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scarp150 - Caritas Torino

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le redazioniVicenzaLe ore gelide,intorno la genteche tira drittoQuello che ci interessa raccontare,a noi che viviamo o abbiamovissuto nei ricoveri comunali o della <strong>Caritas</strong>,è la durezza della vita quotidianaper strada, quando il dormitorio chiudei battenti alle nostre spalle. E lo facciamochiedendovi di immaginare unabreve parte della giornata: quella che vadalla chiusura del ricovero all’aperturadei centri diurni, tra le 7.30 e le 9 di mattina.Se d’estate a quell’ora l’aria è frescae si sta bene, potete ben capire invececome si stia d’inverno, quando dalcalduccio del letto ti catapulti in unastrada gelata senza una meta, senza unposto dove andare. E in quelle umide opiovose giornate d’autunno o di primavera?Eccovi dunque la scena: gruppi dipersone che lasciato il ricovero si affrettanoper raggiungere portici o portonidove trovare uno pseudo-riparo. Chi habuone gambe raggiunge l’ospedale e siFirenzeHo visto la cittàdiventarealveare di alieniHo visto... È l’inizio di Dio èmorto di Guccini e anche di Urlo, celeberrimapoesia di Allen Ginsberg. L’argomentoè lo stesso di queste poche righe:cosa ho visto intorno a me dallamia prima giovinezza a ora? Ho vistouna città diventare, da piccola ma orgogliosadella propria unicità (artistica esociale), un agglomerato di case abitateda alieni sconosciuti, votati allo sfruttamentointensivo di mandrie di esseriumani più interessati a fabbricarsi ricordidigitali anziché a capire i monumentiche stanno loro davanti, dove ilvalore degli individui è misurato da unanuova forma di razzismo: la ricchezza.Ho visto una regione, bellissima, aggreditada cemento, inquinamento,massificazione incontrollata e acriticain cui qualsiasi manifestazione culturaleviene svilita a “evento” valido solo perla quantità di biglietti venduti, e ognirintana al caldo delle sale d’attesa, mase piove gli si rovineranno tutte le scarpee poi dovrà ritornare in centro per farecolazione al Mezzanino o per raggiungereil centro diurno San Faustino,alle 9. Chi ama leggere e ha dimestichezzacon libri e giornali può ripararealla biblioteca civica che apre alle 8.30,mezzora di freddo in meno.A rendere ancora più disagiate que-specificità, anche materiale, minima,come un prosciutto affumicato, replicatafalsandola in omaggio al dio denaro.Ho visto una nazione, uscita dallamiseria di una miserevole guerra, risollevarsi,progredire al punto da lasciarsperare ai propri cittadini di poter cominciareun nuovo ciclo di civiltà nellalibertà, per poi tornare invece lenta-ste gelide ore mattutine sono gli sguardidella gente, che ti squadra da capo a piedi.Pochissimi, uno su cento, si fermanoa chiederti se hai bisogno di qualcosa oper scambiare anche solo una parola, lamaggior parte tira dritto. Eccoci qui, allora,sulle strade d’Italia, a girare infreddolitie bagnati senza una meta, e conun grande scoraggiamento nel cuore..La redazionemente indietro abbandonando cultura,solidarietà, identità nella diversità, eprostrarsi, con l’aiuto di schermi televisivisempre più grandi, a un’idea dellasocietà e dello stato che disconosce nonsolo le proprie radici, ma anche una minimaconcezione dell’intelligenza, dellacultura e della democrazia. .Roberto Stramonioaprile 2011 <strong>scarp150</strong>.13

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