Il privé <strong>di</strong> Benoit© Eric LaignelLa grande sa<strong>la</strong> <strong>di</strong> Adour e, sotto, l’area bar© Eric LaignelBenoitSAPORI D’AUTORE, NOVITA’ ECCELLENTI<strong>New</strong> <strong>York</strong> City si può considerare <strong>la</strong> nuova capitale del<strong>la</strong> ristorazione internazionale?Fino a <strong>di</strong>eci anni fa il quesito poteva <strong>la</strong>sciare perplessi gli europei (italiani, francesi espagnoli in partico<strong>la</strong>re), ma ormai il verdetto sembra essere senza appello. LaGrande Me<strong>la</strong> si è guadagnata il primato esprimendo al massimo i quattro fattori checonsentono primeggiare: varietà (tutti i sapori del mondo rappresentati, sovente ai massimi livelli), eccellenza (ai più elevatistandard internazionali nell’alta cucina), professionalità (un culto ormai consolidato), enorme potenzialità del<strong>la</strong> cliente<strong>la</strong>(elevata affluenza business, set modaioli, mondo dello spettacolo, record <strong>di</strong> affluenze turistiche). Da non trascurare <strong>la</strong> politica<strong>dei</strong> prezzi, me<strong>di</strong>amente più convenienti rispetto ai nostri canoni; ne godono in partico<strong>la</strong>re i turisti grazie al vantaggioso cambioeuro/dol<strong>la</strong>ro. Il più atten<strong>di</strong>bile manuale per le food victim newyorkesi resta l’irrinunciabile guida Zagat: un libricino amarantotascabile che scheda ogni anno il meglio del<strong>la</strong> città con giu<strong>di</strong>zi accertati (in grado <strong>di</strong> condensare il parere del pubblico conquello degli esperti), recensioni fulminanti e punteggi separati per cibo, decoro, servizio e prezzo.Tra le novità degli ultimi mesi due riguardano <strong>Al</strong>ain Ducasse, il mito del<strong>la</strong> cucina globale. Il solo ad aver ottenuto(contemporaneamente) <strong>la</strong> trip<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> Michelin. Dopo aver chiuso – all’apice del successo – il suo tito<strong>la</strong>tissimo Essex House,lo chef createur transalpino si è <strong>la</strong>nciato in una nuova avventura inaugurando (il 28 gennaio 2008) Adour presso l’HotelSt.Regis (Two East 55th street all’incrocio con <strong>la</strong> quinta strada, tel. 212.710.2277, www.adour-stregis.com). Per sua stessaammissione è un ristorante concepito ‘con <strong>la</strong> mente nel vino’. Il nome, lo stesso <strong>di</strong> un fiume del sud est francese, richiama <strong>la</strong>propria infanzia, mentre le scelte gastronomiche (come i sofisticati arre<strong>di</strong> ideati dal gruppo Rockwell, giocati sulle tonalità delBorgogna e dello Chardonnay) puntano ad un risoluto connubio tra i piaceri <strong>di</strong> Bacco e quelli del<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>. L’executive chef TonyEsnault (trentaseienne, già braccio destro <strong>di</strong> Ducasse all’Essex House) <strong>la</strong>vora su ogni portata in stretta sinergia con il wine<strong>di</strong>rector Thomas Combescot, andando ben al <strong>di</strong> <strong>là</strong> <strong>dei</strong> c<strong>la</strong>ssici gemel<strong>la</strong>ggi cibo-vino. Qui sono i dettagli, le cotture, lesofisticatissime marinate, gli accor<strong>di</strong> meto<strong>di</strong>camente ricercati ad andare al potere. Su tutto si impone il concetto <strong>di</strong> una cucinarigorosamente stagionale, <strong>di</strong> scuo<strong>la</strong> francese ma fermamente attenta a valorizzare i migliori prodotti americani: funghidell’Oregon, aragosta del Maine, foie gras canadese, frutta e verdura dell’Ohio, agnello del Colorado… Per ogni piatto vengonoproposti due vini ‘ideali’, uno rosso e l’altro bianco. Sempre in tema enologico (l’Adour ha 500 referenze in lista, l’80% sonostatunitensi e francesi) va segna<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> possibilità (per i clienti abituali) <strong>di</strong> ospitare nelle cave del locale le proprie bottigliepreferite in attesa <strong>di</strong> una prossima visita. Ultima annotazione per i prezzi: il menù degustazione <strong>di</strong> cinque portate vieneproposto a 110 dol<strong>la</strong>ri, probabilmente il rapporto prezzo-qualità migliore <strong>di</strong> tutta Manhattan.<strong>Al</strong>tra novità legata al Gruppo Ducasse è <strong>la</strong> recentissima (21 aprile 2008) apertura del<strong>la</strong> versione newyorkese <strong>di</strong> Benoit(60 West 55th street, tel. 646.943.7373, www.benoitny.com), celebre bistrot parigino (il primo a vantare una stel<strong>la</strong> Michelin).In quel<strong>la</strong> che fu <strong>la</strong> sede de ‘La Côte Basque’, il nuovo locale offre una tipica cucina francese: pâté en croûte (secondo <strong>la</strong> ricetta<strong>di</strong> Lucien Tendret del 1887), asparagi ver<strong>di</strong> in salsa vinaigrette o mousseline, pollo arrosto farcito <strong>di</strong> erbe aromatiche ‘sotto <strong>la</strong>pelle’, frites ‘de mon ami Louis’, <strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zionale tarte tatin. Monsieur Ducasse (de<strong>di</strong>candosi personalmente agli arre<strong>di</strong>) ha volutoricostruire con cura il decoro ‘inizio Novecento’ del Benoit parigino, dai carrelli <strong>di</strong> servizio al<strong>la</strong> boiserie,dagli sgabelli in velluto e cuoio rosso ai <strong>la</strong>mpadari d’epoca.Se volete provare un ristorante informale ma elegante, che rappresenti assai bene l’evoluzione del<strong>la</strong> cucina americana <strong>di</strong> questiultimi anni, affrontate senza tentennamenti l’Icon <strong>New</strong> <strong>York</strong> presso il W Hotel The Court (130 East 39th street all’incrocio con <strong>la</strong>Lexington, tel. 212.592.8855). Avrete così modo <strong>di</strong> provare le gioiose invenzioni dell’executive chef Michael Wurster, unpersonaggio il cui personale mantra recita: ‘ingre<strong>di</strong>enti semplici efreschi, assortimenti <strong>dei</strong> migliori prodotti locali, grande qualitànel<strong>la</strong> preparazione e <strong>di</strong>sciplina nell’esecuzione’.Noi ci permettiamo <strong>di</strong> aggiungere: altrettanto grande fantasianel creare varianti originali e sorprendenti. Da non perdere gliapertivi ‘c<strong>la</strong>ssicamente innovativi’ (come lo sfrontato Martini allychees…) e le fantasiose proposte che reinventano i tipicialimenti del<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione americana: salmone, aragosta, granchio,pollo… Imper<strong>di</strong>bile <strong>la</strong> golosa versione del confit d’anatra, portatoin tavo<strong>la</strong> ‘col suo fumo’, pronto ‘a rive<strong>la</strong>rsi’ al momento delservizio quando il cameriere lo libera da un bicchiere capovolto...I vini in abbinamento (statunitensi ed europei) sono eccellenti;per una cena ricca <strong>di</strong> piacevoli tentazioni <strong>di</strong>fficilmentespenderete più <strong>di</strong> 50 dol<strong>la</strong>ri.207Icon
Bronx:in alto, un emporioa Little Italy;sotto, un componentedel<strong>la</strong> gang <strong>dei</strong> NomadsA destra, l’insegna Pepsia Long Is<strong>la</strong>nd CityNel<strong>la</strong> pagina a fianco:Queens, i graffiti<strong>di</strong> Jackson AvenueDumbo (acronimo <strong>di</strong> Down Under The Manhattan BridgeOverpass): tra i più sofisticati e spettaco<strong>la</strong>ri pr ogetti<strong>di</strong> recupero (archeologia industriale al<strong>la</strong> massima potenza)dell’intera città. Dichiarato para<strong>di</strong>so <strong>dei</strong> fotografi(incomparabili le vedute su Manhattan) Brooklyn Heightsè il quartiere più antico <strong>di</strong> <strong>New</strong> <strong>York</strong>; merita una sosta, euna indolente passeggiata, tra le tipiche casette in pietrarossa che costituiscono un eclettico accostamento<strong>di</strong> stili: vittoriano, romanico, gotico, neoc<strong>la</strong>ssico… Bruscostacco <strong>di</strong> atmosfera (e anche <strong>di</strong> epoca) per le strade<strong>di</strong> Williamsburg attorno a Bedford e Broadway Avenue.Qui sembra <strong>di</strong> essere in uno stetl dell’est europeo,con gli ebrei hassi<strong>di</strong>ci fierissimi del<strong>la</strong> loro ortodossia a partiredall’abbigliamento: nero d’or<strong>di</strong>nanza (e <strong>di</strong> <strong>la</strong>na anchein estate…) per gli uomini, rigorosamente morigerato perle donne, che coprono il capo con fou<strong>la</strong>rd annodati e parrucche;usanza imposta dal taglio totale <strong>dei</strong> capelli dopoogni ‘ciclo mensile’. Sembra un Ottocento po<strong>la</strong>cco, maa pochi iso<strong>la</strong>ti sta crescendo ‘un’altra Williamsburg’, quel<strong>la</strong>del<strong>la</strong> musica in<strong>di</strong>e e delle gallerie d’arte, <strong>dei</strong> locali <strong>di</strong>tendenza e delle boutique all’avanguar<strong>di</strong>a. Sonnolenta <strong>di</strong>giorno, inizia ad animarsi nel pomeriggio per of frire i <strong>suoi</strong>scenari più cool fino a notte fonda. <strong>Al</strong>tro panorama fortementecaratterizzato quello <strong>di</strong> Park Slope: il nuovo GreenwichVil<strong>la</strong>ge, ma anche il posto adatto per vivere, perallevare i propri figli, per scoprire una <strong>New</strong> <strong>York</strong> City allostesso tempo <strong>di</strong>manica e dal volto umano. Tutto talmenteimpeccabile che viene quasi voglia <strong>di</strong> trovargli un <strong>di</strong>fetto.Invece niente, art de vivre senza compromessi per ilrione immorta<strong>la</strong>to da Paul Auster nel suo delizioso ‘Follie<strong>di</strong> Br ooklyn’. In or <strong>di</strong>ne sparso i fortunati r esidenti sigodono il verde <strong>di</strong> Prospect Park, casette <strong>di</strong> mattoni rossi,giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>segnati con <strong>la</strong> squadra e il compasso, ristorantinie club, gallerie antiquarie, ricercati negozietti, ungradevole set notturno ed anche una cooperativa <strong>di</strong> consumatori(<strong>la</strong> Park Slope Food Coop, 35 anni <strong>di</strong> attività)dall’efficienza irresistibile: gruppi d’acquisto, prezzi blindati,tutti coinvolti nel servire e nel portare <strong>la</strong> spesa, persinoun giornale a raccontare e raccogliere pareri, il LinewaitersGazette. Se ‘scoprir e’ Br ooklyn è un dover e,approdare ai Queens è una gran bel<strong>la</strong> sorpresa. Siamonel <strong>di</strong>str etto più eter ogeneo dal punto <strong>di</strong> vista etnico(2.300.000 abitanti, il secondo Borough <strong>di</strong> NYC per popo<strong>la</strong>zionema il più grande per superficie), con 150 nazionirappresentate ed oltre <strong>la</strong> metà <strong>dei</strong> residenti nati all’estero.Qui, tra confini invisibili, si <strong>di</strong>vidono il territorio in buonaarmonia neri e in<strong>di</strong>ani, anglosassoni e italiani, <strong>la</strong>tinos,greci, po<strong>la</strong>cchi e cinesi: ogni comunità ha i propri negozi,ristoranti persino eccellenti e vive sovente un’atmosferada vil<strong>la</strong>ggio (anche se globale) che fa sembrare davverolontane le frenesie <strong>di</strong> Manhattan. La zona più ricercata,e oggetto <strong>di</strong> un vistoso recupero urbanistico, è senz’altroquel<strong>la</strong> <strong>di</strong> Long Is<strong>la</strong>nd City (LIC, nell’immancabileacronimo): aria <strong>di</strong> provincia e negozi alimentari tengonoduro all’approssimarsi grintoso <strong>di</strong> centri commerciali, gallerie,locali al<strong>la</strong> moda. Dal<strong>la</strong> lunga pensilina in legno chesi getta verso l’Est River si gode <strong>di</strong> un doppio panorama:coi grattacieli <strong>di</strong> Manhattan a fr onteggiare l’anticainsegna Pepsi Co<strong>la</strong>, un tempo fabbrica simbolo del quartiere.Ma è nel<strong>la</strong> zona del PS1 (<strong>la</strong> struttura museale cool<strong>di</strong> NYC, gemel<strong>la</strong>ta col Moma e suggestivamente inse<strong>di</strong>atain una vecchia scuo<strong>la</strong>) che i fermenti artistici <strong>dei</strong>Queens trovano pieno compimento; merito delle belleesposizioni permanenti, <strong>dei</strong> sorprendenti party estivi delsabato e, soprattutto, del più stupefacente tempio a cieloaperto de<strong>di</strong>cato ai graf fiti che si possa immaginar e.Sotto <strong>la</strong> sferragliante ferrovia metropolitana <strong>di</strong> JacksonAvenue, a due passi dal PS1, una grande e vecchia fabbrica(ancora attiva) si ofre completante decorata da decine<strong>di</strong> metri quadrati sulfurei, irriverenti, spettaco<strong>la</strong>ri,funambolici, vitalissimi… <strong>la</strong> manifestazione ‘<strong>di</strong>smisurata’(un neologismo quasi d’obbligo) <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> street artper lungo tempo osteggiata dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne. Una‘zona franca’ al<strong>la</strong> quale avvicinarsi con caute<strong>la</strong>, per nonurtare <strong>la</strong> suscettibilità <strong>dei</strong> writer, ma anche quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> chi<strong>la</strong>vora tollerando a fatica tanta debordante verve pittorica.È ancora aperto il <strong>di</strong>battito su dove andrà a serpeggiareil futuro <strong>di</strong> NYC: <strong>la</strong> ‘nuova Brooklyn’ sarannoi Queens oppure il Bronx? Certo, nonostante le recentispecu<strong>la</strong>zioni e<strong>di</strong>lizie sui nuovi loft <strong>di</strong> SoBro (che sta perSouth Bronx, ormai il giochetto degli acr onimi l’avetecapito anche voi…), l’ex ‘<strong>di</strong>str etto più malfamato delmondo’ ha ancora qualche <strong>di</strong>stacco da colmare, ma ipresupposti sembrano esserci tutti. La patria <strong>di</strong> JenniferLopez, Billy Joel e Colin Powell propone ancora contrastistridenti: zone dure governate dalle gang, ghettiispanici e neri non esattamente aperti ai turisti, ma ancheisole residenziali <strong>di</strong> grande bellezza e villette vittoriane,lo sta<strong>di</strong>o degli Yankees e il più celebrato zoo degli StatiUniti; ovunque – in ogni caso – confini invisibili e prudenzad’obbligo. L’eccezione più felice è <strong>la</strong> struggenteLittle Italy in the Br onx (<strong>la</strong> più antica e l’unica rimasta,tra Belmont e Arthur Avenue): qui hanno girato scenedel ‘Padrino’ (al ristorante da Mario’s) e <strong>di</strong> altre pellicoled’ambiente, si mangia <strong>la</strong> migliore cucina italiana<strong>di</strong> NYC e si respira una genuina atmosfera ‘paesana’,tra stra<strong>di</strong>ne tirate a lucido, ban<strong>di</strong>ere tricolori e ogni ben<strong>di</strong> Dio gastronomico esposto da pizzicagnoli formidabili.Ma <strong>la</strong> fine del viaggio non può che riportare al centrodel mondo, verso quel magnete <strong>di</strong> acciaio, suoni ecemento che, dal 2005, ha il suo nuovo osservatoriopronto ad accogliervi. Si chiama Top of the Rock ed è208