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1 1. Semantica e sintassi. Il principio di composizionalità Nel ...

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12 – LA COMPOSIZIONALITÀ<strong>1.</strong> <strong>Semantica</strong> e <strong>sintassi</strong>. <strong>Il</strong> <strong>principio</strong> <strong>di</strong> composizionalità<strong>Nel</strong> capitolo 1 abbiamo introdotto l’idea delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verità, e abbiamo posto comeobiettivo quello <strong>di</strong> esplicitare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verità per gli enunciati ben formati <strong>di</strong> unalingua naturale come l’italiano. 1 Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verità sono espresse attraverso i cosiddetti«bi-con<strong>di</strong>zionali tarskiani»: 2L’enunciato “____” è vero (in un modello M) se e soltanto se (sse) ______ (in M)La forma del bicon<strong>di</strong>zionale ci permette <strong>di</strong> cogliere una <strong>di</strong>stinzione essenziale: tra levingolette “ ” poniamo un enunciato del linguaggio oggetto, cioé della lingua naturale percui vogliamo esplicitare una semantica; a destra del bicon<strong>di</strong>zionale (se e soltanto se,abbreviato sse) poniamo una formulazione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verità espresse in un qualchemeta-linguaggio, ossia un linguaggio tecnico <strong>di</strong>stinto dal linguaggio-oggetto. <strong>Nel</strong>lasemantica modellistica, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verità vengono formulate in termini <strong>di</strong> relazioni tragli oggetti modellistici (definiti sul dominio D del modello) che vengono associati alleespressioni del linguaggio-oggetto dalla funzione <strong>di</strong> interpretazione [ ]].<strong>Il</strong> problema centrale che ci troveremo ad affrontare è che vogliamo essere in gradoformulare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verità per un numero illimitato <strong>di</strong> enunciati sempre nuovi e <strong>di</strong>complessità arbitraria. 3 Per risolvere questo problema, poniamoci la domanda successiva:che cosa esattamente interpretiamo?Abbiamo osservato che siamo in grado <strong>di</strong> ‘mettere insieme’ il significato <strong>di</strong> singole paroleper ottenere il significato <strong>di</strong> espressioni complesse. Abbiamo anche riconosciuto che ilsignificato <strong>di</strong>pende dal modo in cui le parole sono combinate sintatticamente.Crucialmente, questo modo <strong>di</strong> combinazione non consiste in una semplice concatenazionelineare, una parola dopo l’altra. Infatti, gli enunciati si <strong>di</strong>vidono in sintagmi (partidell’enunciato dotate <strong>di</strong> significato), che chiameremo anche costituenti dell’enunciato,1 Anche le parti <strong>di</strong> un enunciato (parole e sintagmi) sono portatori <strong>di</strong> significato; comevedremo, il loro significato consiste nel contributo che esse danno nel determinare lecon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verità complessive dell’enunciato.2 Tarski (1935); la sua proposta riguardava una semantica per un linguaggio della logica delprimo or<strong>di</strong>ne.3 A partire dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verità, ricaveremo poi le relazioni logiche tra enunciati.


2racchiudendoli tra parentesi quadre semplici. Quanti costituenti possiamo identificarenell’enunciato (1)?(1) <strong>Il</strong> cacciatore uccise il lupo.<strong>Il</strong> lettore riconoscerà imme<strong>di</strong>atamente i costituenti [il cacciatore] e [il lupo]. Ma è possibileidentificare anche un terzo costituente:(1′) [il cacciatore] [uccise [il lupo]]<strong>Il</strong> fatto che in (1) il costituente [il lupo] sia parte del più ampio costituente [uccise il lupo],con una struttura ‘a scatole cinesi’, <strong>di</strong>mostra che la combinazione sintattica non èpuramente lineare.La struttura a costituenti (constituent structure) o struttura sintagmatica (phrase structure) vienecomunemente rappresentata attraverso <strong>di</strong>agrammi ad albero come (2): 4(2)il cacciatore uccise.illupoLa <strong>di</strong>mensione gerarchica, e non puramente lineare, della <strong>sintassi</strong> delle lingue naturali è<strong>di</strong>mostrata da un esempio come (3a), che è ambiguo, cioé ammette due interpretazioni:(3) a. Gianni guarda la ragazza con il binocolo.b. Gianni [guarda la ragazza] [con il binocolo]c. Gianni guarda [la ragazza [con il binocolo]]– In (3b), il costituente [con il binocolo] mo<strong>di</strong>fica l’intero pre<strong>di</strong>cato [guarda la ragazza](cioé ‘guarda la ragazza attraverso il binocolo’);– in (3c), esso mo<strong>di</strong>fica il nome comune ragazza, cioé è un costituente interno del piùampio costituente [la ragazza [con il binocolo]] ( cioé ‘la ragazza che porta il binocolo’).4 Un’altra notazione molto usata sono le grammatiche categoriali (adottate ad esempio daMontague), che qui non considereremo.


3Malgrado la sequenza lineare delle parole sia la stessa, si hanno due interpretazioni nonequivalenti (che, cioé, sono vere in circostanze <strong>di</strong>verse). Le due interpretazionicorrispondono a due strutture sintattiche <strong>di</strong>stinte: 5(3b)SNPVPNGianni VP PPV NP con il binocologuardala ragazza(3c)SNPVPNGianni V NPguarda D N PPla ragazza con il binocolo5 Ci sono anche argomenti puramente sintattici a sostegno delle strutture a costituenti. Atitolo d’esempio, nella struttura (3b) la sequenza ‘la ragazza con il binocolo’ non forma ununico costituente, al contrario <strong>di</strong> (3c). L’enfatizzazione <strong>di</strong> un costituente attraverso lastruttura è __ che ... (struttura scissa) conferma questa analisi strutturale: (i) corrispondeall’interpretazione (3b), (ii) corrisponde all’interpretazione (3c).(i) E’ la ragazza che Gianni guarda con il binocolo.(ii) E’ la ragazza con il binocolo che Gianni guarda.Per una <strong>di</strong>scussione e per un’introduzione alle rappresentazioni ad albero, riman<strong>di</strong>amo aDonati (2002, cap. 3-4). Un’avvertanza: in questo libro, i sintagmi sono etichettati secondola notazione inglese, in cui un sintagma (phrase, P) riceve l’etichetta dalla parola che è l’asseportante del sintagma, la cosiddetta ‘testa’: N = nome, NP = sintagma del nome (nounphrase); V= verbo, VP = sintagma del verbo; P = preposizione, PP = sintagma dellapreposizione (che a sua volta contiene un sintagma del nome); D = determinante del nome;S = enunciato (sentence). (Questa è la notazione più utilizzata nella letteratura specialistica, equesto libro ha l’ambizione <strong>di</strong> permettere al lettore l’accesso alla letteratura specialistica.) Itriangoli rappresentano le porzioni della struttura che non vengono rappresentate indettaglio. (Le strutture sono anche leggermente semplificate per gli scopi del momento.)


4In sintesi:le espressioni della lingua-oggetto che vengono interpretate sono strutture sintattichegerarchiche, e non pure sequenze lineari <strong>di</strong> parole o morfemi.Un altro elemento cruciale è la proprietà della ricorsività: un costituente può contenere unaltro costituente, anche della stessa categoria.(4) [ S E venne [ NP il bastone [ S’ che [ S picchiò [ NP il cane [ S’ che [ S morse [ NP il gatto… 6Grazie alla ricorsività, la complessità delle espressioni linguistiche <strong>di</strong> una lingua naturale èillimitata, e l’insieme <strong>di</strong> espressioni linguistiche che si possono formare è in linea <strong>di</strong><strong>principio</strong> infinito. Ma come possiamo caratterizzare un insieme <strong>di</strong> espressionipotenzialmente infinito?Possiamo caratterizzarlo esplicitando una grammatica generativa: un insieme <strong>di</strong> regole o <strong>di</strong>principi ricorsivi che è in grado <strong>di</strong> generare – cioé <strong>di</strong> caratterizzare esplicitamente – tutte esole le espressioni linguistiche ben formate, o più precisamente, <strong>di</strong> generare tali espressionicon la loro struttura sintattica. In particolare, una grammatica generativa specifica:(a) dei simboli primitivi (un lessico),(b) delle regole o principi <strong>di</strong> combinazione sintattica.Pren<strong>di</strong>amo ad esempio la struttura (3c): questa può essere generata da una piccolagrammatica generativa che comprende le seguenti «regole <strong>di</strong> riscrittura», ciascuna delle qualidefinisce come un determinato costituente può essere espanso:(5) S ⇒ NP VPNP ⇒ N 7 oppureNP ⇒ D N PPVP ⇒ V NPPP ⇒ P NPN ⇒ Gianni, ragazza, binocoloV ⇒ guarda6 L’etichetta S′ in<strong>di</strong>ca un enunciato (S) introdotto dalla particella subor<strong>di</strong>nante che.7 Più precisamente, è necessario <strong>di</strong>stinguere il nome proprio (Gianni) dal nome comune(ragazza), poiché le loro posizioni non potrebbero essere scambiate nella struttura sintattica.(La grammatica è semplificata a scopo puramente espositivo.)


5P ⇒ conD ⇒ il, laUna precisazione importante: probabilmente non abbiamo una grammatica generativacompleta per nessuna lingua naturale; tuttavia, sono stati in<strong>di</strong>viduati degli insiemi <strong>di</strong>regole/principi che ci permettono <strong>di</strong> caratterizzare ampi sottoinsiemi <strong>di</strong> espressionilinguistiche ben formate (con la loro struttura sintattica). Tecnicamente, questi sottoinsiemivengono chiamati frammenti <strong>di</strong> una lingua. 89Supponiamo dunque <strong>di</strong> avere una grammatica generativa che specifica la struttura sintattica<strong>di</strong> tutte le espressioni linguistiche ben formate del nostro frammento. A partire da questabase, possiamo determinare l’interpretazione delle strutture mettendo in corrispodenzasistematica i ‘punti <strong>di</strong> congiunzione’ <strong>di</strong> due elementi nella struttura sintattica conl’applicazione <strong>di</strong> una regola <strong>di</strong> combinazione semantica, che compone il significato dei dueelementi nel significato del costituente più ampio che li comprende entrambi. In questomodo, l’interpretazione semantica è parallela alla strutturazione sintattica dell’enunciato;nelle parole <strong>di</strong> Cooper (1983, 12), «la semantica è definita ricorsivamente sulla <strong>sintassi</strong>».Questo parallelismo viene formulato nel fondamentale <strong>principio</strong> <strong>di</strong> composizionalità, 10 cheregola il rapporto fra <strong>sintassi</strong> e semantica:Principio <strong>di</strong> composizionalità<strong>Il</strong> significato <strong>di</strong> una espressione complessa è determinato dal significato dei suoicostituenti imme<strong>di</strong>ati e dal modo in cui questi sono sintatticamente combinati.Come chiarisce efficacemente Büring (2005, 34), questo <strong>principio</strong> implica che per ottenerel’interpretazione <strong>di</strong> un costituente, ad esempio S in (3c) (il costituente più ampio <strong>di</strong> tutti,corrispondente alla ‘ra<strong>di</strong>ce’ dell’albero), si può utilizzare solo il contenuto semantico deisuoi costituenti imme<strong>di</strong>ati, cioé NP e VP, ma non si può utilizzare <strong>di</strong>rettamente ilcontenuto <strong>di</strong> altri elementi che non sono imme<strong>di</strong>atamente dominati da S, ad esempio V;8 Un frammento genera un insieme potenzialmente infinito <strong>di</strong> espressioni linguistiche secontiene anche solo una regola ricorsiva.9 <strong>Nel</strong>le tendenze attuali della ricerca, a <strong>di</strong>fferenza degli anni Settanta, non è più in uso unospecificazione esplicita della grammatica generativa del frammento in esame, se non perquelle espressioni la cui struttura sintattica è ancora controversa o poco stu<strong>di</strong>ata. Unosvantaggio <strong>di</strong> questa metodologia meno rigorosa è che a volte non è semplice paragonareproposte <strong>di</strong>verse, o capire se e come possono essere integrate tra loro.10 La prima formulazione del <strong>principio</strong> <strong>di</strong> composizionalità è dovuta a Gottlob Frege, ilfondatore della logica moderna.


6dovremo prima comporre il significato <strong>di</strong> V con quello dell’ NP [la ragazza con ilbinocolo], ottenendo il significato (denotazione) del costituente VP, e quin<strong>di</strong> potremoprocedere a comporre l’interpretazione del VP con quella dell’NP [Gianni] per ottenere ilsignificato dell’enunciato S. In altri termini, il processo <strong>di</strong> interpretazione della strutturasintattica è sempre estremamente ‘locale’.<strong>Il</strong> <strong>principio</strong> <strong>di</strong> composizionalità è assunto da tutti gli approcci <strong>di</strong> semantica formale.Tuttavia, esso presenta alcune eccezioni. <strong>Nel</strong>le lingue naturali, si riscontra il fenomeno delleespressioni i<strong>di</strong>omatiche: ad es., in italiano, fare il pesce in barile o rompere le scatole. In questeespressioni, il significato complessivo non è derivabile in modo trasparente dal significatodei singoli costituenti. Si ritiene generalmente che queste eccezioni non minino l’assuntofondamentale della composizionalità, in quanto si tratta <strong>di</strong> espressioni «fisse», che vengonomemorizzate e utilizzate senza alcuna possibilità <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarle. Tuttavia, secondoJackendoff (1997), questo aspetto è generalmente sottostimato dai linguisti; la componentei<strong>di</strong>omatica delle lingue naturali è molto più <strong>di</strong>ffusa e importante <strong>di</strong> quanto non si ritengageneralmente.Inoltre, nella letteratura emergono concezioni più o meno restrittive del <strong>principio</strong> <strong>di</strong>composizionalità, che si ricollegano ai <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> intendere il rapporto fra <strong>sintassi</strong> esemantica (cf. cap. 1, § 1). Come abbiamo anticipato, nella teoria generativa la <strong>sintassi</strong> è ilcomponente centrale del sistema, che genera autonomamente una struttura sintattica; lastruttura, una volta interamente costruita, viene ‘trasmessa’ al componente semantico cheapplica le regole composizionali per ottenere l’interpretazione. In questo approccio, lacostruzione della struttura sintattica procede del tutto liberamente, con l’unica restrizioneche la struttura finale che viene trasmessa al componente semantico deve essereinterpretabile composizionalmente.Una versione più restrittiva è la composizionalità <strong>di</strong>retta o «regola per regola» (rule by rule),secondo la quale il processo <strong>di</strong> interpretazione procede in parallelo con il processo <strong>di</strong>costruzione della struttura sintattica:Quando una regola sintattica ci <strong>di</strong>ce come mettere insieme dei sintagmi percreare sintagmi più ampi, la semantica ha una regola corrispondente che ci <strong>di</strong>cecome combinare i significati dei sintagmi che stiamo mettendo insieme perprodurre il significato del costituente più ampio.(Cooper 1983, 5)


7Questo implica che le regole sintattiche possono solo costruire strutture che siano<strong>di</strong>rettamente interpretabili, passo per passo. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>battito tra queste due versioni dellacomposizionalità è tuttora aperto. 112. DenotazioniA questo punto, richiamiamo brevemente tre ingre<strong>di</strong>enti essenziali:a) La nozione <strong>di</strong> modello (M = ): un dominio strutturato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui e unafunzione <strong>di</strong> interpretazione, che assegna ad ogni espressione del linguaggio-oggettouna denotazione definita su D per ciascuna circostanza possibile in W.b) La struttura ricorsiva della <strong>sintassi</strong>: categorie <strong>di</strong> base (parole, simboli atomici) eregole ricorsive per la costruzione <strong>di</strong> espressioni complesse (sintagmi, enunciati).c) Composizionalità: rendere la semantica parallela alla <strong>sintassi</strong>, interpretando strutturegerarchiche.E’ chiaro che per ricavare l’interpretazione <strong>di</strong> una struttura complessa, dobbiamo avere glielementi <strong>di</strong> partenza, cioé la denotazione per i simboli atomici (parole, o meglio lessemi): 12le parole entrano nella computazione semantica con una denotazione fissa, stabilita ‘unavolta per tutte’ nel lessico.<strong>Il</strong> lessico è quin<strong>di</strong> il componente dal quale la <strong>sintassi</strong> deve attingere i ‘mattoni’ dellacostruzione. In effetti, la semantica modellistica non si preoccupa <strong>di</strong> definireesaurientemente il significato lessicale delle singole parole, ma ne assume unarappresentazione estremamente ridotta, in sostanza definendo soltanto il tipo <strong>di</strong> oggettimodellistici che corrispondono a una certa categoria <strong>di</strong> parole (N, V...). Come hannosottolineato Andrea Bonomi e Diego Marconi, per la semantica modellistica va benequalsiasi denotazione per una data parola, purché sia del tipo appropriato (nel senso chedefiniremo meglio tra poco): ritorneremo su questo punto nel § 4.Cominciamo dunque a definire la denotazione delle categorie <strong>di</strong> base, cioé singoleparole/lessemi, partendo da un enunciato molto semplice come (6): 1311 Come attestano i contributi raccolti in Barker & Jacobson (2007).12 <strong>Il</strong> lessema è la forma-base in<strong>di</strong>pendente dalle flessioni, che lo adattano allo specificocontesto sintattico in cui è <strong>di</strong> volta in volta inserito. Cf. la <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> gamb+a e gamb+enel cap. 1, § <strong>1.</strong>13 Per ora trascureremo il tempo verbale, immaginando <strong>di</strong> interpretare la frase (6)relativamente ad una situazione atemporale, come se stessimo descrivendo un quadro.


9Che cosa denota, invece, il verbo intransitivo scrive? Sappiamo che l’intero enunciato (6)esprime delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verità, che caratterizzano un certo insieme <strong>di</strong> circostanzepossibili (una proposizione); in ciascuna circostanza, l’enunciato è vero o falso. Sappiamoche il nome Valentina denota un in<strong>di</strong>viduo/entità. Dunque, in base al <strong>principio</strong> <strong>di</strong>composizionalità, il pre<strong>di</strong>cato deve avere una denotazione che, combinata con ladenotazione del nome proprio (un’entità), produce una proposizione. L’idea, risalente aFrege, è che sia in gioco un meccanismo <strong>di</strong> saturazione: la denotazione del verbointransitivo richiede ‘in input’ la denotazione del soggetto per produrre ‘in output’ ladenotazione dell’intero enunciato. Ma come possiamo definire la denotazione <strong>di</strong> unpre<strong>di</strong>cato intransitivo a partire dal dominio <strong>di</strong> entità?3. Dagli insiemi alle funzioni caratteristicheLa soluzione è terribilmente banale: assumeremo che un pre<strong>di</strong>cato intransitivo come parla oscrive denoti un insieme <strong>di</strong> entità del dominio, cioé l’insieme delle entità che hanno una certaproprietà.Un verbo intransitivo (mono-argomentale) denota un insieme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui deldominio D. 18E’ vero, è molto deludente: una denotazione del genere non ci <strong>di</strong>ce affatto in che cosaconsiste la proprietà <strong>di</strong> parlare o <strong>di</strong> scrivere. Ma ricordate che alla semantica modellisticanon interessa il significato lessicale; non le interessa come si arriva a in<strong>di</strong>viduare un certoinsieme <strong>di</strong> entità del dominio. Tutto ciò che le importa è che, nel lessico, la denotazione <strong>di</strong>un verbo intransitivo sia data come un qualche insieme <strong>di</strong> entità del dominio D, comunquequesto venga determinato.A questo punto, l’obiezione ovvia è: la denotazione <strong>di</strong> un verbo intransitivo non può essere<strong>di</strong>rettamente un insieme. Quando io utilizzo il verbo scrive, non sto ripescando dalla miamente un insieme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> cui io possa elencare i membri. In linea <strong>di</strong> <strong>principio</strong>, seavessimo un dominio estremamente poco numeroso, potremmo procedere in questomodo; ma questo è psicologicamente del tutto implausibile per le lingue naturali.L’obiezione è ancora più evidente per pre<strong>di</strong>cati monoargomentali a cui corrispondonoinsiemi infiniti, ad es. il pre<strong>di</strong>cato è <strong>di</strong>spari.18 Equivale ad una costante pre<strong>di</strong>cativa ad un posto della logica del primo or<strong>di</strong>ne.


10Un modo più plausibile <strong>di</strong> vedere la denotazione dei verbi intransitivi è in terminifunzionali. Intuitivamente, il significato <strong>di</strong> scrive è qualcosa (un concetto, una entitàmentale?) che mi permette, <strong>di</strong> fronte a qualsiasi entità del dominio, <strong>di</strong> decidere: sì,appartiene all’insieme <strong>di</strong> coloro che scrivono, oppure: no, non appartiene all’insieme <strong>di</strong>coloro che scrivono. Questo meccanismo può essere rappresentato formalmente tramite lafunzione caratteristica <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> entità: una funzione che prende in input unaqualunque entità del dominio D e risponde in output Vero (1) se l’entità appartieneall’insieme caratterizzato, e Falso (0) se l’entità non appartiene a quell’insieme.La funzione caratteristica <strong>di</strong> un insieme è una funzione da entità del dominio a valori<strong>di</strong> verità.Un semplice esempio: Supponiamo <strong>di</strong> avere un modello il cui dominio comprende trein<strong>di</strong>vidui, che in<strong>di</strong>chiamo con harry, ron, hermione. (<strong>Il</strong> grassetto sta ad in<strong>di</strong>care che questinomi propri non sono espressioni del linguaggio-oggetto, ma sono il modo in cui, nelmetalinguaggio, in<strong>di</strong>chiamo alcuni specifici in<strong>di</strong>vidui del dominio del modello.)La funzione caratteristica dell’insieme degli in<strong>di</strong>vidui maschi si comporterà così:maschio(harry) = 1, maschio(ron) = 1, maschio(hermione) = 0.Per ora, adotteremo una nozione intuitiva <strong>di</strong> funzione:- una funzione è un oggetto che ammette un insieme <strong>di</strong> possibili input <strong>di</strong> un certotipo, e per ciascun input restituisce uno ed un solo output.- Ciò che va in input alla funzione è detto argomento della funzione, ed è in<strong>di</strong>catoconvenzionalmente fra parentesi tonde. L’output della funzione viene in<strong>di</strong>catodopo il segno <strong>di</strong> uguaglianza, ed è detto il valore della funzione per quell’argomento.- Argomenti e valori <strong>di</strong> una funzione possono essere oggetti <strong>di</strong> tipo molto <strong>di</strong>verso.Per la funzione caratteristica <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui, gli argomenti (inputpossibili) sono gli in<strong>di</strong>vidui del dominio e i valori (output possibili per i singoliargomenti) sono i valori <strong>di</strong> verità.


11Poiché la denotazione del verbo intransitivo scrive è qualcosa che mi permette <strong>di</strong> decidere,per qualsiasi in<strong>di</strong>viduo del dominio, se includerlo o no nell’insieme <strong>di</strong> coloro che scrivono,possiamo riformulare la nostra assunzione precedente:la denotazione <strong>di</strong> un verbo intransitivo è la funzione caratteristica <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong>in<strong>di</strong>vidui del dominio D.Naturalmente, il fatto che un in<strong>di</strong>viduo appartenga o no all’insieme caratterizzato dallafunzione <strong>di</strong>pende dalle circostanze: in qualche mondo possibile io, in questo momento, stodormendo, anziché scrivere al computer. (Be’, in altri mon<strong>di</strong> possibili poteva ancheandarmi peggio…). Quin<strong>di</strong>, la denotazione <strong>di</strong> uno stesso pre<strong>di</strong>cato può caratterizzareinsiemi <strong>di</strong>versi in circostanze <strong>di</strong>verse. Questa variazione pertiene alla <strong>di</strong>mensioneintensionale, che affronteremo nel cap. 9. 19 Per ora, ci atterremo al piano estensionale,considerando la denotazione <strong>di</strong> un verbo intransitivo rispetto a una sola circostanza omondo possibile. 20Se analizziamo la denotazione del verbo intransitivo come una funzione caratteristica,compren<strong>di</strong>amo meglio la metafora fregeana della saturazione: in (6), il verbo intransitivoscrive denota la funzione caratteristica dell’insieme degli in<strong>di</strong>vidui che scrivono; questafunzione prende in input un in<strong>di</strong>viduo per restituire un valore <strong>di</strong> verità. <strong>Il</strong> nome proprioValentina denota un in<strong>di</strong>viduo del dominio. La composizione semantica tra questi dueoggetti consisterà nella saturazione della funzione denotata dal verbo intransitivo da partedell’in<strong>di</strong>viduo denotato dal nome proprio soggetto.4. Ulteriore delimitazione del problema: l’indeterminatezza lessicalePrima <strong>di</strong> vedere in dettaglio questo passaggio, vale la pena <strong>di</strong> ritornare un momento sulproblema del significato lessicale. La semantica modellistica si limita ad assumere che ladenotazione del verbo scrive sia la funzione caratteristica <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui deldominio, comunque questo sia caratterizzato: potremmo anche interpretare l’enunciato (6)19 Se tornate al cap. 1, § 5, la proposizione espressa da un enunciato può essere vista comela funzione caratteristica <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> mon<strong>di</strong> possibili: una funzione da mon<strong>di</strong> possibilia valori <strong>di</strong> verità. Questa funzione caratterizza l’insieme dei mon<strong>di</strong> che sod<strong>di</strong>sfano lecon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verità espresse dall’enunciato. Torneremo sulla nozione <strong>di</strong> proposizione nelcap. 9.20 Questa strategia espositiva, che introduce prima l’interpretazione sul piano estensionale epoi aggiunge la <strong>di</strong>mensione intensionale, è stata inaugurata da Partee (1975), mentre negliscritti <strong>di</strong> Montague la semantica è completamente intensionale.


12rispetto ad un modello in cui la denotazione <strong>di</strong> scrive caratterizza (in ogni circostanzapossibile) l’insieme degli in<strong>di</strong>vidui che dormono...Andrea Bonomi ha coniato il termine «indeterminatezza lessicale» per questo aspetto dellasemantica modellistica: 21 strettamente parlando, la semantica modellistica ci dà le con<strong>di</strong>zioni<strong>di</strong> verità <strong>di</strong> un enunciato solo se noi conosciamo già il significato delle entrate lessicali: 22Si potrebbe, a questo punto, procedere a una <strong>di</strong>stinzione terminologica, e parlare [...]<strong>di</strong> semantica strutturale da un lato e <strong>di</strong> semantica lessicale dall’altro. Ma allora non cisi dovrebbe nascondere che tutto ciò che la prima ci dà effettivamente è solo loscheletro della teoria della verità (e del significato). [...] Così, una semanticapuramente modellistica rende conto <strong>di</strong> una parte essenziale delle procedure ricorsivemesse all’opera nella determinazione del significato delle varie espressioni [...[ Maquesto non è ovviamente tutto, per la semantica, anche se ne rappresenta una parteimportante.(Bonomi 1987, 444)Come scrive ancor più esplicitamente Marconi (1999), la semantica modellistica èpuramente una teoria degli effetti semantici della combinazione sintattica (che tuttavia nonè poco, data la ricorsività potenzialmente infinita delle lingue naturali):[…] La si potrebbe presentare come una teoria del significato per classisintattiche <strong>di</strong> espressioni linguistiche, che non fa <strong>di</strong>stinzione tra i singolimembri <strong>di</strong> una medesima classe.(Marconi 1999, 128)In realtà, alcuni aspetti del significato lessicale sono stati affrontati in ambito modellistico:ad esempio, la <strong>di</strong>stinzione tra nomi denumerabili come tavolo, se<strong>di</strong>a e nomi-massa comelegname, oro (cf. cap. 4), oppure la <strong>di</strong>stinzione tra verbi stativi (stare, durare) e <strong>di</strong>namici(camminare, mangiare); si tratta tuttavia <strong>di</strong> proprietà molto generali e astratte, che non entranonel significato descrittivo <strong>di</strong> singoli lessemi. L’indeterminatezza lessicale costituisce dunqueun limite dell’approccio modellistico, e presuppone una «<strong>di</strong>visione del lavoro» rispetto allasemantica lessicale.21 Cf. Bonomi (1987, 441 sg.); Casalegno (1997, pp. 178 sg.)22 <strong>Nel</strong>l’approccio <strong>di</strong> Montague e della Montague grammar derivata dai suoi stu<strong>di</strong>, il significatolessicale veniva affrontato attraverso i cosiddetti «postulati <strong>di</strong> significato» (si veda Bonomi1987 per una <strong>di</strong>scussione generale).


135. Primo esempio <strong>di</strong> composizione semantica: la pre<strong>di</strong>cazioneRitorniamo al nostro esempio (6), ricordandoci che ciò che viene interpretatosemanticamente è una struttura gerarchica, non una stringa <strong>di</strong> parole:(6) SNPNValentinaVPVscriveValentina denota un in<strong>di</strong>viduo del dominio; scrive denota la funzione caratteristica <strong>di</strong> uninsieme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui. Proce<strong>di</strong>amo localmente, come impone il <strong>principio</strong> <strong>di</strong> composizionalità:poiché la categoria NP domina esaustivamente N, ed N domina esaustivamente il nomeproprio Valentina, la denotazione <strong>di</strong> quest’ultimo viene ‘ere<strong>di</strong>tata’ fino al nodo NP(sintagma nominale); analogamente, la denotazione <strong>di</strong> scrive viene ‘ere<strong>di</strong>tata’ dai no<strong>di</strong> V eVP (sintagma verbale). 23Giungiamo così alla categoria S: composizionalmente, la sua denotazione deve essereottenuta componendo le denotazioni dei suoi costituenti imme<strong>di</strong>ati, cioé NP e VP. Ora, ladenotazione del NP è del tipo appropriato per saturare la funzione denotata dal VP: infatti,il VP denota una funzione che richiede in input un in<strong>di</strong>viduo, e l’NP denota appunto unin<strong>di</strong>viduo. La denotazione del nodo padre S si ottiene dunque tramite la saturazione, cioél’applicazione della funzione denotata dal VP all’in<strong>di</strong>viduo denotato dall’NP. Lo scriveremocosì:[[ [ VP scrive] ]] ([[ [ NP Valentina] ]]) 2423 Tecnicamente, N, NP, V e VP sono detti no<strong>di</strong> non ramificanti, poiché da essi si <strong>di</strong>parteverso il basso un solo ramo dell’albero.24Ricor<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> nuovo che per convenzione, la funzione precede l’argomento, che èposto tra parentesi tonde. Un po’ <strong>di</strong>verso è il caso della funzione <strong>di</strong> interpretazione: questaè in<strong>di</strong>cata dalle parentesi quadre spesse [[ ]] che racchiudono l’argomento a cui la funzionesi applica (il costituente che stiamo interpretando). [[ [ VP parla] ]] in<strong>di</strong>ca quin<strong>di</strong> la denotazionenel modello del costituente VP.


14Le parentesi quadre semplici etichettate in<strong>di</strong>cano i confini dei due costituenti, VP ed NP,che sono elementi del linguaggio-oggetto; essi sono racchiusi fra le parentesi quadre spesse[[ ]] , che in<strong>di</strong>cano la funzione <strong>di</strong> interpretazione del modello M, la quale, applicata al VP,restituisce come denotazione una funzione caratteristica, e applicata all’NP restituisce comedenotazione un in<strong>di</strong>viduo. L’applicazione della funzione all’in<strong>di</strong>viduo viene in<strong>di</strong>cataponendo la funzione [[ [ VP scrive] ]] a sinistra delle parentesi tonde, e l’argomento dellafunzione, [[ [ NP Valentina] ]] , racchiuso tra parentesi tonde.In questo modo, l’in<strong>di</strong>viduo denotato dall’NP funge da argomento della funzione denotatadal VP; ciò che viene restituito in output è il valore della funzione per quell’argomento: unvalore <strong>di</strong> verità, che è la denotazione (estensione) dell’enunciato (6) in una determinatacircostanza <strong>di</strong> valutazione. Se la funzione restituisce il valore 1, ciò significa che (in quellacircostanza <strong>di</strong> valutazione) l’in<strong>di</strong>viduo [[Valentina]] appartiene all’insieme caratterizzato dallafunzione [[scrive]]; ovvero, nella specifica circostanza <strong>di</strong> valutazione, l’in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> nomeValentina appartiene all’insieme degli in<strong>di</strong>vidui che hanno la proprietà <strong>di</strong> scrivere.Per riassumere:La pre<strong>di</strong>cazione nella configurazione [ S NP VP] viene interpretata attraversol’applicazione della funzione caratteristica denotata dal VP all’in<strong>di</strong>viduo denotatodall’NP, ottenendo, in una determinata circostanza <strong>di</strong> valutazione, un valore <strong>di</strong> verità.A questo punto possiamo esprimere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> verità dell’enunciato (6) con ilseguente bicon<strong>di</strong>zionale:SNP VP = 1 sse [[VP]]([[NP]]) = 1N V sse [[scrive]]([[Valentina]]) = 1sse valentina appartiene all’insieme <strong>di</strong> coloroValentina scrive che scrivono nella circostanza <strong>di</strong> valutazione6. Altri pre<strong>di</strong>cati monoargomentaliOltre ai verbi intransitivi come scrive o dorme, ci sono anche altri tipi <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cati cheprendono un solo argomento (il soggetto), come aggettivi o nomi comuni:


15(7) Valentina è immobile.(8) Valentina è ricercatrice.Per un pre<strong>di</strong>cato nominale come ricercatrice in (8) è plausibile pensare che denoti (lafunzione caratteristica <strong>di</strong>) un insieme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui; sappiamo infatti che i nomi comunipossono essere tra loro nella relazione <strong>di</strong> iponimia (es: ricercatrice – lavoratrice), che èrappresentata in modo trasparente dall’inclusione insiemistica:lavoratricericercatricerelazione <strong>di</strong> iponimiaAnche un aggettivo come immobile in (7) denoterà l’ insieme degli in<strong>di</strong>vidui che hanno unocerta proprietà – o si trovano in un certo stato – nella circostanza <strong>di</strong> valutazione.Possiamo quin<strong>di</strong> generalizzare:I pre<strong>di</strong>cati monoargomentali (V, A, N) denotano (la funzione caratteristica <strong>di</strong>) uninsieme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui del dominio D.Tuttavia, gli enunciati (7)-(8) contengono anche un ulteriore elemento, la copula è. Questoelemento non ha alcun contenuto lessicale (descrittivo), ma è un elemento puramentefunzionale, cioé esprime soltanto informazioni grammaticali: in particolare, esprimel’informazione <strong>di</strong> tempo grammaticale presente (si confronti con: Valentina era immobile). 25Per semplicità, assumeremo che la copula realizzi la categoria funzionale <strong>di</strong> Tempo (T), cheme<strong>di</strong>a la relazione fra il NP soggetto e il sintagma aggettivale (AP) pre<strong>di</strong>cativo:25 <strong>Il</strong> lettore attento avrà notato che, oltre al tempo verbale, il morfema esprime anche itratti grammaticali <strong>di</strong> persona e <strong>di</strong> numero (qui: terza persona singolare), che si accordanocon quelli del NP soggetto. Analogamente, i pre<strong>di</strong>cati ricercatrice e immobile esprimono untratto <strong>di</strong> numero singolare (cfr. ricercatrici/immobili), che <strong>di</strong> nuovo si accorda con l’NPsoggetto. Per ora trascureremo i tratti grammaticali, e li <strong>di</strong>scuteremo nei cap. 4 (numerogrammaticale) e 11 (persona).


16(7) TPNP T′N T APValentina èAimmobileTP equivale al nodo che finora abbiamo etichettato S (sentence, enunciato); l’etichetta T′in<strong>di</strong>ca un elemento <strong>di</strong> struttura interme<strong>di</strong>o fra la testa, T, e il sintagma TP. 26 E’ possibileestendere questo tipo <strong>di</strong> analisi anche all’enunciato (6), <strong>di</strong>stinguendo all’interno della parolascrive il lessema scriv- e la flessione <strong>di</strong> tempo presente –e: 27(6) TPNP T′N T VPValentina -eVscriv-Come vedremo nel capitolo 11, semanticamente Tempo relativizza la verità dell’enunciato(in un dato mondo possibile) a una data collocazione temporale. Per ora trascureremoquesto aspetto dell’interpretazione, e quin<strong>di</strong> considereremo la copula è, così come il nodo26In conformità alla cosiddetta teoria X-barra della <strong>sintassi</strong> generativa; rimandonuovamente a Donati (2002, cap. 4).27 Secondo l’analisi morfologica suggerita in cap. 1, § 1, (4).


17T, irrilevanti per l’interpretazione semantica. 28 Di conseguenza, il nodo T′ ere<strong>di</strong>terà ladenotazione del costituente che si combina con la copula, cioé AP in (7) e VP in (6).Ecco dunque la composizione semantica per (7), procedendo dall’alto al basso (top-down):[[ (7)]] = 1 ssesse [[T′]] ([[NP]]) = 1(applicazione funzionale)sse [[ AP]] ([[NP]]) = 1(T semanticamente vacuo)sse [[ immobile]] ([[Valentina]]) = 1 (per ere<strong>di</strong>tà)sse l’in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> nome Valentina appartiene all’insieme degli in<strong>di</strong>vidui che sono immobilinella circostanza <strong>di</strong> valutazione.Benché l’analisi in termini <strong>di</strong> TP sia quella ‘ufficiale’, nel seguito faremo talvolta usodell’etichetta S, per ragioni <strong>di</strong> brevità, senza <strong>di</strong>stinguere il morfema lessicale da quellofunzionale nel verbo.Esercizi<strong>1.</strong> Fornire la struttura sintattica per i seguenti enunciati:(1) Harry dorme.(2) Harry è stanco.2. Specificare una grammatica generativa che sia in grado <strong>di</strong> generare le strutture acostituenti degli enunciati (1) e (2) dell’esercizio <strong>1.</strong> (NB: per (1), sud<strong>di</strong>videre il verbo dormenel lessema dorm- e il morfema <strong>di</strong> tempo –e).3. Fornire l’interpretazione composizionale per gli enunciati (1) e (2) dell’esercizio 1,esplicitandone i passaggi.28 Per trattare gli elementi semanticamente irrilevanti come il nostro T, Heim & Kratzer(1998) suggeriscono che tali elementi denotino una funzione <strong>di</strong> identità: una funzione cheprende in input un certo oggetto (qui, la funzione caratteristica denotata dall’AP/VP), erestituisce in output lo stesso oggetto. Con questo meccanismo, possiamo vedere lacombinazione tra T e AP/VP come un altro caso <strong>di</strong> applicazione funzionale; qui, l’input èuna funzione e l’output è la stessa funzione.


18Soluzioni<strong>1.</strong> (1) TPNP T′N T VPHarry -e Vdorm-(2) TPNP T′N T APHarry è Astanco2.TP ⇒ NP T′NP ⇒ NT′ ⇒ T AP , T VPAP ⇒ AVP ⇒ VN ⇒ HarryT ⇒ -e, èV ⇒ dorm-A ⇒ stanco3. [[ (1)]] = 1 (vero) ssesse [[T′]] ([[NP]]) = 1(applicazione funzionale)sse [[ VP]] ([[NP]]) = 1(T semanticamente vacuo)sse [[ dorme]] ([[Harry]]) = 1 (per ere<strong>di</strong>tà)sse l’in<strong>di</strong>viduo harry appartiene all’insieme degli in<strong>di</strong>vidui che dormono nella circostanza <strong>di</strong>valutazione.2. [[ (2)]] = 1 ssesse [[T′]] ([[NP]]) = 1(applicazione funzionale)sse [[ AP]] ([[NP]]) = 1(T semanticamente vacuo)


19sse [[ stanco]] ([[Harry]]) = 1 (per ere<strong>di</strong>tà)sse l’in<strong>di</strong>viduo harry appartiene all’insieme degli in<strong>di</strong>vidui che hanno la proprietà <strong>di</strong> esserestanchi nella circostanza <strong>di</strong> valutazione.Domande<strong>1.</strong> Che cosa si intende per linguaggio-oggetto e metalinguaggio?2. Che cos’è un bi-con<strong>di</strong>zionale tarskiano? Fornire un esempio.3. Discutere con esempi le due proprietà centrali della <strong>sintassi</strong> delle lingua naturali: lastruttura gerarchica e la ricorsività.4. Che cos’è una grammatica generativa?5. Discutere il <strong>principio</strong> <strong>di</strong> composizionalità.6. Che cosa sono le espressioni i<strong>di</strong>omatiche? Perché pongono un problema perl’interpretazione composizionale? Sapreste fare qualche esempio?7. Quali concezioni della composizionalità si trovano nella letteratura?8. Che cos’è la denotazione <strong>di</strong> un nome proprio?9. Che cos’è una funzione caratteristica?10. Che cosa si intende per argomento e valore <strong>di</strong> una funzione?1<strong>1.</strong> Che cos’è la denotazione <strong>di</strong> un nome comune?12. Come si interpreta la configurazione <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione tra un NP soggetto e un VP (oT′)?

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