Sguardi sul seno Poesia del corpo e della vita
Sguardi sul seno Poesia del corpo e della vita
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Se osservata senza limiti di tempo<br />
e di spazio, attraverso i secoli<br />
e le civiltà, la poesia può<br />
perdere molto <strong>del</strong>la sua tecnica<br />
riconoscibilità, <strong>del</strong> suo<br />
specifico valore linguistico ed euristico<br />
e, in qualche modo, mutarsi in una <strong>del</strong>le<br />
possibili cartine di tornasole <strong>del</strong> volgere<br />
<strong>del</strong>le idee, <strong>del</strong>le concezioni estetiche<br />
e morali, <strong>del</strong>le condizioni di <strong>vita</strong>,<br />
come un fatto eminentemente culturale.<br />
È quel che accade di verificare a chi<br />
voglia accettare l’invito (e la sfida) di<br />
Alfonso Maria Pluchinotta a inoltrarsi<br />
in una scelta di poesie che dalle civiltà<br />
primitive e antiche ai contemporanei,<br />
passando di scorcio per i classici e approfondendo<br />
le letterature moderne, si<br />
sono occupate, con diverso segno, intenzione<br />
e prospettiva, <strong>del</strong> <strong>seno</strong>. Non è<br />
un caso, per quanto appena detto, che<br />
l’autore di questa scelta di testi, intitolata<br />
Il <strong>seno</strong> in-cantato. Antologia di poesie<br />
<strong>sul</strong> <strong>seno</strong> (Crocetti, Milano 2005, settimo<br />
volume <strong>del</strong>la ormai ricca e variegata<br />
collana “Anthologia”, quasi un caleidoscopio,<br />
una bussola enciclopedica<br />
<strong>del</strong> mondo sotto specie poetica), sia<br />
non un critico o uno storico <strong>del</strong>la letteratura,<br />
bensì un chirurgo oncologo,<br />
appassionato ricercatore di testi che<br />
possano intrecciare il discorso umanistico<br />
con quello anatomico, fisiologico<br />
e appunto latamente culturale.<br />
Non nuovo a queste imprese, a cavallo<br />
tra il collezionismo enumerativo, la<br />
curiosità storico-scientifica e il gusto<br />
per la variazione letteraria su tema dato,<br />
Pluchinotta aveva curato due anni<br />
fa per le stesse edizioni Crocetti un’analoga<br />
antologia poetica <strong>sul</strong> particolare<br />
anatomico, forse meno ‘parlante’<br />
culturalmente, <strong>del</strong>la mano (Versi alla<br />
mano, 2004). E quanto al <strong>seno</strong>, Pluchinotta<br />
approda a tanto vasta ricognizione<br />
in versi dopo esser passato, da vero<br />
cultore e specialista <strong>del</strong>l’argomento,<br />
attraverso una monografia di taglio storico<br />
come Storia Illustrata <strong>del</strong>la Senologia<br />
- Tra Scienza e Mito (Ciba-Geigy<br />
Edizioni, Saronno 1989) e il catalogo<br />
<strong>del</strong>la mostra da lui curata Incanto e<br />
Anatomia <strong>del</strong> Seno (Charta, Milano<br />
1997), così che nel complesso le trouvailles<br />
<strong>del</strong>l’autore sembrano voler disegnare,<br />
attraverso linguaggi e strumenti<br />
di rilevazione differenti, una sorta di<br />
storia antropologica e sociale <strong>del</strong> <strong>seno</strong><br />
o, meglio, <strong>del</strong>la sua rilevanza culturale<br />
nel corso <strong>del</strong>le civiltà.<br />
Quel tanto di feticistico che giocoforza<br />
alberga nell’operazione viene bilanciato<br />
proprio dalla vastità di orizzonti<br />
per cui il motivo viene inseguito.<br />
Nel setaccio <strong>del</strong> ricercatore, a maglie<br />
ora più larghe ora più strette, si depositano<br />
così ‘reperti’ che parlano di verità<br />
diverse, lontane e disparate, di punti<br />
di vista e assilli affatto distanti, convincendoci<br />
alla fine che il particolare<br />
anatomico ma anche simbolico <strong>del</strong> <strong>seno</strong><br />
ha una tale rilevanza <strong>vita</strong>le e culturale<br />
da non poter essere in alcun modo<br />
ridotto a poche essenziali categorie,<br />
ma da prestarsi piuttosto a una infinita<br />
serie di sensi riposti, di incanti (per<br />
stare alla suggestione <strong>del</strong> titolo) e anche<br />
di paure.<br />
Come segnalato all’inizio, insomma, e<br />
come gli interessi <strong>del</strong> curatore suggeriscono,<br />
questo volume attraversa solo<br />
tangenzialmente la letteratura, come<br />
uno dei campi <strong>del</strong> conoscere e <strong>del</strong>l’esprimersi<br />
umano, per poi toccare e a<br />
volte sconfinare in settori d’indagine e<br />
di interesse diversi: la psicanalisi, il mito,<br />
la storia sociale (appunto), la storia<br />
<strong>del</strong> costume, ma anche la retorica e naturalmente<br />
la medicina. Dato persino<br />
ovvio se solo si pensa alla selva di significati<br />
e rimandi cui il <strong>seno</strong> dà origine,<br />
preso tra la funzione fisiologica ed essenziale<br />
<strong>del</strong>l’allattamento (dunque la<br />
maternità), la sua valenza estetica ed<br />
erotica di oggetto <strong>del</strong> desiderio e di arma<br />
di seduzione e, d’altra parte, la sua<br />
natura di particolare anatomico distintivo<br />
<strong>del</strong>la donna, in qualche modo emblematico<br />
<strong>del</strong> ciclo di fioritura e declino.<br />
Proprio l’inerenza al ciclo <strong>vita</strong>le è<br />
quella che ha sempre mosso le culture<br />
e i singoli a confrontarsi in forma artistica,<br />
mitica, fantastica con la sua potenza<br />
e la sua fragilità, nesso, a quel che<br />
la lettura suggerisce, indistinguibile,<br />
come in fondo accade di tutte le cose<br />
<strong>Sguardi</strong> <strong>sul</strong> <strong>seno</strong><br />
<strong>del</strong>la <strong>vita</strong> se guardate con lente accurata.<br />
La fioritura e la fertilità dei seni hanno<br />
generato catene di metafore fermentanti,<br />
allusive spesso alla natura:<br />
celebri e fondative quelle <strong>del</strong> biblico e<br />
insuperato testo amoroso-spirituale<br />
<strong>del</strong> Cantico dei cantici, per cui i seni sono<br />
“come due cerbiatti”, “grappoli di<br />
datteri” e “d’uva”, “torri”, mentre secondo<br />
il mito greco dai seni di Giunone<br />
che allattava il piccolo Ercole sarebbe<br />
spruzzato il latte che nel cielo andò<br />
a formare la Via Lattea. Se di questo<br />
aspetto generativo e fertile dànno conto<br />
soprattutto alcune <strong>del</strong>le tredici sezioni,<br />
appendici incluse, in cui il materiale<br />
poetico è diviso da Pluchinotta – e<br />
sono “I colori <strong>del</strong>le metafore” e “Le<br />
fonti <strong>del</strong> latte” –, altre si soffermano<br />
<strong>sul</strong>lo sfiorire e lo spegnersi <strong>del</strong> fiotto <strong>vita</strong>le,<br />
<strong>sul</strong> “Declino <strong>del</strong>le forme” appunto,<br />
che può dettare testi elegiaci, sarcastici<br />
o amaramente meditativi.<br />
Corollario doloroso e non più naturale<br />
(cioè inerente al ciclo <strong>vita</strong>le) ma<br />
proprio patologico di tale specola è dato<br />
dalle poesie, tutte moderne e contemporanee<br />
e tutte scritte da donne,<br />
che si soffermano <strong>sul</strong>l’esperienza, la<br />
più vicina professionalmente al curatore,<br />
<strong>del</strong> <strong>seno</strong> malato (“Il <strong>seno</strong> ferito”).<br />
Ma anche qui si può risollevare, d’un<br />
balzo, la resistenza <strong>vita</strong>le e un’ombra<br />
mitica, come il ricordo <strong>del</strong>le guerriere<br />
amazzoni (che si recidevano, per poter<br />
meglio usare l’arco, il <strong>seno</strong> destro),<br />
quanto accade nel testo di Deena<br />
Metzger, “Non ho più paura”: “Non<br />
ho più paura degli specchi nei quali vedo<br />
il segno <strong>del</strong>l’Amazzone, che scaglia<br />
frecce. / Vi è una sottile linea rossa che<br />
attraversa il mio torace, lì dove era entrato<br />
un coltello, adesso / un ramo circonda<br />
la cicatrice e si porta dal braccio<br />
al cuore. / […] / Ho il <strong>corpo</strong> di un<br />
guerriero che non uccide né ferisce. /<br />
[…]”.<br />
L’esperienza, ora trasfigurata come<br />
qui, ora invece descritta con minuzia<br />
allucinata, <strong>del</strong>la malattia e <strong>del</strong>l’intervento<br />
chirurgico ci porta su uno dei<br />
fuochi di questo lavoro antologico, vale<br />
a dire il dar parola alla voce femmini-<br />
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