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Nuovi scenari e vecchie liturgie del consumo culturale. Cosa accade ...

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Fig 1 La coda lunga; immagine gentilmente concessa da Hay Cranen<br />

In questa particolare distribuzione una popolazione ad alta frequenza o ampiezza<br />

(l’area verde) è seguita da una popolazione a bassa frequenza o ampiezza, che<br />

diminuisce gradatamente (area gialla). La parte gialla è la coda lunga ed è<br />

interessante perché in alcuni mercati gli eventi poco frequenti o di bassa ampiezza<br />

possono cumulativamente superare in numero la porzione iniziale <strong>del</strong>la curva, tanto<br />

che presi tutti insieme rappresentano la maggioranza.<br />

Anderson sostiene che i prodotti a bassa richiesta o con ridotti volumi di vendita<br />

possono collettivamente occupare una quota di mercato equivalente o superiore a<br />

quella dei pochi bestseller o blockbuster se i punti vendita sono abbastanza grandi e<br />

il sistema di distribuzione è particolarmente efficiente. Questo è quello che sta<br />

succedendo, ad esempio, per i libri, per i film e per la musica.<br />

Analizziamo la questione da un altro punto di vista. Partiamo dalla famosa regola di<br />

Pareto <strong>del</strong>l’80/20: in molti mercati una fetta limitata di prodotti (20%, le cosiddette<br />

“hit” o prodotti di successo) produce l’80% <strong>del</strong>le vendite (la nostra area verde). La<br />

teoria <strong>del</strong>la coda lunga non sovverte la regola di Pareto (la proporzione più o meno<br />

rimane), ma i costi di distribuzione molto bassi o addirittura nulli rendono<br />

conveniente vendere anche quell’80% di prodotti (chiamiamoli prodotti di “non<br />

successo” commerciale) che normalmente vengono esclusi dalla distribuzione<br />

tradizionale.<br />

Prendiamo i diversi settori e confrontiamo i mo<strong>del</strong>li tradizionali di distribuzione con<br />

quelli <strong>del</strong>l’era <strong>del</strong>la coda lunga: un megastore metropolitano può avere in vendita<br />

anche 50.000 titoli (l’impressione entrando è che si possa trovare di tutto, in realtà<br />

vengono distribuiti solo i prodotti che si trovano nella parte alta <strong>del</strong>la curva),<br />

Amazon, secondo le stime di Anderson, ha un inventario di 3,7 milioni di titoli e un<br />

quarto <strong>del</strong>le vendite non riguarda i 100.000 titoli più popolari. Tanto per dare un<br />

ordine di grandezza, in Piemonte nel 2006 sono stati proiettati nei cinematografi 502<br />

titoli diversi, la catena Blockbuster espone in un suo punto vendita 3.000 titoli, il<br />

negozio online Netflix ha un catalogo di 55.000 dvd che sono stati noleggiati almeno<br />

una volta a trimestre. Un grande negozio di musica può avere negli scaffali anche<br />

5.000 titoli di cd, I-tunes ha un catalogo di 2 milioni di brani che sono stati scaricati<br />

almeno una volta! Lo spazio che un cd occupa in uno scaffale è un costo per il<br />

venditore, il quale opera in modo che il suo scaffale sia riempito solo da titoli in<br />

grado di garantire un numero minimo di acquisti. Nel mondo virtuale un file Mp3<br />

non ha praticamente costi per un distributore online, diventa conveniente anche se<br />

4<br />

Testo tratto da L'arte <strong>del</strong>lo spettatore. Il pubblico <strong>del</strong>la cultura tra bisogni, consumi e tendenze, 2008 Franco Angeli

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