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targa florio 2012 - Il Giornale Italiano

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ITALIATRASFORMÒ LA “COSAPOVERA” IN UNCAPOLAVOROPapa Giulio II, con intelligente e raralungimiranza, ad un certo punto lasciòlibero Michelangelo di creare la sua“opera” che seguì la sua ispirazionegeniale di Michelangelo. <strong>Il</strong> ponteficeGiulio II della Rovere, dal 1508, dovetteaspettare ben 4 anni prima dipoter ammirare questa “restaurazione”che rivoluzionò la storia dell’artema che con i suoi messaggi religiosidivenne un simbolo per la chiesa nelmondo. Inizialmente il Buonarrotiera stato incaricato di dipingere soloi dodici Apostoli, ma poi, ritenendo ilprogetto iniziale “cosa povera”, proposeuna sua idea di realizzazione.Michelangelo concepì, per la volta, unprogetto pittorico con 9 storie centraliraffiguranti episodi della Genesi conai lati figure di Ignudi che sostengonomedaglioni raffiguranti scene dal Librodei Re. Alla base della volta ci sono12 Veggenti, Profeti e Sibille assisi suitroni che sono contrapposti più in bassoagli Antenati di Cristo che vengonoraffigurati in Vele e Lunette. Nei quattroPennacchi angolari si vedono episodidella salvazione miracolosa delpopolo d’Israele. Per celebrare questoevento, l’Associazione MetaMorfosi,ha organizzato una mostra che esponeimportanti disegni autografi del Maestroinsieme ad alcune stampe d’epoca.I disegni della Volta vengono confrontatinell’esposizione con le corrispondentiimmagini della Sistina, cosìda poter scoprire la fase progettualedel capolavoro. Fra le curiosità piùrare figura l’unico progetto complessivodel Giudizio Finale, sopravvissutoal rogo provocato da Michelangelo.67/<strong>2012</strong>PAPA BENEDETTO XVI RIPETE IL GESTO DI GIULIO II<strong>Il</strong> Pontefice ha voluto ripetere lo stessorito con cui il 31 ottobre del 1512Papa Giulio II Della Rovere, alla vigiliadella festa di Tutti i Santi, inauguròla volta affrescata da Michelangelo.“<strong>Il</strong> grande artista - ha detto Ratzingernell’omelia - già celebre per capolavoridi scultura, affrontò l’impresa didipingere più di mille metri quadratidi intonaco, e possiamo immaginareche l’effetto prodotto su chi per laprima volta la vide compiuta dovetteessere davvero impressionante”. Inproposito, nel 1899, anche il Woelfflincon una bella e ormai celebre metafora,affermava: “Da questo immensoaffresco è precipitato sulla storiadell’arte italiana ed europea qualcosadi paragonabile a un violento torrentemontano portatore di felicità e altempo stesso di devastazione, nullarimase più come prima”. <strong>Il</strong> Papa haricordato anche le parole di GiorgioVasari: “Questa opera è stata ed è veramentela lucerna dell’arte nostra,che ha fatto tanto giovamento e lumeall’arte della pittura, che ha bastato ailluminare il mondo. Lucerna, lume,illuminare - ha sottolineato BenedettoXVI - tre parole del Vasari chenon saranno state lontane dal cuoredi chi era presente alla Celebrazionedei Vespri di quel 31 ottobre 1512.Ma non si tratta solo di luce che vienedal sapiente uso del colore ricco dicontrasti, o dal movimento che animail capolavoro michelangiolesco, madall’idea che percorre la grande volta:è la luce di Dio quella che illuminaquesti affreschi e l’intera CappellaPapale”. Quella stessa luce che secondoil Pontefice con la sua potenza vinceil caos e l’oscurità per donare vita:nella creazione e nella redenzione. LaCappella Sistina narra questa storia diluce, di liberazione, di salvezza, parladel rapporto di Dio con l’umanità.“Con un’intensità espressiva unica -ha proseguito Papa Benedetto XVI - ilgrande artista disegna il Dio Creatore,la sua azione, la sua potenza, per direcon evidenza che il mondo non è prodottodell’oscurità, del caso, dell’assurdo,ma deriva da un’Intelligenza,da una Libertà, da un supremo atto diAmore. In quell’incontro tra il dito diDio e quello dell’uomo, noi percepiamoil contatto tra il cielo e la terra;in Adamo Dio entra in una relazionenuova con la sua creazione, l’uomo èin diretto rapporto con Lui, è chiamatoda Lui, è a immagine e somiglianzadi Dio”. Secondo il Papa, vent’annidopo, nel Giudizio Universale, Michelangeloconcluderà la grande paraboladel cammino dell’umanità,spingendo lo sguardo al compimentodi questa realtà del mondo e dell’uomo,all’incontro definitivo con il CristoGiudice dei vivi e dei morti. Percelebrare assieme a tutti gli amantidell’arte italiana i 500 anni della CappellaSistina, soprattutto per chi nonpuò farlo praticamente recandosi inVaticano, il Santo Padre offre la possibilitàdi un emozionante viaggiovirtuale, straordinarianente verosimile,attraverso il sito www.vatican.vaNEI SUOI AFFRESCHI ANCHE UN PÓ DI CALABRIALo spirito di Gioacchino da Fiore aleggia nella Cappella Sistina. L’Abate calabrese“di spirito profetico dotato” citato da Dante nella Divina Commedia,sembra che abbia influito sul programma iconografico della Sistina. A confermarloè il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci afferma: “il pensierogiochimita attraversa come un grande fiume tutta la spiritualità cristianadell’Occidente. Giacchino da Fiore è stato uno dei grandi profeti dell’occidentecristiano. Sicuramente Michelangelo lo conosceva - prosegue il dirigentevaticano - in quanto aveva dimestichezza con le Scritture, con i testisacri, e poi lo si capisce dalla sua pittura”. A questo proposito, commentandoi cinque secoli di vita del capolavoro di Michelangelo, Don Enzo Gabrieli,ha precisato: “Abbiamo voluto dedicare un approfondimento agli affreschidella volta della Sistina e scoperto che in essa c’è un po’ di Calabria”.IN MOSTRA I PICCOLICAPOLAVORI DIMICHELANGELO<strong>Il</strong> Buonarroti volle distruggere quasi tuttigli schizzi perché di lui doveva rimaneresolo ciò che era perfetto. Quei pezzi dicartoncino con figure incomplete: unamano, un viso, una gamba, sono tuttoquello che resta dell’opera preparatoriadei più grandi e famosi affreschi dellastoria: quelli della Cappella Sistina diMichelangelo Buonarroti. Cinquecentoanni fa, giusto il 31 ottobre del 1512,papa Giulio II, seguito dai suoi cardinali,varcava la soglia dalla sala per ammirareil lungo lavoro a cui il maestro toscano siera dedicato per anni. Nel romano PalazzoSan Macuto della Camera dei Deputati,è aperta la mostra «Michelangelo ela Cappella Sistina nei disegni autografidella Casa Buonarroti», a cura dell’associazioneMetaMorfosi. L’esposizioneoffre fino a 7 dicembre un gruppo dibozzetti, con ampi riferimenti fotograficiagli affreschi della volta. Da sottolinearela presenza dell’unico progetto complessivoper il Giudizio Universale sopravvissutoal rogo che creò Michelangelo,negli ultimi anni della sua vita, distrussegran parte dei disegni romani, affinché,come racconta il Vasari: «Nessuno vedessele fatiche durate da lui et i modi ditentare l’ingegno suo, per non apparirese non perfetto». Ci sono poi una seriedi stampe e dipinti di artisti che, nei secoli,sono stati ispirati dai grandi affreschi.Dopo pochi attimi che si osservanoi bozzetti si rimane incantati dalla morbidezzadel tratto, dalla «tridimensionalità»delle pur appena accennate figure.E guardando questi pochi, piccoli grandicapolavori del Buonarroti, si intuiscequanto sia stato lungo e spossante il lavoronecessario per regalare alla Storia eall’Umanità la Cappella Sistina. Michelangeloiniziò a lavorare alla volta il 10maggio del 1508 e terminò nel 1512. AlGiudizio si dedicò tra il 1536 e il 1541.Abituato a lavorare in ampi spazi, dovettesdraiarsi sulla tavola dell’impalcaturaper poter dipingere la volta. Laconseguenza della posizione era i continuigocciolamenti negli occhi colori.Quando Papa Paolo III chiese un pareresull’opera a Biagio da Cesena, suo maestrodi cerimonie, egli rispose che erascandaloso che in un luogo sacro fosseroesposti corpi “ignudi” mostrando le“vergogne”. Ne seguì una campagna dicensura del cardinale Carafà contro Michelangelo,che reagì raffigurando il bigottoBiagio da Cesena nei panni di Minosse,il giudice infernale. Questi chiesea Paolo III che il suo ritratto venisserimosso e il Papa rispose che l’infernoera fuori della sua giurisdizione. MortoMichelangelo venne incaricato di coprirele parti intime Daniele da Volterra,che divenne noto come “Braghettone”.Pag. 25

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