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"I figli dell'aria" di Emilio Salgari

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IL DESERTO DI GOBIIl veliero segnalato da Fedoro, era una <strong>di</strong> quelle massiccenavi che i cinesi chiamano ts' tao ch' wan, che il governoimperiale ha ormai relegate sui grossi fiumi, dopo lariorganizzazione della flotta, onde tenere in freno i pirati chepullulano su tutti i corsi d'acqua dell'interno.Mostruose carcasse, del resto, che non offrono alcunaresistenza al tiro delle moderne artiglierie e che non sono affattomaneggevoli, <strong>di</strong> forme barocche e tozze, pessimi velieri,insomma.Scorgendo i manciù, i quali facevano numerosi segnali, ilcomandante della nave aveva mo<strong>di</strong>ficata la sua rotta per andarlia raccogliere, immaginandosi che qualche motivo imperiosorichiedesse il suo appoggio.Sapendo Fedoro che le giunche da guerra portano cannonie numerosi equipaggi, aveva consigliato Rokoff <strong>di</strong> gettarsisubito <strong>di</strong>etro l'isolotto, onde non rimanere esposti al fuoco delveliero.– Vi giungeremo prima che la giunca abbia imbarcati imanciù – <strong>di</strong>sse il capitano. – Ha da percorrere ancora un miglioe questo tempo sarà a noi bastevole.– E potremo resistere noi, se lo Sparviero non sarà pronto aspiccare il volo?– Ho veduto le ali a muoversi, quin<strong>di</strong> è segno che ilmacchinista ha compiuto la saldatura. Signor Rokoff,appoggiate sull'isola. Vedo i manciù a fare dei nuovi segnali allagiunca.– Ancora pochi colpi <strong>di</strong> remo, signore – rispose il cosacco148

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