione).<br />

I Kraftwerk con Conny Plank<br />

novativo<br />

come non mai, grazie<br />

a quattro brani decisamente<br />

<br />

Copertina del primo album dei<br />

Kaftwerk<br />

128 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


1971<br />

SELECTOR<br />

Popol Vuh - Affenstunde<br />

Florian Fricke e i Popol Vuh<br />

Nel gennaio 1971 parte<br />

<br />

dei Popol Vuh con Affenstunde,<br />

disco elettronico denso,<br />

irreale e sospeso come in un<br />

sogno costellato di sintetizzatori<br />

a disegnare tele sonore permeate<br />

di percussioni etniche, gettando<br />

le basi per la spiritualità caratterizzante<br />

tutta la produzione di<br />

Florian Fricke (anima dei Popol<br />

Vuh; 23 febbraio 1944, Lindau<br />

- 29 dicembre 2001, Monaco).<br />

In quel periodo Fricke è uno dei<br />

pochi a possedere un Moog IIIP,<br />

“La musica che si<br />

te<br />

per esplorare tutte le possibili<br />

sensazioni dell’uomo”. Fricke<br />

venderà quel Moog a un “certo”<br />

Klaus Schulze, che lo conserva<br />

ancora oggi! Fricke era un uomo<br />

gentile e mistico ma aveva idee<br />

ben precise su come il mondo delle<br />

sette note fosse avvelenato dal<br />

“Nell’apparato propagandistico<br />

del capitalismo la musica<br />

s’incarica di stendere un velo<br />

che serva a coprire la ragione, a<br />

impedire di scegliere e decidere.<br />

Among Dull - Tanz der Lemminge<br />

Gran parte del pop americano e<br />

inglese si ritrova in questo ambito<br />

deteriore, dove l’arte dei suoni<br />

diviene corruzione o appare in<br />

stretto accordo con essa”.<br />

Sempre nel 1971 gli Amon Düül<br />

II danno alle stampe il loro terzo<br />

album, un doppio vinile dal titolo<br />

Tanz der Lemminge. Al suo interno<br />

è racchiuso un gioiello che<br />

coniuga la magia della psichedelia<br />

con la sospensione onirica dell’e-<br />

The Marylin Monroe-<br />

Memorial-Church. Il risultato<br />

sono oltre diciotto minuti di pura<br />

improvvisazione sognante, rare-<br />

<br />

nell’assenza di gravità, richiamante<br />

il disegno che compone le due<br />

facciate interne della copertina<br />

gatefold. Nello stesso anno i Can<br />

aggiungono il terzo tassello alla<br />

<br />

(artisticamente parlando) doppio<br />

Tago Mago. Ritmiche millimetriche,<br />

dense basi elettroniche,<br />

il canto atipico di Damo Suzuki<br />

(16 gennaio 1950, Prefettura di<br />

Kanagawa/Giappone), ceselli<br />

chitarristici inseriti mirabilmente,<br />

creano un qualcosa d’inedito<br />

I Can<br />

che farà da colonna portante per<br />

la musica rock “colta” a venire.<br />

A poche settimane di distanza<br />

arriva il primo album degli Ash<br />

Ra Tempel con una strepitosa<br />

copertina apribile, altra chicca<br />

per i collezionisti. Si tratta di un<br />

disco dalla doppia anima sonora.<br />

Amboss, sul lato A, è un vulcano<br />

in eruzione di space rock, brano<br />

tipico dei loro concerti dell’epoca<br />

(per approfondire l’argomento<br />

live raccomandiamo il sestuplo<br />

Private Tapes, edito solo in CD<br />

nel 1996 con registrazioni 1970-<br />

1979); sulla seconda facciata si<br />

trova l’ammaliante Traummaschine,<br />

pura sospensione, visionaria<br />

ed elettronica, estremamente<br />

attuale in questa epoca fatta di<br />

riciclaggi, più o meno sfacciati.<br />

Nel corso del 1971 esce anche<br />

Die Grüne Reise di Achim Reichel<br />

(28 gennaio 1944, Wentorf),<br />

musicista dalle solide esperienze<br />

<br />

folle viaggio in un cosmo melo-<br />

<br />

L’esordio di Manuel Göttsching<br />

-<br />

<br />

tra rock, psichedelia ed elettronica.<br />

Molta musica futura (non solo<br />

tedesca) è debitrice nei confronti<br />

di questo geniale e pazzoide album.<br />

Medesimo anno e musica<br />

D è il mantrico lavoro<br />

Can - Tago Mago<br />

di George “Deuter” (1 febbraio<br />

1945, Falkenhagen) musicista<br />

proveniente dall’area di Monaco,<br />

profondamente intriso di misticismo<br />

(si trasferisce per molti anni<br />

a Poona, India, e diventa allievo di<br />

Bhagwan Shree Rajneesh, meglio<br />

conosciuto come Osho). Questo<br />

suo debutto, seguito da altri 60<br />

<br />

della fusione tra musica etnica,<br />

elettronica e derivazioni rock, un<br />

lavoro unico nel suo genere.<br />

A giugno si materializza invece<br />

uno dei picchi della musica te-<br />

<br />

Gila, conosciuto anche come<br />

Gila – Free Electric Sound. Lo<br />

space-rock psichedelico di pregevole<br />

fattura è quasi totalmente<br />

130 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


Krautrock in LP<br />

Il chitarrista Achim Reichel<br />

Achim Reichel - Die Grüne Reise<br />

improvvisato in studio durante<br />

la registrazione, portato verso<br />

<br />

Conrad “Conny” Veit (9 maggio<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

trasparente e l’inserto trasparen-<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

avanti a tutto, modernissimo e<br />

<br />

Meno “diversi” ma di notevole<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

primo album, Weiss der Teufel,<br />

-<br />

strato<br />

in soli tre giorni dal vivo in<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

sono sospesi tra tendenze avan-<br />

<br />

<br />

-<br />

Einstieg<br />

<br />

<br />

<br />

Opal-<br />

Embryo’s Rache, sor-<br />

<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

Tanz der Lemminge<br />

e Wolf City degli Amon<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

-<br />

Spain Yes, Franco<br />

Finished<br />

<br />

Ultimo album analizzato del<br />

Revelation dei Virus, una<br />

delle band spiritualmente e sti-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

Revelation, libero<br />

adattamento del tema di Paint It<br />

Black-<br />

-<br />

Endless<br />

Game, dove la grande energia<br />

-<br />

<br />

A Saurceful of<br />

Secrets<br />

UN UNICO DOM<br />

Rufus Zuphall<br />

Rufus Zuphall - Weiss der Teufel<br />

Nello strepitoso 1971 capita anche<br />

che László v. Baksay (voce,basso, testi)<br />

e Gábor v. Baksay (voce, percussioni,<br />

flauto), fratelli ungheresi, Reiner Puzalowski<br />

(voce, chitarra, flauto), polacco,<br />

e Hans-Georg Stoppa (voce, organo,<br />

chitarra), tedesco, formino i Dom e<br />

pubblichino il loro purtroppo, unico<br />

disco, Edge of Time. Si tratta di un’opera<br />

straordinaria, che sintetizza in<br />

modo mirabile diversi stili: rock, folk,<br />

avanguardia, elettronica, per compiere<br />

un’incredibile viaggio ai confini della<br />

realtà musicale di quei tempi (ancora<br />

oggi miracolosamente moderna).<br />

Raramente capita d’ascoltare un tale<br />

equilibrio tanto che, giustamente,<br />

questo disco è considerato un misconosciuto<br />

capolavoro del Krautrock.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 131


1972<br />

SELECTOR<br />

Peter Michael Hamel solo<br />

Vampire State t Building<br />

degli Alcatraz di Amburgo,<br />

pubblicato all’inizio del<br />

1972, è uno di quei dischi che<br />

non dovrebbe mancare in nessuna<br />

collezione degna di tale<br />

nome. Registrato allo Studio<br />

da Kurt Graupner (ingegnere<br />

del suono alla Deutsche<br />

Grammophon e artefice in<br />

molta parte delle stranezze<br />

sonore dei Faust, che proprio<br />

al Wümme registrano l’esordio),<br />

l’album rivela una musica<br />

nuova, originale ancora oggi.<br />

Gli Alcatraz sono un gruppo<br />

misterioso, in cui i membri<br />

hanno mixato e frullato generi<br />

che mai nessuno aveva accostato<br />

tra loro. Una dissacrante<br />

orgia di chitarre distorte, over-<br />

<br />

vaggi,<br />

dove i Vanilla Fudge e<br />

gli Uriah Heep coesistono col<br />

rock di Canterbury. Krautrock<br />

ai massimi livelli, specialmente<br />

nel deragliamento acustico<br />

della chitarra superdistorta<br />

. Un’altra<br />

gemma da riscoprire.<br />

Registrato a ottobre e novembe<br />

1971 Mythos, punto di<br />

partenza dell’omonima band,<br />

viene pubblicato<br />

all’inizio i i del 1972<br />

per l’etichetta Ohr. Un mondo<br />

dai forti connotati fantascien-<br />

<br />

una sapiente e raffinata miscela<br />

di componenti etniche,<br />

space-rock e tinte progressive:<br />

sospeso tra i diversi stili va<br />

inserito di diritto tra i migliori<br />

album del Krautrock. Sempre a<br />

inizio 1972 per la Brain Metronome<br />

esce Neu!. Il batterista<br />

Klaus Dinger (24 marzo 1946,<br />

Scherfede - 21 marzo 2008,<br />

Düsseldorf) e il chitarrista<br />

Michael Rother (2 settembre<br />

1950, Amburgo), dopo la loro<br />

militanza nei Kraftwerk (ma<br />

Rother non appare in nessuna<br />

registrazione) mettono a frutto<br />

la loro esperienza con un disco<br />

innovativo in tutti i sensi (da<br />

qui anche la scelta del nome del<br />

gruppo: Neu in tedesco signi-<br />

-<br />

<br />

come strumenti e ritmiche metronomiche<br />

marcano in maniera<br />

indelebile la musica dei Neu!<br />

La loro ascesa, sia in patria che<br />

all’estero, è veloce, tanto che<br />

viene stampata subito (su etichetta<br />

United Artists) la versione<br />

inglese con copertina a<br />

Klaus Schulze<br />

busta, anziché apribile, sfondo<br />

rosso e non grigio, impreziosita<br />

dalle note di presentazione di<br />

Dave Brock degli Hawkwind.<br />

Ad Agosto del 1972, Peter<br />

Michael Hamel (leader e fondatore<br />

dei Between) pubblica<br />

il suo primo lavoro solista, il<br />

doppio Hamel, su etichetta<br />

Vertigo. Questo 33 giri getterà<br />

le fondamenta sonore della sua<br />

intera carriera solista: minima-<br />

<br />

<br />

armonie. Piano acustico,<br />

piano preparato, organo,<br />

menti<br />

che tessono questa tela<br />

sonora, estatica e a tratti cupa.<br />

I Popol Vuh presentano il loro<br />

secondo lavoro In Den Gärten<br />

Pharaos<br />

primo disco, mette a fuoco in<br />

<br />

i suoni del moog con le percussioni.<br />

Sul lato A l’omonima<br />

suite, che dalle sonorità oscure<br />

iniziali procede lentamente<br />

<br />

<br />

e nel suono del piano elettrico<br />

Fender. Sul lato B il megalitico<br />

Vuh si erge imperioso verso il<br />

cielo, elevato dal suono dell’organo<br />

a canne, che dà un senso<br />

ta<br />

estatica pace. Dopo questo<br />

disco Florian Fricke cambierà<br />

completamente approccio<br />

alla musica optando per una<br />

strumentazione acustica, non<br />

prima di lasciare una traccia<br />

importante nella musica elet-<br />

gura<br />

nel doppio Zeitrine<br />

Dream e, più esattamente,<br />

nel brano di apertura del disco:<br />

Birth Of Liquid Plejades.<br />

In questo multiforme incrocio<br />

di storie c’imbattiamo nel<br />

primo capolavoro di Christopher<br />

Franke (6 aprile 1953,<br />

Berlino), Edgar Froese e Peter<br />

Baumann (29 gennaio 1953,<br />

Berlino). Zeit è un monumentale<br />

lavoro di pura space music,<br />

lento, statico, immenso come<br />

l’universo e il tempo (non per<br />

niente Zeit<br />

tempo). E qui l’ordine cronologico<br />

gioca un fattore impor-<br />

Klaus Schulze - Irrlicht<br />

132 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


Krautrock in LP<br />

Cluster<br />

Cluster - Cluster II<br />

tante in quanto tale staticità<br />

giunge dopo un altro grande<br />

debutto: il mese precedente<br />

esce Irrlicht, primo passo solista<br />

di Klaus Schulze, dove il<br />

concetto di tempo e ritmo viene<br />

completamente reinventato;<br />

addirittura i sintetizzatori sono<br />

assenti, i suoni vengono ricavati<br />

dall’ausilio di una piccola orchestra.<br />

Klaus usa solo organo,<br />

chitarra, percussioni, voce ed<br />

<br />

un registratore a quattro piste.<br />

Il disco è pura essenza di musica<br />

cosmica (termine poi suc-<br />

<br />

nausea), maestoso e acerbo al<br />

punto giusto, rendendo giustizia<br />

a Schulze stesso che riteneva<br />

restrittivo quel ruolo di<br />

batterista che Froese nei Tangerine<br />

Dream, prima, e Manuel<br />

Göttsching (9 settembre 1952,<br />

Berlino) negli Ash Ra Tempel,<br />

<br />

Altro grande disco del 1972,<br />

anche questo caratterizzato<br />

dall’assenza di sintetizzatori, è<br />

Cluster II dei Cluster, gruppo<br />

composto dal duo Dieter Moebius<br />

(16 gennaio 1944, San Gallo/Svizzera)<br />

e Hans Joachim<br />

Roedelius (Hans-Joachim Roedelius,<br />

26 ottobre 1934, Berlino);<br />

forse sarebbe meglio parlare<br />

di trio, vista la partecipazione<br />

più che attiva di Konrad<br />

“Conny” Plank (3 maggio 1940,<br />

Hütschenhausen - 18 dicembre<br />

1987, Colonia) in veste di produttore,<br />

ingegnere del suono e<br />

musicista. Raccolta fondamentale<br />

per la nascita e lo sviluppo<br />

futuro della musica industrial,<br />

presenta composizioni prive di<br />

qualsiasi struttura armonica.<br />

I suoni sono masse acustiche<br />

elaborate e pulsanti, l’atmosfera<br />

dominante è una cupa<br />

fornace sonora in espansione.<br />

In riferimento ai Cluster,<br />

visto che ne aveva fatto parte<br />

Dieter Moebius e Hans Joachim Roedelius<br />

nel nucleo iniziale denominato<br />

Kluster, in questo articolo<br />

non menzioneremo Conrad<br />

“Connie” Schnitzler (17 marzo<br />

1937, Dusseldorf – 4 agosto<br />

2011, Berlino) volutamente,<br />

ritenendo tale artista meritevole<br />

di ben altro spazio per<br />

descrivere la sua arte immensa<br />

e intransigente, rimasta sempre<br />

in secondo piano e lontana<br />

dai riflettori. Secondo lavoro<br />

anche per i Faust nel 1972: So<br />

Far presenta un’altra copertina<br />

strepitosa: se nel primo<br />

dominava la trasparenza, qui<br />

regna il nero, sia internamente<br />

che esternamente, tutto corredato<br />

da nove stampe, ognuna<br />

relativa a un brano specifico<br />

del disco. Ennesimo viaggio<br />

nella bizzarria e creatività musicale,<br />

miscela di generi e rock<br />

metronomico, testi nonsense<br />

e sorprese sonore presenti in<br />

ogni composizione. L’elettronica<br />

è il tessuto connettivo<br />

che lega il tutto, trasformando<br />

lo studio di registrazione<br />

in uno strumento aggiunto<br />

alla band. Chiudiamo il 1972<br />

con Impressions On Reading<br />

Aldous Huxley dei Brave New<br />

World, vita purtroppo breve.<br />

Definirlo un gruppo originale<br />

è troppo restrittivo: la capacità<br />

di trattare stili diversi in una<br />

complessa fusione anticipa<br />

quella che sarà la proposta di<br />

Art Zoyd o Univers Zero diversi<br />

anni dopo. Musica mai ascoltata<br />

prima, che rende questa<br />

opera unica e classico assoluto<br />

del Krautrock.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 133


1973<br />

foto Markus Wustmann<br />

SELECTOR<br />

La lucida follia dei Faust...<br />

Provenienti da Amburgo<br />

come i Brave New<br />

World, i Kollektiv a<br />

marzo del 1973 registrano l’omonimo<br />

album per la Brain.<br />

Anche qui siamo di fronte a<br />

una fusione molto al di là della<br />

semplice dichiarazione d’intenti<br />

-<br />

<br />

stesso trattamento) richiama i<br />

primi Kraftwerk ma la grande<br />

energia e l’abilità tecnica dei musicisti,<br />

oltre alla strumentazione<br />

<br />

danno corpo al classico esempio<br />

di Krautrock ai massimi livelli.<br />

Nello stesso periodo esce uno dei<br />

nostri album preferiti in assolu-<br />

<br />

dai collezionisti): A Meditation<br />

Mass degli Yatha Sidhra, edito<br />

per la Brain, presenta la copertina<br />

intagliata sul davanti, molto<br />

bella e delicata. Di fatto si tratta<br />

di un’unica suite che occupa<br />

tutto il vinile, divisa in quattro<br />

parti. Grande Krautrock con tinte<br />

jazzate ed etniche, atmosfera<br />

cosmica e magica che trasporta<br />

in un mondo immaginario, puro<br />

trip sonoro sospeso nella quiete,<br />

squarciata occasionalmente<br />

<br />

Anche le ristrettezze economiche<br />

incidentalmente possono<br />

concorrere alla creazione di dischi<br />

fondamentali: è il caso dei<br />

Neu! con Neu!2 nel 1973. Dopo<br />

aver registrato il materiale per il<br />

scono<br />

e l’esigenza di avere altra<br />

musica per completare il Long<br />

Playing aguzza l’ingegno. Due<br />

brani già registrati, Neuschnee<br />

e Super, vengono proposti in tre<br />

<br />

giri e 78 giri, il tutto ovviamente<br />

con diversi tagli e manipolazioni.<br />

Altri brani vengono ripescati dal<br />

cassetto e, non a caso, uno ha<br />

proprio questo titolo… Cassetto<br />

un trionfo della manipolazione<br />

e dell’editing casereccio, che<br />

porta la fantasia oltre la possibilità,<br />

la provocazione divertita e<br />

divertente del Krautrock, scena<br />

alternativa e creativa come poche<br />

altre. Va comunque segnalata<br />

l’ottima qualità della musica<br />

proposta, derivata direttamente<br />

dalle intuizioni del primo album,<br />

ulteriormente perfezionate e<br />

calibrate. La copertina stessa<br />

sembra riportare le difficoltà<br />

economiche di cui sopra: foto-<br />

<br />

note dei brani fatte con la macchina<br />

da scrivere e corrette poi<br />

in modo pessimo e pasticciato a<br />

mano, presumibilmente quella<br />

stessa incerta mano che fa saltare<br />

in modo orrendo la puntina<br />

su Super 16… eppure il fascino<br />

è supremo.<br />

<br />

viaggio, se ne escono con quello<br />

che, secondo il mio modesto<br />

parere, è il loro miglior disco<br />

in assoluto: Ralf und Florian. I<br />

<br />

Krefeld) e Florian Schneider-<br />

dorf),<br />

giocano con i suoni, comunicano<br />

tutta la loro inventiva<br />

e visione della musica, ricerca e<br />

divertimento sono la ricetta base<br />

per questo strepitoso album.<br />

Fin dalla prima nota si entra nel<br />

mondo della fantasia, l’ironia e<br />

la rivoluzione vanno a braccetto<br />

nel pentagramma, il loro stile<br />

prende forma in modo autoritario<br />

armonizzando in modo perfetto<br />

la scuola elettronica con la<br />

Ash Ra Tempel - Join Inn<br />

fantasia del Krautrock. Join Inn<br />

degli Ash Ra Tempel è un altro<br />

passo sull’orlo della schizofrenia<br />

artistica. Anche questa volta,<br />

infatti, si ha un primo lato di<br />

chiaro stampo rock psichedelico<br />

con Freak ‘n’ roll, vera e propria<br />

jam session acida, e un secondo<br />

lato, bellissimo ed elettronico.<br />

Jenseits è dominato dalle tastiere<br />

di Klaus Schulze, tornato brevemente<br />

per collaborare, e dalla<br />

chitarra stratosferica di Manuel<br />

Göttsching, creando un suono<br />

immenso e siderale come non<br />

mai. Tra le opere fondamentali<br />

per il rock tedesco. Proprio Klaus<br />

Schulze con il doppio Cyborg<br />

Klaus Schulze - Cyborg<br />

mette il mondo a soqquadro in<br />

do<br />

alla storia un vero e proprio<br />

colosso sonoro. I quattro movi-<br />

Synphära, Conphära,<br />

Chromengel e Neuronengesang)<br />

gettano le basi per gran parte<br />

della musica elettronica futura,<br />

anticipandone anche molte delle<br />

derivazioni. Con l’orchestra, un<br />

piccolo campionario strumenta-<br />

<br />

percussioni e voce), creatività<br />

da vendere e abilità nel montare<br />

e manipolare i nastri, Schulze<br />

assurge a un livello artistico sublime,<br />

portando l’elettronica alle<br />

orecchie anche dei troppi critici<br />

<br />

a tale musica.<br />

Anche i Tangerine Dream entrano<br />

nel salotto buono bissando<br />

Zeit con un altro grande lavoro,<br />

Atem, che, tra l’altro, conclude<br />

la collaborazione con l’etichetta<br />

Ohr. Il rigore della sperimentale<br />

ricerca di altre strade fornisce<br />

linfa vitale a un’opera scura, dove<br />

s’intrecciano oceani percussivi<br />

con massicci mellotron e sintetizzatori;<br />

così l’universo musicale<br />

diventa monolitico e misterioso<br />

come non mai, a tratti alieno e<br />

dal notevole impatto emotivo.<br />

Anno di capolavori il 1973; i<br />

Faust, infatti, arrivano con Faust<br />

IV, primo vero album per la Virgin<br />

dopo Faust Tapes<br />

raccolta di outtakes. Il gruppo<br />

giunge a una maturità artistica<br />

notevole, non a caso il disco viene<br />

aperto da quello che diverrà il<br />

manifesto della musica tedesca:<br />

Krautrock, brano portato in cielo<br />

da chitarre e tastiere imponenti,<br />

ancorato a terra dalla ritmica<br />

metronomica ed essenziale clas-<br />

nuti<br />

di pura essenza musicale. È<br />

presente tutto il campionario<br />

che solo i Faust sanno amalgamare<br />

così bene: delicate ballate,<br />

elettronica, accenni jazz e tanta,<br />

tanta lucida follia…<br />

134 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


1974<br />

SELECTOR<br />

Code III - Planet of Man<br />

Nel 1974 esce Planet Of<br />

Man dei Code III, duo<br />

formato dal berlinese<br />

Manfred Schunke, proprietario<br />

Delta Acoustic Studio registrazione,<br />

sempre a Berlino (dove hanno<br />

lavorato, tra gli altri, i Jane per<br />

Between Heaven and Hell, 1977,<br />

i Can per Saw Delight, 1977, e<br />

Lou Reed per Take No Prisoners,<br />

1978) e dall’americano Ed Key. Il<br />

disco narra la storia della Terra<br />

<br />

umana e relativa caduta. Detto<br />

così può sembrare banale; invece<br />

i due danno vita a un album<br />

particolare e interessante, dove<br />

la tessitura compositiva si avvale<br />

<br />

di studio, dei suoni ambientali,<br />

degli strumenti acustici ed elettronici,<br />

creando un percorso musicale<br />

molto godibile con Klaus<br />

Schulze in veste di batterista e<br />

spirito guida. Il 33 giri uscì per<br />

l’etichetta Delta-acustic di proprietà<br />

di Schunke, praticamente<br />

autoprodotto (6 titoli in tutto, di<br />

cui 3 compilation), utilizzando<br />

la tecnica di registrazione “kunstkopf”<br />

(testa artificiale), che<br />

doveva ottimizzare la spazialità<br />

<br />

Questa tecnica si rivelò fallimentare<br />

(l’esiguità dei titoli lo<br />

conferma) ma non lo fu il livello<br />

artistico degli album pubblicati,<br />

vere e proprie gemme oggi molto<br />

ricercate dai collezionisti. Anche<br />

se può sembrare strano, dei Can<br />

abbiamo tralasciato Future Days<br />

del 1973 in favore di Soon Over<br />

Holger Czukay dei Can<br />

Babaluma del 1974, che nasconde<br />

uno dei brani in assoluto più<br />

belli dell’elettronica contaminata<br />

con il rock: Quantum Physics.<br />

Pezzo complesso, visionario,<br />

dalla grande potenza espressiva<br />

e dalla luminosa calma dilatata,<br />

il tutto sostenuto da una ritmica<br />

semplicemente strepitosa, sia<br />

nel giro di basso che nell’originale<br />

drumming di Jaki Liebezeit (26<br />

maggio 1938, Dresda). In questo<br />

brano c’è tutta l’arte, il fascino e<br />

la ricchezza espressiva che i Can<br />

hanno saputo donare ai propri<br />

fan nel corso degli anni che, purtroppo,<br />

mai più sarà raggiunta.<br />

Nel 1971 Moebius e Roedelius lasciano<br />

Berlino per la campagna<br />

di Forst, dove allestiscono uno<br />

studio di registrazione, e con il<br />

nome Harmonia iniziano la collaborazione<br />

con Michael Rother<br />

dei Neu! (due dischi in studio:<br />

Gli Harmonia a Forst nel 1974<br />

Can - Soon Over Babaluma<br />

Musik von Harmonia del 1974<br />

e Deluxe del 1975). Ma nel 1974<br />

come Cluster pubblicano, due<br />

anni dopo Cluster II, Zuckerzeit<br />

(tempo zuccheroso). E la musica<br />

si è addolcita: al suo interno<br />

trovano posto rhythm machine,<br />

armonie e una sorprendente luminosità<br />

compositiva, prima assente.<br />

In realtà sembrano quasi<br />

due mini album solisti di Moebius<br />

e Roedelius, dove si matura<br />

un suono inimitabile.<br />

Del nuovo corso dei Popol Vuh<br />

preferiamo citare Seligpreisung,<br />

Peter Giger dei Dzyan<br />

per la particolare storia di intrecci<br />

della formazione del disco,<br />

con i rinati Gila Bury my Heart<br />

at Wounded Knee, 1973. Le due<br />

formazioni condividono Fricke al<br />

piano, Veit alla chitarra e Daniel<br />

Secundus “Danny” Fichelscher<br />

alla batteria, percussioni e chitarra<br />

(7 marzo 1953, Berlino).<br />

Dei Popol Vuh fanno parte anche<br />

Robert Eliscu dei Between all’oboe<br />

(1944, Stati Uniti – 11 ottobre<br />

1996, Stati Uniti) e Klaus Wiese al<br />

tampura (18 gennaio 1942, Germania<br />

- 27 gennaio 2009, Ulma).<br />

Seligpreisung è contraddistinto<br />

dal delicato pianismo di Fricke,<br />

sostenuto dalla incantevole chitarra<br />

di Veit e dalla musica pacata,<br />

profondamente spirituale e<br />

poetica anche nei momenti più<br />

ritmati e vicini al rock. Chiudiamo<br />

il 1974 parlando di Electric<br />

Silente, terzo e ultimo lavoro dei<br />

Dzyan. Disco sospeso tra pulsioni<br />

avanguardistiche, etniche,<br />

rock e jazz. Ne risulta un prodotto<br />

creativo e innovativo, dove le<br />

tre personalità dei componenti,<br />

Eddy Marron alle chitarre, sitar,<br />

saz, tampura, mellotron e voce<br />

(24 giugno 1938, Anklam – 6<br />

febbraio 2013, Germania), Reinhard<br />

Karwatky al basso e Peter<br />

Giger alla batteria e percussioni<br />

(12 aprile 1939, Berna), si incontrano<br />

su un piano astrale di fusioni<br />

stilistiche.<br />

136 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


sta molto attivo fin dagli anni<br />

’60 ma decisamente poco prolifico<br />

a livello discografico, autore<br />

che si muove in una terra<br />

di nessuno, sospesa tra il fuoco<br />

e l’aria, tra un Krautrock più<br />

allucinato del solito e gli impulsi<br />

cosmici di un richiamo<br />

irresistibile verso il buio dello<br />

spazio. Echo-guitar a profusione,<br />

voce estraniante, melodie<br />

circolari e sequenze ritmiche<br />

di chitarra, marcano la lucida<br />

follia visionaria di Schickert.<br />

Assolutamente un disco fuori<br />

da ogni genere, fuori anche<br />

Krautrock in LP<br />

1975<br />

1976<br />

tecnica della “cuffia<br />

artificiale” (ricordate<br />

la “knustkopf” della<br />

Delta-acustic?). La musica<br />

di Last manifesta in pieno la<br />

grande capacità di sperimentazione<br />

e improvvisazione che il<br />

gruppo aveva dal vivo, immersa<br />

in liquide proiezioni colorate,<br />

diapositive, proiezioni di<br />

film sperimentali. Le pulsioni<br />

etniche nell’ottimo Malesh<br />

(1972), il progressive profondamente<br />

psichedelico di 2nd<br />

(1973), vengono raggrumati<br />

in questo testamento sonoro<br />

Klaus Schulze nel 1976<br />

Klaus Schulze - Timewind<br />

Günter Schickert<br />

Klaus Schulze nel 1975<br />

pubblica Timewind,<br />

lavoro dedicato a Richard<br />

Wagner per sottolineare<br />

la grande influenza che gli<br />

autori classici hanno avuto<br />

nella sua musica. Solo due lunghissimi<br />

brani, realizzati con<br />

una schiera di sintetizzatori,<br />

sequencers e tastiere varie,<br />

che portano la qualità a livelli<br />

sublimi, delineando in maniera<br />

più decisa le lunghe improvvisazioni<br />

che Schulze usa fare nei<br />

concerti. Due visioni cosmiche<br />

e sognanti che rappresenteranno<br />

uno dei picchi artistici del<br />

“Maestro”. Ristampato dalla<br />

Brain nel 1975 ma uscito in<br />

realtà privatamente nel 1974,<br />

Samtvogel di Günter Schickert<br />

(25 aprile 1949, Berlino), arti-<br />

dal tempo, fulgido esempio di<br />

quello che è stato il sogno rivoluzionario<br />

della musica tedesca<br />

degli anni ’70. Chi ama Ashra<br />

Tempel e Achim Reichel deve<br />

assolutamente riscoprire questo<br />

lavoro.<br />

Il nostro viaggio si conclude<br />

con quello che è stato uno dei<br />

maggiori e creativi gruppi di<br />

tale scena: gli Agitation Free.<br />

Della loro produzione scegliamo<br />

il terzo album Last, pubblicato<br />

postumo nel 1976 solo<br />

in Francia dalla Barclay (molto<br />

ricercato dai collezionisti).<br />

Soundpool (5:47) e Laila II<br />

(17:08) sul lato A risalgono a<br />

un concerto del marzo 1973; la<br />

lunga Looping (22:45) sul lato<br />

B è registrata nel febbraio 1974<br />

allo Studio 10 di Berlino con la<br />

Agitation Free - Last<br />

di una delle più grandi band<br />

di sempre e non del solo Krautrock.<br />

Ultima considerazione:<br />

il gruppo è snobbato sistematicamente<br />

dalla stampa musicale<br />

inglese, a conferma della<br />

nostra scarsa considerazione<br />

del modo di fare giornalismo<br />

musicale in quel paese, sempre<br />

e solo attirato dal gossip, ieri<br />

come oggi.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 137


SELECTOR<br />

IL KRAUTROCK IN 45 ALBUM<br />

Xhol Caravan<br />

ELECTRIP<br />

1969 - Hansa/Ariola 80 099<br />

IU<br />

Technical Space<br />

Composers Crew<br />

CANAXIS 5<br />

1969 - Music Factory SRS<br />

002<br />

Amon Düül II<br />

PHALLUS DEI<br />

1969 - Liberty LBS 83 279<br />

Tangerine Dream<br />

ELECTRONIC<br />

MEDITATION<br />

1970 - Ohr OMM 56 004<br />

Kraftwerk<br />

KRAFTWERK<br />

1970 - Philips 6305 058<br />

Guru Guru<br />

UFO<br />

1970 - Ohr OMM 56005<br />

Popol Vuh<br />

AFFENSTUNDE<br />

1971 - Liberty LBS 83 460<br />

Amon Düül II<br />

TANZ DER LEMMINGE<br />

2 LP - 1971 - Liberty LBS 83<br />

473/74 X<br />

Can<br />

TAGO MAGO<br />

2 LP - 1971 - United Artists<br />

UAS 29 211/12 X<br />

Ash Ra Tempel<br />

ASH RA TEMPEL<br />

1971 - Ohr OMM 56013<br />

gimmix cover<br />

Deuter<br />

D<br />

1971 - Kuckuck 2375 009<br />

Gila: Gila<br />

FREE ELECTRIC<br />

SOUND<br />

1971 - Basf 20 21109-6<br />

Dom<br />

EDGE OF TIME<br />

1971 - Melocord ST-LP-D<br />

001<br />

Faust<br />

FAUST<br />

1971 - Polydor 2310 142<br />

Rufus Zuphall<br />

WEISS DER TEUFEL<br />

1971 - Good Will GLS<br />

10.001<br />

Between<br />

EINSTIEG<br />

1971 - Wergo WER 1001<br />

Embryo<br />

EMBRYO’S RACHE<br />

1971 - United Artists UAS<br />

29 239<br />

Virus<br />

REVELATION<br />

1971 - Basf CRC 015<br />

Alcatraz<br />

VAMPIRE STATE<br />

BUILDING<br />

1972 - Philips 6305 128<br />

Mythos<br />

MYTHOS<br />

1972 - Ohr OMM 556019<br />

Neu!<br />

NEU!<br />

1972 - Brain/Metronome 1004<br />

Popol Vuh<br />

IN DER GÄRTEN<br />

PHARAOS<br />

1972 - Pilz 20 21276-9<br />

Tangerine Dream<br />

ZEIT<br />

2 LP - 1972 - Ohr OMM 2/56<br />

021<br />

Klaus Schulze<br />

IRRLICHT<br />

1972 - Ohr OMM 556.022<br />

Cluster<br />

CLUSTER II<br />

1972 - Brain/Metronome<br />

1006<br />

Faust<br />

SO FAR<br />

1972 - Polydor 2310 196<br />

Brave New World<br />

IMPRESSIONS ON<br />

READING ALDOUS<br />

HUXLEY<br />

1972 - Vertigo 6360 606<br />

Kollektiv<br />

KOLLEKTIV<br />

1973 - Brain/Metronome<br />

1034<br />

Yatha Sidhra<br />

A MEDITATION MASS<br />

1974 - Brain/Metronome<br />

1045<br />

Neu!<br />

DIE 2<br />

1973 - Brain/Metronome<br />

1028<br />

Kraftwerk<br />

RALF UND FLORIAN<br />

1973 - Philips 6305 197<br />

Klaus Schulze<br />

CYBORG<br />

2 LP - 1973 - Kosmische<br />

Musik KM 2/58.005<br />

Tangerine Dream<br />

ATEM<br />

1973 - Ohr OMM 556 031<br />

Faust<br />

FAUST IV<br />

1973 - Virgin 87.739-1 T<br />

Code III<br />

PLANET OF MAN<br />

1974 - Delta-acustic 25-<br />

125-1<br />

Can<br />

SOON OVER<br />

BABALUMA<br />

1974 - United Artists UAS 29<br />

673 1<br />

Cluster<br />

ZUCKERZEIT<br />

1974 - Brain/Metronome<br />

1065<br />

Popol Vuh<br />

SELIGPREISUNG<br />

1974 - Kosmische Musik KM<br />

58.009<br />

Dzyan<br />

ELECTRIC SILENCE<br />

1974 - Bacillus BLPS 19202<br />

Q<br />

Klaus Schulze<br />

TIMEWIND<br />

1975 - Brain/Metronome<br />

1075<br />

Günter Schickert<br />

SAMTVOGEL<br />

1974 - Private Edition SCH<br />

33003<br />

Achim Reichel<br />

DIE GRÜNE REISE<br />

1971 - Polydor 2371 128<br />

Peter Michael Hamel<br />

HAMEL<br />

2 LP - 1972 - Vertigo 6641 055<br />

Ash Ra Tempel<br />

JOIN INN<br />

1973 - Ohr OMM 556032<br />

Agitation Free<br />

LAST<br />

1976 - Barclay 80.162<br />

138 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


SELECTOR<br />

di Guido Bellachioma<br />

Delirium<br />

DOLCE ACQUA<br />

Fonit LPX 11<br />

Questo primo album<br />

dei Delirium delinea<br />

la nuova ondata prog.<br />

Ancora oggi regge all’usura del<br />

tempo con l’accentuata melodia<br />

di molti brani, tra l’aggressiva<br />

<br />

dove inevitabilmente riecheggiano<br />

i Jethro Tull, e le tastiere<br />

d’Ettore Vigo, che non cercano il<br />

<br />

i molti momenti acustici anche<br />

nella complessiva semplicità che,<br />

nel corso degli anni, sta diventando<br />

una qualità. Azzeccate, pur<br />

se ingenue, le parti d’ispirazione<br />

jazzistica. Dopo l’avvento del<br />

CD l’album fu ristampato con<br />

l’aggiunta di Jesahel, successo<br />

<br />

seguito le parole di Ettore Vigo,<br />

ancora oggi portabandiera dei<br />

<br />

-<br />

<br />

ha pubblicato il buon La voce<br />

del vento e tra poco L’era della<br />

menzogna, su etichetta Black<br />

Widow): “L’album Dolce Acqua<br />

arrivò subito dopo il 45 giri<br />

Canto di Osanna<br />

registrammo alla Fonit. Le sale<br />

di registrazione della Fonit erano<br />

enormi, dato che ospitavano<br />

anche grandi orchestre. Erano<br />

attrezzate di tutto: due pianoforti<br />

a coda e uno verticale, organo<br />

Hammond C3 e organo a canne,<br />

più vari xilofoni, vibrafoni e carillon.<br />

La sala regia aveva solo<br />

un magnetofono a otto tracce:<br />

prime tre per la base ritmica<br />

(basso mono e batteria stereo),<br />

due per il piano e altre due per<br />

la chitarra e la rimanente per<br />

la voce, al massimo premix e<br />

sovra incisioni, niente copia e<br />

incolla, soltanto qualche taglio<br />

del nastro… a mano! La struttura<br />

degli otto brani fu assemblata<br />

direttamente in sala; in quegli<br />

metteva<br />

di usufruire della sala<br />

anche per comporre e provare<br />

gli arrangiamenti. I testi erano<br />

tutti di Fossati, le musiche create<br />

in società ma firmate dal<br />

maestro di ruolo della Fonit,<br />

Mario Magenta, non essendo<br />

nessuno di noi ancora iscritto<br />

alla SIAE; la sezione di archi e<br />

i relativi arrangiamenti erano<br />

opera del Maestro Giancarlo<br />

Chiaramello, anch’egli di ruolo<br />

in Fonit. L’atmosfera era di euforia,<br />

dovuta al successo di Canto<br />

di Osanna, presentato al festival<br />

Pop di Palermo, e dalla presenza<br />

della nostra produttrice-accompagnatrice<br />

Lilian Terry, autrice<br />

e cantante jazz internazionale;<br />

so<br />

dal pubblico e da personaggi<br />

di grande statura musicale, e ci<br />

aiutava nella creazione di brani<br />

coinvolgenti come ria<br />

del lago di Kriss, Dolce Acqua,<br />

e <br />

Bird and Other Unforgettable<br />

(brano scritto da me e<br />

voluto da Lillian in riferimento<br />

al dolore). La scelta del Concept<br />

Album era la prassi negli anni<br />

Settanta: seguire un tema da<br />

svolgere per tutto l’album era<br />

stimolante, aiutava molto nella<br />

creatività e per me e la nuova<br />

formazione dei Delirium lo è<br />

tuttora”. da<br />

così quel periodo: “Il primo<br />

<br />

pubblicato anche in Germania<br />

e Francia; artisti stranieri,<br />

inoltre, ne fanno delle versioni. Il<br />

cantante degli Aphrodite’s Child,<br />

Demis Roussos, se ne innamora<br />

e lo fa incidere agli Axis, gruppo<br />

che sta producendo. In seguito ci<br />

siamo incontrati in aereo e mi<br />

ha chiesto una canzone simile<br />

per lui, ma io non gliel’ho mai<br />

scritta. Non so per quale motivo:<br />

evidentemente la mia presunta<br />

pigrizia ha radici lontane. Comunque<br />

per i Delirium un debutto<br />

bruciante. Arriva anche un album,<br />

Dolce acqua, dopo il quale<br />

non ci saremmo mai sognati di<br />

andare al Festival di Sanremo<br />

(non era nelle nostre intenzioni<br />

ma in quelle della Fonit Cetra).<br />

Fecero di tutto per convincerci<br />

<br />

si sa. L’unico dato che posso aggiungere<br />

è che ero il più giovane,<br />

vent’anni esatti. Un minimo di<br />

popolarità l’avevamo già avuta<br />

<br />

fu schiacciante. Nel giro di una<br />

settimana diventammo un caso.<br />

Ancora adesso ho l’immagine di<br />

un pranzo fatto con tutti i nostri<br />

<br />

centro a Torino: dovettero intervenire<br />

i carabinieri per tirarci<br />

fuori perché assediati da una<br />

moltitudine di ragazzi urlanti.<br />

Comunque dai Delirium me ne<br />

andai presto. Due i motivi, ma<br />

uno irrinunciabile dato che mi<br />

arrivò la cartolina di chiamata<br />

al servizio militare. Ero già in ritardo<br />

e stavo rischiando che mi<br />

venissero a prelevare i carabinieri<br />

da casa perché avevo già fatto<br />

Delirium<br />

Titolo: Dolce Acqua<br />

Etichetta: Fonit LPX 11<br />

Anno: 1971<br />

Formazione:<br />

Ivano Fossati: voce, flauto,<br />

chitarra acustica<br />

Mimmo Di Martino: chitarra,<br />

voce<br />

Ettore Vigo: tastiere, voce<br />

Marcello Reale: basso, voce<br />

Peppino Di Santo: batteria,<br />

percussioni, voce<br />

dei rinvii e dovevo assolutamente<br />

presentarmi”. <br />

dichiarava alla rivista “ni”mo<br />

grandi progetti per il futuro,<br />

intanto il lancio del nostro primo<br />

LP, che uscirà tra un paio di<br />

settimane e che ci è stato chiesto<br />

zione<br />

del nostro genere musicale.<br />

Poi cercheremo di creare continuamente<br />

qualcosa di nuovo per<br />

tenerci all’avanguardia”.<br />

140 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


Napoli Centrale<br />

Italia Rock LP ’70<br />

NAPOLI<br />

CENTRALE<br />

Ricordi SMRL 6159<br />

di Guido Bellachioma<br />

Non dico che Pino Daniele<br />

senza James<br />

Senese non sarebbe<br />

esistito, però avrebbe suonato<br />

diversamente. Nel 1976 la breve<br />

esperienza come bassista in N.C.<br />

lo aiuta a capirsi meglio. Il salto<br />

sonoro tra l’album d’esordio<br />

Terra Mia, sempre del 1976, e i<br />

successivi tre dischi solisti, dove<br />

Senese è più presente, sembra<br />

prendere linfa vitale da Napoli<br />

Centrale e da tutti quei gruppi<br />

napoletani (Showmen di Senese<br />

e Mario Musella, Osanna) che tra<br />

<br />

<br />

magica: Neapolitan Power. “Pino<br />

Daniele” racconta James “deve il<br />

suo successo un po’ anche a me,<br />

lui lo riconosce spesso. Fu con<br />

Napoli Centrale che nacque la<br />

formula vincente Pino+James,<br />

perché gli facevo aprire i nostri<br />

concerti affiancandolo con il<br />

sax”.<br />

1945: le truppe nazi-fasciste<br />

si arrendono, mentre qualche<br />

mese prima, in un quartiere di<br />

Miano (6 gennaio, Napoli), na-<br />

<br />

afroamericano, James Smith, e<br />

di una mamma napoletana, Anna<br />

Senese. James, nome di frontiera<br />

tra due mondi in qualche modo<br />

vicini, inizia giovanissimo la sua<br />

carriera di sassofonista. Nel 1961<br />

forma con Mario Musella i primi<br />

gruppi; poi, con l’amico Franco<br />

Del Prete, è la volta degli Showmen,<br />

impronta marcatamente<br />

rhythm & blues, frutto anche<br />

dell’ascendenza nordamericana<br />

di Musella e Senese, unita alla<br />

melodia mediterranea (Un’ora<br />

sola ti vorrei del 1968). Sciolto<br />

il gruppo nel 1971 è il turno di<br />

Showmen 2, un disco omonimo<br />

nel 1972, indeciso tra rock progressivo<br />

e jazzsoul; James, però,<br />

è innamorato di John Coltrane<br />

e Miles Davis, quindi sente l’esigenza<br />

di creare qualcosa di nuovo,<br />

di sperimentare; le note calde<br />

e vitali del suo sassofono lo in-<br />

<br />

di una Napoli dalle espressività<br />

contaminate, cariche di anima<br />

e sofferenze, volti e parole. Il<br />

dialetto di sempre e una svolta<br />

romantico nostalgica che sviscera<br />

i sentimenti in profondità,<br />

sinceramente, senza ipocrisie<br />

o maschere. Senese riassume<br />

così il suo approccio alla musica:<br />

“Sono nato nero e sono nato<br />

a Miano, suono il sax tenore e<br />

soprano, lo suono a metà strada<br />

tra Napoli e il Bronx, studio<br />

Coltrane, dalla mattina alla<br />

sera, sono innamorato di Miles<br />

Davis, dei Weather Report e in<br />

più ho sempre creato istintivamente,<br />

cercando di trovare un<br />

mio personale linguaggio, non<br />

copiando mai nessuno. Il mio<br />

sax porta le cicatrici della gioia<br />

e del dolore della vita. Io del jazz<br />

ho un’ idea a parte: questa musica<br />

è dei neri d’ America. In Italia<br />

hanno imparato la matematica<br />

ma l’Europa in generale non ha<br />

il suono, la conoscenza viscerale<br />

della sua struttura che hanno gli<br />

americani! Ho fatto tanti dischi<br />

senza accettare compromessi di<br />

nessun genere. Quando si è giovani<br />

i compromessi si subiscono<br />

forzatamente e comunicare con<br />

<br />

credono d’essere superiori, condizionando<br />

i propri rapporti e<br />

perdendo la strada naturale e<br />

istintiva, l’unica che si dovrebbe<br />

percorrere nella propria esistenza.<br />

Vorrei ricordare ai giovani<br />

che l’esperienza insegna come<br />

nessuno sia migliore degli altri.<br />

Forse si può avere solo una<br />

maggiore capacità di provare<br />

sentimenti, ma non più di questo.<br />

Nel mio cammino ho trovato<br />

molti amici, e anche molti nemici,<br />

senza mai comprendere la<br />

provenienza dei falsi sentimenti.<br />

Riprendetevi l’anima che avete<br />

perso, in questa società gli uomini<br />

onesti restano pochi. E la mia<br />

onestà non la cedo in cambio di<br />

niente e nessuno. Fare musica<br />

per me è ogni giorno una lotta,<br />

vorrei fare sempre qualcosa in<br />

più anche se mi rendo conto che<br />

. Nel 1975, dopo una<br />

breve pausa e sempre con Del<br />

Prete, nasce Napoli Centrale, il<br />

<br />

Cascone, è preso dalla stazione<br />

ferroviaria del capoluogo campano.<br />

Indica il via-vai di gente, corpi<br />

e volti diversi in un incontro<br />

popolare-culturale, che è poi la<br />

base da cui parte la musica di Senese.<br />

Il quartetto è composto da<br />

James al sax e voce, Franco alla<br />

batteria, Harris al Piano Fender<br />

e Walmsley al basso (entrambi se<br />

ne andranno prima dell’incisione<br />

del secondo album per entrare<br />

nel Rovescio della Medaglia, in<br />

tempo per fare circa sei mesi di<br />

concerti jazzrock, strumentali e<br />

quasi totalmente improvvisati,<br />

prima dello scioglimento della<br />

band). James e Franco decidono<br />

di radicalizzare il suono tra<br />

jazz, soul e fremiti etnici, non<br />

solo di origine partenopea. Un<br />

disco passionale e ben suonato;<br />

da sogno la triade Pensione Floridiana,<br />

la lunga, convulsamente<br />

funky/jazz Viecchie, mugliere,<br />

muorte e criature e Campagna,<br />

il loro brano più conosciuto. Uno<br />

dei migliori esordi del rock italia-<br />

<br />

Napoli Centrale<br />

Titolo: Napoli Centrale<br />

Etichetta: Ricordi SMRL 6159<br />

Anno: 1975<br />

Formazione:<br />

James Senese: voce, sax, flauto<br />

traverso<br />

Mark Harris: tastiere<br />

Tony Walmsley: basso<br />

Franco Del Prete: batteria<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 141


SELECTOR<br />

di Guido Bellachioma<br />

New Trolls<br />

CONCERTO<br />

GROSSO<br />

PER I NEW<br />

TROLLS<br />

Cetra LPX 8<br />

Non sono stati i primi<br />

a giocare con gli strumenti<br />

del rock innestati<br />

su quelli classici. Lo spirito di<br />

questo album, però, è piuttosto<br />

diverso, non fosse altro perché<br />

utilizza la più piccola orchestra<br />

barocca e non la maestosa orchestra<br />

sinfonica, con il supporto<br />

del M°Bacalov. Comunque è<br />

il primo disco rock d’ispirazione<br />

classica in Italia. L’idea iniziale<br />

di Bardotti è proporre a Bacalov<br />

i Rokes di Shel Shapiro, che in<br />

quel periodo hanno gravi problemi<br />

interni. Così entrano in<br />

pista i New Trolls, allora molto<br />

popolari e anche ben considerati<br />

dalla critica. Oltretutto la Fonit<br />

Cetra, di cui Bacalov è direttore<br />

<br />

di avere un gruppo della propria<br />

scuderia invece dei Rokes della<br />

RCA. La prima stesura del Concerto<br />

Grosso è sempre del 1971<br />

come colonna sonora del film<br />

thriller La vittima designata<br />

del regista Maurizio Lucidi (prima<br />

montatore con Dino Risi, Il<br />

sorpasso e I mostri); interpreti<br />

principali sono Pierre Clementi<br />

e Tomás Milián. I New Trolls<br />

<br />

nezia.<br />

Recentemente ho parlato<br />

col maestro Bacalov che si diverte<br />

soprattutto a ricordare come<br />

nacque il tutto; palese, nelle sue<br />

parole, la sorpresa di chi mai<br />

avrebbe immaginato che a più di<br />

40 anni di distanza gli avrebbero<br />

ancora chiesto di questo disco.<br />

In Italia gli chiedono più di Concerto<br />

Grosso che della colonna<br />

sonora de Il postino, con cui vinse<br />

l’Oscar nel 1996. “Mi chiama<br />

Maurizio Lucidi chiedendomi<br />

di comporre la colonna sonora<br />

per La vittima designata; vedo<br />

<br />

dare alle musiche. Clementi è un<br />

nobile veneziano drogato e psicopatico,<br />

Tomas Milian lo segue<br />

a ruota. Così penso: “perché non<br />

<br />

il rock, in modo da connettere<br />

in modo contrastante mondi<br />

così diversi?” Parlai con Sergio<br />

Bardotti, che è stato per me un<br />

<br />

curioso di tutto, chi potremmo<br />

chiamare a suonare per una<br />

colonna sonora di questo tipo?”<br />

“Secondo me”, risponde, “i New<br />

Trolls potrebbero andare bene<br />

e la Fonit Cetra ci crede molto”.<br />

A questo punto dico al regista,<br />

Lucidi, della mia idea, e a lui<br />

piace molto; compongo senza<br />

<br />

sicuro che gli sarebbe piaciuto<br />

<br />

esce ma non ha successo. Il risultato<br />

audiotecnico è disastroso<br />

perché il responsabile della<br />

<br />

troppo attento ai soldi; anche se<br />

avesse suonato splendidamente,<br />

il disco non sarebbe uscito<br />

ugualmente, come tante altre<br />

colonne sonore. Un mese dopo<br />

mi chiama Vittorio De Scalzi dicendo:<br />

a noi questa musica piace,<br />

incidiamola. Io gli rispondo:<br />

<br />

il direttore artistico della Fonit<br />

Cetra, mio grande amico, e mi<br />

convince; io, devo ammettere,<br />

non credevo potesse interessa-<br />

<br />

ma i brani del Concerto Grosso<br />

hanno un minutaggio troppo<br />

ridotto, non avrebbero retto la<br />

durata di un 33 giri, e siamo<br />

tutti troppo occupati per comporre<br />

altro, io con i miei lavori<br />

e il gruppo coi tanti concerti.<br />

Oggi, in verità, penso di essere<br />

stato troppo sintetico e che<br />

avrei potuto sviluppare alcuni<br />

temi senza necessariamente allungare<br />

il brodo. I New Trolls<br />

entrarono in studio per incidere<br />

una lunga improvvisazione<br />

in presa diretta, sviluppando<br />

quella che già propongono dal<br />

vivo in tour. Il disco è, con mio<br />

grande stupore, un grande successo,<br />

e vende più di un milione<br />

di copie”. Un lavoro quasi ingenuo<br />

nell’esposizione ma che nel<br />

mondo è diventato metro di paragone<br />

per parlare del rock progressivo<br />

classicheggiante anche<br />

se lontano, come abbiamo visto,<br />

che<br />

e con una spruzzata di Jimi<br />

Hendrix (ascoltare la chitarra<br />

distorta di Nico Di Palo). D’al-<br />

-<br />

“il nostro progressive<br />

New Trolls<br />

Titolo: Concerto Grosso per i<br />

New Trolls<br />

Etichetta: Cetra LPX 8<br />

Anno: 1971<br />

Formazione:<br />

Nico Di Palo: chitarra elettrica,<br />

voce<br />

Vittorio De Scalzi: chitarra<br />

elettrica, flauto e voce<br />

Gianni Belleno: percussioni, voce<br />

Giorgio D’Adamo: basso<br />

Maurizio Salvi: tastiera, organo<br />

Hammond (non accreditato in<br />

copertina)<br />

Luis Enríquez Bacalov: direttore<br />

d’orchestra<br />

rock stilisticamente si discosta<br />

mento<br />

soliti come Genesis, Yes o<br />

King Crimson. Siamo più vicini<br />

ai Jethro Tull di Ian Anderson,<br />

anche se artisticamente abbiamo<br />

avuto più contatti con una<br />

band americana che, secondo<br />

me, ha anticipato molti nomi<br />

altisonanti: Vanilla Fudge”.<br />

142 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


Osanna<br />

Italia Rock LP ’70<br />

PALEPOLI<br />

Fonit LPX 19<br />

di Guido Bellachioma<br />

Gli anni Settanta vedono<br />

l’esplosione del rock<br />

progressivo, punto di<br />

fusione tra i suoni anglofoni e la<br />

cultura classico-mediterranea,<br />

in cui l’Italia può dare apporti<br />

-<br />

<br />

dilatate in cui, più che nelle stagioni<br />

precedenti, conta la prepa-<br />

-<br />

<br />

etniche, quando la World Music<br />

è termine ancora non abusato<br />

e la musica popolare tenta<br />

d’incontrare il rock, soprattutto<br />

a Napoli, città di frontiera e<br />

straordinariamente vitale in<br />

tutte le sue espressioni, anche<br />

<br />

<br />

degli anni ’70, hanno interna-<br />

<br />

dell’arte napoletana con dischi<br />

<br />

L’uomo (1971), Preludio, Tema,<br />

Variazioni e Canzona (Milano<br />

Calibro 9, 1972), Palepoli (1973),<br />

Landscape of Life (1974), SuddanceRosso<br />

Rock<br />

<br />

Qualche tempo fa mi sono messo<br />

a parlare di Palepoli<br />

Vairetti, che continua a portare<br />

<br />

“Un album<br />

difficilissimo. Tuttora mi colpisce,<br />

sebbene l’ascolti con un<br />

orecchio diverso, avendo contribuito<br />

a crearlo. In realtà, è<br />

duro da digerire per uno che<br />

non abbia una solida cultura<br />

musicale; un disco che sintetizza<br />

tutta una serie di umori,<br />

di volontà, di piaceri, il fatto di<br />

creare un’opera rock italiana.<br />

Non esistevano, allora, punti<br />

moci<br />

a Napoli, dove ti dovevi<br />

inventare tutto da zero. Allestire<br />

addirittura un’opera fu un<br />

atto di grande coraggio o, forse,<br />

fummo veramente dei folli.<br />

Ascoltandolo bene si capisce<br />

che tipo di lavoro c’era dietro:<br />

il grande piacere di teatralizzare<br />

la musica, di utilizzare queste<br />

maschere che diventavano poi<br />

parte integrante dell’allestimen-<br />

<br />

sui mimi. Fu un’operazione unica<br />

nel suo genere e giustamente<br />

la portammo in giro per l’Italia.<br />

Palepoli è ancora una pietra miliare<br />

della musica italiana. La<br />

storia di Napoli, oggi ripresa<br />

da molti cantautori, noi la vivemmo<br />

in modo maggiormente<br />

ermetico, coi testi più simbolici.<br />

L’esistenzialismo, già presente<br />

nell’album d’esordio, fu spinto<br />

al massimo e legato all’humus<br />

della nostra città. Con Palepoli<br />

recuperammo la cultura della<br />

nostra terra in modo diverso<br />

dal solito linguaggio rock. Antonio<br />

Onorato nel suo primo<br />

album, Gaga del 1990, per l’inizio<br />

s’ispirò a Palepoli, ricreando<br />

le voci del mercato in mezzo ai<br />

viali. Di base io e Danilo fummo<br />

la mente del gruppo e fondemmo<br />

meravigliosamente le nostre<br />

energie, completandoci a vicenda.<br />

Massimo Guarino, seguiva<br />

un po’ le decisioni altrui, anche<br />

con Città Frontale in El Tor<br />

(1975), nonostante fosse anche<br />

autore dei brani musicali. Vorrei<br />

spiegarmi bene per non essere<br />

frainteso: non aveva grande<br />

iniziativa, però se lo trascinavi<br />

si entusiasmava come pochi<br />

altri; lavorava molto per ampliare<br />

la parte ritmica, si faceva<br />

un sedere così, era proprio<br />

bravo, così tu gli davi lo spunto<br />

e lui creava con straordinaria<br />

precisione. In seguito si mise a<br />

fare l’architetto e non a caso lo<br />

faceva già sul proprio strumento:<br />

a lui sono ascrivibili tutte le<br />

dimensioni ritmiche e molti suggerimenti<br />

dell’arrangiamento.<br />

Lello Brandi, il bassista, era<br />

<br />

ci succedeva, dato che si trovò<br />

proiettato dallo studio del basso<br />

direttamente nel music business.<br />

Fu il musicista che fece<br />

la carriera più veloce d’Italia:<br />

a 17 anni studiava lo strumento<br />

da un solo anno, a 18 era già<br />

famoso e inserito in un gruppo<br />

di successo nazionale. Tutto ciò<br />

che succedeva lo catturava completamente.<br />

Elio D’Anna, invece,<br />

capiva tutto, lui era più grande<br />

di noi, sapeva che certe energie<br />

davano risultati positivi, aveva<br />

più esperienza rispetto alle co-<br />

che<br />

e gli impresari. Inseguiva il<br />

motto “chi si ferma è perduto”.<br />

Quando la cosa era vincente,<br />

allora si buttava. L’input del<br />

testo di <br />

l’ha dato lui, stranamente, perché<br />

non scriveva mai i testi; il<br />

suo era<br />

molto diverso, dato che aveva<br />

composto versi che si riferivano<br />

a un rapporto sessuale, quindi<br />

non ci azzeccava proprio niente.<br />

Comunque a me piacque l’idea<br />

e la trasformai nel potere-simbolo<br />

di uno dei personaggi di<br />

Palepoli. In seguito intervenne<br />

sull’arrangiamento. Scrisse delle<br />

frasi, a volte anche creative,<br />

<br />

de ; nonostante non<br />

l’avesse inventata, perché era<br />

presa dalla musica classica, fu<br />

sua l’idea d’inserirla. Il prossimo<br />

progetto è Palepolitana, che<br />

prevede nel primo una rilettura<br />

di Palepoli e nel secondo Palepolitana,<br />

album d’inediti, sempre<br />

dedicato alla nostra città”.<br />

Osanna<br />

Titolo: Palepoli<br />

Etichetta: Fonit LPX 19<br />

Anno: 1973<br />

Formazione:<br />

Lino Vairetti: voce, chitarra 12<br />

corde, mellotron, sintetizzatore Arp<br />

Danilo Rustici: chitarre, organo,<br />

voce<br />

Elio D’Anna: sax, flauto, ottavino,<br />

voce<br />

Lello Brandi: basso, pedaliera,<br />

chitarra<br />

Massimo Guarino: batteria,<br />

percussioni, vibrafono, campane,<br />

voce<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 143


SELECTOR<br />

di Guido Bellachioma<br />

Perigeo<br />

AZIMUT<br />

RCA PSL 10555<br />

La musica del Perigeo, in<br />

ogni suo capitolo disco-<br />

<br />

vitale, ponte sicuro tra le sponde<br />

del mare progressive-rock<br />

e dell’oceano jazz. Un gruppo<br />

<br />

singoli componenti sia come<br />

creatività complessiva. “I miei<br />

sforzi” ricorda Giovanni Tommaso<br />

“sono tesi a eliminare<br />

qualsiasi barriera si frapponga<br />

tra il mio strumento e la mia<br />

sensibilità. La ricerca sta proprio<br />

nel produrre una musica<br />

più viva, il più possibile aderente<br />

a una realtà individuale<br />

che, come musicista, sento il<br />

dovere di seguire e proporre<br />

con sincerità. La mia iniziativa<br />

di formare questo gruppo<br />

mi ha dato maggior peso nella<br />

composizione del repertorio e<br />

nell’impostazione generale, ma<br />

la cosa fondamentale per me è<br />

che ho chiesto la collaborazione<br />

a dei musicisti nel pieno rispetto<br />

delle singole personalità, proprio<br />

perché si riesce a dare il<br />

meglio solo quando si è sé stessi.<br />

Il punto più vicino alla terra di<br />

una qualsiasi orbita si chiama<br />

perigeo; è questo il nome che<br />

abbiamo dato al nostro gruppo.<br />

Ero alla ricerca di un nome che<br />

avesse un riferimento cosmico.<br />

Ricordo che ci riunimmo nella<br />

mia casa romana di via Beato<br />

Angelico per scegliere il nome:<br />

Zenith, Nadir... A un certo punto<br />

Franco D’Andrea pronunciò<br />

la parola magica: Perigeo.<br />

Fummo subito tutti d’accordo.<br />

Non ci fu necessità di votarlo o<br />

di discutere tra noi. Il nome era<br />

perfetto perché eravamo vicini<br />

alla Terra e quindi alla tradizione,<br />

ma sempre proiettati in<br />

uno spazio extraterrestre, verso<br />

la sperimentazione, l’innovazione.<br />

La musica non è soltanto<br />

un modo di produrre suoni, è<br />

anche un modo di pensare, un<br />

modo di sentire, un modo di<br />

vivere. Se è vero che la musica<br />

è in qualche modo descrittiva,<br />

vorrei che la nostra descrivesse<br />

sensazioni che ognuno di noi<br />

prova. L’esordio del Perigeo<br />

con Azimut è una delle pietre<br />

miliari del jazz-rock europeo”.<br />

“Il nostro primo album” prosegue<br />

Bruno Biriaco “non fu<br />

una scelta facile da parte mia:<br />

all’epoca provenivo da una discreta<br />

attività di concerti jazz e<br />

la proposta di Giovanni mi provocò<br />

non pochi dubbi. C’era la<br />

paura, rivelatasi poi infondata,<br />

di contaminarsi musicalmente<br />

e che in qualche modo avrebbe<br />

nuociuto alla purezza di stile<br />

che desideravo conservare. Stupidaggini!<br />

Giovanni ha avuto<br />

il grande merito di condurci<br />

verso il cammino determinante<br />

per chi suonava jazz negli anni<br />

’70. D’altronde, eravamo freschi<br />

dell’insegnamento di Miles<br />

Davis, che proprio con Bitches<br />

Brew aveva iniziato un nuovo<br />

corso. Con Azimut comincia una<br />

grande avventura, importante<br />

e travagliata allo stesso tempo;<br />

<br />

per i grandi raduni che vedono<br />

sempre più la presenza di forti<br />

contestazioni verso tutto quel<br />

sistema che organizza eventi<br />

musicali. Saranno poi quelle<br />

che, cinque anni dopo, metteranno<br />

in crisi la sopravvivenza<br />

economica del gruppo”. Ancora<br />

oggi il Perigeo rappresenta un<br />

progetto importante, non solo<br />

per gli appassionati ma soprat-<br />

<br />

<br />

di diritto nella storia della musica<br />

di questo nostro Paese. Certo,<br />

gli anni passano inesorabilmente<br />

ma per alcuni dischi, come<br />

mente;<br />

suoni e piani artistici di<br />

raro equilibrio e passione. “Non<br />

è facile giudicare un tuo disco a<br />

più di quarant’anni dall’incisione”“Alcune<br />

cose rimangono attuali e vive,<br />

altre risultano inevitabilmente<br />

datate, ma ci sono comunque<br />

affezionato. Il nostro sound<br />

non aveva niente a che vedere,<br />

almeno consapevolmente, coi<br />

Weather Report di Joe Zawinul<br />

e Wayne Shorter. Probabilmente<br />

è il momento più informale<br />

<br />

<br />

dal nulla; molte idee, modestamente,<br />

sono uscite dalla mia testa.<br />

Qualcosa di quella magia,<br />

forse un po’ ingenua, resiste<br />

anche nel successivo Abbiamo<br />

tutti un blues da piangere,<br />

1973, che aveva la copertina<br />

più bella della nostra storia,<br />

e la title track fatta di niente;<br />

sono contento di averla scritta<br />

perché parla all’anima della<br />

gente e arriva direttamente al<br />

Perigeo<br />

Titolo: Azimut<br />

Etichetta: RCA PSL 10555<br />

Anno: 1972<br />

Formazione:<br />

Tony Sidney: chitarra<br />

Franco D’Andrea: tastiere<br />

Claudio Fasoli: sax<br />

Giovanni Tommaso: basso,<br />

contrabbasso, voce<br />

Bruno Biriaco: batteria,<br />

percussioni<br />

cuore. Nel 1972/1973 il gruppo<br />

viveva in uno stato di grazia,<br />

qualunque cosa realizzassimo<br />

veniva alla grande”. Azimut<br />

un album davvero avanti per<br />

l’Italia di quegli anni, quando la<br />

maggior parte dei gruppi ancora<br />

si perdeva dietro ai retaggi del<br />

beat o iniziava a sperimentare<br />

col progressive.<br />

144 <strong>SUONO</strong> maggio 2015


Italia Rock LP ’70<br />

di Guido Bellachioma<br />

Il Rovescio della medaglia<br />

CONTAMINAZIONE<br />

RCA DPSL 10593<br />

Il terzo disco, dopo La Bibbia<br />

(1971) e Io come Io (1972) è<br />

costituito da una suite di 40<br />

minuti, divisa in 13 movimenti,<br />

ispirata a Bach. È considerato da<br />

molti la summa del loro discorso,<br />

sebbene l’esordio abbia la potenza<br />

genuina dell’opera prima e il<br />

secondo un oscuro fascino che<br />

non fu pienamente compreso.<br />

I testi, scritti da Sergio Bardotti<br />

(Pavia, 14 febbraio 1939 – Roma,<br />

11 aprile 2007) e Sergepy (pseudonimo<br />

di Giampiero Scalamogna,<br />

noto come Gepy & Gepy,<br />

Roma, 13 giugno 1943 – 3 luglio<br />

2010) costituiscono una storia<br />

un po’ strampalata sulla continua<br />

reincarnazione di Somerset,<br />

musicista scozzese. Ancora oggi,<br />

su Facebook, persone scrivono<br />

ai componenti del Rovescio per<br />

<br />

anche alla partecipazione di Enzo<br />

Vita e Pino Ballarini al super<br />

gruppo PIS nella ventiduesima<br />

edizione del Progressivamente<br />

Festival, settembre 2014. Così, il<br />

13 ottobre un appassionato scrive<br />

a Vita, in particolare su Alzo un<br />

muro elettrico: “I testi di Contaminazione<br />

sono come i più oscuri<br />

misteri d’Italia, come Ustica e la<br />

strage di Bologna. Bravi, comunque”.<br />

Il chitarrista romano<br />

gli risponde: “dato che il testo<br />

parla di uno che si crede il 21°<br />

<br />

pensare che sia una frase da...<br />

matti”. La conversazione si riferiva<br />

a queste liriche: “Alzo un muro<br />

elettrico, Alaketué, Alaketué - Si<br />

apre un sole d’organi, Alaketué,<br />

Alaketué - Lei è la! - Ora io son<br />

tornato in me - Alaketué, Alaketué”.<br />

Fondamentale fu l’opera del<br />

<br />

collaborazioni simili con i New<br />

Trolls per Concerto Grosso N°1<br />

(1971, evoluzione della colonna<br />

La vittima designata)<br />

e gli Osanna (1972, in riferimento<br />

alle musiche collegate<br />

alla pellicola Milano Calibro 9):<br />

“L’entrata del tastierista in formazione”,<br />

afferma Enzo Vita,<br />

“allargò lo spettro delle sonorità<br />

che volevamo ottenere, quelle<br />

della contaminazione tra rock e<br />

musica classica; qui il maestro<br />

Bacalov fu fondamentale, sia nel<br />

creare che nel dirigere il tutto.<br />

Lo incidemmo in 15 giorni nello<br />

studio B della RCA (Pino, invece,<br />

ricorda almeno un mese; ndr).<br />

Fu divertente, in un disco così in-<br />

<br />

ra<br />

mettendola a terra con l’am-<br />

-<br />

sioni<br />

varie. Se non ci fosse stato<br />

Bacalov, chissà cosa avremmo<br />

fatto… certamente avrei messo<br />

più chitarre!” Pino Ballarini su<br />

“Ciao 2001” del 17 febbraio 1974<br />

chiariva i suoi gusti musicali:<br />

“Amo il rock, quello dei Deep<br />

Purple, Jon Lord in particolare.<br />

M’interessa l’uso delle voci alla<br />

maniera degli Yes e mi piace il<br />

. A ottobre 2014<br />

inoltrato, parla di Contaminazione:<br />

“Il disco migliore per suoni ed<br />

arrangiamenti, grazie a Bacalov.<br />

Realizzato pezzo dopo pezzo<br />

come un puzzle, il grande lavoro<br />

è stato assemblare tutto con logica<br />

e coerenza di testo. Ricordo<br />

<br />

musicali dovetti fare le voci e,<br />

come vuole il ruolo di cantante<br />

solista, fui veramente da solo;<br />

cantai di sera, mentre il resto<br />

del gruppo andò al Palazzo dello<br />

Sport all’Eur per il concerto degli<br />

Yes. In uno studio quasi al buio<br />

<br />

<br />

gruppo tornò a riprendermi per<br />

andare al meritato riposo. I testi<br />

li scrissero Bardotti e Sergepy<br />

perché lo volle Bacalov, che fu il<br />

vero istrione di Contaminazione,<br />

completamente ideato e in parte<br />

realizzato da solo, con la nostra<br />

supervisione. Io, dato che le parti<br />

cantate non furono molte, purtroppo<br />

non passai ogni giorno<br />

negli studi. Bacalov mi fece arrabbiare<br />

non poco perché mi<br />

chiedeva di cantare La mia musica<br />

come Nico Di Palo dei New<br />

Trolls, ma non era Concerto<br />

Grosso; diceva, nei punti in cui si<br />

saliva di tono e di volume, di cantare<br />

quelle parti non a voce piena<br />

ma in falsetto (voce di testa)…<br />

m’impuntai e vinsi, così eseguii<br />

quelle parti come diceva il mio<br />

cuore. Non so se ebbi ragione:<br />

ai posteri l’ardua sentenza.<br />

Però Bacalov era una persona<br />

fantastica e di una preparazione<br />

straordinaria. Ha realizzato<br />

Contaminazione come un sarto<br />

cuce il vestito della festa; suonava<br />

il clavicembalo, prendeva le<br />

nostre parti e di volta in volta le<br />

univa. Quelli della RCA dissero,<br />

prima di presentarcelo: “state<br />

attenti, cercate di assecondarlo<br />

e non fatelo incazzare, altrimenti<br />

è capace di mollare tutto”. Infatti,<br />

all’inizio avevamo un po’ di<br />

<br />

quando colloquiava sputava<br />

musica da tutte le parti, ti rintronava<br />

mentre parlava con una<br />

competenza assurda. Invece aveva<br />

una goliardia pazzesca, non<br />

aveva età, una persona capace<br />

e volitiva ma estremamente ironica.<br />

Ci sentivamo davvero come<br />

un gruppo di capelloni davanti a<br />

Sua Maestà”.<br />

Rovescio della Medaglia<br />

Titolo: Contaminazione<br />

Etichetta: RCA DPSL 10593<br />

Anno: 1973<br />

Formazione:<br />

Enzo Vita: chitarra<br />

Pino Ballarini: voce, flauto<br />

Stefano Urso: basso<br />

Gino Campoli: batteria<br />

Franco Di Sabatino: tastiere<br />

Luis Enriquez Bacalov:<br />

produzione artistica, pianoforte,<br />

direzione d’orchestra<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2015 145


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Il presente numero di <strong>SUONO</strong> è stato finito di stampare nel mese di aprile 2015.<br />

INDICE INSERZIONISTI<br />

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Audiogamma - B&W<br />

II Cop. Mpi - Advance Acoustic 37<br />

Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo 36, 135<br />

Mpi - Thorens 53<br />

Coral Electronic 9<br />

Mpi - Sonus Faber<br />

IV Cop.<br />

Gammalta 8, 11, 123<br />

Simetel 129<br />

High Fidelity Italia - Accuphase 85<br />

Il Centro Della Musica<br />

III Cop. Sprea International - ClassÈ Audio 139<br />

Lp Audio Di Luca Parlato 59 Tecnofuturo 21

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