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Vincenzo Consolo Pio La Torre, orgoglio di Sicilia - Archivio digitale ...

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<strong>Vincenzo</strong> <strong>Consolo</strong><strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>ATTO UNICO1Palermo 2009


In<strong>di</strong>ce2 3<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong> - Atto unico/<strong>Vincenzo</strong> <strong>Consolo</strong>.Palermo: Centro <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> ed iniziative culturali <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, 2009.(Ricor<strong>di</strong> e storia)852.914 CDD-21 SBN Pal0217931CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana "Alberto Bombace"col patrocinio della Fondazione Banco <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>


Nota e<strong>di</strong>torialeVito Lo MonacoI veri nobili della <strong>Sicilia</strong> sono <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, Rosario Di Salvo, Giovanni Falcone, Paoloscuole e da là rivolgersi al paese.Borsellino, tutti coloro che hanno lottato e sacrificato la loro vita per la libertà, per la giustizia,il rispetto dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> tutti. Onore a loro.Così <strong>Vincenzo</strong> <strong>Consolo</strong> termina quest'atto unico, de<strong>di</strong>cato a <strong>Pio</strong> e Rosario e a tutte le vittimedella mafia, che il Centro stu<strong>di</strong> <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> gli ha chiesto conoscendo il profondolegame con la sua terra e la storia degli umili i quali, cercando <strong>di</strong> riscattarla dall'oppressioneL'impegno del Centro <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> è <strong>di</strong> favorirne la massima <strong>di</strong>ffusione d'intesa con i tantidocenti e <strong>di</strong>rigenti scolastici impegnati nella promozione della coscienza critica antimafiosatra i giovani e gli adulti.Siamo sicuri che assisteremo a tante recite e che alla fine la mafia, tutte le mafie, scompariranno.4<strong>di</strong> classe e dalla mafia, hanno costruito la democrazia.Non riusciamo a esprimere adeguatamente tutta la nostra gratitu<strong>di</strong>ne a <strong>Consolo</strong> perquanto ci consegna.Lo scritto <strong>di</strong> <strong>Consolo</strong> riesce con rara efficacia e drammaticità, attraverso il tratteggio dellavicenda umana e politica <strong>di</strong> <strong>Pio</strong>, a far rivivere i tormenti e l'evoluzione del nostro Paeseverso la modernità. Dalla lotta contro il feudo all'industrializzazione e al boom economico,attraversando le gran<strong>di</strong> ondate emigratorie dei siciliani e dei meri<strong>di</strong>onali e il continuoconflitto con la mafia, strumento violento del potere, offre una drammatica sintesi dellavita politica sociale e politica dell'Italia del dopoguerra.Dalla strage <strong>di</strong> Portella della Ginestra a quelle del terrorismo nero, rosso e poi politicomafiososino alle morti sul lavoro e ai <strong>di</strong>ritti negati corre un unico filo che segna il percorsoaccidentato della costruzione della democrazia nata dalla Resistenza e dallaLiberazione. Quella democrazia immaginata dai padri costituenti che ha ispirato le lotteper il lavoro, la giustizia sociale, la libertà in tutti questi anni.Nel momento in cui, oggi, i principi costituzionali sono sottoposti a forti tensioni, che possonoprefigurare forme “moderne” <strong>di</strong> autoritarismo, è opportuno ricordare tutti coloroche sono caduti nell'adempimento del loro impegno civile per la libertà del Paese da ogniforma <strong>di</strong> oppressione e violenza perché significa rivolgersi a tutte le sue gran<strong>di</strong> risorseumane positive.L'uccisione <strong>di</strong> <strong>Pio</strong>, come <strong>di</strong> tutte le altre vittime, ha dato nuovo slancio alla lotta contro lamafia.<strong>La</strong> legge, <strong>di</strong> rilievo storico, che porta il suo nome, approvata dopo la sua uccisione e <strong>di</strong>Carlo Alberto Dalla Chiesa, ha dato allo Stato la clava per colpire, arrestare e condannarei mafiosi e confiscare i loro beni.E allora perché la mafia continua ad esistere, nonostante i duri colpi assestatele chehanno scompaginato le loro fila e i loro vertici?<strong>La</strong> risposta è nella mancata rescissione del cordone ombelicale che ha sempre legato lamafia al Potere e alla Politica. <strong>La</strong> ribellione sempre più estesa <strong>di</strong> aree sociali ed economichedel Paese, se non è accompagnata da un'azione antimafia or<strong>di</strong>naria e costante <strong>di</strong>quanti governano il paese, non elimina il conflitto secolare che oppone la mafia al Paesee alla democrazia.L'atto unico <strong>di</strong> <strong>Vincenzo</strong> <strong>Consolo</strong> è stato pensato perché sia recitato soprattutto nelle5


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong><strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>PRIMA VOCE NARRANTE“N'ammazzarono tanti in uno spiazzo (c'erano madri e c'eranobambini), come pecore chiuse nel recinto, sprangata laPortella. Girarono come pazzi in cerca <strong>di</strong> riparo, ma li buttòbuttò buttò riversi sulle pietre una rosa maligna nel petto ePersonaggi: <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>Giuseppina Zacco - moglie <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>Pancrazio De PasqualeMichele RussoCarlo Alberto Dalla ChiesaPaolo BufaliniPrima voce narranteSeconda voce narranteTerza voce narrantenella tempia: negli occhi un sole giallo <strong>di</strong> ginestra, un soleverde, un sole nero <strong>di</strong> polvere <strong>di</strong> lava, <strong>di</strong> deserto. <strong>La</strong> pezza s'inzuppòe rosso sopra rosso è un'illusione, ancora un'illusione.Disse una vecchia, ferma, i pie<strong>di</strong> larghi piantati sul terreno:Femmine, che sono 'sti lamenti e queste grida con la schiumain bocca? Non è la fine: sparagnate il fiato e la vestina perquella manica <strong>di</strong> morti che verranno appresso!“Da lì, da lì bisogna partire, dalla strage <strong>di</strong> Portella della Ginestraper poter narrare e capire la storia della <strong>Sicilia</strong> dal Secondo dopoguerrain poi. <strong>La</strong> strage del 1° maggio del 1947: un<strong>di</strong>ci morti, tra6cui due bambini e una giovane donna incinta, ventisette feriti.7


Conta<strong>di</strong>ni in lotta per la terra


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>SECONDA VOCE NARRANTETERZA VOCE NARRANTEAlle elezioni in <strong>Sicilia</strong> del 20 aprile 1947 accadde un fatto nuovo,<strong>La</strong> repressione, gli assassinii non finirono in quel 1° maggio <strong>di</strong>straor<strong>di</strong>nario: la sinistra, socialisti e comunisti uniti nel Blocco delPortella della Ginestra, continuarono ancora a Partinico, a Carini,Popolo, aveva vinto, superando la Democrazia Cristiana <strong>di</strong> Alcidea Borgetto, a San Giuseppe Jato, a Petralìa Soprana, a Corleone,De Gasperi. Risultato impreve<strong>di</strong>bile malgrado la calata in <strong>Sicilia</strong>a Monreale, uccidendo militanti comunisti, sindacalisti, incen<strong>di</strong>an-dei “microfoni <strong>di</strong> Dio”, padre Lombar<strong>di</strong> e padre Alessandrini, mal-do e <strong>di</strong>struggendo se<strong>di</strong> locali del partito comunista e socialista,grado il Movimento In<strong>di</strong>pendentista <strong>di</strong> Finocchiaro Aprile concamere della CGIL. A Petralìa fu ucciso Epifanio Li Puma, presi-dentro la banda criminale <strong>di</strong> Salvatore Giuliano, malgrado il soste-dente della Lega dei conta<strong>di</strong>ni. Otto giorni dopo, a Corleone,gno dei latifon<strong>di</strong>sti e della mafia.viene ucciso il sindacalista Placido Rizzotto. A Camporeale vieneIl 1° maggio del 1947, festa del lavoro, i conta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Piana degliucciso Calogero Cangelosi. Il mandante dell'assassinio <strong>di</strong> RizzottoAlbanesi, San Giuseppe Jato, San Cipirello, si portavano nella val-è Michele Navarra, me<strong>di</strong>co e capo mafia <strong>di</strong> Corleone. Fra gli ese-lata <strong>di</strong> Portella, sovrastata dai monti Kumeta e Palavet, per farcutori, vi è Luciano Liggio.festa, far festa là, attorno al Sasso <strong>di</strong> Barbato. Nicola Barbato, ilIl 10 aprile le prefetture d'Italia vietano l'affissione <strong>di</strong> un manife-10capo del movimento dei Fasci Socialisti <strong>Sicilia</strong>ni del 1892-94, ilmovimento dei conta<strong>di</strong>ni represso dal siciliano Francesco Crispi,sto contro Scelba, ministro degli Interni, che la Federterra aveva<strong>di</strong>stribuito su tutto il territorio nazionale. Nel manifesto vi erano i11presidente del Consiglio, repressione culminata con la strage <strong>di</strong>nomi dei trentasei militanti conta<strong>di</strong>ni uccisi per mano della mafia.Caltavuturo e con l'assassinio a Corleone, nel 1915, del <strong>di</strong>rigenteConcludeva così il manifesto: “Vita! Vita! Vita! Amico Scelba, tidei Fasci <strong>Sicilia</strong>ni Bernar<strong>di</strong>no Verro.augurano trentasei segretari del lavoro e <strong>di</strong> leghe conta<strong>di</strong>neLà a Portella dunque, non appena l'oratore Giacomo Schiròassassinati in <strong>Sicilia</strong>. Nessuno degli assassini è stato finora arre-cominciò a parlare, dai monti intorno cominciarono a sparare. Sistato”.seppe, sì, che a sparare era stato Giuliano e la sua banda. Ma<strong>La</strong> repressione e i criminali assassinii compiuti dagli agrari, daic'era soprattutto la mafia <strong>di</strong>etro Giuliano. E con Giuliano, a spara-ban<strong>di</strong>ti, dalla mafia e dai fascisti, il terrore della reazione portaro-re sui conta<strong>di</strong>ni c'erano anche i fascisti <strong>di</strong> Junio Valerio Borghese,no poi, nelle elezioni del 18 aprile del 1948, la Democraziarifugiatisi in <strong>Sicilia</strong> dopo la sconfitta della Repubblica <strong>di</strong> Salò; eCristiana alla conquista della maggioranza assoluta alla Camera.c'erano anche <strong>di</strong>etro i Servizi segreti americani.


Conta<strong>di</strong>ni a Portella della Ginestra.


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>PRIMA VOCE NARRANTEnella mia borgata.Quel 1° maggio 1947 c'era a Palermo un giovane ventenne univer-Michele RussoCome veniamo ad aiutarti? Sei tu che devi venire a lavorare consitario. Si chiamava <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>. Era stato da poco nominato fun-noi.zionario della Federterra.<strong>Pio</strong> era nato nel 1927 ad Altarello <strong>di</strong> Baida (“<strong>La</strong>tareddu <strong>di</strong> Baria -<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>E così <strong>di</strong>venni funzionario della Federterra. Andai su per levillaggio a due miglia da Palermo, a tre dal convento <strong>di</strong> Baida, nellaMadonie, con una motocicletta in compagnia <strong>di</strong> un altro giovane,strada che mena a Bocca Di Falco” - Gioacchino <strong>di</strong> Marzo).per fare riunioni delle leghe bracciantili in numerosi paesi <strong>di</strong> mon-Nasce, <strong>Pio</strong>, in una povera, numerosa, famiglia conta<strong>di</strong>na. <strong>Pio</strong> aiutatagna. <strong>La</strong>voravamo in un clima <strong>di</strong> estrema ostilità. Il movimentoil padre nel lavoro dei campi, ma vuole stu<strong>di</strong>are, lavora e stu<strong>di</strong>a.separatista, tutte le forze conservatrici e reazionarie ci ostacolava-Frequenta l'Istituto Professionale, l'Istituto Tecnico e quin<strong>di</strong> si iscri-no. <strong>La</strong> banda Giuliano e la mafia bloccavano la nostra espansione.ve all'università. Ma lascio la parola a lui, a <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>.Ci proibivano finanche <strong>di</strong> parlare, <strong>di</strong> tenere comizi. Masse <strong>di</strong> senzaterra e <strong>di</strong> senza lavoro vivevano in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> estrema miseria. Il<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>Al momento delle lotte per la terra io avevo ventun anni ed erofeudo, le zone del feudo ricoprivano due terzi del territorio sicilia-14responsabile dell'organizzazione nella provincia <strong>di</strong> Palermo. Al partitomi ero iscritto nell'autunno del '45, negli stessi giorni in cui mino e della provincia <strong>di</strong> Palermo.15ero iscritto all'università. <strong>La</strong> scelta fu certamente influenzata daltipo <strong>di</strong> famiglia nella quale ero cresciuto. Provenivo da una borgata<strong>di</strong> Palermo che a quell'epoca sembrava un paese lontano...Nonavevamo luce elettrica, si stu<strong>di</strong>ava al lume <strong>di</strong> candela o a petrolio,e l'acqua da bere dovevamo andare a prenderla quasi a un chilometro<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza...Avevo cominciato la mia attività politica nellaborgata dove sono nato. Dopo aver costituito la sezione del partitoe contribuito a crearne altre attorno, avevo scoperto che c'erabisogno dell'organizzazione sindacale dei braccianti e, quin<strong>di</strong>, miero rivolto alla Federterra. Nel gennaio del '47 mi recai in viaMontevergine alla Federterra dove incontrai il segretario MicheleRusso e gli chiesi <strong>di</strong> aiutarmi ad organizzare la lega dei braccianti


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>16TERZA VOCE NARRANTE“Noi fummo i Leoni, i Gattopar<strong>di</strong>: chi ci sostituirà saranno glisciacalletti, le iene...”. Questo <strong>di</strong>ce il principe don Fabrizio Salinaall'inviato del nuovo governo italiano Chevalley. Siamo ne IlGattopardo, il romanzo <strong>di</strong> Giuseppe Tomasi <strong>di</strong> <strong>La</strong>mpedusa, pubblicatonel 1958. Ma il signor principe <strong>di</strong> <strong>La</strong>mpedusa ignorava ovoleva ignorare che i don Calogero Sedara, gli sciacalletti e leiene, loro, i feudatari li conoscevano bene. Erano i gabellotimafiosi, i sovrastanti, i campieri che portavano i profitti nei loropalazzi <strong>di</strong> Palermo, che sfruttavano e opprimevano i conta<strong>di</strong>ni, ibraccianti. Era in<strong>di</strong>fferente il signor principe, nella sua visionemeccanicistica della storia, nella sua concezione metastorica. Edè opportuno riportare qui una frase <strong>di</strong> Gramsci: “L'in<strong>di</strong>fferenzaè il peso morto della storia. E' la palla <strong>di</strong> piombo per il novatore,è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi piùsplendenti”.In<strong>di</strong>fferente non fu certo <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, questo giovane antigattopardesco,questo tenace combattente per i <strong>di</strong>ritti dei lavoratori,dei conta<strong>di</strong>ni, questo eroico oppositore della mafia.<strong>di</strong>ventava proprietaria, ma sempre in funzione parassitaria. Ilbracciante e il conta<strong>di</strong>no senza terra erano vittime <strong>di</strong> due parassitismi.Questo aggravava l'arretratezza e la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> inferiorità<strong>di</strong> braccianti, mezzadri, coloni. Le masse <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>nipoveri della <strong>Sicilia</strong>.17<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>Il proprietario del feudo, in genere l'aristocratico, l'assenteista,stava a Palermo, o anche se stava in paese, viveva <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta: sulfeudo c'era il gabelloto. Il gabelloto mafioso tendeva a esserecooptato nella classe proprietaria. Egli finiva in molti casi adestromettere il proprietario originale, il nobile feudale, dalla suaterra.<strong>La</strong> borghesia mafiosa veniva cooptata dalla classe dominante e


Occupazione <strong>di</strong> un feudo


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>PRIMA VOCE NARRANTE<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>Se sei venuta fin qui, non è certo per un'informazione che avrestipotuto raccogliere in qualsiasi sezione.In una fresca mattina dell'autunno del 1948, una bella ragazza eleganteera uscita <strong>di</strong> casa <strong>di</strong>rigendosi verso la Federazione del PartitoGiuseppina(sorridendo)Comunista. Voleva impegnarsi, rendersi utile. Suo padre, il dottorVa bene, ricominciamo da capo.Francesco Zacco, s'era già iscritto al Partito Comunista. PerGiuseppina i comunisti erano quelli della resistenza partigiana al<strong>Pio</strong>Piacere, sono <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>.Nord e che avevano liberato l'Italia dal nazifascismo.Giuseppina(Sempre con gli occhi negli occhi <strong>di</strong> <strong>Pio</strong>)GIUSEPPINA ZACCO e PIO LA TORREGiuseppina.(Tutti e due sorridono)Giuseppina(È' entrata nella sede della Federazione del Partito. Bussa a unaporta socchiusa. Dentro vi è un ragazzo chino sulla scrivania)<strong>Pio</strong>Ti vuoi iscrivere al Partito. Ma hai letto L'emancipazione dellaPermesso?donna?20<strong>Pio</strong>Avanti.GiuseppinaVeramente no.21GiuseppinaBuongiorno. Mi chiamo Giuseppina. Mi hanno detto che è lei che<strong>Pio</strong>(Si gira verso la libreria alle sue spalle e prende un libro)si occupa del tesseramento.Tieni. Leggilo e poi vieni a iscriverti.<strong>Pio</strong>Informazione esatta.GiuseppinaVa bene, lo leggerò subito. Grazie.(<strong>Pio</strong> solleva lo sguardo e rimane subito affascinato da quella bella(Giuseppina sta per andare via, ma <strong>Pio</strong> la blocca)ragazza). Piacere (<strong>di</strong>ce tendendole la mano). Sono <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>.Scusa, mi <strong>di</strong>cevi che volevi iscriverti al Partito?<strong>Pio</strong>Scusa, abiti lontano?GiuseppinaVeramente non ho ancora detto nulla, ho chiesto solamente se quiGiuseppinaIn fondo a viale Libertà.ci si poteva iscrivere.<strong>Pio</strong>Ti accompagno.


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>PRIMA VOCE NARRANTEvare il car<strong>di</strong>nale arcivescovo <strong>di</strong> Palermo, Ernesto Ruffini, - ammiratoredel regime fascista spagnolo <strong>di</strong> Franco - per raccomandargli <strong>di</strong><strong>Pio</strong> e Giuseppina si fidanzano. E hanno deciso <strong>di</strong> sposarsi il 29 otto-non parlare, non rivelare la verità al processo <strong>di</strong> Viterbo. Pisciottabre del 1949. <strong>Pio</strong> è stato impegnato intensamente nella lotta pernon parlerà. Verrà ucciso anche lui in carcere.l'attuazione della legge Gullo <strong>di</strong> ripartizione dei prodotti del 60%al mezzadro e del 40% al proprietario. E si trattava <strong>di</strong> attuare anco-<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>Mio padre mi aveva cacciato <strong>di</strong> casa, perché la mafia nella borga-ra l'altra conquista: la legge per l'assegnazione delle terre incolte eta, dove io ero cresciuto, non tollerava il mio attivismo politico.mal coltivate.Avevamo aperto tre sezioni del Pci. E ancora ponevamo il proble-“<strong>La</strong> terra a chi lavora” questa era la meta <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> e dei suoi compa-ma dell'organizzazione sindacale dei braccianti agricoli in zonegni <strong>di</strong> allora. <strong>La</strong> terra, la terra madre Demetra, la dea che dona aglidove <strong>di</strong> salario contrattuale non si doveva neppure parlare. I mafio-uomini i cereali: da lei il genere umano ha imparato l'agricoltura.si bruciarono la porta della stalla dove mio padre allevava i vitelli.Demetra dalle belle chiome, deaEra un chiaro avvertimento. Mio padre, povero conta<strong>di</strong>no semia-veneranda, io comincio a cantare...nalfabeta, mi pose l'alternativa: la smetti <strong>di</strong> fare azione politica,Così Omero in un suo inno.pensa solo a stu<strong>di</strong>are e a laurearti, oppure vai via da questa casa.22Ma in <strong>Sicilia</strong>, negli anni in cui <strong>Pio</strong> lottava, Demetra, la terra madre,era tenuta prigioniera dai feudatari, dai gabelloti mafiosi, da unPreparai il bagaglio e andai via. Mi rifugiai nella piccola casa in affittodel segretario della federazione Pancrazio De Pasquale. Andavo23sistema <strong>di</strong> potere politico che partiva da Roma con il ministro deglia mangiare in casa della mia fidanzata. Per quella situazione preca-Interni Mario Scelba e arrivava a Palermo con Franco Restivo presi-ria decidemmo <strong>di</strong> accelerare le nozze. Ci sposammo con il rito civi-dente della Regione e Angelo Vicari prefetto <strong>di</strong> Palermo. <strong>Pio</strong> lotta-le, al municipio <strong>di</strong> Palermo, il 29 ottobre, proprio il giorno dellava contro questi poteri reazionari, repressivi, lottava a favore deistrage <strong>di</strong> Melissa. <strong>La</strong> cerimonia si svolse nell'ufficietto con gli scaf-braccianti, dei conta<strong>di</strong>ni; lottava per la giustizia sociale, per lafali polverosi dello stato civile...democrazia.Appena sposati, partimmo per un viaggio <strong>di</strong> alcuni giorni con qual-Venne ucciso il ban<strong>di</strong>to Giuliano e si creò la messinscena della spa-che soldarello che ci aveva dato mio suocero. Ma dopo pochissimiratoria nel cortile De Maria a Castelvetrano. Il colonnello dei cara-giorni ricevetti un telegramma <strong>di</strong> De Pasquale con l'invito a rientra-binieri Ugo Luca venne promosso generale. Il prefetto Angelore. In seguito all'ecci<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Melissa, la Federazione <strong>di</strong> Palermo avevaVicari fu promosso prefetto <strong>di</strong> prima classe e <strong>di</strong>venterà poi capodeciso <strong>di</strong> anticipare la data dell'occupazione delle terre.della polizia.Ritornai. L'occupazione delle terre cominciò il 13 novembre delPisciotta, assassino <strong>di</strong> Giuliano, è in carcere. E in carcere lo va a tro-1949. Si partiva da do<strong>di</strong>ci paesi contemporaneamente della provin-


Manifestazione per la riforma agraria.


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>cia <strong>di</strong> Palermo, dalle Madonie, da Corleone alle Petralìe, a Pianadegli Albanesi. Io <strong>di</strong>rigevo la zona corleonese. Non era più l'occupazionesimbolica delle terre incolte o mal coltivate, ma l'occupazioneeffettiva: avevamo raccolto decine <strong>di</strong> quintali <strong>di</strong> grano perseminare il terreno, e tra questi terreni c'era quello dove Liggio eragabelloto, il feudo Strasatto. Da Corleone partivano circa seimilapersone ad occupare le terre. E le donne, le donne erano in testaal corteo, con le ban<strong>di</strong>ere, con i canti. Fu decisivo il loro ruolo.vano nei paesi. Il ministro dell'Interno Mario Scelba si vantava <strong>di</strong>aver suggerito quell'espe<strong>di</strong>ente che violava la Costituzione. Si bloccavanoi conta<strong>di</strong>ni all'alba all'uscita dai paesi, con uno sbarramento<strong>di</strong> agenti e carabinieri in assetto <strong>di</strong> guerra. A San Giuseppe Jatoe a San Cipirello i conta<strong>di</strong>ni vennero assaliti in aperta campagna dauno squadrone <strong>di</strong> carabinieri a cavallo. Molti vennero calpestati earrestati, anche alcune donne furono portate in carcereall'Ucciardone.26GiuseppinaLe donne, le donne, come nel grande sciopero del '19, come proclamavaMaria Giu<strong>di</strong>ce nel comizio nella piazza del Duomo aCefalù. “Le donne, le donne! Sono state le donne a cominciare, leraccoglitrici <strong>di</strong> gelsomino nella piana <strong>di</strong> Milazzo, ad incrociare lebraccia sin dal crepuscolo dell'alba, a far passire, cadere a terra ilfiore sotto i raggi del sole furioso, il fiore che dona essenze per illusso nelle bocce <strong>di</strong> cristallo, profumi seducenti per le mogli, lemantenute dei padroni... Le donne! Sono vedove dei cinquantamilamorti <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong> per la guerra, mogli <strong>di</strong> mutilati, donne solamenteche faticano più degli uomini per salari <strong>di</strong> fame...”E poi i padroni misero in atto la repressione, fecero sparare e uccidere,crearono il fascismo con a capo quel trucido, quel mascalzone<strong>di</strong> Predappio, il duce, il truce...27<strong>Pio</strong>Il <strong>di</strong>lagare del movimento spinse il governo, su pressione degli agrari,a tentare la via della repressione. Si esercitò ogni forma <strong>di</strong> intimidazionecontro i <strong>di</strong>rigenti locali per farli desistere dalla occupazionedelle terre. In <strong>di</strong>versi comuni si ricorse alla denuncia e ancheall'arresto dei <strong>di</strong>rigenti... Si arrivò a generalizzare la pratica del“foglio <strong>di</strong> via obbligatorio” nei confronti <strong>di</strong> quei <strong>di</strong>rigenti che anda-


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>PRIMA VOCE NARRANTESECONDA VOCE NARRANTEA Corleone, il paese <strong>di</strong> Navarra, Liggio, Riina, Provenzano eCiancimino, sono stati trovati i resti del sindacalista ucciso dallamafia Placido Rizzotto, trovati, quei resti, nel vallone <strong>di</strong> RoccaBusambra. <strong>Pio</strong> però non si perde d'animo. Tiene un comizio nellapiazza principale del paese. <strong>La</strong> piazza è piena <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni, ma ilresto della popolazione se ne sta chiusa in casa per paura. <strong>Pio</strong> èsegretario della locale camera del lavoro. Sale sul palco e prende laparola.<strong>Pio</strong><strong>Pio</strong> s'interrompe. Si accorge che sta attraversando la piazza il giovanecapitano dei carabinieri che ha fatto arrestare gli assassini <strong>di</strong>Placido Rizzotto. <strong>Pio</strong> scende dal palco, si fa strada tra i compagni.Grida.Capitano, Capitano! Aspettate un momento.28Compagni, quello che avevamo capito subito, ossia che Placido erastato ammazzato dalla mafia, da qualche mese è sotto gli occhi <strong>di</strong>tutti. Oggi tutti sanno che la mafia <strong>di</strong> Corleone ha ammazzatoPlacido. Noi dobbiamo avere il coraggio <strong>di</strong> chiedere l'applicazionedelle leggi, perché esistono, ci sono! Chie<strong>di</strong>amo solo che i nostri<strong>di</strong>ritti vengano riconosciuti e rispettati. In nome <strong>di</strong> Placido Rizzottodobbiamo lottare uniti per la giustizia, contro l'arroganza dellamafia e dei campieri, che vogliono le nostre terre. Noi dobbiamocontinuare ad occuparle perché la terra non è dei signori che lalasciano incolta, ma <strong>di</strong> chi la lavora. Dal '45 in poi tanti sindacalistisono stati uccisi, c'è stato l'attentato a Villalba a Girolamo Li Causi,c'è stata la strage <strong>di</strong> Portella della Ginestra. Adesso <strong>di</strong>ciamo basta,basta! Non ci dobbiamo far piegare la schiena!29


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>SECONDA VOCE NARRANTEPRIMA VOCE NARRANTEIl Capitano si ferma e si gira verso <strong>Pio</strong>.I primi <strong>di</strong> marzo del 1950 doveva ricominciare l'azione congiunta<strong>di</strong> vari comuni dell'occupazione delle terre. Tremila ettari <strong>di</strong><strong>Pio</strong>Volevo ringraziarla per aver fatto arrestare gli assassini <strong>di</strong> Placidoterra già seminati in autunno. E l'obiettivo era <strong>di</strong> far assegnare alleRizzotto.cooperative quei tremila ettari <strong>di</strong> terra. Ma il signor prefetto <strong>di</strong>Palermo, Angelo Vicari, cercò <strong>di</strong> manovrare. <strong>La</strong> proposta del pre-Carlo Alberto Dalla ChiesaHo solo fatto il mio dovere.fetto era che i conta<strong>di</strong>ni che avevano seminato non avrebberoraccolto nulla, ma l'avrebbero raccolto i proprietari. Ai conta<strong>di</strong>ni<strong>Pio</strong>No, Lei ha fatto molto <strong>di</strong> più del suo dovere. A proposito,gli agrari avrebbero offerto dei terreni, magari in cima a qualcheCapitano...?montagna.Carlo Alberto Dalla ChiesaCarlo Alberto Dalla Chiesa, piacere.<strong>Pio</strong>Il 10 marzo io ero a Bisacquino (Bisackuin degli Arabi). C'era ilfeudo <strong>di</strong> Santa Maria del Bosco del barone Inglese, feudo <strong>di</strong> due-30<strong>Pio</strong><strong>Pio</strong>, <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>. li piacere è tutto mio.(i due si stringono la mano)mila ettari. I conta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> tre comuni dovevano occupare quelfeudo: Bisacquino, Contessa Entellina, Giuliana. Guidavo quel mat-31tino il corteo <strong>di</strong> Bisacquino. Alla testa del corteo c'era anche la ban<strong>di</strong>erabianca, con le donne democristiane, una cosa che facevaimpressione. Il corteo era lungo quattro o cinque chilometri; c'eranocinquemila o seimila persone che marciavano come un esercitopacifico. Un corteo gioioso, che suonava e cantava, a pie<strong>di</strong> e suimuli con gli attrezzi da lavoro.GiuseppinaE qui una pausa, una pausa storica, artistica. Là, nel feudo del baroneInglese, vi era la gran<strong>di</strong>osa abbazia degli Olivetani <strong>di</strong> SantaMaria del Bosco <strong>di</strong> Calatamauro. E là, dentro la chiesa dell'abbaziaera il sepolcro <strong>di</strong> Eleonora d'Aragona, nipote <strong>di</strong> Federico II. Sulsepolcro era il magnifico busto scolpito dal veneto Francesco


1950, “IL SICILIANO nuovo” settimanale comunista.


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>34<strong>Pio</strong><strong>La</strong>urana, un simbolo <strong>di</strong> bellezza e <strong>di</strong> luce quel busto <strong>di</strong> Eleonora,luce in questa <strong>Sicilia</strong> d'oggi in cui il potere politico e la mafia stendonotenebre <strong>di</strong> sopraffazione e <strong>di</strong> violenza. Luce, luce <strong>di</strong> democraziae <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità chiedono i conta<strong>di</strong>ni che marciano verso il feudo <strong>di</strong>Santa Maria del Bosco. Che i figli <strong>di</strong> questi conta<strong>di</strong>ni analfabeti possanoun giorno ammirare la bellezza del busto <strong>di</strong> Eleonora, ammirarele bellezze artistiche <strong>di</strong> Palermo e <strong>di</strong> ogni città e paese <strong>di</strong>quest'Isola, stu<strong>di</strong>are la storia tormentata e insieme gloriosa <strong>di</strong> questanostra <strong>Sicilia</strong>.Il corteo dei conta<strong>di</strong>ni era già in vista. A quella <strong>di</strong>stanza si vedevanosventolare le ban<strong>di</strong>ere e si u<strong>di</strong>vano i canti delle donne. Mentreconversavo con due compagni, vi<strong>di</strong> arrivare una colonna <strong>di</strong> automezzicarichi <strong>di</strong> poliziotti e <strong>di</strong> carabinieri. Dagli automezzi sceserocentinaia <strong>di</strong> agenti e carabinieri e si appostarono in assetto <strong>di</strong> guerraai bor<strong>di</strong> della strada. Mi resi subito conto che il prefetto Vicariaveva organizzato una vera e propria imboscata contro i conta<strong>di</strong>ni<strong>di</strong> Bisacquino. E anche contro i conta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Partinico, Montelepre,Giar<strong>di</strong>nello e Carini si scatenò la repressione. A decine i conta<strong>di</strong>nifurono arrestati e portati in massa all'Ucciardone. Tutto questovoleva <strong>di</strong>re che Scelba, Restivo e Vicari (un bel trio siciliano) avevanodeciso <strong>di</strong> passare alla repressione violenta del movimento in provincia<strong>di</strong> Palermo. Quando i carabinieri e poliziotti furono <strong>di</strong> frontea noi, là al piano Catrina, cercai <strong>di</strong> evitare lo scontro. Mi avvicinaial commissario capo dottor Panico. Questi, in evidente stato <strong>di</strong>eccitazione, non mi <strong>di</strong>ede retta e or<strong>di</strong>nò, gridando agli ufficiali alsuo fianco: “ Togliete quello sconcio delle ban<strong>di</strong>ere!” E un gruppo<strong>di</strong> carabinieri tentò <strong>di</strong> strappare le ban<strong>di</strong>ere dalle mani delle donne.Le donne reagirono con grande vigore e ne nacque un tafferuglio.Allora, dalla massa dei conta<strong>di</strong>ni partì una sassaiola contro i carabinieri.A quel punto il commissario Panico <strong>di</strong>ede or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sparare.Molti compagni furono feriti. Il bracciante Salvatore Catalano, colpitoda una pallottola alla spina dorsale, rimase a terra in una pozza<strong>di</strong> sangue. Sarà invalido, invalido su una se<strong>di</strong>a a rotelle per tutta lavita. Venni fermato insieme a centinaia <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni, uomini edonne. Ammanettati, assiepati sopra camion, fummo portati aPalermo. Viaggiando tutta la notte, all'alba dell'11 marzo facemmoil nostro ingresso nel carcere dell'Ucciardone.35


1950, la notizia dell’arresto <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> per aver contribuitoad organizzare l’imponente manifestazione conta<strong>di</strong>na<strong>di</strong> Bisacquino. Tratto da “IL SICILIANO nuovo” settimanalecomunista.


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>PRIMA VOCE NARRANTESECONDA VOCE NARRANTE38“Quando, mio caro lettore, ti trovi in quella grande pianura, allaquale i moderni <strong>di</strong>edero il nome <strong>di</strong> piazza del Campo, e che comunemente,da antichissimo tempo, si chiama Falde, gira lo sguardoa te attorno, e per quanto la tua vista si estende, <strong>di</strong> fronte sino allegran<strong>di</strong> prigioni, ed a sinistra, sino al mare, nel me<strong>di</strong>o evo chiamavasifeudo Barca e comprendeva la piazza Ucciardone, la via delCampo, con parte dei giar<strong>di</strong>ni a sinistra salendo, e tutti i giar<strong>di</strong>ni adestra, sino allo stradale del Molo, salendo per l'Acquasanta,Arenella, Vergine Maria ad oltrepassare il nuovo camposanto deiRotoli”. Così Giuseppe Naselli in “Guida del Monte Pellegrino”<strong>Pio</strong>Tra il 1837 e il 1840 è stato costruito il nuovo carcere palermitanodell'Ucciardone, prendendo il posto dell'antica Vicaria. Il nomeUcciardone deriva dal francese chardon, il cardo spinoso che inquella piana cresceva abbondante. E <strong>di</strong> car<strong>di</strong>, <strong>di</strong> car<strong>di</strong> spinosi sonopiene le carceri, soprattutto per gli innocenti, innocenti come <strong>Pio</strong><strong>La</strong> <strong>Torre</strong> e i suoi compagni.Diciassette mesi sono stato in carcere, in cella anche con delinquenticomuni, assassini, senza possibilità <strong>di</strong> un colloquio con miamoglie o con un avvocato. Il mio, <strong>di</strong>ceva il magistrato, era un processopolitico e quin<strong>di</strong> non era possibile concedermi colloqui straor<strong>di</strong>nari.Io e i miei compagni eravamo imputati <strong>di</strong> reati gravi: resistenzaaggravata a pubblico ufficiale, lesioni e violenze. <strong>La</strong> nostraistruttoria andava per le lunghe, mentre, invece, si davano faciliproscioglimenti ai mafiosi imputati <strong>di</strong> omici<strong>di</strong> e <strong>di</strong> altri reati gravissimi.Intanto, grazie alla mobilitazione del partito, si raccoglievaintorno a noi un forte movimento <strong>di</strong> solidarietà. <strong>La</strong> cara compagnaJolanda Varvaro aveva costituito un comitato <strong>di</strong> solidarietà eriuscì a dar vita ad un collegio <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> oltre cinquanta avvocati<strong>di</strong> tutti i partiti. Noi detenuti politici restammo per lunghi mesiprivi <strong>di</strong> assistenza. I compagni <strong>di</strong> Bisacquino, detenuti insieme ame, soffrivano molto. Mio suocero, il dott. Zacco, provvedeva perfortuna al sostentamento della figlia, <strong>di</strong> mia moglie Giuseppina,che attendeva un bambino.Mentre ero in carcere mia madre, ammalata <strong>di</strong> cancro, morì.Non mi fu permesso <strong>di</strong> andare a vedere mia madre morente.39


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>L'unica consolazione per me in carcere è stata la lettura. Grazieall'aiuto <strong>di</strong> una guar<strong>di</strong>a carceraria riuscii ad avere e a leggere leopere <strong>di</strong> Gramsci, <strong>di</strong> <strong>La</strong>briola, <strong>di</strong> Lenin e <strong>di</strong> altri classici del socialismo.TERZA VOCE NARRANTEMuore la madre <strong>di</strong> <strong>Pio</strong>, Angela Melucci, ma la vita rinasce, com'ènella legge umana, nasce il figlio <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> e Giuseppina, Filippo.GiuseppinaAppena ho potuto, mi sono recata al carcere dell'Ucciardone colbambino, con Filippo, per farlo vedere a suo padre, a <strong>Pio</strong>. Entratain quel sinistro maniero, mi bloccarono in una stanza degli uffici. Ilbambino lo prese una guar<strong>di</strong>a carceraria e lo portò nel cortile doveattendeva <strong>Pio</strong>. Immagino cosa avrà provato il padre a vedere il suobambino appena nato, là in quel luogo, tra le braccia <strong>di</strong> una guar<strong>di</strong>a,avvolto in una specie <strong>di</strong> sacchetto.40<strong>Pio</strong>Ero confuso, e forse la vista in quelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> mio figlio è statouno dei momenti della mia vita <strong>di</strong> maggiore commozione, la presa<strong>di</strong> coscienza che in quelle con<strong>di</strong>zioni ero <strong>di</strong>ventato padre.41


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>PRIMA VOCE NARRANTESECONDA VOCE NARRANTE42<strong>La</strong> repressione del movimento conta<strong>di</strong>no aveva dato intanto i suoifrutti, aveva dato fiato ai feudatari del blocco agrario, ai signori delgoverno conservatore, alla mafia. Il feudo <strong>di</strong> Santa Maria del Boscorimase nelle mani del barone Inglese.Il processo ai carcerati all'Ucciardone durò <strong>di</strong>versi giorni e si svolsenel salone del Tribunale a piazza Marina, il salone <strong>di</strong> Palazzo Steri.Era stato, quello in cui si svolgeva il processo, il carcere dellaPenitenza, erano state là le celle del carcere della SantaInquisizione. E là, su quei muri, i poveri carcerati avevano lasciato<strong>di</strong>segni, scritte, implorazioni e imprecazioni.Centinaia <strong>di</strong> compagni arrivano da tutta la provincia <strong>di</strong> Palermo. Ilprocesso si trasforma in uno scontro politico. Tutte le accusecominciano a vacillare. I giu<strong>di</strong>ci constatano che le prove a caricodegli imputati erano state costruite a tavolino dalla polizia e dalleforze che volevano colpire il movimento conta<strong>di</strong>no. Il 23 agosto1951 il Tribunale <strong>di</strong> Palermo emana la sentenza. Per <strong>Pio</strong> e i compagnicadono le imputazioni <strong>di</strong> violenza e <strong>di</strong> resistenza alle forze dell'or<strong>di</strong>ne.Rimane solo il reato <strong>di</strong> occupazione delle terre. <strong>Pio</strong> vienecondannato a quattro mesi <strong>di</strong> reclusione. Ma ne ha già scontati<strong>di</strong>ciassette <strong>di</strong> mesi <strong>di</strong> carcere. Si stabilisce quin<strong>di</strong> l'imme<strong>di</strong>ata scarcerazione.Giuseppina, che è in prima fila, corre verso <strong>Pio</strong> perabbracciarlo. Ma gli agenti glielo impe<strong>di</strong>scono. <strong>Pio</strong> e gli altri compagnisono ancora ammanettati e con le catene alle caviglie. Ma inquell'estate palermitana in cui i borghesi sono al mare, a Mondelloo all'Addaura, i poveri sempre chiusi nei loro quartieri degradati,<strong>Pio</strong> e i compagni si lasciano alle spalle le mura turritedell'Ucciardone.43


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>TERZA VOCE NARRANTE (declama o canta)PRIMA VOCE NARRANTECàrzara fabbricata a l'Ucciarduni.Ca cu la fici sappi ben fari;attornu attornu cc'è lu bastiuni,cci su' li finistred<strong>di</strong> pr'affacciari.Tempu <strong>di</strong> stati ci coci lu suli,tempu <strong>di</strong> 'nvernu nun si cci po' stari.Su' carzaratu 'nta stu cammaruni,me matri veni e 'un cci pozzu parrari.<strong>Pio</strong>Il Natale del 1951 è il primo che <strong>Pio</strong> trascorre a casa con Giuseppinae il figlio Filippo, dopo <strong>di</strong>ciassette mesi <strong>di</strong> detenzioneall'Ucciardone. Qualche settimana dopo il Natale, Paolo Bufalini,inviato in <strong>Sicilia</strong> accanto al segretario del Partito Li Causi, chiama<strong>Pio</strong> e gli annuncia la sua can<strong>di</strong>datura al Consiglio comunale <strong>di</strong>Palermo per le prossime elezioni del maggio 1952. Dopo l'incontrocon Bufalini, <strong>Pio</strong> ritorna a casa.Giuseppina, Giuseppina!Giuseppina(col bambino in braccio accorre dall'altra stanza)<strong>Pio</strong>, ma che succede?44<strong>Pio</strong>Ho una bella notizia da darti! Bufalini mi ha annunciato la can<strong>di</strong>da-45tura al Consiglio comunale. Ma che hai, Giuseppina, non sei contenta?GiuseppinaMa certo che sono contenta, è una bella notizia. Ma ricordatiche questa can<strong>di</strong>datura te la meriti. Non sentirti obbligato connessuno.<strong>Pio</strong>Non preoccuparti, i miei interlocutori saranno sempre quelli per cuimi sono battuto, i conta<strong>di</strong>ni, gli operai, i braccianti. In Consigliocomunale poi potrò meglio continuare la lotta alla mafia e alla corruzione.


24 settembre 1956. <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, segretario della camera del<strong>La</strong>voro <strong>di</strong> Palermo, riunione con la Federbraccianti.


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>48Giuseppina<strong>Pio</strong>GiuseppinaIo ti <strong>di</strong>co solo <strong>di</strong> stare attento. Lo sai, a Palermo comanda la mafia.Nelle borgate, nei rioni, nei quartieri residenziali.Qualunque cosa io faccio, lo faccio per lui, per nostro figlio, perFilippo. Che egli e tutte le nuove generazioni non crescano sotto ilgiogo della mafia, <strong>di</strong> questo cancro storico della <strong>Sicilia</strong>, <strong>di</strong> questapiovra, come l'ha chiamata Capuana, che con i suoi tentacoli ha dasempre stretto e soffocato questa nostra isola.<strong>Pio</strong>, io ti starò sempre accanto. Sarò sempre vicina a te.PRIMA VOCE NARRANTEIntanto, la mafia delle campagne si trasferiva in città. Non c'eraangolo <strong>di</strong> Palermo e della provincia che non fosse controllato dallamafia. Liggio, Provenzano, Riina, Badalamenti, Greco, detto ilpapa, Di Cristina, Bontade, Ciancimino, Calò, altri mafiosi ancora ei loro picciotti, i loro killer, comandavano ovunque. I mafiosi sostenevanole imprese Cassina e Vaselli. E avvenne il sacco <strong>di</strong> Palermo,le criminali mani sulla città, invece <strong>di</strong> ricostruire il centro storico<strong>di</strong>strutto dai bombardamenti del '43, mafiosamente stesero tuttointorno alla città una terribile coltre <strong>di</strong> cemento, con squalli<strong>di</strong> palazzoni,grattacieli. Si <strong>di</strong>stinse nell'impresa la società VALIGIO, acronimodei tre soci: Vassallo, un ex straccivendolo, e i politici Lima eGioia. Coprirono <strong>di</strong> cemento anche la famosa Conca D'oro, la vallata<strong>di</strong> giar<strong>di</strong>ni d'aranci dove era nato e cresciuto <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>.“Hanno spento una luce del mondo” ha scritto Rosario Assunto.49


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>SECONDA VOCE NARRANTETERZA VOCE NARRANTE50A Palermo i mafiosi non erano solo accettati, ma venivano ad<strong>di</strong>ritturaprotetti dai poteri politici e istituzionali: giu<strong>di</strong>ci, poliziotti, carabinieri,sindaci, deputati, presidenti della Regione e, naturalmente,i signori nobili feudatari. Un Gattopardo, Alessandro VanniCalvello, principe <strong>di</strong> San <strong>Vincenzo</strong>, proprietario del famoso palazzoGangi, dove Visconti girò il film Il Gattopardo, fu arrestato per isuoi legami con il papa, Michele Greco, e per traffico <strong>di</strong> droga. Liabbiamo visti poi tutti questi mafiosi <strong>di</strong>etro le grate delle gabbiedell'aula bunker dell'Ucciardone, nel maxiprocesso del 1987 aiquattrocentosettantaquattro imputati mafiosi, processo istruito daimagistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, magistrati, insiemead altri, <strong>di</strong> nuova cultura e <strong>di</strong> nuova coscienza civile e morale, chehanno pagato con la vita questo loro azzardo.Ma questa è un'altra storia, una storia che verrà dopo l'eroica e tragicastoria <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>.Apparentemente sconfitto sul terreno dello scontro sociale, il movimentoconta<strong>di</strong>no ebbe invece un suo sbocco sul piano parlamentaree legislativo nel 1950. Il Parlamento Nazionale approvò lalegge Sila; l'Assemblea Regionale siciliana approvò la legge <strong>di</strong> riformaagraria. Ma gli agrari, d'accordo con la mafia, capirono chequalche cosa dovevano fare: cominciarono a vendere le terre, inviolazione della legge <strong>di</strong> riforma agraria, a prezzi altissimi. Molticonta<strong>di</strong>ni furono costretti a comprare piccoli appezzamenti, indebitandosigravemente e, oppressi dalle cambiali, non furono più ingrado <strong>di</strong> realizzare qualsiasi opera <strong>di</strong> trasformazione. Le coschemafiose bloccarono la riforma agraria.51


ATTO UNICO<strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, <strong>orgoglio</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>PRIMA VOCE NARRANTETERZA VOCE NARRANTEAvveniva intanto il processo <strong>di</strong> trasformazione del nostro Paese. IlIgnazio Buttitta pubblica, nel 1962, sul <strong>di</strong>sastro <strong>di</strong> Marcinelle, ilrapido processo <strong>di</strong> industrializzazione cancellava il mondo conta<strong>di</strong>-poema U trenu du suli. Il poeta Stefano Vilardo mette in versi le let-no. Avveniva la grande mutazione antropologica. Quello chetere che gli emigranti <strong>di</strong> Delia spe<strong>di</strong>scono ai parenti. Tutti <strong>di</strong>conoPasolini chiamò sviluppo senza progresso. Le campagne vengonoGermania, Germania è il titolo del libro. Lo scrittore Antonioabbandonate dai conta<strong>di</strong>ni, che si inurbano. Ma soprattutto, e inCastelli pubblica, nel libro Entromondo, le Lettere dei deportatimassa, quei conta<strong>di</strong>ni emigrano, nel Nord d'Italia, in Europa.dalla terra, lettere degli emigrati in Germania <strong>di</strong> Castelbuono.Emigrano insieme ai minatori delle miniere <strong>di</strong> zolfo, che chiudevanoperché improduttive.<strong>Pio</strong>Il cosiddetto “miracolo economico” arrivò sull'onda della scopertadel petrolio. Ci fu, quin<strong>di</strong>, in <strong>Sicilia</strong> la calata dei gran<strong>di</strong> gruppi indu-SECONDA VOCE NARRANTEstriali per accaparrarsi le risorse regionali. L'assessore regionaleMilano, piazza Sant'Ambrogio, dove sorge l'antica basilica “là fuoriall'industria era il monarchico Annibale Bianco. Quando si arrivò<strong>di</strong> mano”, come scrive Giusti. <strong>La</strong> piazza, quella, dei destini incrocia-alla scoperta del petrolio, Bianco concesse tutto alla Gulf Oil52ti. Si affacciava, su quella piazza, l'Università Cattolica <strong>di</strong> padreGemelli, frequentata dai figli della piccola e me<strong>di</strong>a borghesia catto-Company, cioè alle sette sorelle americane. I sali potassici, invece,li concesse alla Montecatini. Dell'Eni <strong>di</strong> Mattei non se ne doveva53lica e democristiana che lì affluivano da ogni parte d'Italia. Si affac-parlare: chi parlava dell'Eni era comunista, era un sovversivo.ciava la caserma della Celere, dei poliziotti dell'allora ministro degliSappiamo che Enrico Mattei fu poi ucciso. Sappiamo l'infernoInterni Mario Scelba, incaricati <strong>di</strong> reprimere gli scioperi degli operaiambientale che è <strong>di</strong>ventata poi quella zona della <strong>Sicilia</strong> orientaledell'Alfa Romeo o della Pirelli. E si affacciava, su quella piazza, ilcon il Petrolchimico, cosa sono <strong>di</strong>ventati Melilli, Priolo, Augusta,COI, Centro Orientamento Immigrati. Arrivavano in quella piazzaGela...tram senza numero provenienti dalla Stazione Centrale, tram stracarichi<strong>di</strong> emigranti meri<strong>di</strong>onali. Là, al Centro Immigrazione, venivanosottoposti ai controlli e alle visite me<strong>di</strong>che, quin<strong>di</strong> spe<strong>di</strong>ti inEuropa, nelle fabbriche <strong>di</strong> Germania, Francia, Svizzera... I minatoriche uscivano dalle miniere <strong>di</strong> zolfo della <strong>Sicilia</strong> venivano mandatinelle miniere <strong>di</strong> carbone del Belgio, a Marcinelle, dove poi ci fu ilterribile <strong>di</strong>sastro che uccise tanti e tanti minatori. I nostri emigrantierano soggetti ovunque a emarginazione, a razzismo.


1 maggio 1958, <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> segretario della CGIL <strong>di</strong>Palermo, onore a Di Vittorio.


ATTO UNICOATTO UNICO DI VINCENZO CONSOLOPRIMA VOCE NARRANTESECONDA VOCE NARRANTE56Dall'Assemblea regionale siciliana e dal Parlamento nazionale, dove<strong>di</strong> volta in volta viene eletto, <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> non <strong>di</strong>stoglie mai la suaattenzione e il suo impegno nei confronti della <strong>Sicilia</strong>, dei mali antichie nuovi: la potente mafia ora urbana, la speculazione e<strong>di</strong>lizia, iltraffico <strong>di</strong> armi e <strong>di</strong> droga. E i morti, i morti per mano della mafiache si susseguono, che non finiscono. Ne nominiamo solo alcuni.L'uccisione a Sciara del sindacalista Salvatore Carnevale, sulla cuicoraggiosa madre, Francesca Serio, scrisse, in Le parole sono pietreCarlo Levi. E ancora la strage <strong>di</strong> Ciaculli, l'uccisione a Tusa del sindacalistaCarmine Battaglia, a Palermo del giornalista de L'OraMauro De Mauro, a Cinisi del giovane Giuseppe Impastato, finoall'uccisione, nel 1980 del presidente della Regione PiersantiMattarella... Non finisce mai, mai questo potere criminale dellamafia e del potere politico-mafioso.<strong>Pio</strong> decide allora <strong>di</strong> lasciare Roma, <strong>di</strong> tornare in <strong>Sicilia</strong> per riprendereda vicino il suo impegno della lotta alla mafia, pur lasciando lì aRoma Giuseppina e i due figli Filippo e Franco, che dovevano proseguiregli stu<strong>di</strong>.E questa è la seconda e ultima parte della sua gloriosa vita.57


1974, conferenza economica per lo sviluppo della <strong>Sicilia</strong> in preparazionedel “Progetto <strong>Sicilia</strong>”, che <strong>di</strong>venne la base programmaticadel PCI a sostegno della politica delle “larghe intese”che preludeva a maggioranza <strong>di</strong> governo che comprendesseroanche il PCI.Berlinguer con <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> e il gruppo <strong>di</strong>rigente del PCI siciliano.


ATTO UNICOATTO UNICO DI VINCENZO CONSOLOPRIMA VOCE NARRANTE<strong>Pio</strong>Devo tornare in <strong>Sicilia</strong>.60Il 31 marzo 1980, <strong>Pio</strong> deposita alla Camera dei deputati una proposta<strong>di</strong> legge in cui afferma che all'art. 416 del co<strong>di</strong>ce penale deveessere aggiunto il 416 bis dal titolo Associazione mafiosa. L'articolorecita: “Chiunque fa parte dell'associazione mafiosa o <strong>di</strong> un gruppomafioso costituito da tre o più persone, è punito con la reclusioneda tre a sei anni”. E oltre: “ Nei confronti del condannato èsempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furonodestinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prodottoo il profitto”. Se sarà approvata, quella legge, sarà un durissimocolpo per la mafia. I mafiosi infatti, riunitisi in <strong>di</strong>verse occasioni,sono allarmati. Don Ciccio Madonia <strong>di</strong>ce: ”U <strong>Pio</strong> è un problema...”.I corleonesi, i Riina, i Provenzano e i seguaci hanno una pre<strong>di</strong>sposizionenaturale a scatenare faide e guerre. Loro pianificano carneficinee stragi, lasciando <strong>di</strong>etro centinaia <strong>di</strong> cadaveri. Lo hanno fattoa Corleone negli anni '50, lo stanno facendo ora a Palermo. Ed èper questo che <strong>Pio</strong> decide <strong>di</strong> tornare in <strong>Sicilia</strong>.Giuseppina<strong>Pio</strong>Ma sei pazzo! <strong>La</strong> situazione è pericolosa...Il Partito, in <strong>Sicilia</strong>, ha bisogno <strong>di</strong> me.61<strong>Pio</strong>(a Giuseppina)Sicuramente hai letto i giornali <strong>di</strong> questi ultimi giorni. Non passagiorno che non ci sia un cadavere. Siamo in guerra.GiuseppinaSì, li ho letti. Ah, Palermo, Palermo, ah, <strong>Sicilia</strong>...<strong>Pio</strong>Se continuo a stare a Roma non ottengo niente.GiuseppinaChe vuoi <strong>di</strong>re?


1976, Terranova e <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> nella Commissione Antimafia.


ATTO UNICOATTO UNICO DI VINCENZO CONSOLOSECONDA VOCE NARRANTETERZA VOCE NARRANTE64<strong>Pio</strong>, nel suo viaggio <strong>di</strong> ritorno in <strong>Sicilia</strong>, fa una sosta a CapoD'Orlando, dove incontra Giorgio Napolitano, là in vacanza.Napolitano era allora responsabile organizzativo del Partito.Napolitano <strong>di</strong>ce a <strong>Pio</strong> che sì, che è giusto che egli stia in <strong>Sicilia</strong>, chesia il nuovo segretario regionale del partito.Intanto, un nuovo grave problema, oltre a quello della mafia, sipresenta in <strong>Sicilia</strong>: l'installazione dei missili Cruise nell'aeroporto <strong>di</strong>Comiso. Alla vigilia della chiusura estiva del Parlamento, presiedutoda Spadolini, si vota per l'installazione, non solo a Comiso <strong>di</strong>quei missili atomici, ma anche per la possibilità <strong>di</strong> muovere i missilinell'interno della <strong>Sicilia</strong> attraverso rampe mobili. Sarebbe stataquesta estrema jattura per la <strong>Sicilia</strong>, l'isola sarebbe stata la piùesposta nel Me<strong>di</strong>terraneo nel caso <strong>di</strong> un conflitto tra i due blocchi<strong>di</strong> allora, l'Occidentale e l'Unione Sovietica. E, in più, la mafia nonpoteva rimanere estranea a quel progetto della costruzione dellabase missilistica e ne aveva subito subodorato l'affare.Non solo la mafia palermitana, ma anche la italo-americana simuove. Le più grosse famiglie mafiose comprano tutti i terreniattorno al luogo dove sarebbe stata costruita la base. Si muoveanche da New York il mafioso Gaspare Gambino e compra terrenia Vittoria, a pochi chilometri da Comiso. Le terre <strong>di</strong> Acate, Vittoriae Comiso passano nelle mani della mafia.65


29 novembre 1981, piazza Politeama a Palermo, manifestazioneper la pace.


29 novembre 1981, piazza Politeama a Palermo, manifestazioneper la pace.


ATTO UNICOATTO UNICO DI VINCENZO CONSOLOPRIMA VOCE NARRANTESECONDA VOCE NARRANTE<strong>Pio</strong>, giunto in <strong>Sicilia</strong>, sa che il suo primo e urgente impegno è quello<strong>di</strong> scongiurare il pericolo che la <strong>Sicilia</strong>, con i missili <strong>di</strong> Comiso,<strong>di</strong>venti un avamposto <strong>di</strong> guerra. <strong>Pio</strong>, da segretario regionale delPartito, appoggia la proposta del presidente della Regione, il socialista<strong>La</strong>uricella, <strong>di</strong> fare del 1982 l'anno della pace del popolo siciliano.Riesce per questo a portare a Comiso centomila persone giunteda ogni parte d'Italia e d'Europa per manifestare contro lacostruzione della base missilistica.“Andai anch'io nel paese <strong>di</strong> Comiso nei giorni in cui si faceva ilblocco davanti all'aeroporto dei missili Cruise. Ragazzi accovacciatia semicerchio per terra davanti al cancello volevano impe<strong>di</strong>re aicamion, alle impastatrici, agli operai <strong>di</strong> entrare nel campo. Sul muro<strong>di</strong> mattoni sovrastato dal filo spinato erano scritte <strong>di</strong> calce e appesistriscioni <strong>di</strong> tela. Dicevano: “Pace. Amsterdam contro militarisme”,“Vogliamo vivere, vogliamo amare, <strong>di</strong>ciamo no alla guerranucleare”.7071


4 aprile 1982, manifestazione per la pace a Comiso.


ATTO UNICOATTO UNICO DI VINCENZO CONSOLOTERZA VOCE NARRANTEPRIMA VOCE NARRANTEArrivano le impastatrici e i camion degli operai decisi a entrare. “Aterra, a terra, fare blocco” urlano i ragazzi. Alcuni <strong>di</strong> loro andaronoda un gruppo <strong>di</strong> operai. Gli operai <strong>di</strong>cevano che la sera dovevanoportare da mangiare ai figli, che <strong>di</strong>ritto avevano <strong>di</strong> proibire aloro <strong>di</strong> lavorare? I ragazzi, calmi, spiegavano allora ch'essi pensavanoalla vita dei figli fino alla sera, al domani, ma che preparavanointanto la morte per loro. “Quale morte, quale morte?” rispondevanogli operai. “Noi solo scaviamo; costruiamo alloggi, casette,una chiesa nel campo”. “Ma non capite, non capite?” <strong>di</strong>cevano iragazzi.Arrivava, intanto, altra gente, politici, preti, un abate <strong>di</strong> Roma cheera stato sospeso dal suo ufficio. E arrivavano furgoni, jeep, camiondella polizia. Erano agli or<strong>di</strong>ni del questore, un omino atticciato congiacca e cravatta. Si mise a <strong>di</strong>re che doveva entrare nel campo, chedoveva telefonare a Roma. Tutti <strong>di</strong>ssero no, no! E serrarono ancorale file davanti al cancello. I militi scesi da camion e furgoni sischierarono ai margini dello spiazzo, con elmo, scudo, tascapani atracolla e manganelli in mano. I ragazzi si misero a scan<strong>di</strong>re gli slogan:”Dalla <strong>Sicilia</strong> alla Scan<strong>di</strong>navia. No ai missili e al patto <strong>di</strong>Varsavia”. Dietro il muro <strong>di</strong> cinta, tra gli spazi del filo spinato, s'affacciavanosoldati americani che masticavano chewingum, ridevanoe riprendevano i ragazzi con la cinepresa.7475


ATTO UNICOATTO UNICO DI VINCENZO CONSOLOSECONDA VOCE NARRANTETERZA VOCE NARRANTE76Aiutato dai militi, alla fine il questore riuscì a rompere la catena delblocco, a varcare il cancello e a sparire nel campo. Urla e fischi silevarono. I militi davanti al cancello s'irrigi<strong>di</strong>rono, portarono le maniai fianchi. Quelli <strong>di</strong>etro, schierati ai margini dello spiazzo, abbassaronosul viso la celata <strong>di</strong> plastica, alzarono davanti al petto gli scu<strong>di</strong>.Si fece poi calma, passò un tempo che sembrò infinito. Uscì poi ilquestore dal campo e, congestionato, gesticolando si mise a urlare,a dare or<strong>di</strong>ni. Si mossero subito quelli del fondo con elmi, scu<strong>di</strong>e manganelli. Caricarono alle spalle. Quelli davanti al cancello,anche loro, s'accanirono contro i ragazzi, che non ebbero il temponeanche d'alzarsi, <strong>di</strong> correre via. Picchiarono e picchiarono, conquei bastoni <strong>di</strong> cuoio, sopra teste, schiene nude, braccia <strong>di</strong> quellichiusi, serrati fra due schiere. Urla si sentirono, lamenti, e un granpolverone si levò da terra. Sparavano intanto lacrimogeni, nel cielosi formavano nuvole. Inseguivano e picchiavano tutti, giovani e no,me<strong>di</strong>ci e infermieri, deputati, giornalisti e fotografi.Dalle falde degli Iblei si domina Comiso, si vedono l'intrigo dei vicoli,le piazze, le vecchie casupole, le innumerevoli chiese, il castello,le nuove case ai margini come piccoli grattacieli, l'aeroporto deimissili là in fondo. Da quelle alture degli Iblei forse <strong>Pio</strong> guardaComiso, l'antica greca Casmene, guarda nel cielo, sopra il paese,una nuvola giallastra, una nuvola <strong>di</strong> smog per le plastiche delleserre e i rifiuti che bruciano da qualche parte. E altre nuvole immagina,che potrebbero gravare su quel paese e su tutta l'isola, quelleterribili, <strong>di</strong>struttive <strong>di</strong> una esplosione atomica.77


ATTO UNICOATTO UNICO DI VINCENZO CONSOLOPRIMA VOCE NARRANTESECONDA VOCE NARRANTE78Prima <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Comiso, del 4 aprile 1982, c'era stata anche lagrande manifestazione pacifista <strong>di</strong> Palermo, in piazza Politeama, il29 novembre 1981: ma l'impegno e il successo <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> fuanche quello <strong>di</strong> raccogliere un milione <strong>di</strong> firme per la sospensionedella costruzione della base a Comiso. E ci riesce. E così scrive duegiorni prima del suo assassinio, pubblicato il 14 maggio 1982 suRinascita: ”Chiedere al governo la sospensione della costruzionedella base <strong>di</strong> Comiso non è una trovata propagan<strong>di</strong>stica e tantomeno lo strumento per creare un po' <strong>di</strong> agitazione...”“L'installazione della base dei Cruise a Comiso trasformerebbe la<strong>Sicilia</strong> in un avamposto <strong>di</strong> guerra in un mare Me<strong>di</strong>terraneo già profondamentesegnato da pericolose tensioni e conflitti”.<strong>Pio</strong> dunque, tornato in <strong>Sicilia</strong>, combatte insieme due battaglie sudue fronti: quella contro i missili e per la pace e quella antica e sempreurgente contro la mafia. In questa sua intensa attività, il Partitolo affida a un compagno che lo porterà in macchina in giro per la<strong>Sicilia</strong>: Rosario Di Salvo.Rosario Di Salvo ha trentacinque anni. È sposato con RosaCasanova ed è padre <strong>di</strong> tre bambine. Dopo una vita <strong>di</strong> emigrato trala <strong>Sicilia</strong>, la Puglia, dove era nato, e la Germania, al rientro nell'isolalavora presso una cooperativa agrumaria come ragioniere e vieneassunto dal Partito nel 1975. Quando arriva al Partito entra subitonell'organico regionale. Accompagna per le strade <strong>di</strong> Palermo edella <strong>Sicilia</strong> i segretari regionali. Ha accompagnato AchilleOcchetto, Gianni Parisi. Ora accompagna <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>. Ogni mattinava a prendere <strong>Pio</strong> a casa, lo porta in ufficio e in giro per le provincesiciliane. In poco tempo <strong>di</strong>venta la sua ombra.79


1977, Rosario Di Salvo con Occhetto e Berlinguer.


ATTO UNICOATTO UNICO DI VINCENZO CONSOLOTERZA VOCE NARRANTEPRIMA VOCE NARRANTE82In quel periodo i cani da guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Riina sono sempre più scatenati,uccidono e uccidono. Palermo non è soltanto asse<strong>di</strong>ata dai corleonesi,ma viene governata da una classe politica inerte e collusa.L'infiltrazione mafiosa nella vita politica del Comune e dellaRegione è sempre più preoccupante. Le forze dell'or<strong>di</strong>ne non sonodotate <strong>di</strong> strumenti e dei mezzi in grado <strong>di</strong> affrontare con successola mafia. In queste circostanze i corleonesi agiscono impunemente.<strong>Pio</strong> allora scrive al presidente del Consiglio Spadolini spiegandoqual'è la sua strategia nella lotta alla mafia. E chiede, nellalettera, la nomina del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a prefetto<strong>di</strong> Palermo. Ricevuta la lettera, Spadolini invita <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> a Romaper un colloquio.Dopo il colloquio <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> con Spadolini, il governo fece le primemosse. Pochi giorni dopo in Senato sarebbe incominciata la <strong>di</strong>scussionesulla proposta <strong>di</strong> legge <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>. A un giornalista che lo interroga<strong>Pio</strong> spiega che la mafia si sta estendendo pericolosamente inCalabria, in Campania, a Roma, nel triangolo industriale del Nord.Che la vicenda Sindona <strong>di</strong>mostra i suoi legami internazionali, che<strong>di</strong>segnano un nuovo triangolo: Palermo, Milano, New York. Queste<strong>di</strong>chiarazioni preoccupano la mafia. <strong>Pio</strong> fornisce alla magistratura ealle forze dell'or<strong>di</strong>ne elementi utili per indagare in <strong>di</strong>rezioni che dasoli i magistrati e i poliziotti non avrebbero preso. Un uomo interessatoalle <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> è Giovanni Falcone. Anche luiè un “tipo pericoloso”. Come <strong>Pio</strong> in<strong>di</strong>vidua i collegamenti con gliStati Uniti, segue la pista dei sol<strong>di</strong> sporchi per incastrare gli uominidelle cosche, segue i canali dell'eroina. Falcone capisce che <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>è sulla strada giusta. <strong>La</strong> mafia è oltremodo preoccupata; Riina convocaPino Greco, detto Scarpuzzedda. Cominciano per <strong>Pio</strong> stranetelefonate, strane <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> ignoti, strani, occulti appostamentinei suoi movimenti.83


2 maggio 1982, funerali <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>.


Omaggio a <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> dei <strong>di</strong>rigenti nazionali del PCI.


2 maggio 1982, funerali <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>. Piazza Politeama,Palermo


2 maggio 1982, funerali <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>. Commozzione popolare.


2 maggio 1982, funerali <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>. Piazza Politeama,Palermo


ATTO UNICOATTO UNICO DI VINCENZO CONSOLOSECONDA VOCE NARRANTETERZA VOCE NARRANTECambia finanche casa, <strong>Pio</strong>, da via Maggiore Toselli si sposta in viaAbbiamo citato Il Gattopardo, questo romanzo con una concezio-Carapelle, una viuzza prossima a via Generale Turba.ne meccanicistica della storia, speculare alla concezione fatalistica<strong>La</strong> mattina del 30 aprile del 1982, <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> esce <strong>di</strong> casa e sale<strong>di</strong> Giovanni Verga. Abbiamo citato le parole del principe <strong>di</strong> Salinasulla macchina guidata da Rosario Di Salvo. Dopo pochi metri <strong>di</strong>per concludere ora che i veri nobili non sono, no, i Leoni e istrada, in via Generale Turba, la Fiat 131 è bloccata da un'altraGattopar<strong>di</strong>, questi parassiti della storia, ma veri nobili sono stati emacchina, tre motociclisti si affiancano alla macchina <strong>di</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> esono tutti quelli che hanno lottato e lottano in <strong>Sicilia</strong>, pagandoDi Salvo e sparano, massacrando i due uomini. Gli esecutori delspesso con la vita per il rispetto della democrazia, dei <strong>di</strong>ritti e dellamassacro, si saprà poi, sono Salvatore Cucuzza, Pino Greco, detto<strong>di</strong>gnità umana. I veri nobili sono i <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, i Rosario Di Salvo, iScarpuzzedda, e Giuseppe Lucchese. “Vigliacchi, vigliacchi!” riesceGiovanni Falcone e i Paolo Borsellino, tutti coloro insomma, e sonoa <strong>di</strong>re <strong>Pio</strong> prima <strong>di</strong> morire. <strong>La</strong> notizia si <strong>di</strong>ffonde: “Hanno ammaz-tanti, tanti che hanno lottato e sacrificato la loro vita per la libertà,zato <strong>Pio</strong> e Rosario!”. Sul posto, oltre al giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> turno, arrivanola giustizia, il rispetto dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> tutti. È l'onore <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong> e <strong>di</strong> que-anche Rocco Chinnici e Giovanni Falcone. Sì, si conoscono i nomisto nostro Paese <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>, lo sono tutti gli altri martiri, gli altri94degli esecutori del massacro, ma i mandanti, chi sono i mandanti?Sì, certo, la mafia, la mafia <strong>di</strong> Riina e Provenzano, e poi? In uneroi. Onore, onore a loro.95<strong>di</strong>schetto del computer <strong>di</strong> Giovanni Falcone, dopo la sua morte,sarà trovata una traccia: un collegamento del nome <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>con Gla<strong>di</strong>o (l'organizzazione clandestina che preparava un golpefascista in Italia) e il Sismi, il servizio segreto militare deviato.<strong>Vincenzo</strong> <strong>Consolo</strong>Milano, 21.2.2009


4 aprile 1982, manifestazione per la pace a Comiso.


Nota biografica <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong>981927: <strong>Pio</strong> <strong>La</strong> <strong>Torre</strong> nasce ad Altarello <strong>di</strong> Baida, borgata <strong>di</strong> Palermo.1945: si iscrive al Partito Comunista Italiano e, subito, nonostante la giovane età, ne <strong>di</strong>venta funzionario.1945-1950: organizza e partecipa attivamente all'occupazione delle terre.1950. 11 marzo: viene arrestato a Bisaquino durante una manifestazione per l'occupazione delfeudo <strong>di</strong> Santa Maria del Bosco. Rimane in carcere fino al 23 agosto 1951.1952: è eletto segretario della Camera del <strong>La</strong>voro <strong>di</strong> Palermo.1956: <strong>di</strong>venta segretario regionale della CGIL.1962: è eletto segretario regionale del PCI.1963: viene eletto deputato all'ARS.1967: passa a <strong>di</strong>rigere la Federazione palermitana del PCI.1969: viene designato vice-responsabile della Commissione Meri<strong>di</strong>onale presso la <strong>di</strong>rezione del PCI.1971: passa a <strong>di</strong>rigere la Commissione Agraria presso la <strong>di</strong>rezione del PCI.1972: è eletto alla Camera dei Deputati.1974: viene chiamato a far parte della segreteria del PCI.1975: viene eletto membro della <strong>di</strong>rezione del PCI e confermato nella segreteria.1976: re<strong>di</strong>ge, con Cesare Terranova, la Relazione <strong>di</strong> Minoranza a conclusione dei lavori dellaCommissione Parlamentare Antimafia.1979: viene riconfermato membro del comitato centrale e nell'ufficio <strong>di</strong> segreteria del PCI.1981: viene richiamato in <strong>Sicilia</strong> come segretario regionale del PCI.Gennaio 1982: viene eletto e confermato segretario regionale dal congresso regionale del PCI.30 aprile 1982: viene assassinato insieme a Rosario Di Salvo, suo autista, amico e compagno.


Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> aprile 2009

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