18.11.2012 Views

Nuovi scenari e vecchie liturgie del consumo culturale. Cosa accade ...

Nuovi scenari e vecchie liturgie del consumo culturale. Cosa accade ...

Nuovi scenari e vecchie liturgie del consumo culturale. Cosa accade ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

venisse acquistato una sola volta; il Catalogo (con la C maiuscola come in un<br />

racconto di Borges) potrebbe teoricamente diventare infinito, contenere il mondo<br />

stesso.<br />

Nei sistemi tradizionali dove i costi di distribuzione sono elevati, vengono quindi<br />

venduti solo i prodotti più popolari; quando la coda lunga funziona, invece, i gusti<br />

non mainstream (o gli interessi specifici se ci rifacciamo alla definizione di Crosbie)<br />

vengono soddisfatti e aumenta teoricamente la possibilità di scelta. Dico<br />

“teoricamente”, dato che manca ancora un elemento affinché la coda lunga possa<br />

davvero funzionare. Ci si trova infatti in una situazione quasi paradossale di risorse<br />

iperabbondanti, mentre l’economia classica ci ha sempre insegnato a valutare i<br />

comportamenti dei singoli in una logica di scarsità di risorse. Le persone devono<br />

potersi raccapezzare di fronte ad un’offerta praticamente infinita, occorre quindi<br />

attivare dei meccanismi in grado di aiutare e guidare le persone a “scendere giù per<br />

la coda”. Nella coda si trova di tutto e quindi ci possono essere prodotti di nicchia di<br />

indubbio valore, ma anche moltissimo ciarpame. Devono essere presenti dei “filtri”<br />

che consentano ai clienti di distinguere il grano dal loglio, di poter trovare facilmente<br />

e velocemente ciò che interessa, di curiosare e di sperimentare, ma entro margini<br />

tollerabili di rischio. Il meccanismo di filtro più potente, allo stato attuale, sono gli<br />

altri utenti, possibilmente quelli che frequentano la propria stessa nicchia, attraverso<br />

il passaparola. Raccomandazioni, suggerimenti, recensioni, link, rating, classifiche,<br />

blog e community online sono strumenti formidabili, amplificati dalla nuove tecniche<br />

<strong>del</strong> marketing virale, di orientamento nella coda: si sfrutta l’opinione dei<br />

consumatori per fare incontrare offerta e domanda. La cosa interessante è che le<br />

persone messe nella condizione di poter scegliere in presenza di grande varietà e<br />

diversità preferiscono i prodotti culturali non blockbuster, si tratta di una domanda<br />

molto meno influenzata dai prodotti popolari di successo.<br />

Ritornando ad una visione più allargata sui consumi di arte e cultura ci troviamo di<br />

fronte ad una situazione complessa in cui convivono intrecciandosi – cooperando o<br />

facendosi concorrenza – prodotti ed esperienze dominati dalla logica <strong>del</strong> grande<br />

evento, <strong>del</strong>la concentrazione dei mercati, <strong>del</strong>la scarsità di risorse e ambiti nuovi di<br />

scelta in un regime di diversità e abbondanza. Mercati in cui la distribuzione e<br />

l’accesso al prodotto rappresentano spesso un vincolo, altri in cui è un fattore di<br />

sviluppo strategico. L’effetto complessivo sul consumatore e sui consumi culturali è<br />

ancora tutto da valutare: integrazione virtuosa o conseguenze schizofreniche?<br />

Alla luce di quanto detto, la logica <strong>del</strong>la coda lunga nell’ambito dei diversi consumi<br />

culturali diventa interessante per molteplici ordini di motivi:<br />

• consente di leggere da una prospettiva diversa il problema<br />

<strong>del</strong>l’interpretazione dei consumi culturali cumulati,<br />

• pone un interrogativo sulla capacità dei mercati a coda lunga di influenzare i<br />

comportamenti di <strong>consumo</strong> <strong>culturale</strong> nei settori tradizionali,<br />

• permette di formulare ipotesi circa la possibilità di creare code lunghe anche<br />

in settori in cui prevale la logica <strong>del</strong>l’80/20.<br />

Rispetto alla necessità di misurare e interpretare i consumi culturali in una logica<br />

cumulata (si veda nuovamente l’intervento di Dal Pozzolo), allo stato attuale, pur in<br />

mancanza di risposte convincenti, il nuovo <strong>scenari</strong>o dà luogo ad interessanti<br />

riflessioni. Si prenda ad esempio il <strong>consumo</strong> di cinema. La misurazione <strong>del</strong>la<br />

domanda di film nei cinematografi è ormai un indicatore assolutamente parziale e,<br />

se vogliamo, poco interessante se si intende misurare il reale <strong>consumo</strong> di prodotti<br />

<strong>del</strong>l’industria cinematografica e audiovisiva, la spesa effettiva (in termini di tempo e<br />

5<br />

Testo tratto da L'arte <strong>del</strong>lo spettatore. Il pubblico <strong>del</strong>la cultura tra bisogni, consumi e tendenze, 2008 Franco Angeli

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!