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Paesaggi dell'energia. I grandi lavori idroelettrici dalla ... - Sat

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Così, spinte <strong>dalla</strong> sempre crescentefame energetica di Lombardiae Veneto ed approfittandodella grave crisi dell’industrialocale, ben dotate di mezzie, quel che più conta, sottol’egida statale, le <strong>grandi</strong> societàelettriche nazionali entraronoin provincia a partire dal 1919,anno in cui fu creata la SocietàElettrica Trentina STE, veraombra della Edison, che realizzòl’importante impianto dellacentrale di Predazzo. Nel 1923,<strong>dalla</strong> fusione della Società IndustrieElettriche Trentine con laSocietà Idroelettrica Alto Noce,nacque la Società Generale diElettricità Trentina SGET, sempredel gruppo Edison, la qualeconcentrò i propri sforzi nonsolo sul bacino imbrifero deltorrente Noce, dove ottenne diverseconcessioni governativeCentrale di Pozzolagodi sfruttamento, ma anche sul Tesino e sull’Altopiano di Pinè. Nel 1926, sull’Avisioin Val di Cembra, la SGET realizzò la centrale di Pozzolago che sfruttava le acquedel Pinetano, mentre in Tesino ricostruì le due centrali di Castel Tesino distruttedurante la guerra. Nel 1929 furono poi completati i due <strong>grandi</strong> impianti di Cogoloe di Mezzocorona.L’energia elettrica prodotta dalle centrali del Noce veniva trasportata nelle aree industrializzatepadano-emiliane per mezzo di due linee a 130.000 volts, la Cogolo-S.Michele di 56 km e la Merano-S. Polo-Reggio Emilia, mentre la centrale di Pozzolagoera unita a quest’ultimo elettrodotto con la linea Pozzolago-Mezzocorona;una linea supplementare a 60.000 volts, la Pozzolago-Marano Vicentino, collegavainvece la centrale cembrana alla rete veneta di distribuzione di un altro gigantedell’energia elettrica, la Società Adriatica di Elettricità SADE. Un’altra impresa cheagiva in provincia era la Società Idroelettrica del Cismon, un affluente del fiumeBrenta, che nel 1930 completò la centrale di S. Silvestro, la produzione della qualeveniva trasportata a Porto Marghera per alimentare lo stabilimento della Montecatini.Quest’ultimo colosso industriale costruì, sull’Adige nei pressi di Mori, unacentrale che a quel tempo era la più grande in Italia realizzata su un fiume e quindicon alta portata e bassa caduta; in questo caso, almeno, l’energia non andava fuoriprovincia, ma veniva impiegata sul posto per alimentare il grande stabilimento perla produzione di alluminio che sorse coevo nel 1928.9

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