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scarp150 - Caritas Torino

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In un libro della giornalista Dazzi, la storia “impossibile”tra un ragazzino peruviano e una figlia della Milano-beneLe apparenze contano,l’amore è senza colore<strong>scarp150</strong>milanodi Daniela PalumboZita Dazzi (nella foto) lavora come giornalista a Repubblica dal 1989: ilsuo lavoro da cronista rappresenta un osservatorio privilegiato per capire i cambiamentidella città dove è nata 45 anni fa. Ma senza la sensibilità con la quale Zitasi mette in ascolto del territorio, non sarebbe nata la storia che racconta nel suo ultimolibro: Il volo di Alice (edizioni Rizzoli), ispirato a una storia vera. «L’idea parteda un episodio di cronaca di cui mi sono occupata per il giornale – racconta ZitaDazzi –. Durante il periodo delle polemiche sulla legge anticlandestini, un giovaneperuviano rimase solo nella sua casa di Pavia per un paio di settimane, mentre lamadre tornava in patria per motivi familiari. Il ragazzo durante l’assenza della donnacominciò a stare male, ma non chiese aiuto e non accettò di andare in ospeda-le perché non aveva il permesso di soggiornorinnovato e aveva paura di esseredenunciato dai medici, come allora anche se superare leCerto che è possibile,si paventava. Quando la madre tornò, il barriere della diffidenzae del pregiudizioragazzo stava malissimo. Quella che erauna semplice appendicite era degeneratain una peritonite. A quel punto il ri-All’inizio di ogni storianon è sempre facile.covero non servì a bloccare la malattia. d’amore c’è l’incontroLuìs – a cui è ispirato il Jaime del romanzo– è stato in ospedale per quasi mai, i ragazzi stranierifra due persone. Or-un anno, subendo una ventina di interventichirurgici. Ma poi morì, quando il 30% degli alunni dellecostituiscono il 20-libro era in stampa».nostre scuole. Molti, ilIl Volo di Alice tocca il tema dell'integrazione,ma anche le differenze so-Fin da piccoli si mischiano con i coeta-25%, sono nati qua.ciali. Oggi a Milano è davvero possibileche due ragazzi che appartengo-avendo la cittadinanza formale. A voltenei italiani e si sentono italiani, pur nonno a mondi così diversi si innamorino?amori, le famiglie si conoscononascono amicizie anche forti, a volteattra-Le vite di Alice e Jaime non potrebbero essere più diverse.Quindicenni iscritti a un liceo classico milanese, Alice è figliadi una giornalista-intellettuale con la quale ha un pessimorapporto, mentre Jaime è figlio di un’immigrata peruviana,arrivata in Italia da clandestina e regolarizzata con difficoltà.Quando si innamorano, nessuno sembra disposto adaccettarlo: gli amici di lei la giudicano una pazza, lui subisce leritorsioni di un gruppo di bulli del suo quartiere. E ad aggravarela già difficile situazione, Alice viene anche molestata da unamico della madre, senza che questa si renda conto di nulla...Zita Dazzi, Il volo di alice (Rizzoli 2011, pagine 160, 11,50 euro)verso i figli. Ma certo, gli ostacoli cresconoman mano che i ragazzi diventanograndi. Se all’asilo i bambini nonfanno troppo caso alle differenze, dallemedie in avanti le cose diventano piùcomplicate. Le apparenze e le esterioritàcominciano a contare di più. Diventamolto frequente che i giovani diorigine straniera stiano solo fra di loro, eche gli italiani li rifiutino. Tutto questoproduce comportamenti ostili, a voltescontri, in generale indifferenza,mancanza di solidarietà.Eppure, è propriodall’incontro di singolepersone che possononascere nuove speranze.Jaime è stato picchiatoda ragazzi italiani dellaperiferia, dove il disagioè forte. Spesso i “cattivi”sono quelli che invecedovrebbero esserepiù solidali? Perché?Perché nelle periferie spesso si è incompetizione per gli stessi beni, comela casa, il lavoro, il posto all’asilo per i figli.Sono le persone più deprivate chevedono negli stranieri un potenziale rischio,perché quando le risorse mancanoper tutti, si scatena la guerra fra poveri.In queste situazioni sarebbe importantela presenza delle istituzioni neiterritori, come forza di mediazione deiconflitti, come agenzie educative checreino spazi di incontro e di reciprocaconoscenza. L’ultima cosa che serve insituazioni di tensione è alitare sui ventidi rivolta, militarizzando i quartieri. Piùeducatori, meno camionette di polizia,diceva il cardinale Tettamanzi pochimesi fa. Sottoscrivo..<strong>scarp150</strong> aprile 2011.37

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