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Giugno - Ilmese.it

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vinc<strong>it</strong>ore Malick con il suo film dallo stilelisergico e dal contenuto misticheggiante,polpettone concettuale di scarsa profond<strong>it</strong>àma naturalmente osannato da buonaparte della cr<strong>it</strong>ica internazionale per lasua “artistic<strong>it</strong>à”, ci sono piaciuti l’ingleseLynne Ramsay con “We Need to Talk AboutKevin”, racconto del rapporto terrificantetra una madre e un figlio, l’israelianoJoseph Cedar con “Footnote”, esilarantecommedia di un padre e un figlio ingara per un premio, i belgi Jean-Pierree Luc Dardenne con “Le gamin au velo”,bressoniana storia del salvataggio di unragazzo difficile, e soprattutto il finlanedeAki Kaurismaki con il suo meraviglioso “LeHavre” (uno scandalo averlo ignorato neipremi finali), una storia di enorme uman<strong>it</strong>àattorno al tema dell’esilio e del diverso, ilgiapponese Takashi Miike di “Hara Kiri”,raffinatissimo racconto di onore e vendettasamurai, il turco Nuri Bilhge Ceylandi “Once Upon a Time in Anatolia”, v<strong>it</strong>ain una c<strong>it</strong>tadina tra detto e non detto.Nella media il Woody Allen di “Midnight inParis” e il Pedro Almodovar con il noir “Lapiel que hab<strong>it</strong>o”, molto deludenti il PaoloSorrentino con una furbata “americana”sulle orme di Wenders e Lynch ma contema impegnato all’europea, e soprattuttoil polpettone “Melancholia” di Von Trier, chesi salva solo grazie ai riferimenti p<strong>it</strong>toriciperaltro stucchevoli. Altri film che ci sonopiaciuti nella svariate sezioni: “Restless” di GusVan Sant, “Toomelah” di Ivan Sen, “Miss Bala” diGerardo Naranjo, “Arirang” di Kim Ki-Duk, “Horssatan” di Bruno Dumont, “Tatsumi” di Eric Khoo,“Loverboy” di Catalin M<strong>it</strong>ulescu, “Oslo 31 August”di Joachim Trier, “The Murderer” di Na Hong-Jin,“Wu Xia” di Peter Ho-Sun Chan, “Dias de Gracia”di Everardo Gout, “Atmen” di Karl Markovics,“Corpo celeste” di Alice Rohrwacher, “Play” diRuben Ostlund, “Porfirio” di Alejandro Landes,“Take Shelter” di Jeff Nichols, “Snowtown” diJustin Kurzel.l centro del mondoONCE UPON A TIME INANATOLIA di Nuri BilgePLAYdi Ruben OstlundPORFIRIOdi Alejandro LandesIl maggior registaturco descrive lav<strong>it</strong>a in un villaggioche si apparenta aun viaggio notturnoin mezzo alla steppaalla ricerca di uncadavere sepolto.L’impressione è che qualcosa di nuovoe di diverso stia per sorgere dietro ognicollina, nonostante le strade lunghe emonotone del tutto simili. Tra detto enon detto, affiorano sentimenti e sensidi colpa degli smarr<strong>it</strong>i protagonisti. Filmdi tensione e suspense trattenuti, digrande forza espressiva, che ti coinvolgeper gli interi 157’ che dura.Nel centro di Goteborg,un gruppodi ragazzi di coloredai 12 ai 14 annimolesta altri ragazzibianchi. 70 pianifissi per uno straordinariogioco di ruol<strong>it</strong>ra oppressi e oppressori che riposasull’uso della retorica delle gang distrada che adoperano una sottile edelaborata strategia del terrore, senzaricorrere a violenza fisica. Una analisifinissima e anche umoristica che contraddiceogni nostra idea preconcetta,ed insieme uno sguardo cr<strong>it</strong>ico sulleplacide socialdemocrazie del nord.In una c<strong>it</strong>tà alla periferiadell’Amazzonia,Porfirio è un uomoparaplegico ridottoa vendere dei minutidi telefono portatile.Confinato in unmondo ridotto alsuo letto e alla sua carrozzina, costrettoa portare dei pannolini, l’uomo sognadi poter volare. Crudissimo r<strong>it</strong>ratto diun’uman<strong>it</strong>à offesa, una rappresentazionemagistrale della v<strong>it</strong>a misera del Suddel mondo, dove contano solo violenzae sopraffazione, e un ottimo esempiodella rilevanza del cinema latinoamericanoattuale.cinema

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