riceviamo e pubblichiamo - Lo Scirocco
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In un mattino di sole, pulendomi<br />
con la mano i vestiti che si erano<br />
imbiancati di polvere mentre rotolavamo<br />
per terra, io ed il compagno<br />
che mi aveva accusato, e a cui mi<br />
riuscì di dare una buona scarica di<br />
pugni, gettai un’ultima occhiata a<br />
quei vecchi pilastri di tufo e al busto<br />
torvo e impettito del poeta della terza<br />
Italia, ritto su un’erma nel mezzo<br />
della piazzetta, e voltai le spalle per<br />
sempre a otto anni di vita liceale, ai<br />
compiti di latino copiati all’ultimo<br />
momento, ai banchi sui quali con<br />
una vecchia lama da barba avevo aggiunto<br />
il mio nome a quello di mio<br />
padre, sebbene però, devo confessare,<br />
con assai meno abilità e minuziosa<br />
eleganza di incisore. Dopo<br />
aver fatto cerchio intorno a noi<br />
mentre ci battevamo, senza che osassero<br />
d’intromettersi come in ogni altro<br />
caso avrebbero fatto, i ragazzi mi<br />
guardavano partire con un silenzio<br />
pieno di rispetto e si sporsero sulla<br />
via per seguirmi con gli occhi fino a<br />
tanto che non avessi svoltato l’angolo.<br />
Ero stato espulso da tutti i licei del<br />
Regno. Mi cacciai le mani in tasca e<br />
mi diressi verso la piazza. Il campanello<br />
d’entrata che in quel momento<br />
sentii suonare con la sua consueta<br />
e balorda frenesia non aveva più<br />
nulla a che fare con me.<br />
Guardavo il fresco oro del sole<br />
scendere per i cornicioni delle case,<br />
i commessi che aprivano i negozi, le<br />
donne seguite dai facchini con le<br />
Q U A D E R N O S A L E N T I N O<br />
sporte della spesa, gli impiegati che<br />
andavano agli uffici, e infine, con<br />
commiserazione, qualche scolaro in<br />
ritardo che correva coi libri sottobraccio<br />
verso la scuola, e mi sentivo<br />
orgoglioso della mia libertà. Fino al<br />
giorno prima ero stato uno degli studenti<br />
più scapestrati del liceo, e mi<br />
sembrava che la scuola non avesse<br />
nessuna presa sul mio spirito insofferente;<br />
invece solo ora, da questa<br />
sensazione così piena e finora sconosciuta<br />
della libertà arguivo che ero<br />
sempre vissuto nel giro della scuola,<br />
anche quando più mi pareva di calpestarne<br />
leggi e principi.<br />
Il profumo<br />
della libertà<br />
Un invito alla lettura dei nostri autori,<br />
attraverso alcune delle loro pagine più significative<br />
a cura di Giovanni Coluccia<br />
Vittorio Bodini - Nato da genitori leccesi a Bari nel 1914, Vittorio Bodini trascorre<br />
a Lecce l’infanzia e la giovinezza. Consegue la laurea in Filosofia a Firenze.<br />
Si trasferisce in Spagna come lettore di italiano. Dopo alcuni anni, ottiene<br />
la cattedra di Letteratura Spagnola all’Università di Bari. Infine, si trasferisce<br />
a Roma, dove muore nel 1970. Pur tra i frequenti spostamenti, mantenne<br />
per tutta la vita rapporti stabili col Salento. Vittorio Bodini è stato narratore,<br />
critico, operatore culturale, traduttore, poeta in contatto con i maggiori<br />
esponenti della cultura letteraria italiana del suo tempo. È considerato tra i<br />
massimi interpreti e studiosi italiani della letteratura spagnola. Tutte le poesie<br />
e molte delle prose bodiniane sono oggi ripubblicate nella collana Bodiniana<br />
della Besa Editrice.<br />
22<br />
Per accedere alla piazza vi erano<br />
diverse vie, ma una sola che conducesse<br />
diritto alla sua anima segreta;<br />
era una stradina corta e angusta,<br />
chiusa ai due sbocchi al transito dei<br />
veicoli, di cui del resto sarebbe a stento<br />
potuto passarne uno solo, e fittamente<br />
punteggiata di oscure botteghe,<br />
nipoti degli antichi fondachi veneziani<br />
di cui testimoniava il nome<br />
stesso della via, che era via San Marco.<br />
Un via vai di gente vi si scontrava,<br />
urtandosi, fermandosi a guardare<br />
alle vetrine, scomparendo entro i<br />
negozi. Quando questi erano aperti,<br />
e le loro porte fermate al muro all’esterno,<br />
non si vedeva un solo centimetro<br />
di muro sui due lati; i commessi<br />
venivano avanti sulla porta<br />
per far vedere alla luce la qualità<br />
d’una stoffa al cliente, o incerto o diffidente,<br />
i padroni uscivano di corsa<br />
sulla via per chiamare indietro un<br />
compratore con cui non s’erano<br />
messi d’accordo sul prezzo, e invitarlo<br />
a una nuova, più favorevole contrattazione.<br />
Per lo più si trattava di intere<br />
famiglie, perchè l’acquisto d’un<br />
abito o d’un lenzuolo non era cosa<br />
da farsi senza che tutti i membri della<br />
famiglia vi avessero dato il loro parere.<br />
[…]<br />
Tratto da IL FIORE DELL’AMICIZIA, romanzo<br />
di Vittorio Bodini pubblicato postumo,<br />
a cura di D. Valli, nella rassegna della<br />
Banca Popolare Pugliese “SudPuglia”,<br />
a. IX, n. 1, marzo 1983.