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LA NUOVA MAFIA - Archivio digitale Pio La Torre - Camera dei ...

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Senato della Repubblica — 385 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTI1. — Una delle costanti (tradizionali delpotere mafioso, all'interno delle singole « cosche», è quella della appetibilàrtà della posizionedi capo e della estrema conflittualitàohe de pretese contrastanti generano,prima di arrivare al definitivo « riconoscimento» del nuovo capo. Non si tratta dì unsemplice processo idi personali ambizioni ocupidigie mal represse e neppure di contrastanticaratteri tra capo ed aspirante, anchese ognuno di' questi elementi confluiscepoi nella spinta all'azione. In genere l'esigenzadel ricambio .nasce da una obiettivainadeguatezza del « capo » e della sua « azione», rispetto ad una realtà che è mutata oa nuove esigenze che sono maturate in rapportoagli interessi economici che l'organizzazionepersegue. E questo si verifica siache si tratti di una « famiglia » di New York,cioè un enorme potentato gangsteristico-economico,sia che si riferisca alila piccola « cosca» paesana di Sicilia. L'eliminazione delvecchio boss Masseria, che pure sembravainvincibile ed imbattibile, segnò la fine diun metodo di azione della mafia americanae il sopravanzare 'di urna nuova penetrazioneche ebbe la sua punta di diamante in Luciano,Genovese, Bonanno, che 'resse e siconsolidò perché moltiplicò il rapporto azione-profitti,anche se rese razione semprepiù spieiata e crudele.« <strong>La</strong> mafia » scrivono i Carabinieri dellaLegione di Palermo in un ottimo rapportoalla Commissione d'inchiesta, del 26 giugno1973 « non ama lasciarsi alle spalle spezzoni'di storia criminosa in contrasto l'unocon l'altro, ma si salda alla realtà socialenella sua graduale evoluzione, aneorandovisà,adeguandovisi se non precorrendola conl'ausilio di « centri » sapientemente compromessida taluni <strong>dei</strong> suoi « personaggi », finoa garantire -il massimo dello sfruttamentodi quei settori venuti via via in superficie acaratterizzare il più vasto contesto economico-sociale».<strong>La</strong> lotta interna ad una cosca per la conquistadel « potere », per quanto sanguinosasia, non interessa, né coinvolge le altrecosche o l'organizzazione in sé: le une e l'altraalla fine prendono atto della parte rimastavincente e questa, a sua volta, si assoggettaalile « regole » e « discipline » comunicome la spartizione delle zone di influenza,i settori di iniziative comuni, l'« obbedienza» al boss <strong>dei</strong> bosses.Il passaggio, nell'immediato periodo postbellico,della mafia dal feudo agli affari pinguiche l'urbanesimo offriva, generò un sanguinosoricambio generazionale e direzionalequasi all'interno di tutte ile cosche siciliane,salvo quelle <strong>dei</strong>rinterno dell'Isola òhemeno risentivano delle tentazioni affaristichedella città in espansione ed ancora resistevanosul feudo e sul suo sfruttamento.L'intuizione di Luciano agli dmizi degli annicinquanta, di non farsi coinvolgere dalle sanguinoseevoluzioni della mafia nell'Isola e ditenerla lontana dal « giro » <strong>dei</strong> suoi affari,molto più sostanziosi di quelli che la nuovamafia dell'urbanesimo si accingeva asfruttare, ebbe conseguenze enormi nel frenarei nuovi riassetti intemi che avrebberocondotto più celermente di quanto poi nonsia avvenuto all'espandersi della « nuova mafia» degli anni sessanta, gangsteristica, insaziabile,sanguinaria.<strong>La</strong> « guerra » tra Liggòo e il dottor Navarraper il predominio della mafia del corleonese,non fu un fatto di « potere » in sé, maun problema di sbocchi, perché Liggio vole-25.


Senato della Repubblica — 388 <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTImafioso l'eliminazione per assassinio nelle•lotte interine, non ha mai senso riduttivo, maha forza espansiva, perché la punizione conla morte è strumento e mezzo per rafforzareid potere .mafioso e quindi per renderlopiù oppressivo e più temuto.2. — L'apporto più cospicuo che l'organizzazioneamericana « Cosa Nostra » diedeagli incontri con i boss siciliani per la « sprovincializzazione» della mafia, fu il senso dellanuova dimensione che_essa poteva assumere,pur conservando le sue caratteristichetradizionali, se avesse accettato i due princìpirigidi della direzione unica <strong>dei</strong> grandiinteressi e della funzione del sindacatocome camera di compensazione <strong>dei</strong> contrastie di soluzione delle contese.A questa ferrea logica, del resto, l'organizzazionesiciliana non poteva sottrarsi perla forza stessa <strong>dei</strong> fatti. Proprio sulla finedel 1957 si andava delincando l'esaurirsi diquel filone di grande speculazione e quindidi grandi profitti che agli inizi degli anni '50fu costituito dallo sviluppo edilizio e dainuovi insediamenti urbani nella parte occidentaledi Palermo. Le rissose ed irrequietecosche palermitane — pare siano 22 — avevanotrovato un « modus vivendi » ed uncompromesso che coagulava le « famiglie »dalla parte occidentale attorno agli interessidella speculazione edilizia, mentre quelledella parte orientale (per esempio i Greco)« andavano accentrando il loro interesse nelsettore del contrabbando del tabacco ed inquello — .ancora più remunerativo — deltraffico .internazionale degli stupefacenti »(Rapporto CC del 26 giugno 1973 cit.).L'esaurirsi delle disponibilità di' aree edificabilie l'affievolirsi, quindi, della grandespeculazione e <strong>dei</strong> profitti indusse le « famiglile» della Palermo occidentale a cercarenuovi sbocchi che logicamente non potevamoessere che quelli del contrabbandoe <strong>dei</strong> traffici illeciti internazionali. Da quila necessità di (riesaminare e ridisciplinare icontrastanti interessi per impedire lotte intestineche questa volta avrebbero avutocerta e dannosa ripercussione all'interno dell'organizzazioneamericana.Nel vasto e turbinoso mondo siciliano ilvertice dell '57 produsse certamente un effettoequilibratore, grazie alla strategia e aill'abilitàdi Joe Bonanno che fece pesare tuttala potenza della sua « famiglia » arrivatain forze a Palermo, ed alla mano dura e pesantedi Luciano. Dal 1958 al 1961, a partela faida feroce del corieonese tra Liggio eNavarra, si ebbe un solo episodio di « guerra.tara bande » che fu violenta e sanguinosa,ma del tutto marginale nel quadro dell'azionemafiosa di rilievo. Nel 1959 la coscamafiosa capeggiata da Maniscalco Vincenzoe formata da Pisciotta Giulio, Carollo Natalee Drago Filippo tentò di invadere il camposoggetto all'influenza del più agguerrito gruppomafioso che faceva capo ai fratelli <strong>La</strong>Barbera. Costoro, Angelo e Salvatore, eranofigure di recente acquisizione nelle altegeranchie mafiose e il loro inserimento eraavvenuto contro certe « regole » del vecchiomondo della mafia che consentiva ai « picciotti» più qualificati e prestigiosi per intelligenza,intrapnen<strong>dei</strong>iza e prudenza diascendere i vari gradini della « gerarchla ».I <strong>La</strong> Barbera, invece, sperimentando un nuovometodo che farà lunga strada, come vedremo,fino a sconvolgere le antiche e prestigiose« autorità », si impongono con unaserie di azioni violente, astute e spregiudicate,tanto che dalle umili condizioni del1953 si ritrovano « capi mafia » verso il1957-58.<strong>La</strong>. cosca di Maniscalco considera troppofragile e poco protetto il « potere » acquistato.dai <strong>La</strong> Barbera e tenta l'assalto persostituirlo sia nel « -giro » degli interessi, sianella gerairchia delle cosche. Fu un calcoloerrato che portò alla eliminazione degli aspirantie ali conseguente rafforzamento dellaposizione <strong>dei</strong> <strong>La</strong> Barbera: il 17 settembre1959 fu assassinato Drago Filippo, il 9 maggio1960 toccò a Maniscalco Vincenzo cheaveva subito un « avvertimento » pochi giorniprima l'assassinio del Drago (il 14 settembre1959) rimanendo ferito e il 2 ottobre1960 scomparvero, dopo essere stati sequestratiallo scalo ferroviario Brancaccio-Paiermo,Pisciotta Giulio e Carollo Natale. Inquesto stesso periodo i fratelli <strong>La</strong> Barberasono « molestati » da una diffida che il Que-


Senato della Repubblica — 389 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIstore di Palermo gli infligge e della qualevengono a conoscenza perché — dicono inuna istanza del 1° dicembre 1959 — « è stataappesa presso il comune di Palermo »; nechiedono la revoca in quanto « pur lavorandoonestamente e svolgendo un'attività controllabilissima,oi troviamo nelle condizionidi non poter lavorare con serenità » e poiché« c'è della gente che ci vuole del male, siamocostretti ad andare all'estero per poterelavorare con tranquillità, avendo da sostenerele nostre famiglie ». Le vicende cheaccompagnano da concessione <strong>dei</strong> passaportisono state illustrate nella « Relazione sull'indagine.riguardante casi di singoli mafiosi» che la nostra Commissione di inchiestaha trasmesso al Parlamento e pubblicatonel corso della quinta legislatura.Se si escludono gli assassinii e le sparizioniattribuiti ai fratelli <strong>La</strong> Barbera e chenella logica della difesa delle loro posizioninon sono considerate « deviazioni » dellastrategia che l'organizzazione mafiosa haadottato col vertice del 1957, fino a tutto il1961 non si verifiicano né situazioni idi contrastoclamoroso tra le « cosche », né discordanzesostanziali sui vasti interessi' ai qualiormai tutti sono interessati e coinvolti.E queste due circostanze sono rilevantiper valutare — anche sulla base <strong>dei</strong> gravifatti che accadranno nel 1962 e nel 1963 — ilpeso che hanno esercitato sull'organizzazionee sulla sua gestione ine! periodo di un quinqueniniioche ha visti coinvolti interessi colossalie capitali enormi, sia « Cosa Nostra »con i suoi punti di appoggio lasciati in Sicilia(Bonventre, Garofalo, Viitaliti), siaLucky Luciano. Potrà essere un caso — mala dura e spieiata logica della mafia raramenteattribuisce al caso avvenimenti chehanno una loro concatenazione — fatto èche con ila morte di Luciano (gennaio 1962)si (rompono i vecchi equilibri, le contese assumonouna ferocia inaudita, si scatenanogli egoismi di gruppo, si scompagina il mondodalla vecchia mafia e <strong>dei</strong> suoi prestigiosicapi: nascerà così la nuova mafia ohe faràscorrere molto sangue prima di stabilizzarsi.3. — Nel corso ,del quinquennio 1958-1962la nuova mafia assumerà un aspetto semprepiù preciso,' collauderà ila strategia <strong>dei</strong>nuovi interessi economici legati a trafficiilleciti iiUeimaziomaM, definirà, con .gradualità,ma con decisione, la scala <strong>dei</strong> nuovivalori «nella gerarchla. 1 Greco, Badalamenti,Buscetta, Mancino avranno ancora il ruolodi esecutori di ondimi e direttive che provengonodagli organi direzionali creati congli accordi del 1957, ma gradualmente acquisterannoima più marcata autonomia, tantoche Totò Greco (l'ingegnere) che è subentratonella direzione della cosca di uno <strong>dei</strong>più forti contrabbandieri, quella di GasparePonente, assassinato a Palermo di 3 marzo1958, verso la fine del 1960 ha un proprionatante, battente bandiera ondurena e denominato« 8104 » con il quale intraprendeun vasto 'traffico, eliminando l'intermediazionedel trasportatore, 'trattando direttanienitecon i massimi fornitori come Molinelli,Forni, Paul Paoli e il tangerino SalomonGozal, con i quali ,si (incontra agli inizidel 1961 a Giibiltenra ed a Tangeri, per organizzarele « crociere dell' " 8104 " ».Già nel 1959 — dice Serafina Battaglia,la coraggiosa vedova di Stefano Leale, unmafioso assassinato — Salvatore Greco è ilpiù importante esponente della mafia di Palermoorientale, da tutti temuto e riverito,la cui' parola è legge, tanto da rassicurareStefano Leale che ha già subito un primoattentato il 4 gennaio 1959, con le parole« zu' Stefano, non abbia timore; per ammaz-rzare lei ci vuole il mio consenso ».È una posizione ben diversa da quelladel 1955 quando per trattare con Molinelliarrivò dagli USA Frank Coppola che incontròil contrabbandiere francese all'albergoPakce di Palermo il 10 agosto, e Totò Grecoscortava i carichi di contrabbando tantoche M 23 marzo .di quello stesso anno incappò,come abbiamo già rilevato, con GaetanoAccardi nel sequestro .della motonave « Suresh» con dodici tonnellate di tabacchi enel febbraio 1957 veniva annestato per ilcontrabbando di circa otto quintali di sigarettenella zona di 'Napoli, ad Afragola.Gaetano Badaiamenti nel gennaio 1956 fuìmpilicato insieme con Calcedonio Di Pisa eBernairdo Diana, assassinati nel 1962-63, indue 'tentativi di sbarco di tabacchi lungo le


Senato della Repubblica — 390 <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIcoste del trapanese, trasportati dalle naviIrazu e Thi-Fun e nel 1957 venne addiritturaiarrestato per il contrabbando di tre tonnellatedi sigarette scoperto il 10 marzo sullaspiaggia di Pozzillo nel catanese (sarà rimesso'in libertà provvisoria il 20 luglio successivo),ma « per la sua violenza ed il suopassato — Sicrive la Guardia di finanza inun suo rapporto — assurge a figura di preminenteimportanza, .tanto che la gente delpaese lo teme al punto che preferisce accettaresilenziosamente la sua prepotenza e lesue malefatte per paura idi vendette e rappresaglie». Nel 1961 il duplice omicidio diPalazzolo e di Mazzola a Cinisi porta l'improntadel nuovo astro in ascesa che nellostile del più spieiato killerisino, osa romperela tregua .tra le cosche per « governare »l'importante centro mafioso 'di Cinisi. Lo ritroveremosul finire degli anni sessanta acapo della zona direzionale del <strong>La</strong>zio neltraffico illecito 'di ogni genere.Tommaso Buscetta sarà arrestato nel marzo1958 im seguito al « servizio Molinelli »e nel gennaio 1959 per il contrabbando didue tonnellate di sigarette nelle acque diCarotane, ma nello stesso tempo si accertache è stato lui a spostare le zone di rifornimentodal Nord-Africa alle coste Iugoslave,perché le fonti tangerine di rifornimentosi erano inaridite.Furono i gruppi siciliani ad apportare concretevarianti alle modalità operative <strong>dei</strong>traffici via mare adottando forme semprepiù raffinate e difficilmente contrastabili:siciliane furono le organizzazioni che impegnaronoper prime i capaci natanti mercantilial posto delle piccole vedette veloci; sicilianifurono i gruppi che imposero alle naviquel « silenzio radio » che all'inizio sconcertòle manovre operative di contrasto dellaGuardia di finanza che si basavano sulleintercettazioni delle comunicazioni in partenzadalle vedette in navigazione; siciliane,infine, sono state le organizzazioni che hannodisposto ed attuato, in tempi più recenti,uno spostamento delle zone di sbarcodalle coste sicule a quelle della Calabria edella Campania.Fornite di rilevanti mezzi finanziari, le organizzazionisiciliane hanno svolto un'attivitàintensa: capillarmente ed accuratamenteorganizzati, i « gruppi » isolani hanno operatoed operano tuttora con estrema cura,scegliendo dopo 'attenti esami la zona disbarco, selezionando severamente la « manovalanza» destinata alle operazioni lateralidi scarico <strong>dei</strong> tabacchi e di trasporto deglistessi nei depositi interni, evitando con cural'impiego in attività importanti (fiduciaria bordo delle navi, autisti di autocarri,custodi <strong>dei</strong> depositi) di persone non sufficientementesperimentate; ove, per esigenzeparticolari od improvvise, si rendeva necessarioutilizzare nel traffico individui non« sicuri », l'inserimento degli stessi era subordinatoal versamento di « quote di partecipazione» spesso ingenti e comunque talida escludere che essi avessero potuto trovareeconomicamente conveniente la delazione.In effetti, tali « precauzioni » sono attuatetuttora dalla gran parte delle organizzazionicontrabbandiere operanti su tutto ilterritorio nazionale ma esse sono state portatedai gruppi siciiiani a livelli esasperantie severamente imposte ai gruppi « continentali» con i quali essi si sono ora alleati nelcompimento delle maggiori operazioni illecite.<strong>La</strong> crescita economica ed organizzativa di« picciotti » più ardimentosi che operano nelcontrabbando di tabacchi (che rappresentail periodo di apprendistato) e in traffici illeciti(internazionali, non è senza conseguenzeaill'interno dell'organizzazione e soprattuttonei suoi vertici. Il più sospettoso e diffidentedoveva essere certamente Luciano,che, per esempio, non ebbe mai in simpatiail « clan <strong>dei</strong> Greco », tanto che dagli attidella Commissione -risulta una sua accondiscendenzae protezione per i <strong>La</strong> Barbera— e da qui il loro legame con Mancino —ed un costante atteggiamento di sufficienzaverso i Greco.Ned brillante « servizio Molinelli » dellaGuardia di finanza del 1958 si accerta unepisodio curioso e strano ad un tempo, marivelatore di quanta agitazione serpeggi nelmondo organizzato della mafia, anche quandola linea <strong>dei</strong> vertici è rigorosamente fermae decisa.


Senato della Repubblica — 391 - <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIPascal Molinelli e Salomon Gozal sono imaggiori fornitori delle cosche siciliane nelcontrabbando di tabacchi e « probabilmente— dice un rapporto della Guardia di finanza— anche di quantitativi di stupefacenti ».L'acquisto deMa mercé è monopolizzato inSicilia dalle due organizzazioni che rispettivamentefanno capo a Pietro Davi e SalvatoreGreco, succeduto a Gaspare Ponente edassociati al cognato Spadaro Vincenzo e aSalvatore Adelfio.Ma mentre Davi opera in prima persona,il gruppo Greco è già nelle condizioni di averepropri « cuscinetti » che sono TommasoBuscetta, Antonio Camporeaile e FrancescoRizzuto, i quali trattano con l'emissario diMolinelli, Michel De Val. <strong>La</strong> differenza idi rangoè sostanziale e dimostra che i Greco, puroperando nell'ambito e secondo le direttivedell'organizzazione, guadagnano se non propriauna progressiva autonomia, il diritto adessere « intisi », cioè ascoltati dal vertice.Tra le due bande siciliane erano insorti frequenticontrasti e, curiosamente, essi eranostaiti composti non nell'ambito delle « famiglie» ma con l'intervento di Molinelli cheaveva più volte inviato in Italia il proprioemissario, il De Val.Nel corso delle indagini 'fu individuato aNapoli un apparato radio ricefcrasmittenteche era stato impiantato dai francesi e cheera azionato da Pierre Chiavenna cittadinofrancese. <strong>La</strong> potente apparecchiatura insiemecon la stazione radio fissa di Tangeri e Nizzaserviva par coordinare il movimento dellenavi contrabbandiere mediante frasari cifratio convenzionali.Agli organi investigativi della Finanza nonsfuggì la singolarità di comportamento dellecosche siciliane nel rapporto con i fornitoristranieri e si formulò l'ipotesi che i francesiavessero in programma di monopolizzarel'intera base del contrabbando, estromettendol'organizzazione mafiosa siciliana, macolpendo sostanzialmente il « clan dea Greco», con l'assenso di Luciano.Attraverso l'analisi retrospettiva <strong>dei</strong> trafficiscoperti nel periodo 1955-1958 fu possibileattribuire ali'organizzazione Molinellie a quelle siciliane ad essa collegate il contrabbandodi 200 tonnellate circa di tabacchi.L'ammontare <strong>dei</strong> profitti: fu calcolato dallaGuardia di finanza in oltre 200 miilioni di lireper l'organizzazione Molinelli ed in oltre mezzomiliardo (di allora) per le bande siciliane.Per il pagamento della mercé l'organizzazionemafiosa utilizzava un'agenzia di cambiodi San Remo, gestita da tale Francesco DeBonis.Per dare un'idea dell'imponenza <strong>dei</strong> capitalioccorrenti per finanziare l'acquisto ditabacchi presso i depositi esteri, la Guardiadi finanza ha calcolato (i valori si riferisconoal 1969-1970) i costi seguenti:1000 casse di sigarette dal porto di partenzacostano lire 42.000.000;1.000 casse di sigarette in mare apertocostano lire 75.000.000;1.000 casse di sigarette al posto .di sbarcoa terra costano lire 100.000.000;1.000 casse di sigarette al deposito a terracostano lire 120.000.000.Per duemila casse i costi sono raddoppiati.Se si considera che il carico medio di unanave contrabbandiera oscilla da 3000 a 6000casse, l'impiego di capitali per un carico puòoscillare da lire 130 milioni a lire 660 milionia seconda del luogo di acquisto e dell'entitàdel carico.Per il triennio 1952-1954 la Guardia di finanzaha calcolato in 300 tonnellate il contrabbandodi tabacchi introdotti in Italiacon profitti di circa 500 milioni su un ricavolordo di un miliardo e mezzo. Questo spiegacome in quel periodo 'le cosche siciliane interessateal contrabbando si siano disinteressatedi quella parte che era affidata alle coschedella parte occidentale di Palermo legate'all'accaparramento delle aree ed alla speculazioneedilizia. E spiega 'anche perché trale due organizzazioni le più agguerrite nelcorso degli anni successivi siano divenute leprime che poi ebbero la prevalenza all'internodell'organizzazione all'inizio degli annisettanta.4. — L'organizzazione per il traffico deglistupefacenti è meno esposta di quella per ilcontrabbando <strong>dei</strong> tabacchi non nel senso chene è distinta perché unico è il nucleo centrale,ma perché la spinta all'autonomia ed a


Senato della Repubblica — 392 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTI« contare di più » delle cosche siciliane maggiormenteardimentose è più attenuata, hameno occasioni per manifestarsi sia perchéil centro operativo è saldamente tenuto dagli« americani », sia perché ipiù ingenti sono icapitali occorrenti. Ohi sta al gioco come <strong>La</strong>Barbera e Mancino può anche « avvicinarsi »al primo livello dell'organizzazione e intraprendeviaggi all'estero, come quello in Messicodel 1960, o come la cosca di Salemi, capeggiatada Zizzo che è un tramite obbedientee sicuro. Gli altri devono accontentarsidell'appoggio operativo, cioè di curare la faseintermedia per il passaggio da Marsigliaagli USA. Le vie restano in parte quelle impiantateda Luciano con i corrieri, in partequelle nuove dell'America del Sud o del Canada.Rinaldo Salvadore, per esempio, ungregario di infimo ordine quando venne arrestatonel 1960, dichiarò ohe Firank Caruso(che abbiamo incontrato nel corso della nostraesposizione come agente legato a Luciano)gli disse che in Canada erano disponibiliforti quantitativi di stupefacenti e ciògli era stato riferito da Joseph Cago (identificatopoi per Valachi). Indotto a lavorare peril Caruso incontra Vincent Mauro (altra pedinadi Luciano) che con il primo faceva coppiae in più occasioni ritirò negli USA 'diversepartite di eroina: 2 Kg. da Charles Di Palermo,9 Kg. da Matteo Palmeri ed un altroquantitativo imprecisato da Salvatore Manieri.iEd in questo periodo Caruso lo mette incontatto con i due fratelli Agueci, legati allacosca di Salemi, John ed Albert (quest'ultimosarà assassinato nel 1962). Albert ricambieràla cortesia presentando al Mauro MatteoPalmeri, un altro corriere da utilizzare,che l'Agueci aveva contattato a Salemi findal 1947.Tutta quest'attività era conseguente ai nuovimetodi realizzati dall'organizzazione manosadopo il vertice palermitano del 1947,ma non cessa l'attività diretta a mezzo corrieri,anche se l'operazione è divenuta piùcomplessa rispetto a quelle degli anni 1949-1952.C'è un episodio rivelato dal processo Canebache è significativo per avere uno spiraglioattraverso il quale si può intrawederel'interno dell'organizzazione. Renna Vincenzodoveva costituire il Rinaldo come corriere.Due agenti del Narcotic Bureau, John Dolcee Michael Piccini, riescono ad agganciarlo,sotto false sembianze, con la scusa chesono i proprietari di otto <strong>dei</strong> dodicimiladollari che Rinaldo aveva consegnato al Rennaper investirli nel traffico: l'organizzazioneconsente ai gregari l'arrotondamento degliutili con qualche piccola compartecipazione.L'episodio del denaro consegnato era statonarrato dal Rinaldo ed i due simularono tantobene la parte di amici di BiiU (Rkialdo),che Renna, prima titubante, poi cade neMatrappola. Ma siccome non deve decidere lui,dice ai due che « persone di fuori » avevanodetto ohe prima di ogni altro discorso, bisognavaaccertare se effettivamente loro avevanodiritto alla restituzione della somma.I due si mostrarono seccati e risentiti edil Renna per placarli disse che lui stava semplicementeeseguendo degli ordini, era soltantoun « gregario » che portava la mercédall'Italia negli USA e che non poteva prenderealcuna decisione. Quando le ultime resistenzefurono superate e il Renna si convinseche aveva a che fare con persone « okay »si confidò: partiva per l'Italia e avrebbe persuasoquelli « di fuori » a intraprendere affaricon loro. <strong>La</strong> partenza era prevista per il15 febbraio e gli « amici » italiani volevanoche il soggiorno si protraesse per qualchesettimana al fine di non destare sospetti.In una dichiarazione, poi non sottoscritta,resa da Vito Agueci all'agente americanoFrank Selvaggi c'è il racconto di un episodioche conferma il legame tra Mauro e la coscadi Salemi e, fatto più interessante, fornisceun'idea del rapporto tra i trafficanti, italoamericanied i « francesi ». Nel giugno delI960 un noto trafficante Crimi Leonardo acquistadai « francesi' » Kg. 30 di eroina, maun corriere che doveva portare la valuta, taleScopelliti, arriva con 30 'mila dollari, appenasufficienti per pagare un terzo della mercé.Ebbene, i francesi consegnano l'imiterà partita,evidentemente non per fiducia verso ilCrimi, ma perché sanno bene ohe l'« organizzazione» e soprattutto il suo « vertice » garantisconol'integrale pagamento. Un ailtroepisodio che è indicativo del (rapporto tra


Senato della Repubblica — 393 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTI« francesi » e « siciliani » è riferito da un altrocontrabbandiere, tale Di Trapaini', cheaveva ospitato in casa sua a Salemi uno <strong>dei</strong>più noti fornitori di eroina, Antoime Castolliani,definito da Giuseppe Mancuso « unafonte sicura, anzi una delle migliori fontid'Europa ».5. — Gli organi di sicurezza sulla fine deglianni cinquanta cominciano ad agire conpiù scioltezza e mezzi adeguati; soprattuttola Guardia di finanza opera con sagacia eprontezza come dimostrano il « servizio Caneba» ed il « servizio Molinelli ».Ma la struttura dell'organizzazione mafiosaed il tipo di -azione repressiva adottata, indirizzatapiù al singolo fatto che all'individuazionedi una strategia criminosa da combattere,producono i risultati che sono visibilidai fatti narrati; cioè la manovalanza edi livelli più bassi dell'« organizzazione » sonoindividuati e con prove precise perché sonoquelli che « maneggiano » la mercé scottante,ma al di là non si va. <strong>La</strong> stessa Guardia di finanzarileva questi limiti ed in un suo rapportoscrive: « sono questi (i 'membri minoridelle squadre contrabbandiere) che .più frequentementevengono sorpresi e denunciatidagli organi di vigilanza. Raramente essi riesconoa realizzare forti guadagni ed a mutairela loro condizione economica e sociale. Lefrequenti perdite cui vanno incontro a seguitodi sequestri, i periodi di detenzione chedevono sopportare, eccetera incidono notevolmentesui loro bilanci familiari sì da renderela loro attività insicura ed i loro guadagniincerti.« Un gradino più in alto troviamo i capisquadra,cioè i grossisti, che in città controllanole varie zone di vendita di tabacchi. Anchecostoro, sebbene con minori rischi rispettoai venditori al minuto ed ai '.trasportatori,vengono talvolta scoperti e denunziatì; neiloro confronti spesso si raccolgono soltantoprove indirette della illecita attività in quantoessi per non lasciare traccia si servono diappositi elementi fiduciari prescelti e pagatiper tenere in deposito tabacchi e sper effettuarnele consegne ai 'rivenditori clandestini.« Tale sistema di ripartizione <strong>dei</strong> rischi e leaccennate accortezze consentono a questapiù ristretta categoria di persone idi realizzareuna discreta parte degli utili del trafficoche essi investono poi in altre attività lecite,paralecite o addirittura illecite.« I grossisti tuttavia raramente riescono adelevare la loro condizione al rango di organizzatoree quindi di preminenza rispettoagli altri grossisti.« L'organizzatore, invece, non esce mai dall'ombrae quasi mai compare sulla scena delcontrabbando. Egli si limita a dare con assolutapirudenza direttive verbali ai suoi fiduciariche ha prescelto con cura e legato a séda vincoli assai stretti. Raramente il veroorganizzatore si sposta dal centro della suaattività e, se è costretto a farlo, usa tutte leprecauzioni possibili riconrendo spesso afalsi documenti di identità personale o prendendoalloggio presso persone fidate, rendendocosì difficile la sua scoperta e le indaginisul suo conto.« Gli elementi raccolti, nella maggior parte<strong>dei</strong> casi, restano allo stato di indizi e non,come sarebbe auspicabile, di prova certa dell'illecitaattività.« L'organizzatore del traffico, quindi, correrisichi minimi in quanto, a differenza degli altricontrabbandieri, limita al massimo i suoicontatti criminosi, non si trova quasi mai làdov'è la mercé e ricava profitti favolosi ».Eppure esistevano elementi concreti perrisalire più in alto nella ricerca delle responsabilità,e se non proprio per trovare provevalide per deferire ai giudizi <strong>dei</strong> tribunali,almeno per adottare una politica ed una strategiadi prevenzione e di controllo, che, invece,stranamente mancò del tutto.Nella sentenza istruttoria Vigneri è statocorreli amente rilevato che « dall'ottobre1957 al 1963 erano avvenuti numerosi separatiincontri tra alcuni <strong>dei</strong> personaggi partecipantial congresso dell'albergo delle Palme,e tra essi ed altri elementi della malavitastatunitense e siciliana, non altrimentigiustificabili se non in relazione alla programmazione<strong>dei</strong> traffici illeciti dell'organizzazioneCosa Mostra-Mafia in Sicilia ».Nel « servizio Caneba » c'è un meticolosoe paziente lavoro di pedinamenti, controlli,intercettazioni, coilegamentii che alla finedanno concreti risultati facendo cadere nella


Senato della Repubblica — 394 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIrete « pesci piccali » che sono stati seguiti neiloro movimenti. Perché un eguale lavoro nonsia stato fatto ai livelli internazionali, e aquelli più alti, rimane un quesito al quale laCommissione non riesce a dare una precisarisposta e giustificazione.Eppure i capi ed i vice capi si muovevanocon una sfrontatezza che apparirebbe irresponsabilese si esclude che avevano purequalche ragione per comportarsi in quel modo.Frequentano i più lussuosi alberghi e presentanoi propri documenti di identità, passanointere giornate in incontri e convegni, sispostano da una parte all'altra d'Italia convoli aerei ove figurano regolarmente registratie nessuno mai pensò di seguirli, individuarli,possibilmente ascoltarli! Il 1961 è già unperiodo in cui c'è una maggiore sensibilizzazioneal fenomeno mafioso sia nell'opinionepubblica che presso le « autorità » sia politicheche amministrative: è il periodo nelquale si sviluppa con vigore la battaglia parlamentare,a Roma ed a Palermo, per istituireuna Commissione d'inchiesta sulla mafia:è il periodo dell'inchiesta « Caneba », eppurequando il 4 ottobre giunse in Italia JosephCerrito, noto alle autorità federali come associatoa « Cosa Nostra » ed incaricato per icollegamenti con Frank Garofalo, da tempostabilitosi in Sicilia, nessuno pensa di adottarequalche misura elementare di controllo.Successivamente nell'indagine del 1964 si scoprìche Cerrito aveva avuto ripetuti incontricon Garofalo e che era un anello importantedi collegamento della struttura dell'organizzazione.Capiterà di peggio con il Garofaloche solo nel 1964 viene sottoposto « a più intensavigilanza » da parte della polizia con unservizio di intercettazioni telefoniche eseguitodall'ottobre 1964 al giugno 1965. Pur essendoquest'ultimo un periodo di quasi completadissoluzione, come vedremo, della vecchiastruttura organizzativa creata a Palermonel 1957 viene alla luce una rete di complicità,connivenze, rapporti che sorprendonola stessa polizia, e il giudice Vignerà scriverànella sua sentenza: « il linguaggio convenzionaleadoperato dalle suddette persone(Carotalo, Joe Imperiale, Cerrito, Martinez)nel corso delle conversazioni telefoniche avevadimostrato che tra le stesse ed i loro affiliatiesistevano legami -diretti a neutirailizzarele indagini di polizia ed erano, altresì, in corsoloschi affari relativi a movimenti idi personeo di cose dall'Italia agli Stati Uniti facenticapo al Garofalo ed a elementi residentiin America a lui collegati »Bonventre Giovanni è conosciuto da tuttele polizie come vice capo della « famiglia »Bonanno, la più potente, in quegli anni, diNew York; la nostra polizia io ha individuatocome uno <strong>dei</strong> partecipanti al vertice palermitanodel 1957. Ebbene, nel 1960 si trasferiscein Sicilia in circostanze « misteriose »,scrive il giudice Vignerò, e purtroppo tali rimaseroperché nessuno pensò mai di chiarirleVitaliti Rosario l'abbiamo individuato nelcorso della nostra esposizione come « cuscinetto» di Luciano, quindi soggetto da teneresotto costante controllo, perché poteva costituirel'unico veicolo per arrivare a Luciano,se non per trovare prove giudiziarie, percomprenderne meglio il ruolo e la funzione,oltre che i metodi. Solo con le investigazionidel 1965 (Luciano è morto da tre anni) si scopreche il 10 giugno 1960 avrebbe consegnatoal suo capo una grossa somma in dollariproveniente dagli Stati Uniti e che neglianni 1959 e 1960 si era recato- sovente a Napoliprendendo alloggio all'albergo Mediterraneoe due volte a S. Marinella prendendoalloggio insieme a Luciano nell'albergo LeNaiadi. I] 26 dicembre 1961 (un mese primadella morte) aveva ospitato a Taormina all'albergoMediterraneo Luciano, e con lui erarimasto fino al 3 gennaio 1962. <strong>La</strong> Guardia difinanza che inizia una approfondita indaginesu Luciano nell'ottobre 1961 approda a risultatisu fatti sorprendenti più ravvicinati neltempo.Il 21 dicembre 1960 giunge in Italia ThomasEboli, il cui figlio, caporale <strong>dei</strong> marines,presta servizio — guarda caso — a Napoli.Sarebbe bastato il solo nome per fare sussultaree mettere in allarme un qualunque poliziotto,appena appena informato di cose maliose.Ma per gli organi di polizia italiani lacosa passa nel più assoluto anonimato. Eboli,detto anche Tommj Ryan, così è descritto


Senato della Repubblica — 395 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTInel rapporto McClellan: « mentre Genoveseera in carcere la sua " famiglia " fu capeggiatada Thomas Eboli che per lungo tempofu socio di Genovese. Il cosiddetto " sottocapo" è Gerardo Catena ed il " consigliere ",ossia colui che decide la politica del gruppo, èMichele Miranda, entrambi con lunghe e disgustosecarriere di criminali ».Bboli soggiorna in Italia fino al 6 febbraio1961 ed è ospite di Luciano dal 7 al 9 gennaioa S. Marinella presso l'albergo Le Naiadi; dal17 al 20 gennaio è all'albergo delle Palme diPalermo insieme a Luciano, che incontra ancorain un altro viaggio dagli USA a S. Marinelladal 20 al 24 luglio.Nell'aprile 1962 scomparirà nel modo mafiosoche è noto Anthony Storcilo, detto ancheThony Bender, che ha esercitato le funzionidi capo della « famiglia » Genovese, eda lui subentra Thomas Eboli, ma Luciano,che probabilmente è stato lo stratega dell'operazione,è già morto.6. — II 26 gennaio 1962 moriva all'aeroportodi Napoli per crisi cardiaca Lucky Luciano:finisce un'epoca nella storia dell'organizzazionemafiosa, l'epoca manageriale <strong>dei</strong>grandi disegni strategici, <strong>dei</strong> collegamenti internazionaili.Con la monte di Luciano si disintegraquel minimo di intesa e di coordinamentoche si era riusciti ad imporre allerissose cosche siciliane, si riaccendono lottesanguinose per il dominio nel settore <strong>dei</strong>traffici internazionali e nel contrabbando, ilsolo ormai per operazioni che diano grandiprofitti. Scrive il Questore di Trapana nellasua relazione del 1973 alla nostra .Commissione:« il contrabbando, nelle sue varie specie,è entrato in tempo relativamente recente.nella sfera dell'influenza della mafia sicilianae l'oggetto di esso va individuato, divolta in volta, nei tabacchi, nella valuta, nellemonete false, nelle pietre preziose, nellearmi, ed infine nella droga, cioè in quelle« cose » che una società in rapido sviluppo eprogresso richiede nei suoi risvolti negativi1 ».Ma anche cause esterne concorrono a segnarela fine del vecchio modello di organizzazionemafiosa.In Italia i corpi della sicurezza pubblica siriorganizzano e si qualificano meglio, 'in uominied in mezzi iper la lotta alla mafia; ciò èconseguenza non solo 'di una migliore e piùefficiente organizzazione ma soprattutto diun mutamento di .indirizzo politico che ha ilsuo momento di maggiore 'rilievo nell'istituzionedella nostra Commissione di inchiestae nella spinta che essa ha dato ad una lottapiù a fondo, più organica contro ila criminalitàmafiosa.Molti luoghi comuni ed una fumosità, venatadi scandalismo, hanno spesso offuscatoi! 'buon lavoro che la Commissione andavasviluppando, hanno svilito l'incoraggiamento,la sollecitazione, anche la protezione che essasviluppava verso le forze preposte a questalotta difficile ed ardua, incontrando —come è accaduto al Sottooomitato che ha raccoltogli elementi per questa relazione — uominicoraggiosi, ufficiali ed agenti o carabinieriricchi di iniziativa, decisi ad affrontarea viso aperto, senza paura di niente e dinessuno, senza neppure le tentazioni di faciliclamori pubblieitari, il triste fenomenodel delitto di mafia.Negli USA iniziano nell'autunno del 1963le grandi inchieste del Senato contro la criminalità:« Cosa Nostra » con i suoi crimini,i suoi bosses « inviolati » ma ormai senzaprotezioni o « cuscinetti », viene travolta dall'inchiestapubblica, davanti a .milioni di telespettatori,nuovi strumenti legislativi e organizzativisi approntano e sono subito applicatiper scompaginare la ragnatela di proliferazionemafiosa, di collusioni e di connivenzecreata negli USA.L'occasione, in Italia, che determina la rotturadel vecchio equilibrio è data dall'assassiniodi Calcedonio Di Pisa, avvenuto il 26 dicembre1962. L'episodio è noto e la Commissioneha fornito tutti i -retroscena ed i particolarinel Rapporto sui singoli mafiosi pubblicatonel corso della V Legislatura.I <strong>La</strong> Barbera commettono certamente unerrore tattico quando, violando la decisionedel tribunale mafioso, alla quale loro stessihanno partecipato, uccidono il Di Pisa; maper le cause lontane che stanno a monte dell'episodioin sé e che noi abbiamo illustrato,essi non avevano altra scelta, perché se vo-


Senato della Repubblica — 396 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIlevano rimanere « uomini di rispetto » nell'organizzazionemafiosa in condizione paritariacon i Greco, dovevano dimostrare chetutta 'la loro potenza non era solo « fumo »dovuto alla protezione di Luciano, ma c'eraanche l'« arrosto » del vaiare e della forzapropria. Essi erano inoltre uomini « ammaaiigliati» cioè in relazione con il « potere »,tanto che l'anno prima, nel settembre 1961il Questore di Palermo, Jacovacci, nell'esprimereil parere al tribunale per la richiestariabilitazione a favore di Salvatore <strong>La</strong> Barberascriveva: « ha mantenuto regolare condottain genere, dando prova costante diobiettivo ravvedimento ». Il Tribunale di Palermocon sentenza del 16 settembre 1961,quando 'già tutti sapevano chi ara il <strong>La</strong> Barberae veniva portato a simbolo per <strong>La</strong> spietataazione con la quale aveva raggiunto ivertici mafiosi, concedeva la riabilitazione.Questi rapporti non potevano essere dispersi,per cui la partita andava giocata fino infondo. Ed i Greco, infatti, sapevano bene nonsolo che i <strong>La</strong> Barbera non avevano scelta,ma ohe sull'esito influiva la morte di Lucianoed ormai era determinante l'atteggiamentodi « Cosa Nostra ». Le circostanze, oltre chel'abilità e la spieiata ferocia, favorirono lavittoria <strong>dei</strong> Greco perché con l'apertura dall'inchiestadel Senato USA del 1963 « CosaNostra » non fu più in condizione di intervenire.Nel complesso gioco delle alleanze manosenon fu difficile individuare iil cavallo vincente;grossi nomi di rispetto, che erano statialleati o in rapporti amichevoli e di affari coni <strong>La</strong> Barbera, passano al campo opposto, e traessi Cesare Manzella, Raffaele Spina, GiustoPicone ed ultimo, ma decisivo, Luciano Leggio.<strong>La</strong> reazione <strong>dei</strong> <strong>La</strong> Barbera fu rabbiosa, comeera nel loro stile, e sanguinosa, quella<strong>dei</strong> Greco più pacata, ma esemplare, tantoche il 17 gennaio 1963 spariva e scomparivanel nulla Salvatore <strong>La</strong> Barbera, il capo. AdAngelo che gli succedette al comando nonrestava che una carta da giocare per sopravvivere:Joe Adonis.<strong>La</strong> preoccupazione di « Cosa Nostra » in casapropria e la morte di Luciano influironosulla sopravvivenza dell'organizzazione, manon mancarono i rapporti con i singoli cheanzi!, come vedremo, si intensificarono, creandoaltri sbocchi di traffico illecito, anche se•mancava ormai il vertice direzionale, la potenzadi una mente direttiva, la capacità dicontrollare e reprimere: nasceva così la« nuova mafia ».Il travaglio fu lungo e sanguinoso, la lottaspieiata e crudele: in questa fase le operazionidelle forze della sicurezza pubblica furonoencomiabili per sagacia, ardimento,coordinazione.« Durante l'arco di tempo » scrive il colonnellodalla Chiesa, comandante la Legione CCdi Palermo in un rapporto alla nostra Commissione« compreso tra la fine di luglio1963 e la fine del 1968, gli aggregati 'mafiosinon rimasero cristallizzati sulle precedentiposizioni e ripartizioni, ma subiscono unaprofonda crisi di trasformazione: crisi cheavrebbe potuto portare ad un graduale indebolimento,e forse al 'disfacimento, se le filadell'organizzazione criminosa non fosserostate riprese in pugno dai più qualificatiesponenti mafiosi ritornati in libertà ».7. — Alle 11,30 del 30 giugno 1963 in contradaCiaculli di Palermo una potentissimaesplosione squarcia un'auto Giulietta imbottitadi tritolo ed uccide sette militari delleforze di polizia e dell'esercito, tra cui il tenente<strong>dei</strong> Carabinieri Mario Malausa, un valorosoe coraggioso ufficiale che aveva combattutol'organizzazione mafiosa con grandeperseveranza.È l'ultimo atto della tremenda e sanguinosalotta tra i Greco e i <strong>La</strong> Barbera che hasconvolto negli anni di fuoco 1962-63 tutta lastruttura della vecchia organizzazione /mafiosa,che ha detronizzato i vecchi « patriarchii »come Genco Russo e Cesare Manzella, che hadisintegrato i quadri, i ruoli e le funzioni cheerano stati concertati con gli accordi del verticepalermitano del 1957. Il passaggio dallavecchia alla nuova mafia, oltre che terrificanteper la caotica di violenza e di ferocia èenormemente importante per .potere identificarela nuova strategia che l'organizzazionemafiosa adotterà nel corso degli anni chevanno dal 1964 al 1970-71. Cambieranno gliuomini, ma si modificheranno profondamen-


Senato della Repubblica — 397 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIte il giro degli interessi economici, i metodied i mezzi di azione, l'orizzonte operativo siallargherà su piani internazionali che superanoi vecchi rapporti mafia siciliana-» CosaNostra ».<strong>La</strong> nuova mafia — dice il colonnello dallaChiesa nel suo rapporto alla Commissionedel 1973 — subisce un'evoluzione nel mododi pensare e di agire « e tiene sempre menoconto di quei valori spirituali e .morali (nota:intesi ovviamente come espressione di unsuo " codice di onore "), nonché di quel rispettoche un tempo esisteva verso lo Statoe verso gli organi che ne erano la più direttaespressione.« <strong>La</strong> smodata ed immediata sete di guadagnoè tale, poi, da determinare un sistematicoricorso all'illecito, nello stesso tempo chel'uso di sistemi sempre più audaci e spregiudicatitendono ad imporre alla collettività ilsopruso e la sopraffazione di una minoranzaassociale.« II traffico internazionale di stupefacenti,il contrabbando di tabacchi, lo sfruttamentodelle aree edifioabili con relative attività connesse,lo sfruttamento di ogni altra risorsaeconomica e produttiva, la sete di potere riflessoo mediato sono tali che coinvolgonogruppi solo apparentemente eterogenei, main realtà strettamente uniti nei fini che perseguono».<strong>La</strong> nuova strategia mafiosa con i suoi gruppidominanti riuscirà a consolidarsi e porteràfino in fondo il proprio disegno criminoso,senza una reazione tempestiva delle forzedella sicurezza pubblica. I due anni di fuocodi Palermo si sono quasi svolti 1 all'ombradi una « neutralità » degli organi di vigilanza,i protagonisti di questa sanguinosa evoluzionemafiosa vivevano ed agivano a Palermo,si muovevano con sfrontata arroganza, attentatie delitti seguivano una linea programmaticache — conoscendo le parti in giuoco —non era difficile individuare e colpire. Ilgiuoco era talmente aperto che Angelo <strong>La</strong>Barbera e Rosario Mancinoriilasciairono a Roma(primi mesi 1963) un'intervista all'agenziaItalia per smentire la voce che li dava« scomparsi » nel senso 'mafioso, come la« scomparsa » senza più ritorno avvenuta il17 gennaio 1963 del capo famiglia Salvatore<strong>La</strong> Barbera.<strong>La</strong> Sottocommissione si è posta l'interrogativoperché le autorità responsabili politiche,giudiziarie, di polizia non intervennero kitempo utile quando potevano ancora fermareil piano strategico delle nuove e più agguerriteleve mafiose perché non si fermaronoi protagonisti di agguati ed assassinii, perchénon si controllarono i movimenti di killerse gregali, ma non è riuscita a dare unarisposta; nessuno era più al posto di responsabilitàche copriva un decennio prima,ed a livello politico gli atti parlamentari edi fatti stessi dimostrano una inconcepibilesottovalutazione del fenomeno, che probabilmentetraeva origine da motivazioni politiche.Certo si è che il processo di disaggregazione<strong>dei</strong> vari organismi responsabili dalladifesa della convivenza civile arrivò a punteaberranti. Nel giugno 1961, appena un annoprima dell'inizio delle « ostilità », ed appenadiciassette mesi prima della sua « scomparsa» senza ritorno, Salvatore <strong>La</strong> Barbera ottienedue importanti « benservito » delle autoritàin occasione della sua domanda di riabilitazioneper precedenti condanne: il Questoredi Palermo, dottor Jacovacci, esprimendoil suo parere scrive che il richiedente« ha mantenuto regolare condotta in genere,dando prova costante di effettivo ravvedimento» e la Corte di Appello di Palermo il16 settembre 1961 pronuncia sentenza diriabilitazione.L'ipotesi di assistere ailla vicendevole ecruenta eliminazione di delinquenti spieiatiè inf antile per quello che riguarda la mafia,perché tutti sanno che all'interno di essa c'èsempre il germoglio pronto a 'rinverdire l'originariotronco, ed a qualunque (poliziotto diPalermo non sfuggiva che la lotta tra i Grecoe i <strong>La</strong> Barbera non avrebbe mai portato all'eliminazionedi entrambi, ma 'alla vittoriadel più forte e del più abile, ohe perciò stessosarebbe stato ancora più pericoloso per la civileconvivenza e per l'ordine pubblico.Quando verso la metà del 1964 la reazioneoffensiva delle forze di polizia si dispiegheràin tutto il suo vasto raggio sarà coraggiosa,abile, decisa, ina non raggiungerà piùl'effetto strategico che avrebbe potuto avere


Senato della Repubblica — 398 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIse avesse spezzato quello che la « muova mafia» delineava e perseguiva dopo la morte diLuciano. Anzi in un certo senso e in modo deltutto incolpevole, concorrerà a rafforzare ilpiano strategico della « nuova mafia », perché'eliminerà i vecchi « mamma santissimi» siciliani, tipo Genoo Russo, ed i prolungamentidell'organizzazione americana (Garofailo,Bonventre, Vitaliti eccetera) che tiral'altro non sono più in condizioni di operareall'interno di quella che eira stata la potenteorganizzazione di Luciano, Bonanno e Sorge,perché l'inchiesta del Senato americanoha avuto la sua influenza ed ha molto affievolitoi nessi internazionali.Verso l'epilogo della cruenta contesa iGreco dimostrarono lungimiranza dileguandosidalla scena palermitana prima che finissela lotta ed avesse inizio l'azione delleforze di polizia: prima dell'attentato allapescheria Impero (19 aprile 1963) dove — secondola ricostruzione della sentenza istruttoriadel giudice Terranova del 23 .giugno1964 —si trovava Angelo <strong>La</strong> Barbera, i Grecoerano irreperibili pur non essendo colpitida alcuna misura giudiziaria di carcerazione.Un fatto che avrà conseguenze enorminell'evoluzione successiva del fenomeno mafiosoperché i Greco saranno i soli ad uscireindenni, con la hmga latitanza che ancora siprotrae, dalle operazioni a vasto raggio chele forze della sicurezza pubblica iniziarono•nel 1964 con energia e decisione e che trovaronoil loro migliore momento nelle sentenzeistruttorie del giudice Vigneri e del (giudiceTerranova, i primi atti di vera analisi e disagace valutazione del fenomeno mafioso.<strong>La</strong> conclusione giudiziaria sarà purtroppouna delusione amara: il Tribunale di Palermoassolverà tutti gli imputati del processoVigneri e la Conte di appello, informando inparte la sentenza, ne condannerà alcuni, laConte d'Assise di Catanzaro assolverà la maggiorparte degli impxitati del processo Terranovae condannerà alcuni a pene lievi.Così si arriva al « dopo Catanzaro » chevedrà la « nuova mafia » proliferare in molteregioni d'Italia con un'organizzazione e ramificazioneche avrebbero molto inorgoglitoLucky Luciano.Il <strong>La</strong> Barbera con il suo « clan » soccomberà:l'ultimo .rifugio a Mitene alla ricercadi protezioni, probabilmente quella di JoeAdonis, si concluderà con l'attentato del 24maggio 1963 nel quale Angelo <strong>La</strong> Barberaresterà gravemente ferito. Scrive il giudiceTerranova nella sua sentenza: « le modalitàdell'agguato fanno a ragione ritenere che imovimenti di <strong>La</strong> Barbera erano stati seguitie spiati dai suoi avversari in attesa di un'occasionepropizia, dopo il fallimento della sparatoriadal 19 aprile ».Sfortunatamente la stessa idea non ebberole forze di polizia non sodo per prevenire rimboscata,ma per spezzare la catena dell'offensivamafiosa e ricavare elementi di giudizioe di responsabilità.8. — <strong>La</strong> vigorosa offensiva delle forze dipolizia dopo la strage di Ciaculli portò ad unperiodo di apparente quiete nell'infuocataarea palermitana. Capimafia e gregari eranostati arrestati o allontanati con il soggiornoobbligato in località lontane dalla Sicilia,le propaggini dell'organizzazione americanadi « Cosa Nostra » erano neutralizzate con iprovvedimenti giaidiziairi e qualunque fossestata la loro sorte successiva non erano piùutilizzabili, perché ormai « bruciate ».Chi invece restò attivo, malgrado il logoramentodella lunga lotta con i <strong>La</strong> Barbera,fu il clan Greco. Nel febbraio 1962 (unmese dopo la morte di Luciano) Totò Greco,l'« ingegnere », subì la disavventura di perderela sua imbarcazione, l'« 8104 », sequestratadalla Guardia di finanza alla sua decimacrociera nel Mediterraneo e con un caricodi tre tonnellate di sigarette: Luciano sefosse stato in vita sarebbe stato contento perchéquella imbarcazione l'aveva molto impensierito.Nel 1963 la conclusione della « guerra »palermitana e l'inizio delle vigorose azioni dipolizia portano una stasi nei traffici illeciticon un dato statistico assai significativo: lepersone denunciate in tutto il Paese per con-Lrabbando di tabacchi sono 17.965 mentrenel 1962 era state 13.060 e, nel 1961, 11.998che è la media annuale dal 1957; ma a questoammontare di persone denunciaite farà ricontrouna diminuzione di penalità pecu-


Senato della Repubblica 399 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputaliLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTImarie minime che (in milioni di lire) è per il1963 36.141; il 1962 51.837; il 1961 46.903; il1960 105.691; il 1959 107.925.L'anno successivo, 1964, le denunzie sarannoinferiori al 'precedente anno, cioè 16mila e 909, ma le penalità pecuniare balzeranno(sempre in milioni di lire) alla cifra recorddi 180.639.L'interpretazione di questi dati porta allaconclusione che nel 1963, proprio in conseguenzadella rottura dell'accordo risalente al1957 ed alla conseguente lotta tra le cosche,si è allentata ila «presa » in esclusiva sul mercato,che ha visito fiorire molti piccoli contrabbandierial minuto (da qui le denunciepiù numerose), ma nel contempo ha portatoalla contrazione <strong>dei</strong> carichi di mercé, dondel'attenuarsi di valori delle penalità.Ma, come dicevamo, il clan Greco è rimastoattivo ed incomincia a tessere, proprio daquell'anno, la fittissima ragnatela del contrabbandointernazionale che si consolideràintorno al 1969-70 in quello che sarà il « regno» della nuova mafia, ormai capillarizzatoin tutto il paese e con il cervello di direzioneall'estero.Il 2 maggio 1963 la Guardia di finanza incrociavaal largo di Capri l'imbarcazione« Zephirit » battente bandiera panamense edurante la rincorsa per catturarla, il natantesi incendiò ed andò a picco. L'equipaggio,salvo un contrabbandiere napoletano che perì,fu tratto in salvo e 'fu possibile accentareche il carico era stato contrabbandato 'dalgruppo Greco in collegamento con il (trafficanteElio Forni e con il contrabbandiere genovesedi alto livello, Pietro Paterlini. Il cifrarioradio in dotazione allo « Zephiriit »consentì di scoprire che i collegamenti tra lanave e l'ufficio centrale o le basi a terra avvenivanoattraverso la trasmissione 'di motivimusicali: « Malaguena » significava che illavoro di sbarco era previsto per la notte seguente,la « Cumparsita » era un segnale 'di allarmecon l'invito ad allontanarsi, eccetera.L'indagine si allargò, probabilmente per laacquisizione di qualche elemento « confidenziale», fino a comprendere la ricerca di TotòGreco e di Elio Forni.Nel maggio 1963 fu individuata ila normaleresidenza di Forni: sulla base di una telefonala'internazionale effettuata dal noto contrabbandiereLuigi Vozza detto « Gigetto »,si seppe che il Forni aveva un'abitazione inSpagna, a Marbella, denominata villa San Sebastiano.Quanto a Salvatore Greco si ebbero precisenotizie nell'agosto 1963 allorché furonoaccertate le sue permanenze a Gibilteira, aTangeri ed in Spagna, in compagnia dell'amanteRosa Fiore, e che era munito di unfalso passaporto intestato ad Aldo Coldini.<strong>La</strong> polizia spagnola era riuscita successivamente,il 4 settembre 1963, ad .intercettaread Algesiras, proveniente da Gibilterra, ilnoto manoso Vincenzo Spadaro, uomo di fiduciadi Salvatore Greco e suo agente di collegamentocon la Sicilia, e tale Jacques ReneEgret, falso nome, come poi accertato, diElio Forni, appurando nel contempo che duegiorni prima i due avevano attraversato ilconfine con Gibilterra a bordo della vettura« Opel Kadett » targata G-20142 di proprietàdi Aldo Coldini, alias Salvatore Greco.Interrogato, Elio Forni aveva dapprimadichiarato di non conoscere Vincenzo Spadaro,confessando poi 'di avere mentito pernon essere coinvolto in affari di « mafia »avendo temuto che lo Spadaro, dedito al contrabbandotra Gibilterra e l'Italia potesse esserneun esponente; aveva ammesso di averepiù volte ospitato nella propria casa di Marbellasia lo Spadaro sia Salvatore Greco conla sua amante, e di essersi a loro accompagnatoin viaggi a Gibilterra.L'8 settembre 1963 Elio Forni aldas Egret,scomparve dal proprio do'micilio di MarbeMaprendendo alloggio in alberghi delia cittàsotto falso nominativo, come da passaportodi Antonio Foroni; l'Interpol aveva frattantoaccertato che egli si era servito di un terzopassaporto falso intestato a certo Toque.L'approfondimento delle indagini da partedella polizia spagnola consentì l'acquisizioneA importanti elementi probatori — anchedocumentali — sulla comune attivitàcontrabbandiera di Forni e di Greco ai dannidell'Italia.Tra l'altro, venne rinvenuto un appuntorecante il « conto economico » della crocieraeffettuata da un'imbarcazione contrabban-


Senato della Repubblica — 400 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIdiera verso l'Italia con un carico di quattrotonnellate di sigarette pari a 400 casse.Dal controllo degli spostamenti idi SalvatoreGreco la Guardia di finanza appurò altresìalcuni suoi viaggi a Nizza ed a Londra;i primi furono riconinessi ai collegamenti dalui tenuti con gli organizzatori francesi delcontrabbando quali Pascal Molinelli e PaulPaoli, i secondi all'acquisto di imbarcazionicontrabbandiere, come la ricordata « 8104 »,poiché il mercato londinese offriva, ed offretuttora, favorevoli possibilità di acquistodi vedette, residuati di guerra.Sia Greco che Forni spesso effettuaronoviaggi in Italia servendosi di falsi documentidi identità, quanto a Greco egli era solitousane nella corrispondenza telegrafica il 'giàindicato nomignolo, con il quale era peraltroconosciuto anche mll'ambienite contrabbandiere,di Stevo o, in lingua spagnola, Estebu.Dal complesso delle indagini, lunghe e difficoltose,ed 'in particolare dai rilevamentitelefonici si ricavarono sicuri indizi di estesee ramificate relazioni del gruppo FornMìrecocon i più qualificati capi del contrabbandoorganizzato in tutto il territorio nazionale,inclusi coloro che attingevano le fornitoredalla Jugoslavia.L'azione antimaEa condotta dalla Commissione,dalle forze di Polizia e dalla Magistraturae sfociata in numerosi arresti dimafiosi scompaginò nel 1963 anche le organizzazionicontrabbandiere palermitane, maper breve durata.Scomparsi i vecchi capi, le bande si riorganizzaronoagli ordini di noti pregiudicatiin contrabbando usciti dalla bonifica degliambienti mafiosi.Nel quinquennio in esame riapparirono nomiben conosciuti; i fratelli Buccafusca, i fratelliSpadaro, i fratelli Savoca, ed altri, i cui•legami con la mafia palermitana si erano protrattiininterrottamente per anni.A reggere ile fila <strong>dei</strong> rifornimenti di tabacchidall'estero rimasero Salvatore Greco(« Totò il lungo »), ancora oggi latitante, eRosario Mancino tratto in arresto il 20 ottobre1967, nel frattempo affluito nel clanGreco.<strong>La</strong> meccanica <strong>dei</strong> trasporti marittimi registròl'abbandono del sistema ìtradizionailedi impiego di vedette piccole e veloci e l'utilizzazionedi grosse navi mercantili, dallequali i tabacchi venivano trasbordati clandestinamentepresso le coste italiane su imbarcazionilocali.Metodo nuovo ohe implicava rischi minori,essendo i tabacchi « iscritti al manifesto »con destinazione in porti esteri e che imponevaalla Guardia di finanza il maggiore oneire di dover sorprendere le navi in fase ditrasbordo; inoltre esso limitava grandementele spese di trasporto, consentendo quindiimbarchi di quantitativi .di sigarette di granlunga superiori, sino a 2.000-3.000 « casse »o « cartoni » da dieci Kg ciascuno equivalentia 20-30 tonnellate di tabacchi.Ciò produsse notevole incremento del flussodi contrabbando verso l'Italia, come dimostranogli stessi sequestri operati nel periodo.Fu calcolato che i contrabbandieri siciliani« trattenessero » mediamente ogni mesedalle 20 alle 30 tonnellate di tabacchi; glisbarchi interessarono anche le coste orientalidell'Isola (provincia di Catania e Siracusa)e talvolta le coste calabre, a causa <strong>dei</strong> piùrigorosi controlli di polizia effettuati nellaparte occidentale.Il 15 marzo 1964 furono sequestrate a Solanto,nel comune palermitano di Santa Filavia,oltre 11 tonnellate 'di sigarette; tra i denunziatirisultò Antonio Buccafuisca, fratellodel più noto Vincenzo, ed altre persone di minorrilievo; secondo notizie attinte dagliinvestigatori, non potute però confermarecon elementi di prova, l'operazione di contrabbandoera stata organizzata da SalvatoreGreco, dai fratelli Vincenzo, Tommaso eGiuseppe Spadaro, da Vincenzo Bucoafusca,dai fratelli Savoca, vale a dire dal c.d. gruppoBuccafusca-Greco, e da elementi del gruppoGreco - Adelfio-Spadaro.Al gruppo Greco-Buccafusca fu fatta risalirein via indiziaria un'operazione di contrabbandodi inusitata dimensione repressanel marzo del 1965; nella notte tra i giorni15 e 16 fu catturata la motonave Brunsbuttelkoog,battente bandiera greca al largo di Isoladelle Femmine (Palermo) e furono sequestrateotto tonnellate circa di sigarette sbarcatesulla spiaggia; furono denunciati, ad ter-


Senato della Repubblica 401 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTImine del servizio, ol'tre all'armatore ed ai 15membri dell'equipaggio, tutti stranieri, .settepalermitani figure minori dell'« organizzazione» incaricati della materiale attività disbarco e trasporto.Situazione simile si produsse nel giugno1965 con la cattura in acque palermitane del•panfi'lo Maya battente bandiera statunitense,con il carico di oltre otto tonnellate di sigarette;fu possibile denunciare in stato di arrestole uniche due persone sorprese a bordo:il capitano-ed il proprietario, entrambistranieri; in effetti, all'operazione era 'interessatoil gruppo Salvatore. Greco-SalvatoreAdelfio-fratelli Spadaro (fatta eccezione diVincenzo Spadaro, detenuto dai 14 aprile1964) e fratelli Savoca.Alcuni membri del groppo Greco-Buccafuscapoterono essere denunciati nell'ottobre1965: Francesco <strong>La</strong> Malfa, Antonino Buccafuscae Gaspare Ciliari (già incordato paravere ferito a colpi di pistola cento MarioCointicello nel 1955, :per irivailità nel trafficodi sigarette) furono 'ritenuti responsabili, insiemead altri, del contrabbando di 447 chilogrammidi sigarette trovati a bordo di unautofurgone.Nel 1966 l'entità <strong>dei</strong> sequestri di tabacchiraggiunse singolarmente punte eccezionali:vennero sequestrate in Sicilia 30, 34 tonnellatedi sigarette, con punte di:tonnellate 3,4 nel catanese;tonnellate 24,2 nel palermitano;• tonnellate 1,7 nel siracusano.Esaminando l'elenco <strong>dei</strong> numerosi responsabilideferiti all'autorità giudiziaria, unasola volita è dato di individuare nomi di notimafiosi: i fratelli Vincenzo e Giuseppe Savoca-affiliati al gruppo Greco-Adalfio-S.padaroi quali furono denunciati per contrabbandodi tonnellate 1,2 sequestrate il 27 settembrein territorio di Siracusa.Ned 1967 l'entità <strong>dei</strong> .tabacchi sequestratiin Sicilia pari a tonnellate 39,75, segna puntedi:26.tonnellate 3,15 nell'agrigentino;tonnellate 1,47 nel catanese;- tonnellate 34,55 nel palermitano.In detto anno un sequestro di considerevoleimportanza vide implicato un altro <strong>dei</strong> fratelliSavoca, Carmelo, esponente dall'organizzazioneavanti indicata, tratto in airrestol'8 febbraio mentre partecipava ad un'operazionedi sbarco di tabacchi sulla spiaggia diSan Cataldo nel comune di Trappeto (Paler-| mo); le sigarette complessivamente sequestratea conclusione delle indagini ammontaronoa ben dodici tonnellate.Il .gruppo Greco-Buccafusca fu a sua voltaresponsabile, quantunque non provato daaccertamenti palesi, di un'altra operazionecontrabbandiera di portata ragguardevolestroncata il 5 ottobre 1967 da unità navalidella Guardia di finanza al largo di <strong>Torre</strong> Solanto(Palermo), con la cattura della motovedetta« Westerend » battente bandiera panamense,la quale recava a bordo oltre tretonnellate di tabacchi: 'altre otto tonnellatecirca già sbarcate furono sequestrate in varieiloca'lità.Anche in questo caso, come era avvenutoin occasione della cattura deEa motonave« Brunsbuttelkoog » nel 1965 furono arrestatie denunziati i membri dall'equipaggio efigure minori dell'associazione contrabbandiera,sorpresi sul posto al momento dell'interventorepressivo.Uguale considerazione è valida per altridue episodi accaduti nel 1967:il 9 novembre fu catturata in acque palermitanela nave panamense « 'Pantagiotis »con il carico di circa 9 tonnellate di sigarette;le indagini appurarono l'avvenuto contrabbandodi altre 41 tonnellate; il tutto fu addebitatonelle denuncie penali ai 13 membri dell'equipaggio,di nazionalità greca, ai propirietaried armatori della nave residenti in Greciaed allo spedizioniere di Lisbona;un'altra nave battente bandiera panamense,la « Natasa », carica di ben 26,5 tonnellatedi tabacchi, fu catturata nella nottefra il 23 e il 24 dicembre in prossimità di CapoSpartivento (Reggio Calabria); lo sviluppodelle indagini fece risultare ohe il natanteera sitato impiegato in precedenza nel trasportosulle coste italiane di altre tonnellate35,5 di sigarette; alla fine furono denunziati19 individui di nazionalità greca e tre soli


Senato della Repubblica — 402 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIpalermitani: Gamlo Lonairdo', Gaspare Tineireiloe Giuseppe Marino, d primi due pescatori,l'altro portuale.Fuori delle risultanze ufficiali degli accertamentifurono acquisite informazioni 1 su coloroche avevano organizzato e 'diretto ile dueeccezionali imprese di contrabbando: nel casodella nave « Panagiotis » si seppe che l'operazionepromanava dal gruppo Adelfio-Spadairo;•} 'operazione Natasa era stata invece intrapresada più organizzazioni: una paleirmitana,una catanese ed una napoletana; quellapalermitana composta da elementi affilialial gruppo anzidetto e capeggiata da uno<strong>dei</strong> tre palermitani denunciati, Carlo Lonairdo.A pochi mesi dall'operazione Natasa, unepisodio criminoso riconnesso rivelò gli intimilegami tra bande contrabbandiere e coschemafiose palermitane.<strong>La</strong> notte dell'I 1 aprile 1968 furono incendiatea Palermo, nel rione Sant'Erasmo Romagnolo,quattro autovetture appartenenti anoti contrabbandieri: Antonino Cardella,Pietro Tagliavia ed Emanuele Arcoleo, il primomembro dell'organizzazione Greco-Adelfio-Spadaro,ed il secondo importante esponentedel gruppo GreccKBuccafusca.Attraverso le indagini di polizia si potè dedurreche l'incendio era stato opera di elementimafiosi palermitani i quali avevanovoluto vendicarsi dell'organizzazione contrabbandieracomprendente oltre gli individuiindicati anche Carlo Lonardo, GiuseppeMarino e Gaspare Tinnirello a causa delmancato pagamento di due milioni di lirein precedenza concordati per la protezione el'asilo offerti a questi ultimi tre, durante laloro latitanza connessa al seguito giudiziariodell'operazione Natasa.Il 10 aprile la polizia palermitana, al terminedelle indagini, trasse in arresto 19 individuiritenuti mafiosi: Rosario Riccobono, sorvegliatospeciale, Vincenzo Riccobono, FilippoMacchiarella, Felice Guglielmo, AntoninoCaronia, Pietro Chiaramitaro, Vincenzo DeCaro, sorvegliato speciale con obbligo disoggiorno a Taurisano (Lecce), Rosolino DeSimone, Angelo Di Cesare, Giuseppe Di Liberto,Gaetano Grisafi, Angelo Guglielmo,Ignazio <strong>La</strong> Barbera, Rosolino Lo Cicero,Francesco Marino, i fratelli Gaspare e GiovanniMutolo, Stefano Sansone e GaetanoGiacalone.Pur non risultando pregiudicati per contrabbando,essi tuttavia ne vivevano ai marginiapplicando i tradizionali metodi di mafia;va notato inoltre che la gran parte di essiaveva un'età compresa tra i venti e i quarantaanni (Giovanni Mutolo aveva soltantovent'anni) e sotto tale profilo non pare fuordi luogo parlare di nuove leve di mafiosi.Va citata inoltre, per l'anno 1968, una importanteoperazione di sbarco diretta daifratelli Vincenzo e Giuseppe Savoca (gruppoGreco-Adelfio-Spadaro) in provincia di Catanzaroove la notte del 13 aprile vennerointercettati sulla strada provinciale Tropea-Nicotera tre autocarri carichi di sigarette dicontrabbando, mentre altro notevole quantitativofu rinvenuto sulla spiaggia; complessivamentefurono sequestrate otto tonnellatedi tabacchi. Dieci responsabili, tra i qualii fratelli Savoca poterono essere arrestati dopoun drammatico inseguimento su di untreno viaggiante da Nicotera a Paola.Oltre ai tabacchi ed agli automezzi, vennerosequestrati 5.000 dollari, tre radio ricetrasmittenti,un canotto pneumatico e duemotori fuori-bordo.In pratica l'intervento repressivo era statointrapreso poco dopo lo sbarco oel momentoin cui le sigarette venivano trasportatea ripresa dalla spiaggia verso depositi internipiù sicuri.Dai documenti acquisiti agli atti dellaCommissione emerge chiaramente che il contrabbandodi tabacchi lavorati esteri via mareè necessariamente un fenomeno associativoche presuppone a monte l'esistenza di unaminuziosa organizzazione a carattere imprenditorialeavente, perciò, supporti direzionalifinanziari ed operativi.L'attività direttiva, stante la complessitàdelle operazioni intese alla perpetrazione delcontrabbando, implica la necessità di scom-


Senato della Repubblica — 403 <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIporle in fasi ben distinte che possono delinearsicome segue:a) Raccolta degli ingenti capitali necessariper l'acquisto di cospicue partite pressoi depositi esteri, operazione che comporta ladisponibilità di centinaia .di milioni. Infatti,per acquistare un intero carico di una naveoccorrono capitali rilevanti come può agevolmenterilevarsi dalla tabella che segue,nella quale sono indicati i costi all'origineper l'acquisto di partite di sigarette in cassecontenenti ciascuna dieci chilogrammi convenzionalidi prodotto:.Luugo


Senato della Repubblica — 404 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIpiù fidate, affinchè le operazioni siano portatea pieno successo. <strong>La</strong> mancanza di tale« protezione » esporrebbe i contrabbandieria rappresaglie di impronta tipicamente mafiosacome il furto, l'incendio, l'estorsione,il rapimento e l'omicidio.È quindi la mafia che, disciplinando capillarmentel'attività delinquenziale nelle propriezone esige che ogni 'azionie icni'mknale ivisvolta venga realizzata sotto il suo controlloanche per evitare di rimanere esposta, a suainsaputa, alla repressione o quanto meno allesempre pericolose indagini delle forze dell'ordine,nella convinzione che l'attività degliorgani di polizia possa incidere negativamentesulla sua posizione, basata, soprattutto,sul prestigio di cui gode e sul rispetto cheincute.Ben conoscendo tali regole, gli organizzatoricontrabbandieri le osservano fedelmentenell'assoluta sicurezza di non essere traditie di non venire esposti, di conseguenza,per la ferrea omertà che caratterizza l'ambiente,a violente reazioni di gruppi rivali.Come può facilmente desumersi da quantoaccennato, in una operazione di sbarco dit.l.e. convergono tre centri di interessi, e cioèil finanziatore, l'organizzazione venditriceestera e quella acquirente nazionale, soventericonducibili a due nel caso, non infrequente,che l'onere del finanziamento, separatamenteretribuito, venga assunto da una delledue organizzazioni o da entrambe.Numerose sono pertanto le persone chepartecipano al contrabbando traendone occupazionee guadagno: pochi, invece, i veriorganizzatori, coloro che cioè dirigono l'illecitaattività, ponendo in contatto le .squadreacquirenti delle varie città italiane conle basi di rifornimento.Attraverso l'esame <strong>dei</strong> vari rapporti inpossesso della Commissione si è potuto osservarecome rischi e profitti siano inversamenteproporzionali man mano che si salenella gerarchla.I principali organizzatori vivono all'esteroe se anche saltuariamente effettuano viaggiin Italia si avvalgono per lo più di intermediaridi fiducia.Le principali organizzazioni straniere chesi dedicano al contrabbando in grande stile,delle quali si è a conoscenza, sono prevalentementecostituite:— da cittadini stranieri e genovesi residentia Panama;— da elementi di origine francese insediatiin Nord Africa, negli ex possedimentifrancesi;— da francesi residenti tra Nizza e Marsiglia.Le organizzazioni italiane, composte generalmenteda più squadre siciliane, napoletanee calabresi, si appoggiano a organizzazioniall'estero soprattutto al noto contrabbandiereCicchellero Ettore che vive a Lugano,riunendo i capitali necessari per acquistareil carico completo di una nave dell'ordinedi due-tre mila casse.A titolo di esempio si può fare il caso ditre squadre: una di Catania, una di Palermoe una di Napoli che intendono ricevere unmigliaio di casse ciascuna.<strong>La</strong> squadra più importante o quella che godela fiducia degli organizzatori stranieri odegli armatori prende contatti in Svizzerao in Jugoslavia al fine di predisporre l'inviodella mercé e stabilire le modalità di 'pagamento.Mentre l'organizzatore straniero, se conoscee stima i propri clienti gli fa pagare il50 per cento, l'armatore in genere si fa pagareanticipatamente l'intero importo.Stabilite le modalità di pagamento, uno opiù corrieri delle organizzazioni italiane sirecano in Svizzera per pagare il 50 per centodella mercé e il noleggio della nave.Il pagamento viene effettuato presso unabanca svizzera di fiducia dell'organizzatore,dove questi ha un ìpropnio conto, oppurepresso una banca, sempre in Svizzera, dove ildirettore mantiene i contatti con contrabbandieriitaliani, con i greci e con gli organizzatoristranieri.Il pagamento viene effettuato o in valutaitaliana o in valuta estera esportata clandestinamente.Successivamente allo sbarco delle primepartite di tabacco, il rappresentante dell'or-


Senato della Repubblica — 405 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIganizzatore nella zona incassa dalle variesquadre il saldo delle partite di tabacchi etrasmette la somma sul conto corrente dell'organizzatoreche vive all'estero, in generepresso banche di Milano, Como, Varese, dacui avviene il trasferimento all'estero, siatramite banca sia col sistema delle compensazioni,oppure con esportazioni clandestine.Nel frattempo, tutta l'operazione ha presol'avvio con il carico della nave in portojugoslavo, ove si recano membri dell'organizzazioneo delle organizzazioni italiane perprendere accordi di dettaglio o addiritturaper imbarcarsi sulla nave come « sovraccarico» con il compito cioè di scortare la mercé,indicare i punti al largo delle coste italianedove effettuare il trasbordo, procedereal riconoscimento <strong>dei</strong> membri della propriaorganizzazione che con motopescherecci ocon motoscafi si recano a rilevare le variepartite di cui si effettua via via lo sbarco.Naturalmente il « sovraccarico » sbarca altermine della operazione lungo le coste dellapropria competenza e cioè il « sovraccarico »siciliano lungo le coste siciliane o calabresi,il « sovraccarico » napoletano lungo le costenapoletane. A volte il « .sovraccarico » preferiscesbarcare a Malta per rientrare in Italiain aereo.Dietro gli organizzatori veri e propri, infine,vi sono finanziatori più o meno occultiche vanno dai grossi costruttori edili chesi sono arricchiti con le speculazioni immobiliari,a proprietari di grosse imprese di trasporti,sicché vi è una molteplicità di interessiohe, sia pure di origine diversa, appaionol'un con l'altro legati attraverso innumerevolifili più o meno visibili, più o meno legittimi,ma che comunque servono da cinghiedi trasmissione alle più diverse attivitàdella mafia.Concludendo, esistono interdipendenze reciprochetra mafia e contrabbando. <strong>La</strong> primatrova nel contrabbando una allettante fontedi lucro e la disponibilità cospicua di mezzi,collaudate strutture di comando, sperimentatepossibilità di protezione e di mimetismo.Il contrabbando a sua volta trova nellamafia la possibilità di procurarsi finanziamentie protezioni e, in definitiva, la sicurezza.9. — I metodi ed i mezzi per fronteggiarequesto nucleo centrale dell'attività mafiosache si riorganizzava su nuove basi e constrategie diverse peccarono ancora una voltaper mancanza di coordinazione e per eccessodi settorialità, rivelando lacune chenon solo facilitavano obiettivamente l'impresacontrabbandiera, ma affievolivano lo sforzolodevole che in fase di repressione venivacompiuto soprattutto dalla Guardia di finanza.<strong>La</strong> mancanza, per esempio, di rigore neldissequestro <strong>dei</strong> natanti utilizzati per il contrabbando,rimetteva in moto il circolo organizzatori-spacciatoriperché si attenuavail rischio e le perdite venivano largamentecompensate dai profitti, dato che si eliminavain partenza la perdita più grossa cheera rappresentata dal natante.<strong>La</strong> relazione fatta alla Commissione dalcapitano della Guardia di finanza PietroSoggiu, relazione che sarà successivamentepubblicata alla stregua <strong>dei</strong> criteri fissati dallaCommissione, illustra questa particolare egrave carenza nella strategia di repressionedell'attività contrabbandiera. <strong>La</strong> irrisoriacauzione per i dissequestri, l'esiguità delle penepecuniarie erano elementi poco efficaciper battere l'organizzazione che era alla basedel contrabbando. Si avevano casi abnormicome quello di navi sequestrate e dissequestratepiù volte dopo che ogni volta avevacambiato nome.Il quinquennio 1963-1968 è, secondo quantorisulta agli atti della Commissione, di preparazionealla più vasta offensiva mafiosache avrà inizio con il « dopo Catanzaro ».Lo stesso « clan » Greco non ha raggiuntolivelli di prima grandezza e certamente nonera in condizioni di approntare gli enormicapitali necessari a finanziare le operazionidi contrabbando che abbiamo sommariamenteesaminato. I Greco sono più esposti, manello stesso tempo sono i più coperti perchéla sicurezza di movimenti che hanno all'esteroe la facilità di legami e di finanziamentidimostrano che devono necessariamente ave-


Senato della Repubblica — 406 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIre coperture ben più solide. In sostanza coni Greco siamo alla punta emergente dell'icebergmafioso, mentre 'ancora la parte piùimportante rimane sommersa e nascosta.Nel 1969, dopo la sentenza di Catanzaro,« i mafiosi liberati » — scrive il colonnellodalla Chiesa nel citato rapporto del 1973— « per avere scontata la pena cui erano staticondannati o perché assolti, o perché beneficiaridelle nuove disposizioni di legge inmateria di carcerazione preventiva, riallacciaronoimmediatamente i rapporti con igruppi manosi di appartenenza ».« II ritorno in libertà di esponenti e killersqualificati significò, cioè, non solo una ripresadelle attività delittuose secondo i vecchicanoni e sulla scia già bruscamente interrottadalla massiccia azione repressiva, ma ancheil sorgere di nuovi motivi di contrasti edi lotte per la prevalenza su una zona, su ungruppo, su un'attività, su un ambiente ».« Da tale situazione di fondo il prevalere ela decisa affermazione del « gruppo Greco »,che aveva avuto modo, con la latitanza (tuttoraprotratta) di alcuni fra i suoi esponentipiù prestigiosi, di continuare nelle lucrose,illecite attività (principalmente il traffico distupefacenti ed il contrabbando di tabacco)senza subire « concorrenza » <strong>dei</strong> gruppi avversari,acquisendo una sempre maggioredisponibilità e prestigio economico, predisponendoquel tessuto connettivo e quelle« relazioni o intese » che dovevano da unaparte garantire l'assorbimento di aderentidi gruppi avversi e, dall'altra, l'eliminazionedecisa e spieiata <strong>dei</strong> più ostinati avversar!e <strong>dei</strong> loro diretti seguaci; i quali, privi diguida avrebbero finito col fare atto di sottomissionee con l'estraniarsi dalla lotta, chenon poteva non essere condizionata ed alimentatada propositi di vendetta e dalle« sentenze » da tempo pronunziate e decìse ».Come e perché si radicarono le varie cellulemafiose nelle città più importanti delPaese?Il fenomeno alla sua origine ebbe l'intensamobilità che i clan mafiosi avevano adottataper adeguarsi alle nuove esigenze <strong>dei</strong> trafficiilleciti, ed alla conseguente necessità di collegarsicon le cosche locali paramafiose o•con parte della malavita dedita al contrabbando.All'inizio il rapporto poteva essere « allapari » (salvo quello con la semplice manovalanzaper l'aiuto alle operazioni di sbarcoe di trasporto) con gli uomini di « rispetto »della « 'ndrangheta » calabrese o con la camorranapoletana o con i potenti contrabbandierigenovesi o milanesi. Essi assicuravanoil retroterra operativo per l'avvio <strong>dei</strong>carichi. Ma — osserva giustamente il citatorapporto <strong>dei</strong> Carabinieri di Palermo — « nonappena la mafia ha considerato il contrabbandodi tabacchi quale fonte molto remunerativae, quindi, da sottoporre a controlloe sfruttamento diretto, la stessa ha impostodecisamente le sue « regole »; regole tradottesiin spietate soppressioni (omicidi variconsumati nell'Isola e, più recente, nel napoletano)ovvero in sistematiche rapine di carichio di depositi di tabacco in danno dicontrabbandieri non mafiosi ».Nel corso delle indagini del nostro Sottocomitatole autorità di Polizia di Genovariferivano che il più noto ed il più forte contrabbandiereligure, Dapueto Luigi, era letteralmenteterrorizzato dalle incursioni cheGerlando Alberti compiva contro i suoi carichie contro la sua stessa persona, tanto daessere indotto ad implorare protezione allapolizia, senza osare, però, di formulare un'accusao presentare una denunzia.Con l'inserimento mafioso l'ambiente criminogenodel contrabbando modifica radicalmentei suoi connotati tradizionali, perchéprevalevano « la costante osservazionedelle ferree leggi dell'omertà, lo spieiato potenzialesempre pronto a prevenire e reprimereogni « sgarro », ogni fuga di notizie,ogni « delazione »; il che non è, invece, neigruppi contrabbandieri tradizionali, tutti piùpermeabili alla penetrazione di servizi informativie più esposti alle indiscrezioni ed alledelazioni » (rapporto <strong>dei</strong> Carabinieri citato).Come è facile intendere queste nuove esigenzedell'organizzazione modificano radicalmentela vecchia struttura sorta dal verticepalermitano del 1957, che aveva localizzatoin Sicilia la concentrazione operativa


Senato della Repubblica — 407 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTI— che fungeva da « cuscinetto » per Luciano— e aveva adottato una vasta mobilità dicorrieri e gregari. Con la nuova organizzazionePalermo perde la sua funzione di centropropulsore che è ormai all'estero ed alquale si è avvicinato Totò Greco, « l'ingegnere», e le singole cellule di Milano, Napoli,Roma e Genova funzionano con divisione dicompiti territoriali guidati da capo-regimiastuti e spieiati : le leve, appunto, della « nuovamafia ».Il colonnello dalla Chiesa nel rapporto allaCommissione così scrive: « Un accorto,paziente lavoro informativo e conoscitivo,fatto svolgere per lunghi periodi da personalequalificato in più parti d'Italia, avevacondotto, fin dall'autunno 1970 ad intuirecome l'organizzazione mafiosa, uscita dalprocesso di Catanzaro e trovatasi quasi improvvisamentedi fronte — dopo anni di detenzione— a notevoli progressi delle vie dicomunicazione e <strong>dei</strong> .telefoni in particolare,ne avesse immediatamente colto l'essenza ela portata. Aveva, cioè, dato alla propriastruttura una " dimensione " che, lungi dalfermarsi a Palermo od alla Sicilia occidentale,poteva contare su tutto il territorio nazionale,sulle grandi metropoli, sui voli aerei,sulla vicina Francia, sulla vicina Svizzera,anche sul Continente americano.« Gli stessi provvedimenti del " soggiornoobbligato ", che fino alla metà del 1969 potevanoessere considerati validi ed efficaci,si andavano rivelando, invece, quali basi diattività ottimamente mimetizzate, anche difronte alla impreparazione psicologica di tutticoloro che erano preposti al controllo ».Con tali premesse, non fu, così, difficilepercepire non solo la sussistenza di nuoveed importanti basi operative distribuite inItalia continentale, oltre che nella Siciliaorientale, ma anche l'immanenza di un pesospecifico e di un potenziale criminogeno digran lunga più imponente che non in passatoe, infine, l'innesto di nuove leve massimamentepericolose e spregiudicate, quali imponevanogli ingentissimi utili programmati.Accanto a questa dimensione nazionale ed« attuale » della nuova mafia degli anni '70si apprese così:— dell'avvenuto aggancio con elementiqualificati della delinquenza organizzata nonsiciliani e cointeressati alle attività delittuosein genere ed ai traffici (anche se non inposizione di parità o di preminenza);— di insediamenti nella Sicilia orientale(Vittoria, Ragusa, Siracusa, Catania) persfuggire alla maggiore efficienza <strong>dei</strong> servizirepressivi della Sicilia occidentale;— della comparsa nei quadri mafiosi di«• camorristi » napoletani, di affiliati alla« 'ndrangheta » calabrese, di pregiudicati (sospettati,indiziati o con specifici precedentiin contrabbando in genere) romani, liguri,lombardi;— di una multiforme attività criminosache, comunque, comportasse lucro e speculazione(rapine, anche in danno di corrieridi valuta e di gruppi contrabbandieri noncollegati; incetta ed esitazione 'di stocks direfurtiva di rilevante valore, pellicce, preziosi,elettrodomestici; importazione, rielaboirazionee vendita di surplus di burro prodottoda Paesi del MEC; furto, incetta, esportazioneclandestina di quadri e reperti archeologici,facenti parte del patrimonio artisticonazionale);— di una più accentuata prevalenza didetta attività, nel settore del contrabbandodi t.l.e. e del traffico nazionale ed internazionaledi stupefacenti.Nella relazione alla nostra Commissionedel Comando di Legione della Guardia di finanzadatata 13 aprile 1973, relazione chesarà pubblicata alla stregua <strong>dei</strong> criteri definitidalla Commissione, sono esaminati concoerente visione organica gli aspetti complessiche nel contrabbando di tabacchi assumel'ingerenza mafiosa. Essa serve ad illustrareun aspetto che è essenziale per capireil modo di attuazione della strategia mafiosa,che non è sempre univoca, come una facilepubblicistica qualche volta lascia intendereaccreditando l'ipotesi fantasiosa di unmondo ferreo, centralizzato ed unidirezionale,ma serpeggia tra vari interessi, sguscia


Sanato della Repubblica — 408 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTItra molti contrasti, devia in lotte intestineche comunque non arrivano mai all'« esterno», cerca collegamenti occasionali con altracriminalità purché non sia attenuato ilproprio modo di direzione. L'unico filo conduttoredi movimenti così complessi è quellodi indirizzo strategico, nell'ambito delquale sono ammesse tutte le varianti possibilisui modi, sui tempi, sulle scelte dellesingole operazioni. E nell'ambito di questoindirizzo strategico ha primaria importanzala gestione <strong>dei</strong> conti economici, un problemache esamineremo nel successivo capitolo.10. — II mutato quadro operativo conseguentealla morte di Luciano, alle « guerre »palermitane del 1962-1963, e alle inchiestedel Senato USA sulla criminalità e su « CosaNostra » del 1963-1964, sconvolsero l'assettomafioso che ormai da circa un ventenniooperava — con qualche variante come quelladel vertice del 1957 — nel settore deglistupefacenti. Sparito il grande regista (Luciano),rientrata sulla difensiva l'organizzazionedi « Cosa Nostra », il traffico <strong>dei</strong> narconiticinon poteva essere improvvisato su nuovebasi dagli scampati, come i Greco, allagrande azione di risanamento compiuta dalleforze dell'ordine dal 1963 al 1969, perché nondisponevano delle grandi risorse economiche,né della complessa organizzazione internazionale,elementi entrambi indispensabiliper operazioni di questa grandezza.Secondo gli atti della Commissione e leindagini svolte dal nostro Sottocomitato laevoluzione organizzativa, legata sempre abande internazionali agguerrite, nel traffico<strong>dei</strong> narcotici ebbe due momenti importanti:1) l'Italia — secondo il parere espressoalla nostra Commissione nel 1970 e 1971 dalsignor John Cusak, addetto all'ufficio narcoticidell'Ambasciata americana di Parigi— è sempre utilizzata come base di transitoper le materie prime e semilavorate (oppio,morfina base) provenienti dalla Turchia edal Libano e diretti a Marsiglia. I porti diarrivo sono Napoli, Genova, Trieste e Ravenna.Milano, invece, viene utilizzata come « zonadi deposito », di decantazione e di sostain attesa che il materiale possa essere avviatoverso il sud della Francia. Dopo la raffinazionel'eroina parte direttamente dallaFrancia verso gli USA, salvo piccole e sporadichepartite.2) II centro per la ricezione <strong>dei</strong> narcoticie la preparazione della fase di distribuzionesi sposta dagli USA in Canada e rimanesotto controllo della mafia americana.A questi due fattori si deve aggiungere unnuovo elemento costituito dall'« interesse »del mercato, sia statunitense che europeo,compresa l'Italia ove il consumo di drogadall'inizio degli anni settanta comincia adassumere aspetti preoccupanti, per la cocaina,uno stupefacente « pesante », diversodall'eroina che ha le sue fonti di approvvigionamentonell'America del Sud.L'introduzione clandestina di eroina negliUSA valutata fino al 1970 in chilogrammi4/5000 all'anno, diminuisce progressivamenteed aumenta l'immissione in proporzionisempre maggiori di cocaina. Se si considerache il prezzo all'ingrosso, pagato cioè dall'organizzazioneacquirente al raffinatorefrancese è sui 5000 dollari al chilogrammo,si ha un « giro » annuale di oltre venti milionidi dollari all'anno, mentre la venditaal grossista sul luogo dello spaccio rendeoltre 100 milioni di dollari.In questo mutato quadro internazionale,ia collocazione delle cosche siciliane ritrova,con estrema adattabilità, un suo alveo cheancora una volta non è casuale, né gratuito,ma il frutto di scelte precise e coordinate.« Attualmente — scrive il Questore di Palermoin un rapporto alla nostra Commissionedel 5 aprile 1971 — anche lo spostamentodi grossi mafiosi in altre località d'Italia(per soggiorno obbligato interessi economicieccetera), la Sicilia non è più la " sedebase " del traffico per gli USA, ma si è creatoun nuovo asse che tocca Napoli, Roma,Milano, Torino e Genova. In proposito si citail sequestro, effettuato a Palermo il 26marzo 1971, di chilogrammi 1,400 di cocaina,nei confronti di due individui (CaramolaSalvatore e Brente Francesco) che avevano


Senato della Repubblica — 409 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTItrattato a Milano con un falso acquirente lavendita del prodotto ».<strong>La</strong> Guardia di finanza che, per i suoi compitiistituzionali, ha l'apparato più attrezzato,con equlpés di specialisti e modernissimimezzi di indagine e di contrasto, confermale analisi alle quali è pervenuta la Commissione.In un rapporto del colonnello Rella,comandante del Nucleo tributario di Palermo,inviato alla nostra Commissione il 16maggio 1973 così è scritto:« Due distinti fenomeni hanno determinatoun profondo mutamento nella direttrice<strong>dei</strong> traffici ed in seno alle organizzazioniresponsabili,I predetti fenomeni sono:1) un orientamento sempre maggioredella domanda del mercato clandestino nordamericanosu droghe derivanti dalla lavorazionedella foglia della coca (cocaina) a scapitodegli oppiacei il cui approvvigionamentoè reso sempre più difficile dalla severaazione di controllo posta in essere dai produttori,sulla base di accordi internazionali;2) il monopolio quasi esclusivo da partedi organizzazioni composte da elementicorsi e marsigliesi del traffico della cocainache dall'America latina è diretta dagli StatiUniti al Canada ».L'affievolirsi dell'influenza mafiosa nelgrande mercato clandestino degli stupefacenti,sia per quello diretto nel .Nord-America,.sia per quello proveniente dal Sud-America,ed il prevalere delle bande « marsigliesi»; non sarà un dato permanente per glianni settanta.Episodi recenti, come quello dell'assassiniodi Vito Adamo, e recentissimi, ma ancoramolto oscuri, come gli assassini in Toscananel 1974-1975, fanno ritenere che il frontemafioso è tutt'altro che definito e che l'organizzazionesiculo-americana, operante inCanada svolge un ruolo attivo e probabilmentetenterà di riprendere la vecchia posizioneegemonica. Alcune operazioni scoperte trala fine del 1971 ed il 1973 sono indicative delpersistente interesse dell'organizzazione mafiosaverso il traffico degli stupefacenti emostrano come lo spostamento delle zone dioperazione per il transito verso gli USA dallaSicilia in altre zone rientri nella strategia diutilizzare il nuovo assetto territoriale che lecellule della mafia hanno adottato dopo Catanzaro.Nel novembre 1971 la Guardia di finanzaaveva seguito in collaborazione con l'ufficionarcotici USA una grossa partita di eroinache dalla Francia era stata portata a Napolie da qui imbarcata per il Canada. L'operazionesi era conclusa a Tarante con l'arrestodi Adamo Vito, quello stesso che sarà assassinatonel gennaio 1973 a Napoli insieme conuna mondana.<strong>La</strong> base operativa dell'organizzazione inItalia venne localizzata nelle provincie di <strong>La</strong>tinae Prosinone. L'assassinio dell'Adamo ela « scomparsa » di un noto contrabbandierenapoletano, Emilio Palamara, sono da attribuirsiquasi certamente a « regolamenti » trale bande marsigliesi e quelle siciliane.Nel febbraio 1961 la Squadra mobile diRoma in collaborazione con quella di Palermoseguiva le tracce dell'organizzazione romanache, come vedremo, era capeggiata daGaetano Badalamenti, per una grossa partitadi eroina. <strong>La</strong> conclusione non fu positiva,salvo il sequestro di 495 grammi di lattosiodi eroina in casa di Elisabetta Indelicato,perché l'organizzazione fu informata pertempo; ma le indagini riuscirono egualmentead approdare a notevoli risultati sul pianodell'informazione perché fu accertato chela cosca mafiosa era in grado di fornire 100chilogrammi al mese di eroina, possedeva unproprio aereo, intestato ad un prestanomecompiacente, ed aveva pronta una primaconsegna di 10 chilogrammi di eroina che dovevaessere pagata in dollari al prezzo di4600 dollari al chilogrammo.11. — <strong>La</strong> ricostituzione di cellule mafiosein più punti strategici dell'Italia corrispose,come abbiamo visto, ad esigenze operativeobiettive, giustificate dal modo diverso concui l'organizzazione si veniva sviluppandocon le leve della « nuova mafia » e con le esigenze<strong>dei</strong> rapporti internazionali. Non ha,quindi, fondamento, l'ipotesi ricorrente piùvolte nella stampa, che l'adozione delle misuredi prevenzione e soprattutto il soggiorno


Senato della Repubblica — 410 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIobbligato siano stati la causa di questa proliferazione.Divennero, dopo, elementi concorrentidi rafforzamento dell'impianto giàprogrammato, ma solo per la irrazionalità,la disorganicità e l'insipienza con cui venneroapplicate, a parte qualche caso inspiegabilese non con l'ipotesi di compiacenze o connivenzepubbliche.<strong>La</strong> misura di prevenzione in sé era ed èancora il mezzo più efficace per battere l'organizzazionemafiosa e la criminalità organizzata,se si tiene conto che esse vivonoe prosperano, all'interno <strong>dei</strong> grandi agglomeratiurbani attraverso una sottile rete dicoperture, spesso dietro « paraventi » legittimi,lontane da ogni contatto con la malavitacomune.Si deve inoltre considerare che le regoleferree della organizzazione mafiosa, la protezioneprestata dai « cuscinetti » ai livellioperativi più alti rendono sempre molto difficilel'acquisizione di prove valide ai fini diuna condanna giudiziaria. Da qui la necessitàper la difesa della pace sociale e dellaconvivenza civile, di adottare misure che recidanoil cordone ombelicale attraverso cuiil mafioso si lega all'ambiente operativo edai mezzi moderni di comunicazione e di segnalazioniche può utilizzare. Il mafioso isolatoed opportunamente controllato è sicuramentein condizioni di inferiorità, perchél'impossibilità di mimetizzarsi, come accadenelle grandi città o anche in zone non inquinateda mentalità omertosa, lo privano deglistrumenti essenziali per dispiegare la suaattività, purché si tratti di isolamento effettivoe costantemente controllato: in casocontrario, come insegna l'esperienza passata,al mafioso si rende un servizio perché glisi crea un alibi in più.Le indagini svolte dal Sottocomitato dellanostra Commissione e l'attento, accurato,penetrante lavoro istruttorio compiuto dalgiudice istruttore di Palermo dottor FilippoNeri, nel procedimento detto <strong>dei</strong> « 114 » conla fattiva partecipazione e collaborazionedelle tre forze di Polizia ha permesso 'di ricostruireun quadro preciso delle cellule mafioseproliferate in varie parti d'Italia e lacui individuazione porta al loro annientamentoed alla fine della « nuova mafia ». Madal ceppo antico germoglierà, come vedremo,un nuovo virgulto, nefasto e violento:la « quarta mafia ».a) Milano e la Lombardia: fu tra il 1969ed il 1972 il centro operativo più importantedell'organizzazione mafiosa. Luciano, abbiamovisto, già dagli anni cinquanta aveva intrecciatorelazioni particolarmente attive conambienti economici ed industriali milanesi edè pensabile che la sua opera non sia andatadel tutto perduta, anche se non veniva certoereditata da Gerlando Alberti che fu il capooperativo della cellula, ma non la mente strategica.Joe Adonis, che nel corso della nostra esposizioneabbiamo lasciato a Saint Vincentospite dell'albergo Billia ed amico del suoproprietario, si trasferisce a Milano nel febbraio1958 abitando in un appartamento alsettimo piano di via Albricci. Vive da gran signore,frequenta i locali alla moda ed i nightclubs ha maniere raffiniate, veste con eleganzae soprattutto non è disturbato dallaPolizia. Viene convocato in questura di 1°giugno 1963 per essere sentito in merito allaimboscata tesa ad Angelo <strong>La</strong> Barbera cheAdonis conosce e col quale ha avuto qualchecontatto. Poi fino al 1968 nulla, né interessamento,né controllo, né indagini. Quando questehanno inizio su richiesta del Capo dellapolizia, la questura « scopre » Adonis: è inaffari e nel 1965 ha costituito la società« Milbeton » per svolgere attività di compravenditadi immobili e di costruzioni ed hanominato procuratore generale l'ingegnerGerii Giovanni. Viene indicato come proprietariodella catena di supermercati « Stella »con filiali a Milano, Bergamo e Brescia formalmentedi proprietà americana, e risultòin contatto con pericolosi pregiudicati tra cuii fratelli Bono Giuseppe ed Alfredo ed altridi origine siciliana. Il questore in data 21ottobre 1968 lo diffidò ai sensi della leggedel 1956 n. 1423 (già era in vigore la leggeantimafia del 1965) ma « ciò nonostante » èdetto in un successivo rapporto della Polizia« il Doto non modificò affatto condotta


Senato della Repubblica — 411 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIe continuò ad avere rapporti con pericolosipregiudicati italiani e stranieri ».Però era anche un « padrino » in contattocon ambienti rispettabili e qualificati, comequello dello spettacolo, tanto che un certoNino Maimone si rivolse a lui perché il maestroAugusto Martelli accettasse di assumerela direzione di un festival musicale portandola cantante Mina, e il cantante TonyRenis chiede ad Adonis di intercedere pressoil registra Frank Coppola per avere una partenel film « II padrino ». <strong>La</strong> sua influenza arrivalontano e vale la pena trascrivere la telefonatatra il boss ed una donna che possiedeun club nel Meridione e chiede protezione:DONNA: Ascoltami, ti voglio dire questacosa, proprio in questo momento, io sonostata lì, io sono qui nel Sud ora.ADONIS: Proprio giù?DONNA: Proprio giù! E l'altra notte... Diegoè.su a Roma... perché Diego mai nullami disse. L'altra notte andai al club e io pensoche qualche cosa sta succedendo, sto peravere soci non invitati. Tu mi capisci!ADONIS: Sì.DONNA: Così, puoi fare qualche cosa?ADONIS: Non lo so.DONNA: Allunga un braccio, ohi conosci aLecce.ADONIS: Non conosco nessuno.DONNA: No?ADONIS: Ma posso vedere...DONNA: OK, mi vorrai 'sto piacere.ADONIS: Sì certamente!DONNA: Perché sembra che le cose stannoandando male.ADONIS: Sì, io guarderò intorno e ti chiamerò.I contatti personali di Adonis, sempre lontanoda indiscrezioni, avvengono nella penembradi un accogliente bar-, o in un nighlclub o per telefono e 'rivedano alla Poliziaprobabilmente sorpresa, lo strano mondo diAdonis: Sollazzo Nicola è esperto nel trafficodi preziosi tanto che proprio in USA vennecondannato, nel 1958, a due anni di reclusioneper il tentativo di trafficare in oro;Caprano Nicola è un noto contrabbandieredi tabacchi su scala internazionale.« II tenore delle pluriquotidiane telefonate— dice la Polizia — intercorrenti tra ilDoto e le due citate persone confermano ilsospetto che essi tenessero le fila di un grossoillecito traffico internazionale tra gli StatiUniti, la Francia e l'Italia ».L'impressione non era sbagliata, anche setardiva: in occasione di una partita di preziosida collocare all'estero, Adonis assicurache il « suo uomo » a Parigi sa fare le cosemolto bene; per dimostrare come il sensomafioso degli affari è sempre presente bastalo squarcio di una telefonata, questa traAdonis e un uomo non identificato:UOMO: Li conosci quelle cose (incomprensibile).Esse sono, sono... è legale qui, lo sai.ADONIS: Sì!UOMO: In ogni posto esse fanno una tonnellatadi soldi (incomprensibile). Esse lepiazzano sulla base del 50 per cento... tu ciinetti un soldo e in un colpo puoi guadagnaresette volte.Probabilmente si trattava di un affare dimacchine « mangiasoldi » da impiantare inun paese in cui erano legalmente ammesse.Tra gli incontri di Adonis due suscitaronomolti sospetti: quello con Samuel Lewin neimesi di novembre-dicembre 1970 e febbraio1971 e quello con Harold Ambrose, entrambicittadini americani.Il Lewin, uomo conosciuto all'FBI, allevatoredi cavalli, allibratore, falsificatore dicorse, pare fungesse da corriere di ThomasEboli per tenere contati con Adonis: montoLuciano, « Cosa Nostra » sapeva che il solocapace a curare certe relazioni e riordinarele fila era Adonis.L'Ambrose, aveva ricoperto una carica politicain USA tra il 1930-1940 ed era stato incontatto con Adonis; giunto in Italia, dal-


Senato della Repubblica — 412 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIl'hotel Sonestar di Milano chiama Adonis,non lo trova e attraverso la cameriera fissaun appuntamento « perché si trattava di cosamolto importante ». <strong>La</strong> Polizìa italiana loperde di vista, ma quella americana sa giàche nella settimana dall'll gennaio 1971l'Ambrose era stato tire giorni insieme conAdonis e che doveva nuovamente incontrarloil 3 marzo dello stesso anno.Le indagini serrate ed attente condotte trail 1970 e il 1971 rivelano come Adonis sia ancoraun « capo » e che la scelta di Milanocome sua residenza è stata determinata daprecise esigenze strategiche: la direzione deltraffico internazionale di preziosi, soprattuttobrillanti, con ramificazioni in Francia edin Svizzera ed il coordinamento del contrabbandodi stupefacenti verso il 'Nord^Euiropa.Questa seconda parte dell'attività dell'organizzazionemafiosa rivela anche quella svoltanella titolarità del traffico che dura ancoraoggi, cioè la prevalenza « marsigliese » e lacollaborazione « siciliana ».L'uomo di Parigi di Adonis è Scotti Salvatore(« don Salvatore ») dedito al traffico distupefacenti, ma notoriamente in contattocon i capi delle bande corse e marsigliesi.Nel marzo 1971 un certo commendatoreMelando chiedeva, attraverso il Maimone, diessere messo in contatto con un sacerdotedella Calabria, don Riso, che era « un pezzogrosso della onorata società di laggiù ». Adonis,come di solito, disse che non lo conosceva,ma avrebbe « provato ». Nel maggio1971 Adonis fu arrestato e proposto per ilsoggiorno: dopo quindici anni di residenza aMilano! Fu mandato in soggiorno obbligatoa Serra <strong>dei</strong> Conti, un piccolo comune in provinciadi Ancona: la sorveglianza sul postofu oculata e rigorosa e ciò malgrado l'Adonisnon rinuncia a ricevere um suo uomo di fiducia,il Caprano, che probabilmente gli riferivadegli affari in corso, o ad intrattenere rapporticon il sindaco ed il parroco del luogo,ostentando signorilità e generosità.L'8 ottobre 1971 la Corte d'Appello di Milanoridusse la misura di soggiorno da quattroa tre anni ed autorizzava Adonis ad utilizzareil telefono purché da posto pubblicoe sotto il controllo dell'autorità di polizia.Ma il « boss » non potè avvalersi della clemenzadella Corte perché decedeva per attaccocardiaco il 26 novembre 1971.Con Adonis si estingue il « governo » mafioso<strong>dei</strong> grandi boss in Italia e la funzionestrategica che esso aveva nei disegni criminosi<strong>dei</strong> traffici illeciti internazionali. I livellioperativi si abbassano all'esecuzione dipiani che poco ormai differiscono da quellidella comune criminalità organizzata, anchese rimane la differenza di fondo tra i duesettori criminogeni: la mafia ha sempre unpiano strategico generale che fa parte delruolo delle « grandi famiglie », mentre la criminalitàcomune organizzata ha come obiettivola singola operazione, limitata, per quantoaudace e grande sia, nello spazio e neltempo.Il simbolo di questa « degradazione » è datodal « dominio » di Gerlando Alberti a Milanoe in Lombardia; un « picciotto » audacee spregiudicato esecutore e killer, che riescea coagulare attorno a sé ed ai vasti interessidi cui è l'epicentro esecutivo la più vastacellula mafiosa che mai sia attecchita fuoridel suo naturale alveo siciliano.In appendice riportiamo i cenni biograficidi questo mafioso e il curriculum del-lesue imprese quale si evince dagli atti giudiziariche lo hanno colpito (v. ali. 2).Alberti in fondo come tutti gli esecutoridura poco sulla scena operativa del grandetraffico internazionale e sarebbe durato menose un maggiore coordinamento tra gli organipreposti alla sicurezza pubblica, compresala Magistratura, avesse 'funzionato conmaggiore organicità. Il lavoro di demolizione,metodico ed accurato, che Polizia, Carabinierie Guardia di finanza iniziarono versola fine del 1970, forse fu in ritardo di unanno, ma, a parte questo, avrebbe portatoalla disintegrazione della cellula già nel 1970se esso fosse stato coordinato con quello dellaMagistratura. Dalle note biografiche si puòdesumere come l'Alberti, arrestato nel dicembre1970, solo per il contrabbando di alcunecasse di sigarette, mentre appena unmese prima era stato denunciato per imputazionigravi e pesanti (rapina, traffico stupefacenti,associazione a delinquere), venne


Senato della Repubblica — 413 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI! DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIscarcerato il 1° aprile 1971, appena in tempoper evitare il mandato di cattura che controdi lui il 7 aprile emetteva il giudice istnittorcdi Palermo nel corso delle indagini delcosiddetto processo .<strong>dei</strong> «114» che furonoquelle che debellarono i nuclei operativi della« nuova mafia ».Potremmo ancora una volta chiederci ilperché di questa disorganicità che non risparmiaMilano, attiva e produttiva, ina larisposta, al di là delle ipotesi fantasiose, sarebbela stessa; salvo precisare che questavolta ed in questi periodi in genere non c'èné lassismo, né indifferenza, ma c'è la strutturasbagliata degli organi della sicurezzapubblica, la scarsezza di mezzi moderni edefficienti, i comparti stagni tra « autorità »diverse.b) Roma e il <strong>La</strong>zio. <strong>La</strong> cellula mafiosa romanaha caratteristiche e, probabilmente,compiti diversi da quella milanese: questaha livelli esecutivi ed operativi, agisce condeterminazione gangsteristica, deve battererivali forti ed economicamente potenti. <strong>La</strong>cellula romana, invece, è più insinuante emeno esposta tanto che usa delle coperturedi « facciata » che non servono a quella milanese,opera a livello più alto ed, infatti, èdiretta da Gaetano Badalamenti, ohe la riunionedelle « famiglie » ha nominato capodella « nuova mafia », ed attende certamentenon a compiti esecutivi, ma a quelli direzionalinon di primissimo livello, cioè a livellodi Luciano, ma certamente a ridosso del livellopiù alto.Gli stessi uomini che confluiscono nell'organizzazioneromana hamno una posizionepiù prestigiosa <strong>dei</strong> « soldati » di Alberti,perché sono Rimi Natale, uomo' che approdaa Roma con la solida copertura -di una assunzionealla Regione <strong>La</strong>zio attraverso appoggied « ammanigliameniti » politici, D'Anna Gerolaimoe Calogero, Mangiapane Giuseppe,tutti uomini « di rispetto ».Nella nota biografica di Gaetano Badailamenti,riportata in appendice, è delineato ilcurriculwn di un mafioso delila « nuova 'mafia» che con audacia spieiata comune a tuttii « giovani leoni » mafiosi soppianta i vecchi iboss per pervenire a posizioni di prestigioe di comando (v. ali. 3).Assolto a Catanzairo, ricompare dopo lalunga latitanza e « da vita » dice la sentenzadal giudice istruttore nel processo <strong>dei</strong> « 114 »« alla nuova associazione mafiosa creandoa Roma centrali, operative presso il negoziodi Brusca Giovambattista e la lavanderia diSciarrabba.« Tali basi erano comode ed insospettabilipuniti di appoggio per il Badalamenti ed isuoi affiliati per dedicarsi al contrabbando ditabacchi in grande stile ed al traffico delladroga ».Una delle più importanti' operazioni antidrogacondotte dalla Guardia di finanza incollaborazione con il Mar colie Bureau haaccertato la presenza direzionale di Badalamenti,che attraverso il fratello Emaniteleresidente a Detroit, è in diretto contatto conl'organizzazione di « Cosa Nostra ». ,11 22 settembre1971 viene arrestato a New YorkD'Aloisio Lorenzo con un carico di Kg. 83 dieroina, celata su un'auto imbarcata a Genova.L'operazione è partita da Roma, arriva aTorino dove il D'Aloisio si incontra con D'AnnaGerolamo e si conclude con l'imbarco aGenova. Sono le vie tortuose dedib organizzazionemafiosa che con lunghi percorsi, collegatiattraverso gli impenetrabili canalisparsi in tutta Italia, 'riescono a sfuggire aisospetti ed alle segnalazioni.Abbiamo riferito le « coperture » .di personerispettabili ed autorevoli che intrattenevanorapporti con Badalamenti, e probabilmentequesto intreccio di protezioni e di« rispettabilità » è alla base del fenomenopiù sconcertante che riguarda il boss della« nuova mafia ».Il Tribunale di Palermo nel dicembre 1969lo assegna, su segnalazione sollecita e circostanziatadella Questura di Palermo, al soggiornoobbligato in provincia 'di Cuneo. <strong>La</strong>Corte d'Appello nel febbraio successivo modificala destinazione ed invtia Badalamentia Velletri: è la scelta più sospetta che mai siaavvenuta e che dimostra a quale distorsionepuò pervenire una misura di prevenzione,utile ed insostituibile, quando è linrazionalmenteapplicata. A Velletri 'Badalamenti governamagnificamente la sua posizione di« capo » della cosca romana, ha molti amici


Senato della Repubblica 414 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIe ,tra l'altro il cugino Francesco ed il notissimoZizza Salvatore sono anche loro a Velletriin un lussuoso appartamento, mentre a Romaè stato inviato in soggiorno obbligato,sempre dalla Corte d'Appello di Palermo amodifica di precedente decisione, il « bracciodestro » di Badatamene, D'Anna Gerolamo,quello stesso che sarà nello stesso albergo'di Torino con D'Aloisio nell'operazione<strong>dei</strong> Kg. 83 di eroina che abbiamo testé ricordato.Il Cornando CC di Palermo insorge controquesta irrazionale decisione e con rapportodel 21 febbraio 1970 chiede una diversa assegnazione:BadaJamenti vdene inviato primaa Maeherio poi a Calciano.In questo stesso periodo (1970-71) gli organipalermitani di Polizia e Carabinieri sonoimpegnati fino allo spasimo per por-re riparoagli effetti negativi della sentenza di Catanzaro,impedendo il rifluire <strong>dei</strong> mafiosi assoltiverso Pailenmo, ma il loro intenso e coraggiosolavoro si dissolve appena il mafiosoha abbandonato d'Isola. <strong>La</strong> pericolosità diBadalamenti, documentata con un lavoro diricerca paziente e tenace, ricostruita a (mosaicocon le tessere di mille indizi, si disperdeappena il boss raggiunge il domicilio a luiassegnato. A Roma addirittura si ha di fenomenocurioso ed inquietante ad un tempo cheè assurto recentemente agli onori della cronaca,quello del questore Mangano che attraversoCoppola crede di inseguire Liggio, mentreBadalamenti opera tranquillamente attraversole sue basi romane. Certamente, aldi là <strong>dei</strong> sospetti che si possono f ormuilare, lapista Coppola-Liggio è stata deviante rispettoall'obiettivo di identificare e combatterela cellula mafiosa romana. Può darsi che siastato Coppola ad assorbire su di sé il caricomaggiore di queste indagini per distoglierledal vero obiettivo, ingannando ed allettandoil questore Mangano, o può darsi che l'organizzazioneavesse disposto in modo da fareconfluire le indagini verso ama certa direzione,quella del Coppola, del tutto innòcuoin quel periodo, per lasciare libertà di azionea Badalamenti; fatto è che fimo al 1972,quando il giudice istruttore di iPalenmo misein moto la (poderosa indagine sui « 114 »,la cellula romana ebbe il rilievo dirigenzialeche abbiamo rilevato proprio perché fu lapiù tranquilla e da essa partirono ile più 'grosseoperazioni <strong>dei</strong> traffici illeciti internazionali.e) Napoli e la Campania. Dopo la mortedi Luciano, Napoli assume un muoio nuovonella strategia dell'« organizzazione » mafiosa.Luciano aveva tenuto costantemente lontanada Napoli ogni operazione collegata aitraffici illeciti internazionali, secondo la regoladel « cuscinetto » per la protezione del capo;aveva difeso con energia la sua sede daogni infiltrazione marsigliese, e non avevamai stabilito rapporti con la malavita organizzata,cioè la « camorra ».Dal 1962 l'« organizzazione » fa di Napoliil nodo di smistamento 'di quasi tutte le operazionilegate ai traffici internazionali, assumendoun ruolo che è diverso da quello di Milanoe di Roma, e che ha una sua specificafunzione, quella cioè di raccordo, di ricercadi « zone franche », cioè 'sicure e protette,per le operazioni via 'mare, sia di carico chedi imbarco, ed infine quella di rifugio e diprotezione per i casi di necessità.Contrariamente a quello che accadeva aMilaino, a Genova o a Roma, per Napoli laricerca di alleanze e collegamenti con la malavitalocale fu, più che naturale, necessaria:la protezione par i punti di sbarco, l'utilizzazionedelle tortuose vie dell'angiporto pergarantire gli imbarchi, la difesa comune dai« marsigliesi » furono tutti elementi che reseroquasi naturale la convergenza di interessi,e quindi l'alleanza, tra gruppi mafiosi ecamorra. Naturalmente l'operazione non fusemplice e non passò neppure così liscia: ilproblema del ruolo dominante dell'elementodirezionale all'inizio sembrò non porsi, maera una finta, mentre divenne acuto via viache si sviluppava e si arricchiva, anche economicamente,l'azione operativa. Lo sbocco,come era fatale, fu quello del .predominiodell'organizzazione mafiosa e del ruolo subalternodella camorra, non a livello di manovalanza,come da qualche parte si è detto,anche se ila manovalanza era fornita 'dalla camorra,ma ad un livello dS. collaborazione intermedianella quale la camorra giocava unabuona fetta <strong>dei</strong> suoi 'interessi economici e si


Senato della Repubblica — 415 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTIaccontentava di lauti profitti, mentre la mafiaorganizzava, dirigeva e decideva.Il relatore, che si è giovato, in particolare,nel corso del sopralluogo conoscitivo effettuatoa Napoli, del prezioso contributo delprocuratore della Repubblica dottor De Sanctis,del questore Zamparelli, del colonnello<strong>dei</strong> Carabinieri Fiorletta e del colonnello dellaGuardia di Finanza Oliva, ha potuto accertare,tra l'altro, come l'innesto dell'attivitàmafiosa sulla delinquenza locale, un tempoorganizzata quale camorra, sia sitato favoritodalla preesistenza, di solidi aggancicon l'ambiente palermitano e della provincia,per l'esistenza di rapporti commerciali collegato'allo smercio di prodotti ortofrutticolipresso i mercati di Napoli e i<strong>dei</strong> centri più importantidella provincia, per l'affluire a Napolidi nuovi manosi ricercati e per rinvio dimolti esponenti della mafia in soggiorno obbligatoin molti comuni della provincia. Dopoil 1961, sono stati aperti numerosi depositidi tabacchi esteri lungo le coste jugo-slavee sempre più frequentemente sono state impiegatenavi greche per il trasporto. Ciò hacomportato una diversa organizzazione ed unrafforzamento dai collegamenti tra te associazionisiciliane, calabresi e campane, inquanto nessuna organizzazione locale avevaila capacità economica di pagare anticipatamenteil 40-50 per cento del carico diuna nave, che varia da 1.500 a 4.000 cassedi sigarette.Esiste, quindi, interdipendenza tra mafiae contrabbando in quanto quella ritrovain questo fonte di lucro, ma conferisce asua volta disponibilità 'finanziarie, struttureorganizzative, possibilità di protezione.Per quanto riguarda il traffico di stupefacentiNapoli è diventata uno <strong>dei</strong> punti piùimportanti di transito e di smercio — alivello di grossisti — di droga, ed è il puntodi partenza per gli USA ed il Canada.Serve anche come punto di arrivo e di successivosmistamento per la cocaina che vieneintrodotta, con provenienza dal Perù, epoi dirottata nel Nord-Italia e nell'Europacentrale. Il tramite ddila 'droga diretta inUSA e Canada è « amministrato » da organizzazionidi trafficanti sicuilo-americani.Almeno dal 1970, ha potuto accertare ilrelatore, si è concretizzato in Napoli e provincia,con ramificazioni anche in Salerno,l'innesto del costume e dell'attività mafiosasul tessuto camorristico.Tale « associazione » itra elementi mafiosisiciliani e napoletani, contemporaneamenteall'attività di organizzazioni contrabbandierefrancesi, ha dato luogo ad una serie difatti criminosi culminati in diversi omicidi.Un dato tipico dell'organizzazione mafiosache opera a Napoli, che la distingue daquelle operanti a Milano e Roma, è la molteplicitàdi cosche siciliane anche con interessidistinti e con collegamenti non identicicon la malavita locale, e tuttavia legati insiemeda un filo comune di direzione, tantoche a Napoli non si ripetono i confilitti sanguinositra cosche che sono, staiti elementilaceranti nell'organizzazione siciliana e inquella palermitana in particolare.Gli intrecci ed i collegamenti sono staticosì individuati dal colonnello Oliva:Spadaro Tommaso con i napoletani DoriaAntonio, Sciorio Luigi e Bontade Stefano;Sciorio Luigi con i siciliani Maisto Giuseppe,Spadaro Giuseppe, Spadasro Vincenzo;Camporeale Antonino con i napoletaniDi Carluccio Eduardo e Palamara Emilio;Matranga Giovanni con i napoletaniAmoroso Gennaro e Mallo Gaetano;Tortora Gennaro con il napoletano DiCarluccio Eduardo e il calabrese PaiamaraPietro;Alberti Gerlando con Todaro Cimiamo,Jenna Onofrio, Jenna Antonino, Alberti Gerlandojunior, fratelli Palamara, Di CarluccioEduardo, Ammirato Giuseppe e NapoletanoGennaro;Di Carluccio Eduardo e Palamara Emiliocon i cugini Savoca e altro gruppo dicontrabbandieri siciliani, tra i quali LonardoCario, i cugini Vernengo e Arena Onofrio;Grieco Luigi ed il fratello Vincenzo coni fratelli Tagliavia di Palermo;Bontade Stefano, Bontade FrancescoPaolo, Spadaro Vincenzo, Spadaro Tommasoe Messina Andrea con i napoletani Scio-


Senato della Repubblica — 416 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTI>rio Luigi, Bucco Francesco e Ferrara Raffaele.Le organizzazioni contrabbandiere straniereoperanti in Campania, ohe si dedicanoal contrabbando in grande stile, sono almenotre:quella facente capo ail Console generaledi Panama a Casablanca, composta di- cittadinistranieri e di genovesi;quella cosiddetta <strong>dei</strong> « piedi] neri » inquanto controllata da elementi di originefrancese ma insediati in Nord-Africa, ineipossedimenti ex-francesi (Zurita, ConvLLliez,eccetera);queilla composta dai « marsigliesi », comei fratelli Canovaggio.•Ohi tiene le fila dell'organizzazione sono ifrateldi Filipipone, Salvatore e Gaetano, chedopo la strage di viale <strong>La</strong>zio .abbandonaronoPalermo e si stabilirono a Napoli. Il Gae-•tano che era un elemento importante peril « riciclaggio » del denaro « sporco » -si propone— dice il giudice i&tnuttore Neri nellasentenza <strong>dei</strong> « 114 » — di continuare l'attivitàedilizia che aveva proficuamente esercitatoa Palermo con l'impresa Itail-Sud e cerca diacquistare un vasto comprensorio 'di terrenoedificabilc lungo la Domiziana. « Apparelogico — dice il giudice — ritenere ohe iFilippone riversavano nell'edilizia — altrocampo di sfruttamento parassitario preferitodai mafiosi — gli illeciti utili ricavati dalcontrabbando ».Ai Filippone è legato Giacomo Camporealeche è il tramite per il contrabbando, delladroga verso il Nord e CentronBuropa. -Nelcorso della sua 'residenza in Olanda quelleautorità lo segnalarono come trafficante distupefacenti e quando si rese latitante lasua meta per sottrarsi, alla cattura fu il rifugioin Canada sotto il manto protettivodella potente organizzazione di « Cosa Nostra» che vi si era trasferita. E GerlandoAlberti, quando la macchina dalle indagininei suoi confronti si mette in moto, trovarifugio a Napoli, dove poi viene arrestato aconclusione di una brillante indagine dellaQuestura.In così vasto campo di attività e con laconfluenza di interessi non sempre coincidenti,la regolamentazione delle controversie,la ricerca di « pacificazioni » diviene arduae difficile. Funziona, un vertice comunetra mafiosi e « camorristi » — e nel corsodi uno di essi all'albergo Commodore i Carabinieriarrestavano Savoca Giuseppe, Grieco,Di Carluccio, Di Stefano, Candedlo — manon sempre riesce a riappianare le conteseed a fugare i sospetti, soprattutto quelloterribile della « spia ». Nel corso del 1972-73l'eliminazione di Sciorio, di Palamara, di Cacciapuoti,di Grieco avviene per l'una o l'altracausa ed è il segno della ferrea leggemafiosa che prevale e s'impone; Palamarafu certamente sospettato di essere un « confidente» della polizia e scomparve nel tipicostile mafioso, mentre Sciorio venne assassinaloprobabilmente perché (rivendicava .troppalibertà di azione, come quella di staccarsidalla soggezione alla « cosca », Bontade peravere iniziative proprie con i « marsigliesi ».d) In altre città della Penisola e nella (partedella Sicilia orientale che per antica tradizioneè estranea al gioco mafioso si verificanoinfiltrazioni non di cosche o oel'lule,ma di basisti governati dalla organizzazioneper utilizzare punti operativi scarsamentecontrollati o necessari alle operazioni collejgate ai traffici internazionali.j Genova ha <strong>dei</strong> fiduciari di Alberti comeBartolo Calogero e Maimone Giovanni e dalleintercettazioni telefoniche realizzate nell'ambitodell'istruttoria <strong>dei</strong> « 114 » si evince— pur con linguaggio convenzionale, il cosiddetto« baccagghiu » — che nella città ligurevi è un grosso giro di interessi 1 mafiosi.Questo spiega anche i frequenti! viaggi aGenova, dal 1969 fino al 1971, di Alberti edi suoi « picciotti », quali Seidita Gioacchino,D'Amico Cesare, Vaccaro Antonio e l'Albertijunior.Vittoria, una cittadina in provincia di Ragusa,lontana dai clamori delle cosche mafiosee dalle indagini di polizia, vide unastrana confluenza di personaggi ed interessimafiosi all'inizio del 1970. I fratelli Teresi,di cui parleremo nel prossimo capitolo, costruttoriedili di Palermo, si trasferisconoa Vittoria per la costruzione di un condominio,mentre i fratelli Gambino Gaspare eSalvatore, personaggi di alta qiualificazione


Senato della Repubblica — 417 — <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> DeputatiLEGIS<strong>LA</strong>TURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RE<strong>LA</strong>ZIONI - DOCUMENTI•mafiosa, acquistavano <strong>dei</strong> terreni nella zonadi Vittoria. Il giudice distruttóre Neri cosiscrive nella sua sentenza: « non ritiene ilgiudice istnittorc che l'attività edilizia a Vittoriasia servita per giustificare la presenzanel -ragusano. È logico, invece, ritenere chein concomitanza con altri affari — contrabbandodi tabacchi lungo -le coste della Siciliaorientale — -i Teresa, d'Albanese ed il Citardaabbiano colto l'occasione per riversareparte degli illeciti nell'edilizia locale e puntare,-nello stesso tempo, su due lucrose attività».Nel ragusano, infine, sii trova una delletracce del giornalista De Mauro alila ricercadi notizie e di indagini sulle cosche, 'tantoda chiedere consiglio per poterle fotografaredi notte. Tarino e Catania sono gli ailtridue punti su cui convengono operazioni mafiosee riunioni di mafiosi.12. — II quadro di questa ampia ristrutturazionedell'organizzazione mafiosa va completatocon qualche cenno sul clan Greco delquale è stata (pubblicata la nota biograficanel corso della V legislatura. 11 .ruolo preminenteassunto dai due cugini Greco nelnuovo assetto dell'organizzazione, la toro capacitàdirezionale e l'avallo di « Cosa Nostra» al loro accesso al i« vertice » trovanoriscontri obiettivi nei collegamenti che essihanno con tutte le cosche e nei summitda loro indetti ai quali (partecipano i capiregimeoperanti in Italia. <strong>La</strong>titanti dal 1963,•i due Greco viaggiano frequentemente perl'Italia pur avendo la loro centrale operativaa Casablanca e in Svizzera.Greco « ciaschiteddu » si incontra a Cataniacon l'emissario del posto Calderone Giuseppe,sconosciuto alla Polizia locale ancoranel 1973 in occasione dell'indagine sul postosvolta dal nostro Sottocomitato e dopoche quella di Palermo ne aveva individuatoil ruolo non secondario nell'organizzazione,per preparare il « vertice » idi Milano del 16luglio 1970 e quello successivo di Zurigo. Calderoneera stato insieme al senatore Verzotto,già Presidente dell'Ente minerario siciliano,testimone alle nozze del noto' Di CristinaGiuseppe, impiegato in un ente dellaRegione siciliana.« Queste riunioni — scrive il giudice Nerinella sentenza — -dovevano avere scopi benprecisi e riguardare questioni -di mafia dialtissimo livello ».L'azione direzionale <strong>dei</strong> Greco è -completamentediversa da quatta <strong>dei</strong> capi-iregimeoperanti in Italia come Alberti, Liggio e, anchese ad un 'livello -superiore, Badalamenti.Quasi certamente i Greco dirigono la parteeconomico-finanziaria e la rete -sottile -di collegamentili tiene in contatto sia con « CosaNostra », sia con le cosche -siciliane.Il cognato di Totò « d'ingegnere », SalvatoreSalonione, latitante come i Greco dal1963, è sicuramente in Italia negli anni 1968-1969, e il 6 luglio 1969 viene casualmente accertatala sua presenza in Milano, nel corsodi min controllo nei locali pubblici. Pranzavain un ristorante insieme a Bono -Giuseppee Brusca Armando.Il giudice istruttore Neri accerta nel corsodelle indagini che Saliamone è collegatocon l'organizzazione americana, attraverso•la quale ha acquistato a ,New York una pizzeria(la stessa cosa avverrà per Buscetta).Dai documenti sequesitrati oùsiultò -che avevasoggiornato in Canada, ottenendo la patentedi guida a Quebec, in Brasile ed inaltri paesi sud-americani.Il Bono Giuseppe, in compagnia del qualepranza il Salomone, è uomo di fiducia diJoe Adonis ed è l'anello che collega il vecchioboss alla cosca di Alberti, come è risultato-da una serie di intercettazioni telefonichenell'ambito delle indagini sui « 114 ».<strong>La</strong> « nuova mafia » ha avuto .un periodobreve, ma intenso, di attività criminosa chesi può collocare nel triennio' 1969-71. L'azionecoraggiosa paziente, tenace della Polizia,Carabinieri e Guardia di finanza, sotto la direzionedel giudice istruttore Neri, ne stroncòi rami più frondosi anche se non riuscìa colpire le radici ed il tronco.Le cosche operanti in Italia furono individuatee debellate, ma il cervello operativoè rimasto intatto, così come intatti sonorimasti i canali economici attraverso i qualisi convogliano i grandi profitti delle attivitàillecite collegate ai traffici intemazionali.Vedremo nel capitolo conclusivo come daquesto tronco germogli-era 'la « quarta 'mafia» più spieiata e feroce della precedente.27.

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