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Sulle orme del Pellicano

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Breve viaggio nella vita Scaut di Aldo Marzot<br />

Fondatore <strong>del</strong>l’ASSORAIDER<br />

Centro Documentazione Assoraider


<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Lo Scautismo <strong>del</strong>la prima ora<br />

Aldo Marzot, nasce nel 1904 a<br />

Vicenza si e affaccia nel mondo Scaut nel 1918,<br />

quando in pieno conflitto bellico (al quale<br />

partecipa, come Scaut, nei servizi ausiliari di<br />

guerra) si iscrive al Corpo Nazionale dei Giovani<br />

Esploratori Italiani.<br />

Primo giglo dei Giovani Esploratori<br />

Italiani<br />

Nel 1920 partecipa con la Sezione al concorso<br />

ginnico nazionale in cui gli Scaut di Vicenza<br />

vinceranno la Coppa Brandolin.<br />

1914-1918<br />

Servizi Scaut Ausiliari di Guerra<br />

Il primo “totem” (nome con cui<br />

si chiamano gli Scaut)<br />

di Marzot fu Quinto Lupo.<br />

Qui di fianco è riprodotta la<br />

firma.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Nel 1919 Consegue le specialità di segnalatore, elettrotecnico, eliografista,<br />

disegnatore. Il 5 Febbraio 1919 riceve la Medaglia al Merito<br />

come Allievo Esploratore con la seguente motivazione: “Il 17 agosto<br />

1917, con pericolo <strong>del</strong>la vita traeva in salvo dal Natisone un soldato in<br />

procinto di affogamento, e nel settembre successivo tentava nello<br />

stesso fiume il salvataggio di altri due soldati, portandone a riva i<br />

cadaveri. Durante l’occupazione austriaca teneva alto contegno<br />

patriottico riuscendo a nascondere la sua divisa da Esploratore, alcune<br />

armi e le bandiere nazionali che furono date al sole nel giorno<br />

glorioso <strong>del</strong> ritorno <strong>del</strong>le truppe italiane” .<br />

Nel 1921 viene<br />

Nominato Capo<br />

Reparto Novizi<br />

(Capo Branco).<br />

La branca Novizi era,<br />

in Italia, agli albori e la<br />

metodologia utilizzata<br />

era inizialmente una<br />

traslazione <strong>del</strong> metodo<br />

Esploratori per i<br />

bambini più piccoli. Si<br />

deve a Villetti, Capo<br />

Scaut di quel periodo<br />

lo studio <strong>del</strong> sistema<br />

di B.-P.<br />

Marzot instaura un<br />

Rapporto con Villetti,<br />

“Papà Akela”, che<br />

influenzerà tutta la<br />

sua vita Scaut.<br />

Il Reparto Novizi<br />

prenderà il Nome<br />

di G. Lusetti,<br />

giovane volontario<br />

perito durante<br />

la prima guerra<br />

modiale.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Nel 1923 durante il campo di sezione a Tonezza ed alla presenza <strong>del</strong> Capo Scaut i G.E.I. di<br />

Vicenza si adoperano per il recupero di alcune salme dissepolte di soldati sul “Cimone”.<br />

Dopo il lavoro svolto in questa Impresa Marzot si guadagna nel 1925 il totem di<br />

“<strong>Pellicano</strong> <strong>del</strong> Cimone”.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Nel 1924 Quinto Lupo viene nominato Capo<br />

reparo <strong>del</strong> 2° Reparto “Baden-Powell”<br />

Le indubbie<br />

capacità<br />

artistiche di<br />

Aldo reserò<br />

tutte le<br />

circolari di<br />

attività dei<br />

piccoli<br />

gioiellini<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Composizione disegnata dal “<strong>Pellicano</strong> <strong>del</strong> Cimone” dei Reparti G.E.I. di Vicenza.<br />

Marzot<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Nel 1925 Marzot partecipa al campo scuola per dirigenti Scaut<br />

organizzato a Cainallo durante il quale ricevette la nomina<br />

ufficiale a Capo Reparto dopo aver pronunciato il<br />

giuramento <strong>del</strong>l’Ipise, l’impegno per i capi ideato da B-P.<br />

Ritratti realizzati da Aldo dei Capi di Cainallo, quello a destra è<br />

Villetti.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

La rivista Scout (SII PREPARATO) dopo<br />

un 1924 molto difficile, cambia nome<br />

nel più nazionalista “Giovinezza<br />

d’Italia” la redazione si sposta a<br />

Vicenza e Marzot firma quasi tutti i<br />

disegni e le testate <strong>del</strong>le rubriche.<br />

“Camoscio Vagante” nomina Marzot<br />

primo, e unico, responsabile <strong>del</strong><br />

C.A.D.A.S. - Clan Amici Dell’Arte Scout<br />

- gruppo di “artisti” Scout che lavorerà<br />

in maniera razionale per l’immagine<br />

<strong>del</strong> C.N.G.E.I.<br />

Il 26 Maggio gli viene conferita la<br />

“Croce di Benemerenza” per il lavoro<br />

artistico svolto su “Giovinezza<br />

d’Italia”<br />

Il 9 Agosto 1926. Laurea in Ingegneria<br />

all’Università di Padova, in quel<br />

momento è il più giovane laureato in<br />

Ingegneria a livello Nazionale.<br />

Nel 1927 Marzot fece attività<br />

“in trasferta, in quanto, dopo la laurea<br />

si trasferì e continuò a seguire<br />

il reparto per lettera. Il reparto per le<br />

leggi sull’autarchia cambiò nome da<br />

Baden-Powell in “Ortigara” (luogo di<br />

battaglia durante il primo conflitto<br />

mondiale).<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

La Giungla Silente<br />

Per evitare la chiusura forzata da parte regime fascista Il 31 Marzo <strong>del</strong> 1927 il G.N.G.E.I si<br />

autoscioglie mentre Marzot è in servizio Militare da Allievo Ufficiale a Bergamo. È sua la<br />

formula <strong>del</strong> solenne giuramento prestato al momento <strong>del</strong>la chiusura <strong>del</strong>le Associazioni<br />

Scaut. Si tagliò la bandiera <strong>del</strong> gruppo ed ognuno ne prese un pezzo giurando di ritrovarsi,<br />

per ricomporre la bandiera, quando le attività, alla caduta <strong>del</strong> Fascismo sarebbero state<br />

nuovamente legali.<br />

Lo stralcio <strong>del</strong>la<br />

lettera che segue<br />

è molto toccante,<br />

rappresenta<br />

l’inizio <strong>del</strong>la fine<br />

<strong>del</strong> movimento<br />

Scaut in Italia.<br />

Fine a cui<br />

nessuno voleva<br />

credere.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

1928-1944. Trasferito a Narni per lavoro (società <strong>del</strong> Linoleum) mantiene corrispondenza sia con i<br />

“suoi” esploratori, sia con i quadri <strong>del</strong>l’ex C.N.G.E.I. Partecipa all'organizzazione "Criptoscaut"<br />

LUPERCALE insieme a Villetti, Pirotta, Tedeschi, Sartori ed altri. Si attua una Circolare denominata<br />

ALERE FLAMAN - Rovers d’Italia - (il termine Rover era appena stato introdotto in Inghilterra e,<br />

non diede nell’occhio, come nome Scout). Si reca spesso a Roma ad ascoltare la parola di Papà<br />

Akela e mantiene i contatti, anche, con scaut esteri. Molti avvenimenti segnano questo lungo<br />

periodo di "Giungla Silente". Dapprima le nozze, poi la nascita di un primo bimbo, poi di un<br />

secondo, indi un terzo, un quarto ed un quinto. È richiamato più volte in servizio militare è diventa<br />

Capitano d’Artiglieria Alpina.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Dedica di Roberto Villetti a Marzot durante la “Giungla Silente”.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Tutte la corrispondenza di quel periodo è contraddistinta da un profondo senso di amarezza,<br />

dovuto soprattutto al fatto di sentirsi “traditi” dalla nazione che gli Scaut servivano.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Il LUPERCALE termina tutte le sue attività<br />

nel 1940 sotto la pressione <strong>del</strong>la polizia<br />

fascista. Si continuerà a festeggiare il San<br />

Giorgio in maniera epistolare, tutte le<br />

lettere cominciano con “Dalla deserta<br />

Rupe <strong>del</strong> Consiglio...”. Nel lavoro si dedica<br />

all’organizzazione industriale, con speciale<br />

riguardo alla meccanica di precisione e<br />

diventa dirigente d’azienda; deposita<br />

diversi brevetti industriali italiani ed esteri.<br />

Consegue i brevetti di Pilota Civile e di<br />

Volo a Vela.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Nella lettera qui sopra, di<br />

Falco Nero da Udine ,tutti i<br />

riferimenti allo scautismo<br />

sono “criptati” per paura<br />

<strong>del</strong>la polizia politica.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

La rinascita<br />

Alla fine <strong>del</strong>la seconda guerra modiale tutti gli aderenti al<br />

LUPERCALE lavorarono per la rinascita <strong>del</strong> movimento.<br />

1945. Alla ripresa<br />

<strong>del</strong>le attività è Vice<br />

Delegato per l’Alta<br />

Italia e ricostituisce<br />

la Sezione <strong>del</strong><br />

C.N.G.E.I di Milano.<br />

1946. È Vice<br />

Commissario<br />

Regionale per il<br />

Veneto e poi per<br />

l’Emilia.<br />

1947. Fonda la<br />

Sezione di Pieve di<br />

Cadore. Capo <strong>del</strong><br />

Contingente C.N.G.E.I.<br />

al 6° Jamboree di<br />

Moisson (Francia) - il<br />

Jamboree <strong>del</strong>la Pace.<br />

È nominato Senior<br />

d’Italia.<br />

1948. È Commissario<br />

Regionale per<br />

l’Emilia Romagna.<br />

1949. È Commissario Regionale per la Lombardia, fonda la Sezione di Pavia, partecipa come Capo<br />

Contingente al Rover Moot di Skjak in Norvegia, il 24 Aprile 1949 è nominato Cavaliere <strong>del</strong>l’Ordine<br />

di San Giorgio.<br />

1950. Frequenta la Scuola Capi Francese "Cappy" a Tlemcen in Algeria dove ottiene il brevetto di<br />

Lupettista.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

1951. Insegna alla Scuola Capi<br />

G.N.G.E.I. di Sori (GE) collabora con il<br />

Direttore Antonio Viezzoli facendo<br />

parte <strong>del</strong>la leggendaria "Pattuglia<br />

Gigliucci". Il 24 Aprile 1951 ottiene la<br />

nomina a Collare <strong>del</strong>l’Ordine di San<br />

Giorgio.<br />

1952. È Vice Capo Scaut <strong>del</strong> C.N.G.E.I.<br />

1953. Frequenta 216° Corso Capi di<br />

Gilwell, dove ottiene il Brevetto di<br />

"Woord Badge" (brevetto N° 14.727<br />

<strong>del</strong> 23 Marzo 1954). Capo Contingente<br />

al Rover Moot di Kandesterg in<br />

Svizzera. Partecipa alla Conferenza<br />

Internazionale di Scautismo a Vaduz<br />

nel Liechtenstein. Insegna alla Scuola<br />

Capi di Opicina.<br />

1954. Il 18 Giugno ottiene il Brevetto<br />

di “Deputy Camp Chief” - primo per il<br />

C.N.G.E.I. in Italia da: J. Thurman e<br />

D.C. Spry (brevetto N° 1652). Il conseguimento<br />

<strong>del</strong> brevetto pone la Scuola<br />

Capi <strong>del</strong> C.N.G.E.I. nelle condizioni di<br />

rilasciare Brevetti Internazionali<br />

seguendo la numerazione di Gilwell.<br />

È nominato Commissario Centrale<br />

alla Branca Rover <strong>del</strong> C.N.G.E.I., branca<br />

che rifonda,<br />

dandogli nuovo impulso e metodo.<br />

Nel 1956 Marzot è<br />

Capo sottocampo Rover al 3°<br />

Campo Nazionale <strong>del</strong> C.N.G.E.I a<br />

Rasiglia (Umbria).<br />

Sotto la sua guida nasce la rivista<br />

di branca rover “Veglie”.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

1957. Partecipa alla Conferenza<br />

Internazionale di Scautismo a<br />

Cambridge.<br />

1958. Portatore di grandi esperienze,<br />

gran conoscitore <strong>del</strong>le problematiche<br />

internazionali è nominato<br />

Commissario Internazionale <strong>del</strong><br />

C.N.G.E.I.<br />

1959. Partecipa al triunvirato con<br />

Pirotta e Tagliati per assicurare la<br />

continuità nella direzione <strong>del</strong><br />

C.N.G.E.I. dopo le dimissioni da Capo<br />

Scaut di Cesare Rossi.<br />

1960. Il 25 Febbraio è nominato Capo<br />

Scaut <strong>del</strong> C.N.G.E.I.<br />

1961-1962. È Membro <strong>del</strong> Comitato<br />

Europeo <strong>del</strong>lo Scautismo Mondiale.<br />

1962. Maggio, dimissioni da Capo<br />

Scaut CNGEI.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

1965. Dopo anni di riflessione<br />

e preparazione l’otto giugno<br />

con Rogito <strong>del</strong> Notaio<br />

Misurale N° 16665<br />

Repertorio N° 215322 registrato<br />

il 22 giugno 1965<br />

fonda l’Assoraider -<br />

Associazione Italiana di<br />

Scautismo Raider con sede<br />

in Roma Via Urali, 15. I soci<br />

fondatori sono: Ing. Aldo<br />

Marzot (Presidente); Sig.na<br />

Caterina Baldi, Dr. Ruggero<br />

Cocorda, Sig. Guido Cafiero,<br />

Maggiore Gino Mancinetti<br />

(Consiglieri). Primo<br />

Presidente d’Onore è<br />

l’Onorevole Luigi Durand De<br />

La Penne.<br />

L’ASSORAIDER<br />

Aldo Marzot, anche alla luce <strong>del</strong>le sue esperienze lavorative e<br />

degli studi sulle professionalità future compiuti per conto<br />

<strong>del</strong>l’Ufficio Mondiale di Ginevra, intuì che la quarta branca non<br />

sarebbe dovuta essere un pezzo dopo o un pezzo prima <strong>del</strong>la<br />

branca esploratori o <strong>del</strong>la branca rover.<br />

Egli pensò che ai fini <strong>del</strong>l’effettivo ed indolore ingresso dei<br />

giovani nella vita, nella società, nel mondo <strong>del</strong> lavoro occorresse<br />

una branca che agevolasse tali obiettivi. Quindi una<br />

branca indipendente dalle altre che fosse l’anello di giunzione<br />

fra lo scautismo tradizionale ed uno scautismo più idoneo ai<br />

tempi. Uno scautismo che riuscisse a tenere il passo con la<br />

società degli uomini che aveva subito, nel novecento. un’accelerazione,<br />

in termini di progresso, che nessun secolo aveva<br />

mai registrato.<br />

La primissima idea fu quella<br />

di creare dei<br />

“Raider club”.<br />

Le branche giovanili non<br />

erano assolutamente<br />

previste.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Egli pensò ad una branca composta<br />

da giovani impegnati in imprese difficili<br />

e fuori dal comune. Il cui campo di<br />

attività spaziasse dal campo scientifico<br />

al tecnico, dall’artistico al sociale<br />

senza tralasciare il mondo <strong>del</strong>lo spirito.<br />

Pensò ad una branca composta da<br />

giovani che si preparano con serietà e<br />

responsabilità a svolgere il proprio<br />

servizio di Uomo Scaut all’interno<br />

<strong>del</strong>la Società degli Uomini operando<br />

selettivamente sulle proprie inclinazioni,<br />

scegliendo al di fuori <strong>del</strong>l’assillo<br />

<strong>del</strong>la ricerca <strong>del</strong> posto di lavoro, una<br />

congegnale specializzazione o trasformando<br />

il proprio hobby in un produttivo<br />

apporto ad un apposito programma<br />

o impresa.<br />

La quarta branca, da sola, non poteva,<br />

però, risolvere il problema.<br />

Occorreva dare interesse ai più grandi<br />

dilatando sino ai trenta anni l’età di<br />

permanenza all’interno di essa. Ed<br />

occorreva, anche, ridurre le età dei<br />

lupi, degli scaut e dei rover per anticipare<br />

la naturale precocità <strong>del</strong>le generazioni<br />

rispetto alle precedenti.<br />

La quarta branca, il Raiderismo, pertanto,<br />

riesce a saldare, con caratteristiche<br />

proprie originali, il metodo<br />

scaut nell’ultimo periodo evolutivo<br />

<strong>del</strong> giovane concorrendo, nel contempo,<br />

a formare l’individuo maturo. A<br />

formare, al termine <strong>del</strong>la progressione<br />

evolutiva scaut, l’Uomo Libero che<br />

saprà inserirsi da protagonista nella<br />

Società degli Uomini.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Il Raiderismo<br />

“ … da Raider, cioè partecipante ad un Raid. … “. Così Aldo Marzot<br />

presentava il Raiderismo. E per Raid non intendeva né la veloce e<br />

audace azione bellica, né la spregiudicata speculazione di titoli e<br />

valori. Anche se di entrambe, probabilmente, apprezzava le difficoltà,<br />

la preparazione, l’abilità, l’efficienza, la professionalità e la<br />

velocità. Per Raid intendeva la realizzazione di un’ Impresa non<br />

comune, dopo averla ideata, studiata ed organizzata. Un’Impresa<br />

imperniata sull’altruismo, sulla fratellanza e sull’utilità sociale. Una<br />

Impresa che per competenza, capacità e responsabilità può essere<br />

osata solo da pochi. Una sfida che non sa placarsi, che brucia con la<br />

passione. Una sfida per violare e frantumare i propri limiti. Per guardare<br />

sempre più in alto.<br />

E per Raid intendeva una organizzazione, un’entità, un gruppo di<br />

scaut che finalizza il raggiungimento di un obiettivo non facile comune<br />

a tutti i suoi aderenti. Una unità di scaut che si impegna al limite<br />

<strong>del</strong>le proprie capacità dopo<br />

essersi preparato e specializzato.<br />

Che sceglie i propri interessi<br />

in relazione alle inclinazioni<br />

dei suoi componenti spaziando<br />

dalle scienze alle tecniche,<br />

dalle arti allo spirito, dal<br />

lavoro allo sport ed al tempo<br />

libero. Che privilegia l’impegno<br />

nel sociale e nell’ambiente, la<br />

ricerca scientifica, il progresso<br />

e le innovazioni in ogni<br />

campo. Che sente il fascino<br />

<strong>del</strong>la sfida, <strong>del</strong>l’avventura. Che<br />

vuole affrontare, per approfondire<br />

il noto e scoprire l’ignoto.<br />

Il Raiderismo é, pertanto, una originale, esigente ed impegnativa<br />

forma di scautismo che prevede uno stile di vita improntato alla<br />

franchezza, alla generosità, all’amore incondizionato per la Libertà.<br />

E’ la naturale ed ovvia giunzione fra lo scaut ancora giovane e lo<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

scaut che sta diventando Uomo. E’ uno scautismo<br />

che privilegia il coraggio, il desiderio di<br />

elevazione, l’abnegazione, l’autodisciplina e<br />

che spinge a migliorarsi utilizzando con costanza<br />

le più moderne tecniche <strong>del</strong>le attività<br />

<strong>del</strong>l’Uomo. E’ un modo nuovo di interpretare lo<br />

scautismo che proietta dentro un futuro, ormai<br />

più che prossimo, con la forza e la serenità dei<br />

valori <strong>del</strong>lo spirito e con la con la conoscenza e<br />

l’uso e dei metodi e <strong>del</strong>le tecniche più moderne<br />

ed avanzate.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

1967. Al Mastio di Pratomagno,<br />

Pontassieve (FI) organizza e dirige il primo<br />

Corso Formazione Quadri <strong>del</strong>l’Assoraider<br />

CFQ, vi partecipano 12 capi. Predispone le<br />

dispense di Tecnica <strong>del</strong> Comando e di<br />

Raiderismo.<br />

1968. Istituisce all’interno <strong>del</strong>l’Assoraider<br />

le Branche Lupetti e Ponies. Questul’tima<br />

fu sotituita quasi immediatamente dalle<br />

“Lupette”<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

1969. Incontro a Ginevra, tra Marzot e<br />

Laszlo Nagy (Segretario Generale<br />

BSWB), per trovare una soluzione<br />

sulla situazione <strong>del</strong>l’Assoraider.<br />

Istituisce all’interno <strong>del</strong>l’Assoraider la<br />

Branca Esploratori e Guide. Si tenne<br />

in gran considerazione il lavoro sperimentale<br />

<strong>del</strong>l’ASCI sulla branca<br />

Ranger ed il raduno di quell’anno a<br />

Caserta per lo studio <strong>del</strong>le problematiche<br />

dei sedicenni. Primo tentativo<br />

di affiliazione al C.N.G.E.I. su suggerimento<br />

<strong>del</strong> BSWB (ora WOSM) di<br />

Ginevra. Proposta di Marzot (16<br />

Dicembre) di inserire dei consiglieri<br />

G.N.G.E.I. nell’organico Assoraider.<br />

1970. Al Mastio di Pratomagno, Marzot, organizza<br />

un “Convegno sullo Sviluppo<br />

<strong>del</strong>l’Assoraider”. Tema <strong>del</strong> convegno: dopo 5<br />

anni di attività <strong>del</strong>l'Assoraider che cosa proporre<br />

per lo sviluppo <strong>del</strong>l'Associazione e per<br />

allargare la partecipazione dei giovani alla<br />

parte direttiva per l’affermazione di uno scautismo<br />

rinnovato, ma sempre nello spirito <strong>del</strong>la<br />

Legge Scaut.<br />

1971. In occasione <strong>del</strong>la 23ª Conferenza<br />

Mondiale <strong>del</strong>lo Scautismo a Tokio, Marzot,<br />

invia comunicazioni sul contenuto <strong>del</strong>le metodiche<br />

formative tipiche <strong>del</strong>l’Assoraider.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Il Raider e’ un Uomo Libero<br />

Libero<br />

dall’Inganno<br />

Dall’Egoismo<br />

Dall’Odio<br />

Dalla Paura<br />

Dal Materialismo<br />

Dall’Orgoglio<br />

Dalla Cru<strong>del</strong>tà<br />

Dal Pessimismo<br />

Dall’Indolenza<br />

Dalla Schiavitù dei Sensi<br />

Il Raider è Libero da Sé Stesso.<br />

Il Raiderismo ha scelto di esprimere la sua<br />

Regola di Vita coniugandola con la parola<br />

libertà. E’ una norma positiva. Senza divieti.<br />

Così come la morale <strong>del</strong>la Legge Scaut è in sintonia<br />

con lo spirito dei più giovani, la Legge dei<br />

Raider, richiamando etiche filosofiche ed esprimendosi<br />

in termini di libertà, è più congegnale<br />

allo spirito dei giovani che sono prossimi a<br />

divenire uomini. E ciò non per un mero aspetto<br />

formale ma per una voluta e sostanziale aderenza<br />

alla visione spirituale <strong>del</strong>la vita.<br />

Infatti il Raider orientando la sua vita ai contenuti<br />

<strong>del</strong>la sua Legge e acquisirà gli elementi<br />

per potere valutare e giudicare se stesso e …<br />

gli altri. Senza condizionamenti. Senza compromessi.<br />

In libertà.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Formazione alla Liberta’<br />

Il Raiderismo è vera formazione alla libertà. E’ scuola di vita. E’ capacità di fare le proprie scelte e di<br />

prendere le proprie decisioni in base ai principi <strong>del</strong>la Legge dei Raider. Che è Legge di Libertà.<br />

I Raider<br />

Chi sono i Raider?<br />

I Raider sono giovani, uomini e donne, di età compresa fra i<br />

diciotto ed i trenta anni, organizzati in unità chiamate “Raid”,<br />

in cui hanno liberamente accettato di vivere lo scautismo in<br />

una forma particolarmente adatta sia all’attuale epoca che<br />

alla loro età e verso il quale li conducono i seguenti motivi<br />

liberamente e coscientemente da loro accettati:<br />

Adesione ai principi <strong>del</strong>la Legge Scaut<br />

Altruismo e senso universale <strong>del</strong>la Fratellanza<br />

Qualificazione per la futura professione<br />

Camminare assieme alle forze giovanili più sane<br />

Alleviare le sofferenze di ogni uomo<br />

I Raider ispirano la loro vita a principi e ideali universali che<br />

condividono con tanti altri uomini, in Italia e nel Mondo,<br />

anche non scaut. Tali principi sono:<br />

Fierezza di sentirsi cittadini <strong>del</strong> Mondo<br />

Avversione a qualunque forma di genocidio<br />

Rispetto consapevole dei diritti <strong>del</strong>l’Uomo<br />

Osservanza e pratica di una fede religiosa<br />

I Raider vivono lo scautismo in sintonia con le più alte aspirazioni<br />

<strong>del</strong>l’UOMO e <strong>del</strong>l’UMANITA’, con i valori <strong>del</strong>lo Spirito,<br />

che sono connaturati con la Creatura Umana, con la volontà<br />

di impegnarsi in una cosciente ed impegnativa impresa nella<br />

quale apportano efficienza e competenza.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Aldo ci ha regalato innumerevoli tavole grafiche ancora oggi usate da molte associazioni Scaut.<br />

Suoi sono i disegni di tutti i distintivi <strong>del</strong>l’Assoraider e di quasi tutti <strong>del</strong> CNGEI.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

In occasione <strong>del</strong>la 23ª Conferenza Mondiale <strong>del</strong>lo Scautismo a Tokio (1971), la nostra Associazione<br />

inviò due brevi comunicazioni sul contenuto <strong>del</strong>le metodiche formative tipiche <strong>del</strong>l’Assoraider<br />

(Marzot), e sulla verifica <strong>del</strong> contenuto psicologico di base <strong>del</strong>la pedagogia scaut (Cafiero).<br />

Quella di seguito è la relazione di Aldo Marzot.<br />

Branche Scaut<br />

e Periodi Evolutivi<br />

Ora nella grande maggioranza <strong>del</strong>le Associazioni scaut, si attuano le tre branche:<br />

“Lupetti - esploratori - rover” con limiti d’età media situati approssimativamente<br />

sugli 8-11 per la prima branca 12-15, la seconda e 16-20 la terza tanto in campo<br />

maschile che femminile.<br />

Ecco le domande che ci siamo posti: “Coincidono tali età con quelle che in realtà<br />

separano psicofisiologicamente i periodi evolutivi dei giovani?” - “sono realmente<br />

tre i periodi evolutivi che contrassegnano il passaggio <strong>del</strong>l’infanzia alla maturità?”.<br />

Gli studi che abbiamo raccolto da psicologi, pedagoghi, medici, insegnanti e da studiosi<br />

di scautismo hanno portato a conclusioni bensì non omogenee a causa di differenze<br />

di clima, di cultura, di livello economico ecc., che si possono sintetizzare nei<br />

seguenti tre tempi:<br />

1) un deciso orientamento a riconoscere quattro periodi evolutivi contrassegnanti<br />

l’arco di tempo che va da 6 a 21 anni;<br />

2) un anticipo generale <strong>del</strong>le età di passaggio da un periodo all’altro;<br />

3) un ulteriore anticipo di tali passaggi in campo femminile rispetto al maschile.<br />

Le argomentazioni a favore di queste conclusioni sono molte e non può essere<br />

questa la sede per un’esauriente esposizione di esse; si può tuttavia condensarle<br />

nei seguenti punti.<br />

Premesso che contraddistinguiamo i quattro periodi con i nomi di<br />

“fanciullo”, “ragazzo”, “adolescente” e “giovane”, le età di trapasso dall’uno all’altro<br />

si presentano rispettivamente: 6-10, 11-14, 15-17 e 18-21 per i maschi e in parte<br />

anticipate per le ragazze.<br />

Le caratteristiche psicologiche di tali periodi dal punto di vista <strong>del</strong>la motivazione<br />

associativa, possono essere rappresentate rispettivamente dalla “ cricca ” pel fanciullo,<br />

dalla “ banda ” e dalla cavalleria pel ragazzo, dall’individualismo per l’adolescente<br />

e dal cooperativismo per il giovane.<br />

Dal punto di vista <strong>del</strong>l’atteggiamento volitivo si riscontra l’autocontrollo nel fanciul-<br />

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EmblemiAssoraider tratti<br />

dall’atto costitutivo<br />

<strong>del</strong>l’’associazione<br />

lo, il cameratismo e la lealtà personale nel ragazzo, la fiducia in sé stessi<br />

nell’adolescente, il comando nel giovane.<br />

Anche per quanto riguarda l’istintivo riconoscimento di superiorità, esso<br />

va al compagno più alto nel fanciullo, alla figura <strong>del</strong>l’eroe nel ragazzo,<br />

all’Io nell’adolescente e alla Società o allo Stato nel giovane.<br />

Ad ulteriore conferma <strong>del</strong>la quadruplice forma evolutiva, vi sono gli studi<br />

di diversi autori che, tra l’altro, ritengono si possa ritrovare concentrata<br />

nella giovinezza <strong>del</strong>l’individuo il travaglio <strong>del</strong>la umanità con analogie talvolta<br />

molto suggestive. A guadagno di tempo abbiamo riportato nel grafico<br />

A allegato, una scarna selezione di tali analogie, e precisamente quella<br />

di Feske sui periodi storici, le f<strong>orme</strong> di governo e l’evoluzione economico-industriale,<br />

di Calbot e di Wood Hutchinson su altre caratteristiche.<br />

Anche l’organizzazione<br />

<strong>del</strong>l’istruzione nei vari<br />

paesi coincide coi quattro<br />

periodi indicati: scuole<br />

elementari, medie<br />

inferiori, medie superiori,<br />

università. Ciò premesso<br />

riteniamo che il metodo<br />

scaut debba aderire ai<br />

periodi evolutivi che<br />

abbiamo individuati,<br />

anticipando le età di<br />

accesso alle tre branche<br />

giovanili e creandone<br />

una quarta.<br />

La questione <strong>del</strong>la quarta branca è <strong>del</strong> resto di vecchia data, e le varie<br />

iniziative, degli “over-fifteen”, dei senior, dei “venturer scouts”, ecc. stanno<br />

a dimostrare che il bisogno è sentito da tempo, benché sfocatamente.<br />

Tutto ciò non lede minimamente l’impostazione data dal fondatore, pienamente<br />

rispondente ai periodi evolutivi dei ragazzi di 60 anni fa: mezzo<br />

secolo di storia e l’avvento dei grandi mezzi d’informazione, quali il cinema<br />

e la radio televisione, hanno reso più precoci i ragazzi di oggi rispetto<br />

a quelli di allora. Un quadro completo <strong>del</strong>lo scautismo che segua lo sviluppo<br />

<strong>del</strong> fanciullo fino a farne un uomo, è dato sinotticamente nel grafico<br />

B allegato. L’importante è che la quarta branca risponda nei suoi programmi<br />

a quel grande salto fatto dal giovane di oggi rispetto al ragazzo<br />

di mezzo secolo fa. Pensiamo che attuare seriamente un’attività di ele-<br />

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zione, un hobby, trasportato però sul piano di una ricerca scientifica<br />

o artistica risponda ai desideri dei giovani di oggi e mantenga quel<br />

carattere di avventura che affascina a qualunque età, e si faccia<br />

accogliere come compito da Uomini (anche se non lo sono ancora) e<br />

non più da ragazzi. Può essere l’esplorazione speleologica abbinata<br />

a una ricerca geologica, la pesca subacquea a una ricerca archeologica<br />

oppure una filodrammatica a una tesi sociale, il tutto sempre<br />

regolato dalla legge scaut che per l’occasione può assumere una<br />

veste più adeguata mantenendo inalterata la sostanza. Come il fondatore<br />

sentì l’opportunità di esprimere una regola morale, non più<br />

sotto forma di un elenco di divieti di infrazioni, ma di affermazioni<br />

<strong>del</strong>le corrispondenti virtù, così noi oggi, in un ambiente giovanile<br />

proteso alla libertà, prevalentemente ribelle a ogni costrizione, può<br />

costituire una forma più appetibile l’esprimere le stesse mete in termini<br />

di libertà: “Lo scaut è leale” può diventare “lo scaut è libero dall’inganno”<br />

e così via integrando con un invito alla “libertà da se stessi”<br />

che è un incentivo a un approfondimento <strong>del</strong>la lotta contro l’egoismo<br />

ed a una proficua interiorizzazione. Ecco un esempio di legge<br />

scaut rinnovata per i giovani di oggi ma non meno ortodossa di<br />

quella di B.P.<br />

Lo scaut è un uomo libero<br />

Libero dall’inganno<br />

Libero dall’egoismo<br />

Libero dall’odio<br />

Libero dalla paura<br />

Libero dal materialismo<br />

Libero dall’orgoglio<br />

Libero dalla cru<strong>del</strong>tà<br />

Libero dal pessimismo<br />

Libero dall’indolenza<br />

Libero dalla schiavitù dei sensi<br />

È libero da sé stesso<br />

Portata così la formazione scaut <strong>del</strong> “buon cittadino” fino alla maggiore<br />

età e probabilmente oltre se il programma è congeniale ai giovani<br />

degli anni ’70, potremo sperare di tamponare l’emorragia di<br />

iscritti che si verifica dopo i 15-16 anni e sperare in uomini e soprattutto<br />

dirigenti che operino nella società secondo l’etica scaut renden-<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Lo Stile Raider<br />

di Aldo Marzot<br />

Ultimo numero<br />

di Raid <strong>del</strong> “primo ciclo”<br />

Vorrei che queste pagine fossero<br />

nastri magnetici capaci di registrare<br />

un mutuo scambio di pensiero,<br />

diventato frequenza udibile per<br />

tutti noi, nastri da far scorrere<br />

anche attraverso un ipotetico neutralizzatore<br />

di tempo e di spazio<br />

(qualcuno ha detto che questi due<br />

concetti sono limitazioni <strong>del</strong>la<br />

nostra natura fisica) e quindi farci<br />

trovare uniti, assieme, in quell’atmosfera<br />

di profonda sincerità e<br />

autentica amicizia che sono il fondamento<br />

etico <strong>del</strong>la nostra maniera<br />

di vivere.<br />

In attesa di teleconversazioni<br />

audiospaziali simultanee, queste<br />

conversazioni possono surrogarli<br />

e, provvisoriamente permettere<br />

questi scambi di vedute su argomenti<br />

diversi, dandoci modo di<br />

sentirci vicini, sintonizzare opinioni,<br />

arricchire reciprocamente le<br />

nostre esperienze, realizzare cioè un’aristocrazia <strong>del</strong>l’amicizia.<br />

Ho detto aristocrazia <strong>del</strong>l’amicizia (ma avrei voluto dire “aristamicizia”<br />

se lo Zingarelli me lo avesse permesso) perché si può stringere una<br />

bella amicizia anche per fare un buon colpo a una banca, o per fare una<br />

potente bevuta in appoggio a una partita a scopa. Il nostro tipo di amicizia<br />

-che disdegna il colpo in banca, ma non disdegna la sobria bevuta<br />

o l’intelligente partita - è l’amicizia che nasce dalla concomitanza di un<br />

impegno liberamente assunto e dalla stessa regola di vita adottata: è<br />

l’amicizia che si qualifica con lo scopo, che si palesa nelle circostanze<br />

ostiche, che si concepisce a senso unico, quello <strong>del</strong> dare, per tutti.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Siamo nel 1967, al pari<br />

<strong>del</strong>l’Assoraider anche la<br />

rivista associativa compie<br />

due anni e con questo articolo,<br />

Aldo apre il numero<br />

1/2 di Raid.<br />

Siamo già entrati quasi inavvertitamente a considerare lo stile <strong>del</strong>l’amicizia,<br />

e quindi a trattare <strong>del</strong> “nostro” stile; mentre sul tema <strong>del</strong>l’amicizia<br />

ritorneremo, ecco il mio pensiero da un punto di vista generale. Come<br />

gli stili architettonici, sono tanto più espressivi, penetranti, ispiratori,<br />

quanto più sono figli di tempi forti, decisi, innovatori, così uno stile di<br />

vita lo sarà quanto più forte, decisa e originale è la personalità che lo<br />

esprime e lo genera.<br />

Mi pare, intanto, sia per noi ben chiaro che uno stile non è un abito che<br />

s’indossa e che dà quindi un’apparenza diversa a seconda <strong>del</strong>la scelta,<br />

in tutta incoerenza col carattere <strong>del</strong> contenuto.<br />

Uno stile di vita, per noi, è la naturale espressione esterna <strong>del</strong> modo<br />

interiore di pensare, di agire, di decidere, in risposta alle comunicazioni<br />

e agli urti che ci provengono dall’ambiente, così come il sorriso non<br />

deve essere una contrazione su commissione di certi muscoli facciali,<br />

ma la spontanea manifestazione di uno stato d’animo.<br />

Di fatto, tuttavia, il fenomeno è reversibile, per cui una disposizione<br />

muscolare improntata al sorriso finisce con l’influire sullo stato d’animo<br />

depresso e lo rende più sereno, analogamente al conduttore che, percorso<br />

da corrente elettrica, crea un campo magnetico e questo a sua<br />

volta induce una corrente elettrica in un conduttore che lo attraversi.<br />

Non solo, quindi, è lecito, ma costituisce una buona tecnica, l’imporre<br />

alle proprie azioni uno stile, pur non essendo<br />

spontaneo in un primo tempo, se (e solo se) esso<br />

rappresenta un metodo di vita che si intende<br />

adottare. Volendo dare, una definizione allo stile<br />

raider, mi piacerebbe che definizione e successivo<br />

profilo, uscissero anche col vostro contributo, per<br />

cui io attendo che qualcuno chieda la parola.<br />

Io, intanto da parte mia, affermo che lo stile raider<br />

è lo stile di vita <strong>del</strong>l’uomo libero: libero da formalismi,<br />

conformismi e pregiudizi, ma libero sopratutto<br />

da sè stesso.<br />

Chi si impegna a far propria quella regola di vita<br />

che è la Legge Scaut <strong>del</strong> Raider, traccia indirettamente<br />

il profilo <strong>del</strong> suo stile che scaturisce dall’aver<br />

conquistato le dieci libertà fuse nella libertà<br />

da sè stesso.<br />

Così, chi vuol essere libero dall’inganno non può<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

assumere che uno stile improntato alla più<br />

completa lealtà; lealtà anche a costo di perdere<br />

una buona occasione per fregare l’amico<br />

anche, quando, con un imbroglio di poco<br />

conto, si avrebbe un vantaggio, anche quando<br />

la convenienza, materiale o no, sta dall’altra parte. E poiché vivere<br />

con stile non è vivere con mezze misure, la lealtà và intesa con tutti,<br />

tanto con quelli che non si lascerebbero imbrogliare da nessuno (facile!),<br />

che con i semplicioni, ma soprattutto con sé stessi (molto meno<br />

facile).<br />

Chi vuole essere libero dall’egoismo e dall’odio ha uno stile di vita<br />

improntato evidentemente alla generosità e all’amore, è lo stile di quell’amicizia<br />

di cui parlavamo all’inizio (e che, infatti, ha la stessa radice di<br />

amore), di chi nell’ordine progressivo dei vantaggi, pone prima l’amico e<br />

poi se stesso, e lo fa sempre, ma con particolare piacere quando qualcuno,<br />

che non vede più in là dei propri piedi, gli dà <strong>del</strong> fesso. Sul piano<br />

individuale basterebbe questa libertà per conquistare anche molte <strong>del</strong>le<br />

altre libertà e, sul piano sociale, per risolvere i grossi problemi che<br />

angustiano l’umanità e per proteggerla da quelle calamità che si chiamano<br />

guerre.<br />

Chi vuol essere libero dalla paura, ha nel suo stile il coraggio; coraggio<br />

fisico di ricominciare dopo una sconfitta, di dire la verità quando nuoce;<br />

coraggio di esser semplice coi bimbi davanti agli adulti, di pregare<br />

davanti agli atei, e di amare la propria terra tra chi la insulta.<br />

Chi vuol essere libero dal materialismo, darà ad ogni suo atto, anche<br />

materiale, un tono, un lieve tocco, un soffio inavvertito, ma sufficiente<br />

per far capire che egli sa che “non è tutto quì” anzi che i suoi cinque<br />

sensi, anche potenziati da strumenti, non gli fan percepire che una<br />

parte, e la più povera, <strong>del</strong> tutto.<br />

Chi vuol essere libero dall’orgoglio, ha uno stile, deciso sì, ma consapevole<br />

dei dirizzoni che l’orgoglio può fargli prendere; uno stile per cui l’umiltà<br />

non è umiliazione, ma dignità. E per paura di dimenticarsene<br />

marca, con un segno rosso i propri limiti.<br />

Chi vuol essere libero dalla cru<strong>del</strong>tà, ha stile anche con il suo cane, non<br />

solo, ma uccellini o anitre, quercie o licheni, rispetta la vita<br />

nelle sue infinite f<strong>orme</strong>, proprio per quel soffio…<br />

Chi vuol essere libero dal pessimismo, dà anche un colore al<br />

proprio stile, un colore allegro, vivace, intonato al buon<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

umore, alla fiducia in se stesso e nell’umanità. Egli<br />

accoglie in letizia anche le avversità, perché sa che<br />

ogni sofferenza ha il suo compenso, ogni esperienza<br />

la sua richiesta. Se la morte è ineluttabile, perché non<br />

andarle incontro con letizia? Perché aggiungere alla<br />

morte anche la tristezza?<br />

Chi vuol esser libero dalla schiavitù, dei sensi, completa<br />

il suo stile con quel gesto, con quel “no”, con quel<br />

“tirar via” quando occorre, perché è lui il padrone di se<br />

stesso e non le varie qualità di fame, di sete, di voglie,<br />

di freddo o di caldo, tutte munite di giustificazioni, sì,<br />

ma rilasciate da un’autorità subalterna e quindi ai<br />

suoi ordini e non viceversa.<br />

In poche parole, e come dicevo, il tuo stile è lo stile <strong>del</strong>l’uomo libero da<br />

se stesso: e quando saranno tue tutte le libertà, “allora - come ci ha<br />

lasciato scritto Rudyard Kipling - i Re, gli Dei, la Fortuna e la Vittoria<br />

saranno per sempre i tuoi schiavi sottomessi e, cosa che vale ancor più<br />

dei Re e <strong>del</strong>la Gloria, sarai un Uomo”.<br />

Prima bandiera<br />

associativa<br />

Assoraider<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Il nostro Scautismo<br />

Dopo aver preso conoscenza di quanto scrive Laszlo Nagy sui «due<br />

scautismi» sorge naturale nel lettore la domanda: «E gli “scautismi”<br />

italiani che “scautismi” sono? Spirituali o pragmatisti?».<br />

Già l’aver formulato la domanda così, presuppone trattarsi di più<br />

scautismi ossia presuppone l’esistenza di differenze fra l’indirizzo<br />

seguito da un’associazione e quello di un’altra.<br />

Vediamo di compiere un’analisi la più obiettiva possibile.<br />

Che vi siano <strong>del</strong>le differenze fra gli indirizzi dati da differenti associazioni<br />

nell’attuazione <strong>del</strong>lo scautismo è fuori di dubbio; non solo, ma<br />

saremmo portati a riconoscere indirizzi differenti, seppur simili,<br />

anche fra sezione e sezione <strong>del</strong>la stessa Associazione e perfino fra<br />

dirigente e dirigente <strong>del</strong>la stessa sezione nonché fra periodo e periodo<br />

di uno stesso dirigente.<br />

Siamo perfettamente consci che è praticamente impossibile stabilire<br />

una classificazione che costringa a porre un’associazione o una<br />

sezione al di qua o al di là, di un ipotetico diaframma discriminante.<br />

Tuttavia, confortati dallo stesso Nagy, che, pur perfettamente consapevole<br />

dei pericoli insiti in ogni semplificazione, ritenne di poter individuare<br />

i due indirizzi più sopra indicati, chiediamo al lettore di voler<br />

accettare l’approssimazione <strong>del</strong>la classificazione giustificandola con<br />

la necessità di spiegarci più facilmente.<br />

A parte quindi, tutte le variazioni riscontrabili in realtà, crediamo di<br />

poter riconoscere che l’Associazione Scaut Cattolici Italiani rientra<br />

piuttosto fra quelle che Nagy ha battezzato spiritualiste, mentre il<br />

Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani apparterrebbe ai pragmatisti.<br />

Ecco il momento giusto per confermare che non ci sono elementi per<br />

dichiarare uno migliore <strong>del</strong>l’altro: ci limitiamo solo a costatare e<br />

ammettiamo subito che ci sono alcune isole spiritualiste nel GEI,<br />

come ce ne sono di pragmatiste nell’ASCI.<br />

E il nostro — quello <strong>del</strong>l’Assoraider — che scautismo è?<br />

L’Assoraider, fin dalla fondazione si è naturalmente preoccupata di<br />

precisare l’indirizzo che intendeva dare allo scautismo realizzato<br />

dalle sue unità e ha fatto la sua scelta.<br />

E non ha avuto dubbi — come non li abbiamo ora — sulla supre-<br />

Questo scritto <strong>del</strong> marzo 1975 è<br />

una considerazione di Aldo<br />

Marzot in seguito alla lettura di<br />

un articolo di Laszlo Nagy<br />

(Segretario Generale <strong>del</strong>l’Ufficio<br />

Mondiale <strong>del</strong>lo Scautismo di<br />

Ginevra). L’articolo in questione<br />

era “I due Scautismi” (Raid n. 3<br />

– 1975), articolo in cui il Nagy<br />

analizzava il movimento scaut<br />

nei vari paesi <strong>del</strong> mondo per<br />

arrivare alla conclusione che<br />

l’oggetto <strong>del</strong> suo lavoro, ossia<br />

«lo scautismo mondiale» in<br />

quanto tale non esisteva. Le<br />

considerazioni di Aldo sono<br />

nell’articolo che segue.<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

mazia dei valori spirituali di fronte a quelli materiali. Di ciò si potrebbe,<br />

se ce ne fosse bisogno trovare una controprova negli articoli di<br />

fondo di questa stessa rivista che ne è la voce. Ma anche dalla sintesi<br />

stessa fatta da Nagy, e cioè che gli uni vorrebbero fare le cose<br />

«giuste» e gli altri le cose «bene», si deve riconoscere che, all’estremo,<br />

è meglio fare imperfettamente una cosa giusta che perfettamente<br />

una cosa sbagliata.<br />

Fissato questo primo caposaldo e continuando ad utilizzare la stessa<br />

sintesi, l’Assoraider si propone di far «bene le cose giuste».<br />

Dopo questa affermazione degna <strong>del</strong> Marchese La Palisse necessita<br />

qualche seria considerazione.<br />

I valori spirituali, se sono di gran lunga più importanti, esigono tuttavia<br />

— come <strong>del</strong> resto afferma Nagy — un impegno personale<br />

imponente e, diciamo subito, pressoché impossibile da parte dei<br />

volontari.<br />

D’altro canto il ragazzo deve imparare a vivere in un mondo che è<br />

quello che è e dal quale non si può prescindere; ed ecco sorgere l’indirizzo<br />

definitivo che temperando un po’ I’aspetto spiritualista assume<br />

anche quello pragmatista, condizionando questo a quello, senza<br />

perdere di vista il carattere pratico <strong>del</strong>l’ambiente in cui il ragazzo —<br />

diventato adulto — sarà chiamato ad operare.<br />

In conclusione lo scautismo Assoraider tende a far acquisire al ragazzo<br />

quelle capacità pratiche che rispondano anzitutto alle sue motivazioni<br />

e lo mettano poi in grado di trarsi d’impaccio nella vita sempre<br />

alla luce dei valori spirituali o, se vogliamo, sempre «orientato» da<br />

essi.<br />

Superfluo, forse, ma non inutile per taluno, aggiungere che «valori<br />

spirituali» non significa necessariamente quelli di una data confessione.<br />

Queste precisazioni, probabilmente, rendono chiaro a tutti il perché<br />

di una terza associazione scaut in Italia.<br />

Questo — oltre rispondere ad un preciso indirizzo che riteniamo<br />

centrato proprio perché in mezzo a due estremismi, è confortato<br />

dalle conclusioni <strong>del</strong>lo stesso Nagy il quale perora iniezioni di spiritualismo<br />

in quelle pragmatiste; infine, cosa ancor più importante, è<br />

confortato dal fondatore che non ha mai perso di vista i valori spirituali<br />

a fianco d’ogni insegnamento pratico: basterebbe rileggere l’ultimo<br />

messaggio.<br />

Aldo MarzoT<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

Nel 1966 fonda la Rivista “Raid” testata storica <strong>del</strong>l’Assoraider che<br />

è inviata a Scaut adulti sia GEI sia ASCI.<br />

Raid<br />

Rivista Scaut per giovani n. 1 - 1966<br />

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<strong>Sulle</strong> <strong>orme</strong> <strong>del</strong> <strong>Pellicano</strong><br />

1973-1974. Comunicazioni di Marzot sullo stato <strong>del</strong>l’Assoraider in cui spiega che i regolamenti <strong>del</strong>le<br />

varie Branche sono stati compilati ispirandosi: al “Policy, organisation and rules” <strong>del</strong>la “The Scout<br />

Association” - Inghilterra Ediz. 1964; al “Costitution and Bylaws of the Boy Scouts of America” ed i<br />

regolamenti degli “Scouts de France”, “Eclaireurs et Eclaireuses de France” e di altri paesi europei.<br />

Comunica, inoltre, che sono costituite Sezioni Assoraider a: Roma, Napoli, Torino, Cagliari.<br />

Sono in via di costituzione a Firenze, Pisa, La Spezia, Genova, Milano.<br />

1976. Il 13 luglio a Belluno, Aldo<br />

Marzot torna alla Casa <strong>del</strong> Padre.<br />

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