AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 20 pagina 21 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀNella chiesa <strong>di</strong> San Pietro ad avenzapapa Bonifacio VIII e la iconagotica made in carraraUn’opera erratica raffigurante il pontefice probabilmente “raccattata” da AvenzaLa chiesa <strong>di</strong> Avenza, che era la piùpovera delle “vicinanze” carraresi,non poteva permettersi gran<strong>di</strong>committenze artistiche, per questo haspesso rime<strong>di</strong>ato opere incompiute odanneggiate magari rifiutate dai committentioriginari. Sono le cosiddette “opereerratiche”.Tra queste c’è un’icona gotica in marmoraffigurante una Madonna con Bambinoincoronata in trono. È molto particolarenello stile: riccamente lavorata, si tratta<strong>di</strong> un gotico <strong>di</strong>verso da quello pisano ogenovese, fami<strong>li</strong>are nell’ambito artisticocarrarese. Il traforo trilobato dell’arcopresenta al centro un andamento a fiammella,elemento del gotico nord europeo,la madonna ha la corona ma nonil velo e altri particolari dei <strong>li</strong>neamenti edell’abbig<strong>li</strong>amento sono <strong>di</strong> area francofiamminga. Ricca <strong>di</strong> simbo<strong>li</strong> florea<strong>li</strong>, appareancora come un’opera <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nariafinezza malgrado le mutilazionisubite nei seco<strong>li</strong>: la mano destra dellamadonna, (probabilmente “ho<strong>di</strong>gitria”,cioè nell’atto <strong>di</strong> mostrare la strada), ilmento, la testa del cardel<strong>li</strong>no in mano aGesù Bambino.Sotto ai pie<strong>di</strong> della Vergine una fila <strong>di</strong>cinque rose allude alle cinque Ave Mariaconsecutive del rosario. Ma è propriola parte più bassa che riserva sorprese:il trono è sorretto da una figura mutilatache stringe con le mani i due pilastri. Latesta è stata volutamente staccata e presentaevidenti colpi <strong>di</strong> subbia, cioè non èuna mutilazione accidentale.La figura decapitata è un papa, perchéè il papa che regge la chiesa (inoltre, sinotano due scalfitture nella cornice soprastante,rapportabi<strong>li</strong> alle due infuleche scendevano dalla tiara). Ma qualepapa può aver subito una tale damnatiomemoriae?Osservando i due pilastrini retti dallafigura decapitata si osservano due testineumane, una col cappuccio e una senza, evidenteallegoria del potere spirituale e temporale.Sporgono leggermente sopra le impugnaturecome se fossero else <strong>di</strong> spade.Ebbene, fu papa Bonifacio VIII Caetani,scaraventato da Dante all’inferno in anticiposulla morte, ad affermare, nella suabolla “Una Sanctam”contro re Fi<strong>li</strong>ppo ilBello <strong>di</strong> Francia, che “nella potestà dellaChiesa sono <strong>di</strong>stinte due spade, quellaspirituale e quella temporale”.Anche un capitello della nicchia risultascalpellato <strong>di</strong> proposito, forse contenevaun simbolo o uno stemma, così pure unadelle mani (che poteva ospitare qualchesimbolo contestato come le chiavi <strong>di</strong> SanPietro) che appare però spezzata <strong>di</strong> netto.Si può postulare che l’opera, in esecuzionea <strong>Carrara</strong>, abbia subito delle mutilazioni“po<strong>li</strong>tiche”, forse a seguito dello“schiaffo <strong>di</strong> Anagni” e della morte delPontefice (1303) quin<strong>di</strong>, rifiutata dallacommittenza e “raccattata” da Avenzacome avverrà per molte altre opere erratiche.La scultura, comunque, <strong>di</strong>mostra la presenza<strong>di</strong> artisti <strong>di</strong> area francese a <strong>Carrara</strong>nel XIV secolo (come nel caso più famosodell’ Annunciazione o “Cassanelle”)e, per questo, meriterebbe <strong>di</strong> essere stu<strong>di</strong>atapiù a fondo <strong>di</strong> quanto sia stato fattofino ad oggi.Pietro Di PierroSintesi dalla relazione presentata il 17Lug<strong>li</strong>o 2011, durante g<strong>li</strong> eventi cultura<strong>li</strong>alla festa me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Avenza.per un nuovo regolamento partecipato“Oltre le Circoscrizioni”la “COSA” entra nel vivoIl 2 novembre 2010 -come purtroppo ènoto in città- una vecchia casa sul torrenteCarrione è parzialmente crollata, conla conseguente chiusura <strong>di</strong> parte della ViaCarriona per dar luogo a lavori <strong>di</strong> messain sicurezza, demo<strong>li</strong>zione e ripristino.Il <strong>Comune</strong> ha riaperto al traffico la “Carriona”,la cui serrata obb<strong>li</strong>gatoria hacomportato non pochi <strong>di</strong>sagi. Nel corsodell’anno tutte le opere prescritte da Usled Arpat sono state effettuate o lo stannoper essere. Al momento è in corso d’esecuzionela profilatura dei muri d’ambitolatera<strong>li</strong> (contrafforti esistenti del fabbricatodemo<strong>li</strong>to); il conso<strong>li</strong>damento del paramentoesterno dello stabile (il <strong>di</strong>visoriotra l’e<strong>di</strong>ficio demo<strong>li</strong>to e quello ancora inEntra nel vivo il processo partecipativo“Oltre le Circoscrizioni: perun nuovo regolamento partecipato”,presentato dal <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> eammesso a finanziamento dall’AutoritàRegionale per la Partecipazione.Il documento pre<strong>li</strong>minare, in cui sonostati ana<strong>li</strong>zzati i report prodotti nel corsodell’iniziativa “Oltre le Circoscrizioni”,è stato <strong>di</strong>scusso con i membri dellecommissioni consi<strong>li</strong>ari competenti, laCommissione 4 (Attività produttive -industria,porto, artigianato, agricoltura,commercio, turismo- sportello unico attivitàproduttive, innovazione tecnologica,trasparenza, partecipazione, informazione,decentramento) e la Commissione9 (Affari genera<strong>li</strong>, personale, affari istituziona<strong>li</strong>,osservatorio per l’attuazionedello Statuto, società partecipate).Il documento è stato, quin<strong>di</strong>, presentatoalle <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> soggetti interessateall’argomento (rappresentanti dellaCircoscrizioni, mondo associativo, mondodella scuola ecc.). Nel corso <strong>di</strong> cinqueassemblee, che si sono svolte tra lug<strong>li</strong>o esettembre, sono stati raccolti commentie considerazioni, per arrivare a costruireun dossier che esprima la plura<strong>li</strong>tà delleposizioni.Il percorso procederà adesso con unamoda<strong>li</strong>tà davvero innovativa nel panoramaita<strong>li</strong>ano: per la <strong>di</strong>scussione della bozza<strong>di</strong> regolamento verrà coinvoltauna giuria dei citta<strong>di</strong>ni, formata da50 persone, che saranno reclutatetramite un campionamento casualestatistico curato dall’Università <strong>di</strong>Siena. Con il supporto <strong>di</strong> faci<strong>li</strong>tatoriprofessionisti e grazie alle testimonianzeofferte dai testimoni e daesperti, i giurati si confronterannosul documento pre<strong>li</strong>minare, per arrivarea definire la proposta finale da sottoporreall’Amministrazione comunale.I criteri per effettuare il campionamentoe per la scelta dei testimoni sono stati<strong>di</strong>scussi dal tavolo <strong>di</strong> monitoraggio, presiedutodal Vice Sindaco Andrea Zanettie composto dai rappresentanti nominatinel corso deg<strong>li</strong> incontri: Enrico Braida(Presidente Commissione 9^), LeonardoBusel<strong>li</strong> (componente della Commissione4^), Silvia Vanel<strong>li</strong> (Presidente dellaCommissione Speciale con funzioni <strong>di</strong>controllo e garanzia), Simonetta Corsi(Consig<strong>li</strong>ere Circoscrizione 1) PatriziaArrighi, (Consig<strong>li</strong>ere Circoscrizione 4)e Riccardo Bruschi (componente dellaCommissione 4^), E<strong>li</strong>sa Battistini(dell’Associazione Fundum Granianum),Paolo Vatteroni (dell’Associazione CarnevaleMarina).Questi i criteri stabi<strong>li</strong>ti per il campionamentodella giuria dei citta<strong>di</strong>ni: <strong>li</strong>mitareil campionamento ai residenti con <strong>di</strong>rittoRIAPERTA LA VIA CARRIONAloco), cui seguiranno la fodera dei muri<strong>di</strong> parapetto con pietrame a vista; il gettocon “spritz-beton” della facciata, la posain opera della “Madonnina” esistente sulprospetto demo<strong>li</strong>to (recuperata e pu<strong>li</strong>ta),la tinteggiatura ed infine l’asfaltatura dellasuperficie residua. Lavori progettatidall’ing. Fruzzetti, Arch. Masini e Ing.Marchetti che è anche <strong>di</strong>rettore dei lavori.Il finanziamento (160 mila euro) èinteramente a carico del <strong>Comune</strong>.È in corso la progettazione dei lavori <strong>di</strong>ricostruzione dell’argine crollato, ove ègià visibile la provvisoria scog<strong>li</strong>era <strong>di</strong> protezione.L’appalto delle opere definitive entro lafine dell’ anno.le circoscrizioniOltre<strong>di</strong> voto, garantire una rappresentanza paritaria<strong>di</strong> genere minimo 50%, estendereil campionamento alla fascia <strong>di</strong> età 16-17anni, esclusione dal campionamento deg<strong>li</strong>eletti dei consig<strong>li</strong> comuna<strong>li</strong> e <strong>di</strong> circoscrizione,garantire la rappresentanzaterritoriale.I sei testimoni che dovranno presentarealla giuria dei citta<strong>di</strong>ni le proprie esperienze,nel corso dei laboratori in programmail 27 ottobre, 3, 10 e 17 novembredovranno presentare un bilancio dellecircoscrizioni, inquadrarne il quadrogiuri<strong>di</strong>co e proporre proposte operative.Nel primo caso i testimoni saranno unrappresentante del mondo delle Circoscrizionie uno del mondo della societàcivile e delle associazioni, nel secondo ungiurista, il terzo tema, infine, sarà affidatoad un rappresentante del mondo delleCircoscrizioni, ad uno del mondo delleassociazioni e ad uno dell’Amministrazione.Andrea Zanetti
AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 22 pagina 23 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀun documento d’epoca - 3cenni sulla famig<strong>li</strong>a fabbricottinella storia del marmo<strong>di</strong> antonio bernieriLa terza parte dell’estratto dai“Quaderni <strong>di</strong> Maria Teresa FabbricottiMazzei 1893-1977)” sposa <strong>di</strong> CarloFabbricotti. Il testo è stato scritto dallcompianto storico Antonio BernieriLa memoria delle tre famig<strong>li</strong>e Del Me<strong>di</strong>co, Fabbricotti e Lazzoni,che fecero la storia della città <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, si perde nellanotte del Me<strong>di</strong>oevo, finché esse comparvero nella vita dellacittà e vi si affer marono ag<strong>li</strong> inizi dell’era moderna. Dall’Archivioparrocchiale <strong>di</strong> Mi seg<strong>li</strong>a, borgata a monte <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, si sa che unDomenico Fabbricotti, oriundo da Fabbrico, villaggio nel territorio<strong>di</strong> Reggio Emi<strong>li</strong>a, nel 1519 si trasferì appunto a Miseg<strong>li</strong>a, dove nacqueGiu<strong>li</strong>o, che ivi morì nel maggio 1590.La storia <strong>di</strong> queste tre famig<strong>li</strong>e s’intreccia strettamente con quelladella città <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, che con Massa faceva parte del Marchesatodei Malaspina. <strong>Carrara</strong>, <strong>li</strong>beratasi da tempo dal dominio dei Vescoviconti <strong>di</strong> Luni, si era costituita in <strong>li</strong>bero <strong>Comune</strong>, che subiva tuttavial’influen za delle Signorie delle città <strong>li</strong>mitrofe. Quando RicciardaMalaspina, fig<strong>li</strong>a <strong>di</strong> Antonio Alderano e ultima <strong>di</strong>scendente dellafamig<strong>li</strong>a, si sposò in seconde nozze con Lorenzo Cybo, nobilegenovese, il marchesato passò in possesso <strong>di</strong> questi. Dal CyboRicciarda ebbe due fig<strong>li</strong> maschi: Giu<strong>li</strong>o ed Alberico, che ai tito<strong>li</strong>ere<strong>di</strong>tati dal padre unì quello <strong>di</strong> Marchese <strong>di</strong> Massa e principe <strong>di</strong><strong>Carrara</strong>. Capostipite del ramo Cybo‐Malaspina, Al berico fu unvero signore rinascimentale: umanista <strong>di</strong> valore, poeta e letterato,fu anche un principe riformatore. Ingrandì e abbellì <strong>Carrara</strong>, daiborghi sparsi esistenti creò la città <strong>di</strong> Massa, promosse la stesuradeg<strong>li</strong> Statuta Carrariae, che restarono in vigore per alcuni seco<strong>li</strong>;du rante il periodo della sua Signoria si fondarono i destini dellefamig<strong>li</strong>e Del Me<strong>di</strong>co e Lazzoni che poi, insieme con i Fabbricotti,un secolo dopo raggiunsero l’apogeo delle loro fortune.Il Principato <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> era costituito da un certo numero <strong>di</strong> Vicinanzeo Ville, che costituivano una Comunità <strong>di</strong> Valle: la prima traccia<strong>di</strong> queste istituzioni amministrative si trova in un documentodel 1278 e poi neg<strong>li</strong> Statuti comuna<strong>li</strong> successivi e particolarmentein quel<strong>li</strong> voluti da Alberico nel 1574. Le Vicinanze erano organismisocia<strong>li</strong> fon dati, quanto a <strong>di</strong>ritto interno, sullo Jus sanguinis: i lororapporti col <strong>Comune</strong> erano <strong>di</strong> parità, dato che ogni Vicinanza avevai suoi rappre sentanti nel Consig<strong>li</strong>o Comunale.L’articolo 40 del Libro II deg<strong>li</strong> Statuti <strong>di</strong> Alberico dettava norme,<strong>di</strong>ritti e doveri per la costituzione e il mantenimento dei beni socia<strong>li</strong>delle Vicinanze. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto avveniva per i feu<strong>di</strong>, lasciatidal Signore al popolo che esercitava il suo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> uso civico, leVicinanze del Carrarese detenevano la proprietà deg<strong>li</strong> agri (terreni)in colti che costituivano patrimonio pubb<strong>li</strong>co ina<strong>li</strong>enabile.I Fabbricotti si iscrissero alla Vicinanza <strong>di</strong> Miseg<strong>li</strong>a, <strong>di</strong>venendoVicinia pieno titolo, perché <strong>di</strong>vennero proprietari <strong>di</strong> un fondo rustico. Nel1529 un Fabbricotti, che non poteva essere altri se non Domenico,acquistò il terreno. Si era sposato con una donna <strong>di</strong> Miseg<strong>li</strong>a, da cuinacque Giu<strong>li</strong>o nel 1519.L’uso del marmo, a partire dal secolo XIV, si <strong>di</strong>ffondeva dopo lastasi lunghissima del Me<strong>di</strong>oevo, e il desiderio del bello artistico,nelle chiese, nei palazzi signori<strong>li</strong>, nei monumenti celebrativi, era<strong>di</strong>venuto un’esigenza comune. Il marmo <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, bianco statuarioo venato, o il prezioso Calacata insieme con il Bar<strong>di</strong>g<strong>li</strong>o, <strong>di</strong>venne ilmateriale più richiesto per le chiese delle maggiori città d’Ita<strong>li</strong>a nelperiodo del Ri nascimento. Era logico che la popolazione della valle<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> aumen tasse sia nella città che, come abbiamo visto, erastata ingran<strong>di</strong>ta da Alberico, sia nelle “ville” a monte, dove vivevanoi cavatori che produ cevano i marmi richiesti dai commerciantidella città e dag<strong>li</strong> stessi ar tisti, scultori, architetti, che venivano,come Michelangelo, a sceg<strong>li</strong>ersi i blocchi per le loro opere. DallaLiguria, dall’Emi<strong>li</strong>a e dalla Toscana nuove famig<strong>li</strong>e si spostavano nelbacino <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, dove affioravano le cave, attratte dalle possibi<strong>li</strong>tà<strong>di</strong> guadagnare. Già allora i membri della famig<strong>li</strong>a Fabbricotti sioccupavano della estrazione <strong>di</strong> marmi nelle cave della Vicinanza efabbricavano marmette per pavimenti.Francesco <strong>di</strong> Domenico, della sesta generazione dei Fabbricotti(1686‐1768), decide <strong>di</strong> spostarsi da Miseg<strong>li</strong>a nel villaggio <strong>di</strong> Torano(separato dall’altro paese, da un grosso costone del monte che celai marmi mig<strong>li</strong>ori del Carrarese) e si iscrive alla Vicinanza <strong>di</strong> Toranosposando una ragazza <strong>di</strong> quel villaggio.A Torano convergevano le cave che producevano il mig<strong>li</strong>or marmodel bacino <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>: marmo bianco <strong>di</strong> grana fine e cave che <strong>di</strong>verrannofamose in tutta Europa: il Polvaccio, Poggio Silvestro, ilPianello, Betog<strong>li</strong>. Questo spostamento da Miseg<strong>li</strong>a a Torano fecela fortuna della famig<strong>li</strong>a: l’unione con i Marchetti, per matrimonio,aprì prospettive inaspettate ag<strong>li</strong> intraprendenti Fabbricotti e le duefamig<strong>li</strong>e procede ranno unite per molte generazioni nell’attivitàindustriale.Il nipote <strong>di</strong> Francesco fu il primo <strong>di</strong> cinque fratel<strong>li</strong> e l’unico chelasciò <strong>di</strong>scendenza. Poiché fu il primo a dare consistenza all’aziendapuò essere considerato il capostipite della famig<strong>li</strong>a (1746‐1797).Ma la sua vera gloria fu quella <strong>di</strong> aver dato vita a una grande azien damarmifera e <strong>di</strong> essersi impossessato <strong>di</strong> una grande quantità <strong>di</strong> cave,da solo e insieme con i Marchetti: contese perciò ai Lazzoni una cavaal “Poggio Silvestro” con un processo che durò quasi un secolo.G<strong>li</strong> fu conferito il titolo onorifico <strong>di</strong> “alfiere” da Maria Teresa CyboMalaspina duchessa <strong>di</strong> Massa e <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e principessa ere<strong>di</strong>taria <strong>di</strong>Modena, quando Francesco Fabbricotti aveva trenta anni.Il grado <strong>di</strong> Alfiere era un titolo onorifico civile e non un gradomi<strong>li</strong>tare e tantomeno un titolo nobi<strong>li</strong>are. Francesco e Domenico DelMe<strong>di</strong>co, fratel<strong>li</strong>, erano stati fatti conti con <strong>di</strong>ploma del 4 agosto 1733da Giuseppe Maria Gonzaga, Duca <strong>di</strong> Guastalla, alla cui famig<strong>li</strong>aap parteneva Ricciarda, madre <strong>di</strong> Maria Teresa.Francesco Andrea Fabbricotti apparteneva ad un altro ceto, adun’altra classe sociale le cui qua<strong>li</strong>tà particolari non derivavanodall’an tico <strong>li</strong>gnaggio, dalla fami<strong>li</strong>arità con le corti d’Europa, comeper i Del Me<strong>di</strong>co ed i Lazzoni o dai servigi resi alla famig<strong>li</strong>a regnantedei Cybo Malaspina in qua<strong>li</strong>tà <strong>di</strong> professionisti, notai, ingegneri o <strong>di</strong>ecclesiastici.I caratteri pecu<strong>li</strong>ari del ceto cui apparteneva Francesco AndreaFabbricotti erano invece l’intraprendenza nell’attività economica, lospi rito d’iniziativa e il senso della concorrenza. Virtù queste propriedella borghesia commerciale ed industriale. Per il suo carattereintrapren dente e per le circostanze storiche durante le qua<strong>li</strong> visse,l’Alfiere Fran cesco fu uno dei protagonisti della storia dell’industriamarmifera e della città <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> durante la seconda metà del XVIIIsecolo. In questo periodo si sviluppa la lotta sociale tra le famig<strong>li</strong>enobi<strong>li</strong> e <strong>di</strong> quanti consideravano identici g<strong>li</strong> interessi delle fortunepersona<strong>li</strong> con quel<strong>li</strong> dello Stato.I fautori della <strong>li</strong>bertà del commercio e dell’industria si scontra vanocon quel<strong>li</strong> che ritenevano necessario frenare ogni <strong>li</strong>bertà e <strong>li</strong>mi tareogni iniziativa: i fautori della <strong>li</strong>bertà economica erano chiamati daiconservatori dello status quo, col soprannome <strong>di</strong> guastanegozi e ritenutiresponsabi<strong>li</strong> della decadenza del commercio.Nel c<strong>li</strong>ma <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto del Principato <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> maturò uno spiritopubb<strong>li</strong>co favorevole ad un cambiamento ra<strong>di</strong>cale della situazioneso ciale. Tale cambiamento si manifesta con il sorgere <strong>di</strong> nuove formed’im presa caratterizzate dalla iniziativa <strong>di</strong> “cavatori impren<strong>di</strong>tori”i qua<strong>li</strong> sollecitano la formazione <strong>di</strong> società <strong>di</strong> escavazione insiemecon i rappre sentanti delle famig<strong>li</strong>e della o<strong>li</strong>garchia, che hannosopratutto funzione <strong>di</strong> finanziatori come i Lazzoni e i Del Me<strong>di</strong>co.Contemporaneamente si assiste ad una continua crescita delle<strong>li</strong>bertà <strong>di</strong> iniziativa commer ciale, la cosidetta “ven<strong>di</strong>ta all’azzardo”,condotta <strong>di</strong>rettamente sui mer cati <strong>di</strong> consumo anche i più lontanidag<strong>li</strong> intraprendenti guastanegozi.I Del Me<strong>di</strong>co e i Lazzoni intervengono in società come socifinanziatori accanto ai Fabbricotti, ai Marchetti ed ai Vanel<strong>li</strong>, giàverso la metà del secolo. Si capisce l’interessamento dei Lazzoniper le cave della vallata <strong>di</strong> Torano: dove le cave <strong>di</strong> Poggio Silvestro,in loca<strong>li</strong>tà Pianello, forni scono i marmi bianchi venati richiestidall’Inghilterra, mercato partico larmente ambito dopo la cadutadel mercato olandese.Man mano che la riva<strong>li</strong>tà tra i Lazzoni e i Del Me<strong>di</strong>co <strong>di</strong>viene piùacuta, entreranno in crisi anche le nuove società <strong>di</strong> cavatori‐impren<strong>di</strong>tori,che cercheranno con successo <strong>di</strong> estromettere dalle società isoci finanziatori.Francesco Fabbricotti è forse il portaban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> questa nuova po<strong>li</strong>ticacommerciale.La Duchessa comincia a richiedere le opinioni dei cavatori cir ca lanecessità <strong>di</strong> regolamentare il commercio del marmo per supe rarela crisi che aff<strong>li</strong>ggeva l’industria già da <strong>di</strong>eci anni. Ovviamente lefamig<strong>li</strong>e della o<strong>li</strong>garchia del marmo e tutte le famig<strong>li</strong>e nobi<strong>li</strong>, o comunquefacoltose <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, erano favorevo<strong>li</strong> ad una regolamentazioneche <strong>li</strong>mitasse il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> commerciare a poche famig<strong>li</strong>e, provviste <strong>di</strong>larghi mezzi per condurre le cave. Ed infatti, accettando il consig<strong>li</strong>odei Del Me<strong>di</strong>co o dei Lazzoni e non accettando invece quello delPresidente della Reggenza, conte Ambrogio Brunetti, che aveva idee<strong>li</strong>bera<strong>li</strong>, la Du chessa Ricciarda aveva vietato, <strong>li</strong>mitando la <strong>li</strong>bertà<strong>di</strong> commercio, a tutti coloro che non fossero possessori <strong>di</strong> cave <strong>di</strong>«potersi ingerire e far negozi <strong>di</strong> marmi <strong>di</strong> qualunque sorta, tanto persé che per interposta persona».Questo <strong>di</strong>vieto alla fine si ritorse contro la classe nobi<strong>li</strong>are per ché icavatori, che erano in società con i membri della o<strong>li</strong>garchia, cercarono<strong>di</strong> espeller<strong>li</strong> e restare padroni delle aziende.In tal modo Francesco Fabbricotti e Marchetti entrano in posses so<strong>di</strong> alcune cave e in seguito l’Alfiere Fabbricotti e i Marchetti dannovita a una azienda che, insieme ad altre analoghe, contribuisce a mo<strong>di</strong>ficaresostanzialmente l’assetto della società carrarese.Il 13 ottobre 1772, otto anni dopo la notificazione con la quale laReggente aveva vietato il commercio dei marmi a coloro che nonfossero possessori <strong>di</strong> cave, la Duchessa Maria Teresa emanò unbando con il quale, constatato che le <strong>di</strong>verse restrizioni, che in altritempi erano state fatte, non avevano prodotto ag<strong>li</strong> amatissimi suoisud<strong>di</strong>ti il go<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> quei profitti e vantaggi che derivano allo stessocommercio dalla sua piena <strong>li</strong>bertà, con particolare riferimento albando <strong>di</strong> Ricciar da del 1764 si ripristinava il regime <strong>di</strong> <strong>li</strong>bertà <strong>di</strong>commercio.Pur senza avere ottenuta l’autorizzazione esp<strong>li</strong>cita a costruirla, Francescoe<strong>di</strong>fica una segheria a Torano, probabilmente a un unico telaioa ugna, come allora si <strong>di</strong>ceva. Ma per la storia <strong>di</strong> Francesco l’iniziativaè importante non tanto per le <strong>di</strong>mensioni ridotte della segheria,quanto per il fatto <strong>di</strong> averla costruita senza autorizzazione,