di questi problemi può e deve contribuire a risolverli.Un’altra questione da non dimenticare è quella del caporalato,specie quello rumeno. Sono, infatti, molti i muratori e i manovaliche alle 5 di mattina si radunano in alcuni luoghi particolari dellecittà italiane ad aspettare che il furgoncino passi e che la “chiamata”arrivi e che quel giorno possano lavorare...per pochi eurol’ora. Spesso quello che si guadagna bisogna dividerlo con il caporale.E se qualcuno si fa male, a casa; il giorno dopo qualcun altroavrà preso il suo posto. Impossibile ribellarsi, anche quando allafine della giornata i soldi pattuiti non arrivano, pena non riuscirepiù ad ottenere nessun altro lavoro, con nessun altro caporale. Disolito sono le piccole imprese che si affidano al caporalato, masuccede che anche nei grossi cantieri si ricorra a questa risorsaa poco prezzo. E dappertutto vige l’omertà, sia per le paghe damiseria che per i morti sul lavoro, mentre, come abbiamo visto, ilnumero di questi infortuni cresce sempre più. Lavoro nero e mortibianche...e il caporalato, quello rumeno, che cresce sempre più,forse anche grazie all’ingresso della Romania nell’Unione Europea.Non dovendo più sottostare alle norme del Testo Unico perl’<strong>Immigrazione</strong>, tra i <strong>Rumeni</strong> è possibile che cresca l’incidenzadel lavoro nero.“La maggior parte di quello che vedo è che i <strong>Rumeni</strong>, va beh qualcunolavoro anche in regola e qualcuno non lavora in regola, perchédice io ormai sono entrato in comunità europea, non ho bisogno chedevo dimostrare che io sto lavorando per il problema dei documenti.Invece le altre categorie sono costrette anche per dimostrare che...sai, i problemi del permesso, devono cambiarlo, devono sempre dimostrareche stanno lavorando in regola. Invece gli altri, qualcunopreferisce guadagnare di più e non lavorare in regola. [...] Sono piùgli Italiani che lavorano in nero, però le piccole ditte, i cantieri piccoli,però vai a vedere un cantiere grande non ci sono che lavoranoin nero, perché sanno che sono sotto controllo, sotto pressione, nonpossono neanche le ditte.per non perdere credibilità, non assumonogente in nero, però gli altri cantieri, artigiani, piccole ditte, ci sonoche lavorano in nero” (int. 4).54
Più che la volontà di lavorare in nero dei singoli lavoratori, che,se esiste, è tutta da verificare e, in ogni caso, è, forse, da attribuirepiù ad alcune caratteristiche della cultura italiana che nondei Paesi di provenienza dei lavoratori stranieri, a preoccupareè lo sfruttamento del lavoro nero da parte dei datori di lavoro, aspese dei lavoratori, e l’aumento del fenomeno del caporalato trai lavoratori rumeni.“Quando sono arrivati i <strong>Rumeni</strong>, sono cominciati ad arrivare anchecome squadrette, come padroni. E hanno iniziato un po’ a prendereterreno, diciamo. Non so, può darsi che con l’azione di...non so, leconoscenze che si fanno in questo settore qua, capito? Altre cosenon le posso dire. [...]Sai l’aumento dove c’è adesso? Nel caporalato.Il caporalato rumeno sta crescendo, la macchia proprio...comeun cancro. Il caporalato è sempre esistito, però in questo momentoquello che sento, quello che vedo, sta crescendo troppo, dopo cheera quello albanese adesso ci sono i <strong>Rumeni</strong>. Il fenomeno del caporalatonon è una novità, nel bergamasco se vai a battere i posti anchei Bergamaschi usavano questa cosa qua. C’è il lavoro nero, il lavorogrigio come lo chiamano, però per me è sempre nero perché io nonpago le tasse come devo pagare, sulla busta paga...io ho lavorato 160ore, 170 però sulla busta paga risulta 140, il restante di quelle oresono esente tasse perché evado il fisco, non pago le tasse, non pagola pensione con i contributi e il datore di lavoro guadagna e anche ilcaporale guadagna di più. E il lavoratore pensa che lui guadagna...sì, guadagna quella somma che riceve però dopo, quando va a controllarei suoi contributi, vede che lui non ha lavorato niente...E poici sono i pulmini, si vedono, ci sono anche i punti di incontro, perquesti rumeni, ci sono le stazioni, ci sono i bar, che la mattina quandodevono partire li caricano sui furgoni, poi partono. Quando partono,comunque, cosa fanno? Non lavorano sul territorio bergamasco, peròsono fuori, Milano, Brescia, Lecco, Novara, tutte le città più grandi di<strong>Bergamo</strong>. Non viene controllato bene, perché non lo so” (int. 4).Insomma, quello che è importante sottolineare è come i lavoratoristranieri e, in particolar modo, quelli rumeni, data la presenza im-55
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ROMANIACARTA D’IDENTITA’Denomin
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