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Annuario statistico italiano 2012: Attività culturali e sociali varie

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<strong>Annuario</strong> <strong>statistico</strong> <strong>italiano</strong> <strong>2012</strong>Il flusso di visitatori degli istituti statali di antichità e d’arte, che già fra il2009 e il 2010 aveva mostrato robusti segni di ripresa rispetto alla flessionedel 2008, continua quindi a crescere, con 2.797 mila ingressi in più, che corrispondonoa un aumento del 7,5 per cento. La variazione percentualmente piùsignificativa è stata registrata nelle isole, con oltre 85.000 nuovi visitatori, parial 27,5 per cento in più sul 2010. Il solo dato negativo (-45.000 ingressi, paria poco meno di un punto percentuale) è stato invece registrato nel Nord-est.Nello specifico, il numero di visitatori degli istituti a ingresso gratuito, cheera salito in modo consistente fra il 2009 e il 2010, è cresciuto anche nel 2011,di poco più del 14,0 per cento, pari a oltre 1 milione 803 mila unità. Anche ivisitatori degli istituti a pagamento sono stati di più (+ 993 mila) dell’annoprecedente, ma il loro incremento si è contenuto entro il 4,0 per cento.Gli introiti realizzati nel 2011 attraverso la sola vendita dei biglietti d’ingressoha fruttato circa 110,4 milioni di euro, pari in media a poco più di 511,2mila euro per ciascuno dei 216 istituti a pagamento. L’incremento rispetto al2010 (anch’esso anno positivo) è apprezzabile, ed è quantificabile in quasi 6punti percentuali. 1Attività editorialiPer saperne di più...✦ ISTAT. La produzionelibraria: anno 2010.Roma: <strong>2012</strong>. (Tavole di dati).http://www.istat.it/it.I dati sulla produzione libraria sono raccolti dall’Istat nell’ambito di una rilevazionestatistica a carattere totale e a cadenza annuale, effettuata tramiteinterviste alle case editrici e agli altri enti e istituti, sia pubblici che privati,che svolgono attività editoriale, anche come attività secondaria.Nel 2010 in Italia si contano 2.699 tra case editrici e altri soggetti deditialla pubblicazione di opere librarie. Il confronto con l’anno precedente confermala sofferenza del comparto: a fronte della comparsa di 39 nuovi editori, 138unità hanno cessato l’attività. La demografia d’impresa del settore editorialefa così registrare, per il quarto anno consecutivo, un saldo negativo. A ciò siaggiunge che il 26,2 per cento degli editori rispondenti (2.232, pari al 82,7 percento del totale), pur non avendo cessato l’attività, ha dichiarato di non averpubblicato alcun libro nell’anno di riferimento.I piccoli e medi editori, cioè quelli che pubblicano non più di 50 titoli all’anno,rappresentano quasi il 90 per cento (87,1 per cento) del numero complessivodi editori attivi. I grandi editori, pur costituendo una quota minoritaria(12,9 per cento del totale), producono oltre i tre quarti dei libri proposti (77,5per cento nel 2010). La concentrazione tende ad aumentare: i piccoli editori,che nella prima metà degli anni Novanta erano quasi il 70 per cento, ora sonomeno del 60 per cento. Solo in Liguria, in Veneto e in Basilicata essi rappresentanooltre il 70 per cento delle imprese del settore. In particolare, fra il 2005 eil 2010 il loro numero si è ridotto del 9,7 per cento, a fronte di una diminuzionedel 5,2 per cento del numero complessivo delle case editrici. La sofferenza deipiccoli editori nel quinquennio colpisce per il 16 per cento il Nord-ovest, perl’8,9 per cento il Nord-est, per l’8,3 per cento il Centro e per il 4,8 per cento leIsole, mentre al Sud si registra una crescita dello 0,8 per cento.La struttura del settore è fortemente concentrata e polarizzata anche dalpunto di vista territoriale. In due sole regioni, Lombardia e Lazio, si concentraoltre un terzo (36,2 per cento) delle case editrici, mentre nelle otto regioni delMezzogiorno si raggiunge appena il 17,7 per cento del totale. Inoltre, quasiovunque gli editori si localizzano maggiormente nel capoluogo di regione, adeccezione del Veneto, che presenta una distribuzione provinciale molto omogeneae dove la maggior concentrazione di editori è a Padova. In Toscana ein Emilia-Romagna la distribuzione territoriale, pur sbilanciata a favore diFirenze e Bologna, presenta una buona rappresentanza di tutte le province.(Figura 8.1).1 Si precisa che, nel valutare le variazioni nel corso degli anni relative al flusso dei visitatori per modalità di ingresso, è opportunotenere conto delle variazioni di stato intervenute nel periodo considerato e delle politiche tariffarie adottate dal Ministeroper i beni e per le attività <strong>culturali</strong> per regolare le modalità d’ingresso dei musei e degli istituti similari statali.212

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